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Tuiavi, un saggio capo indige: ‘no delle Isole Samoa, compy un viaggio in Europa agh inizi del secolo, venendo a contatto con gjiusi e costumi del "Papalag’ Fuomo bianco. Ne trasse delle impressioni foigoranti che gli servitono per mettere in guardia il suo popolo dal fascino perver so dell Occidente, Erich Scheurmann, un artista te desco amico di Hermann Hes: jto nei mari del Sud per evitare la prima guerra mondia: le, raccolse questo tesoro di saggezza e lo pubblice. ‘Papalagié un trattato etnolo: ico sulla trib dei bianchi, es larante ed atroce. | i 788872 il] ELIRE LTERNATIVA er A et Dye te Te Te A MU Del riscoprisi del Panalagi de! suoi molti panni e stuoie ag. 3 Dei cassoni oi pietra, delle fessure di petra, delle isole di pietra e di cid che vi sta frammezzo pag. 9 Del tondo metallo e della carta pesante MILLELIRE STAMPA ALTERNATIVA me's Direzione editoriale ed esecutiva: Marcello Baraghini oe mene cous che fence! paver t Papslagh ‘Distibuzione in lreri. Nuow Equi (lax O761/352751) peg 27 |i Papalagi non ha tempo og. 27 II Papalagi ha impoverito Dio pag. PAPALAGI i DISCORS! DEL CAPO TUIAVII DI TIAVEA, NN Grande Spirito & pid forte dela machina DELLE ISOLE SAMOA pa 36 sere eens gomne 882 Del mestiere del Papalagi Traduzione: Arrina Pandoli a care ot tn sean eweantece Coperina: Matteo Guarnaccia \ a falsa vita e delle motte carte pa ee Del luogo della falsa vita € delle motte cart pag 46 La grave malatia del pensare fino. stampare 1 18-5-92 eg 52 rasso Union Printing - Viterbo Introduzione Tulawi non ebbe mai intenzione ai presentare in Europa ‘questi discorse tanto meno dar stampare; ess erano con- ‘copii esclusivamente per le sue gent poinesiane. Tuttavia & importante sapere con quali occhiun uamo ancora cos stret- tamente legato ala natura vede nol e fa nostra civ. Atra- ‘verso suoi oochi impariamo a vedere no! stessi da un angola di veuale che non potrabbe mai essere nostro. ‘Quest ciscarsi ranpresentano un richiamo a tut j popol primitvi dei mar del sud tenersiJontani dai popol cosiddet ‘lumina del continente europea. Tuiavi, era convinto che i ‘su0i antenati avevano commesso un gravissimo errore la- sciandos! sedurre dalle uci del Europa. Epi possedeva in stracrdinaria misura il dono di saper ve ere in maniera obietiva, ibera da ogni preconcetto. Nulla io poteva accecare, @ non v'erano parole che potessero cisto- ‘llerio da una veri, Eg vedeva per cos’ dre la cosa in sé Tuiavi, fsolano primiivo, considerava tutte le conquiste dolla evita eurepea come un errore, un vicolocieco. Non rie- 08a vedere in che cosa consist grande valore dela civita ‘europea, dal momento che essa distogle !womo da se stes- 0, 0 prva ol avientcité, i naturalezza, lo rence peggiore Voi credete di portarci la luce, in reals vorestetrascinarci nella vostra oscuritas In una sorta a infantie sincertée in una totale iriverenza ‘ta, a mio avvso, i valore dei ciscors i Tuiav per noi euro- pei e anche la ragione oi una loro pubbiicazione. Horn in Baden, 1920 Erich ScHEUAWANN Det ricoprirsi del palagl, del suoi molt pannie stuole IL ParaLact 8 continuamente preoccupato di coprire ben be ne la sua carne. sll corpo @ le sue membra sono carne, solo quello che sta sopra il colo é il vero uornax; cosi dungue mi ‘Quest! sono i lament pid abtual che si sentono dal uomo bianco. lo dico che deve essere una strana sorta di malttia; per. ‘ché anche supponendo che I'uomo bianco abbia vogiia dite ‘re una cosa, che il suo cuore lo desideri veramente, per ‘esempio che vogla andare al sole 0 sul une con una canoa © vogla amare la sua fanciulla, cos si rovina ogni gioia, tor ‘mentandosi con il pensieo: «Non ho tempo di essere conten: to». Il tempo é Il ma, con tua la buona volonta lui non fo ve- de, Nomina mile cose che gli portano via i tempo, se ne sta Iimmusonito e lamentoso al suo lavoro che non ha alcuna vo- {gla difere, che non gl da giciae al quale nessuno lo costrin- {ge se non 8@ stesso, Ma se poi alimprowiso si avede di {vere tempo, che tempo é I, oppure qualcuno gh da dela tro tempo (i Papelag) si danno sempre il tempo a vicenda, s- ‘cur niente & pit altamente considerato di questo), allora gl ‘mance di nuovo la vogka oppure & stanco del suo lavoro e senza gioia. E regolarmente vuole fare indomani cid per cul ‘099! non ha pit tempo, ‘Ci sono Papalagi che atfermano di non avere mai tempo. Corton intorno come dei disperai, come dei possedut dl ddemonio ¢ ovunque arrvino fanno del male @ combinano ‘Quai e creano spavente perché hanno perduto il loro tempo. ‘Questa olla uno stato terbile, una malatia che nessun uo- mo della medicina sa guarire, che contagia mota gente porta alla rovina. Poiché ogni Papalag} & ossessionato dalla paura di perde- +e 1 suo tempo, sa anche motto bene (e non solo lo sa ogni ‘uomo, ma anche ogni denna e ogni bambino piccolo) quanti sali e quante lune si sono levate e sono tramontate dal mo- ‘mento in cui egl ha visto la grande luce per la prima vot. Sioure, questa & una cosa importante e quindi allo scadere i determinati period di tempo, si fanno grandi sacri con fio e grandi banchetl. Quanto spesso mi sono accorto che ‘moti credevano di doversi vergognare per me quando mi cdomandavano quanti anni avevo elo ridevo e non sapevo ri ‘spondere, «Ma devi pur sapere quant anni hai lo tacevo @ ppensavo: «€ motto megiio che io non fo sappian Che eta si ha, quanto lune si sono vista. Questicalcali e _queste ricerche sono colme di pericolo, perché con ci si car Pisce quante lune dura a vita della maggior parte degli uori- 1, E cos! ciascuno di loro sta atentisimo, e quando motte ‘emote lune sono trascorse, dice: «Dovrd presto mores, Co- i non ha pid gioiae fnisce che muore davero. Cisono in Europa sotanto poche persone che hanno vera mente tempo, Forse nessuna, Per questo, qundi, la maggior Parte ci esse corrono per la vita come una pietra che rotola, “Tutt © quasi camminano tenendo gli occhi abbassati e don- dolande le braccia avanti @indieto per andare pit i fetta ‘Quando si vuole ferrari, gridano arrabbiat: «Perché mi di sturbi? Non he tempo, vedi piuttosto di usare bene il tuo. Fanno proprio come se un uome che cammina in fetta aves- se pid valore e fosse pid coraggioco di quello che cammina lentamente. Ho visto un uomo farsi scoppiare la testa, roteare gli oochi « spalancare la bocca come un pesce che sta per moire, d= ventare rosso e verde e batter le mani ei pied perché il suo 2 ‘servo era arivato un momento pid tard di quanto aveva pro- ‘meso, Quel minuto, lo spazio di un respiro, era per lui una peraita tanto grave che non si sarebbe mai potuta compen sare. I serve dovete abbandonare la sua capanna, il Papala: {io seaccié e gl grid: «Mihai rubato abbastanza tempo. Un 'uomo che non bada al tempo, non @ degno ai averne. ‘Una sola ¢ unica votaincontal un uome che aveva molto tempo, che non si lagnava mai di averne perduto; ma era po- ‘vero ‘sudicio e abbandonato. La gente gli girava al largo & Ressuno aveva rispetto di lu. fo non compresi questo modo di fare, perché il suo passo era tranqullo @ senza ansia e | suoi occhi avevano un quieto soriso, silenzioso e gentile Quando glielo domandai, suo volto s piegd in una smortia disse con tristeza: «lo non ho ma saputo far uso del mio tempo, percid sono un povero diavolo disprezzato da tut Quest vomo aveva tempo, ma neppure li era feice |l Papalagi impiega tute le sue energie e consuma tutt ‘uo pensieri per rendere sempre pil pieno i suo tempo. Ut: liza acqua e i fuoco, la empesta, ilampi del cielo, tuto per trattenere il tempo, Si mette dele tuate di ferro soto i piedi @ da al alle sue parole, sempre per avere pid tempo. E per- Cché tutta questa gran ftica? Che cosa ne fa ala fine i Papa- lagi del suo terppo? Non sono mai riuscito @ capiro del tutto, ssebbene lui faccia sempre tante parole e tant gesti come se |i Grande Spinto lo avesse invitato a un ricevimento lo.credo che il tempo gi stugga come una serpe stugge da ‘una mano bagnata, proprio perché lui cerca di tenero cos! sitet. Non gli lascia modo di riprendersi. Gi sta appresso e dl dd letteralmente la caccia con le mani tese, non gii con ‘ente alcuna sosta perché possa stendersi al sole. I! tempo deve essergli sempre accarto, deve digi ecantargh qualco- ‘sa, Mailtempo é silerzioso e ama la pace e la calma elo sta te distesi su una stuoia. || Papalagi non ha compreso i tem 'p0, non lo riconosce per quello che & e perc lo mattrata in ‘quel modo con i suoirozzi costum a © mie car trateli! Noi non ci siamo mai lamentati del tem , lo abbiamo sempre amato; quando veniva non gi siamo mai corsi appresso, non abbiamo mai voluto né costringerlo 1 disario. Per noi non & mai stato fonte di pena o di fasta, 'Sfaccia avant quello fra noi che non ha tempo! Ciascuno di ‘Noha tempo in quantita; ma noi perd siamo anche content « sodclstatt i lu, non ce ne occorre pit di quanto ce ne é dato e ne abbiamo sempre quanto basta. Sappiamo di ar vare sempre abbastanza in tempo alle nostre mete sappia- ‘mo anche che il Grande Spinto ci chiama secondo la sua vo font, anche se non abbiamo contato i numero delle nostre lune,’ Dobbiamo hberare il povero, smarrto Papalagi dalla ‘ua folia, dabbiamo ridargi i suo tempo. Dobbiamo distug- ‘gere la sua piccola machina del tempo e annunciargl che {al levars al calare del sole c’8 matt pid tempo di quanto un womo pud aver bisogno, I Papaiag! ha Impoverito Dio IL PAPALAG! ha una maniera di pensare curiosa e stranamen: te contorta, Pensa sempre come megio trarre profito da ‘qualcosa e aveme ragione. Soprattutlo pensa solo per uno enon per tut gli uomini. E questo uno & egi stesso. ‘Quando un vomo dice: «La mia testa 8 mia e non appari ne ad alt che a mes, alora per lu é veramente casi e nessu- no pub avere qualcasa da rire. Nessuno ha maggior drtto alla propria mano destra che il possessore di quella mano, Fin qui do al Papalag tutte le ragioni. Ma lui dice anche: La paima 8 miae. Solo perché cresce proprio davarti alla sua capanna, Come se 'avesse fata crescere lui stesso. La palma perd non @ affato sua. Mai, Ela mano di Dio che 'ha fatta uscre dala terra. Dio ha motte mani. Ogni albero, ogni fore, ogni flo d'erba, i! mare, i cielo, le nuvole che in cielo ‘camminang, tutto questo sone le mani di Dio, Nol possiamo a aferrare queste cose © godeme, ma non possiamo dire: «La ‘mano di Dio @ la mia manos. I! Papalagi perd lo fa Lau» si chiama nella nostra ingua ilmio @ tuo, ed & quash tuna sola e unica cosa. Nela lingua del Papalagi non ci sono parole che signfichino due cose ben diverse meglo de «i ios ¢ «1 tuo. Mio @ tuto ci che appartiene solo ¢ unica mente @ me. Tuo ¢ cid che appartiene solo e unicamente @ te, Per tale ragione, oi tutto cid che sta nella cerchia della sua ccapanna II Papalagi dice: «£ mice. E nessuno ha dirito su ‘quest cose all'infuori di lui. Quando vai da un Papslagi e ‘preeso lu vedi qualcosa, un frutto, un albero, un'acqua, un ‘basco, un muechio di terra, subito egli dice: «Questo & mio. (Guarda dal toccare cid che & miol» Ma se tu lo fal uguaimen- allora si mette a gridare, ti chiama ladro, una parola che rappresenta una grande vergogna, e questo soltanto perche tha osato toccare un «mio» deltuo prossimo. Accorrono i suoi ‘amici ei seri del grande capo, ti mettono in catene e ti con- ‘ducono nela fale pul pui e tu sei messo al bando per tutta la vita PPerché uno non abbia a prendere le case che sone dela to, quasto,@ cio i cib che & mio e ici che @ tuo, @ acura tamente regolato da leggi special Ein Europa ci sono perso- rhe che non fanno altro che badare a che nessuno trasgred ssa queste leggi, che al Papalagi nula venga portato via di ‘id ch'egl ha fato suo. Con questo il Papalagi vuol dare a ‘vedere di avere un reae dito su queste cose, come se Dio stesso gli avesse concesso ci che possiede per tut temp Come se dawero la palma, I'albero, il fore, | mare, il cielo ‘con le sue nuvole gli appartenessero. II Papalagi deve fare queste leggi e deve avere tutti quest

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