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1 RICHIAMI SULLE ONDE

1.1 Generalit
La propagazione ondulatoria uno tra i fenomeni pi diffusi in fisica: si pensi alle onde sulla
superficie di un liquido, oppure alle onde acustiche, oppure alle onde elettromagnetiche o anche alla
rappresentazione ondulatoria delle particelle microscopiche come gli elettroni. Pur essendo la natura
dei fenomeni ondulatori cos varia, essi sono descritti con lo stesso formalismo matematico. In
questa sezione introdurremo alcuni concetti fondamentali inerenti la propagazione per onde che
potranno poi di volta in volta essere applicati a casi particolari.
In tutti i casi londa caratterizzata da una perturbazione . La perturbazione rappresenta lo
spostamento di una certa grandezza fisica rispetto al suo valore di equilibrio. La natura fisica della
perturbazione varia a secondo del particolare tipo donda considerato: ad esempio, nel caso di un
onda che si propaghi lungo un filo teso, la perturbazione rappresenta lo spostamento di un elemento
di lunghezza dl del filo rispetto alla condizione di equilibrio (filo teso orizzontale), nel caso di
unonda acustica che si propaghi nellaria la perturbazione rappresenta la variazione della densit
locale dellaria rispetto al suo valore allequilibrio, nel caso di unonda elettromagnetica
rappresenta la variazione del campo elettromagnetico rispetto al suo valore di equilibrio. Si
potrebbe continuare ancora a lungo con gli esempi. In ogni caso vero sempre che la perturbazione
, che rappresenta unonda in movimento nello spazio, funzione sia del vettore posizione r che
del tempo t: r, t . Nel caso in cui londa si propaghi in una precisa direzione individuata dallasse
x, il vettore posizione va sostituito con lascissa x. La funzione pu assumere le forme pi
svariate (vedi ad esempio Figura 1.1-1).

( )

(x,t)

X
Figura 1.1-1

Nel caso indicato in figura la perturbazione si sposta, ad istanti successivi, verso destra con
velocit c.
Abbiamo ora due possibilit:
la forma della perturbazione rimane immutata al variare del tempo e quindi londa trasla
rigidamente verso destra mantenendo immutata la sua forma;
la traslazione accompagnata da una distorsione della forma donda
In generale sono possibili entrambi i casi a seconda del particolare problema di propagazione per
onde considerato. Nel caso in cui sia verificata la prima alternativa diremo che londa si sta
propagando in un mezzo non dispersivo, mentre nel secondo caso diremo che londa si propaga in

Perturbazione

un mezzo dispersivo. Lorigine del termine


dispersivo, riferito al mezzo di propagazione,
sar chiarito pi avanti.
y
y
Supponiamo ora che londa si propaghi in un
ct
mezzo non dispersivo e che quindi la forma
donda non cambi nel tempo (fig.1.1-2)
In Figura 1.1-2 rappresentata una
perturbazione progressiva (che si muove nel
verso positivo dellasse x) in due istanti
t0
successivi
to e to+t. la forma della
t0+t
perturbazione
non
cambia:
essa

semplicemente traslata di ct dove c


x=x'
rappresenta la velocit di propagazione
dellonda. Consideriamo ora, accanto al
sistema di riferimento fisso x,y un sistema x,
Figura 1.1-2 Perturbazione in due istanti successivi in
y in movimento con la stessa velocit
un mezzo non dispersivo
dellonda c. Se il mezzo non dispersivo la
perturbazione apparir congelata nel sistema di riferimento mobile: la forma della perturbazione
non si modifica al passare del tempo. In queste condizioni la sar esclusivamente funzione
dellascissa x e non dipender dal tempo ((x)). Daltro canto, la legge di trasformazione delle
coordinate, quando si passa dal sistema di riferimento fisso (x,y) al sistema mobile (x,y) (avendo
ipotizzato che allistante iniziale to=0 le origini dei due sistemi di riferimento coincidano) x=x+ct,
da cui si ricava x=x-ct. Poich la forma donda nel sistema di riferimento fisso ed in quello mobile
coincidono ((x,t)(x)), possiamo esprimere la funzione nel sistema fisso come (x-ct),
avendo sostituto x con x-ct. Nel caso in cui londa si propaghi nel verso negativo dellasse x (onda
regressiva), si otterr, analogamente (x+ct). Tutto ci si pu riassumere dicendo che una generica
perturbazione che si propaghi in un mezzo non dispersivo deve essere funzione della
combinazione lineare della variabile posizione e del tempo (xct) dove c rappresenta la velocit di
propagazione dellonda mentre il segno meno e pi si riferiscono, rispettivamente, ad onde
progressive e regressive. Queste semplici considerazioni ci consentono di concludere che una
generica funzione della posizione e del tempo f(x,t), pu rappresentare unonda soltanto se le
variabili x e t appaiono in combinazione
lineare.
Ad esempio, quindi, la funzione
a
f(x,t)=A(x-ct)2 atta a rappresentare unonda
mentre non lo la funzione f(x,t)=A(x2-ct2).

1.2 Onde trasversali e longitudinali

c
Figura 1.2-1

Una prima classificazione delle onde


pu essere fatta in base allangolo che la
direzione della perturbazione e la direzione
di propagazione dellonda formano tra di
loro. Nel caso in cui queste due direzioni
siano parallele le onde vengono dette
longitudinali, mentre nel caso esse siano
mutuamente perpendicolari le onde vengono
dette trasversali. Un esempio di onda
trasversale

rappresentato da una
perturbazione che si propaga lungo un filo
teso: ogni elemento del filo si sposta nella
4

direzione perpendicolare al filo stesso mentre londa si propaga nella direzione del filo. Un esempio
di onda longitudinale rappresentato dalle onde acustiche nei gas: in questo caso la perturbazione
(variazione della densit del gas rispetto al valore di equilibrio) diretta parallelamente alla
direzione in cui si propaga londa. La differenza tra onde trasversali e longitudinali illustrata in
Fig.1.2-1 considerando il caso di una fila di punti materiali di massa m separati, in condizioni di
equilibrio, da una distanza a e legati alla posizione di equilibrio da forze di tipo elastico. Nella
figura in alto le masse sono ferme nella posizione di equilibrio; nella figura intermedia le masse
sono investite da una perturbazione che si propaga lungo la catena spostando le masse stesse
parallelamente alla direzione di propagazione; infine, in basso, rappresentata una perturbazione
tale che lo spostamento perpendicolare alla direzione di propagazione dellonda stessa.

1.3 Lequazione donda


In un gran numero di sistemi non dispersivi, caratterizzati da un preciso valore allequilibrio della
grandezza fisica rilevante (ad esempio la densit in gas oppure la posizione di un elemento di
lunghezza dl in un filo teso) si osserva che, nel caso in cui il sistema venga perturbato, la
perturbazione, ovverosia lo spostamento () della grandezza fisica rilevante dal suo valore in
condizioni di equilibrio soddisfa la seguente equazione alle derivate parziali:
2
1 2
=
x 2 c 2 t 2

Eq. 1.3-1

questequazione prende il nome di equazione donda. In questa forma essa valida nel caso di
propagazione in una dimensione (asse x). Si pu verificare a posteriori che unonda viaggiante
qualsiasi, rappresentata da un generica funzione ( x ct ) , soluzione dellequazione donda. Per
provarlo sostituiamo la funzione allinterno dellequazione donda. A questo scopo necessario
calcolare preventivamente le derivate parziali della rispetto alla posizione x ed al tempo t.
Indicando con () la derivata prima (seconda) della funzione rispetto al suo argomento,
abbiamo per la regola di derivazione di funzione di funzione:

2
= ' ( x ct ) = ' e
= ''
x
x
x 2

2
= ' ( x ct ) = ' ( c ) e
= c 2 ''
t
t
t 2
Queste espressioni, sostituite nellequazione donda 1.3-1, la rendono soddisfatta.

Ricaviamo ora lequazione donda per un caso particolare. Consideriamo il problema di masse puntiformi m disposte
lungo una retta. Inizialmente le masse sono in equilibrio distanziate di a (vedi Figura 1.3-1 ). Supponiamo che le masse
siano collegate tra di loro da molle ideali tutte uguali, di constante elastica K e lunghezza a riposo a. Inizialmente ogni
punto materiale in equilibrio. Ad un certo istante uno dei punti viene spostato dalla condizione di equilibrio
avvicinandolo, per esempio, al punto alla sua destra. Lo spostamento dar luogo ad una perturbazione che si propagher

i-1
i-2

i-1

i+1
i

i+1

i+2

Figura 1.3-1 Perturbazione in una catena datomi investita da unonda longitudinale.

lungo la catena. Se indichiamo con s lo spostamento del generico punto dalla posizione di equilibrio, la forza che
agisce sul punto iesimo potr essere espressa come

F = K ( i i 1 ) K ( i i +1 )
per il secondo principio della dinamica

ma = m

2
= K ( i +1 + i 1 2 i )
t 2

Eq. 1.3-2

Laccelerazione stata espressa tramite una derivata parziale rispetto al tempo poich la perturbazione anche
funzione della posizione. Supponiamo ora che la lunghezza donda della perturbazione sia molto maggiore della
separazione spaziale tra i punti (>>a). In questo caso, detto limite del continuo, si considera la variabile posizione
come una variabile continua. Si potr quindi esprimere la perturbazione nel modo seguente:

i = (x ) , i 1 = (x a ), i +1 = (x + a )

Eq. 1.3-2

Inoltre, poich la lunghezza donda molto maggiore di a, la perturbazione varier di poco quando ci si sposta di a. In
queste condizioni la perturbazione potr essere sviluppata in serie di Taylor nellintorno di x conservando soltanto i
termini pi importanti dello sviluppo:

a 2 2
+
+ ......
2 x 2
x
a 2 2
+ ......
+
(x + a ) = ( x) + a
2 x 2
x

(x a ) = ( x) a

Eq. 1.3-4

Sostituendo le espressioni 1.3-3 e 1.3-4 nellequazione 1.3-2 otteniamo

2
m 2
=
x 2
Ka 2 t 2
per confronto con lespressione 1.3-1, che rappresenta lequazione di propagazione delle onde, verifichiamo facilmente
che la velocit di propagazione delle perturbazioni lungo la catena

c=a

K
m

1.4 Onde sinusoidali


Le onde possono assumere le forme pi svariate. Un caso particolarmente importante, per motivi
che saranno chiari successivamente, quello delle onde che hanno forma sinusoidale. In questo
caso la perturbazione si riscrive come ( x ct ) = A sin[k ( x ct )] . La costante k (detta numero
donda), deve essere misurata in rad/m in modo tale che largomento del seno risulti un angolo
misurato in radianti.. Nel caso di unonda sinusoidale vengono definiti la lunghezza donda ed il
periodo T. Queste due grandezze sono legate dalla relazione c = , dove c prende il nome di
T
velocit di fase. Per preservare la periodicit spaziale in della perturbazione necessario che la
2
2
. La pulsazione dellonda viene definita come =
. Si
costante k sia definita come k =

T
2
(numero donda), direzione
definisce ora il vettore donda k come il vettore che ha modulo

parallela e verso concorde alla direzione di propagazione dellonda. La velocit di fase c pu essere

anche espressa come c =

. Con le convenzioni esposte sopra la perturbazione pu essere scritta

come
2
2

Eq. 1.4-1
ct = A sin kx
t = A sin (kx t )

T

dove viene detta pulsazione. kxt rappresenta la fase dellonda sinusoidale ed A la sua
ampiezza. Il segno + si riferisce ad onde sinusoidali regressive, mentre il segno a quelle
progressive.
Londa sinusoidale scritta come A sin (kx t ) implica che allistante iniziale (t=0), la
nellorigine (x=0) sia necessariamente nulla. Ovviamente questa circostanza non sempre
verificata. Per non perdere di generalit nellespressione dellonda sinusoidale si aggiunge un
angolo o, che rappresenta la fase iniziale (t=0, x=0), allargomento della funzione seno:

= A sin kx

= A sin (kx t + 0 )

Eq. 1.4-2

-6

-4

-2

10

ct
Figura 1.4-1 Rappresentazione di un onda sinusoidale di velocit c in due istanti successivi

Le onde sinusoidali si prestano bene per studiare gli effetti di interferenza. Osserviamo infatti che,
essendo lequazione differenziale delle onde lineare, se due funzioni f(x,t) e g(x,t) sono
separatamente soluzioni dellequazione, anche la loro combinazione lineare lo . Questa circostanza
viene espressa nel cosiddetto principio di sovrapposizione che afferma che se due onde
attraversano la stessa regione di spazio la perturbazione totale risultante costituita dalla somma
delle perturbazioni individuali:
= 1 + 2
Nel caso delle onde sinusoidali questa circostanza permette alcune interessanti considerazioni.
Supponiamo inizialmente che due onde sinusoidali aventi lo stesso vettore donda, la stessa
pulsazione e la stessa ampiezza A ma fase iniziale diversa, si propaghino entrambe nel verso
positivo dellasse x. La perturbazione totale sar allora espressa come:

= 1 + 2 = A sin (kx t + 1 ) + A sin (kx t + 2 )


Grazie allidentit trigonometrica
A+ B A B
sin A + sin B = 2 sin
cos

2 2

Eq. 1.4-3

Eq. 1.4-4

+ 2
2
lEq. 1.4-5 potr essere riscritta come = 2 A cos 1
.
sin kx t + 1
2
2
Questespressione rappresenta ancora unonda viaggiante con lo stesso vettore donda k e la stessa
+ 2
2
pulsazione , ma con fase iniziale pari a 1
ed ampiezza 2 A cos 1
. In particolare
2
2
osserviamo che se la differenza tra 1 e 2 pari a 2n, con n numero intero qualsiasi, allora
lampiezza dellonda sar pari a 2A (onde in fase), mentre invece, se la differenza di fase
(2n+1), allora lampiezza nulla (onde in controfase).
Un altro caso interessante quello in cui interferiscano due onde sinusoidali di uguale ampiezza, di
uguale vettore donda ed uguale pulsazione che si propaghino lungo lasse x in versi opposti. In
questo caso la perturbazione totale potr essere espressa come:
= 1 + 2 = A sin (kx t + 1 ) + A sin (kx + t + 2 )
Utilizzando la stessa identit trigonometrica 1.4-3 otterremo questa volta

Eq. 1.4-6

cos t + 2
2
2

La perturbazione riportata in figura 1.4-2 a diversi istanti successivi, nellipotesi che entrambe le
fasi iniziali siano nulle. La perturbazione cos ottenuta non rappresenta pi unonda viaggiante,
infatti le variabili posizione e tempo non compaiono in combinazione lineare ma sono
separatamente argomento delle funzioni sin e cos. La definita nellequazione viene detta onda
stazionaria.
Dallanalisi dellequazione 1.4-7 si osserva
che lampiezza dellonda stazionaria evolve

nel tempo come indicato in figura 1.4-2.


t=0
Allistante iniziale lampiezza massima.
Decresce diventando nulla a un quarto di
t=T/8
periodo e diventa massima negativa a met
t=(1/4)T
periodo. Successivamente la perturbazione
x
evolve ciclicamente con periodo T. I punti
t=(3/8)T
nei quali lampiezza delle oscillazioni
sempre
nulla vengono detti nodi, i punti in
t=T/2
cui lampiezza delloscillazione massima
nodi
ventri. I nodi rimangono fermi nel tempo e
ventri
questa circostanza implica che non vi sia
Figura 1.4-2 Evoluzione di unonda stazionaria
in funzione del tempo
propagazione di energia collegata con le
onde stazionarie.
Unulteriore classificazione delle onde pu essere effettuata in base alla forma del fronte donda. Il
fronte donda definito da tutti quei punti nello spazio che, ad un certo istante, hanno la stessa fase.
Per esempio se si getta un sasso in uno specchio dacqua tranquillo si generano dei fronti donda
circolari (onde circolari). In fig.1.4-3 sono rappresentate due onde particolarmente rilevanti: onde
sferiche (generate da una sorgente puntiforme) ed onde piane (generate da una sorgente molto
lontana). In entrambi i casi la lunghezza donda corrisponde alla distanza tra due fronti donda

= 2 A sin kx +

1 + 2

consecutivi. La direzione di
propagazione, individuata dal
vettore donda k definita
univocamente nel caso di onde
piane, mentre varia da punto a
punto ed sempre diretta
radialmente nel caso di onde
sferiche.

Figura 1.4-3 Fronti donda sferici e piani

1.5 Onde sinusoidali tramite esponenziali di argomento immaginario


A volte pu essere particolarmente comodo rappresentare le onde sinusoidali tramite esponenziali di
argomento immaginario. A questo proposito richiamiamo le equazioni di Eulero:
e i e i
e i + e i
sen( ) =
, cos( x) =
Eq. 1.5-1
2i
2
combinando le due equazioni insieme si ottiene
e i = cos( ) + isen( ), e i = cos( ) isen( )
Lesponenziale di argomento immaginario quindi un numero complesso la cui parte reale
rappresentata dalla funzione cos( ) e la parte immaginaria dalla funzione sen( ). Il suo modulo
e i =

(sen )2 + (cos )2

=1

In Fig. 1.5-1 viene rappresentata la funzione ei nel piano complesso. Lesponenziale di argomento
immaginario rappresentato da un vettore di modulo unitario che forma un angolo con lasse Re.
Al variare di tra zero e 2 lapice del vettore percorre una traiettoria circolare.
La perturbazione sinusoidale sar quindi espressa come
( x, t ) = Ae i (kx t +0 )
Eq. 1.5-2
dove 0 rappresenta leventuale fase iniziale.
Lampiezza dellonda sinusoidale sar quindi rappresentata
Im
dalla parte reale (o dalla parte immaginaria) dellesponenziale
ei. La rappresentazione tramite esponenziali di argomento
immaginario risulta particolarmente vantaggioso in riferimento
ai
pacchetti donda. Le perturbazioni reali che si propagano nei

mezzi fisici non sono mai rappresentate da onde sinusoidali


Re
ideali. In pratica i mezzi di propagazione reali hanno
necessariamente dimensioni fisiche finite. In queste condizioni
non possibile immaginare al suo interno la propagazione di
unonda sinusoidale ideale. Nella realt le perturbazioni hanno
unestensione
limitata nello spazio come, ad esempio, quella
Figura 1.5-1 Parte reale ed
indicata in fig.1.1-1. Le perturbazioni reali prendono il nome di
immaginaria dellesponenziale di
argomento immaginario
pacchetto donda. Il perch del termine pacchetto donda sar
chiaro pi avanti. Limportanza delle onde sinusoidali deriva
dalla circostanza che le perturbazioni reali possono essere considerate come la sovrapposizione di
un certo numero di onde sinusoidali aventi opportuna ampiezza.

Consideriamo infatti una funzione periodica f(x) con periodo , quale ad esempio quella
rappresentata in Fig. 1.5-2 .
Se sono soddisfatte le condizioni di Dirichelet allora questa funzione potr essere sviluppata in serie
di Fourier

2nx
f ( x) = c n exp i
, con n numero intero.

n =
2 n
Ovvero, avendo definito k n =
,

f ( x) =

exp(ik n x )

Eq. 1.5-3

n =

Lequazione 1.5-3 esprime la circostanza che una perturbazione periodica con periodo pu essere
espressa come la sovrapposizione di un numero elevato (idealmente infinito) di onde sinusoidali,
con numero donda multiplo intero di 2 , ed ampiezza cn (componenti di Fourier).

Spesso per soltanto un numero limitato di componenti contribuiscono effettivamente, le


altre avendo unampiezza cn trascurabile.
Moltiplichiamo ora lequazione 1.5-3, primo e secondo membro, per exp( ik n' x ) , con n numero
intero ed integriamo lespressione risultante tra -/2 e /2. Otteniamo cos

exp( ik n ' x ) f ( x )dx =

con k n k n ' =

c exp(i(k
n

n =

k n ' )x )dx

Eq. 1.5-4

2
2
m , con m a sua volta numero intero.
n n' =

ora facile mostrare che lintegrale

exp i
mx dx pari a se m=0 (n=n) ed nullo se m0

dx =

(nn ). Infatti, se m=0 lesponenziale pari a 1 e lintegrale


= . Invece, se
2 2

m0, dal calcolo dellintegrale si ottiene

2 2
expi mx
= exp(im) exp( im) = 11 = 0
2
2
2
i m
i m
i m

f(x)

. In base a questa propriet, nella somma a


secondo membro nellequazione 1.5-4 rimane
solo il termine n, tutti gli altri essendo nulli:

exp( ik x ) f (x )dx = c
n'

n'

A questo punto non pi necessario


mantenere lapice al numero intero n.
Figura 1.5-2 Perturbazione periodica con periodo

10

Potremo quindi esprimere i coefficienti cn come:

1 2
cn =
exp( ik n x ) f ( x )dx

2

E possibile ora sostituire questespressione dei coefficienti cn nellequazione 1.5-3


1 2

f ( x ) = exp( ik n x ) f ( x )dx exp(ik n x )

n =
2

2n
2
, segue che k = k n+1 k n =
Ora, poich k n =

Lequazione 1.5-5 si potr riscrivere nel modo seguente:

Eq. 1.5-5

1 2

exp(ik n x )k

f (x ) =
exp
(
ik
x
)
f
(
x
)
dx
n

n = 2
2

supponiamo ora che il periodo della funzione f(x) diventi molto grande , in queste
circostanze k dk , k potr essere considerata una variabile continua e la somma potr essere
sostituita con un integrale:

f (x ) =

g (k )exp(ikx )dk

dove

1
f ( x ) exp( ikx )dx
2
La f(x) e la g(k) prendono il nome rispettivamente di integrale di Fourier e trasformata di Fourier
g (k ) =

Spesso si ridefinisce la trasformata di Fourier G (k ) = (2 ) 2 g (k ) ottenendo infine:


1

Eq. 1.5-5
G (k )exp(ikx )dk
2
integrale di Fourier
e

1
G (k ) =
Eq.1.5-6
F (x )exp( ikx )dx
2
trasformata di Fourier.
La rappresentazione dei pacchetti donde tramite lintegrale di Fourier diviene trasparente se si
moltiplica la F(x) per il fattore di dipendenza temporale exp(-it). In questo caso otteniamo:

F (x ) =

G(k)

ko

Figura 1.5-3 Trasformata di Fourier a gradino di semilarghezza k a k0

11

b)

a)
0.5

0.5

-15

-10

-5

10

15

-15

-10

-5

-0.5

-0.5

-1

-1

10

15

Figura 1.5-4 Due pacchetti donda nello spazio reale corrispondenti a due valori di k. La funzione G(k) quella
indicata in Fig. 1.5-3. Nel caso del pacchetto donda a) k il doppio del valore di b).

Eq. 1.5-7
G (k )exp[i(kx # t )]dk
2
In pratica lespressione 1.5-7 rappresenta la sovrapposizione di onde sinusoidali con k diverso. Il
peso relativo delle componenti di diverso k dato dalla trasformata di Fourier G(k). Si pu vedere
facilmente che pi stretta la funzione G(k) nello spazio dei k, meno localizzata, nello spazio
reale, la perturbazione . In particolare assumiamo che la funzione G(k) sia definita nel modo
seguente:

( x, t ) =

G(k)=0 per k < ko-k e k > ko+k


G(k)=A per ko-k < k < ko+k

In questo caso la (x) potr essere rappresentata da

(x ) =

k 0 + k

A exp(ikx )dk

k 0 k

In figura 1.5-4 viene rappresentata la perturbazione per due diversi valori di k, semilarghezza in k
del pacchetto donda, nel rapporto 2 a 1: k nel caso della perturbazione a) il doppio di quella
relativa alla perturbazione b) . Si pu osservare come la funzione G(k) pi estesa nello spazio k
corrisponda al pacchetto donda pi localizzato nello spazio reale (Fig.1.5-4 a).

1.6 Velocit di fase e velocit di gruppo


Abbiamo visto come la velocit con la quale si muove una perturbazione sinusoidale di pulsazione
e numero donda k, sia pari a c =

. Questa velocit prende il nome di velocit di fase. In alcuni


k
casi la velocit di fase dipende dalla lunghezza donda della perturbazione. Se questo avviene si
dice che il mezzo di propagazione dispersivo. Il rapporto tra pulsazione e numero donda non
pi costante, ovvero la dipendenza tra pulsazione e numero donda non pi espresso tramite una
semplice legge lineare. In caso di propagazione in mezzi dispersivi sar necessario esprimere
come una generica funzione di k, (k). La relazione che lega la pulsazione al numero donda prende
il nome di relazione di dispersione. La forma esplicita della relazione di dispersione dipender dal
particolare caso considerato. Esempi di propagazione non dispersiva sono la propagazione della
radiazione elettromagnetica nel vuoto e del suono nellaria. Un esempio di propagazione dispersiva
rappresentato dalle onde elastiche nei solidi.

12

(a)

(b)

Figura 1.6-1 Due diverse curve di dispersione: a) mezzo non dispersivo, b) mezzo dispersivo

In Fig. 1.6-1 a) viene rappresentata la relazione di dispersione per un mezzo non dispersivo, mentre
in Fig. 1.6-1 b) viene rappresentata la relazione di dispersione per un mezzo dispersivo. Nel primo

-5

10

10

10

10

-2

Figura 1.6-2 perturbazione a t=0

15

-5

10

-2

Perturbazione a t=t
Mezzo non dispersivo

15

-5

10

15

-2

Perturbazione a t=t
Mezzo dispersivo

caso la velocit di fase costante ed uguale alla pendenza delle semirette. Nel caso in cui si abbia
propagazione di un pacchetto donde in un mezzo dispersivo, le diverse componenti di Fourier del
pacchetto avranno velocit di fase diversa. In queste condizioni le componenti pi veloci del
pacchetto sopravanzeranno quelle pi lente ed il pacchetto si allargher deformandosi durante il
moto. Quindi nel caso di una perturbazione in movimento in un mezzo dispersivo la velocit di fase
non rappresenter pi la velocit della perturbazione. In questo caso si introdurr una nuova
grandezza, detta velocit di gruppo vg, che misura la velocit del massimo del pacchetto donde. Si
pu dimostrare che, per pacchetti donda la cui trasformata di Fourier sufficientemente stretta
intorno ad un valore medio ko del vettore donda, la velocit di gruppo pari alla derivata delle
d
.
pulsazione rispetto al vettore donda calcolata per ko: v g =
dk k
Nella figura 1.6-2 mostrata levoluzione temporale di un pacchetto donda. Nel caso di
propagazione in un mezzo non dispersivo il pacchetto donde si muove senza cambiare la sua forma
con una velocit di gruppo che coincide con la velocit di fase c delle sue componenti di Fourier.
Nel caso di propagazione in un mezzo dispersivo, le diverse componenti di Fourier si muovono con

13

velocit di fase diversa. La perturbazione si muove con velocit di gruppo pari a


d
deformandosi.
dk k0
Diamo ora un argomento qualitativo per spiegare perch la velocit del pacchetto donde sia pari a
d
. La forma spaziale del pacchetto donde causato dallinterferenza delle onde con diverso k.
dk k0
Le diverse componenti sono arrangiate in modo tale che esse interferiscano in modo distruttivo
ovunque nello spazio eccetto che nella posizione x(t ) del pacchetto, ove linterferenza costruttiva.
Poich linterferenza deve mantenersi costruttiva nel punto di coordinate x(t) che individua la
posizione del pacchetto, la fase ( (k ) = kx (k )t ) delle diverse componenti di Fourier in tale
punto non potr dipendere dal vettore donda k:
d
d
= 0 = x(t )
t
dk
dk
d
t = vg t .
da cui segue x(t ) =
dk

1.7 Esercizi
Esercizio 1
La relazione di dispersione delle onde elastiche lungo una catena di atomi pu essere espressa,
nellintervallo

<K<

, dalla relazione

4C
Ka
sin
, dove K rappresenta il vettore
M
2

donda, a la distanza tra gli atomi, M la massa di ciascun atomo e C la costante elastica di
interazione tra due atomi vicini. Si calcoli la velocit di gruppo e la velocit di fase delle onde nel
caso in cui sia molto maggiore di a.

Nel limite >>a abbiamo Ka<<1. La funzione sin pu essere espressa tramite lo sviluppo in serie di
Taylor come

Ka
.
2

Ca 2
K.
Quindi =
M
La velocit di fase

e la velocit di gruppo

d
coincidono e sono entrambe uguali a
dK

Ca 2
.
M

Esercizio 2
La relazione di dispersione approssimata per le onde in acqua profonda data da
T
2 = gk + k 3

dove g laccelerazione di gravit, la densit dellacqua e T la tensione superficiale dellacqua


(7.2 10-4N). Si calcoli per quale valore della lunghezza donda la velocit di fase e la velocit di
gruppo sono coincidenti.
La velocit di gruppo delle onde pari a

14

2
T
d 1 g + 3 k
.
=
dk 2

Perch la velocit di gruppo sia uguale alla velocit di fase necessario che

d
=
dk
k

T 2
1
g + 3 k 2 =
2
k
T
Daltro canto sappiamo che 2 = gk + k 3

Questa condizione verificata se

Dal confronto di queste due equazioni otteniamo


g
T
= 2
k=
1.7 cm
g
T
Esercizio 3
Quali tra queste funzioni possono rappresentare unonda che si propaga in un mezzo non
dispersivo?
3
f ( x, t ) = ( x + ct )
f ( x, t ) = x ct 2
x + ct
f ( x, t ) = Atg

L
ct
x
f ( x, t ) = A sin B cos
L
L
Esercizio 4
Per molte applicazioni tecnologiche necessario depositare uno strato
sottile (detto film) su un supporto fisico avente propriet differenti

(detto substrato). Una tecnica per misurare lo spessore del film film
consiste nellinviare un fascio di radiazione elettromagnetica,
substrato
collineare e monocromatica, ad un angolo di incidenza rispetto alla
superficie del film. Parte della radiazione sar riflessa dalla superficie
del film e parte dallinterfaccia. Aumentando langolo di incidenza si avranno fenomeni di
interferenza che daranno luogo a modulazioni dellintensit della radiazione riflessa. Supponendo
che la lunghezza donda della radiazione incidente sia pari a 0.5m e che il primo massimo
dellintensit riflessa si osservi per M=10, si calcoli lo spessore d del film (si supponga il
coefficiente di rifrazione n del film pari a 1).
La differenza di cammino ottico tra il raggio riflesso dalla superficie del film e quello riflesso dal
substrato
2l sin( ) dove l rappresenta lo spessore del film. Il primo massimo dellintensit diffratta si otterr
quando tale differenza di cammino ottico sar pari alla lunghezza donda della radiazione:
l=

2 sin ( )

= 1.44m

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