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IL COSTUME ARBERESHE DI FRASCINETO

A cura di Centro Studi Skalia


Frascineto si trova alla base delle pendici della Serra del Dolcedorme, facente parte dell'imponente
massiccio del Pollino. E situato, a 486 m s.l.m., su unampia pianura e dista 65 km dal capoluogo di
provincia, citt di Cosenza. Frascineto ed Eianina , parti dello stesso comune, fanno parte delle
comunit arbereshe (italo-albanesi) della Calabria.
Il paese di Frascineto, col nome Fraxinetum, esisteva gi, quale sobborgo della vicina Castrovillari,
prima di essere abitata dagli Albanesi giunti alla fine del XV secolo, dopo la morte di Skanderberg
(1468), condottiero e principe dAlbania. Non volendo assoggettarsi allImpero Ottomano che invadeva
tutti gli Stati balcanici, i superstiti a una guerra durante pi di un ventennio, preferirono, pur con
dolore, abbandonare la terra natia, alla ricerca di nuovi luoghi. Pertanto approdarono alle coste centromeridionali dellItalia adriatico-ionica. Durante le lotte svevo-angioine, alcuni dei profughi albanesi
ripopolarono lantico borgo, ri-denominata "Casale Novo" o "Casal San Pietro", in quanto accolti
dall'Abate del vetusto monastero greco di San Pietro, il quale assegn loro terre dell'Abbazia stessa.
Nel 1552 i due casali si fusero assumendo il nome di Frascineto. Da allora gli abitanti di Frascineto e di
Eianina conservano gelosamente la Lingua albanese, le funzioni religiose in rito greco bizantino e tutto
il ricco patrimonio di usi, costumi e tradizioni, tramandato loro dagli Avi.
Il marted di Pasqua a Frascineto e la seconda domenica dopo Pasqua ad Eianina rappresentano i
giorni della rappresentazione in memoria della propria identit etnico-culturale.

In queste due

giornate, gli Arbresh dItalia si ritrovano, nel paese delle Vallje, nel paese dei colori dArbria. In
questi giorni sembra che la terra abbia cambiato dabito e la primavera versato i colori sui costumi delle
donne. Vallja intesa come intreccio di donne che, indossato il tradizionale costume di gala, si tengono
tra loro tramite un fazzoletto e, predisposte a ferro di cavallo, con alle estremit due o tre uomini detti
caporali, si snodano tra le vie del paese intonando canti in Lingua arbereshe che richiamano rapsodie
che rievocano una delle pi grandi vittorie delleroe nazionale albanese Skanderbeg sui Turchi. E quasi
come se Frascineto ed Eianina in quei giorni si svegliassero in un altro tempo, in altro luogo: i colori del
costume tradizionale femminile sono stupendi, ricchi doro, impregnati di passato e storia, colmi di
ricordi e gioia, indossati con grazia dalle donne del paese, che rammentano la grazia e leleganza dalle
donne del paese, che rammentano la grazia e leleganza delle donne del tempo andato . . Oltre alle
Vallje, il marted di Pasqua, girano per il paese da una parte i Tintori, i quali provvedono a segnare con
la fuliggine il volto di chi non sa parlare larbrisht, chiedendo allospite di pronunciare la frase tumac
me qiqrra / tagliatelle e ceci, e dallaltra i Portatori del teschio che sottopongono gli anziani al bacio
rituale di un teschio di animale con il monito: mbaj mend se ke t vdessh / ricordati che dovrai morire.
E infine al calar della notte una rappresentazione teatrale rivive e rievoca la storia di Skanderbeg, per

meglio conoscerne la grandezza e apprezzarne il valore storico che ebbe per gli albanesi dItalia e
d'Oltre Adriatico.
Il Costume Arbereshe, realizzato in ricchi tessuti, rasi e sete dai colori vivacissimi, e con vistosi ricami
in fili doro e dargento, considerato tra i pi belli delle raccolte internazionali soprattutto per la sua
variet.
Il costume una delle tradizioni pi preziose tramandataci dai nostri avi e sopravvissute nel tempo. Un
abbigliamento importante e prezioso che la donna italo-albanese portava nei momenti pi significativi
della sua vita, dalla culla alla tomba; di tale costume si possedeva uno per i giorni feriali e uno di gala per
le grandi ricorrenze, la prima in assoluto quella del matrimonio!
Il vestito della festa (o di gala) senza dubbio il pi fastoso ed elaborato nonch il pi raro: veniva
indossato per le nozze, per le feste religiose (come le Vallje, la Domenica di Pasqua o il giorno di
Natale) e per i lutti familiari. Si compone di una lunga gonna di seta pura di colore rosso amaranto o
azzurro, con il lembo bordato di un gallone dorato, detta Kamizolla razi, a fitte pieghe nella parte
posteriore. Dalle due estremit partono due lacci di seta che si legano dietro la schiena, tenuta da due
bretelle dello stesso tessuto della gonna bordate da passamanerie larghe 5 cm. che scendono sulle spalle
e fino alla cintura dove la parte esterna ha un'asola che favorisce il passaggio di nastri di seta. Gli
esemplari pi antichi recano dei rami dorati stampati, per lo pi raffiguranti fiori e uccelli, mentre in
seguito subentrata la consuetudine di ricamare la gonna con fili d'oro. La Coha, una seconda gonna
dello stesso tessuto della kamizolla e di foggia simile ad essa, elemento caratteristico della veste nuziale
e segno distintivo delle donne sposate, va indossata sopra la kamizolla e rialzata sul davanti. E di un
intenso colore blu bordata nella parte inferiore da un gallone d'oro come la kamizolla. La Linja, il
camicione, ha le maniche lunghe fino al polso ed lungo fin sotto le ginocchia. E bordato da un
merletto (mburleti), cucito a ferro di cavallo e reso rigido perch inamidato. Il sottogonna (sutanjeli
bardh )bianco bordato di pizzo si indossa sopra la linja. Petini, un quadrato di raso o di altra stoffa
pregiata recante spesso ricami in oro ha la funzione di coprire il petto. Viene incrociato all'altezza del
busto e fermato da una spilla di oro. Sul merletto si mette la cravatta (skola), ricamata con fiori d'oro
con rami, pallini, larga circa tre dita. Xhipuni una specie di bolerino di seta laminata in oro
interamente gallonato in oro sul retro, all'orlo e ai bordi delle maniche che spesso sono ricamate in oro.
Gli splendidi colori dello Xhipuni sono legati a quelli essenziali e fondamentali, utilizzati dalla
iconografia

bizantina:

sono

il

blu

lazzurro,

il

rosso

il

viola

giallo

oro.

Il giubbetto lungo fino alla cintura della coha e copre le spalle e la schiena. Le maniche hanno
finissimi ricami dorati che richiamano motivi floreali o astrali. Keza, il diadema a forma di conchiglia,
ricamato con fili d'oro e d'argento. La donna lo intreccia sul capo e lo fissa con nastri di seta e velluto.
Per coprire la lunga chioma delle donne, accuratamente raccolta, abbiamo il Velo (Velli) in tulle bianco,
interamente ricamato a mano. Una caratteristica importante dei costumi tipici arbereshe rappresentata

dai gioielli (Birloku) che, pur non potendosi considerare parte integrante del vestiario, erano una
costante ogniqualvolta si indossavano i costumi di festa e di mezza festa. Tra gli ornamenti pi
frequenti, tutti rigorosamente doro puro, troviamo le spille(Spingulat), gli orecchini (Riqint), i bracciali
e le lunghe caratteristiche catene, dette Llaci, fermate ai lati della camicia da gradi spille. Cera poi il
vestito di mezza festa, un capo meno prezioso di quello di gala ma pur sempre molto decorato e
raffinato.
Il Costume di Mezzafesta composto degli stessi pezzi del costume di gala, ma differisce per la
qualit dei tessuti e per il minor numero di ricami di oro. Il giubbetto molto simile ma scuro ed in
castoro (si chiama infatti Xhipuni Kastori): presenta ampie decorazioni in lamine doro sui polsi e
sulle spalle. La gonna invece in lana (Kukula), decorata nel bordo inferiore con due strisce di raso
verde (versione pi antica) o da una sola larga striscia. Il colore della gonna di mezzafesta viola o
rosso in tutte le sue gradazioni. Se labito tradizionale femminile si ben conservato, non si pu dire
altrettanto per labito maschile, caduto subito in disuso. Le ragioni della perdita della sua specificit o
della sua assimilazione ai costumi regionali o albanesi veri e propri, risiedono nel fatto che la
trasmissione dei valori, dei saperi come la lingua, e delle tradizioni arbreshe come i costumi, sempre
stata affidata alle figure femminili.
Il Museo del Costume di Frascineto rivaluta e diffonde la grandiosa manifestazione dellEtnia italoalbanese attraverso una ricca esposizione di costumi. L'arte del ricamo in oro, il numero degli elementi
presenti sulle vesti (femminili e maschili, quotidiani, della festa, ecc.) e la tipologia di questi elementi
(dalle balze, ai veli, ai tulle, ai copricapo, alle cinture ecc.) erano, e lo sono tuttora, utili per individuare
lo stato civile e il ceto sociale dei personaggi.
Il costume femminile rappresenta lantidoto alla disgregazione e alla dispersione geografica degli
Arbresh, una maniera per riaffermare la condivisione di una storia e di una origine comune. E il
tratto distintivo dappartenenza ad un doppio universo culturale: quello albanese delle origini e quello
italiano.

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