Sei sulla pagina 1di 17

MEDAGLIA DI CIVICA ROCONOSCENZA A ENRICO GIANNELLI

Presentazione di Carlo Rossi

Enrico Giannelli, Ghigo, nasce a Siena l'8 luglio 1934, in Piazza della Posta
(allora Piazza Umberto I) da Fernando, vice segretario generale del Comune di
Siena e dalla dolce signora Elena , figlia di Enrico Falaschi, importante
personaggio senese di fine ottocento: fu sindaco della citt, presidente del
Monte dei Paschi e anche parlamentare nazionale. Ghigo ha una sorella,
Ernestina ed un fratello Emilio, Mangia d'Oro qualche anno fa.
Il giovane Ghigo frequenta il Liceo Classico Enea Silvio Piccolomini e poi la
facolt di Giurisprudenza del nostro Ateneo. Fu anche goliardo in quel periodo:
baliota con il Principe Fabio Rugani nel 1956 contribu ad organizzare il pi
simpatico e riuscito scherzo che i goliardi senesi abbiano mai realizzato: il
famoso scherzo degli egiziani.
Dopo la laurea nel 1957, Ghigo fece il praticante dall'avvocato Delle Piane e
divenne procuratore legale ma in pratica non esercit la professione forense
perch fu assunto alla Sclavo. Istituto Siero-Vaccinogeno Toscano Achille Sclavo,
dove, poco dopo divenne direttore del personale. Svolse per decenni questo
delicato ruolo con grande impegno, dedizione verso l'istituto ed integerrimo
rigore.
Alla Sclavo collabor con tutti i vertici che via via si succedettero al timone
dell'azienda, a partire dal dottor Antonio Cinotti e fino a Guelfo Marcucci . And
in pensione lasciando una situazione che non era pi quella nella quale era
entrato tanti anni prima. Poco era rimasto dell'Istituto Siero-Vaccinogeno
Toscano Achille Sclavo che tanto lustro aveva portato alla citt e che era stato
palestra di lavoro e di vita per tanti senesi.
Si diceva: nato in Piazza della Posta, nel cuore del Drago e del Drago Ghigo
sia l'incarnazione della storia, il testimone, sia il garante, la coscienza critica, il
faro a cui tutti i dragaioli almeno una volta si sono rivolti per un consiglio, per
un parere. Con il suo carattere critico e rigoroso, a volte burbero, poco incline al
compromesso, ma mai escludente, ironico ma mai cattivo, modesto e mai
autoreferenziale sempre stato un punto di riferimento per tutti; anche per i
giovani.
La sua carriera nel Drago inizia nel '54 come vice cancelliere e da allora
sempre presente nella Sedia Direttiva; Vicario dal '57 al '74, diviene Priore nel
'74 alla morte del mio babbo e rimane in carica fino al 1979. Capitano dall' 82
all' 87, vittorioso con Ogiva e Falchino nel luglio del 1986; ma aveva gi vinto
come Mangino nel '62. Adesso ancora in Sedia come Consigliere del Priore ed
i suoi consigli sono tuttora preziosi.

Ghigo ha sempre vissuto ed interpretato il Palio nel modo migliore, pi positivo,


come una festa capace anche di sollevarci dalle preoccupazioni quotidiane, in
grado di riempire ed allietare le nostre giornate due volte all'anno. Palio che ci
d gli spunti per conoscere nuovi personaggi, per approfondire alcuni aspetti
pi nascosti, per scoprire nuovi aneddoti per canzonare e canzonarsi, per
passare ore serene insieme a tanti amici. Il giorno pi bello per Ghigo quello
in cui danno i cavalli,con i suoi ritmi e le sue attese cariche di tensione e di
speranze: l'assegnazione del cavallo, la scelta della monta e la prima prova
per vedere anche le accoppiate delle altre Contrade e incominciare a prevedere
come si potr sviluppare il Palio.
Quante nottate in Camporegio e ai Voltoni a chiedergli di vittorie, di cavalli e
fantini, di estrazioni a sorte. Tutti a tirare tardi intorno a lui che raccontava
aneddoti e storie di vecchi palii, snocciolava dati e date a noi che lo
ascoltavamo in religiosa ammirazione. Allora alle nostre domande e alle nostre
curiosit non c'era l'immediata risposta di un freddo, asettico telefonino
senz'anima.
La sua grande memoria lo ha senz'altro aiutato e ha soprattutto in parte
supplito alla grave menomazione visiva da cui affetto da decenni. E' riuscito
comunque con grande forza di volont e determinazione ma anche con
serenit ad accettare e a sopportare questa malattia che non gli ha impedito di
continuare in qualche modo e con grande difficolt a leggere e a scrivere quello
che apprendeva e che produceva. L'handicap non lo ha isolato, non l'ha fatto
chiudere in se stesso, non lo ha escluso dal mondo che ama e che continua
grazie a Dio a frequentare e ad animare con la soddisfazione di chi gli sta
intorno.
Una vera fucina di dati, di date, di elenchi, di aneddoti, di storie, condite da un
evidente amore per la materia. Questa sterminata conoscenza dell'argomento
lo ha portato alla pubblicazione di due libri fondamentali per la storia della
nostra festa: Dal primo all'ultimo. Carriere e fantini del 900 e Ora come
allora: carriere e fantini dalle origini ad oggi (era il 2006), scritto con Maurizio
Picciafuochi e poi il pi recente (del 2014) Fantini brava gente. Disavventure
giudiziarie di fantini del passato in collaborazione con Ferrini, Papei e
Picciafuochi.
Non sono state pubblicate, ma sarebbe interessante farlo, le domande e le
risposte delle varie edizioni del DICCELO, gioco fra squadre di contradaioli
ideato da Ghigo e da lui con altri benemeriti dragaioli organizzato negli anni.
Gioco che ha allietato varie serate in Societ mettendo alla prova i
preparatissimi concorrenti che si sfidavano rispondendo a domande (per me
quasi tutte impossibili), su Palio, fantini, cavalli estrazioni a sorte, ma anche
toponomastica e monumenti cittadini, senesi famosi e cos via.

Ma non solo Palio e non solo Drago. Rilevante stato ed tuttora l'impegno
che Ghigo ha profuso nelle varie istituzioni cittadine nelle quali ha ricoperto
ruoli di responsabilit. Attualmente Vice Presidente dell'Unione Italiana Ciechi
di Siena che si adopera per assistere e rendere meno dura la vita dei non
vedenti ed organizza vari eventi per promuovere la prevenzione dei disturbi
della vista, come la campagna sul rischio di glaucoma.
In passato, dal '99 al 2006 stato Presidente del Consiglio di Amministrazione
dei Conservatori Femminili Riuniti di Siena e dopo aver ristrutturato gli
ambienti della struttura ricettiva, ha concluso un accordo con l'Universit per
assicurare all'Istituzione un futuro pi certo. Ricordo, en passant, che i
Conservatori Femminili Riuniti sono proprietari anche della Chiesa di San
Raimondo al Refugio, vero gioiello del barocco senese.
Importante nella vita di Ghigo stato l'impegno con il Costone dove ha fatto a
lungo parte del Consiglio Direttivo e dove ha collaborato prima con Monsignor
Orlandi e poi con don Alberto Luzzi, con don Vittorio Bonci e infine con don
Gaetano Rutilo. Al Costone, fra le altre cose, Ghigo
si dedic al rifacimento del teatro che fu, dopo varie peripezie, inaugurato nel
2001 da Carlo Verdone, figlio del grande Mario, da sempre legato al Costone. Al
teatro del Costone andata in scena per vari anni la Rassegna del Teatro
Contradaiolo con buon successo. In una di queste edizioni (nel 2006), la
Filodrammatica Dragaiola rappresent una commedia scritta dallo stesso Ghigo
e da Andrea Muzzi (che insieme hanno pubblicato Il teatrino del Paradiso:
copioni in vernacolo). Cose dell'altro mondo, nella quale recitai anche io,
dove Ghigo nelle vesti del Beato Vocale, interveniva in un paradisiaco contesto
di santi e beati, esprimendosi, quando apriva bocca, usando parole composte
ogni volta con una sola vocale, suscitando comprensibile ilarit.
E qui si scopre un'altra caratteristica di Ghigo: la sua abilit di giocare con le
parole, la geniale capacit di creare bizzarri componimenti poetici per esempio
una poesia nella quale ogni rigo formato dall'anagramma di nome e cognome
di varie persone, come i membri del consiglio dei ministri o i calciatori della
rosa del Siena (e anche quest'anno, dopo le vicissitudini societarie siamo in
attesa della nuova composizione).
Oppure usando versi tutti con la stessa rima. Memorabile fu l'epinicio in onore
di Salasso che Ghigo recit a memoria durante la cena della vittoria del 2014. E
sempre per una cena della vittoria del Drago, nel settembre 1986, la Contrada
decise di offrire ai commensali un gustosissimo libretto intitolato Dolce idioma,
amato ostello scritto da Lorenzo Fabbri (pseudonimo che Ghigo us per
ricordare il grande barbaresco Pappio) contenente alcuni dei suoi sonetti pi
significativi.

La passione per questa forma di poesia l'ha ereditata dal babbo, autore
anch'egli di piacevolissime raccolte di sonetti in vernacolo, alcune pubblicate
con lo pseudonimo di Gianferli.
Nel 2009 Ghigo ha pubblicato Gente vana. Sonetti in vernacolo senese,
stavolta con il suo nome con tanti sonetti e con due poemetti sulla Battaglia di
Montaperti e sul Palio della Pace. Nella prefazione di questo libro, Ghigo fa una
puntualizzazione sul sonetto in vernacolo, sia per quanto riguarda i problemi
relativi alla metrica sia per la correttezza della rima, sottolineando la difficolt
nel rendere per iscritto il linguaggio parlato. Il vernacolo, scrive Ghigo, a
differenza del dialetto, non un sistema linguistico dotato di un vocabolario
proprio, ma un modo di parlare la lingua, da cui si differenzia, oltre che per
qualche stravaganza grammaticale, per la pronuncia di alcune parole.
Chiudo con l'auspicio che i nipoti pi grandi di Ghigo e gli amati nipotini
Giovanni e Pietro, figli di Costanza, possano cogliere fino in fondo la fortuna di
avere uno zio e un nonno cos e sappiano sfruttarne la vicinanza per crescere
nell'amore e nel rispetto della Citt, delle sue istituzioni, della sua festa e della
sua gente. E da tutti noi che abbiamo la fortuna di averlo per amico un
abbraccio e un grande grazie.

PRESENTAZIONE DI LUCIANO GIUBBILEI

Luciano Giubbilei nasce da famiglia contradaiola (babbo dell'Oca,


mamma della Torre) a Siena, in via Dupr e trascorre la sua infanzia
nei nostri vicoli e nelle nostre piazze giocando con i propri
coetanei, accompagnando la nonna a fare la spesa da Rubino in piazza
del Mercato, iniziando a suonare il tamburo e frequentando la
Contrada.
I suoi sogni e le sue speranze sono quelle di tutti i nostri bambini:
monturarsi per il Giro, ascoltare i canti e i consigli dei pi
anziani, immaginarsi un futuro nella nostra citt circondato dagli

affetti degli amici e dei familiari.


Gli approcci scolastici (Convitto Tolomei) non sono esaltanti e
Luciano abbandona presto gli studi iniziando, fin da giovanissimo, a
fare molti lavori(manovale, fornaio, corriere per Senio Raveggi,
fioraio in P.zza Indipendenza).
Non tralascia di giocare a calcio (nel Meroni per 6/7 anni) e come
tutti va a fare il militare.
Insomma un viaggio comune a tanti giovani senesi che negli anni
iniziano a conoscere, oltre alle gioie quotidiane, anche tanti piccoli
grandi problemi.
Un viaggio in cui non poteva certo mancare un colloquio per essere
assunto al Monte dei Paschi, ed anche l'inizio di una scuola per
diventare ufficiale giudiziario, che per Luciano lascia dopo pochi
mesi perch...perch nel frattempo inizia a riflettere sui propri
interessi e capacit, sopratutto su una passione nata quasi per
curiosit
legata al giardinaggio.
In questo percorso di crescita un ruolo fondamentale svolto dalla
conoscenza di Sarah, una ragazza inglese che si trova a Siena per
studiare la lingua italiana e frequentare un corso di storia
dell'arte. Con Sarah si capisce fin dal primo momento ed insieme
decidono di andare a vivere in campagna, nella zona di S.Regina
circondati dal verde, dagli ulivi e dai vigneti. Qui inizia a
coltivare l'orto, il suo primo giardino, ascoltando i preziosi
consigli del contadino che si occupa della tenuta. E qui inizia il suo
rapporto intimo, direi passionale, con la terra e le piante, che
valorizza intimamente come momenti di comunione e condivisione. Ed

ancora qui che nasce il desiderio forte di iniziare un percorso nuovo,


di dare una svolta al viaggio iniziato in via Dupr: vuole che il suo
interesse divenga il suo lavoro.
Ed allora si muove.
Nel 1992 a Fiesole, ove visita i giardini delle ville fiorentine e
conosce "Silvano" il giardiniere che lo prende con s a lavorare per
alcuni mesi a Villa Gamberaia (Settignano). Silvano gli apre le porte
di un altro mondo, lo spinge a cercare altri orizzonti, altri spazi,
altre esperienze e, nel salutarlo, gli regala un libro "Gamberaia" con
le immagini in bianco e nero del fotografo Balthazar Korab : per la
prima volta Luciano, in quelle fotografie, vede il giardino in cui
aveva lavorato in un'altra prospettiva: il giardino ritratto come in
un set teatrale, nella sua estetica drammatica.
Nel 1993 a Londra ove, su consiglio di Sarah, decide di studiare alla
Inchbald School of Design ove si laurea come studente dell'anno nel
1995. E' l'anno della svolta, del viaggio di Luciano che inizia a
sviluppare il proprio stile e a pensare ad un proprio studio di
progettazione lavorando per molti clienti tra cui Vera, che diviene la
sua nonna inglese adottiva. Lavora per Giorgio Locatelli (cuoco
internazionale) e durante la sua opera viene osservato attentamente e
gli viene assegnato un progetto, pubblicato a livello internazionale,
per la ristrutturazione di una terrazza nella zona ovest di Londra.
Da questo momento in poi il percorso di Luciano diviene particolare ed
aperto al mondo, perch la sua proposta nuova, suggestiva, in quanto
supera il concetto di giardino inglese legato all'idea tradizionale di
luogo fatto dalle piante, senza ricerca di composizione spaziale di
design e di progettazione architettonica, senza attenzione per il

dettaglio illuminazione arredamento e allestimento degli spazi.


Tanto particolare e ricercato che inizia a collezionare una serie di
riconoscimenti e premi che la sola visione delle immagini che stanno
scorrendo alle mie spalle fa superare il valore delle parole.
Disegna giardini in Svizzera, per la famiglia Agnelli a Londra,
collabora con scultori architetti e altri artisti, disegna collezioni
di mobili da giardino; completa un ampio giardino in Marocco di 15.000
mq che comprende la piantagione di 18.000 perenni e 12.000 rose;
lavora in Francia per la casa Laurent-Perrier.
Nel 2009 riceve la medaglia d'oro dalla Regina Elisabetta II al
Chelsea Flower Show; tale premio replicato nel 2011. Ancora nel 2009
pubblica il primo libro: "I giardini di Luciano Giubbilei".
Nel 2012 gli viene offerta una residenza nello storico giardino
inglese di Great Dixter, dove il noto giardiniere Fergus Garret
diviene sua guida e mentore. Da notare che Luciano l'unico
disegnatore contemporaneo ad avere una residenza in un giardino
storico inglese.
Nel 2013 negli Stati Uniti e collabora con esperti nel creare
praterie in Idaho ed inizia a lavorare in Texas e California.
Nel 2014 riceve ancora una medaglia d'oro al Chelsea Flower Show
contestualmente al pi alto riconoscimento della manifestazione "Best
in Show" per la prima volta assegnato ad un Italiano.
Nel 2015 invitato a creare un giardino per la 56Edizione della
Biennale d'Arte a Venezia.
Nel 2016 presenta il suo secondo libro: "The Art of Making Gardens"
con lo stilista Sir Paul Smith ed invitato a presentare il suo
pensiero sulla progettazione dei giardini al 125 Anniversario del

Giardino Botanico di New York.


E siamo giunti all'ultima tappa di questo lungo viaggio.
Attualmente Luciano in giro per il mondo con il suo studio ed i suoi
progetti, alcuni dei quali trovano spazio nella Val d'Orcia e proprio
qua intorno a Siena. Improvvisamente, infatti, l'Italia ha riscoperto
questo giovane talento, nato nelle nostre pietre e che pi volte
ripete:"da italiano nato e cresciuto a Siena mi porto dietro una serie
di riferimenti architettonici legati al travertino, alla terracotta,
alla pietra serena. La citt mi ha sempre ispirato, specie il
movimento di luce tra le sue strade strette".
In sintesi Luciano sente di aver appreso dalla sua citt natale un
profondo e generale senso di bellezza, l'attenzione e l'importanza
delle proporzioni, della variet dei materiali e del contrasto luce ed
ombra. La luce che si muove attraverso i vicoli riflessa sui muri, sul
mattone, che cambia a seconda del passare delle ore divenendo morbida
nel pomeriggio, uno dei ricordi pi significativi che ha avuto un
grande impatto sul linguaggio dei suoi giardini.
Luciano molto legato alla sua citt, che definisce piccola ma fatta
di grandi edifici, di grandi istituzioni, di grande storia, di grandi
affetti e grandi ricordi; Luciano ritiene che gli abbia trasmesso quel
senso di grandezza e di voglia di rinnovamento che lo hanno
accompagnato in tutta la sua carriera professionale.
Ed oggi, come poche altre volte, Siena pu davvero essere felice
perch un proprio figlio non solo ha portato alto il proprio nome nel
mondo, ma anche dimostrato una volta di pi che la nostra comunit pu
espreimere idee e talenti e pu dimostrare a tutto il mondo che la
nostra grande civilt non legata ad un grande passato in cui

specchiarsi ma assolutamente in grado di proiettarsi verso un grande


futuro.
E di questo, caro Luciano, Siena ti ringrazia.

Fulvio Bruni
PRESENTAZIONE DI RICCARDO BENUCCI
MEDAGLIA DI CIVICA RICONOSCENZA CERIMONIA MANGIA 2016
<<Mamma>> stata la prima parola pronunciata da Riccardo Benucci, come
tutti i bambini del resto, ma siamo certi che la sua seconda parola stata
<<Rebus>>, una sorta di neonato con lenigmistica nel sangue che a soli sette
anni compose il suo primo cruciverba. Ma linfluenza pi determinante fu quella
della nonna Carolina Pepi, detta Lola, che insegn al nipote le regole
dellenigmistica. Nonna Lola fu invero molto contenta quando, cresciuto,
Riccardo la sfidava a risolvere difficili cruciverba senza schema, cominciando a
batterla in velocit. A 15 anni Benucci prese la sua grande decisione: con
lemozione tipica di chi intraprende un cammino inesplorato ed esaltante, invi
diversi rebus di sua creazione alla Settimana Enigmistica. Alcuni gli furono
accettati e nel gennaio del 1973, a soli 16 anni, Riccardo trov tra le pagine
della prestigiosa rivista il suo primo rebus dalla soluzione Morbo pericoloso.
Da allora non ha pi smesso di deliziare i cultori dellenigmistica italiana che
ogni gioved aspettano luscita del settimanale milanese, collaborando poi
anche a Domenica Quiz, sulle riviste della Corrado Tedeschi Editore e per il
periodico scientifico Focus. La sua produzione di giochi enigmistici
diventata di grande qualit con rebus, indovinelli, giochi in versi e crittografie
pubblicati sia sulle testate a pi larga diffusione che in quelle classiche per
soli abbonati di cui parler a breve, firmando fin dallinizio i lavori con lo
pseudonimo storico di Pasticca, il nomignolo affettuoso con cui veniva
chiamato in giovane et da un suo conoscente e che riassumeva il suo
carattere mite e gentile. Altri pseudonimi da lui usati nel tempo sono stati
Spadaforte e Rosso fulmine, di chiara dedica alla sua amata Contrada, la Torre
e Fresita, in omaggio alla sua gentile consorte peruviana. Dopo il fortunato
esordio sulla Settimana, Riccardo entra nel 1980 nel mondo dellenigmistica
classica, una sorta di Girone deccellenza dellenigmistica, pubblicando giochi
su riviste specializzate per soli abbonati come Labirinto, La Sibilla e la quasi
centenaria Penombra, di cui oggi anche apprezzato redattore. Condivide le
pagine del bimestrale La Sibilla, con abbonati famosi come Roberto Vecchioni
(che si firma Sergente York), conosciuto agli annuali convegni della rivista,
Francesco Guccini e Paolo Conte. Tornando a Siena, possiamo dire che Riccardo
Benucci ha continuato ad onorare quelle che rappresentano delle forti tradizioni
storiche culturali, partendo da Angiolo Cenni detto Il Resoluto, maniscalco
alla Postierla e tra i fondatori della Congrega dei Rozzi, che, nel 1538, nel pieno
splendore della Repubblica di Siena, pubblic il primo enigma del Rinascimento
inserito in una raccolta ordinata di composizioni del genere. Altri enigmi
venivano proposti, a quel tempo, da estrosi personaggi quali lAttento,
lAvviluppato, il Dolente, lo Strafalcione, il Traversone, il Voglioroso.

Altro senese importante, nella prima met del Novecento, fu il geniale


anagrammista Spada di Sparta (Spartaco Spadacci) mentre negli anni 70
emergono due purissimi talenti di casa nostra: Roberto Gagliardi (Tagete e
Cuor di Mago), indimenticato professore al Liceo Piccolomini e Giuliano
Ravenni (Il Priore), primario ospedaliero, gi Onorando Priore, appunto, della
Contrada di Valdimontone.
Con Il Priore, Pasticca ha organizzato due Congressi nazionali, a Punta Ala nel
1985 e a Chianciano Terme nel 1996, mentre con altri enigmisti toscani ha
promosso cinque Simposi regionali, gli ultimi tre dei quali ospitati a
Monteriggioni, incontri che hanno portato in Terra di Siena diverse centinaia di
enigmisti con le loro famiglie, accolti con entusiasmo dal Sindaco di
Monteriggioni, Raffaella Senesi.
Che dire della carriera di Benucci/Pasticca? Pi di ogni altro discorso, parlano i
numeri e il suo straripante albo doro, che vanta pochi eguali nella storia di tutti
i tempi dellenigmistica italiana, da cui risulta salito sul podio in ben 110
differenti concorsi e gare e premiato in pi di 150. Complessivamente, il
repertorio online Eureka registra oltre 2.000 giochi pubblicati da Pasticca in
quaranta e passa anni di attivit.
Ci che colpisce la sua completezza: ha riportato successi in tutti i settori
dellarte edipea (dai poetici, autentico cavallo di battaglia, ai brevi, dai rebus
alle crittografie, dalle frasi anagrammate alle gare di soluzione). Suo il rebus
pi lungo dItalia, davvero da Guinness dei Primati, composto su ununica frase
proverbiale di 61 parole e 288 lettere.
Nel 2011 ha pubblicato, per lEditore Betti, lantologia di enigmi Il vuoto che
brucia. Sempre nel 2011 trionfa nel Concorso bandito dalla rivista Penombra in
occasione dei 150 anni dellUnit dItalia, componendo venticinque lavori
poetici che hanno per protagonisti noti e meno noti personaggi del
Risorgimento.
Un curriculum di tal genere si sposa nel nostro Pasticca con una innata
bonomia e un fine senso dellhumour, lo stesso che qualche anno fa gli fece
scrivere: Fa impressione/ pensare/ che, nellinestricabile dedalo/ di queste
strade,/ io rappresento Edipo. /Guai a farsene un complesso.
A suggello di tanto inesausto impegno, Benucci stato nominato nel 2015
Presidente dellAssociazione Biblioteca Enigmistica Italiana che ha sede a
Modena. LAssociazione intitolata al commendator Giuseppe Panini, uno tra i
fondatori della casa editrice nota in tutto il mondo per le sue figurine, egli
stesso enigmista con lo pseudonimo de Il Paladino.
La Biblioteca vanta una preziosa e ordinata raccolta di materiale, da volumi del
600 sino alle moderne riviste di enigmistica classica e popolare e al contempo
propone libri e manuali divulgativi che si possono reperire anche tramite
internet, contribuendo a mantenere viva lattenzione su questo particolare
settore culturale, cos vivo e diffuso in Italia.
Benucci stato titolare della rubrica Il salto del fiocco apparsa sulla Nazione
di Siena in occasione del Palio di luglio di questanno e ripetuta ad agosto, per
sfidare i lettori con giochi incentrati sui temi della nostra Festa.
Sono stato davvero fortunato ripete spesso Riccardo ho potuto divertirmi,
giocando per tutta una vita, anche se il gioco, a ben vedere, ha regole ferree ed

una cosa seria. Ogni gara stata per me una sfida interpretata con spirito pi
paliesco che decoubertiano. Lo ammetto, se arrivo primo meglio.
Nelle mie tasche prosegue Pasticca - non mancano mai un blocchetto notes
e un mozzicone di lapis. Tengo sempre almeno un foglio di carta con me,
persino di notte sotto al cuscino, perch lidea per un gioco pu venirti in
qualsiasi momento, magari sullautobus, per strada o nel dormiveglia e se poi ti
scappa, difficile recuperarla.
Siena e il suo territorio risultano spesso protagonisti delle sue opere
enigmistiche. Ad esempio, Benucci ha preso spunto dal Cimitero Monumentale
della Misericordia per creare una serie di struggenti enigmi, una sorta di Spoon
River degli affetti senesi, ha parlato del sacrificio degli studenti di Curtatone e
Montanara o di Garibaldi alle Terme di Rapolano nella silloge sullUnit dItalia,
mentre resta indelebile la genialit di un altro pluripremiato enigma, con
soluzione lo stemma araldico, che trattava della scomparsa di Italo Calvino,
avvenuta a Siena il 19 settembre 1985.
Ma Riccardo Benucci stato ed anche altro. Il suo abbrivio artistico lha
avuto giovanissimo in occasione dellincontro con Tambus e la conseguente
frequentazione della sua straordinaria Bottega. Con Tambus Riccardo collabora
alla celebre rivista Il Mangia, alla Biennale dellUmorismo e segue da vicino la
nascita del Vernacolo Clebbe.
Altro personaggio senese illustre che ha contribuito alla formazione artistica
culturale di Riccardo stato indubbiamente il Dottor Giulio Pepi, allora suo
direttore allAzienda di Turismo, dove Benucci lavorava, che tantissimo gli ha
insegnato circa gli innumerevoli e bellissimi aspetti della meravigliosa storia
della nostra citt.
Da presidente del Gruppo Stampa Autonomo di Siena sono oltremodo
orgoglioso di presentare Riccardo nella cerimonia di consegna della medaglia di
civica riconoscenza da parte del Concistoro del Mangia perch Benucci
sempre stato di fatto un collaboratore di giornali di ogni specie (ad esempio, mi
viene da citare la sua rubrica Corsivi in corpo dodici, uscita per anni sulle
pagine de La Voce del Campo).
Benucci lo ha fatto di getto, spontaneamente, senza ambire alla tessera di
giornalista pubblicista, che tuttavia potrebbe ancora ottenere, viste le
prestigiose collaborazioni a tuttoggi da lui svolte.
Un capitolo a parte lo merita il suo rapporto con la poesia:
Riccardo ha cominciato a scrivere liriche da ragazzo. Molti sono i libri di poesie
da lui pubblicati: Notturno con lepre (Cesati Editore), Il bar degli indovini
(La Copia Editore con prefazione di Roberto Barzanti e la post prefazione di
Carlo Fini) e Andante verso (Betti Editore con prefazione di Luigi Oliveto).
Vincitore assoluto del Premio Casentino 1988, nel 2014 si aggiudicato il primo
posto del Concorso del Sonetto bandito dal sito Siamo di Sienasiamo fatti
cos.
Fondatore nel 2002 , assieme alla pittrice Annamaria Pagani, del Circolo
Culturale dei Lenti di Siena, di cui Presidente da oltre un decennio. Ha

allestito nel tempo numerose iniziative (cinquanta e passa mostre di pittura e


fotografia, presentazioni di libri, incontri/scontri di poesia).

Ha poi pubblicato un romanzo breve Trenta notti e una stella, oltre a un


saggio sulla storia dellAzienda Autonoma di Turismo di Siena. Nelloccasione il
Dottor Giulio Pepi lo fece lavorare in una specie di soffitta appartata e gli intim
di farsi rivedere solo quando il lavoro di ricerca sarebbe stato completato.
Ha scritto pure un romanzo a met tra lo storico e il fantastico, Il risveglio di
Horatio, anchesso ambientato fra le nostre mura e secondo classificato nel
recente Premio Letterario Citt di Siena.
La nostra citt ha su Riccardo leffetto di una magia inesausta: lui lama con un
sentimento che non ha limiti, in maniera immensa, lapprezza in ogni angolo, in
ogni vicolo, in ogni scorrere di umori sotto le sue pietre, in ogni giardino e
ritaglio di verde, anche il pi povero e umile. Ne adora i silenzi e i suoni.
Di continuo la bellezza e il fascino della nostra citt hanno ispirato Riccardo
nella scrittura dei suoi versi come in Notturno con lepre, dal registro
romantico e bohmienne, mentre Il bar degli indovini tutto incentrato sulla
palpitante esistenza del rione dove ha vissuto per una diecina danni, nel
neoclassico palazzo Trallori di via San Martino. Il suo seguito, I resti di
Cartagine, risultato vincitore del Primo Premio Letterario Citt di Siena e
sar stampato dalleditore Il Leccio nel prossimo autunno.
Anche la Contrada della Torre ha potuto contare sul suo appassionato apporto
artistico: Riccardo ha infatti collaborato ai numeri unici delle vittorie del 2005 e
del 2015. socio del Circolo Culturale I Battilana della Contrada della Torre
presieduto da Luca Bonomi.

Immagino, anzi, so per certo, che oggi Benucci si senta emozionato due volte:
ci deriva dal fatto che un po gioca in casa in quanto dal 1982 sino al 2000, in
qualit di dipendente dellAzienda di Promozione Turistica, ha curato con
entusiasmo e tatto proprio la Segreteria del Premio Mangia. Per anni, suoi sono
stati i testi delle pergamene, poi illustrate da Irio Sbardellati e Vita di
Benedetto.
Fervido tifoso della Robur, ha descritto in ogni modo, con articoli sulle pagine
dei periodici Il Bianconero e Il Fedelissimo, lepopea della Robur.
Riccardo, impiegato presso il Settore Ambiente della Regione Toscana nel
Presidio di Siena, e da sempre sensibile alle tematiche ambientalistiche, stato
fondatore nel 1975 della Sezione senese del Centro Studi e Iniziative
Ecologiche Kronos 1991, ed attivo nel mondo della politica e del sindacato;
dal 2001 al 2006 stato vicepresidente, della Circoscrizione 5 del Comune di
Siena.
Tutto importante, ma niente forse vale il sacro fuoco della poesia. Per questo ho
chiesto a Riccardo di lasciarmi leggere alcuni versi a lui cari. Queste due brevi

liriche sono entrambe incentrate su un modesto oggetto ormai in disuso, la


cassetta per le lettere, la prima, una cassetta senese, di citt, che gli faceva
compagnia quando abitava in via San Martino, laltra, quasi abbandonata, di
campagna.

<<Trabocca
la rossa cassetta
tra brocche di rame
e sonagli.
Sul muro
si spegne
il suo corno
danzante.
Curioso sarebbe
buttarci una foglia.
Vedere a che autunno
ritorna>>.
***
<<Di un paese non guardo,
allinizio, i palazzi,
n le chiese, i musei,
le statue dei personaggi.
Cerco subito in piazza
quellunica cassetta,
inquieta ed isolata
come una noia
lezza.
La riempio con pochi,
immaginari versi,
le incollo un bollo
verde, le porgo
i complimenti.
Rovente poi la lascio
al frullo della sera.
Quellunica cassetta
per lettere damore
a primavera>>.

Andrea Sbardellati

Siena, 15 agosto 2016


Fazio Fabbrini - medaglia di civica riconoscenza - 15 agosto 2016
Presentazione di Duccio Balestracci
"Ah, lei viene da Siena? Bellissima citt. Mi hanno detto che ora anche pi
bella perch hanno chiuso il traffico. E' vero?" "Eh s, vero. L'ho fatto chiudere
io". Il dialogo non una pice di teatrino comico: la conversazione realmente
avvenuta a Londra fra un parlamentare britannico e Fazio Fabbrini, ormai da
tempo non pi sindaco di Siena. La decisione - presa nel 1965 - aveva fatto
scalpore: ne avevano parlato i giornali di tutto il mondo; il Times aveva
dedicato un ammirato articolo, nel maggio del 1965, alla rivoluzionaria
decisione. Se quella di Fabbrini era stata una scommessa ardimentosa, l'eco
che aveva avuto dimostrava che quella scommessa era stata vinta, perch per
tutti, ormai, Fazio era il sindaco che aveva tolto, per primo, le auto da un centro
storico di una citt d'arte italiana.
E s che Fabbrini, sindaco, era diventato, non diciamo per caso, ma certamente
per una di quelle inaspettate curvature della vita di una persona che viene
chiamata a fare una cosa che era l'ultima che si era immaginata di fare.
Quando fai il politico di professione - racconta egli stesso - accetti di fare quel
che reputano che tu sia adatto a fare. Ma in quel 1965 in cui fu eletto sindaco,
Fabbrini era, appunto, in tutt'altre faccende affaccendato. Era a Roma, membro
del comitato centrale del Partito Comunista ad occuparsi prevalentemente di
problemi economici: incarico che aveva assunto a 36 anni ( nato il 5 febbraio
1926) dopo una giovent che lo aveva visto partigiano della formazione
"Mencatelli" sull'Amiata, poi segretario del movimento giovanile comunista di
Siena, poi docente di economia politica alla scuola di partito delle Frattocchie.
Ma in quel 1965, a Siena, non c'era accordo sul nome da designare come
candidato a succedere al sindaco Ugo Bartalini. La dialettica politica, in citt,
era al calor bianco: la discussione coinvolgeva i partiti che avevano
tradizionalmente formato la maggioranza di governo comunale e si irradiava
all'interno stesso di essi in confronti serrati e anche aspri.
Il nome di Fabbrini fu quello su cui si trov, alla fine, convergenza e che rese
possibile l'accordo per scegliere il primo cittadino e Fazio torn in Toscana.
Fabbrini, peraltro, sarebbe rimasto sindaco per breve tempo, appena un anno e
mezzo, dal gennaio 1965 al luglio 1966, prima che le turbolenze politiche
consegnassero il comune a due anni e mezzo di commissario prefettizio. Ma in
quell'anno e mezzo Fabbrini fece vedere di che pasta era fatto. Si trov subito
ad affrontare un problema delicatissimo: tutelare l'intuizione di Piccinato che,
nel suo piano regolatore di met degli anni Cinquanta, aveva individuato nelle
aree verdi di Siena una caratteristica urbanistica, storica, identitaria da
mantenere e valorizzare.
Le aree verdi comprese dentro le mura, non dimentichiamocelo, si erano
salvate per puro caso dalla loro cancellazione. Se non fosse scoppiata la guerra

sarebbe probabilmente andata a buon porto la sciagurata proposta di edificarle


in modo da contenere, come si disse, tutta Siena entro le mura. Quando,
tornata la pace, c'era stato bisogno di studiare l'assetto che la nuova citt
avrebbe avuto, il piano regolatore affidato a Luigi Piccinato aveva intuito che le
aree verdi erano una caratteristica storica e un valore da salvare.
Ma a met degli anni Sessanta la tentazione di rimettere mani e cemento sulle
valli era tornata a farsi sentire. Aleggiava la proposta di tagliare le mura
all'altezza di via Baldassarre Peruzzi e di costruire uno stradone che tranciando
la Valle di Follonica permettesse alle auto di raggiungere San Francesco.

E fu proprio Fabbrini che lanci un appello che divenne uno slogan e un grido di
battaglia: "Le valli verdi non si toccano". La sua determinazione fu vincente, e
le idee di introdurre varianti o di rimettere in discussione le acquisizioni del
piano Piccinato rientrarono.
Per vincere la battaglia sulle aree verdi, Fabbrini aveva dietro la maggior parte
dell'opinione pubblica cittadina; poteva contare sull'appoggio politico dei partiti
che sostenevano la sua giunta; si giovava della collaborazione di assessori
giovani, competenti e agguerriti come Augusto Mazzini. Ma Fabbrini aveva
anche la consapevolezza che battaglie come questa della salvaguardia
dell'immagine e della sostanza culturale di una citt non si portano in fondo se
non si aggrediscono le motivazioni prime che le scatenano.
E la motivazione prima era costituita, in quella met di anni Sessanta, dal
problema del traffico cittadino. Siena era cambiata: la crisi della mezzadria e
l'esodo dalle campagne avevano creato un inurbamento che stava
trasformando la sua facies suburbana (sono - questi - anche gli anni in cui c'
da governare lo sviluppo urbanistico a nord della citt, tenendo sotto controllo
speculazione e abuso del territorio). Al tempo stesso, il boom economico del
quale l'Italia stava godendo, aveva creato un problema che Piccinato non era
stato in grado di prevedere: la motorizzazione privata di massa.
Andava risolto il problema del traffico nella citt, se si voleva, al tempo stesso,
salvare la qualit della vita di Siena e, con questo salvataggio, creare il
presupposto anche per blindare l'intangibilit delle aree verdi e della
conformazione urbana di Siena.
Gi Aldo Cairola, per parte sua, in un articolo (per la "Balzana") del 1962 aveva
messo in luce l'assurdit della presenza del traffico veicolare in strade che
avevano un impianto previsto per pedoni e tutt'al pi per cavalli e carri, ma che
erano improponibili per le automobili e per l'effetto che le emissioni dei motori
creavano sulle delicate, centenarie, architetture della citt. Nello stesso anno,
sensibile a questo allarme, l'allora sindaco Bartalini aveva proibito che si
parcheggiasse in Piazza del Campo dove, fino a quel momento, si poteva
tranquillamente lasciare l'auto sulla parte lastricata, con il muso perpendicolare
all'ammattonato.

C'era, del resto, a sostenere l'intuizione di Fabbrini e dei suoi collaboratori, un


movimento importante che si batteva per lo stesso scopo, Italia Nostra, che
offr, nell'occasione, una sponda di fondamentale importanza anche grazie alla
convinta adesione al progetto da parte di un intellettuale esponente dei quadri
dirigenti di questa associazione, l'architetto Achille Neri.
Fabbrini sapeva perfettamente che la sua decisione avrebbe scatenato
l'inferno. Cosa che puntualmente accadde.
I commercianti (non tutti, ma parecchi s) tirarono gi le saracinesche in segno
di protesta. Gli automobilisti (non tutti, ma parecchi s) inscenarono una
rumorosa manifestazione sfilando in auto per le vie cittadine e dando vita ad
un concerto di clacson sotto le finestre del palazzo comunale. Al sindaco, alla
giunta, ai loro sostenitori fu rinfacciato di tutto. C'erano, a far fronte contro il
provvedimento, l'Associazione Industriali, i commercianti, l'Ordine dei Medici.
Per parte loro, l'Automobil Club e l'Opera Metropolitana si appellarono
addirittura al Ministero dei Lavori Pubblici e la giunta dovette far ricorso a fior
di giuristi per dimostrare la legittimit della scelta.

La decisione non fu rimangiata: il blocco del centro storico rimase, anche se ci


furono dei ripensamenti e parziali marce indietro quando al comune arriv il
commissario prefettizio. Tornata l'amministrazione in mano a giunte
regolarmente elette, la chiusura fu riconfermata e anzi, nel 1972, sindaco
Roberto Barzanti, fu addirittura estesa.
Nel frattempo, per, la scelta aveva fatto scuola. Nel 1973 i pi noti urbanisti
convennero a Siena per studiare il modello di citt proposto dal piano Piccinato
coniugato con la chiusura del traffico. L'anno successivo, proprio Fabbrini, in un
intervento al Parlamento Europeo indicava il modello senese come un
manifesto al quale ispirarsi da parte dell'intera Europa, forte anche della
constatazione, come egli stesso dichiar, che, a quella data, la decisione era
ormai condivisa anche da quanti, all'inizio, vi si erano opposti.
Fabbrini aveva un altro sogno, come sindaco, ma questo non riusc a
realizzarlo: dotare Siena di un Palazzo della Cultura (non palazzo dei congressi,
come fu definito con l'intento di sminuirne la portata) da affidare ad un
architetto di fama mondiale, il finlandese Alvar Aalto, che ne aveva identificato
la collocazione nell'area della fortezza, in una posizione di dialogo
architettonico ed urbanistico con il tessuto storico antico di Siena. Nelle idee
dei progettisti doveva essere un centro "produttore" di cultura, un polo che
catalizzasse le ricchezze culturali di una citt che poteva contare su realt
quale l'Universit e l'Accademia Chigiana; che disponeva di un serbatoio di
ricchezza architettonica e artistica come poche altre.
Il sogno non si realizz. Questa volta non si cre nessuna trasversale sinergia
virtuosa come era stato per la difesa delle aree verdi. E il progetto abort. E
Siena perse un'occasione. Importante. Non la sola importante che abbia
perduto, ma certamente una di quelle molto importanti.
Poi la vita di Fabbrini prese altre strade. Nel 1968 fu eletto senatore (uno dei
pi giovani) e dopo pochissimo fu designato, con altri esponenti del suo partito
che portavano nomi quali Giorgio Amendola o Nilde Jotti, a far parte del gruppo
italiano al parlamento europeo. L continu i suoi amati studi di politica
economica e ci che aveva studiato e insegnato pot, poi, metterlo in

applicazione pratica dal 1986, quando lasci l'attivit di parlamentare per


entrare a far parte della deputazione amministratrice del Monte dei Paschi.
Il suo sarebbe, anche solo per questi impegni, un palmares di prim'ordine. Ma
per noi, per Siena, per tutti, rester sopratutto il sindaco che ebbe il coraggio o
l'incoscienza di regalare ai senesi una citt a misura d'uomo perch, come
ebbe a dichiarare egli stesso, era dovere suo e degli altri come lui farsi carico
della "responsabilit di salvaguardare e valorizzare i tanti centri storici delle
citt che la storia ha affidato alla nostra sensibilit e alla nostra custodia [e
che] rappresentano una testimonianza viva e ammirevole della nostra civilt".
Era una grande lezione.
E' una grande lezione.
Anche oggi che il centro resta chiuso al traffico, ma altri non meno gravi
problemi convocano amministratori e cittadini per salvaguardarlo.
Il centro non muore solo di traffico. Fabbrini ebbe il coraggio di eliminargli
questa causa di morte. Che la sua lezione serva per eliminargli le altre, non
meno pericolose, cause attuali.

Potrebbero piacerti anche