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MAGGIO 2010
NEWSLETTER
Trifirò & Partners Avvocati
Editoriale
La nostra newsletter raggiunge e supera il terzo compleanno!
Siamo al N° 36: un bel traguardo, che ci stimola a proseguire.
In questi anni la newsletter ha sempre cercato di migliorarsi e si è arricchita di
novità, offrendo ai propri lettori un contributo di contenuti di qualità, sia in tema di
Diritto del Lavoro, che in tema di Diritto Civile e Assicurativo.
Con la stessa filosofia opera il nostro Studio, ampliando i propri servizi, anche
attraverso l’istituzione di nuove sedi (ultima quella di Trento, oramai una realtà),
sempre all’insegna dell’attenzione alle esigenze dei clienti, alla qualità e alla
tempestività dell’attività professionale prestata.
Vorremmo poter trovare riscontri di analoga qualità nella nostra legislazione.
Nella scorsa newsletter abbiamo ripercorso l’iter legislativo del cosiddetto
“Collegato Lavoro”: un iter travagliato, che in questo mese si è ulteriormente
complicato con emendamenti e contro emendamenti, come ricordiamo in un
intervento sul blog JOBtalk. Dopo il passaggio alla Camera, se ne sta discutendo
in Senato e, poiché - verosimilmente - il testo sarà modificato, dovrà esservi un
nuovo passaggio alla Camera dei Deputati per la definitiva approvazione, prima
SOMMARIO che il provvedimento sia promulgato dal Presidente della Repubblica e
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Ne riparleremo nella prossima newsletter.
✦ EDITORIALE Venendo al contenuto di questo numero della nostra newsletter, Vi proponiamo
nell’Attualità della sezione dedicata al Diritto del Lavoro una riflessione sulle
✦ DIRITTO DEL LAVORO nuove regole relative alla videosorveglianza, emanate dal Garante per la
privacy con il provvedimento 8 Aprile 2010.
✦ ATTUALITÀ 2
Segue la “Sentenza del mese”, che tratta un interessante caso in tema di
✦ LE NOSTRE SENTENZE 4 licenziamento intimato per il rifiuto di svolgere le proprie mansioni; fra
“Le Nostre sentenze” riprendiamo la tematica del licenziamento ed
✦ RAPPORTO DI AGENZIA 6 aggiungiamo due sentenze in tema di lavoro straordinario. Segue il
“Rapporto di Agenzia”, in cui si propone un caso relativo alla indennità di
✦ CIVILE, COMMERCIALE, incasso.
ASSICURATIVO Nella sezione del Diritto Civile si commenta una sentenza della Suprema Corte
in tema di concorrenza sleale tra imprese e storno di dipendenti, mentre fra
✦ ATTUALITÀ 7 le “Nostre sentenze” abbiamo scelto una pronuncia della Suprema Corte in
materia assicurativa. E sempre in tale materia vi è l’usuale sezione con
✦ LE NOSTRE SENTENZE 8 interessanti casi riguardanti le assicurazioni.
“Il Punto su…” ci propone un intervento in tema di rischio da stress, che a
✦ ASSICURAZIONI 8
partire dal prossimo mese di agosto dovrà obbligatoriamente essere valutato, così
come disposto dal testo Unico in materia di sicurezza del lavoro (D.Lgs. n.
✦ IL PUNTO SU... 10
81/2008).
✦ EVENTI 11 A concludere la sezione Eventi e l’usuale rassegna stampa.
Buona lettura e arrivederci al prossimo numero.
✦ RASSEGNA STAMPA 12
Stefano Beretta e il Comitato di Redazione composto da: Stefano Trifirò,
✦ CONTATTI 13 Marina Tona, Francesco Autelitano, Luca D’Arco, Teresa Cofano, Claudio
Ponari, Tommaso Targa e Diego Meucci
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installate su veicoli adibiti al servizio di linea per il vedano coinvolto il personale dipendente,
trasporto di persone (artt. 82, 85-87, d.lg. 30 possono essere assimilati ai trattamenti
aprile 1992, n. 285, “Nuovo codice della strada”) temporanei finalizzati alla pubblicazione
o su veicoli addetti al servizio di noleggio con o c c a s i o n a l e d i a r t i c o l i , s a g g i e d a l t re
conducente e servizio di piazza (taxi) per trasporto manifestazioni del pensiero.
di persone (le quali non devono riprendere in
modo stabile la postazione di guida, e le cui In tal caso, alle stesse si applicano le disposizioni
immagini, raccolte per finalità di sicurezza e di sull'attività giornalistica contenute nel Codice (artt.
eventuale accertamento di illeciti, non possono 136 e ss.), fermi restando, comunque, i limiti al
essere utilizzate per controlli, anche indiretti, diritto di cronaca posti a tutela della riservatezza,
sull'attività lavorativa degli addetti v. punto 4.4. nonché l'osservanza del codice deontologico per
“Sicurezza nel trasporto pubblico”) l'attività giornalistica ed il diritto del lavoratore a
tutelare la propria immagine opponendosi, per
Il mancato rispetto di quanto sopra motivi legittimi, alla sua diffusione (art. 7, comma
prescritto comporta l'applicazione della 4, lett. a), del Codice).
sanzione amministrativa stabilita dall'art.
162, comma 2-ter, del Codice. L'utilizzo di
sistemi di videosorveglianza preordinati al
controllo a distanza dei lavoratori o ad effettuare Link: www.garanteprivacy.it
indagini sulle loro opinioni integra la fattispecie
✦Provvedimento in materia di
di reato prevista dall'art. 171 del Codice.
videosorveglianza - 8 Aprile 2010
Sotto un diverso profilo, eventuali riprese televisive ✦Vademecum
sui luoghi di lavoro per documentare attività od Gazzetta Ufficiale n. 99 del 29 Aprile 2010
operazioni solo per scopi divulgativi o di
comunicazione istituzionale o aziendale, e che
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Le Nostre Sentenze
LA SENTENZA DEL MESE
RIFIUTO SVOLGIMENTO NUOVE MANSIONI – LEGITTIMITÀ LICENZIAMENTO
(Tribunale di Busto Arsizio, 12 aprile 2010)
Un lavoratore era stato licenziato per giusta causa perché si era rifiutato di svolgere la
prestazione che gli era stata assegnata, sostenendo di non essere tenuto a svolgere l’attività
richiesta, in quanto la Società non avrebbe, preventivamente, adempiuto agli obblighi di
sicurezza e ad una adeguata formazione.
Il lavoratore lamentava che il datore di lavoro aveva realizzato un’innovazione nella propria
organizzazione produttiva, introducendo nuove attrezzature, senza però svolgere nuova
formazione nei confronti del personale ed aveva, pertanto, preteso che gli venissero fornite
indicazioni scritte sulle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Il datore di lavoro,
per contro, rilevava come il dipendente avesse ricevuto la formazione necessaria allo
svolgimento della mansione sin dal momento della sua assunzione, precisando che
l’introduzione di nuove attrezzature aveva realizzato una modificazione migliorativa delle
condizioni di lavoro del personale, senza modificare la tecnica di svolgimento della
prestazione.
• le evidenze probatorie avevano evidenziato come nel caso trattato non fosse necessaria una
specifica attività di formazione, perché l’operazione che il lavoratore doveva svolgere non
era cambiata a seguito dell’innovazione realizzata dalla Società che, peraltro, integrava un
significativo miglioramento delle condizioni lavorative, laddove l’obbligo di nuova formazione
scattava solo in caso – non ricorrente nella specie – di insorgenza di nuovi rischi per la
salute dei prestatori;
• la pretesa del lavoratore di ricevere istruzioni scritte in merito alle modalità di svolgimento
della prestazione era del tutto illegittima non sussistendo alcun obbligo del datore di lavoro
in tal senso;
• la sanzione del licenziamento per giusta causa adottata dalla Società era da ritenersi
congrua attese le concrete modalità del rifiuto della prestazione perpetrate dal lavoratore
che aveva reiterato il suo diniego a più di un superiore gerarchico e la presenza di una
recidiva specifica presa in considerazione dalla contrattazione collettiva applicabile e
sanzionata appunto con il licenziamento per giusta causa.
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ALTRE SENTENZE
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Rapporto di agenzia
A cura di Luca Peron
Nella sentenza in commento, il Giudice ha affermato il principio per cui un’azione di ingiustificato
arricchimento (quale quella esercitata dall’agente in virtù del riferimento all’art. 2041 cod. civ.) è da
escludere allorché il diritto possa essere fatto valere con altra azione (art. 2042 cod. civ.). Di conseguenza,
per conseguire l’indennità connessa all’attività di incasso, l’agente avrebbe dovuto agire con l’azione
contrattuale, facendo valere allo scopo le disposizioni del contratto di agenzia, ove esistenti, o quelle
eventualmente di carattere integrativo previste dagli accordi economici collettivi. Sotto tale profilo,
dunque, la domanda fondata sull’art. 2041 cod. civ. è da ritenersi inammissibile. Il Giudice ha altresì
soggiunto, con riferimento all’onere della prova, che l’agente non aveva comunque fornito prova di quella
diminuzione patrimoniale in ragione della quale aveva inteso chiedere di essere indennizzato (nei limiti
dell’arricchimento); sicché, anche sotto tale profilo, la domanda sarebbe comunque infondata. Il Giudice
ha rilevato, inoltre, che il contratto di agenzia sottoscritto dalle parti nulla prevedeva né in ordine allo
svolgimento di incasso da parte dell’agente, né in ordine al correlativo compenso, con la conseguenza
che troverebbe in ogni caso applicazione l’insegnamento giurisprudenziale secondo cui è da escludere il
diritto ad un compenso per l’attività di incasso quando manchi una pattuizione negoziale per l’attribuzione
di un incarico di riscossione, da intendersi come obbligo particolare ed ulteriore dell’agente e non come
attività meramente facoltativa di riscossione che l’agente può svolgere nel proprio interesse. In ultimo, il
Giudice ha rilevato che l’art. 6 dell’AEC fa specifico riferimento all’ipotesi in cui all’agente sia affidato un
incarico continuativo di provvedere agli incassi (sempre che non si tratti di casi presso clienti morosi,
giacché in tale ipotesi l’indennità non spetta) e alla necessità che sull’agente gravi una specifica
responsabilità per errore contabile; circostanze che, nel caso di specie, non erano state nemmeno
dedotte dall’agente. In altre parole, viene confermato l’orientamento rigoroso in punto di diritto dell’agente
ad un’indennità ulteriore per l’eventuale attività di incasso.
(Causa curata da Luca Peron)
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Civile, Commerciale,
Assicurativo
Attualità
CONCORRENZA SLEALE TRA risolvendosi in censure di merito, non potevano
IMPRESE E STORNO DI essere valutati in sede di legittimità. Ciò premesso –
secondo la Cassazione - gli elementi indicati da Alfa
DIPENDENTI non potevano comprovare univocamente l’assunto
A cura di Francesco Autelitano e sul quale la ricorrente fondava la sua pretesa
Francesco Cristiano risarcitoria, ovverosia che l’attività concorrenziale di
Beta si era sviluppata grazie alla rivelazione di segreti
(Cassazione civile sez. I, 30 ottobre 2009, n. industriali da parte di Tizio e non semplicemente
23045) nell’ambito del lecito vantaggio conseguito da un
concorrente nell’avvalersi di una persona esperta, le
La Società Alfa conveniva in giudizio la società Beta e cui competenze tecnologiche si erano affinate presso
i sig.ri Tizio e Caio, asserendo che essi, già dipendenti altra azienda, operante nel medesimo settore di
dell’attrice e poi assunti dalla convenuta, avevano attività.
rivelato a quest’ultima segreti industriali utilizzati da
Alfa e ciò aveva permesso a Beta di Le regole della concorrenza – osserva la Corte di
commercializzare, in breve tempo, un prodotto Cassazione – consentono infatti all’impresa di
concorrenziale, con sottrazione di clientela e relativo scegliere sul mercato i collaboratori e dipendenti che
pregiudizio patrimoniale. Alfa chiedeva, pertanto, abbiano le maggiori conoscenze e le più approfondite
l’inibitoria in capo ai convenuti della rivelazione a e s p e r i e n z e n e l l o s p e c i fi c o s e t t o r e .
terzi di segreti industriali e dell’attuazione del Conseguentemente, l’esistenza di segreti industriali e
procedimento industriale, nonché la distruzione degli la conoscenza, o quantomeno la conoscibilità, di essi
impianti destinati all’attuazione del procedimento in da parte di Tizio, non significava poter considerare
questione, la condanna al risarcimento del danno e la accertato che costui si fosse fatto latore di
pubblicazione della sentenza su quotidiani nazionali. rivelazioni in proposito a favore di Beta, sua nuova
datrice di lavoro. Tali rivelazioni non erano, invero,
Soccombente in entrambi i gradi di merito, Alfa emerse chiaramente dagli atti di causa, sicché le
ricorreva per cassazione, in particolare, asserendo argomentazioni addotte da Alfa non potevano
che non era stato considerato che: vi era stata ritenersi idonee a provare la concorrenza sleale.
concomitanza tra l’attività di ricerca presso Beta e
l’assunzione di Tizio; il nuovo procedimento
industriale di Beta era stato realizzato con estrema Quanto ai rilievi svolti con riferimento allo storno
rapidità; i prodotti di Alfa e Beta erano del personale dipendente, la Cassazione ha ritenuto
sostanzialmente corrispondenti, pur a fronte di una condivisibile l’assunto fatto proprio dalla pronuncia
coincidenza solo parziale tra i rispettivi procedimenti gravata, secondo cui l’assunzione di Tizio e Caio era
di fabbricazione. da imputare all’elevato livello professionale dei due
dipendenti, di modo che difettava in capo a Beta
La Suprema Corte, nel respingere il ricorso, ha l’animus nocendi necessario ai fini dell’integrazione
evidenziato anzitutto che i rilievi della ricorrente, dell’illecito concorrenziale.
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Le Nostre Sentenze
RICHIESTA DI INDENNIZZO DANNI SUBITI IN OCCASIONE DI UNA
RAPINA - INOPERATIVITÀ DELLA COPERTURA ASSICURATIVA
(Tribunale di Roma, 22 gennaio 2010)
Un assicurato chiedeva alla Compagnia di assicurazione con la quale aveva stipulato una polizza
danni (furto e rapina) di essere indennizzato dei danni subiti in occasione di una rapina avvenuta
presso la propria abitazione. La Compagnia si opponeva alla richiesta, eccependo la inoperatività della
copertura assicurativa, in quanto, in precedenza, l’assicurato aveva subito analogo sinistro a seguito
del quale era stato indennizzato con la liquidazione, in suo favore, dell’intero massimale di polizza, ma
non aveva provveduto, contestualmente, a pagare il rateo di premio in modo da consentire il reintegro
del capitale assicurato. La polizza prevedeva, infatti, una clausola in virtù della quale il contraente si
impegnava a corrispondere il rateo di premio in occasione della riscossione dell’indennizzo, pena, in
caso contrario, la non operatività del reintegro e, conseguentemente, della garanzia. L’assicurato
replicava che il mancato pagamento del rateo di premio era dipeso dalla mancata comunicazione, da
parte della Compagnia, dell’esatto ammontare del rateo dovuto. Con sentenza n. 1598 del 22
gennaio 2010 il Tribunale di Roma ha ritenuto che l’interpretazione letterale della clausola contrattuale
subordina la liquidazione dell’indennizzo per il (secondo) sinistro all’avvenuto reintegro del capitale
assicurato, in mancanza del quale la Compagnia non è tenuta al pagamento, essendo esaurito il
massimale. Il Tribunale ha, inoltre, precisato che la mancata comunicazione all’assicurato, da parte
della Compagnia, dell’importo del rateo da pagare, non comporta la reviviscenza dell’obbligo di
indennizzo. Sotto tale ultimo profilo, la sentenza è di particolare interesse in quanto suggerisce
all’attore un possibile strumento alternativo di azione. Vi è, tuttavia, da considerare che nessuna
clausola di polizza prevedeva, a carico della Compagnia, l’obbligo di richiedere all’assicurato il
reintegro del capitale dopo il sinistro; per percorrere la strada prospettata dal Tribunale occorrerebbe
individuare il fondamento normativo di un obbligo siffatto ricorrendo ai principi generali di cui agli artt.
1375 c.c. e 1175 c.c.. Tuttavia, secondo la Corte di Cassazione (Sent. 30.12.1997 n. 13131), i principi
di correttezza e buona fede, di cui agli art. 1175 e 1375, sono stati codificati dal legislatore come
regulae iuris di carattere generale con esclusivo riferimento ai rapporti precontrattuali ed
all’interpretazione del negozio medesimo e non anche con riguardo al contenuto del negozio
medesimo, nel senso che i contraenti possono comporre i loro interessi concordando del tutto
liberamente il contenuto del contratto.
(Causa curata da Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano)
Assicurazioni
A cura di Bonaventura Minutolo e Teresa Cofano
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Il Punto su...
A cura di Vittorio Provera
A partire dal prossimo mese di agosto diviene obbligatorio, per ogni datore di lavoro (azienda
piccola o grande che sia), porre in essere la valutazione del rischio stress da lavoro – correlato.
Infatti, all’art. 28 del Testo Unico in materia di sicurezza (Decreto legislativo 81/2008) - in conformità ai
principi dell’Accordo Europeo 8 ottobre 2004 ed a fronte delle modifiche introdotte dal decreto legislativo
106/2009 - è stato imposto di procedere alla valutazione del rischio da stress da lavoro correlato, nel
rispetto di quelle che dovrebbero essere le esplicite indicazioni previste dalla Commissione Consultiva
Permanente. Sempre il citato art. 28 prevede che, in assenza di tali indicazioni (come è nella fattispecie),
l’obbligo di valutazione decorra comunque dal 1 agosto 2010. In questo quadro, piuttosto
frequente nel nostro sistema, è stata approvata il 25 marzo u.s., dal Coordinamento Tecnico
Interregionale della Prevenzione nei luoghi di lavoro (un organismo tecnico interregionale), una vera e
propria guida operativa per la valutazione e gestione di questo fenomeno. Il Documento affronta, fra gli
altri, gli aspetti generali della valutazione del rischio; il percorso di valutazione e gestione del
medesimo; i criteri e metodi di valutazione; la sorveglianza sanitaria ed il ruolo dei servizi di
prevenzione e vigilanza.
Non è questa la sede per una illustrazione di questo complesso studio; tuttavia è cosa utile fornire alcuni
dati estrapolati dal medesimo, assai significativi per comprendere l’importanza, a livello globale, del
problema. Infatti, lo stress legato al lavoro (che ricomprende anche diversi fenomeni quali, ad esempio, il
burnout, patologia stressogena che colpisce le persone che esercitano professioni di aiuto/assistenza/
insegnamento, allorché detti operatori non sono più in grado di rispondere in modo adeguato ai carichi
eccessivi di stress derivanti dal loro lavoro; il mobbing, ecc..) è attualmente responsabile di una
percentuale tra il 50 ed il 60% delle giornate lavorative perse nell’arco di un anno.
Recenti ricerche effettuate nei Paesi dell’Unione Europea mettono in evidenza come il disagio
lavorativo e le relative patologie occupano il secondo posto tra i problemi di salute indicati dai
lavoratori ed interessa circa il 22% dei lavoratori in Europa. In Italia la percentuale si attesta al 27%
(peraltro è, purtroppo, noto che, almeno nel nostro Paese, vi sono anche non rari episodi di abuso del
richiamo a presunte patologie stressogene a fini meramente economici, con pregiudizio anche per la
valutazione delle reali situazioni di sofferenza). Nel 2002 l’Unione Europea valutava che il costo economico
dello stress legato all’attività lavorativa era pari a 20 miliardi di euro. Tutti gli Enti specializzati e di ricerca,
pubblici e privati, sono concordi nel ritenere che il fenomeno sia in fase di progresso e di aggravamento a
causa dei cambiamenti nell’attività e nel mondo del lavoro; in particolare sono state individuate cinque
aree che possono influire negativamente sui rischi psicosociali:
✦utilizzodi nuove forme di contratti di lavoro (contratti precari), nonché l’attuale incertezza ed insicurezza
del lavoro;
✦incremento dell’età media della forza lavoro impiegata (con l’aumento dell’età la stessa diviene poco
flessibile e poco adattabile ai cambiamenti);
✦glialti carichi di lavoro, anche a fronte della introduzione di nuove tecnologie (nei settori del terziario e/o
nelle attività amministrative e finanziarie, ad esempio, internet e posta elettronica hanno contribuito a
moltiplicare le funzioni richieste e ad abbreviare i tempi di risposta), con possibili pressioni sugli addetti;
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✦la
tensione emotiva per comportamenti violenti e patologie, impongono un sistema organizzativo di
molesti sul lavoro; rilevazione degli indicatori di rischio e dei
comportamenti riconducibili a stress che possa
✦interferenze e squilibrio tra lavoro e vita privata
operare costantemente nel tempo e che sia
(anche in questo caso le moderne tecnologie
possono aver determinato una ingerenza sensibile alle variazioni delle situazioni e delle
sempre maggiore dell’attività anche durante condizioni oggettive e soggettive. In altre parole,
periodi di cosiddetta vita privata). anche seguendo le conclusioni contenute nel
predetto Documento del Coordinamento Tecnico
Da ciò consegue la necessità, per rispondere Interregionale, la valutazione del rischio di stress
alle prescrizioni normative e per valutare e lavoro correlato, non può concludersi con una
fronteggiare i diversi fattori, che le Aziende generica attestazione di assenza di rischio, poiché
analizzino puntualmente la loro organizzazione in questo caso il pericolo potenziale esiste
secondo un percorso che prenda in esame tutte sempre, anche se vi sono ovviamente attività e
le diverse variabili e che permetta, fra gli altri, di mansioni con maggiore esposizione.
adottare un processo di valutazione dei rischi
che sia dinamico e non statico.
“I controlli a distanza e i controlli tecnologici nello Statuto dei Lavoratori e nella recente
evoluzione giurisprudenziale”
✦Il coordinamento tra le disposizioni dello Statuto dei Lavoratori, le altre discipline di settore e le disposizioni del
Codice della privacy
✦La necessità di un accordo sindacale specifico sulle apparecchiature di controllo a distanza dei lavoratori
✦I contenuti degli accordi sindacali ex Art. 4 dello Statuto dei Lavoratori
✦Le facoltà di controllo sull’utilizzo degli strumenti di lavoro. Controlli a distanza e controlli diretti
Programma
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RASSEGNA
STAMPA ✦BLOG JOBtalk - JOB24 - IL SOLE 24 ORE: 18/05/10
twitter 24job http://twitter.com/24job
“Arbitrato e lavoro precario: il tormentato iter del collegato lavoro
prosegue..”
di Stefano Beretta
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