2010/2011
rg
ANALISI DI BILANCIO I
F. Giunta
LEZIONE 20
2010/2011
www.analisidibilancio.it
2010/2011
www.analisidibilancio.it
2010/2011
www.analisidibilancio.it
2010/2011
ricalcolate. 2 In questo senso, il ROE viene talvolta indicato nella prassi dellanalisi finanziaria
nazionale con lacronimo ROEAST, ossia ROE ante componenti di reddito straordinari e imposte,
intendendo per componenti straordinari tutti i valori a suo tempo definiti non ripetibili.
Ovviamente, la misura della redditivit netta pu essere ottenuta anche considerando il reddito
netto di bilancio; laddove siano presenti componenti non ripetibili, si ottiene, per, una misura che
non esprime la stabilizzata attitudine dellimpresa a generare reddito negli esercizi futuri.
Il valore del capitale netto a denominatore quello derivante dalla media fra i valore allinizio
e alla fine del periodo amministrativo osservato. Sempre con riferimento al denominatore, si pone
la questione se il capitale netto di fine anno deve comprendere o meno il reddito prodotto
nellesercizio. Volendo giungere a determinare un tasso reale e non puramente finanziario di
redditivit necessario tener presente che lutile si viene gradualmente formando durante lanno
e che esso automaticamente reinvestito nellattivit di gestione; dunque, ogni unit di reddito
che si forma concorre alla produzione delle unit successive. Per queste ragioni, il netto di fine
anno dovrebbe comprendere anche il risultato dellesercizio.
Linterpretazione del livello assunto dal ROE apparentemente agevole: in generale, pi alto
il tasso di remunerazione del capitale di rischio, meglio , perch maggiore la capacit potenziale
dellimpresa di generare free cash flow to equity. La valutazione pu essere, inoltre, corroborata
dal confronto con il tasso di remunerazione medio del settore in cui limpresa opera.
Per cogliere appieno il contributo del rendimento del capitale di rischio alla crescita del valore
fondamentale dellimpresa occorre, tuttavia, considerare come termine di confronto del ROE il
costo del capitale di rischio Ke.3 Il ROE, infatti, misura quanto quel capitale, una volta impiegato
nella gestione, ha fruttato. E, allora evidente che solo quando ROE risulta maggiore di Ke, ossia il
rendimento dei capitali superiore alla loro remunerazione media attesa, le scelte di gestione
hanno accresciuto il valore fondamentale dellimpresa, determinando la formazione di un extraprofitto che determina un incremento del valore economico del capitale degli azionisti.
Si veda la lezione n. 6.
Si veda, in proposito, la lezione n.12. Per approfondimenti, si rimanda a ogni buon manuale di finanza aziendale.
www.analisidibilancio.it
2010/2011
RAOF (E + D) - OF x CIN
CIN x E
www.analisidibilancio.it
2010/2011
2010/2011
luguaglianza del ROE viene calcolata attribuendo, a una data variabile, il valore in t1 e alle
altre il valore in t0
fermo il valore in t1 della prima variabile considerata, il calcolo prosegue per una successiva
determinante del ROE, attribuendo a essa il valore assunto in t1 mentre il valore delle altre
variabili non ancora considerate resta quello in t0
la somma degli scostamenti fra il valore assunto volta per volta dal ROE rispetto alla
determinazione precedente dar lammontare complessivo della variazione del ROE fra t0 e
t1
lo scostamento pi alto segnala la variabile che ha contribuito maggiormente a modificare
il ROE.
2010/2011
dove:
ROI = RAOF/CIN;
LEVERAGE = CIN/ E;
IGE (Incidenza gestione extra-operativa) = reddito corrente netto/RAOF
I fattori causali individuati sono sostanzialmente gli stessi messi in campo nella formula
additivo-moltiplicativa; infatti:
ROI lo stesso indice della formula additiva;
LEVERAGE rappresenta il grado di indebitamento dellimpresa. A differenza
dellindice D/E, qui lindebitamento espresso in maniera indiretta. Si confronta,
infatti, il totale degli investimenti CIN (che ovviamente corrisponde al totale delle
fonti di finanziamento, ossia D + E) con i finanziamenti dellimpresa che provengono
direttamente o indirettamente dai soci, e che quindi esprimono capitale di rischio o
capitale netto (E). Livelli crescenti di questo indice segnalano laumento delle fonti
di terzi nella struttura finanziaria dellimpresa;
IGE rappresenta lincidenza di tutti i componenti di reddito al di sotto del
reddito ordinario ante oneri finanziari (RAOF). Si tratta, quindi, di oneri e/o
proventi derivanti dalla: gestione finanziaria passiva; gestione straordinaria;
gestione tributaria. In sostanza, lIGE una sorta di indice di sintesi in cui
confluiscono idealmente il ROD e il tax rate.
Questa forma di scomposizione del ROE presenta alcuni limiti:
a) esiste uno stretto legame di reciprocit fra il secondo (leverage) e il terzo indicatore
(IGE). E, infatti, evidente che al crescere del rapporto di indebitamento lammontare degli oneri
finanziari rilevati nel Conto Economico aumenta, causando modificazioni nel rapporto reddito
corrente netto/RAOF. Questo impedisce di compiere analisi univariate;5
b) attraverso lindice IGE si determina il contributo alla redditivit corrente netta delle aree
di gestione finanziaria passiva e tributaria (ed eventualmente dei componenti non ripetibili di
Per analisi univariate si intende una particolare metodologia di indagine che, assumendo come costanti i fattori in
gioco, fa variare un singolo elemento oggetto di osservazione e ne esamina gli effetti.
www.analisidibilancio.it
2010/2011
reddito se lanalisi condotta sulla base del reddito netto invece che di quello corrente). Tale
contributo risulta, per, confuso; tutto confluisce nel calderone dellIGE;
c) causa il limite di cui al punto precedente, lo spread fra ROI e ROD non emerge come pure
lazione moltiplicativa esercitata dallindebitamento. Tale azione emerge solo indirettamente. In
particolare, se ROE=ROI (1-t) 6 il leverage esercita un effetto nullo, se ROE>ROI (1-t), leffetto
positivo e viceversa.
In conclusione, seguendo questa strada le informazioni disponibili per lanalista risultano
ridotte. Di conseguenza, viene limitata la possibilit di compiere un primo chiaro, sia pur ancora
generale, inquadramento dellassetto economico e finanziario dellimpresa.
www.analisidibilancio.it
10
2010/2011
Attraverso i dati resi disponibili dai due confronti, lanalisi delle condizioni redditivit
netta pu essere condotta in modo pi consapevole. Qualora il confronto (ROD std - ROD)
presenti un segno positivo suona un campanello di allarme che spinge lanalista a chiedersi se
la performance del ROD nasca da circostanze agevolative. Nel qual caso, limpresa presenta un
7) Il costo medio dei prestiti bancari a breve termine nelle operazioni con la clientela solo una delle possibili configurazioni di costo del
denaro da impiegare nellanalisi comparativa proposta. Comunque, qualsiasi altro termine di riferimento si ritenga opportuno
impiegare, la logica e la metodologia di analisi non cambiano.
www.analisidibilancio.it
11
2010/2011
elevato profilo di vulnerabilit. Questa vulnerabilit destinata ad aumentare nel caso in cui lo
spread ROI-ROD risultasse positivo in forza del maggior peso esercitato dal secondo addendo
con segno positivo rispetto al primo addendo con segno negativo. Essa, infatti, opera in
condizioni di equilibrio economico solo apparenti o riflesse: le condizioni di autosufficienza del
sistema dimpresa, cio, sono assicurate da (sono il riflesso de) lintervento di terze economie.
Un semplice esempio numerico aiuter a chiarire queste affermazioni. Limpresa Rossi
presenti questi valori: ROI = 10%; ROD = 4%. Lo spread fra i tassi chiaramente positivo (104=6), cosicch lindebitamento viene a lavorare per limpresa. Supponiamo, ora, che il ROD std
sia pari al 12%. Istituendo i confronti di cui alla [1] e [2], emerge allora che...
(ROI - ROD std) = (10-12) = -2;
(ROD std - ROD) = (12-4) = +8.
Non pu sfuggire allanalista che:
Leffetto di trading chiarisce che, poste determinate condizioni, i capitali di terzi non fanno
male allimpresa ma, al contrario, consentono di coprire i fabbisogni finanziari della gestione e
accrescere il rendimento del capitale di rischio in essa investito. Nel valutare tale effetto, occorre,
per, fare attenzione alle condizioni di rischio della gestione
4.2. Redditivit degli investimenti e rischio operativo
La scomposizione del ROE mette in chiara evidenza la centralit della relazione ROI ROD.
Tale relazione fa capire: da un lato, quanto rendono i capitali investiti nellimpresa; dallaltro,
quanto costano quei capitali. In questa relazione, quindi, si ritrova il senso economico dellaffare
dimpresa e la possibilit di un suo sviluppo durevole nel tempo.
Fra i due indicatori, indubbiamente, ROI quello pi importante. Esso, infatti, sintetizza
la capacit della formula imprenditoriale di far fruttare i capitali raccolti e variamente investiti. Di
contro, ROD, specie nelle imprese di pi piccola dimensione, sintetizza condizioni vincolo,
imposte allimpresa dagli intermediari finanziari.
Ora, evidente che la redditivit lorda degli investimenti espressa dal ROI frutto,
prevalentemente, se non addirittura esclusivamente, della redditivit della gestione operativa. La
maggior parte degli investimenti che formano il CIN, infatti, sono legati alla particolare produzione
economica (o alle particolari produzioni, nel caso di imprese operanti in diverse Aree Strategiche
di Affari) che caratterizza(no) la gestione dellimpresa. In sostanza, ROI dipende largamente dalla
gestione operativa e quindi incorpora le condizioni di rischio operativo.
www.analisidibilancio.it
12
2010/2011
13
2010/2011
E+D
dove:
Ke (L) indica lequa remunerazione degli azionisti in presenza di indebitamento;
E
e D rappresentano i pesi dellEquity e del Debito rispetto al totale delle
E+D
E+D
fonti. opportuno precisare che tali pesi sono determinati sulla base dei valori di mercato
dellEquity e del Debito;
Kd indica il costo del debito.
I collegamenti fra la teoria della conservazione del valore e la relazione fra ROE e ROI
emergono chiaramente ponendo Ke (L) come incognita nella [2] ossia:
D [3]
Ke (L) = Ke(U) + [Ke(U) - Kd ]
E
Alla luce della legge di conservazione del valore, leffetto leva sarebbe, dunque, irrilevante
sulla ricchezza degli azionisti, ossia non si creerebbe n si distruggerebbe valore tramite le
manovre sulla struttura finanziaria. A ben vedere, per, laumento del rapporto di indebitamento
(D/E) accresce il rischio di fallimento dellimpresa. In caso di fallimento, come gi chiarito
affrontando il tema della solidit patrimoniale, 8 le attivit dellimpresa vengono vendute a prezzi
8
www.analisidibilancio.it
14
2010/2011
di liquidazione, in molti casi ben al di sotto del loro valore economico; limpresa , inoltre,
chiamata a sostenere costi di vendita e altri oneri legali, senza dire dei ritardi e delle inefficienze
della procedura fallimentare. Tutto questo determina una possibile perdita secca del capitale dei
creditori. Questi, di conseguenza, percependo un maggior rischio richiedono una pi alta
remunerazione del loro investimento.
Considerazioni analoghe valgono per gli azionisti. Il timore del fallimento, legato alla
crescita dellindebitamento aziendale, compromette gradualmente le relazioni fra limpresa e suoi
stakeholder: i fornitori tendono ad allontanarsi, preoccupati dei possibili mancati pagamenti; i
dipendenti migliori abbandonano limpresa in cerca di pi sicure opportunit di lavoro; i clienti
riducono gli acquisti, preoccupati per la futura disponibilit dei prodotti dellimpresa. Tutto ci
causa una decisa perdita di efficienza dei processi aziendali che si riverbera sulla redditivit
aziendale a scapito degli azionisti. Questi ultimi, inoltre, vedono nella copertura delle perdite di
liquidazione e dei costi delle procedure fallimentari, attraverso il capitale netto investito
nellimpresa, un drenaggio delle loro risorse a favore dei creditori. Di conseguenza, anchessi
tendono a scontare questa possibile perdita secca pretendendo una maggiore remunerazione del
loro capitale che determina una riduzione del prezzo delle azioni.
Quanto detto confermato dalle evidenze empiriche e sta a significare che, spingendo D/E
oltre un certo livello, cresce pi che proporzionalmente:
da un lato, il costo Kd del debito, con conseguente riduzione dello spread (ROI-ROD)
dallaltro, il costo Ke dellequity.
Esiste, dunque, un rapporto di indebitamento ottimale che massimizza il valore
fondamentale dellimpresa. Il livello ottimale di indebitamento dipende, oltre che dalla
composizione delle attivit, dal rischio operativo della gestione: maggiore il rischio operativo, pi
contenuto deve essere il livello di indebitamento della struttura finanziaria. Oltre tale soglia critica,
Ke e Kd aumentano pi che linearmente rispetto a D/E e alla conseguente crescita indotta nel
valore di ROE. La crescita di ROE, pertanto, se realizzata agendo sul debito, non necessariamente
sottintende un aumento del valore fondamentale dellimpresa, il quale anzi, pu addirittura ridursi
se lincremento di redditivit non compensa il maggior rischio che si viene a determinare e che
viene percepito dagli investitori.
15
2010/2011
Questa verifica chiama in causa il processo di distribuzione del reddito, oltre a quello di
produzione. La distribuzione, infatti, condiziona il grado di accantonamento del reddito e il
correlato processo di autofinanziamento e autopotenzialmento dellimpresa. 9 A tal fine, assumo
rilievo due indici:10
il tasso di autofinanziamento
(reddito netto dividendi)/capitale netto
Il tasso di dividendo
dividendi/capitale netto
La relazione che lega i due indici al ROE di tutta evidenza. Il secondo indice, in particolare,
offre elementi utili per valutare la sostenibilit della crescita aziendale. Assumendo, infatti, che la
crescita dellazienda si manifesti nella dimensione strutturale, ossia in un aumento
dellammontare del capitale investito netto (CIN),11 possiamo porre la seguente relazione:
g(CIN) = (reddito netto dividendi)/capitale netto
dove g il tasso di crescita.
La relazione proposta indica che, in assenza di operazioni sul capitale di rischio:
se g uguale al tasso di autofinanziamento, la crescita lascia invariato il rapporto di
indebitamento;
se g maggiore del tasso di autofinanziamento, la crescita determina un aumento
del rapporto di indebitamento;
se g minore del tasso di autofinanziamento, la crescita determina una riduzione
del rapporto di indebitamento.
La precedente relazione pu essere riscritta nei seguenti termini:
g(CIN) = ROE x (1 dividendi/reddito netto)
dove:
dividendi/reddito netto = tasso di distribuzione dellutile o pay out ratio
9
Sui concetti di autofinanziamento e autopotenziamento veda: F.Giunta, Economia Aziendale, Padova, Cedam, 2008,
capitolo decimo
10
Adottando un criterio di normalizzazione del reddito, il reddito netto rappresentato dal reddito corrente al netto
delle imposte.
11
Nel contesto al quale si fa riferimento, il CIN esprima il capitale investito nella gestione operativa (COIN).
www.analisidibilancio.it
16
2010/2011
www.analisidibilancio.it
17
2010/2011
18
con:
d = tasso di distribuzione dellutile
Seguendo la stessa logica, si in grado di ricavare il tasso di indebitamento di equilibrio,
date tutte le altre condizioni, ossia: la crescita delle vendite, la redditivit degli investimenti, il
costo del debito, la percentuale di utili distribuiti.
In conclusione, grazie allo sviluppo dellanalisi dei rapporti fra crescita e grado di
indebitamento possibile:
valutare la politica dei dividendi adottata dallimpresa;
quantificare gli aumenti di capitale proprio necessari per contemperare dividendi ed
equilibrio finanziario;
individuare il D/E compatibile con: un dato livello di crescita, la disponibilit di mezzi
propri, la remunerazione dei soci, la redditivit e il costo del capitale;
valutare il ROI obiettivo da raggiungere per mantenere un certo livello di crescita
senza alterare lequilibrio della struttura finanziaria;
definire il tasso di crescita delle vendite compatibile con il mantenimento
dellequilibrio della struttura finanziaria.
con:
CCNf = capitale circolante netto finanziario
P.N.R. = debiti/fatturato (punto di non ritorno)
www.analisidibilancio.it
2010/2011
19