Aspetti tecnologici
351
che non possono essere presenti nei trattamenti successivi e negli oli base.
Il propano bolle a 42,1 C e ha una temperatura e
una pressione critiche rispettivamente di 96,8 C e 4,26
MPa. Il propano liquido fra 40 C e 20 C non scioglie gli idrocarburi saturi; fra 40 e 60 C gli idrocarburi saturi, in particolare le paraffine, sono molto
solubili nel propano, che fa precipitare le resine e gli
asfalteni, tanto pi quanto pi elevata la temperatura.
Al di sopra della temperatura critica il propano fa precipitare tutti gli idrocarburi (Soudek, 1974).
Queste propriet sono alla base degli impieghi del
propano per il deasphalting dei residui, lestrazione di
aromatici e la deparaffinazione. Nel deasphalting, inoltre, verso la fine degli anni Settanta stato introdotto il
recupero del propano dallestratto in condizioni supercritiche: al posto degli evaporatori vi sono degli scambiatori di calore in cui lestratto portato al di sopra della
temperatura critica del propano. Lolio deasfaltenato si
separa ed poi alimentato alla colonna di stripping. Ne
risulta un risparmio considerevole, che ha portato alla
modificazione di molti impianti (Northrup e Sloan, 1996).
Nella fig. 1 riportato lo schema semplificato di un
impianto di deasphalting con il recupero del solvente in
condizioni supercritiche.
Il residuo da vuoto miscelato con il propano liquido e immesso, per esempio, a una temperatura di circa
50-55 C nella torre destrazione, a piatti forati o costituita da un miscelatore formato da diversi dischi rotanti calettati su un albero posto al centro della torre (RDC,
Rotating Disk Contactor); tale torre di contatto con
dischi rotanti usata anche per lestrazione di aromatici (v. oltre). Nei primi impianti, di piccola capacit,
loperazione veniva effettuata tramite stadi estrattivi
multipli collegati in controcorrente, essendo ogni stadio costituito da un miscelatore (mixer) e un decantatore (settler).
Nella torre il deasphalting effettuato in controcorrente: il propano liquido, pi leggero, con una densit di
508 kg/m3 a 15 C, immesso sotto il punto dimmissione della carica e in fondo poco prima delluscita dellasfalto e sale dissolvendo gli idrocarburi e facendo precipitare verso il fondo della torre le resine e gli asfalteni, che da parte loro inglobano del propano. Il punto
dimmissione della carica, che pu essere miscelata con
propano liquido per la regolazione della viscosit, fra
la met e due terzi dellaltezza della torre, secondo il suo
contenuto in resine e asfalteni.
Nella parte superiore della torre la temperatura
regolata con vapor dacqua immesso in serpentine interne, in quella inferiore con limmissione di propano
liquido al di sotto del punto dingresso della carica e
sul fondo. Si raggiungono in testa, per esempio, temperature di circa 70-75 C, mentre il fondo a circa
vapore
riscaldamento
dacqua a condizioni
supercritiche
olio
deasfaltenato
compressore
condensatore
di propano
colonna di
stripping
propano gassoso e
vapor dacqua
propano
gassoso
lavaggio
propano
reintegro
propano
liquido
raffinato (asfalto e
propano liquido)
vapor dacqua
serbatoio
propano
liquido
evaporatore
torre di
deasphalting
propano liquido
residuo
da vuoto
propano gassoso e
vapor dacqua
colonna di
stripping
separatore
vapori di
propano
acqua
acqua
vapore dacqua
asfalto
fig. 1. Processo di deasphalting con propano e con il recupero del solvente in condizioni supercritiche
(Normand, 1973; Northrup e Sloan, 1996; Refining [...], 2002).
352
ASPETTI TECNOLOGICI
40-45 C: oltre che per la differenza di densit il propano liquido sale anche per effetto del gradiente di temperatura tra il fondo e la testa della torre. Aumentando
la temperatura di testa, per, la resa in olio tende a diminuire perch aumenta la tendenza del propano a far precipitare tutti gli idrocarburi. Il propano che discende
insieme alle resine e agli asfalteni si pu considerare
un riflusso interno alla torre, analogo al riflusso presente nelle torri di distillazione. La pressione nella torre
tale da garantire la fase liquida.
Dalla testa della torre esce lestratto, cio il propano
liquido con lolio deasfaltenato disciolto; lestratto contiene per esempio circa l80-85% di propano e il 15-20%
in peso di olio, mentre il prodotto di fondo, cio il raffinato, contiene circa il 65-70% di asfalto e il 30-35%
in peso di propano, il che significa che occorre operare
con un rapporto propano/carica piuttosto elevato.
Il propano deve essere recuperato e riciclato: il raffinato alimenta prima un evaporatore e poi una colonna di stripping sotto vuoto con vapor dacqua per eliminare le tracce di propano. Il propano gassoso liquefatto per compressione e raffreddamento dopo la
separazione dellacqua per raffreddamento e il lavaggio dei vapori. Per lestratto si usa lo stesso procedimento, ma negli impianti meno recenti, a causa della
maggiore quantit di propano, levaporatore pu avere
due o tre stadi a pressione decrescente, non rappresentati nella fig. 1. Per la selettivit del processo lasfalto
ottenuto molto duro e costituisce una base per la produzione degli altri asfalti.
Le temperature di esercizio, il rapporto propano/carica e le rese variano con il tipo di greggio. Si possono
ottenere per esempio rese in olio deasfaltenato (DeAsphalted Oil, DAO) di circa il 30-40% in peso sul residuo
(Normand, 1973; Soudek, 1974).
Un processo a suo tempo diffuso per il deasphalting
il DuoSol, utilizzato anche per lestrazione degli aromatici. In questo caso il propano liquido usato per deasfaltare in combinazione con il selecto, una miscela di
fenolo e di acido cresilico, una miscela; a sua volta, di
orto-, meta- e para-cresolo che nello stesso tempo dearomatizza lolio. Lestrazione in controcorrente con il
propano immesso in fondo alla torre, il selecto in testa
e il residuo in un punto intermedio. Il recupero dei solventi effettuato con modalit analoghe a quelle illustrate, ma non risulta in questo caso ladozione di condizioni supercritiche per il propano, mentre per il selecto si deve utilizzare un sistema pi complesso poich
a sua volta una miscela di solventi.
Il processo DuoSol per limpiego di un sistema di
solventi di gestione pi complicata e si presta meno al
passaggio a grandi dimensioni dellimpianto con propano, che preferito anche perch il fenolo e i cresoli
per la loro tossicit costituiscono un potenziale pericolo (Normand, 1973).
353
354
H
C O
furfurolo
CH3
OH
N O
N-metil-2-pirrolidone
fenolo
ASPETTI TECNOLOGICI
azeotropo
riflusso di furfurolo
azeotropo
azeotropo
fase ricca
in acqua
disaeratore
fase ricca in
furfurolo
furfurolo
secco
distillazione
a media pressione
torre di estrazione
tipo rotating
(disc contactor)
reintegro
furfurolo serbatoio
furfurolo secco
separatore
estratto (aromatici e furfurolo)
distillazione
ad alta pressione
distillazione
sotto vuoto
vapor dacqua
olio base
paraffinoso
vapor dacqua
acqua
azeotropo
colonna di
stripping
riflusso
esterno
separatore fasi
azeotropo
stripper
(essiccamento)
motore
colonna di
stripping
raffinato (olio
paraffinoso e furfurolo)
aria alleiettore
distillazione
sotto vuoto
vapor dacqua
estratto aromatico
Dalla decantazione di tutti gli azeotropi riuniti a temperatura ambiente si separano una fase ricca in furfurolo (96%) e una fase ad alto contenuto di acqua (92%),
che distillata in una torre dove in testa si ottiene lazeotropo, riunito agli altri nel decantatore, e dal fondo
acqua. La fase ricca in furfurolo alimenta la distillazione a media pressione, da cui si estrae il furfurolo essiccato, che riciclato (Nelson, 1958; Normand, 1973; Soudek,
1974; Kosters, 1977).
Per quanto riguarda lestrazione con fenolo, si ricorda che tale solvente non si ossida ed stabile. La carica
di olio assorbe a caldo il fenolo presente nel vapor dacqua che proviene dalle colonne di stripping dove si recupera il solvente dal distillato e dal raffinato e dove distilla in testa lazeotropo. Le acque di scarico dopo lassorbimento sono sottoposte a trattamenti particolari per
eliminare il fenolo rimasto.
Dopo raffreddamento la carica messa in contatto in
controcorrente con il fenolo. Per lestrazione si utilizzano
torri a piatti forati, RDC, e anche estrattori Podbielniak,
centrifughe di ridotte dimensioni, con asse orizzontale,
in cui il flusso controcorrente delle fasi leggera e pesante assicurato dalla forza centrifuga.
Il fenolo solubilizza e porta nellestratto anche idrocarburi usualmente presenti nel raffinato; per evitare ci
sinietta acqua nellestratto nel fondo della torre di estrazione prima della sua uscita. Si separa una fase di pseudoraffinato che riciclata e riestratta. Un effetto simile
si ottiene abbassando la temperatura nel fondo.
Il raffinato passa prima in un evaporatore, dove cede
parte del fenolo che condensato e riciclato, e poi in una
colonna di stripping sotto vuoto con vapore, dalla cui testa
355
356
ASPETTI TECNOLOGICI
naftaleni
poliaromatici
R
R
R
R
R
dinaftobenzeni
tetraline
R
R
reazioni di
idrogenazione
sui solfuri
metallici
alchilbenzeni
R
R
polinafteni
dinafteni
R
R
R
R
R
R
R
R
mononafteni
R
R
R
R
paraffine
CnH2n2
fig. 3. Relazione fra le principali reazioni dellhydrocracking e le caratteristiche degli oli base
Le reazioni di cracking devono essere limitate perch la resa in residuo atmosferico deve essere elevata;
si cerca inoltre di mantenere nellintervallo di distillazione delle basi i componenti pi pregiati, le paraffine. Sono quindi adatti per la produzione di oli base sia
matrici amorfe, costituite da allumina o da silice/allumina, sia metalli con una minore attivit idrogenante;
si utilizzano pertanto catalizzatori contenenti cobalto
e molibdeno su allumina, nichel e molibdeno su allumina, nichel e tungsteno su silice/allumina o su allumina.
Gli ossidi dei metalli sono attivati dopo essere caricati nel reattore con un trattamento con solfuro di idrogeno trasformandosi in solfuri; durante lesercizio dellimpianto si stabilisce un equilibrio tra i solfuri metallici e il solfuro di idrogeno presente nel gas e prodotto
in seguito alla desolforazione della carica. Nella fig. 3
sono riportati lo schema semplificato delle reazioni, nellordine in cui avvengono, la corrispondente variazione
della struttura in molecole modello tipiche e leffetto
delle trasformazioni chimiche sulla direzione del cambiamento delle propriet desiderate negli oli base.
Le reazioni pi veloci, catalizzate dai solfuri metallici, sono lidrogenazione degli anelli aromatici e degli
intermedi olefinici, formatisi per deidrogenazione; non
sono presenti olefine nei prodotti se non in tracce. Di conseguenza sono idrogenate le molecole contenenti eteroatomi (zolfo, azoto e ossigeno) rimaste dopo lhydrotreating della carica, con formazione di solfuro di idrogeno,
357
Prodotto
150 N
500 N
BS 150
66,0
33,0
28,0
5,0
Caratteristiche
Indice di viscosit
62
111
102
111
111
(kg/m3)
931
870
869
870
870
20,5
8,4
5,2
12,0
32
21
21
21
21
18
21,4
3,5
5,2
1,2
0,5
51,9
69,7
64,6
72,7
74,0
26,7
26,8
30,2
26,1
25,5
Densit a 15 C
358
ASPETTI TECNOLOGICI
di processi catalitici con idrogeno. Tuttavia, la necessaria diminuzione del contenuto in normalparaffine peggiora la qualit degli oli base perch queste paraffine
sono gli idrocarburi a pi alto indice di viscosit, con la
maggiore stabilit allossidazione e termica e la minore
volatilit. Sono quindi preferite le tecnologie che non
eliminano le normalparaffine, ma le trasformano per isomerizzazione in isoparaffine (idroisomerizzazione), massimizzandone il contenuto nella base, perch aumentano la resa in oli e innalzano la qualit delle basi.
Le isoparaffine, infatti, rendono fluido lolio per il
loro basso punto di scorrimento, facilitando anche lavviamento a freddo dei motori; hanno poi le migliori caratteristiche di stabilit e di volatilit, anche se a un livello inferiore alle normalparaffine: una base ideale dal
punto di vista della qualit dovrebbe essere composta
solo da isoparaffine. In sostanza il processo di idroisomerizzazione completa lazione dellhydrocracking (v.
ancora fig. 4 di cap. 8.1), o viene eseguito sulla corrente delle cere deoliate (v. ancora fig. 5 di cap. 8.1).
Esiste, inoltre, una diversa tecnologia di deparaffinazione, che si avvale della propriet dei cristalli di urea
di adsorbire selettivamente le normalparaffine formando, con sviluppo di calore, complessi (addotti) in soluzioni a 25-40 C raffreddati per evaporazione del cloruro di metilene, poi recuperato e riciclato.
Gli addotti, separati per filtrazione, si decompongono per riscaldamento e aggiunta di acqua, permettendo il recupero per distillazione delle normalparaffine dopo la separazione della soluzione acquosa di urea,
che concentrata e riciclata. Leliminazione delle normalparaffine dallolio completa, al contrario dei trattamenti con solvente. Per le piccole dimensioni dei cristalli possibile deparaffinare solo gli oli base leggeri, anche gi deparaffinati con solvente, il che permette
di produrre oli per applicazioni particolari, come quelli per trasformatori, per compressori usati nei frigoriferi, da greggi paraffinici invece che naftenici (Brenken
e Richter, 1979).
Deparaffinazione con solventi
Uno stadio di deparaffinazione e separazione con solventi consiste nel diluire lolio da deparaffinare con adatti solventi, nel raffreddare la miscela a una temperatura
pi bassa del punto di scorrimento per provocare la formazione dei cristalli di paraffina e nel separare i cristalli con un filtro. Il solvente recuperato e riciclato. Dopo
il recupero del solvente la paraffina, o cera (wax), una
miscela di normalparaffine, isoparaffine e olio, con colore dal giallo al marrone scuro.
Sono eliminate solo le normalparaffine necessarie a
far rimanere allo stato liquido lolio fino a un dato punto
di scorrimento: se si vuole che lolio rimanga liquido a
temperature ancora pi basse necessario rendere pi
severo il trattamento, eliminando una maggiore quantit
di normalparaffine. Per ogni tipo di olio da deparaffinare la velocit di filtrazione data dalla relazione:
dQ
DP
2222
2222
dt
mR
in cui dQ/dt il flusso di filtrato, cio la portata del filtrato (miscela di olio e solvente) per unit di superficie
del filtro (in m3/hm2), m la viscosit dinamica del filtrato alla temperatura di filtrazione, DP la differenza
di pressione fra lolio da filtrare e il filtrato e R la
somma delle resistenze del filtro e dello strato di paraffina depositato sul filtro (torta, cake), che trattiene olio
e solvente (Brown et al., 1966; Normand, 1973).
Da questa relazione si desume che quanto pi alta , a
temperatura ambiente, la viscosit dellolio da filtrare, tanto
maggiore deve essere la quantit di solvente da aggiungere per ottenere, alla temperatura di filtrazione, una viscosit del filtrato tale da permettere velocit di filtrazione
accettabili. Naturalmente la paraffina deve formare cristalli
sufficientemente grandi, in modo tale da trattenere poco
lolio e il solvente, il quale deve presentare una viscosit
non elevata anche alle basse temperature.
Si notato inoltre che, per definire la struttura dei
cristalli di cera, sono molto importanti la velocit con
cui avviene labbassamento di temperatura durante il raffreddamento e lagitazione della miscela del solvente
con la carica da deparaffinare.
Risulta anche che la velocit di filtrazione nella deparaffinazione dei distillati da hydrocracking si abbassa sia
per la maggiore quantit di isoparaffine e di alchilnafteni, dovuta allincremento dellindice di viscosit, sia
per le cere microcristalline derivanti dal cracking di quelle a pi alto peso molecolare presenti nelle frazioni pesanti e nellolio deasfaltenato (Arnold, 1997). La capacit
dellimpianto di deparaffinazione con solvente pu quindi diminuire con una conseguente diminuzione della produzione di oli base e di cere.
Nella torta il moto dellolio laminare. A parit di
differenza di pressione, con il progredire della filtrazione, lo spessore della torta aumenta e lo strato depositato si compatta, facendo diventare maggiore la resistenza al moto e diminuendo la velocit di filtrazione fino
quasi ad annullarla.
Limportanza del tipo di solvente e della tecnologia
della filtrazione stata evidente fin dallimpiego dei
primi solventi, il gasolio per i distillati da vuoto e la virgin naphtha per i distillati pi pesanti, bright stock e
cylinder oil. Devono, infatti, in questo caso essere separati in modo diverso i cristalli di cera formatisi dopo raffreddamento delle miscele con evaporazione dammoniaca liquida.
I distillati leggeri e medi sono filtrati in filtropresse, anche di un centinaio di piatti, in ognuno dei quali
una tela trattiene la cera oleosa (slack wax, cera inattiva, perch un semilavorato e non il prodotto finito
359
360
4
8
temperatura (C)
separazione
dellolio
rapporto
solvente/olio deparaffinato
12
4/1
A
15
punto di
scorrimento
desiderato
18
20
formazione
di cristalli di
paraffina
(punto nebbia)
24
10
20
30
40
50
O
MEK
O CH3
H3C
CH3
CH3
MIBK
toluene
ASPETTI TECNOLOGICI
diluizione
con
solvente
raffinato da
estrazione
aromatici
solvente
per
lavaggio
raffreddamento
cera oleosa
e solvente
filtrazione
diluizione
con solvente
(repulping)
solvente
per
lavaggio
raffreddamento
filtrazione
diluizione
con solvente
a temperatura
pi alta
cera deoliata
e solvente
olio
paraffinoso da
hydrocracking
cera dura
e solvente
solvente
per
lavaggio
filtrazione
cera morbida
e solvente
acqua
olio base
deparaffinato
alla finitura
cera oleosa
cera deoliata
cera dura
alla finitura
cera morbida
fig. 5. Stadi di deparaffinazione, deoliazione e frazionamento delle cere nel processo con MEK/toluene (Normand, 1973).
361
in gran parte nella torre, per poi proseguire in scambiatori con la superficie raschiata.
Non occorre aggiungere nuovo solvente per la deoliazione, mentre necessario aggiungere solvente a temperatura pi alta prima della separazione in soft e hard
wax. Per le filtrazioni si usano anche in questo caso filtri del tipo Oliver; le modalit di recupero e di essiccamento dei due solventi sono analoghe al processo con
MEK/toluene (Citarella et al., 2000; Refining [...], 2002).
Un moderno sviluppo tecnologico consiste nelluso
di membrane polimeriche per il recupero del solvente
dallolio e dalla soft wax.
La tecnologia di deparaffinazione con propano liquido risale al 1932 ed ancora oggi utilizzata. Pu trattare qualsiasi carica e presenta il vantaggio di usare lo stesso solvente impiegato per il deasphalting. Il processo ha
la particolarit di avvalersi, per il raffreddamento dellevaporazione, di parte del propano miscelato allolio
da deparaffinare, potendo raggiungere anche temperature intorno a 40 C. La cera forma cristalli che sono
filtrati su un filtro tipo Oliver, tenuto sotto pressione non
elevata, e che vengono lavati con propano liquido. Il propano poi recuperato dalla cera e dallolio filtrato per
evaporazione e distillazione sotto vuoto e portato di nuovo
allo stato liquido per compressione e raffreddamento dei
gas (Nelson, 1958; Normand, 1973).
Deparaffinazione catalitica
362
ASPETTI TECNOLOGICI
fig. 6.
deoliazione
con solventi
opzionale
cera da sintesi
Fischer-Tropsch
dopo trattamento
cera oleosa
cera deoliata
cera morbida
reintegro
idrogeno
prodotti
leggeri
distillazione
hydrotreating
idroisomerizzazione
hydrotreating
Processo di
idroisomerizzazione
delle cere (Baker
e McGuiness,
1995; Helton
et al., 1998).
deparaffinazione
con solventi
riciclo cera (minimo)
cera dura idrogenata
cera deoliata idrogenata
cere da
deparaffinazione
con solventi
hydrotreating
compressore
prodotti
leggeri
reintegro
idrogeno
separatore a
bassa pressione
distillazione
idroisomerizzazione
rese adeguate, circa il 50-60% in peso sulla carica (Helton et al., 1998). Per ottenere questa resa nei catalizzatori lentit delle reazioni di cracking ridotta il pi
possibile ricorrendo a matrici con bassa acidit, amorfe a base di allumina, o di silice/allumina, oppure con
setacci molecolari, in cui presente fosforo, o con zeoliti. Questa funzione bilanciata dalla quantit dei metalli nobili usata; a volte si ricorre anche alluso di fluoro come promotore.
La fig. 6 riporta lo schema del processo semplificato di idroisomerizzazione delle cere. Se si vogliono ottenere i pi alti indici di viscosit, nelle cariche si devono
distinguere le cere oleose (slack wax), deoliate (scale
wax) e morbide (soft wax) non idrogenate dalle cere dure
(hard wax) e deoliate (scale wax) idrogenate. In queste
denominazioni sono comprese anche le cere derivate
dalla deparaffinazione con solventi del bright stock. Le
prime (linea tratteggiata) devono alimentare lhydrotreating, eventualmente dopo una deoliazione con solvente se il contenuto in olio troppo elevato rispetto
allindice di viscosit che si vuole ottenere, le seconde
(linea continua) invece, come anche le cere da sintesi di
Fischer-Tropsch prive di olio e trattate, possono alimentare direttamente il reattore di idroisomerizzazione.
La reazione nel complesso esotermica perch le
reazioni di idrogenazione prevalgono sulle reazioni endotermiche di cracking ed quindi sfavorita da un aumento di temperatura. Vengono impiegate temperature di
reazione di circa 315-400 C e pressioni superiori a
5,0 MPa (Everett e Suchanek, 1996). Segue al reattore
di idroisomerizzazione il reattore per lhydrotreating
separatore ad
alta pressione
olio base
paraffinoso
olio base
363
364
per compressori usati nei frigoriferi, ecc.), tradizionalmente ottenuti dalla lavorazione dei greggi naftenici.
Rispetto ai processi di idroisomerizzazione si impiegano condizioni pi blande per non favorire troppo le
reazioni di cracking: le pi alte temperature e pressioni
sono pi basse delle pi alte temperature e pressioni dei
processi di idroisomerizzazione (Everett e Suchanek,
1996). La conversione delle normalparaffine per il
cracking aumenta con laumentare del tempo di contatto e della temperatura e, di conseguenza, il punto di scorrimento si abbassa fino a tendere a un minimo.
Per leffetto del cracking delle normalparaffine
quindi inevitabile ottenere un olio a pi basso indice di
viscosit, circa 7-8 punti in meno rispetto alla carica, e
prodotti pi leggeri, olefinici, in questo caso essenzialmente gas, GPL, virgin naphtha, poco cherosene e gasolio. A parit di punto di scorrimento, rispetto alla deparaffinazione con solvente per la maggiore selettiva rimozione delle normalparaffine, le caratteristiche a freddo
dellolio sono migliori, ma le rese in olio base sono in
genere inferiori.
La presenza di olefine e di aromatici nellolio base
deparaffinato rende necessaria la sua stabilizzazione finale con un reattore di hydrofinishing, integrato nel processo. Dopo i reattori si recupera il gas da riciclo in due
separatori in serie, dei quali il primo a temperatura e
pressione pi elevate, e si effettua il frazionamento delle
frazioni liquide provenienti dai separatori. Lo schema di
processo del cracking selettivo delle normalparaffine
quindi analogo allidroisomerizzazione degli oli paraffinosi (v. ancora fig. 7).
Altri trattamenti
Le tecnologie che sono state descritte precedentemente non esauriscono le modalit di produzione degli
oli base. Si devono considerare, infatti, la finitura degli
oli base, la produzione di oli bianchi (white oil) e la lavorazione delle cere.
La produzione di oli per applicazioni particolari che
richiedono fluidit a temperature molto basse, utilizzati come oli per trasformatori, per i compressori dei frigoriferi, ecc., gi stata illustrata precedentemente quando si accennato anche alla produzione di oli bianchi.
Gli estratti aromatici sono utilizzati senza nessun trattamento dopo lestrazione, a meno che non si voglia ridurre il loro contenuto in zolfo con lhydrotreating per facilitare limpiego negli oli combustibili.
Finitura degli oli base
ASPETTI TECNOLOGICI
ridurre la tendenza a formare schiuma e di eliminare lacidit residua rimuovendo parte degli aromatici e dello
zolfo e i composti ossigenati rimasti. importante eliminare i composti azotati perch favoriscono lossidazione dellolio e ne alterano il colore, che il primo indice della costanza della qualit dellolio base nel tempo.
Il trattamento tradizionale per la finitura utilizza terre
adsorbenti (clay treating), naturali o attivate, in genere
a base di silicati di alluminio, mediante percolazione su
letti costituiti da un filtro cilindrico o per contatto: la
terra mescolata in continuo allolio e la miscela poi
filtrata, per esempio su di un filtro rotativo a tamburo
(Nelson, 1958; Normand, 1973).
Luso delle terre stato sostituito dal pi moderno
trattamento con idrogeno su catalizzatori idrogenanti a
moderate pressioni (hydrofinishing), che non presenta il
problema dello smaltimento delle terre esauste e fornisce migliori risultati in termini di rese, selettivit e stabilit del colore.
Questa tecnologia, inoltre, contribuisce a elevare il
livello qualitativo dellolio base, completando a valle i
processi di hydrocracking e di idroisomerizzazione degli
oli nel caso in cui trasforma lolio base in un olio bianco altamente raffinato, estremamente stabile, con leliminazione dello zolfo, dellazoto, degli aromatici e delle
minime quantit di olefine, riducendo le emissioni dei
motori e aumentando lefficacia e la durata delle marmitte catalitiche. In questo caso come catalizzatori si utilizzano metalli nobili su matrici debolmente acide. Si
ottengono cos aumenti di resa perch non necessario
aumentare la severit dei processi di hydrocracking e di
idroisomerizzazione per ottenere lo stesso livello di qualit della base (Werner et al., 2001; Refining [...], 2002).
Produzione di oli bianchi
Gli oli bianchi sono contraddistinti dallaspetto trasparente come lacqua (water-white) e da una grande stabilit, dovuta al bassissimo contenuto in aromatici e in
azoto. Sono suddivisi in due categorie: gli oli bianchi
tecnici, che trovano impiego nella lubrificazione di meccanismi di precisione, come orologi, macchine da cucire, e gli oli bianchi medicinali (paraffinum liquidum) in
cui gli aromatici sono presenti in quantit del tutto minime o in tracce.
Gli oli bianchi medicinali, usati per esempio per la
preparazione di cosmetici, devono superare le normative legali di purezza fissate dalle farmacopee delle varie
nazioni per quel che riguarda il contenuto in aromatici
e il livello di raffinazione, espresso come quantit dinsolfonabili, ossia la percentuale dellolio non attaccata
dallacido solforico.
Gli oli bianchi si producono dagli oli base paraffinici per trattamento allacido solforico seguito, dopo separazione delle melme acide, da neutralizzazione con calce
idrata e filtrazione su terra, oggi per lo pi seguito, o
8.2.2 Additivazione
La miscelazione delle basi con gli additivi deve essere
effettuata con particolari precauzioni perch nel tempo
non si devono presentare fenomeni di stratificazione e
di precipitazione degli additivi. I lubrificanti, infatti, sono
liquidi non omogenei, in cui le molecole pi pesanti tendono nel tempo a stratificarsi sul fondo di un serbatoio,
o di un contenitore.
365
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366
Alessandro Belli
Consulente scientifico
Roma, Italia