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Quinto Cenni

Appunti Illustrati
sulla

Storia militare
di Genova
I
1637-1684

from
Uniforms and Regimental Regalia:
The Vinkhuijzen Collection
of
Military Costume Illustration
The collection assembled by Hendrik Jacobus Vinkhuijzen (1843-1910), a Dutch physician, and presented to the Library by Mrs.
Henry Draper in 1911, consists in its entirety of over 32,000 pictures, from many sources, mounted in 762 scrapbooks.
Published online in 2009 by
www.digitalgallery.nypl.org
Image ID: 1537358 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1528887 Turno dello Colonnellato dei Scelti per esercitazione davanti Sign. Sergente Generale e Magistrato di Guerra
(famiglia Centurione). 1646. Italy. Genoa, 878-1684 (Quinto Cenni 1907)

Image ID: 1528888 Compagnia de Soldati a Cavallo di Novi. Italy. Genoa, 878-1684 (1907)
Image ID: 1537359 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537360 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537361 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537364 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537365 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537366 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537367 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537372 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537373 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537374 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537375 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537368 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537369 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537370 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537371 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1528890 – Guerra col Duca di Savoia 1672. Italy. Genoa, 878-1684 (1672)

Image ID: 1528891 Combattimento della Garlenda 25 luglio 1672. Italy. Genoa, 878-1684 (1672)
Image ID: 1537376 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537377 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537378 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537379 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537380 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537381 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1528892 I bastoni distintivi di grado 1674. Italy. Genoa, 878-1684 (1674)

Image ID: 1528893 Bastoni distintivi di Comando o di Grado, 1674. Italy. Genoa, 878-1684 (1674)
Image ID: 1537382 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537383 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537384 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537385 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537386 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537387 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537388 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537389 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537390 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537391 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1528902 Tavola VIII. Uno sbarco a Molo vecchio. Compagnie corse Gentile, Ornano, Giacomone, Birro. (1678)

Image ID: 1528901 Tavola IX. A Molo Vecchio e Malapaga Compagnie corse Casanova (A. F.), Baciocco, Tavera, … (1678)
Image ID: 1528900 Tavola X. A Porta dell’Arco Compagnie corsa Buttafogo, oltremontana Weech, italiana Vico 1678.

Image ID: 1528897 Tavola XI. A Savona Comp. corse Falconetti, Bemielli, Ornano (Fr.), paeselle Castagnola e Oldoino,
Alabardiere.1678
Image ID: 1528898 Tavola XII. Alla Cava Compagnie corse Frediani e Ansaldi, italiana Bacigalupo, Bombardieri. 1678.

Image ID: 1528899 Tavola XIII. Alla Lanterna Compagnie corse Gentile e Ampugnani, oltremontane Gazapi, Svizzera 1678
Image ID: 1528894 Tavola XIV. A Porta S. Tommaso. Comp. corse Siché e Quilico; Oltramontane Cemm (R. Palazzo) e
Stanghellin, 1678.

Image ID: 1528895 Tavola XV. Compagnie corse Ornano (G.) e Campagnani (Santuccio) e italiane Bacigalupo e Castagnola, 1678.
Image ID: 1528896 Tavola XVI. Sotto i bastioni del Bisagno. Compagnia corsa Gentile (Giacomo), e granatieri. 1678.

Image ID: 1528889 In piazza d’armi (Bisagno). Italy. Genoa, 878-1684 (Quinto Cenni 1907)
Image ID: 1537392 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537393 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537394 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537395 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1537402 Italy. Genoa. 800-1849 (Quinto Cenni, 30 giugno 1908)
Image ID: 1528904 Bombardamento di Genova 1684 Milizia Urbana e Scelti della Campagna. Italy. Genoa, 878-1684 (1684)

Image ID: 1528905 Bombardamento di Genova 1684 Cacciata dei Francesi dalla Porta del Bisagno Italy. Genoa, 878-1684 (1684)
Frontespizio del libro di F.Blondel L'art de jetter les bombes.
Dipinto raffigurante il bombardamento, si vedono le Pallandre posizionate su piattaforme galleggianti
Bombardamento navale di Genova (1684)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il Bombardamento di Genova del 1684 fu un atto offensivo compiuto da una flotta di navi da guerra francesi, nei confronti della
Repubblica di Genova, accusata di vari episodi indegni verso la Corte di Francia, e perché ritenuta fedele all'alleanza con la Spagna e
ostinata a considerare alla pari le corone dei due imperi avversari.
Cause e antefatti Il Re Sole Luigi XIV, nelle sue "Memorie", riferendosi alle concessioni ottenute dalla Repubblica in Oriente nel
1666, scriveva: [...] i genovesi cambiando l'antica tradizione di tutta la Cristianità che aveva commerciato con i turchi sotto
bandiera francese, di loro iniziativa avevano mandato loro ambasciatori alla Porta e pretendevano di trafficarvi sotto loro
bandiera.
Avevo incaricato La Haje di dolersene a nome mio, ma l'ostilità che quella Corte aveva per lui, m'impedì d'averne la soddisfazione
che avrei desiderato. Decisi di farmela dare direttamente dai genovesi stessi quando avessi avuto agio di trattare serenamente la
faccenda con loro[1]
Successivamente nel 1672, durante la guerra tra Francia e Olanda, un capitano di una nave da guerra olandese ormeggiata nel porto
di Genova, appena uscito in mare aperto non esitò a predare diversi navigli francesi. La Corte di Francia attribuì ai Genovesi la
responsabilità di quelle azioni, rivendicando un risarcimento danni, pena l'immediata rappresaglia contro le navi genovesi. Questo
avvenimento compromise ulteriormente le relazioni tra i due paesi, ma le efficaci azioni diplomatiche genovesi di Gio Battista Della
Rovere e Paride Salvago, dimostrarono l'estraneità della Repubblica di Genova, ma furono ritenute inadeguate dal monarca francese,
che ordinò il sequestro dei navigli battenti bandiera di San Giorgio ormeggiati in Provenza, e azioni dirette nel Mar Ligure, che in più
occasioni causarono la risposta delle batterie costiere verso le navi francesi. Anche questi attacchi di artiglieria furono considerati
offensivi dalla Corte francese, che a titolo di riparazione ne chiese la consegna, ma ciò non fu accettato dalla Repubblica che
convinsero gli Ambasciatori francesi a consegnare quattro bombardieri da punire in modo esemplare nella Fortezza di Marsiglia.[2]
Nel 1679 la flotta francese comandata dal Signore di Mans, giunse al porto di Genova, trovando solo un'ostentata freddezza dei
rappresentanti della Repubblica, ma l'indignazione del Re Sole crebbe quando seppe che le batterie del porto rimasero mute al
cospetto delle insegne del Re di Francia. Ciò provocò una forte reazione francese che sulla via del ritorno bombardarono senza
preavviso Sampierdarena con 3000 proiettili; i danni furono limitati e prevalentemente furono colpite ville di nobili usate per la
villeggiatura. Ma le mire del Re Sole non si accontentarono delle trattative diplomatiche, il suo consigliere privato, Le Noble,
scriveva: Genova e Marsiglia unite sotto lo stendardo del Giglio, darebbero legge a Cadice e ai Dardanelli, terrebbero la Barberia
in forzato rispetto e farebbero tremare sino il Sultano nel serraglio di Costantinopoli; faccia il cielo che un monarca sì invincibile
unisca alla sua corona questo prezioso fiore [3]
Le ambizioni del Re quindi erano ben più ampie, e coinvolgevano anche la Lombardia, nei piani di modificare i rapporti di forza con
la Spagna rivale.
I preparativi dell'attacco Nel 1861, in preparazione di un attacco in grande scala, il Re di Francia, inviò fidati informatori nel
territorio della Repubblica, con il compito di rilevare il posizionamento delle artiglierie e la disposizione delle difese urbane. Decine
di esperti militari travestiti da pittori, ambulanti e religiosi, raccolsero informazioni su ogni aspetto difensivo della città; ogni batteria,
guarnigione, forte, bastione fu appuntato, studiato e e tali informazioni furono passate all'inviato francese a Genova, Francesco di
Sant Olon, che relazionò lo stato delle difese genovesi alla Corte di Francia; e ne consigliava un vivo e violento attacco. Il sospetto
della Repubblica, aumentò con la partenza di Sant Olon, via terra in concomitanza della stagione in cui le piogge erano d'impaccio al
viandante, e con l'ammassarsi di una forte flotta al largo della Provenza. Nella città l'ansia saliva. Il 5 maggio 1684 il Marchese di
Segnalay, assunse il comando della formazione navale, raccolta vicino l'isola di Hieres e forte di oltre 160 navi. La flotta salpò il 12
maggio da Hieres, raggiunse Alassio e Savona il 14, rispettando le formalità di saluto per non destare sospetto. [3] La situazione a
Genova Genova adottò quindi preventivamente diverse misure di sicurezza, si affidò il potere ad una giunta di otto componenti
presieduta dal Doge Francesco Maria Lercari, che per prima cosa chiese al Governatore di Milano una guarnigione di 1000 uomini di
rinforzo. Al comando della difesa del territorio e dei comandi delle diverse milizie, il ruolo fu dato a Don Carlo Tasso, Maestro di
Campo Generale, furono inoltre riparate le mura costiere presso il Molo Nuovo, e trasferite le artiglierie, a difesa delle mura interne,
a rafforzare le batterie costiere. Ma il porto offriva comunque punti deboli, soprattutto intorno alla Lanterna.
L'assedio La mattina del 17 maggio 1684, i genovesi poterono vedere davanti alla loro città, schierate 160 navi da guerra francesi,
che formavano uno schieramento che andava dalla Lanterna alla foce del Bisagno. In tutto dieci "pallandre" guardate ai lati da grosse
imbarcazioni piene di moschettieri in assetto da guerra, erano pronte a far sentire il loro potere offensivo; e a mezzo miglio di
distanza 20 galee e 16 vascelli con al centro la nave capitana minacciavano il porto pronte ad intervenire. [4] Otto navi da trasporto,
diciassette tartane e 72 imbarcazioni a remi per il rifornimento delle polveri da sparo per una flotta che contava in tutto 756 bocche
da fuoco posizionate contro la Repubblica. Il giorno seguente, la Giunta di Guerra presieduta dal Doge, per ritardare il massiccio
bombardamento, ordinò al Maestro di Campo generale di intimare, con spari a salve, le navi nemiche ad allontanarsi, ma ciò non
ebbe alcun effetto, così alcuni tiri delle artiglierie costiere diressero il loro fuoco verso le pallandre francesi più vicine, colpendone
alcune e costringendo le altre a indietreggiare. La risposta francese fu immediata, e verso sera, l'artiglieria navale francese mise in
mostra la sua superiorità[5] , e se anche la risposta genovese fu rabbiosa, i pezzi di artiglieria costiera erano inefficaci e non crearono
molti danni alla flotta del Re Sole. Il 19 maggio il bombardamento fu più violento, e i nuovi mortai da 330 mm [6], furono una tragica
scoperta per i genovesi, con il loro effetto devastante, terrorizzarono gli abitanti e crearono molti danni, colpendo il salone del
Palazzo Ducale, che finì devastato dalle fiamme in quanto usato come deposito polveri. La Dogana fu distrutta, la Casa di Colombo,
Palazzo San Giorgio, il Portofranco e le chiese di Sant'Andrea, Santa Maria in Passione, N.S. delle Grazie, subirono gravi danni
Molte abitazioni e ville furono danneggiate, via san Bernardo, via Giustiniani e via Canneto subirono danni ingentissimi, e la notte
tra il 19 e 20 maggio i tiri francesi non cessarono, e le temute pallandre, difese dall'oscurità dal tiro delle batterie genovesi,
avanzarono verso la costa, allungando il loro tiro verso l'interno. Il Tesoro di S.Lorenzo e della Banca di San Giorgio, furono
trasferiti al sicuro fuori dalla linea di fuoco, il Doge si trasferì nei locali dell'Albero dei Poveri, e Don Carlo Tasso ordinò di trasferire
quante più truppe possibili nei luoghi dove era più probabile uno sbarco, e operai e i camalli furono arruolati con il compito di
intervenire per impedire crolli e incendi. Il 25 maggio furono affondati alcune imbarcazioni all'imboccatura del porto, per impedire il
passaggio delle navi nemiche e prevenire uno sbarco, in città erano ormai piovute circa 6.000 bombe, che: Pareva ormai che la città
si convertisse in un totale incendio, ma che l'Inferno stesso vi avesse aggiunto parte delle sue fiamme  Così scriveva Filippo Casoni,
dopo il quarto giorno di cannoneggiamenti, ma la Repubblica di Genova tramite il tono orgoglioso del Doge Francesco Maria
Lercari, non accettarono le pesanti condizioni di resa, e rigettò l'intimidazione, rispondendo che la repubblica non era disposta a
trattare sotto il fuoco nemico.[3]
Lo sbarco Per tutta risposta il Segnalay intensificò il fuoco dei cannoni, prima di coordinare una simulazione di sbarco verso il
litorale di levante, nei pressi della Foce, per distogliere le difese genovesi dal vero sbarco che avrebbe dovuto prendere terra fra
Sampierdarena e la Lanterna. Le Milizie locali sbaragliarono le truppe che misero piede sul litorale della Foce, ma i 3.500 fanti,
protetti dal fuoco di alcune pallandre, sbarcati a Sampierdarena misero a dura prova le difese della città. Solo l'intervento di volontari
della val Polcevera mise, con un intenso fuoco di fucileria, in fuga i francesi che ripresero il largo. Alcuni di loro però dovettero
fuggire a lungo verso l'interno, impossibilitati a riprendere il largo, per via del furore dei polceveraschi raccontato dal sacerdote
Giacomo Olcese anni dopo: “[...] i vecchi della nostra parrocchia raccontano che alcuni videro alla Torrazza i francesi, alcuni si
nascosero, altri andavano armati in cerca di qualche francese da uccidere [7]”
Una strenua resistenza A nulla valsero l'imponente e sofisticato impiego dell'artiglieria, e la tattica di sbarco con l'utilizzo di oltre
4.000 fanti. La caparbietà e la tenacia della città, riuscì a non far cadere Genova in mano nemica. Nonostante i chiari limiti delle
batterie costiere, il cannoneggiamento fu sospeso il 29 maggio, quando la maggior parte della flotta riprese il mare in direzione di
Tolone, desistendo dal tentativo in quanto le scorte di polvere da sparo e munizioni erano terminate, e lo sbarco fallito. Genova
mostrava i segni del martellamento navale, oltre 16.000 bombe caddero sulla città, circa la metà rimase inesplosa, circa un terzo degli
edifici evidenziarono danni anche ingenti; giacché la città fu colpita fino al quartiere di Oregina dal tiro delle pallandre spintesi quasi
alla costa. L'orgoglio dei Genovesi però non cessò mai, venne eletta a protettrice della città la santa Caterina Fischi Adorno, subito
iniziarono i lavori di ricostruzione per riportare la città al consueto splendore, e vennero iniziate subito opere di rafforzamento delle
difese della città e dell'ingresso del porto. Il Doge Francesco Lercari, trattò l'arruolamento di 2.000 fanti svizzeri e 300 cavalli, il
tratto dello sbarco fu al centro di attenzioni particolari di rafforzamenti antisbarco, si scavarono trinceramenti avanzati, nel tentativo
di dissuadere ogni tentativo nemico futuro.
La Pace Nel timore di un nuovo attacco francese, il Governo della Repubblica di Genova, si rivolse perfino a papa Innocenzo XI, per
esortare Luigi XIV ad abbandonare i suoi progetti bellicosi nei confronti di Genova, anche per il timore della Santa Sede che un
nuovo bombardamento avrebbe scosso le coalizioni diplomatiche, spingendo la Repubblica e la sua cerchia di alleanze a stringere
commerci con paesi "barbari dove non sono Chiese né Monasteri di vergini [8], ossia i Turchi musulmani. Così il compito fu affidato
al cardinale Ranucci, rappresentante della Santa Sede a Parigi, che si recò alla corte del Re Sole: “rappresentando il gran dolore
concepito da Sua Santità per il suddetto accidente e i gravissimi danni patiti dalla Repubblica e il sommo disturbo che riceveva
l'Italia e la guerra contro il turco, pregando però S.M. di tralasciare risentimenti così pregiudiziali anco a pubblico bene, e deponer
ogni sinistro concetto formato contro quel Governo e reintegrarlo nella Real Gratia [8]
Note
1. ^ Luigi XIV, Memorie, Bordigheri, Torino, 1962
2. ^ Pierre Goubert, Luigi XIV e venti milioni di francesi, Bari, Laterza, 1968
3. ^ a b c Renato Dellepiane, Mura e Forti di Genova
4. ^ Renato Dellepiane, Mura e Forti di Genova, p. 224
5. ^ l'impiego francese delle artiglierie rappresentava la massima evoluzione del periodo, già nel 1683 a Parigi fu stampato
L'Art de jetter les Bombes, scritto dal Maresciallo F. Blondel, opera indicativa sui progressi raggiunti nella teoria e
sperimentazione del tiro e dei materiali d'artiglieria
6. ^ già utilizzate dalla flotta francese due anni prima contro Algeri, con risultati molto efficaci, che indussero i francesi a
moltiplicarne i pezzi e le tecniche
7. ^ Giacomo Olcese, Storia civile religiosa di Casanova, tipografia della Gioventù, Genova, 1900
8. ^ a b Manoscritto "Ristretto del Ministero del Sig. Cardinale Angelo Ranucci [...] nelle quali si tratta del bombardamento
di Genova [...]" - Biblioteca Civica Berio, Genova
Bibliografia
 Renato Dellepiane, Mura e Forti di Genova, Nuova Editrice Genovese, Genova, 1984
 Luigi XIV, Memorie, Ed. Bordigheri, Torino, 1962
Voci correlate
 Repubblica di Genova
 Storia di Genova
 Dogi della Repubblica di Genova
 Luigi XIV
 Mura di Genova
 Assedio
Image ID: 1537362 Italy. Genoa. 800-1849
Image ID: 1528903 La Velada Colorada alle Compagnie Passano, Amiet, Bruno, Antoni, Verch, Vico, Godono 1682-83. Italy.
Genoa, 878-1684 (1683)

Medaglia commemorativa del bombardamento del 1684

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