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N. 7
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Daniela Innocenti
Mimmo Cndito
55 vasche
Le guerre, il cancro
e quella forza dentro
pp. 227, 17,50,
Rizzoli, Milano 2016
Arnaldo Bagnasco
La questione
del ceto medio
pp. 229, 22,
Il Mulino, Bologna 2016
Francesco Cassata
Eugenetica senza tab
pp. 123, 11,
Einaudi, Torino 2016
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N. 7
SommariO
Librerie
2 Il nuovo bando del Premio Calvino
Segnali
5 Capitalismo+liberismo=Facebook, di Gabriele Balbi
6 Linsostenibile leggerezza dellecologia,
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
di Federico Paolini
Siamo infatuati della bellezza artificiale. Intervista a
Michael Cunningham e Michael Cunningham Un
cigno selvatico, di Tiziana Merani
Le ibridazioni del giardinaggio, di Luca Terzolo
Lezioni americane per europei distratti,
di Gian Giacomo Migone
Leggere senza libro, editore, critico e libraio,
di Massimo Castiglioni
Oh, Che Bella Guerra, di Franco Pezzini
Lumorismo spiazzante di Alan Bennett,
di Luca Glebb Miroglio
Tra i cespugli, di Paolo Bertinetti
Pascal Quignard, lascoltatore dissidente,
di Liana Pschel
Una nuova generazione di amministratori penitenziari,
di Elisabetta Grande
Harry G. Frankfurt: meglio avere tutti abbastanza che
essere uguali?, di Adelino Zanini
Europa e Germania: analogie col passato e diffidenze
reciproche, di Alessandro Cavalli
Primo piano
19
Fumetti
22 Daniel Clowes Patience, di Chiara Bongiovanni
Reinhard Kleist, Cash: I see a darkness,
di Maurizio Amendola
Davide Reviati, Sputa tre volte,
di Emiliano Fasano
Fotografia
23
Arte
24 Francesca
Musica
di Claudio Sarzotti
Storia
36 Peter Brown Il riscatto dellanima,
Scienze
26 Alok Jha, Il libro dellacqua, di Davide Lovisolo
Diritto
35 Elvio Fassone Fine pena: ora,
di Giovanni Filoramo
Letterature
37
27 Helen Oyeyemi Boy, snow, bird, di Andrea Carosso
Chigozie Obioma I pescatori, di Pietro Deandrea
38
28 Hans Magnus Enzensberger Tumulto,
di Anna Chiarloni
Edna Obrien Oggetto damore,
di Elisabetta dErme
29 Peter Matthiessen In paradiso, di Alice Balestrino
Nathalie Sarraute Let del sospetto,
di Roberta Sapino
Narratori italiani
30
Politica
39 Donatella Campus Lo stile del leader,
di Cristopher Cepernich
di Valentina Paz
di Francesco Permunian
Quaderni
41 Ragionar teatrando, 11: Il teatro di Lucia Calamaro e
di Marianna Comitangelo
Sonia Gentili Viaggio mentre morivo,
di Francesco Fiorentini
Marco Pelliti Dal corpo abitato, di Luca Lenzini
Brovia (a cura
Lessico critico petrarchesco, di Emilia Di Rocco
Mirko Tavoni Qualche idea su Dante,
di Antonio Cicchella
Laura Pasquini Diavoli e inferni nel medioevo,
di Giuseppe Frasso
34 Tiziano Zanato Boiardo, di Gabriele Bucchi
Alessandro Baldacci Giorgio Caproni,
di Miriam Begliuomini
Aldo Nemesio Il lettore vagante,
di Izabela Napirkowska
Poesia
32 Matteo Marchesini Cronaca senza storia,
Saggistica letteraria
33 Luca Marcozzi e Romana
di)
43
44
Schede
45 Infanzia
Narratori italiani
di Massimo Tallone, Mauro Maraschi, Maria Vittoria
Vittori, Santina Mobiglia e Luisa Ricaldone
46
47
Letterature
di Virginia Pignagnoli e Sara Moni
Storia
di Maurizio Griffo e Roberto Barzanti
Le immagini di questo numero sono di ALE GIORGINI che ringraziamo per la gentile concessione.
Ale Giorgini ha iniziato a disegnare da bambino e non ha
pi smesso. Nel corso degli anni ha lavorato per clienti
come Jeep, Puma, Warner Bros, Boom Studios, Kinder
Ferrero, Disney Entertainment, Foot Loc-ker, Fandango, Faber-Castell, Sony Pictures, Emirates, Mtv, Wired
UK, LEspresso, Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera. Ha partecipato a mostre ed eventi in tutto il
mondo (New York, Zurigo, Sidney, Vienna, Parigi, San
Francisco, Los Angeles, Melbourne). I suoi disegni sono
stati esposti in varie gallerie: Hero Complex Gallery (Los
Angeles), Gallery 1988 (Los Angeles), Bottleneck Gallery (New York), Nucleus Gallery (Alhambra - CA), Improper Walls (Wien), Art by Friends Gallery (Annecy) e
Sakura Gallery (Parigi). stato selezionato per far parte della 58 mostra e annual della Society of Illustrators
New York. direttore artistico di illustri festival e del
Berga Urban Museum ed insegnante di illustrazione
alla Scuola internazionale di comics.
www.alegiorgini.com
PALAZZO DUCALE_GENOVA
Gramsci
Flashback
Fotografia italiana
1960 - 2016
15 luglio_28 agosto
Lultimo spenga
la luce
Bassorilievi e installazioni
di Maurizio Nazzaretto
21 luglio_28 agosto
www.palazzoducale.genova.it
Segnali
N. 7
Gabriele Balbi
Capitalismo+liberismo=Facebook
Federico Paolini
Linsostenibile leggerezza dellecologia
Tiziana Merani
Intervista a Michael Cunningham
Luca Terzolo
Le ibridazioni del giardinaggio
Gian Giacomo Migone
Lezioni americane per europei distratti
Massimo Castiglioni
Leggere senza libro, editore,
critico e libraio
Franco Pezzini
Oh, Che bella guerra
Luca Glebb Miroglio
Lumorismo spiazzante di Alan Bennet
Paolo Bertinetti
Tra i cespugli
Liana Pschel
Pascal Quignard, lascoltatore dissidente
Elisabetta Grande
Nuovi amministratori penitenziari
Adelino Zanini
Harry G. Frankfurt e le disuguaglianze?
Alessandro Cavalli
Germania e Europa
reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze (Pierre Levy,
Lintelligenza collettiva. Per unantropologia del cyberspazio, Feltrinelli, 1996).
Cera una volta la rete vista come laboratorio sociale entro cui esplorare,
estendere e migliorare i confini delle nostre identit (Sherry Turkle, La vita sullo
schermo, Frassinelli, 1997). Cera una
volta (a Davos, nel 1996) la Dichiarazione dindipendenza del cyberspazio in cui
John Perry Barlow, rivolgendosi online
ai governi mondiali, scrisse: Non siete
graditi fra di noi (). Non
avete alcun diritto morale
di governarci e non siete
in possesso di alcun metodo di costrizione che noi
ragionevolmente possiamo
temere. (). Il cyberspazio
non si trova allinterno dei
vostri confini. Non pensate
che esso si possa costruire
come se fosse il progetto di
un edifico pubblico. Non
potete.
La visione ottimista e
utopica del sublime digitale (Vincent Mosco, The
Digital Sublime. Myth, Power and Cyberspace, The
Mit Press 2004), almeno
a partire dalla met degli
anni Duemila stata progressivamente
offuscata
da una visione della digitalizzazione pi cupa e a
tratti apocalittica. Uno dei
pensatori pi influenti del
nuovo paradigma senza
dubbio Evgeny Morozov,
scrittore e accademico
bielorusso che oggi lavora
negli Stati Uniti e che si
pu gi definire un classico vista la centralit sia dei
suoi libri, tradotti anche in
italiano (Lingenuit della
rete, Codice, 2011, Contro
Steve Jobs, Codice, 2012,
Internet non salver il mondo, Codice, 2014), sia di articoli apparsi sui periodici
pi influenti del mondo, spesso tradotti
in Italia da Internazionale.
Lultimo agile volume pubblicato
questanno da Codice raccoglie proprio
alcuni articoli di Morozov apparsi sulla stampa internazionale nel 2013 e nel
2014, e sintitola Silicon Valley: i signori del silicio (trad. dallinglese di Fabio
Chiusi, Torino, 2016, pp.151, 13).
La tesi principale che la rivoluzione
digitale non faccia altro che portare
allestremo lo spirito e le logiche del capitalismo, proponendo unideologia neoliberista che incarnata alla perfezione
dalle aziende americane della Silicon
Valley quali Google, Facebook, Amazon, Apple e molte altre.
Secondo Morozov, questo processo
ha conseguenze politiche, economiche
e socio-culturali. Dal punto di vista politico, il neoliberismo digitale nasconde
alcune contraddizioni e difficolt manifestate dai governi nazionali negli ultimi
decenni. Se Facebook si d il compito
di connettere a internet paesi svantaggiati in America Latina, Asia o Africa,
come prevede il progetto internet.org
ribattezzato in Free Basics, di fatto svolge unattivit politica che consiste nel
fornire un bene ormai primario (al pari
di luce, acqua, strade) ai cittadini. Cosa
c di male in tutto ci? Da un lato, il
fatto che Facebook offra una versione
limitata del web, di cui naturalmente
lazienda di Menlo Park punto di partenza e centro. Dallaltro, il fine a rappresentare un problema. Se i governi si
danno un obiettivo dinclusione sociale,
Facebook o gli altri signori del silicio in
cambio della connessione pretendono i
dati personali di unaltra fetta di popolazione mondiale. Dati che possono essere agevolmente trasformati in preziose
N. 7
Segnali
- Ambiente
I libri
Ramachandra Guha, Ambientalismi. Una
storia globale dei movimenti, Linaria, Roma
2016
Gabriella Corona, Breve storia dellambiente
in Italia, Il Mulino, Bologna 2015
Stephen Mosley, Storia globale dellambiente,
il Mulino, Bologna 2013
Jean Paul Fitoussi, loi Laurent, La nuova
ecologia politica. Economia e sviluppo umano,
Feltrinelli, Milano 2009
P. Michael Saint, Robert J. Flavell, Patrick
F. Fox, Nimby wars. The Politics of Land Use,
Saint University Press, Hingham Mass. 2009
Laura Scichilone, LEuropa e la sfida ecologica. Storia della politica ambientale europea
(1969-1998), Il Mulino, Bologna 2008
Pascal Acot, Catastrofi climatiche e disastri sociali, Donzelli, Roma 2007
Piero Bevilacqua, La Terra finita. Breve storia dellambiente, Laterza, Roma-Bari 2006
Donella e Dennis Meadows, Jorgen Randers,
I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio, Mondadori, Milano 2006
Simone Neri Serneri, Incorporare la natura.
Storie ambientali del Novecento, Carocci, Roma
2005
Alessandro Vercelli, Simone Borghesi, La sostenibilit dello sviluppo globale, Carocci, Roma
2005
John R. McNeill, Qualcosa di nuovo sotto il
sole. Storia dellambiente nel XX secolo, Einaudi, Torino 2002
N. 7
Una fiaba un tipo di storia che prevede magia e meraviglia. Allinizio del libro, il titolo
delle sue note iniziali Dis. Enchant. La sua
intenzione era riscrivere racconti del folklore
che non avessero elementi di incanto?
No, anzi, la mia versione di queste fiabe
ricca di magia. Questo fraintendimento pu
nascere dal fatto che nello slang americano dis
una parola che traduce mancanza di rispetto,
un insulto. Il titolo fa riferimento al fatto che
nei racconti fantastici, le persone vittime di incantesimi, perseguitate da demoni o rinchiuse
da streghe, sono generalmente giovani e belle.
La maggior parte della gente, per, non appartenendo a questa categoria, non corre il rischio
di malefici da parte di forze oscure. Forse una
considerazione un po cinica: in sostanza un
commento sul fatto che le riviste di moda, il
cinema e i media perpetuino una lunga tradizione di infatuazione nei confronti della bellezza superficiale. Non ci sono racconti fiabeschi
che abbiano come protagonisti eroi coraggiosi,
intelligenti e generosi ma brutti. E nemmeno
riviste di moda con fotomodelli poco attraenti.
I racconti di folklore, non sempre ma spesso, terminano in modo lieto: e vissero per
sempre felici e contenti. Il lettore non sa ci
che accadr dopo, ma soddisfatto di leggere
questa formula finale. I suoi racconti proseguono oltre quel finale, imboccano una nuova
via, forse meno spensierata.
Una domanda sul film The Hours. Il ritratto che ne uscito di Virginia Woolf non le
sembrato un pochino ingiusto? Si evidenziato solo il lato nevrotico della scrittrice, ma
Virginia Woolf era molto, molto di pi.
Favole nere
Segnali
- Letterature
N. 7
Segnali
- Giardini
impaginazione), va precisando con la consueta nonchalance una sua estetica, che anche etica, del giardinaggio. O meglio del vivere nel e per il giardino.
Nulla di strutturalmente sistematico e di dogmatico
ma tanti tasselli accostati quasi casualmente che vanno a comporre un discorso molto ben leggibile. La
classica e in fondo banale organizzazione per stagioni non riesce infatti a dissimulare come alcuni temi
ricorrano costanti: la raffinatezza e lesotismo (la
Magnolia delavayi, la Davidia involucrata sulla quale
torneremo pi avanti) devono poter coesistere con
la semplicit e la tradizione (il malvone, le giuseppine, le monete del papa, i mughetti). Pejrone in
sostanza caldeggia un giardino fusion (siamo sicuri che il termine gli farebbe orrore), lontano
da omologazioni internazionali, non fondato
sullapartheid ma sullarmoniosa convivenza.
Un esempio illuminante nella sua definizione
del prato vivo: Un prato con trifogli, margheritine, tarassachi, ecc. un prato allitaliana:
sopporta il secco, robusto alle malattie e, a
mio giudizio, ha pure unaria casuale, decisamente gradevole, casereccia e nostrana. Anche linfestante tarassaco vi accettato.
Bene ha fatto la Elliot a stupirci ripubblicando due celebri libri di Gertrude Jekyll: Il
giardino dei colori e Bambini e giardini. a
questultimo che ci dedicheremo: lo merita per
un approccio pedagogico assai libertario per
lepoca in cui stato scritto. Lautrice (18431932), mitica esperta di giardinaggio citata con
altissimo rispetto da Pejrone e da chiunque
scriva seriamente di giardini, vera e propria
autrice di centinaia di parchi e giardini, nata
in una famiglia altolocata (Stevenson era un
amico di famiglia: pare che il nome del celebre
dottor Jekyll venga di qui) ha scritto un libro
in cui parla ai bambini invitandoli allosservazione naturalistica (geniale il capitolo in cui
propone una sorta di leggibilissima tassonomia
botanica semplificata) e al giardinaggio giocoso
ma serio. Interessante e divertente notare come
alla pedagogia davanguardia (via calze e scarpe e tutti a sguazzare nello stagno; bellissima e
commuovente una delle fotografie dellautrice
che costellano il testo: una panchetta di legno
su cui sono orgogliosamente buttate calze e
scarpe) faccia da controcanto una assoluta e feroce ottocentesca rigidit nei confronti delle erbacce
infestanti del prato. Per la Jekyll per esempio il tarassaco un nemico e va estirpato senza piet: Se
non riuscite a estrarre la radice del tarassaco dovrete
grattare via un po di terra () e tagliare la radice
pi in profondit possibile con la lama del coltello.
Non lecito sapere se nei prati dei giardini allinglese amati da Rousseau e da George Sand fossero
presenti molte infestanti. velyne Bloch-Dano nel
suo Giardini di carta (bel titolo, con sottotitolo Da
Rousseau a Modiano) ci dice molto, forse troppo, sul
rapporto dei letterati francesi coi giardini, ma ovviamente non questo. E non si pu nemmeno imputarglielo a colpa. Non questo. Il suo libro ben scritto,
abbastanza ben documentato, ma alla lettura d una
sensazione di futilit.
In totale franchezza: leggere che Simone de Beauvoir amava il parco del nonno nel Limousin (Cedri,
wellingtonie, faggi violacei, alberi nani del Giappone, salici piangenti, araucarie) mentre per Sartre
lunica natura accettabile era quella dei Giardini
del Luxembourg fa sbottare in un franco e sonoro
Chissenefrega. Forse non un caso ma un segno
di totale assenza di ironia, il fatto che Flaubert venga
citato con Madame Bovary nel capitolo intitolato Lamore in giardino e mai con Bouvard et Pcuchet che
sul mito tutto urbano dei giardini e degli orti molto
avrebbero ancora da dire e insegnare.
Quello che certo che sul tema dei praticelli e
della loro manutenzione il meglio lo dice Michael
Pollan in Una seconda natura. Lo dice applicando
I libri
velyne Bloch-Dano, Giardini di carta, ed.
orig. 2015, trad. dal francese di Sara Prencipe,
pp. 222, 16, Add, Torino 2016
Gertrude Jekyll, Bambini e giardini, trad.
dallinglese di Chiara Rea, pp. 187, 17,50, Elliot, Roma 2016
Paolo Pejrone, Un giardino semplice, pp. 193,
16, Einaudi, Torino 2016
Michael Pollan, Una seconda natura, ed. orig.
1991, trad. dallinglese di Isabella C. Blum, pp.
309, 22, Adelphi, Milano 2016
Michael Tyler Whittle, I cacciatori di piante,
ed. orig. 1970, trad. dallinglese di Benedetta
Bini, pp. 328, 18, DeriveApprodi, Roma 2015
giardinaggio articolarsi seguendo il fluire delle stagioni (cos anche il libro di Pejrone). Pollan invece di
diffondersi sulle rare e preziose fioriture invernali o
sui lavori tipici dei mesi freddi (manutenzione degli
attrezzi ecc.) descrive con grande realismo e acume
la principale attivit invernale del giardiniere dilettante: la lettura dei cataloghi di florovivaistica. E il
successivo inevitabile acquisto di piante da mettere
a dimora nella primavera veniente. Il titolo del capitolo non a caso Perdere la testa per i pretenziosi
cataloghi. Forse un po troppo aderente alla sola
realt americana, lanalisi minuziosa del diverso stile
dei cataloghi presi in esame, da quello estremamente
snob a quello pi concreto, ma facilmente traducibile in analoghe italianissime tipologie.
Daltra parte, a dimostrazione che anche nel mondo del giardinaggio la globalizzazione esistita da
sempre (da ben prima che esistesse la parola),
basta aprire I cacciatori di piante di Michael
Tyler Whittle, un libro formidabile, che DeriveApprodi molto opportunamente ripesca
dalla collana Rizzoli diretta negli anni settanta
dal grande Ippolito Pizzetti. Cronologicamente strutturato inizia raccontando dellantichit
e poi del medioevo e del Rinascimento. Ma il
massimo di interesse e di fascino lo raggiunge
quando si avvicina al diciottesimo secolo, alla
grande epoca del colonialismo (e del collezionismo) inglese. La Royal Horticultural Society,
i Kew Gardens, il grandissimo Banks, inesausto
organizzatore di spedizioni mirate alla ricerca
di piante ancora sconosciute, il geniale e modesto dottor Ward inventore delle omonime
cassette (prima attrezzatura atta a portare in
Inghilterra piante esotiche riducendone laltissima mortalit: si ricorda che il famoso ammutinamento del Bounty avvenne su una nave
carica di alberi del pane: lacqua veniva lesinata
ai marinai per tenere in vita le piante). Whittle,
con quello che si usa definire umorismo inglese, scrive che Ward, un naturalista dilettante,
medico di professione, trattandosi di una
persona che si divertiva a studiare i bruchi e
a metterli in bottiglia, doveva essere con ogni
probabilit scapolo o vedovo.
Pejrone descrive con amore le sue davidie: la
storia dellarrivo in Occidente del meraviglioso
albero dei fazzoletti unepopea rappresentativa di tante altre che videro allopera botanici, avventurieri, dilettanti, missionari, affaristi
(limportazione, lacclimatazione, la riproduzione e la vendita di piante rare ed esotiche si pensi alle orchidee o ancor prima ai tulipani era una
fiorente industria). Il primo a identificare e a descrivere questo meraviglioso albero fu Armand David
(da lui il nome: Davidia involucrata), un missionario
francese con una particolare vocazione per gli studi
naturalistici. Ma il primo a portarne i semi in Inghilterra fu, anni dopo, Ernest H. Wilson. Rischi la vita
arrampicandosi fra le gole dello Yunnan, fu travolto da torrenti in piena, affront pericoli imprevisti
(molti di questi avventurosi cercatori non tornarono
in patria) ma ce la fece. Da allora le davidie sono anche nostre e campeggiano nei pi raffinati giardini.
Tra tutti, in quello piemontese di Paolo Pejrone.
Nessuna pretesa di esaustivit in questa piccola
rassegna. Solo il tentativo un po impressionistico
di mostrare come si stia sviluppando una sorta di
subcategoria merceologica nellambito delleditoria
di giardinaggio: quella che evade dalle costrizioni
del tecnicismo esasperato per tentare, con risultati
quasi sempre pi che convincenti, di ibridarsi con
altre discipline: dalla ecologia e gastronomia (ed
facile) alla storia, dalla letteratura alla pedagogia,
dalla sociologia alla filosofia.
Il tutto in perfetta e pacifica convivenza con gli
svariati ottimi manuali presenti anche in edicola (soprattutto nella bella stagione) o coi lussuosi libri fotografici e le preziose ristampe anastatiche di antichi
erbari (ideali come coffee table books).
n
luca.terzolo@alice.it
L.Terzolo lessicografo
N. 7
economica mondiale lucrandoci sopra, ormai sfidato da una nuova modernit politica, che crede in
diritti e libert democratiche, strumentalmente usati
dalla politica vecchia, dei Clinton, dei Blair, persino
dal piccolo Renzi. questo il senso profondo e duraturo della candidatura di Bernie Sanders, non a caso
sostenuta da giovani di tutte le razze e da quei lavoratori disoccupati e precari che respingono linvito di
Trump a rivolgere la loro rabbia contro nuovi immigrati, in fuga da guerre, malattie, corruzione, droga
in larga parte importati dai loro paesi dal pi ricco
Occidente. Il senatore del Vermont non diventer
Segnali
-Internazionale
N. 7
10
Segnali
- Editoria
realizzazione materiale dei libri, e, visto il loro ruolo, un confronto diretto con le dinamiche e le contraddizioni che le caratterizzano risulta quasi ovvio,
scontato e assolutamente necessario. Specie in un
momento storico sconvolto dal terremoto Mondazzoli, che stravolge gli equilibri e riconfigura il modo
di intendere lindustria editoriale nel nostro paese,
sempre pi concentrata in un unico blocco.
Come se fosse gi pronto a una simile evenienza,
Antonio Manzini ha risposto a Mondazzoli con
un breve romanzo edito da Sellerio: Sullorlo del precipizio (pp. 128, 8, Sellerio, Palermo 2015). Protagonista di questa nerissima distopia un romanziere
fittizio, Giorgio Volpe, tra i pi letti e apprezzati in
Italia, in procinto di terminare il suo capolavoro: unepica narrazione della storia
della sua famiglia sullo sfondo degli snodi pi importanti dellItalia novecentesca.
Unopera costata pi di due anni di fatica
ma che finalmente pu essere consegnata
alla Gozzi, la pi grande casa editrice del
paese. Titolo del romanzo: Sullorlo del
precipizio. Proprio nel giorno in cui invia
il libro alla sua editor, Fiorella, un evento incredibile scuote il mercato editoriale:
Le tre maggiori case editrici, la Gozzi, la
Bardi e la Malossi, si univano per diventare il pi importante polo editoriale di tutti
i tempi. Un gigante che avrebbe spazzato
via la concorrenza, con un controllo del
mercato quasi totale.
Passano ancora alcuni giorni, gli ultimi
della Gozzi e dei suoi operatori. C un
certo entusiasmo per la prova creativa
di Giorgio, a cui bisogna apportare solo
qualche leggero ritocco prima di procedere alla stampa. Peccato che la mattina
in cui questo lavoro dovrebbe iniziare, al
posto dellattesa Fiorella si presentano due
uomini mai visti, vestiti di nero e dallaria
inquietante, come se provenissero direttamente dal Processo di Kafka. Uno si chiama Aldo, laltro Sergej, ed russo: sono le
persone chiamate a fare lediting per conto
della Sigma, il nuovo gigantesco marchio
editoriale. La sequenza dellincontro,
dannatamente tragicomica, rivela quali saranno i cambiamenti imposti allindustria
del libro. Alle lamentele di Giorgio, comprensibilmente spiazzato, i due rispondono millantando una grande esperienza nel
settore. Sergej un vero professionista,
addirittura il correttore di bozze di Tolstoj,
del quale si stanno ripubblicando i maggiori successi con qualche miglioramento: Guerra e pace stato ridotto a trecento pagine,
ed solo Pace, perch non si pu angosciare il lettore. Guerra, odio, morte, malattie, romanzi distopici e senza futuro, basta! Pace, amore, ottimismo
e fratellanza, ecco le nuove direttive Sigma. Aldo
non da meno del collega: sta traducendo lintera
letteratura italiana in vero italiano, perch lo scopo avvicinare i ragazzi alla letteratura e usare una
lingua che gli faccia amare i libri. La prosa deve
essere semplice, senza troppi appesantimenti stilistici e in grado di dare informazioni utili come se
fosse una pagina web. Pertanto necessario riscrivere i romanzi meno accessibili (su tutti, I promessi
sposi). Se questo il trattamento riservato a Tolstoj
e Manzoni, i contemporanei non se la passano di
certo meglio. A Giorgio viene chiesto di riscrivere
abbondantemente il suo romanzo, tagliando le parti
sul fascismo (tanto ai giovani cosa importa del fascismo?) e dando maggiore spazio alle scene damore e
dazione per scongiurare il rischio noia (il risultato
una banalit degna del peggior feuilleton).
Il successivo incontro con la responsabile della Sigma, Federica Celletti, non migliora affatto la
situazione. La dirigente dichiara che le cose ormai
sono cambiate, che la realizzazione di un libro un
impegno collettivo a cui lo scrittore partecipa dando solo unimpronta di massima, che bisogna tenere
sempre sotto controllo i movimenti della borsa, che
lunico scopo soddisfare le attese del pubblico:
Noi guardiamo solo ai gusti del pubblico, questo
facciamo. E lei far lo stesso. Sinceramente, Volpe, a
noi della sua etica, della sua poetica, della sua narrativa, del suo stile, dei suoi aggettivi e dei suoi avverbi
non interessa. A noi interessa lei, se e fino a quando
riesce a carpire lattenzione di un pubblico.
Una situazione insostenibile e apocalittica, trionfo assoluto della ricerca del profitto. Non a caso
vengono esplicitamente evocati i romanzi distopici
e in particolare Orwell. Rispetto ai testi canonici
della distopia, lambientazione non futuristica (o
addirittura fantascientifica); siamo praticamente nel
presente (lazione comincia a ottobre 2015) e non ci
N. 7
11
del peraltro splendido Uomini contro di Francesco Rosi (1970) o dal romanzo storico da essi stessi finora proposto; e gi il soggetto di copertina
emblematico. La foto (autentica) di due militari
tedeschi con strani copricapi come orecchie di Topolino un modello indossabile 1917 di localizzatori acustici pre-radar, auricolari a trombetta per
individuare velivoli e prenderli di mira grazie a un
binocolo-maschera evoca la necessit depoca di
neutralizzare linvisibile ovunque che pu piombare addosso allimprovviso.
Ma invisibili si rendono in qualche modo gli
stessi protagonisti dei quattro movimenti musicali dellopera, sparigliati su registri differenti tra il
fronte italiano e quello francese. A partire da Primo
sulla terribile storia di Adelmo, di famiglia conta-
dina dellAppennino bolognese, che vediamo sfuggire con larruolamento una situazione di depressa
marginalit a casa (un mondo mitico-magico in cui
i nessi causa/effetto si dipanano sghembi, il femminile ispira paura e rabbia, e si cerca un riconoscimento a un ruolo predatorio); e poi nuovamente
sfuggire la realt della trincea, ancora legata alla
terra e a una forma di fragile marginalit. Mentre i
compagni muoiono come mosche in assalti suicidi
o facendosi saltare le cervella, Adelmo trova modo
di evadere proprio cavalcando lorrore e disumanizzandosi: entrata negli Arditi, azioni da killer
(appunto) invisibile, un linguaggio che prelude a
quello di un fascismo in cova, lautoconsegna alla
logica di un potere senza faccia. Tornato a casa
con uno status, nessun padre/padrone imporr pi
alluomo-pugnale di badare alla terra e interrompere la caccia. Questo primo testo segue la forma
dalla narrazione classica, cruda e asciutta, anche se
spalancata a una realt allucinata che Adelmo impara a fissare senza emozioni.
La fuga in scena in Secondo completamente diversa. la storia grottesca e tragica, pirandelliana
di Giovanni, che per fuggire la guerra sceglie di
Segnali
- Narratori italiani
di Franco Pezzini
12
N. 7
so interpretato ruoli da lui scritti e ha registrato in video e audio molti dei suoi racconti. Per questo motivo
non sembrata azzardata la scelta del regista Nicholas
Hytner di affidare nel suo ultimo film il ruolo sdoppiato dello scrittore e delluomo ad Alex Jennings
che gli assomiglia non solo fisicamente. Il film tratto
da uno dei racconti pi noti di Bennett, La signora
nel furgone (Adelphi 2003), e deve ancora uscire nelle
sale italiane ma gi disponibile nella versione originale in dvd acquistandolo online (The lady in the van,
Sony Pictures). Qui regna sovrana linterpretazione
nel ruolo principale della lady del cinema britannico,
Maggie Smith.
Ispirato ad una vicenda vera, capitata allautore
in un arco di 15 anni a partire dagli anni settanta,
quando viveva nel quartiere londinese di Camden.
In modo del tutto casuale, una signora senza fissa dimora venne a stabilirsi nel cortile della sua casa abitando in un furgone e rimanendoci sino alla morte.
Miss Shepherd, si scopr molto tempo dopo, era in
realt Margaret Fairchild, da giovane una dotata pianista allieva di Alfred Cortot, successivamente fattasi
suora, che un giorno guidando un furgone si convinse
erroneamente di avere provocato un incidente e cadde nellangoscia di essere scoperta scegliendo cos la
vita da vagabonda. In fondo una storia amara non a
lieto fine, ma trattata con il solito sguardo ironico e
critico dallautore, combattuto egli stesso tra la partecipazione, la curiosit umana e il fastidio per una
presenza ingombrante e invasiva. Da qui la scelta di
Hytner di sdoppiare Jennings nel ruolo di Bennett
luomo che scrive e di Bennett luomo che vive. La
grandezza interpretativa della Smith qui assoluta.
Dalla contessa madre della serie televisiva Downton
Abbey a Miss Shepherd c un abisso storico, sociale e psicologico e lanziana attrice ha registrato i due
ruoli nello stesso periodo caratterizzando ambedue
a tal punto da esserne linterprete assoluta e ideale.
La fine della vecchia barbona seguita da una scena
surreale di ascensione, diventa nel film un momento
di altissima commozione e civile compostezza. Quasi
un addio alle scene di una grande attrice che per locn
casione sceglie un pezzo di bravura.
lucaglebb@glebb-metzger.it
L. G. Miroglio saggista
Tra i cespugli
di Paolo Bertinetti
Segnali
- Letteratura
15, Adelphi, Milano 2016). Questi sei monologhi, rispetto a quelli precedenti, sono
meno allegri, a volte percorsi da una sottile vena di malinconia. Forse perch il mondo
che vi ritrae, il nord piccolo-borghese da cui Bennett stesso proviene, con quei suoi
personaggi cos provinciali, cos convinti delleternit delle regole e delle convenzioni
che dettano non solo i loro comportamenti quotidiani ma la loro stessa esistenza, un
mondo che andava scomparendo (e che oggi quasi del tutto scomparso). Bennett era
ovviamente lontanissimo dalla loro mentalit e dai loro patetici valori e com ovvio li
metteva in ridicolo; ma forse trovava in essi il segno di unidentit che, per altri aspetti,
non gli sembrava affatto negativa. In particolare quella capacit di riuscire ad affrontare le difficolt, il dramma stesso, con uno spirito e una forza danimo che in quei discutibili valori, in quellinsulare idea di inglesit, trovava la sua fonte. Naturalmente
con il distacco che discende dallesercizio di quello humour che, come ha fatto dire al
personaggio di una sua commedia, il liquido amniotico in cui gli inglesi sono stati
formati nel ventre materno.
In cinque dei sei monologhi chi parla una donna. Sono figure probabilmente simili
a quelle conosciute da Bennett da ragazzo, negli anni in cui viveva a Leeds prima di
andare alluniversit: la madre, le zie, le vicine di casa, magari anche la moglie di un
macellaio meno inquietante di quello che compare nel quarto monologo, la Marjory
fissata con la pulizia.
Il monologo pi bello per quello che ha come personaggio un uomo (fu lo stesso
Bennett a dargli volto e voce per la Bbc), Il gioco del panino. Mr Paterson un uomo
socievole, relativamente scevro da pregiudizi razziali e coscienzioso nel proprio lavoro
(fa lo spazzino in un parco pubblico). Innocuo. Nelle prime inquadrature lo vediamo
davanti a uno sfondo di interni o di angoli del parco. Poi lo sfondo quello di un
carcere. Paterson un pedofilo: era andato tra i cespugli con una bambina. Per
lei voleva, la sua laida difesa. Anche in questo monologo ci sono momenti di humour illuminante, in un contesto, per, ovviamente drammatico. Abbiamo imparato
a interrogarci sulla banalit del male; qui sulla mitezza del male che siamo invitati a
riflettere.
N. 7
13
sto gesto primigenio si estende allinvenzione degli strumenti musicali: lautore ricorda che Ermes
cre la cetra con i cadaveri di una tartaruga, di una
mucca e di una pecora e che lelegante quartetto
darchi europeo suonava su strumenti fatti di crine
di cavallo e di budella di pecora. Tutto ricoperto del sangue legato al suono e tale sangue non
solo animale, ma anche umano, come dimostra la
pratica dellevirazione, guidata dalla ricerca di una
voce meravigliosa.
La musica, nata quindi secondo Quignard dai
richiami venatori, conserva come suo potere pi
tipico e pericoloso la capacit di attirare a s chi
lascolta e di addomesticarlo, poich impone il suo
ritmo sui ritmi biologici (il respiro e il battito car-
Segnali
- Musica
di Liana Pschel
14
N. 7
Segnali
- Diritto
I libri
Carmelo Musumeci e Andrea Pugiotto, Gli
ergastolani senza scampo. Fenomenologia e criticit costituzionali dellergastolo ostativo, con
prefazione di Gaetano Silvestri e unappendice
di Davide Galliani, pp. 216, 16, 50, Editoriale
scientifica, Napoli 2016
Giustizia riparativa. Ricostruire legami, ricostruire persone, a cura di Grazia Mannozzi e
Giovanni Angelo Lodigiani, pp. 244, 22, Il
Mulino, Bologna 2016
Pietro Buffa, Umanizzare il carcere. Diritti, resistenze, contraddizioni e opportunit di un percorso finalizzato alla restituzione della dignit ai
detenuti, pp. 243, 22, Laurus Robuffo, Roma
2015
le dellamministrazione penitenziaria in Emilia Romagna fino al gennaio 2016 e oggi direttore generale del personale e delle risorse del Dipartimento
dellamministrazione penitenziaria, nel suo libro dal
titolo significativamente programmatico Umanizzare il carcere. Pietro Buffa, cos come i direttori del
Dap che recentemente si sono avvicendati in quella
carica, incarna la visione illuminata di una nuova
generazione di amministratori delle pene, consapevoli che il carcere strutturalmente un luogo di
violenza, di conflitti, di sofferenza e di diminuzione
di status, purtuttavia non rassegnati a governarlo
seguendo unidea di ineluttabile irriformabilit.
La riforma possibile viene dal basso, ci dice Buffa, da un lavoro quotidiano di trasformazione di un
contesto, che significativamente egli paragona a un
contesto di guerra, in cui si realizza quella crudele metamorfosi che il famoso esperimento di Philip Zimbardo aveva gi portato drammaticamente
alla luce nel 1971. Studenti di Stanford, ragazzi
per bene, sensibili ed educati, diventati in un gioco
sperimentale alcuni guardie e altri detenuti, si erano di colpo tramutati in nemici e, immedesimandosi nel nuovo ruolo sociale, gli studenti-guardie
non avevano potuto fare a meno di usare metodi
arbitrari e violenti nei confronti dei loro compagni,
che ormai percepivano come detenuti. La realt
carceraria necessariamente conflittuale, ma un
approccio pi dialogante che prospetti un nuovo
modo di relazionarsi con il nemico, nellottica di
Buffa, pu aspirare a sradicare quei meccanismi di
anestetizzazione alla sofferenza altrui che portano
alla sua normalizzazione. Si tratta di mettere in atto
dei piccoli accorgimenti capillari, di attenzione e di
ascolto per i bisogni quotidiani, tanto dei detenuti
che delle guardie carcerarie, che allenti le tensioni
e gli odi che si generano nei contesti chiusi. Lelenco che Buffa propone lungo, ma le molte piccole
rivoluzioni di banali modalit gestionali del carcere da lui indicate possono senzaltro determinare
unenorme trasformazione della qualit della vita
di ciascuno e in definitiva un grande cambiamento
culturale nella percezione del proprio ruolo rispetto
allaltro. questa la via per una concreta umanizzazione del carcere, che al di l degli enunciati di
astratti principi di dignit da rispettare o di rieducazione da effettuare, sappia per esempio farsi carico
di abolire le domandine che i detenuti debbono
compilare per ogni loro necessit e che, per quanto
impellente essa sia, non prevedono un termine di
risposta. O consenta ai detenuti e ai loro familiari
di parlarsi di pi delle attualmente concesse quattro
volte al mese, o di intrattenere rapporti sessuali con
i partners, o permetta ai poliziotti penitenziari di alleviare il fardello emotivo che portano sulle spalle
attraverso incontri a ci mirati o ancora affidi loro
una maggiore partecipazione nelle scelte gestionali.
Da un lato il superamento dellinfantilizzazione del
detenuto, portato di unidea di rieducazione che
ha finito per fare dei diritti uno strumento di premialit da accordare solo se meritato, dallaltro la
responsabilizzazione degli agenti in relazione a un
progetto maggiormente condiviso, porterebbero,
infatti, del tutto naturalmente a un abbattimento
della carica di tensione che produce violenza. Sono
trasformazioni che dopo le condanne di Strasburgo
hanno cominciato piano piano a essere discusse e
implementate. Si pensi alla sorveglianza dinamica,
ossia alle celle aperte, imposta da pi di una circolare del Dap, o alle cosiddette stanze dellamore che
dovrebbero finalmente vedere la luce anche nelle
prigioni italiane.
Sar tutto ci sufficiente a restituire un senso
alla pena detentiva e dignit ai ristretti? Le pagine
strazianti del bel libro di Carmelo Musumeci e Andrea Pugiotto Gli ergastolani senza scampo. in cui
il primo condannato allergastolo ostativo (ossia
a una pena detentiva perpetua, cui si pu ovviare
solo scambiando la propria libert con quella degli
altri, ossia collaborando utilmente con la giustizia), racconta la sua lenta agonia dietro le sbarre, ci
fanno propendere per una risposta negativa. Lurlo
della sua sofferenza, pur ritenuta compatibile con
il rispetto della dignit umana dalla nostra corte
costituzionale, ci riporta alla mobilit dei confini di
quel concetto e alla disillusione circa la possibilit
che esso sia in grado di costituire davvero la via di
uscita dalla disumanit del carcere. N i segnali di
una resipiscenza legislativa, registrati da Andrea
Pugiotto nel decreto legge a modifica dellergastolo
ostativo, scritto a ridosso della sentenza Torreggiani, ci possono dare maggior fiducia sul punto.
Ma esiste qualcosa di meglio del carcere? La risposta positiva proviene dal lavoro a cura di Grazia
Mannozzi e Giovanni Angelo Lodigiani Giustizia
riparatia, che, nel raccogliere le riflessioni del mondo (non solo) accademico, indicano la strada della
giustizia riparativa quale valida alternativa a una
giustizia retributiva e al suo carico di desiderio di
vendetta. Mediazione penale, ricostruzione dei legami fra vittima e reo, scardinamento dellidea di
pena come raddoppio del male e ricomposizione
del tessuto sociale costituiscono il nuovo linguaggio
di un filone di pensiero che allesclusione in carcere
del reo sostituisce la sua inclusione sociale accompagnata dal riconoscimento della persona offesa.
la giustizia tipica delle societ a potere diffuso,
che a una impossibile imposizione di una sanzione
dallalto sostituisce la ricomposizione dei rapporti
fra gruppi dal basso. Anche in questo caso Torreggiani ha funzionato da spartiacque e nel 2014 il legislatore italiano ha aperto qualche porta in pi alla
mediazione penale e alle sue alternative al carcere.
Siamo dunque sulla buona strada? presto per dirn
lo, ma certamente qualcosa si muove.
elisabetta.grande@uniupo.it
E. Grande insegna sistemi giuridici comparati
allUniversit del Piemonte Orientale
N. 7
15
Sin qui, per cos dire, largomentazione ha carattere assiomatico. Lautore cerca perci di trarne
le deduzioni conseguenti, muovendo dalla critica
al principio di utilit marginale decrescente che,
nella formulazione datane ad esempio da Abba
Lerner, implica che unuguale distribuzione di denaro massimizzi lutilit aggregata, ovvero le soddi
sfazioni aggregate dei membri della societ. Pi
semplicemente, se si ammette esista anche per il
denaro unutilit marginale decrescente (al pari di
qualunque altro bene) e, con riferimento al denaro
stesso o alle cose che esso permette di acquistare,
che le funzioni di utilit di tutti gli individui siano
identiche, si finir con il concludere che un dollaro
marginale procura in ogni caso meno utilit a una
persona ricca di quanto ne procuri a una meno ric-
Segnali
- Economia
di Adelino Zanini
16
N. 7
Segnali
- Politica
possono trovare in chiave geopolitica. Al di l delle differenze, che Rusconi mette bene a fuoco sulla
scorta di una vita di studio sulla questione tedesca, il
senso del confronto da ricercare nel fatto che oggi
si ritorna a parlare della Germania come potenza
centrale. Allora, Bismarck era riuscito a far crescere la Germania unificata come potenza di centro,
cercando di evitare la suscettibilit delle potenze laterali del Regno Unito e della Russia zarista; la Germania repubblicana deve fare i conti con unEuropa
sfilacciata che non riesce a definire n i suoi assetti
interni, n la sua posizione nel mondo globalizzato.
Oggi, la Germania pu contare nello scacchiere internazionale se in grado di parlare a nome
I libri
Francesco Cancellato, Fattore G. Perch i tedeschi hanno ragione, pp. 128, 14,50, Universit
Bocconi, Milano 2016
Beda Romano e Sergio Romano, Berlino capitale. Storie e luoghi di una citt europea, pp. 204,
15, Il Mulino, Bologna 2016
Gian Enrico Rusconi, Egemonia vulnerabile. La
Germania e la sindrome Bismarck, pp. 171, 14,
Il Mulino, Bologna 2016
Luigi Reitani, Germania europea Europa tedesca, pp. 87, 7,90, Salerno, Roma 2014
Edgar Morin, Mes Berlin 1945-2013, pp. 91,
12, Le Cherche Midi, Parigi 2013
dellEuropa cio se, come ha detto anche linfluente ministro delle finanze Schuble, non conduce
una politica tedesca, ma una politica europea. Ma
proprio questo il problema: lEuropa degli stati nazionali, debolmente integrati in una sorta di
confederazione di fatto, cio nellUe, non pu accettare legemonia tedesca, soprattutto quando vuol
dire rigore nelle finanze pubbliche, ma evita pure
di inquadrare la Germania in ununit pi stretta.
Rusconi giustamente sottolinea che il nocciolo della
questione sta nel rapporto problematico tra egemonia politica ed egemonia economica e che la mancata
soluzione di questo problema fa s che molti paesi
membri, soprattutto dellEuropa del sud, vedono
sempre pi nella Germania un rivale piuttosto che
un partner.
Anche Fattore G di Francesco Cancellato, direttore del quotidiano on-line Linkiesta, affronta
il tema delle responsabilit tedesche per le contraddizioni interne allUnione europea e allarea
euro. La versione corrente (e forse dominante)
nei paesi mediterranei che attribuisce alla politica di rigore imposta dalla Germania la causa del
mancato sviluppo dopo la crisi del primo decennio del secolo, non del tutto convincente. La
Germania ha saputo approfittare meglio degli
altri dei vantaggi di operare nellarea euro, ma
questo merito tra laltro dellinnovativit delle
sue industrie e anche della moderazione dei suoi
sindacati che ha consentito di tenere controllati
i costi del lavoro. Se lItalia, e lEuropa del sud,
non crescono, un problema anche per la Germania che non pu tranquillamente rinunciare
al nostro mercato. Ci che in Italia si fa fatica a
comprendere che () le difficolt della nostra
economia dipendono pi da fattori strutturali
interni che dalle politiche di austerit, siano esse
autoimposte o prescritte dallesterno. I problemi di fondo sono solo in parte imputabili alleuro. Bisognerebbe invece guardare ai rapporti
con Stati Uniti, Cina, Russia, allindustria militare, alla dipendenza energetica, agli sviluppi futuri delleconomia digitale (economia 4.0), alla
sicurezza, allesercito europeo, alla questione
ambientale, allafflusso e allintegrazione di profughi e migranti, ecc. Per Cancellato, la Germania non un problema per i partner dellUe, ma
la chiave che pu contribuire alla soluzione dei
problemi comuni a tutti. La paura dellegemonia tedesca che paralizza i partner e li fa esitare
di fronte alla prospettiva di portare avanti il progetto
europeo straordinariamente miope, non vede che
il paese demograficamente pi grande e economicamente pi forte destinato comunque, lo voglia o
meno, ad esercitare qualche forma di egemonia in
unEuropa retta semplicemente da accordi intergovernativi, mentre il rafforzamento democratico
dellUnione sarebbe lunico modo per incanalare la
potenza della Germania a beneficio di tutti.
Quando Schuble, poco meno di un anno fa, ha
manifestato lesigenza di un esercito europeo poich
le risorse che spendiamo per i nostri ventotto eserciti nazionali potrebbero essere usate molto meglio
se le spendessimo insieme, i partner non hanno
fatto a gara per prenderlo in parola e verificare leffettiva volont di passare dalle intenzioni allazione.
Lautore sostiene che solo la Germania pu far nascere lEuropa e che il vero problema lo stallo, il
congelamento, che caratterizza oggi il processo di
integrazione sia dellUe che del sottoinsieme della
zona euro. Se nel frattempo la Germania dovesse indebolirsi, se non potesse contare sulla solidariet dei
partner per assorbire la grande massa dei profughi
che sono affluiti e continueranno ad affluire, sarebbe una sciagura per tutti. La Germania deve fidarsi
dei partner europei, ma questi devono dimostrare di
meritarsi la fiducia, alla fine tutto un problema di
fiducia reciproca. Come fare a ricostituirla, ora che
n
si logorata, un altro problema.
aless_cavalli@hotmail.com
A. Cavalli saggista e ha insegnato sociologia allUniversit di Pavia
17
N. 7
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N. 7
Animali sbagliati
pp. 32, 17,
Vanvere, Roma 2016
Primo piano
di amorosi sensi, una richiesta
implicita di complicit: per divertirsi bisogna sempre essere almeno in due a giocare. Gli Animali
sbagliati vanno guardati con attenzione, capiti, goduti nella loro
stranezza sbagliata e a quel punto
non potranno mai pi ritornare
ad essere animali giusti e normali.
Dopo aver visto il dormedario che
piega il suo collo come un cigno
per appoggiarlo sul cuscino adagiato sulla gobba (e cos dormire
beato) nessun dromedario, visto
o pensato, sar pi lo stesso. E
senza svelarne la soluzione, quasi
fossero degli enigmi da risolvere
non con la logica dei rebus o degli
indovinelli, bens con limmaginazione al timone (se non proprio
al potere), Matticchio
anticipa, a modo suo, la
prossima serie animalesca nella quarta di copertina. Cos, dopo la
vacca da bagno, il martin cacciatore, larpadillo
e lacciugamano non ci
resta che aspettare con
trepidazione (oppure
provare a nostra volta
a immaginare) il coccobrillo, il pinosauro,
il 45 ghiri o lo stankoala. Animali
che ritornano e che la fantasia del
loro creatore ibrida e trasfigura,
reinventandoli nel tempo, animali sempre strani che continuano a
spiazzare e rafforzare quel legame di sensi e rimandi che lopera
multiforme di Matticchio fa rimbalzare di disegno in disegno. Si
prenda la donnola, per esempio.
Nel libro di Jones
c una storia (tra
le pi geniali) intitolata Il parco naturale di Sasso-Giallo
in cui, in una delle
sei tavole compare
lorso Yoghi che
piange a dirotto
emettendo gemiti
(buuu buuuu buuu). La spiegazione della sua disperazione affidata
a una didascalia: Bubu scappato con una donnola. La donnola
non si vede, ma quel riferimento
da solo lascia intuire un mondo
delineando un improbabile triangolo amoroso tra orsi e mustelidi
(Yoghi, Bubu, e la donnola). Donnola, questa volta disegnata, che
ritorna, qualche decennio dopo,
elegante e mesta negli Animali
sbagliati con un secchio, un mocio
e un pavimento da spazzare. diventata una donnola delle pulizie e
chiss se quel lavoro lo fa per arrotondare lo stipendio di Bubu che
lontano da Yellowstone non pi
riuscito a trovare una soddisfacente collocazione professionale. n
E non finita
di mc
entre langoscia di un futuro
M
possibile aggredisce lanimo
di molti di noi spingendolo dentro
N. 7
20
Franco Matticchio
N. 7
21
Franco Matticchio
Tratto da Franco Matticchio, Jones e altri sogni, Rizzoli Lizard (vedi pag. 19)
22
N. 7
Fumetti
di Chiara Bongiovanni
Daniel Clowes
Patience
di Maurizio Amendola
Reinhard Kleist
Cash: I see a darkness
pp.223, 19
Bao, Milano 2016
ma del suo ultimo respiro. Un giovane trasandato combatte ogni giorno contro la condanna
di avere un nome da donna: Sue. Potrebbero
non aver senso queste canzoni per uno come
Bob Dylan, abituato a metaforizzare anche se
stesso, ma a Johnny piace troppo raccontare la
realt, e queste storie la rappresentano. La realt continua a essere di pi o di meno di quello che vogliamo. E quando comincia a essere
troppo, per Johnny, tutto sembra crollare: qui
arriva June Carter, la musa armata di autoharp
che aiuta il Cash uomo a raccogliere le macerie
dentro di s. Il Cash cantastorie trova la forza
di ricominciare nel luogo dove la societ rinchiude le sue macerie umane: il carcere di Folsom. l che recluso Glen Sherley, luomo da
cui parte la storia. Passa le notti a scrivere la
canzone che Johnny Cash canter nello storico
concerto tenuto nella prigione di Folsom, il 13
gennaio 1968. Reinhard Kleist ci racconta una
fotografia passata alla storia: Johnny, dal palco, d la mano a Glen che ancora non riesce
a credere che il suo eroe abbia appena cantato
la canzone da lui composta sulla brandina, di
notte, in cella: I muri che mi circondano ogni
attimo della vita per alcuni secondi sembrano
dissolver-si come un miraggio.
Pi di trentanni dopo: una casa isolata, un
produttore di hip hop trasandato e loscurit
nascosta tra gli alberi. Il vento dautunno fa scivolare le foglie addosso al cappotto scuro dentro cui si stringe uno squalo che non smetter
di cantare le sue storie e quelle degli altri fino
al giorno della sua morte, il 12 settembre 2003.
Dopo una vita che gli ha messo una corona
di spine sulla fronte e la capacit di ricordare
ogni cosa, fino allultimo attimo. Mancano pochi mesi. Non resta che guardare negli occhi la
morte. Seduto su una sedia sistemata sul prato,
in una porzione di bosco dove gli alberi non
coprono il cielo bianco.
23
N. 7
Fotografia
architettura e decorazione, un
cortocircuito che dalla fine degli
anni cinquanta diventa peculiare
del gusto neopompeiano fino alla
fine del secolo. Questo intreccio
strettissimo tra la fotografia e la
pittura, tra la storia della fortuna
di Pompei (e del Museo di Napoli) e quella del turismo e del
mercato artistico, resta dunque
per lautrice il modo migliore per
inquadrare e analizzare lattivit
della numerosa schiera di fotografi attivi a Pompei negli anni sessanta e settanta del secolo. I nomi
sono quelli di Alphonse Bernoud,
Robert Rive, Giorgio Sommer,
Michele Amodio, ma anche quello meno noto di Cesare Vasari,
fino ai celebri e appena pi tardi
Alinari, Brogi e Chauffourier. Di
Sommer vengono sottolineati il
ruolo di promotore duna documentazione capillare e democratica di Pompei (e del Museo) e
il suo impegno imprenditoriale, e
neopompeiano, a tutto tondo,
che lo porta a essere uno dei migliori fonditori di copie di sculture, mobilia e oggetti duso quotidiano del Museo di Napoli.
A parte uninteressante incursione nella fotografia novecentesca e contemporanea, quasi
unappendice al testo, il saggio si
chiude con i fotografi pittorialisti
Guido Rey, Guglielmo Plschow
e Wilhelm von Gloeden. A proposito di Rey profondamente
ispirato, com noto, da un pittore come Lawrence Alma-Tadema
lautrice sottolinea ancora una
volta il continuo rispecchiamento tra pittura e fotografia: se il
pittore anglo-olandese aveva
largamente utilizzato limmagine
meccanica per i suoi quadri, con
Rey questa volta un fotografo
che quasi in un refrain e in un
Colonia comera
di Andrea Casalegno
August Sander
Uomini
del ventesimo secolo
con uno scritto di Alfred Doeblin,
pp. 222, 38,
Abscondita, Milano 2016
24
N. 7
Arte
Giovanni Ambrogio de Predis a
quelli di Jaques mile Blanche,
Richard Edward Miller, Anders
Zorn, Frank Brangwyn, Giovanni Segantini, Gaetano Previati e
Pablo Picasso. La variet delle
opere dimostra il vorace desiderio di modelli: lo scarto tra limmensit del compito di rifondare
larte in linea con la scienza e la
filosofia e le sue risorse (tecniche,
economiche, culturali) alimenta
la drammaticit di quel tratto di
biografia (1906-1909) in cui compone la raccolta dei ritagli che, al
fine, rappresentano una specie di
ancora nella ricerca spasmodica
di verificare tracciati, informazioni e riferimenti per una personale
enciclopedia artistica. Su questo
inedito e formidabile repertorio
si sofferma in catalogo Francesca Rossi elaborandone la consistenza in funzione della capacit
di costituirsi come fonti. Aurora
Scotti prende in esame i ritratti
e gli autoritratti dipinti di quegli
stessi anni, basati su variazioni di
stile che oscillano tra la pennellata
veloce e sintetica della pittura moderna parigina e il divisionismo di
Balla. Antonello Negri approfondisce il ruolo della scena urbana
che scorre lungo tutta la ricerca
di Boccioni, mentre Sergio Rebora si sofferma sul rapporto con
Alberto Grubicy e la galleria che
aveva fatto la fortuna del divisionismo. Nella prima sezione del
catalogo, dedicata alla formazione
e alle fonti, un ruolo significativo
attribuito alla grafica, oggetto
dellanalisi critica di Giovanna
Mori e Claudio Salsi. Infine Nicol
M. Mocchi entra nel merito della
consultazione da parte di Boccioni dei periodici illustrati dellepoca. La sezione Pratica e teoria
affronta linee di analisi relative
allapprodo futurista. Alessandro
Del Puppo affronta il tema della
sintesi del dinamismo nel passaggio dalla pittura alla scultura;
mentre di dinamismo tout court
parla Ester Coen: entrambi offrono un prezioso aggiornamento
dei loro studi sul futurismo boccioniano che si dispiega specularmente nella sperimentazione
artistica e nella riflessione teorica.
Si spinge verso la cinematica Denis Viva, che mette in relazione
moto assoluto e moto relativo nel
dinamismo plastico teorizzato e
praticato dallartista. Rosalind
McKever tratta della fortuna delle sculture di Boccioni negli Stati
Uniti mentre, a conclusione di
questa sezione, Francesca Rovati
approfondisce lorientamento di
ricerca dellultimo Boccioni tra
citazioni picassiane e riscoperta czanniana. La seconda parte
del catalogo prende in esame
gli apparati di documentazione.
Agostino Cont rende conto del
fondo Callegari-Boccioni donato
nel 1955 dallamata sorella Amelia alla Biblioteca veronese; Margherita dAyala Valva della tecnica pittorica quale si evince dagli
scritti di Boccioni; Danka Giacon
dei materiali dellArchivio Bisi
Crotti al Museo del Novecento.
Lultima parte dedicata ai disegni del Castello Sforzesco ed
affidata alla penna di Francesca
Rossi, Silvia Vacca, Letizia Monn
talbano e Mattia Patti.
vbaradel@alice.it
V. Baradel critica
e storica darte del Novecento
Indagando Gaudenzio
di Francesco Frangi
Giovanni Testori
Il gran teatro
montano
pp. 302, 30,
Feltrinelli, Milano 2016
opo
esattamente
cinD
quantanni, torna in scena,
in una nuova edizione a cura di
25
N. 7
Musica
progressive rock pi intricato o
di album magniloquenti come
The Dark Side of the Moon, che
dellanno prima). Quella voce
la costante, la cifra inconfondibile
dello stile di Wyatt, che percorre
tutta la sua storia dai Soft Machine (o, volendo, dai precursori
Wilde Flowers) ai tempi pi recenti (lultimo album, Comicopera, del 2007). Il libro di ODair
ci guida in un percorso molto pi
accidentato e tortuoso di quello
che la voce malinconica di Wyatt
(anche quando canta LInternazionale) parrebbe suggerire, ma
la narrazione altrettanto understated: perfino lincidente (una
caduta dal terzo piano) che nel
1973 ridusse Wyatt in fin di vita e
lo costrinse per sempre alla sedia
a rotelle, passa non dico inosservato, ma come uno dei tanti avvenimenti che in ogni caso segnano
indelebilmente una storia. In
quella storia ha un ruolo importantissimo, da un certo momento
in poi, Alfreda Benge, la seconda
moglie di Wyatt, il cui contributo
al lavoro del marito riceve giustizia ben al di l del politicamente
corretto: anche solo per questo
Different Every Time meriterebbe
attenzione, e qualche riflessione
sulle mancanze di altre biografie
di grandi uomini che hanno
avuto la fortuna di avere al fianco
donne indubbiamente ma discretamente grandi. Molti altri personaggi in penombra compaiono
in continuazione nel racconto di
ODair, in un moto browniano
di menti lucide e artigiani dingegno nel quale emergono nomi
che ci aspetteremmo (i membri
dei gruppi di Wyatt, e poi Chris
Cutler, Fred Frith, gli sfortunati
Gary Windo e Mongezi Feza, Julie Driscoll, Mike Oldfield) e altri
che aprono spiragli meno prevedibili, come Phil Manzanera (ex
Roxy Music, la cui immagine
difficile collegare allo stile visuale
e musicale sottotono di Wyatt). E
poi c la sorpresa (almeno per il
recensore): Julie Christie, Oscar
per Darling nel 1965, Lara nel
Dottor Zivago (1965), animatrice
della scena londinese degli anni
sessanta, vicina alle idee di Wyatt
e di altri protagonisti delle avanguardie (come Sally Potter, per
la quale recit in un film narrativamente molto ardito, The Gold
Diggers, 1983, con musiche di
Lindsay Cooper). Dopo lincidente che paralizz Wyatt alle gambe,
Julie Christie gli regal la propria
casa, permettendogli di evadere
dalla prigionia di un grattacielo popolare dove aveva abitato
per un po. Una curiosit, s: ma
quanto sappiamo, allora, di quel
mondo, di quegli anni?
Il libro stato tradotto da Alessandro Achilli, grande conoscitore (e, fra i conoscitori, il meno
mitizzante) di quelle musiche: traduzione ottima, che non incappa
mai nei pericolosi falsi amici della
terminologia musicale. C qualche piccola, perdonabile, svista di
impaginazione. Ottimi, indispensabili (anche in tempi di Internet),
gli apparati. Purtroppo manca un
indice dei nomi, che in un libro
cos ci vorrebbe, ma il volume
corposo e si comprende la preoccupazione delleditore di non
n
eccedere.
www.francofabbri.net
F. Fabbri insegna storia della popular music
al Conservatorio di Parma
Per Dallapiccola
il Grimes era fregno
di Marco Emanuele
Simona Caputo e Alessandro Maras
Who can turn
the skies back
and begin again?
Nove studi su Benjamin Britten
pp. 200, 30, LIM, Lucca 2015
26
N. 7
Scienze
nellambiente terrestre di qualche
miliardo di anni fa. E siccome il
racconto si sviluppa attorno ad
un viaggio in Antartide, accanto
allidrosfera si parla di criosfera, il
mondo di ghiaccio: anche questo
stato dellacqua presenta peculiari
propriet che spiegano ad esempio come ci possano essere laghi
(e quindi ambienti in cui la vita
si pu sviluppare) sotto i ghiacci
eterni antartici. Proprio lo studio
delle profondit del cuore freddo
del continente australe sta fornendo importanti informazioni sullevoluzione del clima su grandi scale temporali.
Lacqua non una prerogativa
del nostro pianeta: presente da
sempre nelluniverso, anzi la seconda molecola per abbondanza.
La storia della ricerca della vita
fuori dalla terra quindi la storia
della ricerca dellacqua. A questa
storia lautore dedica ben quattro
capitoli (La Luna, Marte, I satelliti
del sistema solare, Oltre il sistema
solare), pi uno in cui si presenta
il dibattito su quali altri solventi
presenti nel cosmo potrebbero
essere alternative allacqua come
base per lo sviluppo di forme di
vita. A giudizio del recensore, si
tratta per buona parte di speculazioni accademiche. Nel 1963,
Isaac Asimov, che oltre ad essere
un grandissimo scrittore di fantascienza era un bravo biochimico,
aveva gi brillantemente affrontato il problema (View from a
Height, Doubleday, 1963), concludendo che se c vita basata su
altri solventi, deve essere assolutamente incompatibile con la nostra
e quindi non avremo da litigare
n
per dividerci lo spazio.
davide.lovisolo@unito.it
D. Lovisolo ha insegnato fisiologia e biofisica
allUniversit di Torino
27
N. 7
Letterature
post-razziale e Bird cresce libera
da sensi di inferiorit, considerandosi dal punto di vista fisico e
morale non () affatto diversa da
tutte le altre ragazze che conosco
diversit che invece continua a
condizionare le generazioni precedenti, ben consapevoli che non
la bianchezza che mette Loro contro Noi, ma la sua venerazione.
In un romanzo che nel rievocare
lo spettro della segregazione novecentesca prende le distanze dagli
ottimismi dellideologia post-razziale dellAmerica contemporanea,
lidealizzazione della pelle bianca
come la neve a cui il nome della prima figlia di Arturo, Snow, fa
evidente riferimento riconduce
allaltro motivo centrale e ricorrente in tutta lopera di Oyeyemi
sino a questo momento: linteresse
per la mitologia, la fiaba, la tradizione del gotico e dal soprannaturale
in genere quali strumenti per indagare il rapporto sempre complicato tra psicologia individuale e condizionamenti culturali. Riscrittura
moderna di Biancaneve, con tanto
di matrigna (lo Boy nei confronti
di Snow), nani (in senso morale, i
Whitman) e specchi (questi ultimi
addirittura scolpiti nellincipit del
romanzo), Boy, Snow, Bird ottimamente tradotto da Laura Noulian trascende laura fantastica
della fiaba per porsi interrogativi
puntuali di natura politica e sociale sul rapporto tra apparenza e
realt, identit percepita e identit
effettiva. Il ricorso alla dimensione
mitica del racconto fiabesco non
dunque mero espediente formale,
bens strumento per amplificare,
in virt del potere di spaesamento proprio della fiaba, gli effetti di
questa riflessione sulla razza e sulla
28
N. 7
Un rosso miraggio
di Anna Chiarloni
Hans Magnus Enzensberger
Tumulto
Letterature
bugliare il Wirrwarr della memoria. Un artificio che consente un
effetto prismatico di doppia prospettiva temporale sugli eventi.
Sfilano le immagini dellalloggio di
famiglia occupato dai comunardi,
i cortei di protesta, il tanto amato coro Usa: SS e i primi arresti.
Ma da quella Berlino prende il
largo, Enzensberger, e lo racconta
col tono dellautore cosmopolita
abituato a veleggiare oltre il dato
contingente, sempre con volo pagato, si legge. Un registro mondano che serpeggia lungo tutto il
testo inanellando un autoironico
name-dropping dalto bordo
intellettuale. C un intermezzo
indiano con high tea a Nuova Delhi, linvito al campus statunitense
e quello del principe Sihanouk in
Cambogia con limousine alla
porta; ovunque di casa, a Roma
Enzensberger balla con Ingeborg
Bachmann, conversa a Tahiti con
Allende, cena a Stoccolma con
Nelly Sachs, e a Mosca accolto
da Neruda con caviale e champagne. Procede, questo intermezzo,
a morsi e strappi un racconto dadaista lo definisce Hans
Christoph Buch (Die Welt, 11
ottobre 2014). Fino al trasferimento a Cuba. Qui lanalisi politica
si fa serrata, dettagliata da cifre e
dati statistici. Un grande affresco
dellAvana di quegli anni, certo
visto nella penombra del dopostoria, ma capace di trasmettere
al lettore unesperienza autentica.
Perch ignorando liconografia
della celebrazione castrista, Enzensberger scende tra la gente nelle viscere della citt vecchia, dove
manca lacqua e nei palazzi in rovina vige una versione caraibica
della kommunalka sovietica. Incontra prostitute addette ai turisti,
combattenti rivoluzionarie, poeti
deviazionisti e possidenti espropriati, cogliendone le diverse storie
individuali, la miseria e la grandezza, le delusioni e le speranze.
Quando un anno dopo abbandona Cuba, la rivoluzione di
Castro ormai per Enzensberger
unicona pubblicitaria. Ma non sa
scrive perch gli sia cos difficile staccarsi da quella piccola, insignificante, folle isola. Nel 1990
mander a Cesare Cases una poesia per i suoi settantanni. Gli ultimi versi recitano: Pulsa azzurra
la vena / nasce un rosso miraggio
/ che noi non vivremo. La ferita /
del possibile sanguina ancora. n
anna.chiarloni@unito.it
A. Chiarloni professore emerito
di letteratura tedesca
Difficile quindi collocare lopera di Edna OBrien nel vasto territorio della voce che le scrittrici
irlandesi hanno pervicacemente
strappato ad un predominio maschile che ha prodotto giganti
della letteratura come Swift, Sterne, Goldsmith, Stoker, Le Fanu,
Wilde, Yeats, Joyce, Shaw e Beckett.
In un paese nato da una sanguinosa guerra civile e governato
per decenni dalla chiesa cattolica,
che esercitava una pervasiva ingerenza su tutta la societ, Edna
OBrien di fatto fu tra le casualties del Censorship of Publications Act, legge promulgata
dallIrish Free State nel 1929, che
sottoponeva tutta la produzione
letteraria ad una rigida
censura. Nel 1960 venne censurato il suo The
Country Girls e successivamente gli altri due
romanzi della trilogia,
Girl with Green Eyes e
Girls in Their Married
Bliss, che descrivevano
unalternativa al bigottismo imperante in Irlanda e dove si parlava
apertamente di sesso,
aborto e unioni extraconiugali, contribuendo cos a
decretarne un succs de scandale.
Un matrimonio fallito e il volontario esilio in Inghilterra contribuirono a cementare il mito della
bellissima, ribelle, affascinante ed
esoterica Edna OBrien, che non
cess di scrivere nemmeno durante quei difficili anni di generale stagnazione culturale e che,
come i connazionali Mary Lavin,
Maeve Brennan, Julia OFaolain,
Ita Daly, William Trevor o Frank
OConnor, trov infine particolarmente congeniale il genere della short story.
Racconti brevi che descrivono
in poche pagine lIrlanda pre-boom economico, il provincialismo
di Dublino, lo squallore della vita
rurale, piccoli cottage davanti
alloceano con le immagini del
Sacro Cuore. Ossessive analisi
degli irredimibili conflitti tra i
due sessi e soprattutto dei complessi rapporti tra madri e figlie,
in un spaventoso gioco di specchi
che sembra non lasciare scampo
a nessuna delle protagoniste. Una
visione profondamente influenzata dai dettami della religione
cattolica, che in certi momenti
prevarica lanticonformismo della scrittrice. In questo panorama,
tutti sono destinati a essere infelici, dalle giovani donne trasgressive, assetate di vita e di sesso,
alle loro madri, asservite al ruolo di mogli e di vittime. Forse
pensava che il matrimonio della
figlia dovesse rimediare al suo
pensa una madre in Una rosa nel
cuore di New York (1978), ma nel
mondo precario di Edna OBrien
il naufragio sempre dietro langolo e basta un niente per frantumare anche il pi desiderabile
degli oggetti damore, che nel
peggiore dei casi si trasforma in
una bestia, violenta e pericolosa.
Cos ieri come oggi.
n
demowitz@libero.it
E. dErme studiosa di letteratura
irlandese e tedesca
29
N. 7
Letterature
lOlocausto tra storia e presente di
Timothy Snyder (edito da Rizzoli, con la traduzione di Roberta
Zuppet, Milano, 2015) . Lo storico di Yale, nome prestigioso della
storiografia dellEuropa Orientale, adotta, come Matthiessen,
una prospettiva multifocale per
tentare di comprendere quanto
dellepoca di Hitler sopravviva
nel nostro modo di pensare e di
vivere la vita di tutti i giorni. Collocandosi al capo opposto rispetto alla fiction (quello del saggio
critico) nello spettro del confronto letterario con la Shoah, Snyder
propone interpretazioni coraggiose e, per certi aspetti, controverse
come notato da diversi colleghi
storici, tra cui spicca il nome di
Richard J. Evans (In difesa della
Storia, Sellerio, 2001) sulle pagine
di The Guardian del pensiero
hitleriano e delle dinamiche che
ne permisero la realizzazione concreta su scala internazionale.
I risvolti pi interessanti dellargomentazione di Snyder ricadono
nella visione della sua monografia
come ponte ideologico tra passato
e presente, un passaggio costruito
sui costanti rimandi allattualit.
Una ragione dellaggressiva politica espansionista del Fuhrer individuata nel panico ecologico: il
timore che le risorse naturali non
bastino a sfamare la popolazione
mondiale (Snyder lo traduce nelle
imprese neo-coloniali di neo-imperi asiatici, leggi Cina, intenti
a garantirsi terreni coltivabili in
Africa, anche a costo di intervenire in genocidi locali, leggi Ruanda 1994). Linvasione dei paesi
confinanti riconsiderata come
conseguenza del diniego della
sovranit dello stato-nazione, a
favore di parametri etnici per affermare la superiorit di un popolo; una condizione che lo storico
rintraccia nelloccupazione russa
della Crimea del 2014. La folle
applicazione della metodologia
scientifica alla volont deviata di
purificare la Germania dagli ebrei
interpretata come esito estremo
delle complesse implicazioni del
rapporto tra politica e scienza
(riscontrabile nel campo odierno
della bioetica, tra gli altri). Scorgendo nel passato le radici del
presente, Snyder sviluppa una
lettura della realt con il testo
nazista a fronte, riconoscendo similitudini dove avremmo voluto
n
vedere antitesi.
alice.balestrino@hotmail.it
A. Balestrino dottoranda
allUniversit di Torino
30
N. 7
del possibile.
Dopo alcune eccellenti traduzioni di Pukin, echov e Lermontov, e dopo lesordio nella
narrativa con La bellezza dellasino (Venezia, Marsilio, 1992) e poi
con Diario di Lo (Marsilio, 1995),
originale riscrittura di Lolita dalla
parte della ragazzina, la svolta di
andare a vivere in campagna.
Riscopre la sua radice inglese
con Il giardino segreto di Frances
H. Burnett (tradotto per Salani
nel 2005): Era un libro dimenticato, divenuto inconscio. Forse
proprio per questo mi si insediato dentro come un copione interiorizzato, solo allapparenza un
istinto. E pagina dopo
pagina nel libro Lorto
di un perdigiorno (sottotitolo: Confessioni di
un apprendista ortolano, Ponte alle Grazie,
2003, poi Tea, 2015)
la scrittrice-giardiniera
indaga la sua scelta,
condivide con il lettore il suo cammino per
arrivare alla conclusione positiva che s, la
felicit possibile, e s,
anche la beatitudine.
Prende il via qui la sua scrittura
del giardino-orto nutrita di competenze botaniche che si fanno
ossatura del discorso narrativo
con una doppia funzione, quella
del racconto di unesperienza personale, e quella di fornire al lettore informazioni utili a chi volesse
iniziarsi allorticultura. Un discorso orientato alla consapevolezza
di abitare e di mettersi in ascolto
del mondo animale e delle piante,
un discorso che diventa stile, sostanza e responsabilit, etica del
paesaggio. Nascono Il giardino
che vorrei ( Electa, 2006; Ponte alle Grazie, 2015) e Contro il
giardino. Dalla parte delle piante (
Ponte alle Grazie, 2007), scambio
di lettere tra una falsa dilettante e lamico-paesaggista Antonio Perazzi. Libri incatenati uno
allaltro come una conversazione
mai interrotta, man mano che si
accrescono conoscenze, tecniche,
aggiornamenti, riflessioni e stimoli, lutopia possibile di un mondo
vegetale: Giardino & Ortoterapia.
Coltivando la terra si coltiva anche
la felicit (Salani, 2010) e Le vie
dellorto. Coltivare verdura e frutta sul balcone, sul davanzale o in
piena terra e difendere il proprio
diritto alla semplicit (Terre di
Narratori italiani
Mezzo, 2011).
Al giardino ancora non lho detto comincia con un leggero zoppicare, un difetto da niente, in questo modo Pia Pera scopre di avere
una malattia grave e incurabile, la
sclerosi laterale amiotrofica (Sla),
una malattia che si mangia pian
piano la vita normale, rendendo
i gesti quotidiani sempre pi difficili. Cosa cambia allora nel suo
rapporto con il giardino? qui
lo scatto dala di una confessione
aperta, sommessa, coraggiosa, che
trova nel dolore della separazione
una ragione ultima e illuminante
di bellezza. Non avere paura del
cambiamento, trarre sempre da
quanto si modifica una rivelazione, una visione ulteriore e diversa
che nonostante tutto ci rende capaci di lasciarci andare allo stupore, alla meraviglia che la vita riserva. Cosa cambia nel rapporto con
il giardino? Cambia tutto, ci dice
Pia Pera, non posso pi vangare,
zappare, tagliare lerba, potare,
sfoltire, fare buche, raccogliere
frutti o ortaggi, portare a passeggio il cane Macchia. Eppure dopo
il primo disorientamento, dopo la
paura, sente una sorta di estrema
serenit: cresciuta lempatia.
La consapevolezza che, non diversamente da una pianta, io pure
subisco i danni delle intemperie,
posso seccare, appassire, perdere
pezzi, e soprattutto: non muovermi come vorrei. Le cure riservate
fino allora al giardino sono adesso
destinate alla necessaria cura di s,
come se lei stessa fosse diventata il
giardino. E mentre si rincorrono
riflessioni sul fine vita, sulla libert di scegliere, fatte con gli occhi
asciutti di chi vuole fino in fondo
rendere conto di s con dignit,
la trama del racconto si nutre di
quotidianit antica e nuova (le
trasformazioni della casa fatte per
risolvere i problemi di mobilit).
Pia Pera ricorda la visita nel suo
podere di unartista scandinava
che mentre passeggiavano si fermava a raccogliere frutti secchi,
foglie accartocciate, baccelli anneriti, spazzatura insomma, gesti
che lei aveva rubricato tra le bizzarrie dartista. E adesso che anche lei si sente come uno di quegli
scarti, si domanda se quegli organismi in decadenza, in bilico tra
conservazione e distruzione, non
manifestino prima di venire meno
una loro bellezza, un pathos insospettato, una grazia inattesa.
In Giappone si chiama Kintsugi
larte di usare loro o largento al
posto della colla per riparare oggetti, una pratica che nasce proprio dallidea che una ferita possa
originare una migliore forma di
perfezione.
Sentire la leggerezza interiore che nasce dalla libert dal futuro e dal passato
(La vita non ha altro scopo
che la vita), dallimmersione piena nellattimo presente e dallimpermanenza nel
mondo fluttuante di trasformazioni continue del
giardino. Passare la porta
stretta: Le piante fanno
cos, cedono senza combattere, si piegano senza
dolore, pronte ad accogliere qualsiasi altra vita sia in
n
serbo per loro.
benedetta.centovalli@
unimi.it
B. Centovalli editor, docente
e critico letterario
31
N. 7
Uninesauribile
curiosit
di Luca Simonetti
Antonio Pascale
Le aggravanti
sentimentali,
pp. 182 , 18,50,
Einaudi,Torino 2016
Narratori italiani
Bench i temi del libro che
pur sempre una storia di intellettuali e artisti di mezza et (senza
voler far torto a Paola e Giacomo,
che sono un po pi giovani) che
parlano dei loro problemi esistenziali e si ritrovano in cene, feste e
vernissage possano far pensare
a uno dei tanti romanzi ombelicali della contemporaneit italiana, tanto presa dalle pi minute
vibrazioni dellio del narratore
quanto disinteressata a ci che
di ben pi importante accade nel
frattempo l fuori, siamo invece
dinanzi a una vigorosa e appassionata riaffermazione dei diritti del
romanzo come indagine e scavo
del reale. Il mondo cui appartengono i personaggi studiato e descritto con ricchezza di dettagli;
la resa dei fatti limpida e a volte
vedi in particolare la
splendida scena della
premiazione arriva a
esiti di impressionante
evidenza. Incredibile
a dirsi, leggendolo si
finisce persino per imparare qualcosa, come
la tecnica casertana
dei quattro angoli
(che
personalmente
mi riprometto di usare
alla prima occasione)
o come capire meglio
Joyce, Tolstoj o Darwin.
Per gusti e attitudini Pascale
essenzialmente uno scrittore comico: non ostenta i sentimenti,
non porta allestremo le tensioni, detesta la magniloquenza e le
gradassate, e preferisce smussare,
attenuare, evitare i rischi di eccesso emotivo smorzandoli con lo
humour e i passaggi di tono. Chi
ha letto La Citt distratta ricorder la pagina finale, straordinario
esempio di prosa trattenuta e pudica, che respinge la commozione eppure la provoca; qui brani
della stessa qualit si troveranno,
non tanto nella chiusa (che come
quella delle Attenuanti brusca
e ironica, oltre a fornire la chiave
del titolo) quanto in altre pagine,
come quella che descrive la salita del narratore sullalbero del
Gianicolo, o quelle sullossessione di Giacomo dopo lincidente.
Un pirotecnico
cupio dissolvi
di Alessandro Cinquegrani
Tiziano Scarpa
Il brevetto del geco
pp. 328, 20,
Einaudi, Torino 2016
Il corpo e le sue
somatizzazioni
di Luisa Ricaldone
Vanna Loiudice
Cosce dure
cinquegrani@unive.it
A. Cinquegrani ricercatore di letteratura
comparata allUniversit Ca Foscari di Venezia
32
N. 7
Scrivere
per non illudere
di Marianna Comitangelo
Matteo Marchesini
Cronaca senza storia
pp. 137, 18,50,
Elliot, Roma 2016
Poesia
Ci che dio
distrugge
di Francesco Fiorentini
Sonia Gentili
Viaggio mentre morivo
pp. 140, 12,
Aragno, Torino 2015
Censiti
dallIstat
di Luca Lenzini
Matteo Pelliti
Dal corpo abitato
pp. 111, 10,
Sossella, Roma 2015
luca.fiorentini@college-de-france.fr
luca.lenzini@unisi.it
33
N. 7
Saggistica letteraria
La faccia di Lucifero
di Emilia Di Rocco
Lessico critico
petrarchesco
di Giuseppe Frasso
Laura Pasquini
Diavoli e inferni nel medioevo
Origine e sviluppo delle immagini
dal VI al XV secolo
soluzioni()sino allora inusitate; parallelamente sempre pi chiare e frequenti divengono le immagini di esorcismo. Altro snodo
fondamentale in questa storia sono le rappresentazioni della caduta di Lucifero con la sua
schiera di angeli ribelli; ma nel XII secolo
che nella iconografia occidentale del Giudizio universale lInferno e il suo principe acquisiscono un rilievo sempre pi imponente.
Poi venne Dante. Certamente limmagine di Lucifero disegnata da Dante nel canto XXXIV dellInferno (e come radicata
nellimmaginario dei pi) si fonda su elementi dottrinali, ma Pasquini ripropone lipotesi
che anche il mosaico (ben presente al Giotto
degli Scrovegni) della cupola del battistero di
S. Giovanni, in particolare linferno realizzato
da Coppo di Marcovaldo intorno al 1260-70,
possa aver suggestionato il poeta: l la figura
del demonio si presenta enorme, con la sua
mostruosa triformit (il vultus trifrons peraltro ha origini remotissime). noto che nella
Commedia tale triformit stata e continua
a essere letta quale parodia della Trinit cristiana. La Commedia fece scuola; durante il
Trecento la prima cantica, unita al settenario
dei peccati, giov a disegnare una nuova tipologia infernale.
Nel Rinascimento italiano, la figura del diavolo passa dalle forme di ibridismo bestiale
che avevano caratterizzato la sua immagine
nel Medioevo a rappresentazioni forse pi
drammatiche e convulse in cui () lo studio
del corpo e delle sue dolorose contrazioni restituiva immagini nuovamente antropomorfiche, destinando le forme ferine semmai ai
soli volti; ma, in sostanza, Lucifero () non
appare pi, detronizzato () da una folla di
entit demoniache secondarie e tra loro comprimarie.
La rottura dellanfora
di Antonio Cicchella
Mirko Tavoni
Qualche idea su Dante
pp. 416, 32,
Il Mulino, Bologna 2015
34
N. 7
Oltranzismo
espressivo
di Gabriele Bucchi
Tiziano Zanato
Boiardo
Saggistica letteraria
che ritornano nelle singole opere. Attraversando con lo sguardo
i pannelli di questo polittico in
sette capitoli (il primo dei quali
dedicato alla biografia), il lettore
invitato a riconoscere, pur nel
cambiamento di temi e modelli
di riferimento, la quidditas della
mano boiardesca. Che anzitutto come ci insegna Zanato
arte di raccontare vivacemente e di sceneggiare teatralmente
il racconto, sia esso quello delle
imprese guerriere e amorose dei
paladini nelle ottave dellInamoramento o i fatti raccontati da
Erodoto e Senofonte tradotti in
volgare dal conte di Scandiano.
Sul piano formale molte altre
sono le costanti dellarte boiardesca che il lettore pu scoprire
grazie a questo volume: dallo spiccato sperimentalismo metrico
della poesia in volgare a certo oltranzismo espressivo (in
particolare retorico e
lessicale) presente gi
nei Pastoralia latini
e destinato a tornare
nellInamoramento.
La tendenza alla mescidanza di generi e
stili si configura come
il corrispettivo formale di un libero sincretismo culturale (per
riprendere le parole dellautore)
che permette a Boiardo di accogliere senza pregiudizi le suggestioni pi diverse, umanistiche
e medievali, italiane e francesi,
classiche e bibliche, il dettato
latineggiante e ipercolto a fianco
di quello popolaresco ed espressivo. Attento alle pi importanti novit dei suoi tempi, specie
se provenienti dalla vicina e in
qualche modo rivale Toscana
(madre della nuova bucolica volgare e soprattutto del Morgante
di Pulci), Boiardo le trasforma e
le fa sue a intrattenimento e gloria del suo signore e della corte
estense, dando vita a unopera di
straordinaria variet stilistica e
narrativa che questa monografia
ci invita a ripercorrere e a riscon
prire in ogni suo aspetto.
gabriele.bucchi@unil.ch
G. Bucci insegna letteratura italiana
allUniversit di Losanna
Un io
che non c
di Miriam Begliuomini
Alessandro Baldacci
Giorgio Caproni
Linquietudine in versi
pp. 165, 16,
Cesati, Firenze 2016
Ci che conta
il durante
di Izabela Napirkowska
Aldo Nemesio
Il lettore vagante
La percezione dei testi:
letteratura, cinema e web
pp. 97, 9,50
Nuova Trauben, Torino 2015
35
N. 7
Diritto
gnare il tempo, la galera passa
meglio se il cervello impegnato in
qualche cosa; con la benevolenza
del comandante si pu anche diventare responsabile della mensa
(Laltra settimana il comandante
ha approvato una mia idea che
la tavolata della domenica); una
ragazzina poco pi che adolescente pu decidere di passare la sua
vita di coppia tra un colloquio e
laltro, forse perch si droga mediante il sapore un po romantico
della fedelt e dellaiuto che essa
rappresenta per chi dietro le
sbarre; dopo molti anni anche
qualche permesso premio, tanto
per accorgersi che la vita di fuori
non ha certo rallentato il passo per
aspettarti ( tutto nuovo per me,
le macchine, la roba che c nei negozi, la gente come vestita ).
Si tratta di quel carcere di cui ci ha
parlato Altiero Spinelli dallisola
di Ventotene settantanni fa: Una
piccola societ cenobitica, in cui
si vive, cio si soffre e si gode, si
piange e si ride, come in tutte le societ (), una vita meschina, monotona, ripugnante a vederla dal
di fuori, ma che lunico modo
consentito per sopportare il dolore
della reclusione. Ma anche questa
forma di vita anestetizzata non risparmia dal compiersi di quello
che appare un destino inesorabile.
La ragazzina, che nel frattempo
diventata una signora un po attempata, ti dice, proprio nel giorno
del permesso premio, che deve far-
36
N. 7
Lo stretto rapporto
tra tomba e denaro
di Giovanni Filoramo
Peter Brown
IL RISCATTO DELLANIMA
Aldil e ricchezza nel primo
cristianesimo occidentale
Gli altri dovevano aspettare il giudizio finale di Dio, cos come dipendevano dal giudizio di un ricco patrono per la loro vita, in una
sorta di luogo fresco e riposante
(il refrigerium interim di Tertulliano). Con la met del settimo
secolo questo cosmo gerarchico
era crollato: lanima di un povero
o di una prostituta almeno in teoria aveva le stesse possibilit di
salvarsi di quella dellimperatore.
Tutti, se lo meritavano, potevano
avere un posto in cielo.
La ristrutturazione dellaldil
rese possibile unazione politica,
o meglio economica, da parte
dei vivi attraverso la creazione
di strutture di intercessione, che
sarebbero diventate, secoli dopo,
il bersaglio preferito dei riformatori. Dando elemosine ai poveri o
attraverso le donazioni alle chiese,
il fedele, ricco e meno ricco, poteva costruirsi un vero e proprio
tesoro in cielo per s e per i suoi.
Le anime dei trapassati, in questo
modo, non erano pi condannate ad aspettare limperscrutabile
decisione di Dio, ma potevano,
entro certi limiti, riscattare il proprio debito. La novit, pi che
in queste pratiche, sta nella loro
apertura a tutti, superando le
insormontabili divisioni della gerarchia sociale. Ne risultarono favoriti i cristiani di mezzo. Si tratt
di una rivoluzione silenziosa, ma
decisiva, che porta a guardare in
modo diverso al sorgere del medioevo. Alla fine il cerchio si chiude. Diventate istituzioni sacre in
s, ora i monasteri funzionavano
come centrali elettriche della preghiera: file sterminate di monaci
pregavano ininterrottamente per
la pace del regno franco ma prima
ancora per le anime di fondatori
e benefattori. Quando il libro si
chiude erano ormai visibili i contorni del futuro purgatorio, si era
iniziata a praticare la penitenza
attraverso il rito della confessione, si disegnavano i confini di un
nuovo mondo.
Il libro ricchissimo di spunti e
suggestioni. Il cristianesimo ricostruito da Brown non dominato
da una singola master narrative,
ma ricostruito piuttosto nei termini di una perenne controversia
tra i cristiani stessi. Esso si evolve
in luoghi differenti in modi differenti con tempi differenti: una
capacit di adattamento culturale
che ha segnato la sua storia e le
sue fortune. La particolare economia escatologica che Brown
ricostruisce e che dovrebbe dar
da pensare a tutti i sostenitori
di un ingenuo pauperismo era
profondamente radicata nella
mentalit antica, che certo non se
ne scandalizzava: in fondo, i termini stessi del linguaggio salvifico
cristiano, come economia e redenzione, hanno questa matrice.
Del resto, fu la presenza di una
crescente ricchezza allinterno
delle chiese a garantire che le concezioni cristiane dellaldil non
rimanessero vane speculazioni.
Unintera societ cristiana si trov
coinvolta in un incessante dibattito sul rapporto tra il denaro e
la tomba () La tarda antichit
Storia
37
N. 7
Unattitudine disciplinante
e totalitaria
di Franco Motta
Adriano Prosperi
LA VOCAZIONE
Storie di gesuiti
tra Cinquecento e Seicento
pp. XIX 250, 30,
Torino, Einaudi 2016
Storia
rigo ha avuto da subito ampio
riscontro dinteresse: vuoi per
la provenienza religiosa di papa
Francesco, vuoi perch in questa
contemporaneit liquida si sente
nostalgia per le lite, quelle vere,
di governo. E la suggestione la
fornisce lautore stesso, nella prefazione, ricordando essergli venuta lidea del lavoro dallo studio
sulle Autobiografie di militanti comunisti di Mauro Boarelli (Feltrinelli, 2007), dov citato un primo
parallelo fra Pci e Compagnia di
Ges abbozzato sulle pagine del
Mondo nel 1949.
Nel 1573 il quarto generale
della Compagnia, Everardo Mer-
sorta di esame di coscienza che lautore ha condotto aprendo la scatola nera della sua vita professionale e privata. Limpressione che quando
racconta lesperienza sconvolgente della rivoluzione, Burstin si riferisca a qualcosa che conosce
personalmente, che gli appartiene come uomo
che ha vissuto intensamente il secolo scorso. Nel
testo c, in altre parole, unanalogia con lesperienza elettrizzante e tragica della rivoluzione nel
Novecento: il pi delle volte implicita, ma altre
volte scoperta come quando lautore definisce la
rivoluzione francese un assalto al cielo e il suo
tempo come quello in cui limmaginazione era
al potere. Ne uscito fuori un racconto certo
appassionante, ma a tratti introspettivo e verboso: una sorta di autobiografia intellettuale e
personale dal sapore autoreferenziale (tanto che
lautore non sente neppure lesigenza di aggiornare lapparato bibliografico, fermo sostanzialmente agli anni ottanta).
Morta la rivoluzione come evento necessario del divenire storico, restano i rivoluzionari,
i suoi reduci, che ne portano addosso i segni
indelebili. Tra cui, forse, si annovera anche
Burstin. La rivoluzione appare cos, ieri come
oggi, una nave che salpa per una destinazione sconosciuta ma favolosa e naufraga altrove: unesperienza amara di cui resta non gi
la soddisfazione dellapprodo ma il ricordo
insieme entusiasmante e malinconico del viaggio. E forse anche la speranza che, con tutti i
suoi difetti, alcuni terribili, un giorno questo
viaggio possa ricominciare, che la rivoluzione
possa tornare.
38
N. 7
Sdegno raziocinante
di Daniele Rocca
Mimmo Franzinelli
DISERTORI
Una storia mai
raccontata della seconda
guerra mondiale
Storia
a delinearsi le parabole del movimento anti-arruolamento in Sicilia e della repubblica di Piana degli Albanesi, mentre da un lato il
pugno di ferro badogliano verso
i tumulti operai a Bari e Torino,
dallaltro, poco dopo, la brutale
politica di guerra della Rsi, rendevano lItalia, come secoli addietro, un cangiante mosaico di
realt sofferenti e divise. Ma tutte
in lotta per la libert. In Toscana
si present al reclutamento appena il 20 per cento dei convocati.
Le assenze arbitrarie divennero in breve una valanga inarrestabile e per molti giovani proprio
la diserzione, scrive lautore,
rappresent il decisivo tornante esistenziale per lapprodo alla
Resistenza.
Se il volume trasmette un prospetto esaustivo del fenomeno
preso in esame anche grazie a
una serie di sintetici ed esemplari
studi di caso. Oltre a quello su
Franco Monicelli (fratello del regista), che disert e fu in seguito
messo alla berlina dai neofascisti
onoscere il comportamenC
to dei capi e delle folle nelle epoche del passato pu aiutare
n
anna.tonelli@uniurb.it
A. Tonelli insegna storia dei sistemi
e dei partiti politici allUniversit di Urbino
39
N. 7
Agentici, trasformativi,
empatici o cooperativi?
di Cristopher Cepernich
Donatella Campus
LO STILE DEL LEADER
Decidere e comunicare nelle
democrazie contemporanee
Politica
biguit. La definizione di cosa sia
un outsider varia a seconda del
gruppo di riferimento: pu esserlo colui che estraneo allambiente politico e che spende in politica
il capitale sociale acquisito con
lesercizio della sua professione.
Oppure il politico di professione
che sfida il mainstream, le gerarchie e gli apparati del suo partito,
come Barack Obama e Matteo
Renzi. Lautrice predilige per
due casi ripresi dalla storia meno
recente: Charles de Gaulle il militare che diventa presidente per
rappresentare la nazione contro
i partiti, tacciati di rappresentare
solo gli interessi particolari e
Margaret Thatcher, il primo leader che ha fondato la sua popolarit pi sul consenso al suo stile
di leadership (assertivo, proteso
allazione e allaffermazione dei
propri punti di vista) che sulle
sue decisioni politiche.
Infine, lanalisi degli stili di leadership di Tony Blair e di Romano
Prodi dimostra limpatto profondo del contesto politico sullo stile
personale. Il primo rappresenta
un caso compiuto di presidenzializzazione del governo, reso possibile dal fatto che Blair disponesse
di risorse di potere soggettive che
rafforzavano le risorse istituzionali disponibili. Queste risorse personali originavano dalla sua popolarit costruita attraverso una
macchina comunicativa potente e
raffinata. Per estremizzare, va ricordato che esistito persino un
sound del blairismo: il Brit Pop
di Oasis e Blur. Per altri aspetti,
Prodi stato portatore, forse suo
malgrado, ma indotto da uno sce-
40
N. 7
Il meticoloso risveglio
di un Fantozzi di provincia
di Francesco Permunian
Daniel di Schler
UnOdissea minuta
pp. 637, 20
Baldini&Castoldi, Milano 2016
ne pi segreta e inconfessabile. Ossia quella di scrivere un libro, che non dovr essere per uno dei soliti
libri; uno di quelli dove succede di tutto, ma che non
dicono niente, bens un libro dove succede poco,
ma che dicesse tutto; una giornata qualunque, ma con
tutti i dettagli. Beh, certo, se sapessi scrivere () ma
poi ci vuole tempo. E chi ce lha?.
Ecco, io direi che il tempo deve invece averlo trovato, lautore di questo strano romanzo, o antiromanzo oppure iper-romanzo che dir si voglia, meticolosamente costruito registrando le fasi del risveglio alla
vita di un banalissimo Fantozzi di provincia attimi
che rimandano, di volta in volta, a una prodigiosa costellazione di ricordi degna de La vita, istruzioni per
luso di Georges Perec. Il quale non a caso era un vero
maestro nellesplorazione della banalit della memoria, o della memoria del banale, fautore di una sorta di realismo riassumibile in questa sua formula:
Basarsi su una descrizione della realt spogliata da
qualsiasi presunzione. Ragion per cui raccomandava a ogni aspirante scrittore queste tre semplicissime
operazioni, degne di un ragioniere letterato: descrizione, inventario, registrazione.
Che sono poi, a ben vedere, anche le doti pi genuine messe in mostra da Alberto Pruneri (alias Daniel di
Schler), autore di questa originale invenzione narrativa alla quale sembra calzare a pennello la definizione
che Italo Calvino diede del capolavoro di Perec: Un
libro sospeso tra pietas e gioco.
n
Smarriti e abbandonati
di Marco Magini
Fabio M. Franceschelli
Italia
pp. 280, 16,50,
Del Vecchio, Roma 2016
Quaderni
N. 7
Ragionar teatrando, 11
Gabriele Sofia
Il teatro di Lucia Calamaro
Effetto film
Grazia Paganelli
La fille inconnue
La Traduzione
Antonio Bibb
Leggere e tradurre
Moll Flanders
41
N. 7
42
Quaderni
- Effetto film
ne di questa scelta improvvisa sta in un senso di colpa tuttaltro che latente, nato da un gesto egoista e di
rivalsa nei confronti del suo tirocinante (che avrebbe
voluto aprire la porta a una paziente arrivata dopo la
chiusura dellambulatorio, e che avrebbe cos salvato
la vita della sconosciuta cui dedicato il titolo). Inizia in questo modo La fille inconnue di Jean-Pierre e
Luc Dardenne, presentato in una competizione del
Festival di Cannes in cui erano presenti altri film sul
sentimento della colpa a partire da approcci diversi
e diversi intenti drammaturgici. Abbiamo cercato
di seguire il flusso della vita senza fissarla e bloccarla in una gabbia, anticipano i due registi, giunti
ora al decimo film (il settimo inserito nel concorso
di Cannes), forse tra i pi premiati da quando nel
1999 hanno vinto la Palma doro con Rosetta. Da
allora, infatti, hanno fatto seguito la Palma doro nel
2005 con Lenfant-Una storia damore, il premio per
la migliore sceneggiatura per Il matrimonio di Lorna
(2008) e il Gran premio della giuria per Il ragazzo
con la bicicletta (2011).
Qui il centro dellazione sta tutto nellinizio. Pochi
gesti di una quotidianit gi distratta, che mostra le
sue maglie larghe, lambizione, la fretta, la mancanza di ascolto, una certa competizione insinuante.
Nessun dettaglio lasciato al caso nel cinema dei
Dardenne, perch con i dettagli costruiscono il loro
microcosmo, colmo di segni e di vettori del tutto
imprevedibili ma necessari ad arricchire lambiente
o, meglio, a mostrarlo nella sua verit ed interezza.
Ogni gesto si estende e coinvolge cose e persone apparentemente distanti, e ha conseguenze a sua volta
ancora pi vaste. Come puntare la macchina da presa su un particolare e allargare via via lo sguardo fino
a comprendere a fondo tutte le dinamiche coinvolte.
La fille inconnue un film notturno e marginale (
ambientato a Seraing, nella periferia invernale e anonima di Liegi dove i due registi hanno girato tutti i
loro film), spinto in un paesaggio privo di punti di
riferimento, che si mostra nella sua sguarnita essenzialit, smarrito nello spazio e sospeso nel trascorrere del tempo, come quasi tutti i suoi personaggi (anche tra gli attori ritroviamo volti noti, come Fabrizio
Rongione, Jrmie Renier e Olivier Gourmet). Cos
accade che ci si perda e che il dentro e il fuori si
sgretolino, mentre il giorno e la notte acquistano un
valore puramente esteriore, con luci e colori freddi o
sbiaditi, sovraccarichi di grigio. Col suo girovagare,
alla ricerca dellidentit di una ragazza nera, uccisa
proprio davanti allingresso del suo studio medico, la dottoressa Jenny rivela un mondo ambiguo
e indifferente, dove si consumano continui crimini,
di arrivo di un discorso profondo allinterno dellanimo umano, degli impulsi invisibili, dei pensieri e
delle paure sociali. Ed ecco che allimprovviso lattenzione si sposta sottilmente, ma in modo indelebile, verso un mondo che esiste, ma che non si vede,
che preme contro i lati di ogni inquadratura e ne
condiziona il senso. E non si tratta solo di quella periferia di degrado legata allimmigrazione clandestina, con tutta la conseguente perdita di identit che
essa comporta, ma anche di quel non visto che sta
intorno ad ogni singola vita. Come se il film volesse
mostrarci che ci sono situazioni impossibili da scoprire, che gli occhi non possono vedere e la ragione
non pu comprendere. A nulla serve lossessione, a
nulla pu portare il voler vedere di pi, perch oltre
una certa distanza losservazione perde lucidit, e ci
si accorge che il nome di una donna uccisa stupidamente non basta a fare chiarezza sulle mille implicazioni del contesto intorno a lei.
g.paganelli@museodelcinema.it
G. Paganelli critico cinematografico e programmatrice
del Museo nazionale del cinema
N. 7
43
esitato molto sulla resa. Fortuna vuol dire ricchezza in italiano solo in espressioni come guadagnare
una fortuna, mentre donna di fortuna pu avere
al massimo un significato ironico e indicare chi suo
malgrado non proprio una prima scelta. Ma non
questo, di certo, quello che vuol dire Defoe e cos, in
un caso come questo, ho lasciato andare il riferimento economico, pur salvando in parte il gioco di parole
e mantenendo il riferimento a una delle incarnazioni
principali di Moll, lavventuriera, la donna di ventura. Nella prefazione autoriale, invece, un brano in
cui la sua voce diversa da quella dellautobiografia
della sua eroina, Defoe associa la storia di Moll Flanders a un vestito che la sua penna avrebbe dovuto
rifinire e rendere presentabile, senza pieghe impudiche. In barba alla confusione tra le metafore,
Defoe continua a incrociare riferimenti alla scrittura
con riferimenti alla tessitura e alla confezione di un
vestito, miracolosamente senza mai parlare di trama,
peraltro.
ueste isotopie, bench rare, vanno riconosciuQ
te ed evidenziate. E perci, se poche righe pi
avanti le parti della storia dovranno essere shortened,
Quaderni
- La traduzione
di Antonio Bibb
Schede
N. 7
Infanzia
Narratori
Letterature
Storia
Infanzia
Steve Antony, Per favore Signor Panda,
ed. orig. 2015, trad. dallinglese delleditore
(chiedendo per favore), p. 26, 16, Zoolibri,
Reggio Emilia 2016
Nel romanzo di Cormac McCarthy Non
un paese per vecchi (e poi nel film dei fratelli Coen) il vecchio sceriffo, davanti alla
narcomattanza e a quel che ne segue,
impotente e sconsolato, dice: Penso
che quando non si dice pi grazie e
per favore la fine vicina. Giusto. Ma
come si fa a spiegare a un bambino di
tre anni una verit cos filosoficamente
e antropologicamente profonda? Linglese Steve Antony, autore completo
come i compatrioti Oliver Jeffers e Jon
Klassen, ci prova disegnando un panda
che va in giro con una scatola di dolcetti colorati in mano chiedendo via
via a un pinguino, a una puzzola, a una
cicogna, a una balena se vogliono un
dolcetto. C chi gli dice di s e sceglie
anche i colori, chi rifiuta, chi con arroganza li vuole tutti. Ma il nostro volta
sempre le spalle e se ne va: No, niente dolcetto per te. Ho cambiato idea.
Finch un lemure a testa in gi gli grida: Ciao! Potrei avere un dolcetto
PER FAVORE Signor Panda? - Li
puoi avere tutti GRAZIE MILLE!
Io adoro i dolcetti! PREGO. A
me i dolcetti non piacciono sono le
battute finali del dialogo e dellalbo,
che mostra uno scoiattolo che ronfa
beatamente con la pancia strapiena. Il
vecchio e famoso sceriffo Bell (Tommy
Lee Jones) approverebbe di certo questa gentile e divertente lezioncina di
buone maniere. Da tre anni
45
S. G.
Fernando Rotondo
no capire, che non esclude, non sbarra porte, non mortifica, ma aiuta con metodo ed
esperienza, perch se sono tanti i geni della
storia che hanno avuto problemi di dislessia,
da Bell a Einstein, da George Washington a
Picasso, da Leonardo da Vinci a Kennedy,
da Churchill a John Lennon, allora anche
Ally pu affrontare limpossibile e imparare
a leggere. Anche lei a modo suo un genio,
come lo siamo tutti, ed giusto che riveda la
luce, ritrovi la sicurezza in se stessa
ed esprima le sue indubbie capacit.
Scritto con interlinea e font ad alta
leggibilit, il libro della Hunt scorre
piacevolmente con una narrazione
piana e puntuale che aiuta i giovani
lettori, come gli adulti, a chiarire la
problematica della dislessia e a trovare la strada per risolvere il disagio
e il senso di manchevolezza che essa
genera. Da undici anni
46
Schede
- Narratori
N. 7
Mauro Maraschi
Guido Ortona, I
e umanit.
Il
Virginia Pignagnoli
V. P.
- Letterature
- Storia
merica del dopoguerra, il campus popolato di giovani veterani come Harold Roux
e Allard Benson, il vero alter ego di Aaron
Benham, e da ragazze come Mary, irlandese cattolica, e Noemi, ebrea comunista. E
come in ogni romanzo di formazione c la
scoperta dellamore e dellamicizia, ma anche la perdita dellinnocenza, il tradimento
e le delusioni, inevitabili come la chiusura
dellanno accademico quando non potevi
far altro che andartene via. Lo spazio e il
tempo narrativo si allargano e si restringono a fisarmonica. La distinzione tra livelli
viene continuamente interrotta e quella
di Allard Benson e Aaron Benham non
lunica storia nella storia. Ma se allinizio
si rischia di fare un po di confusione tra
universi narrativi, man mano che la lettura
avanza, proprio nella simmetria e nellequilibrio che si crea tra questi innumerevoli incastri che si ri-vela tutta la forza della
scrittura di Williams. Uno scrittore giustamente riscoperto. E cos I capelli di Harold
Roux, un romanzo che non ha paura di
scavare a fondo nellanimo umano.
Schede
47
Schede
N. 7
delle armi e unispezione fece scattare larresto. Ripensando a quella vicenda Vitt
non us mezzi termini: Cos praticamente
mi hanno ucciso, non fisicamente, ma mi
hanno ucciso moralmente, hanno cercato
di eliminarmi in questo modo. Appare
evidente come in lui sentimento patriottico e progetto di un av-venire comunista si
saldino in inscindibile unit. In una lettera
che un gruppo di compagni gli indirizz
quando era in carcere (ottobre 1948) si
K
L
E
F
- p. 25
Ortona, Guido - I buoni del tesoro contro i cattivi del tesoro - Robin - p. 46
Oyeyemi, Helen - Boy, snow, bird - Einaudi p. 27
N
O