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P.

AMEDEO CENCINI

ACCOMPAGNAMENTO E DISCERNIMENTO:
QUALIT E COMPITI DEI FORMATORI
Una vocazione, una formazione, una missione
Il cammino discepolare del presbitero nel 50 anniversario
della Optatam Totius e della Presbyterorum Ordinis

1- La formazione presbiterale oggi: sensazione dincompletezza


Partiamo da uno sguardo generale. Senza pretendere di analizzare in modo esaustivo
la situazione odierna (cosa impossibile perch i contesti sono diversi), vorrei
sottolineare in particolare un aspetto che ha molto a che vedere con il nostro
argomento. La sensazione duna formazione in qualche modo incompleta e
incompiuta, che non arriva al cuore (in senso biblico e pure psicologico), solo
esteriore e comportamentale, o molto spirituale o intellettuale, che istruisce e
attrezza il funzionario del culto, ma non sempre riesce a toccarne e convertirne la
sensibilit, o che comunque lascia che qualcosa dimportante dellumanit del
candidato non sia minimamente toccato e raggiunto dal processo formativo. Non
cos raro che qualcuno arrivi al presbiterato, dopo aver trascorso tutto il curriculo
formativo e aver superato felicemente esami di vario genere, non solo scolastici, e
venga infine promosso-ammesso in forza duna constatata capacit di esercitare i vari
compiti connessi con il ministero presbiterale. Ma se uno guarda dentro al suo mondo
interiore, dentro al suo cuore, e non si ferma allapparenza corretta esteriore, scopre
che il cuore non stato granch toccato dalla formazione, la sensibilit (attrazioni,
desideri, criteri di giudizio e di scelta) ancora quella di prima, umana, poco
evangelizzata, forse pagana. Levento degli scandali e abusi sessuali, la cui portata
siamo ancora ben lontani dallaver compreso nelle sue radici e nel suo significato,
non sta forse a dire anche questo?
come se la formazione si fosse fermata al versante esteriore; dunque una FPr
incompleta-incompiuta.
Altro problema relativo al discernimento. Si ha limpressione che, a causa
dellangoscia pastorale dettata dalla mancanza di presbiteri, il discernimento non sia
sempre abbastanza oculato e giustamente esigente, con il rischio di ordinare troppo
facilmente candidati che non hanno una postura di saldezza, una capacit di
discernimento, una maturit umana, e altri doni essenziali per essere pastori nel
popolo di Dio1.
2- Elementi di novit
Al tempo stesso vi sono dei fattori di novit se consideriamo questi 50 anni che ci
separano dal Concilio. Far riferimento solo a quelli che sono pi legati alla dinamica
del formare e alla figura del formatore.
1 E.Bianchi, Parresia di un monaco, intervista a e.Bianchi in Settimana 36(2015), 8.

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1.1- Sul piano del modello formativo
a) Senso (come obiettivo e contenuto) della FPr oggi:
Oggi, anche a partire dalla constatazione appena vista, si tende sempre pi a intendere
la FPr come un processo di con-formazione ai sentimenti-sensibilit di Cristo (cf Fil
2,5), qualcosa che mira a toccare il cuore2 processo che va in profondit, che non si
ferma alla superficie, banale e al limite farisaica. Il luogo della FPr dunque il
mondo interiore della persona, quel mondo che in occasione di crisi, molte volte, si
scopre che non era stato minimamente toccato dalla formazione iniziale nei lunghi
anni di preparazione.
b) Modalit e strumenti:
Questo chiarimento sullobiettivo finale chiede non solo una maggior attenzione alla
dimensione umana e psicologica, con la strumentazione tipica dellindagine
sullumano, ma chiede soprattutto un maggior dialogo tra dimensione spirituale e
antropologica e una pi sistematica integrazione tra tensione verticale e orizzontale,
tra altezza e profondit3.
c) Centralit della relazione
Se obiettivo avere la sensibilit del Bel Pastore, ne derivano tre conseguenze: la FPr
- un fenomeno in s relazionale, poich consiste in una relazione quanto mai
intensa visto che porta alla conformazione alla sensibilit di Ges;
- relazionale anche dal punto di vista metodologico, del come avviene,
ovvero avviene attraverso una relazione umana, mediazione di quella col Padre
(il vero formatore, che plasma nel giovane il cuore del Figlio per la potenza
dello SPirito),
- e mira a formare un uomo capace di relazione (sempre a immagine del Figlio),
un pastore con lodore delle pecore, che cresce nella relazione e attraverso
essa, nella relazione coi suoi fratelli presbiteri.
1.2- Sul piano del contesto ecclesiale
a) Maggior attenzione alla formazione dellevangelizzatore
soprattutto linsistenza di papa Francesco a orientarci in questa direzione, a non
pensare la formazione in funzione della perfezione privata del candidato, ma del suo
servizio come annunciatore del Vangelo a un mondo di cui egli deve sentirsi parte
(cittadino del mondo), un mondo che egli ama e ha in simpatia, cui impara a esser
aperto, e della cui salvezza deve assumersi la responsabilit, gioviale e felice
dellEvangelii Gaudium, ovvero felice di seminare e poi seminare senza pretendere di
raccogliere (o far proseliti). Tale giovane va dunque formato al dialogo, alla capacit
di tradurre il vangelo in lingua e dialetto locali, alla libert rispettosa che non conosce
2 Senn "formiamo dei piccoli mostri. E poi questi piccoli mostri formano il popolo di Dio. Questo mi fa venire davvero la pelle d'oca" , direbbe
papa Francesco, Svegliate il mondo. Colloquio di Papa Francesco con i Superiori Generali, in La Civilt Cattolica, 3925(2013), 11.

3 Cf Congregazione per lEducazione Cattolica, Orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei
candidati al sacerdozio, Roma 2008.

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alcuna presunzione o atteggiamenti di superiorit verso nessuno, ad avere semmai un
cuore compassionevole e tenero, libero dallo spirito mondano e da sogni di
grandezza.
b) In una chiesa che ha messo al centro il povero
Parliamo sempre della chiesa di papa Francesco, per la quale lopzione per i poveri
una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica 4.
Chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio 5, specie
se un prossimo che soffre. Daltra parte, non si tratta solo di manifestare simpatia e
solidariet verso i poveri, ma dimparare a lasciarsi da loro evangelizzare. Ancora
Francesco: i poveri hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei,
con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. necessario che tutti ci
lasciamo evangelizzare da loro6.
1.3- Sul piano della qualit giovanile
La generazione giovanile odierna presenta senzaltro alcuni aspetti singolari legati
alla cultura di oggi.
a) Instabilit emotiva e identit negativa
Anzitutto sembra caratterizzata da una minore stabilit emotiva (connessa alla
debolezza della famiglia) e da un senso didentit poco sicuro e non cos positivo
(legato anchesso allesperienza dinstabilit affettiva vissuta nella famiglia
dorigine). Proprio questi due elementi creano in diversi soggetti un notevole
analfabetismo emotivo e incapacit decisionale, assieme a una conseguente fatica e
ambiguit nel vivere la relazione, ora temuta e ora cercata, e sempre pi spesso
determinano anche non solo fragilit affettivo-sessuale ma pure confusione didentit
sessuale. C chi parla oggi duna sorta di processo di femminilizzazione del
maschio (riconoscibile anche nella diffusione della problematica sessuale).
b) Percezione distorta della vocazionale
Altro fenomeno oggi piuttosto frequente: una certa equivoca lettura sacrale della
vocazione presbiterale, distaccata dalla vita, di persone poco sensibili alla relazione e
a chi soffre, e al contrario molto attratte da un certo liturgismo e ritualismo, e da
quanto pone la loro persona al centro dellattenzione dandole unambigua autoritpotere. Spesso sono soggetti con problemi di autostima, per i quali la vocazione di
presbitero funziona da elemento di compensazione, pericolosamente pi simili al
sacerdote e levita indifferenti dinanzi al poveraccio, che non al samaritano buono che
vede e si commuove, della parabola lucana.
3- Compiti e qualit dei formatori
Laccompagnamento personale quel servizio di com-pagnia che un fratello
maggiore, nella fede e nel discepolato, offre a un fratello minore, condividendo con
4 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 198.
5 Ibidem, 272.
6 Ibidem, 198.

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lui un tratto di strada, per aiutarlo a discernere presenza e azione del Padre nella
sua vita, e a decidere di rispondervi con libert e responsabilit, alla maniera del
Figlio.
A partire da questa definizione lecito indicare al formatore dei compiti e
competenze specifici, con le qualit da essi supposte. Che riassumer in un unico
termine: sensibilit. Se, come abbiamo visto, scopo della FPr la conformazione alla
sensibilit del Figlio, solo una sensibilit gi conformata (o evangelizzata) che pu
accompagnare un altro in tale processo. Ed gi una tesi di fondo: la sensibilit del
formatore la mediazione normale che educa alla sensibilit del Buon Pastore. La
sensibilit del Buon Pastore il fine, la sensibilit del formatore la mediazione,
quella del candidato loggetto e il luogo della FPr. Tocchiamo qui solo alcuni aspetti
di questo cammino formativo.
2.1- Sensibilit educativo-formativa
Primo compito del formatore quello di esser disponibile a prestare il servizio
dellaccompagnamento7: disponibilit di mente (nel senso che deve crederci, esserne
convinto), di cuore (lo fa per aiutare laltro, perch gli vuol bene e vuole il suo bene),
di volont (programma il suo tempo con questa priorit). Ma disponibilit che a
poco servirebbe se non vi fosse una preparazione in tal senso, compito esplicito dei
Superiori, in vista duna competenza indispensabile (il compito rimanda a una
competenza). Detto in sintesi, la competenza educativo-formativa in successione
intelligente: prima si educa, poi si forma.
- Competenza educativa8, anzitutto, cio capacit di cogliere la verit dellaltro,
dun ascolto, dunque, che vada al di l del detto o di ci che subito
percepibile (oltre il conscio), e sappia scrutare nel mondo interiore (nella sua
sensibilit), per coglierne la parte sana e libera, e pure quella meno sana e
meno libera, la sensibilit adulta e quella ancora infantile, quella evangelica e
quella ancora pagana, sapendo che di solito la vera radice delle umane
inconsistenze inconscia (e tende a rimaner tale).
- Leducatore, ancora, dovrebbe in qualche modo provocare nel giovane un
corrispondente desiderio di fare lui stesso la verit dentro di s, linteresse di
conoscersi, specie nella parte pi vulnerabile e non evangelizzata (=sensibilit
penitenziale), scoprendo quanta libert ci sia nel dirsi la verit (come
condizione del cammino stesso formativo), e quanta verit vi sia nel
riconoscere il proprio bisogno di conversione. Dandogli poi gli strumenti per
apprendere un metodo che possa metter in atto da s (ovvero, lesame di
coscienza cosa molto seria)9.

7 Termine che oggi si preferisce al classico direzione spirituale, a indicare un tipo di presenza che non impone direzioni al cammino del giovane,
ma che si pone accanto condividendo il pane del cammino (cos la radice etimologica del termine, dal latino medievale: cum-panis).

8 Differenza tra educare (da educere=tirar fuori la verit) e formare (=proporre una forma vitae).
9 C stato chi ha detto che se i preti avessero imparato a fare bene e regolarmente lesame di coscienza non ci sarebbe stata la tristissima storia degli
abusi sessuali.

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- Qui inizia la competenza formativa. Il formatore dovrebbesser competente a
proporre un metodo pedagogico che consenta al candidato di liberarsi
progressivamente dei propri aspetti meno maturi, delle proprie distorsioni
percettive e aspettative irrealistiche (anche vocazionali) 10, ed esser cos sempre
pi in grado di accogliere la parola liberatrice del Vangelo, di gustarla come
parola che nasconde e dice la verit della sua vita, di lasciarla crescere dentro
di s, di lasciarsi formare dalle mediazioni formative classiche del tempo della
prima formazione, per imparare soprattutto a lasciarsi formare un domani dalle
tante quotidiane mediazioni formative della vita (la famosa docibilitas, quale
condizione della formazione permanente). Per avere sempre pi in s la
sensibilit del Figlio obbediente, del Servo sofferente, dellAgnello innocente.
- Tale compito-competenza suppone nelleducatore-formatore un suo proprio
cammino di formazione specifico, che cerchi di metter insieme la dimensione
spirituale-trascendente con quella psicopedagogico-umana. Nessuno oggi pu
esser messo in un ruolo formativo senza esservi stato preparato
adeguatamente (e oggi, grazie a Dio, vi sono scuole per formatori, spesso
collegate con strutture universitarie pontificie). E preparazione adeguata
significa soprattutto unesperienza personale dintegrazione tra le due
dimensioni classiche della vita del credente, quella spirituale con quella
antropologica. Proprio il modello dellintegrazione (o della ricapitolazione in
Cristo) sembra essere il pi adatto oggi11. Attenzione, dunque, a evitare gli
estremismi (scuole a indirizzo spiritualista, come bastasse studiare teologia
spirituale per fare formazione, o scuole che sembrano dare attenzione solo al
versante umano, come se la FPr fosse questione solo di tecnica metodologica o
riducendola a terapia psicanalitica). da questa esperienza che il futuro
formatore apprende su di s un metodo dintegrazione che poi gli verr
naturale applicare ai giovani candidati.
- Ed da questa esperienza, ancora, che nascono quelle particolari qualit
richieste al formatore oggi, come una sensibilit corrispondente sul piano
educativo e formativo: la conoscenza e laccettazione di s, lidentificazione
della propria inconsistenza centrale, e di come esserne sempre meno
dipendente, ma soprattutto la scoperta della propria debolezza come luogo
della potenza della Grazia (cf 2 Cor 12,7-10) e dun sempre inedito incontro
con Dio12. Proprio questo tipo desperienza dintegrazione personale dovrebbe
consentire al formatore di conciliare in s e nel rapporto altre polarit che non
possono restare contrapposte, come il coraggio di chiedere il massimo con
laccoglienza misericordiosa dellaltro, o il duc in altum con il descensus ad
inferos.
10 Sarebbe lo spirito mondano di cui parla spesso papa Francesco.
11 Su questo modello mi permetto dindicare il mio Lalbero della vita. Verso un modello di formazione iniziale e permanente, San Paolo, Cinisello
B. 2006.

12 Vivere la propria debolezza come luogo di esperienza della grazia gi una integrazione in atto.

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- E, a livello pi tipicamente relazionale, conciliare la sua presenza nella vita del
giovane con la sua assenza, per favorire in lui il senso dellautentica esperienza
di Dio, fatta di entrambe le polarit, di parola e di silenzio, di intimit e di
solitudine, di gratificazione e di frustrazione 13. Il formatore oggi deve capire
sempre pi che, provenendo il giovane da vissuti relazionali deboli e precari, la
relazione si pone come elemento centrale terapeutico; se le relazioni sono
ferite, solo una relazione che le pu sanare. Dunque dovr esser
particolarmente capace di relazione, senza paura dellintimit e al tempo stesso
capace di rispettare la terra sacra dellaltro, disposto ad aiutare ma senza
invadere e legare a s, libero di voler bene e di esser benvoluto.
2.2- Sensibilit evangelica
Se la FPr mira a conformare il giovane alla sensibilit di Cristo, al formatore si
chiede che sappia proporre un cammino che vada in tale direzione, e che non
saccontenti di mirare alla condotta esterna, alla formazione solo o prevalentemente
intellettuale, alla correttezza dei gesti. Anzitutto un problema dinterpretazione
dellevento formativo: devesser chiaro che esso deve giungere fino al cuore (in senso
biblico e psicologico), e toccare la totalit dellorganismo psichico-spirituale: sensi
(esterni e interni), sensazioni, emozioni, sentimenti, tendenze, impulsi, gusti,
attrazioni, desideri, giudizi, criteri decisionali, simpatie, stili relazionali, affetti,
passioni Tutto lumano va evangelizzato perch esprima il cuore del Figlio. Per
questo il formatore devesser
- persona che sta anzitutto compiendo in s e con tutto se stesso tale
conformazione. Uomo che non ha rinunciato alla propria umanit e alla sua
realizzazione, ma la vive pienamente in Cristo e alla luce della sua stessa
umanit,
- e che ha imparato davvero a intervenire su tutto quanto fa parte del proprio
mondo interiore e che costituisce la sua sensibilit, dai sensi ai suoi criteri
decisionali, dalle sue emozioni ai suoi desideri, dalle attrazioni alle abitudini.
- E proprio per questo pu fare altrettanto nella vita del giovane, trasmettendogli
lidea che la sensibilit educabile, e che essa si forma attraverso le scelte di
ogni giorno, qualsiasi scelta, piccola o grande che sia, perch ogni decisione
orienta energia in una direzione o in unaltra. Ognuno, dunque, ne
responsabile, o ha la sensibilit che si merita. E siccome esistono vari tipi di
sensibilit (intellettuale, credente, estetica, relazionale, spirituale, teologica,
orante, pastorale) pensiamo quanto questo sia importante, ad es., per la
formazione della sensibilit morale (o coscienza), che ci porta ad agire in base
a quel che sentiamo dentro di noi come buono e da metter in atto; pensiamo
quanto sia importante che il formatore educhi il giovane a capire che ogni
13 Per questo ogni accompagnatore devesser preparato, e non solo nelle scienze dello spirito, ma anche in quelle della formazione umana; e non
solo a livello teorico, ma soprattutto in quella ascesi della vita spirituale che educa il credente a vivere la fede (e il rapporto con Dio) come sintesi di
quelle polarit appena viste (assenza e presenza, vicinanza e lontananza, solitudine e compagnia, dubbio ed evidenza, luce e oscurit), per evitare
polarizzazioni pericolose su una delle due polarit (psicologismo o spiritualismo, volontarismo o spontaneismo), che poi avrebbero conseguenze
pericolose nel modo di educare allatto credente.

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scelta orienta il suo sentire morale, e dunque a esser disposto a verificare la
propria sensibilit morale, a non fare solo lesame di coscienza, ma lesame
alla coscienza, a non usare solo il criterio morale (questo peccato o no? O
peccato grave o no?), ma anche e soprattutto quello spirituale-psicologico
(questo gesto in linea con la mia identit-verit o no?), perch non sempre
ci che moralmente lecito (o non illecito) psicologicamente e
spiritualmente conveniente.
- Se dunque questo tipo di formazione si ispira come punto darrivo- al modello
pasquale della integrazione (in Cristo), dallaltro tende a creare nel giovane un
palato da Beatitudini, ovvero un credente che non solo mite, paziente, puro
di cuore e misericordioso, ma che in queste situazioni ha imparato a
sperimentare una felicit speciale che viene da Dio, come una nuova sapienza.
2.3- Sensibilit nellarea affettivo-sessuale
Oggi sempre pi si chiede al formatore questo tipo di competenza, sia per quello che
capitato (e continua a capitare) nella Chiesa, sia perch larea affettivo-sessuale di
fatto larea strategicamente centrale nella geografia intrapsichica umana. Sembra
dunque fondamentale che il formatore possieda
- le due certezze fondamentali da cui nasce la libert affettiva: la certezza
dessere stato gi amato e la certezza desser capace di voler bene. Proprio
questa duplice sicurezza consente di dare affetto senza legar nessuno a s, di
voler bene e di lasciarsi benvolere, di vivere la solitudine e di non temere
lamicizia e lintensit dellaffetto, di amare senza aspettarsi il ricambio;
- una sicura e ferma identit sul piano dellidentit sessuale, con ci chessa
significa: accettazione del proprio corpo, del proprio sesso, senso positivo di
s, capacit di relazione armonica e complementare con laltro sesso,
accoglienza della diversit dellaltro, apertura alla fecondit relazionale,
certezza di poter vivere nella verginit consacrata la propria sessualit come
una sessualit pasquale;
- la libert di bene-dire la sessualit, proponendo a tutti un cammino positivo
di maturazione in tale ambito, e pure la capacit di affrontare esplicitamente la
problematica affettivo-sessuale, di discernere i segni dimmaturit e
inconsistenza particolarmente in certe situazioni (esperienze di violenze subite,
tendenza allautoerotismo, rimozione dogni difficolt nellarea, confusione
circa la propria sessualit). Nellepoca degli abusi sessuali si esige dal
formatore una certa competenza al riguardo, che gli consenta di individuare i
segni di disturbi specifici (come la pedofilia), di saper discernere, ad es., tra
omosessualit strutturale e non strutturale, e di saper accompagnare persone
ferite in tale ambito.
2.4- Sensibilit pastorale
Abbiamo menzionato prima il pericolo di una generazione giovanile, e dunque anche
presbiterale-giovanile, in qualche modo indifferente (vittima della globalizzazione

8
dellindifferenza, per dirla con papa Francesco). Per questo indispensabile che il
formatore abbia sviluppato in s una sensibilit specifica legata alla propria identit
di Pastore, che ha imparato a vibrare con gli stessi sentimenti del Figlio obbediente,
del Servo sofferente, dellAgnello innocente. Dunque un formatore
- che sa bene che non si evangelizza laddove non si ama (e ove non si amano
coloro cui si annuncia il vangelo), e che dunque ha imparato ad amare il
mondo, questa nostra storia, gli uomini e le donne che incontra sul suo
cammino,
- e questo amore cerca anzitutto di trasmettere al giovane in formazione, amore
come simpatia, comprensione, rispetto della cultura odierna, desiderio
dentrare in dialogo con essa, e al contrario- abbandono di quello stile di
supponenza e sufficienza che allontana e rende antipatico lannunciatore del
vangelo e inaccettabile il vangelo stesso.
- In modo del tutto particolare il formatore dovrebbe aver sviluppato in s un
cuore misericordioso, e scoperto guardando Ges ricco di misericordia e
compassione- che lautorit del sacerdote risiede tutta nella capacit di
provare compassione: autorevole solo quel prete che mostra empatia, che
capisce il dolore, soprattutto se questo dolore lo sa accogliere dentro di s
perch laltro soffra meno, e giungendo dunque al punto di soffrire con lui e
per lui. Questa la vera autorit del sacerdote.
- E ancora, lautentico formatore cerca di trasmettere al giovane candidato
esattamente questa libert di soffrire con chi soffre. Creando in lui il vero
pastore, quello che ha lodore delle pecore. Il contrario del mercenario, del
sacerdote e del levita campioni dindifferenza clericale, a differenza del
Samaritano dalla sensibilit buona, ma il contrario anche del prete arrivista o in
carriera, dalla sensibilit pagana.
- Per questo lesperienza apostolica o comunque le varie forme di rapporto col
mondo diventano luogo di formazione, non solo perch la FPr non si riduca a
un fatto intellettuale n si compia lontano dalla vita reale, ma perch questo il
modo migliore di preparare il domani, e di rendere la persona libera di
lasciarsi formare dalla vita per tutta la vita, di lasciarsi formare dagli altri e
da ogni altro, mediazione misteriosa dellazione del Padre che forma in noi in
ogni istante il cuore del Figlio suo per la potenza dello Spirito Santo.
- Potremmo proprio dire, in conclusione, che questa la sensibilit per
eccellenza (come sintesi di qualit e competenza) richiesta oggi al formatore:
rendere il giovane docibilis, cos umile e intelligente da imparare da tutti, santi
e peccatori, credenti e non credenti, piccoli e grandi, per rendere tutta la sua
vita un cammino continuo di formazione secondo il cuore del Bel Pastore.
Amedeo cencini
Sommario

9
Sommario
ACCOMPAGNAMENTO E DISCERNIMENTO:1
COMPITI E QUALIT DEI FORMATORI.................................................................1
1-

La formazione presbiterale oggi: sensazione dincompletezza............................1

2-

Elementi di novit................................................................................................1

3-

1.1-

Sul piano del modello formativo...................................................................1

a)

Senso (come obiettivo e contenuto) della FPr oggi:......................................1

b)

Modalit e strumenti:.....................................................................................2

c)

Centralit della relazione...............................................................................2

1.2-

Sul piano del contesto ecclesiale...................................................................2

a)

Maggior attenzione alla formazione dellevangelizzatore.............................2

b)

In una chiesa che ha messo al centro il povero..............................................2

1.3-

Sul piano della qualit giovanile....................................................................3

a)

Instabilit emotiva e identit negativa...........................................................3

b)

Percezione distorta della vocazionale............................................................3

Compiti e qualit dei formatori............................................................................3


2.1- Sensibilit educativo-formativa..........................................................................3
2.2- Sensibilit evangelica.........................................................................................5
2.3- Sensibilit nellarea affettivo-sessuale...............................................................6
2.4- Sensibilit pastorale............................................................................................6

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