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6/2016n.1
Riflessioni su
Quattro Quarti
I tempi morti
passato, in cui intoccabile e immodificabile. Per lo stesso motivo Caproni ambienta lincontro con la madre in un tempo gi trascorso, nel quale
non pu pi avvenire realisticamente: e nel passato la mamma ancora
Anna. Qui, alla fine dei Quattro Quarti, come con una dichiarazione di
poetica:
il solo
amore vero
si porta ai morti
(non corrisposto)
questo un risveglio
che ci toccato
e non lo porterai
con te pi via
in sogno
Oppure, in una delle poesie pi felici della raccolta:
correggo con lantiriflesso
nel retrovisore: se locchio
non deve che antivedere4
per anticipare le mosse
nellarcoriflesso
la retrospettiva un microsecondo
datato allindietro
Il montaggio sintetico di quello che accaduto prima si realizza dignitosamente solo post mortem: tutti i raggi e le sfilacciature si armonizzano
in un documento multisensoriale (suono, immagine, movimento), che il
4 Antivedere anche il titolo di una mia raccolta di poesie (Cantarena, Genova
2003). Nel verbo, che dantesco, si pu sentire sia il significato canonico (vedere prima)
sia unopposizione (come in antitesi), dunque vedere al contrario, non-vedere. I due
significati sono coesistenti nel ruolo profetico di Tiresia: non a caso, nei testi (Tiresia.
Oracoli, riflessi) che Giuliano Mesa ha scritto per la musica di Agostino Di Scipio,
le profezie sono tutte post eventum, contemporaneamente vere (perch cronache e
descrizioni di fatti gi accaduti e indubitabili) e false (non sono profezie sulle quali
fondare una fede). Manca, cio, il futuro, e le parole di Tiresia si appiattiscono tra
passato (prossimo) e presente. In traduzione francese, parziale, gli oracoli-riflessi si
leggono in Action potique, 177 (2004), pp. 29-32.
lorto- e leterobiografia possono ricominciare a dialogare, e la fisionomia dellautore reale riemerge meglio (ma non gratuitamente: il percorso
a ritroso, dal 2004 al 1910-1974, varr come sintesi o sinossi, o come
un arricchimento ancora in fieri e da sviluppare, perch buono di
una personalit che sarebbe vissuta su un piano solo, in caso contrario).
Linvenzione dellaltro nome arricchisce la prima persona nascondendola;
linvenzione della morte delleteronimo fa della sua vita una storia, come
quella di Edipo. Tutto come non in realt: il rinnovamento firmato
da un morto, il giovane autotrasformato in vecchio, e la pratica in teoria. Ognuno se stesso, sempre: ma la tautologia si smonta e si corregge
moltiplicando le attitudini e i nomi del singolo, come raggi o rami/radici.
Cos abbagliare e arricchire, non pi vivo/ n morto, aumentando gli
habitat e le estensioni del soggetto:
lalbero torna alla terra
dovera seme alla radice
come coi rami scava lazzurro
per lacqua
la luce
Lo stesso esempio ritorna nella poesia dello scambio didentit tra il mobile// il legno e una folla/ di termiti in fuga.
I testi
Il problema dellidentit implica quello della lingua (non metaforicamente: quali parole usare e perch; e le parole di chi per e contro e chi, ecc.):
[. . . ] fare poesia, come fare lamore, prendere coscienza che niente in
s, tutto correlato, tanto che il momento di massima fusione (di amato
e amata, di oggetto e parola) il punto da cui comincia a rinascere la separazione, ricomincia a fluire il desiderio dellaltro/a, la ricerca dellaltra
parola per dire ancora, dire diversamente, cantare evocativamente, cantare oltre la fine. . . .9 Infatti sapere prima ogni mossa/ veder sempre
tutto/ [. . . ] fa questo un poeta.
Nei Quattro Quarti i campi semantici del tempo (vita, storia) e dellespres9 Paola Zaccaria, A lettere scarlatte: poesia come stregoneria, Franco Angeli, Milano
1995, p. 82.
sione (bocca, lingua, voce, parola) sono fondamentali per capire. Lansia
metalinguistica prevale senza esitazioni. Ma non si tratta di una deriva
autoriferita (rendere oggetto della poesia la poesia stessa, nel suo farsi o
darsi): forse un percorso pi onesto e appropriato ad unidentit in formazione (e quindi in metamorfosi: gli stadi e i raggi, anche neri, devono
essere molti). Pi che la poesia, loggetto il fenomeno e la meraviglia
di un dire che dirsi, in primo luogo, incarnandolo nella storia, anche
minuta:
sciacquo le posate e lavo
con le mani nella schiuma giro
e giro il cerchio
piatto fondo
- ceramica o cristallo
azzurro - di dentro levo
asciugo
lucido piano
Il dirsi impone anche il pudore, perch avviene (sta avvenendo) con meraviglia e come conquista graduale di s in s: di conseguenza il tu ridotto
al minimo, e compare in un solo testo (tu scrivi, tu sai). Nel quale
riassorbito, probabilmente, dallio: non lio trionfale che sa, ma il soggetto
che sperimenta con e contro il silenzio. Proprio silenzio una delle parole
pi usate nel libro, con sette occorrenze: per indicare sia il contesto della
parola (cinque occorrenze) sia il nulla che pu riassorbirla e vanificarla.
Qui la parola sempre tentata, non lanciata, e si sottrae al silenzio. Il
procedimento riesce a creare una filologia poetica interna alla poesia: una
metalingua vissuta e montata con una selezione dei momenti (Pasolini),
quindi parte di una storia. Larte del nuovo (il nostro) Tiresia questa: Il
presente racconta il passato, ogni giorno mutandolo: inutile dire, inutile
non dire meglio la finzione dei versi: il loro farsi oggetto, il loro durare,
il loro mutare. Fuori di s. . . .10
Massino Sannelli
10 Giuliano Mesa, Quattro quaderni, cit., p. 77. E cfr. la sua poesia a p. 31: occorrer
affrettarsi/ perch rimanga solo il vero/ e dunque nulla, forse / soltanto il movimento,
verso// a ritroso, anche: via, e vai.
Quale realt si pone nel simbolo? Quale realt si pone altrove nel
simbolo? I Quattro Quarti QQ ci accolgono non attesi, come ospiti la
cui presenza non necessaria: la soglia in cirillico non arreca traduzione:
lospite, il noi, ineluttabile, ma il percorso si pone come simbolo, come il
calco di un corsivo su di una parola di cui non abbiamo conoscenza. E ci
che qui il simbolo ripone un segno, un avanzamento lungo una strada
gi attraversata: un percorrere dopo ci che prima scritto.
poso il mio pensiero/ come gli occhi un cieco// (restando altrove), qui
il poeta dichiara il suo Tutto, pone qualcosa (il pensiero) di cui non pu
servirsi e di cui inutile servirsi come un cieco i propri occhi. Una raccolta in una poesia, ma il verso finale (restando altrove) invita a varcare
la soglia, nel coraggio di ununione ora non pi meta, oltre la logica e la
vista.
Liniziale definisce: primo quarto: dei luoghi. E i luoghi il luogo delle
tracce, le stesse di sempre: albero, terra, seme, radice, rami e poi acqua,
luce: un percorso a ritroso dalla vita alla morte . . . torna alla terra e poi
di nuovo alla vita prima, del seme e della radice, per avere dai rami acqua
e luce, la sorgente che qui diviene ultima invocazione che d al nulla e nel
nulla i propri segni: un nulla-nido, nostra dimora e vanto.
La prima e lultima poesia del primo quarto definiscono il perimetro dei
luoghi: un nulla, un bianco di pagina su cui si pu edificare; una pienezza possibile che ha nel silenzio lultimo fulgido bagliore, ma sentenziato
dallautore con parole aspre: e mentre parli/ dai scolo al silenzio/ e lo
crivelli . La vera contemplazione non possibile, non per noi: la nostra
dualit ci impone uninvocazione e la sua bestemmia. Infatti il luogo dellautore treno, auto, scivola, va veloce, esploratore, cercare, sbocchi,
fughe, il nostro andare, strade: ogni traccia resta in movimento. Un andare fisico e temporale. Non si ha limmobilit permanente degli atti ma
la loro lenta resa.
Liniziale definisce: secondo quarto: dei monologhi. Ci che accoglie un
luogo il suo monologo? La sua unica parola? E qual questa voce? Il
suono di una mano sola che non ha conferma. La parola mano compare
nelle prime tre poesie della sezione e non solo. La mano ripiegata su se
stessa, nel suo opposto laltra mano; non mano che brandisce, suona,
stringe altre mani. Mano che fa ombra per non mostrare un segreto che
non c. Il velo copre il bianco. E ci si collega al senso di sconfitta che
alimenta il primo quarto. Il poeta si fa ombra e scudo delle sue stesse
parole per ricordarle e per essere ricordato. Il senso di mistica desolazione
pare a met quarto dissiparsi quando il poeta si paragona al fiume che
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Libro misterico e complesso, Quattro Quarti la seconda opera pubblicata a nome di Antonio Diavoli. Chi Antonio Diavoli? La nota
biografica del precedente Versi clandestini ci informa che Diavoli nato
nel 1910 e morto nel 1974 e informazioni raccolte dalla rete ascrivono a
Diavoli una biografia esemplare, da poeta inserito nel suo tempo capace
per di sguardi trasversali e sorprendenti, saggio nano sulle spalle di qualche gigante tutto teso a esplorare limiti e confini della maniera. Figlio di
una ballerina di variet e di un commerciante ligure in vini e olio, Diavoli
ci appare come un Tozzi solo un po pi inconsapevolmente provinciale,
nodo e cardine di una poesia pericolosa e polimorfa.
Quattro Quarti, nuovo libro postumo, sopravvissuto allautore, eccedente
rispetto allautore, il poema umano e ultrapsichico, eliotianamente scandito in quattro (ovviamente) parti rispettivamente dette: dei luoghi, dei
monologhi, dei dialoghi muti, cesura. Come un imbuto, Quattro Quarti
un testo che corre a chiudere il senso fino allultima pagina, dove, in
un gioco specularmene semantico, realt vissuta e realt sognata si danno il cambio mostrando in dissolvenza tagli metrici che hanno il sapore
della sentenza (questo un risveglio / che ci toccato). Daltra parte
questo un movimento che percorre lintero libro, molto spesso saldato a
un uso della similitudine giustamente orfico e allucinato (laria che gi
si arroventa / nel basso respiro / - mantice / il labbro socchiuso), ma
anche spregiudicatamente libero nel suo ignorare le congiunzioni come le
pi normali ossature del discorso.
Quella di Quattro Quarti una poesia chiusa, rocciosa, ma anche polisemica e disinvolta, ostinata e coraggiosa nel suo conciliare le contraddizioni,
nellunire segni e funzioni opposte, come quellalbero descritto nella prima
sezione, sospeso tra cielo e terra in una ridefinizione quasi tautologica di
s.
Nel proporre allattenzione del lettore mete e luoghi differenti quali scenari in cui svolgere i suoi testi, Diavoli vuole ricordarci che i luoghi, i
monologhi, i dialoghi muti e limplacabile cesura sono scenografie della
lingua, svincoli e strade di un parlato, di un linguaggio scelto come altare del senso pi lontano. La definizione di Valerio Magrelli della poesia
come macchina per caricare senso qui colta pienamente dal testo e insieme resa pi trasparente, pi accessibile dalla compattezza, condizione
irrinunciabile di tutte le liriche contenute nel libro. Per esempio: le auto
hanno i fari / spenti chiuso nei vetri / la luce / (portati al macero / i
11 Scritti
Inediti, 2005.
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Nei Quattro Quarti di Antonio Diavoli, il verso libero si frantuma in brevi incisi, con frequenti rimandi a scambi didentit letterarie
(Eliot, Achmatova, Pasolini e altri). Oggetto della scarna poetica il fenomeno singolare del cantare, del dirsi, secondo Massimo Sannelli, tra
momenti di silenzio (atto minimo per portarsi altrove) e lotte esistenziali. Come lidrometra (pag. 23) non si fa risucchiare nel proprio stagno/mondo, cos il poeta incontra le superfici della propria realt (pp.
22, 46). Il passato, lamore vero verso i morti (pag. 54), il movimento a
ritroso (Giuliano Mesa), la coda dellocchio e gli scorci in retrospettiva
(pag. 22) fanno del momento post-mortem lunico istante possibile della
ricapitolazione biografica in senso pasoliniano.
Maurizio Maggioni
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C chi ha parlato del libro di Diavoli come di unopera misterica, in cui la parola, diradandosi, trasforma i testi in macro-ideogrammi;
altri hanno colto, nel dettaglio eliotiano del titolo, unellissi (voluta?) in
omaggio alla nota pseudo-biografica dei precedenti Versi Clandestini ; altri
ancora hanno intravisto un gioco matematico nello scomporre e ricomporre lunit: 4/4=1. In appendice, si legge: Quei punti (soli) sul foglio sono
lultima unit di tutto: il resto poco pi di una vibrazione intorno alla
12 IBS,
26 gennaio 2006.
2006.
14 ZAM, 2006.
13 Carmina,
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portante. Quei punti, quegli snodi sono le parole. Ecco allora che i Quarti
sono quattro congeniali improvvisazioni sul tema dellidentit e dellalterit, quattro piccoli concerti in luoghi differenti, un soffio scagliato contro
un giorno di vento.
Sara Veltroni
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Lunit del mondo in quattro rapide scansioni, indivisibili eppure uniche, ciascuna dichiarata e conclusa in s, resa riconoscibile. una
poesia dellassenza, sicuramente tra le esperienze poetiche pi postume di
sempre. Se esistono poeti che in vita hanno avvicinato la morte, qui siamo
di fronte al ribaltamento di tale prospettiva, anche se il meccanismo si svela completamente solo dopo aver letto la biografia nellopera precedente,
Versi Clandestini.
Luca Sarti
15 IBS,
8 luglio 2005.