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LATEX Literature Project


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Riflessioni su

Quattro Quarti

I tempi morti

Al nome di Antonio Diavoli non corrisponde un corpo vivo nominato


Antonio Diavoli. Sembra che la pers
ona tragica di Antonio sia esistita
solo nel passato, secondo la biografia-tipo che apre i Versi Clandestini
(Biblioteca Indipendente - Studio 64, Genova 2004): lautore nasce nel
1910 e muore nel 1974. Le poesie che gli vengono attribuite possono testimoniarlo (a parte gli anacronismi, forse voluti come spia, del segno
# e del riferimento al treno IC a p. 51 del primo libro): una poesia con
colpi dala di ottimo livello (e il volo dato o dagli epigrammi come La
grande collezione, o dalle forme in cui visibile una chiusura, anche non
canonica: ad esempio Giaculatoria sul nome di rosa). In conformit a una
biografia piccolo-borghese di inizio Novecento, in bilico tra atti goliardici
e malinconia forte: dunque allaltezza del primo libro di filologia postuma un grande minore, con una minorit culta e sempre vicina al salto
verso condizioni maggiori (lo stato per cui Pavese, a diciotto anni, scrive
e cancella una frase rischiosa: Fare io la poesia del mio secolo, come quei
grandi lhanno fatta del loro secolo: questo il sogno, riuscirci o lasciarci
la pelle!2 ).
Nei Versi Clandestini leteronimo presentato come il vero nome di un
uomo che altro (in quanto consegnato al passato e alla morte) rispetto
allautore reale. La morte come ostacolo felice un tpos, tanto che le
costruzioni letterarie di Dante e Petrarca ne hanno bisogno per possedere
una storia e una causa (fittizia: leffetto inventa una causa, cio sperimenta la retrodatazione mitica di quello che stato gi fatto, con o senza
Beatrice; cos il poeta di diciotto anni scrive che tu non sai per quanto tempo ho respirato nella Vita Nova cos corrotto di corpo e danima
come sono3 : e il fascino del libello di Dante consiste anche nellessere
un programma operativo inserito sopra la morte di Beatrice e di altri
personaggi, oltre che sulla morte della vecchia vita). Muore unAltra che
ha una funzione o maieutica (Beatrice) o ostacolante/stimolante (Laura).
Cos affidare giovani la propria opera al nome di un Vecchio e di un
Morto significa ripetere unesperienza collaudata: delegare ad un Altro,
forse umilmente, ci che proprio; con questo atto spostare il proprio nel
1 In

Quattro Quarti, Il Foglio, 2005 (fuori catalogo).


Pavese, lettera ad Augusto Monti, agosto 1926: la prima lettera dellepistolario (Lettere 1926-1950, a c. di Lorenzo Mondo e Italo Calvino, Einaudi 1966, vol.
1, pp. 7-10: p 10n.).
3 id., lettera a Tullio Pinelli, 12 ottobre 1926: ibid., pp. 11-15: p. 14.
2 Cesare

passato, in cui intoccabile e immodificabile. Per lo stesso motivo Caproni ambienta lincontro con la madre in un tempo gi trascorso, nel quale
non pu pi avvenire realisticamente: e nel passato la mamma ancora
Anna. Qui, alla fine dei Quattro Quarti, come con una dichiarazione di
poetica:
il solo
amore vero
si porta ai morti
(non corrisposto)
questo un risveglio
che ci toccato
e non lo porterai
con te pi via
in sogno
Oppure, in una delle poesie pi felici della raccolta:
correggo con lantiriflesso
nel retrovisore: se locchio
non deve che antivedere4
per anticipare le mosse
nellarcoriflesso
la retrospettiva un microsecondo
datato allindietro
Il montaggio sintetico di quello che accaduto prima si realizza dignitosamente solo post mortem: tutti i raggi e le sfilacciature si armonizzano
in un documento multisensoriale (suono, immagine, movimento), che il
4 Antivedere anche il titolo di una mia raccolta di poesie (Cantarena, Genova
2003). Nel verbo, che dantesco, si pu sentire sia il significato canonico (vedere prima)
sia unopposizione (come in antitesi), dunque vedere al contrario, non-vedere. I due
significati sono coesistenti nel ruolo profetico di Tiresia: non a caso, nei testi (Tiresia.
Oracoli, riflessi) che Giuliano Mesa ha scritto per la musica di Agostino Di Scipio,
le profezie sono tutte post eventum, contemporaneamente vere (perch cronache e
descrizioni di fatti gi accaduti e indubitabili) e false (non sono profezie sulle quali
fondare una fede). Manca, cio, il futuro, e le parole di Tiresia si appiattiscono tra
passato (prossimo) e presente. In traduzione francese, parziale, gli oracoli-riflessi si
leggono in Action potique, 177 (2004), pp. 29-32.

film della/sulla vita.5


La proposta di Furio Jesi6 sul Bateau ivre di Rimbaud funziona anche per
la critica dei Quattro Quarti. Antonio Diavoli ci non-: stato inventato
fictus e non un prgma quindi n c n non c; ma la sua esistenza finzionale piena, allinterno del mondo pseudobiografico che le
stato attribuito. Di nuovo, qualcosa/qualcuno che c gi un autore giovane, colto, che usa lorigine nella Provincia come un banco di prova per
leggere tous les livres 7 decide di costituirsi come effetto (anche fictus)
di un passato verosimile (che ci non-fu, come la morte santa di Beatrice,
ad esempio); a conferma, ancora una volta, del carattere mostruosamente
tradizionale di una cultura letteraria la nostra che continua a lavorare
con gli stessi miti. Perch, evidentemente, non sono morti : e la morte
dellaltro, pi che la propria, assunta come causa per ben fare. Con un
paradosso prevedibile, da chi ci non-fu si aspetta il nuovo.
Un anno dopo i Versi Clandestini, con i Quattro Quarti leteronimo si
trasforma e si normalizza. Il gioco letterario suggerito nel primo libro
sufficiente e non ripetuto. In questi testi il contemporaneo di Eliot il
titolo-mito Four Quartets continua ad agire nel secondo titolo di Diavoli
si trasformato in un contemporaneo della zona di kusma 8 e il suo
lavoro deve essere letto, ad esempio, pi secondo la sensibilit di Meschonnic (in queste poesie il bianco ritmico, non visivo) che laccademismo
dellentre deux guerres e di dopo.
In breve: prima una realizzazione di s nel passato, attraverso la trasformazione dellortonimo in eteronimo (e soprattutto dellortobiografia in
eterobiografia); poi si stabilisce unimmagine pubblica: a questo punto,
5 Edipo morto. La morte ha operato una scelta perfetta e ormai inalterabile di
ci che egli stato. La conclusione della sua vita la condizione necessaria per fare
della sua vita una storia. Ossia per poter montare un film della sua vita: Pier Paolo
Pasolini, Perch quella di Edipo una storia (1967), in Per il cinema, a c. di Walter
Siti e Franco Zabagli, Mondadori, Milano 2001, vol. 1, pp. 1055-1059: p. 1055.
6 Furio Jesi, Lettura del Bateau ivre di Rimbaud, Quodlibet, Macerata 1996, pp.
29-30. A p. 7, introducendo la Lettura, Giorgio Agamben scrive che lantitesi /non
impotente a cogliere o anche soltanto a criticare degli eventi che si collocano per
definizione in un altro mondo.
7 Sul tema della Provincia e della koin medio-alta che pu suscitare in un poeta
cfr., di chi scrive, Provincia e koin, intorno a Il mare a destra di Massimo Gezzi.
8 kusma. Forme della poesia contemporanea, a c. di Giuliano Mesa, Metauro, Fossombrone 2000. Il titolo Quattro quarti imparentato con quello di Eliot (leditio
princeps dei Quartets del 1943 e potrebbe essere uno dei livres de chevet di un poeta
nato nel 1910); ma anche con i Quattro quaderni dello stesso Mesa (Zona, Rapallo
2000: e pu stare sullo chevet di un autore nato quando Diavoli morto).

lorto- e leterobiografia possono ricominciare a dialogare, e la fisionomia dellautore reale riemerge meglio (ma non gratuitamente: il percorso
a ritroso, dal 2004 al 1910-1974, varr come sintesi o sinossi, o come
un arricchimento ancora in fieri e da sviluppare, perch buono di
una personalit che sarebbe vissuta su un piano solo, in caso contrario).
Linvenzione dellaltro nome arricchisce la prima persona nascondendola;
linvenzione della morte delleteronimo fa della sua vita una storia, come
quella di Edipo. Tutto come non in realt: il rinnovamento firmato
da un morto, il giovane autotrasformato in vecchio, e la pratica in teoria. Ognuno se stesso, sempre: ma la tautologia si smonta e si corregge
moltiplicando le attitudini e i nomi del singolo, come raggi o rami/radici.
Cos abbagliare e arricchire, non pi vivo/ n morto, aumentando gli
habitat e le estensioni del soggetto:
lalbero torna alla terra
dovera seme alla radice
come coi rami scava lazzurro
per lacqua
la luce
Lo stesso esempio ritorna nella poesia dello scambio didentit tra il mobile// il legno e una folla/ di termiti in fuga.

I testi
Il problema dellidentit implica quello della lingua (non metaforicamente: quali parole usare e perch; e le parole di chi per e contro e chi, ecc.):
[. . . ] fare poesia, come fare lamore, prendere coscienza che niente in
s, tutto correlato, tanto che il momento di massima fusione (di amato
e amata, di oggetto e parola) il punto da cui comincia a rinascere la separazione, ricomincia a fluire il desiderio dellaltro/a, la ricerca dellaltra
parola per dire ancora, dire diversamente, cantare evocativamente, cantare oltre la fine. . . .9 Infatti sapere prima ogni mossa/ veder sempre
tutto/ [. . . ] fa questo un poeta.
Nei Quattro Quarti i campi semantici del tempo (vita, storia) e dellespres9 Paola Zaccaria, A lettere scarlatte: poesia come stregoneria, Franco Angeli, Milano
1995, p. 82.

sione (bocca, lingua, voce, parola) sono fondamentali per capire. Lansia
metalinguistica prevale senza esitazioni. Ma non si tratta di una deriva
autoriferita (rendere oggetto della poesia la poesia stessa, nel suo farsi o
darsi): forse un percorso pi onesto e appropriato ad unidentit in formazione (e quindi in metamorfosi: gli stadi e i raggi, anche neri, devono
essere molti). Pi che la poesia, loggetto il fenomeno e la meraviglia
di un dire che dirsi, in primo luogo, incarnandolo nella storia, anche
minuta:
sciacquo le posate e lavo
con le mani nella schiuma giro
e giro il cerchio
piatto fondo
- ceramica o cristallo
azzurro - di dentro levo
asciugo
lucido piano
Il dirsi impone anche il pudore, perch avviene (sta avvenendo) con meraviglia e come conquista graduale di s in s: di conseguenza il tu ridotto
al minimo, e compare in un solo testo (tu scrivi, tu sai). Nel quale
riassorbito, probabilmente, dallio: non lio trionfale che sa, ma il soggetto
che sperimenta con e contro il silenzio. Proprio silenzio una delle parole
pi usate nel libro, con sette occorrenze: per indicare sia il contesto della
parola (cinque occorrenze) sia il nulla che pu riassorbirla e vanificarla.
Qui la parola sempre tentata, non lanciata, e si sottrae al silenzio. Il
procedimento riesce a creare una filologia poetica interna alla poesia: una
metalingua vissuta e montata con una selezione dei momenti (Pasolini),
quindi parte di una storia. Larte del nuovo (il nostro) Tiresia questa: Il
presente racconta il passato, ogni giorno mutandolo: inutile dire, inutile
non dire meglio la finzione dei versi: il loro farsi oggetto, il loro durare,
il loro mutare. Fuori di s. . . .10
Massino Sannelli

10 Giuliano Mesa, Quattro quaderni, cit., p. 77. E cfr. la sua poesia a p. 31: occorrer
affrettarsi/ perch rimanga solo il vero/ e dunque nulla, forse / soltanto il movimento,
verso// a ritroso, anche: via, e vai.

Quale realt si pone nel simbolo? Quale realt si pone altrove nel
simbolo? I Quattro Quarti QQ ci accolgono non attesi, come ospiti la
cui presenza non necessaria: la soglia in cirillico non arreca traduzione:
lospite, il noi, ineluttabile, ma il percorso si pone come simbolo, come il
calco di un corsivo su di una parola di cui non abbiamo conoscenza. E ci
che qui il simbolo ripone un segno, un avanzamento lungo una strada
gi attraversata: un percorrere dopo ci che prima scritto.
poso il mio pensiero/ come gli occhi un cieco// (restando altrove), qui
il poeta dichiara il suo Tutto, pone qualcosa (il pensiero) di cui non pu
servirsi e di cui inutile servirsi come un cieco i propri occhi. Una raccolta in una poesia, ma il verso finale (restando altrove) invita a varcare
la soglia, nel coraggio di ununione ora non pi meta, oltre la logica e la
vista.
Liniziale definisce: primo quarto: dei luoghi. E i luoghi il luogo delle
tracce, le stesse di sempre: albero, terra, seme, radice, rami e poi acqua,
luce: un percorso a ritroso dalla vita alla morte . . . torna alla terra e poi
di nuovo alla vita prima, del seme e della radice, per avere dai rami acqua
e luce, la sorgente che qui diviene ultima invocazione che d al nulla e nel
nulla i propri segni: un nulla-nido, nostra dimora e vanto.
La prima e lultima poesia del primo quarto definiscono il perimetro dei
luoghi: un nulla, un bianco di pagina su cui si pu edificare; una pienezza possibile che ha nel silenzio lultimo fulgido bagliore, ma sentenziato
dallautore con parole aspre: e mentre parli/ dai scolo al silenzio/ e lo
crivelli . La vera contemplazione non possibile, non per noi: la nostra
dualit ci impone uninvocazione e la sua bestemmia. Infatti il luogo dellautore treno, auto, scivola, va veloce, esploratore, cercare, sbocchi,
fughe, il nostro andare, strade: ogni traccia resta in movimento. Un andare fisico e temporale. Non si ha limmobilit permanente degli atti ma
la loro lenta resa.
Liniziale definisce: secondo quarto: dei monologhi. Ci che accoglie un
luogo il suo monologo? La sua unica parola? E qual questa voce? Il
suono di una mano sola che non ha conferma. La parola mano compare
nelle prime tre poesie della sezione e non solo. La mano ripiegata su se
stessa, nel suo opposto laltra mano; non mano che brandisce, suona,
stringe altre mani. Mano che fa ombra per non mostrare un segreto che
non c. Il velo copre il bianco. E ci si collega al senso di sconfitta che
alimenta il primo quarto. Il poeta si fa ombra e scudo delle sue stesse
parole per ricordarle e per essere ricordato. Il senso di mistica desolazione
pare a met quarto dissiparsi quando il poeta si paragona al fiume che

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va inevitabilmente verso il mare: in tale deriva lacqua d nomi alle valli


e ponti ai paesi per trovare infine, nel mare apero, la luce placida. Ma
la luce del poeta la luce di un mattino: la lingua apre la bocca, il varco, deforma la bocca (ancora lasprezza nellatto di farsi pane comune) e
dice prima. Il fiume diretto al mare ha la stessa acqua con cui alla fine,
nellultima poesia del secondo quarto, le mani vengono lavate in un gesto
quotidiano, tra posate e ceramiche. Lacqua vortice ritorna alle mani del
poeta e oltre, acqua di scolo, come alla fine del primo quarto il silenzio:
ora lacqua, il silenzio, la lingua (organo) fuoriuscita ed notte ci che
resta.
Liniziale definisce: terzo quarto: dei dialoghi muti. La possibilit di un
noi dichiarata. Nella prima poesia risaltano cifre numeriche: 2 e 0. Il
tocco dellAltro porta con s la morte dellAltro. Si sconta anche cos la
vita e a maggior ragione chi tenta la parola vive nel silenzio. Tale abituale
consuetudine si frammenta in identit, in un rispecchiarsi di tre elementi:
statua di dio sepolta, le proprie mani vuote in tasca e quelle in posa di
una donna. Una trinit atea. Ci che diviene ci che siamo. E infatti la
poesia successiva si apre con un noi: tra noi passa il calore/ in ununica
volta/ che tenta di unirci e il verso seguente trova un io bisognoso di un
corsivo per evidenziare lopposto: ora lidentit la stessa ma molteplice
e il verbo amarti. E in tale plurima dualit si ha una sospensione dal
tempo, la liberazione e il risveglio dove il poeta, per la prima volta, non d
intenzioni ma con fare giocoso, come Kafka insegna, rivela le sue ultime
parole. Nel respiro si concentra la parola e sempre con aspre parole, come
alla fine delle prime due sezioni, si chiude il terzo quarto. Si approda alla
maceria nera, in una sorta di lucidit negativa. Prima di proseguire la
lettura dellultimo quarto si sente il bisogno di estrapolare dal testo del
terzo quarto le parole lasciate in corsivo dal poeta nelle 9 poesie che lo
compongono: solo | didentit devota | io | assente | quello | nel respiro |
abbocca. Si scopre un messaggio interno, del tutto coerente con la struttura di dialogo del quarto: lIo diviene Lui.
Liniziale definisce: quarto quarto: cesura. Lattenzione si sposta sulla doppia parola quarto. Come se gli opposti trovassero comunione. In effetti la
sezione si apre con limmagine dello specchio che non aggiunge n toglie,
di una superficie che sempre. A ogni parola corrisponde il suo doppio:
sopra e sotto, e la domanda successiva alla risposta. Ma tale equilibrio
precario e il risveglio a tale vita, la nostra stessa vita ma altra, non
permanente: solo lo starci dentro lo . Lultima poesia del quarto quarto e
della raccolta ha il tono di una sentenza, come se dispiegasse la verit alla
fine trovata, dopo che la possibilit di uno stato di lucidit superiore sta-

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ta dal poeta intravista e resa possibile ma non conquistata. Lamore vero


quello che si porta ai morti: lAltro rimane altro, non lo si pu toccare.
Questo un risveglio che ci toccato: tale verso racchiude una violenza
di significato e di forma: ci toccato ha una connotazione negativa, come
se fosse il risultato di una sorte di poca importanza; ma soprattutto
larticolo un che d il senso di unatroce beffa. Neanche il risveglio ci
toccato ma uno: uno dei tanti possibili. E non lo porterai con te pi via
in sogno. Laltra vita alla fine, intravista, stata un sogno. La nostra si
vive qui nel nostro altrove.
Paolo Fichera

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Libro misterico e complesso, Quattro Quarti la seconda opera pubblicata a nome di Antonio Diavoli. Chi Antonio Diavoli? La nota
biografica del precedente Versi clandestini ci informa che Diavoli nato
nel 1910 e morto nel 1974 e informazioni raccolte dalla rete ascrivono a
Diavoli una biografia esemplare, da poeta inserito nel suo tempo capace
per di sguardi trasversali e sorprendenti, saggio nano sulle spalle di qualche gigante tutto teso a esplorare limiti e confini della maniera. Figlio di
una ballerina di variet e di un commerciante ligure in vini e olio, Diavoli
ci appare come un Tozzi solo un po pi inconsapevolmente provinciale,
nodo e cardine di una poesia pericolosa e polimorfa.
Quattro Quarti, nuovo libro postumo, sopravvissuto allautore, eccedente
rispetto allautore, il poema umano e ultrapsichico, eliotianamente scandito in quattro (ovviamente) parti rispettivamente dette: dei luoghi, dei
monologhi, dei dialoghi muti, cesura. Come un imbuto, Quattro Quarti
un testo che corre a chiudere il senso fino allultima pagina, dove, in
un gioco specularmene semantico, realt vissuta e realt sognata si danno il cambio mostrando in dissolvenza tagli metrici che hanno il sapore
della sentenza (questo un risveglio / che ci toccato). Daltra parte
questo un movimento che percorre lintero libro, molto spesso saldato a
un uso della similitudine giustamente orfico e allucinato (laria che gi
si arroventa / nel basso respiro / - mantice / il labbro socchiuso), ma
anche spregiudicatamente libero nel suo ignorare le congiunzioni come le
pi normali ossature del discorso.
Quella di Quattro Quarti una poesia chiusa, rocciosa, ma anche polisemica e disinvolta, ostinata e coraggiosa nel suo conciliare le contraddizioni,
nellunire segni e funzioni opposte, come quellalbero descritto nella prima
sezione, sospeso tra cielo e terra in una ridefinizione quasi tautologica di
s.
Nel proporre allattenzione del lettore mete e luoghi differenti quali scenari in cui svolgere i suoi testi, Diavoli vuole ricordarci che i luoghi, i
monologhi, i dialoghi muti e limplacabile cesura sono scenografie della
lingua, svincoli e strade di un parlato, di un linguaggio scelto come altare del senso pi lontano. La definizione di Valerio Magrelli della poesia
come macchina per caricare senso qui colta pienamente dal testo e insieme resa pi trasparente, pi accessibile dalla compattezza, condizione
irrinunciabile di tutte le liriche contenute nel libro. Per esempio: le auto
hanno i fari / spenti chiuso nei vetri / la luce / (portati al macero / i
11 Scritti

Inediti, 2005.

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detriti) /a marcia indietro / accanto ai muri /defilate a forza / desser


nulla / fanno come i gatti / ombre nel cortile. Luogo e senso, significato
e significante centrifugati nello stesso blocco linguistico, forma e trama
contenuti luno nellaltra. I versi che io riporto indicando gli a capo non
danno lidea della distribuzione fisica della poesia sul foglio, ulteriore testa dariete del lavoro di Diavoli, intenzionato a istituire un dialogo assai
proficuo tra la parola e la porzione bianca della pagina. lennesima dimostrazione della compattezza e dellintima coerenza di uno dei libri di
poesia pi postumi ed estremi degli ultimi anni.
Fabio Orrico

14

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Se la non-ragione gli permette di credere alla parola sacra,


ogni parola unicona. Venera la poesia. Si reso conto che la sua poesia
teatrale: uno si oppone allaltro, oppure lo adora, oppure lo uccide o ne
ucciso, o lo salva o ne viene salvato. E lucciso si riprende, e il persecutore
ritrova la carit. Luno diventa laltro, e laltro si fonde nel primo: non c
differenza. Voce mangia voce, ch nellisolamento in un silenzio pieno,
che suo, solo vuole che la voce sia velata: nella mente, sempre, dove
avvengono soprattutto questi rapporti.
Massimo Sannelli

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Nei Quattro Quarti di Antonio Diavoli, il verso libero si frantuma in brevi incisi, con frequenti rimandi a scambi didentit letterarie
(Eliot, Achmatova, Pasolini e altri). Oggetto della scarna poetica il fenomeno singolare del cantare, del dirsi, secondo Massimo Sannelli, tra
momenti di silenzio (atto minimo per portarsi altrove) e lotte esistenziali. Come lidrometra (pag. 23) non si fa risucchiare nel proprio stagno/mondo, cos il poeta incontra le superfici della propria realt (pp.
22, 46). Il passato, lamore vero verso i morti (pag. 54), il movimento a
ritroso (Giuliano Mesa), la coda dellocchio e gli scorci in retrospettiva
(pag. 22) fanno del momento post-mortem lunico istante possibile della
ricapitolazione biografica in senso pasoliniano.
Maurizio Maggioni

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C chi ha parlato del libro di Diavoli come di unopera misterica, in cui la parola, diradandosi, trasforma i testi in macro-ideogrammi;
altri hanno colto, nel dettaglio eliotiano del titolo, unellissi (voluta?) in
omaggio alla nota pseudo-biografica dei precedenti Versi Clandestini ; altri
ancora hanno intravisto un gioco matematico nello scomporre e ricomporre lunit: 4/4=1. In appendice, si legge: Quei punti (soli) sul foglio sono
lultima unit di tutto: il resto poco pi di una vibrazione intorno alla
12 IBS,

26 gennaio 2006.
2006.
14 ZAM, 2006.

13 Carmina,

15

portante. Quei punti, quegli snodi sono le parole. Ecco allora che i Quarti
sono quattro congeniali improvvisazioni sul tema dellidentit e dellalterit, quattro piccoli concerti in luoghi differenti, un soffio scagliato contro
un giorno di vento.
Sara Veltroni

15

Lunit del mondo in quattro rapide scansioni, indivisibili eppure uniche, ciascuna dichiarata e conclusa in s, resa riconoscibile. una
poesia dellassenza, sicuramente tra le esperienze poetiche pi postume di
sempre. Se esistono poeti che in vita hanno avvicinato la morte, qui siamo
di fronte al ribaltamento di tale prospettiva, anche se il meccanismo si svela completamente solo dopo aver letto la biografia nellopera precedente,
Versi Clandestini.
Luca Sarti

15 IBS,

8 luglio 2005.

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