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Andrea Lanini per Ateatro con Cac Carvalho

Poco pi di un anno fa, in occasione della rappresentazione de La


poltrona scura tra le mura dello Studio romano di Pirandello di
via Bosio, il 6 febbraio 2004, Sandro DAmico (direttore
dellIstituto di Studi Pirandelliani) disse che finalmente era
avvenuto lincontro tra la narrativa del grande autore siciliano e
il nuovo modo di fare teatro nato dallavanguardia in poi. Questo
incontro, infatti, non cera mai stato: a differenza delle
maschere nude del teatro pirandelliano, mai i personaggi delle
novelle erano stati fatti vivere da attori che sapessero conferire
loro una seconda esistenza al di fuori della pagina scritta, della
dimensione letteraria creata dal loro autore: fino alla Poltrona
scura, lunico approccio attoriale alle novelle di Luigi
Pirandello era stato praticamente quello di una lettura
drammatizzata. A dare voce e fisicit alla straordinaria ricchezza
umana che anima i personaggi delle tre novelle pirandelliane un
universo in cui elemento comico ed elemento tragico si intrecciano
costantemente, fino a diventare luno lessenza pi vera
dellaltro, come in un gioco di specchi capace di trasformare un
opposto in un inquietante doppio Carlos Augusto Carvalho,
attore brasiliano che per il terzo anno consecutivo porta in scena
I piedi sullerba, La carriola e Il soffio, i testi delle tre
novelle che Roberto Bacci e Stefano Geraci (rispettivamente
regista e consulente drammaturgico) hanno riunito nello
spettacolo. Le maschere pirandelliane protagoniste di questi tre
racconti noir hanno trovato in Cac (con questo affettuoso
diminutivo i brasiliani - ma anche i colleghi della Fondazione
Pontedera Teatro - chiamano Carlos Augusto) una veste nuova,
uninedita possibilit espressiva capace di conferire loro
sensazioni ed emozioni finalmente percepibili a livello fisico, un
corpo di attore sul quale dipingere gli stati danimo che lacuto
sguardo pirandelliano seppe loro attribuire con la parola scritta.
Le tre novelle, attraverso le sfumature della voce di Cac e
grazie alla sua capacit di far comparire davanti agli occhi dello
spettatore le presenze fantastiche e impalpabili che si muovono
tra le righe del testo, diventano il nucleo di una messa in scena
capace di coinvolgere il pubblico in un intimo, privatissimo rito:
ad ogni rappresentazione Carvalho evoca i fantasmi delle pagine di
Pirandello per poi esorcizzarli alla fine, dando vita ad una
funzione purificatoria capace di conferire alla sua performance
una valenza artaudiana. Quello di Cac un dialogo privato con lo
spettatore, una narrazione la cui potenza espressiva partecipa
della straordinaria ricchezza che Pirandello seppe regalare ai
suoi personaggi e alle loro maschere: spesso inquietanti e
contraddittorie, sempre testimoni di una parabola esistenziale in
cui vive qualcosa di eterno e universale. A questa ricchezza il
pubblico costretto a partecipare: lo spettatore non pu che
diventare complice dellattore, accostando le proprie percezioni a
quelle che Carvalho attribuisce ai suoi personaggi. Abbiamo
incontrato Cac per farci raccontare qualcosa di pi di uno
spettacolo che a lui ha portato tanta fortuna. La poltrona scura

ha infatti vinto il premio APCA della critica paulista come


migliore spettacolo del 2003, e Carvalho, nello stesso anno, ha
vinto il premio Shell come migliore attore: in Brasile lo
spettacolo stato replicato 132 volte ed ha avuto in totale
15.215 spettatori; in Italia, nel 2004, ha avuto 33 repliche,
mentre per il 2005 ne sono previste 28), e che rappresenta una
tappa importante della sua carriera di attore. Loccasione era
quella giusta per conoscere meglio la storia di un artista che nel
suo Paese famoso come una star del cinema, e che lItalia sta
imparando a conoscere grazie ad un nuovo modo di recitare
Pirandello.
Torniamo al febbraio del 2004, alla messa in scena della Poltrona
scura nella Casa-Museo di via Bosio: era la prima volta che un
attore faceva vivere i personaggi delle novelle di Pirandello nel
luogo dove egli li ha creati. Che cosa ha significato per te
quellesperienza, e quali sono le tracce che ha lasciato nel tuo
lavoro?
Ha lasciato in me unimpronta profonda, che non accenna a
scomparire per fortuna! Quellesperienza continua ad avere
uninfluenza diretta, perch l pi che in qualsiasi altro luogo
ho trovato una cosa che amo, allinterno di uno spettacolo: la
qualit dellintimit che si crea col pubblico. Dopo
quellesperienza romana sono tornato in Brasile: nel mio paese lo
spettacolo ha un sapore molto diverso rispetto a quello che ha in
Italia. Ho limpressione che per gli italiani questo Pirandello
sia come il rivedere qualcuno di conosciuto: come se
riconoscessero una persona cara che per, questa volta, si
presenta loro indossando un costume diverso. E loro sembrano dire:
Ma guarda come sta bene anche cos!. In Brasile Pirandello
conosciuto, certo, ma ovviamente non come da voi: non fa parte
degli autori che i ragazzi studiano a scuola, ad esempio. Allora,
in Brasile, il pubblico vive la sensazione di conoscere una
persona mai vista prima, quando vede il mio spettacolo; una volta
davanti a questo sconosciuto, sembrano dire: Ma guarda come si
veste bene, come parla bene. E non puoi che incantarti di fronte
alla loro reazione. S, sono sicuramente due cose molto diverse
In che modo questo cambiamento di prospettiva influisce sul tuo
modo di rendere i personaggi che interpreti? Anche in Brasile
riesci a mantenere quella dimensione di intimit di cui parlavi
prima?
In Brasile, per il fatto che sono una persona molto conosciuta e
che La poltrona scura ha vinto dei premi importanti, dobbiamo fare
spettacoli in luoghi adatti ad accogliere molto pubblico: in
Italia il numero di spettatori molto inferiore (dai 70 ai 100
posti, in genere). In Brasile ho fatto spettacoli anche per 500
persone. Questa differenza di pubblico richiede di fare
unoperazione molto delicata: mantenere anche nel mio paese le
caratteristiche che in Italia i miei personaggi riescono a

trovare, i colori particolari che arrivano loro dal fatto di


trovarsi a recitare quasi in punta di piedi per un pubblico
ristretto, un pubblico che ti consente di appoggiarti su equilibri
delicatissimi; ma al contempo ingrandire queste caratteristiche,
per adattarle ad un tipo di platea diversa, che ha aspettative
diverse. Ecome dover aprire lo spettacolo ad un tipo di
esigenza nuova, sapendo per di non dover aprirlo troppo per non
perdere la sua vera natura allora tutti gli equilibri cambiano: e
questa una gestione che mi obbliga ad un tipo di attenzione
molto interessante per un attore. Ieri (il 20 gennaio, la prima
data a Pontedera del 2005 Ndr) ho fatto lo spettacolo per 30
persone, e per me la cosa ha avuto un effetto altamente positivo:
allimprovviso ho potuto ritrovare quellatmosfera sottile,
intima, che non sentivo da tempo. La cosa veramente fondamentale,
per me, in qualsiasi posto mi trovi, mettere in scena cose vive:
quando faccio parlare quei personaggi non sto facendo teatro
quella vita, vita vera. Se non sentissi vive le cose che
racconto a chi mi ascolta, non potrei mai fare uno stesso
spettacolo cos tante volte.
Parlaci del rapporto che ti lega a Luigi Pirandello
Un attore ha bisogno sempre di un maestro: lo pu trovare in tante
situazioni diverse, non deve essere per forza un maestro di
teatro. Pu essere suo padre, o il suo regista, o lautore dei
testi su cui lavora. Il maestro ideale colui che sa indicarti
vie per cercare la tua crescita. Io, finora, ho avuto la fortuna
di lavorare con testi di autori che per me sono stati
fondamentali. Da quando, assieme a Roberto Bacci, ho messo in
scena Luomo dal fiore in bocca (nel 1994, ndr), ho scoperto
veramente Pirandello: scoperto nel senso che mi sono messo come
pelle il suo sguardo sul mondo. E uno sguardo che sa farti
riflettere e crescere come persona. Rappresentare questo autore
significa per me esprimere frammenti di vita, di intensit: a ogni
secondo di spettacolo nasce e muore qualcosa di me. Lui per me
un maestro per che mi aiuta a capire la vita: sono sicuro che
quello che ha scritto frutto non solo di una riflessione
profonda sullessere umano, ma anche di unesperienza esistenziale
che ha le sue radici in una profonda e intima sofferenza. Non si
tratta solo di pagine ben scritte e di costruzioni drammaturgiche
perfette: questo faceva parte del mestiere, e lui, naturalmente,
lo aveva. C molto di pi: la materia che lui plasma cos piena
di riso e lacrime perch vera: comica e tragica, tragicamente
comica e comicamente tragica, sempre. La sua scrittura una
cortina che quando viene aperta ti fa pensare: Guarda che cosa
luomo, guarda come siamo come sono. Le sue parole sono come una
fotografia nella quale ognuno pu riconoscere se stesso.
Vorrei che tu ricostruissi per noi la tua vicenda artistica, per
far conoscere meglio al pubblico italiano come nasce e come si
snoda il tuo percorso di attore

Sono nato in Brasile, a Belm, in Amaznia, 51 anni fa. Ho


scoperto la passione per il teatro a 16 anni: a quellet ho
capito che il teatro sarebbe stata la mia strada. Ci si pu
facilmente immaginare cosa potesse significare fare teatro in
Amaznia 35 anni fa. La citt di Belm diventata piccola molto
presto. A 19 anni sono partito da l e dopo 3 giorni di pullman
sono arrivato a So Paulo. Ho fatto lesame per essere ammesso
alla scuola di recitazione di So Paulo ma non sono stato preso.
Cera anche una scuola a pagamento, e ho deciso di rivolgermi a
quella: per pagare la retta e le spese di affitto cucinavo
hamburger per un locale. Quella scuola stato il mio vero inizio.
Il primo momento di svolta, per me, arrivato con uno spettacolo
che ha cambiato il corso del teatro brasiliano: Macunaima,
ladattamento teatrale di un classico della letteratura
brasiliana, un romanzo di Mrio de Andrade. Lo spettacolo fece il
giro di tutto il mondo (Cac era il protagonista di Macunaima,
1978 Ndr): 400 repliche e 4 ore sul palcoscenico. Quel periodo,
per il Brasile, stato molto importante: ci fu lapertura del
paese verso lesterno, la fine della dittatura. Lasciai lo
spettacolo dopo 4 anni. Un altro momento importante per la mia
carriera stato segnato da un altro grande autore brasiliano,
Joo Guimares Rosa: misi in scena un suo racconto, Meu tio o
iavarete. Celina Sodr, che aveva gi lavorato a Pontedera con
Roberto Bacci, vide lo spettacolo a Rio de Janeiro: stata lei a
far incontrare Roberto e me. Nel 1988 sono arrivato a Pontedera:
lincontro con il Centro per la Ricerca Teatrale di questa citt
ha segnato il mio passaggio a una logica di lavoro teatrale
completamente nuova per me; questa volta non mi trovavo pi
allinterno di un gruppo che si riuniva per realizzare una cosa,
ero parte di una realt fatta di compagni di percorso. Ora sono
passati gi 16 anni, e il legame che mi unisce alla Fondazione
Pontedera Teatro e alla citt che la ospita molto profondo, e
per me vitale. Dallanno scorso, oltre a lavorare per gli
spettacoli che la Fondazione ha prodotto per me, seguo anche i
corsi di formazione di Pontedera (nel 2004, grazie agli sforzi
congiunti di enti pubblici e privati di Pontedera e So Paulo, la
Fondazione Pontedera Teatro ha potuto attivare la Casa
Laboratorio per le Arti del Teatro, progetto mirato alla
creazione di un gruppo stabile di lavoro di professionisti che
possa in futuro diventare il protagonista delle produzioni del
laboratorio. Roberto Bacci e Cac Carvalho sono i responsabili
artistici del progetto Ndr): questa la tappa pi recente del mio
percorso.

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