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LECTOR Y FABULA

Bisogna rimanere dentro il testo, analizzare ci che unopera esprime di per


s, indipendentemente dalle intenzioni di chi la produce o di chi la legge.
Fra la dinamica astratta di generazione di un testo (per cui il linguaggio si
coordina in testi in base a leggi proprie e crea senso indipendentemente
dalla volont di chi enuncia) e la sua possibilit di suscitare infinite o
indefinite interpretazioni, il testo stesso si pone come oggetto e parametro
delle sue interpretazioni (Eco, 1990)
Ma le intenzioni sono inscritte come tracce allinterno del testo e
configurano i processi di cooperazione tra lautore e il destinatario
(cooperazione interpretativa).
Il testo non comunica nulla senza lintervento di un destinatario competente
in grado di comprenderlo. Qualunque espressione postula sempre il
destinatario come loperatore in possesso dei codici necessari per assegnare
un senso alloccorrenza espressiva (competenza grammaticale).
Il testo non solo non in grado di comunicare nulla, ma non neppure in
grado di significare alcunch in assenza di un interprete competente. Il
significato non una propriet intrinseca del testo, ma si situa tra il testo e
le sue interpretazioni possibili.
() un testo postula il proprio destinatario come condizione indispensabile
non solo della propria capacit comunicativa concreta ma anche della
propria potenzialit significativa. In altri termini, un testo viene emesso per
qualcuno che lo attualizzi () (Eco, 1979)
Il testo dunque intessuto di spazi bianchi, di interstizi da riempire, e chi lo
ha emesso prevedeva che essi fossero riempiti e li ha lasciati bianchi per
due ragioni. Anzitutto perch un testo un meccanismo pigro (o economico)
che vive sul plusvalore di senso introdottovi dal destinatario () E in
secondo luogo perch, via via che passa dalla funzione didascalica a quella
estetica, un testo vuole lasciare al lettore liniziativa interpretativa, anche se
di solito desidera essere interpretato con un margine sufficiente di univocit.
Un testo vuole che qualcuno lo aiuti a funzionare. (Eco, 1979)
Se un testo fosse del tutto esplicito, se evidenziasse tutti i propri
presupposti (ammesso che sia possibile), sarebbe insopportabilmente
ridondante.
Il Lettore Modello NON E il lettore empirico, in carne ed ossa, bens il
lettore-tipo, un ruolo astratto che si ritrova allinterno del testo sotto forma
di pacchetti di istruzioni per la lettura del testo stesso.
Il Lettore Modello linsieme delle mosse interpretative che il testo
incoraggia o autorizza a compiere. (Pisanty e Pellerey, 2004)

() se un testo inizia con Cera una volta, esso lancia un segnale che
immediatamente seleziona il proprio lettore modello, che dovrebbe essere
un bambino, o qualcuno che disposto ad accettare una storia che vada al
di l del senso comune. (Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi, 1994.
Il Lettore Modello un insieme di condizioni di felicit, testualmente
stabilite, che devono essere soddisfatte perch un testo sia pienamente
attualizzato nel suo contenuto potenziale. (Eco, 1979)
() lautore modello una voce che parla affettuosamente (o
imperiosamente, o subdolamente) con noi, che ci vuole al proprio fianco, e
questa voce si manifesta come strategia narrativa, come insieme di
istruzioni che ci vengono impartite a ogni passo e a cui dobbiamo ubbidire
quando decidiamo di comportarci come lettore modello. (Eco, 1994)
Lettore Modello e Autore Modello non sono soggetti empirici ma strategie
testuali, immanenti al testo: La cooperazione testuale si realizza dunque tra
due strategie discorsive e non tra due soggetti empirici.
Il topic il risultato di un lavoro inferenziale ma la topicalizzazione in larga
misura guidata dal testo stesso, in particolare dal paratesto e da indizi
linguistici che mirano a evidenziare la presenza di isotopie testuali.
Le ridondanze semantiche (permanenza di semi astratti e concreti lungo il
testo o lungo parti di esso) o isotopie permettono allinterprete di decidere
circa il topic.
Lisotopia un fenomeno semantico, mentre il topic un fenomeno
pragmatico.
Nel processo (lineare) di lettura/interpretazione, il lettore si costruisce
unimmagine (in perenne evoluzione) del mondo narrativo e del tipo di
eventi che ci si pu attender al suo interno.
Nel corso dellallestimento del mondo narrativo (sia esso un mondo
presentato come reale o mondo possibile finzionale) il lettore sollecitato
a collaborare con il testo, anticipando gli stati successivi della fabula.
Per azzardare previsioni che abbiano una minima probabilit di soddisfare il
corso della storia, il lettore esce dal testo. () Per azzardare la sua ipotesi il
lettore deve ricorrere a sceneggiature comuni o intertestuali () Chiamiamo
queste fuoriuscite dal testo (per rientrarvi carichi di bottino intertestuale)
passeggiate inferenziali. (Eco, 1979)
Un testo la strategia che costituisce luniverso delle sue interpretazioni se non legittime- legittimabili. (Eco, 1979)

Per azzardare previsioni che abbiano una minima probabilit di soddisfare


il corso della storia, il lettore esce dal testo. () Per azzardare la sua ipotesi

il lettore deve ricorrere a sceneggiature comuni o intertestuali ()


Chiamiamo queste fuoriuscite dal testo (per rientrarvi carichi di bottino
intertestuale) passeggiate inferenziali. (Eco, 1979)
Il lettore, giunto a uno snodo narrativo, configura un possibile corso di
eventi o un possibile stato di cose e con le sue inferenze contribuisce alla
costruzione dei mondi possibili testuali.
Un mondo possibile consiste di un insieme di individui forniti di propriet.
Siccome alcune di queste propriet o predicati sono azioni, un mondo
possibile pu essere visto anche come un corso di eventi. Siccome questo
corso di eventi non attuale, ma appunto possibile, esso deve dipendere
dagli atteggiamenti proposizionali di qualcuno, che lo afferma, lo crede, lo
sogna, lo desidera, lo prevede, eccetera. (Eco, 1979)
Un testo la strategia che costituisce luniverso delle sue interpretazioni se non legittime- legittimabili. (Eco, 1979)
Il testo interpretato impone delle restrizioni ai suoi interpreti: i limiti
dellinterpretazione coincidono con i diritti del testo.
Questo non significa escludere la collaborazione del destinatario: la nozione
di interpretazione coinvolge sempre la coppia testo-lettore, ossia una
dialettica tra strategia dellautore e risposta del Lettore Modello.
La polisemia presuppone l'esistenza di una serie di lettori modello di vari
livelli e quindi l'esistenza di altrettanti relazioni tra lettore e emittente.
Il nome della rosa, celeberrimo romanzo di Umberto Eco costruito tutto
intero su questo principio. previsto un lettore di primo livello, che si
appassiona alla vicenda.C' poi un lettore di secondo livello, che riconosce
le citazioni pi o meno colte.
Iniziare il romanzo con "era una bella mattina di novembre" strizza l'occhio
con una antitesi alla classica frase di incipit dei romanzi dello Snoopy
scrittore (era una notte buia e tempestosa) che a sua volta una citazione
di Edward George Bulwer-Lytton.
Un lettore di terzo livello, naturalmente ipotizzato da Eco in fase di stesura,
sapr apprezzare in quanto amante dell'arte le varie descrizioni dei
monumenti e dei manufatti artistici descritti nel romanzo.
Un lettore di quarto livello, amante della storia, apprezzer la natura di
romanzo storico del "nome della rosa" mentre un appassionato di gialli lo
ammirer per la costruzione poliziesca e per la capacit del protagonista di
scovare gli indizi...
E cos via via, in una nutrita serie di "lettori modello", sino a giungere al
"lettore semiologo" al quale Eco, pi che a tutti gli altri, ha fatto una bella
strizzatina d'occhio.

Il nome della rosa una apoteosi di inferenze, presupposizioni, simboli,


icone, indici, codici e chi pi ne ha pi ne metta.
Signa sunt nomina aut nomina signa sunt?
Limpressione che si ha chiudendo il libro al termine della lettura strana, di
confusione. Si coglie subito che il romanzo ha molti piani di lettura ma
occorre fermarsi a riflettere per cogliere quali siano. C ilgiallo (strano
giallo, per, perch alla soluzione finale dellenigma si arriva quasi per caso,
nonostante i mille ragionamenti e le elucubrazioni di Guglielmo, inglese,
come uno Sherlock Holmes daltri tempi). Ci sono le diatribe filosoficoteologiche sulla comicit, sulla povert, sullamore, sui sacramenti, sui libri,
sullinterpretazione dei segni e su tante altre cose. C il gusto meticoloso
della descrizione (Eco ha dedicato tantissimo tempo alla creazione dei
personaggi, dei luoghi, degli ambienti). E alla fine c anche limpressione
che in realt sia tutto unillusione, e che non ci sia altro che il lusus
letterario, il divertimento, dellautore nello scrivere e del lettore (soprattutto
se colto e capace di cogliere riferimenti e citazioni)nellandargli dietro.
Volevo che il lettore si divertisse. Almeno quanto mi stavo divertendo io.
Questo un punto molto importante, che sembra contrastare con le idee pi
pensose che crediamo di avere circa il romanzo scrive Eco nelle Postille a Il
nome della Rosa. E per, guarda caso il riso e la comicit, e il ridere di ci
che serio e solenne sono il tema centrale del romanzo: lo stile paludato e
colto nasconde solo uno scherzo?
Questa ironia sottile ed uno dei tratti geniali del libro.
Ma alla fine la verit che neppure lo stesso autore ha voluto spiegare
quale sia il senso ultimo del romanzo. Nelle gi citate Postille, pubblicate nel
1983 che contengono alcuni appunti e chiarimenti sullopera, esordisce
proprio con questa idea:
Un narratore non deve fornire interpretazioni della propria opera, altrimenti
non avrebbe scritto un romanzo, che una macchina per generare
interpretazioni. Ma uno dei principali ostacoli alla realizzazione di questo
virtuoso proposito proprio il fatto che un romanzo deve avere un titolo. ()
L'idea del Nome della rosa mi venne quasi per caso e mi piacque perch la
rosa una figura simbolica cos densa di significati da non averne quasi pi
nessuno: rosa mistica, e rosa ha vissuto quel che vivono le rose, la guerra
delle due rose, una rosa una rosa una rosa una rosa, i rosacroce,grazie
delle magnifiche rose, rosa fresca aulentissima. Il lettore ne risultava
giustamente depistato, non poteva scegliere una interpretazione; e anche
se avesse colto le possibili letture nominaliste del verso finale ci arrivava
appunto alla fine, quando gi aveva fatto chiss quali altre scelte. Un titolo
deve confondere le idee, non irreggimentarle. Nulla consola maggiormente
un autore di un romanzo che lo scoprire letture a cui egli non pensava, e che
i lettori gli suggeriscono.
STAT ROSA PRISTINA NOMINE, NOMINA NUDA TENEMUS

Que puede ser traducida al castellano por:

Permanece primitiva la rosa de nombre, conservamos nombres desnudos


De la primitiva rosa slo nos queda el nombre, conservamos nombres
desnudos [o sin realidad]
La rosa primigenia existe en cuanto al nombre, slo poseemos simples
nombres
O la ms sencilla y simplificada, De la rosa nos queda nicamente el
nombre

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