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RAFAEL PASCUAL
da, e infine bisogna tener presente una particolare teologia filosofica, una
dottrina riguardante Dio e il suo rapporto con il mondo creato, e viceversa.
Ovviamente non possiamo entrare nel dettaglio di tutte queste dimensioni, ma dobbiamo aver presente che tutte quante hanno un ruolo nel tema in questione.
Infine, in questa fase preliminare, bisogna tener conto di unaltra questione che ha a che vedere con la dimensione metafisica, cio lanalogia
dellente. Infatti, se vero che i trascendentali, e con questi il verum, si
trovano per il fatto di essere tali in tutti gli enti, lo fanno in modo analogico. Infatti, come insegna Aristotele, in un testo che Tommaso cita spesso,
ogni cosa possiede tanto di verit quanto possiede di essere1, e in conseguenza, quae sunt maxime vera, sunt maxime entia, ut dicitur II Metaphys.2. Questo avr a che vedere, a sua volta, con la quarta via della
dimostrazione dellesistenza di Dio.
1.
Possiamo cominciare questo primo punto citando un testo molto eloquente di Giovanni Paolo II:
Chi si impegna nella ricerca scientifica e tecnica ammette come presupposto
del suo itinerario che il mondo non un caos, ma un cosmos, ossia che
c un ordine e delle leggi naturali, che si lasciano apprendere e pensare, e
che hanno pertanto una certa affinit con lo spirito. Einstein amava dire:
Quello che c, nel mondo, di eternamente incomprensibile, che esso sia
comprensibile3. Questa intelligibilit, attestata dalle prodigiose scoperte delle scienze e delle tecniche, rinvia in definitiva al Pensiero trascendente e originario di cui ogni cosa porta limpronta4.
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3
1936.
GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 31 ottobre 1992, originale francese in Acta Apostolicae Sedis
85 (1993), pp. 771-772.
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Un altro gigante tra i scienziati del secolo XX, Max Planck, si esprimeva in modo simile:
Ci che noi dobbiamo riguardare come la meraviglia pi grande il fatto
che la formulazione pi esatta di questa legge suscita in ogni persona imparziale limpressione, come se la natura fosse retta da un volere razionale,
conscio del fine6.
5
A. EINSTEIN, Lettres Maurice Solovine, Gauthier-Villars, Paris 1956, p. 115;
testo italiano in R. CHAUVIN, La biologia dello spirito. Lo sviluppo degli esseri viventi al
di l di ogni evoluzionismo, San Paolo, Milano 1995, p. 7.
6
M. PLANCK, Scienza, filosofia e religione, Fabbri, Milano 1965, p. 251; ID., Religion und Naturwissenschaft, Barth, Leipzig 1942, p. 24.
7
Y. COPPENS, Perch l'uomo non un caso. Intervista di Carlo Dignola, in
Avvenire, 15 gennaio 2008, p. 24.
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scienze naturali ad altri livelli e modi del pensare alla filosofia e alla teologia8.
E ancora:
8
BENEDETTO XVI, Discorso alla comunit accademica dell'Universit di Ratisbona, 12 settembre 2006, originale tedesco Glaube, Vernunft und Universitt. Erinnerungen und Reflexionen, in Acta Apostolicae Sedis 98/10 (2006), p. 738.
9
BENEDETTO XVI, Discorso al 4 Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, 19
ottobre 2006, in Acta Apostolicae Sedis 98/11 (2006), p. 809.
10
J. RATZINGER BENEDETTO XVI, In principio Dio cre il cielo e la terra. Riflessioni sulla creazione e il peccato, Lindau, Torino 2006, p. 41.
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Albert Einstein disse una volta che nelle leggi della natura si rivela una
ragione cos superiore che tutta la razionalit del pensiero e degli ordinamenti umani al confronto un riflesso assolutamente insignificante11.
2.
Gi precedentemente Tommaso si chiedeva se la verit si trova primariamente nelle cose oppure nellintelletto (cfr. De verit. q.1 a.2). Infatti, se
definiamo vero il rapporto di adeguazione tra lintelletto e le cose, possiamo considerare questo rapporto sia dalla parte dellintelletto, sia dalla parte delle cose. Anche qui si pu applicare lanalogia del verum. Tommaso
risponder che il verum si trova primariamente nellintelletto. Ma a noi
qui interessa piuttosto come si trova il verum nelle cose stesse, nellente in
quanto tale, come una delle sue propriet trascendentali, appunto.
Cos, in questo testo, si comincia precisando che nelle creature la verit si pu trovare sia nelle cose stesse sia nellintelletto. Inoltre, la verit
si pu considerare sia riguardo allintelletto divino sia a quello umano. Se
la cosa si dice vera, perch in rapporto ad un intelletto.
11
Ibid.
TOMMASO D'AQUINO, QD De veritate, q. 1, a. 6, c: [] ut prius dictum est, veritas in creaturis invenitur in duobus, in rebus ipsis et in intellectu veritas enim actionis sub
veritate rei comprehenditur et veritas enuntiationis sub veritate intellectus quam significat ,
res autem dicitur vera et per comparationem ad intellectum divinum et humanum.
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Rispetto allintelletto divino si dicono vere per il fatto di compiere quello secondo cui sono state ordinate da esso. Per confermare
questaffermazione, Tommaso si appella a ben tre autori, cio
Anselmo, Agostino e Avicenna, citando proprio questultimo:
veritas uniuscuiusque rei est proprietas sui esse quod stabilitum
est ei14.
invece, rispetto allintelletto umano, la cosa si dice vera per il
fatto di essere stata fatta in modo da dare luogo ad una vera considerazione (estimazione) di essa, cio di presentarsi ad esso cos
come essa effettivamente . In contrasto, Tommaso presenta qui
una definizione del falso: si dicono false le cose che sono state
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fatte in modo da apparire quello che non sono oppure come non
sono, e qui Tommaso cita Aristotele15.
3.
In realt tutte e cinque le vie fanno riferimento al trascendentale verum, ma forse quella che lo fa pi propriamente la quinta: Quinta via
sumitur ex gubernatione rerum.
Il contesto quello della creazione e della causalit divina. Nella creazione, Dio partecipa sia lessere sia lagire, e in questo possiamo considerare anche il conoscere, che una dimensione dellagire, soprattutto il conoscere razionale proprio delluomo.
Quindi, nel fatto che, da una parte la realt si manifesta come intelligibile, cio come conoscibile, come adeguabile ad un soggetto conoscente, e
dallaltra luomo ha proprio la capacit di conoscere, cio di adeguarsi alla
realt, troviamo un doppio percorso per fondare luna e laltro in Dio,
causa dellessere delle cose, e della sua intelligibilit, e causa dellagire
delluomo, al quale ha conferito una natura razionale, cio capace di conoscere le cose, di adeguarsi ad esse.
Possiamo concludere queste brevi riflessioni con un testo di un pensatore spagnolo:
Ese universo real que hay ah fuera nos ha dado pruebas abundantsimas,
gracias a la propia ciencia, de que es inteligible. Y aunque la ciencia pueda
dar palos de ciego para entender esa inteligibilidad, ha avanzado de una
forma impresionante que no hubiera sido posible si el universo no hubiese
sido esencialmente inteligible. Cierto que hay cientficos que ponen en entredicho esta realidad objetiva e inteligibilidad del cosmos, pero no lo hacen en
base a argumentos cientficos-empricos y, a decir verdad, sus planteamientos me suenan a irracionales y apriorsticos. Porque si hay ah fuera un
mundo material inteligible, es muy difcil negar que esa inteligibilidad no le
15
Cfr. ARISTOTELE, Metafisica , 29, 1024 b 21: le cose sono false perch esistono, s, realmente, ma per loro natura sono tali da apparire non quali sono e non ci
che sono.
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haya sido dada por una inteligencia personal que ha diseado unas leyes que
lo han hecho as16.
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