ambasciatori tra i pi abili oratori o tra i pi preparati avvocati del foro. Questo sta a
significare che gi allora si cap l'efficacia per uno Stato di dotarsi di uomini capaci di
portare ambascerie e convincere le autorit degli altri Stati.
A Roma la diplomazia si svilupp ampiamente solo nel tardo periodo repubblicano e durante
l'impero. La necessit principale fu quella di mantenere i contatti con un gran numero di
Stati sovrani, alleati a Roma o soggetti.
3.
I bizantini, receperirono l'utilit delle ambasciate e, oltre a stabilire uno specifico
cerimoniale per il ricevimento degli ambasciatori, istituzionalizzarono la pratica della
consegna di credenziali e della ratifica dei trattati. L'inviolabilit degli ambasciatori, oltre al
rispetto della vita, era estesa anche alla loro immunit personale e alla inviolabilit del
palazzo in cui risiedeva. Ovviamente tutti questi privilegi furono condizionati alla
reciprocit.
Gli imperatori bizantini perfezionarono i compiti dell'inviato, chiedendo loro di spedire
periodicamente rapporti dettagliati sulla situazione interna dei Paesi stranieri in cui
risiedevano, oltre ovviamente al compito di rappresentare ufficialmente gli interessi
dell'impero presso le corti assegnate. L'inviato doveva essere quindi, oltre ad un bravo
oratore, anche un affidabile osservatore con un' adeguata capacit di giudizio: inizia cos a
delinearsi meglio la figura del diplomatico di professione.
I sovrani barbarici, come quelli degli Stati arabi, seguirono l'esempio di Costantinopoli,
adottando il protocollo bizantino. Anticipando la prassi moderna, tutti i trattati stipulati in
questa epoca (ad esempio quello di Verdun dell'843 o quello di Meersen dell'870) venivano
preparati con l'aiuto di esperti.
4.
Nella tarda antichit comparve anche la diplomazia pontificia. L'editto di Milano,
emanato nel 313 da Costantino il Grande, garant la libert religiosa per tutti i culti, tuttavia
l'imperatore diede maggior peso al cristianesimo sostenendolo, poich ritenuto fattore di
unit per il suo impero. Cos il potere primaziale ottenuto dai pontefici contribu alla nascita
e allo sviluppo della diplomazia pontificia. Infatti, il pontefice, in seguito alle dispute interne
alla cristianit, dovette mandare propri inviati, non solo per consolidare tale superiorit
all'interno del cristianesimo, ma per far sentire l'opinione del pontefice alle riunioni
conciliari. Il primo inviato pontificio comparve al sinodo di Arles nel 314, sotto il
pontificato di Silvestro I (314-337). L'utilizzo dei nunzi risale invece all'impero di Bisanzio,
presso il quale il pontefice romano delegava un suo "apocrisario" (il portavoce). Il primo
apocrisario fu comunque Giuliano di Coo, inviato da papa Leone I (440461) presso la
coppia imperiale Marciano e Pulcheria per intercedere a favore degli interessi della Sede
apostolica. A partire dal pontificato di Agapito I (535536) gli apocrisari divennero
un'istituzione stabile. Fra i pi noti apocrisari pontifici alla corte imperiale di Bisanzio,
ricordiamo i futuri pontefici Virgilio I (537555), Pelagio I (556560) e Gregorio Magno
(590604).
Sotto papa Innocenzo I (402417) la Chiesa cattolica conobbe un alto diritto di
rappresentanza: il cosiddetto "vicariato apostolico". In pratica il pontefice, attraverso una
bolla, concedeva ad un vescovo Nostra vece (al suo posto) di occuparsi di un vescovado,
oppure del controllo di tutte le ordinazioni vescovili in un determinato territorio.
5.
La moderna diplomazia nacque nell'Italia del Rinascimento. Nel Medio Evo, il sistema
diplomatico rest sostanzialmente immutato. In questo periodo della storia operarono
Ugo Grozio
comunque i legati, i commissari, i nunzi, gli ambasciatori, ma nessuno di questi per
raggiunse lo status di diplomatico permanente.
I Principati italiani del Quattrocento e del Cinquecento, con i loro mille intrighi,
contribuirono a far nascere la moderna diplomazia, con un nuovo tipo di diplomatico, colto
ma allo stesso tempo astuto e spregiudicato. Furono cos le signorie italiane a introdurre un
sistema di missioni diplomatiche permanenti che avevano il compito di rappresentare gli
interessi dei loro Stati, di negoziare e di "riferire".
Con la "pace di Lodi" del 1454 e la costituzione della Lega italica, la diplomazia serv a
mantenere faticosamente l'equilibrio politico raggiunto nella penisola. Infatti, ognuna delle
signorie italiane, non avendo tuttavia la forza per signoreggiare sulle altre, si preoccupava di
salvaguardare gli equilibri di potere.
In questa politica si distinse la Firenze di Lorenzo il Magnifico, ma soprattutto Venezia. La
diplomazia veneta, infatti, fu famosa per l'acume e il coltivato senso politico dei suoi
diplomatici residenti. Le "Relazioni" che questi inviavano al Gran Consiglio costituiscono
ancora oggi una preziosissima fonte storica. Il Senato veneziano stabil la precisa struttura
formale della diplomazia, fissando le modalit comportamentali, la periodicit dei rapporti
da inviare, la loro parziale cifratura.
La prima missione permanente accertata dagli storici fu quella di Francesco Sforza, duca di
Milano, a Genova nel 1455. Cinque anni pi tardi anche il duca di Savoia invi il suo primo
ambasciatore permanente, l'arcidiacono di Vercelli Eusebio Margaria, a Roma dal pontefice.
Possiamo tranquillamente affermare che l'Italia della seconda met del 1400, oltre ad essere
la culla dell'arte e della cultura europea, fu anche genitrice di un istituto giuridico che
segner la futura vita politica mondiale. Una delle caratteristiche della "diplomazia
all'italiana", fu l'autorevolezza di alcuni personaggi d'eccezione incaricati di svolgere
delicate azioni diplomatiche: in questo periodo ritroviamo cos ambasciatori e rappresentanti
di Stato della statura di Dante, Petrarca, Boccaccio e, pi tardi, di Machiavelli e
Guicciardini, tutti influenzati dall'aspro contesto storicopolitico dell'Italia dell'epoca.
6.
Gli ambasciatori avevano dunque l'autorit di entrare nelle citt, un tempo ostili, e di
monitorare tutti i movimenti politici del Paese ospite; essi fungevano da tramite con la loro
patria, ma ricoprivano spesso la figura di vere e proprie spie in territorio straniero. Infatti, tra
i compiti occulti, gli ambasciatori organizzavano reti di spionaggio, intercettavano i dispacci
degli altri diplomatici, distribuivano materiale di propaganda.
Ecco presentarsi cos l'eterno dilemma legato alla diplomazia: lecito per un ambasciatore
mentire o comportarsi slealmente nel Paese di cui ospite? La logica del tempo, anche
riprendendo intuizioni di due grandi del periodo, Machiavelli e Guicciardini, reputava lecito
a un diplomatico operare anche con la menzogna e l'inganno senza che questi venisse
perseguitato dall'autorit di cui era ospite. Il diplomatico in missione non era al disopra della
legge, ma era semplicemente sottoposto a una legge diversa. In pratica gli ambasciatori
dovevano considerarsi immuni dal reato di tradimento poich soggetti, nel corso del loro
mandato all'estero, alla giurisdizione del sovrano di cui erano legali rappresentanti.
La Prima guerra mondiale ebbe, tra le altre amare conseguenze, anche quella di
screditare la diplomazia europea. A partire da questo periodo, e precisamente dalla
Conferenza di Pace di Parigi (1919), si inaugur un nuovo metodo: la Diplomaci by
Conferece, ovvero quel tipo di avvenimento diplomatico che elimin il dogma diplomatico
della segretezza per fare spazio a riunioni politiche aperte anche ad osservatori esterni, come
giornalisti o politologi. Tale metodo fu avversato dal famoso diplomatico britannico, lo
scozzese Harold Nicolson (18861968) che mise in evidenza gli effetti negativi della
presenza di osservatori esterni, in quanto quest'ultimi modificavano la realt (ad esempio le
ostilit fra rappresentanti governativi venivano amplificate, seminando altra zizzania tra le
parti). Nicolson, per ovviare a questi inconvenienti, proponeva la preparazione e la
conclusione dei lavori di negoziato prima della sua presentazione al pubblico. In pratica un
lavoro svolto su due tavoli, uno privato e l'altro pubblico, e che - raggiunto l'accordo - si
sarebbero uniti pubblicamente.
A partire dalla fine del primo conflitto mondiale fa la sua comparsa la "diplomazia
multilaterale". Tutto cominciato con la fondazione della Societ delle Nazioni, ma ulteriori
sviluppi si ebbero soltanto con le Nazioni Unite e le loro numerose Agenzie specialistiche,
dalla FAO all'UNESCO, eccetera. Tutt'oggi la maggior parte degli Stati ha un rappresentante
permanente presso ciascuna di esse. Successivamente alla Seconda guerra mondiale la
diplomazia multilaterale si ancor pi allargata grazie al ruolo centrale assunto da
organizzazioni regionali o internazionali come l'Alleanza Atlantica, l'Unione Europea
Occidentale (UEO) l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE),
l'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA), l'Organizzazione per la
Cooperazione e la Sicurezza in Europa (OSCE), per non parlare del Fondo Monetario
Internazionale (FMI) della Banca Mondiale o dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.
La "diplomazia classica" subisce cos una sostanziale trasformazione, dovuta soprattutto
all'irrompere nell'ambito delle relazioni internazionali di un fenomeno nuovo, che quello
della cooperazione allo sviluppo. In pratica, attorno alla met del secolo scorso, si posero le
basi per le cooperazione economica bilaterale e per quella multilaterale con utilizzo sia di
crediti agevolati che di doni e con l'obiettivo di promuovere la ricostruzione e lo sviluppo.
Monumenti di questa politica furono (e sono) il Fondo Monetario Internazionale, nato nel
1944 a Bretton Woods e con il compito di monitorare le politiche monetarie degli Stati
membri per armonizzarle fra loro e migliorare le prospettive di crescita economica degli
stati stessi; la Banca Internazionale per le Ricostruzione lo Sviluppo (BIRS) con il compito
di finanziare la ricostruzione dei Paesi europei indeboliti dal conflitto mondiale. Nel 1950 la
BIRS fu trasformata in Banca Mondiale, con l'obiettivo di fornire crediti a condizioni di
favore per contribuire allo sviluppo dei Paesi meno sviluppati.
10.
La posizione giuridica dei diplomatici inizi ad essere stabilit attraverso specifiche norme
sancite da accordi internazionali, solo dopo il 1815, a partire quindi dal Congresso di
Vienna. Con i famosi Rglement del 19 marzo 1815, e le successive norme elaborate al
Congresso di Aquisgrana del 1818, si definirono le quattro categorie di rappresentanti
diplomatici: gli ambasciatori legati e i nunzi pontifici, rispettivamente per lo Stato e per la
Chiesa romana; gli inviati straordinari e i ministri plenipotenziari; i ministri residenti; gli
incaricati d'affari.
Per evitare ogni motivo di contrasto in materia di precedenza, e quindi per dimostrare che
tutti i rappresentanti diplomatici erano su una posizione di parit, fu stabilito un criterio di
precedenza (valido tutt'oggi) in base all'anzianit di accreditamento. Colui che era stato
accreditato prima degli altri, ricopre il titolo di "ambasciatore decano" del Corpo
Diplomatico accreditato in un determinato Paese; via via succedevano gli altri sempre
nell'ordine determinato dalla loro anzianit di servizio in quel determinato Corpo
entr in vigore con il DPR del 5 gennaio 1967, il n. 18, unific tutte queste carriere direttive,
ad eccezione di quella amministrativa, in un unico ruolo diplomatico. La nuova normativa
permise anche alle donne di intraprendere la carriera diplomatica.
L'adesione alla "nuova Europa" ha permesso alla diplomazia italiana di allargare i suoi
campi di competenza. Qui gli ambasciatori hanno imparato un mestiere radicalmente diverso
da quelli del passato, perch intimamente legato alla gestione di interessi e politiche cui
normalmente gli Esteri erano del tutto estranei.
La diplomazia multilaterale europea quindi divenuta di fatto una branca molto importante
del sistema di governo italiano, questo ha cos permesso la creazione di una nuova categoria
di diplomatici "riservati" all'Unione Europea che solo raramente intersecano carriere, sedi ed
interessi con il resto della "carriera".
La partecipazione dell'Italia alle cosiddette "missioni umanitarie" ha ulteriormente
ingrandito i compiti della diplomazia, che questa volta, oltre a contatti politicomilitari con
gli "alleati", si deve occupare anche di situazioni particolari collegate agli avvenimenti
(come la liberazione di cittadini italiani presi in ostaggio da gruppi di ribelli o da terroristi).
12.
L'evoluzione attuale della diplomazia vuole un ritorno all'antica prassi dell'invio di
missioni speciali, tutt'oggi per lo pi presiedute da capi di Stato o di governo, le quali si
recano presso un governo straniero per trattare, direttamente e in breve tempo, determinati
problemi politici, economici, e cos via. Questa detta "diplomazia volante", anch'essa
codificata alla Convenzione di New York il 16 dicembre 1969.
Un'altra evoluzione dell'attuale diplomazia stata la nascita delle cosiddette "Unit di crisi".
Si tratta in pratica di un organo nazionale di "gestione delle crisi", che si occupa di questioni
delicate e di alta responsabilit come conflitti locali, (ad esempio la guerra in exJugoslavia),
terrorismo, rapimenti di connazionali all'estero, calamit naturali, eccetera.
decisione di cinque Stati (Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina) con il "diritto di veto"
in seno al Consiglio di Sicurezza. Questo diritto paralizza di fatto l'organo esecutivo
dell'Onu. La sostituzione del consenso e l'aggiramento di alcune decisioni (come quella di
fare la guerra all'Iraq per far cadere il suo dittatore) hanno praticamente messo in crisi
l'intero apparato dell'Onu. La presidenza dell'unica potenza rimasta in campo, gli Stati uniti
d'America, preferisce infatti stringere molteplici accordi bilaterali evitando quelli
multilaterali, che la impegnerebbero nel riconoscimento imbarazzante degli organismi
internazionali. Tuttavia, l'evoluzione della politica internazionale, con i suoi squilibri politici
e di campo, ha portato al paradosso, per dirla come Giovanni Giolitti, che per i nemici le
leggi si applicano, per gli amici si interpretano.
editto - kiltvny