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RICOGNIZIONE
Nel caso di abusiva occupazione di una porzione di area condominiale, mediante la
costruzione di un manufatto di propriet esclusiva, sussiste la legittimazione
dell'amministratore di condominio ad agire giudizialmente, con azione volta al
"ripristino dei luoghi", nei confronti dell'autore dell'opera denunciata (Cass. 25-7-2011
n. 16230). Una simile azione, infatti, essendo diretta al mantenimento dell'integrit
materiale dell'area condominiale, stravolta dalla nuova costruzione, rientra nel novero
degli atti conservativi di cui al menzionato art. 1130 c.c..
Lo ha affermato la Cassazione con la pronuncia in rassegna.
La Corte si conforma a quella consolidata giurisprudenza, secondo cui il potere
rappresentativo che compete all'amministratore del condominio ex artt. 1130 e 1131
c.c. e che, sul piano processuale, si riflette nella facolt di agire in giudizio per la
tutela dei diritti sulle parti comuni dell'edificio, comprende tutte le azioni volte a
realizzare tale tutela, con esclusione soltanto di quelle azioni che incidono sulla
condizione giuridica dei beni cui si riferiscono, esulando, pertanto, dall'ambito degli
atti conservativi (tra le tante v. Cass. 25-7-2011 n. 16230; Cass. 30-10-2009 n.
23065; Cass. 24-11-2005 n. 24764).
Resta esclusa, di conseguenza, la possibilit di esperimento di azioni reali, contro i
singoli condomini o contro terzi, dirette ad ottenere statuizioni relative alla titolarit o
al contenuto di diritti su cose e parti dell'edificio (Cass. 6-2-2009 n. 3044; Cass. 2411-2005 n. 24764).
MASSIMA
Il potere rappresentativo che compete all'amministratore del condominio ex artt.
1130 e 1131 c.c. e che, sul piano processuale, si riflette nella facolt di agire in
giudizio per la tutela dei diritti sulle parti comuni dell'edificio, comprende tutte le
azioni volte a realizzare tale tutela, con esclusione soltanto di quelle azioni che
incidono sulla condizione giuridica dei beni cui si riferiscono, esulando, pertanto,
dall'ambito degli atti conservativi. Resta esclusa, di conseguenza, la possibilit di
esperimento di azioni reali, contro i singoli condomini o contro terzi, dirette ad
ottenere statuizioni relative alla titolarit o al contenuto di diritti su cose e parti
dell'edificio.
pertanto, la condanna dei convenuti a ripristinare l'accesso alla propriet comune, con
demolizione delle strutture murarie erette.
Nel costituirsi, i convenuti chiedevano il rigetto della domanda, eccependo la carenza
di legittimazione attiva dell'amministratore e sostenendo che il sottotetto non era di
propriet condominiale, ma costituiva una pertinenza del loro appartamento, ed era
stato comunque da essi posseduto in via esclusiva sin dal 1979, di modo che in loro
favore era maturata l'usucapione.
In corso di causa intervenivano volontariamente i condomini G.D. , C.I. e Ca.Se. ,
aderendo alla domanda attrice.
Con sentenza n. 2837 del 2004 il Tribunale accoglieva la domanda, condannando i
convenuti al pagamento delle spese processuali.
Con sentenza depositata il 28-5-2005 la Corte di Appello di Milano rigettava il
gravame proposto avverso la predetta decisione dal M. e dalla P. .
Questi ultimi hanno proposto ricorso per cassazione avverso tale sentenza, sulla base
di tre motivi.
Il Condominio di via (OMISSIS) , G.D. e C.I. hanno resistito con un comune
controricorso.
Con ordinanza emessa all'udienza del 5-7-2012 la Corte ha assegnato ai ricorrenti
termine per il deposito dell'autorizzazione a stare in giudizio rilasciata dall'assemblea
condominiale all'amministratore.
I ricorrenti hanno provveduto alla produzione di tale atto ed hanno depositato una
memoria ex art. 378 c.p.c..
Motivi della decisione
1) Con il primo motivo i ricorrenti denunciano la violazione e falsa applicazione degli
artt. 1158, 1159, 2607 e 2699 c.c.. Sostengono che dal primo atto di vendita
frazionata degli appartamenti dell'edificio di via (omissis) e dal regolamento di
condominio risulta che il sottotetto, non tinteggiato di grigio, non di natura
condominiale.
Rilevano, inoltre, che la deduzione di prova testimoniale era legittima, contenendo gli
elementi fattuali costitutivi dell'istituto dell'usucapione.
Il motivo difetta del requisito di specificit richiesto dall'art. 366 n. 3 c.p.c..
Le deduzioni svolte, nella prima parte, si risolvono nella mera riproposizione di assunti
in fatto gi esaminati e disattesi dal giudice di appello, il quale, all'esito di
un'approfondita disamina delle risultanze processuali, ha negato, con argomentazioni
congruenti, che dalle planimetrie in atti e dal regolamento condominiale possano
desumersi elementi a sostegno della tesi della natura non condominale del sottotetto
per cui causa. Il motivo in esame privo di qualsiasi riferimento alla statuizione
adottata dal giudice di merito e alle ragioni che la sostengono; n spiega in alcun
modo in cosa consistano le dedotte violazioni di legge (cfr. 25-9-2009 n. 20652; Cass.
6-7-2007 n. 15263; Cass. 18-3-2002 n. 3941).
Anche le censure mosse nella seconda parte del motivo non soddisfano le esigenze di