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CARD.

PIETRO PARENTE - BALI - CIAPPI


GRECH - LYONNET - MASI - VAN LIERDE

LO S P I R I T O S A N T O
E MARIA SANTISSIMA
Seconda edizione

TIPOGRAFIA POLIGLOTTA VATICANA - 1976

S. E. Mons.

P ie t r o C a n is io

G.

L ie r d e

van

Presentazione

13

Prefazione alla seconda edizione .

21

P r o spe r o G rech
L o s p i r i t o d i c o n s ig li o n e i r A n t i c o T e s t a m e n t o

27

S t a n is l a o L yo n n et
Lo

Spirito Santo e l opera di salvezza nel Nuovo Testamento .

47

L u ig i C ia p p i

LTncarnazione e lo Spirito Santo .

77

R oberto M a s i

Rapporti tra lo Spirito Santo e Maria Santissima in ordine allTncarnaz i o n e ............................................


. . . .
P ie t r o

C a n is io

G.

van

95

L ie r d e

La Chiesa e lo Spirito Santo .

121

C a r l o B a l ic

La Chiesa e Maria Santissima .


Cardinale

.155

P ie t r o P a r e n t e

La teologia della Madre del Buon Consiglio


S. E. Mons.
Conclusione

P ie t r o C a n is io

G.

van

. .

18 7

L ie r d e

.207

PRESENTAZIONE
* PIETRO CANISIO G. VAN LIERDE
Vicario G enerale di Sua San tit
per la C itt del V aticano

on la presente pubblicazione si offrono alla stampa sette


studi sul tema lo Spirito Santo e M aria Santissima ,
preparati e pronunziati in occasione del quinto Centenario di
M aria Ss.ma, Madre del buon Consiglio, a ricordo della sua
mirabile apparizione nella chiesa dei religiosi agostiniani a Genazzano, nella provincia di Roma. Il Centenario si chiuse nel
l anno 1968.
Come mai la scelta del suddetto tema?
La Madre del buon Consiglio, titolo per s eloquente,
suscita il concetto della virt di consiglio, parte integrante
della virt di prudenza, e, nello stesso tempo, evoca il dono
di consiglio, uno dei sette doni dello Spirito Santo.
La Madre del buon Consiglio pu, quindi, giustamente
suscitare un avvicinamento, un rapporto particolare con lo
Spirito Santo, in quanto Maria di Nazareth pu possedere con
pienezza lo Spirito, ospite dellanima cristiana e, per conse
guenza, essere proposta come madre, ripiena anche di saggio
consiglio.
Da qui facile avvicinare le due ineffabili personalit,
specialmente a ci ispirato dagli avvenimenti biblici, culmi
nanti nel mistero dellIncarnazione del Verbo Eterno; poich
indubbiamente vero che lo Spirito Santo e M aria Ss.ma,
ciascuno nellordine suo, sono associati, in modo ineffabile,
nel surriferito mistero. I Santi Padri parlano addirittura di
unautentica alleanza.
15

Corrisponde al dovere della riflessione biblica, patristica


e teologica porsi la domanda: stata, questa, unalleanza
fugace, transitoria o unalleanza permanente e perenne?
Con altre parole, lo Spirito Santo e Maria Ss.ma s sono
incontrati solamente nel mistero dellIncarnazione o anche
nel mistero della Redenzione, e, conseguentemente, nel mi
stero della Chiesa?
Un quesito, oltre che legittimo, anche essenziale e vitale.
Se la risposta fosse affermativa, verrebbero non soltanto
di molto rafforzati e consolidati i rapporti tra i due alti
protagonisti, ma di colpo sarebbero servatis servandis
fortemente pronunziati i legami di ambedue con Cristo,
Dio-Uomo e Redentore, con la Chiesa ideata e costruita da
Cristo ed anche con l intera umanit per la quale Cristo ha
costruito la Sua Chiesa.
Gli studi, qui presentati, desidererebbero dare un orien
tamento per una risposta obbiettiva e teologica, riflessiva e
meditata; una risposta o almeno una ricerca, proposta al let
tore attento e allo studioso avvertito.
Una ricerca valida anche alcuni anni dopo, da quando
sono stati pronunziati.
per il sottoscritto un piacere e una gioia, poter pre
sentare agli studiosi o comunque interessati, una serie di
studi, scelti e con nesso logico proposti, per di pi, prepa
rati e composti da persone qualificate.
Ringrazio sentitamente i riveriti professori per il loro
prezioso appoggio e per la non lieve fatica. Il loro pensiero
stato mantenuto con fedelt.
Con riverenza particolare mi compiaccio di potere ren
dere pubblico un lavoro del compianto Reverendissimo Mon
16

signore Roberto Masi. Una pubblicazione, quindi, postuma


del dotto e pio sacerdote.
Orientamento e ricerca, a mio umile parere, validi e di
vera attualit anche in riferimento al Concilio Vaticano II,
ove la Costituzione dogmatica Lumen Gentium, nel proporre
la collocazione di Maria Vergine Madre di Dio nel mistero
di Cristo e della Chiesa, non ha esitato ad unire per ben otto
volte l attivit di Maria a quella dello Spirito Santo}
Orientamento e ricerca, validi e attuali anche in lega
mento al pensiero teologico post-conciliare.
Per quali ragioni o motivi?
Il testo conciliare del capitolo ottavo della Costituzione
dogmatica Lumen Gentium, mentre presenta accuratamente
il ruolo di M aria nel mistero di Cristo e della Chiesa, non
approfondisce n spiega il legame vitale che unisce Maria
alla missione santifcatrice dello Spirito Santo. La teologia
post-conciliare vuole approfondire i rapporti tra lo Spirito
Santo e la Vergine Madre, prospettando orientamenti di
ricerca.
R. Laurentin, nellarticolo Esprit Saint et thologie ma
nale,2 offre una diagnosi penetrante della situazione, mo
strando il pericolo in cui pu incorrere il linguaggio mariologico quando attribuisce a Maria la missione di formare
Cristo in noi senza sottolineare che tali compiti apparten
gono primariamente allo Spirito Santo.
Una ricerca pi impegnata sullargomento stata com
piuta, antecedentemente a R. Laurentin, da H. Miihlen ; 3
' Nn. 52, 53 (due volte), 56, 59, 63, 64 e 65.
2 N ouvelle R evue Tbologique 89 (1967), pp. 26-42.
5 Una m istica persona, 2a ed. italiana, Roma 1968.

17

libro che suscita riserve, ma pu almeno in parte, recare


stimoli e sviluppi per la mariologia sulla funzione personale
di Maria in ordine alla salvezza sotto il dominio dello Spirito
Santo.
N va trascurato il fatto che la Societ francese di studi
mariani abbia scelto proprio il tema Spirito Santo e Maria
come oggetto delle sessioni degli anni 1968-1970. Ne sono
risultati tre volumi, nei quali il problema stato illuminato
negli aspetti biblici (Feuillet e Cazelles), teologici (Philips,
Manteau-Bonamy e Le Gouillou), patristici (Jourjon, Bouhot
e Pintard), storici ( Barr, Dupuy e Stern), ed ecumenici (Evdokimov e Chavannes). Si rimanda a questi studi coloro che
intendono proseguire con frutto la ricerca, in vista di una
maggiore penetrazione dellalleanza tra lo Spirito Santo e la
Vergine Madre.
anche da annoverare tra i segni dellinteresse suscitato
dal nostro tema, il fatto che il Collegamento mariano nazio
nale italiano abbia scelto e svolto come argomento della set
timana di studi dellanno 1972 l a Madre di Cristo nel dina
mismo rinnovatore dello Spirito Santo .4
In linea con la Tradizione orientale, che presenta Maria
come primizia della creazione rinnovata dallo Spirito, il russo
Sergej Bulgakov consegna nel suo libro un testo molto denso
su Maria, riflesso e rivelazione del volto dello Spirito Santo1
Dopo queste dilucidazioni, si pu esprimere la speranza
che la presente pubblicazione possa utilmente inserirsi nella
ricerca contemporanea e indicare almeno un orientamento
4 Vedasi ad es.: Settimana del Clero , 1 ottobre 1972, ove sono
riassunte le relazioni della Settimana di studi mariani.
5 II P araclito, Bologna, ed. Dehoniane, 1972, pp. 26-27.

18

nello studio approfondito della teologia pneumatologica e


mariologica post-conciliare, offrendo principi solidi per me
glio specificare la natura, le leggi e le articolazioni dellal
leanza che l Economia Divina ha voluto stabilire tra lo Spirito
Santo e Maria Santissima.

P ie t r o C a n is io G .

van

L ie r d e

V icario G enerale di Sua San tit


per la C itt del Vaticano

Vaticano 11 ottobre 1972


Decimo anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II

PREFAZIONE
ALLA SECONDA EDIZIONE

T a prima edizione del presente libro stata pubblicata nel


1 j 1973 e nello spazio di due anni l assai consistente tiratura
di tremilacinquecento copie si esaurita: risultato veramente
confortante tenuto conto dellindole di studi piuttosto impe
gnativi.
Infatti, la diffusione del libro stata fruttuosa perch bene
accolta dalle pi varie categorie del popolo di Dio con comune
interesse e soddisfazione, convalidati da apprezzamento sincero
e aperto di non pochi studiosi di Teologia. Tutto ci senza
dubbio dovuto allo studio di una tematica che puntava ad ap
profondire i vincoli purissimi e santissimi che univano Maria
allo Spirito Santo e l opera dello Spirito Santo alla docilit re
sponsabile della vergine di Nazareth: l alleanza sublime dei
due protagonisti, la loro cooperazione misteriosa, interiore ed
intima, altamente feconda e vitale, anzitutto per la Chiesa, e,
poi, per l intera umanit.
frattanto, l interesse e la vitalit del grande argomento
non sono affatto diminuiti; tuttaltro!
LEsortazione Apostolica di Sua Santit Paolo VI Marialis
cultus, il Culto Mariano del 2 febbraio 1974 ha particolar
mente insistito su i rapporti esistenti tra lo Spirito e la Ver
gine Santa, rilevandone l aspetto sacrale e sponsale non solo nel
mistero della Salvezza operante nella Chiesa per il mondo, per
concludere, poi, con le parole seguenti: Si afferma, talvolta,
che molti testi della piet moderna non rispecchiano sufficien
temente tutta la dottrina intorno allo Spirito Santo. Spetta agli
23

studiosi verificare questa affermazione e valutarne la portata;


nostro compito quello di esortare tutti, specialmente i pastori
e i teologi, ad approfondire la riflessione sullazione dello Spi
rito nella storia della Salvezza, e a far s che i testi della piet
cristiana pongano nella dovuta luce la sua azione vivificante.
Da tale approfondimento emerger, in particolare, l arcano rap
porto tra lo Spirito di Dio e la Vergine di Nazareth e la loro
azione sulla Chiesa; e dai contenuti della fede pi profonda
mente meditati deriver una piet pi intensamente vissuta
(n. 2 7 ).
Ed eccoci al Congresso Internazionale Mariano tenutosi a
Roma nel maggio dellAnno Santo 1975: un avvenimento im
portante e relativamente recente con susseguente gioia umile e
spirituale per colui che gi nel 1967 aveva preparato il pre
sente libro e una soddisfazione per i suoi collaboratori, autori
dei vari studi qui presentati. Tutti riscontravano nel tema del
grande Congresso Lo Spirito Santo e Maria un plauso auto
revole per il lavoro compiuto otto anni prima. Non ci sono
state allora avventurose spinte interpretative ed esplorative poi
ch si operava evidentemente nella luce della Rivelazione Di
vina e nelle linee essenziali della Teologia cattolica.
Il medesimo anno 1975 stato proclamato anche l Anno
della Donna e gli echi della Conferenza della Donna tenuta
in Messico sono conosciuti. A questo riguardo non si pu di
menticare che la storia umana contemplata nella realt della
Rivelazione Divina riconosce una donna eccezionale: la Vergine
Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa nonch la Nuova
va dellumanit la donna pi alta e sublime tra tutte le
creature. Ella la donna per eccellenza e, conseguentemente,
modello ed esempio per tutte le creature, uomini e donne, donne
e uomini.
24

Valga, allora, la presente seconda edizione, arricchita da


una Conclusione , per inserirsi utilmente nello sforzo di co
gliere nella concretezza di vita i frutti dellAnno Santo 1975 e
di promuovere altres la dignit e la concordia degli uomini.
Vorrei ancora una volta citare le parole del Santo Padre Pao
lo VI: mentre ai nostri giorni la donna avanza nella vita so
ciale, nulla di pi benefico e di pi esaltante dellesempio di
questa Vergine-Madre, irradiante di Spirito Santo, che con la
sua bellezza riassume ed incarna gli autentici valori dello spi
rito (1 6 maggio 1975, al Congresso Internazionale Mariologico e Mariano ).
Sia, quindi, Maria, ispirazione profonda e aiuto efficace per
la Chiesa di Suo Figlio e per l umanit, compresi gli increduli.

P ie tro

C a n i s io

G.

van

L ie rd e

V icario G enerale d i Sua San tit


per la C itt del V aticano

Vaticano, 8 settembre 1976


Festa della Nativit della Beata Maria Vergine

25

P. PROSPERO GRECH O.S.A.

LO SPIRITO DI CONSIGLIO
NELLANTICO TESTAMENTO

ggi nella teologia mariana esiste una corrente di pen


siero nella quale sembra che la Madonna abbia un posto
maggiore di quanto dovrebbe nel culto cristiano. Daltra
parte non si pu negare che a volte il culto della Vergine
assuma forme quasi superstiziose.
Considerando Maria nel contesto Cristologico e in quello
biblico della storia della salvezza, come ha fatto il Concilio
Vaticano II nel cap. 8 del decreto Lumen Gentium, capi
remo meglio il posto della Madonna nella teologia e nel
culto.
Sotto questo aspetto molto utile la liturgia. Gli appel
lativi attribuiti alla Madre di Dio, inseriti in una luce biblica,
acquisteranno un particolare significato. In questo contesto
vogliamo esaminare, nella luce dellAntico Testamento, il
titolo liturgico della Madonna: Madre del Buon Consiglio .

I
Il p ia n o d i D io r i g u a r d a n t e l a

s a lv e z z a

NELLA STORIA DEL GENERE UMANO

Sappiamo che la finalit della predicazione profetica, in


particolar modo, ma anche degli altri libri dellAntico Testa
mento, stata quella di accrescere la fede del popolo di
Israele nel Dio che agisce nella storia con un preciso scopo
salvifico; tutta la Bibbia tesa al fine di tenere il popolo
di Israele sulla retta via della sua fedelt a Jahweh.
Anche i libri storici, sebbene in modo diverso, sono stati
29

scritti per lo stesso scopo, quello di mostrare che la storia


del mondo in generale e del popolo di Israele in particolare
nelle mani di Dio. Dio che interviene al punto giusto per
indirizzare il corso della storia verso una meta salvifica, anche
quando possa sembrare che i malvagi consigli delluomo pren
dano nelle mani le redini del destino. Trattando la Bibbia da
questo punto di vista ci sarebbe da studiare tutta una teo
logia della storia. I primi capitoli del Genesi sono una de
scrizione di come il genere umano, nella sua malvagit, tenti
di allontanarsi da Dio, e diriga i suoi passi sempre pi verso
il male: dal primo peccato dei protoparenti, attraverso la
storia di Cain e di Lamech, attraverso la generazione del
diluvio, fino allorgoglio diabolico dei costruttori della torre
di Babel. Sembrerebbe che l istinto feroce al male abbia avuto
il sopravvento sul bene e sul disegno divino, ma rimasto un
virgulto, i discendenti di Seth e di Sem, rimasti fedeli a
Jahweh. Tra questi uomini giusti Dio sceglie Abramo, che con
la sua progenie, sarebbe stato il depositario della rivelazione
e dellazione salvifica di Dio e avrebbe ricondotto gli uomini
alla retta conoscenza (in senso biblico) dellunico e vero Dio
che si era rivelato nella creazione del mondo.

II
Dio

si

m a n if e st a

ed

o pera

nel

mondo

PER MEZZO DEL SUO SPIRITO

Il termine ebraico ruach significa vento ma vuol


dire anche spirito, potenza invisibile che tiene l uomo in
vita. Molto spesso questo termine viene applicato a Dio ed
una metafora che sta a significare la potenza salvifica di
30

Dio che opera nel mondo. Questa espressione pu conside


rarsi parallela allaltra parola ebraica dabar la parola
di Dio , ed in un certo senso la sapienza di Dio . Il
Richardson cos spiega questa espressione: NellAntico
Testamento Spirito di Dio uno dei modi in cui l azione
di Dio pu essere menzionata senza dire in modo antropo
morfico che Iddio fece questa o quellaltra cosa. Cos, Spi
rito di Dio , come la Parola e la Sapienza di Dio, diventa
una descrizione perifrastica delliniziativa e dellazione di Dio
nella creazione, nella provvidenza ordinatrice, nella reden
zione e liberazione del mondo come tale e di Israele in parti
colare. Lo Spirito di Dio un modo reverenziale di parlare
della sua presenza o della sua dynamis attiva .'
Studiando la parola Spirito nellAntico Testamento
vediamo che essa usata con diversi significati; denota l atti
vit di Dio, attivit che 1) cosmica, 2) di presenza benefica,
3) storico-salvifica, 4) profetica, 5) escatologico-messianica.
Esaminiamo in particolare questi cinque casi.
1. A ttivit cosmico-creativa di Dio
Soprattutto nellAntico Testamento, abbiamo innume
revoli cenni alla attivit creatrice di Dio. Tutti i due primi
capitoli del Genesi sono una esplicita dichiarazione che Dio
col soffio vitale del suo Spirito ha dato vita ad ogni cosa nel
mondo. Sulle acque della creazione si librava lo Spirito di
Dio quasi covando su questa materia informe per darle or
dine. Inoltre sono gli stessi uomini che riconoscono, con la
loro lode, Dio creatore del cosmo. Il libro di Giobbe dice:
' R i c h a r d s o n , An introduction to tbe Tbeology of th N ew T estam ent,
London 1958, p. 103.

31

Lo Spirito di Dio mi ha creato, e il soffio di Shaddai mi


d vita .2 Questa creazione di Dio non statica, ma qual
cosa che continuamente si rinnova, come si deduce pure dal
salmo 104, 30: Ridai loro il tuo Spirito, e rinnovi la faccia
della terra .
2. La presenza benefica di Dio
Come si visto l attivit creatrice di Dio una dynamis
che si protrae nel tempo ed soprattutto una guida, una
presenza benefica tra gli uomini. La discesa dello Spirito
Santo tra gli apostoli il giorno di Pentecoste una prova
di questo aiuto continuo di Dio agli uomini: A llimprov
viso scese dal cielo un suono come di vento che soffia impe
tuoso e riemp tutta la casa dove erano seduti .3 L uomo
sente l efficacia di questa azione dello Spirito di Dio nel
mondo e prega che non gli sia tolta: Non mi scacciare
dalla tua faccia, e il tuo Santo Spirito non togliere da me ,*
e nemmeno pu sfuggire a questa forza che permea il mondo:
Dove posso andare lungi dal tuo Spirito? Dove fuggire dalla
tua presenza? .5
3. Attivit storico redentiva
La presenza di Dio attraverso il suo Spirito, nella storia
del mondo va inserita nella finalit redentiva di tutto l uni
verso. Dio guida la storia degli uomini verso la meta da lui
prefissa. Tutta la storia dellAntico Testamento tesa alla
2 Gb 33, 4.

A t 2, 2.
4 Sai 5 1 , 13.
5 Sai 139, 7.

32

venuta del Messia; Jahweh la guida verso questo fine e la sua


azione nella storia si esplica attraverso uomini mandati da
Lui, i profeti, gli eroi.
Il periodo dei Giudici era il colmo della teocrazia del po
polo di Dio. Al momento opportuno il Signore stesso, per
mezzo del suo Spirito, suscita degli eroi per difendere la
nazione e per giudicare Israele. Lo Spirito d loro forza
fisica, spirito di comando e prudenza nel giudicare affinch
attuino i suoi piani. Othoniel scelto direttamente da Jahweh
per giudicare nella guerra contro il re della Siria: Lo Spi
rito del Signore fu su di lui. Egli allora prese il governo di
Israele, e marci in guerra contro Cusan-Risataim re della
Siria. Il Signore glielo diede nelle mani, Othoniel trionf su
di lui .6 E cos pure per Sansone sul quale discende lo Spirito
di Dio che lo rende forte e invincibile: Era appena arri
vato alle vigne della citt, quandecco un giovane leone gli si
fece incontro, ruggendo. Sansone, investito allora dallo Spi
rito del Signore, senza aver nulla in mano, lo squart come
si squarta un capretto .7
Anche i re di Giuda e di Israele hanno bisogno dello
Spirito di Dio per guidare il popolo non soltanto secondo
i propri piani politici, ma secondo il consiglio salvifico di
Dio. Cos Saul e David hanno lo Spirito: Samuele prese
dunque il corno dellolio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli.
E lo Spirito del Signore, da quel punto in avanti, si pos
sopra David .8 Ma Dio consiglia i re anche indirettamente,
per mezzo dei suoi profeti; i profeti dicono loro ci che
debbono fare in particolari circostanze e interpretano gli av
4 Gdc 3, 10.
7 Gdc 14, 6.
' 1 Sam 16, 13.

33

venimenti della storia politica alla luce dei piani di Dio,


cos come quando Azaria, investito dallo Spirito di Dio,
and incontro ad Asa, per consigliarlo secondo i voleri del
Signore.9
Su questa linea si tramano i libri dei profeti Isaia e Ge
remia. A volte Iddio permette che un re reazionario sia
traviato per punizione, mandandogli un falso profeta: Michea
dice ad Achab: Ascolta dunque la parola del Signore. Ho
veduto il Signore assiso sul suo trono e tutta la schiera del
cielo stava vicino a Lui, a destra e a sinistra; e il Signore di
ceva: Chi sapr ingannare Achab s da farlo salire a Ramot
di Galaad e vi muoia? . E chi rispondeva una cosa e chi
unaltra. Allora si fece avanti uno spirito, il quale si present
avanti al Signore e gli disse: Io l inganner . Il Signore
gli chiese: In qual m odo?. Ed egli: Andr e sar spi
rito di menzogna in bocca ai suoi profeti ... Ordunque, ecco
che il Signore ha messo uno spirito di menzogna sulla bocca
di tutti questi tuoi profeti, perch il Signore ha decretato
la tua rovina. Allora Sedecia, figlio di Canaana, si avvicin
a Michea e gli diede uno schiaffo, dicendo: Da che parte
uscito da me lo spirito del Signore per parlare a te? .10
L attivit potente e sapiente di Dio nella storia di Israele
si pu riassumere con le seguenti parole prese dal libro di
Isaia: Veramente, essi sono il mio popolo, figli non menzo
gneri, ed Egli il loro Salvatore in ogni loro angustia. Non
un messaggero o un angelo, ma Egli stesso li salva per il
Suo amore e per la Sua piet. Egli li redense, Egli li sollev
e li port come nei giorni passati. Ma essi si ribellarono e
2 Chron 15, 1.
10 1 Re 22, 19-25.

34

contristarono il Suo Spirito Santo, e allora Egli si cambi


verso di loro in nemico, e combatt contro di essi. Essi
ripensarono ai giorni antichi, a Mos suo servo: Dove Colui
che fa risalire dal mare il pastore col suo gregge? Dove Colui
che pose in mezzo ad esso il suo Spirito Santo? Che fece cam
minare alla sua destra Mos, braccio suo glorioso, che divise
le acque davanti ad essi per farsi un nome eterno? Chi li fece
camminare sugli abissi come il cavallo cammina nel deserto,
senza che essi cadessero, come gli animali che scendono nella
pianura? Lo Spirito del Signore li guidava, e allo stesso modo
tu hai guidato il tuo popolo, per farti un nome glorioso ."
4. A ttivit profetica
Abbiamo gi parlato dellattivit profetica dello Spirito
nel guidare la storia di Israele. La convinzione che il popolo
aveva della presenza operante dello Spirito del Signore nel
guidarli era cos comune che molti, che non avevano una
chiamata autentica, si spacciavano per profeti tanto da met
tere in discredito il nome dello Spirito. Il vero profeta, quando
era posseduto dallo Spirito, parlava in nome di Dio, inter
pretando per il popolo la volont e il consiglio del Signore.
Cos Ezechiele, mandato da Dio ad annunciare la sua parola
al popolo di Israele: Quando mi ebbe parlato, lo Spirito
entr in me, mi sollev, ed io potei ascoltare colui che mi par
lava 12 e pi oltre: Tu dirai loro: cos parla il Signore.
Sia che ascoltino o no, poich sono una razza di ribelli, ma
essi sapranno che in mezzo a loro si trova un profeta .13 Ma
" Is 63, 8-14.
12 Ez 2, 2.
13 Ez 2, 4-5.

35

le parole del profeta, per mezzo dello Spirito di Dio, non


soliamo predicevano, ma anche causavano degli avvenimenti
nella sioria. Ezechiele pieno di esempi di questo genere.
Attivit escatologico-messianica

Se lo Spirito di Dio operava nei capi di Israele, nei pro


feti, nel popolo, ci si aspetterebbe che l ideale PrincipeMessia dei tempi escatologici, che sar allo stesso tempo Re
e Profeta, possegga lo Spirito nella sua pienezza. Ci difatti
predetto da Isaia in molti testi: Ecco il mio servo che
io sostengo, il mio eletto nel quale si compiace la mia anima;
ho effuso il mio spirito su di Lui 14 e ancora in modo pi
esplicito e categorico, nel famoso testo citato anche da Cristo
stesso:15 Lo Spirito del Signore Jahweh sopra di me, per
ch il Signore mi ha consacrato con l unzione .16 Vi sono
altri brani famosi di Isaia su questo argomento,17 che saranno
esaminati in seguito.
Negli ultimi giorni lo Spirito rester non solamente sul
Profeta Messia ma anche su tutto il suo popolo. Difatti
questa l essenza del nuovo patto di Jahweh con Israele di
cui parla Geremia 18 passo che ci servir pi avanti
l abbondante effusione dello Spirito cambier i cuori duri
del popolo disubbidiente: Vi dar un cuore nuovo, metter
dentro di voi uno spirito nuovo, toglier da voi il cuore di
pietra e vi dar un cuore di carne. Porr il mio Spirito den
14 Is 42, 1 .
15 Cf. Le 4, 18.
16 Is 61, 1.
7 Cf. Is 9, 5 e 11, 2.
I! Cf. G er 3 1 , 3 1.

36

tro di voi, e far s che camminiate nei miei statuti 19 ed


ancora in Isaia: Questo il mio patto con loro, dice il Si
gnore: il mio Spirito che su di te e la mia parola che
ti ho messa in bocca non cesseranno mai di ripetersi sulle
tue labbra, n su quelle dei tuoi figli e dei tuoi futuri discen
denti, dice il Signore da oggi e per sempre .20 E di nuovo
Ezechiele in due passi chiari sulle conseguenze di questa effu
sione di Spirito di Dio sulle anime dei fedeli: Liberatevi
da tutte le colpe che avete commesse contro di me, forma
tevi un cuore ed uno spirito nuovo. E perch mai vorreste
morire, popolo di Israele? Sappiate che io non godo della
morte di nessuno, chiunque sia, dice il Signore Dio, conver
titevi e vivrete .21 Ecco io faccio rientrare lo Spirito in voi
e vivrete di nuovo. Ritesser su di voi i nervi, far crescere la
carne, vi stender sopra la pelle, poi infonder in voi lo Spi
rito e vivrete: conoscerete che io sono il Signore .22
Possiamo sintetizzare la nostra ricerca sullattivit dello
Spirito nellAntico Testamento, dunque, come segue: per
mezzo del suo Spirito Dio cre il mondo; suscit Israele e
guid il suo popolo per la via della storia con lo scopo di
stabilire il suo regno. Parl a loro per mezzo dei profeti,
trovando poca comprensione. Ci nonostante rimase fedele
alle sue promesse e predisse un ordine futuro nel quale lo
Spirito sarebbe disceso in tutta la sua pienezza sul Principe
Messianico il quale avrebbe stabilito il regno ideale. Tutti
possiederanno lo Spirito come i profeti dei tempi antichi affin-

Cf. Ez
20 Is 59,
:| Ez 18,
" Ez 37,

36, 26 ss.; Ez 11, 19.


21.
31.
5 ss.

t In'- possano conoscere Dio e osservare i suoi comandamenti,


cos adempiendo il fine della loro chiamata.
Sia nei tempi storici che in quelli escatologici, uno dei
doni che lo Spirito di Dio porta con s quello della Sapienza,
il dono di conoscere i consigli di Dio. Cos parla il libro della
Sapienza: E chi avrebbe conosciuto il tuo consiglio, se tu
non gli avessi dato la Sapienza e mandato il tuo santo Spirito
dal pi alto dei cieli? .23
Ma che cosa il dono del consiglio?
I li
Il d o n o d e l c o n s ig lio

La parola che generalmente si traduce consiglio in


ebraico esa, in greco houle. In un minuzioso esame del si
gnificato della parola nella versione dei LXX, Schrenk24 viene
alle seguenti conclusioni.
Boul la riflessione delluomo prudente, cos nel
1.
testo sacro: Principio di ogni impresa il raziocinio, e
prima di ogni azione la riflessione 25 pr pss prxes
boul (prima di ogni azione il consiglio). Anzi, la stessa
riflessione sapiente, illuminata dalla fede, gi di per se stessa
una guida allazione: ci che trattiene l uomo dal fare il
male, la discrezione: Quando la sapienza entrer nel tuo
cuore e la sua conoscenza former la delizia dellanima tua,
allora la prudenza veglier su di te e ti far da guardia la
discrezione .26 Il dono del consiglio proprio degli anziani
23
21
25
26

38

Sap 9, 17.
T bW I, 632.
E rti 37, 16.
Pro 2, 11.

che sono vissuti nella legge del Signore: Quanto si addice


ai capelli bianchi il giudicare, agli anziani il possedere giusto
consiglio .27
2. inoltre la matura risoluzione che si raggiunge dopo
una lunga riflessione: L armatura di travi di una casa ben
collegata, non sar scompaginata dal terremoto; cosi un cuore
deciso dopo maturo consiglio, nel momento del pericolo non
si lascia fuorviare .28 Il consiglio delluomo saggio deve
uniformarsi al volere di Jahweh enunciato, come abbiamo
detto sopra, dai suoi profeti; e Dio mette sempre in atto i
consigli dei suoi profeti: Mantengo invece la parola dei
miei servi, eseguisco il consiglio dei miei messaggeri .29
3. In modo pi concreto boul sta, a volte, anche a signi
ficare l adunanza degli anziani alla porta della citt.
4. Ma l uso che a noi interessa di pi della parola boul
quello che si riferisce ai piani di Dio. Dio per mezzo dei
profeti consiglia gli uomini, ma il suo consiglio non
fallace come quello degli uomini, rimane in eterno: Ma i
suoi consigli durano in eterno, i suoi disegni vanno d evo in
evo .30 Dio con il suo consiglio guida il giusto nella storia
secondo il suo disegno: Ma io con te sono sempre, tu mi
tieni con la destra; col tuo consiglio tu mi guidi e alfine mi
accoglierai in gloria .31
Abbiamo visto come Dio indirizza alla salvezza finale
la storia degli uomini, i suoi consigli per eccellenza, infatti,
sono quelli storico-salvifici: Questa la decisione che ho
presa riguardo a tutto il paese, e questa la mano tesa contro
!7
28
*
30
31

Ecli 25, 4.
E cli 22, 16.
Is 44, 26.
S ai 32, 11.
S ai 73, 23-24.

39

tutte le genti. Quando il Signore delle schiere ha decretato,


chi render vana la sua decisione? Quando la sua mano
tesa chi la potr ritrarre? .32 Tutto si muove secondo il
suo disegno al quale l uomo deve uniformarsi: Io sono una
divinit allinfuori della quale non ce n altra, un Dio senza
uguali, che annuncia fin dal principio ci che avverr alla
fine ed anzi tempo ci che non ancora avvenuto, che dice:
Quanto ho disposto avverr, e quanto io desidero fac
cio .33 Il pio riconosce la potenza del Signore e lo esalta:
Signore, tu sei il mio Dio; ti esalter e celebrer il tuo
Nome, perch tu hai compiuto opere meravigliose, decretate
da tempi lontani .34
Insisto tanto sul piano salvifico da parte di Dio perch
la decisione delluomo non si pu capire indipendentemente
dal decreto di Dio. La S. Scrittura non si interessa di psico
logia quando dice: pr pss prxes houle, essa vuol sol
tanto intendere che ogni azione umana, dovendosi unifor
mare al disegno divino del mondo, prima di essere compiuta
deve essere studiata, bisogna vedere se o meno secondo la
volont di Jahweh. Bisogna cio allineare i consigli umani
con quelli di Dio. Perci possiamo definire il consiglio come
quel dono dello Spirito di Dio per mezzo del quale l uomo
sapiente intuisce la volont del Signore che riguarda la sal
vezza nella storia, e prende le sue decisioni conformemente.
Dunque ci che dovevano fare i principi del popolo, per
ch erano loro che avevano in mano i destini di Israele, era
di agire secondo consiglio . Essi erano guidati nella loro
opera dai profeti, ai quali Jahweh svelava i suoi disegni; i
" Is 14, 26 s.
Is 46, 9 s.
31 Is 25, 1.

40

profeti hanno sempre predicato ci che oggi noi chiamiamo


la politica ex fide , cio, un modo di agire negli affari
politici che non si basa sulla prudenza umana ma sulla fiducia
salda in Jahweh. Per salvare Israele non bisogna allearsi n
con Babilonia, n con la Siria o l Egitto, perch l alleanza
con tali nazioni deturpa la fede e il costume tradizionale
israelita. Tenendosi indipendenti penser Jahweh a liberare
il suo popolo nei tempi di angustia.
Molti re hanno seguito i consigli dei profeti; Ezechia,
per esempio, nella sua contesa con il re assiro Sennecherib,
anche se in un primo tempo il re israelita si lasciato fuor
viare da quello che a lui sembrava la ragione politica del
momento, alle parole del profeta Isaia si convince, e si pente
dei suoi sbagli, e Jahweh manda il suo angelo sterminatore
ad uccidere gli assiri di Sennecherib, che sconfitto si ritira.
Cos pure il re giusto Giosia, che rinnova l alleanza con Dio
e distrugge tutti gli idoli e i templi pagani che con l andar
del tempo erano sorti in tutta la Giudea: Non vi fu prima
di Giosia un re simile a lui, che abbia servito il Signore
con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima, con tutte le
sue forze, secondo tutta la legge di Mos, e neppure dopo
non ve ne furono pi di uguali a lui .35
Ma non tutti i re di Israele e di Giudea hanno seguito
i consigli di Dio, anzi la maggior parte di essi li hanno igno
rati, per questo sono stati puniti da Lui con ogni sorta di
mali e con la deportazione in esilio. Ci nonostante, i disegni
di Dio non possono essere annichiliti dalla malvagit umana,
e il Signore stesso provveder, di volta in volta, un nuovo
ordine di cose che realizzer il Suo eterno Decreto.
15 2 R e 23, 25.

41

IV
Il d o n o d e l c o n s ig lio n e i te m p i m e s s ia n ic i

Abbiamo visto come il Signore Iddio ha agito nella storia


di Israele con il suo decreto per attuare quello stato di fatto
che porter alla venuta del Messia, il quale definitivamente
indirizzer il corso della storia verso il suo fine escatologico.
Il nuovo ordine del regno di Dio sar affidato al Principe
Messianico, Ges Cristo, il quale non agir insipientemente, per
interesse proprio, con sapienza umana e senza conoscenza di
Jahweh, ma racchiuder in s tutte le qualit che ne fanno
un capo ideale. Ecco come lo descrive Isaia nei due famosi
passi che ci eravamo riservati di discutere in seguito: Per
ch un bambino ci nato, un figlio ci stato dato, e il domi
nio sar sulle sue spalle, e il suo nome sar: Consigliere me
raviglioso (secondo la LXX Messaggero del gran Consi
glio ), Dio forte, Padre eterno, Principe di pace .36 Al
contrario di Achaz, che segue consigli storti, il principe fu
turo sar un consigliere meraviglioso perch avr una
chiara visione sul da fare per ottemperare ai disegni di Dio.
Anzi, secondo la LXX sar l interprete del disegno salvifico di
Dio. Questa qualit l avr tanto pi abbondantemente in
quanto non sar un essere puramente umano ma avr del
divino in s. Il secondo passo parallelo a questo: Si po
ser su di esso lo Spirito del Signore; spirito di sapienza e
di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di
conoscenza e di timore del Signore... Non giudicher secondo
quanto vedono i suoi occhi, n sentenzier secondo quanto
36 Is 9, 5 s.

42

sentono le sue orecchie, ma giudicher con giustizia i poveri


ed emetter sentenze giuste per i miseri del paese .37
Cristo Messia non avr solo una conoscenza chiara dei
disegni divini, ma anche la forza e la capacit per metterli in
atto; avr dunque doni intellettuali pratici che lo consiglieranno sul modo di agire nella sua missione di principe del
popolo, avr il dono del consiglio che gli far prendere rette
decisioni, e la fortezza di metterle in pratica: tutte le qualit,
insomma, che mancavano ai principi di Giuda e di Israele.
V
Il

dono

del

c o n sig l io

su l

popo lo

di

io

Quando abbiamo parlato della funzione escatologica dello


Spirito, avevamo detto che nei tempi messianici lo Spirito
di Dio discender non soltanto sul Principe Messianico ma
anche su tutto il suo popolo. Questo non ci deve far meravi
glia in quanto il Messia considerato non soltanto come per
sona individuale, ma anche come personalit collettiva. Que
sto concetto si trova specialmente in quelle profezie nelle
quali il Cristo viene riguardato come Figlio dellUomo e
come servo di Jahweh .38
Lo Spirito che discender su tutto il popolo, porter a
tutti quei doni che prima erano solo dei profeti, quei doni
che porta al Principe Messianico. Il profeta Geremia si
esprime su questo argomento molto precisamente: Ecco,
giorni verranno, dice il Signore, quando stringer con Israele
e con Giuda un patto nuovo, non come il patto che strinsi
37 Is 11, 2 s.
Dn 1, 13; 9 s., 53.

4*

coi loro padri, quando li presi per mano per trarli dallEgitto,
patto che essi violarono ed io ebbi nausea di loro, dice il Si
gnore. Ma questo sar il patto che io stringer con la casa di
Israele. Dopo quei giorni, dice il Signore, porr la mia legge
dentro di loro, la scriver nei loro cuori; essi mi avranno
per loro Dio ed io li avr per mio popolo. N dovr uno am
maestrare il suo prossimo e dire al suo fratello: Riconosci
il Signore , perch tutti mi riconosceranno, dal pi piccolo
fino al pi grande .39
Dunque ogni uomo avr su di s lo Spirito di Dio e tutti
i doni che questo comporta. Nel brano citato non si menziona
il dono del consiglio, ma il fatto stesso che nessun uomo
avr bisogno di essere esortato a riconoscere il Signore per
ch avr la legge scritta nel cuore, vuol proprio dire che, se
condo quanto abbiamo concluso sopra, ogni uomo avr il
dono del consiglio, lo stesso dono che avr il Messia mede
simo, nella misura che gli spetta come parte del nuovo popolo
di Dio.
VI
L a d e m p i m e n t o

del

Nuovo

T e sta m e n to

Nel suo battesimo Ges Cristo ricevette lo Spirito Santo


sopra di Lui; lo ricevette di nuovo dopo la sua risurrezione,
questa volta affinch fosse comunicato al suo corpo mistico,
alla Chiesa, cio, al suo popolo fedele: Ed ora dunque dopo
essere stato elevato al cielo dalla destra di Dio, e dopo aver
ricevuta dal Padre la promessa dello Spirito Santo, Egli ha
diffuso quel medesimo Spirito che voi vedete ed ascoltate
39 G er 31, 31.
40 At 2, 33.

44

Dunque nel giorno di Pentecoste lo Spirito Santo discese


sui centoventi uomini raccolti con Maria nel cenacolo, discese
cio su Maria e su tutta la Chiesa, come dono per sempre.
Maria la madre della Chiesa, Ges infatti dalla croce
affida la Chiesa, nella persona di Giovanni, alle cure materne
di sua madre: Donna ecco tuo figlio .41 Dunque se la
Chiesa riceve lo Spirito escatologico, tanto pi dovr rice
verlo colei che la madre della Chiesa, cos che sia simile
ad una fontana che faccia ricadere sui fedeli l acqua refrige
rante dello Spirito.
Fino ad ora abbiamo voluto far vedere come il dono dello
Spirito comporti il dono del consiglio, perci ora possiamo
a maggior ragione affermare che la Madre della Chiesa la
Madre del Buon Consiglio.
" Gv 19. 26.

45

STANISLAO LYONNET

LO SPIRITO SANTO
E L OPERA DI SALVEZZA
NEL NUOVO TESTAMENTO

el nostro compito di parlare dello Spirito Santo nellin


sieme dellopera di salvezza secondo l insegnamento
del Nuovo Testamento, inizieremo, con vostro gradimento, con
un passo tolto da uno dei paragrafi del Concilio Vaticano II.
Al cominciare della stesura delle sue costituzioni e de
creti il Concilio Vaticano II giudica conveniente sintetizzare,
con rara intensit di contenuto dottrinale, l opera di ognuna
delle tre Divine Persone, e per precisare, il piano salvifico del
Padre, Il Buon Consiglio , per eccellenza, la missione del
Figlio ed infine l opera dello Spirito Santo.
Leggiamo cos al n. 4 del decreto sullattivit missionaria
Ad Genles a proposito della missione dello Spirito Santo:
Per il raggiungimento di questo scopo Cristo invi da parte
del Padre lo Spirito Santo, perch compisse dal di dentro la
sua opera di salvezza e stimolasse la Chiesa a svilupparsi .
E poco dopo: Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono
gli A tti degli Apostoli, allo stesso modo che, per l opera
dello Spirito Santo nella Vergine Maria, Cristo era stato con
cepito, e, per la discesa ancora dello Spirito Santo in lui che
pregava, Cristo era stato spinto a svolgere il suo ministero
(Le 3, 22; 4, 1; At 10, 38).1
1 G i o v a n n i V o d o p i v e c , Pneum a e istituzione,
20 (1967), pp. 173-205; R. L a u r e n t i n , E sprit Saint
in Nouvelle Revue Thologique 89 (1967), pp.
annotazioni critiche di N. Nissiolis, in Journal of
2 (1965), pp. 31-62.

in Euntes docete
et T bio lo gie m anale,
26-42. Cf. anche le
Ecumenical Studies

49
4

I
La p r e s e n z a d e l l o
in

tre

m o m e n ti

in a u g u r a li

S p ir ito

S a n to

d e l l o p e r a

di

s a lv e z z a

Il testo ci riporta a tre fatti, chiaramente ricordati nel


Nuovo Testamento, localizzati nei Sinottici e nella Catechesi
apostolica.
Si tratta di tre principi: il principio della vita della Chiesa,
al momento della Pentecoste, l avvio della vita pubblica di
Cristo col suo battesimo, e l inizio della sua vita terrena
quando s incarnato nel seno purissimo della Vergine. In
ognuno di questi principi lo Spirito Santo ha una parte es
senziale, talmente evidenziata, che non occorrono ulteriori
spiegazioni.
Battesimo di Cristo

Il racconto del Battesimo di Cristo, correlativo alla pre


dicazione di s. Giovanni Battista, forma l esordio della Cate
chesi, come ne fanno segno sia il Vangelo di s. Marco che
alcuni brani degli Atti degli Apostoli. Valga come esempio
l episodio di s. Pietro che presiede allelezione di s. M attia,
destinato a rimpiazzare Giuda nel Collegio apostolico, e da
scegliersi fra uno dei tanti che furono nella nostra compa
gnia durante la vita in mezzo a noi del Signore Ges, dal mo
mento del suo battesimo (At 1, 22); e parimenti quel passo
della catechesi di s. Pietro alla famiglia di Cornelio e ripreso
poi anche dal Concilio Vaticano II (At 10, 37).
Il testo mette chiaramente in evidenza l importanza attri
buita alla discesa dello Spirito Santo sul Cristo al momento
del battesimo. Lunzione dello Spirito Santo il solo tratto
50

messo in rilievo. Come poi vedremo in seguito, questo sar


l elemento che contrassegna il quarto vangelo. Anche se nei
Sinottici non riscontriamo un filone altrettanto chiaramente
conduttore, tuttavia i riferimenti allazione dello Spirito Santo
sono chiari e precisi. S. Giovanni nel suo resoconto sul batte
simo di Cristo fa vedere il nesso esistente tra la discesa dello
Spirito Santo e la proclamazione del Padre: Tu sei il Figlio
mio prediletto .
E a maggior ragione, perch lo stesso Battista, dopo aver
visto lo Spirito Santo scendere e posarsi su Ges, l a dirci:
S, sono io che ho visto e posso attestare che proprio lui
l Eletto di Dio (1, 34).
Ancora pi eloquente l episodio immediatamente suc
cessivo, registrato dai Sinottici, nel quale Ges fa la sua
prima comparsa nel ministero apostolico: il periodo di qua
ranta giorni e quaranta notti nel deserto, nella medesima
cornice di Mos sul Sinai, dove la preghiera, lecito pen
sarlo, era l unica sua occupazione e che avrebbe poi dovuto
concludersi col confronto diretto di Cristo con Satana, il ne
mico numero uno del genere umano. Cos comera gi avve
nuto prima per Adamo nel Paradiso, con la differenza per
che qui si tratta dun trionfo, che da momentaneamente par
ziale diventer poi definitivo attraverso la morte e resurre
zione. Abbiamo a proposito tre espliciti chiarimenti dei si
nottici:
Me 1, 12: Subito dopo, lo Spirito lo spinse nel de
serto. E nel deserto rimase per quaranta
giorni, tentato da Satana .
Mt 4, 1 : Allora Ges fu condotto nel deserto dallo
Spirito, per essere tentato dal diavolo .
51

Le 4, 1:

Ora, Ges, pieno di Spirito Santo, torn


dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel
deserto, dove, per quaranta giorni fu tentato
dal diavolo .

S. Luca a conclusione di questo episodio, nel palese in


tento di collegare il primo trionfo di Cristo su Satana con
quelFaltro definitivo, fa notare: E il diavolo, esaurita ogni
specie di tentazione, si allontan da lui fino al tempo oppor
tuno (4, 13). Con questo viene messo in risalto il signifi
cato della vita pubblica di Ges, il suo adoperarsi a pr dei
malati e degli ossessi. S. Pietro pure, nel suo primo contatto
catechetico con la famiglia di Cornelio, senza tentennamenti
ed in modo esplicito tende a rimarcare, non appena abbia
alluso allunzione dello Spirito Santo, quanto appresso: E
questo voi lo sapete... Ges di Nazareth, unto da Dio Messia
con lo Spirito Santo e potere taumaturgico, pass facendo del
bene, cio guarendo tutti gli oppressi dal demonio, poich
Dio era con lui {At 10, 38). Al termine del racconto della
tentazione, della lotta di Cristo contro Satana, s. Luca ritorna
a rilevare che Ges diede inizio alla sua predicazione con la
potenza dello Spirito Santo {Le 4, 14).
Non credo che si possa dare maggior risalto alla parte
avuta dallo Spirito Santo in questo inizio della missione di
Cristo.
Pentecoste: promulgazione della Chiesa

A riprova poi del ruolo avuto dallo Spirito Santo in seno


alla Chiesa nella sua prima origine, basterebbe il fatto che
la Chiesa riporta la sua nascita proprio al giorno della Pen
tecoste, in perfetta risonanza alloperato di Ges, che volle

52

iniziata la sua vita pubblica con la discesa dello Spirito Santo,


nel giorno del suo battesimo. Due avvenimenti che s. Gio
vanni allaccia strettamente. E noi sappiamo bene che tale
iniziale avvenimento della Pentecoste delimita poi il senso e
significato di tutto il libro degli Atti, come ne fosse la chiave,
per unopera definita a ragion veduta il Vangelo dello
Spirito .
per l azione dello Spirito Santo che effettivamente si
attua, nel pieno senso della parola, la prima comunit cri
stiana, la Chiesa, che riesce a fare di tutti i cristiani un solo
cuore ed unanima sola : comunit autentica dove si pratica
la comunione fraterna .
Il primo quadro datoci dagli Atti ci fa vedere quella
unit nella comunit come un effetto esclusivo e diretto
della discesa dello Spirito Santo (At 2, 42-47). Non puro
caso che l altra descrizione, che ci viene poi offerta, venga
inserita giusto dopo aver fatto allusione ad una nuova di
scesa dello Spirito Santo: Appena fin questa preghiera, fu
scosso il luogo dove erano riuniti e tutti furono riempiti di
Spirito Santo (At 4, 31).
Non il momento di passare in rassegna tutti i testi
che negli Atti si riferiscono allazione dello Spirito Santo.
Il paragrafo del decreto Ad Gentes, gi riportato, osserva
che nel racconto degli Atti lo Spirito Santo talora previene
in modo visibile l azione apostolica (cf. At 10, 44-47; 11,
15; 15, 8) allo stesso modo che non tralascia di accompa
gnarla e dirigerla in varie maniere, corroborando l asserzione
con una nutrita nota di citazioni.
Fra le altre, ricorderemo quella formula davvero insolita,
coraggiosamente adottata dal primo Concilio nel rendere note
53

le sue decisioni: sembrato bene, cio, allo Spirito Santo


e a noi di non imporvi alcun altro gravame allinfuori dei
seguenti obblighi (At 15, 28). Il primo decreto un de
creto di libert, come poi ricorder anche s. Paolo.
Riportiamoci ancora a quella splendida definizione del
l uomo apostolico dataci da s. Paolo quando a Mileto, nella
sua allocuzione agli anziani d Efeso, parl di se stesso come
di persona incatenata dallo Spirito , con un significato che
nel contesto vorrebbe dire maturo , guidato , coar
tato .
Incatenato dallo Spirito l espressione che abitual
mente ritroviamo poi in seguito nei suoi viaggi apostolici.
Lo vediamo cos, in occasione del suo secondo viaggio apo
stolico verso l Europa, al momento della sua partenza da
Antiochia di Pisidia in compagnia di Timoteo, col preciso
intento di portare il vangelo nella provincia romana dellAsia,
con Efeso a Capitale. Tale piano per non si realizzer su
bito, ma solo in seguito, al terzo viaggio. Unico motivo: l op
posizione dello Spirito Santo: Essendo loro stato proibito
dallo Spirito Santo di diffondere la parola nellAsia procon
solare, attraversarono la Frigia e il territorio della Galazia.
Arrivati di fronte alla Misia si disponevano ad incamminarsi
verso la Bitinia, ma lo Spirito di Ges non lo permise. Per
ci lasciata la Misia scesero a Troade (At 16, 6-8).
Proprio in quel posto, Paolo, in visione, ebbe l invito di
passare in Macedonia, assieme a Luca, che usando da questo
momento il plurale dice: Ci demmo da fare per partire per
la Macedonia, persuasi che Dio ci chiamava a evangelizzare
quel popolo (v. 10).
Discesa dello Spirito Santo sul Cristo al momento del suo
54

battesimo, sulla Chiesa il giorno della Pentecoste restano i


due avvenimenti principali nei quali la catechesi primitiva
ravvisa la presenza operatrice e il ruolo predominante dello
Spirito Santo.
Incarnazione del Verbo Eterno

Effettivamente il Vangelo dellinfanzia non trova riscon


tro in questa Catechesi. Ma la comunit, e meglio fra le altre
quella giudeo-cristiana, a detta di Jean Danilou, ben presto
rivolger la sua attenzione allambiente familiare del Cristo,
alla sua origine di uomo. Le testimonianze, e in particolare
quelle della Vergine, non mancano.2
Nellinsieme del racconto dellinfanzia di Ges, il fatto
di gran lunga pi significativo, in concomitanza e chiara
mente illustrato da s. Luca e s. Matteo, resta indubbiamente
il concepimento di Ges per opera dello Spirito Santo .
Al chiaro riferimento di s. Matteo fa riscontro l ampio reso
conto di s. Luca, tutto centrato nellAnnunziazione.
Non ci troviamo qui di fronte ad un semplice pream
bolo, staccato e senza nesso col resto del Vangelo, come ad
alcuni piacerebbe supporre. Al contrario, il Vangelo dellinfan
zia, allunisono, sia in s. Luca che in s. Matteo, presenta
una perfetta unit col resto del libro, resa ancora pi evi
dente per da s. Luca, per il quale il nesso che unisce il
Vangelo e gli Atti scaturisce dal ruolo assegnato allo Spirito
Santo.
S. Luca fissa il piano salvifico di Dio in tre fasi progres
sive, corrispondenti al progressivo manifestarsi dello Spi
rito Santo.3
2 J ean

D a n i l o u ,

Les E vangiles de VEnfance, p. 19 e passim.

3 Ib id ., p. 78.

55

Prima di accingersi a dare il quadro della presenza ope


rante dello Spirito Santo nella Chiesa primitiva dalla Pente
coste in poi, s. Luca si dato pensiero di tratteggiare la
parte dello Spirito Santo anche per quel che riguarda la vita
di Ges, col risalire, nel tempo, fino alle sue origini, dove
la presenza dello Spirito Santo ne segna l inizio. Presenza
efficace in modo ineffabile, perch operante essa stessa il
mistero dellIncarnazione. S. Tommaso usa a proposito una
felicissima espressione: stato lo Spirito Santo a fare del
Cristo un autentico Figlio di Dio, come fa di noi ugualmente
dei figli di Dio .4
Abbiamo ancora in s. Luca (1, 35): L o Spirito Santo
scender su di te e la potenza dellAltissimo ti adombrer :
come altra volta fu la gloria di Dio ad adombrare l Arca del
l Alleanza e il Tempio, divenuto per essa la dimora di Dio,
localizzata al propiziatorio, sopra il quale Egli aveva il suo
trono in mezzo a due cherubini, proprio l dove parl a Mos.
Il seno purissimo di Maria diventa cos il luogo pi santo
fra tutti gli altri sulla terra, con questa conclusione dellAn
gelo: Perci meglio: proprio per questo io x a i
anche il bambino che nascer sar santo e chiamato Figlio
di Dio (1, 35).
Daccordo che non pochi esegeti sono perplessi nellattribuire alla particella dio il suo comune significato. Il
motivo d indole teologica, come apertamente riconosce il
p. Lagrange: Ai teologi non basta la concezione sopranna
turale del Cristo per poterne giustificare la denominazione
di Figlio di Dio, n nel suo rapporto con la natura divina n
in quello con la natura umana, perch la filiazione suppone
* V. sopra il passo della Somma Teologica (nota 8).

56

la comunicazione duna natura nellambito della medesima


specie .5 Da qui il loro tentativo di dare alla particella greca
un significato che escluda qualsiasi nesso di causalit tra la
presenza dello Spirito Santo e la filiazione divina, adattando
il testo a questa interpretazione: Attraverso questo fatto
(ladombrazione dello Spirito Santo) veniamo a sapere che il
Bambino sar santo ; Knabenbauer ancora pi esplicito:
va spiegata in prospettiva di una causalit che ci aiuti nella
conoscenza del figlio di Dio, come per conseguenza logica .6
Il pi che possano concedere una causalit di secondo
ordine, come sarebbe davviso il p. Bover: La discesa dello
S. Santo su di te, da se stessa basterebbe per chiamare santo
il frutto del tuo seno; ma per potere convalidare l afferma
zione il Figlio di Dio si richiede un motivo pi forte .7
S.
Tommaso per, coerente com nel suo metodo di
subordinare sempre le argomentazioni teologiche alla S. Scrit
tura e non viceversa, non si allinea in questa interpretazione.
Cos nella Somma , impegnato nella questione sul concepi
mento di Cristo, alla domanda se attribuirlo allo Spirito
Santo, senza esitazione prende la mossa dal ruolo avuto
dallo Spirito Santo in rapporto alla nostra filiazione, per con
cludere poi con l affermazione dellaltro ruolo avuto dal me
desimo Spirito nella filiazione del Cristo. Il termine del
l Incarnazione spiega fa s che questo uomo concepito
il composto teandrico sia santo e Figlio di Dio. Ora
aggiunge ambedue , santit e filiazione divina, sono
attribuite allo Spirito Santo , convalidando l asserzione con
5 M. J. L a g r a n g e , E vangile selon S. Lue, p. 36.
6 J. K n a b e n b a u e r , E vangelium secundum Lucam,
7 J. M. B o v e r , in B i b li c a I (1920), p . 94.

p.

75.

57

i due passi scritturali riguardanti i cristiani. Il primo inqua


dra la loro filiazione: per l azione dello Spirito Santo che
gli uomini sono figli di Dio come si legge nella lettera ai
Galati 4, 6. Il secondo, preso dalla lettera ai Romani, ha di
fronte invece la santit dei cristiani: Lo Spirito parimenti
anche Spirito di santit , com detto nella lettera ai Ro
mani 1 , 4 . Sono queste le premesse che lo portano a conclu
dere che la santit e la filiazione di Cristo sono opera dello
Spirito Santo. Alla maniera dunque che gli altri (i cristiani)
sono spiritualmente santificati per l influsso dello Spirito
Santo s da diventare per adozione figli di Dio, parimenti il
Cristo, per opera dello Spirito Santo stato concepito in tale
santit da essere Figlio di Dio per natura .8
Abbiamo qui la riprova che non c niente da desiderare
in meglio per quel che riguarda l importanza del ruolo
dello Spirito Santo, fondamentale sotto ogni aspetto, pro
prio allinizio del mistero di salvezza nel Nuovo Testamento,
al momento dellTncarnazione del Cristo, Pienezza della Ri
velazione : 9 attuazione nel tempo del Buon Consiglio ,
dellAmore, della Sapienza Divina. Ruolo che non oscura,
ma al contrario mette in piena evidenza la parte avuta da
Maria, poich la presenza operatrice dello Spirito Santo si
avvera proprio in Lei, la Madre del Buon Consiglio .
8 Sum m a T teo lo gica III, q. 32, a. 1 c: Hoc congruit termino incarnationis. Ad hoc enim terminata est incarnatio, ut homo ille qui concipiebatur, esset sanctus et Filius Dei . Utrumque autem horum attribuitur
Spiritui Sancto. Nam: a) Per ipsum (Spiritum Sanctum) efficiuntur homines
filii Dei, secundum G al 4, 6; b) Ipse est etiam Spiritus Sanctificationis,
ut dicitur Rom 1, 4. Sicut ergo alii (homines) per Spiritum Sanctum sanctificantur spiritualiter, ut sint filii Dei adoptivi, ita Christus per Spiritum
Sanctum est in sanctitate conceptus, ut esset Filius Dei naturaliter .
9 V a t i c a n o II, Costituzione Dogmatica Dei V erbum , n. 4.

58

Sono questi i fatti che in seguito costituiranno il punto


d incontro del pensamento teologico di s. Giovanni e di
s. Paolo.

II
Il p e n s a m e n to t e o lo g i c o d i s a n G io v a n n i

Il Vangelo di s. Giovanni nel suo insieme stato scritto


nel chiaro intento di mettere in luce quale parte centrale oc
cupi lo Spirito Santo nel mistero della salvezza. In questa
prospettiva trovano la loro spiegazione tutti i fatti che si sus
seguono dopo la Pasqua e l Ascensione, fino alla Pentecoste.
Cristo s incarnato, ha vissuto, morto, risuscitato e salito
al cielo per comunicarci il dono dello Spirito. il motivo
chiave che ci aiuta a capire il Vangelo nella sua straordinaria
unit.
Gi nel prologo troviamo unaffermazione di primaria
importanza, nella contrapposizione che si fa tra il Nuovo
e l Antico Testamento, ad imitazione di Geremia che si
fece banditore di un Nuovo Patto in termini insoliti in
tutto l Antico Testamento. Nuova Alleanza che, al pari della
prima, aveva il suo fulcro nel dono della legge, scritta questa
volta, non su delle tavole di pietra, ma dentro i cuori: Per
ch la Legge fu data per mezzo di Mos: la grazia e la verit
sono venute per mezzo di Ges Cristo (Gv 1, 17). Non
per pura combinazione che ci vien dato riscontrare nel Van
gelo di s. Giovanni una fila di appellazioni molto appropriate
a qualificare la legge nel mondo giudaico: la parola, il pozzo
che ci fa ricchi della sua acqua (in due riprese il documento
59

di Damas afferma che il pozzo significa la Legge), la via, la


verit, la vita e cos di seguito.10
Vien fatto ora di domandare in qual modo egli inquadra
per i suoi lettori la figura del Cristo e la sua missione.
In prima pagina troviamo il Battista che ci fa sapere
quale aspetto abbia la missione di quel misterioso personag
gio, che verr dopo di lui, al quale egli non degno di scio
gliere il legaccio del sandalo (Gv 1, 26-27). colui c h e
toglie i peccati del mondo (v. 29): un compito in esclu
siva, secondo i giudei, della Legge e della sua osservanza.
In pari tempo per il Battista ci mette al corrente di come
lui ne sia stato informato: Ho contemplato lo Spirito di
scendere come colomba dal cielo e fermarsi sopra di lui.
E io non lo conoscevo; ma colui il quale mi ha inviato a bat
tezzare in acqua mi ha detto: Chi battezza in Spirito Santo
colui sul quale vedrai scendere e fermarsi lo Spirito Santo
(v. 33). Il senso indubbio: Il Cristo l a togliere i peccati
del mondo e portare a termine la sua missione battezzando
nello Spirito Santo.11 Per i suoi lettori l Evangelista molto
esplicito: Ges battezzer nello Spirito Santo anzitutto
al momento d inviare il suo Spirito sugli Apostoli e i primi
10 Documento di Damas, III, 16; 3-9 (allusione a Nb 21, 18); V.
A. J a u b e r t , La sym bolique dii puits de ]aco b (Gv 4, 12), ne Lhomme
devant Dieu , Mlanges H. de Lubac I, pp. 63-73.
11 Sopra Giov. I, 29 si pu consultare M. E. B o i s m a r d , D u Baptm e
Cana, Paris 1956, pp. 49-55; I. d e l a P o t t e r i e , E cco l A gnello di Dio,
in Bibbia e O riente I (1959), pp. 16 1-16 9 ; S. L y o n n e t , Pch dans
le Nouveau Testam ent, in Supplment au Dictionnaire de la Bible VII,
c. 491-492 (1964).
Si sa che la liturgia, con una sua formula ardita, non esita ad identi
ficare lo Spirito Santo con la remissione dei peccati: Mentes nostras ...
Spiritus Sanctus divinis reparet sacramentis: quia ipse est remissio omnium
peccatorum (Orazione super oblata del Sabato dopo la V II Domenica
di Pasqua).

60

cristiani, come vediamo negli Atti: Giovanni battezz con


l acqua, ma voi tra pochi giorni sarete battezzati con lo Spi
rito Santo {At 1, 5).
Nel racconto che ne segue, gradualmente, si fa precisa e
sempre meglio definita la portata del dono dello Spirito Santo,
con speciale rilievo su come Cristo ne far partecipe la sua
Chiesa.
Nel suo incontro con Nicodemo Ges porta l argomento
sopra la rinascita da acqua e Spirito come condizione
indispensabile per l ingresso nel regno dei cieli ( Gv 3, 5-6).12
Alla Samaritana Egli fa promessa che l acqua che io gli
dar diverr per lui fonte dacqua zampillante per la vita
eterna (4, 14).13
Infine nellultimo giorno, il pi solenne della festa ,
Ges, in piedi, rinnova la promessa Se qualcuno ha sete
venga a me e beva, chi crede in me (7, 37-38).14
11 Sopra Giov. 3 , 5 v. I. d e l a P o t t e r i e , N atre de l eau et de l Esp rit, in Sciences Ecclsiastiques 14 (19 6 2 ), pp. 4 17 -4 4 3 , riprese poi in
La vie selon l Esprit di I. de l a P o t t e r i e e S. L y o n n e t, Paris 19 6 5 ,
pp. 31-63, pp. 35-74 della versione italiana (Roma 19 67 ).
13 L affermazione immediatamente antecedente (V. 1 3 -14 a) Chiunque
beve questacqua avr sete ancora; ma chi beve l acqua che io gli dar
non avr sete in e te rn o sembra che voglia fare chiara allusione all'altra
di S i 24, 2 1 dove la Sapienza dichiara: Coloro che si cibano di ine
avranno ancora fame, e coloro che mi bevono avranno ancora s e te . La
Bibbia di Gerusalemme ci rimanda qui a proposito del versetto di Gv 6, ^
notando: Come la Sapienza, Ges invita gli uomini al suo convivio . Iv.
risaputo che gli ebrei identificavano la Sapienza con la legge, come ne fanno
prova alcuni testi antecedenti al cristianesimo (S i 24, 23 e Baruch 4, 1 I)
A. J a u b e r t , loc. cit., p. 72 giustamente fa notare che l'espressione
di Si 24, 21 ripresa da Ges non plus pour m ontrer l attrait e\eiv
par l eau de la loi, mais pour en m anifester le caractre provisoire .
14 L Evangelista ricorre al passo scritturistico D a l suo seno staim i
ranno fonti d acqua v iv a , cio verosim ilm ente (cf. B ible de
ad alcuni passi della Scrittura, come Zc 14, 8; Ez 47, 1, 1 ss. Si noiei.i
che Zc 13, 1 vede precisamente n e lla sorgente aperta alla Casa di D.ivi.l
h i

la volta nella quale l Evangelista rivela il mistero, pre


cisando che Ges parlava dello Spirito che dovevano rice
vere i credenti in lui (7, 39).
Inoltre, s. Giovanni non si limita solo a dilucidare l af
fermazione di Cristo che identific l acqua con lo Spirito;
volle invece fare unaggiunta che lo Spirito non era stato
ancora dato, perch Ges non ancora era stato glorificato
(39 b) per metterci cos di fronte ad una realt, fino allora
inopinata (se si eccettua la vaga allusione adombrata nel ti
tolo Agnello di Dio), quella cio che Cristo ci avrebbe dato
il suo Spirito attraverso la sua morte. Una morte che doveva
risolversi poi in un vittorioso trionfo sul peccato e su Sa
tana, che s. Giovanni preferisce esprimere con due parole:
glorificazio ne del Cristo (12, 23) o sua esaltazio n e
12, 32), utilizzando a proposito due termini che la cate
chesi primitiva aveva mutuato dal quarto canto del Servo di
Jahweh , a spiegazione della risurrezione di Cristo (v. At 2,
33; 3, 13).
Questo in realt quanto avvenne sul Calvario nel mo
mento in cui, come ci racconta s, Giovanni, l Agnello di
Dio , gi annunciato dal Battista, viene immolato nel giorno
della Preparazione (19, 21), esattamente al punto delluc
cisione nel tempio degli agnelli destinati alla celebrazione
della Pasqua giudaica. Coincidenza che a s. Giovanni piace
rimarcare col dirci che non solo siamo sul calare del giorno
della Preparazione , ma che proprio in mattinata i giudei
serano ben guardati dallentrare nel pretorio (18, 28) per
non contaminarsi e per potere mangiare l agnello pasquale .
per il peccato e l impurit un effetto della morte di Colui ch stato
trafitto (Zc 12, 10), proprio l avvenimento nel quale s. Giovanni scorge
un annuncio profetico dellacqua che usc dal costato trafitto di Cristo.

62

Forse in questo possiamo ravvisare il motivo per cui s. Gio


vanni, differenziandosi dai Sinottici, tralascia di parlare della
cena pasquale (Mr 12, 16) nella quale Ges istitu l Eu
caristia.
In aggiunta, i termini usati da s. Giovanni nel descriverci
la morte di Cristo hanno il loro significato. I Sinottici si
sono attenuti al termine comune spirare o rendere
l anima . S. Giovanni si rif invece allespressione conse
gn il suo spirito , tradidit spiritum , secondo la tradu
zione a lettera della Volgata.
Per prima cosa s. Giovanni ricorre al verbo nagecoxer,
che indubbiamente risente del quarto canto del Servo di
Jahweh e che nel Nuovo Testamento viene adoperato per
ribadire che la morte di Cristo non stata un puro caso,
passivamente subita, ma liberamente voluta, come del resto
s. Giovanni stesso aveva gi sottolineato nel raccontarci la
passione di Cristo (v. 13, 1; 18, 4; 11, 34-37).
Morte ispirata d allamore del Padre che consegna il Fi
glio suo a nostro vantaggio, e dellamore del Figlio che si d
per noi. Morte ancora meglio qualificata come la consuma
zione dellamore , nel suo estremo limite, come preludono le
parole che s. Giovanni riporta allinizio del racconto della
passione: Ges avendo amato i s u o i... li am fino alla fine ,
nel senso cos bene espresso dalla parola greca rXog . La
sua morte segn cos il colmo, la pienezza dellamore, la sua
completa attuazione, fino in fondo, culminata in quella escla
mazione Consummatum est in bocca di Cristo, che nella
Volgata traduce bene dal greco rezksaxai , con quel signi
ficato che ai commentatori piace fare risaltare.15 Fu proprio
15 Cos C.
III, p. 144.

S p ic q ,

Agape dans le N ouveau Testam ent. A nalyse de textes ,

63

in questo momento che l amore raggiunse il suo apice, quello


del Padre, nella cui descrizione e rivelazione la Sacra Scrit
tura trova la sua ragion dessere; e di essa s. Giovanni
osserva che si ademp . Lamore del Figlio, per averci lui
stesso dichiarato: Nessun amore pi grande di quello che
ci fa dare la vita per coloro che noi amiamo {Gv 15, 13).
Amore ingigantito dal supplizio della croce, il pi infamante
per un giudeo, che rendeva il suppliziato una maledizione
di Dio , un disonore per la terra di Jahweh . Ed egli, il
nostro Dio, l accett per amore delle sue creature, per i suoi
nemici (Rm 5, IO).16
S. Giovanni intenzionalmente al verbo consegnare fa
seguire una espressione complementaria del tutto insolita,
cio, nella sua formula originale di consegn lo Spirito
(quindi, con l articolo r ; lo) quasi volesse suggerire che
la morte del Cristo era gi un preludio alleffusione dello
Spirito.17
Comunque il racconto che ne segue unaltrettanta con
ferma di quanto s. Giovanni vuol far capire con questa espres
sione. risaputa l importanza attribuita a questo passo, a con
ferma della quale abbiamo il duplice attestato del versetto 35:
16 Manifesta l allusione a D eut 21, 22-23, proprio lo stesso che in
G al 3, 13: Ges ha accettato di passare come uno di quei criminali
maledetti da Dio , il cui cadavere non poteva restare sospeso al patibolo,
senza imbrattare il suolo sacro d'Israele; evidentemente per giammai
Giovanni e Paolo suppongono che il Cristo, il Figlio prediletto sia
stato oggetto di maledizione da parte del Padre suo o che sia stato con
dannato da Dio. S. Pietro stesso dichiara espressamente che la condanna,
dovuta da lui subire da parte degli uomini, fu ingiusta (2 P iet 2, 19-24). Del
Servo di Jahweh ugualmente detto noi labbiamo ritenuto come un casti
gato, percosso da Dio e umiliato (Is 53, 4); v. R o b e r t -F e u i l l e t , Introduction la B ible, II, pp. 880-882.
17 L espressione del P. M o l l a t nella B ibbia di G erusalem m e .

64

E chi ha veduto ne d testimonianza, e la sua testimonianza


veritiera, ed egli sa che dice il vero, affinch anche voi
crediate . palese il suo intento di svelarci il significato
sulla morte di Ges. In essa non v nulla di catastrofico.
solo la vittoria sul peccato e sulla morte, come preannunzio
della sua risurrezione.18
Daltra parte l Evangelista s dato premura di farne lui
stesso l esegesi, a modo suo, riallacciando l avvenimento al
lAntico Testamento, con due citazioni, per chiarire il valore
simbolico dellacqua e del sangue scaturiti dal costato di Cristo.
Come sua abitudine, egli poggia la citazione su un dettaglio del
testo, senza mai per perdere di vista l insieme. La prima cita
zione rievoca fedelmente l agnello pasquale, destinato, per or
dine di Dio, ad essere immolato, perch ne fosse preso il sangue
scaturito e messo su due stipiti e sul frontone della porta
di quella casa in cui mangeranno ( Es 12, 7). Il sangue do
veva pure servire ad indicare quali fossero le case in propriet
del popolo dIsraele, il figlio primogenito di Dio (Es 4, 22).
Ci che era stato prefigurato dal sangue dellagnello pa
squale trova la sua piena realizzazione nel sangue di Cristo
in Croce, spirato in un atto di suprema carit, cos che tutto
il genere umano per esso viene consacrato quale primoge
nito di Dio .
Laltra citazione ci riporta nel quadro della visione di
Zaccaria (12, 9 ss.) prorompente nellannuncio del trionfo di
Jahweh su tutte le nazioni (v. 9), con la comparsa simultanea
dun personaggio misterioso, colui ch stato trafitto , la18 Cf. S. L y o n n e t , La valeur sotriologique de la Rsurrection du C hrist
selon saint P au l, in Gregorianum 39 (1958), ripresa in La Storia della
Salvezza nella Lettera ai Romani 2a ed. 1967, pp. 192-196.

65

meritato ... come il figlio unico (v. 10), in un lamento simile


a quello udito in Hadad-Rimmon nella valle di Meghiddo.
Evidentemente l allusione alla disfatta dIsraele, nella quale
il re Josia trov la morte, che per Geremia fu lo spunto per
comporre quella lamentazione a tuttoggi ripetuta dai can
tori e cantatrici sul loro lamento per la morte di Josia (2 Cron
35, 24-25).
Fu proprio appunto da questa disfatta, esattamente come
sul Calvario, che per Israele spunt la salvezza: In quel
giorno ci sar una sorgente, quella aperta alla casa di David
e agli abitanti di Gerusalemme contro il peccato e l immon
dezza (Zc 13, 1). la sorgente che il profeta Ezechiele
vide dalla parte del lato destro del tempio, simboleggiante la
comunit messianica. La liturgia poi far sue queste parole e
rievocher questacqua nellantifona del tempo pasquale, in
sostituzione d iAsperges: Vidi aquam egredientem de tem
pio a latere dextro, et omnes ad quos pervenit aqua ista salvi
facti sunt . Lacqua medesima che fu argomento nel dialogo
di Cristo con Nicodemo e promessa nellincontro con la Sa
maritana, come fonte dacqua zampillante per la vita eterna ,
a proposito della quale s. Giovanni vuol fare notare che il
Divin Maestro alludeva allo Spirito Santo che dovevano
ricevere i credenti in lui (Gv 7, 39). Il Cristo davvero
l Agnello di Dio annunziato da Giovanni Battista che to
glie i peccati del mondo , battezzando nello Spirito .
Realizzata che ebbe la riconciliazione del mondo , se
condo l espressione paolina, Cristo volle affidare alla sua Chiesa
il ministero di questa riconciliazione (2 Cor 5, 18). In
tal modo la sera di Pasqua, sul punto di affidare agli apostoli
la sua missione dice loro che riceveranno lo Spirito Santo,
per comunicarlo, a loro volta, a tutti gli uomini in remissione
6 6

dei loro peccati (Gv 20, 21-23). Abbiamo gi qui l inaugu


razione del Battesimo, il cui annunzio sta gi allinizio del
vangelo di s. Giovanni, per essere poi rievocato da Ges
stesso prima della sua Ascensione. Chiaro il nesso che rial
laccia l inizio e la fine di tutto il Vangelo. Cristo non salir
in cielo che per donare in modo solenne ed ufficiale alla sua
Chiesa lo Spirito Santo perch sia l anima della Chiesa e la
vita di ogni fedele.

Ili
Il p e n s a m e n to t e o lo g ic o d i s a n P a o lo

Le lettere di s. Paolo nel loro insieme ci ridanno il mede


simo insegnamento, che in alcuni punti prende un suo par
ticolare rilievo. Anche per lui infatti la vita cristiana per
definizione Vita nello Spirito , come del resto si pu ve
dere in tutto il capitolo V i l i della Lettera ai Romani. Nel
versetto 14 il cristiano descritto come il figlio di Dio ,
colui che animato dallo Spirito . Soltanto coloro, ed in
modo esclusivo, che sono animati dallo Spirito di Dio son
figli di Dio. Non basta che di loro lo Spirito Santo ne sia
la guida, il capo. Si richiede di pi: che ne sia l impulso inte
riore, l anima, come espresso bene dal verbo greco yovzai .
Il medesimo concetto s. Paolo l aveva manifestato nella sua
Lettera ai Galati per farli persuasi della loro dignit di figli
di Dio: La prova migliore che voi siete dei figli e non degli
schiavi, che Dio ha inviato nei vostri cuori lo Spirito del
Figlio suo (Gal 4, 6). A convalida di questa particolare
azione dello Spirito Santo nellintimo dei nostri cuori, in am
bedue le Lettere ai Romani e ai Galati, a s. Paolo fa piacere
ricordare quellespressione Abba! che lo Spirito Santo
67

fa affiorare sulle nostre labbra, prorompente dallintimo del


l anima nostra Abba! : invocazione che lo stesso Spirito
Santo pronuncia in noi, oppure, secondo il versetto, siamo
noi a pronunciarla in lui.
Per noi moderni non riesce troppo facile capire tutta la
ricchezza di significato di questa invocazione, che diceva tanto
ai primi cristiani, perch era un riflesso del loro fervore reli
gioso, ad imitazione di Cristo che in essa volle condensare
tutto il contenuto della sua religione.19
difatti risaputo che il termine aramaico Abba , usato
dallisraelita nel suo rapporto di figlio verso il padre, era
scrupolosamente bandito nel suo colloquio con Dio. Tale pa
rola esprimeva solo la paternit umana, escludendo qualsiasi
allargamento, anche metaforico, alla paternit di Jahweh nei
riguardi d Israele. Nei racconti giudaici in aramaico, contem
poranei al Nuovo Testamento, non riscontriamo esempi di
sorta. Nel Vangelo invece tale invocazione resta la preferita di
Ges, direi l unica, nella sua preghiera col Padre; e questo non
solo nel Getsemani, dove s. Marco fa pronunciare a Cristo pro
prio la parola aramaica Abba ma in tutte le altre circo
stanze. Nella traduzione greca, il termine viene espresso al
vocativo ndreg (v. costantemente in Gv 11, 41; 12,
27 ss.); e sei volte nella preghiera sacerdotale (Le 11, 2; 23,
34-36) sia anche con l articolo o nar^o , in forma enfa
tica avvertita in Mt 11, 27; Me 14, 36; Gal 4, 6; Rm 8, 15.
Un episodio evangelico ci d la possibilit di capire bene
quanto nuova, per non dire scandalosa, riuscisse tale invoca
zione anche per gli apostoli prima che riuscissero a sapere in
19 Vedasi inoltre W . M a r c h l , Abba, Pre. La P rire du C brist et des
chrtiens, in Analecta Biblica 19, Roma 1963; riassunto francese dal
titolo Dieu Pere dans le Nouveau Testament , Paris 1966.

68

qual senso unico Egli fosse Figlio di Dio. Siamo al principio


della sua vita pubblica. I Sinottici, per la prima volta, ci pre
sentano Cristo in preghiera, orante in tono elevato: Ti glo
rifico, Padre, Signore del cielo e della terra, perch hai nascoste
queste cose ai sapienti e agli scaltri, e le hai rivelate ai sem
plici (M t 11, 25-26). Non ci sfugge la sfumatura nelle parole
di Cristo il quale, nella sua premura di attenuare ci che
di eccezionale vi potesse essere in questa espressione di Pa
dre (in sostituzione allaltra Padre Nostro , Padre che
sei nei cieli ), volle unirla ad unaltra riferibile solo a Dio
Signore del cielo e della terra .
Proseguendo riaffiora il nome Padre , nel suo tipico
significato aramaico, e quasi a spiegazione e giustificazione di
quanto detto, Ges dichiara: Tutto mi stato dato da mio
Padre, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno
conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio
voglia rivelarlo (Mt 11, 27).
Il fatto pi sorprendente fu l adozione, allunanimit, da
parte di tutti i neoconvertiti, di questa formula invocativa.
Per arrivare a tanto c voluto un intervento diretto dello Spi
rito Santo a porre sulle loro labbra questa preghiera. Per
poter inoltre assimilare il contenuto d una rivelazione inau
dita fino a quel momento si richiedeva una graduale educa
zione.
Di sicuro i primi cristiani, inizialmente, nelle loro pre
ghiere si sono attenuti alle formule giudaiche di uso comune
tramandateci da s. Matteo, e che nostro Signore probabilmente
us quando insegn ai discepoli l orazione domenicale (Mt 6,
9). Sarebbe stato in seguito compito dello Spirito Santo di
condurli a tutta intera la verit (Gv 16, 13). Fu allora che
69

presero coscienza di formare un tuttuno col Cristo, in un


unico ed identico Spirito. Se ogni battezzato pu e deve dire:
Non son pi io a vivere in me, ma il Cristo (Gal 2, 20)
ne consegue che egli pu e deve usare l altra invocazione:
Non son pi io a pregare, ma il Cristo che lo fa in me .
Come Cristo, sotto l impulso dello Spirito si rivolgeva al
Padre collappellativo Abba , usato dai figli per chiamare
il loro padre, cos il cristiano, nel medesimo Spirito, pregher
il Padre nei Cieli col medesimo nome di Abba .
quanto s. Luca ha voluto mettere in rilievo, sostituendo nel
l orazione domenicale la formula giudaica di s. Matteo: Pa
dre nostro che sei nei cieli con quella pi consona allo spi
rito cristiano di Padre ( n d re g cio Abba): venga il tuo
regno (Le 11, 2). Evidentemente s. Paolo vede in questa in
vocazione l espressione pi tipica della nostra filiazione, come
testimonianza che lo Spirito Santo in persona rende, assieme
a noi, allamore del Padre. Non un semplice amore paterno,
ma l amore stesso del Padre con il quale Egli ama il Figlio
suo e noi in lui (Rrn 8, 16). Ora per s. Paolo il dono dello
Spirito che trasforma i cristiani in autentici figli di Dio resta
in pari tempo la base della libert del cristiano: E prova che
siete figli si che Dio mand lo Spirito del Figlio suo nei
vostri cuori, il quale grida: Abba, Padre! (Gal 4, 6-7).
Voi certo siete stati chiamati alla libert, o fratelli (Gal
5, 13).
Filiazione divina, dono dello Spirito e libert sono con
cetti tra loro uniti sia in s. Paolo che nel restante mondo giu
daico. Anche per il giudaismo Israele restava un popolo di
uomini liberi per la sua prerogativa d essere considerato il
Figlio primogenito di Dio in forza dellAlleanza sul Monte
70

Sinai e in virt della legge della quale egli era stato da Dio
beneficato (Es 4, 22).20
Al popolo dellantica Alleanza e alla sua pretesa di pos
sedere in esclusiva la libert della legge s. Paolo contrappone
dunque il popolo della nuova Alleanza, fatto libero per il
dono dello Spirito , da lui ancor meglio descritto nel
l Epistola ai Romani (8, 2) la legge dello Spirito della
vita .
In questa formula coraggiosa egli fonda due oracoli:
quello di Geremia preconizzante la nuova Alleanza sotto
la forma di dono di una legge interiore, scolpita, non pi su
tavole di pietra, ma nellintimo del cuore: Porr la mia
legge nel loro intimo, la scriver sul loro cuore (Ger 31, 33);
l altro di Ezechiele che, riprendendo le parole di Geremia,
definisce ancora meglio la portata di questo dono dellera
messianica, il dono dello Spirito di Jahweh: Porr in voi il
mio Spirito (Ez 36, 27).
IV
L a d i l u c i d a z i o n e d i s a n T o m m a s o d A q u i n o

Meglio di ogni altro, s. Tommaso riuscito a dilucidare


il concetto di libert cristiana in s. Paolo, in termini semplici
e chiari allo stesso tempo, tornando ripetutamente sullargo
20 Cos nel Lev. 26, 13 c i LXX traducono: Vi ho fatto uscire dalla
terra dEgitto, dallo stato di schiavit ; e il Targum: Vi ho condotto in
libert . Per il giudaismo dallora e di oggi la festivit pasquale la festa
della libert. P. Le Deaut riporta un detto di R. Gamaliel, prima della
distruzione del Tempio, e passato in seguito nel rituale pasquale, che ci
descrive l Esodo come un passaggio dalla schiavit alla lib e rt ... dalle
tenebre alla luce e dalla servit allaffrancamento; e una eco se ne ritrova
poi nellOmelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi (La N uit Pascale,
p. 234).

71

mento nei suoi commenti alle Lettere ai Romani e ai Corinti,


al passo di Geremia riportato nella lettera agli Ebrei ed in
fine nella Somma Teologica , dalla questione 106 a 108
della I-IIae. Fermiamoci sui brani del suo commento sulle
lettere, ed in particolare su quello della II ai Corinti 3, 17:
Dov lo Spirito l si trova la libert .
Egli inizia col definirci l uomo libero, contrapposto allo
schiavo, per la loro diversa condizione di figlio e schiavo.
Libero l uomo che appartiene a se stesso, schiavo colui
che appartiene ad un altro, a lui subordinato per eseguire
sempre ci che gli viene comandato e non ci che gli piace.
In questo senso, dice s. Tommaso, chiunque agisce spon
taneamente agisce anche liberamente: ma chi riceve il suo
impulso da un altro al di fuori di lui, non agisce liberamente.
Non che si comporti male o che faccia peccato, solo che non
agisce in condizioni duomo adulto, bloccato com dal suo
stato di bambino. Netta la conclusione: Chi scansa il male
non per quel che di brutto racchiude in s, ma solo perch
si sente vincolato da un precetto, questi non libero. Chi
rinuncia a qualcosa per il solo motivo della sua proibizione,
fa bene a non trasgredire il divieto, per non si comporta
da uomo libero. risaputo d altronde che per s. Tommaso,
a differenza di Occam, il male non tale perch proibito da
Dio, ma al contrario Dio lo vieta perch tale; e arriva
fino al punto di formulare che il peccato non suonerebbe of
fesa a Dio se, per ipotesi, non si opponesse al bene delluomo.
In contraccambio libero solo colui che evita il male, perch
male. Nel divieto potr trovare il mezzo per avvertire il
male insito nella cosa proibita, ma per comportarsi da uomo
libero si richiede una propria sua coscienza, che lo qualifichi
a decidere in virt d una propria sua convinzione.
72

qui che s. Tommaso viene a dirci che proprio questo


l operato dello Spirito Santo, fatto non di semplici ordini o
interdizioni esterne, ma consistente in una sua azione inte
riore rinnovatrice, che ci comunichi un dinamismo nuovo
( mentem perficit per habitum bonum ), che renda possibile
la rinuncia al male per amore. Nasce cos la sua libert,
non come un risultato della sua sottomissione alla volont di
Dio, ma perch un dinamismo interiore suo lo porta a fare
quello che Dio comanda. il caso della madre, a meno
che non sia snaturata, che nel suo totale rispetto per la
legge si astiene dalluccidere il figlio solo per l amore che
porta verso di lui e non per la sottomissione al Decalogo,
sempre pronta a morire per lui, in un grado di ottemperamento cos elevato che vada molto al di l della semplice let
tera: il precetto della legge si adempito in essa (Rm
8 , 4).21
S. Paolo e s. Tommaso sono cos concordi nelPaffermare
che il cristiano libero perch il suo agire non condizio
nato da una legge che venga dal di fuori, ma piuttosto perch
mosso da un impulso che scaturisca dallintimo della sua
natura spiritualizzata: Se siete animati dallo Spirito, non
siete sotto la legge (Gal 5, 18).
Ambedue dunque, a pari passo con Geremia, mettono in
netta opposizione le due morali. Da una parte la morale nel
suo essenziale rapporto ad una norma esterna, detta comune
mente legge. Il bene consiste nella sua conformit ad essa;
il male ci che ne discorda. Dallaltra parte, una morale
21 Sulla libert cristiana, vedasi per esempio il capitolo dal titolo
et loi de l Esprit selon saint P a u l in I . d e l a P o t t e r i e e
S. L y o n n e t , L a V e selon VEsprit, condition du chrtien, pp. 169-195; trad.
italiana, pp. 197-230.
L ib e r t

73

che si definisce essenzialmente per il suo rapporto ad una


esigenza interiore, provocata nellintimo del cristiano dallo
Spirito di Cristo e del Padre. Non fa meraviglia che qui si
tratta di unesigenza di amore, perch lo Spirito Santo non
altro che l amore reciproco del Padre e del Figlio: amore
che dal Padre si riversa sul Figlio e sullumanit intera da
lui assunta. Amore che Cristo ha trasfuso in noi nel mistero
dellEucaristia, come lui stesso ebbe a dichiarare al Padre
al termine della sua preghiera sacerdotale: ... affinch l amore
col quale mi hai amato sia in loro ed io in essi (Gv 17, 26),
e del quale egli volle fare il comandamento base, l unico
segno capace di fare riconoscere quali siano in realt i suoi
discepoli: Vi do un comandamento nuovo: di amarvi gli
uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei disce
poli: se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13, 34-35).
Non possiamo fare a meno di ricordare, a questo punto,
il magnifico testo della Costituzione dogmatica sulla Chiesa
nella quale il Concilio Vaticano II arriva a definire la condi
zione del cristiano, nella sua essenza, basandosi unicamente,
come in s. Paolo, sulla libert, che scaturisce in noi per opera
dello Spirito Santo e che rimane come richiamo allunica
legge valida per il cristiano di amare come Ges ha amato:
il popolo (messianico) ha per condizione la dignit e la
libert dei figli di Dio nel cuore dei quali abita lo Spirito
Santo come in un tempio. Ha per legge il nuovo comanda
mento di amare come ci ha amato Ges (Gv 13, 34) .22
Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lum en G entium , n. 9.

V
L a p r e s e n z a d i M a r i a S s .m a n e l l o p e r a d i s a l v e z z a

In questo prolungato esposto su quanto il Nuovo Testa


mento ci dice in relazione al ruolo dello Spirito Santo nellopera
di salvezza, non stato perso di vista il Centenario da noi cele
brato. Sempre dobbiamo tenere presente che fu proprio al
Cenacolo che gli Apostoli erano riuniti attorno a Maria per
prepararsi a ricevere il dono dello Spirito Santo nel giorno della
Pentecoste. In quel giorno sinizi la terza fase del disegno sal
vifico di Dio, che Luca poi simpegner a descrivere nel suo
sviluppo. Anche se nel suo vangelo s. Giovanni non fa cenno
della presenza di Maria alla seconda tappa , al momento
cio del battesimo di Cristo, per compenso egli ci offre un
indubbio attestato della sua presenza a Cana, cos efficace che
Ges in seguito al suo intervento oper il suo primo mira
colo, rivel la sua gloria , determinando con questo la
fede dei suoi discepoli in lui (Gv 2, 1-11). Per quanto poi
riguarda la prima fase o tappa , essa si svolse tutta nel
seno verginale di Maria, quando essa per opera dello Spirito
Santo concep l Unico Mediatore, l Uomo-Dio, capace di tra
smetterci non pi una legge esterna, come fece Mos sul
Sinai, ma lo Spirito proprio di Dio.
Sappiamo inoltre quale sia stato il Buon Consiglio ,
che lo Spirito del Suo Figlio sugger alla madre al momento
dellincarnazione nel suo seno verginale: In quei giorni
Maria si mise sollecitamente in viaggio per andare verso In
montagna, in una citt di Giuda (Le 1, 39). Non appena
saputo dallangelo Gabriele che sua cugina Elisabetta aticn
deva un bambino, sua prima premura fu di mettersi in vi:i}>

gio per portarle la sua assistenza. Leffetto pi inatteso, im


previsto anche per Maria stessa, di questo suo gesto carita
tevole, fu la santificazione di Giovanni Battista. Con Maria
intermediaria, Giovanni Battista riempito di Spirito Santo
fin dal seno della madre (Le 1, 15).
Anche per noi lo Spirito Santo, secondo il motto di
s. Paolo, far sentire la sua ispirazione di metterci al ser
vizio dei nostri fratelli. Mediante la carit, da s. Paolo gi
indicata come il primo frutto dello Spirito (Gal 5, 22), met
tetevi a servizio gli uni degli altri (Gal 5, 13). Il risultato,
anche se non ricercato e imprevisto, sar una nuova comuni
cazione di vita dello Spirito al mondo, che affretter l unit
di tutti i cristiani, anzi di tutti gli uomini: quella unit
che Cristo chiese al Padre.

76

REV. P. LUIGI CIAPPI, O.P.

L INCARNAZIONE
E LO SPIRITO SANTO

I
C he

c o s

I n c a r n a z i o n e ?

e interroghiamo la S. Liturgia natalizia, la cui eco risuona


ancora dolcemente alle nostre orecchie, essa ci risponde
esclamando: O admirabile commercium! Creator generis
humani, animatum corpus sumens, de Virgine nasci dignatus
est; et procedens homo sine semine largitus est nobis suam
Deitatem . S, l Incarnazione veramente un meraviglioso
incontro di realt divine ed umane. il Creatore del genere
umano, il Verbo del Padre, che assume un corpo concepito
da una Vergine, per donarci la sua Divinit. Da parte del
l umanit, corrisponde l offerta di tutta se stessa, delle sue
grandezze e, purtroppo, anche delle sue miserie, ad eccezione
dellignoranza, della concupiscenza e del peccato.
La Chiesa Latina ha avuto nel papa s. Leone Magno I il
teologo e il cantore per eccellenza del mistero dellIncarnazione. Scrivendo, infatti, una lettera apostolica ( Lectis dilectionis tuae ) a Flaviano, patriarca di Costantinopoli, il 13 giu
gno 449, il vescovo di Roma e successore di Pietro comunicava
con queste scultoree frasi la fede della Chiesa d Occidente:
Salve, perci, le doti di ciascuna natura e convenendo le due
nature, la divina e l umana, in una sola persona, l umilt
stata assunta dalla maest, l infermit dalla potenza, la morta
lit dalleternit. ... E quindi, nellintegra e perfetta natura
di un vero uomo nato un vero Dio, completo nelle sue pre
rogative e completo nelle nostre. Poich colui che vero Dio,

79

egli stesso vero uomo, e in questa unit di persona non si cela


alcun inganno, coesistendo armonicamente la bassezza del
l uomo e la sublimit di Dio. Infatti, come Dio non soffre
alterazione alcuna venendo in soccorso dellumana miseria,
cos l uomo non si perde nella dignit cui elevato... E come
il Verbo non si allontana dalla uguaglianza della gloria pa
terna, cos la carne non abbandona la natura della nostra stirpe
umana .
Ma, oltre ad essere una mirabile congiunzione di realt
divine ed umane, l Incarnazione un mistico matrimonio tra
il Figlio di Dio e l umana natura ,* al quale ha dato il suo
libero consenso l umile fanciulla di Nazareth, M aria; matri
monio che ha avuto, perci, come talamo il seno purissimo di
lei. questa una bella, consolantissima verit, che il Concilio
Vaticano II ci ha ricordato, e che in molti antichi scrittori
dellOriente e dellOccidente ha avuto i primi testimoni.2 Ad
essi fecero poi eco, nel Medio Evo, s. Tommaso, e, ai giorni
nostri, Leone XIII.3 Nella Cost. dogm. Lumen Gentium, i
padri del Vaticano II si sono lim itati ad affermare: Volle il
Padre delle misericordie, che l accettazione della predestinata
madre precedesse l Incarnazione, perch cos, come una donna
aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a
dare la vita (cap. V i l i , n. 56).
In verit, se ben riflettiamo, l unione del Verbo di Dio
' Sum . Theol., P. 3, q. 30, a. 1, c.
S. P r o c l o , Oratio I : PG 65, 682; S. A n d r e a d i C r e t a , H om il.
in A nnunt. B. M ariae, in Opera omnia S. Ioannis Damasc. , ed. Migne,
1860, col. 855; S. G i o v a n n i D a m a s c ., In N ativit. B. V. M ariae, homil. 1:
Migne, II, col. 67; S. A g o s t i n o , In Epist. S. Ioannis ad Parthos, tract. I,
c. 1, n. 2: P L 35, 1979.
3 C f . Enc. O ctobri mense (22 settembre 1891) in A . T o n d i n i , Le En
cicliche M ariane, Roma 1950, p. 134.
2 C f.

80

con l umana natura, gi prefigurata nel Cantico dei Cantici, ha


costituito uno spirituale, ma vero e perfettissimo connubio,
poich esso fu monogamico, indissolubile e quanto mai fe
condo. Fu anzitutto monogamico, poich, pur potendo tutte
e tre le divine persone: Padre, Figlio e Spirito Santo, assu
mere, cio unirsi alla natura umana, concepita da M aria, e cos
tutte e tre divenire un solo uomo, di fatto, come osserva
s. Tommaso,4 l unione non avvenne se non tra il Verbo e
l umana natura, secondo la chiara professione del Simbolo
Atanasiano: La fede retta vuole che crediamo e confes
siamo che il Signore Ges Cristo, Figlio di Dio, Dio e
uomo : rimasero quindi estranei alla cos detta unione ipo
statica o personale sia il Padre che lo Spirito Santo.
Ma oltre che monogamico, il connubio divino-umano fu,
e sar per tutta l eternit, indissolubile. Il Verbo di Dio,
cio, mai abbandoner la nostra natura, assunta nel seno di
Maria. I doni di Dio, infatti, non sono cose che soggiac
ciano a pentimento , come ci ricorda s. Paolo (Rm 1, 11).
Ma quale dono pi grande ed ineffabile, fatto da Dio alluma
nit, del suo Figlio Unigenito? Sarebbe allora unoffesa alla
sapienza, alla bont e allonnipotenza del Verbo di Dio il
dubitare chegli possa o voglia rimanere per sempre figlio
della Vergine Madre, nostro fratello in Adamo.
Finalmente l Incarnazione risplende agli occhi della no
stra fede come un matrimonio spirituale quanto mai fecondo.
Deus factus est homo, ut homo fieret Deus: Dio s fatto
uomo, esclama s. Agostino, affinch l uomo diventasse Dio .5
Ed invero, l uomo divenuto in Ges anzitutto Dio,
1 Cf. Sum. Theol., P. 3, q. 3, a. 6, c.
5 Serm. 208 de N ativitate D om ini: P L 38, 1925; In N ativ. D om ini : PL
38, 1012.

81

avendo il Verbo donato al frutto della Vergine la sua stessa di


vina persona ed avendo fecondato l umana natura con una in
comparabile pienezza di grazia e di verit. Ma, con Ges e per
Ges, tutti gli uomini sono chiamati a divenire altrettanti
di, partecipi cio della natura e delle perfezioni divine per
effetto della grazia santificante. Voi siete di e figliuoli dellA l
tissimo tutti! (Sai 81, 6). questa la sublime verit, asserita
nellAntico Testamento e che Cristo ricord ai suoi contrad
dittori giudei (cf. Gv 10, 34). S, rigenerati nel Battesimo
alla vita divina, siamo divenuti figli adottivi della SS. Trinit
e fratelli di Ges Cristo, dalla cui pienezza tutti abbiamo rice
vuto, e grazia su grazia (Gv 1, 15). Soltanto nella visione beata
del cielo potremo contemplare tutta la fecondit dellIncarnazione, conoscere cio pienamente le meraviglie operate dal
Verbo di Dio nellumanit sacrosanta di Ges, i tesori innu
merevoli di grazia da lui, Capo del Corpo mistico, riversati
su tutte le sue membra, da Adamo, fino allultimo degli uomini
redenti.
Vista in questa luce di somma, inscindibile, fecondissima
unione, l Incarnazione appare veramente al nostro sguardo
di credenti come il pi straordinario dei prodigi, la meraviglia
delle meraviglie. Nella concezione di Cristo, scrive s. Tom
maso, si avuto il miracolo dei miracoli: miraculum omnium
miraculorum, cio l unione di due nature (divina ed umana)
in una sola persona .6
Ma allora urge il quesito, ch il tema di questa confe
renza. Se l Incarnazione ha avuto come protagonista il Figlio
di Dio, poich lui solo, tra le Persone della SS. Trinit, ha
Iti I I I Sent., d. 3, q. 2, a. 2, c.; Contr. G ent., I. IV, c. 27.

82

preso umana carne nel grembo immacolato di Maria, quale


intervento vi ha avuto e quale influsso vi ha esercitato lo
Spirito Santo?
II
Lo

S p ir it o

S an to

I n c a r n a z io n e

Se interroghiamo i Vangeli di Matteo e di Luca, dobbiamo


ammettere candidamente che essi, da soli, non ci forniscono
una risposta chiara e soddisfacente. Infatti, possono applicarsi
al caso nostro le parole con le quali il Concilio Vaticano II
ha posto fine ad un acceso dibattito sorto in seno alle com
missioni e alle congregazioni conciliari. La S. Scrittura, di
chiara la Cost. dogm. Dei Verbum, parola di Dio in quanto
scritta per ispirazione di Dio; la parola di Dio, affidata da
Cristo e dallo Spirito Santo agli apostoli, viene trasmessa in
tegralmente dalla Tradizione ai loro successori, affinch que
sti, illuminati dallo Spirito di verit, con la loro predicazione
fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; ac
cade cos che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose ri
velate non dalla sola Scrittura. Perci l una e l altra devono
essere accettate con pari sentimento di piet e di riverenza
(n. 9).
Possiamo, dunque, ritenere che nei testi di Matteo e di
Luca in qualche modo insinuato l intervento dello Spirito
Santo nel mistero dellIncarnazione; ma la certezza e la spie
gazione di tale intervento ci vengono dalla Tradizione e dal
Magistero della Chiesa.
Vediamo allora brevemente come il piccolo seme della
rivelazione divina sul rapporto tra lo Spirito divino e l Incar
nazione seme accolto da Maria nel fertile giardino della sua
83

amorosa memoria sia stato poi da lei stessa comunicato a


parenti, ad amici, ai primi discepoli, forse direttamente a
Luca, e da questi trasmesso, nel suo diligentissimo Vangelo,
ai primi fedeli, ai padri antichi, ai dottori e teologi, che lo
hanno assimilato, sviluppato, portandolo a quella piena matu
rit che ci offerta da Leone XIII nella Enciclica Divinum
illud munus.
La Chiesa, infatti, ha imitato anche in ci l esempio della
sua celeste Madre. Come Maria, testimone diretta e attrice nei
fatti dellAnnunziazione dellAngelo e della Nascita di Ges,
conservava in cuore tutte queste cose e le meditava (Le 2, 19),
cos i cristiani, lungo il corso dei secoli, hanno riflettuto sui
fatti e sulle parole, di cui intessuta la storia dellIncarnazione
del Verbo, allo scopo di dare al piccolo seme della rivelazione
divina, racchiuso in quei fatti e in quelle parole, la piena fio
ritura e la fecondit d un grande albero. Ma chi stato l Autore
principale di questo mirabile sviluppo di comprensione della
verit divina nelle menti cattoliche? Lo Spirito Santo, come
ci assicura il Vaticano II nella Cost. Dei Verbum : Affinch
poi l intelligenza della rivelazione diventi sempre pi profonda,
lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per
mezzo dei suoi doni .7
Seguiamo, allora, in un rapido sguardo, le grandi linee di
questo progresso della fede cattolica nella conoscenza dei rap
porti tra lo Spirito Santo e l Incarnazione, dalla testimonianza
biblica al magistero vivo della Chiesa.
1. La testimonianza dei Vangeli
S. Matteo, nel cap. I del suo Vangelo, scritto nellanno 50
circa, dopo Cristo, racconta: La nascita di Ges avvenne in
7 Costituzione dogmatica D ei V erbum , n. 5.

84

questo modo. Essendo Maria, sua madre, fidanzata a Giuseppe,


prima che fossero venuti ad abitare insieme si trov che ella
aveva concepito per virt dello Spirito Santo (v. 18). Quel
che nato a lei assicura l angelo a Giuseppe, in sogno
opera dello Spirito Santo (v. 20).
S. Luca pi esteso nella narrazione, ma non pi esplicito
nel dirci chi sia il misterioso Spirito Santo. Ecco il racconto:
Maria disse allangelo: Come avverr questo, se io non co
nosco uomo? . L angelo le rispose: Lo Spirito Santo scender
su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprir con la sua ombra
e perci il santo che nascer da te sar chiamato Figlio di Dio
(1, 34-35).
Qual il senso esatto dellespressione Spirito Santo nei
testi dei due Sinottici? Giuseppe Schmidt, uno dei pi stimati
commentatori moderni di s. Luca, spiega: Lo stesso Spirito
Santo, ossia la forza creatrice di Dio (cf. Sai 104, 30), scender
su Maria e la forza dellAltissimo l adombrer... Secondo il
parallelismo dei membri, lo Spirito Santo e la potenza di Dio
sono sostanzialmente equivalenti (cf. At 10, 38). Il testo parisi
di una attivit divina nei confronti di Maria. Ma ci non per
mette di trarre qui la conclusione che esista una terza persona
divina oltre al Padre ed al Figlio. In realt Spirito Santo
non porta l articolo .8
Il grande esegeta p. Lagrange, O. P., fondatore dellIsti
tuto biblico di Gerusalemme, commentando il testo lucano
aveva scritto: Questa volta si ha la piena luce, quella al
meno che proietta nella nostra intelligenza un mistero ciu
di gran lunga la sorpassa. Il Figlio che deve nascere non
8 L E vangelo secondo S. Luca, Morcelliana, Brescia 19 6 1, pp. 63-6-1

avr altro Padre che Dio. Certamente non l operazione di


vina nel seno di Maria che ne far quello che Egli gi, il
Figlio di Dio, la cui generazione eterna, e il Messia non
avr altra personalit che Lui .9
Sia, per, il p. Lagrange che l altro illustre esegeta, F. Prat,
S. I., non osano asserire che nei testi di Matteo e di Luca
si abbia la rivelazione chiara della presenza di una terza
persona divina nellopera deHIncarnazione.'0
2. La testimonianza dei ss. padri
Se dal nudo Vangelo passiamo ai padri dellOriente e
dellOccidente, considerati come testimoni insigni della Tra
dizione divina, costatiamo con gioia che la debole fiamma
biblica divenuta nei loro scritti lampada fulgente. Essi, in
fatti, intuirono un nesso intimo (la cos detta analogia
fidei ) tra i testi dellInfanzia e quelli dove si parla dei
rapporti tra il Verbo Incarnato e lo Spirito Santo, presentato
come essere divino ben distinto o personale. Attrasse parti
colarmente la loro attenzione il racconto del Battesimo di
Ges, che Luca cos esprime: E discese lo Spirito Santo so
pra di Lui in sembianza corporea, a guisa di colomba, e venne
dal cielo una voce, che diceva: Tu sei il mio Figliuolo di
letto, in te ho riposto le mie compiacenze (Le 3, 22;
cf. Mt 3, 16; Gv 1, 32). Confrontando questo passo con
altri del Nuovo Testamento, nei quali confermato il rap
porto consostanziale, personale tra lo Spirito Santo e il Padre
e il Figlio, i padri trassero la facile conclusione che anche
nelle parole dellarcangelo Gabriele lo Spirito Santo era al
9 L Evangelo di Ges C risto, Morcelliana, Brescia 1947, pp. 16-17.
10 Ges Cristo, Editrice Fiorentina, Firenze 1945, pp. 64-65.
8 6

meno insinuato, e pertanto nei loro commenti al Vangelo di


s. Luca presentano lo Spirito Santo come la terza persona
della SS. Trinit. Cos, ad esempio, tra i padri orientali:
s. Sofronio di Gerusalemme (5 5 0-6 3 8 );11 Anastasio I, pa
triarca di Antiochia (sec. v i) ;12 s. Germano, patriarca di Co
stantinopoli (6 3 5-7 3 3 );13 tra i padri latini, s. Ambrogio, ve
scovo di Milano (3 3 3-3 9 7 );14 s. Agostino (3 5 4-43 0);15 s. Beda
venerabile (673-735).16
3. La testimonianza dei dottori e dei teologi
Portavoce e rappresentante di tutti, per la Chiesa latina,
s. Tommaso, che Pio XI proclam dottore comune o uni
versale della Chiesa,17 e che il Concilio Vaticano II ha con
fermato come il maestro per eccellenza della teologia catto
lica speculativa.18 Al quesito: Se la concezione di Cristo, cio
l Incarnazione, sia da attribuirsi allo Spirito Santo, PAquinate, appellandosi allautorit di s. Luca, risponde in modo
affermativo, scrivendo: Si deve dire che tutte e tre le
persone della SS. Trinit hanno cooperato alla concezione
del corpo di Cristo. Tuttavia essa attribuita allo Spirito
Santo per le tre seguenti ragioni: l a: Tale intervento ha un
nesso intimo con il motivo ispiratore dellTncarnazione da
parte di Dio. Lo Spirito Santo, infatti, l Amore del Padre e
11
12
13
14

Serm. in
Serm. in
Serm. in
Exp. Ev.

A n n untiationem : PG 87, 3274.


A nnunt. M ariae : PG 89, 1387.
Annunt. SS. D eip arae : PG 98, 322.
sec. Lue. II, 15: S. A m brosii M ediolan. Opera, ed. Brepols,

1957, p. 38.

15
16
17
18

E nchiridion, c. 4 0 : PL 40, 252.


In Lue. Evang. Exp. I, 35: Bedae Ven. Opera, ed. Brepols, 1960 , p. 33.
Lettera Enciclica Studiorum D ucem : AAS 15, 1923, p. 3 14.
Decreto O ptatam totius, n. 15 C.

87

del Figlio. Ora evidente che l amore sommo di Dio per


l umanit che ha spinto il Figlio suo ad assumere carne umana
nel seno della Vergine Maria, come afferma s. Giovanni: In
fatti Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figliuolo
unigenito (3, 16). - 2a-, Lintervento dello Spirito Santo ha al
tres un nesso intimo con il motivo dellIncarnazione da parte
della natura assunta. La presenza, invero, dello Spirito Santo
nel mistero del Dio umanato, sta ad indicare che la nostra
natura stata assunta dal Figlio di Dio in unit di persona
non in ricompensa di precedenti meriti, ma per pura grazia
e liberalit: ora la grazia un dono celeste che si suole attri
buire, come ad autore, allo Spirito Santo. - 3a: Lintervento
personale dello Spirito Santo ha un rapporto intimo col ter
mine dellIncarnazione, la quale tendeva, come al suo ter
mine o traguardo, a far s che l uomo, concepito da Maria,
fosse insieme santo e Figlio di Dio. Orbene, sia la figliolanza
divina che la santit si sogliono attribuire, come a prima
sorgente, allo Spirito Santo. per lui, infatti, che gli uomini
divengono figli di Dio, come ci assicura s. Paolo: Perch siete
figli, mand Iddio lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori,
il quale grida Abba {Padre) {Gal 4, 6). Egli altres, secondo
l Apostolo, lo Spirito di santit {Rm 1, 4). Perci, come gli
altri uomini sono santificati spiritualmente dallo Spirito Santo
affinch divengano figli adottivi di Dio, cos Cristo per virt
dello Spirito Santo fu concepito nella santit, come si con
veniva al Figlio naturale di Dio... E lo stesso angelo annunziante, poich aveva detto: Lo Spirito Santo scender in te,
conchiuse: Perci il santo che nascer da te sar chiamato
Figlio di Dio .19
19 Sum. Theol., P. 3, q. 32, a. 1, c.
8 8

4. La conferma da parte del Magistero della Chiesa


Leone XIII, avendo ravvisato nelle parole di s. Agostino
e di s. Tommaso l eco della Tradizione sempre viva nella
Chiesa, l ha cos confermata nella Enciclica Divinum illud
munus, del 9 maggio 1897:
Fra tutte le opere esterne di Dio eccelle il mistero del
Verbo Incarnato, poich in esso risplende talmente la luce
delle divine perfezioni che nulla si pu immaginare di pi
alto, nulla di pi salutare per l umana natura. Orbene, una
opera tanto sublime, bench sia stata compiuta dalle tre
Persone della SS. Trinit, la si attribuisce, come propria, allo
Spirito Santo, conforme ai Vangeli che, parlando della Ver
gine, affermano: Si trov che ella aveva concepito per virt
dello Spirito Santo ; e: Ci che in essa nato, opera dello
Spirito Santo (Mt 1, 18. 20). Ed a buon diritto che tale
concezione attribuita a Colui che l amore del Padre e del
Figlio, essendo questo grande mistero della piet (1 Tim
3, 16) il capolavoro della carit immensa di Dio per gli uo
mini, giusta le parole di Giovanni: Dio ha talmente amato
il mondo da dare il suo Figliuolo (Gv 3, 16). Unaltra ra
gione che giustifica tale attribuzione allo Spirito Santo il
fatto che per l Incarnazione la natura umana stata elevata
alla congiunzione personale col Verbo: dignit, questa, non
dovuta a merito alcuno, ma del tutto gratuita, e quindi deri
vante da donazione, quasi propria, dello Spirito Santo. A
questo proposito Agostino afferma: Il modo verginale col
quale nato Cristo per virt dello Spirito Santo, richiama
la nostra attenzione sulla grazia di Dio, per la quale la natura
umana (concepita da Maria), senza alcun precedente suo
merito, fu congiunta al Verbo di Dio in unit di persona cos
89

grande, da essere il Figlio di Dio lo stesso che il Figlio del


luomo, e il Figlio delluomo lo stesso che il Figlio di Dio .2l>
E inoltre da notare prosegue il Papa che per opera del
Divino Spirito non soltanto si comp la concezione di Cristo,
ma anche la santificazione della sua anima: santificazione,
che nei Libri Santi chiamata unzione ( At 10, 38). A chi
consideri attentamente quanto abbiamo detto conclude
Leone XIII non recher alcuna meraviglia che tutti i ca
rismi del divino Spirito siano affluiti nellanima di Cristo. In
Lui, infatti, alberg in misura eccezionalmente piena, nel
grado cio pi alto e con la massima efficacia possibile, la
grazia; in Lui si riversarono tutti i tesori di sapienza e di
scienza, le grazie cos dette gratis datae , le virt ed asso
lutamente tutti i doni che furono sia preannunziati dal pro
feta Isaia (4, 1; 11, 2-3), sia simboleggiati da quella sor
prendente colomba, che apparve sulle rive del Giordano, al
lorch Cristo col suo Battesimo consacr quelle acque in
vista di un novello sacramento .21
Non appena, dunque, l anima di Ges fu creata dal nulla,
per opera delle tre Divine Persone, infusa nel corpo conce
pito da Maria e nello stesso istante assunta dal Verbo di Dio
in unit di persona, cio di un io sussistente anche nella
natura umana e in questa e per essa operante, si verific
l oracolo di Isaia: E uscir un rampollo dal ceppo di lesse,
e un germoglio spunter dalla sua radice. E si poser su di
lui lo spirito del Signore, spinto di sapienza e di intelletto,
spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di piet,
e lo spirito del Signore lo riempir (Is 11, 1-2).
20 Enchiridion, c. 40: P L 40, 10 12 ; cf. S. T o m m a s o , Surn. Theol.,
P. 3, q. 32, a. 1.
21 A cta Leonis X III, P. M ., voi. XVII, 1897, pp. 131-132.

90

Contemplata allora nella luce delle prerogative proprie


dello Spirito Santo, ch frutto di amore tra il Padre e il
Figlio, Dono personale di entrambi allumanit, Santit infi
nita, l Incarnazione rifulge dinanzi agli occhi della nostra
fede come un capolavoro di immenso amore, di assoluta gra
tuit e di piena santificazione.
L arte cristiana testimone anchessa della comune cre
denza ha rappresentato il nesso speciale tra l Incarnazione
e lo Spirito Santo dipingendo una colomba che si libra, quale
simbolo del divin Paracleto, sulla Vergine Annunziata. R i
tornano qui alla memoria le innumerevoli Annunziazioni,
nelle quali la celeste colomba domina d allalto la scena: dall Annunziazione ritratta in mosaico sullarco trionfale di
S. Maria Maggiore (432-440), alle Annunziazioni bizantine,
a quelle del Medio Evo, del Rinascimento, dei secoli poste
riori, fino alle Annunziazioni dipinte dagli artisti dei paesi
di missione.
Cantore della gratuit delPIncarnazione, vale a dire del
l intervento speciale che in essa vi ebbe lo Spirito Santo,
Alessandro Manzoni, che nellInno II Natale apostrofa con
questi versi il Divino Infante:
E Tu degnasti assumere
questa creata argilla?
Qual merto suo, qual grazia
a tanto onor sortilla?
Se in suo consiglio ascoso
vince il perdon, pietoso
immensamente Egli .22
22 I I N a t a l e , s t r o f a 8 a .

91

S, veramente il Verbo di Dio stato immensamente pie


toso e misericordioso verso l umanit, perch descendit de
caelis et incarnatus est: disceso dal cielo e si incarnato .
Egli, come ricordava l apostolo ai cristiani di Filippi: essendo
nella forma di Dio, non credette che fosse una rapina il suo
essere uguale a Dio: ma annichil (eknosen = svuot) se
stesso, presa la forma di servo, fatto simile agli uomini (Fil
2, 6-7).
Oggi, putroppo, si andata diffondendo l idea, proposta
non come semplice ipotesi, ma come tesi, che l Incarnazione
non sia stata un gesto di amore del tutto gratuito e miseri
cordioso da parte del Figlio di Dio, che dalle sublimit del
cielo della Divinit disceso nellabisso profondo delluma
nit peccatrice, ma piuttosto il termine di unevoluzione re
dentrice, ascendente dalla materia sino allo spirito umano,
cio Cristo, e sarebbe l omega, cio il termine. No, anche se,
dato e non concesso, con argomenti scientifici e filosofici si
giungesse a dimostrare unevoluzione cosmica ascendente che
avrebbe avuto come vertice una Superumanit, tali argomenti
non varranno mai a convincerci che questa Superumanit ha
avuto un diritto, un bisogno, una connaturale aspirazione ad
unirsi in unit di persona a Dio.23 Contro l emanazione di
scendente dallUno, e quindi panteistica, proposta nel sec. in
dal neo-platonico Plotino,24 e contro l evoluzione ascendente
fino a Cristo, Uomo-Dio, proposta da un illustre paleontologo
moderno, con l ottima intenzione di conciliare pi facilmente
la rivelazione e la scienza, dobbiamo adorare nelPlncarnazione il riflesso delle prerogative dello Spirito Santo, ritenere
23 Cf. O. A. R a b u t , O. P., Incontro con T heilhard de C hardin, Torino,
Boria, 1965.
24 Enneadi, I, 8, 3; II, 48; III, 88; trad. it. di V. Cilento, Bari 1947-49.

92

cio che il Figlio di Dio, per puro amore, disceso dal cielo
per assumere l umana natura, ed elevare luomo fino a s, e
donargli la santit e la figliolanza divina. Essere unita a Dio
in unit di persona, scrive s. Tommaso, non fu cosa che si
addicesse alla carne umana, considerata nella sua natura: per
ch ci trascendeva la sua dignit. Fu, per, conveniente
che Dio, per impulso dellinfinita eccellenza della sua bont,
assumesse la carne umana allo scopo di salvarla .25
al buon consiglio del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo che dobbiamo la nostra elevazione e la nostra salute. A
Dio, perci, va in primo luogo la nostra immensa gratitudine;
e, dopo Dio, a Colei che a buon diritto salutata Madre
del buon consiglio , perch vera Madre di Colui, che la
s. Liturgia saluta: Magni consilii Angelus : l Ambasciatore
del grande consiglio, Cristo Salvatore.
25 Sum. Theol., P. 3, q. 1 , a. 1 , ad 2.

93

ROBERTO MASI

RAPPORTI
TRA LO SPIRITO SANTO
E MARIA SANTISSIMA
IN ORDINE ALLINCARNAZIONE

C o n cep

di

S p ir it o

S anto

on fede, con devozione, con venerazione leggiamo il testo


sacro: Lo Spirito Santo scender su di te e la potenza
dellaltissimo ti adombrer, perci anche il bambino che na
scer sar santo e chiamato figlio di Dio (Le 2, 35).
Noi ripetiamo questa fede nel Credo: Si incarn per
opera dello Spirito Santo, nella Vergine Maria, e divenne
uomo .
Nella bella preghiera dell Angelus ripetiamo ogni giorno:
LAngelo del Signore annunzi a Maria, che concep di
Spirito Santo. Ecco l Ancella del Signore, sia fatto di me
secondo la tua parola. Ed il Verbo di Dio divenne carne,
ed abit tra di noi !
Questo punto particolare vogliamo studiare e meditare
in devoto raccoglimento, per coglierne tutto il suo profondo
misterioso significato, cos importante per noi, per la nostra
vita spirituale cristiana, per la vita di tutta la S. Chiesa.
Il punto di partenza del nostro studio la Bibbia in tutto
il suo contesto; non prendiamo un punto particolare, per
costruire su di esso un ragionamento lasciandoci portare
solo dalla logica del discorso. Ma il testo deve essere inserito
in tutto il contesto ed in tutta la visione biblica di Maria
la Madre di Cristo.
vero che di Maria la Bibbia dice poche cose; ma dice
certo che Madre di Ges e dice anche che Ges il Figlio
di Dio. Maria allora Madre di Dio. E da questa dottrina
97
7

tanto e tanto si pu dedurre con ragionamento sempre con


trollato dalla Bibbia stessa, dalla tradizione e dallinsegna
mento della Chiesa.
La Bibbia afferma che Ges nato da Maria per opera
dello Spirito Santo (Le 2, 35).
Non nostra intenzione soffermarci a studiare il signifi
cato di questo insegnamento, che stato trattato cos sag
giamente e devotamente da altri oratori, nel suo senso im
mediato, riguardante l opera dello Spirito Santo e di tutta la
SS.ma Trinit nellincarnazione del Verbo in Maria.
Vogliamo invece fermarci a meditare una delle conse
guenze di questa dottrina biblica. Quale significato ha cio
per la vita della Chiesa e dei singoli cristiani la nascita di
Ges da Maria per opera dello Spirito divino.

Il p r o b le m a

La discesa dello Spirito di Dio in Maria per cui nacque


Ges un fatto isolato nella storia della salvezza, oppure ha
un prolungamento nel tempo? una singola azione divina,
misteriosa ed ineffabile, oppure indica, inizia e promulga un
modo di fare di Dio, una legge nellazione di Dio redentore
e san tifica tore nel mondo?
Il problema risulta di grande importanza, e la risposta
viene a condizionare nel suo intimo la storia della salvezza
degli uomini singoli e della Chiesa intera.
Riflettiamo allora che l opera di Dio nella incarnazione e
nella redenzione ha una importanza particolare normativa. Ci
che a Cristo accaduto, ci che Cristo ha detto, ha fatto,
indica in genere una legge per tutti i cristiani, una costante
98

azione divina nellopera della redenzione, della santificazione


e della salvezza degli uomini. La vita di Cristo sempre una
fonte di redenzione, di grazia, ma anche un esempio per noi
ed una regola, una legge della vita cristiana.
Adoperando termini tecnici diciamo che Cristo non solo
causa efficiente, cio artefice della redenzione, ma anche causa
esemplare, cio modello della vita cristiana.
Ed allora possiamo bene riflettere in conseguenza che
anche la nascita di Cristo indichi una legge della vita cri
stiana, in quanto ci che si verificato per Cristo si debba
verificare anche per tutti i cristiani.
Si tratta ora di precisare il problema e di stabilire solide
fondamenta della soluzione, affinch non accada che la piet
mariana venga male orientata su posizioni dottrinali insuf
ficienti.
Lo Spirito Santo pertanto discese sulla Vergine e per una
ineffabile opera di infinita santit e carit la rese feconda
di Cristo, il Verbo eterno di Dio: cos il Verbo divenne carne.
Ges nato da Maria per opera dello Spirito Santo.
Cristo l esemplare di tutti i cristiani e la sua vita una
regola, una legge per coloro che vivono della sua vita attra
verso la fede ed i sacramenti della fede, il battesimo, l Euca
ristia, ecc. Ci vale anche per la concezione di Cristo in Maria.
L unione dello Spirito Santo con Maria, che si compiuta
nel momento dellannunciazione, non terminata con la na
scita di Cristo, ma resta permanentemente finch la Chiesa
sar peregrinante in questo mondo, per tutti i secoli, come
fonte di vita per tutti i cristiani.
Come Ges nacque da questa unione, cos in Cristo tutti
i cristiani da tale unione di Maria con lo Spirito Santo na
scono. Cos e sar per tutti i secoli della storia del mondo.
99

F e d e lt

d i D io

In realt tutta la nostra vita soprannaturale in germe


nellincarnazione che si comp in Maria quando venne adom
brata dallo Spirito di Dio. Mentre Dio resta fedele alle sue
opere: Dio leale e mantiene la sua parola sino in fondo.
NellAnnunciazione si compiuta l alleanza tra lo Spirito
di Dio e Maria, e Dio fedele alle sue alleanze. Gi nel
l Antico Testamento la Scrittura Sacra ripete la fedelt di
Dio. Il profeta Osea dichiara a nome di Dio: Ti sposer
a me per sempre; ti sposer a me con giustizia e dirittura, con
piet e affezione; ti sposer a me con fedelt, e tu farai cono
scenza del Signore (2, 21-22).
E nel salmo 89 Dio conferma la sua fedelt al suo po
polo:
Non profaner la mia alleanza
e la sentenza delle mie labbra non muter.
Una volta per sempre giurai, per la mia santit;
certo a David non mentir (Sai 89, 35-36).
In realt la nuova alleanza contenuta nellincarnazione,
come in germe nellAnnunciazione di Maria. Perci rester
in eterno e sar sempre attuale nella storia della salvezza.
Quindi in ogni tempo ed in ogni luogo l opera dello Spirito
Santo in Maria, l unione dello Spirito in Maria sar fonte
della nascita e della salvezza per tutti gli uomini.
Questa nostra affermazione in sostanza una dottrina da
stabilire, chiarire, dimostrare. pertanto una dottrina colle
gata con tutta la rivelazione biblica, la migliore tradizione
dei Padri e con l insegnamento del Magistero Ecclesiastico.
100

Certo questa dottrina non la troviamo espressamente for


mulata nella Scrittura Sacra. Essa stata chiarita recente
mente dalla teologia mariana e confermata in modo mirabile
dallinsegnamento del Magistero. una dottrina mariologica
che andata esplicitandosi nel corso dei secoli, secondo la
regola da Dio stesso voluta della cosiddetta evoluzione omo
genea o soggettiva del dogma, cio della continua e progres
siva esplicitazione e chiarimento per noi della rivelazione fatta
da Cristo e dagli apostoli.
C o rpo

m ist ic o

Per comprendere pertanto il mistero della nascita dei


cristiani dallo Spirito Santo e da Maria necessario ripren
dere la dottrina del Corpo mistico di Cristo. Questa dottrina
stata insegnata da Ges stesso quando disse ai discepoli
la parabola della vite: Io sono la vite, voi i tralci. Chi
rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perch senza
di me non potete fare nulla (Gv 15, 5); proprio spiegando
tale concetto Ges aggiungeva poco dopo: Affinch tutti
siano una cosa sola come tu, Padre, sei in me ed io in te,
affinch essi siano perfetti nellunit (Gv 17, 23).
Paolo comprese profondamente questa verit, che gli fu
rivelata sfolgorante nello stesso momento della conversione.
Cristo apparve a Paolo mentre furente correva a Damasco per
imprigionare i cristiani: Saulo, perch mi perseguiti? ,
chiese Cristo; Io sono Ges che tu perseguiti (At 9, 4).
Questa rivelazione dovette influire profondamente nelPanimo
di Paolo, che poi manifest le sue meditazioni sullunione
dei cristiani in Cristo nelle sue lettere, ove pi e pi volte
ripete che i fedeli sono un corpo: Poich a quel modo che
101

il corpo uno, sebbene abbia molte membra, e che tutte le


membra del corpo, pur essendo molte, formano un solo corpo,
cos pure il Cristo (1 Cor 12, 12-13), cio la Chiesa. E poco
dopo: Voi siete il corpo di Cristo e, ciascuno per la sua
parte, sue membra (1 Cor 12, 27).
Per indicare l unit profonda di tutti i cristiani, s. Tom
maso scrisse che la Chiesa come la persona mistica di
Cristo.1 Questo pensiero ripreso da Pio XII nella meravi
gliosa Enciclica Mystici Corporis, quando dice che la Chiesa
quasi come una seconda persona di Cristo. Ci che del
resto anche il dottore delle genti afferma, allorch scrivendo
ai Corinti, senzaltra aggiunta, denota la Chiesa con il nome
di Cristo (2 Cor 12, 12)... Anzi se crediamo al Nisseno,
spesso la Chiesa viene chiamata dallapostolo semplicemente
C risto;2 n vi ignoto ... quel detto di s. Agostino: Cristo
predica C risto3. Tale dottrina stata ripresa ed ampiamente
confermata dal Vaticano II: Ma come tutte le membra del
corpo umano, anche se numerose, formano un solo corpo,
cos i fedeli in Cristo (Lumen Gentium, n. 7).
Da tutta questa dottrina risulta dimostrata la strettissima
unione esistente tra Cristo e i fedeli nel corpo mistico, pi
grande ancora di quella che vige tra le membra dello stesso
corpo fsico umano. pi grande infatti nel corpo mistico il
principio di unione, che lo stesso Spirito Santo, anima del
corpo mistico.
A ragione di questa unione, di questa solidariet sopran
naturale, tutti i cristiani erano gi misteriosamente presenti
in Cristo nei momenti culminanti dei suoi misteri, per es.
1 S.
1 S.
3 S.

102

T o m m aso ,

Sum . Theol., I l i , 48, a. 2, ad 2.


De vita Moysis-, P L 44, 385.
Sertn. 354, 1: P L 39, 1563.

G r e g o r io N i s s e n o ,
A g o s t in o ,

nella nascita e nella morte, nella resurrezione. Pertanto come


Cristo non morto al nostro posto ma per noi ed in certo
senso con noi sulla Croce, cos Cristo nascendo nato come
capo del corpo mistico e con lui si pu dire che misticamente
nato tutto il corpo mistico.

P adri

della

C h ie s a

T eo lo gi

S.
Leone Magno in un sermone sulla nativit del Signore
con il suo magnifico stile insiste sullunit del genere umano
gi nel seno di Maria: La festa odierna della nascita di
Ges Cristo da Maria Vergine ci riporta alla sua sacra ori
gine: mentre adoriamo la sua nascita, in essa troviamo motivo
di celebrare la nostra stessa origine. La generazione infatti
di Cristo il principio del popolo cristiano, e il natale del
capo il natale del corpo. Generatici Christi origo est populi christiani, et natalis capitis natalis est corporis. Bench
ogni singolo dei chiamati abbia un suo posto, e tutti i figli
della Chiesa siano successivamente distinti nel tempo, tut
tavia la totalit dei fedeli, nata dal fonte battesimale, come
crocefissa con Cristo nella Passione, risuscitata nella resur
rezione, assisa alla destra del Padre nellascensione, cos
nata con lui in questa nativit .4
Come bene apparisce, il Grande Papa Leone dice chia
ramente l unione dei cristiani con Cristo nel corpo mistico
e la nascita di essi alla stregua della nascita di Cristo, per
opera dello Spirito Santo, che vuole Maria sua collaboratrice.
In un brano delizioso, s. Bonaventura, il mistico dottore
della Chiesa, cos esprimeva tale dottrina: Il seno della
4 S.

L eone M agn o ,

Sermo 26: P L 54, 213.

103

Vergine stato il talamo in cui Dio si congiunto alla natura


umana, e baciandola le si unito con vero sposalizio. In
questo tabernacolo virgineo, in questo seno sacrosanto, il
Figlio di Dio attir la natura umana per sposarsela e ren
dersi, Lui il creatore, fratello di noi tutti, e rendere la Ver
gine Madre di tutti i chiamati alla santificazione, cio di
tutti gli uomini .5
Ed un santo moderno, caratteristico per la sua ardente
devozione verso Maria, s. Luigi Grignion de Montfort, escla
mava: Se Ges Cristo, capo degli uomini, nato in essa,
i predestinati, che sono membra di questo capo, debbono
pure essere nati in essa per necessaria conseguenza. Una
stessa madre non mette al mondo la testa o il capo senza le
membra, n le membra senza la testa. Sarebbe un mostro. La
stessa cosa accade nelPordine della grazia, il capo e le membra
nascono da una stessa Madre.6
Il M a g is t e r o d e l l a C h ie s a

Potrei citare tanti altri santi e teologi, ma lo spazio non


lo permette. Fondamentale per l insegnamento del Magi
stero Ecclesiastico a questo proposito.
Proprio secondo questo ragionamento S. Pio X, nella
Enciclica Ad diem illum scriveva: Ges Cristo, come Dio5 S. B o n a v e n t u r a , Serm . 4 de A nnuntiatione B. M . V ., O pera, ed. Quaracchi, voi. IX, p. 672.
6 S. L u i g i G r i g n i o n d e M o n t f o r t , La vraie dvotton, n. 32: Si JsusChrist, le Chef des hommes est n en elle, les prdestins, qui sont les
membres de ce Chef, doivent aussi naitre en elle par une suite ncessaire.
Une mme Mre ne met pas au monde la tte ou le chef sans les membres,
ni les membres sans la tte. Autrement ce serait un monstre de nature.
De mme dans l ordre de la grce, le chef et les membres naissent dune
mme Mre .

104

Uomo, ebbe un corpo fisico, come tutti gli altri uomini;


come redentore della nostra stirpe, ebbe un corpo spirituale
e mistico, formato dalla societ di coloro che credono in
Cristo. Noi molti siamo un corpo solo in Cristo (Rtn
12, 5). E la Vergine non concep l eterno figlio di Dio sol
tanto perch, prendendo da Lei natura umana, diventasse
uomo, ma anche perch, per mezzo della natura umana, dive
nisse il Salvatore del mondo. Perci l angelo disse ai pastori:
Oggi vi nato un Salvatore, che Cristo Signore (Le
2, 11). In tal modo si pu dire che Maria, portando nel suo
seno il Salvatore, abbia anche portato tutti coloro la cui vita
era contenuta in quella del Salvatore. Tutti noi dunque, che
siamo uniti a Cristo e, al dire dellApostolo membra del
corpo di lui, della sua carne e delle sue ossa (Ef 5, 30),
siamo usciti dal seno di Maria, e a somiglianza di un corpo
unito al suo capo. Quindi, per una ragione tutta spirituale
e mistica, noi siamo chiamati figli di Maria, ed ella Madre
di noi tutti. Madre, a dir vero, spirituale ma senza dubbio
Madre delle membra di Cristo, che siamo noi .7
Pio XII, alla fine della mirabile Enciclica Mystici Corporis riassumendo il pensiero di S. Pio X, che viene espressamente citato, insegnava che Maria Genitrice di tutte le
membra di Cristo .8
C o n c ilio

V a tic a n o

II

La maternit di Maria rispetto alla Chiesa stata ricor


data, bench in modo piuttosto discreto, anche dal Concilio
Vaticano II; ed stata espressamente proclamata dal Sommo
7 AS.S 36, 1904-1905, p. 452.
A A S 35, 1943, p. 248.

105

Pontefice Paolo VI nel discorso di chiusura della terza ses


sione dello stesso Concilio.
In realt la costituzione dogmatica Lumen Gentium, pur
non affermando solennemente che Maria Madre degli uo
mini e della Chiesa, lo dice tuttavia incidentalmente: La
Chiesa cattolica, edotta dallo Spirito Santo, con affetto di
piet filiale, venera Maria come madre amantissima. Perci
il Santo Concilio ... intende illustrare attentamente sia la
funzione della Beata Vergine nel mistero del Verbo incar
nato e del corpo mistico, sia i doveri degli uomini redenti
verso la Madre di Cristo e Madre degli uomini, specialmente
dei fedeli .9
P a o lo

VI

Riprendendo perci un pensiero presente nel Concilio,


il Santo Padre Paolo VI, nel discorso di chiusura della terza
sessione del Vaticano II, volle proclamare M aria sono pa
role del Papa Madre della Chiesa, cio di tutto il popolo
di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano
Madre amorosissima .10
Il Papa osservava poi che tale titolo in s non nuovo,
perch il popolo cristiano ha tante volte chiamato Maria con
il nome di Madre, a preferenza di altri. E ne indicava poi il
fondamento dogmatico e teologico dicendo: Come infatti
la divina maternit il fondamento della speciale relazione
con Cristo e della sua presenza nella economia della salvezza
operata da Cristo Ges, cos pure essa costituisce il fonda
mento principale dei rapporti di Maria con la Chiesa, essendo
9 Lum en G entium , nn. 53-54.
10 A A S 56, 1964, p. 1015.

106

Madre di colui, che fin dal primo istante della Incarnazione


nel seno verginale, ha unito a s come capo il suo corpo
mistico che la Chiesa. Maria dunque, come Madre di Cri
sto, Madre anche dei fedeli e dei pastori tutti, cio della
Chiesa ."
Pertanto se Maria diventa Madre della Chiesa al momento
dellincarnazione, lo diventa perch adombrata dallo Spirito
di Dio. E tale resta per sempre: cio per tutti gli uomini che
nel corso dei secoli saranno membra della Chiesa. Da essa
e dallo Spirito pertanto nascono nuovi figli di Dio, di Maria,
della Chiesa.12
M

a t e r n it

m ist ic a

di

a r ia

Maria divenne Madre del corpo mistico radicalmente al


momento dellincarnazione, quando disse il suo fiat allan
gelo di Dio. Questa radicale maternit and man mano per
fezionandosi durante il corso della sua vita terrena, vissuta
in unione con Ges Cristo.
11 Vaticano II insiste nel presentarci Maria associata a
Ges nella sua vita terrena, come sua socia e fedele compa
gna, collaborante allopera di Cristo; Maria dice il Con
cilio fu su questa terra l alma Madre del divin Reden
tore, compagna generosa del tutto eccezionale e umile an
cella del Signore. Con il concepire Cristo, generarlo, nutrirlo,
presentarlo al Padre nel tempio, soffrire con il figlio suo
morente in croce, cooper in modo tutto speciale allopera
" L. c.
12 L. C i a p p i , M ater Ecclesiae, in Divinitas 9 (1965), pp. 447-463.
A ltri testi del Magistero vedi in D. B e r t e t t o , M aria, M adre universale,
Firenze 1957, pp. 563-570.

107

del Salvatore, ... per restaurare la vita soprannaturale delle


an im e (Lumen Gentium, n. 61). Questa maternit mistica
riguardo agli uomini venne dichiarata appunto da Cristo in
Croce, quando, gi morente, present Maria al discepolo pre
diletto Giovanni, dicendo: Ecco tua madre . Ed a Maria
Ges disse: Ecco tuo figlio (Gv 19, 26-27). Ges in
questa circostanza voleva provvedere a che Maria, dopo la
sua morte, non restasse sola. Ma in questa premura filiale
delicata Ges indicava un altro mistero tanto pi bello e
profondo: la maternit di Maria rispetto a tutti gli uomini
rappresentati in Giovanni.13

U n io n e

m ist ic a

o n t o l o g ic a

Questo il punto fondamentale che dobbiamo ulterior


mente spiegare per svilupparne le conseguenze.
Come risulta facilmente dal nostro precedente pur breve
discorso sul corpo mistico di Cristo, dobbiamo osservare che
l unione dei fedeli cristiani con Cristo capo non solo morale,
ma ontologica, anzi diretta ed immediata. Infatti da Cristo
proviene a noi immediatamente la vita soprannaturale della
grazia divina. Questa grazia comunicazione intima con la
vita stessa divina trinitaria alle membra del corpo mistico.
E ci comporta che Cristo quasi assorbe in se stesso l atti
vit soprannaturale del fedele a lui unito. Ges stesso disse:
Senza di me non potete fare nulla {Gv 15, 5). Questa
profonda unione del fedele con il Figlio unigenito del Padre
13 Cf. R.
p. 184 s.

108

L a u r e n t in ,

L a M adonna del V aticano II, trad. ital. 1965,

nellordine dellessere e nellordine delloperare sopranna


turali, onde Paolo esclamava: Vivo io, ma non gi io, vive
in me Cristo (Gal 2, 20). Perci tra Cristo ed il fedele si
stabilisce una profonda unit fisica, soprannaturale, come,
stando allesempio di Ges, in una stessa vite accade al tralcio
unito al tronco.
Il fedele pertanto, pur restando con la sua personalit in
tegra e perfetta, confonde quasi, anzi unisce la sua vita po
vera con quella del Figlio di Dio. Ne risulta una sola vita
soprannaturale, come il tralcio e la vite vivono la stessa vita;
mentre il tralcio porta i frutti del tronco, cos il fedele porta
i frutti della vita divina.
Lo Spirito Santo pertanto, nellunit del corpo mistico,
si effonde nel fedele che diviene figlio di Dio per una parte
cipazione ontologica dell insondabile ricchezza del Cristo ,
di cui parla s. Paolo (Ef 3, 8).
Questa dottrina espressamente insegnava Pio XII nellEn
ciclica Mystici Corporis quando affermava che il corpo mi
stico non un corpo morale, perch in esso un principio di
unione superiore sia a quello morale sia anche a quello fisico;
in esso infatti c un principio interno che esiste ed agisce
con forza e nellintera compagine e nelle singole sue parti,
ed in tale eccellenza da superare per se stesso immensa
mente tutti i vincoli di unit che conglutinano sia un corpo
fisico sia un corpo morale. Ci ... di ordine soprannaturale,
anzi in se stesso infinito ed increato, cio lo Spirito Divino
che, come dice l Angelico,14 uno e identico per numero riem
pie ed unisce tutta la Chiesa .15
14 S. T o m m a s o , De V en tate, q. 29,
15 A A S 35, 1943, p. 222.

a.

4.

109

a t e r n it

m ist ic a

o n t o l o g ic a

di

a r ia

Conseguentemente la maternit di Maria rispetto al corpo


mistico non una maternit morale, ma ontologica e reale.
bens, nel momento deirincarnazione, una maternit po
tenziale, in quanto i membri della Chiesa non esistevano an
cora, tuttavia, nellordine della realt ontologica, non solo
morale. Cio man mano che gli uomini nel corso del tempo
si sarebbero uniti a Cristo nel corpo mistico, Maria avrebbe
dovuto essere madre di essi nellordine soprannaturale, non
in senso morale, ma in senso ontologico, bench mistico, cio
misterioso.
Gli uomini vengono uniti a Cristo nellordine della gra
zia di Dio con unione ontologica, non morale. Questa unione
misteriosa compiuta dallo Spirito Santo con la cooperazione
di Maria. Come infatti la prima e fondamentale unione della
divinit con la natura umana per formare il corpo fisico di
Cristo avvenne in Maria per opera dello Spirito Santo, cos
la continuazione, l estensione di questa unione degli uomini
alla divinit per formare il corpo mistico di Cristo segue la
stessa legge, avviene cio per opera dello Spirito Santo in
Maria. La inseparabilit del capo dal suo corpo mistico fa s
che nel seno di Maria, essendosi formato il capo per opera
dello Spirito di Dio, nello stesso modo si debba formare
in Maria, per opera dello Spirito, anche il corpo mistico di
Cristo.16
16 Cf. D.

1 10

B ertetto,

M aria, M adre universale, Firenze 1957, p. 582 s.

alore

del

d is c o r s o

t e o l o g ic o

Questo discorso la logica conclusione della dottrina ri


velata del corpo mistico di Cristo, considerata insieme con la
dottrina pure rivelata della maternit divina di Maria. Essa
viene insegnata da una lunga e costante tradizione dei Padri
della Chiesa, da teologi esimi, ed infine stata confermata dal
Magistero, in particolare da s. Pio X, e, accennata dal Con
cilio, stata ripresa dal Sommo Pontefice Paolo VI, in un
solenne discorso tenuto davanti ai vescovi alla chiusura della
terza sessione del Vaticano II, perci di grande autorit dot
trinale.17 Non pertanto una deduzione senza fondamento
scritturistico e patristico, n una vuota speculazione teolo
gica, ma una verit che pensiamo ormai dimostrata con il pi
sano metodo teologico, specialmente dopo le esplicite dichia
razioni dei recenti Sommi Pontefici sopra citate.
Se vogliamo precisare il valore del nostro ragionamento,
teniamo presenti le vie secondo le quali possibile vedere
lo sviluppo della dottrina cristiana. noto infatti che la rive
lazione stata compiuta con Cristo e gli apostoli; essa per
viene chiarendosi man mano lungo i secoli per diverse vie,
con diversi metodi. Tra gli altri c certamente il metodo
della deduzione, cio del ragionamento teologico, il quale
parte da premesse rivelate per arrivare a delle conclusioni.18
Non interessa ora a noi accennare le diverse questioni con
nesse con questa riflessione, ma ci basta vedere come il nostro
discorso rientra nello schema del ragionamento tratto da affer17 A A S 56, 1964, pp. 1007-1018.
C f.

Z a ls z e g h y ,

F lic k ,

s v ilu p p o

del

dogm a

c a tto lic o ,

B r e s c ia

1967, p. 35 s.

Ili

mazioni della Sacra Scrittura, e pertanto rivelate. Dicemmo


gi che il punto di partenza del nostro discorso da una parte
la dottrina del corpo mistico, che pone una stretta e ontolo
gica unione soprannaturale tra Cristo e i fedeli; dallaltra il
dogma della maternit divina di Maria, madre del Cristo. Se
dunque Maria madre del Cristo fisico, lo anche del Cristo
mistico. Da questo segue la dottrina sopra esposta.
Una difficolt al nostro ragionamento pu trovarsi nel
fatto che Maria non Madre in senso univoco di Cristo
fisico e di Cristo mistico; pertanto essendo i due concetti
analoghi, il discorso perde un poco del suo valore, perci
deve essere convalidato da altre fonti della rivelazione. Ed
appunto abbiamo indicato il testo di s. Giovanni in cui
Cristo presenta Maria al discepolo come madre sua; inoltre
abbiamo presentato la testimonianza della tradizione e spe
cialmente dellinsegnamento del magistero della Chiesa. La
dottrina certamente da approfondire, ma resta il suo valore
teologico.

Lo

S p irito

S a n to

fo rm a

C r is to

nel

fe d e le

Il Padre del cielo ci ha salvato per mezzo dellopera del


suo Figlio incarnato, Ges Cristo; questa redenzione ci viene
applicata nello Spirito di Dio, Spirito Consolatore, Spirito
di Santit, cui viene appunto attribuita dalla Sacra Scrittura
la santificazione dei fedeli. Lo Spirito Santo infatti ha for
mato in Maria il corpo di Ges ed ha illuminato Ges nella
sua vita terrena. In particolare narra il vangelo di Matteo che
Ges, dopo il battesimo del Giordano, fu condotto nel de
serto dallo Spirito (M i 4, 1).

112

Tante volte Ges nei suoi discorsi e colloqui parla dello


Spirito di Dio, che egli mander in abbondanza quando sar
salito al Padre: Quando verr lui, lo Spirito di verit, vi
introdurr a tutta intera la verit; egli, infatti, non parler
per conto suo, ma dir quanto ascolta... Egli mi glorificher,
perch prender del mio per comunicarvelo (Gv 16, 13-14).
Nel giorno della Pentecoste erano tutti insieme nello
stesso luogo, quando allimprovviso si sent dal cielo un rombo
fortissimo, come una raffica di vento... Nello stesso tempo
videro come delle lingue che parevano di fuoco dividersi e
posarsi su ciascuno di loro. E tutti furono ripieni di Spirito
Santo (At 2, 1-4). Lo Spirito di Dio abita nel fedele e lo
santifica: Quanti infatti sono mossi dallo spirito di Dio,
questi figli sono di Dio (Rm 8, 14). Dio invi lo Spirito
del Figlio suo nei nostri cuori, che grida Abba, Padre
(Gal 4, 6).
Lo Spirito Santo inviato dal Padre e dal Cristo abita nei
nostri cuori, come chiaramente insegna la Scrittura: Non
sapete che tempio di Dio voi siete e lo Spirito di Dio abita in
voi? (1 Cor 3, 16) esclama s. Paolo. Si precisa cos la dot
trina della inabitazione dello Spirito nel giusto, insegnata dalla
Rivelazione.
In realt, siccome lo Spirito con il Padre e con il Figlio,
tutta la SS.ma Trinit viene ad abitare nel giusto portandoci i
suoi doni preziosi. Secondo la dottrina comune la SS.ma Tri
nit presente nel giusto in se stessa, nella sua realt ogget
tiva, come oggetto immediato di conoscenza e di amore, per
mezzo delle virt teologali della fede e della carit. S. Tom
maso scrive infatti che: Si dice che le persone divine inabi
tano perch, essendo presenti in modo inscrutabile negli esseri
dotati di intelligenza, questi sono con esse in relazione me
113

diante la conoscenza e l amore, in un modo del tutto intimo,


che trascende ogni natura creata .19
Da tale inabitazione seguono conseguenze mirabili nel giu
sto; in ultima analisi essa determina la conformazione del
giusto a Cristo, come Dio e come uomo, cio fa nascere Cri
sto nel fedele. La Trinit presente illumina il giusto nella sua
intima essenza, e quasi si imprime in esso come un sigillo nella
cera, producendo una immagine di s, che la grazia santifi
cante. S. Cirillo di Alessandria scrive che lo Spirito Santo
trasforma in qualche modo le anime in se stesso, vi imprime
l immagine divina e vincide l immagine della sostanza su
prema .20
Tale immagine della Trinit nel giusto la grazia santifi
cante, la divinizzazione delluomo, una nuova vita, la vita
di Dio comunicata alluomo. Si verifica cos la parabola del
tralcio che vive della vite. Perci s. Paolo esclamava: Non
pi io vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2, 20).
La grazia partecipazione della natura divina, come inse
gna la seconda epistola di s. Pietro (1, 3), ma partecipa
zione filiale; abbiamo infatti ricevuto tale grazia per mezzo di
Cristo, che figlio di Dio; la nostra grazia partecipa ed imita
quella di Cristo, che nostro capo mistico, dal quale i doni
divini si effondono nel corpo. Siamo pertanto figli nel Figlio;
onde siamo figli adottivi di Dio. E con la grazia vengono a noi
le virt infuse ed i doni dello Spirito.
Lo Spirito Santo allora nellopera di giustificazione ci fa
nascere a Cristo, formando Cristo in noi. Come gi nellincar
nazione lo Spirito form Cristo, cos nella santificazione forma
ancora Cristo in noi, fa nascere Cristo in noi.
S.
10 S.

11 4

T om m aso,
C irillo

Sum. Theol., I, q. 43, a. 3.


In Ioannem , XI, 11: PG 74, 553.

di A le s s a n d ria ,

Lo Spirito Santo allora ci unisce intimamente a Cristo,


perch egli lo Spirito del Cristo (Rm 8, 9); ci costituisce
membri del Cristo; fa s che noi siamo in Cristo e Cristo in
noi. In modo che per s. Paolo vivere nello Spirito vivere nel
Cristo e l inabitazione in noi dello Spirito la stessa inabita
zione del Cristo {Rm 8, 9-11). Perci appunto lo Spirito forma
in noi il Cristo e lo fa nascere di nuovo continuando con l in
carnazione.
M

a r ia

fa

n asc e r e

C r ist o

nel

fedele

La santificazione riguarda tutta la vita cristiana ed co


municata da Dio attraverso i sacramenti. Pertanto la prima
comunicazione di essa, cio la nascita del cristiano alla vita
divina avviene attraverso la fede ed il battesimo; nel quale
appunto dato lo Spirito Santo: Nessuno, se non nasce da
acqua e da Spirito, pu entrare nel regno dei cieli {Gv 3 ,5 ) .
In tutti i sacramenti lo Spirito Santo santifica, ma specialmente nel battesimo. Nel battesimo infatti l uomo incorpo
rato a Cristo con una unione ontologica soprannaturale, fa
cendo di Cristo e del fedele un solo corpo inscindibile mistico
soprannaturale, una sola persona mistica, come diceva s. Tom
maso.21 Cio nel battesimo specialmente si verifica la conti
nuazione dellincarnazione del Verbo di Dio, in quanto nel bat
tesimo Cristo rinasce nelluomo. E come l incarnazione av
venne in Maria per opera dello Spirito Santo, cos anche la
continuazione dellincarnazione del battesimo. Cio il cristiano
nasce nel battesimo alla vita soprannaturale per opera dello
Spirito Santo con la cooperazione di Maria.
21 S. T o m m a s o , Sum. Theol., III, q. 48, a. 2, ad 2; Sum. T beol., III,
q. 49, a. 1; In Colossenses, 1, 6.

115

Possiamo riflettere che l incorporazione di ogni membro


del corpo mistico la realizzazione per ogni singolo uomo di
quanto era stato reso possibile nellincarnazione. Nellincarna
zione avvenuta in Maria per opera dello Spirito Santo il
Verbo un a s tutti gli uomini in una mistica unit del suo
corpo; nellincorporazione di un uomo singolo accade quello
che era gi avvenuto potenzialmente per tutti gli uomini. Il
Verbo, per opera dello Spirito Santo, in Maria, incorpora
a s nel battesimo il singolo fedele, e quasi si incarna nellindi
viduo, nasce in lui, che diventa cos membro vivo del corpo
mistico, tralcio vivente nella vita che Cristo, figlio di Maria.
In ogni inserzione di un uomo nel corpo mistico accade
una attuazione della maternit mistica di Maria gi potenzial
mente definita nellIncarnazione.
Nel momento stesso in cui un uomo, per il battesimo,
sta per essere incorporato al Cristo mistico, al momento che
in lui sta per attuarsi la potenzialit alla vita soprannaturale,
ricevuta nellincarnazione di Cristo, ecco che per lui misti
camente si ripete il mistero di Nazareth. Vediamo cos Maria
che ripete il suo consenso e la sua maternit a riguardo di
quelluomo che genera individualmente alla vita del sopran
naturale per opera dello Spirito Santo, esplicitando la sua ap
partenenza al corpo di Cristo, gi implicita dal momento del
l Incarnazione.22
Come dunque l opera di Maria nellIncarnazione fu di
formare Ges Cristo, cos nella sua maternit mistica in rela
zione agli uomini la funzione di Maria di formare in essi
Ges Cristo, in cooperazione con lo Spirito Santo. Maria esiste
per essere madre di Ges, questa la sua vocazione e la sua
22 L. H.

116

M a r v u lli,

M aria M adre del Corpo M istico, Roma 1948, p. 49.

predestinazione: lo scopo della sua vita di dare il corpo a


Ges ed essere sua Madre. Questo scopo non fin con l Incar
nazione ma dur tutta la sua vita, nella quale ella accompagn
Cristo come fedele compagna e socia. Si comprende allora
come anche dopo la morte e l ascensione al cielo di Cristo
abbia a continuare la sua opera di formare Ges nei fedeli.
Per questa ragione appunto la devozione a Maria porta
sempre a Cristo; non comprensibile una vera devozione ed
amore a Maria, che non sia ordinata a Cristo. A Cristo Maria
era profondamente unita e per lui viveva; a Cristo Maria in
dirizzava gli uomini, mentre a tutti i fedeli ripete quello che
disse nelle nozze di Cana: Fate quello che egli vi dir
(Gv 2, 5). Scrive in proposito il Vaticano II: Questa ma
ternit di M aria nelleconomia della grazia perdura senza so
ste dal momento del consenso fedelmente prestato nellan
nunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino
al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta
al cielo, non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con
la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le gra
zie della salute eterna (Lumen Gentium, n. 62).
C o n se g u e n ze

per

l 'o p e r a

di

a r ia

Dalla maternit divina di Cristo, Dio Uomo, abbiamo de


dotto, guidati dalla Scrittura, dai padri, dalla Chiesa nel ma
gistero pi recente, la maternit mistica di Maria per tutta
la Chiesa e per ogni uomo singolarmente.
Da tale affermazione derivano tante conseguenze, che
non spetta a me ora trattare, ma voglio solamente accennare.
Se infatti M aria la Madre mistica degli uomini, si com
prende come ella sia stata la fedele compagna di Cristo nel
117

l opera della redenzione degli uomini. La beata Vergine,


insegna il Vaticano II, insieme con lIncarnazione del Verbo
predestinata fino dalleternit ad essere Madre di Dio, per
disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra
l alma Madre del divino Redentore, compagna generosa del
tutto eccezionale, e umile ancella del Signore. Con il conce
pire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel
tempio, soffrire con il Figlio suo morente in croce, cooper
in modo del tutto speciale allopera del Salvatore, con l ob
bedienza, la fede, la speranza e l ardente carit, per restau
rare la vita soprannaturale delle anime. Per questo fu per
noi Madre nellordine della grazia (Lumen Gentium, n. 61).
Appunto perch Madre degli uomini, gi dallIncarnazione del Verbo, cooper con lui fatto suo figlio allopera
della redenzione; infatti la Madre sempre desidera curare
e beneficare i suoi figli. Appunto perch Madre degli uo
mini mistica, M aria fu anche Mediatrice, e Corredentrice,
con Cristo in dipendenza da lui.
La n o s t r a d e v o z i o n e a M a r i a

Tutta questa meravigliosa dottrina comporta delle con


seguenze nella devozione verso Maria, Madre della Chiesa ed
in particolare di ognuno di noi.
Maria la nostra Madre ed ha per noi cure materne anche
dopo la nostra nascita alla grazia divina. Come Maria ha cu
stodito Ges, cos custodisce noi. La nostra relazione verso
Maria deve essere quella di figli verso la Madre. Maria per
noi non pertanto una santa, una grande santa, come s. Te
resa d Avila, s. Caterina da Siena; ella per noi molto di
pi: la nostra Madre celeste ed in tale senso dobbiamo
118

venerarla. Perci la Chiesa canta a Maria: Monstra te esse


Matrem. Cui deve corrispondere la nostra devozione di figli
devoti, imitatori della madre amata.
E siccome mentre siamo sulla terra restiamo sempre de
boli e bambini alla vita soprannaturale, che diverr adulta solo
nella Patria, cos Maria ha continuamente per noi cure ma
terne come la Madre per il suo bambino amatissimo.
Non dobbiamo per separare ci che Dio ha unito. Nel
l Incarnazione Dio ha unito Maria allo Spirito Santo; questa
unione sempre restata e vale per la continuazione dellIncarnazione, cio per la vita spirituale di tutti i cristiani, la
quale un dono dello Spirito Santo in Maria, fa nascere e
crescere in noi Ges Cristo. Perci nella nostra devozione
non dobbiamo separare lo Spirito Santo da Maria. Lo Spi
rito divino per mezzo di Maria viene ad abitare nel nostro
spirito, portando con s la conformazione a Cristo, la grazia,
i suoi doni divini, particolarmente il dono della fortezza, per
cui combattiamo fortemente la santa battaglia della vita cri
stiana di fronte al mondo, e il dono del consiglio. Nelle pre
senti celebrazioni della Madonna del Buon Consiglio in modo
particolare dobbiamo tenere presente la congiunzione di Ma
ria con lo Spirito Santo, che in Maria dona la vita cristiana
ed il suo dono prezioso del consiglio.
In Maria abbiamo pertanto la Madre mistica, che ci ha
dato, unita allo Spirito di Dio, la vita soprannaturale; e
come Madre continua la sua materna assistenza durante tutta
la nostra vita.
Certamente la salvezza ci viene principalmente da Cristo
il Redentore. Il quale per ha voluto unire a s come sua
collaboratrice la Madre sua e renderla anche nostra Madre
mistica. In Cristo allora principalmente, e secondariamente
119

ma realmente in Maria, abbiamo la fiducia della vita eterna.


Cos per disposizione di Dio Padre.
Nostro dovere allora seguire questa via, dal Signore
stesso voluta. Cerchiamo pertanto la vera comprensione del
mistero di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa dello
Spirito Santo, e fomentiamo una vera devozione filiale verso
la nostra Madre.
La vera devozione verso Maria deve appunto qui essere
imperniata: nella certezza che ella nostra vera Madre nella
vita soprannaturale.

120

* PIETRO CANISIO G. VAN LIERDE

LA CHIESA
E LO SPIRITO SANTO

a fede cattolica, rivelata da Dio e proposta dalla Chiesa


allintelligenza e al cuore di tutti gli esseri umani, in
segna l esistenza di un solo Dio nella distinzione di tre
Persone divine, cio, una sola natura divina una sola
intelligenza, una sola volont, una sola potenza in tre
Persone.
La distinzione delle Persone risulta da tre operazioni
diverse nella vita intima di Dio che costituiscono tre pro
priet divine: generare, essere Padre , la propriet
esclusiva della prima Persona, chiamata perci Padre', pro
cedere dal Padre per via di intelligenza , la propriet
esclusiva della seconda Persona, chiamata perci Figlio; pro
cedere dal Padre e dal Figlio per via d amore , la propriet
esclusiva della terza Persona, chiamata perci Spirito Santo.
Tali propriet personali stabiliscono tra il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo delle relazioni mutue dalle quali deriva la
distinzione nella unit di una sola e medesima natura. Que
sta la vita intima di Dio.
A riguardo delle opere esteriori di Dio, le azioni da Dio
compiute fuori di S, esse sono comuni alle tre Persone
divine perch la sorgente di tali azioni e opere la natura
divina e questa natura , per le tre Persone, una e indivisi
bile. La fede cattolica non vuole, tuttavia, dimenticare la
Trinit delle Persone e attribuisce ad una Persona divina
azioni particolari che, bench comuni alle tre Persone, ab
biano un rapporto speciale, una affinit con la propriet
esclusiva di tale Persona nella vita intima divina.
123

Cosicch le opere prodotte dalla Trinit nel mondo, nelle


quali si manifesta soprattutto la potenza, il carattere di ori
gine, vengono attribuite al Padre; le opere che manifestano
il pensamento, la sapienza, sono attribuite al Figlio.
E quali azioni e opere della Santa Trinit vengono at
tribuite in modo particolare allo Spirito Santo? Essendo
Egli il termine ultimo delle operazioni intime divine, che
chiude il mirabile ciclo della vita divina, a Lui sono attribuite
le opere di compimento, di perfezione, le opere di amore, di
unione e, per conseguenza, le azioni e le opere di santifi
cazione e di santit.
Lo Spirito Santo , quindi, altamente santificatore, cio,
Egli introduce il creato e le creature umane nella vita di Dio;
Egli anima, raduna, vivifica, perfeziona. Egli unisce.
Queste azioni particolari dello Spirito Santo non pos
sono non ispirare l articolazione del presente studio.

I
La

C h ie s a

e C ris to

L approfondimento del tema: Chiesa e Spirito Santo


non pu ignorare il binomio Chiesa e Cristo. Cristo e ri
mane il Fondatore della Sua Chiesa.
Per lungo tempo Egli ha portato nel suo spirito e nel
suo cuore questo frutto del suo amore. Vorrei dire che, oltre
alla gloria del Suo Padre, stato lo scopo precipuo della sua
Incarnazione. Ha preparato questo frutto gradatamente; ne
ha escogitato e determinato con accuratezza la fisionomia, la
natura, le caratteristiche, i membri tutti in collaborazione
sincera e fattiva, pure nella distinzione ordinata di gover
124

nanti e sudditi, il fine e i mezzi di azione, l organizzazione,


lo spirito e la legislazione in servizio ad esso. Poi, lo fece
nascere dal suo sacro costato, dopo morte in croce e, final
mente, lo promulg in modo pubblico per virt del suo Spi
rito, lo Spirito Santo.
Il frutto porta un nome che condensa perfettamente la
sua natura e le sue arterie essenziali: Corpo mistico di Cristo.
Corpo, poich unico e indiviso bench composto da una
moltitudine di membri, visibile e quindi percepibile, orga
nico e costituito gerarchicamente.
Corpo mistico, poich totalmente distinto dal corpo fisico
di Cristo, mentre Cristo, vero Dio e vero Uomo, comunica
la sua vita, attraverso la grazia, a tutte le membra del corpo.
Corpo di Cristo, poich Egli ne il fondatore, il capo, il
sostenitore e conservatore continuo.

II
C r ist o

lo

S p ir it o

S anto

Lo studio accurato dellargomento: Chiesa e Spirito Santo


evoca ancora un altro binomio, forse pi intimo del primo,
e precisamente: Cristo e lo Spirito Santo.
Cristo concepito di Spirito Santo. Lo Spirito Santo
verr sopra di te , cos l angelo Gabriele a Maria di Na
zareth e la potenza dellAltissimo ti ricoprir, e perci
anche il santo che nascer sar chiamato Figlio di Dio .'
E il Simbolo di fede, con pienezza e concisione: et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine, et homo factus
Le 1, 35.

125

est : e per opera dello Spirito Santo si incarnato nel


seno della vergine Maria, e si fatto uomo .
1 due testi contengono una grande luce, una precisione
luminosa. Infatti, lo Spirito Santo che afferra l umanit
di Cristo, unendola alla persona del Verbo Eterno incarnantesi. Egli, sin dal primo istante dellIncarnazione, fa di
Ges il Figlio di Dio: la grazia dellunione ipostatica.Egli,
ancora, eleva questa natura umana affinch possa agire so
prannaturalmente, rendendo divino, in tutte le facolt, l ope
rare di Ges: la grazia santificante. Egli infonde, poi, in
Cristo tutte le virt, tutti i suoi doni:2 pienezza di grazia.
Cristo consacrato, unto Salvatore. opera dello Spirito
Santo attuare in Cristo il mandato del Padre, consacrarlo
per la sua missione autentica.
Esistono due serie di testi scritturistici, rivelanti il silen
zioso e misterioso avvenimento, il germe della salvezza del
l umanit intera:
Salmo 39, 7-11 e Ebrei 10, 5-7. 9-10;
Isaia 61, 1-2; Salmo 44, 8 e Luca 4, 18-19.
La prima serie svela i sentimenti pi intimi del Verbo
Incarnato nel momento preciso della sua Incarnazione, cul
minanti nella oblazione purissima della sua persona, vita,
missione e morte, con due arterie segrete e unite: il compi
mento della volont del Padre, vita di adorazione e di culto
ineffabile; l esecuzione dellopera del Padre, del mandato
ricevuto, vita di apostolato e di redenzione per l umanit, per
il mondo.
La seconda serie dei testi biblici rivela e rileva l inter
vento dello Spirito Santo nel consacrare Cristo per la sua
2 Is 11, 2-3 b.

126

missione e merita, quindi, per la nostra indagine, attenta con


siderazione.
Lo Spirito del Signore Iddio sopra
di me, perch il Signore mi ha dato l un
zione; mi ha inviato a dare la buona no
vella ai miseri, a fasciare le piaghe dei
cuori affranti, a proclamare l affrancamen
to per gli schiavi, la liberazione per i car
cerati, a promulgare per il Signore un
anno di grazia .
Sai 44, 8:
Tu ami la giustizia e aborrisci l iniquit,
perci ti unse il Signore tuo Dio con olio
di letizia sopra i tuoi compagni .
Le 4, 18-19: L o spirito del Signore sopra di me
perch mi ha conferito l unzione ; a dare
la buona novella ai poveri mi ha man
dato, ad annunziare ai prigionieri la libe
razione, ai ciechi il dono della vista; a
mettere in libert gli oppressi, a promul
gare un anno di grazia da parte del Si
gnore .
Is

61, 1-2:

Nei testi di questa seconda serie facile ed utile sco


prire: l annunzio, in vari secoli dellAntico Testamento, della
missione di Ges Cristo; la sua natura specifica di salvezza
e di liberazione per tutte le categorie dellumanit; la con
sacrazione o unzione intima a questo scopo conferitagli; la
pienezza di tale unzione e la sua piena realizzazione nella
persona di Cristo; l intervento esplicito dello Spirito del Si
gnore nel conferimento dellunzione o consacrazione.
Aggiungo il riecheggio continuo del grande avvenimento
127

nella catechesi apostolica per bocca di san Pietro, principe e


capo degli apostoli: Dio unse di Spirito Santo e di potenza
Ges di Nazareth .3
Cristo mosso da Spirito Santo. Non solo lo Spirito Santo
confer l unzione al Salvatore; lo assistette di continuo anche
nello svolgimento della missione salvifica. Ges agisce nello
Spirito Santo.
Nella Incarnazione: l abbiamo scoperto nei su menzio
nati testi scritturistici; mozione di Spirito Santo che pervade,
conseguentemente, anche i protagonisti del mistero dellIncarnazione: Maria, la madre di Ges;4 Giuseppe, lo sposo
casto di M aria;5 Giovanni Battista, il precursore di Ges;6
Elisabetta, la madre di Giovanni Battista;7 Zaccaria, il padre
di Giovanni Battista;8 i pastori nella campagna di Betlemme;9
Simeone, vecchio, uomo giusto e pio;10 Anna, la profetessa 11
ed anche, pi tardi, i tre Magi per ispirazione interna e per
la visione della stella.12
Nel Battesimo lo Spirito Santo discese in forma sensibile
come colomba sopra di Cristo.13
Prima della tentazione nel deserto Ges, ripieno di
Spirito Santo ... fu dallo Spirito condotto nel deserto .14
3 A t 10, 38.
* Le 1, 35. 41. 46-47; 2, 19. 34-35.
5 M t 1, 19-21;
Le 2, 4. 16. 34-35.
6 Le
1, 41. 44.76-80.
7 Le 1, 41. 44-45. 60.
8 Le 1, 62. 67-79.
9 Le 1, 9. 20.
Le 2, 25-35.
11 Le 2, 36-38.
12 M t 2, 2. 9-12.
Le 3, 22.
Le 4, 1.

128

Lapostolato in Galilea sinaugura con la potenza dello


Spirito 15 e con la realizzazione della profezia di Isaia che
parla della pienezza d unzione sul Messia liberatore e re
dentore.16
La mansuetudine e la dolcezza penetrante della predica
zione e del comportamento di Ges frutto della presenza
dello Spirito nel suo intimo essere.17
La sua potenza nellespellere i demoni si manifesta per
virt dello Spirito di Dio .18
La sua esultanza d allegrezza che la buona novella sia
rivelata non ai saggi e agli scaltri, ma ai semplici si compie
per virt dello Spirito Santo .19
La sua morte in croce
e l oblazionedi se stesso,vittima
senza macchia, a Dio, si consuma in virt dello Spirito
Santo .20
Lo Spirito di Cristo lo Spirito Santo

L esegesi oggettiva dei testi non lascia nessun dubbio.


Lo Spirito Santo santifica in pienezza l umanit di Cristo,
rendendola sacrosanta . Egli riempie Ges, lo pervade e lo
muove nella sua vita intera, nelladempimento della sua mis
sione, quotidianamente. La sua azione in Cristo non affatto
occasionale o transitoria, consueta e permanente. Nessuna
costrizione, ma piuttosto l espressione spontanea con una
massima confidenza, dimestichezza, unione. Davvero, Ges
agisce nello Spirito Santo; lo Spirito gli appartiene; il suo
15 Le
Le
17 M t
18 M t
19 Le
20 Eb

4, 14.
4, 18-21.

12, 18-21.
12, 28.
10, 21.
9, 14.

129

proprio Spirito. Lo Spirito di Cristo lo Spirito Santo, non


nel senso che lo Spirito Santo cancelli lo Spirito di Cristo,
ma nel senso che lo Spirito di Cristo, ripieno di Spirito
Santo , gli completamente e permanentemente unito.
San Paolo lo afferma con chiarezza nel capitolo ottavo
della sua lettera ai Romani e ai Galati scrive: Ora, perch
voi siete suoi figli, Iddio ha mandato lo Spirito del suo Figlio
nei vostri cuori, il quale grida: Abba, Padre .21

Ili
Lo

S p ir ito S a n to , d on o d i C r is t o

a lla

s u a C h ie s a

Una delle verit pi profonde e feconde che la Rivela


zione divina insegna nel mistero di Cristo, l amore sponsale
di Jahweh verso il suo popolo d Israele, amore sponsale che
in Cristo sincarna nel modo pi commovente e ineffabile.
Il Verbo Eterno, nellassumere la natura umana, contrae uno
sposalizio con il genere umano, suscitando addirittura una
Sua Chiesa per la diffusione del suo amore sponsale da
tole in comunione di vita, d intenti e d amore. Dottrina il
lustrata dalle sacre pagine dellAntico e del Nuovo Testa
mento, dai santi padri della Chiesa, dal magistero della Chiesa,
dai grandi teologi medievali e contemporanei e, di recente,
dal Concilio Ecumenico Vaticano II.22
Sopra sono stati indicati i rapporti intimi tra lo Spirito
di Cristo e lo Spirito Santo.
21 G al 4, 6.
22 II Centro di Apostolato ascetico a Sestri Levante (Genova) ha ap
profondito il grande tema nei suoi Corsi ascetici 1968-1969, pubblicando,
poi, la suggestiva trattazione in un volume: La n uzialit d i Cristo, Sestri
Levante 1969.

130

dunque logico e psicologico che nelladempimento per


fetto del mandato del Padre, Cristo, dando il suo Spirito
alla Sua Chiesa, abbia effuso su di essa anche lo Spirito
Santo.
Ges promette lo Spirito Santo. conforme allo svol
gimento graduale del piano divino della salvezza la rivela
zione graduale dello Spirito Santo compiuta da Cristo. Nella
sua vita, anzitutto, ma anche nella sua predicazione lo Spi
rito non mai assente.23 La piena e perfetta dottrina sullo
Spirito Santo viene perci riservata per la fase ultima della
vita terrestre di Cristo quando si avvicina il momento del
distacco visibile. Nei discorsi dellultima Cena il Maestro ef
fonde la finezza del suo pensiero, le fibre intime del suo
cuore. Al piccolo gruppo dei Dodici discepoli e apostoli
promette lo Spirito Santo:
Il Padre e Egli stesso invieranno un altro Paraclito, lo
Spirito Santo.24
lo Spirito di verit che il mondo non pu ricevere,
ina sar dato a loro, i seguaci di Cristo;
Lo Spirito dimorer con loro, anzi, sar in loro.25
Egli insegner tutto e tutto rammenter quanto fu detto
ila Cristo; di pi, annunzier le cose avvenire, il futuro.2
dunque ovvio che Egli render testimonianza a Ges
n o n solo per convincere i Dodici, ma anche perch in ogni
l u o g o e in ogni circostanza gli rendano testimonianza.27
Cos, lo Spirito Santo glorificher C risto28 e, nel conLc 4, 18; M t 10, 20; 12, 18-21. 28; M e 13, 11.
Gv 14, 16; 15, 26.
Gv 14, 16.
' Gv 14, 26; 16, 13.
Gv 15, 26-27.
Cv 16, 14.

131

tempo, convincer e redarguir il mondo per il suo peccato


per non avere creduto in Lui.29
Ges dona lo Spirito Santo alla Sua Chiesa. Dio
fedele e mantiene le sue promesse. Ges vero Dio e vero
Uomo, perci Egli fedele divinamente e mantiene le sue
promesse anche in modo umano.
Egli dona lo Spirito nella sua morte in croce; effusione
segreta ma reale: e Ges, esclamando a gran voce, disse:
Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito. E cos detto,
spir .M San Giovanni l evangelista si esprime cos: Quan
do Ges ebbe preso l aceto disse: Tutto compiuto; e chi
nato il capo rese lo spirito .31 L esegesi obbiettiva e attenta
ha ravvisato in tale supremo momento il dono e il chiaro
preludio delleffusione dello Spirito.32
L effusione esterna, visibile e pubblica avviene, dopo ri
petuta promessa,33 il giorno di Pentecoste.34
Oramai, si assiste al fatto compiuto. Lamore di Dio
largamente diffuso nei cuori dei cristiani per mezzo dello
Spirito Santo dato alla Chiesa. Egli abita in loro, prega,
geme e grida: Padre.
Il Concilio Vaticano II lo ricorda al mondo moderno e
Gv 16, 8-10.
30 Le 23, 46.
31 Gv 19, 30.

32 Legregio commentatore della Bibbia della Scuola biblica di Geru


salemme aggiunge queste brevi parole al testo giovanneo: Le dernier
soupir de Jsus prelude leffusion de lEsprit (1, 33; 20, 2 2 ) , mentre
il Dizionario di Teologia Biblica di Xavier Leon-Dufour, ed. 3, Casale 1965,
scrive queste sensate parole: la Parola di Dio fatta carne per opera dello
Spirito non fa nulla senza lo Spirito, e la consumazione dellasua opera il
dono dello Spirito (col. 1094).
33 A t 1, 5. 8.
34 At 2, 1-41.

132

a chi, dentro quel mondo, vuole ascoltare: Cristo, Figlio di


Dio ... am la Chiesa come sua sposa e diede Se stesso per
essa, al fine di santificarla, e la congiunse a S come suo
corpo, e l ha riempita col dono dello Spirito Santo, per gloria
di Dio .3S
Lo Spirito, a Cristo donato senza misura, da Cristo
conferito ai membri della sua Chiesa secondo misura, con
sapienza oculata, per il bene di ciascuno e a vantaggio di
tutti: A ciascuno di noi stata conferita la grazia secondo
la misura con la quale Cristo volle donarla .36

IV
Lo

S p ir ito

S a n to

a n im a

d e lla

C h ie s a

La Chiesa, dal suo Fondatore e Capo, ha ricevuto in dono


lo Spirito Santo. Egli dimora nella Chiesa; egli abita nei
cuori dei fedeli: Questo popolo messianico ha per capo
C risto... ha per condizione la dignit e libert dei figli di
Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come in un
U'inpio .37 Eco fedelissima di una parola sacra, gi inse
gnata e udita da venti secoli: non sapete che voi siete tem
pio di Dio, e che lo Spirito di Dio dimora in voi? .38 Tem
pio dello Spirito diventato l uomo libero e credente, pre
ssam ente libero perch credente; tempio di Spirito Santo
i h Ila sua composizione intera;
prima nelPanima, nello spiiilo proprio, nel cuore; poi, anche nel corpo: o non sapete
( ^istituzione dogmatica Lum en G entium , n. 39: A A S 57, 1965, p. 44.
/'/ 4, 7.
('(istituzione dogmatica Lum en G entium , n. 9: A A S 57, 1965, p. 13.
I C or 3, 16.

133

che il nostro corpo tempio dello Spirito Santo dimorante


in voi, donatovi da Dio ...? .39
Le espressioni dimora , abitazione e tempio
sono gi un orientamento sicuro per fare intendere l interio
rit della presenza e dellazione dello Spirito e per compren
dere quali siano le caratteristiche e le qualifiche della sua
attivit interiore.
Esiste tuttavia una espressione che riassume e condensa
tutto e che manifesta mirabilmente ci che lo Spirito Santo
ed opera dentro la Chiesa: lo Spirito Santo l anima della
Chiesa.
Epressione prediletta da s. Agostino nei suoi commenti
biblici; tra i non pochi cito uno solo: Hoc agit Spiritus
Sanctus in tota Ecclesia quod agit anima in membris unius
corporis: Lo Spirito Santo opera nella Chiesa intera ci che
l anima opera o compie nelle membra di un solo corpo .40
Lapprofondimento riflessivo di questo concetto conduce
ad una felice valutazione del suo valore con riflessi immediati
sul misterioso operare dello Spirito nella Chiesa. Il concetto
anima riveste nel creato immenso una realt vivente e
pulsante; indica una sostanza spirituale a s stante, una, indi
visa e di potenza vibrante e vivificante. Lanima, questa
sostanza spirituale, possiede la sua vita, il suo mondo: le
sue facolt; l intelletto capace di penetrare e di conoscere
l entit, la natura delle cose tutte, la loro caratteristica, com
posizione, qualit, possibilit e finalit; l intelletto che d
allanima l intelligenza di tutte le realt; la volont, poi,
toccata dal lume intellettivo e spinta dalla conoscenza pos
seduta, capace di muovere se stessa con auto-determina39 1 Cor 6, 19.
40 Serm one 267, 4: PL 38, 1231.

134

/ione verso gli scopi intravveduti e raggiungere effettiva


mente la finalit bramata; la volont che d allanima il pos
sesso del bene. La potenza dello spirito, quindi dellintelletto
e della volont, incalcolabile; immortale, indistruttibile.
Inserito, poi, nel corporeo umano, ne diventa l anima
cio, il centro, la sorgente vitale che realmente anima l in
tero composto umano, la sostanza spirituale, se stessa, e la
sostanza materiale, corporeo, fisico. Punto nucleare e focale,
dal quale tutto comincia e tutto ritorna: la vita delluomo,
una meraviglia nel e del creato.
Lanima, l, dentro il corporeo umano, una e indivisa
e tuttavia onnipresente. Tutto riempie senza ledere nulla.
Concorre potentemente alla nascita del corpo;
Vivifica l intera compagine e tutte le sue parti;
Stabilisce il corpo nella sanit la pi autentica;
Unisce tutte le parti in convivenza e corrispondenza
vitali;
Sviluppa le forze singole per l integrit del grande com
plesso;
Muove tutto in vibrante vitalit.
Questo e ancora molto di pi lo Spirito nella
Chiesa.
Questo lo Spirito Santo, anima della Chiesa. Per
dirlo con le parole del Concilio Vaticano II: Cristo ci ha
resi partecipi del suo Spirito, il quale, unico e identico nel
Capo e nelle membra, d a tutto il corpo vita, unit e moto,
cos che i Santi Padri poterono paragonare la sua funzione,
con quella che esercita il principio vitale, cio l anima, nel
corpo umano .41
41 Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 7: A A S 57, 1965,
pp. 10-11.

135

V
Lo

S p ir it o S anto

congrega

la

C h ie sa

Ho molto riflettuto se l azione particolare dello Spirito


Santo, congregare la Chiesa, dovesse venire trattata prima
o dopo la considerazione precedente, essere Egli l anima della
Chiesa. Pu sembrare che lo Spirito, prima di abitare nei
cuori dei fedeli come in un tempio, debba anzitutto, in or
dine di tempo, elargire la grazia della conversione che
prepara quella dellincorporazione a Cristo e nella Chiesa
attraverso il battesimo. Ma, a riflessione compiuta, diventa
palese che la grazia della conversione e del battesimo deriva
dal dono dello Spirito, ontologicamente gi da Cristo dato
alla Sua Chiesa. Ges, infatti, effonde il Suo Spirito
nella Chiesa e il primo atto dello Spirito precisamente chia
mare gli uomini alla conversione , cio, lo Spirito Santo
concorre alla nascita della Chiesa continuamente, senza inter
ruzione. Egli suscita nei cuori l adesione alla fede.
L espressione stessa congrega si rivela eminentemente
biblica sia nellAntico sia nel Nuovo Testamento. Si veda a
questo scopo il Tesoro delle Concordanze della Sacra Scrit
tura edito da Cornely e collaboratori a Parigi nel 1897,
pp. 254-255. I testi conciliari del Vaticano II ne confermano
appieno l opportunit.42
Per dire vero, l espressione congrega non solo corri
sponde a verit, ma di una grande profondit teologica,
pastorale e ascetica; purtroppo, a mio umile parere, non suf
ficientemente contemplata e pastoralmente spiegata.
Perci, esaminiamo oggettivamente se e come lo Spirito
42 Costituzione dogmatica Dei Verbum , n. 17 : A A S 58, 19 6 6 , p. 8 2 6 ;
Decreto Ad G entes d ivinitus, n. 15 : A A S 58, 19 6 6 , pp. 9 6 4 e 965.

136

Santo abbia concorso alla nascita, cio alla elaborazione della


Chiesa, prima della sua apparizione pubblica al cospetto del
mondo.
Si possono distinguere vari momenti di questa nascita:
l Incarnazione del Verbo Eterno; la predicazione di Ges
culminante nelloblazione in croce; la promulgazione officiale
della Chiesa il giorno di Pentecoste.
LIncarnazione. assai nota la frase incisiva di Papa
Leone il Grande, Dottore della Chiesa: Generatio Christi
origo est populi christiani et natalis capitis natalis est corporis: la generazione di Cristo l origine del popolo cristiano,
e il natale del capo il natale del corpo e il commento
prosegue: bench ogni singolo dei chiamati abbia un suo
posto, e tutti i figli della Chiesa siano successivamente di
stinti nel tempo, tuttavia la totalit dei fedeli, nata dal fonte
battesimale, come crocefissa con Cristo nella Passione, risu
scitata nella risurrezione, assisa alla destra del Padre nel
l ascensione, cos nata con lui in questa nativit .43 Si
ritrova un argomento analogo in una Enciclica di un altro
Santo Pontefice, san Pio X, ove con precisione acuta viene
svolto il ruolo di Maria Ss.ma nella nascita dei fedeli, gi
presente nella nascita terrestre del Verbo Incarnato.44
La predicazione di Ges culminante nelloblazione in
croce. Nella sua vita pubblica, inaugurata dagli episodi del
battesimo di Ges nel Giordano e delle nozze di Cana,45 Cri
sto concep l architettura della Sua Chiesa: natura, mem
bri, popolo di Dio, ricco di grazie e gerarchicamente ordi
43 Serm one 26: P L 54, 213.
44 A d diem illum , 2 febbraio 1904: ASS 36, 1904-1905, p. 452.
45 Vedi in questo libro lo studio di S. L y o n n e t , L o Spirito Santo e
l'opera d i salvezza d el Nuovo Testam ento,

137

nato, finalit, dottrina spirituale, insegnamento morale; tutto


in germine, ma designato con luminosit e inizialmente in atto
nella piccola carovana o societ intorno a Lui: abbozzo ge
nuino della futura Chiesa. Poi, a conferma della sua vita e
della sua dottrina, l oblazione tanto cruenta e sommamente
ingiusta per l Agnello immacolato: morte da cui nata la
Chiesa. Questo secondo Adamo, inchinato il capo, dormiva
in croce, affinch Gli fosse formata la sposa, tratta dal suo
lato mentre dormiva .46
La promulgazione officiale della Chiesa nel giorno di
Pentecoste. Basta enucleare con attenzione tutti gli elementi
storici dellinnegabile avvenimento nel racconto del severo
storiografo Luca per convincersi della nascita officiale della
Chiesa in quel giorno.47
Orbene, nei tre grandi momenti test contemplati, l in
tervento dello Spirito Santo pi che palese. Egli, sempre
presente, concorre silenziosamente allattuazione storica dei
fatti sublimi come stato provato nelle pagine precedenti.
Egli concorre alla nascita della Chiesa nellarco intero della
vita terrestre di Cristo.
Aggiungo, qui, per puro cenno, che l artefice delle realt
divine ed umane ha voluto la presenza attiva di Maria di
Nazareth alle medesime circostanze storiche, ai medesimi
avvenimenti donde nata la Chiesa.
Davvero, la santa C h iesa... stata manifestata dal
l effusione dello Spirito .48

46 S. A g o s t i n o , Commento a l Vangelo d i S. G iovanni, trattato 120,


n. 2: PL 35, 1953.
47 A t 2.
Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 2: A A S 57, 1965, p. 6.

138

E ci che Io Spirito ha compiuto agli albori della Chiesa,


Egli continua ad operare lungo i secoli, nel tempo che scorre
e fugge. Egli il segreto operatore della grazia nellinterno
degli uomini; Egli continua a congregare la Chiesa.
Senza dubbio, nelleconomia divina due sono le cause che
concorrono alla chiamata di fede e alla conversione: una
esterna, la predicazione viva degli apostoli e di tutti coloro
chiamati con grazia particolare a compierla; l altra, interna,
il segreto operare dello Spirito nellintimo dei cuori. Ambe
due cause co-esistenti, con-viventi, collaboranti, senza divi
sione, senza contrasto, senza rottura. Ambedue co-efficienti.
Resta pi che evidente la necessit assoluta della causa
interna, lo Spirito Santo. Egli accompagna l annunzio della
verit, il ministero della parola, compiuti dagli strumenti vivi
e responsabili, i ministri di Cristo. Egli e rimane sempre
il misterioso e reale introduttore nel circuito della vita
divina xoivwvia, comunione afferma san Paolo 49 , lo
Spirito apre il cuore per l accettazione della verit e della
nuova vita: perch si possa prestare questa fede, necessa
ria la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori
dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a
Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti la dolcezza nel
consentire e nel credere alla verit .50
Langelico dottore san Tommaso dAquino scrisse queste
memorande parole: Cristo, per mezzo dello Spirito Santo,
stato concepito nella santit perch fosse il Figlio naturale
di Dio; gli altri vengono santificati per mezzo dello Spirito
Santo perch siano figli adottivi .51
w 2 Cor 13, 13.
50 Costituzione dogmatica Dei V erbum , n. 5: A A S 58, 1966, p. 81')
51 Somma Teologica III, questione 32, articolo 1.

IW

Il Concilio Vaticano II ce lo ricorda: lo Spirito Santo,


che mediante il seme della Parola e la predicazione del Van
gelo chiama tutti gli uomini a Cristo ... rigenera a nuova vita
i credenti in Cristo, li aggrega simultaneamente nellunico
Popolo di Dio ... .52

VI
Lo

S p ir ito

S a n to v iv ific a l a

C h ie s a

Non solo lo Spirito si assume il compito di ispirare


l azione complessa e complessiva dellaccettazione della fede
in tutte le persone coinvolte; Egli, in modo forte e soave,
anche vivifica l intera compagine della Chiesa.
Credo nello Spirito Santo vivificante : una realt che
merita attenzione particolare e approfondimento adeguato.
Non sempre facile comprendere a perfezione la natura
della Chiesa e la sua funzione, una e molteplice. Credo
la Chiesa , un invito rivolto a tutti e professato dai mem
bri della Chiesa, dai fedeli.
Cosa la Chiesa? Corpo mistico di Cristo e Societ
visibile. Spiega il Concilio Vaticano II: Cristo, unico Me
diatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la
sua Chiesa santa, comunit di fede, di speranza e di carit,
quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde su tutti
la verit e la grazia. Ma la societ costituita di organismi
gerarchici e il corpo mistico di Cristo, la comunit visibile
e quella spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa ormai in
possesso dei beni celesti, non si devono considerare come
Decreto A d G entes divinitus, n. 15: A AS 58, 1966, pp. 963-964.

140

due cose diverse, ma formano una sola complessa realt ri


sultante di un duplice elemento, umano e divino .53
La vivificazione dello Spirito Santo ha luogo in tale
Chiesa, cio, si compie nella una sola complessa realt
della comunit visibile e della comunit spirituale . Non,
quindi, solamente nella comunit spirituale, il Corpo mistico
di Cristo, ma anche in quella visibile, la societ esternamente
percepibile. Non, quindi, nelluna o nellaltra, separatamente,
nelle due comunit disgiunte, ma in ambedue sempre con
giunte.
Ne consegue che ogni cristiano, ogni battezzato, in qua
lunque funzione venga posto da Dio nella Chiesa, deve aprirsi
allinflusso dello Spirito, non solo nel suo intimo ma anche
nel suo comportamento esterno; non solo nel contatto con
Dio, ma altrettanto nellincontro con gli uomini di qualun
que genere; nelle circostanze facili come in quelle difficili;
negli avvenimenti positivi come in quelli negativi.
II cristiano, sempre e dovunque, ha un sacrosanto do
vere: farsi guidare dalla mozione dello Spirito Santo; portare
un solo volto, non due facce, precisamente come lo pre
scrive lincomparabile Maestro: sia il vostro parlare: s, s;
no, no; ci che in pi, viene dal maligno .54
Esaminiamo ora il campo esteso dello Spirito vivificante
nella ricerca dei settori almeno precipui della sua azione
vitale.
1.
Si gi considerata la sua attivit necessaria e pre
ziosa nella genesi della conversione e della fede nei cuori
degli uomini.
5J Costituzione dogmatica Lumen G entium , n. 8: A A S 57, 1965, p. 11.
54 M t 5, 37.

141

2. Tenere l unzione dello Spirito. Ci significa anzitutto


mantenere l impegno battesimale, ma soprattutto entrare nel
vivo della consacrazione battesimale. vivere il sacer
dozio, comune a tutti i fedeli: Infatti, per la rigenerazione
e l unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati
a formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per
offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacri
fici ... .55
3. Tra tutte le opere del cristiano il culto divino
tiene il primo posto e nel culto divino, l incontro centrale: il
Sacrificio eucaristico, la Santa Messa, dalla quale come sor
gente emanano i Sacramenti. L opera dello Spirito nel Sacri
ficio eucaristico, completiva e vivificante, si chiama Epiklsis , una vera chiamata perch scenda anche lo Spi
rito per maturare il mistero della redenzione ripetuta e con
tinuata. L influsso dello Spirito Santo nella recezione dei Sa
cramenti molto rilevante, da quello del sacro Battesimo che
apre la porta a tutti gli altri Sacramenti fino al Sacramento
degli infermi che apre la porta del cielo realmente esistente.
4. ha verit. Lo Spirito Santo ricevette da Ges stesso
la pi bella denominazione: Spirito di verit ,56 quasi per
significare l alta qualifica della sua azione interiore, cio, af
ferrare l uomo, condurlo alla verit, dentro la verit fino
alle profondit vitali per conoscere la verit, comprenderla,
viverla e gustarla: Vi guider per tutta intera la verit .57
Ci vale anche per il ventesimo secolo: Dio, il quale ha
parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo
Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva
55 Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 10: A A S 57, 1965, p. 14.

56 Gv 14, 17.
Gv 16, 13.

142

voce dellEvangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di


questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la ve
rit e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua
ricchezza .58
5.
Il senso soprannaturale della fede. Uno degli effetti
pi squisiti dellattivit vivificante dello Spirito in seno alla
Chiesa universale, quel senso acuto e pratico, direi, con ri
verenza, quel fiuto particolare che i credenti e praticanti la
propria convinzione di fede posseggono. Dono meraviglioso,
a pensare alla moltitudine dei fedeli tanto differenti tra di
loro e, per di pi, sparsi su tutti i continenti dellorbe. La
convergenza quasi spontanea in materia essenziale e impor
tante di dottrina, il riconoscimento di ci che storto e falso,
di ci che dritto e veritiero, finanche il senso del convene
vole e dellinconvenevole, non si spiegano senza l intervento
di un principio interiore, onnipresente e onnipotente, che
pervade e vivifica la complessa compagine di una Chiesa uni
versale. Tale principio lo Spirito Santo anima vivifica
trice di tale Chiesa secondo l insegnamento esplicito del Con
cilio Vaticano II: L universalit dei fedeli, che tengono
l unzione dello Spirito Santo, non pu sbagliarsi nel credere,
e manifesta questa sua propriet mediante il soprannaturale
senso della fede di tutto il popolo, quando dai Vescovi fino
agli ultimi fedeli laici mostra l universale suo consenso in
cose di fede e di morale. E invero, per quel senso della fede,
che suscitato e sorretto dallo Spirito di verit, il Popolo di
Dio, sotto la guida del sacro magistero al quale fedelmente
si conforma, accoglie non la parola degli uomini ma, qual
in realt, la parola di Dio, aderisce indefettibilmente alla fede
i# Costituzione dogmatica D ei V erbum , n. 8: AAS 58, 1966, p. 821.

143

una volta trasmessa ai santi, con retto giudizio penetra in


essa pi a fondo e pi pienamente l applica nella vita .59
6.
I ministeri e i carismi. Qui l azione vivificatrice dello
Spirito incontra un altro campo vitale e delicato. Si par
lato pocanzi della natura della Chiesa, comunit spirituale
e comunit visibile, sempre congiunte insieme: un solo corpo.
, per, altrettanto evidente la composizione varia e molte
plice della moltitudine dei credenti: come in un solo corpo
abbiamo molte membra, e non tutte le membra hanno la
stessa azione, cos siamo molti in un solo corpo in Cristo, e
membra gli uni degli altri . , quindi, anche palese la dispo
sizione varia e la funzione singola e differente delle membra
nel corpo di Cristo che la Chiesa.
Sul fondamento di Cristo e dei suoi Apostoli si distin
guono due realt universali nella Chiesa universale: i mini
steri e i carismi. Il Concilio Vaticano II parla dei mini
steri ad es. nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium 61
e nei Decreti Christus Dominus e Presbyterorum O rd in isi
mentre indica i carismi ad es. nella medesima Costitu
zione Lumen Gentium e nel Decreto Apostolicam actuositatem.a II Concilio Vaticano II adopera anche pi volte l espres
sione doni gerarchici e carismatici .M
59 Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 12: A A S 57, 1965, p. 16.
" Rm 12, 4.
61 N. 10: A A S 5 7 , 1965, pp. 14-15 e l intero capitolo terzo, ibid.,
pp. 21-36.
62 Decreto C hristus D om inus: A A S 58, 1966, pp. 673-696. D e c r e t o
Presbyterorum O rdinis: A A S 58, 1966, pp. 991-1024.
63 Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 12: A A S 57, 1965,
pp. 16-17. Decreto A postolicam actuositatem , n. 3:
A A S 58, 1966,
pp. 839-840.
64 Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 4: A A S 57, 1965, p. 7.
Decreto Ad G entes d ivinitus, n. 4: A A S 58, 1966, p. 951.

144

Per meglio comprendere le due grandi realt, la loro collocazione, funzionalit e convergenza nel medesimo corpo
della Chiesa, bisogna tenere presente, sempre sul fondamento
di Cristo e dei suoi Apostoli, due denominazioni della strut
tura della Chiesa: struttura organica e gerarchica.
Struttura organica-. Non bisogna credere che questa
organica struttura della Chiesa sia costituita dai soli gradi
della gerarchia e ad essi limitata, oppure, come ritiene unop
posta sentenza, consti unicamente di persone carismatiche...
Bisogna, s, ritenere in ogni modo che quanti usufruiscono
della sacra potest sono in un tale Corpo membri primari e
principali... Ma giustamente i Padri della Chiesa, quando
lodano i ministeri, i gradi, le professioni, gli stati, gli ordini,
gli uffici di questo Corpo, hanno presenti sia coloro che fu
rono iniziati ai sacri ordini; sia quelli che, abbracciati i con
sigli evangelici, menano o una vita operosa tra gli uomini o
una vita nascosta nel silenzio o una vita che l una e l altra
congiunge secondo il proprio istituto; sia quelli che nel secolo
si dedicano con volont fattiva alle opere di misericordia ...
e infine coloro che sono congiunti in casto matrimonio .65 La
struttura organica abbraccia dunque tutti i membri della
Chiesa, tutti i componenti il Corpo mistico di Cristo, postula
che ognuno occupi il suo posto, eserciti la sua propria fun
zione e riceva dallo Spirito le grazie necessarie per il compi
mento fedele della propria mansione. Tali grazie vengono
chiamate carismi che mirano, oltre alla santificazione del
singolo, al vantaggio comune di tutti.
Struttura gerarchica. Essa corrisponde alla chiara volont
del Fondatore Cristo di scegliersi, nella moltitudine dei ere65 Pio XII, Enciclica M ystici Corporis C risti, 29 giugno 1943: A AS
35, 1943, pp. 200-201.

145

denti, persone alle quali affida la mansione di guida e di go


verno; le grazie corrispondenti a tali mansioni sono chia
mate grazie di ministeri che mirano allesecuzione fedele
dei compiti, nella santificazione di coloro che li ricevono:
Cristo Signore, per pascere e sempre accrescere il Popolo
di Dio, ha stabilito nella Sua Chiesa vari ministeri, che ten
dono al bene di tutto il Corpo .66
Urge la domanda: ministeri e carismi sono realt sepa
rate, operanti disgiuntamente nella Chiesa o sono realt di
stinte, ma convergenti e co-operanti nellunico e universale
Corpo di Cristo, la Chiesa?
La risposta non pu essere che la seguente: ministeri e
carismi, ambedue suscitati da uno e medesimo Spirito Santo
e miranti al progresso spirituale dei singoli e allutilit co
mune di tutti, sono realt distinte, ma necessariamente con
vergenti, consenzienti, cooperanti a comune vantaggio. La
realt ministeri collocata nella realt dei carismi ,
cio, la struttura denominata gerarchia si trova dentro
la struttura denominata organica non per soppiantarla o
soffocarla, ma per servirla, cio, riconoscerla, svilupparla,
esaminando e giudicando la genuinit dei carismi discernendo
e, se necessario, purificando per ordinarli allespansione spi
rituale e allincremento della Chiesa.
Chi non intravede la delicatezza dellincontro perma
nente dei ministeri e dei carismi nel seno della Chiesa? Chi
non comprende la difficolt della pure necessaria impresa e,
quindi, il dovere dei singoli e dellintero Corpo di captare
gli impulsi dello Spirito e di assecondare la sua silenziosa
e vitalissima vivificazione della Chiesa di cui Egli l anima?
66 Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 18:
pp. 21-22.

146

A A S 51, 1965,

VII
Lo

S p ir it o S anto

u n isc e

la

C h ie sa

La pienezza dello Spirito, donata alla Chiesa, suscita una


moltitudine, una abbondanza di grazie, impulsi, lumi e aiuti
poich, dosata com con infinita saggezza, si ramifica in
mille mille rivoli nel raggiungere i singoli incorporati a Cristo.
Una meraviglia.
Lo stesso Spirito, nella sua onnipresenza e onnipotenza,
cura, specialmente dove non viene contrastato, il riflusso dei
mille mille impulsi verso una convergenza centrale. Unione
nella molteplicit e molteplicit nellunione. Unaltra me
raviglia.
C di pi. Lo Spirito Santo mantiene incessantemente in
vigore la prima nota caratteristica con cui Cristo indivi
du la Sua Chiesa. Questa nota si chiama Unit .
la nota che indica e attua il disegno esplicito del Fondatore:
essere sempre la Sua Chiesa una precisamente come suo
Corpo mistico e societ visibile una nota un segno
percepibile ; una nella dottrina e nella fede, una nella
incorporazione viva a Lui, una nel culto divino, una nel go
verno; una e indivisa, l unica Chiesa di Lui, Cristo.
Per mantenere il vigore di tale unit, lo Spirito lavora
sempre per l unione dei membri; unione che abbraccia l unit,
rendendola chiaramente visibile, pi attraente, pi bella ed
efficace. San Paolo a cui lo stesso Cristo rivel il mistero
del suo Corpo mistico, la Sua Chiesa, ne ha insegnato a
pi riprese la molteplicit nellunione e l unione nella molte147

plicit; non solo, ma con eloquenza ha precisato l artefice del


prodigio: lo Spirito Santo.67
Preciso, poi, il commento del servo di Dio Pio XII:
Se poi confrontiamo il Corpo mistico di Cristo con quello
di un corpo morale, allora bisogna notare tra i due una dif
ferenza non da poco ma di somma importanza e gravit.
Nel corpo morale il principio di unit non altro che il fine
comune e la comune cooperazione ad uno stesso fine mediante
l autorit sociale; invece nel Corpo mistico, di cui trattiamo,
a questa comune tendenza allo stesso fine si aggiunge un altro
principio intero che esiste e agisce vigorosamente e nella in
tera compagine e nelle singole parti, ed di tale eccellenza
da superare per se stesso immensamente tutti i vincoli di
unit che compaginano sia un corpo fisico sia un corpo mo
rale. Ci ... non qualche cosa di ordine naturale, ma so
prannaturale, anzi in se stesso infinito e increato, cio lo
Spirito Divino, che, come dice l Angelico, uno e identico per
numero riempie ed unisce tutta la Chiesa .w
Il Concilio Vaticano II prosegue il commento e preci
sando, come del resto fece l Enciclica test citata, i due
grandi principi dellunit della Chiesa.
Il primo principio: lo Spirito Santo: Lo Spirito Santo,
che abita nei credenti e tutta riempie e regge la Chiesa, pro
duce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto inti
mamente tutti congiunge in Cristo, da essere il Principio
dellunit della Chiesa. Egli opera la variet delle grazie e
di ministeri, e arricchisce con vari doni la Chiesa di Ges

1 Cor, intero capitolo 12; Rm 12, 4-8; Ef 4, 11-16.


6! Enciclica M ystici Corporis C bristi, 29 giugno 1943: AAS 35, 1943,
p. 222.

148

Cristo per rendere atti i santi a compiere il loro ministero,


affinch sia edificato il corpo di Cristo .69
Laltro principio: Pietro e i suoi Successori: A lui e ai
suoi Successori . . . affid tutte le sue pecore perch le con
fermasse nella fede e le pascesse in perfetta unit .
Governo e guida, cio, di unione nella molteplicit ed
anche di variet nellunione, al quale prendono parie tutti
i Vescovi con a capo il Successore di Pietro, sotto l azione
dello Spirito Santo .70
Realt divina operante nella realt umana; realt umana,
resasi oltremodo feconda nella realt divina.

Vili
Lo

S p ir ito

S a n to s a n t ific a l a

C h ie s a

Finora, nel presente studio, si sono approfonditi i rap


porti ineffabili tra lo Spirito Santo e Cristo, i legami tra lo
Spirito Santo e la Chiesa fondata da Cristo. Si cercato di
meglio comprendere le varie azioni assai fondamentali che lo
Spirito opera dentro la Chiesa.
Resta unultima attivit che credo culminante, anche se
si pu chiamarla la prima, la fontale, l originaria. Lo Spirito
Santo santifica la Chiesa.
Nella breve introduzione, dedicata alla vita Trinitaria
divina, si insistito sulla denominazione Spirito Santo, di
cendo: essendo il termine ultimo delle operazioni intime di
vine, allo Spirito Santo sono attribuite le opere di compi
mento, di perfezione, le opere di amore, di unione e, per con" Decreto U n italis redintegratio, n. 2: A AS 57, 1965, pp. 91-92.
70 Decreto U nitatis redintegratio, n. 2: A A S 57, 1965, p. 92.

149

seguenza, le azioni e le opere di santificazione e di santit


(pag. 118).
Questo fa intuire che la santificazione che lo Spirito
compie nella Chiesa corrisponde appieno alla propriet
esclusiva dello Spirito nella vita divina Trinitaria.
E ancora, le diverse azioni da Lui compiute nella Chiesa
e finora contemplate, non possono venire accolte dalla molti
tudine dei credenti se non attraverso una santificazione per
sonale , precisamente operata dallo Spirito nei cuori dei
fedeli, sin dallinizio della Chiesa appositamente chiamati
Santi .
Il Santificatore

Cristo Ges am la Sua Chiesa come sua sposa e


nel desiderio di santificarla, cio, farla partecipare alla vita
divina, la congiunse a S come suo corpo, riempiendola col
dono dello Spirito Santo .
Ne consegue che tutti incorporati a Cristo nella Chiesa,
sono chiamati alla santit e devono tendere senza inter
ruzione a divenire santi: Perci tutti nella Chiesa, sia
che appartengano alla gerarchia sia che da essa siano diretti,
sono chiamati alla santit... Orbene, questa santit della
Chiesa costantemente si manifesta e si deve manifestare nei
frutti della grazia che lo Spirito produce nei fedeli .71
Quali sono le manifestazioni precipue dello Spirito san
tificatore?
Il culto divino. Ogni commento appare superfluo. Il
culto divino nella sua forma ufficiale, pubblica, comunitaria,
cio liturgica, la partecipazione di tutti i fedeli al culto com11 Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 39: A A S 57, 1965, p. 44.

150

piuto da Cristo; il culto integrale del Corpo mistico di


Ges Cristo, cio del Capo e delle sue membra .72 Il segreto
animatore del Verbo umanato e della Chiesa lo Spirito
Santo. Lintero culto liturgico con il suo mistero eucaristico,
altri Sacramenti e sacramentali, con suo Ufficio divino e Anno
liturgico, anche con la musica sacra e tutta l arte sacra, in
dirizzato a Dio [P ad re], nel Cristo Ges, per virt dello
Spirito Santo .73
La preghiera. Qui sintende la preghiera personale o
privata di cui parla, giustamente, la stessa Costituzione Con
ciliare sulla Liturgia,74 a motivo della chiara dottrina del Re
dentore a questo riguardo: quando preghi, entra nella tua
camera, e, serratone l uscio, prega il Padre tuo che pre
sente nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenser .75 Ci sono ancora i pii esercizi di vario ge
nere;76 la lettura spirituale assidua delle Sacre Scritture;77
la preghiera insostituibile della Chiesa domestica .78 Chi
, in fondo, il santificatore della preghiera e della vita di
preghiera? San Paolo ce lo dir: anche lo Spirito viene in
aiuto alla nostra debolezza; poich noi non sappiamo quello
che abbiamo da chiedere come si conviene; ma lo stesso
Spirito l implora per noi con gemiti inesprimibili .79
Il dinamismo della vita ascetica, le manifestazioni della
vita mistica. La teologia ascetica distingue comunemente tre
11 Pio XII, Enciclica M ediator D ei, 20 nov. 1947: A A S 39, 1947,
pp. 528-529.
73 Costituzione Sacrosanctum Concilum , n. 6: A A S 56, 1964, p. 100.
71 Ibidem , n. 12: A A S 56, 1964.
M t 6, 6.
76 Costituzione Sacrosanctum Concilium , n. 13: A A S 56, 1964, p. 103.
77 Costituzione dogmatica D ei Verbum , n. 25: A A S 58, 1966, p. 829.
78 Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 11 : A A S 57, 1965, p. 16.
79 Rm 8, 26.

151

gradi o tre fasi della vita ascetica: la vita purgativa, illum i


nativa e unitiva. La prima tende alla purificazione del pec
cato, dellimperfezione, portando la scure alla radice della
deviazione, mentre l umilt, il pentimento sincero, il santo
timore di Dio formano la base solida per progredire verso la
santit desiderata.
La seconda caratterizzata da pi forti e penetranti illu
minazioni a causa della docilit accresciuta e la pratica fedele
delle virt. La liberazione degli ostacoli e inciampi prosegue
con perseveranza; l abitazione di Dio nellanima diventa sem
pre pi con-vissuta, desiderata e ricercata attraverso l inte
riorit.80 La vita unitiva fa gustare i frutti delle due fasi pre
cedenti. Totalmente purificati, liberati d allegoismo e forte
mente illuminati, si vive uniti a Dio, anche in mezzo del la
voro costante e nelle circostanze pi avverse.
Lo Spirito Santo sempre presente allinizio, al progresso
e al risultato conclusivo del lavoro interiore e a grado a grado
interviene pi marcatamente attraverso i suoi sette doni-,
preziose stazioni-radio per captare la sua delicata mozione ,
dimodoch i doni diventano una scala efficiente, graduale, suc
cessiva e continua, fino allintelligenza profonda dei misteri
divini e al dono della sapienza che rende il figlio eminente
mente simile al Padre.
La teologia mistica che tratta i gradi e le manifestazioni
superiori della vita spirituale e interiore insegna che lo Spi
rito Santo prende il sopravvento nelle manifestazioni progre
dite della vita illuminativa. Continua sempre la collabora
zione umana fino alle pi alte grazie mistiche della unione
pacifica e profonda con Dio, conducendo il cristiano dalle
Vedasi il Discorso del Santo Padre Paolo V I, mercoled 17 maggio 1972.

152

forme attive di preghiera alle forme passive dellorazione,


dalla contemplazione attiva alla contemplazione infusa, frutto
del dominio dello Spirito.
Si posseggono a perfezione i frutti dello Spirito : ca
rit, gioia, pace, pazienza, affabilit, bont, fedelt, dolcezza,
temperanza.
La trasformazione totale: con Cristo sono confitto in
croce, e non sono pi io che vivo, Cristo che vive in me .81
Si uniti con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito
Santo in un modo del tutto intimo che trascende ogni natura
creata.82
La Chiesa santificata

Abbiamo riflettuto sullopera santificatrice dello Spirito


Santo nel singolo cristiano. opportuno e utile seguire, a tale
riguardo, l azione santificante dello Spirito nella Chiesa intera.
La Chiesa raccoglie i chiamati e gli eletti, ma non respinge
nella sua vita terrestre i deboli, gli imperfetti, i peccatori.
Dio vuole, quaggi, la mescolanza dei buoni e dei cattivi
perch il cattivo si converta e il buono si eserciti: una pro
cedura sottile, un po difficile, talvolta sconcertante, ma,
a bene guardare dentro, si scorge meglio chi Dio.
Ogni peccato non soltanto una offesa personale di Dio;
anche una ferita alla comunit. Lequilibrio delle cose e
degli uomini viene turbato e, per di pi, il male molto
contagioso.
Perci mentre Cristo, santo, innocente, immacolato,
non conobbe il peccato, e solo venne allo scopo di espiare
s' G al 2, 19-20.
S. T o m m a s o d A q u i n o , Somma Teologica

I , q u e s t i o n e 4 3 , a r t ic o l o 3 .

153

i peccati del popolo, la Chiesa che comprende nel suo seno


peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione,
mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento .83
Mai tralascia la penitenza, poich la Chiesa portatrice
del ministero della riconciliazione .84 E questo ministero
penitenziale si sforza di educare alla virt di penitenza,
alle opere di penitenza; quindi allo spirito genuino del
pentimento umile, della compunzione del cuore , alla me
lodia piana del Miserere . In tale modo il peccato, l osta
colo unico contro Dio, viene tolto; la ferita si sana e rinasce
l equilibrio nella famiglia e l unione con i separati, i dispersi
e i lontani: perci tutti i cattolici devono tendere alla per
fezione cristiana e sforzarsi, ognuno secondo la sua condi
zione, perch la Chiesa, portando nel suo corpo l umilt e la
mortificazione di Cristo, vada di giorno in giorno purifican
dosi e rinnovandosi, fino a che Cristo se la faccia comparire
innanzi risplendente di gloria, senza macchia n ruga .85
Lo Spirito Santo presiede a questa purificazione e a
questo rinnovamento della Chiesa, oggi stranamente esposta
a mille difficolt e a tante defezioni, dentro e fuori.
Egli ringiovanisce continuamente la famiglia di Dio, con
ducendola gradatamente alla maturit cristiana, perch essa
possa andare incontro alla perfetta unione con lo Sposo, poi
ch lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni... S, vengo tosto.
Amen!
Vieni, Signore Ges .86

84
#!

154

Costituzione dogmatica Lum en G entium , n. 8: A A S 57, 1965, p. 12.


2 Cor 5, 18.
Decreto U n itatis redintegratio, n. 4: A AS 57, 1965, p. 95.
A p 22, 17. 20.

P. CARLO BALIC

LA CHIESA
E MARIA SANTISSIMA

io XII, il quale ha definito il nostro tempo: l ora di


Maria , ha affermato che lo si pu chiamare pure:
Lora della Chiesa, considerata come Corpo mistico di
Cristo .2
Infatti il mistero di Cristo e il mistero di Maria, o
meglio l inquadramento del mistero di Maria nella luminosa
cornice della Chiesa, ha dato una nota caratteristica alla
teologia contemporanea, gi prima del Concilio Vaticano II.
I santi Padri hanno ripetutamente detto che la Chiesa
imita Maria , che essa molto simile a Maria ,3 tipo
della Chiesa;4 hanno dichiarato che tutte e due sono vergini,
tutte e due sante, tutte e due spose e madri, tutte e due sono
madri di Cristo, tutte e due regine...5
Questi dati patristici sono stati approfonditi nei nostri
tempi e nei diversi convegni.
Tali studi trovarono il loro logico epilogo nel congresso
mar iologico di Lourdes nel 1958. Allorch S. Eminenza il
Cardinale Konig nel suo discorso, con cui dimostrava che lo
1 Pio XII, Litt. Ap. A ugustissim am caeli, in A A S 42, 1950, p. 174.
2 Pio XII, Discorso a l quarto congresso nazionale italiano d elle giovani
congregate, in A A S 50, 1958, p. 321.
3 C f . S. A u g u s t i n u s , Sermo 213 ( PL 38, 1064): Ecclesia ... et virgo
est et parit. Mariam imitatur, quae Dominum peperit ... Christum parit:
quia membra eius sunt, qui baptizantur (1 Cor 12, 27). Si ergo membra
Christi parit, Mariae simillima est .
4 Cf. S. A m b r o s i u s , In Lue. 2, 1 (PL 15, 1284 D ) ; S. A u g u s t i n u s , De
virgin itate, 6 (PL 40, 399).
5 C f . M. D u b o i s , P etite Somme M an ale, Paris 1957, pp. 359-370;
H . C o a t h a l e m , Le parallelism e entre la Sainte V ierge et VEglise dans la
tradition latin e ju sq u la fin du X IIe sied e, Rome 1954.

157

schema sulla Madonna doveva entrare in quello De Ecclesa,


non dubit di addurre la seguente ragione: Conventus marialis internationalis, in urbe Lourdes anno 1958 habitus, uti
thema conventus habuit: Maria et Ecclesia. Hoc sine dubio
ostendit talem nexum Ecclesiam inter et Beatam Mariam Virginem respondere hodierno impulsui ut ita dicam devotionis fidelium .6
Nellaula conciliare, durante la discussione sul capitolo
ottavo della Costituzione Lumen Gentium, l em.mo Cardi
nale Jager fondandosi sulla teologia e liturgia orientale,
dove si dice che Maria Ss.ma l arca, sopra la quale lo Spirito
Santo sceso e nella quale inabita; ancora che Lei l intimo
cubicolo dello Spirito Santo e suo singolare tempio; infine
richiamando alla memoria anche il grande teologo Scheeben,
il quale diceva che come la Chiesa animata e vivificata dallo
Spirito Santo, cos Maria Ss.ma tempio, sacrario, l organo
prediletto dello Spirito Santo, proponeva che nel capitolo
ottavo venisse messo pi chiaramente in rilievo il rapporto
tra Maria Ss.ma, tipo della Chiesa, e lo Spirito Santo. Mi per
metto di riferire le parole dellem.mo Padre, nella pregnante
e concisa lingua latina, che purtroppo va sempre pi dimenti
candosi: Maria insuper est typus Ecclesiae, inquantum animatur et vivificatur et dirigitur a Spiritu Sancto, qui matrem
Filii Dei speciali piane modo sicut templum altissimum vel
sacrarium sibi dedicatum inhabitat. Idem enim Paraclitus Spiritus, qui Ecclesiae est anima et omnes Corporis mystici
Christi partes cum excelso capite Christi ineffabili modo coniungit, cum sit Spiritus Filii seu Spiritus Christi, Virginem
6 G. B e s u t t i , L o schem a m ariano al Concilio Vaticano II. Documen
tazione e note di cronaca, Roma 1966, p. 91.

158

Matrem singulariter cum Christo coniungit, eamque hoc etiam


modo exemplar Ecclesiae constituit .7
Per varie ragioni, questa proposta che fu data per meglio
spiegare la relazione tra la Beatissima Vergine e lo Spirito
7 Ib id ., p. 166. Il discorso deHEminentissimo Card. Jager rievoca alla
memoria vari studi del Chiar.mo Professore di Paderborn: Eriberto Mhlen,
particolarmente il suo studio: N euorientierung und K rse der M ariologie in
den A ussagen des V aticanum I I , in Catholica 20, 1966, pp. 19-53.
Egli adduce delle testimonianze, secondo le quali il culto alla Madonna ha
preso il posto del culto allo Spirito Santo; si lagna che c un digiuno prima
della festa dellImmacolata e non nella vigilia della festa dello Spirito Santo;
parla della pneumatologica crisi della mariologia (p. 4 1); riconosce che
il Concilio nellart. 61 della Lumen G entium parla della cooperazione di
Maria sotto la Croce: bei der sog. objektiven Erlbsung , mentre il
titolo M ed iatrix dellart. 62 si sarebbe limitato alla sua intercessione. E
ripetutamente insiste che lo stesso titolo M ed iatrix fu diskret eliminiert
(pp. 23, 30).
Per lo stesso Chiar.mo A. (p. 20) riconosce che il Concilio perve
nuto a un compromesso tra le diverse tendenze e sentenze. Perci non giu
sto, secondo una sola sentenza minimalistica, interpretare certe correzioni,
aggiunte e modificazioni. Non una volta sola fu detto che per varie ragioni,
soprattutto ecumeniche, si sarebbe dovuto omettere il titolo M ed iatrix, men
tre si sarebbe potuto e dovuto esprimere la dottrina tradizionale. Del resto
il Concilio ha solennemente dichiarato che le questioni sulle quali i teologi
hanno finora disputato, rimangono nel loro statu quo, cio nel loro diritto.
Infatti se certe espressioni del primitivo schema furono eliminate per
ch da esse si sarebbe potuto dedurre p. es. che Maria Ss.ma avrebbe coope
rato con Cristo nella stessa acquisizione delle grazie e non soltanto nellatto
di riceverle, ci fu giustamente fatto secondo il principio accettato da tutti,
cio che il Concilio non deve dirimere questioni sulle quali si discute. Per
altro affermare questo, altro che il Concilio avrebbe voluto rigettare o con
dannare la pristina sentenza.
Finalmente, prima della votazione, se lo schema avrebbe dovuto rima
nere a parte o entrare in quello della Chiesa, si chiar che non si trattava
affatto di questione dottrinale, ma soltanto di dove si sarebbe dovuto pi
opportunamente parlare di Maria Santissima. Quindi nellinterpretare il
cap. V i l i della Lum en G entium , bisogna oggettivamente considerare l intero
iter conciliare.
Di certo il Chiar.mo Prof. Miihlen fa ottime proposte per aumentare la
nostra devozione allo Spirito Santo; per dobbiamo notare che non si com-

159

Santo e per illustrare il detto: Per Mariam ad Iesum ,


che i cattolici usano nel senso positivo e non esclusivo, non
fu accettata come tale. Per il Concilio, rievocando alla mente
qua e l non soltanto che Cristo si incarn per opera dello
Spirito Santo da Maria Vergine, ma anche chiamandola tem
pio dello Spirito Santo / afferma ancora che Maria dallo
Spirito Santo fu quasi plasmata e resa nuova creatura ,9
che Maria nel cenacolo implor il dono dello Spirito Santo,
che l aveva gi ricoperta nellAnnunziazione ,10 e infine che
la Chiesa cattolica, edotta da questo stesso Spirito Santo,
con affetto di piet filiale la venera come Madre amatis
sima .
Stando cos le cose, la mia prima intenzione fu di consi
derare la relazione di Maria e la Chiesa in rapporto allo
Spirito Santo, il quale l anima della Chiesa e a sua volta
vivifica e anima Maria Ss.ma.
Ora giacch le cinque precedenti conferenze, sono state
prende come mai, aggiungendo il digiuno nella festa dello Spirito Santo, non
sia ugualmente ottimo che rimanga quello della vigilia dellImmacolata, il
quale, fin dallantichit, si faceva nella vigilia dellAssunta, e adesso, a causa
del Ferragosto , stato trasferito al 7 dicembre.
Se lo Spirito Santo anima della Chiesa, non si pu per sostenere
che Maria occupa un posto periferico nel Corpo mistico di Cristo, astra
zione fatta, se si debba o no chiamare, come alcuni vorrebbero, il cuore
della Chiesa.
Quindi opportuno concludere che non mi sembra giusto il titolo
dellarticolo del Chiar.mo Prof. Mlihlen, perch quantunque nel Concilio
Vaticano II vi fossero state grandi controversie circa la dottrina e piet
mariana, tuttavia non si pu affatto parlare di Krise der Mariologie in
den Aussagen des Vaticanum II .
8 Cf. Costit. Dommatica Lum en G entuim , nn. 52, 53. Dora innanzi si
far riferimento alla Costituzione con l abbreviazione LG.
9 LG, n. 56.
10 LG , n. 59.
n LG, n. 53.
1 6 0

tutte in relazione allo Spirito Santo, per evitare ripetizioni,


preferirei piuttosto considerare alquanto le varie tendenze,
che si manifestarono prima del Concilio, specialmente nel
congresso internazionale di Lourdes e poi nello stesso Conci
lio Vaticano II, circa la relazione tra Maria e la Chiesa.

P r im a

del

C o n c il i o

a t ic a n o

Nei vari documenti del Magistero ordinario della Chiesa,


e soprattutto in quelli dei Romani Pontefici messa nella
giusta luce la missione sociale di Maria Ss.ma e in particolar
modo la sua cooperazione alla fondazione e costituzione della
Chiesa in tutte le sue fasi, perci con verit ne detta la
Madre.12
Predestinata da tutta l eternit, scrive Leone XIII, con
l unico e identico decreto col Cristo e associata perci stesso
allopera della Redenzione del genere umano ,13 Maria unita
fin dagli inizi alla missione redentrice di Cristo, la quale do
veva culminare sul Golgota. Maria ha dato alla Chiesa il Capo
mediante la divina Maternit, e diventando la Madre di Cri
sto, quale Capo della Chiesa dice Pio XII , divent
nello stesso tempo Santissima genitrice di tutte le membra
di Cristo ,14 la Madre della Vite, divent la Madre dei
tralci. E la cooperazione di Maria con il Fondatore della
12 Cf. G. Q u a d r i o , M aria e la Chiesa, Torino 1962; D. B e r t e t t o ,
M aria SS. e la Chiesa, Padova-Roma 3963.
13 L e o n e XIII, Encicl. A ugustissim ae virginis, in Leonis X III Acta,
XVII, p. 285; Encicl. Suprem i apostolatus, i h i d I l i , p. 281.
14 P io XII, Encicl. M y siic i cor por is, in A A S 35, 1943, p. 248.
1 6 1

Chiesa culmin sul Golgota, quando mossa da un immenso


amore per noi, per averci suoi figli, offr lei stessa il suo
Figlio alla giustizia divina ,15 e In tal modo Colei che
quanto al corpo era la Madre del nostro Capo, pot divenire,
quanto allo spirito, Madre di tutte le sue membra, con nuovo
titolo di dolore e di gloria .16 In tal modo la Madre fu unita
col Figlio, che continua Pio XII la nostra salvezza
pu ben dirsi frutto della carit e delle sofferenze di Ges
Cristo, cui erano strettamente congiunti l amore e i dolori
della Madre sua ,17 la quale anche dopo la morte del Reden
tore, nel Cenacolo con le sue efficacissime preghiere impe
tr che lo Spirito del divino Redentore, gi dato sulla Croce,
venisse infuso nel giorno di Pentecoste, con doni prodigiosi,
alla Chiesa da poco nata .18
Maria che ha efficacemente contribuito a dare alla Chiesa
il Capo, le Membra e l Anima, ha continuato e continua a
contribuire per dare la vita soprannaturale della grazia, quale
propagatrice e tutrice della vera fede esimia fautrice e
custode dellunit ,!9 potente ausiliatrice del popolo cri
stiano .M
E bench Maria vero membro della Chiesa, come noi,
IS L e o n e

XIII,

E n c ic l.

Iucunda semper,

in

Leonis X III A cta, XIV,

p. 3 0 8 .

14 Pio XII, Encicl. M ystici corporis, in A A S 35, 1943, pp. 247-248.


l: Pio XII, Encicl. H au rietis aquas, in A AS 48, 1956, p. 352.
18 Pio XII, Encicl. M ystici corporis, l. c., p. 248. Cf. L e o n e XIII,
Encicl. D ivinum illu d munus, in Leonis X I I I A cta, XVII, p. 134.
19 L e o n e XIII, Encicl. Videntem pium que, in Leonis X III A cta, XVI,
p. 2 8 7 .
:o L e o n e XIII, Encicl. O ctobri M ense, in Leonis X I I I A cta, XI,
p. 299. Cf. G. Q u a d r i o , Le relazioni tra M aria e la C hiesa n ellinsegna
mento di Leone X III, in M aria et Ecclesia. Acta Congressus Mariologicimariani Internationalis in civitate Lourdes anno 1958 celebrati, III, Romae
1959, pp. 611-641.

162

redenta dallunico, perfettissimo e universalissimo Redentore,


bisogna affermare che lei membro del tutto singolare per
la sua dignit e funzione, conciliatrice potente e benigna
della nostra salvezza ,21 dispensatrice di grazia .22
Da quanto detto appare chiaro come gli stessi sommi Pon
tefici hanno posto la cooperazione di Maria Santissima nel
l economia della nostra salute nellambito della Chiesa.
dunque assai ovvio e naturale che nella teologia contempora
nea, prima gi del Concilio Vaticano II, la questione della
mediazione e corredenzione mariana, problema posto allor
dine del giorno soprattutto con il movimento promosso dal
Cardinale Mercier, per la definibilit della mediazione di
tutte le grazie di Maria Santissima, oggi vien trattato sotto
il titolo M aria e la Chiesa.
Su questo tema la Societ Mariologica francese ha avuto
tre convegni, i cui atti sono stati pubblicati in Etudes Ma riales 1951, 1952, 1953. Questo esempio fu seguito dalla
Societ Mariologica germanica, da quella spagnuola, ameri
cana e quasi da innumerevoli autori, tanto che un autore ha
fatto una bella sintesi dal titolo De natura corredemptionis marianae in theologia hodierna , in cui dopo aver detto
che la corredenzione mariana oggi viene trattata sotto il titolo: Maria e la Chiesa: Corredemptionem marianam hodie
potius tractari sub themate: Maria et Ecclesia , ha potuto
aggiungere che la bibliografia immensa: Bibliographia
quae de hac re prostat, efformat verum diluvium . E co
21 L e o n e XIII, Encicl. lu cu n d a sernper, in Leonis X I I I Acta, XIV,
l 313.

22 L e o n e XIII,
l>

303. Cf. G.
25 G.

A diutricem populi, i n Leonis X III A cta, XV,


art. cit., p. 637 sqq.
De natura corredem ptionis M arianae in theologia ho-

E n c ic l.

Q u a d rio ,

B araun a,

163

desto diluvio si aperto nel 1958 sulla citt mariana ed ec


clesiale di Lourdes, dove, appunto come ho detto, fu cele
brato il congresso Mariologico Mariano internazionale dal
tema Maria et Ecclesia .
Il congresso fu diviso in 13 speciali sezioni,24 cio: il
parallelismo tra Maria e la C hiesa;25 la cooperazione di Maria
e della Chiesa alla redenzione di C risto;26 la potest regale di
Maria nella C hiesa;27 Maria Madre della Chiesa e il suo in
flusso nel Corpo mistico di Cristo, che la Chiesa;28 la rela
zione di Maria al sacerdozio sia gerarchico che spirituale;29
Maria e la vita eucaristica della Chiesa;30 Maria e la propa
gazione e il consolidamento della C hiesa;31 Maria e l unit

d iem a (1921-1958), Romae 1960, p. 10. C f . C r i s o s t o m o d e P a m p l o n a ,


M aria y la Iglesia en la moderna bibliografia francesa, in Estudios Marianos 16, 1957, p p . 109-125; D. F e r n a n d e z , M aria y la Iglesia en la moderna
bibliografia alem ana, ib id ., pp. 55-57; Marian Studies 9, 1958, pp. 22-128.
24 Gli atti sono pubblicati in 16 volumi dal titolo: M aria et Ecclesia,
Ac la Congressus m ariolo gici-m ariani inter nationalis in civitate Lourdes
anno M C M L V III celebrati. Dopo il primo volume che contiene la cronaca
del congresso, segue il secondo dal titolo: De m unere et loco quem tenet
B. V. M aria in cor por e Chris ti mystico. Relationes sessionum generalium ,
Romae 1959 (Accademia Mariana Internazionale, via Merulana 124), in 8,
pp. VIII-248.
25 Ibid., De parallelism o M ariam in ter et Ecclesiam, Romae 1959, in
8, pp. VI 11-660.
26 Ibid., Cooperatio B. V. M ariae et Ecclesiae ad C hristi redem ptionem} Romae 1959, in 8, pp. XII-538.
27 Ibid., M ariae potestas regalis in Ecclesiam , Romae 1959, in 8,
pp. VIII-248.
2? Ibid., M aria m ater Ecclesiae eiusque influxus in Corpus C hristi
m ysticum , quod est Ecclesia, Romae 1959, in 8, pp. XII-544.
29 Ibid., M aria et sacerdotium , Romae 1962, in 8, pp. XII-428.
30 Ibid., M aria et vita Ecclesiae eucharistica, Romae 1960, in 8,
pp. V III-136.
31 Ibid., M aria et propagatio et consolidano Ecclesiae, Romae 1962,
in 8, pp. XII-283.

164

della Chiesa;32 Maria e l apostolato della Chiesa;33 le appa


rizioni mariane e loro significato nella C hiesa;34 il culto ma
riano nella liturgia ecclesiale;35 Maria e l arte religiosa, spe
cialmente per quanto riguarda il parallelismo tra Maria e la
Chiesa;36 i miracoli di Lourdes e loro significato per la
Chiesa.37
Il congresso fu aperto dal noto mariologo tedesco P. Koster, il quale in Germania da alcuni considerato il massimalista, mentre fuori della Germania da parecchi come il mini
malista. Il titolo della conferenza fu: Quid iuxta investigationes hucusque peractas tamquam minimum tribuendum sit
B. M. Virgini in cooperatione eius ad opus Redemptionis ,38
in altre parole: che posto occupa Maria nelleconomia della
nostra salute.
E il chiarissimo autore ha pensato bene di raggruppare
due opposte mentalit, due vie, due metodi, se si vuole, circa
questa questione, sotto il titolo, da una parte: via cristotypica,
cio quella che nellopera della salvezza presenta M aria piut
tosto simile a Cristo; d allaltra parte: via ecclesiologica, che
la presenta vicino e pi simile alla Chiesa, a noi membri del
Corpo mistico di Cristo.
32 Ibid., M aria et christi ani ab Ecclesia sep arati, Romae 1960, in 8,
pp. XII-244.
33 Ibid., M aria et apostolatus Ecclesiae, Romae 1960, in 8, pp. VIII268.
34 Ibid., A pparitiones m arianae earum que momentum in Ecclesia,
Romae 1962, in 8, pp. XII-378.
35 Ibid., De cultu B. V irgin is M ariae, Romae 1961, in 8, pp. XI1-184.
36 Ibid., M aria et ars religiosa, praesertim respectu habito ad parallelism um M ariam inter et Ecclesiam, Romae 1960, in 8, pp. VIII-366.
37 Ibid., De m iraculis atque sanationibus Lourdensibus, Romae 1960,
in 8, pp. XII-336.
33 Ibid., M aria et Ecclesia, voi. II, pp. 21-71.

165

La fondamentale questione era quella di sapere, se nel


l economia attuale della salvezza, la Redenzione opera esclu
siva di Cristo, oppure di Cristo e Maria, e in quale senso.
Mentre alcuni sostenevano che Maria Ss.ma cooper alla
Redenzione stessa oggettiva col merito e soddisfazione de
condigno ex condignitate, e cio alla stessa acquisizione della
nostra salvezza; altri ammettevano la cooperazione acquisi
tiva, ma ex merito de congruo; altri bench ammettessero
la cooperazione immediata alla Redenzione oggettiva, la li
mitavano alla sola accettazione del tesoro acquistato dal solo
Cristo; e finalmente non mancarono coloro che restringe
vano il concorso della Genitrice di Dio alla sola redenzione
soggettiva, o al massimo ammettevano la causalit mediata
e remota circa la redenzione oggettiva.
Ora, secondo questi diversi punti di vista, abbiamo di
verse sentenze e risposte alla domanda: quale posto occupa
Maria nel Corpo mistico di Cristo, che la Chiesa. E cos
alcuni dicevano che l azione della Beatissima Vergine ap
partiene intrinsecamente allordine delle cose, costituito dal
l unione ipostatica , poich la stessa persona di Maria ap
partiene allordine ipostatico ; 39 altri aggiungevano che Ma
ria in e extra Ecclesiam: nella Chiesa per la sua congiun
zione in un solo corpo; sopra la Chiesa, perch introduce nel
mondo l economia della salute nata dalla virt di Cristo .4C
Altri dicevano che Maria madre e figlia: come madre, as
sociata a Cristo e da lui assolutamente dipendente, prende
parte nel fondare lo stesso Corpo mistico; ma essendo Maria
39 Ib id ., p. 454. Cf. M.
ibid.,

p. 8 3

N ic o l a s ,

De transcendentia M atris Dei,

sq q .

40 Ib id., p . 456. Cf. G. P h i l i p s , De unitate C b risti et Ecclesiae deque


loco ac m unere B. M ariae V irgin is in ea, ibid., p . 65.

166

relativamente al Capo del Corpo mistico, vera figlia spirituale,


figlia del tuo Figlio , relativamente allo stesso corpo, cio
alla Chiesa (in quanto la Chiesa si distingue da Cristo), Maria
da dirsi non figlia, ma madre.41
Finalmente mentre alcuni ponevano come principio della
mariologia la divina maternit, altri sostenevano che l unit
tra Maria e la Chiesa una verit essenziale e fondamentale
della mariologia.42 La mariologia si deve costruire in modo che
Maria per omnia concipiatur ut perfectio absoluta Ecclesiae, incorporationis in Christo, cooperationis maternae cum
Deo in opere salutis .43
In poche parole: la mariologia deve ormai lasciare la via
cristotipica e seguire la nuova ecclesiotipica. La funzione maternale sia della Chiesa, sia di Maria specifice la stessa. Ma
ria e la Chiesa non sono due realt distinte, ma piuttosto
una ed identico mistero: la distinzione consiste in questo, che
cio in Maria avviene in modo perfettissimo e universalis
simo ci che in ogni fedele e nella Chiesa avviene in modo
meno perfetto e particolare.44
Bench dunque non vi sia controversia sul fatto che Ma
ria ha cooperato con Cristo nelleconomia della salvezza, ma
soltanto circa la stessa natura, circa il come, in quale maniera
ha cooperato; appare chiaramente che la questione non , per
cos dire, di lana caprina . Si tratta del grande mistero
della nostra redenzione, che Iddio ha potuto fare o non fare
in un modo o nellaltro, ma che ha fatto volendo che la se41 N. G a r c i a G a r c e s , De Beata V. M aria m atre C apitis Corporis mystici, ibid., pp. 147-148.
42 A. M u e l l e r , De influxu analogiae inter M ariam et Ecclesiam in
fundam entum et structuram M ariologiae, ibid., p. 347.
43 Ib id ., p. 366.
44 Cf. G . B a r a u n a , op. cit.y pp. 126-27.

167

persona della SS.ma Trinit, assumesse la carne nel


seno della Vergine, conscia del mistero e dopo la libera
sua accettazione di divenire la Madre del Verbo Incarnato.
Quindi chi guarda Maria da parte di Cristo e chi da parte
della Chiesa; altri invece tenta di fare una sintesi di queste
due tendenze.
Alcuni mettono nella stessa nozione della redenzione og
gettiva la nozione di accettazione, cos che la cooperazione di
Maria sarebbe veramente attiva, bench non produttiva, ma
soltanto recettiva della grazia acquisita dal solo Cristo.
Maria chiamata Nuova va e da quelli che vedono
come una parallela e collaterale associazione tra questa Nuova
va col Nuovo Adamo, e da quelli che insistono sulla oppo
sizione relativa tra la redenta rispetto al Redentore, tra quello
che di vita soprannaturale genera Cristo e quello che Maria
concepisce e partorisce.45
Per quanto riguarda la dottrina del Magistero, che fon
damento della via cristotipica, si afferma che questa dottrina
si pu verificare anche nella via ecclesiotipica. Si pu ammet
tere che nel magistero si manifesta la terminologia e la men
talit della via cristotipica, ma questo possiamo spiegarlo
perch il magistero usa spesso la nomenclatura della scuola.
Del resto possiamo supporre che il Magistero non intendeva
ostacolare il progresso della teologia Magisterium citativo,
non decisivo modo sic locutum esse, et sine praeiudicio ulterioris evolutionis theologicae.46
E cos nel congresso di Lourdes il dialogo proseguiva in
questo modo: uno vedeva nel mistero di M aria un aspetto che
emula

4S Cf.

K o s te r,

Ib id ., p. 30.
1 6 8

art. cit., pp. 39-40.

un altro non poteva vedere. La terminologia tradizionale ge


neralmente veniva conservata, ma ciascuno le dava la propria
significazione. Mentre si affermava che anche gli ecclesiotipisti ... riconoscono la Vergine come vera Mediatrice, appariva
chiaro che questa mediazione non la stessa che immaginano
i cristotipisti col triplice elemento: intercessione, acquisi
zione e distribuzione delle grazie. E cos circa le altre espres
sioni.
Fin dal pricipio il P. Koster diceva che non possibile
e neanche necessario unificare la terminologia, tanto pi per
ch le divergenze meglio dimostrano la ricchezza ontologica
in materia: invanum est multimodas nationum loquelas
in unam redigere. Item incassum erit nomenclaturam in hac
re unificare. Diversitas haec non tam discordiae indicium,
sed copiosioris ubertatis ontologicae in ipsa re documentum
est .47 Certamente l unit delle opinioni una cosa che si pu
desiderare, ma non si deve troppo premere, poich molte
volte impossibile, e con questo insistere si espone ai peri
coli la carit e la scienza.
Quindi nel congresso di Lourdes si osservato come i
teologi hanno formato vari termini, affinch possano meglio
esprimere il mistero di Maria, e si mostrato come la que
stione sulla mediazione e corredenzione non sia tanto facile
come alcuni la immaginano. Fu dunque data la spinta alle
nuove ricerche, ai nuovi sforzi invitando e cristotipisti e ecclesiotipisti affinch ciascuno esca dal proprio ambito e che me
glio si conoscano fra loro per meglio intendersi. E con questa
via tracciata nel congresso di Lourdes, via aurea per cercare
la verit nella carit, e che pian piano conduce al progresso
47 K o s t e r , a r t . c i t . , p . 4 1 .

169

della scienza, si arrivati al Concilio Vaticano II, nel quale,


in maniera solenne, M aria fu dichiarata Madre della Chiesa
e fu delineato il parallelismo tra Maria e la Chiesa.

II
N e l C o n c il i o V

a t ic a n o

II

Nella fase antepreparatoria, mentre in un primo momento


la Sacra Congregazione del S. Ufficio aveva ideato un solo
schema dottrinale dal titolo De Ecclesia, dopo prevalse la sen
tenza di farne quattro, e cio: De Sacra Scriptura et Traditione , De Ecclesia , De re morali e De quibusdam
dogmatibus . Unanimemente fu deciso di collocare l argo
mento circa Maria Santissima in un capitolo dello schema
De Ecclesia. Mentre le tre prime redazioni furono intitolate:
De Maria, Matre Iesu et Matre Ecclesiae , la quarta reda
zione fu intitolata: De Maria, Matre Corporis mystici .
Finalmente fu osservato che la dottrina esposta era giusta e
buona, ma non si vedeva come potesse stare in uno schema
sulla Chiesa, e fu deciso in modo unanime di trattare l argo
mento separatamente, con il titolo: De B. Virgine Maria Ma
tre Dei et Matre hominum . Titolo che in ultima analisi la
commissione cardinalizia per la coordinazione ha cambiato in
De Beata Virgine Maria, Matre Ecclesiae .48
Mentre lo schema fu lodato generalmente dalla commis
sione centrale, e l episcopato olandese proponeva di cam
biare soltanto l una o l altra parola, e la conferenza episcopale
48 C. B alic , La doctrine sur la bienbeureuse V ierge M arie M re de
VEglise et la C onstitution Lum en G entium du Concile V atican II, in

Divinitas 9, 1965, pp. 464-482.

170

germanica di Fulda proponeva varie trasformazioni, senza


per domandare un altro schema,49 cominciarono a venir fuori
altri schemi, i quali avrebbero dovuto sostituire quello antico
e ci sempre ponendolo nello schema De Ecclesia .
Nessuno dei Padri e dei Teologi voleva separare Maria
dalla Chiesa, poich era comune opinione che la Ecclesiologia
e la Mariologia formano un sol corpo nella Incarnazione re
dentiva. Per, dai discorsi pronunziati qua e l, molti teme
vano che ponendo l argomento circa Maria nello schema sulla
Chiesa, venisse cos approvata la suddetta via ecclesiologica,
che, male interpretata, potrebbe condurre alla conclusione
che tra noi e Maria non vi differenza che di grado, di per
fezione. Maria sarebbe soltanto la nostra sorella maggiore,
tipo e modello della Chiesa.
La questione non si muoveva circa l uno o l altro punto
della dottrina, ma piuttosto circa il modo di considerare la
Madonna, ossia circa diverse mentalit.
Da una parte emergeva la mentalit tradizionale, la quale
nel campo dottrinale ama usare le stesse parole del magistero
dei Papi; che non vorrebbe affatto sminuire le glorie di
Maria e apertamente promuove e favorisce la devozione ma
riana e che riconosce la Vergine come la vera Madre nostra
e di tutta la Chiesa; dallaltra parte la mentalit piuttosto re
cente, la quale facilmente dimentica le parole dei Romani
Pontefici, che sempre guarda certi pericoli nella devozione
mariana, e considera Maria quasi uguale a noi, bench la ri
conosca come sorella maggiore.
Poich quelli che volevano inserire nello schema sulla
49 Cf. C. B a l i c , C irca schem a constitutionis dogm aticae De beata
M aria V irgin e m aire Ecclesiae , Typis Poi. Vaticanis 1963, p. 7 sqq.

171

Chiesa lo schema mariano, generalmente seguono la nuova


corrente, che non pare dare al magistero quel valore che gli
si deve, non pochi si opponevano alla inserzione di questo
schema in quello De Ecclesia-50
Dopo che il 24 ottobre 1963 nella congregazione gene
rale furono dati dagli em.mi Cardinali Santos e Konig gli
argomenti pr e contro l inclusione dello schema mariano
in quello sulla Chiesa,51 il 29 ottobre 1963 alla questione
se piace ai Padri inserire lo schema sulla Madonna in quello
della Chiesa: Placet Patribus ut Schema de B. Maria Virgine Matre Ecclesiae, ita aptetur ut fiat Caput VI Schematis
de Ecclesia , fu dato responso positivo (dopo che i modera
tori del Concilio affermarono che non si trattava affatto di
questione dottrinale, ma del luogo dove pi comodamente
trattare questo delicato argomento) e poi con tale insigni
ficante margine di maggioranza, che fu impressione generale
di non esservi n vincitori, n vinti.52
Il merito della posizione della questione fu che cos ve
nivano eliminati, via facti, tutti i nuovi schemi presentati e
che inoltre veniva deciso che doveva essere non una piccola
appendice come alcuni desideravano , ma un vero ca
pitolo. Fu grande deficienza l ambiguit del termine aptari ,
che si poteva prendere in diverso senso, come di fatto fu
preso.
In ogni modo, gli oltre mille Padri che votarono affinch
fosse schema separato, e il fatto che fu preso come base l an50 Cf. Sancta M aria M ater Ecclesiae, Matriti 1 9 6 4 , p. 9 4 ; B a s i l i o d e
S. P a b l o , M inim ism o? M axim alism o? V ia m edia C onciliar, in Estudios
Marianos , Segunda poca, voi. 29, Madrid 1967, pp. 298-299.
51 G. B e s u t t i , o p . c i t . , p. 85 sqq.
52 Ib id ., p. 96.

172

li co schema, significava che non si trattava di un tale adatta


mento che omettesse la dottrina esposta nel primo schema
sulla Beatissima Vergine, contemplata rispetto a Cristo stesso.
Questa dottrina doveva rimanere e di fatto rimasta, bench
presentata sotto altra forma e con l aggiunta di alcuni tratti
che mancavano nel primo schema sul parallelismo tra la Chiesa
e Maria, sulla Vergine, considerata come tipo, modello della
Chiesa.53
'3 Cf. J. M e d i n a E s t e v e z , La dottrina del Concilio V aticano I I sulla
Vergine M aria, in La Teologia dopo il Vaticano II , a cura di J. M.
Miller C.D.C. (versione italiana), Brescia 1967, pp. 381-82: La questione
fu infine affidata a due teologi, rappresentanti dei gruppi in conflitto:
l7r. Balie (Carlo Balie, presidente deirAccademia Mariana Internazionale,
fu, secondo le parole di Laurentin, il principale autore del testo originale),
sostenitore deirantico testo ufficiale, e Mons. Philips, che doveva poi
essere l autore del testo che fu definitivamente sottoposto ai Padri... Cin
que redazioni successive, elaborate in un progetto di testo, che la Com
missione teologica esamin nel marzo 1964 .
Mi permetto di rilevare che il Mons. Philips ha elaborato due reda
zioni (prima e terza), e il P. Balie due (seconda e quarta) e poi che tutti e
due hanno elaborato la quinta redazione sottoposta con il permesso de!
Mons. Philips dal P. Balie alla commissione teologica. E poi non si trat
tava di difendere lantico progetto, ma insieme con Mons. Philips, che
aveva ben approvato con la Commissione antepreparatoria il primo pro
getto, di trovare un testo che potesse soddisfare tutti i Padri conciliari; e
questo fu ottenuto con grande impegno e con felice successo. Per arri
vare a questo felice esito fu convenuto tra Mons. Philips e il P. Balie
che uno si mettesse in contatto con quei periti e teologi che stavano coi
Padri Conciliari per uno schema separato, mentre l altro con quelli che
pensavano diversamente. E siccome dei Padri che volevano o uno schema
speciale, o come secondo capitolo, inquadrato nel D e Ecclesia molli
erano di lingua spagnuola, il P. Balie si mise in contatto specialmente con
loro, mentre, come appare dalla dichiarazione del Mons. M edina, Mons. IMii
lips tra gli altri, consult proprio questo teologo cileno, tanto pi che il
Cile present uno schema speciale.
Ma mentre il P . Balie rimasto nel segreto giurato, tutie q n e s ie c o s e
sono state pubblicate in un numero speciale di Ephem eridcs
18, 1968, fase. 1-2 in uno studio del P . N in o P i c a d o A., CM1\ l.<i intcr
vencin espanola en la elaboracin del capitulo V I I ! de la ('.ansitiucin

173

Abbiamo notato come nel congresso di Lourdes si insi


steva che non si trattava di dottrina, ma di terminologia, di
esposizione. E uno dei rappresentanti della tendenza ecclesiotipica diceva che vera assoluta concordia quanto alla so
stanza, espressa con diversi concetti: si rem sat alte intuemur, eadem est circa Virginem ab omnibus agnita realitas
obiectiva, etsi forte disparibus exprimitur conceptibus theologicis .54 Nello stesso modo nel Concilio Vaticano II si di
ceva: evitiamo i termini diffcili, come p. es. la media
zione , Madre della Chiesa , ed esprimiamo con altre
parole la stessa realt.
Cos insisteva un eminentissimo Cardinale; dicendo che
si omettesse il titolo Mediatrix , dichiarando che lui non
era contrario alla dottrina come finora proposta dalla Chiesa:
de B. V. Maria Mediatrice, uti haec doctrina ab ipsa Ec
clesia hucusque proposita fuit , e aggiunse che era meglio
evitare il termine Mediatrice, pur riferendo per la medesima
dottrina: sed puto consultius hanc doctrinam a Concilio
non ope termini Mediatricis proponi debere. Proponi autem
potest res quae ilio termine indicatur... .55

Lum en G entium , pp. 1-102, e ancora Apendice docum entai, pp. 103-310. Vi
sono riferiti molti documenti presi da un ciclostilato olandese (lavori della
sottocommissione, osservazioni dei membri della commissione dottrinale,
10 schema deirEpiscopato cileno, quello dellEpiscopato spagnuolo, il votum della Conferenza Episcopale di Fulda, proposte delFabb Laurentin,
gli schemi e il testo corretto dal Philips e dal Balie ...).
Da parte mia non ho, post factum, niente in contrario; devo tuttavia
dire che quel segreto del Concilio Vaticano II, mi apparso sempre assai
misterioso, perch sembra che valga soltanto per quelli che hanno giurato
11 segreto, mentre per gli altri che vengono in possesso di documenti, sia
anche attraverso Padri Conciliari, sembra che non conti.
54 Cf. K s t e r , art. cit., p. 43.
55 G. B e s u t t i , op. cit., p. 144.

17 4

E qui si aveva dinanzi agli occhi il movimento ecume


nico. Lo stesso eminentissimo Padre diceva che i protestanti
ci accusano di sostituire Maria Mediatrice a Cristo Media
tore: Scitis Protestantes in re mariologica unam e maximis
difficultatibus contra fidem catholicam pati et nos accusari
ac si B. Virginem Christo unico Mediatori substituamus .56
Bench ci sia falso continuava a dire bisogna
riconoscere che se si ammette il titolo Mediatrix per Maria,
ci sarebbe un vero scandalo per i Protestanti. Ora questo
scandalo non necessario, giacch possiamo evitare il termine
ed esporre ugualmente la dottrina .57
Per il Concilio, quello che di fatto disse implicitamente
sul ruolo di Maria nellAnnunziazione e nelleconomia della
salvezza in genere l espresse col termine generico Mediatrix.
Con questo non soltanto non ha nociuto al movimento ecu
menico, ma ha dato occasione ai fratelli separati di esami
nare la loro dottrina sulla grazia, sui sacramenti e sulla coope
razione della creatura col Creatore, proponendo Maria come
tipo di questa cooperazione. Infatti Maria non ostacolo
per venire a Cristo, poich la funzione materna di Maria
subordinata e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti
di Cristo, si fonda sulla mediazione di Lui; da essa assolu
tamente dipende e attige tutta la sua efficacia, non impedi
sce minimamente l immediato contatto dei credenti con Cri
sto, anzi lo facilita .58
Per quanto riguarda poi il titolo: Madre della Chiesa ,
siccome nella questione posta alla votazione si trovava questo
litoio, non da meravigliarsi che parecchi Padri avevano in G.

B e s u t t i,

op. cit., p. 142.

57 Ibid.

58 LG, n. 60.

175

sistito che, nello schema rielaborato, si ponesse di nuovo.


Per, secondo il mio modo di vedere, il titolo attuale: La
Genitrice di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa, De
Deipara Virgine Maria in mysterio Christi et Ecclesiae ,
molto pi significativo di tutti gli altri titoli, di cui si orna
vano le diverse redazioni.
E per davvero, in questa iscrizione si rispecchia quel prin
cipio fondamentale dellopera di Lodovico da Castelplanio,
che nel secolo passato, con una singolare profondit e genia
lit, ha svolto le relazioni tra Maria Santissima e la Chiesa:
Non separiamo egli scrive nella prefazione allopera
Maria nel Consiglio dellEterno il Figlio dalla Madre; n
la Madre dal Figlio! Nel Figlio e nella Madre troviamo la
Chiesa: e nella Chiesa la Madre e il Figlio .59
Mentre dunque lo stesso titolo della esposizione conci
liare sulla Madonna ricco di contenuto, bisogna ricono
scere che fu una grande deficienza, che allinizio del capi
tolo ottavo, dove si dice: La Chiesa cattolica, edotta dallo
Spirito Santo, con affetto di piet filiale, la venera come Ma
dre amatissima , non sia stata aggiunta la parola sua ,
come alcuni giustamente insistevano, bench il buon senso
esiga interpretare il testo di Benedetto XIV, non come Madre
amatissima di Cristo o di Tizio o di Caio, ma Madre della
Chiesa.
Tuttavia anche questa omissione apparve provvidenziale,
poich offr l occasione a Paolo VI, di fare una sintesi del
59 L. d a C a s t e l p l a n i o , M aria nel Consiglio d e llEterno, ovvero la V er
gine p redestinata alla m issione con Ges C risto, parte 1, voi. I, Napoli
1872, V i li . C f . G. R o s c h i n i , M aria e la Chiesa secondo il Padre Lodovico
da C astelplanio, in Divinitas 11, 1967, pp. 979-1020.
60 LG, n. 53.

176

lintero capitolo ottavo, proclamando solennemente al ter


mine dellapprovazione della costituzione dogmatica Lumen
Gentium, Maria come la Madre della Chiesa.
Cos il Papa ha detto esplicitamente quello che stato
sancito implicitamente nella stessa costituzione e gi appro
vato dal Concilio.
Infatti, riferendo le parole stesse della S. Scrittura sia
del Vecchio che del Nuovo Testamento, il Concilio ha messo
in chiara evidenza lo stretto e indissolubile vincolo di
Maria insieme con l incarnazione del Verbo Divino, pre
destinata fin dalleternit quale Madre di Dio .61 Questa
unione appare gi nei libri del Vecchio Testamento come
sono letti nella Chiesa e sono capiti nella luce dellulteriore e
piena rivelazione .62 M aria gi adombrata nel Protovan
gelo nella promessa circa la vittoria del serpente .63 E in
staurando la nuova economia, Iddio volle che l accettazione
della predestinata Madre, precedesse la Incarnazione,64 cos
che giustamente i santi Padri affermano che Maria non fu
strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che
collabor alla salvezza delluomo con libera fede e obbedienza,
diventando causa della salvezza , Madre dei viventi .65
Questa unione della Madre col Figlio nellopera della reden
zione si manifesta chiaramente dal momento della concezione
verginale del Cristo, fino alla di Lui morte.66 A llinizio della
vita pubblica di Ges indusse con la sua intercessione Ges

LG,
f! LG,
LG,
64 LG,
65 LG,
LG ,

n.
n.
n.
n.
n.
n.

65.
55.
63.
56.
56.
64.

Messia a dar inizio ai miracoli .67 E sul Calvario Maria ha


amorevolmente consentito allimmolazione della vittima da
lei generata e si associata con animo materno al Sacrificio
di Lui. Maria anche nel Cenacolo ottenne il dono dello Spi
rito Santo e adesso in cielo intercede e si prende cura dei
fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo
ai pericoli e agli affanni ,68 invocata nella Chiesa con i ti
toli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice .
Il Concilio, subito allinizio, da una parte mette in rilievo
come la Madre di Dio Figlia prediletta del Padre e tempio
dello Spirito Santo , precede di gran lunga tutte le altre
creature celesti e terrestri , dallaltra parte che ella bi
sognosa di salvezza, membro, ma del tutto singolare .w Ma
ria figura, modello, tipo della Chiesa, ora in cielo esaltata
sopra tutti i beati e gli angeli.70
Dunque il Concilio ha messo nella giusta luce quella dot
trina che i Papi, come abbiamo visto, hanno tanto inculcato
nei nostri tempi, e cio che Maria ha intimamente collaborato
con Cristo nelPedificare la Chiesa. NellTncarnazione, libera
mente e conscia del mistero, ha generato Cristo capo del Corpo
mistico e in forza dellindissolubile unione esistente tra Capo
e corpo, ha generato spiritualmente le membra di questo
corpo, come dice s. Agostino, che il Concilio cita: vera
mente madre delle membra di Cristo ... perch cooper con
la carit alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel
capo sono le membra .71
67
68
"
70
71

178

LG,
LG,
LG,
LG,
LG,

n. 58.
n. 66.
n. 54.
n. 69.
n. 53.

Maria cooper ulteriormente nella vita pubblica, sul Golgota e nel Cenacolo: tre fasi nelle quali Cristo, capo gene
rato, edific la sua Chiesa. Sul Calvario, divenuta Madre
del Corpo mistico in forza dellassociazione col Figlio mo
rente, fu proclamata madre dei credenti, rappresentati da
Giovanni.72 Prepar gli Apostoli a ricevere lo Spirito Santo,
che l anima della Chiesa. Dopo l assunzione in Cielo per
tutti Avvocata, Ausiliatrice della Chiesa, Mediatrice e segno
di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verr
il giorno del Signore .73
Queste attinenze di Maria con la formazione, conserva
zione, e sviluppo della Chiesa considerata nella sua co
stituzione intrinseca e forma estrinseca; nella propriet, note,
doti, sacramenti, grazie, lotte e trionfi; come militante, pur
gante, trionfante ,74 ha messo nella giusta luce nel secolo
passato il P. Lodovico da Castelplanio.
Maria nella Chiesa e sopra la Chiesa: nella Chiesa
perch redenta e membro di essa; sopra la Chiesa perch
manifesta una vera trascendenza su tutte le creature angeliche
e umane: in mysterio enim Ecclesiae, B. V. Maria praecessit; ex Maria videtur prodiisse Ecclesia .75 Maria, rac
colse e super la perfezione della Chiesa universale . Ella
diede alle mistiche membra il Capo mistico, cosa che non
fa la Chiesa; perch la Chiesa genera le membra non nel
Capo, ma al Capo; e Maria le genera nel Capo in cui concep
tutto il Corpo mistico e al Capo, in grazia del quale adattasi
ad esser Madre delle membra: la maternit spirituale di Ma
77 LG , n. 58.
7J LG, n. 68.

74 L.
75

C f.

ct., parte
cit., p. 160.

d a C a s te lp la n io , op.

G.

B e s u tti, op.

4 , v o i.

IV, p. 132.

179

ria nelle membra il riflesso necessario della maternit reale


di Maria nel Capo, e perci frutto intrinseco del frutto del suo
seno; la maternit spirituale della Chiesa nelle membra
frutto del frutto di M aria; e quindi una irradiazione della
maternit reale di Maria nel Capo .76 Maria, chiamata da
antichi scrittori mater rerum recreatarum ,77 mater restitutionis omnium ,78 mater credentium ,79 mater gen
tium , mater electorum , mater Christi et christianorum , omnium genitrix ,80 la nostra Madre amatissima,
Madre della Chiesa.
Alcuni protestanti amano parlare di tre Marie del cattoli
cesimo: Maria, Madre di Ges del Vangelo, semplice donna
giudea, che ha generato il Salvatore; poi M aria, la Beatis
sima Vergine del trattato dei teologi, colmata dei privilegi
dedotti da certi principi per mezzo di vari sillogismi; e final
mente Maria, la Vergine del culto popolare, la cui im
magine si adorna e venera come se fosse idolo. E queste
tre Marie sarebbero persone distinte: la prima autentica e
concreta; la seconda unidea astratta; la terza un prodotto
mitologico della immaginazione popolare.81 Da parte sua Har16 L. d a
77 Cf. S.

op. cit., parte 2, v o i . II, pp. 286-87.


O ratio 52 (P L 158, 956 B).

C a s t e lp la n io ,
A n s e lm u s ,

78 I d e m , l. c., 957 A.
79 A m b r o s i u s A u t p . , Serm o in Purificatione, 1 (P L 89, 1297 C).
80 C f . T h . K o e h l e r , M aria, m ater Ecclesiae, in E tudes M ariales, M arie
et l Eglise, III, B ulletin de la Socit Frangaise d Etudes M ariales, Paris
1954, pp. 133-157; E n r i q u e d e l S. C o r a z n , M arta M ater E cclesiae
en la Tradicin p atristica, in E s t u d i o s Marianos , Secunda epoca, voi. 29,
Madrid 1967, pp. 239-294.
81 G. P h i l i p s , El esp iritu que a lie n la en el cap. V i l i de la Lumen
G entium ", in Estudios Marianos , Segunda epoca, voi. 27, Doctrina ma
riana del Vaticano II, I, Madrid 1966, p. 196.

180

nack ha detto che i dommi mariani hanno il loro fondamento


nella fede del popolo, che poi i teologi esprimono nelle for
mule e finalmente la Chiesa sanziona.82
Mentre il capitolo conciliare non refuta direttamente la
teoria delle tre Marie, ma la dissipa con il contatto con la
realt, il dotto Harnack non poteva darci migliore elogio
e apologia dei dommi mariani. Infatti il senso della fede
del Popolo di Dio intuisce la realt rivelata nelle diverse
espressioni della S. Scrittura, quali ad es.: Madre di Ges ,
piena di grazie , beata tra le donne , alla quale ha fatto
cose grandi l Onnipotente ; se i teologi esprimono con
termini tecnici questa fede del popolo cristiano, in cui abita
lo Spirito di Cristo che attraverso un istinto, un contatto,
una mozione speciale lo conduce alla piena cognizione di
ogni verit; e poi la Chiesa definisce questa verit, allora
non si pu dire che la Chiesa ha aggiunto qualche cosa alla
verit rivelata, alla S. Scrittura, o ha imposto al popolo di
credere nuove verit, ma soltanto ha confermato questa fede,
arrivando, attraverso il senso della fede dei Pastori e fedeli,
sotto la guida del magistero autentico, ad avere la certezza di
alcune verit mariane, la quale certezza non si pu avere
dalla sola Sacra Scrittura.
E a questo Popolo di Dio a cui il Concilio nella Costi
tuzione Lumen Gentium ha dedicato l intero secondo capi
tolo, inculcando che il popolo santo di Dio partecipa pure
dellufficio profetico di Cristo... e per il senso della fede,
che suscitato e sorretto dallo Spirito di verit, ... penetra
in essa pi a fondo 83 , giustamente hanno pensato i
82 R.

H arn ack,

Lekrbuch der D ogm engescbichte, III, Tiibingen 1932,

p. 655.
LG, n. 12 sq.

181

Padri conciliari per dare la risposta contro varie obbiezioni


riguardanti la missione sociale di Maria nella Chiesa, e so
prattutto i titoli Mediatrice ed anche Madre della
Chiesa .
Cos a quelli che dicevano che il titolo Mediatrice po
trebbe scandalizzare i protestanti, altri rispondevano che la
omissione di esso provocherebbe lo scandalo e la meraviglia
dei fedeli. In molte regioni affermava un vescovo a nome
di tutta la gerarchia di una nazione si crede fermamente
che noi riceviamo tutte le grazie per mezzo di Maria. Perci
sar grande scandalo se i fedeli sapranno che noi nel Concilio
Ecumenico disputiamo circa la Mediazione e non la rite
niamo .M
E alla obiezione che i fedeli non potranno capire la
mediazione mariana, identificandola con quella di Cristo,
un altro vescovo faceva appello alla sua esperienza pasto
rale per affermare che i fedeli Mediationis doctrinam piane
intelligere absque ulla confusione fratresque separatos non
fuisse offensos ... .85
Per quanto riguardava il titolo: Madre della Chiesa ,
mentre alcune diverse obiezioni si riferivano contro questo
titolo, uno dei Padri ricorse allimmagine con la quale nella
Sacra Scrittura viene significata la Chiesa, cio quella della
famiglia, e concludeva che se la Chiesa una famiglia, deve
pur avere una madre: si Ecclesia Dei familia est, valde
convenit sit familia matre non orbata, sed a Deo, provido
amore, matre optima ditata. Haec autem Mater est Maria
Virgo, quae est velut mater familias Ecclesiae .86 Sposa dello
84 Cf. G. B e s u t t i , op. t it.,
85 Ib id ., p. 162.
84 Ib id ., p. 189.

182

p.

157.

Spirito Santo, madre soprannaturale di tutti i cristiani, ha


cura di tutti quelli che appartengono alla famiglia, e cos in
s realizza idealmente, in senso analogico, tutte le doti che
deve avere una vera madre di famiglia; questa per, bench
madre, non cessa di essere membro della famiglia.
Un Padre, una Madre, un Fratello primogenito ed i
secondogeniti, ecco la nozione perfetta della famiglia cri
stiana , diceva il P. Lodovico da Castelplanio.87
E prima di avvicinarmi alla fine, mi piace aggiungere tra
gli stessi protestanti non mancano coloro, che esprimendo
un profondo apprezzamento per il Concilio Vaticano II, di
fendono il titolo Madre della Chiesa .
Cos, p. es., il professore di New York, dott. John Macquarrie scrive: Maria la Madre della Chiesa, della co
munit cristiana; ella anche la Madre dellunit, il cui amore,
influenza ed esempio affretteranno il giorno del compimento
della volont di Cristo Che siamo una cosa sola .
John Moorman, vescovo anglicano di Ripon in Inghil
terra, autore di un libro contenente le sue osservazioni sul
Concilio Vaticano II, dopo aver notato la penosa impressione
nellaula conciliare, allorch il Papa Paolo VI confer a Maria
il nuovo titolo Madre della Chiesa , che fu un colpo e
una delusione non soltanto per gli osservatori, ma per molti
dei Padri , aggiunge tra l altro, che non vera nessuna ra
gione di tale atteggiamento, poich a questo titolo non pos
sono esser fatte grandi obiezioni . Infatti, si pu, p. es. cos
continua il vescovo Moorman, sostenere che se la Chiesa
il corpo di Cristo, e se Maria dette a Cristo il suo corpo,
17 L. d a C a s t e l p l a n i o , op. cit., parte 2, voi. II, p. 525.
Cf. T. C r a n n y , M aria, M adre d ell'U n it, in Unitas , ed. ital. 22,
1967, p. 256 sqq.

183

allora si pu ragionevolmente dire che Maria anche la


Madre della Chiesa. O noi possiamo collegarlo con le ultime
parole di Cristo a Maria e a Giovanni sotto la croce: Donna,
ecco tuo figlio ... ecco tua Madre , e dire con il dott. Lighfoot: Maria la madre fisica del Signore ora diventa, per
ordine del Signore e come risulta dalla sua missione, la Ma
dre spirituale di tutti quelli che sono nati in lui . Il dotto
vescovo, stimato per i suoi scritti su Francesco di Assisi,
come pure per i suoi tentativi ecumenici, termina le sue pa
role dicendo: Se la Chiesa l associazione di quelli che
sono rinati in Cristo come dicono gli Evangelisti allora
c un senso proprio, secondo il quale Maria pu essere chia
mata Madre della Chiesa .89
In poche parole, timuerunt timore, ubi timor non erat,
coloro che pensavano che la proclamazione di Maria Ma
dre della Chiesa potesse ritardare l unione di coloro che
si gloriano del nome di Cristo.
Anzi questa dichiarazione, sincera e chiara, ha obbligato
i protestanti a fare uno sforzo verso la comprensione ecume
nica della Vergine Maria.
Lo stesso deve dirsi per quanto riguarda il vocabolo Mediatrix , usato dal Concilio Vaticano II, il quale nel consi
derare la relazione tra Maria e la Chiesa, comincia con una
affermazione riguardo a Cristo Mediatore, il quale bench
sia il solo Redentore, non Redentore solitario, giacch nel
l economia della salvezza, Maria non fu uno strumento pas
sivo, ma attivo, unita al Figlio da uno stretto ed indissolu
bile vincolo.90
89 Cf. T. C ranny, M aria, M adre d ellU nit, in Unitas , ed. ital. 22,
1967, pp. 254-255.
90 LG , n. 53.

184

Giustamente fu tante volte detto e ripetuto che il capi


tolo ottavo della costituzione Lumen Gentium un punto
d arrivo e insieme un punto di partenza sulle relazioni tra
Maria e la Chiesa. Il Concilio ha dichiarato di non avere
in animo di proporre una dottrina esauriente su Maria,
n di dirimere questioni dai teologi non ancora pienamente
illustrate. Permangono quindi prosegue il Concilio ,
nel loro diritto, le sentenze che nelle scuole cattoliche ven
gono liberamente proposte circa Colei, che nella Chiesa santa
occupa, dopo Cristo, il posto pi alto e il pi vicino a noi .91
Dunque tutte le questioni sollevate tra i teologi, e di
scusse specialmente nel congresso mariologico internazionale
di Lourdes, circa la natura stessa della cooperazione ma
riana, circa gli elementi che costituiscono la redenzione og
gettiva e soggettiva, circa gli elementi che entrano nel con
cetto di Mediatrice, e di Madre della Chiesa, rimangono an
cora purch si ammetta che questi termini non sono una
semplice metafora, ma nel senso analogico una realt sopran
naturale, la parte integrale del mistero del Corpo mistico di
Cristo, che la Chiesa.
Per il Concilio ha sancito il termine Mediatrix come
tale, e nel Concilio Maria fu formalmente dichiarata Ma
dre della Chiesa . Inoltre fu cos esposta la cooperazione
di Maria nelleconomia della salute, come mai fu fatto in
altro concilio ecumenico. Questi sono punti fondamentali e
basilari.
E siccome, per usare una espressione di mons. Colombo,
ogni insegnamento del Concilio, anche per il modo con cui
51 LG, n. 54.

185

presenta una dottrina, diventa stimolante per i futuri appro


fondimenti teologici , se i teologi, i predicatori e gli stessi
laici terranno davanti agli occhi, che noi ci troviamo davanti
a un mistero che esige la fede, l amore e l ubbidienza, e ri
corderanno lo spirito col quale fu composto il capitolo ot
tavo, non dimenticando che sacrorum fontium studio sacrae
disciplinae iuvenescunt ,92 sotto l alta guida del magistero
ecclesiastico, e con la spinta del senso cristiano, senso della
fede del popolo di Dio; se come dicevamo ricorde
ranno che il titolo pi alto di Maria, dal quale sorgono tutti
i suoi privilegi, come pure la sua maternit ecclesiale
Teotokos, e che Maria tutta relativa a Dio, a Cristo e alla
stessa Chiesa, in quanto separare la maternit divina dalla
sua funzione maternale-ecclesiale, sarebbe oscurarla e sfigu
rarla , allora possiamo sperare che quanto fu detto della
missione sociale di Maria, Madre e tipo della Chiesa, sar
un seme che porter abbondanti e salutiferi frutti non sol
tanto nel campo mariologico, ma anche in quelli ecclesiolo
gico, liturgico, ecumenico e soprattutto pastorale.
Cf.

186

D e n z .-S c h n .,

n. 3886.

CARDINALE PIETRO PARENTE

LA TEOLOGIA
DELLA
MADRE DEL BUON CONSIGLIO

urante il Concilio Vaticano II, e precisamente il 21 set


tembre 1964, io lessi una relazione sulla Collegialit,
che mi frutt l per l un applauso interminabile di tutti i
Padri del Concilio, e poi delle critiche acerbe da parte di
qualche geloso conservatore, pi giurista che teologo, da cui
devo ancora difendermi. La Collegialit non l avevo inventata
io, ma l ho difesa con animo sincero e commosso, come un
felice ritorno a llEcclesiologia dellEvangelo e dei primi Padri
della Chiesa, che io avevo auspicato da tempo. Ma pochi
sanno la battaglia che ho combattuto per difendere i privilegi
della Madonna nella preparazione del cap. 8 della Costitu
zione Lumen Gentium.
Hanno legato il mio povero nome alla Collegialit; sarei
pi contento che fosse legato alla difesa della Madonna, che
ho sostenuto sempre, nel Concilio e fuori, contro la ten
denza minimista che vuol diminuire lo splendore dei privi
legi di Maria. Si sa che il pretesto giustificativo di questa
tendenza la discriminazione tra devozionalismo e teologia
mariana. Riconosco e deploro gli abusi eventuali di un cieco
devozionalismo, ma contesto la discriminazione tra teologia
e devozione, come quella tra teologia e liturgia. La liturgia
e la sana devozione sono l espressione sensibile e vitale della
dottrina della fede, oggetto della teologia.
La mia passione devozionale e teologica per la Madonna
mi ha fatto accettare con entusiasmo l invito a concludere la
settimana di studio organizzata ad onore della SS. Vergine
del Buon Consiglio , che da secoli sorride alle anime pel-

189

legrine nel Santuario di Genazzano, a pochi chilometri da


Roma.
Vi parler dunque del carattere teologico di questo titolo,
che risuona anche nelle Litanie dela Chiesa. E mi giover di
s. Tommaso d Aquino autentico teologo (sempre vivo, non
ostante i tentativi di seppellirlo!). Egli ci aiuter con le sue
lucide e profonde riflessioni a scoprire la funzione decisiva
del consiglio e della prudenza per la sorte delluomo, anche
delluomo di oggi, lanciato nel vortice della vita reale, com
plessa e dinamica.
Sar un saggio di teologia esistenzialistica, per dirla col
linguaggio di certi teologi contemporanei. E sar una prova
della vitalit e dellattualit essenziale di certe intuizioni della
filosofia e della teologia antica, che i moderni rigettano spesso
per un motivo psicologico pi che per una ragione appro
fondita.
10 che mi sono dimostrato sempre aperto ad apprezzare
quanto c di vero e di buono nella filosofia e teologia mo
derna, ho sentito e sento il dovere di rispettare l antica non
per una specie di feticismo, ma per ragion veduta.
11 mio rispetto non riguarda la forma n certi dettagli,
che possono dirsi ed essere caduchi, ma va alla sostanza, ai
principi fondamentali, che spesso, con uno studio accurato,
si rivelano pi attuali di certe ragnatele moderne... Siamo
giusti!
Cos per esempio la teoria aristotelica degli abiti, adot
tata e approfondita da s. Tommaso. Qualche progressista fa
subito l'allergico e rigetta a priori la vecchia teoria. Ma se
costui si prendesse la briga di leggere attentamente le fonti,
cambierebbe subito opinione o almeno parlerebbe con ri
spetto.

190

L abito non uninvenzione astratta di Aristotele, ma


antico quanto l uomo e reale quanto la luce del sole. Basta
riflettere sullartigiano o sullartista. Un bravo calzolaio ti fa
in breve tempo e con perfezione un paio di scarpe belle: un
ciabattino ti fa un cattivo servizio. Dico subito che il primo
ha Yabilit del suo mestiere, l altro no.
Un genio musicale ti eleva fino al cielo con la sua arte;
un santo arriva a vivere con semplicit una vita che sembra
impossibile.
In questi personaggi un lungo esercizio di atti ha creato
una abilit, un'arte, una virt incomparabili, che arricchi
scono l essere di ciascuno e lo raccomandano alla storia.
Ecco la verit e la validit .e\Yabito acquisito dal lavorio
delluomo, che costa!
Sul piano soprannaturale Dio pu influire nello spirito
umano conferendogli delle disposizioni ad agire con facilit
nella sfera morale e ascetica, per l acquisto della vita eterna.
Ecco l abito infuso, che non una cappa gettata da Dio
sulle spalle delluomo, n una cosa estrinseca come un ciottolo
immesso nello stomaco, ma unabilit suscitata da Dio nella
struttura psicologica delluomo per unattivit superiore alle
sue forze, ma non contraria alla sua natura.
Labito, sia naturale sia infuso, una meravigliosa ri
sorsa dello spirito per realizzare il vero, il bene e il bello
fino al pi alto grado.
Per una indagine accurata sul termine consiglio, che
parte importante della prudenza, bisogna discendere nelle
profondit della psicologia umana, l dove nasce e si confi
gura il misterioso atto umano, fatto di pensiero, di amore
e di libert.
L uomo si esalta per le realizzazioni dellarte, della scienza

191

e della tecnica, che sono termini e segni esterni dellattivit


umana; ma generalmente trascura la riflessione sulla genesi e
la struttura dellatto umano, che supera per dignit e valore
tutti i fatti esterni ed quello che veramente decide del de
stino delluomo.
L atto umano eleva l uomo al disopra di tutto il dinami
smo del mondo fisico, vegetale e animale, perch fremito di
pensiero e per conseguenza di libert.1 Niente nelluniverso
pi grande dellatto umano: i fenomeni pi grandiosi della
natura, anche quelli che massacrano e travolgono l uomo, come
il terremoto, sono inferiori a lui, perch la natura agisce senza
averne coscienza, mentre l uomo, anche se schiacciato, sa di
essere schiacciato.
Nellatto umano impegnata la ragione e la libera volont.
La ragione conosce anzitutto il fine, ma si esercita spe
cialmente nella considerazione dei mezzi in rapporto al fine.
Questa considerazione laboriosa e difficile, perch importa
anche un giudizio di valutazione sulle cose contingenti, che
formano la complicata trama della vita quotidiana. In essa gio
cano il fine ultimo, che l agognata perfetta felicit, i fini
particolari legati al tempo, e la moltitudine dei mezzi, su
cui la ragione deve pronunciare un giudizio, che porti alla
scelta del mezzo pi adatto. Il consiglio consiste precisamente
in questa indagine della ragione e nel suo giudizio sul mezzo
da scegliere.
Pertanto il consiglio appartiene per s alla sfera della co
noscenza razionale, ma confina con la sfera della libera vo
lont perch prepara la scelta, a cui ordinato. S. Tommaso,
sulle orme di Aristotele, chiama la scelta, propria della vo
1 S.

192

T o m m aso ,

Sum. Theol., I, 83, 1.

lont, appetitus praeconsiliati; cio l inclinazione alloggetto


valutato e suggerito dal consiglio della ragione.2
Va osservato che il consiglio, come ultimo giudizio della
ragione sul da farsi, non determina necessariamente la scelta
della volont, che rimane sempre libera; ma anche vero che
la volont non passa allazione finch non si sia raggiunto
un accordo tra il consiglio razionale e la libera scelta.
Gli uomini pi attenti conoscono per intima esperienza
questo duello tra la ragione e la libert per scattare allazione;
prima la difficolt del giudizio sui molteplici e variabili oggetti
che mi circondano, anche per l eventuale influsso delle pas
sioni, che possono offuscare la ragione; poi l indifferenza
della volont di fronte ai beni lim itati e imperfetti, che le
si presentano, mentre la sua inclinazione naturale tende al
bene perfettissimo (fine ultimo).
S. Tommaso sottolinea con finezza psicologica e realistica
questa difficolt che accompagna l atto umano contingente. L
dove c la contingenza, cio la reversibilit, domina l incer
tezza: In rebus agendis multa incertitudo invenitur .3 Il
rapporto tra i mezzi, che sono i beni terreni, e il fine ultimo,
non determinato, come l unica via che porti sicuramente
alla meta, ma variabile secondo la diversit delle persone,
delle cose, delle circostanze; e perci l uomo deve indagare,
cercare, riflettere per trovare il nesso tra mezzo e fine. Qui
il campo della libert e il motivo profondo della responsabi
lit delle proprie azioni. Tutto dipende dal consiglio e dalla
scelta, che rendono l uomo autore e padrone dei suoi atti e
per conseguenza costruttore della sua vita.
2 Sum. Tbeol., I-IIac, 14, 1.
3 Sum. Tbeol.. ibid.

193

NellEcclesiastico si legge: Dio da principio cre l uomo


e lo lasci in balia del suo consiglio .4
E s. Tommaso afferma che il termine dellindagine del
consiglio est quod statim est in potestate nostra ut faciamus ; 5 l azione da farsi sullistante e che in nostro do
minio.
Il consiglio dunque sulla frontiera dellattivit umana
in cui entra in gioco la forza misteriosa della libert.
Questo atto importantissimo della ragione pratica non
come un sasso erratico nella psicologia delluomo, ma come
la cellula di un tessuto vivo, organico ricco di altri elementi,
che concorrono allazione.
S. Tommaso inquadra il consiglio nella trama delle virt
cardinali, precisamente della prudenza, la regina delle virt
morali, che devessere presente in tutte le virt.6
La prudenza la sapienza nelle cose umane ed ha per og
getto il bene delluomo in quanto uomo.7 Essa la recta ratio
agibilium, come l arte la recta ratio jactibilium. Ma c una
profonda differenza tra l una e l altra: l arte ha come obbiet
tivo la realizzazione dellidea in un artefatto materiale, esterno
alluomo, come la statua; la prudenza invece guida a realiz
zare l atto umano, che intrinseco alluomo e vita della sua
vita.8
La prudenza la ragione pratica, che anzitutto esamina e
valuta i mezzi in ordine al fine ( consiglio ); poi giudica dei
mezzi trovati ed esaminati dal consiglio {giudizio)-, finalmente
4 E cli 15, 14.
5 Sum. Theol., I-IIae, 14, 6.
6 Sum. Theol., II-IIae, 109, 4.
7 Sum . Theol., II-IIae, 47, 4.
8 Ibid., 5.

194

comanda l applicazione del consiglio e del giudizio allazione.


chiaro che questultima funzione, chiamata precetto, la pi
importante della prudenza.9 Ma s. Tommaso approfondisce la
sua analisi e scopre che la prudenza, fatta di consiglio, di giu
dizio e di precetto intorno ad oggetti contingenti, non una
facolt naturale, come la ragione e la volont, ma frutto
di esercizio e di esperienza. Nelluomo insieme con queste
facolt ci pu essere, come dote naturale, una maggiore o mi
nore disposizione a giudicare, a discernere, a valutare, ma
non c mai il giudizio belle fatto per virt naturale sul
mezzo migliore per raggiungere il fine. Tale giudizio frutto
di esperimenti positivi o negativi, che ripetuti per lungo
tempo possono determinare un abito buono, che sar la virt
della prudenza naturalmente acquistata.10 Questa virt la
pi necessaria per la vita pratica, ma la pi rara. Molti cre
dono di averla e ne fanno ostentazione, ma pochi la posseg
gono davvero. Spesso l illusione d averla nasce dalla confu
sione della prudenza con la furbizia, con l astuzia, con la ma
novra diplomatica, perfino con la vilt silenziosa e con l omert
ipocrita. Questa la prudenza della carne, di cui parla s. Paolo
con disprezzo. Si pu concedere che ci siano delle forme di
prudenza imperfetta perch limitata a questo o a quel set
tore della vita: si parla cos del prudente commerciante, del
prudente viaggiatore, del prudente ladro. In questi casi si
tratta delluomo che ci sa fare nellambito del suo mestiere.
Ma la prudenza quella che rende l uomo abile a risolvere il
problema della sua vita, orientandola efficacemente verso il
fine con una saggia e costante scelta dei mezzi migliori. Labito
9 Sum. Tbeol., II-IP', 47, 8.
,0 Ib id ., 15.

195

della prudenza rende l uomo moralmente buono, a differenza


di altri abiti, come l arte. Voi potete trovare un poeta, un
musicista, uno sportivo, abilissimi, geniali nella propria arte,
ma detestabili nella loro condotta morale. Quello spirito sa
gace che fu il Papa Benedetto XIV preferiva il prudente per
fino al santo, almeno quando si tratta di governo: un dotto?
ci faccia scuola. un santo? preghi per noi. un prudente?
ci governi.
La necessit della prudenza per orientare bene la vita e
la sua rarit pongono un grave problema, che sul piano
naturale non si risolve.
C nella psicologia umana un mistero, che s. Paolo sot
tolinea e risolve con l appello alla grazia divina: So infatti
che il bene non dimora in me... perch volere il bene alla
mia portata, ma praticarlo no; non faccio il bene che voglio,
ma commetto appunto il male che non voglio... Io mi diletto,
seguendo l uomo interiore, della legge di Dio, ma sento nelle
membra unaltra legge in conflitto con la legge della mia ra
gione, che mi tiene prigioniero della legge del peccato, esi
stente nelle mie membra ." Lapostolo mette a nudo la trage
dia intima delluomo accesa dal peccato originale, che fa del
l uomo un ferito bisognoso della medicina della grazia: Me
infelice! Chi mi liberer da questo corpo fonte di morte?
La grazia di Dio per mezzo di Ges Cristo .12
L eticismo naturale di qualunque marca, aristotelico, stoico,
kantiano, illuminista, ateistico, resta soltanto una bella teoria
in contrasto con la cruda realt della vita.
11 Cristianesimo invece, con la sua poderosa affermazione
del soprannaturale, in particolare delleconomia della grazia
Rm 1, 18 ss.
12 Ibid.

196

redentrice, ha inserito nella storia una ascesi che ha creato


luomo nuovo, che va dalla laboriosa vittoria sul peccato fino
alle vette della santit.
Ma l elevazione allordine soprannaturale non cambia la
natura umana nella sua struttura, ma la affranca dal peccato
e la integra con energie divine. La grazia e le virt sopranna
turali, infuse insieme con la grazia, risanano l uomo ferito, lo
elevano a una sfera di contatto e di comunione con Dio, con
ferendogli la capacit di attivare le sue facolt in una ma
niera divina, cio adeguando l atto umano alle esigenze del
fine soprannaturale, che la visione beatifica e il possesso
eterno di Dio.
Ritornando al nostro tema, l uomo arricchito dalla gra
zia divina a contatto vivo con Dio, che abita nella sua
anima, le cui facolt sono potenziate da abiti infusi, come
sorgenti di attivit soprannaturali. Gi nel Battesimo l anima
riceve la grazia santificante e il corredo delle virt infuse
(teologiche e cardinali) e dei doni dello Spirito Santo.
Luomo santificato dunque ha l abito infuso della pru
denza soprannaturale e il dono del consiglio.
L abito della prudenza infusa sinserisce delicatamente
nella ragione e la corrobora, contro le passioni perch, alla
luce del fine soprannaturale, compia con maggior facilit l in
dagine e la discriminazione dei mezzi, che sono i beni parti
colari, e prepari con efficacia la buona scelta della libera vo
lont sollecitandola a llazione. L abito dunque un principio
di attivit aggiunto alla facolt naturale dellanima per po
tenziarla ed elevarla alla capacit di agire proporzionatamente
al fine soprannaturale, cio a meritare la vita eterna.
Nelle virtualit dellabito infuso della prudenza c evi
dentemente incluso il consiglio. Ma l infusione della grazia

197

importa, oltre le virt teologiche e morali, anche i sette doni


dello Spirito Santo, tra cui il consiglio.
Questo dono a prima vista potrebbe apparire superfluo,
dal momento che il consiglio incluso nella prudenza. Ma
non cos, perch c grande differenza tra virt infusa e
dono. La virt infusa, come abbiamo gi accennato sopra,
un abito operativo che perfeziona la facolt dellanima e in
fluisce sulla sua azione, di cui l uomo padrone e arbitro.
Il dono invece un abito che dispone la ragione umana ad
accogliere docilmente l impulso dello Spirito Santo ad agire,
come la vela duna nave accoglie il soffio del vento a solcare
felicemente le onde del mare.
In altri termini il dono, pur rispettando la struttura psico
logica delluomo, lo rende soavemente docile allinflusso dello
Spirito Santo, quasi suo libero strumento. E allora la tre
menda scelta, che decide dellazione e della sorte delluomo,
fatta con maggior facilit e con pi sicurezza.
Ma che cosa centra la Madonna in questa complessa ana
lisi psicologica e teologica dellattivit umana?
Se la grazia e le virt vengono da Dio, autore dellordine
soprannaturale, se il dono del consiglio proprio dello Spirito
Santo, come giustificare teologicamente il titolo di Madonna
del Buon Consiglio?
Bisogna rifarsi a tutta la Teologia Mariana, che fondata
sulla Maternit divina di Maria.
Alla fine del iv secolo si accese la controversia cristolo
gica, che agit la Chiesa per tre secoli (fino al 3 Conc. di
Costantinopoli, a. 680) e non ancora spenta del tutto. Il
suo punto focale era il mistero di Cristo, della sua struttura
umano-divina e soprattutto del rapporto tra la Persona del
Verbo e la natura umana assunta.

198

Erano in atto due tendenze in contrasto, si potrebbe dire


due tentazioni: l una maturata nellambiente alessandrino, di
cui era esponente s. Cirillo; l altra sviluppatasi nellambiente
antiocheno, che faceva capo a Nestorio. La prima puntava
sullunit di Cristo, nonostante la dualit delle nature, l umana
e la divina. La seconda partiva dalla integrit e autonomia di
Cristo-Uomo, riducendo il suo rapporto col Verbo a un le
game morale o accidentale (Dio ospite delluomo). Per questa
seconda via Nestorio arrivava logicamente ad affermare che
Maria non poteva chiamarsi Madre di Dio ( deorxog ) ma
delluomo, in cui venne ad abitare Dio.
Il duello tra le due tendenze culmin nel Concilio di
Efeso (a. 431), dove Nestorio fu condannato e la tesi di
Cirillo, sfrondata di qualche intemperanza, trionf: Cristo
un solo essere, umano e divino, e la SS. Vergine veramente
Madre del Figlio Dio Incarnatosi nel suo seno.
Questa tesi in seguito fu talmente esagerata da fare del
Cristo un ibrido miscuglio umano-divino, cio un essere n
Dio n Uomo {Monofsismo).
Il Concilio di Calcedonia (a. 451) fece il punto definitivo
su tutta la controversia, interpretando l unit definita ad Efeso
sul piano ipostatico, personale e precisando che in Cristo
rimaneva la distinzione e l integrit delle due nature, la di
vina e l umana, unite nellunica Persona del Verbo.
Conseguentemente il Concilio riconfermava il titolo tradi
zionale della Vergine Madre di Dio ( deozxog ). La formula
calcedonese rimasta intatta fino ai nostri giorni. Essa di
mostra che il mistero dellunione ipostatica, come risulta
dalla rivelazione, implica necessariamente il mistero della
Maternit divina di Maria: la quale veramente Madre di

199

Dio, perch ha dato alla luce, dopo di averlo concepito solo


per virt dello Spirito Santo, il Verbo, Figlio di Dio rivestito
della natura umana.
La teologia approfondir questa definizione conciliare,
sforzandosi di illustrare il carattere fisico, sostanziale del
l unione della natura umana, con la natura divina nellunica
Persona del Verbo. S. Tommaso con la sua abituale acutezza
spiega l unione ipostatica in questo senso: il Verbo, sussi
stente ab aeterno, nella natura divina, comune al Padre e allo
Spirito, assunse nel seno di Maria Vergine la natura umana
comunicandole il proprio essere personale, in maniera che
quella natura partecipa dellessere del Verbo e si personifica
in esso.13
Alla luce di questa teologia appare in tutta la sua gran
dezza misteriosa la Maternit di Maria, che sfugge ai nostri
fratelli Protestanti. S. Tommaso, pur cos cauto e moderato
nelle sue espressioni, non esita ad affermare che: La Beata
Vergine, per il fatto che Madre di Dio, ha in s una dignit
in certo senso infinita per il bene infinito che Dio .14 E la
ragione evidente se si considera che Maria concependo e
generando il Verbo in quanto unito ipostaticamente alla na
tura umana, entra nella sfera divina pi che vi entri con la
grazia e la visione beatifica. Perch l unione della creatura con
Dio, per mezzo della grazia e della visione, resta sempre sul
piano accidentale; mentre l unione ipostatica, operata nel seno
di Maria, di carattere sostanziale, in quanto la natura as
sunta fatta partecipe realmente dellessere personale del
Verbo.
15 Sum. Theol., I l i , q. 17, a. 2.
H Sum. Theol., I, q. 25, a. 6, ad 4.

200

Pensate: in seno alla Trinit, dal momento dellIncarna


zione del Verbo e per tutta l eternit, palpita un cuore umano,
cio il Cuore di Cristo: quel cuore appartiene a M aria, che
ha rivestito il Verbo della sua carne verginale.
La Maternit implica rapporti ineffabili tra Maria e le tre
Persone della SS. Trinit. Pur essendo una semplice creatura,
Maria, in virt dellincarnazione viene elevata alla dignit di
Madre del Figlio di Dio, che il suo Creatore, e per questo
Essa partecipa in certo modo della dignit del Padre che genera
ab aeterno il Verbo suo Figlio, mentre Maria lo genera nel
tempo secondo l umanit.
Maria concepisce nel seno verginale Ges Cristo senza
concorso di uomo: la concezione avviene sotto l influsso dello
Spirito Santo, che lo adombra con la sua virt divina, come
si legge nellEvangelo. Dunque Maria, in certo senso delica
tissimo e sovrumano, Sposa dello Spirito Santo.
Creatura e Figlia di Dio, anche Madre e Sposa di Dio,
con particolari relazioni alle tre Persone Divine. Da osservare
che lo Spirito Santo adombra con la sua virt Maria perch
concepisca e generi Ges Cristo, Verbo Incarnato, Uomo-Dio;
e nel Cenacolo scende sopra di Lei in forma di fiamma, per
determinare la nascita della Chiesa, Corpo mistico di Ges
Cristo, Arca di salvezza per l umanit.
Maria dunque sotto l influsso dello Spirito Santo diventa
Madre di Cristo storico e Madre di Cristo mistico, cio Madre
della Chiesa, come l ha proclamata Paolo VI f. r.
In realt la grandezza di Maria connessa non solo col
mistero dellTncarnazione, ma anche col mistero della Reden
zione compiuta dal suo Figlio. I Padri la chiamano non solo
Madre di Cristo, ma anche Socia Christi, per significare la

201

partecipazione di Maria allopera redentrice. Accanto al Figlio


suo, Essa ne divide la sorte in tutte le vicende della sua
vita terrena e celeste, fino alla tragedia del Calvario, fino alla
gloria della risurrezione e dellascensione, che si riflette nel
l assunzione della Vergine Madre. Essa coopera realmente
con Cristo alla redenzione nostra: subordinatamente a Cristo
Essa causa saluts, come la salutano i Padri. Nellambito del
Corpo mistico si pu pensare che Maria gode di una specie di
sacramentalit, che ne fa uno strumento di grazia salvifica
subordinato e simile allumanit di Cristo (strumento congiunto
del Verbo), superiore ai Sacramenti, che da quella stessa Uma
nit traggono l efficacia santificatrice.
Questa intuizione giustificata e avvalorata dalla contem
plazione della vita di Dio in se stesso.
La pi bella definizione di Dio quella di s. Giovanni:
Dio Amore . S. Tommaso d la precedenza al pensiero
senza escludere l amore; s. Agostino, pi profondo di s. Tom
maso, afferma che lo stesso pensiero un atto d amore e chiama
il Verbo, termine del pensiero divino, Amata notzia.
Il ciclo dinamico della Trinit si chiude nellAmore ipostatizzato che lo Spirito Santo. S. Basilio, nellopera sullo
Spirito Santo, fa una acuta riflessione: la vita e l azione im
manente di Dio ha come termine lo Spirito Santo e lo Spirito
Santo diventa il tramite dellazione divina ad extra, come
la creazione delluniverso e l Incarnazione, che detta la se
conda creazione. Il Verbo crea, il Verbo sincarna, il Verbo
redime, tutto si fa sotto l impulso dellamore e quindi attra
verso lo Spirito Santo.
Le creature sono scala di conoscenza, ma soprattutto
d amore, per salire a Dio: i mistici sanno e vivono intensa

202

mente questo itinerario incandescente, mentre gli intellettuali


si attardano nel groviglio delle analisi metafisiche.
Anche Platone (Simposio ) avvert nel cosmo il fremito
dellamore (Eros) come nostalgia dello spirito umano verso il
Trascendente.
L Evangelo, la lieta novella che compendia la storia della
salvezza, la riscoperta dellamore, in cui confluiscono l essere
e il pensiero divino, e che segna il destino del mondo e del
l uomo. S. Agostino aveva ragione di sintetizzare la storia
delluno e dellaltro nello schema delle due Citt costruite in
base a due amori: l amore di Dio, che redenzione della crea
tura, e l amore umano egocentrico che fallimento e per
dizione.
In questo quadro luminoso di pensieri, Maria appare al
suo posto tra Dio e il mondo, tra Dio e l uomo. Nelle vicende
della vita umana la donna un fattore vitale decisivo. La
trasmissione della vita, che quasi la continuazione dellatto
creativo di Dio, legata alla donna. Femminilit e fecondit
sono termini correlativi, e la donna pu dirsi il talamo sacro,
in cui Dio ripete il gesto della creazione, che realizzazione
del suo Pensiero, della sua Idea eterna, per via di Amore.
Per l avvento e l irruzione di Dio nella realt cosmica,
non cera tramite pi naturale e pi degno del seno di una
Donna. Per questo lo Spirito Santo adombr Maria che do
veva dare al mondo il Verbo umanato per la salvezza del
l uomo.
Opera d amore l Incarnazione, opera damore la Reden
zione. Maria doveva essere presente nelluna e nellaltra e la
sua presenza operante risponde non solo a un atto positivo
della libera volont di Dio, ma anche a unintima esigenza
del suo mirabile disegno di salvezza e dello stesso spirito

203

umano. Si pu comprendere allora il linguaggio tradizionale


della Chiesa, che invoca M aria Mater divinae gratiae, Refugium peccatorum, Auxilium christianorum.
E Dante, nel suo Paradiso, fa pregare s. Bernardo in un
inno alla Vergine Madre, che riecheggia la mariologia del
tempo, nella quale dal concetto della grandezza di Maria, in
quanto Madre del suo Creatore, si faceva scaturire il concetto
della sua universale Mediazione per la salvezza degli uomini:
Donna sei tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar senzali.
Ogni realt salvifica grazia, virt, doni, carismi
viene da Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, ma passa attra
verso l Umanit di Cristo e attraverso la Madonna, a cui
quella Umanit sacrosanta appartiene. La mediazione di Maria
non soltanto intercessione e impetrazione, ma anche coope
razione con Cristo Redentore e con lo Spirito Santo, che attua
via via nei secoli la redenzione delle singole anime. C una
presenza operante di Maria nello spazio e nel tempo, che
un riflesso della presenza divina.
Ora si vede pi chiaro il senso profondo del titolo di
Maria Mater boni consilii, come dellaltro Mater divinae
gratiae. Sposa dello Spirito Santo, Socia Christi, Maria deli
cato strumento dellUno e dellaltro nella realizzazione della
salvezza umana.
Oggi in atto e dilaga una corruzione morale, che triste;
ma pi triste l aberrazione delle idee. L uomo corrotto non
perde la speranza della salvezza finch ha la coscienza del suo
peccato. Ma quella speranza si dilegua quando l intelligenza
smarrita crea la teoria per giustificare il peccato, giudicando

204

bene quello che male. Questa la caratteristica paurosa di


tanta parte della societ moderna, che ha perduto il senso cri
stiano della vita.
Occorre d urgenza risanare l uomo anzitutto nelluso della
ragione, che Dio ha messo nelluomo come guida pratica di
tutta la sua attivit di uomo, creatura cosciente e libera. Qui
ritorna in tutta la sua forza e la sua luce la dottrina, che ab
biamo esposto sopra, intorno alla prudenza e al consiglio.
C per l uomo di ogni tempo, anche doggi, un tragico
quotidiano, che la scelta nel groviglio delle suggestioni psi
cologiche e delle seduzioni del mondo contingente, in cui
l uomo immerso come il pesce nellacqua.
Mai forse, come oggi, la scelta per decidere l azione mo
rale fu cos difficile e rischiosa. E mai si sentito cos forte e
impellente il bisogno di un aiuto dallalto per orientare la vita,
nel vortice del mondo moderno, verso una salvezza.
La Madonna del Buon Consiglio risponde a questa esi
genza drammatica espressa supplichevolmente in una pre
ghiera liturgica recitata qualche domenica fa (la l a dopo l Epi
fania): Signore, accogli con celeste piet i voti del tuo
popolo supplicante, affinch tutti vedano quel che da farsi
e abbiano la forza di eseguire quello che hanno visto .
Ad ottenere con certezza la luce per vedere e scegliere
bene e la forza per realizzare la migliore scelta, invochiamo
la Madonna del Buon Consiglio, che presente nelle situazioni
pi tragiche di ogni uomo, ed pronta come un canale di
grazia, come un filo elettrico, a trasmettere e trasfondere nelle
anime smarrite la luce e l azione dello Spirito Santo.
Luce e azione, che sentiremo in noi suadenti e pi amo
rosamente violente, perch filtrate attraverso un cuore di
Mamma.

205

CONCLUSIONE

ella Presentazione di questo libro stato enunciato


un preciso quesito: l alleanza dallEconomia Divina sta
bilita tra lo Spirito Santo e Maria Santissima forse unalleanza
fugace e transitoria o unalleanza permanente e perenne? forse
limitata al mistero dellTncarnazione od anche estesa al mistero
amplissimo della Redenzione, e, conseguentemente, al mistero
della Chiesa a vantaggio dellumanit?
Al termine della ricerca compiuta, la risposta si presenta
affermativa per l estensione della sublime alleanza allintera
opera di liberazione e di salvezza dallamore divino incessan
temente offerta a tutti gli uomini.
Il termine alleanza gi adoperata dai Santi Padri per
indicare i vincoli purissimi e santissimi esistenti tra lo Spi
rito Santo e Maria Santissima rievoca una realt rivelata dalle
Sacre Scritture: l alleanza da Dio compiuta col Suo popolo
eletto e, attraverso questi, con tutta l umanit, a raggio univer
sale. Tale alleanza un patto non fugace e temporaneo, ma
stabile e durevole. Dio fedele e non sospende la Sua alleanza
anche se incontra un uso negativo della libera volont umana.
La Sua una fedelt d amore che perennemente dura travol
gendo finanche l insipienza di molti. Quanto pi Egli sar incline
a prolungare unalleanza ove i due protagonisti, lo Spirito Santo
e Maria Vergine, collaborano assiduamente con i disegni del
Padre dei lumi, nel quale non si d variazione n ombra di
mutamento .'

1 Gc 1, 17.

209

Anche i connotati stessi del mistero dellIncarnazione con


ducono al prolungamento dellalleanza tra lo Spirito Santo e
Maria Santissima. Il Verbo Eterno, infatti, nascendo da Maria
Vergine per opera dello Spirito Santo, contrae un connubio
con la natura umana e, attraverso tale natura, con l intera uma
nit. Ges Cristo, sin dal Suo concepimento, entra nella storia
quale autentico Sposo del genere umano, realt di perenne
durata. Lo Spirito Santo al quale viene attribuita la grazia del
l unione della natura umana a quella divina in Cristo, riempie
nello stesso tempo l umanit di Cristo con le sue grazie squi
site e con i doni Suoi, senza dubbio per il percorso di un lungo
cammino. Maria SS.ma dallo Spirito Santo quasi plasmata
e resa una nuova creatura >> ed ora adombrata dalla potenza
dellAltissimo, adattata perfettamente alla sua alta maternit
e a tutte le esigenze che questa missione comporta nel tempo.
Se, poi, volgiamo la nostra attenzione al nucleo dellIncar
nazione ove riposta pure la sua altissima finalit, appare
evidente che l Incarnazione stata compiuta per la Redenzione:
per noi uomini, e per la nostra salvezza discese dal cielo
e San Leone Magno scrisse queste scultorie parole: la gene
razione di Cristo il principio del popolo cristiano, e il natale
del capo il natale del corpo .3
Sin dal primo momento dellIncarnazione lo Spirito Santo,
artefice secreto del mirabile mistero, introdusse Cristo nel
mondo in un atteggiamento di perfetta oblazione facendogli
dire: di sacrifici e di oblazioni non ne volesti (o Dio), ma mi
hai formato un corpo... allora dissi: eccomi qui a fare, o
Dio, il tuo volere ... un volere per il quale noi siamo santificati
2 Costituzione dogmatica Lumen G entium , n. 56.
3 Serm one 26, PL 54, 213.

210

mediante l oblazione del corpo di Ges Cristo una volta per


sempre .4
E Maria di Nazareth? Anche Lei sotto la mozione dello
Spirito Santo non stata nellIncarnazione istrumento passivo
ma attivo abbracciando nel suo consenso libero la divina volont
salvifica o redentiva e per di pi, rappresentando in quel
grande mistero l umanit intera.
Queste considerazioni obbiettive inducono a comprendere
come l alleanza fra lo Spirito Santo e Maria Vergine Madre,
iniziata al momento dellIncarnazione, si sia poi prolungata ope
rando lungo il cammino verso la Redenzione culminata nellobla
zione del corpo e dello spirito del Redentore. In tale modo a
questa oblazione hanno partecipato sia lo Spirito Santo che
Maria Santissima.
Nella realt della Redenzione esiste ancora un altro pro
fondo motivo per il prolungamento ininterrotto dellalleanza
ineffabile tra lo Spirito Santo e Maria di Nazareth: Ambedue
i protagonisti collaborano con Cristo nella nascita della Chiesa,
fondata da Cristo a proseguimento della Redenzione.
Si distinguono tre momenti di tale nascita.
L Incarnazione. San Leone Magno pocanzi ci ha ricordato
che il natale del Capo anche il natale del corpo, cio, della
Chiesa.
Inoltre stata indicata l operazione dello Spirito Santo e
di Maria Santissima nella stessa Incarnazione di Cristo: lo Spi
rito Santo, primo Artefice; Maria di Nazareth, istrumento
immacolato, docile e corresponsabile.
LIncarnazione si prosegue anche nella viva predicazione di
Cristo, ove il fondatore a grado a grado rivela l architettura
4 Eb 10, 5-7-10.

211

della Sua Chiesa. Nella predicazione di Cristo non mai assente


lo Spirito Santo secondo la chiara testimonianza dei Vangeli
ed anche Maria la Madre di Ges ha cooperato nello Spirito
Santo alla predicazione del Figlio, sacrificando in modo sublime
la sua maternit fisica in preparazione alla sua maternit spi
rituale della nascenda Chiesa e seguendo in lontananza gli spo
stamenti del Figlio.
La morte in croce. L insegnamento vivo e vivificante dei
Santi Padri vicinissimi alle primitive fonti rivela costantemente
come la morte di Cristo abbia dato origine alla Chiesa. Cito qui
soltanto un testo di SantAgostino: questo secondo Adamo,
inchinato il capo, dormiva in croce, affinch gli fosse formata la
sposa, tratta dal suo lato mentre dormiva .3
Nel supremo sacrificio di Cristo in croce non per nulla
assente lo Spirito Santo. Anzitutto perch il mite Salvatore ha
consumato la sua oblazione in virt dello Spirito Santo 6
ed anche perch in questa ultima oblazione Egli rendendo
lo Spirito, don lo Spirito Santo alla sua Chiesa, per lo meno
quale preludio delleffusione pentecostale (vedi pp. 64 e 132).
E Maria di Nazareth? In quella terribile ora, Lei, soste
nuta dallo Spirito Santo stette dritta sotto la croce del Fi
glio associandosi con compassivo dolore al sacrificio di Lui per
la redenzione del genere umano e ancora sempre aiutata dallo
Spirito Santo accolse dalle labbra del Suo Ges quale suo
estremo testamento la missione di Madre nei riguardi del di
scepolo prediletto Giovanni, prefigurante la sua maternit spi
rituale verso l intera umanit: la nuova va accanto al nuovo
Adamo per la redenzione di tutti.
5 Commento al Vangelo di S. G iovanni, trattato 120, n. 2, PL 35, 1953.
Eb 9, 14.

212

L effusione pentecostale. Questa effusione fu la promulga


zione ufficiale e pubblica del mistero della Chiesa, l inizio della
sua entrata visibile, spirituale e giuridica nel mondo.
superfluo rilevare la presenza operante dello Spirito Santo
e la presenza silenziosa e orante di Maria in tale avvenimento,7
ma non superfluo indicare come lo Spirito Santo e Maria, in
modo diverso ma convergente, abbiano concretamente contri
buito allestensione della giovane Chiesa.
Questa alleanza reale e secreta, interiore ed esterna, dello
Spirito Santo e Maria Santissima prosegue sempre nella Chiesa.
Lo Spirito Santo, primo Artefice, e Maria, istrumento im
macolato, verginale e materno, continuano ad operare per la
crescita, la vita spirituale, la propagazione e la rinnovazione
della Chiesa, congiuntamente.

Ed proprio su questa operazione congiunta dello Spi


rito Santo e Maria Santissima che si poggia e si sviluppa in
concretezza il culto di Maria, invocata con il titolo soave e
familiare: Madre del Buon Consiglio .

P ie tr o

C a n is io

G.

van

L ie rd e

V icario G enerale di Sua San tit


per la C itt del Vaticano

1 A t 2; 1, 14.

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