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Natura e Cultura si scontrano ancora (?) :nelle piazze romane!

Scritto da MarioEs
sabato 12 maggio 2007

Quando si tratta di ragionare di natura umana il vero filosofo


non è nè indiano, nè tartaro, nè di Ginevra, nè di Parigi: è uomo".

Jean Jacques Rousseau

Proprio così: sono passati quasi 250 anni dalle disquisizioni filosofiche dell'Illuminismo sulla natura umana e non abbiamo davvero fatto molti passi avanti.

Il secolare pensiero filosofico che si divide tra un "uomo tutta natura" e un "uomo tutta cultura" continua a mostrare il peggio di sè oggi perchè, per nostra
sventura, attraverso la politica e la religione è "sceso in piazza".

Incredibile a dirsi, la politica e la religione scendono in campo ed il teatro di battaglia è (o sembra essere) il plurisecolare dilemma sulla "natura umana".

Si, perchè dietro al Family Day ed all'Orgoglio Laico - le due mega-manifestazioni di Roma sui DICO - c'è innanzittutto il concetto di natura umana e anche un
bel pò di filosofia del diritto : l'eterno scontro fragiusnaturalismo e giuspositivismo .

La domanda di fondo è questa: esiste una "legge naturale" o la legge è per sua "natura" frutto solo della nostra cultura?

La questione è di basilare importanza quando si tratta di legiferare su materie che indubbiamente hanno unaforte connotazione etica e morale come l'identità
sessuale ed i diritti ed i doveri che ne conseguono in relazione alla famiglia intesa giuridicamente.

Fonte: Repubblica.it

Chi ritiene che la legge debba prendere atto delle "leggi naturali" e codificarle ha l'onere di dimostrareinconfutabilmente quali sono queste "leggi di natura",
in modo da capire se anche la sessualità ha delle leggi di natura ben precise ed inequivocabili e pertanto da codificare.

D'altro canto chi ritiene che la legge è quella che vige al momento in cui viene emanata, dando in ciò prioritaria importanza al processo storico-culturale-politico
sottostante, deve dimostrare che l'identità sessuale in relazione alla famiglia (argomento di cui si disquisisce) non può essere un fattore di affievolimento di
alcuni dirittiriconosciuti dall'ordinamento giuridico a specifiche fattispecie giuridiche, cioè nel nostro caso alla famiglia eterosessuale.

Entrambe le dimostrazioni sono di difficile attuazione perchè:

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1. Le leggi naturali della sessualità non sembrano essere state chiarite dalla scienza: ad esempio è ben noto che comportamenti omosessuali sono molto diffusi
in natura tra gli animali (su National Geographic addirittura due leoni maschi amoreggiavano...). Pertanto, in quest'ottica, non abbiamo alcuna certezza biologica su
cosa sia "normale" e cosa no.

2. Ancora più complicato e minato è il terreno dell'"uomo cultura" e, quindi, del giuspositivismo con il quale si vorrebbe regolamentare la questione, che sta
"togliendo il sonno" a mezza Italia. La nostra cultura è permeata da tante, infinite, correnti di pensiero quando si parla di etica e di morale: in poche parole
non esiste una visione ampiamente condivisa sull'argomento sessualità (gli stessi cosiddetti laici non hanno una visione univoca).

Immensamente più minato è, poi, l'approccio religioso che introdurrebbe una terza fonte filosofica del diritto positivo, ossia la "parola di Dio", ma di una
particolare religione nella nostra Italia, cioè quella cattolica.

Rendiamoci conto che non si può fare una legge con questi presupposti!

Del resto lasciare le cose così come stanno, a questo punto che la miccia è stata accesa, saprebbe di "vigliaccheria politica".

L'unico modo per "bypassare", forse, queste logiche dialettiche ed inconciliabili è quella di uscire fuori dal concetto di persona fisica sessualmente caratterizzata, ma
di ragionare in forma "impersonale" dell'uomo e dei suoi diritti universali (o riconosciuti storicamente tali): l'Uomo (con la U maiuscola, inteso come
entità filosofica e soggetto di diritto) ed il suo eterno ed innegabile diritto alla libertà ed all'uguaglianza rispetto agli altri uomini, a prescindere dal sesso (e dalle
abitudini sessuali che non siano reato), dalla razza, dalla cultura, dalla religione, dalle opinioni politiche.

Tutto il resto è semplicemente una più o meno velata politica di conservazione di ideologie, pregiudizi, dogmi religiosi.

Forse Rousseau, circa 250 anni fa, voleva dire proprio questo, ma credo che in piazza a Roma ognuno vada per un motivo che, probabilmente, esula dalla
filosofia e dall'etica, ma ha più a che fare con i problemi del difficile vivere quotidiano in famiglia e con la famiglia.

In una parola: una grande confusione, con politici e religiosi che "esultano" e continuano a sedurre le masse.

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