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La sindrome del “walled garden” degli operatori UMTS

Scritto da MarioEs
sabato 09 dicembre 2006

Noi internauti ce ne accorgiamo quando dobbiamo stare per un periodo superiore ad un paio di giorni fuori della nostra postazione hi tech di casa: ci manca
Internet come la conosciamo, ossia FLAT.

E’ davvero incredibile come attivare una connessione “wireless” con un operatore UMTS sia poco conveniente e, direi, anche vessatorio nei confronti del
consumatore, ehm scusate, anzi del cittadino digitale. Oltre che deludente, in quanto non sempre ci sono “le tacche” giuste (ossia copertura UMTS).

Innanzittutto è bene possedere un cellulare UMTS distribuito dallo stesso operatore a cui ci si vuole collegare, altrimenti solo per riconfigurare il cellulare non di rado
ci vuole una pseudo – laurea in ingegneria elettronica.

Successivamente, i prezzi: Vodafone, che è il leader in Europa, per due ore al giorno “senza limiti” vuole 30 euro al mese!, 3 vuole 15 euro al mese, ma impone un
limite pari a 5 GB (già meglio…), idem Wind che per 20 euro al mese ti concede “3.000 euro virtuali” (quando il Marketing ti fodera gli occhi con il S. Daniele…) in
cambio (basta farsi due conti) di circa 900 MB totali mensili, Tim infine propone più o meno la stessa offerta di Wind con qualche variante.

Ma non è una rassegna dettagliata delle tariffe che mi preme fare. Se andate sui siti magari trovate gli affaroni di Natale con le relative promozioni da “leccarsi le
orecchie”.

Intanto, gli operatori cellulari stanno cominciando ad offrire la navigazione Internet direttamente dal telefonino, ma sempre con i soliti limiti di traffico.

Quello che è sconcertante sono i seguenti fattori:

1) Il Wireless UMTS è un mercato chiuso in cui Internet è ancora venduto come una sorta di “servizio business”, quindi per clienti abbienti che possono spendere;

2) Il FLAT, quello vero!, non esiste ma si paga il traffico in MB, per cui essere sempre connessi su Internet con un cellulare o una card UMTS è sostanzialmente
impossibile a meno di non volersi spendere metà stipendio (dipende poi dallo stipendio…);

3) Non si vede la possibilità di nascita di quelli che nelle “TLC terrestri” sono stati e sono gli Internet Service Provider (ISP): in sostanza siamo in un ferreo
oligopolio di tipo monopolistico.

Possiamo dunque parlare nella telefonia cellulare di una vera e propria sindrome da “walled garden” (giardino recintato) nei confronti di Internet e quindi di un
approccio alla Rete esattamente contrario a quello che invece ha caratterizzato Internet con i cavi delle compagnie telefoniche, che all’epoca, per fortuna, non si
opposero più di tanto al traffico dati sui loro cavi fino ad allora per lo più dedicati al traffico voce.

Negli USA, a dire il vero, una situazione simile cioè di “trattamento legale differenziato” per l’accesso ad Internet riguarda l’accesso “via cavo” (quello delle Tv
via cavo per intenderci), che è di tipo chiuso (controllato dall’operatore via cavo), e quello DSL (ossia quello attraverso i cavi in rame delle aziende telefoniche) che
è invece aperto.

Internet via UMTS appartiene, quindi, alla categoria dell’approccio chiuso e limitato dall’operatore di telefonia cellulare.

La domanda da porre ai nostri politici e a noi cittadini è la seguente: vi sembra giusto e vi sembra un modoottimale ed efficiente per gestire le potenzialità
dell’UMTS a vantaggio della collettività?

Non parliamo poi dei 5 euro a ricarica, andate sul Blog di Beppe Grillo che fate prima.

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