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Il vigente ordinamento non contempla due distinti ed autonomi diritti di accettazione

dell'eredit, derivanti l'uno dalla devoluzione testamentaria e l'altro dalla legittima, ma prevede
(con riguardo al patrimonio relitto dal defunto, quale che ne sia il titolo della chiamata) un
unico diritto di accettazione che, se non viene fatto valere, si prescrive nel termine di dieci anni
decorrente dal giorno dell'apertura della successione.
CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. II CIVILE - SENTENZA 8 gennaio 2013, n.264 - Pres.
Triola est. Mazzacane
Motivi della decisione
Preliminarmente deve procedersi alla riunione dei ricorsi in quanto proposti contro la medesima
sentenza.
Venendo quindi all'esame del ricorso principale, si rileva che con l'unico motivo articolato l'A. ,
denunciando violazione e falsa applicazione degli artt. 480 e 2935 c.c., censura la sentenza
impugnata per aver affermato che la mancata conoscenza del testamento non esime il
chiamato dall'onere di accettare l'eredit nel termine di dieci anni dalla data di apertura della
successione, pena la prescrizione, a nulla rilevando che il testamento (e quindi il titolo della
delazione) sia stato scoperto in data successiva alla scadenza del termine.
Il ricorrente principale muove dalla premessa che l'accettazione dell'eredit presuppone
l'esistenza del testamento quale atto formalmente indispensabile alla formazione del negozio di
accettazione ed alla sua trascrivibilit, circostanza che giustifica la conclusione che la scoperta
dei testamento in data successiva alla scadenza di dieci anni dalla data di apertura della
successione faccia decorrere per il beneficiario il termine di prescrizione del diritto
all'accettazione dal momento della scoperta stessa ex art. 2935 c.c.; il diverso assunto del
giudice di appello - secondo cui l'impossibilit per il chiamato di accettare una delazione da lui
ignorata deve essere qualificata come impossibilit di fatto, non dipendendo dalla oggettiva
assenza di un presupposto di diritto, ma dalla soggettiva ignoranza del'esistenza del diritto
stesso - collide con l'impossibilit tecnica per un terzo, estraneo alla successione 'ab intestato',
che versa nella giustificata ignoranza della sua chiamata all'eredit in forza di un testamento,
di accettare un'eredit nelle forme previste e, soprattutto, di garantire, con la trascrizione del
relativo atto, la sua pubblicit ed opponibilit agli altri eredi o loro aventi causa; deve quindi
necessariamente pervenirsi alla conclusione che la mancata scoperta del testamento nel
termine di cui all'art. 480 c.c. costituisce un impedimento giuridico all'esercizio del diritto di
accettazione dell'eredit e che, in quanto tale, differisce alla data della sua scoperta la
decorrenza del 'dies a quo' di detto termine.
N infine, secondo il ricorrente principale, sussiste alcuna norma nell'ordinamento giuridico da
cui dedurre il principio che la decorrenza assoluta del termine per l'accettazione dell'eredit
risponda alla superiore esigenza di garantire il consolidamento dell'acquisizione patrimoniale da
parte degli altri eredi che abbiano accettato l'eredit prima della scoperta del testamento.
La censura infondata.
La sentenza impugnata ha condiviso il convincimento del giudice di primo grado con
riferimento alla decorrenza del termine prescrizionale del diritto di accettare l'eredit dal giorno
dell'apertura della successione ai sensi dell'art. 480 c.c., e quindi nella fattispecie dal 1977,
anno dell'accertata scomparsa di Ce.Ma. .

Premesso che tale espressa disciplina normativa del suddetto termine prescrizionale non pu
trovare deroghe al di fuori dei casi indicata dallo stesso art. 480 c.c. di istituzione condizionale
e di chiamati ulteriori, risultando quindi irrilevante, ai fini di tale decorrenza, il rinvenimento di
un testamento in data successiva a quella dell'apertura della successione, il giudice di appello
sotto un primo profilo ha affermato che una decorrenza mobile del termine prescrizionale
relativo all'accettazione dell'eredit in dipendenza della data di scoperta del testamento
verrebbe a vanificare, per la struttura della fattispecie successoria, lo stesso istituto della
prescrizione, impedendo ogni consolidamento in ragione del decorso del tempo della qualit di
erede di coloro che hanno accettato l'eredit prima della scoperta.
La Corte territoriale ha poi rilevato che l'esistenza di un testamento non rappresenta un
presupposto giuridico in senso proprio per l'esercizio del diritto di accettazione dell'eredit, tale
diritto discendendo dalla sola delazione testamentaria, conosciuta o meno che sia dal
destinatario, ma integra la mera rimozione di una situazione di fatto di soggettiva ignoranza
del chiamato circa l'esistenza del proprio diritto, e dunque irrilevante ai fini di invocare
l'impossibilit di far valere tale diritto, posto che l'impossibilit alla quale l'art. 2935 c.c.
attribuisce rilevanza di fatto impeditivo della decorrenza della prescrizione solo quella che
deriva da cause giuridiche, e non comprende gli impedimenti soggettivi o gli ostacoli di mero
fatto.
Infine la sentenza impugnata ha escluso ogni distinzione tra mancanza di testamento e
mancata conoscenza del testamento, atteso che in entrambe le ipotesi la fattispecie riguarda
un testamento di per s esistente ma comunque ignoto all'avente diritto.
Il Collegio ritiene necessario, ai fini della soluzione della questione oggetto del motivo in
esame, muovere dalla premessa che l'art. 459 c.c, nel prescrivere che l'eredit si acquista con
l'accettazione, si riferisce all'eredit in s considerata, a prescindere dai titolo della chiamata,
legittima o testamentaria, presupponendo quindi un concetto unitario di acquisto dell'eredit
stessa.
In tale contesto deve essere letto l'art. 480 c.c. che stabilisce il termine di decorrenza della
prescrizione decennale del diritto di accettare l'eredit in ogni caso dal giorno dell'apertura
della successione, e, in caso di istituzione condizionale, dal giorno in cui si verifica la
condizione, senza porre quindi alcuna distinzione con riferimento al tipo di devoluzione; ai
sensi del terzo comma della suddetta norma, poi, quando i primi chiamati abbiano accettato
l'eredit, ma successivamente vengono rimossi gli effetti dell'accettazione, il suddetto termine
non corre per gli ulteriori chiamati, decorrendo quindi dal giorno in cui costoro hanno la
possibilit giuridica di accettare.
La conferma della scelta del legislatore di stabilire un termine decennale di prescrizione del
diritto di accettazione dell'eredit decorrente dal giorno dell'apertura della successione sia in
caso di successione legittima che testamentaria (fatte salve le espresse eccezioni previste dallo
stesso art. 480 c.c.) offerta dall'art. 483 c.c. che, dopo aver disposto al primo comma che
l'accettazione dell'eredit non si pu impugnare se viziata da errore, prevede al secondo
comma che 'se si scopre un testamento del quale non si aveva notizia al tempo
dell'accettazione, l'erede non tenuto a soddisfare i legati scritti in esso oltre il valore
dell'eredit, o con pregiudizio della porzione legittima che gli dovuta'.
Invero tale disposizione - dalla quale si evince che, una volta accettata l'eredit, non si pone
pi un problema di prescrizione del diritto di accettazione della stessa in base ad un
testamento scoperto successivamente - attribuisce rilievo ad un testamento che sia stato

rinvenuto a distanza di tempo dall'apertura della successione in quanto, temperando il rigore di


quanto sancito al primo comma, ne prevede l'efficacia senza che esso debba essere accettato,
sia nell'ipotesi che detto testamento sia pi favorevole per il chiamato (qualora gli attribuisca
una quota maggiore di eredit o altri beni) sia nell'ipotesi opposta, stabilendo il principio del
limite dell'obbligo di soddisfare i legati entro il valore della dell'eredit; pertanto la norma in
esame esclude due autonomi diritti di accettazione dell'eredit, in quanto, se cos fosse, l'erede
sarebbe tenuto a soddisfare i legati previsti nel testamento scoperto successivamente soltanto
a seguito dell'accettazione di tale testamento; invece l'obbligo per l'erede di soddisfare i legati,
sia pure nei limiti sopra enunciati, a seguito della scoperta di un testamento di cui non si aveva
conoscenza al tempo dell'accettazione dell'eredit - e quindi il dettato legislativo secondo il
quale l'accettazione sulla base della originaria delazione resta valida, ma alla prima
successione si sovrappone quella testamentaria nei termini suddetti - inducono logicamente
alla conclusione che l'accettazione unica indipendentemente dal titolo della chiamata,
conformemente all'orientamento consolidato di questa Corte secondo cui il vigente
ordinamento non contempla due distinti ed autonomi diritti di accettazione dell'eredit,
derivanti l'uno dalla devoluzione testamentaria e l'altro dalla legittima, ma prevede (con
riguardo al patrimonio relitto dal defunto, quale che ne sia il titolo della chiamata) un unico
diritto di accettazione che, se non viene fatto valere, si prescrive nel termine di dieci anni
decorrente dal giorno dell'apertura della successione (Cass. 25-1-1983 n. 697; Cass. 18-101988 n. 5666; Cass. 16-2-1993 n. 1933; Cass. 22-9-2000 n. 12575).
Deve a tal punto essere esaminata la questione di legittimit costituzionale dell'art. 480
secondo comma c.c. sollevata in via subordinata nella memoria di costituzione di nuovi
difensori dell'A. del 10-5-2010 per contrasto con gli artt. 3 e 24 della Costituzione.
Sotto un primo profilo il ricorrente principale rileva che, ove si ritenesse avvenuta al momento
dell'apertura della successione anche la vocazione dell'istituito ad opera di un testamento,
rinvenuto soltanto in un momento posteriore alla iniziale delazione testamentaria e prima
sconosciuto, la posizione di questa particolare figura di vocato verrebbe ad essere
irragionevolmente deteriore rispetto a tutti gli altri chiamati, sia primi, sia ulteriori, sia istituiti
'sub condicione', potendo le prime due categorie esercitare immediatamente il diritto di
accettare l'eredit, mentre per la terza categoria il termine per la prescrizione dell'accettazione
decorrerebbe soltanto a partire dal giorno in cui la condizione si sia verificata; invece al
chiamato per effetto di un testamento sconosciuto al momento dell'apertura della successione
non sarebbe consentito accettare l'eredit perch sprovvisto del titolo su cui fondare il diritto di
accettazione, con la conseguenza che la decorrenza del termine di prescrizione decorrerebbe
per lui dall'apertura della successione senza trovarsi nella condizione giuridica di far valere il
suo diritto all'accettazione; inoltre la disciplina del 'dies a quo' della prescrizione come
interpretata dalla sentenza impugnata verrebbe a configurare la prescrizione del tutto sfornita
del carattere, che pure le proprio, di sanzione nei riguardi del comportamento inerte del
titolare del diritto.
La questione sollevata manifestamente infondata.
Pur prescindendo dal notare che l'impossibilit di far valere il diritto alla quale l'art. 2935 c.c.
attribuisce rilevanza di fatto impeditivo della decorrenza della prescrizione solo quello che
deriva da cause giuridiche che ne ostacolino l'esercizio (come nell'ipotesi dei figli naturali non
riconosciuti e dichiarati tali giudizialmente dopo la morte dei genitore, per i quali il termine
decennale di prescrizione per l'accettazione dell'eredit decorre solo dal passaggio in giudicato
della decisione di accertamento del loro 'status', Cass. 19-10-1993 n. 10333), e non
comprende anche gli impedimenti soggettivi o gli ostacoli di mero fatto per i quali il successivo

art. 2941 c.c. prevede solo specifiche e tassative ipotesi di sospensione tra le quali, salvo
l'ipotesi di dolo prevista dal n. 8 del citato articolo, non rientra l'ignoranza, da parte del
titolare, del fatto generatore del suo diritto, n il dubbio soggettivo sull'esistenza di tale diritto
ed il ritardo indotto dalla necessit del suo accertamento (Cass. 7-11-2005 n. 21495; Cass.
27-6-2011 n. 14163; Cass. Ord. 7-3-2012 n. ^ 3584), come appunto nel caso di testamento
non scoperto nel termine decennale dall'apertura della successione, decisivo rilevare che la
scelta del legislatore al riguardo non si rivela affatto priva di ragionevolezza nel prevedere
unitariamente il decorso del termine decennale di accettazione dell'eredit, essendo tale
disciplina finalizzata, come in tutte le ipotesi di prescrizione, al perseguimento della certezza
delle situazioni giuridiche, e quindi ispirata dalla esigenza di cristallizzare in modo definitivo,
dopo un certo lasso di tempo, la regolamentazione dei diritti ereditari tra categorie di
successibili che versano in condizioni di fatto diverse, accordando quindi una specifica tutela a
chi abbia accettato nel termine di dieci anni dall'apertura della successione l'eredit devolutagli
per legge o per testamento, ed anche a chi, dopo aver accettato nel termine di legge l'eredit
legittima, abbia fatto valere un testamento successivamente scoperto, rispetto a colui che,
chiamato per testamento e non anche per legge all'eredit, non abbia potuto accettarla nel
termine decennale di prescrizione decorrente dall'apertura della successione per mancata
conoscenza dell'esistenza di tale scheda testamentaria.
Il ricorrente poi solleva la questione di legittimit costituzionale dell'art. 480 c.c. anche con
riferimento all'art. 24 della Costituzione, osservando che, in base all'interpretazione di detta
norma da parte della sentenza impugnata, si ritiene che l'istituito erede mediante testamento
oggettivamente sconosciuto a chiunque debba essere considerato chiamato a tutti gli effetti,
senza peraltro considerare che costui non sarebbe nella condizione giuridica non soltanto di
accettare l'eredit, ma neppure di esercitare quei poteri che il legislatore all'art. 460 c.c. ha
attribuito al chiamato prima dell'accettazione.
Anche tale questione di legittimit costituzionale manifestamente infondata.
Premesso che l'art, 480 c.c. prevede un termine prescrizionale e che all'istituto della
prescrizione deve riconoscersi natura sostanziale e non processuale, si deve quindi rilevare che
detto termine, non finalizzato all'esercizio della difesa, per sua natura estraneo all'ambito di
tutela dell'art. 24 della Costituzione (sull'inammissibilit di denunciare la violazione dell'art. 24
della Costituzione con riferimento a norme che fissano termini di natura non processuale vedi
Corte Cost. Ord. 22-10-1987 n. 324; Corte Cost. Ord. 28-7-1988 n. 940; Corte Cost. 7-6-2007
n. 180).
Il ricorso principale deve quindi essere rigettato.
Con l'unico motivo di ricorso incidentale condizionato la N. censura la sentenza impugnata per
aver disatteso l'eccezione dell'esponente di inammissibilit dell'appello di controparte in
ragione della mancata impugnazione da parte dell'A. del capo della sentenza di primo grado
che aveva statuito che era gi decorso il termine per l'accettazione dell'eredit di Ma..Ce. in
danno di E..M. , dante causa dell'A. , in quanto la successione si era aperta il 29-6-1977 e la M.
era deceduta il 19-5-1995; invero erroneamente la Corte territoriale ha ritenuto che
nell'ambito della sentenza di primo grado non fosse enucleabile un capo relativo
specificatamente all'accertamento dell'intervenuta prescrizione del diritto dell'A. , atteso che in
altra parte della sentenza di appello, a pagina 26, stata distinta in maniera assai nitida la
questione dell'intervenuta prescrizione in capo alla M. e la questione dell'intervenuta
prescrizione in capo all'A. .

La Z. e R..C. da un lato e C.M. dall'altro hanno introdotto rispettivamente dei ricorsi incidentali
condizionati di contenuto analogo a quello formulato dalla N. .
Tutti i ricorsi incidentali restano assorbiti all'esito del rigetto del ricorso principale.
Ricorrono giusti motivi, avuto riguardo alla complessit delle questioni trattate, per
compensare interamente tra le parti le spese di giudizio.
P.Q.M.
La Corte riunisce i ricorsi, rigetta il ricorso principale, dichiara assorbiti i ricorsi incidentali e
compensa interamente tra le parti le spese di giudizio.
CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. II CIVILE - SENTENZA 8 gennaio 2013, n.264 - Pres.
Triola est. Mazzacane
Motivi della decisione
Preliminarmente deve procedersi alla riunione dei ricorsi in quanto proposti contro la medesima
sentenza.
Venendo quindi all'esame del ricorso principale, si rileva che con l'unico motivo articolato l'A. ,
denunciando violazione e falsa applicazione degli artt. 480 e 2935 c.c., censura la sentenza
impugnata per aver affermato che la mancata conoscenza del testamento non esime il
chiamato dall'onere di accettare l'eredit nel termine di dieci anni dalla data di apertura della
successione, pena la prescrizione, a nulla rilevando che il testamento (e quindi il titolo della
delazione) sia stato scoperto in data successiva alla scadenza del termine.
Il ricorrente principale muove dalla premessa che l'accettazione dell'eredit presuppone
l'esistenza del testamento quale atto formalmente indispensabile alla formazione del negozio di
accettazione ed alla sua trascrivibilit, circostanza che giustifica la conclusione che la scoperta
dei testamento in data successiva alla scadenza di dieci anni dalla data di apertura della
successione faccia decorrere per il beneficiario il termine di prescrizione del diritto
all'accettazione dal momento della scoperta stessa ex art. 2935 c.c.; il diverso assunto del
giudice di appello - secondo cui l'impossibilit per il chiamato di accettare una delazione da lui
ignorata deve essere qualificata come impossibilit di fatto, non dipendendo dalla oggettiva
assenza di un presupposto di diritto, ma dalla soggettiva ignoranza del'esistenza del diritto
stesso - collide con l'impossibilit tecnica per un terzo, estraneo alla successione 'ab intestato',
che versa nella giustificata ignoranza della sua chiamata all'eredit in forza di un testamento,
di accettare un'eredit nelle forme previste e, soprattutto, di garantire, con la trascrizione del
relativo atto, la sua pubblicit ed opponibilit agli altri eredi o loro aventi causa; deve quindi
necessariamente pervenirsi alla conclusione che la mancata scoperta del testamento nel
termine di cui all'art. 480 c.c. costituisce un impedimento giuridico all'esercizio del diritto di
accettazione dell'eredit e che, in quanto tale, differisce alla data della sua scoperta la
decorrenza del 'dies a quo' di detto termine.
N infine, secondo il ricorrente principale, sussiste alcuna norma nell'ordinamento giuridico da
cui dedurre il principio che la decorrenza assoluta del termine per l'accettazione dell'eredit
risponda alla superiore esigenza di garantire il consolidamento dell'acquisizione patrimoniale da
parte degli altri eredi che abbiano accettato l'eredit prima della scoperta del testamento.

La censura infondata.
La sentenza impugnata ha condiviso il convincimento del giudice di primo grado con
riferimento alla decorrenza del termine prescrizionale del diritto di accettare l'eredit dal giorno
dell'apertura della successione ai sensi dell'art. 480 c.c., e quindi nella fattispecie dal 1977,
anno dell'accertata scomparsa di Ce.Ma. .
Premesso che tale espressa disciplina normativa del suddetto termine prescrizionale non pu
trovare deroghe al di fuori dei casi indicata dallo stesso art. 480 c.c. di istituzione condizionale
e di chiamati ulteriori, risultando quindi irrilevante, ai fini di tale decorrenza, il rinvenimento di
un testamento in data successiva a quella dell'apertura della successione, il giudice di appello
sotto un primo profilo ha affermato che una decorrenza mobile del termine prescrizionale
relativo all'accettazione dell'eredit in dipendenza della data di scoperta del testamento
verrebbe a vanificare, per la struttura della fattispecie successoria, lo stesso istituto della
prescrizione, impedendo ogni consolidamento in ragione del decorso del tempo della qualit di
erede di coloro che hanno accettato l'eredit prima della scoperta.
La Corte territoriale ha poi rilevato che l'esistenza di un testamento non rappresenta un
presupposto giuridico in senso proprio per l'esercizio del diritto di accettazione dell'eredit, tale
diritto discendendo dalla sola delazione testamentaria, conosciuta o meno che sia dal
destinatario, ma integra la mera rimozione di una situazione di fatto di soggettiva ignoranza
del chiamato circa l'esistenza del proprio diritto, e dunque irrilevante ai fini di invocare
l'impossibilit di far valere tale diritto, posto che l'impossibilit alla quale l'art. 2935 c.c.
attribuisce rilevanza di fatto impeditivo della decorrenza della prescrizione solo quella che
deriva da cause giuridiche, e non comprende gli impedimenti soggettivi o gli ostacoli di mero
fatto.
Infine la sentenza impugnata ha escluso ogni distinzione tra mancanza di testamento e
mancata conoscenza del testamento, atteso che in entrambe le ipotesi la fattispecie riguarda
un testamento di per s esistente ma comunque ignoto all'avente diritto.
Il Collegio ritiene necessario, ai fini della soluzione della questione oggetto del motivo in
esame, muovere dalla premessa che l'art. 459 c.c, nel prescrivere che l'eredit si acquista con
l'accettazione, si riferisce all'eredit in s considerata, a prescindere dai titolo della chiamata,
legittima o testamentaria, presupponendo quindi un concetto unitario di acquisto dell'eredit
stessa.
In tale contesto deve essere letto l'art. 480 c.c. che stabilisce il termine di decorrenza della
prescrizione decennale del diritto di accettare l'eredit in ogni caso dal giorno dell'apertura
della successione, e, in caso di istituzione condizionale, dal giorno in cui si verifica la
condizione, senza porre quindi alcuna distinzione con riferimento al tipo di devoluzione; ai
sensi del terzo comma della suddetta norma, poi, quando i primi chiamati abbiano accettato
l'eredit, ma successivamente vengono rimossi gli effetti dell'accettazione, il suddetto termine
non corre per gli ulteriori chiamati, decorrendo quindi dal giorno in cui costoro hanno la
possibilit giuridica di accettare.
La conferma della scelta del legislatore di stabilire un termine decennale di prescrizione del
diritto di accettazione dell'eredit decorrente dal giorno dell'apertura della successione sia in
caso di successione legittima che testamentaria (fatte salve le espresse eccezioni previste dallo
stesso art. 480 c.c.) offerta dall'art. 483 c.c. che, dopo aver disposto al primo comma che
l'accettazione dell'eredit non si pu impugnare se viziata da errore, prevede al secondo

comma che 'se si scopre un testamento del quale non si aveva notizia al tempo
dell'accettazione, l'erede non tenuto a soddisfare i legati scritti in esso oltre il valore
dell'eredit, o con pregiudizio della porzione legittima che gli dovuta'.
Invero tale disposizione - dalla quale si evince che, una volta accettata l'eredit, non si pone
pi un problema di prescrizione del diritto di accettazione della stessa in base ad un
testamento scoperto successivamente - attribuisce rilievo ad un testamento che sia stato
rinvenuto a distanza di tempo dall'apertura della successione in quanto, temperando il rigore di
quanto sancito al primo comma, ne prevede l'efficacia senza che esso debba essere accettato,
sia nell'ipotesi che detto testamento sia pi favorevole per il chiamato (qualora gli attribuisca
una quota maggiore di eredit o altri beni) sia nell'ipotesi opposta, stabilendo il principio del
limite dell'obbligo di soddisfare i legati entro il valore della dell'eredit; pertanto la norma in
esame esclude due autonomi diritti di accettazione dell'eredit, in quanto, se cos fosse, l'erede
sarebbe tenuto a soddisfare i legati previsti nel testamento scoperto successivamente soltanto
a seguito dell'accettazione di tale testamento; invece l'obbligo per l'erede di soddisfare i legati,
sia pure nei limiti sopra enunciati, a seguito della scoperta di un testamento di cui non si aveva
conoscenza al tempo dell'accettazione dell'eredit - e quindi il dettato legislativo secondo il
quale l'accettazione sulla base della originaria delazione resta valida, ma alla prima
successione si sovrappone quella testamentaria nei termini suddetti - inducono logicamente
alla conclusione che l'accettazione unica indipendentemente dal titolo della chiamata,
conformemente all'orientamento consolidato di questa Corte secondo cui il vigente
ordinamento non contempla due distinti ed autonomi diritti di accettazione dell'eredit,
derivanti l'uno dalla devoluzione testamentaria e l'altro dalla legittima, ma prevede (con
riguardo al patrimonio relitto dal defunto, quale che ne sia il titolo della chiamata) un unico
diritto di accettazione che, se non viene fatto valere, si prescrive nel termine di dieci anni
decorrente dal giorno dell'apertura della successione (Cass. 25-1-1983 n. 697; Cass. 18-101988 n. 5666; Cass. 16-2-1993 n. 1933; Cass. 22-9-2000 n. 12575).
Deve a tal punto essere esaminata la questione di legittimit costituzionale dell'art. 480
secondo comma c.c. sollevata in via subordinata nella memoria di costituzione di nuovi
difensori dell'A. del 10-5-2010 per contrasto con gli artt. 3 e 24 della Costituzione.
Sotto un primo profilo il ricorrente principale rileva che, ove si ritenesse avvenuta al momento
dell'apertura della successione anche la vocazione dell'istituito ad opera di un testamento,
rinvenuto soltanto in un momento posteriore alla iniziale delazione testamentaria e prima
sconosciuto, la posizione di questa particolare figura di vocato verrebbe ad essere
irragionevolmente deteriore rispetto a tutti gli altri chiamati, sia primi, sia ulteriori, sia istituiti
'sub condicione', potendo le prime due categorie esercitare immediatamente il diritto di
accettare l'eredit, mentre per la terza categoria il termine per la prescrizione dell'accettazione
decorrerebbe soltanto a partire dal giorno in cui la condizione si sia verificata; invece al
chiamato per effetto di un testamento sconosciuto al momento dell'apertura della successione
non sarebbe consentito accettare l'eredit perch sprovvisto del titolo su cui fondare il diritto di
accettazione, con la conseguenza che la decorrenza del termine di prescrizione decorrerebbe
per lui dall'apertura della successione senza trovarsi nella condizione giuridica di far valere il
suo diritto all'accettazione; inoltre la disciplina del 'dies a quo' della prescrizione come
interpretata dalla sentenza impugnata verrebbe a configurare la prescrizione del tutto sfornita
del carattere, che pure le proprio, di sanzione nei riguardi del comportamento inerte del
titolare del diritto.
La questione sollevata manifestamente infondata.

Pur prescindendo dal notare che l'impossibilit di far valere il diritto alla quale l'art. 2935 c.c.
attribuisce rilevanza di fatto impeditivo della decorrenza della prescrizione solo quello che
deriva da cause giuridiche che ne ostacolino l'esercizio (come nell'ipotesi dei figli naturali non
riconosciuti e dichiarati tali giudizialmente dopo la morte dei genitore, per i quali il termine
decennale di prescrizione per l'accettazione dell'eredit decorre solo dal passaggio in giudicato
della decisione di accertamento del loro 'status', Cass. 19-10-1993 n. 10333), e non
comprende anche gli impedimenti soggettivi o gli ostacoli di mero fatto per i quali il successivo
art. 2941 c.c. prevede solo specifiche e tassative ipotesi di sospensione tra le quali, salvo
l'ipotesi di dolo prevista dal n. 8 del citato articolo, non rientra l'ignoranza, da parte del
titolare, del fatto generatore del suo diritto, n il dubbio soggettivo sull'esistenza di tale diritto
ed il ritardo indotto dalla necessit del suo accertamento (Cass. 7-11-2005 n. 21495; Cass.
27-6-2011 n. 14163; Cass. Ord. 7-3-2012 n. ^ 3584), come appunto nel caso di testamento
non scoperto nel termine decennale dall'apertura della successione, decisivo rilevare che la
scelta del legislatore al riguardo non si rivela affatto priva di ragionevolezza nel prevedere
unitariamente il decorso del termine decennale di accettazione dell'eredit, essendo tale
disciplina finalizzata, come in tutte le ipotesi di prescrizione, al perseguimento della certezza
delle situazioni giuridiche, e quindi ispirata dalla esigenza di cristallizzare in modo definitivo,
dopo un certo lasso di tempo, la regolamentazione dei diritti ereditari tra categorie di
successibili che versano in condizioni di fatto diverse, accordando quindi una specifica tutela a
chi abbia accettato nel termine di dieci anni dall'apertura della successione l'eredit devolutagli
per legge o per testamento, ed anche a chi, dopo aver accettato nel termine di legge l'eredit
legittima, abbia fatto valere un testamento successivamente scoperto, rispetto a colui che,
chiamato per testamento e non anche per legge all'eredit, non abbia potuto accettarla nel
termine decennale di prescrizione decorrente dall'apertura della successione per mancata
conoscenza dell'esistenza di tale scheda testamentaria.
Il ricorrente poi solleva la questione di legittimit costituzionale dell'art. 480 c.c. anche con
riferimento all'art. 24 della Costituzione, osservando che, in base all'interpretazione di detta
norma da parte della sentenza impugnata, si ritiene che l'istituito erede mediante testamento
oggettivamente sconosciuto a chiunque debba essere considerato chiamato a tutti gli effetti,
senza peraltro considerare che costui non sarebbe nella condizione giuridica non soltanto di
accettare l'eredit, ma neppure di esercitare quei poteri che il legislatore all'art. 460 c.c. ha
attribuito al chiamato prima dell'accettazione.
Anche tale questione di legittimit costituzionale manifestamente infondata.
Premesso che l'art, 480 c.c. prevede un termine prescrizionale e che all'istituto della
prescrizione deve riconoscersi natura sostanziale e non processuale, si deve quindi rilevare che
detto termine, non finalizzato all'esercizio della difesa, per sua natura estraneo all'ambito di
tutela dell'art. 24 della Costituzione (sull'inammissibilit di denunciare la violazione dell'art. 24
della Costituzione con riferimento a norme che fissano termini di natura non processuale vedi
Corte Cost. Ord. 22-10-1987 n. 324; Corte Cost. Ord. 28-7-1988 n. 940; Corte Cost. 7-6-2007
n. 180).
Il ricorso principale deve quindi essere rigettato.
Con l'unico motivo di ricorso incidentale condizionato la N. censura la sentenza impugnata per
aver disatteso l'eccezione dell'esponente di inammissibilit dell'appello di controparte in
ragione della mancata impugnazione da parte dell'A. del capo della sentenza di primo grado
che aveva statuito che era gi decorso il termine per l'accettazione dell'eredit di Ma..Ce. in
danno di E..M. , dante causa dell'A. , in quanto la successione si era aperta il 29-6-1977 e la M.

era deceduta il 19-5-1995; invero erroneamente la Corte territoriale ha ritenuto che


nell'ambito della sentenza di primo grado non fosse enucleabile un capo relativo
specificatamente all'accertamento dell'intervenuta prescrizione del diritto dell'A. , atteso che in
altra parte della sentenza di appello, a pagina 26, stata distinta in maniera assai nitida la
questione dell'intervenuta prescrizione in capo alla M. e la questione dell'intervenuta
prescrizione in capo all'A. .
La Z. e R..C. da un lato e C.M. dall'altro hanno introdotto rispettivamente dei ricorsi incidentali
condizionati di contenuto analogo a quello formulato dalla N. .
Tutti i ricorsi incidentali restano assorbiti all'esito del rigetto del ricorso principale.
Ricorrono giusti motivi, avuto riguardo alla complessit delle questioni trattate, per
compensare interamente tra le parti le spese di giudizio.
P.Q.M.
La Corte riunisce i ricorsi, rigetta il ricorso principale, dichiara assorbiti i ricorsi incidentali e
compensa interamente tra le parti le spese di giudizio.

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