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Cassazione civile 291/2011

Chiarimenti sulla solidariet nella responsabilit civile!


L'unicit del fatto dannoso richiesta dall'art. 2055 c.c., ai fini della configurabilit della responsabilit solidale degli autori
dell'illecito va intesa in senso non assoluto, ma relativo, sicch tale responsabilit, volta a rafforzare la garanzia del
danneggiato e non ad alleviare la responsabilit degli autori dell'illecito, ricorre pur se il fatto dannoso sia derivato da pi
azioni o omissioni, dolose o colpose, costituenti fatti illeciti distinti, e anche diversi, sempre che le singole azioni o
omissioni, legate da un vincolo di interdipendenza, abbiano concorso in maniera efficiente alla produzione del danno, a
nulla rilevando, a differenza di quanto accade in campo penalistico, l'assenza di un collegamento psicologico tra le
stesse.
Ai fini della applicazione dell'art. 2055 c.c., da ritenersi sufficiente la consumazione di un unico fatto dannoso, alla cui
produzione abbiano concorso, con efficacia causale, pi condotte, tale unicit dovendo essere valutata esclusivamente
con riferimento alla posizione soggettiva del danneggiato, e non anche intesa come identit delle azioni degli autori del
danno, ovvero delle norme giuridiche da essi violate, cos che risulta del tutto irrilevante che le condotte lesive si
manifestino, tra loro, come autonome o meno, ovvero che siano o meno identici i titoli delle singole responsabilit.
12.1.2011,
--------------------------------------------Cassazione

civile,

diritto-in-rete.com

Sezione

III,

Svolgimento

10.1.2011,

n.

del

291
processo

R.A. e M.P., in proprio e quali esercenti la potest genitoriale sulla figlia minore R. R., convennero in giudizio innanzi al
Tribunale di Milano B.E., L'Abeille - Compagnia Italiana di Assicurazioni s.p.a. e SAI - Societ Assicuratrice Industriale
s.p.a., chiedendone la condanna in solido al risarcimento dei danni subiti nell'incidente verificatosi il (OMISSIS) allorch
l'autovettura sulla quale viaggiavano, condotta da R.A., era stata violentemente tamponata prima da un veicolo rimasto
sconosciuto,
e
poi
dall'Alfa
75
guidata
dal
B..
I

convenuti,

costituitisi

in

giudizio,

contestarono

le

avverse

pretese.

Con sentenza del 5 luglio 2001 il Tribunale di Milano, dichiarata la concorrente responsabilit, per la quota di un terzo,
del B., e per la quota di due terzi di R.A. nella causazione del sinistro, condann il B. e il suo assicuratore AXA s.p.a. al
risarcimento
dei
danni
subiti
dai
R.,
in
ragione
di
un
terzo.
Proposto gravame da R.R. e da M.P., la Corte d'appello, in data 6 giugno 2005, lo ha respinto.
Avverso detta pronuncia propongono ricorso per cassazione R. R. e M.P. articolando due motivi e notificando l'atto a
B.E.,
Axa
Assicurazioni
(gi
Abeille
s.p.a.)
Fondiaria
SAI
s.p.a.
e
R.A..
Solo AXA Assicurazioni s.p.a. ha resistito con controricorso, mentre nessuna attivit difensiva hanno svolto gli altri
intimati.
Motivi
della
decisione
1.1 Col primo motivo le ricorrenti denunciano violazione e falsa applicazione del comb. disp. degli artt. 1292 e 2055 c.c.,
anche in relazione all'art. 345 c.p.c.. La censura ha ad oggetto l'affermazione della Certe territoriale secondo cui la
domanda volta ad ottenere la condanna di B.E. al risarcimento integrale dei danni, quale condebitore tenuto in solido con
R. A., vettore delle appellanti, sarebbe nuova e quindi inammissibile. Tanto sul rilievo che gli attori avevano evocato in
giudizio l'impresa designata S.A.I. s.p.a. (per l'automobilista rimasto sconosciuto), il B. e la compagnia assicuratrice dello
stesso; che,. esclusa ogni responsabilit del guidatore rimasto sconosciuto e determinata nella misura di un terzo quella
del B., la doglianza con la quale R.R. e M. P. si erano lamentate in sede di gravame che quest'ultimo e AXA s.p.a. non
fossero stati condannati al risarcimento integrale dei danni presupponeva un diverso rapporto di solidariet; che, invero,
passata in giudicato la esclusione della solidariet inizialmente invocata, non restava che la responsabilit individuale del
B.,
accertata
nella
misura
di
un
terzo.
Secondo le esponenti tali argomentazioni violerebbero il principio per cui il creditore di una obbligazione al cui
adempimento sono solidalmente tenute pi persone pu chiedere a una sola di esse il risarcimento dell'intero danno.
1.2 Col secondo mezzo le impugnanti lamentano violazione dell'art. 91 c.p.c., con riferimento alla loro condanna al
pagamento delle spese processuali, evidenziando che queste dovevano invece essere poste a carico della controparte e
distratte
a
favore
dell'avvocato
Beniamino
Sangiorgio,
che
si
era
dichiarato
antistatario.
2

Il

primo

motivo

di

ricorso

fondato.

Per consolidata giurisprudenza di legittimit la persona danneggiata in conseguenza di un fatto illecito imputabile a pi
persone legate dal vincolo della solidariet (quali sono, in ipotesi di sinistro stradale, i responsabili dello scontro, nei

confronti del terzo trasportato in uno dei veicoli coinvolti) pu pretendere la totalit della prestazione risarcitoria anche da
uno solo dei coobbligati, perch la diversa gravit delle rispettive colpe di costoro e l'eventuale diseguale efficienza
causale di esse pu avere rilevanza soltanto ai fini della ripartizione interna del peso del risarcimento tra i
corresponsabili
(confr.
Cass.
civ.
5
ottobre
2004,
n.
19934).
Tanto premesso, si tratta ora di stabilire se, qualora, come nella specie, il danneggiato abbia agito per far valere la
responsabilit di un solo soggetto nella produzione del danno e nel corso del giudizio si pervenga all'affermazione della
concorrente responsabilit di quel soggetto e di altro non originariamente convenuto, il danneggiato stesso possa in
appello chiedere la condanna all'intero risarcimento del primo, ex art. 2055 c.c., o se tale domanda debba considerarsi
inammissibile
perch
nuova.
La soluzione della questione dipende dai principi test esposti e, pi in generale, dai canoni fondamentali in tema di
obbligazioni solidali, dettati dall'art. 1292 c.c. e segg.: di tali canoni invero l'art. 2055 c.c., - a tenor del quale, se il fatto
dannoso imputabile a pi persone, tutte sono obbligate in solido al risarcimento del danno - rappresenta una
particolare applicazione in tema di fatti illeciti. Infatti, come innanzi esplicitato, la graduazione delle colpe ha mera
funzione di ripartizione interna tra i coobbligati della somma versata a titolo di risarcimento del danno e non elide affatto
la solidariet tra loro esistente. Sicch, la circostanza che il danneggiato si sia rivolto in giudizio contro uno solo degli
autori del fatto dannoso (o, addirittura, abbia agito in maniera tale da escludere del tutto la responsabilit dell'altro) non
comporta rinuncia alcuna alla solidariet tra tutti coloro ai quali lo stesso fatto dannoso risulti in definitiva imputabile.
Per queste ragioni non pu condividersi il convincimento del giudice di merito e cio che la domanda di integrale
risarcimento proposta nei confronti di uno dei coobbligati sia nuova sotto il pirofilo della causa petendi: la natura solidale
intrinseca all'obbligazione da fatto illecito imputabile a pi persone cede solo a fronte di una specifica rinunzia del
creditore danneggiato. Il che comporta che, anche se la richiesta di graduazione delle colpe sia stata ritualmente
introdotta non dal danneggiato, ma da colui che originariamente stato chiamato a rispondere in via esclusiva del fatto
illecito, e il dibattito processuale si sia correttamente svolto su questo tema, nessuna mutazione della causa petendi pu
ritenersi verificata ad opera del danneggiato che, in sede di gravame, senza contestare l'accertato concorso di colpa,
insista tuttavia nella richiesta di integrale risarcimento nei confronti del solo corresponsabile evocato in giudizio.
3 A ci aggiungasi, a confutazione dei rilievi formulati in controricorso, che l'unicit del fatto dannoso richiesta dall'art.
2055 c.c., ai fini della configurabilit della responsabilit solidale degli autori dell'illecito va intesa in senso non assoluto,
ma relativo, sicch tale responsabilit, volta a rafforzare la garanzia del danneggiato e non ad alleviare la responsabilit
degli autori dell'illecito, ricorre pur se il fatto dannoso sia derivato da pi azioni o omissioni, dolose o colpose, costituenti
fatti illeciti distinti, e anche diversi, sempre che le singole azioni o omissioni, legate da un vincolo di interdipendenza,
abbiano concorso in maniera efficiente alla produzione del danno, a nulla rilevando, a differenza di quanto accade in
campo penalistico, l'assenza di un collegamento psicologico tra le stesse. A norma dell'art. 41 c.p., comma 2, invero,
l'imputabilit del fatto dannoso a taluno degli autori delle condotte illecite va esclusa solo laddove a uno solo degli
antecedenti causali debba essere riconosciuta efficienza determinante ed assorbente, con conseguente degradazione
del legame eziologico tra l'evento dannoso e gli altri fatti al rango di mere occasioni, mentre non contrasta con tale
principio la disposizione dell'art. 187 cpv. c.p., la quale, statuendo per i condannati per uno stesso reato l'obbligo in
solido al risarcimento del danno, non esclude la responsabilit solidale di soggetti che non siano colpiti da alcuna
condanna o siano colpiti da condanna per reati diversi o siano taluni colpiti da condanna e altri no.
In sostanza, ai fini della applicazione dell'art. 2055 c.c., da ritenersi sufficiente la consumazione di un unico fatto
dannoso, alla cui produzione abbiano concorso, con efficacia causale, pi condotte, tale unicit dovendo essere valutata
esclusivamente con riferimento alla posizione soggettiva del danneggiato, e non anche intesa come identit delle azioni
degli autori del danno, ovvero delle norme giuridiche da essi violate, cos che risulta del tutto irrilevante che le condotte
lesive si manifestino, tra loro, come autonome o meno, ovvero che siano o meno identici i titoli delle singole
responsabilit
(confr.
Cass.
civ.
12
marzo
2010,
n.
6041;
Cass.

civ.,

luglio

1997,

n.

5944).

4 Ne deriva che, in accoglimento del primo motivo di ricorso, nel quale resta assorbito il secondo, la sentenza impugnata
deve essere cassata, con rinvio, anche per le spese del presente giudizio, alla Corte d'appello di Milano, in diversa
composizione, che, nel decidere, si atterr al seguente principio di diritto: la graduazione delle colpe tra i soggetti
responsabili di un medesimo fatto illecito, avendo soltanto la funzione di ripartire internamente tra i coobbligati
l'obbligazione risarcitoria, non elimina affatto la solidariet tra loro esistente, di talch la circostanza che il danneggiato si
sia rivolto in giudizio contro uno solo degli autori del fatto dannoso (o che abbia agito in maniera tale da escludere del
tutto la responsabilit dell'altro) non comporta la rinuncia alla solidariet esistente tra tutte le persone alle quali lo stesso
fatto dannoso sia imputabile, sicch, se anche nel corso del giudizio emerga la graduazione di colpa tra i vari
corresponsabili, ci non preclude al danneggiato la possibilit di chiedere di essere integralmente risarcito da uno solo
dei
corresponsabili.
P.Q.M.
La Corte accoglie il ricorso; cassa la sentenza impugnata e rinvia anche per le spese del giudizio di cassazione alla
Corte d'appello di Milano in diversa composizione.

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