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La condotta di partecipazione riferibile a colui che si trovi in rapporto di stabile e organica

compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio, tale da implicare, pi che uno status di
appartenenza, un ruolo dinamico e funzionale, in esplicazione del quale l'interessato "prende parte" al
fenomeno associativo, rimanendo a disposizione dell'ente per il perseguimento dei comuni fini criminosi.

Cassazione penale, Sez. V, sentenza del 24.1.2013, n. 3823


...omissis...
Motivi della decisione
1. Il ricorso privo di fondamento e va disatteso.
2. Occorre premettere che, alla stregua di un principio condivisibilmente enunciato dalla giurisprudenza di
legittimit, alla Corte di Cassazione non compete stabilire se la decisione di merito proponga la migliore
ricostruzione dei fatti, ma soltanto verificare se il discorso giustificativo sia compatibile col senso comune
e con i limiti di una plausibile opinabilit di apprezzamento; ci in quanto il controllo sulla motivazione del
provvedimento impugnato limitato alla verifica della consequenzialit logica dei passaggi argomentativi,
mentre rimane escluso il sindacato sulla correttezza delle conclusioni raggiunte in rapporto ai dati
processuali (Sez. 4, n. 4842/04 del 02/12/2003, Elia, Rv. 229369; v. anche Sez. 1, n. 12496 del
21/09/1999, Guglielmi, Rv. 214567).
2.1. La modifica legislativa dell'art. 606 c.p.p., comma 1, lett. e) introdotta dalla L. 20 febbraio 2006, n.
46, art. 8, non valsa a mutare la natura del giudizio di legittimit come dianzi delineato, rimanendone
tuttora esclusa la rivisitazione degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione, cos come
l'autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti;
l'attribuzione alla Corte di Cassazione del potere di rilevare, quale vizio di motivazione, il rapporto di
contraddizione esterno al testo della sentenza impugnata deve intendersi riferita a quella forma di errore
revocatorio sul significante, che viene abitualmente definita "travisamento della prova" (e non del fatto): il
che si verifica quando l'errore denunciato ricada non gi sul significato dell'atto istruttorio (o
investigativo), ma sulla percezione del testo nel quale si estrinseca il suo contenuto.
3. Sulla scorta della suesposta premessa, dal novero delle critiche mosse dall'odierno ricorrente alla
motivazione dell'ordinanza impugnata corre l'obbligo di espungere, in quanto non consentite, quelle
indirizzate a contrastare l'interpretazione data dal Tribunale al testo del bigliettino sequestrato dalla
polizia penitenziaria al momento del passaggio da P.F. a un altro detenuto;
infatti, essendo certa ed incontestata la conformit al suo contenuto del testo riprodotto nell'ordinanza
(onde rimane esclusa l'ipotesi di travisamento della prova), non rimane alcun margine per la sindacabilit
dell'interpretazione datane dal giudice di merito, trattandosi di questione di fatto (Sez. 6, n. 17619 del
08/01/2008, Gionta, Rv. 239724; Sez. 4, n. 117/06 del 28/10/2005, Caruso, Rv.
232626). L'unica critica possibile quella che investe, sotto il profilo strettamente logico, la chiave
interpretativa adottata dal giudice di merito; ma di essa va rilevata l'infondatezza in quanto la linea
argomentativa che struttura l'ordinanza non presenta cadute di consequenzialit, essendo basata sul
significato ragionevolmente attribuito al termine "fiore", alla stregua del suo abituale utilizzo nella
simbologia mafiosa (che a sua volta il risultato di un giudizio di fatto, come tale non soggetto a riesame
in questa sede), e sulla collocazione dei nominativi dei soggetti indagati nel contesto, pur frettoloso e
schematico, del manoscritto; ci a dirsi a maggior ragione in quanto il Tribunale non ha mancato di
prendere in considerazione gli argomenti contrapposti dalla difesa ed, in particolare, quello qui riproposto
dal ricorrente, secondo cui non sarebbe plausibile che l'elevazione al vertice della cosca del fratello del
capo indiscusso dovesse dipendere dalla volont dei soggetti subordinati: e vi ha dato confutazione col
rimarcare che l'autorit dell'investitura promanava da P.F. e che i destinatari della comunicazione erano
solo invitati a prenderne atto (pag. 22 dell'ordinanza, primo paragrafo).
4. Il fatto, poi, che i soggetti nominati nel "pizzino" fossero da considerare raggiunti per ci solo da gravi
indizi di reit in ordine alla partecipazione all'associazione mafiosa capeggiata da P.F., conclusione
argomentata dal Tribunale con ineccepibile linearit logica sulla base del rilievo per cui una
comunicazione di tal fatta, riguardando la progressione di carica del fratello del capo-cosca, per la sua
rilevanza non poteva che essere indirizzata a persone di sicura fiducia, in quanto stabilmente inserite
nella gerarchia del gruppo criminale. N rileva la mancata individuazione del ruolo specifico rivestito da
ciascuno di tali soggetti nell'organigramma associativo, alla luce del principio giurisprudenziale - evocato
anche dal Tribunale - a tenore del quale la condotta di partecipazione riferibile a colui che si trovi in
rapporto di stabile e organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio, tale da

implicare, pi che uno status di appartenenza, un ruolo dinamico e funzionale, in esplicazione del quale
l'interessato "prende parte" al fenomeno associativo, rimanendo a disposizione dell'ente per il
perseguimento dei comuni fini criminosi (Sez. U, n. 33748 del 12/07/2005, Mannino, Rv. 231670).
4.1. Il passo motivazionale dianzi sintetizzato costituisce uno snodo di rilevante importanza nell'apparato
giustificativo del provvedimento qui impugnato, poich da conto dell'autonoma valenza indiziaria dello
scritto sequestrato ai fini dell'attribuzione della qualit di affiliati alle persone ivi nominate, una volta che
queste siano univocamente identificate; con la conseguenza per cui le restanti fonti indiziarie vengono in
considerazione solo per la loro attitudine a consentire tale identificazione: e proprio in funzione di essa
sono state utilizzate dal giudice di merito. Ne emerge l'irrilevanza delle contestazioni mosse dal ricorrente
in ordine alla capacit dimostrativa delle propalazioni della collaborante P.G., nell'ottica - eccentrica
rispetto alla linea argomentativa del Tribunale - di una loro portata indiziaria circa la sua partecipazione
all'associazione criminale.
5. Per quanto riguarda la persona indicata nel bigliettino come " M.R.", elemento di primario rilievo stato
considerato l'esito delle indagini anagrafiche, donde emerso che, fra le nove persone registrate con quel
nome e cognome nell'ambito dei Comuni di Rosarno, Gioia Tauro, San Ferdinando, Polistena, Rizziconi e
Palmi, su due soltanto l'attenzione poteva cadere per i precedenti di polizia e le frequentazioni; e di
queste il solo M.R. nato a (OMISSIS) aveva frequentazioni specificamente riguardanti soggetti contigui o
affiliati alla cosca Pesce. Nei suoi confronti, inoltre, si constatato il convergere di una molteplicit di altri
elementi, puntualmente valorizzati nell'ordinanza impugnata e costituiti: dalla di lui indicazione confermata da riconoscimento fotografico - quale affiliato, da parte della collaboratrice di giustizia P.G.;
dai rapporti di parentela con la consorteria, trattandosi di un nipote di P. V.; dalle risultanze di
conversazioni intercettate in carcere, nelle quali egli era stato da altri indicato quale autore di due agguati
di mafia; dai numerosi contatti da lui avuti con altri soggetti inclusi nel "pizzino" sequestrato in carcere;
dal tenore di una conversazione fra lo stesso M. e M.S., intercettata attraverso un impianto di captazione
applicato all'autovettura di costui.
5.1. Relativamente alla conversazione da ultimo menzionata, va subito detto che le contestazioni mosse
dal ricorrente si appuntano sia sull'utilizzabilit, sia sull'udibilit stessa del dialogo, per essersi questo
svolto all'esterno del veicolo. Esse, peraltro, sono da disattendere: sotto il primo profilo, in quanto
l'autorizzazione ad intercettazione ambientale legittima la captazione di tutte le fonti sonore che giungano
- non importa se da un ambiente interno od esterno -alla microspia collocata nel luogo stabilito; sotto il
secondo profilo, la valutazione espressa dal Tribunale circa l'udibilit, la comprensibilit e il tenore delle
parole pronunciate dagli interlocutori costituisce un giudizio di fatto, che non pu essere sottoposto a
revisione critica in sede di legittimit: a maggior ragione in quanto ci richiederebbe la lettura e la
valutazione di una relazione tecnica di parte, alla cui disamina la Corte di Cassazione non pu accedere
per i limiti della funzione giurisdizionale cui essa chiamata.
5.2. Gli elementi pi sopra menzionati sono stati apprezzati dal Tribunale nella loro globalit e
convergenza, derivandone un complessivo giudizio di inequivocit dell'identificazione dell'odierno
ricorrente quale destinatario della comunicazione contenuta nel "pizzino" sequestrato: giudizio che, per
essere conforme ai precetti dell'art. 192 cod. proc. pen. e immune da vizi di carattere logico, resiste al
controllo di legittimit e appresta adeguato sostegno al convincimento del Tribunale circa la gravit del
compendio indiziario a carico del M. in ordine al delitto di partecipazione ad associazione mafiosa.
6. Al rigetto del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
6.1. La cancelleria curer gli adempimenti di cui all'art. 94 disp. att. cod. proc. pen., comma 1 ter.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Manda alla cancelleria per
gli adempimenti di cui all'art. 94 disp. att. cod. proc. pen., comma 1 ter.

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