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Antropologia Teologica nel Vaticano II: GS, cap. 1 e n. 22, un programma per
lantropologia teologica
Introduzione
Ci sono dei fondamenti dellantropologia teologica nella costituzione pastorale Gaudium et
Spes. Lintroduzione e la prima parte parlano delluomo (cf. GS 3). Non ci stato dato altro nome nel
quale ci si possa salvare, se non il nome di Cristo.. Sotto la luce di Cristo si chiarisce e sillumina il
mistero delluomo (cf. capitolo , I parte).
Nel n 12 si parla delluomo creato allimmagine e somiglianza di Dio. Mai un concilio aveva
parlato di questa realt. Luomo collocato sotto la luce di Dio. Luomo stato creato ad immagine,
capace di conoscere e amare il proprio creatore. Qui limmagine concepita come relazione. Tommaso
scrive che Dio conosce e ama se stesso. Limmagine capacit di conoscenza e amore di Dio.
Si trovano testi biblici ma nessuno del Nuovo Testamento, anche se ce ne sarebbero. Perch? Il
concilio vuole dialogare con il mondo e perci le parole dinizio (che sono di Ratzinger) hanno una
certa timidezza teologica. Si voleva essere nel dialogo, cominciare dal patrimonio comune. Non si
voleva cominciare da ci che specifico. Cristo viene presentato come punto di arrivo nelle
argomentazioni, non direttamente punto iniziale; un approdo che per illumina tutto il percorso fatto sin
dallinizio.
senso esclusivista, ma integrativo, sottolineando, non di meno, che c una verit ultima sulluomo,
rinvenibile solo in Cristo.
Ma sorge una questione importante: questa verit sulluomo in riferimento soltanto alla
salvezza o allessere delluomo del quale la stessa salvezza rappresenta la massima pienezza? La
risposta inclina invevitabilmente per la seconda possibilit: sappiamo, infatti, che la salvezza non viene
ab estrinseco, come dato a lui estraneo, ma dallinterno, nel senso che perfeziona luomo
intrinsecamente.
MISTERO: per eccellenza Dio, nel mistero dellincarnazione si trova la luce nel mistero
delluomo. Mistero quello che massimamente comprensibile ma che i nostri occhi non possono
vedere. Non ci che incomprensibile. Il mistero massimamente ragionevole, coerente ma troppo
grande per luomo.
Il parallelismo Cristo-Adamo visto proprio nella direzione Cristo-Adamo: Adamo il primo
uomo era figura di quello futuro (cf. Rm 5,14) e cio di Cristo Signore. Adamo colui che deve venire.
Questo versetto paolino si colloca nel contesto del peccato e della redenzione. E' il testo classico citato
nel contesto del peccato originale. Il contesto non quello della prima creazione-seconda creazione. Rm
5,12ss: come a causa di un solo uomo . Il contesto peccato-redenzione, Adamo-Cristo. In 1 Co 15
si fa riferimento soprattutto al bilancio. Questa affermazione paolina indica come c una realt di
peccato per tutti gli uomini, cos c una realt di redenzione. Cristo redentore, va di l del peccato del
primo uomo.
Il concilio a pi di Pagina cita Tertulliano De resurrectionem mortuorum. Quodcumque limus
exprimebatur, Christus cogitabatur homo futurus. Dio pensava a Cristo uomo futuro. La prospettiva
non soltanto di peccato ma della definitiva redenzione. Si pensava a Cristo futuro. Questo testo dice di
pi, non finisce nel punto in cui il concilio finisce la citazione. Tertulliano continua cos ut utique ad
imaginem Dei fecitur scilicet christi. Tertulliano specifica cio di Cristo. Egli limmagine del Dio
invisibile. Luomo parlando propriamente non limmagine ma secondo limmagine. Limmagine
soltanto Cristo. E' una cosa importantissima. Quelle informazioni che lAntico Testamento fa delluomo,
il Nuovo Testamento le applica a Cristo. Il Nuovo Testamento non nega laffermazione dellAntico
Testamento. C una luce nuova. Laffermazione generale antropologica dellAntico Testamento diventa
unaffermazione cristologica.
Altro esempio il salmo 8: che cosa luomo . La lettera degli ebrei applica questo salmo 8
a Cristo. Il Nuovo Testamento fa una concentrazione Cristologica dellaffermazione antropologica. D
una nuova luce cristologica. Luomo messo sopra di tutto Cristo. Naturalmente tutti noi, tutti noi siamo
predestinati ad essere immagine di Cristo. In ci che si esprimeva nel fango, quando Dio modellava
Adamo, si pensava a Cristo. Non solo opera di Dio, ma pignus, caparra, garanzia dellincarnazione
futura. Fango che gi rivestiva limmagine del Cristo futuro nella carne non era soltanto il risultato
dellazione di Dio ma era la garanzia, pignus. Era la caparra dellincarnazione di Dio, la garanzia
dellincarnazione di Dio. Ecco ci che dice Tertulliano.
Non finisce qui lantropologia di Tertulliano. C un altro testo in Ad Praxean capitolo 12. Il
Padre faceva luomo e lo Spirito lo santificava e cera il Figlio alla cui immagine Dio faceva luomo, il
quale dovendo essere nel futuro luomo pi certo e pi vero qui homo futurus certior et verior volle
che fosse chiamato uomo colui che in quel momento fu creato a sua immagine: Adamo.
(NB Qui uomo non si oppone a donna). Dovendo essere luomo pi vero pi veritiero, pi
certo La problematica che abbiamo accennato in introduzione che la teologia lavora con una
definizione che viene dal di fuori. Qui si vede che nella tradizione presente un modo forte e solido.
Luomo per eccellenza Cristo e noi siamo uomini in quanti creati ad immagine e somiglianza di quello
che luomo vero. Luomo vero Cristo, luomo che raggiunge in s la pienezza dellumanit Cristo.
Per erudizione e chiarificazione questo testo di Tertulliano venuto a sostituire negli atti
conciliari un testo di s. Ireneo in AH 3,23,1, che il seguente: Era necessario che il Signore venendo
dalla pecore, facendo ricapitolazione di una cos grande economia e cercando la usa creatura salvasse
quello stesso uomo che era stato fatto a sua immagine e somiglianza.
GS 22 continua cos:
Cristo che lultimo, definitivo (non nuovo) Adamo (novissimus Adam), rivelando il
mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente luomo a se stesso e gli manifesta la
sua altissima vocazione.
NB il testo latino dice christus novissimus Adamo = ultimo e non nuovo (Cf 1Co 15,45). Si
tratta dellultimo Adamo, il definitivo, leschatos. Luomo escatologico, definitivo, lultimo. Rivelando
il mistero del Padre rivela luomo a se stesso. Luomo il destinatario della salvezza. Il Nuovo
Testamento ci parla delluomo. Laffermazione definitiva sulluomo che Dio ha inviato suo Figlio che
si fatto uomo. Questa la parola di contenuto antropologico che si trova nel Nuovo Testamento. Tutto
le altre parole sono vere ma prive di questo non raggiungono la verit definitiva. Ecco ci che la
rivelazione dice sulluomo. Luomo il destinatario. Ecco il senso profondo della frase del concilio.
Rivelando il mistero del Padre e del suo amore rivela luomo a se stesso: filiazione. Tutto questo
rimane senza lultima illuminazione se non si tiene presente che prima che ci sia un corpo e unanima
Dio ci ama a tal punto da inviare suo Figlio. Questo il messaggio antropologico. Luomo diventa il
contenuto della rivelazione in quanto destinatario della rivelazione. Nessuna meraviglia quindi che
tutte le verit su esposte in lui trovino la loro sorgente e tocchino il suo vertice. Tante verit sulluomo
vengono dallesperienza umana, certo. Non si vuole fare un unilateralismo, un fideismo. Si deve
apprezzare la filosofia, ma il culmine ultimo sar sempre Cristo non in modo esclusivistico, senza
eliminare lesperienza umana magari neanche illuminata da Cristo. Non si vuole negare la scienza, non
si vuole fare aut-aut. In fondo lultima verit riposa in Cristo.
somiglianza. Terra vergine Maria, la prima prefigurazione della seconda. Nellincarnazione del
primo Adamo abbiamo la prefigurazione della seconda. Poich Preesisteva il salvatore, Ges visibilis
patris filius, nella capacit di uscire da s, doveva venire allesistenza colui che doveva essere salvato.
Non una necessit ma una somma obbedienza. In Dio c una capacit infinita. Da sempre si sapeva
che luomo era creato ad immagine e a somiglianza. Ma quando Ges si rivelato si saputo con
esattezza che Dio ha creato luomo a sua immagine e somiglianza. A somiglianza del suo Figlio. Prima
non se ne conosceva il senso.
S. Ireneo in AH 4,20,1 dice: luomo lunione dellanima e al carne, il quale fu formato a
somiglianza di Dio e plasmato mediante le sue mani. Se il modello per la visione alessandrina della
doppia creazione il logos eterno, il modello per la visione unitaria della tradizione romana il Verbo
incarnato: non dimentichiamoci la citazione di Tertulliano del De carnis resurrectione: Quodcumque
enim limus exprimebatur, Christus cogitabatur homo futurus. Ancora Ireneo afferma:
E' come luomo che fu plasmato per primo, Adamo, ricevette la sua sostanza da una terra incolta
e ancora vergine, cos ricapitolando Adamo in se stesso, lui che il Verbo, giustamente prese Maria,
che era ancora vergine, la generazione e la ricapitolazione di Adamo. La creazione di Adamo dalla terra
vergin prefigurazione della nascita di Ges da Maria Vergine. Per questo lo stesso Adamo stato
denominato da Paolo figura di colui che doveva venire (Rm 5,14); Infatti il Verbo artefice di tutte le cose,
aveva prefigurato in lui la futura economia dellumanit di cui si sarebbe rivestito il Figlio di Dio: Dio
aveva cio stabilito in primo luomo animale, evidentemente perch fosse salvato dalluomo spirituale.
Poich preesistendo il Salvatore doveva venire allesistenza anche ci oche doveva venire salvato, affinch
il Salvatore non fosse inutile.
Il concetto di salvezza non limitato alla sola redenzione. Questa ne solo un aspetto. In una
accezione pi completa, la salvezza capacit di comunicazione della vita divina. La creazione
delluomo si fonda sulla capacit di Dio di uscire da s e comunicare la sua vita. La capacit
dellincarnazione fonda la capacit della creazione.
E ancora Ireneo scrive in AH 5,16,2:
Ora questo si mostr vero allorquando il Verbo di Dio si fece uomo, rendendo se stesso simile
alluomo e luomo simile a s, affinch, attraverso la somiglianza con il Figlio, luomo divenga prezioso
di fronte al Padre. Infatti, nei tempi passati si diceva che luomo stato fatto ad immagine di Dio, ma non
appariva tale, perch era ancora invisibile il Verbo, ad immagine del quale luomo esta stato fatto:
appunto per questo perse facilmente la somiglianza. Ma quando il Verbo di Dio si fece carne conferm
luna e laltra cosa: mostr veramente limmagine, divenendo egli stesso ci che era la sua immagine, e
ristabil saldamente la somiglianza, rendendo luomo simile al Padre invisibile attraverso il Verbo che si
vede.
Alla luce di questi testi dobbiamo concludere che a Ges che conviene la definizione di uomo,
a noi per derivazione, perch creati a sua immagine, a immagine del vero uomo (il verior et certior di
Tertulliano. La fede produce uno spostamento delle nozioni: da Ges si fatto uomo come noi (punto
di partenza, dove il riferimento siamo noi) a noi siamo uomini come Ges (punto di arrivo, dove
riferimento Ges).
Tra la scuola alessandrina e romana, comunque, ci sono due punti di convergenza:
il riferimento sempre Cristo, il preesistente (Clemente, Origene, Anastasio) o
lincarnato (Ireneo, Tertulliano) perch Egli limmagine del Dio invisibile.
La distinzione tra imago e similitudo: le due scuole le fanno spesso (non sempre);
Limago determinazione originale delluomo, quel sigillo di Cristo posto sulluomo che
non si perde mai. La similitudo rimanda alla crescita, al cammino, al dinamismo
continuo verso la totale configurazione al Cristo nella pienezza escatologica. Col peccato
si perde, Cristo la restituisce.
Nel secolo IV la distinzione tra imago e similitudo scompare perch scompare il riferimento a
Cristo. Il contesto storico-teologico di massima importanza. Gli ariani negano la divinit del Cristo.
Affermando che luomo immagine del Figlio, si offre il fianco agli ariani, se siamo immagine del
Figlio, non essendo questi Dio, noi non siamo immagine del Padre.
La Chiesa reagisce approfondendo un aspetto di Gn 1,26 non ancora considerato: facciamo
luomo a nostra immagine; Quel nostra diventa un richiamo esplicito alla Trinit.
S. Ilario svolge la sau attivit proprio nel momento di passaggio, al cambio di rotta della
teologia del secolo IV: il primo a proporre lesegesi trinitaria di Gn 1,26, ma in altri scritti pare ancora
rimanere legato alla vecchia impostazione imago-similitudo crisocentrica. Nel trattato dei misteri 1,2
dice:
Adamo, con il suo stesso nome, prefigura la nascita del signore. Infatti, il termine ebraico
Adam, che si traduce in greco gh pyrra significa in latino terra flammea, e la Scrittura di solito
indica col termine terra la carne del corpo umano. Questa carne, nata dalla Vergine per opera dello
Spirito Santo nella persona del Signore (in domino), trasfigurata in una forma nuova ed estranea alla sua
natura, stata fatta conforme alla gloria spirituale, secondo le parole dellApostolo: Il secondo uomo
dal cielo ed lAdamo celeste (1Co 15,47) poich lAdamo terrestre limmagine del futuro.
C questidea ma c anche in lui laltra di tradizione alessandrina. La cambia secondo con chi parla.
terra flammea, vergine, la scrittura indica terra per carneconforme alla gloria spirituale: il secondo
uomo limmagine del Dio invisibile. Secondo il Nuovo Testamento immagine di Dio senza
distinzione, senza esclusione dellumanit. In 2Co 4,4 la conoscenza del volto di Dio che rifulge sul
volto di Cristo. Non solamente secondo la divinit. La perdita del riferimento a Cristo causa loblio
della dottrina dellimago-similitudo: se il discorso della configurazione a Cristo porta con s una
concretezza, parlare di una configurazione alla Trinit diventa pi problematico ed evanescente.
Agostino e la scolastica parleranno delluomo simile alla Trinit nelle potenze della memoria (Il
padre), dellintelletto (il Figlio) e della volont (lo Spirito Santo). Nel contesto della controversia ariana
era pericoloso dire che luomo immagine del figlio. Per Agostino il corpo vestigia dei.
In S. Tommaso nello stesso senso: uomo immagine di Dio perch immagine razionale. E'
vero ma non raccoglie tutta la tradizione della Chiesa. Ma c un secondo modo di leggere questi due
testi.
generalmente poniamo lidea della perfezione umana e poi diciamo che Ges era questa perfezione.
Non si tratta di fare questo, di fare un paradigma e metterci dentro Ges. Ges il paradigma!
S. Ireneo per esempio ha questa interpretazione. C linflusso paolino nel commento della
parabola in AH 3,19,3:
E che frutto di questo parto fosse Dio con noi e che egli discendesse nella profondit della terra
a cercare la pecora che era perduta, cio la usa propria creatura, e salire in alto e offrire al Padre lumanit
che era stata ritrovata, avendo prodotto in se stesso la risurrezione delluomo, affinch come risuscit dai
morti il Capo, cos anche il resto del Corpo, cioi che ogni uomo che sar trovato nella vita, compiuto il
tempo della condanna, dovuta alla disobbedienza, risorga occupando nel corpo, ciascuna della membra il
posto suo proprio e adatto. Molte dimore, infatti, vi saranno presso il Padre, perch vi sono molte mebra
nel corpo.
Ogni uomo sar trovato nella vita occupando il proprio posto nel corpo di Cristo molte dimore ci sono
nella casa del Padre, perch vi sono molte membra del corpo. Le molte dimore fanno riferimento alle
molte membra.
S. Ilario: Commento a Matteo 19,6;
Con lunica pecora si deve intendere luomo e nellunico uomo si deve vedere linsieme degli
uomini. Ma peccato del solo Adamo tutta lumanit ha peccato. Le novantanove che non si sono smarrite,
quindi, devono essere considerate come la moltitudine degli angeli celesti i quali provano gioia e premura
in cielo per la salvezza delluomo. Colui che va in cerca delluomo Cristo, le novantanove che non si
sono smarrite sono la moltitudine della gloria celeste, alla quale, tra la gioia pi grande, stato riportato
nel corpo del Signore, luomo che si era perduto.
E' una realt, non c formula. C una base fisica: teoria fisica della redenzione, fusis, la natura. Ges
ha assunto la nostra natura, il ch non vuol dire che questa salvezza non sia personale, ma c una base
previa allaccoglienza. La base previa che egli si unito a me, assume lumanit. La mia accoglienza
risponde a ci che egli ha fatto. Egli ci porta tutti, siamo in una realt oggettiva, ciascun pu accettare o
rifiutare, ma la realt oggettiva previa. Ges porta ciascuno sulle spalle, questa la realt oggettiva. In
noi stata elevata la dignit della natura umana. In noi c questa profonda unione in Cristo per la quale
non abbiamo ancora una definizione, ma la realt l.
In Gregorio di Nissa in contro Apolinnare 16:
Questa pecora siamo noi, gli uomini che ci siamo separati col peccato dalle cento pecore
ragionevoli. Il salvatore prende sulle sue spalle la pecora tutta intera, poich non si era persa soltanto in
parte, ma poich si era persa tutta intera, tutta intera stata ricondotta. Il pastore nelle sue spalle, cio
nella sua divinit. Per questa assunzione diventa uno con Lui.
S. Ireneo: un solo Figlio ed una sola umanit nella quale si compie il mistero di Dio, lopera da
Lui plasmata diviene conforme e concorporea a quella del Figlio di Dio una sola umanit concorporea
al Figlio di Dio. La parola anche usata da S. Ilario.
Lespressione super greges angelis significa che in colui che si fatto uomo, si oltrepassano gli
angeli, nel corpo di Cristo glorioso. Colui che personalizza questa natura il Figlio di Dio, con le
dovute distinzioni, anche in noi la natura umana massimamente elevata. Porta su di s tutti noi.
Seguito lettura GS 22
GS: 22: Ha lavorato con mani duomo, ha pensato con intelligenza duomo, ha agito con volont
duomo, ha amato con cuore duomo. Nascendo da Maria vergine, egli si fatto veramente uno di noi,
in tutto simile a noi fuorch il peccato
Saltiamo i due paragrafi seguenti perch sono meno interessanti dal punto di vista protologico, a parte
linizio e la fine del secondo paragrafo seguente:
Il cristiano poi reso conforme allimmagine del Figlio che il primogenito tra molti fratelli,
riceve le primizie dello Spirito (Rm 8,23) associato al mistero pasquale, diventando conforme al
Cristo nella morte, cos anche andr incontro alla risurrezione fortificato dalla speranza. Linizio del
terzo seguente: E' ci vale non solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volont,
nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia.
Qui il concilio dice delle cose che anticipano il futuro perch non erano presenti ancora tutte le
questioni che la teologia affronta. La vocazione delluomo dessere conforme alla morte per
partecipare alla risurrezione, questo vale anche per gli uomini di buona volont in cui invisibilmente la
grazia.
GS 22: Cristo morto per tutti, la vocazione ultima delluomo effettivamente una sola, quella
divina. Non c che un vocazione delluomo, la vocazione divina. Si riprende il tema della
divinizzazione, luomo chiamato ad essere Figlio di Dio, diventare Dio essendo Figlio nel Figlio,
perch una partecipazione alla condizione divina di Ges. Il concilio ha ripetuto questo spesse volte.
Tutti gli uomini sono chiamati al medesimo fine. Tutti redenti da Cristo godono della stessa vocazione e
del medesimo destino divino Cf. GS 22, 24.29. In particolare: GS 92: Essendo Dio Padre principio e
fine di tutti, siamo tutti chiamati ad esser fratelli. Non unaffermazione di passaggio. Dobbiamo
ritenere che lo Spirito Santo d la possibilit di essere resi conformi al mistero pasquale. Non c
unaltra vocazione umana, vocazione in Cristo, che una vocazione di tutti gli uomini. Questo
conseguente al nostro commento storico. Cristo non appare semplicemente alla fine, ma appare alla fine
perch fin dallinizio era presente, senza nulla togliere alla novit della salvezza. Senza nulla togliere
anche allunit del disegno divino, allunit della vocazione divina, che da sempre una vocazione in
Cristo.
GS 22 fine:
Tale e cos grande il mistero delluomo, questo mistero che la rivelazione cristiana fa brillare
agli occhi dei credenti. Per Cristo e in Cristo riceve luce quellenigma del dolore e della morte egli ha
distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perch anche noi, diventando figli col
Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abb, Padre!.
Tutto il testo va verso lidea della Filiazione. Ci ricollega di pi al Cristo, diverse volte abbiamo
detto. Su tutti i titoli cristologici il pi importante quello di Figlio di Dio perch spiega la relazione al
Padre e quindi ci dice il pi profondo dellidentit di Ges, in un parallelismo la salvezza delluomo
meglio espressa con quella di Figlio di Dio in Ges nello Spirito Santo, perch lespressione del nostro
rapporto con il Padre in Cristo. Il concilio questo lo mostra molto bene. La dimensione sociale si vede
anche nei numeri GS 24 e 32.
Come riassunto si pu dire che ci sono punti che il concilio apre e che devono ancora essere discussi. Il
testo magisteriale un testo di compromesso, non pu esser un testo di un indirizzo, o di unopinione
anche se conforme alla fede cristiana. Deve essere un testo che accolga diversi approcci, appartiene al
genere letterario dei testi magisteriali. Se evidente e chiaro che questa linea conciliare sottolinea il
ruolo centrale di Cristo nella redenzione delluomo, soltanto qui abbiamo la perfezione,
necessariamente pi vago nel punto che a noi interessa specificamente, cio la rilevanza protologica di
Cristo. GS 22: Cristo immagine del Dio invisibile, allimmagine di cui siamo creati, soltanto in Cristo
si rivela cosa vuol dire che luomo si stato creato allimmagine di Dio, luomo nella sua vocazione
naturale e soprannaturale la natura non ha mai unesistenza autonoma, parlare delluomo parlare
di Cristo , hanno detto altri. La rilevanza protologica una linea insinuata, pi che chiaramente fare
delle affermazioni.
Tutti gli uomini hanno la stessa natura e la medesima origine, tutti redenti da Cristo godono della stessa
vocazione e dello stesso destino di Cristo, si ricollega alla redenzione in Cristo. Qui c riferimento a
Cristo, prima rispetto allimmagine non cera il riferimento a Cristo. GS 57: ricapitolare in se stesso,
era gi nel mondo come luce vera che illumina ogni uomo. E' interessante seguire le citazioni di Gv
1,9: era la luce verache illumina ogni uomo che viene nel mondo. La vulgata ha tradotto era la
luce vera che illumina ogni uomo che viene al mondo. Sembra inutile questa tradizione, ripetitiva.
Adesso si predilige unaltra tradizione: venendo nel mondo, cambia ancora la cosa. La traduzione di
questo versetto interessante. Certo nessuno sceglie linterpretazione della volgata, curioso che nei
testi magisteriali non c lopzione della traduzione perch la citazione incompleta. Era gi nel mondo
come luce vera che illumina ogni uomo. La citazione incompleta. Probabilmente stato fatto
volutamente per non canonizzare una lettura, per non scegliere una lettura. Come illumina Ges ogni
uomo? E colui che illumina ogni uomo e in questa illuminazione ha una ruolo decisivo. NB non si vuole
tagliare il mistero di Cristo, il verbo di Dio fatto, uomo morto e risorto. Qui il testo rimane ambiguo:
qual il rapporto dellincarnazione con questa posizione. Il concilio Vaticano II ha aperto prospettive
ma i testi non possono essere interpretati in modo unilaterale. In rapporto Cristo-uomo protologico nei
Padri e nel concilio una porta aperta ma non si pu farne un esclusivismo. Il concilio raccoglie in
modo sintetico molti elementi della tradizione il testo conciliare.