LXXVI
ROBERTO FIORI
LA DEFINIZIONE DELLA
'LOCATIO CONDUCTIO'
GIURISPRUDENZA ROMANA E TRADIZIONE ROMANISTICA
Printed in ltaly
Stampato in Italia
Litografia Libero- Fuorigrotta- Napoli
INDICE SOMMARIO
INTRODUZIONE
l
5
sti ..................................................................................................................... .
CAPITOLO PRIMO
2.
locare e conducere e il problema della terminologia nella ricostruzione della locatio conductio consensuale ................................................. . Pag.
L'inizio della tutela della locazione consensuale: i formulari catoniani ................................................................................................................. .
2.1.
Una premessa metodologica ......................................................... .
2.2.
L'edificazione della villa e delle macen'ae (Cat. agr. 14-15} .. ..
2.3.
Oleam legendam e oleam /aciundam locare (Cat. agr. 144-
2.4.
c:onclusioni ....................................................................................... .
Lamercescome/ruiinEiioGallo(D.22.1.19pr.) ............................. .
Locatio conductio e trasferimento del dominium in Quinto Mucio
(D. 34. 2. 34 pr.) .................................................. , .........................................
4.1.
Il testo ................................................................................................ .
4.2.
Il responso di Q. Mucio ................................................................. .
4.3.
Il commento di Pomponio ............................................................ .
4.4.
Conclusioni .....
................................................................. .
,
,
,
,
,
,
[[
24
24
28
3[
44
45
50
50
52
58
62
VIII
INDICE SOMMARIO
CAPITOLO SECONDO
LA 'LOCATIO CONDUCTIO'
NEI RESPONSI DELLA SCUOLA DI SERVI O
l.
Locatio conductio e trasferimento del dominium (D. 19. 2. 31) ........... . Pag.
1.1.
n testo
................................................................................................ .
2.
2.5.
2.6.
3.
4.
5.
65
65
67
72
77
79
>>
>>
>>
>>
>>
>>
80
80
85
91
93
98
109
.. .................................... ..
>>
>>
Ili
118
>>
124
CAPITOLO TERZO
127
128
128
\31
139
\42
153
IX
I\IDJCE SOMMARIO
3.
4.
5.
6.
3.1.
Il testo e le interpretazioni della dottrina ................................... .
3.2.
Esegesi di D. 50. 16. 5. l ................................................................ .
Una tripartizione della locatio conductio in La beone (D. 7. 8. 12.
6)? ................................................................................................................ ..
4.1.
Il testo ................................................................................................ .
4.2.
L'individuazione della parte labeoniana del frammento e la
trattazione ulpianea delle attribuzioni dell'usuarius ............... ..
4.3.
Le modalit di utilizzazione del servus usuarius all'interno
di un rapporto di locazione e le implicazioni del dettato
labeoniano ......................................................................................... .
Locatio onductio e trasferimento del dominium in Labeone (D. 18.
1.80.3)
.................................................................................................... .
Conclusioni ................................................................................................... ..
155
155
161
166
166
167
172
180
177
CAPITOLO QUARTO
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
2.1.
Il testo e le interpretazioni della dottrina ................................. ..
2.2.
Le nozioni di corpus e substantia nel pensiero di Sabino ....... ..
2.3.
La ratio decidendi del responso ................................................... ..
(Segue:) b) La media sententia di Cassio (Gai. 3. 147) e la sorte della teoria sabiniana nella giurisprudenza posteriore ............................... .
3.1.
La media sententia di Cassio (Gai. 3. 147) ................................. .
.3.2.
~a sorte della teoria sabiniana nella giurisprudenza posteflore .................................................................................................. .
(Segue:) d Tracce della prospettiva proculeiana in Paolo (D. 19. 2.
22. 2)? ........................................................................................................... ..
(Segue:) AJcune considerazioni conclusive .............................................. .
La definizione 'perimetrale' della locatio conductio rispetto ai nova
negotia. a) Lo scambio di res utendae /ruendae (Gai. 3. 144; D. 19.
2. 35. l; D.IO. 3. 23) .................................................................................. .
(Segue:) b) Il requisito della merces certa (Gai. 3. 143; D. 19. 5. 22;
D. 19. 2. 25 pr.) .............................................................................................. .
(Segue:) Conclusioni ..................................................................................... .
Una definizione perimetrale 'interna' in Giavoleno: appalto, rega e
lvcatiooperarum (D.I9.2.51.1) .............................................................. ..
9.1.
Il testo e le interpretazioni della dottrina ................................... .
9.2.
L'identificazione degli assetti di interessi .................................. ..
183
190
190
193
200
206
206
214
220
225
228
241
248
249
249
253
INDICE SOMMARIO
9.3.
9.4.
9.5.
256
257
259
CAPiTOLO QUlNTO
2.
3.
4.
5.
Pag.
261
263
270
276
281
285
286
,
,
,
,
CAPITOLO SESTO
291
297
CAPITOLO SETTIMO
2.
305
315
3l5
XI
I!\' DJ CF SOMMARIO
L'inOuenza aristotelica sulla dottrina medievale dei substantialia conlractu. ........................................................................ . Pag.
Gli umanisti: Doneau e l'applicazione dei mbstantialia alla locazio-
2.2.
3.
4.
ne ...................................................................................................................... .
3.1.
Le nuove istanze sistematiche ...................................................... .
3.2.
L'applicazione dei suhstantialia alla locazione; i primi passi
verso la frantumazione del contratto ................................. .
Il giusnaturalismo: dall'elemento essenziale 'res' all'elemento essenziale 'oggetto' ......................................................... .
Il modello francese: l"objet du contrat' ....................................... .
5 .l.
Pothier .....
.................... .
5.2.
Il Code civil francese c il Codice civile italiano dcl1865
Il modello tedesco: il 'Gegenstand Jes Vertmges' ..
Il Codice civile italiano del 1942: 'oggetto-cosa' e 'oggctto-prestaZlone' ....................................... ...................
,
,
119
325
325
327
329
335
335
338
341
348
352
352
155
Pag.
361
367
389
5.
6.
7.
8.
Conclusioni ...... .
INTRODUZIONE
UNITARIET O TRIPARTIZIONE
DELLA 'LOCATIO CONDUCTIO'
NELLA DOTTRINA ROMANISTICA
l.
LATEORJA DELL'UNITARJET...
Il problema della struttura unitaria o tripartita della locatio conduett, il problema, cio, del rapporto tra le tradizionali species di locazione - rei, op(ifarum e operis - e il comune nomen contractus,
un tema della romanistica di questo secolo.
La dottrina pi antica, sin dai glossatori, ha trattato la locazione
come un contratto unitario, pur distinguendo al suo interno vari 'sottotipi', senza avvertire in ci alcuna contraddizione 1 Neanche nel secolo scorso il problema stato posto nei termini di una reale alternativa tra unitariet e tripartizione: in fondo, la stessa dottrina di August
Bechmann2 , che proponeva di ricondurre l'origine delle tre species
allo schema unitario della locatio rez', non intendeva affatto sostenere
1
Un'eccezione forse rappresentata da H. DoNELLI Commentarius de iure civdi,
XIII. 6. 6, in Opera omnia, III. Lucae 1763,820, su cui cfr. infra, cap. VII 3.
1
A. BECHMANN, Der Kauf nach gemeinen Recht. I. Geschichte deJ Kaufs im rOmischen Rechi, Erlangen 1876,420 s., 428 ss.
3
Innanzi tutto, la pi antica locatio operarum avrebbe avuto ad oggetto uno schiavo,
e dunque si sarebbe risolta sostanzialmente in una locatio rei {BECHMANN, Der Kau/, cit.,
I, 420 s.; ma cfr. gi H. DEGENKOLB, Platzrecht und Miethe, Berlin 1867, 134 nt. 1). In
secondo luogo, una locatio operis sarebbe stata possibile solo qwmdo il locatore avesse
fornito al conduttore i materiali per la costruzione: a questo riguardo, il BECHMANN, op.
cit., I, 430 s., cita soprattutto Sab. fr. 82 LENEL = Pomp. 9 ad Sab. D. 18. l. 20, ma discute
anche (rbid., 431 nt. l) di Iav. 11 cpist. D. 18. l. 65, di Lab. ad ed. fr.lO LENEL =Pau!. 2
ad ed. D. 50. 16. 5. l, e di Paul. 34 ad ed. D. 19. 2. 22. l, in cui l'a. sottolinea il datur. Nella
INTRODUZIONE
cd. locatio operis, come nella focatio rei, il 'Leistungsobject' sarebbe dunque stato una res.
L'unic-a differenza tra queste due ultime forme di locazione sarebbe consistita nel f.mo
che, mentre nella locatio rei il conductor paga la merces, nella locatic op('ris il conduttore,
mediante un'apposita lex contractus, si obbligherebbe a trasformare la cosa e a pagare
semplicemente una cifra simbolica (nummus unus); il locatore, invece, si obbligherebbe a
pagare un corrispettivo reale per la trasformazione della res locata (ibzd_, 428 ss.l. La tesi
del Bechmann stata seguita da C. Chr. BURCKHARDT, Zur Gey,chichtc der locatio conductio, Baseli889, 31 ss., ma stata criticata soprattutto da A. PERNICE, l.ur Vertra!!,slehrf' der
riimischen ]uristen, in ZSS)) 9 (1888) = Parerga, III, Weimar 1888, 239 ss. c da C. LONGO,
La locatio-conductio, Pavia 1921, 14 ss. Su una linea analoga al Bechmann si muove E.
RABEL, Grundziige des rOmischen Privatrechls, in F. VON HOLTZENDOR.FF -]. KOHLER,
Enzyklopiidie der Rechtswissenschaft in systematischer Bearbcitung, I, Berlin 1915, 46.'5,
indicato dall'Arangio-Ruiz come suo ispiratore, ma che come il Bechmann non negava la
tripartizione, ipotizzando semplicemente (sulla base di una 'Bcobachtung' di J. Partsch:
cfr. ibid., n t. 5, ma senza ulteriori indicaZioni della fonte) che la terminologia del locare
derivasse in ogni ipotesi dalla dazione materiale di una res (/ocatio rei), del lavoratore o
delle sue operae (/ocatio operarum), e dei materiali di costruzione Uocatio operis) (cfr., in
questo senso, le esatte osservazioni di L. AMIRANTE, Ricerche in tema di locazione, in
INTRODUZIONE
L'ipotesi dell'Arangio-Ruiz non rimase senza seguito. Se le successive ricerche di Ugo Br asi e I l o si limitano a sviluppare
l'intuizione del maestro, fornendo ulteriori elementi di prova', un
progresso notevole rispetto ai lavori precedenti rappresentato' dalle
indagini di Luigi A m ira n t e 7 Quest'ultimo non rawisa l'elemento
unificante delle tre figure nella res, bens nella o b bI i g az i o n e
d e l I e parti d i d are e d i re d d ere un a re s. Entro questo
schema, particolarmente importante sarebbe l'obbligazione di reddere
del conduttore. Il problema della tipicit della locatz conductio, infatti, si sarebbe posto ai giuristi romani essenzialmente rispetto
all'emptio venditio; essi, pertanto, avrebbero individuato l'elemento
tipico del contratto nel fatto che, a differenza della compravendita,
nella locazione la res deve essere non solo data, ma soprattutto restituita. Lo schema d azione-restituzione sarebbe riscontrabile in ogni
ipotesi di locazione: nella locatio cd. rei si dovrebbe dare e restituire la
res; nella locatio cd. operarum, lo schiavo (e, pi tardi, il liberto o il libero)'; nella locatio cd. operis, la giurisprudenza pi antica avrebbe
pensato ad un reddere dei materiali dati all'artefice, ma da Labeone in
poi si sarebbe guardato alla restituzione del risultato del lavoro, ossia
INTRODUZIONE
ductores opert5 12
Per Roger V i g n ero n 13 , invece, il contratto di locatio conductio
sarebbe unitario perch, sin dalle origini, tutte le ipotesi in esso ri~Lo sviluppo ipotizzato dall'AMIRANTE, Ricerche, cic, 65 ss., , in sintesi, il seguente. Ancora in Quinto Mucio, la concezione della rcs locata sarebbe fortemente materialistica, rientrandovi solo quella res che pu essere restituita nella sua identit: l'oro dato a un
orefice perch ne tragga degli anelli non considerato res !oca/a, e dunque pu passare nel
dominium dell'artigiano (cfr. Q. Muc. 2 iur_ civ. fr. 6 LENEL = Pomp. 9 ad Q. Muc. D. 34.
2. 34 pr.). In Alfeno (ma forse Servio) si prospettano duo genera renon locatarum (Alf. '5
dig. a Pau/. ept!. D. 19. 2. 31): nel primo di essi, oggetto del redderc , come per Q. Mucio,
l'idem; nel secondo anche l'tdem genus; la novit deriverebbe dall'esigenza pratica di ricondurre ad un'unica actio (ex locato) la doppia tutela (condictio per la materia, actio ex
conducto per l'opera dell'orefice) che la visione muciana necessa~itunente postula (t'bid., 66
ss.). La svolta si avrebbe con Labeone: la nota definizione che questi fornisce di opus locatum conductum come no'tE:OIJ.CX, ossia come ex opere facto corpus aliquod per/ectum
(Lab. ad ed. praet. fr. 10 LENEL = Paul. 2 ad ed. D. 50. 16. 5. 1), testimonierebbe una concezione dell'opus 'ideale', non ancora venuto ad esistenza: Labeone avrebbe negato il primo dei due principi enunciati da Mucio (materialit della res; restituzione dell'eadem res),
ma non il secondo, come invece Alfeno (ib:d., 78 ss.). Un cammino simile avrebbe percorso la nozione di res empta nelle diverse soluzioni fornite da Cassio e i plerique rispetto
all'ipotesi degli anelli da fabbricare con oro dell'orefice (Cass. fr. 139 LENEL =Gai. 3. 147;
cfr. Gai. 2 rer. cott. D. 19. 2. 2. l, e Inst. 3. 24. 3): mentre il primo non sarebbe uscito dalla
concezione materialistica della res che deve esistere fisicamente al momento della conclusione del contratto, i plerique- fra i quali era di sicuro Sabino (cfr. Sab. fr. 82 LENEL =
Pomp. 9 ad Sab. D. 18. l. 20), ma probabilmente anche Labeone- avrebbero ammesso
la possibilit di vendere e comprare una cosa non ancora materialmente esistente al momento dell'accordo (ibid., 90 ss.).
w P. PINNA PARPAGLIA, Vitia ex ipsa re. Aspetti della locazione in diritto romano,
Milano 1983.
11
PINNA PARPAGLIA, Vitia ex ipsa re, cit., 131.
12
PINNA PARPAGLIA, Vitia ex ipsa re, cit., 138.
11
R. VIGNERON, La conception originaire de la 'locatio conductio' romaine, in Mlanges F. B.]. Wubbe, Fribourg 1993, 509 ss.
INTRODUZIONE
2.
INTRODUZIONE
nella locatio cd. rei ed operarum corrisposta dal conduttore, nella localia cd. operis dal locatore). In una direzione non dissimile, Horst
K a u f m a n n 19 ha tentato di dimostrare che tale unit terminologica
e processuale deriverebbe dagli usi linguistici precedenti la nascita dei
contratti consensuali, e sarebbe stata meramente recepita dal pretore
nella creazione delle azioni20 In particolare, non sarebbe possibile
rintracciare nello schema della locatio rei l'origine dei vari 'tipi' di locazione, perch sin dall'et arcaica sarebbe stato possibile locare, oltre
che res, anche operae o un opus21
Per Claude A l z o n 22 , invece, la cronologia delle tre ipotesi sarebbe non solo ricostruibile, ma costituirebbe la miglior prova
dell'esistenza di una !ripartizione. Le tre forme di locazione sarebbero
infatti nate in momenti storici differenti e sulla base di diverse esigenze", cosicch ]'unica possibilit, per il pretore, di accordare la medesima actio in tutte le ipotesi sarebbe stata quella di utilizzare lo strumento dogmatico della tripartizione24 (Peraltro, una simile esigenza
- e dunque l'uso della tricotomia- sarebbe stata solo del pretore: le
parti contraenti sarebbero state libere di realizzare i negozi che pi
loro aggradavano, il iudex avrebbe potuto decidere sulla base della
bona fides, fondandosi unicamente sulla volont delle parti, e dunque
n gli uni n gli altri avrebbero avuto bisogno di ragionare in termini
di !ripartizione"). La locatio conductio, in altre parole, sarebbe stata
19
220 ss.; ID., Les risques dans la 'locatio-conductio ', in ((Labem) 12 (1966) 311 ss.
ll La locatio rei, in conseguenza del fatto che l'emptio venditio, sotto forma di vendita di frutti futuri, avrebbe potuto offrire la veste giuridica all'attribuzione di res fruendae,
ma non di res utendae (ALZON, Histoire, cit., 557 ss., spec. 565 ss.). L<l locatio operis, in
quanto la vendita non avrebbe potuto tutelare efficacemente n il committente n l'artefice
di una cosa futura rispetto al risultato e alla restituzione del materiale impiegato (ibid., 570
s.). La locatio operarum, per la necessit di ricomprendere nel medesimo contratto ogni
specie di rapporto di lavoro (ibzd., 582 ss.). Cfr., per una prospettiva d'insieme, ibid., 590
s.
24
25
INTRODUZIONE
3.
Le discussioni sin qui ricordate non hanno portato ad una soluzione unanime. Al contrario, gli studiosi che hanno accolto in pieno le
teorie dell'una o dell'altra corrente sono stati assai pochi", e la mag26
ALZON, Histoitc; cit., 591; cfr. ID., Location des entrep6ts, cit., 222 s. e nt. 1043.
Posto che anche la locazione, cos come la compravendita, uno scambio di pretium (o
merces) contro una res (anche l'opus e le operae sarebbero infatti una res: ALZON, I-listoire,
cit., 554 e nt. 8; cfr. 582; ID., Location des entrepOts, cit., 224 e 228), avrebbe ragione
l'Amirante a vedere nel reddere l'elemento che distingue i due contratti (ALZON, Histoire,
cit., 554 s.; lo., Location des entrepOts, cit., 222). Ma il criterio sarebbe valido solo per la
locatio rei e la locatio operis: cosa si restituisce, infatti, nella locatio operarum? Non certo le
operae (ALZON, Histoire, cit., 554 s., 582 s.).
n A. D. E. LEWIS, The Trichotomy in Loc'atio Conductio, in <<The lrish Jurisb> 8
(1973) 164 ss.
28
Sostengono l'unitariet: F. DE ROBERTIS, I rapporti di lavoro nel diritto romano,
Milano 1946, 121; ID., Locatio operarum 'e 'status' de/lavoratore. Sulla estensione e i limiti
del potere disciplinare attribuito all'assuntore nei confronti dei lavoratori liberi 'mercede
conducti', in ((SDHI 27 (1961) 33 nt. 48; ID., in <<Th) 25 (1957) 398 ss.; Fr. SCHULZ, Clafsical Roman LatD, Oxford 1951, 542 ss.; F. B.]. WUBBE, Zur Ha/tung des Horrearius, in
((ZSS 76 (1959) 508 ss.; G. PUGLIESE, Locatio-conductio, in AA.VV., Derecho romano de
obligaciones. Homenaje]. L. Murga Gener, Madrid 1994, 597 ss., spec. 601 ss. (ma latripartizione comunque considerata utile strumento di analisi ed utilizzata in ID., Istituzioni di diritto romano 1, Torino 1991, 567 s.); A. METRO, La sublocazione dell"opus /aciendum ', in Collatio iuris Romani (tudes H Ankum), I, Amsterdam 1995, 341. Riconoscono
unit al contratto soltanto sotto il profilo rerminologico e delle azioni: E. BEITI, Istituzioni
di diritto romano, 11.1, Padova 1962, 227; M. TALAMANCA, Istituzioni di diritto romano,
Milano 1990, 593; A. BURDESE, Diritto privato romano4 , Torino 1993, 463 ss.; M.
MARRONE, Istituzioni di diritto romand, Palermo 1994,491. Una serie di autori continua
ad utilizzare la tripartizione, per lo pi senza discutere il problema dogmatico: P. VOCI,
Istituzioni di diritto romano, Milano 1948, 312 ss.; F. HERNANDEZTEJERO, Derecho romano, Madrid 1959,357 ss.; D. LIEBS, Rbinisches Recht. Ein Studienbuch, Gottingen 1975,
208 ss.; W. W. BUCKLAND (rev. P. STEIN), A Text-Book o/ Roman Law /rom Augustus to
}ustinian\ Cambridge 1963, 498 ss.; M.]. GARCIA GARRIDO, Derecho privado romano',
INTRODUZIONE
57nt.4)
10
INTRODUZIONE
esigenza spesso non si sottraggono neanche sostenitori dell'unitariet32. Insomma, la dottrina versa in una assoluta incertezza circa la
soluzione del problema.
Il fatto - mi sembra - che n all'una n all'altra teoria mancano argomenti favorevoli.
I sostenitori dell'unitariet hanno dalla loro l'unit di azione e di
terminologia, che in un sistema contrattuale come quello romano, in
cui la tipicit dell'azione e la tipicit del contratto sono un'unica cosa,
non pu essere intesa come un dato meramente formale, senza alcun
riflesso dogmatico".
scutere separatamente le tre ipotesi: cfr. OONELLI De iure civili, XIII. 6. l, in Opera, ci t.,
III, 813: la locatio et conductio i: un Contractus mutuae praestationis)) che tuttavia Contrahitur non uno modo: quod pro condictione rei subiectae accidit; e poich le diverse figure
<una definitione non contineri, de bis separatim dicendum est)); KASER, Das rOmische Priva/rechi, cit., F, 564 s.: dic Riimer sehen ... die locatio conductio als einheitlichen Vertrag
an)), ma essi Hhaben ... doch die unterschiedliche Problematik nicht verkannt; e pertanto
<sin d wir bercchtigt, diese drei Haupttypen getrennt zu betrachten.
12
Cfr., ad esempio, ARAJ\'GIO-RUIZ, Istt1uzioni 14 , cit., 348 s., il quale, parlando delle
obbligazioni delle parti, non pu non distinguere l'obbligo dellocator rei di consegnare la
cosa in buono stato e di lasciarla godere per il tempo fissato nel contratto, da quello del
locator operarum e del conductor operis di svolgere l'attivit promessa. N trova possibile
trattare unitariamente il caso della morte di una delle parti, che nella locatio operarum ed
operis fa venire meno il rapporto e nella rei comporta semplicemente la trasmissione
all'erede (l'a. precisa oltretutto che, in diritto giustinianeo, nella locatio operis - e non,
naturalmente, nella opera rum e rei- si considera estinta l'obbligazione solo nel caso in cui
sia stata o meno ragione del contratto l'abilit personale di quel determinato artefice). O,
ancora, sul terreno della responsabilit, dove egli ritiene sicuro l'obbligo di praestare custodia m nella locatio operis, e solo probabile nella locatio rei di cose mobili (ibid., 383; cfr.
385}. Un tentativo di superare quest'ultimo problema stato compiuto dal BRASIELLO,
L 'unitariet (1928), ci t., 3 ss., il quale ha inteso dimostrare il ricorrere di una responsabilit
per custodia anche nella locatio rei.
Jl Anche volendo ammettere con il Kaufmann che il pretore si sarebbe limitato a
raccogliere sotto una medesima azione fattispecie economicamente assai diverse tm loro,
unite solo da un legame terminologico, resterebbe pur sempre da spiegare cosa ha spinto i
romani ad utilizzare gli stessi termini in ipotesi tanto diverse, e comunque ci non potrebbe esimere da un'analisi dei testi della giurisprudenza romana per valutare come fosse intesa questa unit terminologica nella molteplicit sostanziale. In questo senso, il limite
dell'analisi del Kaufmann, come ha rilevato anche L. AMIRANTE, in Tura)) 16 (1965) 322
ss., i: quello di analizzare rapporti che rientrano economicamente, ma non giuridicamente,
nell'ambito della locazione consensuale, la quale non viene mai veramente esaminata. Ancora pi criticabile mi sembra l'ipotesi dell'Alzon, il quale, affermando che la tripartizione
non era vincolante n per le parti contraenti n per il iudex, ma solo per il pretore, in so
stanza riduce la tricotomia da schema dogmatico a m era complicazione processuale.
IO
INTRODUZIONE
opera.
In conclusione, si tratta di un problema aperto. Allo stato, non
appaiono pienamente soddisfacenti n le teorie dell'unitariet, n
quelle della tripartizione. Credo, dunque, che vi sia spazio per un riesame della questione.
14
Non mi sembrano per convincenti i risultati raggiunti d~ LE'X'IS, The Trichotomy in Locatio Conductio, cit., 164 ss. L'esame dei libri 32 ad edictum di Ulpiano, 34 ad
edi~tum di Paolo, 10 ad edictum provinciale di Gaio, oltre che delle institutio11es di
quest'ultimo, non mostra una chiara sistematizzazione delle diverse ipotesi, e, d'altra parte,
quand'anche essa fosse ravvisabile nei testi, non avremmo la sicurezza di una distinzione
dogmatica delle fattispecie, potendo darsi l'ipotesi di una tnlttazione orientata per assetti
d'interessi differenti sotto un profilo economico, ma interpretati unitariamente sotto un
profilo giuridico. Lo stesso autore deve ammettere che dal suo esame risulta al massimo
una consapevolezza di ((factual distinctions>> tra i mpporti, e che la divisione, anche a valeria ammettere, aveva per i giuristi romani ((little or no analytical significance)) (ibtd., 176
s.). Non mi pare possa condividersi neanche la proposta di F. P. BLANC, Unit, bipartition
ou tripartition de la locatio conductio, in 11Ann. Fac. Droit Lyom> 1975, 39 ss., di superare la
tripartizione a favore di una bipartizione ('louage des choses - louage des services'). L'a.
muove da una critica all'autonomia della locatio operis, che non si distinguerebbe dalla
locatio operarum se non sotto il profilo della necessaria dazione della cosa. Tuttavia, se una
tale ricostruzione ha il merito di rivalutare l'elemento dell'opera nella locatio operis (su cui
cfr. in/ra, cap. VI 2), d'altra parte essa a mio avviso dimentica che il tratto peculiare di
quest'ultima figura piuttosto la previsione di un 'risultato', assente nella locatio operarum
(cfr. in/ra, cap. VI 4}.
15
Critico in questo senso anche G. CERVENC..A, In tema di '/ocutio-conductio' (a
proposito di un recente studio), in ~~Boll. Se. dir.lav. Trieste>> 25-26-27 {1963} {cstr.}, 6.