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(*) SOMMARIO: 1. La deducibilit delle passivit ereditarie. 2. Lapplicazione del principio di deducibilit delle passivit ereditarie a casi specifici. 2.1. Lobbligazione fideiussoria. 2.2. Fideiussione e fallimento successivo allapertura della successione.
2.3. Lobbligazione fideiussoria e il concordato preventivo. 2.4. Debito cambiario
avallato dal de cuius. 2.5. Passivit bancarie. 2.6. Mutuo ipotecario. 2.7. Lonere a carico dellerede o legatario. 2.8. Debito solidale. 2.9. Debiti compresi nelle
scritture contabili. 2.10. Debiti tributari. 2.11. Contributi Inps. 2.12. Contributo
statale e spese in eccesso. 2.13. Debiti ereditari risultati dallinventario delleredit
beneficiata.
(1) Limposta sulle successioni e donazioni era stata soppressa dallart. 13 della l. 18
ottobre 2001, n. 383.
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(9) Cass., sez. trib., 6 marzo 2003, n. 3323, in I quattro codici della riforma tributaria big Ipsoa.
(10) La sentenza n. 5969 del 2007 aveva esaminato la fattispecie sotto il profilo delle disposizioni applicabili ratione temporis, senza considerare le modifiche intervenute con
d.lgs. 9 gennaio 2006, n. 5. Tale decisione aveva affermato che nel corso della procedura
fallimentare la legge consentiva al giudice delegato di comprendere con riserva tra i crediti
ammessi, i crediti condizionali e quelli per i quali non erano stati ancora presentati i documenti giustificativi, ai sensi degli artt. 95, 2o comma, e 55, 3o comma, della legge fallimentare (in tal senso, v. Cass., sez. trib., 14 marzo 2007, n. 5969, cit.).
(11) Cass., sez. trib., 2 aprile 2003, n 5047, in cit.
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interezza, ma lobbligo di rispettare la percentuale concordataria viene ad incidere sullazione di regresso (12). Tale situazione non consente di individuare lentit di un eventuale depauperamento dellattivo ereditario a carico del
successore mortis causa del garante. Nel caso di omologazione del concordato preventivo del debitore principale, infatti, non configurabile la deducibilit, nemmeno pro parte, delle passivit legate alla fideiussione prestata, giacch non individuabile un debito esistente alla data di apertura della successione con i caratteri dellattualit e della determinatezza nellammontare. Nel
caso di omologazione del concordato preventivo del debitore garantito utile
ricordare che per i debiti sub condicione la possibilit di far valere il diritto
alla deduzione comunque assicurata dalla disciplina dettata dallart. 42 del
T.U. n. 346 del 1990 (13).
2.4. Debito cambiario avallato dal de cuius
Il principio generale contenuto nellart. 20 del T.U. n. 346 del 1990, secondo il quale la possibilit di considerare un debito deducibile presuppone
che lo stesso determini un effettivo depauperamento dellattivo ereditario oltre al fatto che sia esistente alla data dellapertura della successione, e che
abbia, quindi, nel momento indicato, i caratteri dellattualit e della determinatezza dellammontare, osta, secondo la giurisprudenza, alla possibilit di
considerare il debito cambiario avallato dal de cuius come una passivit deducibile. In tale ipotesi, infatti, la circostanza che il rapporto in questione
possa costituire una passivit costituisce una situazione meramente eventuale.
In ogni caso, lavvallante che effettua il pagamento acquista i diritti ad essa
inerenti contro lavvallato e contro coloro che sono obbligati cambiariamente
verso questultimo, con la conseguenza che qualora lobbligazione venga soddisfatta dal de cuius, alla sua posizione debitoria farebbe riscontro, simmetricamente, la sua posizione creditoria nei confronti dellavallato e di tali altri
soggetti (14).
2.5. Passivit bancarie
La Corte di Cassazione ha costantemente ammesso in deduzione i rapporti debitori in atto col defunto alla data di apertura della successione, escludendo le posizioni di mera responsabilit del de cuius medesimo. Nellesaminare le fattispecie legate a rapporti di carattere bancario, la Suprema Corte ha
(12) Lart. 184, 1o comma, della legge fallimentare dispone, infatti, che Il concordato omologato obbligatorio per tutti i creditori anteriori al decreto di apertura della procedura di concordato. Tuttavia essi conservano impregiudicati i diritti contro i coobbligati,
i fideiussori del debitore e gli obbligati in via di regresso.
(13) La sentenza n. 13806 del 2001 aveva esaminato la fattispecie sulla base del disposto dellart. 47 del d.p.r. n. 637 del 1972 che rimasto sostanzialmente immutato ed
stato recepito nel testo dellart. 42 del T.U. n. 346 del 1990. Questultima disposizione prevede che deve essere rimborsata, unitamente agli interessi, alle soprattasse e pene pecuniarie eventualmente pagati, limposta: ... f) risultante pagata in pi a seguito di accertamento, successivamente alla liquidazione, dellesistenza di passivit o della spettanza di riduzioni e detrazioni (Cass., sez. trib., 7 novembre 2001, n. 13806, cit.).
(14) Comm. centr., 25 novembre 1983, n. 4145, in Banca dati UTET.
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dai debiti esistenti alla data di apertura della successione, pertanto, nella nozione di debito devono ricomprendersi anche le somme dovute per il pagamento di un mutuo ipotecario. Queste somme devono, infatti, essere incluse
tra le passivit deducibili, alle condizioni e nei limiti previsti dalla legislazione in materia. Si coglie da quanto affermato che la passivit costituita dal debito garantito da ipoteca su unimmobile caduto in successione incide sul valore del complessivo asse ereditario, se il debito garantito ammissibile tra le
passivit, ma non incide sul valore del bene. Il debito del de cuius costituito
da un mutuo garantito da ipoteca su di un bene caduto in successione deve
quindi essere considerato tra le passivit deducibili (22). Secondo la giurisprudenza, sono del pari deducibili gli oneri accessori relativi a contratto di
mutuo ipotecario, poich concorrono a formare la rata fissa del debito, il cui
residuo, risultante alla data di apertura della successione, posto a carico degli eredi (23).
2.7. Lonere a carico dellerede o legatario
Lesigenza di individuare le passivit deducibili dallasse ereditario ha
determinato nella giurisprudenza la necessit stabilire se lonere modale potesse essere oggetto di deduzione. Secondo i giudici della Suprema Corte, la
circostanza che tale onere consista in un peso di carattere personale imposto
allerede o al legatario, e non gravi sui beni, gioca un ruolo determinante sulla soluzione della questione.
Nellambito di una fattispecie che comportava lapplicazione della disciplina del r.d. n. 3270 del 1923, applicabile ratione temporis, la giurisprudenza ha constatato che tale provvedimento non conteneva una disposizione analoga allart. 32, 3o comma, del d.p.r. n. 637 del 1972 che introduceva una
presunzione sulla base della quale lonere a carico dellerede o legatario era
considerato come legato ai fini dellimposta di successione. Lassenza di una
simile disposizione nel r.d. n. 3270 del 1923 escludeva di conseguenza la
possibilit di attribuire allart. 32, 3o comma, valore interpretativo. Sulla base
dellaffermata natura innovativa allart. 32, 3o comma, i giudici hanno considerato lonere modale una mera obbligazione di carattere personale a carico
dellonerato ed hanno escluso, nella vigenza del r.d. n. 3270 del 1923, che
potesse costituire una passivit o spesa deducibile dallasse ereditario, oltre
che assumere rilevanza ai fini della liquidazione dellimposta (24).
2.8. Debito solidale
Lart. 22, 4o comma, del T.U. n. 346 del 1990 disciplina lipotesi in cui
tra le passivit ereditarie sussistano debiti di pertinenza del de cuius e di altri
soggetti. Le quote dei condebitori solidali si considerano uguali se non risultano diversamente determinate ed, ai fini della deducibilit, i debiti rilevano
nei limiti della quota del defunto. La giurisprudenza ha affermato che la di-
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sposizione in esame, senza innovare, ha reso esplicita una regola in precedenza desumibile, prima, dallart. 45 del r.d. n. 3270 del 1923 e, poi, dagli artt.
12 e 13 del d.p.r. n. 637 del 1972 (25).
In considerazione del precetto generale secondo cui le passivit sono costituite dai debiti esistenti alla data dellapertura della successione, la giurisprudenza ha puntualizzato le modalit di deduzione di un debito assunto dal
de cuius solidalmente con altri soggetti e garantito da ipoteca su un bene
compreso solo in parte nellattivo ereditario. I giudici hanno affermato che
occorre anzitutto determinare la quota del debito solidale che finir per incidere con definitivit sul patrimonio del de cuius, in virt dei rapporti tra condebitori e sulla base delle rispettive azioni di regresso. In un secondo momento, sar necessario calcolare la deduzione in proporzione alla quota del
bene caduto in successione, tenuto conto anche della possibilit di superamento della presunzione di pariteticit nei rapporti interni (art. 1298
c.c.) (26).
2.9. Debiti compresi nelle scritture contabili
La determinazione della base imponibile per il calcolo dellimposta di
successione implica la necessit di considerare anche la possibilit di dedurre
poste comprese nella contabilit aziendale. In relazione a tale profilo la giurisprudenza ha espressamente consentito la deduzione dei debiti risultanti dai
registri iva. La legislazione in materia accorda, infatti, la deduzione dei debiti
inerenti allesercizio di imprese, qualora essi risultino dalle scritture contabili
obbligatorie del debitore o del creditore. Lart. 21 del T.U. n. 346 del
1990 (27) prevede, infatti, che i debiti inerenti allesercizio di imprese possano essere ammessi in deduzione se risultano dalle scritture contabili obbligatorie del defunto regolarmente tenute. Nel caso in cui il defunto non sia obbligato alla tenuta di scritture contabili, i debiti cambiari, i debiti verso aziende o istituti di credito, compresi i saldi passivi dei conti correnti, devono comunque essere ammessi in deduzione se risultano dalle scritture contabili obbligatorie regolarmente tenute del trattario, del prenditore, dellazienda o dellistituto di credito. In applicazione di tali principi, i giudici hanno ritenuto
che i registri iva debbano comunque ritenersi compresi nel precetto legislativo anche se il de cuius rivestiva la qualifica di piccolo imprenditore (28).
La giurisprudenza ha, inoltre, chiarito, con specifico riferimento alle
aziende cadute in successione e comprese nellattivo ereditario, che i fondi di
ammortamento esposti nella contabilit aziendale non costituiscono passivit
deducibili. Tali poste non rappresentano, infatti, passivit effettivamente inci-
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(29) Le sentenze della Corte di Cassazione (Cass., sez. trib., 15 maggio 2006, n.
11176, in Banca dati UTET; Id., 10 aprile 2006, n. 8347, in Banca dati UTET) cassano rispettivamente le decisioni della Comm. trib. reg. Palermo, 21 ottobre 1999 e della Comm.
trib. reg. Ancona, 9 giugno 1999 che si erano espresse in senso contrario sulla medesima
fattispecie.
(30) Comm. trib. prov. Bari, sez. XII, 12 novembre 2004, n. 283, in http://www.finanze.it.
(31) Comm. centr., 25 novembre 1983, n. 4145, cit.
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stesso ente pubblico. La giurisprudenza ha, in proposito, ritenuto che le ricevute di pagamenti avvenuti dopo la morte del de cuius, accompagnate da un
tabulato proveniente dallInps e recante la registrazione di tali pagamenti con
riferimento alla posizione contributiva, siano sufficienti a dimostrare lesistenza del debito al momento dellapertura della successione (32). Tale modalit
di documentazione corrisponde, infatti, allattestazione rilasciata dallamministrazione creditrice prevista dallart. 23 del d.p.r. n. 346 del 1990 che deve
essere prodotta al fine della dimostrazione dei debiti di cui si chiede la deduzione (33). In conseguenza di tali considerazioni la giurisprudenza ha affermato la deducibilit dei contributi attestati dallInps.
2.12. Contributo statale e spese in eccesso
La giurisprudenza ha esaminato la possibilit di dedurre le spese sostenute in eccesso rispetto a contributi statali ricevuti per interventi determinati.
I giudici hanno valutato, in particolare, lipotesi delle spese sostenute dagli
eredi per la ricostruzione o la riparazione di immobile danneggiato per un importo superiore alla quota del contributo ricevuto per gli eventi sismici del
novembre 1980. La diminuzione patrimoniale del de cuius costituita dal
danneggiamento dellimmobile a causa dellevento sismico rileva esclusivamente in sede di determinazione del valore venale dellimmobile danneggiato
e il contributo alla ricostruzione o alla riparazione dellimmobile, trasferibile
agli eredi, ha lo scopo reintegrare, quantomeno parzialmente, il proprietario
(o il titolare di diritto reale di godimento) della perdita patrimoniale subita.
Se si ammettesse per lerede la possibilit di dedurre dallattivo ereditario le
spese di riparazione o di ricostruzione dellimmobile, ne deriverebbe una duplice valutazione della stessa diminuzione patrimoniale. Tale importo rivelerebbe, infatti, illegittimamente, sia in sede di determinazione dellattivo ereditario (valutazione dellimmobile danneggiato) sia in sede di determinazione
delle passivit deducibili dallattivo.
, infine, utile ricordare che il legislatore ha espressamente affrontato il
tema delle esenzioni da imposte e tasse di atti, provvedimenti e contratti connessi agli eventi sismici del 1980 (art. 70, d.lgs. n. 76 del 1990), esentando al
4o comma dalle imposte di successione soltanto le successioni dei soggetti
deceduti per effetto degli eventi sismici. Una sostanziale esenzione dallimposta di successione del contributo alla ricostruzione o alla riparazione necessariamente conseguente alla deducibilit da esso delle spese relative non
avrebbe quindi alcun fondamento legislativo. Secondo la giurisprudenza, il
contributo assegnato per la ricostruzione o la riparazione di immobile danneggiato dagli eventi sismici del novembre 1980, richiesto dal de cuius e liquidato agli eredi, deve quindi essere assoggettato ad imposta di successione, senza
che a fronte di tale elemento patrimoniale attivo, possa computarsi, come ele-
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