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Tunguska
di Luigi Foschini
Traduzione dell'articolo pubblicato su Astron. Astrophys. 342,
L1-L4 (1999)
Ricevuta: 1 settembre 1998 / Accettata: 10 Dicembre 1998
SOMMARIO
Questa lettera presenta una nuova soluzione per l'evento di Tunguska del 30
giugno 1908. La soluzione è stata ottenuta a partire dai dati sismici, è in buon
accordo con le evidenze osservative, e è a favore della ipotesi di un'origine
asteroidale del corpo cosmico Tunguska. Si basa su un modello migliorato del
flusso ipersonico intorno a un piccolo asteroide nell'atmosfera terrestre. Parole
chiave: meteore, meteoroidi - pianeti minori, asteroidi.
• Introduzione
• Modelli correnti
• Flusso ipersonico
• Conclusioni
• Riferimenti bibliografici
1) INTRODUZIONE
Il 30 giugno 1908 qualcosa esplose sopra Tunguska, nella Siberia Centrale. Nei
passati novant'anni questo catastrofico evento ha ispirato una pletora di
investigazioni scientifiche. Nonostante molte scoperte interessanti, ci sono
ancora delle sostanziali questioni aperte ed inconsistenze circa le teorie e i dati
disponibili (per una rivista vedi Vasilyev 1998). Tra i molti diversi effetti,
l'esplosione di Tunguska ha prodotto onde d'urto (shock waves) che sono state
registrate dai sismografi in diversi siti. Ben-Menahem (1975) ha fatto una
dettagliata analisi di queste registrazioni sismiche e ha concluso che l'energia
rilasciata nell'esplosione era di Mton. Ha anche concluso che i dati sulla fonte
d'energia sono consistenti con un'esplosione in atmosfera a un'altezza di circa
8.5 km. In una precedente lettera (1998) abbiamo dimostrato che i dati sismici
possono essere usati per caratterizzare il bolide brillantissimo di Lugo del 1993,
ottenendo una buona corrispondenza tra le soluzioni ottenute e le osservazioni.
La stessa metodologia è applicata qui per analizzare l'evento di Tunguska,
utilizzando le analisi di Ben-Menahem come punto di partenza.
2) MODELLI CORRENTI
Molti diversi modelli sono stati sviluppati al fine di collegare i dati disponibili
dell'evento di Tunguska (per esempio, Chyba et al. 1993, Grigoryan 1998, Hills
e Goda 1993, Lyne et al. 1996). Tutti questi modelli hanno contribuito in modo
significativo a migliorare la nostra conoscenza sulla disgregazione dei
meteoroidi nell'atmosfera. Questi modelli presumono generalmente che il
processo di frammentazione inizi quando la pressione aerodinamica è uguale
alla resistenza meccanica S del corpo cosmico. Ponendo in relazione la densità
dell'aria con l'altezza dell'esplosione, questo permette di stabilire la velocità del
meteoroide (V):
Ora, dato che fino a poco prima dell'esplosione i grandi meteoroidi sono
sottoposti a una limitata perdita di massa durante il loro cammino atmosferico,
la velocità prima dell'esplosione deve essere vicina alla velocità orbitale
(geocentrica), e questa deve essere superiore alla velocità di fuga dalla Terra
(11.2 km/s). Quindi, in base ai risultati derivati dall'equazione 1, la soluzione
più plausibile sarebbe quella di un corpo ferroso. Tuttavia l'ipotesi del corpo
ferroso non è consistente con i recenti ritrovamenti sul sito di rimanenze
microscopiche di un oggetto pietroso (Longo et al. 1994, Serra et al. 1994).
3) FLUSSO IPERSONICO
E' importante notare che per grandi numeri di Mach le equazioni linearizzate
per la velocità potenziale non sono valide, per cui non possiamo usare le leggi
valide per le velocità supersoniche. Nel flusso ipersonico, le onde di Mach e le
onde d'urto oblique sono emesse a piccole angolazioni in direzione del flusso,
dell'ordine di grandezza del rapporto tra lo spessore e la lunghezza del corpo,
per cui tendono a seguire la superficie del corpo. In queste condizioni, la
traiettoria atmosferica di un grande meteoroide può essere vista come un
lungo cilindro, generante onde di pressione che possono essere captate come
suoni infrasonici (Cumming 1989, ReVelle 1976). Il piccolo angolo di Mach e le
onde d'urto oblique danno anche origine al concetto di strato limite ipersonico
vicino alla superficie. Davanti al meteoroide c'è un arco d'urto, che avviluppa il
corpo. L'urto è più forte sull'asse di simmetria, perché in quel punto è normale
al flusso. Poi troviamo una zona dove la dissociazione molecolare è il processo
principale e, anche più vicino alla superficie del corpo, troviamo lo strato limite,
dove gli effetti viscosi sono dominanti. Mentre l'aria scorre verso la parte
posteriore del meteoroide, essa è riattratta verso l'asse, proprio come in
un'espansione di Prandtl-Meyer. Come conseguenza, c'è una rotazione del
flusso nel senso opposto a quello del moto (rettificazione); questo crea un'onda
d'urto obliqua, che è chiamata urto di scia. Dato che la crescita di pressione
lungo l'arco d'urto è molto grande rispetto al calo di pressione nell'espansione
di Prandtl-Meyer, si può assumere, con ragionevole approssimazione, che c'è il
vuoto nella parte posteriore del meteoroide. Per immagini illustrative di un
flusso ipersonico, ci riferiamo al capitolo 19, volume 2, del libro di Shapiro
(1954).
La temperatura del fluido aumenta nello strato limite, perché la velocità deve
decrescere a zero sulla superficie del meteoroide; inoltre ci sono effetti di
riscaldamento dovuti alla dissipazione viscosa. Ci sono inoltre regioni (come
nell'espansione Prandlt-Meyer) nelle quali la presenza del vuoto o quasi-vuoto
riduce fortemente la trasmissione del calore, e questo contribuisce a
incrementare la temperatura del corpo. Se la generazione del calore aumenta
così velocemente che la perdita di calore può essere inadeguata a stabilire uno
stato di equilibrio, possiamo avere un'esplosione termica. Questa esplosione
genera onde di pressione che possono essere captate sul terreno dai
sismografi. Da notare che dopo l'evento di Tunguska nessun meteorite è stato
recuperato, così, in questo caso, l'argomento che i meteoriti sono solitamente
freddi dopo l'impatto non costituisce prova contro questo tipo di esplosioni
termiche.
dove è il rapporto tra i calori specifici. Per mezzo dell'equazione di stato per
l'aria, Vmax può essere espressa in funzione della pressione e della densità nel
punto di stagnazione:
Per possiamo usare un valore di circa 1,7 risultato da studi sperimentali sul
plasma sviluppato in impatti iperveloci (Kadono & Fujiwara 1996). Comparando
l'equazione 6 all'equazione 1 possiamo vedere un fattore addizionale 1,6 circa.
Ciò deriva dal fatto che l'equazione 6 deriva dall'equazione 4, secondo cui,
quando un corpo sta viaggiando alla velocità ipersonica, la temperatura di
stagnazione dipende dalla velocità. L'Equazione 6 mostra che l'esplosione in
atmosfera avviene grazie alla combinazione di effetti termici e meccanici che
agiscono sul meteoroide. In altre parole, i processi termodinamico abbassano in
modo significativo la pressione effettiva che schiaccia il corpo, così lo stesso
corpo può raggiungere un'altitudine più bassa, oppure per una data altezza di
esplosione, occorre una resistenza più bassa.
6) CONCLUSIONI
Ringraziamenti:
l'autore ringrazia un anonimo referee per i suoi utili commenti.
Un ringraziamento particolare a Paolo Farinella per una costruttiva revisione.