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III AIF DAY 2010

Sabato 20 marzo 2010


c/o SAA – Scuola di Amministrazione Aziendale
via Ventimiglia 115, Torino

Relazione del gruppo

IL RAPPORTO CON LE DIVERSITA’ IN UNA SOCIETA’ CHE


CAMBIA
A cura di Luigi Spadarotto

Composizione del Gruppo


Bova Angela
Margiaria Floriana
Marmello Franco
Ragusa Alessandro
Spadarotto Luigi

PUNTI CHIAVE DELLA DISCUSSIONE SUL TEMA

1. Descrizione interpretativa della tematica:

Si è considerato utile procedere ad alcune precisazioni che attengono alla analisi del
problema delicato, ambiguo e polisemico della Diversità.

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Innanzitutto se questo articolato concetto, come è parso ai componenti del gruppo, ha
che fare principalmente con i rapporti intrattenuti con soggetti di differente cultura e
appartenenza etnica che sopravvengono nel nostro Paese con i flussi migratori, allora
è inevitabile accostare la Diversità al Cambiamento da essa prodotto nella nostra
società.
Disquisendo di flussi (apporti esterni) e di cambiamenti (trasformazioni
dell’aggregato in cui si immettono i suddetti apporti) sono stati precisati due tipi di
fenomeni che non andrebbero confusi :
a. Fenomeni oggettivi che si svolgono “naturalisticamente” a prescindere, entro
limiti definiti, dalle posizioni politico-dottrinarie dei protagonisti coinvolti; e
b. Fenomeni indotti dalle scelte, o non scelte, degli attori e dei decisori preposti al
governo di un determinato sistema complesso.

Nel primo novero di fenomeni, osservando la penetrazione di una popolazione


formata da un insieme più o meno articolato e difforme di individui in una differente
popolazione reputata stanziale, hanno rilevanza i concetti di
SATURAZIONE: ossia lo stato che acquista un sistema, dotato di capacità limitata
di assorbimento, allorchè questa sua proprietà fisica viene completamente esaurita
dalle richieste di accesso dall’esterno di un agente analogo o eteroclito .
In termini empirici si ha saturazione, per esempio, quando, a causa delle eccessive
precipitazioni, il terreno non assorbendo più l’acqua piovana la fa scorrere sulla sua
superficie diventata impermeabile; e di
INCOMPATIBILITA’: ossia l’effetto alterante dovuto alla estraneità,
tendenzialmente nociva o mutagena, di un agente esterno che si insinua in un
sistema in equilibrio statico (elemento inanimato) o dinamico (essere vivente).
In termini empirici, nel caso di sostanze inanimate, l’annacquamento del vino. Nel
caso di organismi viventi la presenza di un microbo patogeno involontariamente
inalato o forzatamente inoculato dall’esterno.
Si è ritenuto ancora necessario distinguere, sempre allo scopo di evitare possibili
fraintendimenti, il termine Diversità, sovraccarico di intenzioni e rimandi politico-
sociologici, dai concetti di Varietà, come repertorio di individui non somiglianti ma
appartenenti alla stessa specie (Per esempio i vari tipi di gatto:Birmano, Angora,
Persiano,ecc.) da quello di Differenza, che sottintende una forma di “diversità” che
attiene ad individui appartenenti a specie diverse ma il cui accostamento appare
culturalmente ed epistemologicamente sensato. Per esempio considerare la differenza
tra Leoni e Gatti apparentati dalla categoria felini. Non sarebbe invece sensato a
nostro avviso sottolineare la differenza tra una Balena e un Gatto (sebbene entrambi

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condividano la condizione di esseri viventi appartenenti alla classe dei mammiferi)
dovendo verificare la loro compatibilità sul territorio. Ancor meno, a questo
proposito, avrebbe senso parlare della differenza tra un Cereale e un Frigorifero.

2. Esempi ed esperienze significative relative alla tematica

Dare rilievo, da un lato, alle categorie della Saturazione e della Incompatibilità e,


dall’altro, alla Varietà e alla Differenza, significa proporre il tema della Diversità a
prescindere dalla dottrinaria propensione alla necessità. Ossia poter trattare questo
aspetto sollevato dalla immigrazione, che rende evidente ciò che è estraneo ad una
cultura autoctona, alla stregua di un fenomeno fisico in cui le variazioni quantitative
producono inevitabilmente radicali cambiamenti qualitativi.
Ciò che è differente, nel senso che abbiamo qui accordato a questo aggettivo proprio
perché non designa solamente una variante, e tenendo anche conto che l’eccedenza è
proverbialmente nociva quale che sia la natura e la desiderabilità a priori
dell’elemento aggiuntivo, è contemporaneamente sinonimo di ricchezza/sviluppo e di
disgregazione/ involuzione.
Nel primo caso (sviluppo) il soggetto portatore di diversità che si inserisce in un
sistema culturalmente a lui estraneo dovrebbe possedere la proprietà di immettere
nell’aggregato che lo ospita fattori di crescita tali da rigenerarne o da accrescerne la
capacità di adattamento. In questa favorevole circostanza il valore aggiunto
procurato a tutto il paese dai nuovi venuti dovrebbe essere abbondantemente
superiore ai costi non solo economici da esso sopportati per assimilarli.
Nel secondo caso (disgregazione) la dis-equivalenza di segno positivo non
sussisterebbe e oltre ad un differenziale negativo per quanto concerne la dimensione
economica, lo sbilancio provocherebbe effetti dirompenti sulla stabilità delle
istituzioni esistenti (Sistema di governo, conformazione degli appartati dello stato,
principali strutture associative, ecc.) e un grave pregiudizio alla convivenza civile. Si
trova un qualche sostegno a questa seconda ipotesi nelle considerazioni svolte da
Hofstede nel filmato presentato ai convenuti alla giornata AIF a proposito della
permanenza granitica dei valori. Poiché essi sono inculcati dalle famiglie negli anni
verdissimi della loro prole è verosimile che essi siano sostenuti e difesi con forza nei
confronti di chi sembri coltivarne di alternativi e nonostante che le “pratiche sociali”
(termine usato dallo studioso per descrivere le convenzioni sociali che consentono di
interagire in vista di interessi condivisi), soprattutto in ambito lavorativo,
consentano (costringano?) i soggetti “diversi” a convivere e perfino a cooperare in
vista del comune vantaggio a sviluppare l’azienda o l’impresa cui appartengono.

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3. Punti di forza e di debolezza generati dal confronto con la diversità.

Restringendo il discorso sul tema in oggetto ai Gruppi di Lavoro, i problemi innescati


da questa dimensione sono riferibili alle svariate visioni del mondo assunte dai
membri che li costituiscono. In un Gruppo di Lavoro infatti, scontata la convivenza
nella azienda in comune, si confrontano personalità variamente “estroverse e
assertive” e variamente “introverse e/o disfattiste ” che rendono indispensabili forme
sempre più sofisticate di coordinamento da parte di chi ne sovraintende il
comportamento organizzativo. In queste circostanze, a prescindere dalle distinzioni
lessicali, la diversità può coincidere con un pensiero creativo proverbialmente
divergente e per questo ripudiato dalla componente conservatrice del gruppo. Lo
stesso appellativo lo riserveremmo anche ad un modo di agire in cui l’eterodossia si
rivela con una intenzione controproducente o addirittura eversiva.

4. Evoluzioni e prospettive

Con il pensiero di Touraine, che con il contributo di Hofstede ha costituito il


contenuto dello stimolante filmato di apertura, siamo rimandati alla esigenza di
abbandonare la speculazione attorno alle conseguenze delle sconfinate forme di
diversità che costituiscono la realtà fenomenica e di dedicare, per contro, molta più
attenzione alla “Individualità”, al fine di migliorare l’adeguatezza degli
innumerevoli servizi alla persona di cui è capace la società moderna.
Nel nostro gruppo di discussione si è sottolineato come la diversità, comunque sia
intesa, è una condizione inevitabile e intrinseca all’incessante cambiamento che
influenza in modo sempre più significativo i nostri stili di vita. Tuttavia la
meditazione sul mondo del lavoro e sulla cultura aziendale che lo permea non potrà
prescindere dalle influenze esercitate dal ricambio generazionale e dall’avvento di
mentalità innovative innestate sia dalle nuove leve sia dai nuovi venuti. Quale che
sarà la consistenza di quest’ultimo fenomeno, si pone, già in ritardo purtroppo, il
problema della risocializzazione di una massa
imponente di cittadini e di lavoratori incapaci di adattarsi autonomamente alle
trasformazioni nella organizzazione del lavoro e nella coesistenza interculturale e, in
aggiunta, impediti, dal pensionamento sempre più tardivo, di ricorrere a forme
evasive di ripiegamento.

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5. Riferimenti ad una possibile strategia evolutiva dettata dalla massiccia
presenza delle diversità culturali e etniche.
Nel dibattito tra i componenti del nostro gruppo si è anche fatto notare che
l’attenzione dei media è stata in questi ultimi anni polarizzata dal tema delle
differenze etnico-culturali e dal contestuale problema della integrazione o dei
respingimenti dei clandestini, lasciando in ombra i cambiamenti, anche significativi,
occorsi, pressoché autonomamente, nella nostra società civile. Queste modificazioni
socio-economiche-culturali alle quali si data meno enfasi mediatica, stanno per altro
generando forme domestiche di diversità non meno salienti di quelle di importazione.
Sulle loro conseguenze sugli equilibri sociali e politici poco si dice e meno ancora si
progetta, anche se, con le recentissime elezioni, ne possiamo scorgere qualche
avvisaglia.

6. Conclusioni e finalità per la Formazione in generale.


La Diversità, la Differenza, la Varietà sono concetti che aiutano a comprendere la
complessità e che abbiamo voluto intendere, con cautela, come precondizioni per
assicurare una evoluzione non caotica o impulsiva. La cautela sta nel pensare che se
esiste una diversità essa debba scaturire da fenomeni che non possiamo ignorare,
perché nascondono istanze che ambiscono ad un riconoscimento che tutti vorremmo
che avvenisse in un clima sociale imperniato sulla lealtà, l’onestà e la correttezza
sancita dalla legalità.

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