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Trib. Roma, 25.3.

2004

c TRIB. ROMA, 25.3.2004


Danni civili - Societ di intermediazione mobiliare - Fatto illecito del
promotore - Responsabilit solidale
della societ - Sussistenza (cod. civ., artt.
1218, 1228, 2043, 2049; l. 2.1.1991, n. 1, art. 5; d. legis. 24.2.1998, n. 58, artt. 23, 31).

Il soggetto abilitato allo svolgimento dei


servizi finanziari obbligato solidalmente
con il proprio promotore per i danni da
costui arrecati ai terzi, anche se effetto di
condotte penalmente rilevanti.
dal testo:

[Il testo della sentenza riproduce fedelmente, senza alcuna correzione, loriginale depositato in cancelleria, anche laddove esso risulta
di non chiara comprensione].
Il fatto. (Omissis)
I motivi. Preliminarmente deve richiamarsi il
nucleo fondamentale delle contestazioni mosse
dallattrice ai promotori finanziari Paradiso ed
Imbriale, quali diretti autori delle condotte lesive, nonch nei confronti della San Paolo Invest,
S.I.M. a cui i predetti promotori finanziari erano legati da rapporto di collaborazione e con la
quale la stessa attrice aveva concluso il contratto di gestione del patrimonio affidato in data
22.2.94 di 1.060.000.000, poi incrementato di
ulteriori 170.000.000 nellaprile del 97, di
modo che la stessa S.I.M. era solidalmente responsabile con i suoi due promotori, questultima imputa ai citati promotori di aver volontariamente occultato alle stesse la rilevantissima
diminuzione del patrimonio inizialmente investito nella gestione finanziaria nel corso degli
anni dal 94 al 98, tanto da risultare inferiore di
circa 500 milioni di lire, garantendo alla stessa
in pi occasioni, ed anche in presenza di terzi,
che il capitale iniziale era rimasto inalterato nel
corso del tempo e che le operazioni finanziarie
compiute avevano dato ottimi risultati, e nel
contempo inducendola a ritenere che le somme
dalla stessa prelevate per le proprie eccezioni
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Danni civili

(sic) costituivano gli utili netti della gestione finanziaria senza incidere sul capitale iniziale
dalla stessa affidato in gestione ai due promotori finanziari. Imputa poi agli stessi di aver
omesso di consegnarle i resoconti periodici della gestione di cui la stessa non aveva avuto carattere (sic) perch prelevati direttamente dai
promotori della casella postale dove era stata
domiciliata la corrispondenza della gestione finanziaria, di cui gli stessi avevano la piena disponibilit. Inoltre, di aver omesso il pagamento dei primi di due contratti assicurativi previdenziali nonostante fossero stati a ci delegati,
da cui derivava la perdita delle somme versate e
di quelle precisate alle conclusioni, mediante
omissioni che erano state attuate dai promotori
approfittando della totale e incondizionata fiducia che essa attrice aveva riposto sui medesimi, e in conseguenza della quale apparivano
pi che esaustive le rassicurazioni verbali che
questi le facevano in ogni occasione circa il
buon andamento della gestione e la permanenza inalterata del patrimonio inizialmente impiegato nelle operazioni finanziarie.
Orbene, cos riassunto il cuore delle doglianze sollevate dallattrice, peraltro tutte ricusate
dai convenuti, perch sussistente (sic) in via di
fatto e comunque giuridicamente irrilevanti, va
accertata, sulla base degli elementi probatori
acquisiti, la sussistenza o meno dei presupposti
della responsabilit della parte convenuta in
relazione allillecito contestato.
Tali presupposti sinteticamente sono appuntabili nellinadempimento e/o fatto illecito, e
pertanto nella effettiva ravvisabilit dello stesso, imputato alla condotta dei convenuti Paradiso e Imbriale; nel rapporto di preposizione
tra la convenuta San Paolo Invest e questi ultimi, ed infine nella riferibilit eziologica del
pregiudizio, subito dallattrice, alla violazione
dei lavori (sic), di promotori finanziari, ed in
via succedente ai doveri gravanti sulla S.I.M.
San Paolo Invest S.p.A.
Viene quindi come priorit logica quella dellaccertamento delle commissioni dellillecito
e/o dellinadempimento da parte dei convenuti
Paradiso e Imbriale. A questo riguardo deve
anzitutto precisarsi, come gi richiamato, che
laspetto fondamentale delladdebito quello
di aver sempre riferito alla attrice Hader (contrariamente alla realt dei fatti) che la gestione
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mobiliare era complessivamente buona e fruttifera, e sopra tutto che, conseguentemente a


ci, il capitale iniziale delle stesse (sic) investito
era rimasto inalterato.
Occorre pertanto accertare su tale condotta
commissiva, realizzata occultando la reale condizione del patrimonio della Hader, cosa sia
stato effettivamente compiuto dai citati promotori finanziari. Le prove raccolte in istruttoria a questo riguardo sono costituite da riscontri documentali e da testimonianze dirette.
Partendo da queste ultime va ritenuto che il
teste Fiandrotti (ud. 24.5.01) ha riferito di aver
conosciuto i promotori finanziari Paradiso e
Imbriale in occasione di incontri, per feste ed
altro, a casa della Hader, e in particolare, nel
corso di uno di tali incontri verificatosi nel 98
gli stessi ebbero a dirgli che linvestimento della
Hader andava bene e che il capitale iniziale era
rimasto inalterato. Lo stesso teste ha poi riferito
che la Hader aveva piena fiducia negli stessi e
ne magnificava la capacit proprio in relazione
a quanto dalla stessa ritenuto in base alle costanti notizie che i due promotori le davano sullandamento positivo degli investimenti.
Analoghe dichiarazioni sono state rese dalla
teste Scuritati (cfr. ud. 1.10.01) la quale ha riferito che i due promotori finanziari nel corso
degli anni 95 e 96, si erano pi volte vantati in
pubblico di aver realizzato gli investimenti della Hader senza intaccare il capitale iniziale, e
ci avveniva in occasione di feste e riunioni
conviviali presso labitazione della Hader.
Tale circostanza in s considerata pu gi da
sola integrare la condotta materiale dellillecito
ascritta ai convenuti Paradiso e Imbriale in relazione agli obblighi previsti in D. Lgs. 24.2.98,
n. 58, che pone un preciso dovere di informazione a carico degli intermediari finanziari nel
caso di perdite o riduzioni consistenti del capitale affidato.
Poich nel caso di specie il capitale iniziale si
era ridotto di oltre 500.000.000, rispetto alle
iniziali 1.250.000.000 circa, non pu sorgere
dubbio sulla ricorrenza concreta di detto dovere di informazione verso lodierna attrice.
Contrariamente a ci, i due promotori finanziari, non solo non hanno espressamente informato la Hader di detta riduzione subita dal capitale ma la hanno coscientemente indotta a
credere lesatto opposto della realt esistente.
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Tale consapevolezza si trae dal fatto che erano gli stessi promotori che perseguivano tutte
le operazioni sul capitale affidato alla Hader,
ed inoltre erano gli unici che ricevevano la corrispondenza bancaria della gestione patrimoniale in quanto la stessa era stata domiciliata
per una casella postale dellIstituto Bancario
San Paolo di Torino (da via della Stamperia a
Roma) di cui avevano le chiavi perch consegnategli dalla Hader proprio nellincarico di
occuparsi, insieme alle gestioni vere e proprie,
anche della parte burocratica.
Sicch, il risultato realizzato nel complesso
era che la Hader aveva affidato agli stessi la
completa attivit di cura e gestione del proprio capitale, giacch riponeva sugli stessi una
incondizionata fiducia, e conseguentemente
contro (sic) altre a non consegnarle materialmente la corrispondenza di cui risultassero i
rendiconti periodici della gestione le tenevano
nascoste, volutamente, la realt della situazione patrimoniale mediante le inveritiere costanti assicurazioni che il capitale iniziale era rimasto integro (sic).
Tale duplice condotta omissiva quanto alla
consegna della rendicontazione, e commissiva
quanto alle false informazioni sul capitale esistente integra certamente lillecito specifico
previsto dalla norma sopra richiamata ed
quindi fonte di responsabilit risarcitoria per i
danni causalmente riconducibili alla stessa.
A tal riguardo, va rilevata (sic) che la teste
Scuritati ha dichiarato che la Hader non si occupava del ritiro della corrispondenza ma se ne
occupavano i due promotori Paradiso e Imbriale, e ci, sempre secondo le dichiarazioni
della teste, trovava conferma nel fatto che presso labitazione della Hader arrivava solo la corrispondenza dellIstituto Bancario San Paolo
di Torino dove la Hader aveva il conto corrente personale, e non altre documentazioni bancarie.
Attesa la situazione di convivere stabile per
diversi anni della Scuritati con la Hader, perch collaboratrice familiare di questa, le circostanze riferite assumono un valore probatorio
rilevante, che insieme alle altre circostanze indiziarie forniscono la prova della mancanza di
informazione alla Hader da parte dei promotori finanziari.
Tra queste circostanze va ricompresa quella
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riferita dalla teste Varese (cfr. ud. 9.01.02), ossia di aver saputo dellesistenza della casella
postale in coincidenza del furto del portafoglio
subito dalla Hader, quindi in epoca anteriore
ai fatti di causa, in quanto tale furto risale al 96,
e quando la Hader aveva piena e incondizionata fiducia nei due promotori finanziari. In tale
occasione la Hader ebbe a riferirle che nel portafoglio sottrattole conservava anche una chiave della casella postale ma che la corrispondenza inserita in tale casella veniva regolarmente
ritirata dai due promotori.
Altre circostanze rilevanti riferite da tale teste (sic) quella dellaver visionato documentazione bancaria esclusivamente riferita al
conto personale della Hader in quanto la teste
Varese, sua amica, esperta di contabilit, sicch quando la Hader ha maturato il sospetto
che landamento della gestione non corrispondesse a quanto riferitole dai promotori ha fatto effettuare un contratto (sic) alla suddetta
Varese, ma sulla documentazione bancaria in
suo possesso che appunto era limitata agli
estratti conto del c/c in essere presso lIstituto
Bancario San Paolo di Torino, in quanto non
era in possesso delle documentazioni relative
alla gestione patrimoniale della San Paolo Invest.
Poich come detto tale verifica avvenuta a
causa della perdita di fiducia nei promotori,
non vi sarebbe stato motivo alcuno plausibile
da parte della Hader di non mettere a disposizione della Varese anche la corrispondenza
della San Paolo Invest relativa agli investimenti, ove ne avesse avuto la disponibilit, propria
perch era laspetto fondamentale che la stessa
intendeva verificare (sic). Quindi, la testimonianza della Varese sul fatto di aver chiesto alla
Hader di visionare la documentazione relativa
alla gestione patrimoniale, e di aver appreso da
questa che non era in sua disponibilit perch,
mai consegnatale, appare supportata, in termini di attendibilit, da ragioni di assoluta coerenza e logicit.
Tutto ci, quindi, comprova pienamente le
contestazioni dellattrice di non aver mai avuto
materialmente i resoconti periodici degli investimenti effettuati dai due promotori, quindi di
essere stata tenuta alloscuro dei dati reali ed
analitici della gestione e nel contempo falsamente informata da costoro di una situazione
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rosea nella consapevolezza delle rilevanti riduzioni subite dal capitale iniziale investito.
Un altro aspetto rilevante chiarito dalla teste
Varese che dallanalisi della corrispondenza
dellIstituto Bancario San Paolo non era ricostruibile landamento della gestione patrimoniale, sicch, sul piano delle conseguenze e
consapevolezze, deve conseguentemente escludersi che la Hader fosse comunque edotta della grave situazione del proprio capitale, proprio perch tale situazione non era evincibile
dal c/c personale in parola.
Daltra parte, ci trova conferma nella deposizione della teste Moscatelli (ud. 15.3.01),
dipendente, allepoca dei fatti, dellIstituto
Bancario San Paolo che ha il c/c personale
della Hader pur servendo come appoggio (sic)
alle operazioni di investimento non comportava (sic) alcun collegamento diretto alla gestione patrimoniale, infatti ha precisato che noi
(ossia lIstituto San Paolo) non seguivamo
landamento dei conti correnti affidati alla
SIM.
In altri termini, si trae ulteriore conferma del
fatto che attraverso lesame della documentazione bancaria relativa al citato conto non era
possibile risalire allandamento della gestione
patrimoniale, e dunque risulta pienamente credibile quanto affermato dallattrice di essere
sempre stata alloscuro della situazione dellinvestimento mobiliare, ancorch la stessa operasse direttamente su tale conto e avesse i resoconti periodici relativi allo stesso.
Dunque, aggravano e non sono del tutto irrilevanti le circostanze riferite dai testi indotti
dai convenuti riguardanti il fatto che la Hader
fosse assidua frequentatrice della propria banca Istituto Bancario San Paolo, e che si tenesse
informata delle varie operazioni relative e detto
conto consente (sic), poich, come visto, non
vera un diretto collegamento di questo con i
conti correnti della gestione patrimoniale affidata alla San Paolo Invest, e sopra tutto lindicazione analitica di operazioni mobiliari che
consentissero ad un soggetto un esperto (sic)
di contabilit bancaria di risalire facilmente allo stato del proprio investimento patrimoniale
mobiliare.
Deve inoltre menzionarsi il fatto che risulta
documentalmente provato con rilevante elemento indiziario (sic) in ordine al possesso delNGCC 2005 - Parte prima

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la chiave della casella postale da parte dei due


promotori.
Infatti, dalle richieste della Hader, in data
20.3.93 (cfr. doc. A memoria istruttoria data
30.3.2000), di conciliazione (sic) della corrispondenza bancaria risulta lindicazione dei
nominativi dei convenuti Paradiso e Imbriale
quali persone autorizzate al ritiro della corrispondenza, oltre tutto con la specificazione
che gli stessi operavano quali agenti della San
Paolo Invest, come emulabile (sic) dalla sigla
Ag. SPI ivi risultante.
Pertanto, appare pi che logico quanto reiteratamente affermato dallattrice di aver consegnato agli stessi una chiave della casella postale
in questione e di averli incaricati del ritiro e
della gestione della corrispondenza della SIM.
Per maggiore completezza deve precisarsi
che tale condotta lesione (sic), ascrivibile in via
immediata agli autori materiali Paradiso e Imbriale, e di poi alla preponente San Paolo Invest, integra gli estremi della violazione di norme speciali e di norme di carattere generale,
tanto da configurare sia inadempimento negoziale che illecito aquiliano.
Se infatti lomessa rendicontazione della gestione patrimoniale concreta la violazione specifica dellart. 6 lett. b) della legge 2.01.91, n. 1,
che dava lobbligo di informare documentalmente il cliente sulle attivit svolte, e quelle
delle lett. c) dello stesso articolo, che pone
lobbligo di fornire cortesemente al cliente una
adeguata informazione sui rischi delle operazioni in guisa da mettere lo stesso nella condizione di adottare scelte consapevoli sul proprio
investimento mobiliare (norme poi trasfuse nel
D. Lgs. 58/28 attualmente in vigore), non v
dubbio che la stessa omissione di informazione
da parte dei promotori finanziari e viceversa, le
comunicazioni di notizie inveritiere da parte
degli stessi alla Hader sullo stato del capitale
investito, concreta sia la violazione di generale
(sic) obbligo di correttezza e buona fede negoziale, di cui agli art. 1175 e 1176, IIo comma, e
1375 c.c., che quelli previsti a carico del mandatario degli artt. 1710, 1712 e 1713 c.c., in ordine alla diligenza che pone nellesecuzione del
mandato quale regole generali in cui ricompreso lobbligo di informare il mandante di situazioni per lui pregiudizievoli, e tali da poter
comportare la revoca del mandato stesso ai
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sensi dellart. 1710, IIo comma, c.c.: che nel caso di specie certamente ravvisabile nella diminuzione del capitale di oltre 500 milioni di
lire. Non di meno, la suddetta condotta integra
gli estremi dellillecito aquiliano ex art. 2043
c.c., per avere i promotori dolosamente riferito
notizie false sullentit del capitale residuo alla
titolare e odierna attrice.
Detta condotta, infatti, viola, unitamente agli
obblighi negoziali visti, anche le regole generali
di comportamento ed il principio del neminem laedere che vieta a chiunque di porre in
essere comportamenti capaci di indurre in errore i terzi su dati della realt di tali aggiunti
(sic) da far sorgere una errata rappresentazione
di quegli stessi dati nella corrispondenza, per
gli autori della condotta, di arrecare al soggetto
raggirato un danno certo e nel contempo con
vantaggio per gli autori del fatto illecito.
Sulla scorta degli elementi illustrati, non sorge alcun dubbio sul fatto che i promotori Paradiso e Imbriale fossero per un verso consapevoli della riduzione avuta dal capitale investito
dalla Hader, dato che erano gli autori materiali
delle varie consapevoli compiute sullo stesso
(sic), e comunque a conoscenza di tutte le documentazioni bancarie relative agli investimenti della Hader; per altro verso altrettanto conseguenti di fornire (sic) alla cliente dati e notizie sullammontare del capitale investito non
rispondente al vero, sicch di indurre certamente le stesse cos facendo in errore sulla
rappresentazione della realt, con inevitabili
conseguenze pregiudizievoli sullassetto economico degli interessi di questa.
Da questi elementi e riscontri deve affermarsi il compimento di comportamenti contrari alle norme di legge elencate da parte di tali convenuti da cui consegue lobbligo risarcitorio
per gli stessi relativamente ai danni cagionati
allattrice in conseguenza diretta degli illeciti
visti.
Sul piano dellintenzionalit di tali condotte,
e quindi sotto il profilo volitivo, deve considerarsi il fatto che la condotta illecita complessivamente accertata stata realizzata anche falsificando la firma della Hader in varie operazioni bancarie da parte dei citati promotori. stata al riguardo svolta una C.T.U. grafologica sui
documenti prodotti dalla San Paolo Invest, relativi ad operazioni di investimenti, che ha ac709

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certato senza esitazione lapocrificit delle sottoscrizioni in apparenza ascrivibili alla Hader.
A questo dato obiettivo e materiale non pu
che collegare la porzione (sic) dei due promotori finanziari, vuoi perch, come detto, operavano in piena autonomia ed esclusivit sulla
gestione patrimoniale dellattrice e quindi erano gli unici che potevano concretamente realizzare tale falsificazione delle firme sui documenti attuativi del mandato qualsiasi (sic); vuoi
perch almeno in un caso tale condotta stata
accertata direttamente da parte della teste Moscatelli.
Questultima infatti ha riferito (cfr. ud.
15.3.01) di aver rilevato una forma (sic) non
conforme su un mandato presentato dai promotori e di aver quindi convocato presso la
banca (Istituto Bancario San Paolo) la Hader
facendole constatare tale irregolarit.
Appare quindi evidente lelevato grado di irregolarit cui era ispirata ed attuata la condotta
di tali promotori che approfittando della incondizionata fiducia sugli stessi riposta dalla
cliente, e non inerenti (sic) dal fatto che si trattava di capitale da cui la stessa traeva la sua
unica fonte di sostentamento, non hanno avuto
alcuna remora a riferirle per anni fatti non mai
sullo stato della gestione e asserirle un danno
di particolare gravit.
Peraltro, le prove che si trattasse dellunico
cespite economico posseduto dalla Hader e
che la stessa volesse quindi certamente prescrivere (sic) tale capitale un investimento a bassomedio rischio circostanza ammessa dagli stessi promotori in sede di interrogatorio libero,
oltre che riferito univocamente da tutti i testi
sentiti al riguardo.
Dunque sotto il profilo negoziale e dalle rilevanze dellinadempimento da una parte, e del
grado di intenzionalit dellillecito aquiliano
dallaltro, appare induttiva la gravit delle condotte complessivamente realizzate da tali convenuti, delle quali, come detto, sono chiamati a
rispondere patrimonialmente solidalmente con
la proponente San Paolo Invest S.p.A. in base
al dettato dellart. 5, IV comma, L. 2.1.91, n. 1
e dellart. 31, III comma, del D. Lgs. 24.2.1998
n. 58. Infatti, in base a tali disposizioni normative, succedutesi nel corso della durata del rapporto per cui causa, il soggetto abilitato allo
svolgimento dei servizi finanziari, e quindi, per
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quanto interesse, la societ di intermediazione finanziaria San Paolo Invest S.p.A., obbligata solidalmente con il proprio promotore finanziario per i danni da questo arrecati ai terzi
anche se effetto di condotte penalmente rilevanti. Le norme richiamate estendono quindi
alla S.I.M. e cui il promotore finanziario appartiene (sic), in virt di mandato, dipendenze o
agenzie, la responsabilit per gli atti e comportamenti illeciti da questi posti in essere, obbligandole in solido al risarcimento dei danni. Si
tratta, infatti, di una norma estensiva del generale principio di responsabilit previsto dallart. 2049 c.c., dettata per i padroni e i committenti rispetto alle condotte dei commessi e
dipendenti, secondo la logica della riconducibilit delle condotte lesive ad un centro di interesse sostanziale non coincidente con lautore
delle condotte direttamente lesive; ma anche di
una specificazione dellart. 2055 c.c. sulla mutabilit (sic) dellillecito a pi soggetti, sia in
base ad una comune condotta materiale, sia in
base a condotte complementari e concausali.
Nella fattispecie estratto (sic) descritto dalle
suddette norme precettive di responsabilit
(art. 5 L. 1/91 e art. 31 D. Lgs. 56/96) emerge
quanto questultima ratio (sic), dato lobbligo di vigilanza posto dalle stesse normative a
carico della S.I.M. per ci che concerne loperato dei propri promotori finanziari, di modo
che le condotte lesive di questi sono imputabili
alla S.I.M. a titolo di emissione dei prescritti
doveri di vigilanza su questi, ovvero sullomessa predisposizione di meccanismi e sistemi di
controllo atti ad impedire comportamenti lesivi verso terzi.
Ne consegue, quindi, che le due condotte illecite (omissive dei controlli per la S.I.M. e
commissiva del promotore) risultano causalmente collegate e concesse dellevento lesivo
cagionato al tasso investitore mobiliare (sic).
A ci si ricollega le disposizioni speciali di
cui allart. 23, VI comma, D lgs. 56/98, che pone a carico della S.I.M. lonere di provare la
correttezza specifica della propria condotta
per andare esente da responsabilit.
Dare a questo riguardo precisarsi come la
convenuta S.I.M. San Paolo Invest non abbia
in alcun modo assolto a tale onere probatorio
liberatorio di responsabilit, n dando le prove
positive di aver informato con rendiconto peNGCC 2005 - Parte prima

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riodico la Hader dellandamento del capitale


investito; n dando prova di aver risolto (sic)
adeguati controlli sullattivit ed operato dei
propri promotori finanziari Paradiso e Imbriale, nonostante la notevole durata del rapporto,
di quasi cinque anni con la cliente Hader.
Nessun dubbio quanto sussiste in merito allapplicabilit delle solidariet risarcitorie a carico delle stesse in base alla suddetta norma
che, come detto, modellano (sic) tale responsabilit in base al nesso di avere occasionalit
(sic) tra le condotte del preposto (promotore
finanziario) ed il rapporto di preposizione riconducibile allinteresse della S.I.M., e sotto
questo profilo dellinosservanza del dovere di
controllo quale ipotesi di colpa in vigilando.
Non privo di importanza, a questo proposito, il dato di fatto dellintervenuta applicazione di sanzioni ai due promotori finanziari
da parte della CONSOB per i fatti e le irregolarit denunciate dalla Hader. Tali sanzioni
(risultanti dalla documentazione prodotta dallattrice cfr. doc. 1, 2 e 3 allegati al ricorso ex
art. 700 c.p.c.) sono consistite nella sospensione del Paradiso dallatto di promotore finanziario per 4 mesi e dellImbriale per 2 mesi, in
base allart. 53 del d. lgs. 58/98, per gravi violazioni poste in essere dagli stessi nel concorso
del rapporto con la Hader. Pertanto, appare
indubbia la coeva violazione del dovere di vigilanza da parte della S.I.M. San Paolo Invest,
giacch ove concretamente esercitato avrebbe
fatto emergere, quanto meno, le stesse irregolarit rivelate dalla CONSOB e soprattutto
avrebbe consentito di intervenire per tempo
onde evitare e/o limitare gli effetti pregiudizievoli per il cliente di tali condotte contra
ius.
In ordine al pregiudizio subito dallattrice va
rilevato che lo stesso costituisce un debito di
valore in quanto capitale monetario destinato
allimpiego in attivit speculative e fruttifere, in
modo che le perdite totali o parziali dello stesso incide con un valore patrimoniale posseduto
ad una certa data dallattrice e corrispondenti
allequivalente monetario dellepoca dei conferimenti ai fini speculativi (sic).
Pertanto, nella liquidazione del danno risarcibile andr calcolata la svalutazione monetaria
richiamata legittimamente dallattrice sul capitale perduto con decorrenza dal momento delNGCC 2005 - Parte prima

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la dazione delle somme, quindi dal febbraio 94


alla data della presente sentenza in base agli indici ISTAT.
In astratto, tale danno risulta e va calcolato
in base ai capitali affidati, quindi
12.060.000.000 nel febbraio 94, e
174.260.126 nel maggio 97 oltre a 24.000.000
nel febbraio 94 per il pagamento dei premi assicurativi viceversa omessi e conseguentemente
andato perduto anche detto capitale (sic). Il
tutto, come detto, rivalutato in relazione agli
indici ISTAT del 94 (1,29) e del 97 (1,15) per
le somme indicate, da cui discende lammontare di 1.367.400.000, di 30.260.000 e di
201.204.000, per un totale di 1.599.564.000
alla data odierna.
Poich limporto conferito dallattrice nel
corso del rapporto non stato totalmente perduto, ma solo parzialmente, in quanto alla data
di scioglimento del rapporto gestorio mobiliare la stessa ha avuto il controvalore del titolo
posseduto per complessive 610.000.000; somma restituita alla chiusura del conto dalla Banca San Paolo di Torino [cfr. doc. d) e e) memoria ex art. 184 c.p.c. attrice], la perdita effettivamente subita risulta pari a 989.564.000,
che rappresenta limporto necessario alla ricostruzione del capitale iniziale versato dalla stessa alla San Paolo Invest S.p.A. e gestito dai due
promotori Paradiso e Imbriale.
A questo va aggiunta la perizia di redditivit
che sarebbe derivato (sic) allattrice dallinvestimento di 200.000.000 nel fondo Synphonia Sicav non realizzata dal convenuto Paradiso nonostante lordine scritto delle stesse del
21.01.97 (doc. 8 attrice), in quanto circostanza
ammessa dallo stesso Paradiso in sede di interrogatorio libero (cfr. ud. 21.12.2000). Presidenzialmente pu liquidarsi in via equitativa
come somma pari alla svalutazione monetaria
intervenuta nel frattempo, quindi dal gennaio
97 allaprile 99 in cui il rapporto stato chiuso
che pu assumersi pari al 10% complessivamente valutato. Da cui il danno liquidabile di
20.000.000.
Mentre non pu accogliersi le richieste formulate a tale riguardo dallattrice (sic), riferita
ad una redditivit dellinvestimento del 35%
annuo in quanto basata su aspettative programmate, ma non di sicura realizzabilit secondo un giudizio prognostico ed ex ante.
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Analogo discorso va fatto per quanto concerne il mancato investimento di 200.000.000


in azioni Telecom richiesto dallattrice nellottobre 98, giacch anche in questo caso la redditivit dellinvestimento non realizzato calcolato dallattore in base ad una valutazione ex
post sulla base dellandamento avuto da tali
azioni, come ci ovviamente non pu essere assunto come base di riferimento per il calcolo
del danno subito. Non pu infatti trascurarsi il
fatto che tali utili derivano da attivit speculative in base ad una valutazione e previsione
aleatoria, onde per cui le perizie derivanti da
un mancato investimento mobiliare, ai fini risarcitori, pu (sic) essere solo quella dellutile
certamente e non solo probabilmente ritraibile
dallinvestimento non realizzato. Pertanto, non
possono applicarsi i conteggi ed un criterio utilizzato dallattrice a questo fine (sic), dovendosi, come gi detto, applicare in via residuale e
presidenziale solo il criterio rivalutativo del capitale, sulla presunzione che questo, ove impiegato in questo tipo di attivit, avrebbe quanto
meno prodotto un reddito corrispondente alla
rivalutazione monetaria del periodo. Conseguentemente, limporto di 200.000.00 nellottobre 18 (sic) avrebbe con certezza fruttato,
sino alla chiusura del rapporto nel 91, almeno
il 3% quindi 6.000.000, che costituisce il
danno risarcibile qui riconosciuto.
Per le stesse qui esposte ragioni non pu riconoscersi alcun importo a titolo di risarcimento danni da perdite di chances, che si
pone in aperto contrasto sul piano giuridico,
col concetto richiamato dallattrice per le perdite di occasioni favorevoli nelle misure dalla
stessa indicate.
N pu aver pregio la pretesa risarcitoria in
ordine al danno da riduzione degli investimenti dovuta allesiguit del patrimonio residuato
allo scioglimento del rapporto gestorio. Infatti,
tale danno, oltre che essere indiretto, appare
riconducibile concettualmente sul piano dinamico al danno da perdita di occasioni favorevoli e chances di cui si gi detto, nonch,
per altro verso e su un piano statico delle perdite (sic), alla reintegra del capitale iniziale impiegato nellinvestimento, tale da essere assorbito da questo.
Da ultimo va analizzato il danno non patrimoniale dipendente dalla dedotta rilevanza pe712

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nale degli illeciti compiuti dai due promotori


finanziari.
Tale danno , come noto, collegato alle conseguenze negative prodotte dalla condotta
criminosa nella sfera psichica della persona offesa del reato, e obbliga lautore del fatto ed i
responsabili civili, in base al disposto dellart.
185, II comma, C.P., al risarcimento del danno
cosiddetto, per via della sua idoneit ad arrecare una sofferenza psichica in capo al danneggiato.
Nel caso di specie non pu esservi dubbio
sul fatto che la condotta lato sensu ingannatoria attuata da due promotori finanziari, e
concernente il reato di truffe contrattuali, ai
sensi dellart. 640 c.p., abbia prodotto tale tipo
di sofferenze e pregiudizio iviato (sic) alla Hader. Sia per il fatto in s considerato, che per il
fatto di aver abusato e quantificato (sic) dellincondizionata fiducia da questa risposta in tali
soggetti, come ampiamente dimostratosi nel
corso del giudizio in base alle testimonianze assunte ed a quanto affermato dalla stessa Hader
senza mai essere smentita dai convenuti.
In tale aspetto fiduciario particolarmente
forte, tanto da sfociare in un rapporto di amicizia tra gli stessi protagonisti (sic).
Gli artifizi e raggiri integranti le condotte
condivise di cui alle norme richiamate sono
rappresentati dal fatto, pi volte evidenziato,
di aver i due promotori finanziari dolosamente
occultato alla Hader la reale situazione patrimoniale dei propri investimenti, inizialmente
investito (sic) che viceversa veniva dato come
inalterato da detti promotori in pi occasioni e
con assoluto interesse, nonostante le conoscenze delle rilevanti diminuzioni da tale capitale
subite nel corso del tempo per oltre
650.000.000, e le ulteriori consapevolezze, al
contrario, dellimportanza per la titolare Hader che detto capitale investito non subisse
erosioni o perdite nel tempo in quanto unica
sua fonte di sussistenza, e come tale formante
elemento essenziale dellaccordo gestorio sia
dellorigine della stessa (sic).
Peraltro, lelemento subiettivo delle descritte
condotte criminose rappresentato dal dolo
specifico di aver agito al fine di mantenere in
vita il rapporto contrattuale con la Hader che
ove fosse stata informata e non fuorviata,
avrebbe verosimilmente interrotto, e cos faNGCC 2005 - Parte prima

Trib. Roma, 25.3.2004

cendo procuravano un ingiusto profitto a se


stessi ed alla S.I.M. S. Paolo Invest S.p.A. consistenti nei corrispettivi dovuti per la gestione
patrimoniale e per le singole operazioni compiute, nonch il corrispondente danno in capo
alla Hader.
Nondimeno, deve aggiungersi che gli artifizi
e i raggiri sono consistiti anche nellomettere
lesecuzione di investimenti richiesti dallattrice per 200.000.000, quale appunto quello legato allacquisto di fondi Synphonia Sicav, senza informare di ci la Hader e trattenendo senza motivo lassegno di 200.000.000 da questa
consegnato al convenuto Paradiso per compiere tale investimento, per poi provvedere alla
sua restituzione solo una volta scoperta da queste le varie irregolarit compiute sul proprio
capitale.
Infine, sicuramente tali artifizi e raggiri comprendono le reiterate falsificazioni delle firme
dellattrice in vari moduli bancari utilizzati dai
due promotori per eseguire le varie operazioni
di investimento e di disinvestimento alloscuro
della Hader, come dimostrato dalla C.T.U.
qualsivoglia (sic) compiuta in corso di causa ed
anche dalla testimonianza resa dalla Moscatelli
(ud. 15.3.01) a proposito di un mandato a firma non conforme rilevato e bloccato dalle stessa.
Tali ultime condotte integrano di per s lautonomo resto (sic) di falsit in scritture private
di cui allart. 465 c.p. aggravato dal nesso teleologico di cui allart. 61 n. 2 c.p. giacch commesso per eseguire il reato di truffe di cui sopra.
Non pu viceversa ravvisarsi lipotesi criminosa parziale di cui allart. 167 del D. Lgs. 56/
98 indicata dallattrice, attesa lassenza di prova sul punto della condotta illecita relativa alla
violazione di norme sul conflitto dinteressi,
che costituisce un elemento tipizzante la condotta materiale di tale reato.
La condotta in senso lato ingannatoria di cui
si detto, [comunemente detta truffa contrattuale] perch commessa mediante e/o in occasione della conclusione di un negozio sinallagmatico, si sostiene e si distingue rispetto al semplice inadempimento civilistico nel fatto che attraverso le condotte fraudolente la persona offesa e viene indotta in errore e determinate (sic)
a seguito di una falsa rappresentazione della
NGCC 2005 - Parte prima

Danni civili

realt, a compiere un atto di disposizione patrimoniale contrario ai propri interessi che senza
gli artifizi ed i raggiri non sarebbe stato compiuto. E tale ipotesi si pu riconoscere sia nel
caso di condotta iniziale preordinata alla conclusione del contratto, sia allorch la condotta
fraudolenta posta in essere nel corso della
esecuzione del contratto; come certamente realizzatosi nel caso di specie. Per altro verso va
precisato che la risarcibilit del danno non patrimoniale derivante da reato in base allart.
185, II comma, c.p. non necessita la sua configurabilit concreta in quanto tale e relativa perseguibilit (sic) ma solo come fattispecie concreta configurante un fatto illecito, quindi rilevante solo sotto il profilo delle sue materialit e
non della sua qualificazione specifica nella tipologia positivamente enucleabile dalle norme
incriminatici.
Sicch il fatto produttivo del danno non patrimoniale costituito dallazione commessa
dallagente complessivamente considerato sia
nelle componenti rilevanti per le configurazioni dellillecito penale, che in quelle rilevanti ex
art. 2043 c.c. Dunque, nessuna importanza
pu scaturire nel caso in esame dal fatto che
per i suddetti comportamenti penalmente rilevanti sia stato instaurato un procedimento a carico degli autori, attesa la indipendenza delle
valutazioni fatte in questa sede ai fini risarcitori
rispetto alla diversa ed eventuale sede penale.
Ci comprovata positivamente dallart. 198
c.p. che esprime proprio questo tipo di relativa
indipendenza allorch fa presumere le obbligazioni civili nascenti dal reato anche in caso di
estinzione di questo.
Sulla scorta di quanto illustrato deve quindi
riconoscersi in capo allattrice il diritto, ex art.
185 c.p., al risarcimento del danno cosiddetto
morale quale conseguenza delle condotte illecite realizzate materialmente dai convenuti Paradiso e Imbriale e agevolati dalla condotta omissiva, per quanto concerne i dovuti contratti
(sic) attuati dalla convenuta San Paolo Invest
S.p.A.
Secondo lormai consolidato criterio valutativo elaborato dalla giurisprudenza (sopra tutto
in caso di sinistro stradale con lesione fisica o
morte delle persone offese del reato) tale danno
viene liquidato in misura percentuale rispetto
al danno patrimoniale, e per lo pi pari al 50%
713

Trib. Roma, 25.3.2004

di questo. Tuttavia, trattandosi di valutazione


non analitica e quindi in base a criteri di equit,
ex art. 1226 c.c., appare corretto, nel caso di
specie, dove ovviamente non v stata lesione di
natura fisica delle persone offese, da cui deve
necessariamente evincersi lesistenza di una
sofferenza psichica minore rispetto allipotesi
di lesioni personali, contenere tale liquidazione
in misura del 20% del danno patrimoniale.
Pertanto, accertato come sopra il danno patrimoniale in complessive 909.564.000 +
20.000.000 e 6.000.000, per un totale di
1.015.564.000, il danno morale richiesto dallattrice, applicando i parametri detti, risulta
pari a 203.112.000 che sommato al danno
materiale forma complessivamente il debito solidale dei convenuti Paradiso, Imbriale e della
San Paolo Invest S.p.A. per finale .
1.218.676.000, pari ad attuali euro 629.393,63
(seicentonovemilatrecento-novantatre/63).
Su tale somma conclusivamente dovuta allattrice vanno sommati gli interessi legali da
calcolarsi sulle somme non rivalutate dalla data
dellaffidamento dei capitali (quindi rispettivamente dal 94, 97 e 98 come indicato in precedenza) e sino alla data della presente decisione,
nonch gli interessi legali sulla somma rivalutata e complessivamente dovuta dalla data della
sentenza alleffettivo soddisfo.
Non pu farsi luogo, come sostenuto dai
convenuti, alladdebito di responsabilit concorsuale a carico dellattrice in base al disposto
dellart. 1227 c.c. giacch nessuna violazione di
regole, norme principi comportamentali appare ascrivibile alla stessa in base a quanto complessivamente emerso in corso distruttoria. Infatti, lunico torto avuto dalla stessa quello di
essersi affidata senza riserve ai due promotori
finanziari riponendo negli stessi piena ed incondizionata fiducia senza mai violare alcuna
regola di condotta. Per evitare il pregiudizio
subito la stessa avrebbe dovuto non fidarsi delle assicurazioni certe e costanti fornitele dai
promotori sullandamento della gestione patrimoniale e conseguentemente pretendere dagli
stessi di avere e visionare i resoconti periodici;
in altri termini dubitare in qualche misura del
loro operato, ci che per costituisce una insanabile contraddizione nel contesto di un rapporto, quale quello di mandato gestorio, che
ha come elemento fondamentale la fiducia nel
714

Danni civili

mandatario. Tanto sarebbe valso a revocare il


mandato.
Per contro, nessuna responsabilit pu essere
ascritta alla convenuta Banca San Paolo di Torino giacch questa si limitata a gestire il conto
corrente ordinario aperto dallattrice per far confluire le somme derivanti dalla gestione patrimoniale della San Paolo Invest ma senza alcun collegamento funzionale ed operativo. Tale conto,
come riferito dalla stessa Hader, era personale di
questa e serviva a far fronte alle necessit finanziarie ordinarie delle stesse, ossia doveva servire
a creare come liquidit finanziaria con laccredito degli utili della gestione patrimoniale da utilizzare per le necessit ordinate dallattrice e per il
reinvestimento in acquisto titoli.
Dalla dichiarazione resa dalla stessa attrice risulta infatti la regolarit di tale rapporto bancario sia per quanto concerne linvio regolare degli
estratti conto e della documentazione relativa,
alle operazioni compiute, in ordine al quale conto (sic) lattrice aveva una completa cognizione.
Al riguardo, ritenersi fondate le doglianze
svolte dalla Hader nei confronti di detto Istituto bancario per le operazioni compiute a seguito di falsificazione delle proprie firme.
Infatti, come dimostra la C.T.U. espletata a
tal fine nel corso del presente giudizio, si trattato di falsificazione non rilevabile agevolmente dagli operatori di modo che non pu ascriversi una negligenza a carico della banca nel
fatto di non avere rilevato tali falsificazioni,
tanto pi che si trattava evidentemente di apocrife compiute da soggetti, quali i due promotori convenuti, ben conosciuti dalla stessa banca, e dunque il livello di verifica e controllo era
comprensibilmente minore.
Non di meno, dalla deposizione della Moscatelli risulta che la banca operava comunque con
una sicura e obiettiva diligenza, dal momento
che in una occasione rilevava tale falsit della
sottoscrizione della Hader e non dava corso alloperazione richiesta con tali firme apocrife,
ma convocata la titolare del conto per essere
conforme dellattivit dellordine irregolare
(sic).
Peraltro, in tale occasione (sempre come riferito dalla teste) la Hader preso atto delle falsificazioni delle nuove firme, confermava con
un nuovo ordine diretto loperazione bloccata
dallIstituto bancario.
NGCC 2005 - Parte prima

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

Tali elementi fattuali convincono senza dubbio della correttezza e regolarit delloperato
della banca San Paolo di Torino, che portano
ad escludere ogni forma di responsabilit per i
danni subiti dallattrice in dipendenza degli investimenti mobiliari compiuti attraverso i restanti convenuti.
Va dunque rigettata la domanda attrice nei
confronti dellIstituto San Paolo di Torino
S.p.a., quantunque sia giustificabile la citazione della stessa nel presente giudizio per i rapporti esistenti con gli altri convenuti, e di conseguenza appare equo compensare le spese di
lite tra lattrice e la suddetta banca.
Viceversa, le spese di lite sostenute dallattrice devono essere rifuse solidalmente dai convenuti Paradiso, Imbriale e San Paolo Invest
S.p.A. in quanto soccombenti rispetto alle domande proposte dalla prima; spese che si liquidano come da separato dispositivo.
Vanno infine rigettate le domande riconvenzionali proposte nei confronti dellattrice da
parte dei convenuti Paradiso e Imbriale, nonch dalle convenute San Paolo Invest S.p.A. attesa la loro improcedibilit logico-giuridica
con laccertamento della fondatezza delle domande risarcitorie proposte, nei confronti di
tali convenute, dallattrice.
Mancano infine i presupposti processuali
per la pronunzia sulla domanda di manleva
formulata dallIstituto Bancario San Paolo di
Torino nei confronti dei promotori finanziari
Paradiso e Imbriale, atteso che tale domanda
era subordinata ad una possibile statuizione di
condanna a carico di detto istituto bancario
che, da come detto non v stata. (Omissis)
[Costa G.U. Hader (avv.ti Guzzi, Lovato e Fondi)
San Paolo Invest S.p.A. (avv.ti Perdetti e Falletti)
Paradiso e Imbriale (avv. Conte) Istituto Bancario
S. Paolo di Torino-Imi S.p.A. (avv.ti Ferri e Russo)]

Nota di commento: La responsabilit solidale


della S.i.m. per fatto illecito del promotore: natura e limiti
I. Il caso
La sentenza in commento affronta e risolve in
senso positivo la questione dellammissibilit e
della sussistenza della responsabilit solidale
del soggetto abilitato allo svolgimento di serNGCC 2005 - Parte prima

Danni civili

vizi finanziari per i danni causati al cliente


investitore dal fatto-comportamento illecito
del promotore preposto, anche laddove la condotta di questultimo rivesta rilievo penale.
Nella specie, lattrice esponeva di aver investito
presso la S.i.m. la somma di oltre un miliardo delle
vecchie lire per il tramite dei due promotori finanziari convenuti, unitamente alla stessa S.i.m. ed allIstituto bancario ove era acceso il conto corrente
presso cui venivano regolate le operazione dinvestimento finanziario. Lamentava, segnatamente, parte
attorea, di aver affidato nel corso del 1994 ai
promotori di cui trattasi un mandato di gestione fiduciaria ed alcuni mandati strumentali alla stessa,
ma di non aver mai ricevuto i rendiconti periodici
della gestione, n la specifica indicazione delle varie
operazioni effettuate dai promotori mandatari che,
peraltro, durante il corso del rapporto gestorio de
quo, avevano cura di magnificare i risultati conseguiti.
Nel corso dellanno 1998, alcune circostanze
(quali la proposta avanzata dai due promotori di
cambiare la S.i.m. di riferimento, per operare con
strutture finanziarie pi dinamiche e vantaggiose
e lelusione da parte dei promotori della richiesta di
acquisto di azioni Telecom), alimentavano dubbi e
perplessit in capo allattrice circa la condotta dei
due preposti, inducendo la stessa ad effettuare le
opportune verifiche presso la banca. Allesito delle
stesse, lattrice constatava una situazione patrimoniale dellinvestimento affatto diversa da quella rappresentata dai promotori, e la relativa richiesta di
chiarimenti veniva riscontrata da spiegazioni vaghe
ed incomplete.
La constatazione delle irregolarit nella condotta
e nelloperato dei due promotori finanziari, accompagnata anche dalla rilevazione dellesistenza di diverse firme apocrife dellattrice su vari documenti,
spingevano la stessa a contestare tali evenienze alla
stessa S.i.m., accusata tra laltro di aver omesso
una dettagliata rendicontazione delle singole operazioni di investimento.
Linfedele ed irregolare esecuzione del mandato
gestorio si traduceva in una responsabilit diretta
dei due promotori finanziari ed in quella indiretta e
solidale della S.i.m., imputabile di aver omesso gli
opportuni e doverosi controlli interni, nonch di
fornire allattrice la prevista rendicontazione. Tali
responsabilit erano fonte per il risarcimento dei
danni, patrimoniali e non, subiti da essa attrice, danni di cui dovevano rispondere sia i promotori, sia la
S.i.m., come anche la banca presso cui era operante
il conto corrente di appoggio alle operazioni di investimento mobiliare.
Nel costituirsi in giudizio, i promotori finanziari
contestavano le domande attrici, ne chiedevano il ri715

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

getto e svolgevano domanda riconvenzionale. Sostenevano, gli stessi, di aver semplicemente realizzato il
programma finanziario concordato con lattrice, sulla base delle prospettive reddituali fornite ed in relazione ai margini di rischio assunti e che, comunque,
la riscontrata situazione patrimoniale era il frutto di
una condotta economica scriteriata e dispendiosa
posta in essere dallinteressata. Quanto alle contestazioni in ordine alle firme su vari moduli relativi
ad operazioni di investimento, i due promotori evidenziavano che le stesse erano conosciute dallattrice, corrispondevano alla sua volont ed erano state
dalla stessa accettate ed approvate. Non sussisteva,
in definitiva, alcuna irregolare condotta e nessun
inadempimento negoziale e, di conseguenza, non vi
era alcun danno da risarcire. Anzi, in via riconvenzionale, domandavano essi un risarcimento dei danni per avere lattrice, con le sue ingiuste asserzioni,
causato un grave pregiudizio alla loro onorabilit
professionale, oltre che negative ripercussioni psicologiche e sociali. Di ci, vi era dimostrazione anche
nel provvedimento di sospensione irrogato dalla
Consob in sede disciplinare.
Analoga domanda riconvenzionale risarcitoria
svolgeva la convenuta S.i.m., che contestava i fatti
posti dallattrice a fondamento della propria domanda, eccependo che gli stessi apparivano comunque sforniti di prova il cui onere, in base allordinaria ripartizione processuale, era posto in capo allattrice, avendo il d. legis. n. 58/1998 introdotto soltanto la possibilit aggiuntiva dellintermediario finanziario di fornire la prova liberatoria della propria
responsabilit. La ricostruzione degli avvenimenti
gestori operata da parte attrice era non solo inconsistente, ma anche inverosimile, non essendo credibile
che per un cos lungo arco di tempo (circa 5 anni)
lattrice fosse rimasta alloscuro delle vicende gestorie e della propria situazione patrimoniale. Deduceva, per contro, di essere stata lesa essa S.i.m. nella
sua immagine e reputazione a seguito delliniziativa
giudiziaria intrapresa dallattrice, anche alla luce
della (ingiustificata ed immotivata) notifica della citazione alla Banca dItalia ed alla Consob.
Anche laltro convenuto (listituto bancario) si costituiva in giudizio, contestando la domanda attrice,
rilevando di essere totalmente estraneo alla vicenda
dedotta in giudizio. Svolgeva, comunque, in via cautelativa, domanda di manleva nei confronti dei promotori finanziari convenuti.
Il Tribunale accoglie la domanda attorea, ritenendo che le risultanze processuali consentano di ritenere provata la condotta irregolare dei due promotori finanziari convenuti e la violazione del mandato
di gestione finanziaria di cui trattasi. La questione
sottoposta alla decisione del Tribunale consente al
giudice romano di affrontare il merito della stessa
716

Danni civili

per riaffermare, allesito di unanalitica ricostruzione della vicenda in fatto, importanti principi in materia di inadempimento del mandato di gestione e di
responsabilit civile nel settore degli investimenti in
strumenti finanziari. Ribadisce cos il Tribunale il
principio che la mancata consegna delle rendicontazioni e la contestuale diffusione di informazioni non
veritiere ad un cliente in merito ad una gestione patrimoniale, costituisce fonte di responsabilit per i
danni causalmente riconducibili a tali condotte, costituendo le stesse violazione sia del principio generale di buona fede che degli obblighi previsti a carico del mandatario. Ma ci che pi interessa che la
decisione in commento ha dato soluzione positiva
alla questione della configurabilit, in capo alla preponente S.i.m., della responsabilit solidale per i
danni arrecati ai clienti dalla condotta del proprio
promotore, anche laddove questa sia leffetto di un
comportamento penalmente rilevante.
Quello della configurabilit della responsabilit
della S.i.m. per il fatto illecito avente rilievo penale
del preposto ed, in particolare, dei limiti alla stessa, costituisce tema alquanto controverso, che stato oggetto, in anni recenti, di dibattiti dottrinali e di
differenziate pronunce giurisprudenziali, anche se i
giudici sono orientati per la sussistenza di una siffatta responsabilit anche nellipotesi in cui il fatto illecito del promotore sia leffetto di condotte penalmente rilevanti. appunto nellambito di tale ultimo indirizzo interpretativo che si colloca la sentenza
annotata.
La pronuncia in esame, che peraltro manda assolta da ogni responsabilit la banca convenuta giacch questa si limitata a gestire il conto corrente ordinario aperto dallattrice per far confluire le somme derivanti dalla gestione patrimoniale della S.i.m., ma
senza alcun collegamento funzionale ed operativo,
risulta particolarmente interessante perch affronta
alcuni aspetti critici della responsabilit civile in materia di servizi di investimento mobiliare, e pur ponendo a fondamento delle conclusioni cui essa giunge i principi di diritto pi volte ribaditi dalla giurisprudenza, si segnala per unapprofondita ricostruzione, in fatto ed in diritto, dei presupposti fondanti
siffatta speciale responsabilit ed ha il pregio, nel ricercare la fonte della stessa, di attribuire rilievo
principale alla disciplina speciale, rispetto ai generali principi codicistici.
II. Le questioni
1. Condotta penalmente rilevante del
promotore e responsabilit solidale della
S.i.m. La sentenza in commento si segnala per
unampia disamina della tematica in materia di fatto
illecito del promotore finanziario nelle sue conseNGCC 2005 - Parte prima

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

guenze connesse ai profili di responsabilit risarcitoria in capo alla S.i.m. preponente, ed affronta altre
rilevanti questioni, quali quella della natura della responsabilit configurabile a carico del preposto per
linfedele esecuzione del mandato gestorio; questioni tutte risolte in conformit ai relativi prevalenti e
consolidati orientamenti giurisprudenziali. Essa si
sofferma, in specie, sulla responsabilit solidale attribuibile alla S.i.m., riconosciuta anche laddove il
fatto del preposto configuri o possa configurare un
illecito penale, offrendo loccasione per richiamare
levoluzione del pensiero giuridico in materia, e fare
il punto sulla relativa elaborazione giurisprudenziale, alla luce della rinnovata disciplina normativa.
Muovendo dalla specifica disposizione che presiede la disciplina della fattispecie, deve segnatamente farsi riferimento alla norma di cui allart. 31,
comma 3o, del d. legis. n. 58/1998, che cos recita:
Il soggetto abilitato che conferisce lincarico responsabile in solido dei danni arrecati a terzi dal
promotore finanziario, anche se tali danni siano
conseguenti a responsabilit accertata in sede penale. Per inciso, deve osservarsi che la vicenda de
qua interessa pi anni segnatamente dal 1994 in
avanti nel corso dei quali si sono succedute pi
discipline legislative. Deve quindi anche farsi riferimento alla l. n. 1/1991, il cui art. 5, comma 4o, cos
disponeva: La societ di intermediazione mobiliare responsabile in solido degli eventuali danni arrecati a terzi nello svolgimento delle incombenze
affidate ai promotori finanziari anche se tali danni
siano conseguenti a responsabilit accertata in sede
penale. Limpianto normativo della l. n. 1/1991
stato quasi completamente abrogato ad opera del
d. legis. n. 415/1996, il cui art. 23, prevedeva: Il
soggetto abilitato che conferisce lincarico responsabile in solido dei danni arrecati a terzi dal
promotore finanziario, anche se tali danni siano
conseguenti a responsabilit accertata in sede penale; ma anche tale disposizione stata in seguito
abrogata, per effetto dellart. 214, comma 1o, lett.
jj) del d. legis. n. 58/1998 (t.u.f.), ma riprodotta appunto nel sopra ricordato art. 31 t.u.f.
Come si vede, dunque, la sostanza della disposizione, anche per quanto interessa ai fini di questa
nota, rimasta immutata. N pu rinvenirsi un elemento di differenziazione nella mancata previsione,
invece contenuta nella l. n. 1/1991, della necessit
che i danni siano arrecati nellespletamento del
mandato conferito dallinvestitore allintermediario,
non apparendo dubbio che tale requisito di fatto
debba sussistere, venendo altrimenti in apicibus meno ogni ipotesi di responsabilit oggettiva, come del
resto confermato dalleloquente riferimento al soggetto abilitato che conferisce lincarico (Bochicchio, 471, cit. infra, sez. IV).
NGCC 2005 - Parte prima

Danni civili

Il Tribunale di Roma, nel caso di specie, ha avuto


modo di accertare in capo ai promotori finanziari
convenuti una condotta illecita che riveste un duplice contenuto: omissivo, quanto alla mancata consegna della documentazione relativa allesecuzione del
rapporto di gestione finanziaria; commissivo, relativamente alle fuorvianti e comunque non veritiere informazioni fornite allattrice circa landamento degli
investimenti, nonch in ordine allapposizione di firme apocrife, indice dellintenzionalit della condotta stessa (cfr. Zulianello, A tutela del sistema finanziario: responsabilit solidale della S.i.m. per illecito penale del promotore, in corso di pubblicazione
su Mondo banc.). Quindi, sul presupposto che i due
promotori finanziari siano venuti meno ai parametri
della corretta gestione ed esecuzione del mandato
ricevuto dalla cliente in ordine agli investimenti in
strumenti finanziari di cui trattasi, giunge a configurare, accanto alla responsabilit degli stessi per i
danni causati alla loro cliente, anche la responsabilit solidale e rafforzativa della S.i.m. La decisione
sembra per lappunto applicare al caso di specie il
principio della sussistenza della responsabilit solidale della S.i.m. per il fatto illecito del suo preposto,
ormai consolidato in dottrina e giurisprudenza, sulla
scorta del chiaro dettato normativo di cui allart. 31,
comma 3o, t.u.f., sopra ricordato.
Ma se vi pressoch unanimit negli orientamenti
di dottrina e giurisprudenza circa lesistenza di una
siffatta responsabilit solidale, non altrettanto pacifica la natura della stessa. Siano, a tal proposito,
consentite anzitutto alcune brevi e, per certi versi,
prodromiche, riflessioni sulle ragioni giustificative
della predetta previsione normativa.
Occorre muovere dalla considerazione che listituto della responsabilit solidale in capo allintermediario finanziario, tende, attraverso il rafforzamento della tutela del risparmiatore (che, in caso di
danni pu appunto fare affidamento sulla responsabilit di un soggetto lintermediario il cui patrimonio certamente pi capiente di quello della
persona del promotore), a perseguire anche (e forse
soprattutto) la tutela della stabilit del sistema economico-finanziario, stabilit che interesse che supera quello del singolo per coinvolgere quello del
complessivo sistema economico, e della stessa intera collettivit.
Si legge, in proposito, nella sentenza del Trib.
Verona, 1o.3.2001 (cit. infra, sez. III) che lobiettivo della normativa speciale che prevede la responsabilit solidale della S.i.m. per loperato del promotore, la protezione del risparmiatore non in alternativa, ma inevitabilmente insieme alla disciplina delle
Sim, che non potrebbe sussistere se non vi fosse contemporaneamente, e in rapporto di compenetrazione,
un apparato di tutela consumeristica.
717

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

Piace anche ricordare, in tal senso, un passaggio


della sentenza Cass., 7.3.2001, n. 3272, cit. infra,
sez. III, secondo cui non par dubbio che la normativa introdotta dalla legge 2.1.1991 n. 1 consideri interessi di carattere generale, che vanno dalla tutela dei
risparmiatori uti singoli, a quella del risparmio pubblico, come elemento di valore delleconomia nazionale, a quella della stabilit del sistema finanziario,
come considerata dalla direttiva 93/22 CEE del
10.5.1993, alla esigenza di preservare il mercato da
inquinamenti derivanti dallimpiego di risorse provenienti da circuiti illegali, a quella di rendere efficiente
il mercato dei valori mobiliari, con vantaggi per le imprese e per la economia pubblica, interessi tutti chiaramente prevalenti su quelli del privato, che pure di
riflesso ne rimane tutelato.
Queste considerazioni nulla tolgono, ovviamente,
alla circostanza che nella previsione della responsabilit solidale dellintermediario abilitato per i danni
causati a terzi dal promotore finanziario, e quindi
nellattribuizione allente finanziario delle conseguenze pregiudizievoli della condotta del preposto,
con riguardo allo svolgimento delle incombenze e
delle gestioni allo stesso affidate, il legislatore abbia
tenuto specifico conto (oltre che dellinteresse generale sopra prospettato) anche degli interessi particolari delle parti della vicenda, ed in questottica abbia
avuto presente che la S.i.m. che presceglie il preposto e nel cui interesse questi svolge lattivit relativa ai servizi di investimento che comporta il rischio
di danni. In breve, di fronte a comportamenti illeciti
di chi promuove e colloca servizi finanziari, insistendo nella vicenda pi interessi, occorreva procedere
ad un loro equo contemperamento e si rendeva necessario operare delle scelte; il legislatore, sotto tale
profilo, sembra aver dato maggior rilievo alla tutela
della posizione giuridica dellinvestitore danneggiato nei suoi interessi patrimoniali: Le esigenze di tutela del privato di fronte a comportamenti truffaldini
o comunque pregiudizievoli occasionati dallattivit di
promozione di servizi finanziari, prevalgono secondo
la scelta attuata dal legislatore, rispetto a quelle di tutelare la societ che colloca il servizio, nel cui interesse
svolta lattivit apportatrice del rischio, la quale societ sicuramente in grado di meglio valutare, rispetto al privato, quanto sia affidabile lagente prescelto
(Trib. Milano, 24.6.1996, cit. infra, sez. III).
La configurazione di una responsabilit quale
quella oggetto della presente nota, risponde anche
alla esigenza di riassorbire il rischio sociale dellintermediazione imputandolo allimprenditore, lunico in grado non solo di riconoscere detto rischio, ma
anche di ridistribuirlo mediante ricorso a vari strumenti, come quello assicurativo [Santosuosso, La
buona fede del consumatore e dellintermediario nel
sistema della responsabilit oggettiva (A proposito
718

Danni civili

della responsabilit della Sim per illecito del promotore), 38, cit. infra, sez. IV]. cio evidente lesigenza
di ricondurre alla sfera giuridica del soggetto abilitato, quantomeno relativamente alla disciplina degli
effetti patrimoniali, il rischio insito nella possibile
collaborazione infedele o comunque produttiva di
danni a terzi posta in essere dal promotore, essendo
il predetto intermediario finanziario, nel cui interesse viene svolta lattivit del promotore stesso, in grado di meglio valutare quanto sia affidabile lagente
prescelto; su di esso devono pertanto ricadere gli effetti negativi dellattivit del promotore che agisce
nellesercizio delle sue incombenze (Trib. Bologna, 24.6.1996, cit. infra, sez. III). Si individua,
cio, la ratio della responsabilit nellesigenza di
riassorbire il rischio sociale dellattivit di intermediazione imputandolo allimprenditore, lunico in
grado non solo di riconoscerlo ma anche di ridistribuirlo mediante ricorso a vari strumenti (assicurativi
o di aumento dei prezzi) (Santosuosso, La responsabilit solidale della S.i.m. per fatto illecito del
promotore, 78, cit. infra, sez. IV).
Il riferimento al rischio dimpresa, quale fondamento della solidariet dellintermediario, stato
elaborato nellambito della teoria economica della
distribuzione costi/ricavi e trova forza nellanalisi in
termini di utilit sociale della produzione, e nella tesi in base alla quale soltanto limpresa pu efficacemente e razionalmente gestire il rischio, creato dalla
propria attivit, comprensivo di eventuali violazioni
da parte del promotore (cfr. Bernardi, 4, cit. infra,
sez. IV). Da una diversa angolazione, inoltre, la responsabilit oggettiva dellintermediario garantisce
la tutela del risparmio, in linea con istanze consumeristiche che in misura sempre pi pregnante indirizzano la produzione normativa interna e comunitaria, chiaramente orientata a rassicurare il contraente
che si presuppone essere la parte debole del rapporto (Bernardi, op. loc. citt.).
Quanto alla natura della responsabilit in esame,
acceso il dibattito dottrinale, cos come pure , sul
punto, oscillante lorientamento della giurisprudenza. Si contendono il campo concezioni che fanno riferimento alla colpa (in vigilando o in eligendo), e tesi che riconducono la responsabilit dellintermediario finanziario per il fatto del promotore, nellambito della responsabilit oggettiva.
Di un fondamento connesso al concetto di colpa
per omessa vigilanza sembra parlare, oltre alla sentenza qui annotata, anche Trib. Milano, 13.3.2000,
cit. infra, sez. III, che rileva come la disciplina in
materia sanziona: la mancanza di controllo (o di idoneo controllo) degli intermediari finanziari sullattivit dei preposti, intendendo altres apprestare una
tutela rafforzata allaffidamento del cliente anche a
mezzo di uninversione dellonere probatorio, essenNGCC 2005 - Parte prima

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

do la societ finanziaria tenuta a provare lassenza di


una propria culpa in vigilando.
Trib. Milano, 24.6.1996 (cit. infra, sez. III), si
pronuncia nel senso della culpa in eligendo, che sarebbe attribuibile alla S.i.m. in conseguenza della
scelta del promotore, professionista pur sempre
chiamato ad operare per conto e nellinteresse della
societ stessa.
Certa giurisprudenza ha anche parlato di culpa in
omittendo. In tale ottica, vero che non rinvenibile nellordinamento giuridico un dovere generale incombente sui consociati di attivarsi per impedire
che ad opera di terzi soggetti siano commessi fatti
dannosi; nondimeno, per, sono configurabili diverse situazioni da cui possono nascere, a carico dei
soggetti coinvolti, regole e doveri di azione, la cui
inosservanza integra la fattispecie di omissione imputabile. Cos , ad esempio, appunto, nel sistema
bancario e finanziario, dalla cui normativa scaturiscono comportamenti tipizzati, a tutela sia dei soggetti che in esso operano, che del sistema stesso, la
cui violazione concreta lipotesi della culpa in omittendo, fonte di responsabilit extracontrattuale (cfr.
Cass., 8.1.1997, n. 72; Cass., 25.9.1998, n. 9590, entrambe citt. infra, sez. III).
Ma la dottrina sembra soprattutto abbracciare la
tesi della responsabilit oggettiva tout court (v., ad
esempio, Bochicchio, op. cit., 469 ss., ritenendo,
altres, che la previsione normativa di cui allart. 5,
della l. n. 1/1991, certamente opportuna al fine di
dirimere ogni dubbio in materia cos delicata, non
era e non peraltro indispensabile essendo evidente, gi in via generale, come responsabilit oggettiva prevista dallart. 2049 cod. civ. per i danni provocati dai lavoratori subordinati e dai commessi valga
pure per il fatto del mandatario, dellagente e del
rappresentante che siano in relazione relativamente
costante ed esclusiva con il medesimo imprenditore,
anche se non subordinati gerarchicamente e se retribuiti a provvigioni: nella nostra materia il promotore pu agire per conto di una sola impresa, mentre
questultima, cui sola spetta la politica commerciale,
pu agire anche per conto di pi societ prodotto:
Bochicchio, op. loc. citt.).
Secondo tale orientamento dottrinale, una compiuta ricostruzione normativa della materia non pu
che condurre a configurare in capo al soggetto abilitato una forma di responsabilit oggettiva per loperato dei promotori finanziari, qualificabile come
responsabilit oggettiva per fatto altrui (Bernardi, op. cit., 1), avendo la speciale disciplina, introdotto un meccanismo di collegamento pressoch automatico tra lillecito del promotore ed il sorgere dellobbligo risarcitorio in capo al soggetto che di questultimo si avvalga per lofferta fuori sede di prodotti
finanziari (Trib. Verona, 1o.3.2001, cit.). Viene
NGCC 2005 - Parte prima

Danni civili

anche sottolineato che quindi lunica via di uscita


che sembra prospettarsi per limpresa di investimento quella di fornire lardua dimostrazione della
non pertinenza dellinvestimento effettuato allambito operativo in cui il promotore agisce per conto
dellimpresa alla quale legato (Tucci, cit. infra,
sez. IV).
Altra dottrina condivide la configurazione della
responsabilit ex art. 5 della l. n. 1/1991 ed art. 31
t.u.f. come oggettiva ed indiretta, ponendo in rilievo
che gi ad una prima percezione socio-economica
una responsabilit solidale dellintermediario fondata su dati oggettivi contribuisce alla stabilizzazione,
rassicurazione ed incentivazione del mercato, rappresentando del pari buon presidio degli interessi
del risparmiatore-investitore, e che del resto anche il
testo della legge, ove non rinvenibile alcun riferimento a stati soggettivi del soggetto abilitato, depone a favore della natura oggettiva della responsabilit de qua (cfr. Santosuosso, op. ult. cit., 81 ss.). Si
tratta, secondo certa dottrina, di tipica responsabilit oggettiva per il comportamento del proprio promotore, o anche del promotore apparente, che supera e trascende lart. 2049 cod. civ., nonch lart.
1228 cod. civ. (Carbone, 619, cit. infra, sez. IV).
Unipotesi di responsabilit oggettiva viene anche
configurata da Trib. Milano, 11.2.2002, e Trib.
Mantova, 13.10.2003 (entrambe citt. infra, sez.
III), responsabilit che, secondo Trib. Sanremo,
13.1.2003, cit. infra, sez. III, ricorre ogni volta in cui
la condotta del promotore finanziario, nellambito
dellespletamento dellincarico conferito, non sia
improntata al rispetto degli interessi dellinvestitore,
bens al perseguimento di obiettivi di arricchimento
patrimoniale proprio o di terzi.
Non manca, poi, chi rileva acutamente che le pronunce della giurisprudenza che giustificano la responsabilit dellintermediario finanziario attraverso
il riferimento alla categoria generale della colpa non
sembrano significative, poich al di l delle dichiarazioni formali, la stessa giurisprudenza fa ricorso a
criteri di imputazione meramente oggettivi; n risultano precedenti in cui lintermediario finanziario si
sia liberato provando di aver tenuto una condotta irreprensibile. Le enunciazioni della giurisprudenza,
in questo senso, rappresentano un mero ossequio
formale al principio della colpa quale tradizionale
criterio di imputazione (cfr. Bernardi, cit.). Nello
stesso senso si rileva che anche quando la giurisprudenza utilizza il concetto di colpa per giustificare il
fondamento della responsabilit contrattuale ex art.
1218 cod. civ., tende a rendere omaggio, in modo
puramente nominale, allantico dogma secondo il
quale non pu esserci responsabilit senza colpa
(Maniaci, 497, nt. 47, cit. infra, sez. IV),
In effetti, per come legislativamente configura719

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

ta, sembra verosimilmente trattarsi di unipotesi


(eccezionale) di responsabilit oggettiva, che trova
la sua copertura costituzionale nella norma di cui
allart. 47 Cost. (con cui il costituente ha voluto dare speciale protezione al risparmio) e la sua giustificazione tecnica nellatto di preposizione che il soggetto abilitato allesercizio dei servizi dinvestimento compie a favore del promotore finanziario. O,
meglio ancora, come prospettato da una diversa ed
alquanto interessante tesi dottrinale, pi che una
responsabilit di tipo oggettivo, sembra configurabile una regola fondata sulla presunzione di colpa in senso proprio e tecnico, potendo lintermediario, in linea teorica, vincere la presunzione fornendo la suddetta prova liberatoria (Maniaci, op.
loc. citt.). Occorre tuttavia tenere anche presente il
dato processuale e, segnatamente, lobiettiva difficolt (quasi ai limiti della impossibilit) per lintermediario di fornire quella prova liberatoria richiesta dalla norma per andare esente da responsabilit:
insomma, si potrebbe dire che si tratti di una sorta
di responsabilit formalmente per colpa e materialmente oggettiva.
Certo che, se da un lato linterprete non pu che
prendere atto della espressa previsione di legge e
quindi regolare il caso concreto alla luce di questo
chiaro principio, dallaltro chi scrive ritiene di poter
esprimere alcune perplessit in ordine allopportunit complessiva della scelta legislativa sul punto.
Infatti, se vero come anche sopra cenno che
la disposizione in parola il portato della esigenza
di tutela di tutta una serie di interessi particolari e
generali, altrettanto indubbio che pu suscitare
perplessit la previsione di una generalizzata responsabilit oggettiva in capo allintermediario abilitato, laddove la si ritenga del tutto sganciata da un
pur generico comportamento in senso lato colpevole, ed essenzialmente affermata in unottica tesa a far
rispondere limpresa della sua operativit in campo
economico, secondo una prospettiva quasi assistenziale, necessaria per tenere indenni gli investitori dai rischi connessi allintervento nel mercato degli strumenti finanziari, per condotte illecite dei preposti. Un generico, generalizzato ed indiscriminato
uso della responsabilit oggettiva in casi simili, infatti, potrebbe ingenerare confusione sul ruolo dellintermediario, inteso quale impresa, ed in ordine allo
stesso concetto di libert di iniziativa economica,
che mal tollera la ricaduta di oneri economici per
fatti illeciti posti totalmente al di fuori della sfera di
controllo, azione ed intervento dellimpresa medesima.
Con ci, non si intende certo qui sostenere la tesi
dellopportunit di unattenuazione della responsabilit in capo alla societ dintermediazione, ma si
vuole quantomeno richiamare lattenzione sulla ne720

Danni civili

cessit, al fine dellaffermazione della responsabilit


stessa, di una pi efficace verifica della sussistenza
dei presupposti fondanti e, segnatamente, della sussistenza dellatto di preposizione e della correlazione tra lesercizio delle incombenze ed il danno. Infatti, diversamente opinando ed operando, si giungerebbe a riconoscere una responsabilit oggettiva
sic et simpliciter assoluta, la quale, in tale ampio senso intesa, oltre a suscitare possibili dubbi di legittimit costituzionale si porrebbe in contrasto con
lesigenza di salvaguardia, tutela ed incentivazione
dellattivit di intermediazione finanziaria e creditizia, attivit afferente un settore particolarmente importante per lintero sistema economico e produttivo (in tal senso, Trib. Verona, 1o.3.2001, cit.). Del
resto, non si pu neppure prescindere dal fatto che,
se latto di preposizione costituisce il fondamento
della fattispecie di responsabilit in esame, esso rappresenta contestualmente anche il limite della responsabilit imputabile allente finanziario abilitato,
poich non pu che escludersi pacificamente ogni
ipotesi di responsabilit solidale per i danni a terzi
che il promotore dovesse arrecare in seguito a comportamenti non collegabili allatto di preposizione
stesso. Sotto tale aspetto, peraltro, la giurisprudenza
largamente maggioritaria afferma che condizione
necessaria (ma anche sufficiente) per far scattare il
meccanismo della solidariet sia il rapporto di occasionalit necessaria tra il fatto illecito del promotore e le incombenze a questi affidate dallintermediario (cfr., ad esempio, Trib. Lecce, 6.9.2004, cit.
infra, sez. III), rapporto rinvenibile in tutte quelle
ipotesi in cui la condotta del preposto possa farsi
rientrare nellambito delle attivit funzionali allo
svolgimento delle incombenze affidategli (cfr. Cass.,
19.7.2002, n. 10580, cit. infra, sez. III): non quindi
necessario che esista un rigoroso nesso di causa ed
effetto, essendo invece sufficiente che il responsabile sia stato in grado di controllare le condizioni del
rischio inerente al fatto illecito e sia quindi titolare
degli interessi e dellattivit in occasione della quale
si verificato il fatto illecito (cfr. Bernardi, op. cit.,
4).
In breve, si tratta di individuare un limite ragionevole alla vis expansiva della responsabilit addossata al soggetto abilitato, da verificare poi caso per
caso, per evitare che questi sia chiamato a rispondere in giudizi di risarcimento danni causati da condotte dei preposti realizzate del tutto al di fuori della propria sfera di controllo o che presentino i carattere delleccezionalit ed imponderatezza. Cos come, a maggior ragione, nelle ipotesi in cui levento
dannoso sia connesso al comportamento collusivo
con il cliente danneggiato. In tal senso, ad esempio,
a nostro avviso, non si fa una corretta operazione ermeneutica addossando la responsabilit solidale alla
NGCC 2005 - Parte prima

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

S.i.m., per i casi in cui il fatto illecito del preposto


sia stato commesso nel perseguimento di finalit incompatibili con quelle in relazione alle quali venne
affidato lincarico ovvero con evidente superamento
dei limiti dello stesso. Non pu, dunque, trovare
condivisione quella tendenza ad ampliare oltre modo lambito delloggettivit di cui trattasi, per ricomprendervi sulla base della mera sussistenza del
rapporto di occasionalit necessaria ipotesi in cui
levento dannoso si sostanzi in comportamenti del
promotore che perseguano interessi diversi di quelli
della S.i.m., ossia, in definitiva, laddove la condotta
si realizzi al di fuori delle incombenze affidate al
preposto (v., ad esempio, Trib. Verona, 6.3.2001,
in Societ, 2001, 963, che dichiara inaccettabile
lopzione ermeneutica tendente ad escludere la responsabilit della S.i.m. nel caso in cui la condotta
realizzata dal promotore perseguiva finalit proprie,
alle quali la societ committente non era neppure
mediatamente interessata o compartecipe, e comunque non coerenti con quelle in vista delle quali le
mansioni gli furono affidate).
Occorre, in altri termini, individuare quei casi in
cui pu ragionevolmente ritenersi interrotto il circuito incarico fatto illecito del promotore danno
del terzo: ipotesi che, ad esempio, deve anzitutto a
nostro avviso rinvenirsi appunto nei casi in cui vi sia
soluzione di continuit nel vincolo strumentale che
lega intermediario abilitato e promotore; ossia, detto in altre parole, allorch il professionista preposto
abbia agito uti proprio, autonomamente, non in esecuzione dellincarico ricevuto od addirittura contra
quel mandato, specie se poi tale inusuale comportamento sia stato o poteva agevolmente essere percepito dal cliente-danneggiato.
In tal senso, stato condivisibilmente evidenziato
che linquadramento teorico della responsabilit
oggettiva del preponente nellambito di una pi ampia responsabilit dimpresa non vale peraltro a sancire un principio di responsabilit illimitata dellintermediario, tale da imputargli il peso economico di
rischi estranei alla propria sfera di controllo (Bernardi, op. loc. citt.). E poi, una responsabilit oggettiva assoluta, per qualunque atto compiuto dal
preposto, sarebbe contraria alla primaria esigenza di
mercato volta a promuovere e salvaguardare liniziative dellintermediazione finanziaria (Santosuosso, op. ult. cit., 82).
2. La disciplina degli obblighi dei soggetti
abilitati allesercizio di servizi finanziari.
Passando allesame della specifica disciplina in materia di obblighi imposti ai soggetti abilitati allesercizio dei servizi finanziari, occorre osservare che, secondo la norma di cui allart. 6 della l. n. 1/1991,
nello svolgimento delle loro attivit, le S.i.m. devoNGCC 2005 - Parte prima

Danni civili

no pubblicare e trasmettere ai singoli clienti un apposito documento informativo contenente lindicazione e la descrizione delle attivit svolte (lett. b),
devono acquisire preventivamente le informazioni
sulla situazione finanziaria del cliente rilevanti ai fini
dello svolgimento delle attivit di intermediazione
mobiliare (lett. d), devono operare in modo che il
cliente sia sempre adeguatamente informato sulla
natura e sui rischi delle operazioni, sulle loro implicazioni e su qualsiasi atto, fatto o circostanza necessari per prendere consapevoli scelte di investimento
o di disinvestimento (lett. e).
La disposizione, poi sostituita, nella versione vigente di cui allart. 21 t.u.f., similmente prevede
che, nel prestare i servizi dinvestimento ed accessori, i soggetti abilitati devono: a) comportarsi
con diligenza, correttezza e trasparenza, nellinteresse dei clienti e per lintegrit dei mercati; b) acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente
informati; c) organizzarsi in modo tale da ridurre al
minimo il rischio di conflitti di interesse e, in situazioni di conflitto, agire in modo da assicurare comunque ai clienti trasparenza ed equo trattamento;
d) disporre di risorse e procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare lefficiente svolgimento dei servizi; e) svolgere una gestione indipendente, sana e prudente e adottare misure idonee a salvaguardare i diritti dei clienti sui beni affidati.
La Consob, nello specificare tali generali doveri
posti a carico degli intermediari, ha chiarito che tali
enti, prima della stipulazione del contratto di gestione e di consulenza in materia di investimenti finanziari, devono acquisire dallinvestitore notizie concernenti la sua esperienza in materia di investimenti
in strumenti finanziari, la sua situazione finanziaria,
i suoi obiettivi di investimento, la sua propensione al
rischio. Inoltre, non possono consigliare o effettuare
operazioni se non dopo aver fornito allinvestitore
adeguate notizie sulla natura, rischi ed implicazioni
della specifica operazione finanziaria, la cui conoscenza sia necessaria per leffettuazione di consapevoli scelte di investimento o disinvestimento. Ancora, come gi sopra ricordato, gli intermediari abilitati devono prontamente informare linvestitore, anche per iscritto, delleventuale riduzione in misura
superiore al 30% del controvalore a disposizione allinizio di ciascun anno del patrimonio affidato
nellambito di una gestione (art. 28, Reg. Consob d.
legis. n. 58/1998, n. 11522 di attuazione).
La previsione di una specifica disciplina sul punto
si resa necessaria in considerazione della insufficienza delle norme di diritto comune. Gli intermediari finanziari, infatti, in occasione della prestazione dei servizi di investimento e dei servizi accessori,
721

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

sono anzitutto tenuti ad osservare le relative disposizioni generali previste dal codice civile e, quindi, segnatamente gli artt. 1175 (comportamento secondo
correttezza) e 1176, comma 2o, cod. civ. (adempimento delle obbligazioni con la diligenza richiesta
dalla particolare natura dellattivit esercitata). Tuttavia, la necessit di una completa disciplina di tutti
gli aspetti relativi alla condotta degli intermediari finanziari nello svolgimento dei servizi di cui trattasi,
ha comportato ladozione di un corpo specifico di
regole comportamentali, che nel complesso rappresenta un sistema ispirato contestualmente al principio della tutela della clientela, cos come a quello
dellintegrit dei mercati. Vanno particolarmente
sottolineati, per quanto concerne il nostro esame, gli
obblighi informativi desumibili da tale corpus normativo, che si traducono specificamente nellobbligo del soggetto abilitato di informarsi sulla situazione dellinvestitore (c.d. know your customer rule)
ed in quello di informare il cliente.
importante, peraltro, rilevare che quelli sopra
indicati rappresentano canoni di comportamento
immediatamente precettivi, anche laddove manchi
la loro sussunzione in specifiche norme regolamentari. Infatti, opinione ormai consolidata quella che
individua nei regolamenti Consob, non solo
unespressione di potest ontologicamente normativa,
ma anche una fonte idonea ad incidere con modalit
particolarmente incisive sulla sfera giuridica soggettiva dei destinatari delle norme. Si tratta, insomma, di
disposizioni costitutive di diritto, che vanno ad integrare lordinamento giuridico generale, a condizionare lautonomia negoziale, ad incidere sui rapporti interprivati, a costituire un parametro generale ed
astratto della validit degli atti e comportamenti realizzati dagli operatori di mercato (Trib. Firenze,
30.5.2004, ined.).
Nel caso di specie deciso dalla sentenza qui in
commento, la S.i.m. stata ritenuta colpevole di
aver omesso le pur doverose cautele in ordine alla
verifica e al controllo del corretto svolgimento del
servizio dinvestimento di che trattasi a mezzo dei
propri preposti, di avere omesso una pi approfondita vigilanza sui soggetti che prestavano (nel suo interesse) attivit collaborativa per lesercizio di quel
servizio, dando peraltro causa ad un legittimo affidamento nellinvestitore (che ben poteva presumere
leffettivo esercizio del potere e dellonere di controllo sulloperato dei propri collaboratori) circa la
regolarit del comportamento dei due promotori finanziari.
In definitiva, la predetta convenuta S.i.m. pu essere chiamata a rispondere sia a titolo di responsabilit contrattuale, derivante dal mandato, sia a titolo
di responsabilit extracontrattuale, ex art. 2049 cod.
civ., sia a titolo di responsabilit da fatto illecito ex
722

Danni civili

art. 2043 cod. civ., sia ancora a titolo di responsabilit per violazione delle specifiche disposizioni in
materia, sopra sinteticamente ricordate. Anche sul
punto il dibattito dottrinale alquanto acceso: si pone, in altri termini, il problema di dove collocare la
responsabilit del soggetto abilitato allesercizio dei
servizi dinvestimento ed accessori e, segnatamente,
se collocarla in quella della responsabilit contrattuale od extracontrattuale; occorre cio stabilire se
la responsabilit indiretta dellintermediario finanziario abbia fonte nella violazione del precetto generale del neminem laedere, ovvero nellinadempimento del contratto. In tale ottica, in dottrina si segnala
che la delimitazione dellarea di responsabilit pu
diventare infatti problematica in relazione a situazioni di confine che si presentano connesse a rapporti di tipo contrattuale (Pinori, 294, cit. infra,
sez. IV).
In dottrina, la tesi prevalente quella della natura extracontrattuale della responsabilit dellintermediario finanziario, sicch lart. 5, comma 4o, della
l. n. 1/1991, costituirebbe lex specialis rispetto allart. 2049 codice civile (Maniaci, op. cit., 498).
In assenza di contratto tra S.i.m. e cliente, potrebbe a prima vista pensarsi ad una responsabilit
aquiliana, ma lesigenza di protezione cos forte
e, daltra parte, lidea della responsabilit della
S.i.m. cos avvertita in una concezione dinamica
dellimpresa, (...) che il contatto con il promotore finisce con il diventare contatto con la S.i.m. e, quindi, fonte di una responsabilit da inadempimento
(Carbone, op. cit., 619).
Dal fronte giurisprudenziale, pu segnalarsi una
certa predilezione per la natura extracontrattuale
della responsabilit indiretta della Sim, quando afferma che il rapporto di mandato (o di agenzia) che
intercorre tra lintermediario e il promotore deve
ritenersi gi di per s fonte di responsabilit anche
sotto il profilo dellart. 2049 (Maniaci, op. loc.
citt.). Altro orientamento, viceversa, qualifica la responsabilit del soggetto abilitato quale responsabilit contrattuale: sembra, forse, potersi qui rinvenire
anche un certo favor verso il cliente-danneggiato,
sotto il profilo del (pi ampio) termine prescrizionale e di quello riguardante linversione dellonere della prova, rinvenibili nella responsabilit da inadempimento contrattuale.
Va tuttavia evidenziata una certa tendenza della
giurisprudenza a non affrontare in modo compiuto
ed effettivo il nodo della qualificazione della responsabilit. Pu, a tal riguardo, prendersi ad esempio la
sentenza del Trib. Milano, 11.6.1998, cit. infra,
sez. III: la norma contenuta nellart. 5, IV comma,
L. 2/1/1991, n. 1 appresta una tutela dellaffidamento del cliente autonoma e rafforzata sia rispetto alle
ipotesi di cui allart. 1228 c.c. sia a quelle di cui alNGCC 2005 - Parte prima

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

lart. 2049 c.c.. Tale orientamento sembra fondarsi


sul progressivo scolorimento in atto della tradizionale alternativa sopra ricordata. Sotto tale profilo, attenta dottrina evidenzia: in verit, a fronte di
norme che identificano in modo sempre pi pregnante lo standard di diligenza che richiesto agli
intermediari nella prestazione dei loro servizi (...),
nonch di regole di aggravamento della responsabilit degli intermediari, sia sotto il profilo sostanziale,
sia sotto quello processuale (si pensi, ad esempio, al
meccanismo dellinversione dellonere della prova),
inevitabile che si assista allo scolorimento della differenza tra tipi di responsabilit, e che tale fenomeno si rifletta in uno scarso approfondimento del tema nelle pi recenti decisioni delle Corti in materia
di responsabilit degli intermediari finanziari (Annunziata, 1243, cit. infra, sez. IV).
Peraltro, la suddetta tendenza non lascia del tutto
soddisfatti poich, se da un lato vero che per i
campi professionali, quali quello dellintermediazione finanziaria, va sempre pi profilandosi un regime
di responsabilit professionale legata e funzionale
alla natura dellattivit produttiva di danni, altrettanto vero che la qualificazione della responsabilit
della S.i.m. sub specie delluna o dellaltra forma diventa comunque rilevante alla luce delle profonde
differenze che intercorrono tra le due forme, specialmente in termini di prescrizione (quinquennale o
decennale) ed entit del risarcimento del danno, che
nel caso della responsabilit extracontrattuale sar
comprensivo anche dei danni c.d. imprevedibili,
aspetti in relazione ai quali opportuno ricordarlo
la normativa sullattivit di intermediazione mobiliare non detta alcuna speciale disciplina (Maniaci, op. loc. citt.).
Quanto al sistema positivo (normativa generale,
ex codice civile - legislazione speciale, ex lege n.
1/1991 e d. legis. n. 58/1998 e relativi regolamenti
dattuazione emanati dalla Consob) da applicare al
caso di specie, lannotata sentenza del Tribunale di
Roma, a nostro avviso, ha il pregio di dare corretta
collocazione ai due piani di responsabilit, distinguendosi cos da alcuni precedenti giurisprudenziali, che soprattutto nelle prime sentenze emesse
dopo lentrata in vigore della specifica normativa
(Carbone, op. cit., 615) per fondare la responsabilit solidale della S.i.m. fanno riferimento soltanto
agli artt. 1228 e 2049 cod. civ., trascurando il richiamo alla normativa speciale, quasi che questultima
fosse un di pi, anzich essere di per s la fonte
della responsabilit in oggetto (Chieppa Maggi,
439, cit. infra, sez. IV). Cos, ad esempio, la Corte
dAppello di Milano, nella sentenza del 27.7.2001
(cit. infra, sez. III), per affermare la responsabilit
solidale della societ finanziaria abilitata, opera
uninterpretazione estensiva dellart. 2049 cod. civ.,
NGCC 2005 - Parte prima

Danni civili

rinvenendo nellesistenza del rapporto di preposizione e della connessione tra incarico ed incombenze, da un lato, e danno, dallaltro, i necessari presupposti per lammissibilit di una tale responsabilit
(per una rassegna completa di tale orientamento
giurisprudenziale, si veda Carbone, op. cit., 615
ss.). Ritiene invece il Tribunale di Roma, nella sentenza di cui trattasi, che della gravit delle condotte
realizzate dai promotori finanziari, gli stessi sono
chiamati a rispondere patrimonialmente, unitamente con la societ preponente in base al dettato dellart. 5, IV comma, L. 2.1.1991, n.1 e dellart. 31, III
comma, del D. Lgs. 24.2.1998 n. 58. Infatti, in base a
tali disposizioni normative, succedutesi nel corso della
durata del rapporto per cui causa, il soggetto abilitato allo svolgimento dei servizi finanziari (...) obbligato solidalmente con il proprio promotore finanziario per i danni da questo arrecati ai terzi anche se effetto di condotte penalmente rilevanti..
In senso conforme possono, tra le altre, citarsi oltre a Trib. Bologna, 4.11.1996, cit. infra, sez. III,
anche Trib. Milano, 2.5.1996, cit. infra, sez. III,
che afferma, sul punto, che la questione della responsabilit della societ convenuta per la commissione degli illeciti (...) non pu che essere risolta in base
al principio introdotto dalla legge 2 gennaio 1991, n.
1, della responsabilit solidale della Sim per i danni
arrecati dai promotori finanziari (art. 5, comma 4);
Trib. Verona, 6.3.2001, cit., ove viene sottolineato
come una lettura che riconduca la responsabilit disposta dalla legge sulla S.i.m. a quella codicistica per
fatto illecito del dipendente sia di fatto uninterpretazione abrogativa; Trib. Milano, 11.6.1998, cit.
infra, sez. III.
Sotto tale profilo, vi chi fonda la responsabilit
solidale del soggetto abilitato solo sullart. 5 della l.
n. 1/1991 (oggi, art. 31 t.u.f.), poich, se non vi fosse questa apposita normativa, la S.i.m. non sarebbe
tenuta a rispondere per lattivit del promotore, perch questultimo potrebbe non essere un dipendente, ai sensi dellart. 1228 cod. civ., oppure non essere
collegato neppure occasionalmente con lattivit di
impresa della S.i.m., ai sensi dellart. 2049 cod. civ.
e proprio per ovviare a questi inconvenienti, il legislatore intervenuto a pi riprese, creando una specifica disciplina che ha configurato una responsabilit ex lege della S.i.m., in via solidale, con il promotore (Carbone, op. cit., 619).
Altri evidenziano, invece, come laffermazione
della solidariet di cui trattasi sulla base della legislazione speciale appare anche opportuna per superare i problemi interpretativi lasciati aperti dalla
disciplina generale, tenuto conto dellimportanza di
questo strumento per la tutela dellinvestitore
(Poltronieri, 49, cit. infra, sez. IV).
In via di stretto diritto, dunque, anche la sentenza
723

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

del Tribunale di Roma conferma il principio della


sussistenza della responsabilit patrimoniale solidale
e rafforzativa in capo alla societ abilitata allesercizio dei servizi di investimento. Tuttavia, giunge a siffatta decisione dopo un attento esame e un meditato
approfondimento interpretativo della normativa che
presiede alla regolamentazione della materia, muovendo congiuntamente dalla normativa generale e
da quella speciale, ma rinvenendo, in prima battuta,
in questultima la fonte principale della responsabilit indiretta della S.i.m., bench consideri la stessa
estensiva del generale principio di responsabilit previsto dallart. 2049 c.c., dettata per i padroni e i committenti rispetto alle condotte dei commessi e dipendenti, secondo la logica della riconducibilit delle condotte lesive ad un centro di interesse sostanziale non
coincidente con lautore delle condotte direttamente
lesive.
In particolare, nel caso di specie il Tribunale di
Roma ha ritenuto violato lobbligo specifico (ex l. n.
1/1991 e poi ex d. legis. n. 58/1998) di vigilanza posto a carico della S.i.m. per ci che riguarda loperato dei promotori finanziari, di modo che le condotte
lesive di questi sono imputabili alla S.i.m. a titolo di
omissione dei prescritti doveri di vigilanza su questi,
ovvero sullomessa predisposizione di meccanismi e sistemi di controllo atti ad impedire comportamenti lesivi verso i terzi, essendo anche presumibile pensare che il concreto esercizio della vigilanza avrebbe
fatto emergere, quanto meno, le stesse irregolarit rilevate dalla Consob e, sopra tutto, avrebbe consentito
di intervenire per tempo onde evitare e/o limitare gli
effetti pregiudizievoli per il cliente di tali condotte
contra jus.
La sentenza commentata, inoltre, d ingresso nel
giudizio alla speciale disposizione che pone a carico
della S.i.m. lonere di provare la correttezza specifica
della propria condotta per andare assolta da responsabilit. Infatti, deve evidenziarsi, per quanto sempre
attiene alla posizione dellintermediario, che la norma di cui allart. 23, comma 6o, t.u.f., dispone che
nei giudizi di risarcimento dei danni cagionati al
cliente nello svolgimento dei servizi di investimento
e di quelli accessori, spetta ai soggetti abilitati lonere della prova di aver agito con la specifica diligenza
richiesta. Anche sotto tale aspetto va condivisa la
decisione qui in commento laddove, nel momento
in cui ritiene che la S.i.m. non abbia fornito prova
n di aver informato lattrice dellandamento del
rapporto connesso al servizio dinvestimento espletato, n di aver inviato i previsti rendiconti periodici, n ancora di aver assolto allobbligo di svolgere
adeguati controlli sullattivit dei propri promotori
finanziari, sostanzialmente disattende lassunto della
S.i.m. convenuta, secondo cui la predetta norma
non ha influito sulla ordinaria ripartizione dellone724

Danni civili

re probatorio stabilito dal codice di rito civile, avendo soltanto apportato unulteriore possibilit offerta
allintermediario, di fornire la prova liberatoria. Deve invece ritenersi, anche in considerazione delle ragioni sopra esposte e degli interessi particolari e generali sottesi alla disciplina della materia, che quella
introdotta dalla norma prima menzionata rappresenti unipotesi vera e propria di inversione dellonere probatorio, nellambito dei giudizi di risarcimento danni.
Dunque, il soggetto abilitato allo svolgimento
dei servizi dintermediazione che, se vorr essere assolto dalla domanda di risarcimento danni azionata
dallinvestitore, dovr dimostrare non gi di aver
fatto tutto il possibile per adempiere allobbligazione, bens di aver agito con la richiesta specifica diligenza, che dovr essere valutata non alla stregua di
quella del mandatario (tenuto allordinaria diligenza
del buon padre di famiglia), dovendo invece la stessa avere riguardo alla particolare attivit professionale esercitata dallintermediario. Sotto tale angolo
visuale, si osservato che al soggetto abilitato non
gioverebbe neppure dimostrare di essersi dotato, in
conformit di quanto disposto dal Regolamento
Consob, di idonee procedure atte ad assicurare
unadeguata vigilanza interna sulle attivit svolte dai
promotori finanziari (cfr. Tucci, cit.).
anche doveroso evidenziare che il meccanismo
dellinversione dellonere probatorio pone la S.i.m.
in una posizione non agevole: molte volte, infatti, la
S.i.m. stessa deve fornire prove complesse, o, addirittura, deve provare fatti o circostanze negative
(Annunziata, op. cit., 1243).
La disposizione in parola vale, quindi, ad offrire
al risparmiatore-investitore una tutela ancor pi rafforzata di quella gi offerta dallart. 31, comma 3o,
t.u.f., che lascia anche intravedere una sorta di
compensazione con i nuovi e pi penetranti poteri
di controllo e di vigilanza conferiti agli organi competenti nei confronti dei promotori finanziari (Maniaci, op. cit., 499).
Va da s che siffatta inversione, esime il cliente
dal dimostrare linidonea prestazione dellintermediario ed il correlativo nesso di causalit con il danno, ma non lo esonera per, anche dal dimostrare il
danno stesso (in tal senso, App. Milano, 20.7.2001,
cit. infra, sez. III).
Questo, sopra sinteticamente descritto, essendo il
quadro normativo di riferimento, la S.i.m. convenuta avrebbe nel caso di specie dovuto, ad es., dimostrare di aver acquisito dal cliente le informazioni
necessarie, segnatamente in ordine agli obiettivi di
investimento ed alla propensione al rischio dellattrice; di aver sempre adeguatamente informato la
cliente sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni
delle specifiche operazioni finanziarie, e di aver reso
NGCC 2005 - Parte prima

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

la relativa rendicontazione periodica; di aver tenuto


costantemente informato linvestitore, dello sviluppo del mandato di gestione finanziaria e delle variazioni, in controvalore, del capitale iniziale affidato
dallo stesso, e cos via. Sicch, sulla base del materiale offerto dalle parti, il Tribunale di Roma giunge
a concludere che la S.i.m. non ha ottemperato agli
specifici e circostanziati obblighi imposti dalla disciplina di settore nei riguardi del cliente, non potendo
cos, anche per tale verso, andare esente dalla responsabilit solidale risarcitoria.
Da ultimo, pu osservarsi che laffermazione della
responsabilit patrimoniale solidale in capo alla
S.i.m. , nel caso di specie, anche conseguente al riconoscimento della rilevanza pure penale degli illeciti compiuti dai promotori finanziari. Tale rilievo,
che il Tribunale esamina nella prospettiva della
eventuale dichiarazione di risarcibilit del danno
morale lamentato dallattrice, se non rafforza la configurabilit della responsabilit a carico dellente finanziario preponente, certamente non la esclude, attesa la chiara disposizione di legge sul punto. Evidenzia peraltro il Tribunale di Roma che la condotta
dei promotori, suscettibile di integrare la fattispecie
della truffa contrattuale, caratterizzata da dolo
specifico per aver agito al fine di mantenere in vita
il rapporto contrattuale che la cliente, ove fosse stata informata e non fuorviata, avrebbe verosimilmente
interrotto. Pertanto, cos facendo, i due promotori
finanziari procuravano un ingiusto profitto a se stessi ed alla S.i.m.. In altri termini, il Tribunale sembra mettere in luce che se gi in generale il fatto illecito penale del preposto non idoneo a far venir
meno la responsabilit della S.i.m., nel caso di specie deve ulteriormente considerarsi che di tale illecito penale la stessa S.i.m. ha pure tratto profitto.
Dunque, per fatto illecito del preposto, ai sensi
dei pi volte richiamati artt. 1 della l. n. 1/1991 e 31
t.u.f., deve intendersi quello che presenti, in capo
al suo autore, tutti gli estremi oggettivi (fatto umano, danno ingiusto e nesso causale) e soggettivi (dolo o colpa) richiesti dallart. 2043 codice civile
(Maniaci, op. cit., 493), senza aversi riguardo alleventuale accertamento della natura penale della
condotta, poich la disposizione secondo cui la responsabilit solidale dellintermediario sussiste anche se effetto di condotte penalmente rilevanti del
promotore, ulteriormente rafforzativa della posizione del cliente e rende irrilevante, ai fini della
sussistenza della responsabilit civile della S.i.m., la
circostanza che la condotta del promotore sia stata
gi oggetto di accertamento penale (Id., op. loc.
citt.).
Che la responsabilit solidale della S.i.m. non sia
esclusa neppure nellipotesi di illecito penale del
promotore e, dunque, laddove vi sia un comportaNGCC 2005 - Parte prima

Danni civili

mento doloso del preposto, gi stato affermato da


numerosa giurisprudenza (tra le altre, Trib. Milano, 2.5.1996; Trib. Bologna, 4.11.1996; Trib.
Sanremo, 13.1.2003; Trib. Lecce, 6.9.2004; Trib.
Milano, 2.5.1996; Trib. Milano, 11.6.1998, tutte
citt. infra, sez. III).
In Poltronieri, 50, cit. infra, sez. IV, si osserva
che la disposizione che stabilisce che la responsabilit dellintermediario sussiste anche se i danni siano
conseguenza di un reato del promotore viene considerata, da parte della dottrina, unimportante estensione della tutela del danneggiato e uninnovazione
rispetto alla disciplina generale dellart. 2049 cod.
civ..
Occorre, peraltro, rammentare come il reato, fonte del titolo risarcitorio anche del danno non patrimoniale, non quello inteso quale fattispecie o modello legale, bens quello assunto come fatto illecito, cio il reato, precisa la giurisprudenza, che nella
sua materialit in cui si esprime lefficacia dellazione dellagente comprende sia elementi che fanno capo allillecito penale, sia quelli che fanno capo allillecito civile (cfr. Cass., 14.6.1984).
La previsione espressa della responsabilit della
S.i.m. anche nel caso di responsabilit del promotore accertata in sede penale, se da un lato pu apparire superflua, in considerazione del fatto che la stessa era comunque configurabile nellambito dei principi generali, dallaltro appare senza dubbio opportuna ed utile (in tal senso, anche Roppo, SIM di distribuzione e promotori nella sollecitazione del pubblico risparmio, 68 s., cit. infra, sez. IV), anche
perch elimina ogni possibile fonte di dubbio; dubbi invece sorti, ad esempio, a proposito degli eventuali limiti della responsabilit della pubblica amministrazione per i danni causati a terzi in occasione di
condotte criminose dei propri dipendenti. Essa previsione dovrebbe appunto togliere ogni perplessit
sul rilievo attribuito alla responsabilit del soggetto
abilitato, chiamato a rispondere per il fatto del preposto, anche nellipotesi di comportamento doloso
rilevante penalmente di costui, e rende inaccettabile
la pur proposta diversa soluzione sulla base della
quale la predetta responsabilit non sussiste laddove
il promotore abbia perseguito finalit non coerenti
con quelle in vista delle quali gli furono affidate le
mansioni. A tal proposito, si gi avuto modo di
evidenziare che linciso nello svolgimento delle incombenze affidate ai promotori finanziari rinvenibile nellart. 5 della l. n. 1/1991, caduto nella novella di cui allart. 31 t.u.f. Linciso che, peraltro,
tendeva soltanto a chiarire che qualora lattivit illecita del promotore fosse stata del tutto estranea alla
sfera del rapporto che lo legava alla S.i.m., la responsabilit solidale non poteva configurarsi, stato
opportunamente fatto cadere nelle versioni normati725

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

ve pi recenti, onde evitare il tentativo dinterpretazione sostanzialmente abrogativa della responsabilit


delle Sim, che veniva avanzato attraverso unobbliqua
lettura del testo (Trib. Verona, 1o.3.2001, cit. infra, sez. III).
III. I precedenti
La sentenza in commento si pone sostanzialmente
sulla scia della conforme e consolidata giurisprudenza che afferma la solidale responsabilit del soggetto
abilitato per il fatto del preposto causativo di danni
a terzi, anche laddove questo rivesta rilievo penale.
Ma se dottrina e giurisprudenza sono concordi nellattribuzione della responsabilit solidale allintermediario per il fatto illecito del promotore, divergono in ordine a natura, fondamento, qualificazione e
fonte normativa della stessa responsabilit.
Sul fondamento e sulla ragione a base della disposizione normativa in ordine alla responsabilit solidale dellintermediario finanziario abilitato per il
fatto del preposto, v. Trib. Bologna, 1o.10.1996,
in Dir. banca e merc. fin., 1998, 77 ss., con nota di
Santosuosso.
Quanto alla natura della responsabilit dellintermediario per il fatto illecito del promotore finanziario, Trib. Verona, 1o.3.2001, in Banca, borsa, tit.
cred., 2002, II, 764, con nota di Tucci, disattende
lassunto secondo cui la normativa speciale in materia di responsabilit solidale del soggetto abilitato,
prescinde da una posizione soggettiva colposa, precisando che, nella normativa in riferimento, si vista
o unipotesi di responsabilit oggettiva o unipotesi
di responsabilit vicaria, venendo cos in risalto: a)
la tutela dei terzi perseguita mediante attribuzione (se
si vuole, a carattere fittizio) di colpa al datore di lavoro; b) un criterio di allocazione del rischio, che b1) deve ricadere non sullinerme risparmiatore ma su chi
sceglie il collaboratore-dipendente, se ne avvale, lo organizza, lo controlla; b2) una scelta di valore che attribuisce il rischio al soggetto che pu tradurlo in costo.
Anche Trib. Mantova, 13.10.2003, in Danno e
resp., 2004, 297 aderisce a quellorientamento giurisprudenziale che appare prevalente secondo cui la responsabilit dellintermediario per il fatto del promotore ha carattere essenzialmente oggettivo, imputandosi alla societ intermediaria, nellinteresse della
quale lattivit viene svolta dal promotore, il costo del
rischio dellattivit medesima e quindi lillecito del
promotore. Il rischio infatti non pu cadere sullinerme risparmiatore, ma deve cadere su chi sceglie il collaboratore, se ne avvale, lo organizza, lo controlla e
pu tradurre il rischio stesso in costo.
Nella stessa direzione, anche Trib. Milano,
11.6.1998, in Contratti, 1999, 487 ss., con nota di
Maniaci, secondo cui la S.i.m. esonerata dalla re726

Danni civili

sponsabilit solidale soltanto qualora fornisca la


prova rigorosa e puntuale dellassenza di una propria culpa in vigilando sullattivit del promotore, e
Trib. Milano, 24.6.1996, in Giur. comm., 1997, II,
466, che sottolinea laspetto connesso alla culpa in
eligendo attribuibile alla S.i.m. per aver scelto, quale
preposto, un soggetto pur sempre chiamato ad operare nellinteresse dello stesso intermediario, che poi
ha posto in essere condotte pregiudizievoli verso i
terzi.
Quanto alla qualificazione, una parte della dottrina, come visto, parla di responsabilit extracontrattuale, altra di responsabilit contrattuale molto ampia, i cui confini toccano la responsabilit oggettiva.
Altrettanto variegato appare, sul punto, lorientamento della giurisprudenza che, peraltro, sembra
aver iniziato unopera ermeneutica volta al superamento della rigida alternativa tra responsabilit
aquiliana e responsabilit contrattuale, elaborando
la cosiddetta responsabilit da contatto che, cos
come per il medico Ulss (Cass., 22.1.1999, n. 589, in
Mass. Giur. it., 1999), potrebbe configurarsi anche a
carico del promotore finanziario. Lanalisi della giurisprudenza consente di delineare la costruzione di
un tipo di responsabilit professionale, causalmente
funzionale alla natura dellattivit fonte di danno.
Succede, cos, che la giurisprudenza tenda a minimizzare il problema della qualificazione della responsabilit, assegnando rilievo prevalente alla violazione dei doveri di diligenza posti a carico delloperatore professionale, in funzione dellattivit
prestata e del servizio esercitato (cfr., App. Milano,
2.2.1990, in Banca, borsa, tit. cred., 1990, II, 734 ss.).
Quanto alla normativa positiva che presiede alla
disciplina della fattispecie, abbiamo gi ricordato come la sentenza romana commentata sposi lassunto
seguito, quantomeno in passato, soltanto da una parte minoritaria della giurisprudenza, secondo cui siffatta responsabilit trova il suo presupposto positivo
non solo e non tanto nella generale disciplina codicistica e, segnatamente, negli artt. 1228 e 2049 cod.
civ., quanto soprattutto e principalmente nella disciplina specifica che regola la materia (oggi, d. legis. n.
58/1998, e relativo vigente Regolamento attuativo
Consob n. 11522 e successive modificazioni).
Nella stessa direzione: Trib. Milano, 2.5.1996,
in Resp. civ. e prev., 1997, 1235 ss., con nota di Annunziata, che appunto riconduce la responsabilit
di cui trattasi allart. 5 della l. n. 1/1991 (applicabile,
ratione temporis, al caso di specie sottoposto a quel
giudizio), norma che appresta una tutela autonoma
e rafforzata sia rispetto alle ipotesi di cui allart. 1228
c.c. sia a quelle di cui allart. 2049 c.c.; Trib. Bologna, 4.11.1996, in Dir. banca e merc. fin., 1998, 77
ss., con nota di Santosuosso, che appunto riconduce la responsabilit della S.i.m. allart. 5, comma
NGCC 2005 - Parte prima

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

4o, l. n. 1/1991; Trib. Milano, 11.6.1998, cit., che


fa applicazione al caso di specie dellart. 5, comma
4o, l. n. 1/1991.
Segue, invece, laltro ricordato orientamento,
App. Milano, 27.7.2001, in Banca, borsa, tit. cred.,
2002, II, 424 ss., che, peraltro, si sofferma su diversi
aspetti della problematica qui in rilievo. In particolare, la Corte pone i seguenti principi: per laffermazione della responsabilit indiretta di una S.i.m. ex
artt. 1228 e 2049, cod. civ., per i danni arrecati dal
fatto illecito di un proprio agente (necessario e)
sufficiente che sussista un nesso doccasionalit necessaria tra lillecito ed il rapporto che lega i due
soggetti; il nesso doccasionalit necessaria sussiste
allorch le mansioni o le incombenze affidate abbiano reso possibile o comunque agevolato il comportamento produttivo del danno; non esclude la responsabilit della S.i.m. il fatto che il rapporto di
collaborazione sia qualificabile come contratto
dagenzia, poich la responsabilit del preponente
ex art. 2049, cod. civ., si fonda sulla mera circostanza dellinserimento dellagente nellimpresa, non richiedendo il carattere della continuit n la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato.
Sempre in ordine ai presupposti che fondano la
responsabilit solidale dellintermediario finanziario
per il fatto del promotore, la giurisprudenza solitamente richiama i seguenti elementi: il rapporto di
preposizione; il fatto illecito del promotore preposto; la connessione tra lesercizio delle incombenze
affidate ed il danno subito dai terzi, con la conseguenza che la societ dintermediazione esonerata
da siffatta responsabilit solo se fornisce specifica
dimostrazione della mancanza di una propria culpa
in vigilando sulloperato del promotore. In tal senso,
tra le altre, Trib. Milano, 23.1.2003, in Banca, borsa, tit. cred., 2004, II, 154 e Trib. Milano,
11.6.1998, cit.
Altra giurisprudenza (v., ad esempio, Trib. Lecce, 6.9.2004, in Gius, 2004, 4220) afferma, invece,
che condizione sufficiente per attribuire alla S.i.m.
la responsabilit solidale in questione, sia costituita
dal rapporto di occasionalit necessaria tra il fatto
illecito del promotore e le incombenze a questi affidate dallintermediario. Anche Trib. Milano,
2.5.1996, cit., afferma che circa il nesso che deve esistere tra lattivit posta in essere dal promotore e
quella della Sim deve ritenersi che valgano i comuni
principi in tema di responsabilit indiretta del committente, secondo il quale esso rappresentato da un
rapporto di occasionalit necessaria (...) che tuttavia la
legge estende ai comportamenti da parte del promotore del tutto divergenti dai propri obblighi, sino a comprendere, la commissione di un illecito penalmente rilevante. Chiarisce, poi, Cass., 19.7.2002, n. 10580,
in Banca, borsa, tit. cred., 2004, II, 153, che tale rapNGCC 2005 - Parte prima

Danni civili

porto rinvenibile in tutte quelle ipotesi in cui la


condotta del preposto possa farsi rientrare nellambito delle attivit funzionali allo svolgimento delle
incombenze affidategli: e, quando il comportamento
del promotore rientra nel quadro delle attivit funzionali allesercizio delle incombenze di cui investito, il
rapporto di occasionalit necessaria, in linea di principio, sussiste e cos la responsabilit della societ dintermediazione per i danni arrecati ai terzi nello svolgimento di quelle incombenze.
In senso conforme alla sentenza del Tribunale di
Roma, in punto di sussistenza della responsabilit
solidale della S.i.m. anche nellipotesi di comportamento doloso avente rilievo penale del preposto:
Trib. Milano, 2.5.1996, cit.; Trib. Sanremo,
13.1.2003, in Banca, borsa, tit. cred., 2004, II, 154;
Trib. Lecce, 6.9.2004, cit.; Trib. Bologna,
4.11.1996, in Societ, 1997, 808 ss., con nota di Lolli.
IV. La dottrina
Sugli intermediari finanziari non bancari, si segnalano: Costi, Intermediari finanziari non bancari
e mercato mobiliare, in Pol. dir., 1998, 505 ss.; Id.,
Osservazioni in tema di disciplina degli intermediari
finanziari, in Il mercato dei valori mobiliari, a cura di
Affermi, Giuffr, 1991, 173 ss.; Nigro, Intermediari finanziari: problemi e prospettive, in Banca, borsa, tit. cred., 1988, I, 489 ss.; Martina, Le imprese
dinvestimento ed i gestori, in Diritto delle banche e
degli intermediari finanziari e dei mercati, a cura di
Capriglione, Cacucci, 2003, 277 ss.; Roppo, SIM
di distribuzione e promotori finanziari nel regime dellattivit di sollecitazione del pubblico risparmio, in
Contr. e impr., 1992, 47 ss.
Sullo statuto giuridico della figura dei promotori
finanziari, si segnala Id., nel Commentario al testo
unico delle disposizioni in materia di intermediazione
finanziaria, a cura di Alpa-Capriglione, I, Cedam,
1998, 332 ss.
La dottrina in genere osserva come lo specifico
statuto giuridico dei promotori, impone agli stessi
una condotta oltre che professionale, anche diligente e corretta, che rispetti sia le strategie distributive
dellintermediario, sia le prescritte regole di comportamento nellapproccio e nel rapporto con la
clientela. Importanza centrale, riveste, in particolare
la correttezza che la regola di comportamento cui
deve essere improntata lattivit di intermediazione
nel suo complesso, e si sostanzia non soltanto nel
dovere di informare il risparmiatore sulla natura e
sui rischi delle operazioni che propone, sulle loro
implicazioni, e su ogni altra circostanza necessaria
ad una consapevole scelta di investimento, ma, pi
in generale, nel diritto, da parte dei terzi, di esigere
727

Trib. Roma, 25.3.2004 - Commento

determinati comportamenti dallintermediario nel


corso dellintero rapporto (Lolli, in nota a Trib.
Bologna, 4.11.1996, in Societ, 1997, 808 ss.).
A proposito della fonte normativa della responsabilit indiretta e solidale del soggetto abilitato per il
fatto illecito del preposto, devono segnalarsi:
Chieppa Maggi, Sulla responsabilit indiretta della
Sim, in Banca, borsa, tit. cred., 2002, II, 437 ss., che
riconduce detta responsabilit principalmente alla
legislazione speciale in materia; Santosuosso, La
buona fede del consumatore e dellintermediario nel
sistema della responsabilit oggettiva, ivi, 1999, I, 33
ss.; Longhini, La Sim e i promotori finanziari nella
giurisprudenza, Giuffr, 2001, 143 ss., che sottolinea, appunto, come la giurisprudenza tende a non
prendere in considerazione la disciplina speciale,
bens quella generale dettata dal codice civile; Carbone, La responsabilit dei promotori e delle societ
finanziarie, in Danno e resp., 1999, 615 ss., che si
esprime con forti accenti critici sulla tendenza di
magistrati ed avvocati a trovarne il fondamento pi
o soltanto nella generale normativa civilistica ed evidenzia che delle diciannove sentenze monitorate,
ben nove sono state decise in base alla disciplina del
codice civile, per lo pi mediante il richiamo agli
artt. 1228 cod. civ. o 2049 cod. civ., qualche volta
anche allart. 1989 cod. civ. che disciplina la promessa al pubblico, nonostante che allepoca della
maggior parte dei casi trattati fosse gi entrata in vigore la l. S.i.m. n. 1/1991 e, comunque, vigeva lart.
18 ter della l. 7.6.1974, n. 216, come modificato dallart. 15 della l. 4.6.1982, n. 281.
Sul dibattito tuttora in atto avente ad oggetto natura e qualificazione della responsabilit della S.i.m.,
possono leggersi: Poltronieri, I limiti alla responsabilit della societ di intermediazione mobiliare per
loperato dei promotori di servizi finanziari, in Banca,
borsa, tit. cred., 1999, II, 25 ss.; Liace, Responsabilit oggettiva della Sim per illecito del promotore finanziario, in Danno e resp., 2004, 297 ss.; Tucci, Illecito
del promotore finanziario e responsabilit solidale
della societ di intermediazione mobiliare, in Banca,
borsa, tit. di cred., 2002, II, 764 ss.; Santosuosso,
op. cit., 38 ss.; Id., La responsabilit solidale della
S.i.m. per fatto illecito del promotore, in Dir. banca e
merc. fin., 1998, 79 ss.; Annunziata, La responsabilit della Sim per i danni cagionati alla propria clientela dal promotore finanziario, in Resp. civ. e prev.,

728

Danni civili

1997, 1240 ss.; Maniaci, La responsabilit della Sim


per fatto illecito del promotore, in Contratti, 1999,
490.
Pinori, La responsabilit degli intermediari finanziari, in Danno e resp., 1997, 294 ss. e Annunziata,
op. cit., 1243 ss., pongono in rilievo come si vada
consolidando, in special modo nellambito della responsabilit delle figure professionali, quel trend interpretativo volto ad un progressivo superamento
della tradizionale distinzione tra responsabilit contrattuale ed extracontrattuale.
Sulla natura essenzialmente oggettiva della responsabilit dellimpresa distributrice di prodotti e
servizi finanziari per gli illeciti perpetrati dai preposti, v., in particolare, Bochicchio, Illeciti dei promotori finanziari nei confronti dei risparmiatori e responsabilit oggettiva dellintermediario: articolazione del principio di responsabilit nellambito delle
dinamiche di impresa, in Giur. comm., 1997, II, 474,
che evidenzia come, nellambito della distribuzione fuori sede di prodotti finanziari il legislatore si
era da tempo orientato per lespressa previsione
della responsabilit oggettiva dellimpresa distributrice. Nella stessa direzione anche Bernardi, Illeciti dei promotori finanziari e responsabilit solidale
dellintermediario: ultimi orientamenti in tema di
concorso di colpa, in Archivio Ceradi, 2001, n. 5 (rivista online del Centro di ricerca per il diritto dimpresa della LUISS Guido Carli, consultabile allindirizzo www.luiss.it), secondo cui non sembra
dubbio che la responsabilit della Sim sia configurabile come responsabilit oggettiva per fatto altrui. Anche Santosuosso, op. ult. cit., 79 ss., d
conto (condividendole) delle posizioni dottrinali in
materia che sottendono la considerazione che trattasi di responsabilit oggettiva per fatto altrui, legata al fatto del compimento di illeciti da parte del
promotore nellesercizio delle sue incombenze, e
giustificata nella misura in cui il preponente lo sceglie e lo controlla.
Sulla responsabilit solidale del soggetto abilitato
allo svolgimento di servizi dinvestimento, anche
laddove il fatto del preposto rivesta rilievo penale, si
veda particolarmente Roppo, SIM di distribuzione e
promotori finanziari nel regime dellattivit di sollecitazione del pubblico risparmio, cit. 47 ss.
Mauro Sferrazza

NGCC 2005 - Parte prima

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