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2004
[Il testo della sentenza riproduce fedelmente, senza alcuna correzione, loriginale depositato in cancelleria, anche laddove esso risulta
di non chiara comprensione].
Il fatto. (Omissis)
I motivi. Preliminarmente deve richiamarsi il
nucleo fondamentale delle contestazioni mosse
dallattrice ai promotori finanziari Paradiso ed
Imbriale, quali diretti autori delle condotte lesive, nonch nei confronti della San Paolo Invest,
S.I.M. a cui i predetti promotori finanziari erano legati da rapporto di collaborazione e con la
quale la stessa attrice aveva concluso il contratto di gestione del patrimonio affidato in data
22.2.94 di 1.060.000.000, poi incrementato di
ulteriori 170.000.000 nellaprile del 97, di
modo che la stessa S.I.M. era solidalmente responsabile con i suoi due promotori, questultima imputa ai citati promotori di aver volontariamente occultato alle stesse la rilevantissima
diminuzione del patrimonio inizialmente investito nella gestione finanziaria nel corso degli
anni dal 94 al 98, tanto da risultare inferiore di
circa 500 milioni di lire, garantendo alla stessa
in pi occasioni, ed anche in presenza di terzi,
che il capitale iniziale era rimasto inalterato nel
corso del tempo e che le operazioni finanziarie
compiute avevano dato ottimi risultati, e nel
contempo inducendola a ritenere che le somme
dalla stessa prelevate per le proprie eccezioni
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(sic) costituivano gli utili netti della gestione finanziaria senza incidere sul capitale iniziale
dalla stessa affidato in gestione ai due promotori finanziari. Imputa poi agli stessi di aver
omesso di consegnarle i resoconti periodici della gestione di cui la stessa non aveva avuto carattere (sic) perch prelevati direttamente dai
promotori della casella postale dove era stata
domiciliata la corrispondenza della gestione finanziaria, di cui gli stessi avevano la piena disponibilit. Inoltre, di aver omesso il pagamento dei primi di due contratti assicurativi previdenziali nonostante fossero stati a ci delegati,
da cui derivava la perdita delle somme versate e
di quelle precisate alle conclusioni, mediante
omissioni che erano state attuate dai promotori
approfittando della totale e incondizionata fiducia che essa attrice aveva riposto sui medesimi, e in conseguenza della quale apparivano
pi che esaustive le rassicurazioni verbali che
questi le facevano in ogni occasione circa il
buon andamento della gestione e la permanenza inalterata del patrimonio inizialmente impiegato nelle operazioni finanziarie.
Orbene, cos riassunto il cuore delle doglianze sollevate dallattrice, peraltro tutte ricusate
dai convenuti, perch sussistente (sic) in via di
fatto e comunque giuridicamente irrilevanti, va
accertata, sulla base degli elementi probatori
acquisiti, la sussistenza o meno dei presupposti
della responsabilit della parte convenuta in
relazione allillecito contestato.
Tali presupposti sinteticamente sono appuntabili nellinadempimento e/o fatto illecito, e
pertanto nella effettiva ravvisabilit dello stesso, imputato alla condotta dei convenuti Paradiso e Imbriale; nel rapporto di preposizione
tra la convenuta San Paolo Invest e questi ultimi, ed infine nella riferibilit eziologica del
pregiudizio, subito dallattrice, alla violazione
dei lavori (sic), di promotori finanziari, ed in
via succedente ai doveri gravanti sulla S.I.M.
San Paolo Invest S.p.A.
Viene quindi come priorit logica quella dellaccertamento delle commissioni dellillecito
e/o dellinadempimento da parte dei convenuti
Paradiso e Imbriale. A questo riguardo deve
anzitutto precisarsi, come gi richiamato, che
laspetto fondamentale delladdebito quello
di aver sempre riferito alla attrice Hader (contrariamente alla realt dei fatti) che la gestione
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Danni civili
Tale consapevolezza si trae dal fatto che erano gli stessi promotori che perseguivano tutte
le operazioni sul capitale affidato alla Hader,
ed inoltre erano gli unici che ricevevano la corrispondenza bancaria della gestione patrimoniale in quanto la stessa era stata domiciliata
per una casella postale dellIstituto Bancario
San Paolo di Torino (da via della Stamperia a
Roma) di cui avevano le chiavi perch consegnategli dalla Hader proprio nellincarico di
occuparsi, insieme alle gestioni vere e proprie,
anche della parte burocratica.
Sicch, il risultato realizzato nel complesso
era che la Hader aveva affidato agli stessi la
completa attivit di cura e gestione del proprio capitale, giacch riponeva sugli stessi una
incondizionata fiducia, e conseguentemente
contro (sic) altre a non consegnarle materialmente la corrispondenza di cui risultassero i
rendiconti periodici della gestione le tenevano
nascoste, volutamente, la realt della situazione patrimoniale mediante le inveritiere costanti assicurazioni che il capitale iniziale era rimasto integro (sic).
Tale duplice condotta omissiva quanto alla
consegna della rendicontazione, e commissiva
quanto alle false informazioni sul capitale esistente integra certamente lillecito specifico
previsto dalla norma sopra richiamata ed
quindi fonte di responsabilit risarcitoria per i
danni causalmente riconducibili alla stessa.
A tal riguardo, va rilevata (sic) che la teste
Scuritati ha dichiarato che la Hader non si occupava del ritiro della corrispondenza ma se ne
occupavano i due promotori Paradiso e Imbriale, e ci, sempre secondo le dichiarazioni
della teste, trovava conferma nel fatto che presso labitazione della Hader arrivava solo la corrispondenza dellIstituto Bancario San Paolo
di Torino dove la Hader aveva il conto corrente personale, e non altre documentazioni bancarie.
Attesa la situazione di convivere stabile per
diversi anni della Scuritati con la Hader, perch collaboratrice familiare di questa, le circostanze riferite assumono un valore probatorio
rilevante, che insieme alle altre circostanze indiziarie forniscono la prova della mancanza di
informazione alla Hader da parte dei promotori finanziari.
Tra queste circostanze va ricompresa quella
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riferita dalla teste Varese (cfr. ud. 9.01.02), ossia di aver saputo dellesistenza della casella
postale in coincidenza del furto del portafoglio
subito dalla Hader, quindi in epoca anteriore
ai fatti di causa, in quanto tale furto risale al 96,
e quando la Hader aveva piena e incondizionata fiducia nei due promotori finanziari. In tale
occasione la Hader ebbe a riferirle che nel portafoglio sottrattole conservava anche una chiave della casella postale ma che la corrispondenza inserita in tale casella veniva regolarmente
ritirata dai due promotori.
Altre circostanze rilevanti riferite da tale teste (sic) quella dellaver visionato documentazione bancaria esclusivamente riferita al
conto personale della Hader in quanto la teste
Varese, sua amica, esperta di contabilit, sicch quando la Hader ha maturato il sospetto
che landamento della gestione non corrispondesse a quanto riferitole dai promotori ha fatto effettuare un contratto (sic) alla suddetta
Varese, ma sulla documentazione bancaria in
suo possesso che appunto era limitata agli
estratti conto del c/c in essere presso lIstituto
Bancario San Paolo di Torino, in quanto non
era in possesso delle documentazioni relative
alla gestione patrimoniale della San Paolo Invest.
Poich come detto tale verifica avvenuta a
causa della perdita di fiducia nei promotori,
non vi sarebbe stato motivo alcuno plausibile
da parte della Hader di non mettere a disposizione della Varese anche la corrispondenza
della San Paolo Invest relativa agli investimenti, ove ne avesse avuto la disponibilit, propria
perch era laspetto fondamentale che la stessa
intendeva verificare (sic). Quindi, la testimonianza della Varese sul fatto di aver chiesto alla
Hader di visionare la documentazione relativa
alla gestione patrimoniale, e di aver appreso da
questa che non era in sua disponibilit perch,
mai consegnatale, appare supportata, in termini di attendibilit, da ragioni di assoluta coerenza e logicit.
Tutto ci, quindi, comprova pienamente le
contestazioni dellattrice di non aver mai avuto
materialmente i resoconti periodici degli investimenti effettuati dai due promotori, quindi di
essere stata tenuta alloscuro dei dati reali ed
analitici della gestione e nel contempo falsamente informata da costoro di una situazione
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rosea nella consapevolezza delle rilevanti riduzioni subite dal capitale iniziale investito.
Un altro aspetto rilevante chiarito dalla teste
Varese che dallanalisi della corrispondenza
dellIstituto Bancario San Paolo non era ricostruibile landamento della gestione patrimoniale, sicch, sul piano delle conseguenze e
consapevolezze, deve conseguentemente escludersi che la Hader fosse comunque edotta della grave situazione del proprio capitale, proprio perch tale situazione non era evincibile
dal c/c personale in parola.
Daltra parte, ci trova conferma nella deposizione della teste Moscatelli (ud. 15.3.01),
dipendente, allepoca dei fatti, dellIstituto
Bancario San Paolo che ha il c/c personale
della Hader pur servendo come appoggio (sic)
alle operazioni di investimento non comportava (sic) alcun collegamento diretto alla gestione patrimoniale, infatti ha precisato che noi
(ossia lIstituto San Paolo) non seguivamo
landamento dei conti correnti affidati alla
SIM.
In altri termini, si trae ulteriore conferma del
fatto che attraverso lesame della documentazione bancaria relativa al citato conto non era
possibile risalire allandamento della gestione
patrimoniale, e dunque risulta pienamente credibile quanto affermato dallattrice di essere
sempre stata alloscuro della situazione dellinvestimento mobiliare, ancorch la stessa operasse direttamente su tale conto e avesse i resoconti periodici relativi allo stesso.
Dunque, aggravano e non sono del tutto irrilevanti le circostanze riferite dai testi indotti
dai convenuti riguardanti il fatto che la Hader
fosse assidua frequentatrice della propria banca Istituto Bancario San Paolo, e che si tenesse
informata delle varie operazioni relative e detto
conto consente (sic), poich, come visto, non
vera un diretto collegamento di questo con i
conti correnti della gestione patrimoniale affidata alla San Paolo Invest, e sopra tutto lindicazione analitica di operazioni mobiliari che
consentissero ad un soggetto un esperto (sic)
di contabilit bancaria di risalire facilmente allo stato del proprio investimento patrimoniale
mobiliare.
Deve inoltre menzionarsi il fatto che risulta
documentalmente provato con rilevante elemento indiziario (sic) in ordine al possesso delNGCC 2005 - Parte prima
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sensi dellart. 1710, IIo comma, c.c.: che nel caso di specie certamente ravvisabile nella diminuzione del capitale di oltre 500 milioni di
lire. Non di meno, la suddetta condotta integra
gli estremi dellillecito aquiliano ex art. 2043
c.c., per avere i promotori dolosamente riferito
notizie false sullentit del capitale residuo alla
titolare e odierna attrice.
Detta condotta, infatti, viola, unitamente agli
obblighi negoziali visti, anche le regole generali
di comportamento ed il principio del neminem laedere che vieta a chiunque di porre in
essere comportamenti capaci di indurre in errore i terzi su dati della realt di tali aggiunti
(sic) da far sorgere una errata rappresentazione
di quegli stessi dati nella corrispondenza, per
gli autori della condotta, di arrecare al soggetto
raggirato un danno certo e nel contempo con
vantaggio per gli autori del fatto illecito.
Sulla scorta degli elementi illustrati, non sorge alcun dubbio sul fatto che i promotori Paradiso e Imbriale fossero per un verso consapevoli della riduzione avuta dal capitale investito
dalla Hader, dato che erano gli autori materiali
delle varie consapevoli compiute sullo stesso
(sic), e comunque a conoscenza di tutte le documentazioni bancarie relative agli investimenti della Hader; per altro verso altrettanto conseguenti di fornire (sic) alla cliente dati e notizie sullammontare del capitale investito non
rispondente al vero, sicch di indurre certamente le stesse cos facendo in errore sulla
rappresentazione della realt, con inevitabili
conseguenze pregiudizievoli sullassetto economico degli interessi di questa.
Da questi elementi e riscontri deve affermarsi il compimento di comportamenti contrari alle norme di legge elencate da parte di tali convenuti da cui consegue lobbligo risarcitorio
per gli stessi relativamente ai danni cagionati
allattrice in conseguenza diretta degli illeciti
visti.
Sul piano dellintenzionalit di tali condotte,
e quindi sotto il profilo volitivo, deve considerarsi il fatto che la condotta illecita complessivamente accertata stata realizzata anche falsificando la firma della Hader in varie operazioni bancarie da parte dei citati promotori. stata al riguardo svolta una C.T.U. grafologica sui
documenti prodotti dalla San Paolo Invest, relativi ad operazioni di investimenti, che ha ac709
certato senza esitazione lapocrificit delle sottoscrizioni in apparenza ascrivibili alla Hader.
A questo dato obiettivo e materiale non pu
che collegare la porzione (sic) dei due promotori finanziari, vuoi perch, come detto, operavano in piena autonomia ed esclusivit sulla
gestione patrimoniale dellattrice e quindi erano gli unici che potevano concretamente realizzare tale falsificazione delle firme sui documenti attuativi del mandato qualsiasi (sic); vuoi
perch almeno in un caso tale condotta stata
accertata direttamente da parte della teste Moscatelli.
Questultima infatti ha riferito (cfr. ud.
15.3.01) di aver rilevato una forma (sic) non
conforme su un mandato presentato dai promotori e di aver quindi convocato presso la
banca (Istituto Bancario San Paolo) la Hader
facendole constatare tale irregolarit.
Appare quindi evidente lelevato grado di irregolarit cui era ispirata ed attuata la condotta
di tali promotori che approfittando della incondizionata fiducia sugli stessi riposta dalla
cliente, e non inerenti (sic) dal fatto che si trattava di capitale da cui la stessa traeva la sua
unica fonte di sostentamento, non hanno avuto
alcuna remora a riferirle per anni fatti non mai
sullo stato della gestione e asserirle un danno
di particolare gravit.
Peraltro, le prove che si trattasse dellunico
cespite economico posseduto dalla Hader e
che la stessa volesse quindi certamente prescrivere (sic) tale capitale un investimento a bassomedio rischio circostanza ammessa dagli stessi promotori in sede di interrogatorio libero,
oltre che riferito univocamente da tutti i testi
sentiti al riguardo.
Dunque sotto il profilo negoziale e dalle rilevanze dellinadempimento da una parte, e del
grado di intenzionalit dellillecito aquiliano
dallaltro, appare induttiva la gravit delle condotte complessivamente realizzate da tali convenuti, delle quali, come detto, sono chiamati a
rispondere patrimonialmente solidalmente con
la proponente San Paolo Invest S.p.A. in base
al dettato dellart. 5, IV comma, L. 2.1.91, n. 1
e dellart. 31, III comma, del D. Lgs. 24.2.1998
n. 58. Infatti, in base a tali disposizioni normative, succedutesi nel corso della durata del rapporto per cui causa, il soggetto abilitato allo
svolgimento dei servizi finanziari, e quindi, per
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quanto interesse, la societ di intermediazione finanziaria San Paolo Invest S.p.A., obbligata solidalmente con il proprio promotore finanziario per i danni da questo arrecati ai terzi
anche se effetto di condotte penalmente rilevanti. Le norme richiamate estendono quindi
alla S.I.M. e cui il promotore finanziario appartiene (sic), in virt di mandato, dipendenze o
agenzie, la responsabilit per gli atti e comportamenti illeciti da questi posti in essere, obbligandole in solido al risarcimento dei danni. Si
tratta, infatti, di una norma estensiva del generale principio di responsabilit previsto dallart. 2049 c.c., dettata per i padroni e i committenti rispetto alle condotte dei commessi e
dipendenti, secondo la logica della riconducibilit delle condotte lesive ad un centro di interesse sostanziale non coincidente con lautore
delle condotte direttamente lesive; ma anche di
una specificazione dellart. 2055 c.c. sulla mutabilit (sic) dellillecito a pi soggetti, sia in
base ad una comune condotta materiale, sia in
base a condotte complementari e concausali.
Nella fattispecie estratto (sic) descritto dalle
suddette norme precettive di responsabilit
(art. 5 L. 1/91 e art. 31 D. Lgs. 56/96) emerge
quanto questultima ratio (sic), dato lobbligo di vigilanza posto dalle stesse normative a
carico della S.I.M. per ci che concerne loperato dei propri promotori finanziari, di modo
che le condotte lesive di questi sono imputabili
alla S.I.M. a titolo di emissione dei prescritti
doveri di vigilanza su questi, ovvero sullomessa predisposizione di meccanismi e sistemi di
controllo atti ad impedire comportamenti lesivi verso terzi.
Ne consegue, quindi, che le due condotte illecite (omissive dei controlli per la S.I.M. e
commissiva del promotore) risultano causalmente collegate e concesse dellevento lesivo
cagionato al tasso investitore mobiliare (sic).
A ci si ricollega le disposizioni speciali di
cui allart. 23, VI comma, D lgs. 56/98, che pone a carico della S.I.M. lonere di provare la
correttezza specifica della propria condotta
per andare esente da responsabilit.
Dare a questo riguardo precisarsi come la
convenuta S.I.M. San Paolo Invest non abbia
in alcun modo assolto a tale onere probatorio
liberatorio di responsabilit, n dando le prove
positive di aver informato con rendiconto peNGCC 2005 - Parte prima
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realt, a compiere un atto di disposizione patrimoniale contrario ai propri interessi che senza
gli artifizi ed i raggiri non sarebbe stato compiuto. E tale ipotesi si pu riconoscere sia nel
caso di condotta iniziale preordinata alla conclusione del contratto, sia allorch la condotta
fraudolenta posta in essere nel corso della
esecuzione del contratto; come certamente realizzatosi nel caso di specie. Per altro verso va
precisato che la risarcibilit del danno non patrimoniale derivante da reato in base allart.
185, II comma, c.p. non necessita la sua configurabilit concreta in quanto tale e relativa perseguibilit (sic) ma solo come fattispecie concreta configurante un fatto illecito, quindi rilevante solo sotto il profilo delle sue materialit e
non della sua qualificazione specifica nella tipologia positivamente enucleabile dalle norme
incriminatici.
Sicch il fatto produttivo del danno non patrimoniale costituito dallazione commessa
dallagente complessivamente considerato sia
nelle componenti rilevanti per le configurazioni dellillecito penale, che in quelle rilevanti ex
art. 2043 c.c. Dunque, nessuna importanza
pu scaturire nel caso in esame dal fatto che
per i suddetti comportamenti penalmente rilevanti sia stato instaurato un procedimento a carico degli autori, attesa la indipendenza delle
valutazioni fatte in questa sede ai fini risarcitori
rispetto alla diversa ed eventuale sede penale.
Ci comprovata positivamente dallart. 198
c.p. che esprime proprio questo tipo di relativa
indipendenza allorch fa presumere le obbligazioni civili nascenti dal reato anche in caso di
estinzione di questo.
Sulla scorta di quanto illustrato deve quindi
riconoscersi in capo allattrice il diritto, ex art.
185 c.p., al risarcimento del danno cosiddetto
morale quale conseguenza delle condotte illecite realizzate materialmente dai convenuti Paradiso e Imbriale e agevolati dalla condotta omissiva, per quanto concerne i dovuti contratti
(sic) attuati dalla convenuta San Paolo Invest
S.p.A.
Secondo lormai consolidato criterio valutativo elaborato dalla giurisprudenza (sopra tutto
in caso di sinistro stradale con lesione fisica o
morte delle persone offese del reato) tale danno
viene liquidato in misura percentuale rispetto
al danno patrimoniale, e per lo pi pari al 50%
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Danni civili
Tali elementi fattuali convincono senza dubbio della correttezza e regolarit delloperato
della banca San Paolo di Torino, che portano
ad escludere ogni forma di responsabilit per i
danni subiti dallattrice in dipendenza degli investimenti mobiliari compiuti attraverso i restanti convenuti.
Va dunque rigettata la domanda attrice nei
confronti dellIstituto San Paolo di Torino
S.p.a., quantunque sia giustificabile la citazione della stessa nel presente giudizio per i rapporti esistenti con gli altri convenuti, e di conseguenza appare equo compensare le spese di
lite tra lattrice e la suddetta banca.
Viceversa, le spese di lite sostenute dallattrice devono essere rifuse solidalmente dai convenuti Paradiso, Imbriale e San Paolo Invest
S.p.A. in quanto soccombenti rispetto alle domande proposte dalla prima; spese che si liquidano come da separato dispositivo.
Vanno infine rigettate le domande riconvenzionali proposte nei confronti dellattrice da
parte dei convenuti Paradiso e Imbriale, nonch dalle convenute San Paolo Invest S.p.A. attesa la loro improcedibilit logico-giuridica
con laccertamento della fondatezza delle domande risarcitorie proposte, nei confronti di
tali convenute, dallattrice.
Mancano infine i presupposti processuali
per la pronunzia sulla domanda di manleva
formulata dallIstituto Bancario San Paolo di
Torino nei confronti dei promotori finanziari
Paradiso e Imbriale, atteso che tale domanda
era subordinata ad una possibile statuizione di
condanna a carico di detto istituto bancario
che, da come detto non v stata. (Omissis)
[Costa G.U. Hader (avv.ti Guzzi, Lovato e Fondi)
San Paolo Invest S.p.A. (avv.ti Perdetti e Falletti)
Paradiso e Imbriale (avv. Conte) Istituto Bancario
S. Paolo di Torino-Imi S.p.A. (avv.ti Ferri e Russo)]
Danni civili
getto e svolgevano domanda riconvenzionale. Sostenevano, gli stessi, di aver semplicemente realizzato il
programma finanziario concordato con lattrice, sulla base delle prospettive reddituali fornite ed in relazione ai margini di rischio assunti e che, comunque,
la riscontrata situazione patrimoniale era il frutto di
una condotta economica scriteriata e dispendiosa
posta in essere dallinteressata. Quanto alle contestazioni in ordine alle firme su vari moduli relativi
ad operazioni di investimento, i due promotori evidenziavano che le stesse erano conosciute dallattrice, corrispondevano alla sua volont ed erano state
dalla stessa accettate ed approvate. Non sussisteva,
in definitiva, alcuna irregolare condotta e nessun
inadempimento negoziale e, di conseguenza, non vi
era alcun danno da risarcire. Anzi, in via riconvenzionale, domandavano essi un risarcimento dei danni per avere lattrice, con le sue ingiuste asserzioni,
causato un grave pregiudizio alla loro onorabilit
professionale, oltre che negative ripercussioni psicologiche e sociali. Di ci, vi era dimostrazione anche
nel provvedimento di sospensione irrogato dalla
Consob in sede disciplinare.
Analoga domanda riconvenzionale risarcitoria
svolgeva la convenuta S.i.m., che contestava i fatti
posti dallattrice a fondamento della propria domanda, eccependo che gli stessi apparivano comunque sforniti di prova il cui onere, in base allordinaria ripartizione processuale, era posto in capo allattrice, avendo il d. legis. n. 58/1998 introdotto soltanto la possibilit aggiuntiva dellintermediario finanziario di fornire la prova liberatoria della propria
responsabilit. La ricostruzione degli avvenimenti
gestori operata da parte attrice era non solo inconsistente, ma anche inverosimile, non essendo credibile
che per un cos lungo arco di tempo (circa 5 anni)
lattrice fosse rimasta alloscuro delle vicende gestorie e della propria situazione patrimoniale. Deduceva, per contro, di essere stata lesa essa S.i.m. nella
sua immagine e reputazione a seguito delliniziativa
giudiziaria intrapresa dallattrice, anche alla luce
della (ingiustificata ed immotivata) notifica della citazione alla Banca dItalia ed alla Consob.
Anche laltro convenuto (listituto bancario) si costituiva in giudizio, contestando la domanda attrice,
rilevando di essere totalmente estraneo alla vicenda
dedotta in giudizio. Svolgeva, comunque, in via cautelativa, domanda di manleva nei confronti dei promotori finanziari convenuti.
Il Tribunale accoglie la domanda attorea, ritenendo che le risultanze processuali consentano di ritenere provata la condotta irregolare dei due promotori finanziari convenuti e la violazione del mandato
di gestione finanziaria di cui trattasi. La questione
sottoposta alla decisione del Tribunale consente al
giudice romano di affrontare il merito della stessa
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per riaffermare, allesito di unanalitica ricostruzione della vicenda in fatto, importanti principi in materia di inadempimento del mandato di gestione e di
responsabilit civile nel settore degli investimenti in
strumenti finanziari. Ribadisce cos il Tribunale il
principio che la mancata consegna delle rendicontazioni e la contestuale diffusione di informazioni non
veritiere ad un cliente in merito ad una gestione patrimoniale, costituisce fonte di responsabilit per i
danni causalmente riconducibili a tali condotte, costituendo le stesse violazione sia del principio generale di buona fede che degli obblighi previsti a carico del mandatario. Ma ci che pi interessa che la
decisione in commento ha dato soluzione positiva
alla questione della configurabilit, in capo alla preponente S.i.m., della responsabilit solidale per i
danni arrecati ai clienti dalla condotta del proprio
promotore, anche laddove questa sia leffetto di un
comportamento penalmente rilevante.
Quello della configurabilit della responsabilit
della S.i.m. per il fatto illecito avente rilievo penale
del preposto ed, in particolare, dei limiti alla stessa, costituisce tema alquanto controverso, che stato oggetto, in anni recenti, di dibattiti dottrinali e di
differenziate pronunce giurisprudenziali, anche se i
giudici sono orientati per la sussistenza di una siffatta responsabilit anche nellipotesi in cui il fatto illecito del promotore sia leffetto di condotte penalmente rilevanti. appunto nellambito di tale ultimo indirizzo interpretativo che si colloca la sentenza
annotata.
La pronuncia in esame, che peraltro manda assolta da ogni responsabilit la banca convenuta giacch questa si limitata a gestire il conto corrente ordinario aperto dallattrice per far confluire le somme derivanti dalla gestione patrimoniale della S.i.m., ma
senza alcun collegamento funzionale ed operativo,
risulta particolarmente interessante perch affronta
alcuni aspetti critici della responsabilit civile in materia di servizi di investimento mobiliare, e pur ponendo a fondamento delle conclusioni cui essa giunge i principi di diritto pi volte ribaditi dalla giurisprudenza, si segnala per unapprofondita ricostruzione, in fatto ed in diritto, dei presupposti fondanti
siffatta speciale responsabilit ed ha il pregio, nel ricercare la fonte della stessa, di attribuire rilievo
principale alla disciplina speciale, rispetto ai generali principi codicistici.
II. Le questioni
1. Condotta penalmente rilevante del
promotore e responsabilit solidale della
S.i.m. La sentenza in commento si segnala per
unampia disamina della tematica in materia di fatto
illecito del promotore finanziario nelle sue conseNGCC 2005 - Parte prima
guenze connesse ai profili di responsabilit risarcitoria in capo alla S.i.m. preponente, ed affronta altre
rilevanti questioni, quali quella della natura della responsabilit configurabile a carico del preposto per
linfedele esecuzione del mandato gestorio; questioni tutte risolte in conformit ai relativi prevalenti e
consolidati orientamenti giurisprudenziali. Essa si
sofferma, in specie, sulla responsabilit solidale attribuibile alla S.i.m., riconosciuta anche laddove il
fatto del preposto configuri o possa configurare un
illecito penale, offrendo loccasione per richiamare
levoluzione del pensiero giuridico in materia, e fare
il punto sulla relativa elaborazione giurisprudenziale, alla luce della rinnovata disciplina normativa.
Muovendo dalla specifica disposizione che presiede la disciplina della fattispecie, deve segnatamente farsi riferimento alla norma di cui allart. 31,
comma 3o, del d. legis. n. 58/1998, che cos recita:
Il soggetto abilitato che conferisce lincarico responsabile in solido dei danni arrecati a terzi dal
promotore finanziario, anche se tali danni siano
conseguenti a responsabilit accertata in sede penale. Per inciso, deve osservarsi che la vicenda de
qua interessa pi anni segnatamente dal 1994 in
avanti nel corso dei quali si sono succedute pi
discipline legislative. Deve quindi anche farsi riferimento alla l. n. 1/1991, il cui art. 5, comma 4o, cos
disponeva: La societ di intermediazione mobiliare responsabile in solido degli eventuali danni arrecati a terzi nello svolgimento delle incombenze
affidate ai promotori finanziari anche se tali danni
siano conseguenti a responsabilit accertata in sede
penale. Limpianto normativo della l. n. 1/1991
stato quasi completamente abrogato ad opera del
d. legis. n. 415/1996, il cui art. 23, prevedeva: Il
soggetto abilitato che conferisce lincarico responsabile in solido dei danni arrecati a terzi dal
promotore finanziario, anche se tali danni siano
conseguenti a responsabilit accertata in sede penale; ma anche tale disposizione stata in seguito
abrogata, per effetto dellart. 214, comma 1o, lett.
jj) del d. legis. n. 58/1998 (t.u.f.), ma riprodotta appunto nel sopra ricordato art. 31 t.u.f.
Come si vede, dunque, la sostanza della disposizione, anche per quanto interessa ai fini di questa
nota, rimasta immutata. N pu rinvenirsi un elemento di differenziazione nella mancata previsione,
invece contenuta nella l. n. 1/1991, della necessit
che i danni siano arrecati nellespletamento del
mandato conferito dallinvestitore allintermediario,
non apparendo dubbio che tale requisito di fatto
debba sussistere, venendo altrimenti in apicibus meno ogni ipotesi di responsabilit oggettiva, come del
resto confermato dalleloquente riferimento al soggetto abilitato che conferisce lincarico (Bochicchio, 471, cit. infra, sez. IV).
NGCC 2005 - Parte prima
Danni civili
Danni civili
della responsabilit della Sim per illecito del promotore), 38, cit. infra, sez. IV]. cio evidente lesigenza
di ricondurre alla sfera giuridica del soggetto abilitato, quantomeno relativamente alla disciplina degli
effetti patrimoniali, il rischio insito nella possibile
collaborazione infedele o comunque produttiva di
danni a terzi posta in essere dal promotore, essendo
il predetto intermediario finanziario, nel cui interesse viene svolta lattivit del promotore stesso, in grado di meglio valutare quanto sia affidabile lagente
prescelto; su di esso devono pertanto ricadere gli effetti negativi dellattivit del promotore che agisce
nellesercizio delle sue incombenze (Trib. Bologna, 24.6.1996, cit. infra, sez. III). Si individua,
cio, la ratio della responsabilit nellesigenza di
riassorbire il rischio sociale dellattivit di intermediazione imputandolo allimprenditore, lunico in
grado non solo di riconoscerlo ma anche di ridistribuirlo mediante ricorso a vari strumenti (assicurativi
o di aumento dei prezzi) (Santosuosso, La responsabilit solidale della S.i.m. per fatto illecito del
promotore, 78, cit. infra, sez. IV).
Il riferimento al rischio dimpresa, quale fondamento della solidariet dellintermediario, stato
elaborato nellambito della teoria economica della
distribuzione costi/ricavi e trova forza nellanalisi in
termini di utilit sociale della produzione, e nella tesi in base alla quale soltanto limpresa pu efficacemente e razionalmente gestire il rischio, creato dalla
propria attivit, comprensivo di eventuali violazioni
da parte del promotore (cfr. Bernardi, 4, cit. infra,
sez. IV). Da una diversa angolazione, inoltre, la responsabilit oggettiva dellintermediario garantisce
la tutela del risparmio, in linea con istanze consumeristiche che in misura sempre pi pregnante indirizzano la produzione normativa interna e comunitaria, chiaramente orientata a rassicurare il contraente
che si presuppone essere la parte debole del rapporto (Bernardi, op. loc. citt.).
Quanto alla natura della responsabilit in esame,
acceso il dibattito dottrinale, cos come pure , sul
punto, oscillante lorientamento della giurisprudenza. Si contendono il campo concezioni che fanno riferimento alla colpa (in vigilando o in eligendo), e tesi che riconducono la responsabilit dellintermediario finanziario per il fatto del promotore, nellambito della responsabilit oggettiva.
Di un fondamento connesso al concetto di colpa
per omessa vigilanza sembra parlare, oltre alla sentenza qui annotata, anche Trib. Milano, 13.3.2000,
cit. infra, sez. III, che rileva come la disciplina in
materia sanziona: la mancanza di controllo (o di idoneo controllo) degli intermediari finanziari sullattivit dei preposti, intendendo altres apprestare una
tutela rafforzata allaffidamento del cliente anche a
mezzo di uninversione dellonere probatorio, essenNGCC 2005 - Parte prima
Danni civili
Danni civili
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no pubblicare e trasmettere ai singoli clienti un apposito documento informativo contenente lindicazione e la descrizione delle attivit svolte (lett. b),
devono acquisire preventivamente le informazioni
sulla situazione finanziaria del cliente rilevanti ai fini
dello svolgimento delle attivit di intermediazione
mobiliare (lett. d), devono operare in modo che il
cliente sia sempre adeguatamente informato sulla
natura e sui rischi delle operazioni, sulle loro implicazioni e su qualsiasi atto, fatto o circostanza necessari per prendere consapevoli scelte di investimento
o di disinvestimento (lett. e).
La disposizione, poi sostituita, nella versione vigente di cui allart. 21 t.u.f., similmente prevede
che, nel prestare i servizi dinvestimento ed accessori, i soggetti abilitati devono: a) comportarsi
con diligenza, correttezza e trasparenza, nellinteresse dei clienti e per lintegrit dei mercati; b) acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente
informati; c) organizzarsi in modo tale da ridurre al
minimo il rischio di conflitti di interesse e, in situazioni di conflitto, agire in modo da assicurare comunque ai clienti trasparenza ed equo trattamento;
d) disporre di risorse e procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare lefficiente svolgimento dei servizi; e) svolgere una gestione indipendente, sana e prudente e adottare misure idonee a salvaguardare i diritti dei clienti sui beni affidati.
La Consob, nello specificare tali generali doveri
posti a carico degli intermediari, ha chiarito che tali
enti, prima della stipulazione del contratto di gestione e di consulenza in materia di investimenti finanziari, devono acquisire dallinvestitore notizie concernenti la sua esperienza in materia di investimenti
in strumenti finanziari, la sua situazione finanziaria,
i suoi obiettivi di investimento, la sua propensione al
rischio. Inoltre, non possono consigliare o effettuare
operazioni se non dopo aver fornito allinvestitore
adeguate notizie sulla natura, rischi ed implicazioni
della specifica operazione finanziaria, la cui conoscenza sia necessaria per leffettuazione di consapevoli scelte di investimento o disinvestimento. Ancora, come gi sopra ricordato, gli intermediari abilitati devono prontamente informare linvestitore, anche per iscritto, delleventuale riduzione in misura
superiore al 30% del controvalore a disposizione allinizio di ciascun anno del patrimonio affidato
nellambito di una gestione (art. 28, Reg. Consob d.
legis. n. 58/1998, n. 11522 di attuazione).
La previsione di una specifica disciplina sul punto
si resa necessaria in considerazione della insufficienza delle norme di diritto comune. Gli intermediari finanziari, infatti, in occasione della prestazione dei servizi di investimento e dei servizi accessori,
721
sono anzitutto tenuti ad osservare le relative disposizioni generali previste dal codice civile e, quindi, segnatamente gli artt. 1175 (comportamento secondo
correttezza) e 1176, comma 2o, cod. civ. (adempimento delle obbligazioni con la diligenza richiesta
dalla particolare natura dellattivit esercitata). Tuttavia, la necessit di una completa disciplina di tutti
gli aspetti relativi alla condotta degli intermediari finanziari nello svolgimento dei servizi di cui trattasi,
ha comportato ladozione di un corpo specifico di
regole comportamentali, che nel complesso rappresenta un sistema ispirato contestualmente al principio della tutela della clientela, cos come a quello
dellintegrit dei mercati. Vanno particolarmente
sottolineati, per quanto concerne il nostro esame, gli
obblighi informativi desumibili da tale corpus normativo, che si traducono specificamente nellobbligo del soggetto abilitato di informarsi sulla situazione dellinvestitore (c.d. know your customer rule)
ed in quello di informare il cliente.
importante, peraltro, rilevare che quelli sopra
indicati rappresentano canoni di comportamento
immediatamente precettivi, anche laddove manchi
la loro sussunzione in specifiche norme regolamentari. Infatti, opinione ormai consolidata quella che
individua nei regolamenti Consob, non solo
unespressione di potest ontologicamente normativa,
ma anche una fonte idonea ad incidere con modalit
particolarmente incisive sulla sfera giuridica soggettiva dei destinatari delle norme. Si tratta, insomma, di
disposizioni costitutive di diritto, che vanno ad integrare lordinamento giuridico generale, a condizionare lautonomia negoziale, ad incidere sui rapporti interprivati, a costituire un parametro generale ed
astratto della validit degli atti e comportamenti realizzati dagli operatori di mercato (Trib. Firenze,
30.5.2004, ined.).
Nel caso di specie deciso dalla sentenza qui in
commento, la S.i.m. stata ritenuta colpevole di
aver omesso le pur doverose cautele in ordine alla
verifica e al controllo del corretto svolgimento del
servizio dinvestimento di che trattasi a mezzo dei
propri preposti, di avere omesso una pi approfondita vigilanza sui soggetti che prestavano (nel suo interesse) attivit collaborativa per lesercizio di quel
servizio, dando peraltro causa ad un legittimo affidamento nellinvestitore (che ben poteva presumere
leffettivo esercizio del potere e dellonere di controllo sulloperato dei propri collaboratori) circa la
regolarit del comportamento dei due promotori finanziari.
In definitiva, la predetta convenuta S.i.m. pu essere chiamata a rispondere sia a titolo di responsabilit contrattuale, derivante dal mandato, sia a titolo
di responsabilit extracontrattuale, ex art. 2049 cod.
civ., sia a titolo di responsabilit da fatto illecito ex
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art. 2043 cod. civ., sia ancora a titolo di responsabilit per violazione delle specifiche disposizioni in
materia, sopra sinteticamente ricordate. Anche sul
punto il dibattito dottrinale alquanto acceso: si pone, in altri termini, il problema di dove collocare la
responsabilit del soggetto abilitato allesercizio dei
servizi dinvestimento ed accessori e, segnatamente,
se collocarla in quella della responsabilit contrattuale od extracontrattuale; occorre cio stabilire se
la responsabilit indiretta dellintermediario finanziario abbia fonte nella violazione del precetto generale del neminem laedere, ovvero nellinadempimento del contratto. In tale ottica, in dottrina si segnala
che la delimitazione dellarea di responsabilit pu
diventare infatti problematica in relazione a situazioni di confine che si presentano connesse a rapporti di tipo contrattuale (Pinori, 294, cit. infra,
sez. IV).
In dottrina, la tesi prevalente quella della natura extracontrattuale della responsabilit dellintermediario finanziario, sicch lart. 5, comma 4o, della
l. n. 1/1991, costituirebbe lex specialis rispetto allart. 2049 codice civile (Maniaci, op. cit., 498).
In assenza di contratto tra S.i.m. e cliente, potrebbe a prima vista pensarsi ad una responsabilit
aquiliana, ma lesigenza di protezione cos forte
e, daltra parte, lidea della responsabilit della
S.i.m. cos avvertita in una concezione dinamica
dellimpresa, (...) che il contatto con il promotore finisce con il diventare contatto con la S.i.m. e, quindi, fonte di una responsabilit da inadempimento
(Carbone, op. cit., 619).
Dal fronte giurisprudenziale, pu segnalarsi una
certa predilezione per la natura extracontrattuale
della responsabilit indiretta della Sim, quando afferma che il rapporto di mandato (o di agenzia) che
intercorre tra lintermediario e il promotore deve
ritenersi gi di per s fonte di responsabilit anche
sotto il profilo dellart. 2049 (Maniaci, op. loc.
citt.). Altro orientamento, viceversa, qualifica la responsabilit del soggetto abilitato quale responsabilit contrattuale: sembra, forse, potersi qui rinvenire
anche un certo favor verso il cliente-danneggiato,
sotto il profilo del (pi ampio) termine prescrizionale e di quello riguardante linversione dellonere della prova, rinvenibili nella responsabilit da inadempimento contrattuale.
Va tuttavia evidenziata una certa tendenza della
giurisprudenza a non affrontare in modo compiuto
ed effettivo il nodo della qualificazione della responsabilit. Pu, a tal riguardo, prendersi ad esempio la
sentenza del Trib. Milano, 11.6.1998, cit. infra,
sez. III: la norma contenuta nellart. 5, IV comma,
L. 2/1/1991, n. 1 appresta una tutela dellaffidamento del cliente autonoma e rafforzata sia rispetto alle
ipotesi di cui allart. 1228 c.c. sia a quelle di cui alNGCC 2005 - Parte prima
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rinvenendo nellesistenza del rapporto di preposizione e della connessione tra incarico ed incombenze, da un lato, e danno, dallaltro, i necessari presupposti per lammissibilit di una tale responsabilit
(per una rassegna completa di tale orientamento
giurisprudenziale, si veda Carbone, op. cit., 615
ss.). Ritiene invece il Tribunale di Roma, nella sentenza di cui trattasi, che della gravit delle condotte
realizzate dai promotori finanziari, gli stessi sono
chiamati a rispondere patrimonialmente, unitamente con la societ preponente in base al dettato dellart. 5, IV comma, L. 2.1.1991, n.1 e dellart. 31, III
comma, del D. Lgs. 24.2.1998 n. 58. Infatti, in base a
tali disposizioni normative, succedutesi nel corso della
durata del rapporto per cui causa, il soggetto abilitato allo svolgimento dei servizi finanziari (...) obbligato solidalmente con il proprio promotore finanziario per i danni da questo arrecati ai terzi anche se effetto di condotte penalmente rilevanti..
In senso conforme possono, tra le altre, citarsi oltre a Trib. Bologna, 4.11.1996, cit. infra, sez. III,
anche Trib. Milano, 2.5.1996, cit. infra, sez. III,
che afferma, sul punto, che la questione della responsabilit della societ convenuta per la commissione degli illeciti (...) non pu che essere risolta in base
al principio introdotto dalla legge 2 gennaio 1991, n.
1, della responsabilit solidale della Sim per i danni
arrecati dai promotori finanziari (art. 5, comma 4);
Trib. Verona, 6.3.2001, cit., ove viene sottolineato
come una lettura che riconduca la responsabilit disposta dalla legge sulla S.i.m. a quella codicistica per
fatto illecito del dipendente sia di fatto uninterpretazione abrogativa; Trib. Milano, 11.6.1998, cit.
infra, sez. III.
Sotto tale profilo, vi chi fonda la responsabilit
solidale del soggetto abilitato solo sullart. 5 della l.
n. 1/1991 (oggi, art. 31 t.u.f.), poich, se non vi fosse questa apposita normativa, la S.i.m. non sarebbe
tenuta a rispondere per lattivit del promotore, perch questultimo potrebbe non essere un dipendente, ai sensi dellart. 1228 cod. civ., oppure non essere
collegato neppure occasionalmente con lattivit di
impresa della S.i.m., ai sensi dellart. 2049 cod. civ.
e proprio per ovviare a questi inconvenienti, il legislatore intervenuto a pi riprese, creando una specifica disciplina che ha configurato una responsabilit ex lege della S.i.m., in via solidale, con il promotore (Carbone, op. cit., 619).
Altri evidenziano, invece, come laffermazione
della solidariet di cui trattasi sulla base della legislazione speciale appare anche opportuna per superare i problemi interpretativi lasciati aperti dalla
disciplina generale, tenuto conto dellimportanza di
questo strumento per la tutela dellinvestitore
(Poltronieri, 49, cit. infra, sez. IV).
In via di stretto diritto, dunque, anche la sentenza
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re probatorio stabilito dal codice di rito civile, avendo soltanto apportato unulteriore possibilit offerta
allintermediario, di fornire la prova liberatoria. Deve invece ritenersi, anche in considerazione delle ragioni sopra esposte e degli interessi particolari e generali sottesi alla disciplina della materia, che quella
introdotta dalla norma prima menzionata rappresenti unipotesi vera e propria di inversione dellonere probatorio, nellambito dei giudizi di risarcimento danni.
Dunque, il soggetto abilitato allo svolgimento
dei servizi dintermediazione che, se vorr essere assolto dalla domanda di risarcimento danni azionata
dallinvestitore, dovr dimostrare non gi di aver
fatto tutto il possibile per adempiere allobbligazione, bens di aver agito con la richiesta specifica diligenza, che dovr essere valutata non alla stregua di
quella del mandatario (tenuto allordinaria diligenza
del buon padre di famiglia), dovendo invece la stessa avere riguardo alla particolare attivit professionale esercitata dallintermediario. Sotto tale angolo
visuale, si osservato che al soggetto abilitato non
gioverebbe neppure dimostrare di essersi dotato, in
conformit di quanto disposto dal Regolamento
Consob, di idonee procedure atte ad assicurare
unadeguata vigilanza interna sulle attivit svolte dai
promotori finanziari (cfr. Tucci, cit.).
anche doveroso evidenziare che il meccanismo
dellinversione dellonere probatorio pone la S.i.m.
in una posizione non agevole: molte volte, infatti, la
S.i.m. stessa deve fornire prove complesse, o, addirittura, deve provare fatti o circostanze negative
(Annunziata, op. cit., 1243).
La disposizione in parola vale, quindi, ad offrire
al risparmiatore-investitore una tutela ancor pi rafforzata di quella gi offerta dallart. 31, comma 3o,
t.u.f., che lascia anche intravedere una sorta di
compensazione con i nuovi e pi penetranti poteri
di controllo e di vigilanza conferiti agli organi competenti nei confronti dei promotori finanziari (Maniaci, op. cit., 499).
Va da s che siffatta inversione, esime il cliente
dal dimostrare linidonea prestazione dellintermediario ed il correlativo nesso di causalit con il danno, ma non lo esonera per, anche dal dimostrare il
danno stesso (in tal senso, App. Milano, 20.7.2001,
cit. infra, sez. III).
Questo, sopra sinteticamente descritto, essendo il
quadro normativo di riferimento, la S.i.m. convenuta avrebbe nel caso di specie dovuto, ad es., dimostrare di aver acquisito dal cliente le informazioni
necessarie, segnatamente in ordine agli obiettivi di
investimento ed alla propensione al rischio dellattrice; di aver sempre adeguatamente informato la
cliente sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni
delle specifiche operazioni finanziarie, e di aver reso
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