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I edizione: novembre 2001
INDICE
EMILIO BACCARINI
CRISTIANO PIZZUTI
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TOMMASO DELLERA
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SABRINA MIPELLI
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ANGELA SPINELLI
Conosci te stesso
Conosci te stesso disse Socrate, se mi conoscessi scapperei
via rispose Goethe. Questo immaginario dialogo al di fuori del
tempo lemblema dellindagine filosofica, chi fa filosofia animato
dallamore per il sapere, ovvero dal desiderio di conoscere, fossanche linconoscibile. Si potrebbe ribattere che anche il chimico o il
fisico sono animati dalle stesse intenzioni e che dunque tale desiderio non proprio della sola filosofia. Vero, anzi verissimo, ma bisogna ricordare che per molti secoli furono gli stessi filosofi ad occuparsi della fisica come della chimica pensiamo ai grandi alchimisti medievali delle scienze naturali e di quelle matematiche
basta ricordare Descartes. La specializzazione del sapere un frutto
molto giovane, che vede negli ultimi 3 secoli il momento storico in
cui nata e si sviluppata portando alla nascita di nuove scienze
che, per le loro intrinseche caratteristiche, si sono giustamente
emancipate dalla filosofia.
Tale cambiamento ha avuto come conseguenza la ridefinizione
della filosofia stessa, dei suoi campi di indagine e dei suoi compiti.
Questo problema lo si pu tradurre nei termini di una semplice
domanda: oggi a cosa serve la filosofia? Il pensiero contemporaneo si posto ossessivamente tale domanda, dando tante risposte
per quante sono le correnti di pensiero che lo hanno animato negli
ultimi cento anni, tuttavia credo che se ne possa dare unaltra,
(1) Queste pagine sono dedicate con un affetto profondo a Cristiano
Pizzuti, nostro studente e giovane dottore dellUniversit di Roma Tor
Vergata, per il quale leros filosofico che praticava e viveva con una intensit rara, non stato sufficiente per vincere il terribile male di vivere che
lo ha sopraffatto. La pagina iniziale di queste riflessioni appartiene a un
saggio che egli stava scrivendo dal titolo: Filosofia o storia della filosofia.
Una questione di metodo per chi insegna e per chi apprende.
Emilio Baccarini
della sua indagine, lontologia regionale che assicurandole il terreno le fornisce insieme la giustificazione? Oppure, la filosofia
quella scienza particolarissima che si definisce per la mancanza di
un oggetto determinato e ci nonostante pu esigere il rigore
della scientificit? Queste domande sono le domande perenni che
la filosofia si posta nel corso del suo sviluppo storico e riguardano il suo stesso diritto ad essere. ci che oggi denominiamo
crisi di legittimit, eppure la filosofia continua ad essere sicura
della sua insostituibilit, ed ineliminabilit. Tale coscienza va da
PlatoneAristotele fino a Kant o a Husserl.
Fermiamoci a riflettere sulla cosiddetta crisi di legittimit. La
filosofia ha una particolare dimestichezza con la crisi. Il suo stesso essere si esercita come funzione critica. Crisi non soltanto un
momento negativo di frattura di un equilibrio raggiunto. Crisis ha
la stessa etimologia di critica, il verbo greco crinein (distinguere,
sceverare, secernere, separare, ma anche giudicare) e penso di
poter affermare tranquillamente che la critica genera la crisi.
Questo esercizio critico per teleologicamente guidato e orientato da una filia che fa dire a Platone che il filosofo lamico delle
idee. Da questi primi elementi possiamo concludere che la filosofia volont di verit che si concretizza non nellappiattimento
dellovviet, ma nellesigenza di porre la differenza.
Torner tra breve su questi nuovi dati, ovviet e differenza.
Soffermiamoci ancora un momento sul concetto di legittimit. Ci
pu essere una legittimit conseguente a una legittimazione
estrinseca, fondata cio su una norma estrinseca. Pi rigorosamente per il concetto di legittimit rimanda a una pi fondamentale esigenza di rendere ragione (logon didonai, direbbe
Platone). La crisi della filosofia pertanto consisterebbe in una
incapacit di dare ragione di se stessa, cio in ultima analisi di
mostrare il suo oggetto scientifico.
Porre un oggetto significa per rimanere nellambito dellovviet, del gi dato, senza interrogare questo dato oggettivo stesso
sul suo senso dessere. Ogni scienza, nelluso corrente del termine,
usa loggetto, lo manipola, in fine un sapere strumentale. La filosofia al contrario, guarda loggetto in modo epifanico, il suo
sapere strutturalmente rivelativo. Rivelazione del significato e
del modo dessere non pi soltanto delloggetto in individuum, ma
nella totalit dessere che il singolo oggetto manifesta. Siamo cos
giunti allo oggetto proprio della filosofia: la totalit dellessere e
degli enti o, pi precisamente, il senso dessere dellente. Ma evi-
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quisizione di unautoconoscenza che autocomprensione e autoresponsabilit. Il motto delfico, com noto, recitava conosci te
stesso e tale sempre stato il compito, lidea teleologica delluomo che filosofa. Edmund Husserl stato, a mio avviso, il filosofo
che nel pensiero contemporaneo ha maggiormente riflettuto su
questi temi, mi servir perci qui di alcune sue riflessioni per
indicare lorizzonte di unesistenza filosofica.
Chiunque egli scrive vuole diventare filosofo nel senso
pi alto, conformemente allidea platonica e cartesiana di una
scienza universale fondata su una giustificazione assoluta, deve
divenirlo in maniera originaria attraverso tali prese di coscienza
di s, deve divenirlo su quelle vie di autoformazione e autoconoscenza razionali. Daltronde queste prese di coscienza di s, che
cominciano in maniera corretta e in ugual modo proseguono,
appartengono anche al contenuto sistematico della filosofia stessa; da essa stessa impossibile separare le fonti soggettive da cui
trae la sua forma oggettiva Il filosofo (a differenza dello scienziato della natura) non pu cominciare abbordando in modo ardito i problemi, egli non deve lasciar valere niente come predato,
egli ha e deve avere soltanto ci che egli stesso si dato in assoluta giustificazione. Precedentemente non ha alcun oggetto, per lui
non vale nessun diritto evidente dellesperienza naturale che gli
offre generosamente oggetti esistenti; precedentemente egli non
deve lasciar passare inosservate manifestate in maniera ovvia,
quali che siano i modi desperienza, anche se da esse non potesse
sorgere alcun sospetto; nulla deve essere accettato come evidente
e antidpatamente. Nulla deve valere che non sia stato giustificato
in modo assoluto (5).
In tal modo la filosofia non pu per principio sorgere dallattivit conoscente ingenua, bens soltanto da libere prese di coscienza di s o piuttosto da libere prese di coscienza di s del soggetto
conoscente, solo dalla radicale chiarezza riflessiva su se stessa e
su ci che il soggetto, come soggetto filosofico propriamente desidera, cos come sulla via e sulla metodica che conformemente
deve seguire nella realizzazione. Per poter realizzare una filosofia,
lio filosofante deve divenire per se stesso tema della volont, ci
significa, ma soltanto in sequenza successiva, che esso deve divenire per se stesso il primo tema della sua conoscenza, cio deve,
sulla base di una certa appercezione metodica, comprendersi
(5) Idem, pp. 67.
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disprezzo. Realizzare la propria conoscenza di s ed autoresponsabilit sinonimo di innalzamento in s di tutta lumanit che
ciascuno porta in s come membro della stessa specie. La teoresi
filosofica assume in tal modo un risvolto antropologico che le
poi connaturale. Che significa concretamente oggi lotta per il
senso dellumanit? ormai quasi una banalit ascoltare denunce dellinumanit che ha investito il nostro tempo; ma il compito
urgente della filosofia allora quello di ricominciare a pensare
alluomo non pi nei termini del sistema consequenziale. Pensare
luomo e pensarlo dentro la crisi epocale del nichilismo. Inventare
o reinventare luomo pu essere oggi la valenza che assume lautoresponsabilit, la sfida lanciata alla filosofia. Inventare significa
trovare, scoprire (invenio); bisogna scrollarsi di dosso millenarie stratificazioni culturali che hanno offuscato limmagine delluomo greca, ma anche e forse soprattutto biblica, che a me sembra tout court limpensato della nostra tradizione filosofica occicentale, per recuperare un prototipo.
La filosofia il pensiero delluomo sulluomo, naturalmente
intendendo ci nella massima ampiezza, per cui tutti i problemi
teoretici sono problemi umani. E questo si presenta come un
compito immane e forse come la pi rischiosa contraddizione del
nostro tempo. Il pensiero moderno si sempre pi caratterizzato
come autoposizione del soggetto, come pensiero trascendentale,
cio come quel pensiero che ha cercato di trovare in se stesso il
proprio senso. Luomo misura di tutte le cose, potremmo ripetere con Protagora. Ci vale per finch la ragione umana ha fiducia in se stessa, nelle sue capacit e, insieme, ha la coscienza
feconda dei suoi limiti. Oggi per siamo investiti da una crisi di
negativit e di sfiducia che sono lindice di uno scetticismo pratico e teoretico, sintomi di stanchezza che trovano riscontro in una
pi generale crisi di valori. Che senso ha allora per noi oggi il fare
filosofia? Mi servo ancora delle riflessioni di Husserl che scrive:
Ma come filosofi del presente siamo caduti in una penosa contraddizione esistenziale. Noi non possiamo rinunciare alla fede
nella possibilit della filosofia come compito, nella possibilit di
una conoscenza universale. Sappiamo di essere chiamati a questo
compito in quanto vogliamo essere seriamente filosofi. Eppure,
come tener fermo a questa fede, che ha un senso soltanto in relazione con un fine uno, unico e a noi tutti comune, cio con la filosofia? Noi siamo riusciti a comprendere, anche se soltanto nelle
linee pi generali, come il filosofare umano e i suoi risultati non
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abbia affatto il significato puramente privato o comunque limitato di uno scopo culturale Noi siamo dunque e come potremmo
dimenticarlo? , nel nostro filosofare funzionari dellumanit. La
nostra responsabilit personale per il nostro, vero essere di filosofi, nella nostra vocazione interiore personale, include anche la
responsabilit per il vero essere dellumanit, che tale soltanto
in quanto orientato verso un telos, e che, se pu essere realizzato, lo pu soltanto attraverso la filosofia (10).
Lo spirito vivificante di questo discorso la scoperta della
dimensione filosofica dellesistenza, e cio la capacit di dare liberamente a se stessa, a tutta la propria vita, regole fondate sulla
pura ragione, tratte dalla filosofia. La prima cosa la teoresi filosofica. Deve essere messa in atto una considerazione razionale del
mondo, libera dai vincoli del mito e della tradizione in generale,
una conoscenza universale del mondo e delluomo che proceda in
unassoluta indipendenza dai pregiudizi che giunga infine a
conoscere nel mondo stesso la ragione e la teleologia che vi si
nascondono e il loro pi alto principio: dio. La filosofia in quanto
teoria non rende libero soltanto il filosofo, ma rende libero anche
qualsiasi uomo che si sia formato sulla filosofia. Allautonomia
teoretica succede quella pratica (11). La dimensione filosofica dellesistenza perci, per Husserl, la capacit della vita di essere
desta; vivere desti significa vivere una vita personale in quanto
io, significa staccarsi e abbandonare la vita naturale caratterizzata da un vivere diretto e ingenuo nel mondo. Da questo distacco nasce latteggiamento teoretico come recupero del greco thaumazein, cio come capacit di meraviglia e di stupore, da un lato,
ma anche come funzione critica dallaltro. Husserl convinto che
solo il recupero dellatteggiamento teoretico sia garanzia di un
ritorno alla vita significante. A Vienna egli aveva detto: Le uniche
battaglie veramente significative del nostro tempo, sono le battaglie tra unumanit che gi franata in se stessa e unumanit che
ancora radicata su un terreno e che lotta appunto per questo
inserimento o per uno nuovo. Le vere battaglie dellumanit europea sono lotte tra filosofie, cio tra le filosofie scettiche o meglio
tra le nonflosofie, che hanno mantenuto il nome, ma hanno
perso la coscienza dei loro compiti e le vere filosofie, quelle
(10) E. HUSSERL, Crisi delle scienze europee, Saggiatore, Milano 1968,
pp. 4546.
(11) Idem, p. 37.
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(15) Il discorso, a questo punto, potrebbe essere ulteriormente ampliato, ma mi limito qui soltanto a segnalare due possibili percorsi: uno che
incontra La logique de la philosophie di ERIC WEIL, in particolare con la
sua proposta di una ripresa di Kant dopo Hegel e laltro che invece incontra la suggestiva tematica del risveglio della coscienza o della coscienza
come veglia e quindi inquietudine, ma ormai inquietudine etica di
Levinas.