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Immanuel Kant nasce nel 1724 in una piccola cittadina della Prussia Orientale da
una famiglia di artigiani. Nel 1732 compie i suoi studi caratterizzati dal rigore morale e
religioso, che segneranno la vita del filosofo. S'interessa all'empirismo inglese e a Hume.
Si guadagna da vivere facendo il precettore. Nel 1766 compone I sogni di un visionario.
Ottiene la cattedra in logica e metafisica. Nel 1782 pubblica la Critica della ragion pura,
che era stata soggetta a una cattiva interpretazione e accostata all'idealismo di Berkeley.
Nel 1788 pubblica la Critica della ragion pratica e nel !790 la Critica del Giudizio.
Kant, parlando di Leibniz e di Locke, considera il primo colui che ha convertito le
sensazioni in pensieri, il secondo colui che ha convertito i pensieri in sensazioni. Di fronte
a scetticismo e dogmatismo, Kant elabora un nuovo concetto di soggettivit conoscente,
allo stesso tempo sensibile e intellegibile. Sia l'intelletto che la sensibilit
contribuiscono alla formazione della conoscenza. L'atto conoscitivo infatti concepito
come una sintesi a priori.
Critica della ragion pura
Il quesito principale che Kant si pone su che cosa si fonda il rapporto fra l'oggetto
e la sua rappresentazione?. La teoria di un'armonia prestabilita non accettabile per il
filosofo. Questi affronter il problema nella Critica della ragion pura, proponendo
un'indagine sul giudizio. Noi conosciamo le cose attraverso il criterio con il quale si
connettono soggetto e predicato attraverso il giudizio. Il giudizio analitico quello in cui
ci che il predicato esprime gi compreso nel concetto del soggetto (es. tutti i corpi sono
estesi). Il giudizio analitico a priori e la connessione fra soggetto e predicata avviene
tramite identit. Il giudizio analitico universale e necessario (necessario: che non pu
che essere com'; indispensabile). Nel giudizio sintetico, invece, questo principio di
identit non presente: il predicato contiene qualcosa che non compreso nel concetto
del soggetto. Il predicato collegato al soggetto attraverso l'esperienza, dunque il giudizio
sintetico viene considerato a posteriori.
Dal razionalismo di Leibniz Kant accetta che la conoscenza scientifica debba avere
carattere di universalit e di necessit e che, di conseguenza, non possa essere fondata
sull'empirismo. L'esperienza dovr contenere principi a priori. La conoscenza dev'essere a
priori e al tempo stesso costituita a partire dall'esperienza.
In tal modo, n il giudizio analitico, n quello sintetico a posteriori soddisfano i
requisiti per la ricerca scientifica. Il giudizio analitico universale e necessario, ma pu
solo chiarire ci che gi conosciuto, senza produrre nuove conoscenze; il giudizio
sintetico, invece, permette di ampliare le conoscenze ma privo di necessit. La
conoscenza dev'essere sintetica, ovvero che comprenda elementi empirici, e fondata
sulla ragione. La forma di giudizio ideale quella del giudizio sintetico a priori, in cui il
predicato non compreso nel concetto del soggetto, e tuttavia ad esso collegato in
modo universale e necessario.
I giudizi della matematica sono a priori e sono al contempo sintetici (7+5 = 12). Lo
stesso si pu dire della fisica. Kant tratter il giudizio sintetico a priori nell'Estetica e
nell'Analitica trascendentale. Kant avverte la crisi della metafisica causata dal dogmatismo.
La metafisica per esiste in quanto l'uomo ha una predisposizione naturale alla ricerca di
risposte sui problemi fondamentali come l'esistenza di Dio.
Il trascendentale
Per far s che la metafisica possa essere catalogata come scienza, necessario che
la ragione analizzi se stessa: la critica della ragion pura. Per critica Kant intende il rifiuto di
ogni accettazione dogmatica per esaminare i limiti del sapere umano. Soggetto e oggetto
della critica la ragion pura, ovvero l'insieme delle facolt conoscitive pure, a priori.
Deve infatti indagare prima su se stessa che su ogni altra cosa. Questo processo comporta
l'adozione di un nuovo punto di vista filosofico chiamato da Kant trascendentale: ogni
conoscenza che si occupa del nostro modo di conoscere gli oggetti, e non degli oggetti
stessi.
Trascendentale indica l'elemento dell'a priori che fonda la conoscenza oggettiva
(da non confondere con le verit innate). Trascendentale non empirico, in quanto ci
che non ha origine nell'esperienza sensibile, ma non neanche trascendente perch indica
una modalit del conoscere che si realizza solo in rapporto con l'esperienza.
Nell'Estetica trascendentale Kant indaga sulla conoscenza sensibile alla ricerca
dei principi a priori che rendono tale conoscenza possibile. La rappresentazione immediata
dell'oggetto percepito detta da Kant intuizione, forma esclusiva della sensibilit.
L'intuizione sostanzialmente empirica, e l'oggetto rappresentato il fenomeno. Nel
fenomeno si distinguono due componenti: la materia, vale a dire il contenuto della
sensazione, e la forma, cio il collegamento dei dati sensibili che segue un certo ordine.
Tale connessione posta dal soggetto nel momento in cui intuisce, dunque a priori. E'
dunque possibile ricavare l'intuizione pura tramite processi di astrazione. Le forme pure di
intuizione sono due: lo spazio e il tempo. Lo spazio la forma della sensibilit esterna, il
tempo la forma della sensibilit interna. Queste non operano solamente in presenza
degli oggetti, ma costituiscono la condizione per la sensazione. La nostra esperienza
spazio-temporale il risultato di una sintesi tra i dati della sensibilit e le forme a priori
che ordinano tali dati.
Kant concepisce lo spazio come una realt originaria colta attraverso l'intuizione,
distaccandosi quindi da Leibniz che lo intendeva come semplice ordine, e da Hume che lo
credeva ricavabile esclusivamente dall'esperienza.
La logica trascendentale si occupa dei concetti dell'intelletto. Intuizioni e concetti
sono le due grandi fonti della conoscenza. La logica si divide in due parti: l'analitica
trascendentale, che tratta degli elementi della conoscenza pura dell'intelletto, e la
dialettica trascendentale, che esamina le contraddizioni della ragione che si verificano
quando pretende di estendere le proprie conoscenze al di l dell'esperienza.
Nell'Estetica Kant ha spiegato come si costituisce il mondo secondo la nostra
esperienza spazio-temporale. Questo non ancora natura, perch si limita ad essere un
insieme di dati, e non un insieme di fenomeni organizzato secondo delle leggi. Queste
leggi devono avere un carattere oggettivo per essere ritenute valide.
Nell'Analitica Kant opera una scomposizione della facolt intellettiva alla ricerca
delle forme attraverso le quali si produce la conoscenza concettuale. Queste sono le
funzioni dell'intelletto, operazioni che riordinano diverse rappresentazioni sotto una
rappresentazione comune. Il giudizio pone in connessione le rappresentazioni secondo
determinate regole. Kant ritiene che dall'esame dei diversi tipi di giudizio sia possibile
ricavare i concetti puri dell'intelletto, da lui chiamati categorie. Le categorie sono
primitive, non ricavate tramite processi astrattivi. I giudizi si distinguono secondo la
quantit (universali, particolari e singolari), secondo la qualit (affermativi, negativi ed
infiniti), secondo la relazione (categorici, ipotetici e disgiuntivi), secondo la modalit
(problematici, assertori e apodittici). I concetti puri sono unit, pluralit, totalit, realt,
negazione, limite, sostanza, causa, comunanza, possibilit, esistenza, necessit. Per Kant
le categorie sono funzioni a priori dell'intelletto, e il loro compito sintetizzare e unificare i
dati dell'intuizione.
Nella deduzione trascendentale Kant si propone di risolvere il seguente quesito: in
che modo le nostre condizioni soggettive possono avere una validit oggettiva? Kant
osserva che l'esperienza possibile solo attraverso il principio di unificazione del soggetto,
al quale Kant da il nome di Io penso o appercezione trascendentale. L'io penso la
facolt di unificare a priori e di sottoporre all'unit il molteplice delle rappresentazioni
date. Questo comune ad ogni uomo ed quindi universale. L'Io penso non permette
solamente l'esperienza del mondo esterno, ma anche la sintesi delle rappresentazioni del
soggetto. L'io penso quindi il principio supremo della conoscenza umana, ma non deve
essere inteso come creatore della realt, ma solo come colui che l'ordina. Dalla natura
considerata come insieme di fenomeni si passa alla natura come insieme di leggi.
Nell'Analitica dei principi Kant si occupa di chiarire in che modo le categorie si
applichino ai fenomeni. I principi sono infatti le regole attraverso le quali le categorie
possono essere applicate ai fenomeni. I sistema di questi principi costituisce la scienza
naturale pura: leggi generalissime che costituiscono la base del sapere scientifico.
L'intelletto, per unificare il molteplice, opera attraverso schemi. Lo schema un
prodotto dell'immaginazione, ovvero la facolt di rappresentare un oggetto senza che esso
sia presente. Le rappresentazioni dell'immaginazione sono intuizioni prodotte
spontaneamente. Lo schema l'insieme delle regole necessarie alla costruzione
dell'immagine di un oggetto, il suo archetipo, il suo modello. Il tempo la condizione di
possibilit a priori di tutti i fenomeni: infatti attraverso il tempo che si opera la sintesi fra
concetto e fenomeno intuito. Gli schemi dei concetti puri dell'intelletto sono le condizioni
che conferiscono loro una relazione con gli oggetti, e dunque un significato. I principi sono
regole dell'uso oggettivo delle categorie attraverso gli schemi, e Kant ne ricava un
sistema.
1) Il principio degli assiomi dell'intuizione (categorie della quantit): afferma a
priori che tutti i fenomeni intuiti costituiscono delle quantit estensive, e sono
dunque conoscibili solo attraverso la sintesi delle sue parti. Questa non una
propriet dei fenomeni, ma il modo in cui i fenomeni divengono oggetti di
esperienza. Questo principio permette di applicare la matematica alle scienze della
natura.
2) Il principio delle anticipazioni della percezione (categorie della qualit): afferma
ca priori che ogni fenomeno percepito ha una quantit intensiva e per tanto
suddivisibile indefinitamente. Questo principio stabilisce la regola per cui possibile
misurare le variazioni qualitative di un fenomeno.
3) Il principio delle analogie dell'esperienza (categorie della relazione): afferma a
priori che l'esperienza costituisce una un insieme di rapporti basati su principi. Ci
equivale a dire che, perch i fenomeni possano verificarsi, sono di fondamentale
importanza le leggi che li regolano. Le analogie dell'esperienza ci dicono che, dato
un fenomeno, ne esiste un altro che ne la causa e che si trova con esso in una
relazione temporale. Le analogie sono regole che permettono di fissare questi
rapporti, e rendono possibile la conoscenza scientifica. I rapporti possibili fra i
fenomeni sono: di permanenza, di successione e di simultaneit. Da essi derivano
le tre analogie dell'esperienza:
I)
Principio della permanenza della sostanza: in ogni cambiamento di fenomeni la
sostanza permane e la quantit di essa nella natura non aumenta n diminuisce.
II)
Principio della legge temporale secondo la legge delle causalit: tutti i mutamenti
accadono secondo la legge della connessione di causa ed effetto.
III)
Principio della simultaneit secondo la legge dell'azione vicendevole: tutte le
sostanze so trovano fra loro in un'azione reciproca universale. Le relazioni fra fenomeni
sono dunque di tipo causale, e ciascun fenomeno condiziona ed condizionato dagli altri.
4) Il principio dei postulati del pensiero empirico (categorie della modalit):
stabilisce ci che possibile, reale e necessario. Possibile ci che in accordo con le
condizioni materiali dell'esperienza; reale l'insieme dei contenuti della percezione
connessi secondo le analogie dell'esperienza; necessario quel fenomeno ricavabile da
una legge empirica universale.
Kant distingue il fenomeno dal noumeno: il primo consiste in come conosciamo le
cose dal nostro punto di vista, mentre il secondo consiste in come conosciamo le cose in
s. Gli oggetti dell'esperienza sono sempre fenomeni, oggetti che ci sono dati
dall'intuizione spaziotemporale. Il concetto di fenomeno rinvia per a quello di noumeno,
che concepisce le cose indipendentemente dall'esperienza, dall'intuizione sensibile. Il
concetto di noumeno pu essere inteso in modo negativo o positivo: nel primo caso il
noumeno qualifica l'oggetto di cui non abbiamo intuizione sensibile; nel secondo caso il
noumeno l'oggetto di un'intuizione intellettuale. Kant ritiene accettabile solo la prima
accezione del termine: il nostro pensiero non ha la possibilit di conoscere oggetti se non
attraversi l'intuizione sensibile. I concetti dell'intelletto non creano degli oggetti,
semplicemente li sintetizzano. Il noumeno costituisce una sorta di limite, in quanto ci
insegna a non voler estendere il campo della conoscenza oltre il fenomeno. Il mondo delle
cose in s rimarr sempre oscuro agli occhi degli uomini.
Con la dialettica trascendentale vengono prese in esame le investigazioni della
ragione che trascendono dal mondo sensibile. La ragione la facolt di pensiero, secondo
Kant, che si rivolge alla conoscenza di ci che sta al di l dell'esperienza. Se l'intelletto
operava mediante le categorie, la ragione opera con le idee. L'idea definita come un
concetto necessario della ragione di cui non si pu dare una deduzione oggettiva. Si pu
mostrare che esse non sono escogitazioni arbitrarie. Nonostante l'esperienza sia
circoscritta e l'intelletto limitato, il problema che la ragione mira a risolvere quello della
totalit.
La ragione tenta di risalire a una causa ultima, ci che condiziona ma non
condizionato. La ricerca dell'incondizionato viene chiamata da Kant illusoria, in quanto le
illusioni sono i tentativi di ricercare una causa ultima a una serie di fenomeni. Le illusioni
vengono spacciate per conoscenze vere: la dialettica la logica della parvenza, una critica
dell'intelletto e della ragione rispetto al loro utilizzo al di fuori dell'esperienza.
L'attivit della ragione si esplica attraverso sillogismi e, tramite le loro
concatenazioni, la ragione pretende di pervenire alla totalit. Tre sono le idee che si
collegano a questo obiettivo: l'idea dell'anima, l'idea di Dio e l'idea del mondo.
L'idea del mondo. La cosmologia razionale si fonda sull'idea di mondo inteso come
totalit dei fenomeni (diverso dalla natura che consiste nella connessione mediante
leggi di questi fenomeni). Il tentativo di conoscere il mondo come totalit risulta
fallire in quanto conduce ad antinomie (coppie di proposizioni opposte fra loro
egualmente dimostrabili). Kant individua quattro antinomie. Possiamo dimostrare
che: il mondo finito nello spazio e nel tempo, o il mondo infinito; il mondo
divisibile in parti semplici, o il mondo indivisibile; oltre la causalit esiste anche la
libert, o esiste solo la causalit; Dio la causa del mondo, o la natura non ha
cause esterne ad essa.
L'idea di Dio. Nel concetto di Dio la ragione esprime l'ideale di un essere supremo,
originario e perfetto, il modello di tutte le cose. L'illusione della ragione consiste nel
trasformare il concetto di Dio in una realt. Kant si propone di dimostrare
piacere in modo universale, valido dunque non solo per il soggetto che prova piacere, ma
per ogni soggetto giudicante in generale. Bello ci che piace universalmente e
necessariamente senza poter pretendere di dimostrare questa necessit attraverso
concetti. La necessit deve derivare da un principio soggettivo che solo mediante il
sentimento e non mediante concetti, ma universalmente, determini ci che piace e ci che
dispiace. Questa universalit soggettiva del giudizio di gusto si esprime attraverso la sua
comunicabilit generale, garantita dalla presenza di un senso comune, una predisposizione
a giudicare da parte dell'uomo.
L'accordo dell'immaginazione e dell'intelletto nella contemplazione dell'ordine e
dell'armonia fra le parti dell'oggetto all'origine del sentimento di piacere. L'esperienza
estetica presuppone una condizione di comunicabilit dello stato d'animo in cui si trovano i
diversi soggetti. Ci si esprime grazie a una voce universale che si sente affine a quella di
chiunque altro.
L'analisi kantiana sul sublime si riferisce principalmente sulla ricerca di Edmund
Burke. Il bello e il sublime, secondo Kant, hanno in comune alcuni aspetti (il piacere
disinteressato, il carattere riflessivo del giudizio), ma si distinguono per altri elementi, in
particolare dal fatto che mentre il bello consiste nella contemplazione della forma
dell'oggetto, della sua limitatezza, il sentimento del sublime si origina dinanzi all'informe,
all'illimitato. Di fronte alla grandezza abbiamo il sublime matematico, mentre di fronte
alla potenza il sublime dinamico. Il del sublime nasce dal sentimento contraddittorio di
attrazione-repulsione, causato dal senso di piccolezza rispetto all'immensit della natura.
Allo stesso tempo, per, il sublime ci rimanda alla grandezza dell'uomo, in quanto risveglia
la stessa infinit che regna dentro l'uomo, in quanto essere razionale superiore alle altre
creature.
Nell'analisi del giudizio teleologico Kant lavora sul tema del finalismo della
natura. Di fronte ad essa noi siamo portati a supporre l'esistenza di un fine. Mentre la
fisica regolata dalle leggi del meccanicismo, la biologia richiede una prospettiva
teleologica (finalistica). Mentre le macchine non sono capaci di autoprodursi o
autoregolarsi, nella natura questi fenomeni accadono regolarmente. Dunque se la
relazione fra i fenomeni fisici o i fenomeni meccanici possono essere spiegate attraverso il
rapporto causa-effetto, il mondo biologico non pu esaurirsi in una spiegazione
meccanicistica. La teleologia, il finalismo generale dell'universo che deriva da una
tendenza dell'uomo a ricercare cause finali, sfocia nella teologia, in quanto risulta quasi
spontaneo attribuire l'origine dell'universo a un essere al di fuori del mondo.
Quest'affermazione non viene considerata valida teoreticamente o scientificamente, ma
un giudizio riflettente, riflette un modo soggettivo di rappresentare la realt. Ci significa
che la teleologia non pu dimostrare l'esistenza di un creatore, ma rimane solo
un'esigenza dell'uomo.
Dall'idea della finalit della natura, Kant arriva a supporre che sia l'uomo lo scopo
finale della natura stessa. Lo scopo finale difatti quello che non richiede nient'altro come
condizione della sua possibilit. L'unico essere che ha questa caratteristica l'uomo, in
quanto l'unico che ha la facolt di agire secondo volont, il che lo rende autonomo.
L'uomo pu quindi sottomettere a s l'intera natura.
Il filosofo passa adesso ad occuparsi delle tematiche storico-antropologiche e
politiche. La concezione kantiana della storia influenzata da un lato dalle filosofie
illuministe concentrate su una concezione ottimistica e progressiva, dall'altro dal
pensiero di Rousseau che aveva mosso una condanna contro il mondo moderno affidando
alla comunit politica un compito di redenzione dell'umanit. Il punto di vista di Kant
proiettato verso lo scopo ultimo della vita del genere umano. Le azioni dell'uomo
appartengono al fenomeno, e di esse possibile fare una storia. Mettendo in gioco la
possibilit di una interpretazione finalistica dei fenomeni naturali, la storia viene vista
come un processo di sviluppo delle facolt razionali dell'uomo, uno sviluppo comune e
non singolo. Kant pone l'origine della storia nel momento in cui l'uomo esce dalla vita
governata dall'istinto per entrare nella vita governata dalla ragione. Sorgono nuovi bisogni
continuo e unitario; tra essi sussiste un diverso livello di coscienza: la natura Spirito
inconscio, lo Spirito natura autocosciente.
Schelling si accost a Spinoza e a Leibniz, al quale tolse il principio della continuit
di sviluppo della natura. Schelling divise la filosofia in tre parti: filosofia teoretica,
filosofia pratica e filosofia dell'arte. Nella prima era trattata la conoscenza in relazione coi
prodotti inconsci della natura; nella seconda l'azione conscia della libert; nella terza
l'equilibrio dell'opposizione tra natura e libert nell'opera d'arte. Soltanto attraverso il
genio artistico l'idea pu attuarsi nella materia coinvolgendo anche la libert.
Schelling considera ancora i principi di Kant e di Fichte: per lui l'io puro, l'intuizione
intellettuale, tutto. Accetta la concezione autonoma e originale dell'immaginazione,
l'attivit infinita come centrifuga e la limitazione come centripeta, le quali corrispondono
rispettivamente a spazio e tempo. Nella cosiddetta filosofia dell'identit Schelling cerca
di sanare il divario tra Io puro e Io empirico (ovvero fra ideale e reale, tra aspetto
soggettivo e oggettivo), accostandosi al pensiero di Spinoza, scelta che caus l'accusa di
spinozismo da parte di Fichte. Fondamentalmente per il Monismo di Fichte pu essere
considerato simile all'assoluta identit di Schelling. L'Assoluta identit consiste nel
definire l'Assoluto come identit tra il reale e l'ideale: si distingue sia dalla natura che dallo
spirito, ed identificato con Dio.
Nel 1809 si accosta a Jakob Bohme, e distingue Dio in tre momenti:
l'Indifferenza, lo sdoppiamento tra essenza ed esistenza e la conciliazione di
entrambe (identit). Il filosofo sembra cos volersi ricollegare alla Trinit, ma cerca pi che
altro di far coincidere il processo di formazione del mondo con questi momenti. Schelling,
difatti, nello spiegare la nascita della coscienza dalla natura, aveva lasciato qualcosa di
oscuro che non era possibile chiarire con l'intelletto: questa parte oscura la identifica in
Dio. La natura in Dio la volont non ancora illuminata da intelligenza; Dio deve generare
se stesso, in quanto la sua volont lo costringe a manifestarsi.
L'Io il punto pi lontano da Dio, e al contempo quello da cui inizia il ritorno verso
di lui (ricorda Plotino). Dio , secondo Schelling, l'unione di natura e libert. Nella vita
divina ci sono diverse potenze, che il teismo e il panteismo non sono in grado di chiarire
separatamente, ma solo insieme.
Dopo la morte di Hegel Schelling inizia a sviluppare l'empirismo filosofico che,
secondo lui, non poteva essere n l'empirismo inglese o francese, n il razionalismo
hegeliano. Un empirismo nuovo che coglie il dato non come tale, ma come creato. Per
cogliere la realt necessaria l'esperienza.