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PAESAGGI
in movimento
Itinerari di formazione in Europa
a cura di Donatella Mazza e Antonio Penso
INDICE
Presentazione
a Lucio Gambi
Come si comunica il patrimonio culturale? E soprattutto, necessario farlo?
Stando al giudizio di Hannah Arendt dovremmo rispondere affermativamente, per evitare che coloro
che verranno dopo di noi si trovino ad essere eredi senza testamento:
il testamento, affermando ci che spetter legittimamente allerede, destina averi passati ad
un futuro. Senza testamento o, per sciogliere la
metafora, senza tradizione che sceglie e nomina,
che tramanda e custodisce, che indica dove sono
i tesori e quale il loro valore sembra che non vi
sia unesplicita e voluta continuit nel tempo e
dunque, in termini umani, n passato n futuro,
solo il sempiterno mutamento del mondo e il ciclo biologico delle creature viventi1.
Oltre a comunicare cosa lasceremo agli eredi, volenti o meno, e perch, sarebbe altres necessario
comunicare linterpretazione di quanto a noi stessi
stato lasciato. Qual il senso che gli abbiamo dato.
Dico interpretazione perch tradizione, contrariamente a quanto spesso si afferma corrivamente,
non equivale a qualcosa di immutato nel tempo.
Al contrario, proprio di ogni tradizione lessere
Un testamento esprime una volont, una scelta,
soggetta a rielaborazioni per poter essere viva ed
mentre della tradizione si parla solitamente come
efficace nel contesto storico e sociale in cui opera4:
qualcosa dimmutabile, un dato, un oggetto che si
passa di mano in mano tra generazioni. Ma proesiste patrimonio quando ce una ricostruzione
prio cos?
del passato: lavoro del tempo sulle cose. Il lavoEppure, nel caso del patrimonio culturale che lUnero fatto sulloggetto concreto e tanto importansco considera tangibile o materiale2, in qualte quanto loggetto stesso. La prova a contrario e
data dal fatto che loggetto puo scomparire senza
che modo inevitabile che il passaggio avvenga, con o
smettere di fare ancora parte del patrimonio culsenza testamento, perch in fondo scegliere di non
turale della societa o dellumanita sotto forma di
prendere una posizione prendere una posizione,
tracce diverse o di ricordi. La Biblioteca dAlesuna posizione che ha comunque i suoi effetti.
sandria dEgitto ne e un esempio per eccellenza.
Quando infatti questa posizione si traduce nella
Questa biblioteca, distrutta nel 47 a.C., e rimasta
scarsa cura nei confronti di un territorio geologinella memoria dellumanit5.
camente giovane e quindi fragile come quello italiano il 68,9% dei comuni ha nel proprio territorio Daltra parte, con la tradizione cristiana che il teraree classificate a potenziale rischio idrogeologico mine latino traditio si salda allidea di tradimento, deelevato gli effetti sono significativi: 5.400 alluvioni signando sia il consegnare (o consegnarsi) al nemico
8
sia la dottrina tramandata con autorit, a partire dal Certo, bisogner fare attenzione alle scorciatoie
tradimento (consegna) del Cristo, come ricordava ingannevoli contro le quali ci mette sullavviso Broopportunamente Aldo Carotenuto6.
ok. E una labbiamo gi individuata: il credere che la
tradizione sia una sorta di oggetto, di testimone che
Che poi Ravenna sia stata precorritrice nella comu- si passa inalterato nel tempo; mentre invece rimonicazione del patrimonio culturale non stupisce. N dellare vitale quanto conservare. Come Orwell
sorprende che Donatella Mazza abbia, con giusto avvert senza mezzi termini quegli Inglesi che vedeorgoglio e generosit, tracciato in questo volume un va impantanati in un atteggiamento di compiacente
bilancio che ha tutte le caratteristiche della trasmis- conservatorismo: dobbiamo incrementare il nosione di cui parlava Hannah Arendt: elenco di scelte stro patrimonio o perderlo9.
fatte con consapevolezza e coraggio (dal modello Bisogner fare attenzione dunque, nel nostro itinedel Grand Tour, al micromosaico, al colore) e rilancio rario, a queste scorciatoie, come ad altre che inconverso il futuro.
treremo. E tanto pi a causa della nostra tendenza a
Per dar conto del come e del perch comunicare il sentirci a casa in un luogo quando non lo notiamo
patrimonio culturale ho scelto quindi, da geografo, pi, quando labitudine ha steso la sua patina rassidi farlo con un itinerario, un Grand Tour sul mio tavo- curante di ovviet sulle cose e sui gesti che comlo, per cos dire, al modo di Diderot:
piamo, dandoci quellaria contraddittoria di condiscendente indifferenza e orgogliosa consapevolezza
se la nave non che una casa galleggiante, e se condi fronte al turista che si sofferma con curiosit ad
sidererete il navigatore che attraversa spazi immensi,
osservare ci davanti a cui noi passiamo frettolosarinserrato e immobile in uno spazio ben ridotto, lo
mente tutti i giorni:
vedrete fare il giro del mondo su di una plancia, come
voi e me il giro delluniverso sul nostro parquet7.
Ci muoveremo nei luoghi e tra i luoghi del patrimonio provando a mostrare cosa c dietro questa
idea, quando non la si lega esclusivamente alle opere
darte o ai monumenti, e perch dovrebbe ancora
avere senso per noi: in breve, ci sforzeremo di evidenziare il fatto che il patrimonio culturale una
rete. A tal fine dovremo sforzarci di guardarlo come
Timothy Brook consiglia di osservare i dipinti:
se pensiamo agli oggetti in essi non come oggetti
di scena dietro delle finestre ma come porte da
aprire, allora ci troveremo dentro passaggi che
portano verso scoperte [] Dietro queste porte
si snodano corridoi inaspettati e scorciatoie ingannevoli che collegano il nostro confuso presente ad
un passato tuttaltro che semplice in una misura
che non avremmo potuto immaginare, e in modi
che ci sorprenderanno8.
lo scopo della maggior parte dei monumenti comuni quello di suscitare un ricordo, di incatenare
lattenzione o di dare ai sentimenti un indirizzo pio
[] e a questo scopo principale i monumenti falliscono sempre [] Non si pu dire che noi non
li vediamo; sarebbe pi giusto affermare che essi
non si fanno osservare, che si sottraggono ai nostri
sensi [] Tutto quello che dura perde la forza di
colpire. Tutto quello che forma le pareti della nostra vita, per cos dire, le quinte della nostra consapevolezza, perde la capacit di recitare una parte in
questa coscienza10.
Solo ventanni prima, una delle ultime autentiche viaggiatrici ne condensava il ritratto nel proprio diario:
non v citt ove meglio si riveli lo iato tra linterno e lesterno, tra la vita pubblica e la segreta vita
solitaria. Sulla piazza, il sole scalda le sedie di ferro
sulla porta di un caff; bimbi sudici, donne traboccanti maternit sbraitano per le strade tristi.
Ma qui, in queste pure tenebre che lassuefazione rende ben presto trasparenti, fuochi luccicano
qua e l, limpidi come quelli di unanima in cui si
formano lentamente le cristallizzazioni dellinfelicit. Le colonne ruotano con la terra. Le volte
ruotano con il cielo12.
una certa freddezza da parte degli operatori economici e delle istituzioni locali nei confronti degli
studiosi.
In sostanza, se la ricerca avvalora e accredita limmagine che di quei luoghi si promuove allesterno,
allora tutto va bene; ma la ricerca pu essere solo
una sorta di cavalletto utile a reggere il quadro che
si vuole mostrare, che sia un falso o meno? E poi,
siamo sicuri che questi due punti di vista siano inconciliabili in modo diverso?
Da Ravenna spostiamoci per un momento a considerare il suo contesto mediterraneo. Lidea che il Mediterraneo sia quello pubblicizzato dal Romanticismo,
con la sua buona dose di esotismo, del fiammeggiare
goethiano delle arance dorate tra il cupo fogliame,
del clima mite, pu trarre facilmente in inganno, e si
presta benissimo a fini pubblicitari. Ma per chi fa ricerca unimmagine che rischia solo di confondere:
ed proprio questo il pericolo del Mediterraneo
impressionistico. Se non pu dimostrare che
realmente Mediterraneo, dipende da una costruzione; se dipende fortemente da una costruzione,
perde obiettivit e diventa pi vulnerabile alle accuse di partito preso13.
Se a Ravenna e verso il Delta il problema era il fiume, le paludi, lingressione marina; sulla costa adriatica a sud di Cattolica, sul Tirreno, sulle isole, poteva
essere la natura sedimentaria delle rocce, i movimenti di terra dovuti allo scorrimento superficiale
(erosione) e profondo (frane) delle acque e la fragilit complessiva ambientale: come in Liguria, il cui
delicato equilibrio poteva suggerire pagine come
queste:
12
Solo oggi la Liguria appare aggregata intorno al tracciato odierno della via Aurelia, mentre la sua multiversit culturale affonda nelle diverse modalit con
cui nel tempo le popolazioni hanno affrontato la comune fatica del lavorare un ambiente difficile:
tanto al mare quanto alla montagna ci che serve
per vivere devessere strappato con sforzo. Sono
due facce dun mondo di fatica e parsimonia22.
Non una linea, come appare una strada su una mappa, pu dar ragione dellarticolazione della variet
culturale complessa di una regione come la Liguria.
O come le Marche, che ne hanno fatto uno slogan
pubblicitario: lItalia in una regione.
Anche qui la lunga storia della costruzione dello
sguardo che ha prodotto lidea delle Marche giardino (con Urbino, lo Stato paesaggio), come
nota acutamente Giorgio Mangani23, deve essere
ripercorsa per comprendere e valorizzare adeguatamente ci che oggi ci si consegna nellingannevole
semplicit di questo modello, un po vero, un po
immaginario, un po glorioso, un po sottoculturale
dellidentit regionale, fatto di contrapposizione antico / nuovo, di tradizione e innovazione, finalmente
di classicit esemplare24. E questo modello, che
recupera addirittura lantica concezione della mediet25, dellequilibrio naturale di clima, paesaggio e
carattere degli abitanti, non pu essere narrato dal-
affermato nella lingua italiana, ingannevolmente calcato sul francese paysage ma con un senso affatto
diverso, proprio a causa del diverso senso del paese,
per noi inevitabilmente congiunto allo sguardo reciproco tra il lavoratore dei campi e il cittadino.
Al giorno doggi un luogo comune stimare il sapere artigianale come il prodotto locale di una tradizione di lunga durata che viene conservata gelosamente e tramandata spesso per linea familiare. Ma
uno sguardo al passato smentisce questa semplificazione. Erede delle gilde nate nellVIII secolo, il
compagnonnage francese nasce nel XII-XIII secolo,
essenzialmente nel quadro dei cantieri di costruzione delle cattedrali. Parte integrante dellapprendistato e mezzo principale per acquisire una formazione ed unesperienza impensabile allinterno di
una sola bottega era il tour de France, come viaggio attraverso le citt affiliate, sostenuto dallassociazione, e la storia europea piena di esempi di
grandi opere realizzate da maestranze appartenenti
nei cantieri delle cattedrali, infatti, i principali laboratori costruttivi della rivoluzione industriale del
XIII secolo, che si rivela il ruolo della tradizione nel
trasmettere conoscenze non ancora separate dalle
pratiche, che dunque non poggiavano sulla moderna idea di progetto e certamente non mettevano al
riparo da fallimenti anche rovinosi, ma consentivano di affrontare imprese grandiose in una peculiare
mescolanza di saperi circolanti a scala europea e
soluzioni localmente specifiche35.
Negli anni cinquanta, Francesco Rodolico ricordava
come, pur nella gran variet di pietre reperite in
loco o fatte giungere da altre localit (oltre a quelle
derivanti dal riuso di materiali provenienti da edifici antichi, abbattuti o in rovina), le citt italiane,
almeno fino allinizio dellOttocento, presentassero
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citt come Venezia o Milano, gi da tempo avevano tratto la pietra da territori ben lontani dai loro
dintorni; territori per e qui sta la differenza
che sotto innumerevoli aspetti economici politici
culturali gravitavano su di loro. Per quanto svincolate in questi casi estremi dal paesaggio naturale
circostante, si trattava sempre delle pietre di Venezia o delle pietre di Milano, in quanto legate al
particolare complesso di valori umani, suscitato in
proprio da ciascuna citt. Spezzando invece questi
legami, ponendo la diffusione delle pietre su basi
del tutto nuove, radicalmente diverse, le condizioni
attuali hanno reso privo di senso il concetto stesso
di pietre delle citt36.
Firenze, piazza della Santissima Annunziata (da: Piazza SS Annunziata Firenze Apr 2008 di Gryffindor stitched by Marku1988
Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons)
materia del costruito comera ben chiaro a Rodolico si condensa in tempo, cio in un materiale da
costruzione che appartiene ad uno specifico tempo
e luogo (la facciata in travertino del Colosseo ad
esempio), e tuttavia le sue trasformazioni nel tempo
(a causa dellerosione atmosferica, dellinquinamento, dellintervento umano) sono le condizioni della
coscienza sociale urbana della temporalit (le svariate versioni del Colosseo osservate dalle generazioni che si sono succedute dalla sua fondazione
sino ad oggi).
Oggi praticamente nessun turista in grado di cogliere il senso di tutto questo, essendo stati tutti
educati ad un senso della parola citt che rifiuta
la multiversit italiana, il che spiegherebbe la lunga
fortuna di Firenze come citt da visitare rispetto a
Bologna.
La fortuna della prima, che gi materialmente si
mostra come proiezione imposta al contado, centro dominante come il senso comune sostiene, di
contro alla seconda, nodo di una rete il cui ruolo
storico si svela, appunto, gi nel rapporto mimetico
con la campagna:
spicco; quello dei dominanti motivi architettonici, appunto dorigine campestre, delle torri e dei
portici; quello del comune colore rosso e ocra
appunto il colore della terra delle case e dei palazzi, ben diverso dallo squillante bianco, di marca
cittadina, delle facciate delle case fiorentine, vistosamente esportato nel contado a segno di dominio. Nel Bolognese, al contrario, il movimento nei
secoli trascorsi e stato inverso, e la citta che ha
importato le forme e i colori rurali, nel senso che
ha agito al servizio del suo intorno incaricandosi,
allintersezione dei circuiti locali e regionali, con
quelli continentali, della proiezione di questultimo
verso lesterno37 .
A sinistra: Achille Mauri, Veduta panoramica, dal Ponte Umberto I, di Castel SantAngelo e dellomonimo ponte. In lontanza la cupola di
San Pietro, 1860 -1870 ca. (Raccolte Museali Fratelli Alinari, Firenze, Inv. FBQ-F-004453-0000).
A destra: Societ Editrice dellEmilia, Carta dellUnit dItalia, 1861, Litografia Rochi, Milano (collezione Brandozzi).
tre volte quella delle carrozze postali. Con lo sviluppo del mezzo e lestensione nel territorio europeo
delle linee la percezione delle relazioni con luoghi
un tempo lontani cambia drasticamente. Il viaggio
fino a quel momento significava lattraversamento
di una serie di luoghi e paesaggi ad un ritmo che
faceva del viaggio una vera esperienza:
ci che rende tanto straordinaria, e tanto impossibile a rinnovarsi, la prima visione di un borgo, di una
citt nel paesaggio il fatto che in essa lontano e
vicino vibrano nel pi rigoroso accordo. Ancora labitudine non ha compiuto la sua opera. Non appena
cominciamo a orientarci, ecco che il paesaggio di
colpo sparito, come la facciata di una casa quando vi entriamo. Ancora la vicinanza non ha preso il
sopravvento grazie alla costante esplorazione divenuta abitudine. Una volta che abbiamo cominciato
a orientarci nel luogo, quella primissima immagine
non pu presentarsi mai pi68.
Questa lesperienza di chi si sposta a piedi, modalit di viaggio non inconsueta ancora negli anni in
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