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1. IMPEDENZA ELETTRICA
In questa lezione ci occuperemo anzitutto di quegli induttori che, a differenza di quelli considerati nella lezione precedente, hanno una resistenza
piuttosto alta, tale da non potersi pi trascurare: sono questi gli induttori il cui
avvolgimento costituito da numerose spire di filo di piccola sezione.
La corrente continua, percorrendo un induttore di questo tipo, incontra
soltanto lostacolo dovuto alla resistenza dellavvolgimento; la corrente alternata,
invece, oltre a questa stessa resistenza, incontra anche lostacolo dovuto alla
reattanza induttiva.
In corrente alternata, questo elemento si comporta, dunque, sia come un induttore sia come un resistore e, pertanto, conviene considerare la sua parte
induttiva separatamente dalla sua parte resistiva.
Per fare una netta distinzione tra queste due parti, rappresentiamo linduttore
con resistenza in modo diverso da quello usato finora per gli induttori senza
resistenza o, pi esattamente, con resistenza trascurabile. Per questi ultimi abbiamo adottato, nelle lezioni precedenti, il segno grafico mostrato nella fig. 1a,
mentre per gli induttori con resistenza ci serviamo ora della rappresentazione
riportata nella fig. 1b.
Indichiamo cio la parte induttiva mediante lo stesso segno grafico gi usato
per linduttore senza resistenza, mentre raffiguriamo la parte resistiva tramite un
resistore collegato in serie alla parte induttiva.
In tal modo immaginiamo che il filo costituente lavvolgimento non abbia
resistenza e che la resistenza presentata in realt dallinduttore sia dovuta al
resistore disegnato in serie allavvolgimento stesso.
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Cos facendo, si devono considerare come estremi dellinduttore con resistenza i punti indicati con A e B nella fig. 1b, perch tra questi punti troviamo
la stessa induttanza e la stessa resistenza presentata dallinduttore.
Osserviamo ora che, se lavvolgimento non presentasse resistenza e, quindi,
non vi fosse la parte resistiva dellinduttore, per far circolare una corrente alternata che abbia, ad esempio, il valore efficace di 1 A, basterebbe applicare alla parte
induttiva la tensione indicata con VL nella fig. 1b.
In realt, per, lavvolgimento presenta pure una resistenza e, di conseguenza, per farlo percorrere da corrente occorre anche applicare alla parte resistiva
dellinduttore la tensione indicata con VR nella fig. 1b.
Sfasamento tra VL e VR
Si potrebbe quindi pensare che tra gli estremi A e B dellinduttore con resistenza occorra applicare una tensione, indicata con V nella fig. 1b, il cui valore
efficace sia dato dalla somma dei valori efficaci delle tensioni VL e VR necessarie
per la parte induttiva e per la parte resistiva; invece ci non avviene, perch le
tensioni VL e VR non hanno la stessa fase rispetto alla corrente, come possiamo
vedere nella fig. 2.
Nella fig. 2a sono mostrati due cicli della corrente mediante due sinusoidi,
la seconda delle quali disegnata con linea pi marcata per distinguerla dalla
prima.
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Unendo, infine, gli estremi O e A dei due vettori, si ottiene il vettore indicato
con V, che rappresenta appunto la tensione V da applicare allinduttore con
resistenza.
Per trovare il valore di questa tensione basta tenere presente che, come
anche ricordato dalla scritta riportata nella fig. 4a, ogni centimetro di lunghezza
di un vettore rappresenta 10 V.
Ad esempio, il vettore VL lungo 2 cm perch rappresenta una tensione di
20 V, mentre il vettore VR lungo 3 cm perch rappresenta una tensione di 30
V.
Misurando sulla figura la lunghezza del vettore V, vediamo che risulta di 3,6
cm e, quindi, troviamo che questo vettore rappresenta una tensione di 36 V.
Possiamo dunque concludere che la tensione, da applicare tra gli estremi A
e B dellinduttore con resistenza per farlo attraversare dalla corrente di 1 A, ha
Applicazione del teorema
di Pitagora nel calcolo
vettoriale
il valore massimo di 36 V.
Il valore massimo di questa tensione si pu anche trovare per mezzo del
calcolo, osservando che i tre vettori della fig. 4a formano un triangolo rettangolo,
cio un triangolo avente un angolo retto, e che quindi possibile applicare il
teorema di Pitagora.
Per ricordare in che cosa consiste questo teorema, consideriamo il triangolo
rettangolo ABC della fig. 4b, i cui due lati pi corti AB e AC, tra i quali compreso
langolo retto, costituiscono i cateti, mentre il terzo lato pi lungo BC lipotenusa.
Secondo il teorema di Pitagora, calcolando i quadrati delle lunghezze dei
cateti e sommando questi quadrati, si ottiene un numero che uguale al quadrato
della lunghezza dellipotenusa.
Infatti, nella fig. 4b il cateto AB ha una lunghezza di 4 cm, il cui quadrato
uguale a 16, mentre il cateto AC ha una lunghezza di 3 cm, il cui quadrato
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uguale a 9: sommando questi due quadrati (16 + 9 = 25) si ottiene 25, cio un
numero uguale al quadrato della lunghezza dellipotenusa, che appunto di 5
cm.
Il teorema di Pitagora si pu anche applicare al triangolo rettangolo della
fig. 4a, per, in questo caso, anzich considerare le lunghezze dei lati, possiamo
considerare le tensioni che tali lunghezze rappresentano.
Possiamo dire perci che, sommando i quadrati delle tensioni VR e VL, si
ottiene un numero che uguale al quadrato della tensione V, cio V2 = VR2 + VL2.
Poich VR ha un valore massimo di 30 V e VL di 20 V, si ottiene:
V2 = (30 V)2 + (20 V)2 = 900 V2 + 400 V2 = 1300 V2
Per determinare il valore di V, si deve estrarre la radice quadrata di V2 e cio:
V=
V=
VR + VL
2
R2 + XL
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R2 + XL
Z=
R2 + XL
da cui:
2
Essendo ottenuta in questo modo dalla reattanza e dalla resistenza, limpedenza si pu utilizzare, come si gi fatto per queste due grandezze, nellimpiego
della legge di Ohm: in altre parole, come si applica la legge di Ohm ad un
resistore o ad un induttore senza resistenza, considerando rispettivamente la
resistenza o la reattanza di questi elementi, cos la stessa legge si pu applicare
ad un induttore con resistenza considerando la sua impedenza.
Diremo, perci, che la tensione necessaria per far attraversare un
induttore con resistenza da una determinata corrente alternata si ottiene
moltiplicando questa corrente per limpedenza presentata dallinduttore,
cio: V = Z I.
Angolo di sfasamento
A questo punto non rimane che vedere quale sfasamento si verifica fra tale
tensione e la corrente.
Per far ci osserviamo che nella fig. 4a, per trovare il vettore V, abbiamo
disegnato per primo, orizzontalmente, il vettore VR e, quindi, di seguito ad esso,
verticalmente, il vettore VL.
Avremmo potuto, per, seguire anche il procedimento indicato nella fig. 5a,
cio disegnare per primo, verticalmente, il vettore V, e poi di seguito ad esso,
orizzontalmente, il vettore VR: infatti, anche in questo caso, unendo i punti O e
A si ottiene un vettore V del tutto uguale a quello della fig. 4a.
Da ci deriva che il vettore V si pu trovare anche con un terzo metodo:
disegnandolo direttamente sulla rappresentazione vettoriale della fig. 3c, che
riportata di nuovo nella fig. 5b.
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