Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
SAN PIETRO
a cura di
Carlo Pietrangeli
presentazione di
Virgilio N oe
NARDINI EDITORE
Miniatura bizantina con San Pietro e San Giovanni (Cadice Vat. Gr. 1208, Biblioteca Apostolica Vaticana).
12
..
--
.
A sinistra: Donatello, particolarc con t'imm
Pietro nella Sagrestia Vecchia di San Loren agrn~~ 1 San
A fronte : C. Crivelli, particolare det polittic:o
trenze.
San Pietro (oggi nella National Gallery di L~:d~~~ante
ff'
vento divino, gli attire le critiche di alcuni giudeocristiani di Gerusalemme, che egli ridusse alla ragione.
Nell'anno 42, il re di Giudea Erode Agrippa I,
dopo aver fatto morire di spada l' Apostolo Giacomo, fratello di Giovanni, per ingraziarsi gli ebrei
getto in carcere Pietro, che, liberato da un angelo,
Si incammino verso un altro luogo. Una tradizione attestata nei secoli T.V-V lo fa venire a Roma,
portando a venticinque anni, ovviamente non continui, la durata dell'apostolato di Pietro nell'Urbe,
cioe fino al suo martirio nell'anno 67.
La storia di Pietro negli Atti si conclude con il
suo intervento, verso l'anno 50, nel cosiddetto
Concilio di Gerusalemme, dove fu decisa 1'esenzione dei pagani convertiti al cristianesimo dall' osservanza della Legge di Mose. Dopo questo tempo, 1'Apostolo Paolo, nella Lettera ai Galati, menzio-
a regione chc ncll'antichita andava sotto i1 nomc di Vaticano avcva originariamente un' cstensionc assai maggiore di qucJla che le si attribuisce
oggi. Si trattava infatti di un vasto tcrritorio, !'ager
Vaticanus, che comprendeva a sud le alture dell' odierno Gianicolo e risaliva lu.ngo la riva dest:ra del
Tevere fino a fronteggiare la cittaclina di Fidene
(Plin., Nat. Hist. 3 ..53), che si trovava sulla riva
opposta n.ell' area purtroppo attualmente coperta
dall'omonima borgata romana. Le fonti antiche cessano di menzionare l'ager Vaticanus abbastanza presto: a partire dalla seconda meta del II secolo d.C. si
parla semplicemente di Vaticanum, usando il term.inc per indicare un'area assai phi ristretta: troviamo attestato tale uso per la prima volta nella
necropoli sotto alla basilica di San Pietro, neU'iscrizionc del sepolcro di Popilius Heracla dove l'eclificio
sepolcrale stcsso viene definito come posto ;., Vatic(ano). E evidente che chi leggeva questo testn n<Jn
pensava al vastissimo ager Vaticanus, pcrche alt. lmenti l'indicazione sarebbe stata priva di semo, ma
a un'area abbastanza ristretta che pub essere'definita
attraverso indicazioni lettcrarie di epoca successiva.
La tomba dell'Apostolo Pietro infatti, a partire dal
200 circa, e concordemente posta in Vaticano da
tutti gli autori. Cosl pure l'obelisco, che fino al 1586
sorgeva in un punto ancora oggi segnalato da una
lapide nella pavimentazione di piazza dei Protomar-
Nccropoll so/IO
{I
'
/SI ft J 1II
/J
'
l'tfl1/f10
2, / {ro/t>O dr t110,
()'
,
Scrutturc prccostantinianc
Structure costantinianc
L,
Sm
--.L.-J.-L~.Jj
------l--..
1111 dopo
lo
l t '\'f\t ' \ ' \ttl \\ '\ \t ' 'l" \)\\ ~t \'i . n llt'
"' \'\\\ :\, , , \' ,. n \ "\ t \\\\\ , 'Ii\ \"\ 1\nd<\~n ("
n'\n
~ ' \ t\
t.
mnusoleo sembra ancora preferibile alla recentissima proposta di vedervi il Phrygianum. Questo era
un luogo di culto dedicato alla grande madre degli
Dei, la frigia Cibcle, non localizzabile con precisione, ma menzionato nci cataloghi regionari e citato gia in un'iscdzione di Lione del 160 d.C. (CIL
XIII 1751). In questa epigrafe, come d'altronde in
quella piu tarda di Kassel (CJL XIII 7281; 326
d.C.), il termine Vaticanum e impiegato come s.inonimo di Phrygianum, in modo paragonabile a
quanto succedeva per i templi dedicati nelle citta
romane alla triade Giove-Giunone-Minerva, detti
capitolia dal tempio che sorgeva a Roma sul Campidoglio. Dal Phrygianum proviene un buon numero di are iscritte da cui si ricava, tra I'altro, che i1
santuario sopravvisse alcuni anni alla costruzione,
nelle sue immediate vicinanze, della basilica dedicata all'Apostolo Pietro e che conobbe un'effimera
rinascita sotto l'usurpatore pagano Magnenzio.
L'interpretazione dell'edificio circolare come
mausoleo d'altronde non stupisce: che in quest' area
esistessero vaste aree di necropoli e cosa nota da
sempre: gia le fonti letterarie ci parlano per questa
zona di sepokri demoliti da Heliogabalo (SHA,
Heliog. 23.l) o della tomba del cavallo favorito di
Lucio Vero (SHA, Verus 6) ed e noto a tutti nelle
immediate vicinanze il monumentale mausoleo dell'imperatore Adriano, oggi Castel Sant'Angelo. Nuclei minori di sepolcri erano venuti alla Iuce in piu
riprese: edifici sepolcrali e sarcofagi erano stati visti
in occasione di lavori nell'area di piazza San Pietro,
a partire dalla costruzione dei colonnati berniniani.
Un edificio sepolcrale ben conservato fu rinvenuto
anche durante la costruzione dell'aula delle udienze
Paolo VI. All'interno della Citta del Vaticano edifici
dello stesso tipo sono venuti alla luce negli anni
Trenta in occasione della costruzione del Palazzo
dell' Annona e i resti di altri due sono ancora visibili
in viale dello Sport, nei pressi della Fontana della
Galera. Trail 1956 e il 1958, inoltre, fu scavata una
vasta area di necropoli visitabile tuttora al di sotto
dell'Autoparco Vaticano. Qui le tombe si dispongono su1 ripido pendio argilloso del colle con un
allineamento all'incirca parallelo a quello che, poco piu a valle, doveva essere ii percorso della via
Trionfale. Si tratta di colombari, cioe piccoli edifici che ospitavano internamente cinerari alloggiati
in nicchiette nelle pareti, tanto da assomigliare ap-
::,, .
i:
ng1~1nngc
DALLA FONDAZIONE
'
Mosaico con testa di San Pietro: proviene, molto probabilmente, da uno dei contesti pittorici del tempo di Leone I
(440-460; San Pietro).
39
VII/
I 1 d11111111111f111.l1111 Wftll
1'11111111w 11IJ,
J?'<i~ olary,p)ata,
/\l1l 11u11111111~t111 ,
111tl(
J J ta
c w ddi11faccntc.
ftipt'Ofmrrcmo ora la deiK:ri:donc particolareg
giata ddla basilica costandniana soprattutto in base
allc ri11ultan;r,c degli ultimi st.udL
Com abbiamo gi~ dctto i1 Martyrium origjnarfo ebb con tutta pr<Jbabilita, fin dall'inh:io,
Jmponc:nti avancorpi prospidenti la pia;1,;1,a (<,-campu '" o cortina), a que ta raccordati mcdfante una
wadinata, La forma quadriporticata dcffatrio non
f!embra clfflCrc t!tata qucfla primitiva, come vcdrcmo
in scguito. E11ro dovett.e comportare all'inizlo soltan to iJ portico occident.alt:, contiguo aUa facdata.
Probabilment.e quena area era lastricata di marmo,
con aJcune parti, piu basse, in mosaico bianco, forse
pcrtin nti isoltanto allo gpia;1,w ccntralc su.b divo.
La frontc ddJ'atrio invecc pot~, anche originariamcnt.e, CBsere provvista di un.a scrie di corpi d'lngrcsso prospidcnti la gradinata verso la piazza,
come ris ulta gill dallc notizie desunte da Paolino di
Nola. uanto alla gradinata, sappiamo che fu sku
ramentc mcno elcvata dei trentadnque scalini segnalati da1J'A1arano. Quindi la gran piazza innanzi
al complesro petri no aveva almeno w bito un abbasitamento di quota. H fatt.o comport6 una variazione
nci rapporti tra gli clcmenti che contrassegnavano la
primitiva sistcmazionc dd santuario e ne alteto il
42
~~w ~-w~afiw.1,,
sovrapposte che lo componevano (cfr. capitolo precedente). II muro in cui quest'ultimo era stato ricavato venne eliminato a nord e a sud, ma non i
muretti di secolo III ad esso normali e paralleli
all'impianto della lastra di travertino, sostenuta da
colonnette e posta a conclusione della nicchia inferiore. Ricordo, ma si legga il capitolo precedente,
che tre nicchie sovrapposte contraddistinguevano
I'assetto del monumento sepolcrale di Pietro: la
prima coincideva con la sua tomba terragna, e Costantino la fece ricoprire con una lastra marmorea, la
seconda e la terza erano quelle emergenti dal piano
44
Anonimo del secolo X I, facciata delta Basilica Costantiniana da un Codice proveniente da Fa r/ a. L a decorazione
dovrebbe corrispondere al tema delta rommittenza costantiniana (Windsor, Eton College).
si possono ancora osservare frammenti della originaria piattaforma di recinzione del monumento. Sulla
collocazione dell' altare, almeno fino agli interventi
gregoriani, non si hanno certezze; pote essere sistemato anche davanti alla zona della memoria. Certo e
che Gregorio Magno (590-604), proseguendo forse
l'opera del suo predecessore Pelagio, modifico l'assetto costantiniano perche il sacerdote potesse celebrare proprio sulla tomba dell' Apostolo. Per questo
la zona presbiteriale venne rialzata di circa m 1,45,
avanzata di piu di circa m 1 oltre la corda absidale e
di m 4 ai lati di questa, a partire dalle contigue
terminazioni del transetto. Su tale clevata ed articolata piattaforma, adorna sulfa fronte dalle colonnette vitinee, collegate da plutei e da un epistilio,
reimpiego della precedente sistemazione, pote essere collocato l'altare, che incluse e sostitul la parte
alta dell'assetto costantiniano. Una fenestella confessionis, posta al centro, sulla fronte del presbiterio sopraelevato, permetteva il riferimento diretto
alla tomba venerata, sulla cui lastra di rivestimento
venne praticato, forse in tale occasione, un pozzetto,
da porsi in relazione col cerimoniale inerente le
reliquie ex contactu. Sotto tutta l' area confessionale fu pero ricavata una cripta, con accesso dalle ali
del transetto, alta poco piu di m 2 e larga circa
m 1,60, che, con la sua pianta semianulare, avvolgeva dall'interno, come un'ampia intercapedine,
tutto il perimetro absidale ed era raccordata, con
un corridoio lungo il raggio mediano dell' abside, al
luogo della tomba dell' Apostolo, permettendone
cosl una piu prossima venerazione da parte dei
fedeli. Pochissime tracce rimangono di questa sistemazione che ci e maggiormente nota dalle fonti
letterarie. Per altro le cripte di pianta semianulare,
sull' esempio di quella di San Pietro, vennero riproposte in numerose basiliche romane, prima fra tutte
e forse tipologicamente la piu vicina alla nostra
quella del Martyrium di San Pancrazio sull' Aurelia Vetus opera del pontefice Onorio
(625-638), oggi ancora integralmente conservata.
Della primitiva decorazione della basilica vaticana si conosce ben poco. Dato il profluvio e la
ricchezza di materiali che vi vennero impiegati, a
cominciare dall' architrave e dalle splendide colonne
che, pur costituendo materiali di spoglio, furono
accuratamente selezionati (tanto che i due fusti di
raro africano all'ingresso della navata centrale erano
considerati una vera meraviglia) e le ricche suppellettili di dotazione cui abbiamo accennato, l' ornamentazione dell' edificio dovette essere adeguata.
Per altro sappiamo solo sicuramente che la decorazione dell' abside della basilica era costituita da un
rivestimento a foglia d' oro, senza figurazione alcuna
(ex auro trimita), a quanto si legge nel Liber
Pontificalis. Probabilmente c'erano anche pareti ricoperte da opus sectile, almeno nelle navatelle,
come sappiamo da fonti rinascimentali, ed anche la
fronte della basilica doveva aver avuto una qualche
ornamentazione, per quanto risulterebbe da un in-
45
~is\ d i l 1olinl' di Nllb rnnniuto ndl' pisto ln pt c 'lkm ' Ill 'nt ' rkordtltn. n d omzi n ' d llu fn citlltl de! v 'cchi
'nn I i tt . con l' moggio d i
v~nti 1uottro ,cgliu1 Ii dell ' . porn liss' oll'i\gnello,
ch :-- onsen no nel ~..,ill ricord11to di c fo rf nsn di
Et n ~oll 'g H s~ l Xl. ~ im cc do porsi in
relllzion on anal ghi pmgmmmi de orutivi esc~ui1i s tto il pontifi aro di L on I (440-460) che
p tt "bbe w r fntt onch es guirc un iclo di offr 'hi ndlo nm ata centrnle (si ri contd lo stesso sogg tto sull'at o trionfole dello basilica di nn Pnolo
fuori le mum). L'nttribuzione si desumerebbe inoltxe an he dolla genericn notizia di lavori in San
Pietro dallo biogra6a di questo papa nel Liber
Ponti/icllis, ed altre l da un'epigrnfe che fu letta in
fronte fons in e clesia s.rti petri[.. .]. Cio non toglie
che la testimonianza del codice farfense eposteriore
agli interventi, sulla decorazione della facdata, di
Gregorio IV (827-844).
L'abside della chiesa fu in seguito probabilmente ornata con una scena di Traditio Legis, che
anch'essa sarebbe piu opportuno assegnare agli anni
del pontificato leoniano che ad un intervento di
papa Liberia, tematicamente relato alla reazione
antiariana seguita alla morte dell'imperatore Costanzo II. TI mosaico successivo di Innocenzo III,
pur essendo in qualche modo legato alla precedente
rappresentazione, non sembra affatto potem e essere
considerato un restauro, come akuno ha sostenuto.
Agli interventi leoniani pouebbe piuttosto essere
assegnata la splendida testa di Pietro, ma non quella
di Paolo, che risulta montaggio moderno, gia conservata nelle Grotte Vaticane. Peril resto si puo solo
aggiungere che, in seguito a riflessioni espresse in un
moderno studio della summenzionata cassettina
eburnea di Pola, si tende a considerare tutta la
decorazione del cofanetto legata esclusivamente alle
tematiche presenti nel programma omamentale
della basilica vaticana e non anche a quelle della
chiesa episcopale lateranense, come era stato precedentemente sostenuto, opinione questa non piu
universalmente accolta nei recenti contributi.
Tra gli annessi del complesso petrino del Vaticano merita una menzione particolare quello battisteriale. Secondo l'Alfarano la sede deputata all' amministrazione del Battesimo era ubicata nell' esedra
dell' ala nord del transetto, non possiamo sapere
pero se essa corrispose alla primitiva collocazione e i
46
s
s
d:tll' :1 ngi I
fu
t\
Ir,,
Nl11t1 \1 \ :t11t .11111. 1 I 11 lilt lu ti I .\'1 111 l 11t/ 1t 1J, I11 I1r11111 / l11J!.I111
,/d1'1tll1111 ill I I. /111 rlll 11111 /,, 111tl11t11 i/1//',111111 1 1lrl/,1
/1m i,1t,1de! 1111/110 S1111 11/t'fw (!ti 11 111.: /Jf/J/111111111 ~'rill
1\ / /ii, rl1 lilt lu ,/I S 1111 /'lr'fl'u) ,
:1 '
48
I\ l11111t l' . 111 111! 01, I / ~111tl 1 111111 , 11111 ,111111 (111( 11t1 1/11
/ ' 111t,111,1 l 111//IJJ.11111111 /'1111c11111 rMl.1 l lf11lf
\l. 1111.11111 <111
11111 die pu t
~ r di (011d11 :t.lo11 1dq11111Jto !1111
riot 1 NOi'/-\ vtl p1t11fHJ II 11110 ud uv I d ~11 ' 0 111 1 11
ul ski v111ku 1111 d rn dtdl 010 u Sn n M1111 ln11, t\
lJllCSIO 'Olllp( HllO ( 'l'Cl'O pol rlf l'lill 11[0 1 l'l llll UJl ll
L'hi so cl Jlu 10101H.lu di Snniu P 1ronll1111 1rc- frn 11d1I.
L'istltuzlu11 ~od tt di purll lol'l fovl11l 1>1to II
pontlfl ul11 di L 011 IV {8448 8), cli ro 111010
nppumo tlucu10 u Snu Mn1'l l110
Ii f) 1 fll 1110
tnollvo loto 11 sue> nmnmllcl'O di n11111 rrnil j)(lt1t1 dJ.
mcnti onth l' lLHlvl oil Id s d II S l111lo
~ mini 'l' ' prcsso 11 Vo1l 011u. L' dlfl iu fu Jii11ru11 0
p r la ostrnt.lon d l 11uov<1 Su11 Pl 1ro, dot o on 11
h lo sun colloco:don , glu1ilu lo I' alimorifo11zu d l
l'Alfuronu, dsulto p1oprlu p1 11110 11 pilnst10 on
l' dicolu cl lln V r nl u.
Solro nt'O un alt ro d i in1.1u monoslt l'i vnticun i
nioJtoonti a,oltt oi
tr gio dcorduti. Si trottn I Jl'Jsl'iLuzlon, d nt>mi.
nutu Hhusal 1n. Essu uv vo Rt:cl in un edifl io
57
infinp
nrnh~hilm Pn tP ~n-
ceps et caput ceterorum quae Basilicam circumdabant (Cancellieri), nonche sede secolare di una
scuola ove i <<nobiles adulescentes romani venivano formati veluti ex insigni quadam pietatis
atque eruditionis palestra uscendone illustres viri
[tra cui si conta Leone IV] qui Ecclesiae Romani
alumni vocabantur (Cancellieri) - era tradizionalmente denominata a vulgo (Vegio) confessio B.
Petri ac viventis ejus habitaculum o anche Habitatio Petri (Hercalaro). Non puo dunque darsi, in
definitiva, sede - oltre che documentata - anche piu
atta e per cosl dire legittima in cui ritrovare allogata
la statua bronzea di San Pietro sino aborigine: in una
data, peraltro, che resta tuttora sub judice.
Di fatto, il quadro storico su indicato vale bensl
ad automaticamente eliminare l' antica ipotesi rinasdmentale cosl come l'evidenza stilistica elimina di
per se quella altomedievale (talora sostenuta in
rapporto, per lo piu, alla figura di Leone IV)
(Huelsen). Restano peraltro possibili sia l'ipotesi di
un'origine tardoantica (non estendibile piu in su del
IV secolo, malgrado talora si sia pensato anche al II)
(Wittig) sia quella di un' esecuzione in eta gotica,
non oltre comunque gli inizi del XV secolo, data la
testimonianza del Vegio.
Veniamo alla prima. Data per certa dalle fonti
nonche - su basi essenzialmente storiche, stilistiche
e iconografiche - da tutta la letteratura critica piu
antica, sino al Didron (1863 ), essa continua anche in
seguito a trovare convinti assertori (Grisar; Leclercq; Cecchelli; Guarducci, 1988) rinvigoriti, a
partire dagli anni Quaranta del nostro secolo, dal
ritrovamento di due foto di una statuetta - scomparsa e non altrimenti nota ma a quanto pare trovata
verso il 1910/1911 a Charsadda (Pakistanj tRowland) - raffigurante San Pietro seduto e benedicente secondo una iconografia in linea di massima
analoga a quella del bronzo vaticano: con tunica e
pallio da antico filosofo, testa nuda con capigliatura ricciuta come la corta barba, viso largo e squadrato, calzati di sandali i piedi nudi di cui il destro
sporto in avanti, la mano destra alzata e la sinistra
stretta al petto e munita di doppia chiave. Chi
ritenne l' originale di Charsadda databile tra il V e il
VII secolo (Rowland; Cecchelli; Bussagli) ne dedusse la necessita di una datazione ancora piu alta
della statua bronzea vaticana, ritenuta il prototipo
da cui l' esemplare ritrovato a Charsadda derive-
rebbe come esempio di tutta una massicda riproduzione in serie e diffusione di carattere devo zionale.
Restando in ogni caso la data della statuetta di
Charsadda necessariamente sub judice - sino all'auspicabile ritrovamento dell'originale - non manco
chi suppose l' esistenza di un prototipo perduto da
cui deriverebbero sia la statua vaticana sia quella di
Charsadda (Salmi). Ed e questa una ipotesi degna
del massimo interesse dato che una copiosa documentazione attesta l'esistenza ab antiquo, presso la
basilica vaticana, di diverse statue di San Pietro, di
diverse dimensioni e materiale. Basti qui ricordare la
statua d' oro raffigurante San Pietro che si vuole
donata nel 771 da Adriano I (772-795) nonche
l'altra, pure aurea, che il Piazza afferma donata
nell'869 ad Adriano II dal re d'Inghilterra, della
misura e grandezza dell'istesso Pontefice, che rappresentava S. Pietro, come scrive nella sua Epistola
(Effemeride Vaticana, pag. 63 7) o ancora le tres
ymagines S.cti Petri de argento et una ymago S.cti
Petri deaurata parva registrate nel pill antico Inventario del Capitolo di San Pietro (fol. I ) nonche le
tre deauratae registrate nel secondo Inventario,
risalente agli anni 1454-14 55 (fol. 27 v) e ancora nel
terzo, del 1489 (fol. 51) (Refice); e inoltre in
particolare le duae pares statuae aereae [sic] divi
Petri che il Fauno (ed. 1549, pag. 125) ricorda
presenti entrambe nella basilica, quarum alteram
nonnulli volunt Jovis capitulini fuisse: tradizione
quest'ultima antichissima, rapportata di preferenza,
ma non unicamente, a Leone Magno (Leclercq).
Dopo la su indicata ipotesi del Didron - che
penso al XIII secolo - la prima autorevole attestazione in favore del basso Medioevo risale al
Wickhoff che propose una data alla fine del XIII
secolo e un ambito arnolfiano in seguito variamente
ribaditi e puntualizzati - o viceversa respinti - su
base cosl stilistica (Venturi, 1907; Munoz; Toesca;
Keller; Francovich, Salmi; Romanini, 1969; Poeschke; Wundram; Dixon) come tecnica, in questo
caso fondandosi sull'analisi del bronzo eseguita nel
1960 dal Bearzi (Salmi; Bearzi), i cui risultati, favorevoli appunto a una datazione tardoduecentesca,
sono stati di recente ribaditi a sostegno di un' attribuzione al Rosso padellaio, autore documentato di
bronzi umbri del tardo Duecento (Gramaccini).
Va detto che l'ipotesi tardoduecentesca e in
particolare arnolfiana, anziche contraddetta, e raf59
forzata dalla presenza nel bronzo vaticano di elernenti c moduli iconograici e stilistici tardoantichi,
dato ii ben noto e ampiamente documentato uso di
rnodelli dall'antico, non solo in genere consueto
nella scultura europea pertinente al cosiddetto
classicisrno duecentesco, (Hamann Mc Lean; Sauerlaender; Seidel, 1975) ma anche in particolare
nell'opera di Arnolfo (Gnudi; Salmi; Romanini,
1987; Di Fronzo). In quest'ultima sono anzi rintracciabili puntualmente le stesse formule di desunzione
genericamente antica presenti nel bronzo vaticano: a partire dai riccioli cosiddetti a lumaca
della capigliatura e della barba che ritornano pressoche identici in celebri autografi arnolfiani, daila
Madonna De Braye di Orvieto, al Giovanni dolente
di Berlino, gia sulla facciata di Santa Maria del Fiore
(Salmi; Seidel, 1973; Romanini, 1983), al cosiddetto Paralitico della Fontana di Perugia (Romanini, 1983; 1987; Di Fronzo).
Va detto cio nonostante che 1'attribuzione arnolfiana richiede oggi, alla luce <lei piu recenti punti di
arrivo degli studi specifici, nuove analisi dirette a
riscontrare 1'esistenza nel bronzo della lavorazione
secondo criterio di visibilita che sappiamo oggi
propria e caratteristica di tutta 1' opera autografa di
Arnolfo (Romanini, 1983; 1987; 1989; Pomarid,
1987). Inoltre - sino al ritrovamento di una piu
precisa prova in contrario - la quanto mai folta serie
di fonti attestanti 1'esistenza di una statua bronzea di
San Pietro presente e venerata ab antiquo in San
Martino ad errata, militando a favore dell'ipotesi
tardoantica, continua a impedire - anche quando si
sia favorevoli all'attribuzione arnolfiana - di annoverare comunque il bronzo vaticano tra le opere
certe di Arnolfo (Romanini, 1969; 1983).
In definitiva, uno <lei piu validi argomenti a
sostegno di una ipotesi - in genere - tardoduecentesca resta oggi la gia accennata presenza documentata ab antiquo, presso la basilica, di numerose
ymagines dell'Apostolo, in bronzo, in oro, in argento e argento deaurato: e inoltre in marmo.
Di quest'ultimo materiale, appunto, el'unica - oltre
la statua bronzea - che & tali ymagines appare
oggi superstite, conservata nelle Grotte Vaticane.
Sino almeno dal XVII secolo - a partire se non
altro dal Dionigi - essa e stata esattamente riconosciuta per quello che e, una statua romana acefala
raffigurante un filosofo, trasformata in immagine
60
I!
sino ad oggi.
Riproduzione dal Dionigi (J 77J) dctla statut1 111armom1 di
San Pietro oggi nctle C rollc Vaticane.
1mrrnmr la Vita e
la Passione di Cristo.
_ __ __ 1~
-- - -
/ ___ _ ..~
- - - - 1 ~~
- - --~---~-
___ ,
il busto del Cristo, con ai lati i simboli degli Evangelisti; piu in basso, tra le finestre, i Ventiquattro
Seniori dell' Apocalisse.
Per i secoli V e VI il Liber Pontificalis riporta
numerose notizie di interventi dei papi soprattutto
per cio che riguarda la decorazione dell' atrio, con la
costruzione dei portid ad opera di papa Simplicio I
(468-483 ), con la recinzione e la decorazione con
marmi e mosaici da parte di Simmaco (498-514), il
quale fece anche costruire fontane, edifici per i
pellegrini, sale con varie destinazioni, consacrando
inoltre diversi oratori.
Lo stesso pontefice fece trasportare nell' oratorio di Sant' Andrea - gia mausoleo imperiale situato
sul fianco meridionale della basilica - la venerata
immagine della Madonna della Febbre, da cui I'oratorio prese appunto la denominazione di Santa Maria della Febbre.
L'impegno dei pontefici a favore della basilica
vaticana in questi secoli - e nei due successivi - si
concentro soprattutto sull'arredo e la dotazione
liturgica, con frequenti e cospicue donazioni di
calid e altre oreficerie per gli altari, di tessuti e
param~nti preziosi, di lampade e altri oggetti destinati allo svolgimento del culto.
Di particolare rilevanza fu l' attivita di Gregorio Magno (590-604), che fece costruire l'Altare
della Confessione sulla tomba di Pietro e quella di
Onorio I (625-638) che fece restaurare il tetto,
ricoprendolo con tegole di bronzo dorato provenienti dal tempio di Romolo nel Foro Romano.
68
L'oRATORIO
01
G1ovANNI VII
c m di ~.in Pict 1
piif'Cll' lkm11 d ,11'
69