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Comitato di Liberazione Nazionale

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Bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale


(1943 1945)
Il Comitato di Liberazione Nazionale (abbreviato in CLN) fu
un'organizzazione politica e militareitaliana costituita da elementi dei principali partiti
e movimenti del paese, formatasi a Roma il 9 settembre 1943[1], allo scopo di opporsi
al fascismo e all'occupazione tedesca in Italia, scioltasi nel 1947.
In particolare il CLN ha coordinato e diretto la resistenza italiana e si divise in Comitato
di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), con sede nella citt di Milano[2] durante la
sua occupazione, ed il Comitato di Liberazione Nazionale Centrale (CLNC).
L'organizzazione oper come organismo clandestino durante la Resistenza ed ebbe per
delega poteri di governo nei giorni di insurrezione nazionale.
Indice
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1 Storia

2 Note

3 Bibliografia

4 Voci correlate

5 Altri progetti

6 Collegamenti esterni

Storia[modifica | modifica wikitesto]


Fontana del C.L.N. in onore ai Legnanesi caduti per la libert
Era una formazione interpartitica formata da movimenti di diversa estrazione culturale
e ideologica, composta da rappresentanti del Partito Comunista
Italiano (PCI), Democrazia Cristiana (DC), Partito d'Azione (PdA), Partito Liberale

Italiano (PLI), Partito Socialista Italiano di Unit Proletaria (PSIUP) e Democrazia del
Lavoro (DL).
Rimasero fuori dal CLN il Partito Repubblicano Italiano, pur partecipando alla
Resistenza, per la sua posizione istituzionale che comportava una pregiudiziale
antimonarchica-istituzionale, ed anche alcuni gruppi di sinistra che non accettavano il
compromesso dell'unit nazionale su cui si basava il CLN che prevedeva la
"precedenza alla lotta contro il nemico esterno, spostando a dopo la vittoria il
problema dell'assetto Istituzionale dello Stato".
Non aderirono inoltre al CLN formazioni politico militari antifasciste di rilevante
importanza come Bandiera rossa di Roma e formazioni anarchiche[3] di pesante
valenza militare come le Brigate Bruzzi-Malatesta [4] di Milano, pur agendo di concerto
con le Brigate Matteotti, nonch diverse formazioni anarchiche che agivano
nella Lunigiana e sui monti di Carrara come il Battaglione Lucetti, mentre di converso
molti anarchici per motivi contingenti di mancanza di organizzazione autonoma locale
confluirono nelle Brigate Partigiane che facevano riferimento al CLN come, ad
esempio, Emilio Canzi comandante unico della XIII Zona operativa, zona relativa
all'Appennino Tosco-Emiliano. La stessa adesione al CLN di Stella Rossa fu complessa e
problematica, con una grandissima discrezionalit di azione permessa alla Brigata
Partigiana stessa da parte del CLN.
Alla seduta di fondazione parteciparono: Ivanoe Bonomi (DL, Presidente), Mauro
Scoccimarro e Giorgio Amendola (PCI), Alcide De Gasperi (DC), Ugo La Malfa e Sergio
Fenoaltea (PdA), Pietro Nenni e Giuseppe Romita (PSI), Meuccio Ruini (DL), Alessandro
Casati(PLI).
Il mese successivo si erano gi costituiti i Comitati Regionali, successivamente
vennero costituiti anche Comitati Provinciali.
Il primo a presiedere il CLN fu Ivanoe Bonomi a cui spett, dopo la liberazione di Roma
(4 giugno 1944), di assumere responsabilit di governo con la Presidenza del
Consiglio (11 giugno).
A lui successero alla Presidenza del Consiglio il 21 giugno 1945 Ferruccio Parri e il 10
dicembre 1945 Alcide De Gasperi. Dopo la nascita del il C.L.N.A.I., quest'ultimo venne
presieduto, dal 1943 al 1945, da Alfredo Pizzoni.[5]
Il 16 ottobre 1943 viene votata la mozione che si pu riassumere in tre punti base:

assumere tutti i poteri costituzionali dello Stato evitando ogni atteggiamento


che possa compromettere la concordia della nazione e pregiudicare la futura
decisione popolare;

condurre la guerra di liberazione a fianco degli alleati angloamericani;

convocare il popolo al cessare delle ostilit per decidere sulla forma istituzionale
dello Stato.

Ogni partito rappresentato nel CLN ebbe le sue formazioni militari partigiane, che in
genere erano coordinate dal rispettivo rappresentante nel CLN (cos come vi furono
formazioni Repubblicane ed anche di altri gruppi di sinistra).
I Comitati Regionali e Provinciali ebbero un compito prevalentemente politico e di

coordinamento, con influenza ma non comando diretto sulle formazioni militari


partigiane, che rispondevano in genere direttamente al loro partito. In vari casi le
formazioni militari disattesero accordi e ordini del CLN.
La composizione politica delle brigate partigiane era piuttosto varia: [6]

Brigate d'Assalto Garibaldi (Partito Comunista Italiano): 575

Brigate autonome (guidate da militari e non rappresentate da alcun partito del


CLN, particolarmente attive in Piemonte): 255

Brigate Giustizia e Libert (Partito d'Azione): 198

Brigate Matteotti (Partito Socialista Italiano di Unit Proletaria): 70

Brigate Mazzini (Partito Repubblicano Italiano)

Brigate del popolo (Partito Popolare Democrazia Cristiana): 54

Prima delle elezioni del 1946 i CLN vennero spogliati di ogni funzione e quindi sciolti
nel 1947.[7]

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