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lavori speciali IL DRAGONE Quando il 16 giugno 1984 Kimura vide scaricare questo Juniperus chinensis dal camion che lo trasportava dal nord del Giappone al suo laboratorio pensd che il lavoro era pit difficile di quanto gli aves- sero fatto credere. Misurava 180 centimetri di altezza! Sem- brava un dragone volante con le sue lingue di fuoco. Tutto, meno che un albero adatto per bonsai. Dall’epoca della raccolta, dieci anni prima, nessuno aveva osato modellarlo o dise- gnarlo: era piantato in un giardino come pianta ornamentale. Ma ora la sfida era lanciata. Che cosa si poteva creare da un materiale con una sola dimensione (’altezza), e di cui solo il 10% cra costituito da foglie? Dopo la sorpresa iniziale il primo passo fu osservare attentamente il tronco, in tutte Ie posizioni possibili. La difficolta del disegno risiedeva negli innumerevoli limit: che il materiale poneva. Lo posizione dorigine delalbero, in montagno. ‘Quando si parla di limiti si fa riferimento alle curve del tronco, ai rami, alla legna Questa dovrebbe essere la posizione in vaso per la caltivazione: er Mi a bonsai tttevia il diseano complessivo appare povero. icati con la tecnica; si tratta di caratteri- stiche che Partista si vede obligato a mantenere nella modellatura. Ilimiti imposti da questo esemplare erano lesue curve, la legna seca gia esistente ela vegetazione solo all’apice, a notevole di- stanza dalle radici. Date le sue caratteristiche probabilmente viveva un tempo in un dirupo, in unazona molto fredda. La difficoltd era conservarne laspetto naturale. Tolto dalla sua posizione d’origi- ne le sue dimensioni apparivano grotte- sche, scioccanti. In arte bonsai artista, per creare la sua. opera, deve farsi suggerire dall’albero stes- so gli altri elementi del paesaggio. Spesso il disegno di un bonsai non é altro che un’intuizione: II processo creativo consiste nell’immaginare ’aspetto finale che Popera terminata dovra trasmettere a chi la osser- va. L’applicazione della tecnica é la fase successiva: @ il mezzo, non il fine. Trattandosi di materiale insolito anche la bellezza che esprimeva era particolare, lontana dai canoni classici dell'arte bonsai. Dopo aver osservato attentamente l'albero Kimura concluse che la zona migliore era quella centrale, dove Palbero si titorceva su se stesso per poi ricadere in cascata. Tuttavia, per adottare questa posizione, il ceppo di radici avrebbe dovuto restare all'aria. Altri avrebbero escluso questa collocazione in vaso: Kimura no. Le soluzioni erano soltanto due: una margotta per ottenere radici dove interessavano, procedimento che avrebbe ri- chiesto due o tre anni, oppure avvicinare in qualche modo le radici alla zona desiderata. Questa seconda soluzione, fino a quel momento inattuabile, & stata possibile grazie a una nuova e sorprendente tecnica sviluppata da Kimura, esposta in queste pagine. Il problema principale per awvicinare le radici era lo spessore del tronco, che non permetteva piegatura. Tuttavia il volume delle foglie era minimo rispetto allo spessore del tronco: Kimura si chiese se questo servisse realmente. La risposta fu negativa: doveva artivare linfa sufficiente dalle radici alle foglie, quindi l'elemento essenziale era la qualita dei vasi conduttori e non la quantity; inoltre la scarsitA di foglie indicava che qualche vaso non funzionava. Dunque, in teoria, si poteva ridurre il volume del tronco. Sequendo questo ragionamento Kimura decise di provare a separare un pezzo di corteccia e di legna che contenessero sufficienti vasi conduttori sani. Con Paiuto di una sega elettrica cred una vena disoli 3 cm di larghezza e 5 mm di spessore, che avrebbe collegato le radici con il resto del tronco. Lo definizione della vena Dopo averla delimitata seporé la vena dalla parte 3 cm dilarghezza per 5 mm di spessore. del tronco a cul apparieneva, con un tronchese fessuratore, Cree a eee ehh Ep eee na Spee Reuccs tat In questo modo la porte miglore dellclbero fra bene in vista. Per evitare inconvenienti futuri (marciu- me, ecc.) si avvolse la vena con rafia, creando cost una seconda corteccia di protecione, La fase tecnicamente pit complicata era stata superata, bastava arrotolare la vena nel vaso e collocare lalbero nella posizione prevista. Per facilitare operazione e man- tenere fissa la posizione si legd la vena fasciata con dei fili, che a loro volta farono avvolti da rafia. Una volta piegato e regolato il ceppo di radici venne fissato saldamente al vaso con pezzi di bambite filo attraverso i fori di drenageio, come si pud osservare dalle fotografie. Con Paggiunta del substrato la posa in vvaso era terminata. Grazie all’ingegno e alla tecnica di Kimura il risultato corrispose perfettamente al disegno. La tecnica al servizio dell’arte. ‘Trascorso in serra un periodo di riposo e di recupero controllan- do che la germogliazione conti- nuasse normalmente, si proce- dette al lavoro finale sulla legna secca ¢ all’avvolgimento nel lu- glio del 1984. Poiché la base dell’albero era costituita soltanto da una stret- tissima vena di legna viva, da un punto di vista tecnico era possic bilemantenere il resto del tronco fino ai rami dello stesso spessore di legna viva. Dungue, il primo passo fu indi- viduare la vena per pol soortec- ciare il resto del tronco. Con V’aiuto di una levigatrice e diverse frese scolpire la legna non fu molto complicato. Sistemazione, avvolgimento edi segno del verde seguirono i ca. noni tradizionali degli alberi in cascata, con un apice marcato nella parte superiore e Paltro nella parte inferiore. Si fece in modo di non seguire una silhouette triangolare, ma arrotondata, in armonia con la parte pitt interessante dell’albero: Te curve centrali. I risultato, nelottobre 1984, fu quello auspicato. Immaginia- mo che dietro l'albero vi sia la montagna e sotto il precipizio... otente Oltobre 1984: oltezza cm 144, diametto del ironco alla base 10 cm.

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