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SILO

IL LIBRO DELLA SCUOLA

TRASCRIZIONE DELLE CONFERENZE TENUTE


A PALMAS DE GRAN CANARIA
LUGLIO 1976

INDICE

Primo Giorno

Introduzione

Pag.

Secondo Giorno

La sofferenza, la morte, la trascendenza

Pag.

Terzo Giorno

Sensazione, immagine, memoria


Centri di risposta

Pag. 8
Pag. 14

Quarto Giorno

Livelli di coscienza

Pag. 26

Quinto Giorno

Comportamento

Pag. 37

Sesto Giorno

Apparati di registrazione
Sensi

Pag. 43
Pag. 54

Settimo Giorno

Sensi (continuazione), immagine


Memoria

Pag. 63
Pag. 74

Ottavo Giorno

Memoria (continuazione)
Coscienza

Pag. 84
Pag. 93

Nono Giorno

Coscienza (continuazione), spazio di rappresentazione

Pag.107

Decimo Giorno

Rapporti tra i livelli, spazio di rappresentazione

Pag.124

Undicesimo Giorno

Specializzazioni della risposta


Impulsi

Pag.128
Pag.134

Dodicesimo Giorno

Vie astrattive e vie associative


Leggi visive del simbolo
Allegorica

Pag.138
Pag.144
Pag.151

Tredicesimo Giorno

Vie astrattive, immagine, comportamento

Pag.159

Quattordicesimo Giorno

Sul lavoro in quipe

Pag.169

Quindicesimo Giorno

Teoria generale dellOperativa

Pag.176

Sedicesimo Giorno

Teoria generale della pratica trasferenziale

Pag.195

Diciassettesimo Giorno

Modalit di lavoro: relax, catarsi, trasferenze

Pag.214

Diciottesimo Giorno

Conseguenze degli studi e dei lavori di Operativa

Pag.233

Diciannovesimo Giorno Valutazione dei lavori trasferenziali, autotrasferenze


La morte

Pag.252
Pag.256

Ventesimo Giorno

La morte (continuazione)
La sofferenza

Pag.267
Pag.274

Ventunesimo Giorno

Presentazione di un contributo sul paranormale

Pag.281

Ventiduesimo Giorno

Considerazioni finali

Pag.282

PRIMO GIORNO
INTRODUZIONE

La Scuola per definizione un insieme di persone interessate allo studio, al perfezionamento e


all'insegnamento di un sistema utile per l'equilibrio e lo sviluppo dell'essere umano.
Questo sistema una Dottrina, un sentimento ed un modo di vivere.
Nel periodo che trascorreremo qui ci interesseremo della Dottrina nel cui delineamento
includeremo tutto ci che conosciamo da lungo tempo. Riassumeremo e ordineremo cose per
noi molto vecchie e poi andremo avanti.
Dunque lo sviluppo della Dottrina partir dalle spiegazioni date molto tempo fa e non da ci
che conosciamo oggi. Cercheremo inoltre di utilizzare una forma espositiva del tutto priva di
espressioni figurate e scevra di questioni vistose. Faremo cio in modo che la descrizione risulti il
pi possibile semplice, preoccupandoci della chiarezza e della sobriet.
L'esposizione dei temi dottrinari si svolger dunque nel modo pi semplice e chiaro possibile.
Su questo aspetto si noter un notevole cambiamento di stile.
Dedicheremo alcuni giorni al riepilogo, alla revisione dei materiali. Quando avremo completato
questo lavoro, andremo avanti.
Le esposizioni avranno una durata piuttosto variabile: alcune saranno pi lunghe, altre pi
corte.
I lavori pratici che verranno svolti sulla base delle spiegazioni date dipenderanno dalle quipe
che si formeranno.
Questa per noi l'introduzione alle esposizioni e ai lavori di Scuola che iniziamo oggi, 16
Agosto 1976.

SECONDO GIORNO
LA SOFFERENZA, LA MORTE, LA TRASCENDENZA

I nostri temi fondamentali sono: la sofferenza, la morte, la trascendenza. Ma le radici della


sofferenza non sono chiare, il registro della morte confuso e si discute se la possibilit della
trascendenza appartenga al campo delle idee o a quello della fede. N la radice della sofferenza, n
il registro della morte n l'idea di trascendenza n quella di fede possono essere esaminati
correttamente se i dati ad essi relativi sono falsi o deformati.
I nostri temi sono: la sofferenza, la morte, la trascendenza. Di fronte a questi, tutti gli altri temi
rimangono in secondo piano. Noi non ci occuperemo di temi secondari, di secondo piano, ma di
quelli pi importanti.
I nostri temi fondamentali sono: la sofferenza, perch vogliamo evitarla; la morte, perch
vogliamo superarla; la trascendenza, perch vogliamo raggiungerla. Ma il tentativo di evitare la
morte legato all'eliminazione della sofferenza e anche la ricerca della trascendenza o
dell'immortalit dipende dal superamento della sofferenza. Quindi questi due ultimi temi verranno
esaminati pi tardi.
Il problema della morte e quello della trascendenza possono essere ridotti, nella loro ultima
radice, al problema della sofferenza.
Correggiamo allora quanto abbiamo detto fin qui e diciamo: la sofferenza costituisce il nostro
problema fondamentale ed evitarla, il nostro pi grande desiderio.
Ma il problema della sofferenza non risulter chiaro n superabile se non se ne individuer la
radice. E qual ne la radice ? La radice del dolore sta nel corpo; ma come si spiega il persistere
della sofferenza dopo la scomparsa dello stimolo doloroso? Come si spiega linsorgere della
sofferenza senza la comparsa di uno stimolo doloroso?
La radice del dolore si trova nel corpo, quella della sofferenza nella mente. Distinguendo il
dolore dalla sofferenza, separiamo il corpo dalla mente, come se si trattasse di unoperazione
effettivamente possibile. Non possiamo separare il corpo dalla mente, ma possiamo dire che la
radice del dolore possiede una forte predominanza fisica mentre quella della sofferenza una forte
predominanza mentale, psichica.
Di che cosa stiamo parlando? Del dolore e della sofferenza. Tentiamo di distinguerli perch
nell'uno predomina l'aspetto fisico mentre nell'altra l'aspetto mentale, pur sapendo che la base di
entrambi sta nel corpo, perch la mente sembra dipendere dal corpo.

Dunque il nostro problema fondamentale costituito dalla sofferenza ed il nostro interesse


primario sta nel vincere la sofferenza. E la radice della sofferenza, anche se essa pi mentale che
fisica, sta nel corpo. Il dolore del corpo, la sofferenza della mente, ma la mente sembra dipendere
dal corpo. Se tale radice si trova nel corpo, dobbiamo esaminare quali sono i modi attraverso cui il
dolore sorge, si conserva e scompare.
Il dolore sorge attraverso la sensazione; il dolore sorge attraverso l'immaginazione; il dolore
sorge attraverso il ricordo. Queste sono le tre vie del dolore o, se si vuole, della sofferenza, vie che
dovranno essere esaminate prima di procedere in una nuova direzione.
Il dolore sorge attraverso la sensazione, l'immaginazione ed il ricordo. Ma ci sono sensazioni
illusorie, immagini illusorie e ricordi illusori: queste sono le vie illusorie della sofferenza.
Chi svolge queste operazioni - sensazioni, immagini, ricordi - la coscienza che viene a volte
identificata con l'io. Non c' io se non c' sensazione, immagine o ricordo. Anche quando
percepisce se stesso, l'io opera attraverso queste vie, siano esse vere o illusorie. L'io stesso sorge
come illusione delle vie illusorie.
Il dolore (fisico) e la sofferenza (mentale) hanno la loro radice nel corpo. Se non c' immagine o
sensazione o ricordo, non c' dolore n sofferenza. Analogamente, se non c' sensazione, immagine
o ricordo, non c' io. Riconosciamo allora che le tre vie della sofferenza sono le stesse usate per
ogni operazione della mente e anche per la costituzione dell'io.
Tutti ammettono l'esistenza di illusioni o di errori allinterno di queste vie. Pi difficile per
ammettere l'illusione dell'io, sebbene essa sia comprovabile e dimostrabile.
Sia le tre vie della sofferenza sia quel qualcosa che registra la sofferenza sono per noi temi di
speciale interesse. Esamineremo quindi la sensazione, l'immagine e il ricordo, e quel qualcosa
chiamato coscienza - spesso confusa con l'io - che registra questo materiale ed opera grazie ad esso.
L'intero nostro studio centrato sulla comprensione della sofferenza e lintero nostro lavoro ha
come obiettivo il suo superamento. Studieremo le tre vie attraverso cui la sofferenza sorge;
studieremo anche la coscienza - o l'io - che la registra. Effettueremo anche dei lavori pratici su
questi temi.
Ma abbiamo iniziato dalla fine, per cui dobbiamo tornare indietro e riprendere in esame le
prime spiegazioni da noi date sulla mente umana. Riconsidereremo tutto ci che abbiamo studiato e
su cui abbiamo lavorato dai nostri inizi fino ad oggi in modo da essere pronti a superare la
sofferenza quando arriveremo di nuovo al punto di oggi.
Riassumendo: I nostri temi fondamentali sono la sofferenza, la morte e la trascendenza. La
paura della morte e la trascendenza sono legati alla sofferenza. Il dolore e la sofferenza hanno la
loro radice nel corpo. Esistono tre vie per la manifestazione del dolore: la via della sensazione,
quella dell'immaginazione e quella del ricordo. La coscienza, a volte confusa con l'io, effettua il
registro di questo materiale. Si ammettono illusioni allinterno delle tre vie ed anche l'illusione

dell'io. Il nostro studio si centra sulla comprensione della sofferenza ed il nostro lavoro sul suo
superamento. Riesamineremo i primi studi e i primi lavori che abbiamo effettuato per poi
ritornare a questo punto e quindi andare avanti.

TERZO GIORNO
SENSAZIONE, IMMAGINE, MEMORIA

Il dolore sorge attraverso la sensazione, l'immaginazione ed il ricordo. Questo per un modo di


parlare molto vago, molto generico che esige maggiore precisione. Ma una tale precisione la
guadagneremo a poco a poco, man mano che andremo avanti.
Il dolore viene sperimentato: c' qualcosa che sperimenta il dolore. Questo qualcosa una sorta
di centro, unentit che in qualche modo possiede una sua unit.
Lunit che sperimenta il dolore costituita fondamentalmente da una memoria: l'esperienza del
dolore confrontata con esperienze precedenti. Senza memoria non c' confronto, non c
comparazione tra esperienze diverse.
Le sensazioni dolorose attuali sono confrontate con quelle precedenti. Ma c' di pi: esse sono
anche proiettate, cio considerate in un tempo futuro. E chiaro per che quando ricordiamo o
immaginiamo sensazioni dolorose, avremo una sensazione anche di questi ricordi e di queste
immagini. N la memoria n l'immaginazione potrebbero provocare dolore se non ne avessimo una
sensazione.
Quindi abbiamo registri, cio sensazioni, non soltanto per la via della sensazione ma anche per
quelle della memoria e dell'immaginazione. La sensazione, quindi, invade il campo della memoria
e quello dell'immaginazione. La sensazione copre tutto il campo di possibilit della struttura che
sperimenta il dolore.
Alla base di tutto sta allora la sensazione e quel qualcosa che la sperimenta, che la registra.
Possiamo parlare di sensazione propriamente detta, di memoria o di immaginazione, pur sapendo
che alla base di queste ultime c' sempre la sensazione. La captazione di uno stimolo e quel
qualcosa che lo registra sono i due elementi che configurano la struttura primaria che sperimenta il
dolore.
L'attivit di tale struttura sembra essere determinata dal tentativo di evitare gli stimoli dolorosi.
Gli stimoli che arrivano sono captati ed immagazzinati, e la struttura, quando le si presentano
situazioni nuove, si pone in attivit per evitare gli stimoli collegabili a quelli di tipo doloroso che ha
ricevuto in precedenza.
Tutto questo pu essere sintetizzato nel seguente schema, molto semplice ed elementare, che
conosciamo da molto tempo:

STIMOLI
STRUTTURA CHE
RICEVE GLI STIMOLI
RISPOSTE

Nello schema appare uno stimolo che arriva a un punto di ricezione, dal quale parte una
risposta. Se lo stimolo fosse doloroso, la risposta tenderebbe a modificarlo; se invece venisse
sperimentato come piacevole, tenderebbe a farlo permanere.
E come se nel punto che registra esistesse un problema di tempi per quanto riguarda il dolore e
il piacere.
In ogni modo gli stimoli, tanto i dolorosi che i piacevoli, vengono immagazzinati, custoditi, in
quell'apparato regolatore di tempi che chiamiamo memoria. Noi definiamo sensazioni gli stimoli in
arrivo; questi per non provengono solo da ci che potremmo chiamare in linea di massima
mondo esterno rispetto all'apparato di registro, ma anche dal mondo interno a questo.
Abbiamo osservato come il dolore e il piacere possano essere ricordati ed immaginati e come il
ricordare e l'immaginare non siano legati cos strettamente al mondo esterno quanto le sensazioni
propriamente dette.
Dunque lo schema semplice: arriva uno stimolo, si genera una risposta. Ma non dobbiamo
essere cos ingenui da credere che gli stimoli in arrivo appartengano esclusivamente al mondo
esterno rispetto alla struttura che registra e risponde. Se anche nel mondo interno a tale struttura ci
fossero stimoli, anche l dovrebbero esserci risposte.
La sensazione in generale si riferisce al registro di ci che arriva alla struttura; l'immaginazione
in generale riguarda invece ci che la struttura fa per avvicinarsi allo stimolo nel caso sia piacevole
e per allontanarsene nel caso sia doloroso. Nell'immagine gi delineata l'attivit della struttura nei
confronti degli stimoli in arrivo. Studieremo pi accuratamente la funzione dell'immagine. La
memoria, nella misura in cui fornisce dati piacevoli o dolorosi, attiva l'immaginazione e questa a
sua volta mette in movimento la struttura e le d direzione.

Consideriamo ora quest'altro semplice schema che gi conosciamo:

STIMOLI

RISPOSTE

CENTRO
DI
RISPOSTA

Abbiamo uno stimolo in arrivo, una struttura che lo riceve ed una risposta che parte da un
centro: stimolo - apparato di ricezione - centro di risposta.
Il centro di risposta fa s che la struttura si muova in una direzione pi o meno precisa e non in
una qualsiasi. Riconosciamo infatti diverse possibilit di risposta, cio diverse attivit e direzioni
per rispondere agli stimoli. Individuiamo pertanto diversi centri capaci di dare risposte differenziate
ai vari tipi di stimolazioni.
Tutti i centri di risposta si attivano in primo luogo in funzione del dolore ed in secondo luogo in
funzione del piacere. E` chiaro comunque che l'attivit di risposta sar diversa a seconda del centro
che risulter in azione.
Consideriamo infine quest'altro vecchio schema del quale daremo alcune brevi spiegazioni:
COMPORTAMENTO

STIMOLI

CENTRI
RISPOSTE

10

L
I
V
E
L
L
I

Come abbiamo appena detto, chiamiamo mondo della sensazione il mondo degli stimoli in
arrivo, risposta ci che si esprime verso il mondo della sensazione e centro ci che produce la
risposta. Dato che le risposte sono numerose e differenziate e che ciascun sistema di risposta
appartiene ad una diversa categoria, ad un rango diverso, possiamo riconoscere la presenza di
diversi centri.
Chiamiamo comportamento la struttura che comprende il registro delle sensazioni e le risposte
ad esse.
Osserviamo per che il comportamento non si manifesta in modo costante ma presenta un'ampia
variabilit che dipende dallo stato, dal momento in cui la struttura di registro e risposta si trova. Ci
sono momenti in cui tale struttura sembra percepire con maggiore nitidezza lo stimolo doloroso e
altri in cui sembra non percepirlo affatto. In quest'ultimo caso la struttura sembrerebbe non essere
in connessione con le sensazioni, non averne registro. Questo un caso molto interessante.
Consideriamolo meglio. Prima abbiamo parlato dell'arrivo di sensazioni dolorose e delle risposte
che tentano di eluderle; ora invece parliamo di sensazioni dolorose che in ogni modo stimolano il
centro di risposta senza che questo si attivi. Possiamo allora ammettere che la differenza di
comportamento nei due casi non sia dovuta agli stimoli in arrivo ma al registro di essi.
L'intensit con cui vengono registrate le sensazioni e quella con cui vengono inviate le risposte
agli stimoli dipende dallo stato della struttura. Questo stato viene da noi chiamato genericamente
livello di lavoro. A seconda del momento di processo in cui la struttura si trova, esso far s che
vengano date risposte pi accelerate, pi intense o meno accelerate, pi smorzate.
Stiamo parlando dell'uomo perch l'entit che ci interessa. Non ci interessa invece considerare
il comportamento di altre entit quali le amebe, gli insetti, le piante o le stelle. Di queste entit
abbiamo registri soltanto esterni che trasformiamo in misura notevole dopo averli percepiti. In
definitiva, si tratta di registri molto incerti. Anche delle cose che ci accadono in quanto esseri umani
abbiamo registri che trasformiamo in misura notevole e che risultano abbastanza incerti, tuttavia
quanto ci accade ci certamente pi vicino di quanto accade ad un'ameba, ad una pianta o ad una
stella.
Il comportamento di un'ameba di fronte ad uno stimolo pu costituisce oggetto di discussione.
Quando invece registriamo il dolore, abbiamo la sensazione di un'esperienza immediata.
Stiamo parlando dunque dell'uomo e diciamo che lo schema pi elementare che possiamo
costruire sull'uomo questo, uno schema formato dalle sensazioni che arrivano ad un punto di
registro, dalle risposte che vengono date ad esse una volta che siano state registrate e dal livello di
lavoro della struttura, che chiamiamo genericamente livello di coscienza. Effettuiamo ora una
breve revisione di questo schema elementare.
Lo studio dei centri di risposta ci permette di individuare le attivit che l'essere umano porta
avanti nel tentativo di eliminare il dolore e di provare piacere di fronte agli stimoli. Potremmo
arrivare a dire: le attivit che l'essere umano porta avanti tentando prima di tutto di soddisfare le

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proprie necessit. Ma la soddisfazione delle necessit di cui si parla tanto superficialmente, dipende
dai registri dolorosi che l'essere umano sperimenta.
Non si fornisce una spiegazione molto esauriente quando si dice che l'essere umano fa
determinate cose per soddisfare le proprie necessit. L'essere umano fa determinate cose per evitare
il dolore. Il punto che tali necessit provocano dolore qualora non vengano soddisfatte. Quindi gli
esser umani non si muovono per un'idea astratta di soddisfare delle necessit. Se si muovono, per
il registro di dolore. Questi temi vengono di solito trattati in modo abbastanza confuso. Le necessit
primarie sembrano essere proprio quelle che provocano un dolore maggiore se non vengono
soddisfatte.
La sensazione di fame dolorosa ed il dolore diventa sempre pi intenso se non viene
soddisfatta. Ma questa sensazione dolorosa tanto quanto altre che producono ugualmente una
tensione, un dolore sempre pi intenso se non vengono soddisfatte. Quanto abbiamo detto allora
vero non solo per la fame ma per tante altre cose. Consideriamo per esempio il caso di un essere
umano che abbia una parte del corpo minacciata di distruzione. Dato che soffre, quest'uomo
cercher di dare una risposta che faccia cessare il suo dolore. Fare qualcosa per evitare che il
dolore si intensifichi diventa per lui una necessit tanto grande quanto quella di nutrirsi.
Quest'uomo cercher di fuggire da ci che mette in pericolo la propria integrit fisica, tenter di
eliminare le cariche distruttive all'interno del corpo, cariche che registra con dolore. Dunque
questuomo avr non soltanto necessit alimentari ma altre necessit, necessarie quanto quelle
alimentari e che riguardano l'eliminazione delle tensioni interne. E se non riuscir nel suo intento,
registrer dentro di s un dolore forse ancora pi intenso di quello provocato dalla fame non
soddisfatta.
Quest'idea non difficile da cogliere. E interessante considerare questo punto perch ci
permette di capire come la direzione in cui un essere umano spinto a muoversi possa dipendere da
registri diversi da quelli del tipo della fame.
A volte una persona pu avere registri dolorosi di fame, per esempio, pur non avendo fame:
pensare alla fame che lei stessa o altri potrebbe avere le procura un registro doloroso. Ma che tipo
di registro? Un registro fisico? Vediamo.... La persona in questione dispone di cibo e pu quindi
soddisfare le sue necessit alimentari. Ma pensando al dolore provocato dalla fame e
compenetrandosi in esso, registra qualcosa. E che cosa? La fame? Senza dubbio no. Il registro
daltro tipo. La persona in questione potr ricordare la fame se qualche volta l'ha patita, ma se
pensa ad essa, la registrer non come sensazione attuale ma come un altro tipo di dolore. E questo
registro la potr mobilizzare con gran forza. Pu darsi che smetta di mangiare e cominci a digiunare
per sperimentare veramente la fame, per esempio.
Dunque un fatto come questo pu spingere una persona in molte direzioni diverse. Non si tratta
di un'idea difficile.
Quindi attraverso la via dell'immaginazione e quella del ricordo si pu sperimentare il dolore.
Ma si pu sperimentare anche il piacere. Consideriamo quest'altro esempio: una persona sa che

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provoca una distensione interna se si alimenta e soddisfa le sue necessit immediate. Sa anche che
le risulta interessante sperimentare una tale distensione ogni qualvolta la tensione aumenta. Potr
allora assuefarsi a determinate forme di alimentazione ed a diverse esperienze che le provochino un
rilassamento. Le potr cominciare a piacere, per esempio, pensare alla fame mentre mangia perch
questo le provoca una distensione, cio una soddisfazione. Seguite l'idea ?
Ma riprendiamo il filo del discorso. Lo studio dei centri ci permette di distinguere, di
individuare le attivit che l'essere umano porta avanti nel tentativo primario di soddisfare le proprie
necessit. Lo studio dei livelli di coscienza - l'altro tema che abbiamo trattato - ci permette di
spiegare il fatto che tali attivit variano a seconda che l'essere umano agisca in un livello in cui in
rapporto pieno con il mondo esterno (livello che chiamiamo di veglia) o in un livello in cui in un
rapporto pi ristretto con il mondo esterno (dormiveglia) o in un livello senza rapporto con il
mondo esterno (sonno).
I livelli di coscienza ci permettono di spiegare perch le risposte dei centri siano diverse nei
diversi momenti di processo in cui la struttura viene a trovarsi - appunto veglia, dormiveglia e
sonno. Semplicemente questo.
Abbiamo anche parlato del comportamento. Si dice comunemente che i diversi esseri umani si
comportano in modi specifici, che presentano comportamenti particolari. Per individuarli basta
osservare gli stimoli e le risposte. Il comportamento infatti il modo in cui la struttura umana si
esprime di fronte agli stimoli e dipende dal livello di lavoro della struttura stessa.
Con questo schema (centri, livelli, comportamento) possiamo organizzare un quadro delle
diverse attivit umane. E` chiaro che le cose sono enormemente pi complesse. Questo schema non
resister agli sviluppi successivi che lo renderanno sempre pi inadeguato. Tuttavia ci servir per
muovere i primi passi. Andiamo allora avanti, cominciando dallo studio dei centri.

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CENTRI DI RISPOSTA

Un centro di risposta non un qualcosa che esista realmente ma un'idea, una sintesi concettuale
che utilizziamo per metterci d'accordo su un problema.
Nel concetto di centro sintetizziamo l'attivit di diversi punti fisici a volte molto distanti tra loro.
In altre parole, un centro non localizzato in un luogo fisico determinato ma spesso il risultato
delle interazioni tra diversi punti del corpo.
Se per esempio parliamo del centro del movimento, vale a dire del centro che fa muovere il
corpo quando arrivano determinati stimoli, ci risulta chiaro che esso non si trova in un luogo fisico
specifico ed unico, ma corrisponde all'azione di molti punti corporei. Noi riuniamo insieme questi
punti e diciamo: questo il centro di controllo del movimento.
Lo stesso succede per operazioni pi complesse. Quando per l'essere umano si parla di centro
emotivo, si d l'impressione che esista un punto di controllo di tutte le emozioni. Ma non
assolutamente cos. Esistono numerosi punti, che funzionando in modo coordinato, provocano la
risposta che chiamiamo emotiva. Noi riuniamo insieme questi diversi punti e chiamiamo centro
questa sintesi.
Dunque i centri come tali non esistono ma sono solo delle sintesi concettuali utili per dare una
prima spiegazione del modo in cui la struttura umana risponde agli stimoli.
Se risulta chiaro che si tratta di astrazioni, possiamo passare ad individuare e caratterizzare
diversi centri.
Centro intellettuale: regola l'elaborazione delle risposte pensate, il rapporto tra i diversi stimoli e
tra i diversi dati, l'apprendimento. Invia ordini agli altri centri con esclusione delle loro parti
involontarie e del centro vegetativo, il centro involontario che regola l'attivit di tutto il corpo.
Questo significa, in altre parole, che se un soggetto vuole muovere una mano, la muove; se
vuole ricordare delle situazioni gradevoli, pu farlo dirigendosi mentalmente verso il campo della
memoria; se vuole effettuare delle operazioni intellettuali, pu farlo con maggiore o minore
difficolt. Ma se vuole, per esempio, accelerare la circolazione sanguigna o stimolare l'azione di
determinate sostanze all'interno del proprio corpo o evitare un riflesso corto di fronte ad uno
stimolo, la cosa gli risulter assai pi difficile.
Quindi l'intellettuale pu dare ordini agli altri centri ma non pu regolare l'attivit delle loro
parti involontarie.
Centro emotivo: regola i sentimenti e le emozioni che sono le sue risposte a fenomeni interni ed
esterni. I segnali dell'emotivo modificano l'attivit degli altri centri, incluso il vegetativo,
limitatamente alle loro parti involontarie. Il centro emotivo invia segnali ma non ordini pensati.

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Questo un punto molto importante da considerare. Infatti, a volte necessario attivare il centro
emotivo per provocare un determinato cambiamento nelle parti involontarie degli altri centri, dato
che in grado di agire su di esse.
Ma il centro emotivo non pu essere controllato del pensiero. Dunque esso invia ordini e segnali
alle parti involontarie dei centri ma non in "maniera pensata".
Centro motorio: regola la mobilit dell'individuo e le operazioni corporee volontarie ed
involontarie.
Centro sessuale: regola le attivit sessuali di fronte a stimoli esterni ed interni ed invia segnali
anche agli altri centri. Questi segnali hanno un carattere involontario anche se il centro possiede un
qualche aspetto volontario (probabilmente minimo).
Centro vegetativo: regola l'attivit interna del corpo dando risposte che tendono a neutralizzare
gli squilibri che si verificano e inviando segnali agli altri centri affinch si attivino per soddisfare le
necessit, cio per evitare il dolore e prolungare il piacere.
Le attivit dei centri che noi stiamo studiando separatamente per comprenderle meglio, in realt
non sono affatto separate; in realt i centri risultano interdipendenti, funzionano secondo una logica
strutturale. Tra di essi circola un certo tipo di energia che in via provvisoria potremo chiamare
"nervosa", senza sapere bene di che cosa si tratti.
In genere, quando l'attivit di alcuni centri aumenta quella degli altri diminuisce. E` come se
avessimo a disposizione sempre una stessa carica totale. Quindi, se alcuni centri lavorano di pi,
altri dovranno lavorare di meno.
A volte l'energia si blocca in un centro. Quando questo succede, sorgono problemi in tutta la
struttura dei centri e non solo in quello interessato dal blocco. Altre volte un centro non lavora bene
perch non stato esercitato a sufficienza. Spesso si crede che un centro non funzioni bene perch
gli manca energia quando invece ad esso sta arrivando la stessa energia che agli altri. In questo caso
il centro non lavora bene perch in realt non ha pratica nel dare risposte a determinati stimoli, non
sa come organizzarle. Le risposte risulteranno inadeguate proprio perch il centro non stato
educato o stato educato male. Potr anche succedere che un altro centro risponda al suo posto, che
cio si introduca e interferisca nelle risposte a determinati stimoli. Questo per non
necessariamente significa che il primo centro abbia dei difetti. Sicuramente state pensando al centro
sessuale, ma ve ne sono altri ai quali succede esattamente lo stesso.
Per comprendere il funzionamento strutturale dei centri, analizziamo il fenomeno della corsa. E`
chiaro che durante una corsa il centro motorio funziona al massimo, mentre quello vegetativo
regola le funzioni interne. Ma la corsa pu essere stata motivata da una emozione, e oltre a questo,
la persona che corre pu trovarsi a dover effettuare delle operazioni intellettuali perch deve
risolvere qualche problema: corre magari perch qualcuno la insegue e deve perci trovare un
luogo in cui rifugiarsi.

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Dunque, mentre si corre si fanno molte cose. Ma che osserviamo prima di tutto ? Qualcuno che
si sposta nello spazio, per cui diciamo che il centro motorio lo "spinge". Sembra per che il
funzionamento dei centri sia in ogni modo strutturale e che l'attivit del centro motorio sia
semplicemente quella pi direttamente valutabile nel fenomeno della corsa.
Ogni volta che il centro motorio si attiva, l'energia diminuisce nell'intelletto. E` abbastanza
difficile fare calcoli matematici mentre si corre perch qualcuno ci insegue. Pertanto, qualcosa deve
succedere nell'intelletto quando il centro motorio si attiva; ma questo non significa che lattivit
intellettuale scompaia.
Nell'esempio dato l'energia del sesso risulta praticamente nulla. Da parte sua, l'emozione
funziona in maniera variabile, dipendendo dal motivo della corsa.
Quando una persona si dedica ad operazioni intellettuali complesse, per esempio operazioni
matematiche, il suo centro vegetativo tende ad acquietarsi. Anzi, o si acquieta il centro vegetativo o
la persona smette di svolgere operazioni intellettuali. Se l'attivit del centro vegetativo aumentasse,
la persona lascerebbe perdere le operazioni intellettuali e andrebbe, per esempio, a mangiare.
Queste considerazioni hanno una certa importanza pratica perch permettono di spiegare come
la superattivit di un centro rallenti il funzionamento degli altri, in particolare di quelli "contigui".
Avrete osservato che abbiamo dato un ordinamento ai centri e che li abbiamo collocati in questa
scala: intellettuale, emotivo, motorio, sessuale, vegetativo. Consideriamo contigui i centri che si
trovano prima o dopo di quello in esame.
Dicevamo che la superattivit di un centro fa rallentare il funzionamento degli altri, in
particolare di quelli contigui. Questo fenomeno permette di comprendere come i blocchi emotivi e
le sovraccariche sessuali, per esempio, possano essere modificati grazie ad una determinata attivit
del centro motorio. Quest'ultimo agisce catarticamente - usiamo qui per la prima volta una parola
che in seguito useremo molto - scarica cio tensioni.
Lo stesso fenomeno ci permette di anche di comprendere come l'attivit negativa del centro
emotivo - la depressione, per esempio, che non una sovraccarica ma il suo contrario - faccia
diminuire sia la carica intellettuale che quella motoria. E` come se il centro emotivo, che ci appare
scaricato, stesse succhiando energia agli altri.
Mentre stiamo parlando cercate di verificare nella vostra esperienza personale questo tipo di
relazione.
Una carica positiva nello stesso centro, l'entusiasmo per esempio - che a differenza della
depressione il risultato di una carica positiva - pu far "traboccare" l'energia dal centro emotivo e
determinare una sovraccarica in quelli contigui, cio nell'intellettuale e nel motorio.
E` chiaro che quando l'energia di un centro "trabocca", il fenomeno avviene a scapito di qualche
altro centro perch l'economia energetica dell'insieme sempre pi o meno costante.

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Dunque, se all'improvviso l'energia di un centro "trabocca" verso quelli contigui - per esempio la
persona si riempie d'entusiasmo dovr esserci qualche altro centro che la sta perdendo. Questo
centro finisce per scaricarsi e la sua scarica si propaga poi a tutti gli altri. E` con questa meccanica
che gli entusiasmi passeggeri si scaricano....
Se dovessimo parlare di un centro che fornisce energia a tutta la macchina, ci riferiremmo a
quello vegetativo, cio al corpo. E` il corpo che fornisce energia a tutti gli altri centri.
In senso stretto, il centro sessuale non fornisce energia agli altri centri. Esso piuttosto il
collettore dell'energia corporea. Questa funzione riveste una grande importanza in quanto modula
l'attivit di tutti gli altri centri. Il sessuale si trova sempre coinvolto in modo manifesto o tacito nelle
operazioni di tutti i centri. Proprio di tutti.
Quindi risulter tacitamente incluso anche nelle attivit superiori, pi astratte, della coscienza.
Far in modo che la coscienza ricerchi in determinate direzioni astratte e sperimenti per esse un
gusto o un disgusto particolare. Dunque, questo famoso collettore dell'energia, che chiamiamo
sesso, modula anche le operazioni pi astratte della coscienza.
I centri possiedono una particolare attivit interna che indipendente dagli stimoli in arrivo. Si
tratta dei cicli e dei ritmi dei centri. Indipendentemente dagli stimoli che giungono dal mondo
esterno, i centri possiedono un ritmo di lavoro pi o meno preciso che pu essere studiato.
Certo, il ritmo normale si altera quando arriva uno stimolo. Ma passato lo stimolo, il centro
riprende a funzionare con il ritmo che gli proprio.
I ritmi e i cicli sono di vario tipo. Il loro insieme produce il bioritmo generale di una persona e
certi suoi atteggiamenti ripetitivi caratteristici. Prendiamo in esame, per esempio, le attivit
vegetative. Queste subiscono forti variazioni quando entra uno stimolo. Ma nonostante questo,
siamo in grado di riconoscere ritmi respiratori, circolatori, digestivi, ecc. Questi bioritmi esistono,
sono comprovabili. E` chiaro che uno stesso centro possiede differenti bioritmi perch svolge
attivit differenti. I ritmi respiratori sono diversi da quelli circolatori e digestivi. Tutti appartengono
ad uno stesso centro ma non per questo possiamo dire che il vegetativo abbia un solo bioritmo.
Esso svolge diverse attivit e ciascuna possiede il suo bioritmo.
Chiamiamo ritmi o cicli corti quelli del tipo che abbiamo appena menzionato. Esistono anche
cicli lunghi come quelli giornalieri o circadiani: la mattina la gente si sveglia, fa delle cose, finisce
la sua giornata, si addormenta, poi di nuovo si alza, torna a fare cose, finisce la sua giornata e cos
di seguito. Alcuni credono che la gente segua questo ritmo giornaliero perch le attivit del mondo
sono organizzate in un certo modo. Ma non cos: esse sono organizzate in base ai bioritmi. La
gente non segue un determinato ritmo perch il lavoro organizzato in un determinato modo. E` la
macchina umana ad essere organizzata sulla base dei bioritmi, i quali determinano, tra le altre cose,
anche l'organizzazione del lavoro.
Oltre ai circadiani, esistono cicli mensili ed altri connessi con le "tappe" biologiche, cio con le
et della vita. Considerate, per riprendere il discorso di prima, che il lavoro risulta organizzato

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anche in base all'et: nessuno si sogna di collocare un bambino di cinque anni o un vecchio di
ottanta in determinate attivit produttive. Dunque il lavoro organizzato anche secondo i cicli
lunghi. Quindi sono i bioritmi a determinare le attivit umane.
Queste, a loro volta, alterano e modificano i bioritmi. I nuovi stimoli determinano modificazioni
ma ci che sempre vince, ci che guida le attivit umane e ne costituisce la base, sono i bioritmi.
Queste cose le sanno tutti ma non tutti ne traggono le conclusioni opportune.
Le attivit dei centri vengono registrate in certi punti del corpo che per non sono i centri. Il
registro del vegetativo, per esempio, corporale, interno e diffuso. Quando sentiamo il nostro
corpo, lo sentiamo in modo generale, diffuso e non in una parte precisa.
Il registro del sesso si sperimenta nel plesso sessuale. Quello del movimento nel plesso solare.
Quello emotivo nel plesso cardiaco. Quello intellettuale nella testa (si dice che si pensa con la
testa).
Dunque le attivit dei centri si registrano in certi punti del corpo che per non sono i centri. Se
le cose stanno cos, perch tanti problemi quando si dice che le emozioni si sentono in una parte del
corpo che non quella in cui si generano? Perch tanto chiasso quando si dice che le attivit
dell'intelletto si registrano nella testa ma che non si pensa con la testa ?
Non possiamo confondere il registro delle attivit con ci che le determina. Non vero?
Per approfondire meglio il tema dei centri diciamo, anche se in termini astratti, che ciascun
centro diviso in parti che corrispondono al grado di "volontariet" delle operazioni svolte dal
centro stesso. Le parti involontarie sono caratterizzate da una maggiore velocit per cui tendono ad
imporsi sulle altre. Quando il centro sovraccarico, esse ne determinano completamente il
funzionamento.
Le idee chiare e distinte non hanno niente a che vedere con un centro intellettuale sovraccarico
di immagini o di altre operazioni poco volontarie. Persino il centro intellettuale che dirige le
operazioni di tutti gli altri, non ha capacit di direzione quando risulta sovraccarico. Dunque, anche
il centro conformato per dirigere ha in se stesso una specie di dualit incontrollabile, una parte
irrazionale che si impone e lo determina quando risulta sovraccarico.
In via provvisoria diciamo che le parti di ciascun centro sono tre: intellettuale (maggiormente
volontaria), emotiva (intermedia). motoria (meno volontaria). Quanto detto fin qui pu essere
sintetizzato nel seguente schema relativo al centro motorio.

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SELETTORI

CENTRO MOTORIO

ADESORI

ELEVATORI

Per studiarla meglio, a ciascuna parte attribuiamo sub-parti. Questa divisione non corrisponde
alla realt: si tratta di un'attribuzione nostra, che in seguito elimineremo. Per ora diciamo che le
sub-parti fanno funzionare le parti in selezione o in confusione, o se preferite, in positivo o in
negativo. Quindi il ciclo di funzionamento di una sub-parte fa s che la rispettiva parte diriga la
risposta in modo selettivo o confuso, che si orienti in modo esatto o errato verso allo stimolo. Nella
nostra descrizione, tale lavoro bipolare di "esatto-errato", avverr sempre a livello di sub-parte.
Tutto ci non riveste alcuna utilit pratica ma ci permette di acquisire una certa capacit di
distinzione in questo campo.
Ma passiamo a qualcosa di pi interessante e cio alla velocit dei centri. Diciamo che i centri
hanno velocit diverse. La velocit aumenta nella misura in cui scendiamo nella scala delle attivit
umane da noi costruita. Cos il centro intellettuale risulta il pi lento di tutti e quello vegettivo il pi
veloce. Ma a questo punto necessario aprire una parentesi e riesaminare quanto abbiamo detto da
un altro punto di vista. Diciamo che abbiamo preso in esame le attivit umane e che le abbiamo
ordinate in scala. Da questa operazione abbiamo ricavato un'astrazione che abbiamo denominato
"centro". Dunque, nella nostra descrizione abbiamo costruito dei livelli, delle gradazioni tra le
diverse attivit umane. A questo punto diciamo - anche se difficile esprimersi in questi termini che tali attivit presentano velocit differenti. In realt molto difficile dire che le diverse attivit
umane presentino velocit differenti. Risulta pi comprensibile dire che esistono centri che
regolano le diverse attivit e che essi hanno velocit diverse.
In realt la prima spiegazione pi vera della seconda; ma pi facile dire che i centri
possiedono diverse velocit. In ogni modo, deve sempre risultare chiaro il procedimento seguito,
che stato quello di ordinare e porre in scala le attivit umane.
Riprendendo il filo del discorso, dicevamo che le attivit intellettuali sono le pi lente mentre
alcune attivit del vegetativo sono le pi veloci.
Vediamo ora un esempio di risposta complessa e di velocit differenziate dei centri di fronte a
uno stimolo. Quest'esempio ci permetter anche di chiarire sia il tema delle sovraccariche e delle
scariche dei centri sia quello dei registri delle attivit in alcuni plessi.

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Una persona attraversa distrattamente la strada. In quel momento una macchina che procedeva a
grande velocit le frena davanti. La persona immediatamente salta in una direzione opposta a quella
dello stimolo. Ma potrebbe anche succedere che salti nella direzione dello stimolo, che cio dia una
risposta confusa saltando dove non avrebbe dovuto. Succede anche questo ed il fenomeno trova la
sua spiegazione nel funzionamento delle sub-parti. Ma supponiamo che la persona salti dal lato
corretto. Ecco che registra contrazioni muscolari pi intense nella zona del corpo stimolata dal
pericolo, nel lato pi esposto. Si tratta di un'esperienza riconoscibile. La persona sperimenta anche
una forte tensione nel plesso motorio o solare.
Dunque di fronte al pericolo, alla macchina che frena, l'essere razionale salta e sperimenta
tensione in certi muscoli e nel plesso motorio.
Fino a questo punto dell'essere razionale appare poco. Subito dopo, l'essere razionale sente che il
cuore agitato e che la respirazione risulta alterata, che un brivido gli corre lungo la schiena e che
le gambe gli tremano. La precedente scarica di adrenalina nel sangue gli sta provocando un residuo
di alterazione motoria ed emotiva. Tutto questo lo sperimenta quando la macchina ormai ferma. Il
nostro essere razionale ha dei problemi a manifestarsi.
Alla fine di questa catena di reazioni, la persona considera ci che le sarebbe potuto accadere.
Lo considera con immagini confuse: non siamo ancora arrivati all'essere razionale. Sta funzionando
la parte involontaria dell'intelletto: la persona in questione non si mette a misurare i centimetri che
mancavano....ma pensa a ci che avrebbe potuto succederle con immagini confuse, dense e veloci.
E` in attivit la parte motoria e non quella intellettuale del centro intellettuale: la persona non fa
ancora le radici quadrate ma pensa a quanto avrebbe potuto succederle o magari a qualche
familiare. La parte volontaria del centro intellettuale non ancora in attivit.
L'intero processo si chiude quando la persona considera ci che deve fare nella situazione data.
Vede il conducente della macchina e comincia a considerare, a calcolare ci che deve fare in quella
situazione.
Nella sequenza descritta, l'attivit intellettuale si va spostando dalla parte motoria prima a quella
emotiva e poi a quella intellettuale. Si passa dalla parte pi involontaria, con le sue immagini
confuse, ammassate, a quella pi volontaria. Si tratta di una sub-scala all'interno della scala
principale di attivit.
Al termine della sequenza, che era iniziata con la frenata e l'uomo distratto, comincia una nuova
catena di reazioni anch'esse automatiche oppure si produce una paralisi totale del soggetto. In
quest'ultimo caso, come se i centri rimanessero tutti bloccati, con carica zero, a causa della
dispersione energetica prodottasi nella risposta.
Il nostro soggetto, invece di andarsene via o di fare qualche altra cosa, rimane paralizzato.
Succede anche questo! Forse tutti hanno avuto un registro del genere.

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Se il centro sessuale fosse risultato in attivit nel momento precedente l'incidente, cio prima
della frenata, in seguito rimarrebbe sicuramente senza energia. Ben difficilmente potrebbe
continuare a funzionare dopo un simile avvenimento. La sua carica si consumerebbe a causa della
superattivit degli altri centri.
L'essere umano sperimenta, registra unit interna quando tutti i suoi centri funzionano in modo
strutturale, coordinato.
Quando invece il lavoro dei centri assume direzioni diverse, si sperimenta il registro di
contraddizione interna. Pertanto, sia l'unit che la contraddizione non dipendono da nessuna
metafisica speciale. In questa descrizione l'unit e la contraddizione sono in rapporto con l'accordo
e con il disaccordo tra il lavoro dei centri.
Tutto questo si pu riassumere nella frase: "pensa, senti ed agisci secondo una stessa direzione".
E` chiaro che quando il pensiero va in una direzione, il sentire in un'altra e l'azione in un altra
ancora, i centri, non funzionando secondo una logica strutturale, producono scariche e
sovraccariche che vengono sperimentate come dolore, come insoddisfazione interna. Se a parit di
capacit energetica, l'energia si sposta invece per tutti i centri, l'individuo sperimenta un registro di
unit.
In questo schema preliminare, i fenomeni sono studiati sempre dal punto di vista della
graduazione (la scala) delle attivit e della loro coordinazione. Se le attivit non sono coordinate ma
in opposizione, si registra dolore interno. Se esse hanno la stessa direzione, se sono inquadrate
all'interno di uno stesso sistema, si registra unit interna, distensione. Il fatto di sentire, pensare e
agire secondo una stessa direzione fa risparmiare energia, fa risparmiare dolore interno.
Se si sente in un modo e non si agisce di conseguenza, in qualche centro si producono tensione e
sovraccarica ed in qualche altro fatica. Alla fine la condotta risulter alterata oppure si verificher
una scarica di tensioni ed una conseguente immobilit nei confronti della situazione data. Dunque
si pu manifestare una condotta superattiva con risposte contraddittorie agli stimoli oppure
immobilit per scarica delle tensioni contraddittorie.
Supponiamo che non si tratti di una situazione occasionale ma della situazione in cui si vive tutti
i giorni. In questo caso, il sommarsi delle contraddizioni tra i centri in questione fa peggiorare il
funzionamento di tutta la struttura dei centri.
Ne derivano allora conseguenze inaspettate nei centri apparentemente non impegnati nel lavoro
intellettuale, emotivo o motorio. Dato che i centri sono interdipendenti, se provochiamo in
continuazione contraddizione tra certe attivit, ne risulteranno delle alterazioni anche nei rimanenti
centri che non sono impegnati in tali attivit.
Il vegetativo potrebbe non risultare direttamente coinvolto in contraddizioni che riguardano di
pi il funzionamento dell'emotivo. Ma nonostante questo, anche in esso si potrebbero registrare
disfunzioni che dipenderebbero dalle contraddizioni emotive. Dunque le attivit contraddittorie
compromettono non solo il funzionamento dei centri che le riguardano ma tutta la struttura dei

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centri. Come risultato, compariranno disfunzioni in attivit che apparentemente non erano in
relazione diretta con quelle contraddittorie.
Per esempio, che cosa ha in comune il sesso con la sensazione emotiva del ridicolo?
Apparentemente nulla, eppure ne resta fortemente compromesso. Che cosa ha in comune una
malattia fisica con un conflitto emotivo dovuto ad una certa situazione? Apparentemente nulla,
eppure conosciamo molte persone che si ammalano in circostanze che le coinvolgono soprattutto
emotivamente.
Dunque, i centri possono funzionare in modo strutturale, secondo una stessa direzione,
unitivamente, oppure in modo contraddittorio. Se la contraddizione continua per lungo tempo le
disfunzioni derivanti comprometteranno il funzionamento di tutti i centri e non solo di alcuni.
Alcune attivit, in altre parole, possono danneggiare tutte le altre.
La somatizzazione un buon esempio del fenomeno per cui un centro risulta influenzato da una
determinata situazione pur non essendovi direttamente coinvolto.
In ciascuna persona esiste un centro che per tendenza congenita funziona pi attivamente degli
altri. Anche se gli esseri umani hanno una struttura generale molto simile, anzi quasi identica,
ciascuno tende a sviluppare fin dalla nascita certe disposizioni non acquisite.
Queste si riflettono in specifici atteggiamenti psichici ed in certe forme corporee. Quando a suo
tempo abbiamo parlato di tipologia ci siamo riferiti proprio alla predisposizione ad una pi intensa
attivit da parte di un centro.
Dunque un tipo umano tale per la sua predisposizione a lavorare di pi con un centro che con
gli altri. Sar anche possibile determinare sub-tipi all'interno dei tipi se si prende in considerazione
la predominanza di una parte di un determinato centro. Si potr parlare anche di sub-tipi
specializzati in base alla supremazia di una sub-parte.
Qui ci interessa caratterizzare quattro grandi tipi umani. Certo questo lavoro non ci servir a
molto. In ogni modo importante sottolineare che gli aspetti validi, da prendere in esame, sono
solo due quando si studia il comportamento di un tipo umano.
Quando parliamo di differenze congenite, non acquisite, tra persone, ci riferiamo infatti solo alla
velocit di reazione di fronte agli stimoli e alla direzione dell'energia. Solo a questi due aspetti.
Pertanto noi differenziamo gli individui in base al fatto che alcuni sono pi veloci di altri nel
rispondere agli stimoli: di fronte allo stimolo doloroso alcuni danno risposte pi veloci, altre pi
lente; alcuni considerano l'oggetto doloroso preferibilmente nel mondo esterno, altri in quello
interno.
Qui prendiamo in considerazione la velocit di risposta di fronte allo stimolo e la direzione
dell'energia. Non useremo nessun altro parametro per differenziare i tipi umani.

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Riuniamo insieme in un tipo unico, che chiamiamo istintivo, i due diversi tipi istintivi, il
sessuale d il vegetativo. Denominiamo gli altri rispettivamente intellettuale, emotivo e motorio.
Ecco le specifiche predisposizioni dei quattro tipi umani principali:
a) Gli intellettuali hanno reazioni lente di fronte agli stimoli esterni ma possiedono una grande
mobilit interna. La loro energia si dirige pi verso il mondo delle idee che verso quello delle cose.
b) Gli emotivi hanno reazioni molto veloci di fronte agli stimoli esterni e forte mobilit interna.
La loro energia si dirige verso le altre persone, verso il mondo; ma verso i rapporti interpersonali
pi che verso le cose.
c) I motori hanno reazioni molto veloci di fronte agli stimoli esterni e scarsa mobilit interna. La
loro energia si dirige soprattutto verso le cose.
d) I vegetativi hanno reazioni molto lente di fronte agli stimoli esterni e grande mobilit interna.
La loro energia si dirige soprattutto verso il corpo.
Questi quattro tipi umani non esistono puri. Normalmente troviamo sub-tipi, come gli
intellettuali-vegetativi, i vegetativi-intellettuali, i motori-emotivi, ecc.
Ma c anche da dire che l'educazione ed il tipo di attivit svolta attivano centri e parti che per
tipologia non si attiverebbero. Dunque il tipo umano non determina il carattere, la personalit, ma
costituisce semplicemente un dato utile per comprendere la predominanza - o l'alterazione della
predominanza - di un centro o di una parte in un individuo.
Non c niente di strano che esistano tipi intellettuali che mostrano una reazione veloce agli
stimoli e che si interessano degli oggetti esterni. Se per studiamo la loro biografia, risulter che il
loro mondo - che aveva cominciato a configurarsi come mondo dell'intellettuale secondo la
tendenza congenita - si modificato a poco a poco a causa di una determinata attivit o di un certo
tipo di rapporto con l'ambiente. Dire che una persona appartenga al tipo intellettuale non implica
che si dedichi necessariamente ad attivit di questo genere. Il termine intellettuale non si riferisce
solo a chi si dedica ad attivit libresche. E non neppure strano che un tipo motorio svolga un
lavoro intellettuale di prim'ordine. E` certo che pu, ma nel suo modo di lavorare osserveremo in
ogni caso dei toni nettamente motori: per esempio le sue idee risulteranno molto dinamiche oppure
le sue costruzioni mentali avranno a che vedere con l'attivit nel mondo piuttosto che con una
disposizione contemplativa.
E` certo, in ogni modo, che un tipo motorio pu essere un lavoratore intellettuale di prim'ordine.
A questo punto possiamo tentare di organizzare una specie di schema dei tipi umani.
Prenderemo in considerazione la velocit della risposta esterna, quella della risposta interna, la
direzione dell'energia, le forma fisiche, il comportamento in termini di andatura e gesti. E` chiaro

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che questi due ultimi fattori sono in stretta relazione con l'ambiente culturale nel quale la persona si
esprime. E chiaro che il modo di gesticolare di un paese sar diverso da quello di un altro.

TIPO

VELOCITA
ESTERNA

VELOCITA
INTERNA

DIREZIONE
DELLENERGIA

FORME
FISICHE

ANDATURA

GESTUALITA

- +

+ -

IDEE

RETTE
SOTTILI

VELOCE
CORTA

VELOCE
RACCOLTA

PERSONE
RELAZIONI

GROSSE
ROTONDE

ARMONIOSA

+ +

- -

COSE

ANGOLOSE
MASSICCE

AMPIA
LENTA
DECISA
VELOCE
AMPIA

- -

+ +

CORPO

MORBIDE

LENTA
INCERTA

LENTA

VELOCE
NETTA
VIOLENTA

In questo schema il segno + indica un valore alto della velocit di risposta mentre il segno - un
valore basso; il segno +- un valore intermedio.
Questa una classificazione elementare che in realt non serve a molto. Ma risultato
comunque utile soffermarvisi visto che stiamo effettuando una revisione di cose dette molto tempo
fa, e che stiamo includendole nel delineamento attuale della Dottrina,.
Dunque la tipologia in stretta relazione con la predominanza congenita di un centro sugli altri,
predominanza che, come abbiamo detto, viene profondamente alterata dalle attivit biografiche.
Per quanto riguarda i cicli e i ritmi dei centri, diciamo che variano secondo una relazione
strutturale anche se i loro tempi sono diversi. Precisiamo meglio questo punto.
In precedenza abbiamo detto sia che i centri sono interdipendenti, cio uniti da un rapporto
strutturale, sia che possiedono velocit diverse. Per mettere d'accordo queste due affermazioni,
diciamo che i cicli e i ritmi dei centri variano secondo una relazione strutturale nonostante che i
loro tempi siano diversi. Per comprendere in che modo i cicli e i ritmi dei vari centri siano connessi
tra di loro e in che modo il cattivo funzionamento di un centro possa pregiudicare quello di tutti gli

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altri e quindi lo svolgimento generale della vita, ricorreremo ad alcuni esercizi che metteremo in
pratica al termine di questa esposizione.
Riassumendo: abbiamo parlato in termini generali della sensazione, dell'immaginazione e
della memoria. Poi abbiamo preso in esame sia il registro della sensazione che quelli
dell'immaginazione e della memoria stabilendo che anche questi ultimi sono in rapporto con ci
che chiamiamo genericamente sensazione.
Abbiamo costruito degli schemi molto elementari riguardo alla struttura che riceve stimoli e
invia risposte. Abbiamo anche detto che il fatto che essa dia risposte peculiari agli stimoli che
riceve ci permette di parlare di comportamento. Il comportamento e` cio` che si manifesta di fronte
agli stimoli.
Abbiamo detto che esiste un particolare stato della struttura che si modifica indipendentemente
dagli stimoli in arrivo. Esistono diversi livelli di lavoro della struttura che abbiamo chiamato in
seguito livelli di coscienza. Questi permettono alla struttura di dare risposte differenti di fronte agli
stessi stimoli.
Abbiamo esaminato diversi centri di risposta specializzati. Abbiamo parlato anche di una sorta
di scala nelle attivit di risposta agli stimoli. Quindi abbiamo caratterizzato i diversi centri
descrivendo il tipo di lavoro che ciascuno compie. Abbiamo anche cercato di descrivere la loro
composizione interna - le loro parti e sub-parti - ed i rapporti che si stabiliscono tra di essi.
Abbiamo detto che i centri conformano una struttura, che cio sono interdipendenti; che hanno
cicli e ritmi differenti; che la loro attivit si manifesta in punti del corpo che per non sono i centri
stessi; che il loro funzionamento coordinato, strutturale, viene registrato come unit interna mentre
la situazione opposta viene registrata come dolore, come contraddizione interna.
Abbiamo detto che ogni essere umano ha la tendenza congenita a che un centro funzioni pi
attivamente degli altri. Questo ci ha permesso di parlare, anche se in via provvisoria, di una
tipologia che per non determina affatto il carattere o il temperamento. La tipologia fornisce
semplicemente dei dati utili per la comprensione del comportamento di un soggetto. Abbiamo
anche detto che questi pu modificare sostanzialmente il suo tipo umano nel corso del processo
biografico.
Abbiamo detto che i ritmi e i cicli dei centri variano secondo una relazione strutturale anche se
i loro tempi sono diversi.
Ci sembra dunque di aver parlato a sufficienza sul tema degli stimoli che arrivano alla struttura
umana e delle risposte che essa invia attraverso i centri.
Domani affronteremo un altro problema, quello dei livelli di lavoro, cos da completare lo
schema pi elementare sullo psichismo che abbiamo costruito tanto tempo fa. Quindi amplieremo
questo schema sempre di pi e poi finalmente passeremo a temi pi interessanti.

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QUARTO GIORNO
LIVELLI DI COSCIENZA

Oggi prenderemo velocemente in esame i livelli di lavoro che esistono nell'essere umano. Come
ricorderete, nel secondo schema provvisorio discusso ieri, era presente soltanto un sistema di
stimoli, una struttura che li riceveva ed un centro che rispondeva ad essi. Andando avanti nella
spiegazione, abbiamo precisato che tale centro risultava specializzato in diversi tipi o frange di
risposte per cui alla fine abbiamo preferito parlare di vari centri e non di uno solo. Abbiamo anche
detto che le risposte di tali centri specializzati variavano in funzione non solo degli stimoli ma
anche dello stato in cui essi stessi si trovavano in un dato momento.
Questo stato veniva chiamato livello di lavoro o livello di coscienza.
Dunque il livello di lavoro modula l'attivit di risposta dei centri. Se esso alto la risposta verso
il mondo risulta pi efficace, pi manifesta; se basso, tale risposta lo sar di meno.
Il livello di lavoro fondamentale della struttura quello in cui l'attivit nel mondo piena,
completa. Chiamiamo veglia questo livello.
Il livello di lavoro in cui, al contrario, non c' nessuna risposta verso il mondo viene chiamato
livello di sonno. Nel sonno sembra esserci una totale mancanza di connessione tra la struttura e gli
stimoli o tra la struttura e le risposte. Questo punto piuttosto difficile: infatti, se osserviamo
dallesterno il comportamento della struttura in questo livello di lavoro oscuro, ci sembrer che gli
stimoli arrivino ma che le risposte non escano. Se ci poniamo all'interno, ci sembrer che alcuni
stimoli arrivino perch producono modificazioni interne nella struttura. Anche in questo caso per
le risposte non escono. Dunque nel livello di sonno, la connessione con il mondo non si esprime
dal lato della risposta anche se pu esistere dal lato degli stimoli.
Esiste anche un livello intermedio, un po difficile da definire e che chiamiamo dormiveglia,
attraverso il quale necessariamente transitiamo quando stabiliamo o interrompiamo la connessione
con il mondo esterno. Come vedremo pi avanti, le cose sono assai pi complesse, ma per ora ci
limitiamo alla pi semplice.
Dunque, quando parliamo di livelli di lavoro ci riferiamo alla mobilit interna che la struttura
possiede e che le permette di rispondere in modo differenziato agli stimoli a seconda che agisca la
veglia, il dormiveglia o il sonno. Ma sembra inoltre che i livelli di lavoro abbiano una propria
dinamica. Di solito il passaggio da un livello all'altro viene descritto come l'apertura di un
compartimento stagno accompagnata dalla contemporanea chiusura di un altro.

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Ma sembra che le cose stiano in modo diverso. E vero che quando un livello in funzione
l'energia dell'intera struttura tende a concentrarsi in esso, ma anche vero che continua ad esistere
una certa attivit negli altri livelli, anche se ridotta, anche se con unenergia minore.
Anche quando ci troviamo in veglia continua ad esistere unattivit ridotta dei livelli di
dormiveglia e sonno. Dunque sul livello che si esprime in un dato momento attraverso i fenomeni
che gli sono propri, viene sempre esercitata una certa influenza da parte degli altri.
Se il nostro fosse uno schema statico, a compartimenti stagni, diremmo che i restanti livelli
tacciono quando uno in azione. Ma non sembra che le cose stiano cos. Nel nostro schema i
livelli sono presentati separatamente solo a fini didattici. In realt tra di essi non esistono tagli
netti. Allora possiamo dire con pi accuratezza che nei restanti livelli la carica diminuisce quando
uno in azione con la carica maggiore. Ma in tutti esiste attivit e dinamica.
Numerosi fenomeni propri della veglia sono influenzati da fenomeni degli altri livelli. Lo stesso
vale per il sonno e cos via.
Dunque, noi non concepiamo i livelli come dei compartimenti stagni n come delle attivit che
si escludono a vicenda. Li concepiamo invece come un insieme di potenziali di lavoro che
possiedono delle dinamiche simultanee. Questo fatto ha delle grandi conseguenze perch ci
permette di comprendere numerosi fenomeni che studieremo in seguito e che chiameremo
"pressione dei contenuti", "rimbalzo di livelli", ecc.
Proprio come esistono punti fisici che regolano l'attivit di risposta agli stimoli e che noi
designiamo con il termine sintetico di "centri", cos esistono punti fisici che regolano l'attivit dei
livelli.
Alcuni punti del corpo inviano segnali per attivare il livello di veglia o quello di dormiveglia o
di sonno. A loro .volta, essi ricevono segnali da diverse parti del corpo prima di trasmettere i loro
ordini. Questa doppia interazione conforma un circuito chiuso.
In altre parole, quando ha bisogno del riposo notturno, il corpo fornisce dati a certi punti i quali
inviano segnali che fanno scendere il livello di coscienza. Qui non vogliamo entrare in nessuna
delle complicazioni fisiologiche o psicofisiologiche che ben conosciamo perch ci interessa solo
una trattazione generale di questi temi.
Diciamo semplicemente che quando nel corpo si sono accumulate determinate sostanze o una
certa stanchezza dovuta al lavoro quotidiano, questa stanchezza e queste sostanze inviano dei
segnali a dei punti di ricezione. Questi emettono segnali che determinano l'abbassamento del livello
di coscienza. Inizia cos la tappa rigeneratrice del circuito.
Senza dubbio l'abbassamento del livello di coscienza permetter non solo il ristabilimento del
corpo ma anche lapparizione di numerosi fenomeni complessi. Ma per ora possiamo vedere le cose
in questo modo.

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Quando l'effetto rigeneratore del sonno terminato, quei punti di cui parlavamo inviano segnali
ai punti di controllo, i quali a loro volta ne emettono di altri che provocano il risveglio. Stimoli
esterni o forti stimoli interni possono far scattare il fenomeno dell'ascesa di livello anche quando il
sonno non ha compiuto il suo effetto rigeneratore.
E evidente che una detonazione, per esempio, pu risvegliare un soggetto che sta dormendo.
Dunque nel funzionamento dei livelli di coscienza si manifesta un andamento ciclico. Ma quando
interviene un fenomeno che supera i "limiti di soglia" (termine questo che gi conosciamo), il
centro di controllo interno invia ugualmente un segnale che d inizio al risveglio.
Nel livello di veglia troviamo il pi amplio dispiegamento delle attivit umane. I meccanismi
razionali funzionano pienamente ed il soggetto in grado di dirigere e controllare le attivit della
mente e del corpo in quello che chiamiamo mondo esterno.
Nel livello di sonno, invece, l'intervento dei meccanismi razionali ridotto al minimo ed il
controllo delle attivit del corpo e della mente praticamente nullo. Vi sono periodi in cui il sonno
nettamente vegetativo e senza immagini. In questo caso il sonno sembra trovarsi sotto il
predominio assoluto del centro vegetativo; sembra essere attiva solo la struttura che d risposta agli
stimoli interni. Sullo schermo della coscienza non ci sono immagini mentre il soggetto si trova in
uno stato in cui in grado solo di rispondere internamente a stimoli anch'essi interni. Queste
operazioni di risposta sono eseguite dal centro vegetativo con l'automatismo che gli proprio e di
cui abbiamo parlato ieri.
Dopo il sonno vegetativo, inizia un ciclo di sonno con immagini che poi si interrompe per dar
luogo ad un nuovo periodo che ne privo. Questa alternanza si verifica varie volte ogni notte.
Dunque il livello di sonno profondo non risulta omogeneo ma presenta uno stato totalmente
vegetativo, senza immagini, ed un altro in cui le immagini appaiono. Usiamo qui il termine "stato"
per indicare una situazione particolare del livello di coscienza. Anche gli stati, proprio come i
livelli, funzionano secondo cicli e ritmi.
Le immagini del sonno sono molto veloci, possiedono una grande carica emotiva e
suggestionano profondamente la coscienza. La loro materia prima tratta dalla vita quotidiana pur
risultando articolata in modo capriccioso. Pi avanti, considerando le conformazioni allegoriche
e di altro tipo che appaiono nelle produzioni oniriche, ci renderemo conto che tale articolazione
non poi tanto capricciosa, perch le immagini risultano sottomesse a un insieme di leggi
abbastanza precise. Comunque, per ora diciamo che la materia prima delle immagini risulta
articolata capricciosamente.
Il sonno svolge la funzione di rigenerare il corpo, di ordinare la massa di informazioni ricevute
durante il giorno ed inoltre quella di scaricare numerose tensioni psichiche. Non sappiamo ancora
che cosa siano le tensioni psichiche ma pi avanti tratteremo questo tema. Per adesso diciamo che il
sonno svolge anche la funzione di scaricare numerose tensioni psichiche.
Nel dormiveglia, in questo livello intermedio, si mischiano fenomeni propri degli altri due
livelli. Al dormiveglia si ascende dal sonno e per esso di transita prima di svegliarsi

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completamente. Se in piena veglia ci sentiamo stanchi, pu spesso succederci di scendere al


dormiveglia. In casi come questo cominciamo ad intravedere la possibilit di miscele di livelli. Il
dormiveglia prodigo di fantasie e di lunghe catene associative che hanno la funzione di scaricare
tensioni interne.
Il fantasticare nella veglia, il sognare ad occhi aperti, non costituisce un livello di coscienza
ma uno stato all'interno del livello di veglia. Qui le immagini proprie del sonno o del dormiveglia
si aprano il cammino esercitando una pressione sulla coscienza. Tali immagini (o "insogni", come
le chiameremo) appaiono dunque nella veglia come risultato della pressione esercitata dagli altri
livelli di coscienza. Il fenomeno del sognare ad occhi aperti ha anch'esso la finalit di scaricare
tensioni psichiche.
Ma gli insogni nella veglia hanno anche la funzione di compensare le difficolt che si
presentano al soggetto in certe situazioni o le necessit che questi sperimenta. Un tale fenomeno,
nella sua ultima radice, legato al problema del dolore. Il dolore infatti costituisce il registro e
l'indicatore interno che il soggetto sperimenta quando non pu esprimersi nel mondo. A partire da
questo registro sorgono le immagini compensatorie dell'insogno.
Quando parliamo di fantasticare o di sognare a occhi aperti non ci stiamo riferendo ad un
fenomeno proprio del dormiveglia perch il soggetto pu continuare a svolgere le proprie attivit
quotidiane, anche se meccanicamente. Quando i suoi insogni cominciano a prendere forma, il
soggetto non discende al dormiveglia o al sonno profondo ma pu continuare ad impegnarsi nelle
sua attivit di veglia.
Osserviamo che la mente si sposta da un oggetto all'altro istante dopo istante. E molto difficile
mantenere un'idea o un pensiero senza che vi si infiltrino elementi estranei e cio altre idee,
pensieri, immagini. Tentiamo di mantenere un'idea ed ecco che ne appaiono delle altre fuori tema
che interferiscono. I pensieri, le immagini fuori tema sono gli insogni.
Gli insogni o divagazioni dipendono dalla pressione esercitata dagli altri livelli di coscienza o
da stimoli esterni (odori, forme, colori, ecc.) o da stimoli corporei (tensioni, calore, fame, freddo,
situazioni di scomodit, ecc.).
Gli stimoli interni, quelli esterni e la pressione esercitata dagli altri livelli si manifestano dunque
nella veglia con la formazione di immagini, per cui la veglia stessa risulta come circondata da una
serie di influenze.
Gli insogni sono instabili e mutevoli e costituiscono il maggiore impedimento per l'attenzione.
Chiamiamo insogni secondari quelli che appaiono di continuo nella vita di tutti i giorni e che
possiedono un carattere contingente, passeggero, legato ad una situazione specifica. Un individuo si
trova in una determinata situazione, sottomesso ad un certo insieme di forze esterne: ecco che sorge
in lui, come risposta a tale situazione, un certo tipo di insogni. Se lo poniamo in un'altra situazione
ne sorge un altro tipo. Chiamiamo dunque situazionali questi insogni perch sorgono come
risposte compensatorie a situazioni pi o meno precise.

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Ma esistono altri insogni che sono dotati di una maggiore fissit o di una maggiore ripetitivit e
altri ancora che, pur variando, rivelano sempre la presenza di uno stesso clima mentale. Non
sappiamo ancora che cosa sia un clima mentale, lo vedremo pi avanti, ma sappiamo, perch
possiamo sperimentarlo, che le immagini che sorgono in una particolare situazione e che poi
scompaiono per sempre, sono ben diverse da quelle che tornano ad apparire anche molto tempo
dopo che la situazione cambiata.
Questi non sono insogni secondari in senso stretto. Essi possono variare secondo modalit loro
proprie, ma possiedono una loro permanenza anche se relativa al solo clima mentale. Hanno un
sapore simile. Si noti che le parole che utilizziamo sono decisamente sensoriali: parliamo di "clima"
come se si trattasse di una percezione tattile, di "sapore" come se un insogno si potesse gustare. In
fondo, per, stiamo entrando nel tema degli insogni attraverso la via dei sensi.
A volte, tale genere di insogni appare anche nel fantasticare del dormiveglia e nei sogni notturni.
Studiare questi insogni nei livelli di coscienza in cui si manifestano, permette di determinare la
presenza di un nucleo fisso di divagazione (o nucleo d'insogno, come lo chiameremo) che orienta
le tendenze del soggetto senza che questi se ne renda conto.
In altre parole, le tendenze vitali di una persona, indipendentemente dalle condizioni imposte
dalle circostanze, sono dirette a raggiungere un'immagine, un insogno che le sta costantemente
guidando.
Nei giorni precedenti abbiamo detto che l'essere umano si muove per soddisfare le proprie
necessit.... ma questo un modo di parlare molto impreciso. I modi di soddisfare le proprie
necessit, per dieci persone che si trovano nelle stessa situazione, possono risultare molto diversi.
Ciascuna cercher di soddisfare le necessit che si presentano in quella situazione nel modo che le
proprio. Tale modo dipender da parecchie cose, e tra queste, dal nucleo fisso che guida ciascuna
persona.
L'azione del nucleo fisso si manifesta attraverso le immagini, le quali hanno la propriet di
orientare il corpo, di dare direzione alle attivit che si portano avanti nel mondo. L'immagine
appunta verso una determinata direzione, verso la quale fa muovere lintera struttura.
Dunque, le tendenze vitali di una persona, nonostante le condizioni imposte dalle circostanze,
sono lanciate verso il raggiungimento dellimmagine, dellinsogno che le guida. Il nucleo d'insogno
orienta le tendenze della vita umana in una direzione che non avvertita dalla coscienza.
Questo fatto del massimo interesse giacch le ragioni e le giustificazioni che una persona pu
dare delle sue attivit, in realt sono determinate dal nucleo d'insogno, sono funzione di questo. I
cambiamenti di nucleo fanno cambiare le giustificazioni che una persona d e l'orientamento della
sua vita.
Mentre una persona cerca di soddisfare le proprie necessit, il nucleo sta sempre modulando,
orientando la direzione della ricerca. In alcuni casi il nucleo rimane fissato, aderito ad una "tappa",

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ad un periodo della vita. In questo caso, mentre la persona si trasforma e le sue attivit si
sviluppano, le sue tendenze restano fissate alla situazione nella quale il nucleo si formato.
Da questo possono derivare cose molto curiose, come ad esempio attivit ripetitive. Ecco che in
persone di et avanzata appare sempre lo stesso atteggiamento nei confronti di un mondo che
cambia, un atteggiamento fisso, a volte infantile. C gente che pur crescendo continua a
manifestare certi infantilismi, certi timori che affondano le proprie radici in una situazione non
attuale e che sono propri di un altro periodo della vita.
Il nucleo d'insogno non pu essere visualizzato potendo essere sperimentato solo come clima
mentale. Prima abbiamo detto, senza fornire spiegazioni, che le immagini guidano le attivit
umane. Non abbiamo parlato molto delle immagini, ma in ogni modo qualche idea su di esse, anche
se non definitiva, l'abbiamo. Le immagini guidano le attivit umane e noi possiamo visualizzarle. Il
nucleo d'insogno invece non un'immagine, ma ci che determina l'apparizione di immagini
compensatorie. E un clima mentale che non pu essere visualizzato e che viene sperimentato
appunto come clima. In quanto clima, uno stato, una situazione interna del soggetto, uno stato,
per di pi, che possiede forti connotazioni emotive per cui se ne ha registro. Ma non si tratta di un
registro che possa essere visualizzato. Il nucleo determina la produzione di immagini che inducono
il soggetto a sviluppare certe attivit peculiari. Ma sottolineiamo la differenza tra nucleo come
clima, come sistema emotivo articolato, e le immagini che imprimono alle attivit umane
determinate direzioni.
Vediamo alcuni esempi di nucleo d'insogno. Un permanente senso di colpa: una persona se ne
sta sempre appartata; non chiaro se abbia fatto o no qualcosa che giustifichi il suo stato interno,
eppure si sente sempre in colpa. Non possiede nessuna immagine, ma il sentimento che sperimenta
proprio questo. Un sentimento tragico del futuro: le cose possono andare solo male; il perch non
si sa. Un senso continuo di oppressione: una persona si sente oppressa, non riesce a trovare se
stessa. Dovunque si trovi, le sembra che il mondo le cada addosso.
Certo non tutti i nuclei sono negativi. Qui stiamo ponendo enfasi sul negativo perch risulta pi
drammatico, perch impressiona di pi chi ascolta.
I nuclei possono rimanere fissati per anni. Ecco allora che appaiono gli insogni compensatori.
Se per esempio, il nucleo che preme costantemente simile a un sentimento di abbandono, se il
soggetto si sente abbandonato e senza protezione, molto probabile, anche se non sicuro, che
sorgano in lui insogni di possesso, di acquisizione e che queste immagini guidino le sue attivit.
In giro ci sono molte persone avide ed eccessivamente ambiziose, tutte lanciate ad acquisire una
grande quantit di cose. Ma nel profondo di tali persone, spinte da immagini di possesso che fanno
apparire nel loro futuro una grande sicurezza, sta operando un nucleo di privazione, di povert
interna, di abbandono.

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Ma come vengono sperimentati questa privazione e questo abbandono ? Come un sentimento,


come un clima. Il clima costituisce il fattore determinante. Gli insogni che lo compensano
imprimono poi alle attivit una determinata direzione.
Dunque, non sono i climi a guidare le attivit umane ma gli insogni che sorgono per
compensarli.
Una persona ambiziosa potr giustificare le proprie attivit con ragioni molto chiare, dicendo,
per esempio, che per vivere ed assicurarsi il futuro sono necessarie molte cose. Questo succede non
solo a livello individuale ma anche collettivo. In epoche di frattura storica, aumentano le immagini
smisurate di possesso perch aumentano i climi di abbandono e di privazione e vengono a mancare
i punti di riferimento interni.
Dunque il nucleo a determinare le "ragioni chiare", che servono a spiegare le attivit portate
avanti nel mondo, attraverso immagini compensatorie che si manifestano con caratteristiche
costanti e che possono essere individuate e comprese studiando gli insogni secondari.
Gli insogni secondari costituiscono risposte compensatorie agli stimoli che provengono dalla
situazione esterna o dal sistema di pressioni interne, perch la loro funzione proprio quella di
scaricare le tensioni prodotte da difficolt interne che provocano dolore.
Quindi gli insogni secondari sono molto variabili. Ma se nella mutevolezza delle loro
espressioni si osservano degli elementi costanti, si avvertir che essi ruotano intorno ad un clima
particolare. Dunque gli insogni possono variare, manifestarsi in modi diversi che dipendono dalla
situazione, ma possono per mantenere qualcosa di comune. Questo ci fa avvertire la presenza di
un clima particolare che rintracciabile in tutti. Tale clima comune rivela l'esistenza di un nucleo
fisso che non opera in situazioni specifiche ma che si mantiene in quelle pi diverse.
Ecco un soggetto che si trova in una situazione molto sgradevole per cui pensa che le cose gli
andranno male. In seguito la sua situazione diventa molto piacevole, ma lui continua a pensare
che le cose gli andranno male. In questo caso, la situazione cambiata mentre il clima di sfiducia
rimasto ed ha fatto apparire determinate immagini.
Il nucleo, quando comincia a manifestarsi come immagine fissa, ormai prossimo a trasformarsi
dato che la sua tensione fondamentale si sta orientando verso la scarica. Alcuni pretendono che
l'apparizione, per esempio nei sogni, di immagini fisse con determinate caratteristiche sia dovuta al
fatto che il soggetto abbia risolto un problema.
Ma le cose non stanno cos. Lapparizione di immagini che esprimono esattamente il nucleo
d'insogno non indica che il soggetto abbia risolto un problema ma che un periodo, una tappa della
sua vita sta terminando, che un'istanza psichica sta per essere superata.
Abbiamo detto che il nucleo d'insogno non pu essere visualizzato perch risulta essere un
clima. Ma il suo manifestarsi attraverso un'immagine precisa, un archetipo - come direbbero gli
antichi e anche qualche contemporaneo dipende dal fatto che la sua efficacia sta diminuendo. E

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perch mai sta diminuendo ? Se sorge un'immagine che corrisponde perfettamente al nucleo e se
questa, come tutte le immagini, ha la funzione di scaricare tensioni, significa che il nucleo (che
prima era dotato di una grande fissit) sta trasferendo la sua carica, che sta passando tale carica ad
un'immagine, la quale a sua volta la trasferisce nel mondo. Il nucleo declina.
Il sole non si vede quando si trova in alto nel cielo ma quando sta sull'orizzonte, all'alba o al
tramonto. Nel caso del nucleo d'insogno succede la stessa cosa: non visibile quando si trova in
piena attivit pur essendo massima la sua forza di pressione. E visibile quando sorge e quando
declina.
Il nucleo d'insogno pu durare anni o tutta la vita. In quest'ultimo caso la persona sperimenta la
propria vita come se l'avesse sognata. E strano ma cos.
Ma un nucleo pu anche cambiare e questo pu avvenire o per un incidente o per il passaggio da
una tappa all'altra della vita (dall'infanzia all'adolescenza, da questa alla giovinezza, ecc.).
E perch il nucleo cambia quando si passa da una tappa all'altra della vita? Il sorgere di un
nucleo fisso in rapporto con l'apparizione di determinate tensioni interne. E evidente che queste
si modificano profondamente quando una tappa della vita termina. E perci ragionevole che il
nucleo subisca considerevoli modificazioni.
Dunque, il nucleo cambia perch le pressioni interne che lo hanno generato si modificano
durante le trasformazioni fisiologiche che accompagnano il passaggio da una tappa all'altra della
vita. Pensate a tutto ci che succede nel corpo - non nella mente - di un essere umano che passa
dall'infanzia all'adolescenza. Nel corpo succede di tutto: c' una trasformazione enorme del sistema
di tensioni interne, dell'attivit di molti parti del corpo, alcune delle quali in precedenza non erano
neppure in funzione.
Quando il nuovo insieme di tensioni interne viene registrato, si manifesta anche un sistema
molto differente di climi emotivi. Di conseguenza, il nucleo d'insogno si trasforma. Dunque, se
comprendiamo il modo in cui il nucleo d'insogno sorge, possiamo anche comprendere il perch
esso cambi quando il sistema di tensioni interne si modifica.
Il nucleo d'insogno si trasforma anche per effetto di incidenti e di shock, che hanno la capacit di
alterare i climi emotivi: si verifica allora un cambiamento anche nelle immagini secondarie e sorge
una nuova immagine sintetizzatrice, cio un archetipo, come lo chiamavano gli antichi. Questo
indica sempre il declino di una tappa della vita e l'inizio di un'altra.
Allora l'orientamento generale della vita comincia a cambiare e la condotta subisce importanti
modifiche. Ci succede perch sono cambiati gli insogni o immagini compensatorie che orientano
verso determinati oggetti del mondo. Gli insogni, a loro volta, sono cambiati perch si trasformato
il clima che li determinava. Il clima cambiato perch cambiato il sistema di tensioni interne.
Questo cambiato a causa dellincidente.

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Anche il lavoro interno pu modificare il nucleo d'insogno dato che pu essere diretto proprio
verso la trasformazione delle tensioni interne che danno origine ai climi.
Questo proprio il senso di alcuni aspetti del lavoro interno: avvicinarsi ai sistemi di tensione
per modificarli. Il lavoro interno tende a bombardare i nuclei e a far saltare gli insogni secondari
che li circondano trasformando cos latteggiamento nei confronti del mondo. Non si tratta di una
cosa complicato anche se pu modificare radicalmente l'orientamento della vita individuale.
Per noi, a questo punto, sufficiente scoprire gli insogni secondari ed arrivare al nucleo, in
modo da comprendere le funzioni che esso svolge e la forza determinante che esercita sulle nostre
attivit quotidiane.
Le pressioni interne che generano il nucleo d'insogno sono legate al funzionamento dei centri
istintivi. Ieri abbiamo detto che in alcuni casi un centro pu inviare ordini ad un altro. I centri
volontari come l'intellettuale inviano ordini alle parti volontarie degli altri ma non sono in grado di
farlo rispetto a quelle involontarie e tanto meno rispetto ai centri istintivi (in particolare il
vegetativo).
L'intellettuale non d ordini a questi centri e parti e se li d nessuno gli risponde. La pressione e
la circolazione sanguigna, i toni profondi, non variano in base agli ordini dell'intelletto. Succede
piuttosto il contrario.
Le pressioni interne che generano il nucleo d'insogno sono legate al funzionamento dei centri
istintivi. Per questo i nuclei si trasformano in concomitanza di un cambiamento di tappa biologica
o per un incidente.
Dunque, i nuclei non si modificano per effetto di ordini ricevuti dall'intelletto ma lo fanno
quando cambia l'attivit vegetativa. Per questo molto difficile modificare volontariamente i
nuclei. E evidente che non si pu arrivare ad essi per mezzo di un ordine dell'intelletto: questo
centro non pu giungere a simili profondit.
Supponiamo che esistano delle tecniche in grado di lanciare contro i nuclei qualcosa di simile a
delle bombe di profondit che li disintegrino. Tali tecniche, in ogni caso, non potrebbero essere
dirette dall'attivit volontaria del centro intellettuale. Le bombe di profondit dovrebbero essere
sganciate contro il nucleo che interessa modificare attraverso un sistema pi o meno automatico e
non volontario. Quindi non a partire dal centro intellettuale e nemmeno nel livello di coscienza di
veglia. Esistono dei curiosi meccanismi che impediscono al centro intellettuale e al livello di veglia
di penetrare fino al nucleo d'insogno. Ma esistono tecniche adeguate per farlo.
Abbiamo visto come i nuclei varino oltre che per il cambiamento di tappa fisiologica anche per
shock emotivi. Questi possono formare o modificare un nucleo giacch la parte involontaria del
centro emotivo, come abbiamo spiegato ieri, invia segnali a tutti i centri modificandone l'attivit.

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Se intenso, uno shock emotivo pu modificare per lungo tempo il funzionamento del centro
vegetativo che dal momento in cui lo riceve tender a liberare un nuovo nucleo di pressione.
Apparir allora, come conseguenza, anche la corrispondente compensazione.
Un individuo riceve un forte shock che lo impressiona molto. Questo provoca l'apparizione di un
insieme di tensioni interne che portano alla formazione di un nucleo d'insogno intorno al quale
cominciano a girare le immagini divagatorie.
In questo caso, anche gli insogni secondari, malgrado la loro variabilit, dovranno mostrare
l'apparizione di un nuovo tema permanente. Anche le ricerche e le intenzioni vitali del soggetto si
orienteranno in modo nuovo per cui il comportamento risulter modificato. Un individuo ha
ricevuto uno shock molto forte a partire dal quale tutta la sua vita cambiata: sono cambiate le sue
attivit e ricerche vitali.
Gli shocks emotivi possono agire con una forza tale da provocare serie alterazioni in alcuni
punti del centro vegetativo dato che, come abbiamo detto, il centro emotivo - nella sua parte
involontaria - pu intervenire su di esso e causarvi modificazioni.
Gli shocks che giungono a tali livelli di profondit emotiva possono provocare serie disfunzioni
e somatizzazioni. Somatizzazioni emotive, cio malattie fisiche prodotte da incidenti emotivi.
Come tecnica, si pu prendere in esame la massa di insogni secondari nei diversi livelli di
coscienza e ricercare un clima costante per arrivare cos al nucleo d'insogno.
Riassumendo: abbiamo parlato dei livelli di coscienza ed abbiamo detto che esistono punti del
corpo che ne controllano l'attivit; si tratta di una funzione analoga a quella del controllo
dell'attivit dei centri. Tali punti captano segnali e a loro volta ne inviano per far scendere o salire
il livello di lavoro della struttura.
Abbiamo detto che nel livello di veglia le attivit intellettuali si dispiegano al massimo grado e
che in quello di sonno diminuiscono considerevolmente mentre aumenta il potere di suggestione
delle immagini. Abbiamo anche visto come nel livello di dormiveglia queste caratteristiche si
trovino mescolate.
Abbiamo distinto il livello di coscienza dallo stato in cui il primo pu venirsi a trovare. Quindi
abbiamo detto che gli insogni o divagazioni che appaiono nel livello di veglia sono prodotti da
tensioni occasionali o dalla pressione esercitata da altri livelli di coscienza. Pertanto gli insogni che
appaiono nella veglia non determinano un livello di coscienza ma uno stato.
Abbiamo detto che gli insogni occasionali sono legati da un rapporto basato sul clima e non
sulle immagini. Questo ci permette di parlare di un nucleo d'insogno. Il nucleo caratterizzato da
una grande stabilit, determinato da tensioni profonde e si trasforma con difficolt. Tuttavia, sia
certi shocks emotivi profondi sia i cambiamenti di tappa della vita sono in grado di modificarlo.

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Abbiamo detto che il nucleo d'insogno orienta le tendenze della vita umana. Gli insogni
secondari costituiscono risposte compensatorie agli stimoli occasionali e sono pervasi dal clima del
nucleo d'insogno. Le pressioni, le forze interne che danno origine al nucleo sono legate al
funzionamento dei centri istintivi, cio al vegetativo ed al sessuale.
Oltre a questo, abbiamo considerato la possibilit di svolgere una ricerca pratica sull'attivit dei
diversi livelli di coscienza. Abbiamo detto che esistono determinate tecniche per portare avanti
questa ricerca.

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QUINTO GIORNO
COMPORTAMENTO

Lo studio dei centri, dei livelli di coscienza e del comportamento in generale dovr permetterci di
articolare una sintesi del funzionamento della struttura umana che, anche se elementare, sia il pi
possibile completa.
Dovremo essere in grado di comprendere - anche se in modo elementare, visto che in seguito
amplieremo il tema quali siano i meccanismi di base che guidano le attivit umane in funzione
della sofferenza e del piacere e, oltre a questo, in che modo la struttura umana capti realmente
(termine questo abbastanza discutibile) o illusoriamente il mondo che la circonda ed il suo stesso
mondo.
Questi sono i punti che consideriamo importanti. Il nostro filo conduttore ci guider sempre
verso la comprensione della sofferenza e del piacere e verso la comprensione della verit o
illusoriet dei dati.
E importante per noi comprendere questi aspetti della struttura umana anche se in maniera
elementare.
In altri livelli, pi complessi, del nostro studio cambieremo tanto il nome delle cose di cui ora
stiamo parlando che il punto di vista su di esse, ed amplieremo la nostra prospettiva. Ma
rimarremo sempre nella stessa linea di sviluppo che tende alla comprensione della sofferenza e dei
fenomeni illusori che si presentano alla struttura umana.
Per terminare questa veloce sintesi parleremo brevemente di ci che intendiamo per
comportamento.
Lo studio del funzionamento dei centri, la scoperta dei loro cicli e ritmi, ci permette di
comprendere la velocit di reazione ed il tipo di reazione agli stimoli provenienti dal mondo esterno
nei loro aspetti pi meccanici.
Il fenomeno dell'insogno e del nucleo d'insogno ci pone in presenza delle forze che inibiscono o
attivano certi comportamenti che si assumono nel mondo.
Ma ora bene avvertire che esistono fattori sociali e ambientali e altri ancora che si riferiscono
all'accumulazione dellesperienza durante tutto l'arco della vita, i quali agiscono sul comportamento
con una forza pari a quella dei fattori meccanici fisici e psichici.
Questo cos perch, oltre agli stimoli che in un dato momento giungono alla struttura umana
(e ai quali viene data immediatamente una risposta), oltre al livello di lavoro in cui essa funziona in

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quel dato momento, la percezione, la risposta ed il livello di lavoro in qualche modo rimangono
nella struttura, anche se essa continuer a portare avanti il suo processo con la dinamica che le
propria.
Stiamo parlando della "ritenzione degli istanti" nei quali i fenomeni si verificano. Non succede
che i fenomeni appaiano e poi scompaiano per sempre. Abbiamo memoria non solo degli stimoli
ma anche delle risposte ad essi e memoria dei livelli di coscienza che erano in funzione nel
momento in cui furono ricevuti gli stimoli e date le risposte. Tale memoria eserciter una pressione,
influir in modo decisivo sui nuovi eventi che si presenteranno alla struttura umana.
Quindi la struttura condizionata non solo dai fenomeni che di volta in volta si verificano, ma
anche da tutto ci che le accaduto in precedenza.
Studiando il comportamento dobbiamo prendere in esame questo fenomeno di ritenzione
temporale che di grande rilevanza.
Se analizziamo la condotta da questo punto di vista, i fattori importanti che concorrono a
formarla risultano essere due. Il primo la biografia, cio tutto ci che accaduto ad un soggetto
nell'arco della vita. La biografia esercita sulla struttura umana un peso uguale a quello dell'evento
specifico che si verifica in un dato momento. Se consideriamo le cose in questo modo, risulta che
su un determinato comportamento stanno esercitando un'uguale influenza sia lo stimolo ricevuto in
un dato istante sia tutto il processo anteriore della struttura che lo riceve.
Normalmente si tende a credere che il rapporto tra la struttura e il mondo sia descrivibile per
mezzo di un semplice sistema di stimolo-risposta. Ma parlando di stimoli, dobbiamo dire che tutto
ci che le accaduto in precedenza per la struttura uno stimolo attuale. In questo senso, la
memoria rappresenta non solo l'accumulazione degli eventi passati ma anche un sistema di stimoli
che agiscono dal passato. La memoria non qualcosa che si sia andato semplicemente
accumulando nella struttura: qualcosa di vivo, che possiede una sua forza e che agisce con
un'intensit pari a quella degli stimoli presenti.
I fatti accaduti potranno o no essere evocati in uno dei vari livelli di coscienza, ma in entrambi i
casi la loro azione risulter determinante in ogni istante in cui la struttura riceve stimoli dal mondo
ed assume un comportamento.
E importante considerare la storia personale come un qualcosa che agisce sulla struttura umana
in maniera attiva, presente, non semplicemente come unaccumulazione. La biografia non un
qualcosa che stia di riserva e alla quale si ricorre unicamente per ricordare i fatti passati. Che
vengano ricordati o no, tali fatti eserciteranno un'influenza sul comportamento, tenderanno a
conformarlo.
Parlare di biografia lo stesso che parlare di storia personale. Ma nella maniera in cui la
intendiamo ora, si tratta di una storia viva ed attiva.

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La biografia ci porta a considerare il secondo fattore importante che concorre alla formazione
della condotta: si tratta del sistema di codici che usiamo quando ci troviamo di fronte a situazioni
date. Con questo intendiamo dire che i fenomeni provenienti dall'ambiente non suscitano
semplicemente una risposta, ma un sistema strutturato di risposte, il quale servir in seguito per
assumere comportamenti simili.
Questi codici relativi alle diverse situazioni, queste forme fisse di condotta, che l'essere umano
acquisisce probabilmente per risparmiare energia e proteggere la propria integrit, costituiscono il
sistema dei ruoli. I ruoli sono abitudini fisse di comportamento che si formano nel confronto con i
diversi ambiti nei quali si deve vivere. C' un ruolo per il lavoro, uno per la famiglia, uno per le
amicizie, ecc.
I ruoli agiscono in ogni momento, non solo quando si presenta il confronto con l'ambiente a cui
si riferiscono. Essi si manifestano quando uno stimolo relativo ad una situazione entra in una
determinata frangia del comportamento umano. In altre parole, i ruoli sono sempre presenti in ogni
attivit svolta dalla struttura umana ed esercitano una pressione anche quando questa non si sta
confrontando con la situazione che a suo tempo li aveva formati.
Questo punto non difficile da comprendere. E sufficiente portare alcuni esempi per vederlo
con chiarezza.
Consideriamo una persona che abbia sviluppato il ruolo familiare, quello relativo all'ambiente
lavorativo ed altri ancora. E evidente che quando andr a lavorare, tale persona si adeguer a
questa situazione, assumendo il ruolo che corrisponde al lavoro e non quello che corrisponde alla
famiglia.
Questa distinzione risulta evidente; ma nel ruolo che si assume in una data situazione saranno
presenti numerose componenti proprie dei ruoli relativi ad altre. E come se svariati ruoli si
infiltrassero in quello registrato per rispondere ad un determinato ambiente.
A volte, i ruoli estranei si manifestano, si infiltrano, con caratteristiche inibitorie. Consideriamo
di nuovo una persona che abbia registrato numerosi ruoli tra cui quello per il lavoro e quello per la
famiglia. Ammettiamo che il ruolo familiare sia di tipo inibito mentre quello lavorativo non abbia
nessuna ragione di manifestarsi in questo modo. Quando nei rapporti di lavoro si infiltrano aspetti
propri del ruolo familiare, sorgono fenomeni inibitori che nell'ambito lavorativo non erano stati
assolutamente registrati. Questo un caso estremamente frequente: si verifica una specie di travaso
di dati, di tipo inibitorio o attivante, da un ruolo ad un altro, pur se i ruoli in questione
corrispondono a frange differenti di confronto con il mondo.
Pertanto, diciamo che esiste una struttura dinamica di ruoli analogamente a quanto avviene per i
centri di risposta ed i livelli di coscienza, il cui funzionamento dinamico e strutturale; nessuno di
questi isolato dagli altri ed organizzato in forma di compartimento stagno, ma tutti funzionano
come parti di una struttura, tutti interagiscono e si influenzano a vicenda. Il comportamento umano
non assimilabile a quello di un computer che fa uscire automaticamente una risposta quando
riceve un determinato stimolo.

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Il comportamento umano molto pi complesso di quello di un computer. Il fatto che i ruoli


possiedano una dinamica continua fa s che la ricezione di uno stimolo capace di far scattare un
determinato comportamento, faccia sorgere non solo il codice registrato per tale stimolo, ma anche
la risultante della pressione esercitata dagli altri ruoli i quali erano stati registrati in situazioni del
tutto differenti.
Questo vero per ciascuno dei tre aspetti del comportamento che stiamo studiando
separatamente. Ma c di pi: i centri di risposta, i livelli di lavoro ed i ruoli acquisiti presentano,
nel loro insieme, un funzionamento strutturale e dinamico. Non si tratta di aspetti separati ma di
funzioni interdipendenti e dinamiche.
Credo che non sia difficile riconoscere una dinamica continua nella struttura umana. Se
vogliamo un esempio, esaminiamo il comportamento dei ragazzi che non hanno ancora sviluppato
lo strato protettivo costituito dai ruoli. I giovani si trovano privi di protezione nel confronto col
mondo perch non hanno ancora registrato determinati codici. Possono, al massimo, aver registrato
il codice fondamentale della relazione familiare e qualche altro. In seguito, la gamma dei ruoli
tender ad ampliarsi nella misura in cui la persona avanzer nell'et e l'ambiente esiger un certo
numero di comportamenti.
I giovani che si trovano senza protezione nel confronto con l'ambiente per mancanza di
codificazioni, si comportano come chi arriva in un posto per la prima volta e non sa come
affrontare la situazione, non sa dove mettere le mani, come si suol dire. Poi, nella misura in cui
l'esperienza biografica, le codificazioni, aumenter, i giovani configureranno nuovi ruoli e
acquisteranno una maggiore sicurezza rispetto all'ambiente.
Cos almeno dovrebbe succedere. Ma in realt le cose non vanno sempre nel modo giusto perch
esistono numerosi fattori che impediscono ad un individuo di acquisire sicurezza e padronanza del
proprio ambiente. Si possono determinare infatti degli errori di ruolo. Questo il caso di chi
assume, nellaffrontare una determinata situazione, il ruolo relativo ad un'altra. Per esempio il caso
di chi utilizza nell'ambiente di lavoro un ruolo familiare, comportandosi con il suo capo come, per
esempio, con il fratello minore. E evidente che un comportamento di questo genere creer
numerosi problemi ed attriti con l'ambiente.
Errori come questo sono possibili proprio perch i ruoli che corrispondono a frange diverse del
comportamento, in qualche modo interagiscono. Infatti, un simile travaso e una simile trasposizione
non potrebbero avvenire se la memoria non intervenisse presentando dati relativi a situazioni
differenti.
Possono sorgere errori di ruolo anche quando il soggetto non riesce ad adattarsi ad una
situazione nuova . Se si trova in una situazione che gli presenta sollecitazioni diverse dalle abituali,
un individuo portato a dare una risposta che propria di situazioni precedenti, legate ad altri
ambiti di comportamento. E evidente che anche in questo caso si potranno creare problemi e attriti
con l'ambiente. Non sapendo come comportarsi nel nuovo ambiente, il soggetto ricorrer a ruoli che

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non hanno niente a che vedere con questo e risponder in un modo che non si adatter esattamente
alla situazione.
Anche la possibilit di esistenza di questo errore dovuta al fatto che l'individuo pu contare sul
ricordo di altre situazioni e di altri momenti. Esso non potrebbe verificarsi se i ruoli fossero
organizzati a compartimenti stagni.
Si possono anche formare delle erronee configurazioni di ruoli. Vi sono forme di condotta che
sono state mal organizzate fin dall'inizio, fin da quando cominciato il rapporto con un determinato
ambiente. Dunque, il codice pu organizzarsi in modo sbagliato - dal punto di vista della risposta e
dell'adattamento all'ambiente - fin da quando ha iniziato a formarsi nel confronto con una
situazione nuova.
E molto difficile per noi parlare di condotta erronea o di condotta corretta. Preferiamo dire che
la condotta pu organizzarsi in maniera adeguata o non adeguata. Parlare infatti di una condotta
sbagliata e di una corretta presuppone tutta una assiologia, cio tutta una teoria dei valori, e quindi
l'accettazione di un sistema completo di valori. Ma questo un tema che qui non ci interessa
studiare. Diciamo allora che i differenti tipi di condotta possono organizzarsi in maniera adeguata o
inadeguata rispetto agli stimoli dell'ambiente.
Dunque, una condotta inadeguata potr apparire fin dall'inizio, fin dalla formazione del codice.
Questo fatto potr assumere un peso rilevante e diventare con il tempo un fattore sempre pi
determinante. E come scendere dal letto con il piede sbagliato. Se si comincia a codificare in modo
distorto il rapporto con un determinato ambiente, il ruolo finir per risultare distorto. Quindi ogni
volta che si verificher un confronto con quell'ambiente, la risposta risulter distorta. Qui stiamo
approfondendo il tema di un altro genere di condotta mal organizzata: quello della condotta mal
organizzata per conformazione. Dato che un ruolo prende forma e si organizza per ripetizione di
atti, se gli atti ripetuti non si adatteranno alle situazioni, tenderanno a formarsi abitudini che con il
passare del tempo daranno luogo ad un ruolo non adeguato.
Quando un ruolo si ormai conformato male, il soggetto - pur comprendendo che qualcosa non
va nel suo comportamento - trover difficile intenderne le ragioni ed organizzare le cose in modo
diverso per eliminare la sensazione di stranezza che gli viene dalle sue risposte all'ambiente. (Le
persone rimangono stupite non solo per gli stimoli che ricevono dall'ambiente ma anche per le cose
che fanno per rispondere ad essi). Quind, la sensazione di stranezza che gli deriva dal suo stesso
comportamento, risulter, per il soggetto, difficile da comprendere; ed in seguito altrettanto difficile
gli risulter modificare tale comportamento perch avr dietro di s tutto il peso biografico, tutto il
peso storico.
Lo studio della biografia e quello dei ruoli permette di chiarire altri aspetti del comportamento,
come certe predominanze o inibizioni relative al lavoro dei centri e alla strutturazione degli insogni.
Infatti l'attivit dei centri e quella dei livelli di coscienza subisce modificazioni a causa della
storia personale e dei ruoli codificati.

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A questo punto sembra opportuno chiederci: che cosa determina il comportamento? Il lavoro dei
centri? Oppure i livelli di coscienza che creano immagini, insogni? Oppure le esperienze della vita?
E solo il lavoro meccanico di risposta effettuato dai centri a conformare la condotta peculiare di
ciascun individuo? Ovvero le sue attivit sono determinate solo dai livelli di coscienza che
"rimbalzano" gli uni sugli altri? O magari determinante la carica biografica, che diversa per
ciascun individuo?
Noi dividiamo le cose per studiarle meglio ma le comprendiamo secondo una logica strutturale.
Pertanto, non possiamo dare risposte parziali sul comportamento umano.
La risposta corretta che i centri, i livelli di coscienza ed il processo biografico conformano una
struttura irriducibile alle sue parti e indivisibile. Se un fattore si modifica, tutta la struttura si
modifica. Serie alterazioni del lavoro di un centro, importanti modifiche del rapporto con
l'ambiente, cambiamenti dell'attivit dei livelli di coscienza modificano la struttura globale. Si tratta
sempre di una struttura, i cui componenti sono relazionati e interdipendenti.
Pertanto, se vero che la meccanicit dei centri ed il nucleo d'insogno determinano numerose
attivit e contribuiscono alla formazione del comportamento, anche vero che l'esperienza
accumulata e le diverse situazioni che l'essere umano costretto a vivere modificano il
funzionamento dei centri e l'articolazione delle immagini, degli insogni. Questo punto di vista
strutturale risulta decisivo per portare avanti un minimo di autoconoscenza e per assumere una
collocazione minimamente adeguata sia nell'ambiente che ci circonda sia nell'ambiente che
chiamiamo interno.
Riassumendo le spiegazioni di oggi: abbiamo parlato del comportamento dicendo che esso si
configura sulla base degli avvenimenti passati, cio per il peso storico, biografico che tali
avvenimenti hanno avuto. Il comportamento si articola attraverso un sistema di codici, di ruoli.
Abbiamo anche detto che i ruoli, definiti come abitudini fisse di comportamento, possono
risultare erronei. Errori di ruolo possono apparire quando la situazione nuova; pu anche
esserci un errore iniziale nella configurazione di un ruolo.
Parlando della biografia e dei ruoli, abbiamo affermato che questi temi permettono di chiarire
numerosi aspetti del comportamento e certe predominanze o certe inibizioni relative al
funzionamento dei centri e alla strutturazione degli insogni.
Alla domanda su quale dei tre fattori che conformano il comportamento sia il predominante,
abbiamo risposto che i centri di risposta, i livelli di coscienza de il processo biografico
costituiscono una struttura indivisibile che si modifica quando si modifica uno dei fattori.
Non abbiamo detto molto di pi. Possiamo allora dedicarci ad alcuni semplici esercizi.

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SESTO GIORNO
APPARATI DI REGISTRAZIONE

Nei giorni precedenti abbiamo studiato alcuni aspetti molto generali della struttura dell'essere
umano e cio le attivit che questi svolge nel mondo esterno, i livelli di lavoro in cui tali attivit si
manifestano ed il comportamento in generale.
Il filo conduttore che ci permette di avanzare nelle nostre considerazioni quello stabilito
all'inizio della nostra esposizione e basato sul piacere e sul dolore.
Le tre vie - la via della sensazione, quella dell'immaginazione e quella del ricordo - anch'esse
menzionate all'inizio, devono essere ora studiate con maggiore precisione.
Senza sensazione non c' dolore n piacere. E necessario che la sensazione venga registrata.
Senza il registro della sensazione non ci pu essere n dolore n piacere.
E necessario che l'immaginazione venga registrata. Senza questo registro non possiamo parlare
di immaginazione. E se ne registriamo l'attivit, perch l'immaginazione arriva ad un punto di
registro come sensazione. Il dolore si fa strada anche attraverso la memoria. Ma il registro del
dolore che proviene dalla memoria possibile perch la memoria stessa si esprime come
sensazione.
Quindi, sia la memoria che l'immaginazione si manifestano attraverso la sensazione. Il dolore
non sta nell'immaginazione n nella memoria ma nella sensazione alla quale ogni impulso si riduce.
Si ha memoria di un fatto qualunque perch questo ricordare registrato. Si immagina un fatto
qualunque perch questo immaginare registrato.
Dunque il registro, la sensazione, a fornirci il dato su ci che viene memorizzato o
immaginato. E evidente che per non rendere confusa la descrizione distingueremo la sensazione
propriamente detta, cio quella che proviene dai sensi, dalle sensazioni che provengono
dall'immaginazione o dalla memoria. Queste ultime non verranno chiamate sensazioni per evitare
confusioni.
Ma se riduciamo le cose ai loro ultimi termini, possiamo dire che l'immaginazione e la memoria
arrivano ad un qualcosa che le registra e vi arrivano come sensazioni.
Per non tralasciamo di fare le opportune distinzioni. La prima riguarda i registri, anche se si
tratta di una distinzione molto generale. Diciamo che si registra l'attivit dei sensi, quella della
memoria e quella dell'immaginazione. Ma quando parliamo di registri, siamo consapevoli delle
differenze che esistono tra di essi e che sono dovute alle vie di arrivo. In ogni caso per c'

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qualcosa che registra perch altrimenti non si potrebbe parlare di ci che viene registrato. Questa
non certo un'idea difficile.
Se si tratta di un apparato, quel qualcosa che registra dovr avere una costituzione sua propria.
E possibilmente, si avr una sensazione anche dell'apparato che registra, cio un registro
dell'apparato che registra. Chiamiamo coscienza un tale registro. Anche questa non un'idea
difficile.
Diciamolo in modo pi semplice: non potremmo parlare di nessun tipo di sensazione n di
immaginazione n di memoria se non ci fosse un apparato che le registra. Non potrebbe esserci
memoria n immaginazione n sensazione se non ci fosse qualcosa che le registra. Dunque, fin
dall'inizio delle nostra descrizione, stiamo contrapponendo la struttura formata dalle tre vie ad un
qualcosa.
Ma questo qualcosa dovr essere costituito in un modo che gli garantisca una certa unit. Se lo
studiamo, ci renderemo conto del fatto che esso si trova in una dinamica continua perch le attivit
che registra sono dinamiche. Ma nonostante questo, dovr possedere, almeno apparentemente, una
certa unit.
Non sembra che nell'essere umano questo apparato risulti gi costituito al momento della
nascita, ma piuttosto che si vada costituendo a poco a poco. A volte esso viene identificato con l'io.
Ma non si pu parlare dell'io se non se ne conoscono i limiti. E questi vengono dati dalla
sensazione del corpo.
L'io si costituisce nella misura in cui si costituisce l'insieme delle sensazioni del corpo. E
evidente che i sensi, la memoria, l'immaginazione si trovano nel corpo. Anche l'apparato di registro
di queste attivit si trova nel corpo ed legato alle sensazioni a questo relative.
Nellessere umano, a partire dalla nascita e parallelamente al costituirsi delle sensazioni del
corpo, si costituisce anche la sensazione generale del corpo stesso, che alcuni identificano con il
concetto di io. In altre parole, nella prima infanzia, l'io non in funzione. Non si nasce con un io.
L'identificazione con il proprio io si sviluppa nella misura in cui le sensazioni del corpo si
codificano e questa codificazione possibile grazie all'apparato di memoria. Non c' io senza
memoria e questa non pu funzionare se non ci sono dati. E i dati cominciano ad articolarsi nella
misura in cui l'esperienza si sviluppa.
Stiamo forse affermando che un bambino non ha un io? Esattamente. Un bambino pu
percepire un noi. Un bambino non sa dove il suo corpo inizia o termina, non sa se un io o se sua
madre lo stesso o un altro io. Neppure la madre lo sa bene perch il bambino per lei una specie
di prolungamento di s. Se usiamo il punto di vista che l'io si costituisce grazie al sommarsi delle
sensazioni in un campo di memoria, possiamo dire che esso si va articolando per accumulazione
desperienza.
Abbiamo detto che i sensi, la memoria e l'immaginazione si trovano nel corpo. Ma dove si
colloca il corpo? Per l'io che si costituito il corpo si trova fuori e dentro. E quali sono i limiti del

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corpo? I limiti sono in rapporto con la sensazione. Ma se la sensazione si prolunga oltre il corpo,
quali saranno allora i limiti di questo? Qui sorge un problema piuttosto importante perch se per
esempio usiamo le sensazioni tattili esterne come limiti del corpo, questo terminer l dove
termina il tatto esterno e comincer l dove si registrano le sensazioni cutanee.
Ma in certe condizioni il limite tattile non esiste. Se per esempio la temperatura della pelle la
stessa dell'ambiente, non risulta possibile determinare con esattezza quali siano i limiti del corpo,
dove esso arrivi.
Conosciamo molte illusioni sensoriali. Sapete bene che si prova una sensazione di
ingrandimento del proprio corpo se ci si distende, se ci si rilassa, in un ambiente la cui temperatura
molto vicina a quella della pelle. In questo caso non siamo in presenza di alcun fenomeno
straordinario; tutto il contrario: l'ingrandimento del corpo un'illusione. I suoi limiti
apparentemente scompaiono perch la temperatura della pelle molto vicina a quella dell'ambiente.
Dunque la sensazione generale del corpo si costituisce nella misura in cui un limite viene posto
alle sensazioni.
Abbiamo detto che una delle vie del dolore quella della sensazione; e quando parliamo di
sensazione ci riferiamo a ci che percepiamo grazie a certi apparati che il corpo ha a disposizione.
Posso avere sensazione sia di un oggetto esterno che, per esempio, di un dolore interno. Registro
anche il dolore interno attraverso quell'apparato, la coscienza, di cui parlavamo all'inizio. Ma dove
si trova tale sensazione? Sembra trovarsi all'interno del corpo. Ora guardo un oggetto esterno. Dove
si trova la sensazione ad esso relativa ? Anch'essa si trover all'interno del mio corpo. Allora che
cosa mi permette di distinguere un oggetto che si trova dentro di me da un altro che se ne trova
fuori? Non la sensazione in quanto tale, dato che registro dentro di me sia quanto accade fuori di
me sia quanto accade al mio interno. Non posso registrare la sensazione di ci che esterno al di
fuori del mio corpo. Dovr registrare nel mio corpo tanto le sensazioni degli oggetti interni che le
sensazioni di quelli esterni.
Posso dire senza ombra di dubbio che un oggetto percepito si trova fuori di me e che un altro si
trova al mio interno. Ma come posso effettuare una tale distinzione se in entrambi i casi il registro
risulta interno? Deve esistere un qualche funzionamento specifico della mia struttura che mi
permette di effettuarla.
Ricordo un fatto accaduto. Dove lo registro? Forse nel luogo in cui accaduto? No, lo registro
dentro di me. Immagino una cosa che sto per fare o che far in un futuro pi lontano. Dove registro
una tale immagine? Dentro di me. Ma gli avvenimenti che appaiono nel mio schermo di
rappresentazione sembrano trovarsi fuori di me: le attivit che immagino di realizzare o che ricordo
sembrano trovarsi fuori. Le registro come se si trovassero all'esterno.
Ma evidente che tutti questi registri sono interni. La sensazione, la memoria e l'immaginazione
sono sempre interne.

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Se ora pongo attenzione al dove registro le immagini - siano esse proprie dell'immaginazione o
della memoria - mi rendo conto di registrarle in una specie di schermo, di spazio di
rappresentazione che si trova dentro di me. Se chiudo gli occhi e ricordo qualcosa, osservo che il
ricordo si manifesta in una specie di schermo, di spazio di rappresentazione.
Ma che rapporto hanno queste operazioni, che svolgo dentro di me, con gli oggetti e gli
avvenimenti esterni ? Sicuramente ci che accade dentro di me sar diverso da ci che accade fuori.
Per darmi una risposta potr dire che rifletto le cose esterne oppure che le traduco. Potr dire ci
che voglio, ma in ogni caso le operazioni che effettuo dentro di me avranno un qualche rapporto
con i fenomeni esterni.
Il funzionamento della macchina umana pu essere oggetto di studi specialistici, ma in ogni caso
i fatti fondamentali che ci si presentano sono questi e sono molto elementari. La sensazione,
l'immaginazione e la memoria si trovano nel corpo.
In che cosa differisce una sensazione che attribuisco ad un oggetto del mondo esterno da una
sensazione che attribuisco ad un oggetto del mondo interno? La differenza dovuta alle sensazioni
in se stesse o a certi limiti che il corpo pone a questi due mondi?
Riconosciamo che possiamo distinguere le sensazioni, i ricordi e le immagini che abbiamo del
mondo esterno.
Dobbiamo ammettere che esistono certe costanti che ci permettono di distinguere queste
operazioni da altre . Non possiamo dire con leggerezza che tutto ci che pensiamo sia illusione.
Non si tratta di illusione per una ragione molto semplice: se dopo essermi diretto mentalmente
verso un oggetto, se dopo averlo pensato e poi cercato, arrivo a toccarlo, per esempio, cio arrivo
ad averne una sensazione - se posso fare tutto questo - significa che c una qualche concordanza
tra ci che ho ricordato o immaginato dell'oggetto e la percezione che ne ho.
Se tutto fosse illusorio potrei, per esempio, pensare quest'oggetto che ho davanti e poi, al
momento di aprire gli occhi, non trovarlo affatto. Ma evidente che posso memorizzare l'oggetto e
poi, aprendo gli occhi, ritrovarlo. Posso fare tutto ci anche se con una certa approssimazione
riguardo al colore, alla forma e alla distanza delloggetto stesso.
E posso anche dire ad un altro che esso si trova l e darne una descrizione. L'altro, seguendola,
potr trovare l'oggetto in questione.
In altre parole, c una qualche concordanza, anche se con alcune deformazioni, tra ci che
penso e ci che percepisco degli oggetti esterni. Ma anche evidente che se fossi, per esempio,
daltonico percepirei questo oggetto che rosso come se fosse verde. Parlerei allora dell'oggetto
come se fosse verde oppure ne parlerei come se fosse rosso ma lo percepirei verde.
Dunque vero che pu esserci un accordo reale tra le funzioni che abbiamo descritto, ma
anche vero che pu essercene uno illusorio. Questo evidente. Le illusioni non ci pongono grandi
problemi. Per noi il problema sta nel comprendere come possa esserci concordanza tra funzioni

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tanto eterogenee. Ed esse in qualche modo concordano grazie all'apparato che coordina e processa
la totalit dei dati nonostante questi siano tanto diversi.
Da tutto ci deriva che se parliamo di sensazione, immaginazione o memoria, dobbiamo
necessariamente parlare anche dell'apparato che coordina e registra i dati relativi ad esse. E ovvio
che questi dati siano relazionati tra di loro, che non si tratti di dati disordinati.
Esiste un apparato che non solo riceve, che non solo capta i segnali, ma che li coordina e li
struttura. E evidente che i segnali sono coordinati tra di loro. E se lo sono perch c' un qualcosa
costituito in una maniera peculiare al fine di coordinarli.
Anche questo qualcosa si trova nel corpo e non un'entit metafisica o astratta. Se ci che
astratto venisse a contatto con delle sensazioni concrete, queste non ne subirebbero alcuna
influenza ma continuerebbero per la loro strada, per cos dire. Le sensazioni hanno bisogno di un
urto, di una collisione con qualcosa che le freni per poter essere registrate.
L'io sta nel corpo. Ma secondo quali modalit? Come una localizzazione fisica? Oppure si
costituito grazie al sommarsi, all'accumularsi delle esperienze. Oppure si tratta di una struttura che
si articola attraverso i differenti segnali che arrivano ad un punto specifico?
Possibilmente l'io inizia a svolgere la sua funzione di coordinazione quando pu contare su una
massa adeguata di informazioni. Se tale massa non esiste, l'io non appare ed il controllo del corpo
risulta inadeguato, confuso. Osservate il modo in cui i bambini regolano le proprie attivit, il modo
in cui organizzano il rapporto tra sensazioni ed oggetti. Un bambino pu portare gli oggetti alla
bocca, alle orecchie, agli occhi. Di sicuro avrete osservato una mancanza di coordinazione nei
bambini che non articolano in maniera chiara n il proprio io n le diverse parti del corpo.
Dunque sono molte le domande interessanti da porsi su questo argomento.
Da quanto abbiamo detto risulta che l'io scompare se i differenti segnali non possono pi essere
coordinati.
Consideriamo il caso di un corpo morto. A questo corpo potrebbero arrivare degli impulsi
magari martellate sulle unghie, per dirne una. Ma tali segnali periferici verrebbero sentiti? Risulta
difficile, perch non arriverebbero ad alcun punto. E dove potrebbero arrivare? Ad una parte del
circuito centrale che risulta ormai inattivo?
Se il circuito inattivo, come potr coordinare le diverse attivit ? Non potr. Se non c' io, non
c' psichismo. Se il corpo muore, anche lo psichismo muore. O vi sembra forse possibile che l'io
possa continuare a percepire al di fuori del corpo? Ma come potrebbe, se esso stesso si costituisce
in base ai dati che giungono al corpo?
L'io assolutamente legato al corpo, il che non significa che sia strettamente fisico. E possibile
dire che l'io sorge come massa di sensazioni che si articolano; ma deve rimanere chiaro che esso
costituisce il sistema di registro dei dati che giungono al corpo.

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Studieremo, dividendolo in parti, il tema delle sensazioni che vengono registrate provenendo
dall'interno e dall'esterno del corpo.
Negli schemi presentati appare una struttura alla quale arrivano impulsi e dalla quale partono le
risposte. Gli impulsi giungono ad un determinato apparato che li capta. Si tratta dell'apparato dei
sensi, che appunto capta e censisce i dati. Forse solo quelli provenienti dal mondo esterno? No.
Esso capta anche quelli provenienti dal mondo interno.
Dunque l'apparato dei sensi registra i dati che provengono sia dall'esterno che dall'interno del
corpo.
I dati arrivano all'apparato dei sensi. Ma io sperimento che essi possono anche essere riattualizzati in momenti successivi alla percezione. Quindi posso dire che i dati arrivano
contemporaneamente sia all'apparato di registrazione sia ad un altro apparato che li immagazzina. E
questo valido sia per i dati del mondo esterno che per quelli del mondo interno.
Quindi, si ha simultaneamente memoria, cio impressione in un altro apparato, di un dato di cui
si ha registro. Grazie a questo, potr estrarre dalla memoria i dati che ho registrato in un momento
precedente. Potr farlo con maggiore o minore precisione, ma in ogni caso potr farlo.
Le diverse parti dell'apparato, che ha la funzione di censire i dati e che composto dai sensi
esterni e da quelli interni, non sono affatto separate le une dalle altre. I sensi non sono organizzati a
compartimenti stagni. Essi presentano diverse localizzazioni nel corpo ma sono in continuo
movimento. Questo continuo movimento fa s che quando un senso capta uno stimolo, anche agli
altri succeda qualcosa.
Il fenomeno della percezione della luce non affatto semplice come qualcuno potrebbe
ingenuamente credere. La luce viene percepita grazie al fatto che il senso della vista in continuo
movimento. Qui non stiamo parlando del movimento fisico esterno, muscolare, dell'occhio per
localizzare le fonti di luce, ma dell'attivit del senso della vista. L'occhio non si pone in attivit solo
quando riceve uno stimolo luminoso. Il senso della vista sempre in movimento, in attivit, e
questa subisce una variazione quando giunge uno stimolo.
Anche gli altri sensi sono in continua attivit e questa potr subire una variazione mentre
l'occhio percepisce un fenomeno esterno. Una tale variazione simultanea di attivit non riguarda
solo i sensi esterni ma anche quelli interni. Anche questi si trovano sempre in attivit. Se le cose
stanno cos, potr succedere facilmente di percepire internamente un dolore di stomaco mentre si
percepisce un oggetto con la vista. Ma grazie alla strutturalit dei sensi, le due percezioni
simultanee - una esterna e laltra interna - andranno simultaneamente alla memoria.
Vediamo un esempio di questo funzionamento. Mi trovo in una certa citt dove tutto mi va
storto. In seguito, parlando della citt, ne do una descrizione in termini totalmente negativi. E
perch? Perch in quella citt tutto mi andato storto. Ma che significa una tale affermazione? Essa
semplicemente il risultato delle percezioni esterne che ho avuto relativamente alla citt oppure

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dovuta anche ad una serie di registri di altro genere? Sicuramente vera la seconda ipotesi: nella
formazione di un simile giudizio stanno operando altri registri e cio delle sensazioni interne.
Sicuramente questo accade sempre e non solo nel caso della citt sgradevole di cui parlavamo.
Sembra proprio che imprimo nella memoria tutto ci che registro. Se registro il dato di un senso
simultaneamente ai dati di altri sensi, anche l'impressione nella memoria risulter simultanea.
C stato chi ha lavorato in modo elementare basandosi su un tale funzionamento, cio mettendo
in rapporto l'attivit di un senso con quella di un altro. Alcuni ricercatori, per esempio, hanno
scoperto che se si associava una sensazione di fame (o di saziet) ad uno stimolo visivo o d'altro
genere, le due sensazioni andavano contemporaneamente in memoria e che quando veniva suscitato
l'impulso visivo sorgeva anche il riflesso di fame (o di saziet). Un'attivit veniva cio condizionata
insieme ad un'altra, agganciata ad un'altra.
Questo funzionamento studiato da vecchi ricercatori osservabile senza bisogno di ricorrere a
simili esempi. Risulta infatti che stiamo sempre ricevendo informazioni da tutti i sensi e che le
imprimiamo simultaneamente nella memoria. L'informazione di un senso sempre condizionata
dall'informazione di altri sensi ed agganciata ad essa.
Questo vi permette di comprendere come una persona che soffra sempre di dolori di stomaco
(i cui stimoli vengono continuamente archiviati nella memoria) associ tali dolori agli stimoli che
riceve attraverso gli altri sensi. Ad una tale persona sembrer che il mondo esterno produca mal di
stomaco. Quel dolore ad un certo punto potrebbe anche sparire. Ma in ogni caso, lindividuo in
questione ha costituito il suo io, ha articolato la sua struttura mentale con dei dati; potr ricordare
tutto il suo passato o precise situazioni della sua vita, ma la sua intera esperienza si trover
impressa in maniera condizionata nella sua memoria. Quando ricorder i dati che ha impresso con il
dolore di stomaco, la sua biografia gli apparir come un insieme di sensazioni a cui si sommer
appunto il dolore di stomaco. Quindi la sua intera biografia gli sembrer dolorosa. Tutto risulter
impresso nella memoria insieme a quella particolare situazione dei sensi interni. Da parte sua, la
memoria si limiter ad estrarre i dati che in ogni caso, per, estrarr relazionati, agganciati tra loro.
Avete mai osservato il funzionamento dell'olfatto? Se passate per un determinato posto dove per
caso percepite un certo odore, immagini visive complete si liberano nella memoria, vengono
automaticamente evocate. E che cosa ha a che vedere l'olfatto con le immagini visive? E ovvio
che i sensi siano incatenati tra loro e che lo siano molto bene.
Quando l'attivit di un senso aumenta considerevolmente, quella degli altri tende a diminuire.
Quando tutti i sensi si trovano ad essere bombardati da stimoli, sorgono problemi di registro. Ma
quando l'attenzione - pi avanti studieremo che cos' l'attenzione - viene posta su uno di essi, gli
altri tendono ad acquietarsi. E come se i sensi stessero sempre creando rumore attraverso la loro
attivit di ricerca all'interno di una frangia specifica, come se stessero sempre ponendo in allarme
l'io, come se tutti si trovassero sempre in esplorazione.
Dunque quando un senso riceve un segnale, gli altri tendono ad acquietarsi. Ma anche quando
non ricevono alcun dato esterno, i sensi sono sempre in attivit e creano rumore, cio

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l'informazione relativa al loro lavoro di ricerca. Esiste sempre un rumore di fondo che tende ad
abbassarsi nella misura in cui alcuni sensi captano segnali in un'area specifica di percezione.
Consideriamo ora gli schemi seguenti:
Apparato
rivelatore di
impulsi (sensi)

Apparato che
registra i dati
(coscienza)

STIMOLI
E
I

RISPOSTE

Apparato che
immagazzina i
dati (memoria)

Apparati di
risposta (centri)
COSCIENZA
STIMOLI
E
I

RISPOSTE

memoria

Livelli di lavoro
della coscienza

In figura appare l'apparato elementare a cui giungono le sensazioni. La freccia che indica gli
stimoli sembra riferirsi solo a quelli esterni. In realt avremmo dovuto collocare altre frecce
indicanti gli stimoli diretti ai sensi interni.
Inoltre dobbiamo precisare che la separazione tra sensi esterni e interni (barra diagonale) solo
provvisoria perch i due tipi di sensi funzionano insieme secondo una logica strutturale.

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Questo fatto avr una grande importanza quando studieremo i cosiddetti impulsi e quando
verificheremo come tutte le percezioni e le rappresentazioni del mondo esterno si configurino
insieme allo stato dei sensi interni.
Ma per ora non ci preoccuperemo di questo tema che studieremo pi avanti con maggiore
calma.
E la memoria, che attivit svolge? La memoria riceve i dati dei sensi e quelli relativi all'apparato
di registro. Io ricordo, per esempio, le operazioni mentali che ho effettuato. In primo luogo ne ho
una sensazione: posso parlarne perch ne ho una sensazione. Se cos non fosse, esse non potrebbero
essere impresse in memoria. La sensazione che ne ho interna proprio come quella di un dolore di
stomaco.
In talune descrizioni le operazioni mentali sembrano trovarsi nel limbo. Forse stanno nel centro
limbico ma non nel limbo. Le operazioni mentali sono connesse con il corpo, e questo logico,
perch ne abbiamo una sensazione. Diciamo ci perch esistono persone di tendenza metafisica
molto accentuata, le quali pensano che le attivit gastriche siano connesse con il corpo ma non
quelle mentali. Se fosse come dicono, dove si registrerebbero le sensazioni mentali? Forse
allesterno del corpo? Questo non possibile perch posso ricordarle. Potrei credere che la
memoria si trovi allesterno del corpo. Ma se cos fosse, come potrei ricordare un dolore di
stomaco? A questo punto dovrei ammettere lesistenza di due memorie, una per il corpo ed un'altra
per le operazioni mentali. Questo per risulta piuttosto strano perch a volte risulta possibile
evocare un'idea che fa sudare. Ma, allora, come si collegano tra loro le idee e il sudore?
Sembra invece che l'apparato di memoria si trovi all'interno del corpo e che la registrazione
riguardi sia le attivit corporee che quelle mentali (che sono anch'esse corporee). Ma esaminiamo di
nuovo tutte queste questioni: importante insistervi perch hanno una certa rilevanza.
Sperimento sensazioni relative al corpo, per esempio la sensazione di un dolore di stomaco;
sperimento anche sensazioni relative a fenomeni che apparentemente provengono dall'esterno del
corpo. Dunque possiedo entrambi i tipi di sensazione. Ora mi pongo a svolgere alcune operazioni
intellettuali. Mi rendo conto di svolgerle perch altrimenti non potrei parlarne. E che cosa registra
tali operazioni ? La coscienza. E che cosa registra il dolore di stomaco? Ancora la coscienza. Le
operazioni mentali, qualcuno sostiene, non hanno niente a che vedere con il dolore di stomaco.
Ammettiamolo pure. Dunque, registro le operazioni mentali: ma come possibile che ne abbia
registro e che le ricordi? Ci possibile per il fatto che ne ho sensazione. Se non ne avessi
sensazione non potrei archiviarle ed in seguito evocarle n potrei averne registro. Pertanto, le
sensazioni delle operazioni mentali vanno alla memoria. Se cos non fosse non potrei evocarle.
Dunque l'evocazione delle operazioni mentali ci fa considerare il fatto che, in primo luogo, esse
sono registrate e che, in secondo luogo, sono archiviate. O se preferite, che sono registrate e
archiviate simultaneamente. Ma la cosa importante in tutta questa storia che le operazioni
mentali sembrano avere caratteristiche piuttosto materiali. Questo punto risulta evidente.
Cosa stiamo facendo e di cosa stiamo parlando? Non stiamo ancora entrando nel problema
descrittivo di come funzionino gli apparati, di come funzionino le viti ed i bulloni, per cos dire;

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non stiamo ancora a questo punto. Stiamo prendendo certe precauzioni e stiamo polemizzando con
quelle linee di pensiero le quali sostengono che le operazioni mentali non abbiano niente a che
vedere con il corpo e che questo sia in rapporto solo con attivit del tipo della digestione o della
percezione visiva. Tali linee di pensiero affermano che le attivit dello spirito non debbano essere
messe in relazione con il corpo.
Stiamo polemizzando con quanti ammettono l'esistenza di uno spirito che non abbia niente a che
vedere col corpo. Stiamo facendo proprio questo. Ma se esiste uno spirito che non ha niente a che
vedere col corpo e che svolge certe operazioni, chi registra tali operazioni e dove? E in che modo
esse potranno in seguito essere evocate?
Senza sensazione non c registro e senza registro non si pu parlare di operazioni mentali.
Allora, prima di entrare nella descrizione dell'apparato psichico, siamo costretti a confutare la
posizione espressa da tali linee di pensiero. E se non lo faremo ora, essa finir per provocare
interferenze che renderanno meno chiaro il giudizio relativamente a questi temi. Ma una polemica
di poco conto perch si tratta di posizioni insostenibili.
Si pu parlare di spirito solo se ne possiede registro. E nel caso in cui se ne possieda registro,
nel caso in cui qualcosa possa essere da esso impressionato, di tale spirito si dovranno avere delle
sensazioni. E chiaro che se non avr il registro o la sensazione dello spirito, non potr parlarne, o
meglio, non potr parlarne con propriet.
Certamente esistono numerose illusioni delle quali ho registro. Posso parlare di numerose
fenomeni illusori che non esistono in s ma che esistono per me.
Ci sono altri che pensano - ovviamente questi non credono nello spirito - che l'intero apparato
psichico sia solo una somma di sensazioni, una specie di massa priva di articolazioni, costituitasi
per assemblaggio di cose differenti. Essi sostengono che lo psichismo funzioni solo in base alle
sensazioni; come se non esistessero apparati complessi che coordinano le sensazioni e ne guidano il
funzionamento secondo una logica strutturale.
Si tratta di un pensiero estremamente acquisitivo e carente di distinzioni. I suoi sostenitori
pensano allo psichismo come a una sorta di borsa che deve essere riempita e non distinguono le
diverse funzioni di cui dotata una macchina complicata come questa. E lo psichismo una
macchina davvero molto complicata ed articolata. In altri momenti abbiamo polemizzato anche con
queste linee di pensiero per le quali le attivit della mente sono semplicemente una somma di
sensazioni.
E molto diverso dire che abbiamo sensazione dell'attivit della memoria, dell'immaginazione e
dei sensi, dal dire che queste attivit sono soltanto sensazioni. Ci sono importanti distinzioni da fare
in questo campo. Non distinguete forse tra ci che vedete e ci che ricordate? Credo proprio di s.
Credo che possiate effettuare una qualche distinzione. La effettuerete in base alle caratteristiche
della sensazione esterna o a quelle della sensazione interna, ma in ogni modo esistono importanti
differenze tra le funzioni svolte dagli apparati dei sensi e quelle svolte dagli apparati della
rappresentazione.

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Quindi non siamo affatto d'accordo con questo pensiero psicologico rozzo; ma non lo siamo
neppure con quel pensiero "rarefatto", climatico - come lo chiameremo in seguito - che considera
lo spirito totalmente slegato dai registri e dalle sensazioni.
E importante insistere su questo punto. Ad alcuni il corpo non sembra interessare: essi parlano
della mente, del dolore della mente, come se il dolore del corpo non li riguardasse. Ma il dolore
della mente, come e dove si sperimenta ? Secondo loro nello spirito, proprio come le sensazioni
estetiche. Ma chi questo signore, questo der Geist, questo spirito, che svolge tante operazioni, e
che dovrebbe trovarsi al di fuori del corpo. Come si ottengono i dati che lo riguardano? I miei dati
stanno sempre nel corpo.
Se volete possiamo riprendere il nostro studio sullorganizzazione interna degli apparati e sui
rapporti che intercorrono tra di essi. Tutte le descrizioni che daremo sugli apparati e sui loro
rapporti reciproci saranno sempre riferite al corpo.
In ogni caso, la sensazione che possiamo avere del corpo generale, diffusa, oppure precisa.
Questo non significa che nelluno o nellaltro caso la sensazione sia corretta, che cio ci dia
un'immagine adeguata di ci che il corpo . Sappiamo che in tutti gli apparati esistono molte
illusioni, che essi ci forniscono dati che non sono mai del tutto veri n mai del tutto falsi.
Sappiamo per che tutte queste operazioni avvengono nel corpo. Anche del corpo possiamo
avere un'idea estremamente illusoria; e cos dei suoi limiti. Naturalmente dobbiamo prendere in
considerazione anche questo fatto.
In generale, intendiamo per apparati (per capirci dobbiamo usare un linguaggio vicino a quello
di questepoca) la struttura dei sensi, quella della memoria e quella generale della coscienza con i
suoi diversi livelli.

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SENSI

Come abbiamo detto, intendiamo per apparati la struttura dei sensi, quella della memoria e
quella della coscienza con i suoi diversi livelli. Questi apparati funzionano in modo integrato e la
connessione tra di essi data da ci che chiamiamo impulsi. Gli impulsi sono distribuiti, tradotti o
trasformati in modo diverso a seconda dell'ambito del quale si trovano a partecipare.
Se il processo di funzionamento degli apparati fosse lineare e semplice, non ci sarebbero errori.
Ma succede invece che gli impulsi, nel loro cammino, a volte subiscano alterazioni, a volte si
mischino tra loro oppure si traducano o deformino.
I sensi hanno la funzione di somministrare dati alla coscienza e alla memoria. Tali dati vengono
organizzati in modo diverso a seconda dell'attivit che lo psichismo svolge in un dato momento.
L'origine dell'apparato dei sensi si trova nel tatto. Tutti i sensi sono specializzazioni del tatto che
caratterizzato dalla propriet di mettere in rapporto ambiti diversi.
Certo l'udito ben diverso dal tatto, questo evidente, ma in ogni modo, se riceviamo dati dal
mondo esterno attraverso l'udito o la vista perch in questi due sensi esiste, per cos dire, una sorta
di tatto che oppone resistenza agli stimoli. Nell'occhio vi sono dei minuscoli apparati specializzati
che trasformano gli impulsi luminosi. Essi costituiscono in un certo modo il tatto dell'occhio. Tutto
tatto.
Anticamente un signore affermava che "tutto era nel fuoco". Usava il linguaggio della sua
epoca. E diceva anche: "L'udito nel fuoco, l'occhio nel fuoco, il tatto nel fuoco, il gusto nel
fuoco, l'olfatto nel fuoco." (Buddha: Discorso del fuoco. N.d.T.)
Oggi non usiamo pi il termine "fuoco" per indicare l'attivit di ricezione dei dati dal mondo
esterno, ma parliamo di tatto. Tutto nel tatto, si tratti di quello esterno o di quello interno.
Certo, a volte c' fuoco nello stomaco, ma si tratta di tatto interno. Ci sono operazioni mentali,
ma anch'esse vengono registrate attraverso una sorta di tatto interno.
Dunque l'origine dell'apparato dei sensi si trova in un tatto primitivo che si andato a poco a
poco specializzando.Ad un certo stadio di differenziazione l'aspetto tattile apparentemente
scomparso, ma in ultima istanza ed in ultima riduzione, tutti i registri sono tattili.
I sensi possono essere raggruppati, ordinati in modi diversi a seconda del tipo di illusione
culturale che abbiamo su di essi. Si possono fare distinzioni di questo genere: il gusto e l'olfatto; il
tatto propriamente detto; i sensi interni: cenestesia e kinestesia; l'udito e la vista, ecc. Se volete,
tentiamo un ordinamento.

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Sensi chimici: il gusto e l'olfatto. Vengono chiamati cos perch operano su particelle; in essi si
verificano certe trasformazioni chimiche da cui poi emerge il dato sensoriale.
Sensi meccanici: il tatto - che funziona per pressione e temperatura - ed i sensi interni, che
chiameremo cenestesia e kinestesia, i quali funzionano in alcuni casi chimicamente e in altri
meccanicamente. Il registro di ci che avviene all'interno del corpo si ottiene sia per pressione e
temperatura che per trasformazioni e reazioni chimiche.
Sensi fisici: l'udito e la vista. L'udito funziona, grosso modo, per percussione. Anche la vista
funziona per percussione o per vibrazione. Secondo alcuni per percussione di particelle, secondo
altri per vibrazione di onde. In modo generico si pu dire che locchio riceve fisicamente un'azione
vibratoria.
Fra i sensi interni, il cenestesico fornisce l'informazione relativa all'infracorpo, cio alla parte
interna del corpo. Sappiamo che questo dotato di numerosi piccoli organi interni che captano
l'informazione chimica, termica e quella relativa alla pressione.
La captazione del dolore riveste un ruolo importante nell'attivit dei sensi. Quasi tutti i sensi,
quando il segnale che ricevono raggiunge un certo limite di tolleranza, ci danno un registro di
dolore. Si potrebbe pensare che esista un apparato specializzato nella captazione del dolore, ma in
realt non cos: quando viene raggiunta la soglia di tolleranza, i sensi forniscono il tipo di
sensazioni che chiamiamo dolorose.
Le sensazioni dolorose fanno immediatamente scattare un'attivit della struttura che ne provoca
il rifiuto, l'eliminazione. Quindi la sensazione dolorosa captata da un qualche senso sempre
strettamente legata ad un'attivit di rifiuto del dolore stesso.
Non corretto parlare di ci che doloroso e basta. Si deve invece parlare di ci che doloroso
e del rifiuto di tale registro. Ma c di pi: nella struttura umana, ci che doloroso si spiega, si
giustifica, in base al fatto che attiva qualcosa che lo rifiuta. Il dolore e l'attivit di opposizione ad
dolore funzionano secondo una logica strutturale.
La macchina umana non costruita nel modo che le proprio solo per essere danneggiata, per
percepire dolore. Che cosa guadagniamo con questo? Alcuni pensano di guadagnarci qualcosa, ma
in realt il funzionamento della struttura umana prevede sempre lattivazione di un meccanismo di
rifiuto del dolore.
Dunque il dolore legato strutturalmente al rifiuto del dolore. Il dato doloroso viene
immediatamente legato allattivazione di un meccanismo che serve a rifiutarlo.
L'attivit dei centri di risposta, della quale abbiamo parlato, viene captata cenestesicamente, cio
internamente. Lo stesso vale per i diversi livelli di lavoro della coscienza.
Per esempio l'attivit del centro emotivo, cio le emozioni, captata internamente. Certo, posso
vedere una persona arrabbiata o guardarmi allo specchio ed arrabbiarmi; in altre parole, posso avere

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una percezione esterna di una situazione emotiva. Ma il registro interno dell'emozione


cenestesico.
Sto effettuando delle operazioni intellettuali. Qualcuno mi vede e dice: "quella persona sta
pensando" o qualcosa del genere. Ma io registro l'attivit del pensare dentro di me. Questo registro
cenestesico. Ci sono grosse differenze tra un dolore di stomaco e l'attivit del pensare, ma in ogni
caso entrambi i registri sono cenestesici.
Posso anche sperimentare la sensazione di sonno o di stanchezza. Queste mi indicano il livello
di coscienza nel quale mi trovo. Anche di tale segnale ho un registro cenestesico.
Dunque, mentre i sensi sono in attivit, anche i livelli di coscienza fanno la loro parte, e di tutto
ci ho registro. I registri dell'attivit dei centri di risposta, del livello di coscienza in funzione e dei
sensi interni, sono tutti cenestesici.
Quello cenestesico dunque un senso molto importante al quale stata dedicata troppo poca
attenzione. Generalmente quando si parla dei sensi, si menzionano il gusto, l'olfatto, il tatto, la
vista, l'udito, ma si parla molto superficialmente del senso dell'equilibrio, del movimento, cio del
senso kinestetico e solo qualche persona di buona volont parla, en passant, di cenestesia. Ma
anche in questo caso tutto si risolve in un "senso piccolo piccolo" che fornisce qualche dato e niente
pi.
Curioso, ma per noi le cose stanno esattamente al contrario. Esiste un senso importantissimo,
quello interno, che si specializza, si differenzia in kinestesia e cenestesia. Questo senso - il senso
interno in generale - riveste per noi un'importanza grandissima.
Poco fa dicevamo che i sensi sono interconnessi e non separati gli uni dagli altri. Questa
relazione appare sempre dai nostri discorsi.
Allora, quando il livello di coscienza si abbassa, quando la veglia comincia a declinare,
l'emissione di impulsi da parte dei sensi interni aumenta.
Dunque i sensi funzionano in modo dinamico e strutturale, sono sempre alla ricerca
dell'informazione, esplorando un campo e producendo rumore di fondo. Ma quando una persona
chiude gli occhi e si addormenta, il contatto col mondo esterno non scompare completamente.
Succede piuttosto che il rumore di fondo proveniente da esso diminuisca considerevolmente e che
nello stesso tempo aumenti il registro dell'informazione relativa al mondo interno.
Quando il livello di coscienza si abbassa, non e` possibile dire con esattezza se gli impulsi
interni aumentano o se il funzionamento dei sensi interni risulta evidenziato perch quello dei sensi
interni diminuito.
Che propendiate per l'una o per l'altra ipotesi, la cosa non cambia: quando il livello di coscienza
si abbassa, gli impulsi del mondo interno si manifestano con maggiore intensit. Probabilmente
perch il funzionamento dei sensi esterni diminuito.

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Tutti sappiamo che per dormire si cercano posti tranquilli e silenziosi, che si spengono le luci,
ecc. Si fa cos per diminuire il rumore di fondo che impressiona i sensi esterni. Ma questo non pu
essere fatto per i sensi interni che in ogni caso continuano a somministrare informazione.
I sensi interni non sono localizzati nel volto come quasi tutti gli altri. L'olfatto, il gusto, l'udito,
la vista sono localizzati in modo pi o meno preciso e possono essere diretti con una certa
accuratezza. Sfortunatamente non succede niente di simile nel caso dei sensi interni. La loro
localizzazione non puntuale e non possono essere orientati con accuratezza. Forniscono dati senza
nessun intervento volontario da parte nostra. La loro attivit invade tutto.
Se, per esempio, si chiudono gli occhi, si fa scomparire l'immagine visiva del mondo esterno.
Ma non possono chiudere i compartimenti interni. L'occhio pu essere orientato in una direzione
determinata, ma per i sensi interni questo non e` possibile.
Si pu prestare attenzione con maggiore accuratezza a determinate sensazioni interne, ma in
ogni caso gli apparati sensoriali interni non hanno la stessa mobilit di quelli esterni e a questo non
si pu ovviare.
Dunque la localizzazione dei sensi interni non puntuale; essi non possiedono mobilit e non
possono essere orientati come gli altri sensi.
Tra i sensi interni individuiamo il kinestetico, che fornisce dati relativi al movimento, alla
posizione corporea, all'equilibrio e allo squilibrio fisico.
Dunque abbiamo degli apparati in dinamica che forniscono dati sul mondo esterno e su quello
interno. Una tale struttura in continua dinamica e le sue parti sono tra loro relazionate, per cui
l'attivit di un senso influenza necessariamente quella degli altri.
C' poi l'apparato dei centri di risposta e anche di esso abbiamo un registro. Questo registro
cenestesico, un registro sensoriale interno.
C' poi l'attivit dei livelli di coscienza. Anche di essa abbiamo un registro cenestesico, un
registro interno.
E chiaro che non siamo tanto stupidi da non distinguere le operazioni di un centro di risposta da
quelle proprie dei livelli di coscienza o dei sensi. E` chiaro che distinguiamo questi fenomeni con
relativa precisione, ma in ogni modo ne abbiamo un registro interno.
Bene, andiamo avanti rapidamente nella descrizione, trattando in primo luogo gli apparati dei
sensi che ci forniscono l'informazione pi semplice su quanto accade alla struttura umana. In
seguito parleremo della memoria e quindi della coscienza.
Le discussioni precedenti, che sembravano aver complicato un poco le cose, in realt sono state
utili perch esistono differenti correnti di pensiero che si occupano di questi stessi temi. E bene

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mettersi d'accordo su alcune questioni minime dato che le opinioni sono molteplici e la confusione
grande. E` chiaro che nella trattazione precedente abbiamo polemizzato con varie di queste
correnti.
Ora per ritorniamo al nostro tema e vedrete che le cose ci appariranno pi chiare di quando
polemizziamo con altre correnti.
L'informazione esterna arriva agli apparati specializzati, i sensi esterni, che operano in distinte
frange di captazione. Che cosa significa frangia? Lo vedremo pi avanti.
L'informazione relativa all'ambiente interno, alla parte interna del corpo, arriva ad altri apparati
di captazione che sono i sensi interni.
Le "impronte" di tale informazione, interna e esterna, come pure quelle relative alle operazioni
della coscienza nei suoi diversi livelli di lavoro, sono ricevute dall'apparato di memoria.
Dunque lo psichismo coordina i dati dei sensi con le impressioni della memoria. Questa la
funzione fondamentale dello psichismo se usiamo un punto di vista interno.
La funzione dei sensi quella di ricevere i dati e di somministrarli alla coscienza e alla
memoria; questi dati vengono organizzati in modo diverso a seconda delle necessit e delle
tendenze dello psichismo.
A questo punto, sia i sensi esterni che quelli interni ci sono noti. Ma che cosa intendiamo quando
parliamo di dati? In che senso parliamo di dati che vengono forniti da questi apparati? Abbiamo gi
detto che i dati somministrati dagli apparati dei sensi sono le sensazioni. Ma abbiamo anche
precisato che il dato non arriva semplicemente ad un apparato inattivo che lo riceve; il dato arriva
ad un apparato che si trova in movimento, in attivit.
Pertanto la sensazione un atomo teorico. Nella realt succede che il dato arriva ad un senso in
attivit che lo configura e lo struttura. Chiamiamo questo fenomeno percezione.
Esiste sempre sensazione pi attivit del senso. Da questo deriva che il registro comprende sia il
dato che l'attivit del senso. Da questo deriva che il registro registro della percezione e non della
sensazione. Si tratta dunque del registro della strutturazione effettuata dal senso con il dato e non
semplicemente del registro del dato.
Caratteristiche comuni a tutti i sensi sono:
a) - Tutti i sensi svolgono di per s e secondo le loro capacit un'attivit di astrazione e di
strutturazione degli stimoli. Che cosa intendiamo per astrazione e strutturazione degli stimoli?
Intendiamo questo: il senso elimina molti dati che gli arrivano e nello stesso tempo ne configura
altri che non gli sono arrivati.

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In altre conferenze abbiamo dato alcuni esempi che forse ricorderete. Uno riguardava gli
esperimenti condotti su un piccolo animale che risultava percepire un altro animale postogli davanti
solo quando quest'ultimo appariva con una forma determinata ed in movimento. Se la forma era
immobile non veniva registrata dall'apparato di captazione del piccolo animale. Se ricordate
quest'esempio, capirete a che cosa ci riferiamo quando parliamo di astrazione e di strutturazione
effettuata dai sensi.
Dunque la percezione sorge dalla strutturazione di dati diversi. Ma se manca qualcuno dei
componenti o se non c' strutturazione dei dati, la percezione non sorge.
Questo ci porta a considerare il tema della percezione da un punto di vista fisiologico, cosa
questa, per, che al momento non ci interessa affatto. E poi voi la conoscete gi a sufficienza.
b) - I sensi si trovano tutti in continuo movimento. E` come se fossero dei radar che esplorano
frange diverse. Esistono prove sperimentali anche del fatto che i sensi siano sempre in pulsazione,
in attivit.
c) - I sensi operano tutti con una propria memoria, che permette loro di riconoscere lo stimolo. In
altre parole sono organizzati in una maniera particolare e sono attrezzati per riconoscere uno
stimolo che appartiene alla propria frangia.
d) - I sensi operano tutti all'interno di una frangia con un tono particolare che deve essere alterato
dallo stimolo. In altre parole, ciascun senso in attivit con un tono particolare e la percezione
sorge perch ha determinato una variazione di tale tono. Ricordate gli esperimenti fisiologici sulle
terminazioni del nervo ottico dei quali abbiamo parlato in altre occasioni? Risulta che tali
terminazioni pulsano normalmente alla frequenza di un ciclo per secondo ma quando arriva un
impulso luminoso cominciano a pulsare ad una frequenza maggiore.
Affinch sorga la percezione necessario che lo stimolo superi la soglia sensoriale. E vero che
il senso si trova sempre in pulsazione, ma se lo stimolo in arrivo non possiede un'attivit
sufficiente, non percepito. Se invece supera un determinato valore d'intensit viene percepito
come dolore. Dunque sia gli stimoli del mondo esterno che quelli del mondo interno vengono
percepiti nei limiti stabiliti da queste due soglie: soglia minima di percezione e soglia massima di
tolleranza.
Queste soglie possiedono una certa mobilit. Possono espandersi o restringersi. Quando alcune
attivit interne come l'attenzione si dirigono verso un senso, le soglie di questo tendono ad
espandersi mentre contemporaneamente le soglie degli altri sensi tendono a contrarsi.
Quando i sensi interni funzionano al massimo, le loro frange di percezione si ampliano mentre
quelle dei sensi esterni tendono a restringersi. Quando l'attenzione diretta sui sensi esterni, le
frange di percezione interna tendono a ridursi.
Pertanto falso dire che i limiti della percezione siano fissi. Naturalmente esistono anche limiti
alla dilatazione e alla contrazione delle frange di percezione. Questi limiti esistono, ma il fatto che

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esistano non significa che tali frange siano fisse. E` come se ciascun senso possedesse una specie di
pupilla.
Dunque, affinch sorga la percezione necessario che lo stimolo appaia tra due soglie sensoriali.
C' una soglia minima al di sotto della quale non si percepisce ed una soglia massima di tolleranza,
oltrepassata la quale si genera irritazione sensoriale o saturazione. In termini generali si genera
dolore.
Quando esiste un rumore di fondo dovuto al senso interessato o ad altri sensi oppure alla
memoria o alla coscienza o all'immaginazione che forniscono dati mentre si percepisce, lo stimolo
deve aumentare d'intensit per poter essere registrato. E` chiaro per che lo stimolo non deve
neppure superare la soglia massima di tolleranza perch altrimenti si genera saturazione, blocco
sensoriale.
In altre parole, se un signore sta divagando, sognando ad occhi aperti, se il suo campo di
coscienza coperto da immagini, lo stimolo deve avere una forza maggiore del normale per poter
essere percepito. In ogni modo, quando una persona sta divagando, la sua attivit cenestesica in
aumento; pertanto le frange di percezione esterna tendono a restringersi. Per poter essere percepita,
l'attivit del mondo esterno deve allora aumentare. E` necessario, per esempio, dire a quella
persona: "Svegliati, amico".
Quando la soglia massima viene superata o quando c' un blocco sensoriale, assolutamente
necessario far diminuire il rumore di fondo per far giungere il segnale al senso.
Un altro caso quello regolato dalla legge di diminuzione dello stimolo costante per
adattamento di soglia. Descriviamolo con un esempio. Il vestito che portiamo addosso all'inizio ci
d un registro tattile che per scompare con il passare del tempo. Questo avviene non solo perch
non ci interessiamo pi del vestito, dato che ci stiamo occupando di altre cose, ma anche perch la
percezione dello stimolo costante diminuisce col passare del tempo.
Quando uno stimolo che si trova all'interno di una frangia diventa costante, la soglia si
riaggiusta in modo tale da lasciarlo proprio sul limite di percezione. In caso contrario sarebbe
sempre presente un registro che perturberebbe le altre attivit dell'apparato. Dunque possono
esserci numerosi stimoli, ma quando diventano costanti, le soglie si riaccomodano in modo da far
sparire il rumore di fondo. Altrimenti il bombardamento di percezioni che ci colpirebbe sarebbe
anch'esso costante ed avremmo sempre un rumore di fondo che ci impedirebbe di distinguere le
nuove percezioni.
Quindi la percezione sorge all'interno di frange, tra soglie, tra minimi e massimi di tolleranza.
Le soglie inoltre sono in continuo movimento. Quando all'interno delle frange sono presenti degli
stimoli costanti, le soglie si riaggiustano per farne diminuire la percezione. E questo insieme di
fenomeni che va sotto il nome di legge di diminuzione dello stimolo costante per adattamento di
soglia.
Riassumiamo tutto questo dicendo:

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e) - I sensi funzionano tutti all'interno di frange e tra un limite di percezione e uno di tolleranza che
ammettono variazioni in funzione dell'educazione e delle necessit metaboliche. (E proprio in
queste necessit che si trova la ragione dell'esistenza dei sensi). Queste caratteristiche di variabilit
sono importanti per distinguere gli errori sensoriali.
f) - Tutti i sensi traducono le percezioni in un unico sistema di impulsi. Questi impulsi saranno poi
distribuiti in modi diversi. Anche qui non nostra intenzione entrare in questioni fisiologiche. Ci
basti dire che i sensi traducono le percezioni in un sistema di impulsi che lo stesso per tutti.
Questa propriet va sotto il nome di "omogeneit degli impulsi dei diversi sensi". Io vedo, ascolto,
gusto, ecc., ma tutte queste percezioni sono tradotte in uno stesso sistema omogeneo di impulsi. Le
immagini visive, i suoni, i sapori non vanno all'interno della testa. Le differenze si trovano nei sensi
con le loro specializzazioni, ma a partire dai sensi, l'informazione diventa omogenea in quanto
viene tradotta in impulsi dello stesso tipo. Si tratta di un'idea facilmente comprensibile e che voi
conoscete gi.
g) - Tutti i sensi hanno localizzazioni terminali fisiche che possono essere precise o diffuse, le quali
sono sempre collegate ad un sistema che le coordina. Potremmo anche dire che tutti i sensi hanno
localizzazioni terminali nervose - precise o diffuse - che sono sempre collegate al sistema che oggi
viene chiamato sistema nervoso centrale e al sistema nervoso periferico o autonomo, a partire dai
quali l'apparato di coordinamento agisce.
h) - Tutti i sensi si trovano vincolati all'apparato di memoria generale dell'organismo.
i) - Ciascun senso d un registro specifico dovuto alla variazione del suo tono per intervento dello
stimolo.
l) - Tutti i sensi possono commettere errori nella percezione del dato. Questi errori possono essere
di diverso tipo. Un caso quello dell'irritazione sensoriale: se irritiamo un senso superando la sua
soglia di tolleranza, la percezione del dato risulta profondamente modificata e pu non avere niente
a che vedere con l'oggetto a cui il dato si riferisce.
Oltre agli errori dovuti al blocco del senso per irritazione ce ne sono altri che derivano da una
deficienza del senso stesso. E` il caso della miopia, della sordit, ecc.
Un terzo caso quello degli errori dovuti al mancato intervento di uno o pi sensi nel fornire
parametri di riferimento alla percezione da parte di un senso. Facciamo un esempio. Stiamo
ascoltando un suono che sembra provenire da molto lontano. Poi vediamo l'oggetto che invia il
segnale e scopriamo che non affatto lontano. Ecco allora che incominciamo ad ascoltare il suono
in modo diverso. Questo un caso molto frequente di illusione auditiva: si crede che un oggetto sia
lontano, ma quando esso viene localizzato con la vista, la percezione auditiva subisce un
riaggiustamento.
Come sappiamo i sensi funzionano in struttura: normalmente riceviamo le informazioni, i dati
del mondo che ci circonda attraverso vari sensi e con essi configuriamo le percezioni. Quando

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abbiamo a disposizione solo un dato sensoriale e vengono a mancare i parametri di riferimento


forniti dagli altri sensi, molto frequentemente si produce un'illusione percettiva.
Esistono anche errori dovuti alla creazione artificiale della percezione per mezzo di azioni
meccaniche. E` il caso della luce che si vede quando si premono i globi oculari o quello della
sensazione di ingrandimento del corpo quando la temperatura esterna simile a quella della pelle.
Chiamiamo genericamente "illusioni" questi errori dei sensi.

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SETTIMO GIORNO
SENSI (continuazione), IMMAGINE

Ieri abbiamo parlato delle sensazioni in generale ed abbiamo visto come ogni sensazione per
essere tale abbia bisogno di un registro. Abbiamo anche detto che i sensi sono gli apparati che
captano i fenomeni e che ne inviano i dati ad un apparato di registro.
I fenomeni registrati si riferiscono a quelli che in via provvisoria abbiamo chiamato mondo
esterno e mondo interno.
Ci siamo poi soffermati sulla possibilit che esista un registro, sempre interno, capace di
distinguere i dati che arrivano dal mondo esterno da quelli che arrivano dal mondo interno.
Ci siamo posti alcune domande su questo argomento e poi abbiamo aperto una sorta di
discussione con certe correnti di pensiero che hanno punti di vista differenti dal nostro. Abbiamo
osservato come il sistema dei sensi esterni e quello dei sensi interni non funzionino separatamente
ma secondo una logica strutturale.
Tra i sensi esterni esistono rapporti di interazione reciproca: quando uno di essi in attivit, gli
altri tendono ad acquietarsi. Il sistema dei sensi esterni, a sua volta, funziona in struttura con quello
dei sensi interni.
In generale, l'attivit dei sensi risulta compresa all'interno di due soglie. Ciascun senso esplora
una determinata frangia ai cui limiti si trovano appunto le soglie. Queste sono in continuo
movimento: a volte si contraggono, a volte si dilatano. Lo fanno, naturalmente, allinterno di
certi limiti. I sensi, dunque, possono essere impressionati dai fenomeni nella misura in cui questi
rientrano nei limiti di soglia. Al di sopra della soglia massima di tolleranza e al di sotto di quella
minima non si registra sensazione. Queste due soglie fissano allora i limiti del funzionamento dei
sensi.
Si tratta in ogni modo di limiti relativi in quanto le soglie sono mobili.
Abbiamo portato l'esempio della sensazione continua che diminuisce nella misura in cui passa il
tempo. Questo fenomeno stato spiegato con l'adattamento della soglia proprio al valore d'intensit
della sensazione continua.
Siccome i sensi esterni funzionano come un sistema integrato, quando viene richiesta l'attivit di
uno di essi, tutti gli altri restringono le proprie frange. Se ci non avvenisse, ci troveremmo in
presenza di un eccessivo bombardamento di dati giunti attraverso questi altri sensi. Dato che i sensi
esterni sono sempre in movimento, importante che l'intensit con cui captano i fenomeni

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diminuisca, che il rumore di fondo, in altre parole, si abbassi, se si vuole che il senso in questione
ampli le proprie soglie.
Questo fenomeno si verifica non solo all'interno del sistema dei sensi esterni ma anche
all'interno del sistema di quelli interni e tra i due sistemi. Infatti, se i sensi esterni lavorano
intensamente, le soglie di quelli interni si modificano. Lo stesso vale nel caso contrario.
Questo fenomeno in stretto rapporto con il funzionamento dei livelli di coscienza. Nel
dormiveglia e nel sonno, le frange del sistema dei sensi esterni debbono restringersi mentre quelle
del sistema dei sensi interni debbono ampliarsi.
Dunque, nei livelli bassi di coscienza lattivit dei sensi esterni si riduce mentre quella dei
sensi interni si intensifica. Tende ad avvenire il contrario nella misura in cui il livello di coscienza
si innalza.
Ieri abbiamo anche discusso la composizione delle cosiddette sensazioni. Vediamola di nuovo
brevemente. Studiando i sensi abbiamo osservato che sono sempre in movimento; e questo non solo
per la mobilit muscolare di cui sono dotati ma anche perch somministrano dati in continuazione.
Anche quando gli togliamo tutti i dati, un senso continua in ogni modo a somministrare
informazione.
Proprio questo fatto ci mette in presenza della mobilit caratteristica di ciascun senso. Abbiamo
anche visto come i sensi, pur basando il loro lavoro sul fenomeno che captano, strutturino il
fenomeno stesso in un modo specifico.
Pertanto le sensazioni sono in realt delle strutture di percezione. Il fenomeno arriva al senso e
questo ne fa una strutturazione grazie al suo movimento. E` per questo che preferivamo parlare di
percezioni piuttosto che di sensazioni.
Abbiamo anche detto che i sensi contano su una specie di memoria - memoria non nel
significato psicologico, ma in quello di una sorta di condizionamento - proprio perch strutturano
i dati in un modo determinato e perch captano i fenomeni di una determinata frangia.
In sintesi, i sensi possiedono mobilita`, strutturano i fenomeni, esplorano una determinata
frangia ed inoltre hanno la capacit di effettuare "astrazioni". Diciamo astrazioni fra virgolette
perch molti dati del mondo fenomenico possono essere scartati e perch solo alcuni elementi di
esso possono essere assorbiti.
Queste diverse attivit dei sensi ci spiegano, in qualche misura, la strutturalit della percezione
del mondo dei fenomeni. Ma abbiamo osservato che esiste strutturalit non solo all'interno di
ciascuno dei due sistemi di sensi e tra i due sistemi stessi, ma anche tra i sensi in generale e
l'apparato di registro. Con questo intendiamo dire che gli impulsi esterni ed interni arrivano ai
sensi e che questi forniscono l'informazione ad un qualcosa che la riceve. Nello stesso tempo, ai
sensi interni arrivano i dati relativi a quel qualcosa che riceve. Una persona riceve informazioni dal

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mondo esterno e da quello interno e nello stesso tempo svolge delle operazioni intellettuali: anche
queste operazioni sono in qualche modo captate dalla persona.
Cos, in ultima istanza, tutte le operazioni dell'apparato di coordinazione dell'informazione
vengono captate dai sensi interni. Abbiamo visto come non esista alcun fenomeno del mondo
esterno e di quello interno, del mondo dei sensi e delle operazioni intellettuali che non sia captato
da qualche tipo di senso.
Ci siamo trovati a parlare di altre complicate operazioni della coscienza umana come
l'evocazione o il ricordo in generale ed abbiamo osservato come anche il lavoro della memoria
venga captato da qualche senso interno. Pertanto, tutto ci che si riferisce alle attivit interne della
struttura umana viene captato da questi famosi sensi interni.
Abbiamo tracciato delle distinzioni tra i sensi. Prima le pi semplici, le pi scolastiche, e cio tra
olfatto, gusto, tatto, udito e vista; poi, allinterno del sistema dei sensi interni, tra senso cenestesico
in generale e quello kinestetico che presentano notevoli differenze.
Ritornando al problema delle soglie, abbiamo detto che al di sotto di quella minima non viene
captato alcun fenomeno. Arrivato alla soglia di tolleranza, il fenomeno non risulta pi differenziato
e quindi si converte in dolore. In altre parole, un fenomeno che si avvicina rapidamente alla soglia
di tolleranza tende a trasformarsi in uno stimolo doloroso indipendentemente dal senso da cui
proviene (dall'udito, se si tratta di una fonte di rumore, dalla vista se si tratta di una potente scarica
luminosa).
Dunque nella misura in cui si avvicinano alla soglia di tolleranza, tutti i fenomeni si trasformano
in stimoli dolorosi. All'interno della loro rispettiva frangia sono invece ben differenziati.
Questa trasformazione in stimoli dolorosi produce una somiglianza tra tutti gli stimoli che
arrivano ai sensi. Un'altra somiglianza si verifica quando gli stimoli escono (ormai trasformati) dal
senso per portare l'informazione all'apparato di registro. Anche qui gli stimoli sono omogenei e
operano con lo stesso tipo di impulso.
Senza entrare in questioni fisiologiche, tutti sappiamo che se l'impulso di un determinato nervo
connesso ad un senso viene portato nelle localizzazioni di un altro senso, il registro che si ottiene
corrisponde a quest'ultimo senso e non a quello che aveva inviato l'impulso.
E` come cambiare la posizione di un filo. Il bip informativo agisce in ogni modo; esso esce da
un senso e noi lo poniamo in un'altra localizzazione. Allora che cosa registriamo nella nuova
localizzazione ? Ci che corrisponde ad essa e non ci che corrisponde al senso.
Esistono parecchi casi (anche patologici) in cui questo si verifica: il soggetto osserva un
fenomeno visivo ma nel suo apparato di registro appare un altro tipo di sensazione (a volte uditiva,
altre cenestesica diffusa, ecc.)

65

Nel sistema dei sensi esterni, ciascun senso possiede una localizzazione pi o meno precisa ed il
soggetto pu controllarne, anche se relativamente, la mobilit. Per i sensi interni le cose sono molto
diverse. La loro localizzazione non puntuale ma diffusa, generale. Il soggetto non controlla la
mobilit dei sensi interni, non pu dirigerli verso un punto preciso. Questo crea alcuni problemi.
I sensi strutturano i dati dei fenomeni. Questa strutturazione si deve in parte all'apparato in s ed
in parte alla memoria che agisce sui sensi anche quando percepiscono. E` come se, nello schema
visto prima, ci fosse una linea tra sensi e memoria. Anche la memoria influisce sui sensi.
Quando osservo un oggetto di certe dimensioni e devo spostare il mio occhio per poterlo
cogliere nella sua interezza, ovviamente ricordo le sensazioni relative alla sequenza realizzata.
Ottengo la configurazione dell'oggetto allorch (muovendo l'occhio) termino di osservarlo. La
percezione completa dell'oggetto possibile perch ho impresso i dati particolari che esso mi ha
somministrato attraverso l'occhio. Non potrei configurare l'oggetto se non ritenessi i dati che da
esso provengono. L'idea non difficile.
Se possiamo configurare un oggetto anche quando il senso si mosso, perch riteniamo i dati
sensoriali che appaiono man mano che il senso lavora. Se non esistesse questa ritenzione, questa
memorizzazione del percorso del senso, non avremmo la possibilit di paragonare tra loro i
successivi momenti di percezione, ma avremmo dell'oggetto soltanto le frange che corrispondono a
ciascun punto che percepiamo.
Dunque la memoria agisce sul senso nella configurazione degli oggetti.
I sensi effettuano un lavoro molto complesso; e questo non solo per la forma in cui risultano
strutturati ma anche per la quantit di relazioni che stabiliscono tra loro, con il coordinatore che ne
riceve l'informazione e con l'apparato di memoria che fa in modo che essi configurino
adeguatamente gli oggetti.
Quando si percepisce un oggetto, oltre a quella specie di memoria particolare che ne permette la
configurazione, funziona attivamente anche la memoria in senso generale che fornisce tutti i dati
precedenti sull'oggetto.
Quando si percepisce un oggetto, nel coordinatore si produce un riconoscimento se l'oggetto
stesso ha a che vedere con percezioni precedenti. Quando invece vediamo un oggetto per la prima
volta, ne restiamo sorpresi e le descrizioni che ne diamo tendono a riferirsi ad oggetti simili perch
non abbiamo la possibilit di paragonarlo a dati precedenti. Di solito diciamo che l'oggetto in
questione somiglia ad un altro, che ne possiede qualcosa, ecc. In genere, cio, la descrizione di un
oggetto nuovo accompagnata dal riconoscimento di altri oggetti precedentemente percepiti.
La configurazione che i sensi fanno degli oggetti e l'influenza esercitata su di essi dagli altri
apparati, sono temi di grande complessit affrontabili solo con un approccio ampio e dinamico. Noi
li stiamo schematizzando per poter cogliere l'idea generale.

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Ieri, infine, abbiamo osservato che i sensi possono commettere errori quando percepiscono un
dato, errori che abbiamo chiamato illusioni. Le illusioni possono essere dovute a fattori diversi:
blocco di un senso o mancanza dei riferimenti forniti da altri sensi (questo caso ci mette ancora una
volta in presenza della strutturalit del lavoro dei sensi). Cos, se un dato arriva ad un senso senza i
riferimenti forniti dagli altri, tale dato senza contesto non potr essere articolato in modo adeguato;
sorge allora l'illusione: sentiamo un suono e crediamo che provenga da molto lontano; poi vediamo
l'oggetto che lo produce e solo in quel momento lo ubichiamo correttamente. Ma finch non lo
confrontiamo con i dati forniti dagli altri sensi, non possiamo collocare lo stimolo uditivo nel luogo
che gli corrisponde.
Parlavamo anche di errori o illusioni per creazione artificiale delle condizioni di percezione
proprie di un senso: ad esempio, una pressione violenta sul globo oculare produce sensazioni di
scintillio (in questo caso, ci che arriva al senso una pressione meccanica che viene tradotta in
modo tale da determinare lo stesso effetto di uno stimolo luminoso).
Ci sono anche illusioni dovute ad un'eccessiva contiguit dei recettori dell'informazione.
Conosciamo molte illusioni tattili: si confonde il freddo con il caldo, la pressione con il freddo,
ecc., perch i piccoli organi, che costituiscono i recettori dell'informazione tattile, sono molto vicini
tra loro.
I casi di illusioni dei sensi sono molto numerosi.
Bene, ieri non abbiamo detto molto di pi sui sensi. Ora possiamo passare ad altre questioni che
ci si presentano sviluppando il nostro tema.
E` molto difficile distinguere lo stimolo che proviene da un senso e che arriva all'apparato di
registro dall'immagine che scatta quando lo stimolo imprime la sua azione su tale apparato.
Per noi assai difficile stabilire questa differenza. Non possiamo dire che l'immagine e lo
stimolo siano la stessa cosa. E non possiamo neppure distinguere la velocit dell'impulso interno
dalla velocit dell'immagine. E` come se l'impulso e l'immagine fossero la stessa cosa quando in
realt non lo sono.
Il fenomeno dell'immagine ci crea parecchi problemi. Ma necessario esaminarlo, anche se solo
superficialmente, perch questo esame ci risulter in seguito molto utile. Le immagini vengono
anche prodotte dall'apparato di memoria. Anche se ci render ancora pi gravi i problemi che
questo tema ci crea, dobbiamo dire che normalmente si crede che le immagini corrispondano solo
al senso della vista mentre vero invece che ogni senso funziona con proprie immagini specifiche.
Insomma, l'immagine rende complesso non solo il tema dei sensi ma anche quello della
memoria e quello delle operazioni svolte dalla coscienza coordinatrice.
Per alcuni studiosi che hanno affrontato in modo piuttosto primitivo questi problemi, l'immagine
svolge una funzione di secondo piano nell'economia dello psichismo. Per essi l'immagine
costituisce una specie di percezione degradata, di seconda categoria.

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In altre parole: un signore guarda un oggetto, poi chiude gli occhi e lo evoca ( in questo caso
parliamo di immagini prodotte dalla memoria); cos facendo si rende conto che l'immagine
dell'oggetto qualitativamente inferiore a quella della percezione. L'oggetto si percepisce meglio
con l'occhio che non dopo, quando lo si ricorda. Il ricordo risulta pervaso, "tinto", da una certa
quantit di elementi, il ricordo deforma l'oggetto; inoltre, la riproduzione di questo risulter pi o
meno fedele a seconda dell'educazione visiva. Per gli studiosi di cui parlavamo, l'immagine, la
rappresentazione che ho della presentazione di un oggetto, costituisce una ripetizione delloggetto
stesso nella mia coscienza. L'immagine appare come una degradazione, come una "caduta" della
percezione. E` molto pi fedele, esatta, corretta, la percezione dell'oggetto che il ricordo di esso.
Quindi l'immagine veniva lasciata da parte, archiviata nell'inventario dei tanti fenomeni dello
psichismo e le veniva assegnata una funzione secondaria. Non risultava neppure molto chiaro il
fatto che le immagini non corrispondessero soltanto al senso della vista e che ogni senso ne
producesse di sue proprie. Infine si credeva che l'immagine avesse a che vedere solo con la
memoria e non la si considerava strettamente legata ai sensi.
In realt l'immagine compie numerose funzioni che per noi sono del massimo interesse. E`
necessario conoscere tali funzioni per comprendere come l'immagine, una volta creata, agisca sui
centri di risposta, porti energia da un punto all'altro, determini trasformazioni, ecc. Ma questo un
tema che svilupperemo pi avanti.
Per il momento diciamo che, mentre i sensi forniscono informazioni del mondo esterno e
interno, le immagini che accompagnano le percezioni dei sensi sorgono non soltanto per ripetere i
dati dell'informazione giunta ma per far scattare delle attivit correlate con lo stimolo.
Anticamente si pensava che le cose non fossero pi complicate di cos: arrivava uno stimolo e
sorgeva una risposta.
Ma studiamo con pi calma questo punto utilizzando un esempio tratto dalla vita quotidiana. Mi
trovo a casa mia, suona il campanello. Il campanello costituisce uno stimolo per me che lo
percepisco. A quel punto salto su dalla sedia e vado ad aprire la porta. Il giorno seguente suona
ancora il campanello (lo stesso stimolo) ma io, invece di saltar su dalla sedia ed aprire la porta, me
ne resto seduto. Nel primo caso aspettavo una lettera che mi doveva arrivare proprio quella mattina,
nel secondo aspettavo un vicino che mi veniva a chiedere una pentola. Nella mia presenza o
compresenza pu esserci stato uno o laltro dei due dati, ma la cosa importante che lo stimolo si
e` limitato a far scattare una determinata immagine.
Nel primo caso ha fatto scattare l'immagine del postino che aspettavo. Certo, in quel momento
mi stavo occupando d'altro e non pensavo al postino; per, quando arrivato, lo stimolo ha messo
in moto un insieme di immagini sulle quali io in qualche modo contavo. Scattate le immagini, sono
saltato su dalla sedia e sono andato ad aprire.
Nel secondo caso, invece, contavo su un altro sistema di ideazione. Quando sorto, lo stimolo
non ha fatto scattare l'immagine del postino (anche perch avevo ricevuto la lettera il giorno prima)

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ma quella del vicino. Quindi l'immagine ha mobilizzato il mio corpo in un altro modo, o meglio
non l'ha mobilizzato affatto.
Allora, la vecchia storia secondo cui tutto funziona semplicemente attraverso uno stimolo e una
risposta allo stimolo, non e` credibile. Anche in un circuito elementare come quello riflesso (per
esempio un arco reattivo corto: arriva uno stimolo e scatta il riflesso senza alcun intervento della
volont), lo stimolo, oltre a mettere in moto una risposta, produce immediatamente un'immagine
che a sua volta produce un effetto.
Una sensazione sempre accompagnata dal sorgere di una immagine. Ci che in realt
mobilizza le attivit dello psichismo l'immagine, non la sensazione o la percezione.
Pi avanti vedremo come l'immagine possieda delle propriet che noi abbiamo in parte studiato
quando ci siamo occupati della tonicit muscolare, cio del fenomeno per cui i muscoli assumono
un determinato tono di attivita` seguendo, per esempio, le immagini visive: se queste hanno una
determinata direzione, i muscoli si dispongono in accordo ad essa; se la direzione cambia, i
muscoli fanno altrettanto. Ed forse lo stimolo a far muovere i muscoli? Niente affatto. E
l'immagine a farli muovere.
Certe persone hanno determinate immagini ed proprio in ragione di tali immagini che in esse
si attiva la muscolatura esterna; ma non solo questa: anche la muscolatura interna e numerosi
fenomeni fisiologici anch'essi interni.
L'immagine fa scattare i fenomeni interni che determinano lapparizione delle attivit nel mondo
esterno. E come se una delle funzioni dell'immagine fosse quella di riportare, di restituire, l'energia
al mondo esterno dal quale le sensazioni erano partite.
Pertanto, quando sorge un'immagine sta gi sorgendo anche la risposta. Ma non per lo stimolo
che questa sorge. Approfondiremo meglio questo punto pi avanti.

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SCHEMA ELEMENTARE DELLO PSICHISMO

16
12
2

17

8
7

I
14

13
9
10

Impulsi esterni
Sensi (interni ed esterni)
Memoria
Coscienza
Livelli
Centri
Percezione
Appercezione
Ricordi

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1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.

11

10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.

Evocazione
Impulso di risposta (immagine)
Registro di risposta
Sensazione di coscienza
Registro di memoria
Impressione in memoria
Risposte
Stimolo che mobilizza una risposta

Quello che qui mostriamo un vecchio schema. In effetti stiamo rivedendo cose gi dette e
costruendo grafici pi o meno pedagogici per illustrarle. Nello schema individuiamo l'apparato dei
sensi all'interno del quale si distinguono due sistemi, quello dei sensi interni e quello dei sensi
esterni. Ad essi arrivano i fenomeni, gli stimoli. Questi, una volta usciti dai sensi, vanno
all'apparato coordinatore che possiamo chiamare coscienza.
Simultaneamente in attivit lapparato di memoria. Ogni qualvolta un senso si attiva per
azione di un fenomeno, l'informazione va sia all'apparato di registro che alla memoria. Diciamo
che il dato va anche dalla memoria al coordinatore. E` chiaro inoltre che anche dell'apparato
coordinatore e di quello di memoria si possiede sensazione (o meglio percezione).
Abbiamo anche visto che esiste un apparato di centri di risposta. In definitiva esso che fa
ritornare gli impulsi al mondo, sia esterno che interno. L'apparato dei centri agisce in funzione degli
impulsi che la coscienza gli invia.

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I sensi interni hanno un registro anche di questo apparato. E` grazie alla sensazione dell'attivit
dei centri che possiamo percepire ci che il corpo fa. Grazie ad essa, i centri possono sia continuare
che modificare la propria attivit. In definitiva ai sensi arrivano i fenomeni sia del mondo esterno
che di quello interno; tra questi ultimi c' il lavoro dei centri che viene captato perch se ne possa
avere registro. Ma come abbiamo detto, si ha registro anche dell'attivit della coscienza: se svolgo
un'operazione intellettuale, me ne rendo conto perch ne ho un'impressione interna, una percezione.
Se non avessi questa informazione, non potrei dare continuit ai miei processi interni.
Dunque i sensi interni colgono non soltanto i dati viscerali ma anche quelli relativi alle attivit
svolte, siano esse attivit dei centri o operazioni della coscienza.
L'apparato di coscienza possiede diversi livelli di lavoro ed il suo funzionamento cambia
considerevolmente in funzione di questi. Ma al variare del livello di lavoro varia non solo l'attivit
della coscienza ma anche quella degli apparati che ricevono l'informazione relativa alla memoria e
ai centri, cio i sensi.
Bene, questo un primo schema approssimativo del funzionamento dello psichismo. Nella
descrizione che ora ne stiamo dando, viene posta un'enfasi particolare sul funzionamento dei sensi.
E` chiaro che i dati relativi al funzionamento della coscienza arrivano ai sensi interni, ma
anche chiaro che la coscienza, a sua volta, pu attuare sui sensi e dar loro direzione. Essa pu fare
s che l'attenzione venga posta su una frangia determinata e distolta da un'altra.
Queste, in realt, sono funzioni della coscienza pi che dei sensi. Quando parleremo della
strutturazione effettuata dalla coscienza dovremo parlare di questo. In ogni modo utile avvertire
che i sensi sono attivati non solo dai fenomeni in arrivo ma anche dall'apparato coordinatore che d
loro direzione. Chiamiamo "reversibilit" questa funzione del coordinatore.
Diciamolo meglio: parliamo di reversibilit quando i sensi non si limitano a ricevere i fenomeni
del mondo interno o esterno ma vengono mossi con direzione, con intenzionalit.
Ascoltare un rumore senza la partecipazione dell'attenzione (semplicemente percepisco un tale
stimolo) molto diverso dall'andare alla ricerca di un rumore. Quando cerco qualcosa con i sensi,
ne sto dirigendo lattivit grazie ai meccanismi del coordinatore. E, oltre a questo, la semplice
percezione di un dato molto diversa dalla coscienza della percezione del dato stesso.
Pu succedere che ascolti il suono del campanello e che questo suono non significhi molto per
me. Ma l'ascolto del campanello pu essere da me coscientizzato (ho cio coscienza del fatto che il
campanello suona e che non si tratta di uno stimolo ulteriore, indifferenziato dalla massa degli altri,
ma di uno stimolo preciso). In questo caso dico: sto lavorando con l'appercezione e non con la
percezione dello stimolo.
Esiste dunque un lavoro che non semplicemente di captazione e successivamente di
percezione, ma un lavoro in cui introduco attenzione nella percezione. Lavoro che chiamo
appercezione. In questo modo posso distinguere, con maggiore o minore precisione, tra una

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semplice percezione allinterno di una massa di stimoli e unappercezione, che si produce quando
pongo una certa quantit di coscienza nello stimolo che si presenta.
Ma c' di pi. Posso disporre tutti i miei sensi nella direzione dell'appercezione. Sapete che
molto diverso limitarsi ad essere sommersi da una massa di percezioni dall'avere un atteggiamento
appercettivo, atteggiamento in cui ci che arriva registrato con attenzione e non in modo
indifferenziato. Conoscete la differenza tra questi due atteggiamenti?
Posso avere un atteggiamento annoiato (e gli stimoli arrivano comunque) oppure un
atteggiamento attento allo scattare degli stimoli, come il cacciatore che aspetta l'uscita della lepre
dalla tana. Posso essere molto attento aspettando il sorgere di determinati stimoli. Anche se questi
poi non appaiono, il mio atteggiamento in ogni modo appercettivo. L'idea non difficile.
Il meccanismo di reversibilit risulter in seguito molto importante per comprendere sia il
problema dei livelli di coscienza che certi fenomeni di tipo illusorio.
Dunque, tra le altre cose, qui stiamo cercando di far risaltare il fatto che i sensi non si limitano
ad apportare l'informazione del mondo esterno, ma svolgono un lavoro molto pi complesso.
Inoltre i sensi vengono orientati, in alcune loro parti, dall'attivit della coscienza, per cui anche la
coscienza, e non solo i fenomeni del mondo esterno e quelli viscerali, influisce su di essi. Tutto
questo ha per noi una grande importanza.
Se non fosse cos, non si spiegherebbe come mai certe perturbazioni della coscienza possano
modificare il registro del mondo esterno. Dieci persone diverse possono avere ciascuna una
percezione diversa dello stesso oggetto anche se si trovano alla stessa distanza da questo e nelle
stesse condizioni di illuminazione, ecc. Ci succede perch determinati oggetti si prestano a che la
coscienza proietti su di essi la propria attivit. In realt, la coscienza proietta la propria attivit sui
sensi e non sugli oggetti e in questa maniera modifica il sistema di percezione.
Quando si sente dire in modo pi o meno superficiale che nei casi di allucinazione, per esempio,
la coscienza a proiettare sul mondo i propri contenuti, ci si trova di fronte ad un'inesattezza. In
questi casi la coscienza proietta impulsi, immagini, sull'apparato di percezione il quale interpreta
erroneamente questi dati e li restituisce come fenomeni: in questo modo che sorge la curiosa
sensazione che tali immagini siano collocate nel mondo esterno. Le allucinazioni non sono
proiettate dalla coscienza sul mondo. Se questo avvenisse, le allucinazioni acquisterebbero
corporeit e si trasformerebbero in oggetti veri giacch di questi che si ha un registro che
proviene dal mondo esterno.
Le cose stanno in tutt'altro modo: la coscienza proietta le proprie immagini sull'apparato di
ricezione che le restituisce questo stimolo interno. Allora il registro che si sperimenta che il
fenomeno sia arrivato dall'esterno. E` chiara l'idea ?
Dunque, nonostante si tratti di meccanismi propri della coscienza, molto importante
comprendere questo: i sensi interni captano e registrano fenomeni che sono propri di altri
meccanismi, come appunto quelli della coscienza.

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Se le cose stanno cos, allora determinati funzionamenti della coscienza possono modificare la
strutturazione dei dati effettuata dai sensi.
A questo punto potete vedere con chiarezza che se prendiamo in esame una qualunque parte del
sistema psichico siamo sempre costretti a considerare anche il lavoro delle altre. E cos in ragione
della strutturalit del sistema psichico, strutturalit alla quale sempre ci richiamiamo.

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MEMORIA

Dedichiamoci ora ad approfondire il tema della memoria.


Neppure quello della memoria un lavoro isolato ma un lavoro che si sviluppa secondo una
logica strutturale proprio come avviene per i sensi e per gli altri apparati dello psichismo.
Come abbiamo detto a suo tempo, la memoria ha la funzione di imprimere e di ritenere i dati
provenienti dai sensi e dalla coscienza e di fornire dati alla coscienza quando questa ne ha bisogno.
La memoria fornisce alla coscienza i riferimenti necessari affinch questa possa collocarsi
temporalmente tra i fenomeni. Se percepisse semplicemente il bombardamento dei fenomeni esterni
e interni e non potesse contare sull'intervento della memoria, la coscienza avrebbe seri problemi a
collocare i fenomeni nel tempo. Essa non saprebbe se un fenomeno si prodotto prima o dopo un
altro e non potrebbe articolare il mondo in una successione temporale.
E` grazie al fatto che esistono diverse frange e soglie di memoria che la coscienza pu collocarsi
nel tempo. E sicuramente ancora grazie alla memoria che la coscienza pu collocarsi nello spazio,
dato che lo spazio mentale non affatto separato dai tempi di coscienza, tempi che sono forniti da
fenomeni che provengono alla memoria.
Dunque queste due categorie - tempo e spazio - funzionano nella coscienza grazie alla
somministrazione di dati da parte della memoria. Ma questo punto sar studiato con maggiore
calma.
Proprio come abbiamo parlato di un atomo teorico di sensazione, cos parliamo di un atomo
teorico di reminescenza. Questo atomo appunto teorico e non esiste nei fenomeni sperimentali.
Ci che invece pu essere registrato che i dati provenienti dai sensi e dalla coscienza vengono
ricevuti, sviluppati e ordinati in memoria sotto forma di impressioni strutturate. Considerate bene
che la memoria non si limita ad archiviare i dati come credevano certi vecchi pensatori (che
credevano anche che i sensi si limitassero a ricevere e a somministrare i dati).
A noi risulta che la memoria effettua un lavoro enorme. Essa non solo riceve ma ordina e
struttura i dati relativi alle sensazioni e alle operazioni della coscienza. Si tratta di un lavoro molto
complesso di compilazione e ordinamento.
Naturalmente, quando il livello di lavoro dell'intera struttura psichica cambia e si passa al sonno,
la memoria, di preferenza, si dispone ad ordinare i dati che nel livello di lavoro precedente erano
stati semplicemente archiviati. In veglia la memoria registra e archivia i dati quotidiani, i dati che
arrivano in continuazione durante l'arco del giorno. Nel sonno essa li cataloga e li ordina.

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E` chiaro che l'ordinamento che la memoria effettua sui dati ricevuti non lo stesso che effettua
mentre li riceve.
Io in questo momento mi trovo in una veglia pi o meno piena e ricevo informazioni attraverso i
sensi, informazioni che vengono archiviate nella memoria. Quando il mio livello di coscienza si
abbassa e mi addormento, trovo gli stessi dati del mondo quotidiano, del mondo della veglia. La
materia prima che ho ricevuto e registrato durante il giorno riappare tutta. Ma essa non funziona nel
mio sistema di rappresentazione interno alla stessa maniera in cui ha funzionato durante il giorno.
Funziona in una maniera molto diversa.
Durante il giorno i fenomeni si sono presentati in una certa sequenza: prima un fenomeno, poi
un altro, poi un altro ancora. Quando il livello di coscienza si abbassa, questa sequenza di
avvenimenti segue un altro ordine: ci che successo all'inizio ora succede alla fine; elementi che
si sono presentati durante il giorno ora possono legarsi ad altri molto antichi. Dunque viene
effettuata una complessa strutturazione tra la materia prima appena ricevuta e dati precedenti che
appartengono a differenti frange di memoria, e cio una memoria antica, una pi o meno mediata
ed una immediata (che appunto la memoria del giorno).
Dunque la memoria non un apparato che semplicemente immagazzina i dati: un apparato che
oltre ad immagazzinarli, li struttura, svolgendo cos un'attivit enorme. E` un apparato che assolve a
diverse funzioni a seconda del livello di lavoro in cui si trova la struttura psichica generale.
La memoria imprime i dati secondo diverse modalit. Se lo stimolo forte anche la sua
impressione risulta forte.
Ma la memoria viene impressa con forza anche quando vari dati relativi ad un oggetto entrano
simultaneamente attraverso vari sensi. Se un senso invia un dato di scarsa intensit, questo viene
impresso lievemente nella memoria; ma se vari sensi inviano dati poco intensi tutti relativi ad uno
stesso oggetto, questo si imprime nella memoria con forza.
Tutti oggi sappiamo cosa significa educazione audiovisiva. Con questo sistema didattico
vengono utilizzati almeno due sensi, non solamente uno. Sembra provato che i bambini apprendano
meglio quando vengono fornite loro, oltre alle cassette registrate che devono apprendere, anche
diapositive e pellicole. E` chiaro che in questo caso l'informazione entra attraverso due canali per
cui la sua impressione risulta rinforzata.
Dunque la memoria imprime con forza quando lo stimolo forte, ma lo stesso avviene anche
quando c' partecipazione di vari sensi nonostante che ciascuno fornisca individualmente un dato
debole su uno stesso oggetto.
Si ha impressione forte anche quando uno stesso fenomeno presentato in maniere diverse.
Questo in realt succede anche per ripetizione di atti, cio per una ragione che esamineremo subito
dopo. Vediamo questo caso: se presento l'oggetto in un modo, la sua impressione sar di un certo
tipo; se lo presento in un altro, la sua impressione sar diversa. Ma da parte sua la coscienza
struttura, organizza l'oggetto di cui ho avuto le due diverse impressioni. Quindi l'oggetto presentato

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in vari modi viene impresso con pi forza sia perch c' stata una ripetizione di atti sia perch sono
stati impressi anche i dati che la coscienza ha strutturato su di esso.
Si ha impressione forte anche per ripetizione propriamente detta. Se viene ripetuta numerose
volte, una frase, per esempio, viene impressa in modo da poter poi essere evocata meccanicamente.
Qualunque propagandista di seconda categoria conosce questa tecnica della ripetizione.
Dunque possiamo dire che esistono vari meccanismi con cui vengono effettuate le impressioni
in memoria.
I dati sono impressi meglio in contesto che individualmente. Questo avviene perch la memoria
compie funzioni di strutturazione. Non la stessa cosa per la memoria imprimere uno scatto
sensoriale isolato che uno scatto sensoriale in un contesto, in un insieme, in una situazione, in un
campo dato. In questo caso, la memoria pu strutturare il dato con facilit perch possiede altri
parametri, altri dati che circondano quello centrale.
I dati sono impressi meglio anche quando risaltano per mancanza di contesto. Quando c' un
salto notevole tra il contesto e l'oggetto, quando il dato rimane in evidenza perch risulta
completamente fuori contesto, la memoria lo imprime meglio per una specie di contraddizione
interna. In altre parole vengono impresse bene anche le cose inopportune, i dati sconnessi, quelli
che escono da un determinato campo d'impressione.
Ci che stride, che risalta, che non pu essere, predispone ad una maggiore attenzione e di
conseguenza viene impresso con maggior forza.
La qualit dell'impressione migliore quando gli stimoli sono distinguibili e questo avviene
quando i segnali sono nitidi per assenza di rumore di fondo. Potrei trovarmi in un campo di
rumore terribile. Il rumore potrebbe entrare attraverso i sensi esterni. In genere il mondo esterno
pieno di rumore. Ma esso potrebbe provenire anche dal mondo interno, dai sensi interni o dalla
coscienza che potrebbe trovarsi ad effettuare numerose operazioni. Le vie d'ingresso del rumore
sono numerose. E` chiaro che mi risulta difficile imprimere un dato che si trova collocato in un
forte rumore di fondo perch esso non si distingue dal rumore. Ma se riesco ad abbassare tale
rumore, che proviene dai sensi o dalla coscienza, in modo che il dato risulti distinguibile,
l'impressione di migliore qualit.
Si produce un blocco nell'impressione quando la reiterazione di un dato provoca saturazione. I
propagandisti hanno esagerato un p nell'uso della legge della ripetizione. Effettivamente un dato
viene incorporato per ripetizione, ma per ripetizione si produce anche un blocco dei sensi.
Ma oltre a questo, per la memoria vale ci che vale per i sensi in generale, ovvero la legge per
cui l'intensit di ricezione dello stimolo diminuisce nelle misura in cui questo diventa costante. Un
gocciolamento continuo d'acqua non provoca impressione in memoria. Si produce invece una
chiusura della soglia d'impressione allo stesso modo in cui si produce la chiusura di quella di
percezione. Il dato cessa pertanto d'influire.

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Allo stesso modo, una campagna pubblicitaria, che un fenomeno tipico di quest'epoca, se
diventa eccessivamente reiterata e insistente, utilizzando in maniera sconsiderata la legge di
impressione per reiterazione, pu arrivare a produrre saturazione nella memoria per cui il dato
propagandato non entra pi. O meglio, da una parte produce irritazione sensoriale, dall'altra,
saturazione nella memoria. Quindi non si tratta di battere il chiodo indefinitamente, come si suol
dire, perch alla fine non si ottiene l'impressione del dato ma appunto il blocco per saturazione.
Si prova ad applicare questa legge della reiterazione dello stimolo in esperimenti con alcuni
animali da laboratorio ed ecco che questi si addormentano, eliminando la connessione con lo
stimolo, invece di imprimerlo con forza e dare ad esso una risposta adeguata come si aspettavano
gli ideatori degli esperimenti.
Quindi, quando c' assuefazione in generale, l'intensit dell'impressione dello stimolo
diminuisce.
Quando c' assenza di altri stimoli esterni, il primo che appare viene impresso con forza. Inoltre
esiste una maggiore disponibilit per una nuova impressione quando la memoria non sta
consegnando dati alla coscienza.
Ecco che un signore si chiude in una grotta dove non gli arrivano gli stimoli del mondo esterno:
non ci sono n luce n suoni n vento che potrebbe agire sulla sensibilit tattile. In pi la
temperatura della grotta pressoch costante. In queste condizioni, i dati esterni vengono a
mancare per cui non ci sono impressioni sensoriali. In assenza di dati esterni la memoria comincia a
liberare i propri. Questo un curioso meccanismo della memoria. Se una persona viene chiusa in
una cella d'isolamento o se si rinchiude volontariamente in una grotta, i suoi sensi esterni non
possono funzionare per mancanza di dati. Ma anche in questi casi il coordinatore riceve in ogni
modo dei dati.
E da dove pu riceverli ? Evidentemente solo dalla memoria e dai sensi interni. E` dunque
chiaro che in questi casi la memoria fornisce al coordinatore dei dati relativi a fatti gi avvenuti.
Certe esperienze pi complesse, certe esperienze estreme come quelle della Camera del Silenzio
o camera di deprivazione sensoriale, ci pongono con molta evidenza in presenza di questo
fenomeno. Se eliminiamo i dati sensoriali esterni, la memoria tende immediatamente a compensare
questa situazione fornendo essa stessa dell'informazione.
E` chiaro che la memoria si comporta in questo modo perch il coordinatore ha bisogno di dati
per potersi collocare nello spazio e nel tempo. La coscienza perde la sua strutturalit quando le
vengono a mancare i punti di riferimento costituiti dai dati che la stimolano.
E l'io che era sorto come sommatoria sia degli stimoli che dell'attivit degli apparati, si trova a
non ricevere n stimoli n dati provenienti dagli apparati. L'io perde allora la sua strutturalit e
sperimenta la sensazione di disintegrarsi, di perdere coesione interna. Pertanto, fa appello ai punti
di riferimento che possono essergli forniti dai dati della memoria. Questo gli permette di mantenere
la propria unit.

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Quindi senza i dati dei sensi, l'io tende a perdere la sua strutturalit per cui la memoria tende a
fornirgli i propri dati. Se si eliminano sia i dati dei sensi che quelli della memoria, l'io scompare.
Il ricordo in generale o l'evocazione sorgono quando la memoria consegna alla coscienza dati
gi impressi. L'evocazione prodotta intenzionalmente dalla coscienza e questo la distingue da altri
tipi di ricordo che invece si impongono alla coscienza. Chiamiamo quest'ultimo fenomeno
semplicemente reminescenza mentre diamo all'altro, che possiede direzione, appunto il nome di
evocazione.
Facciamo in modo che, per analogia, tutti i meccanismi della memoria che abbiamo esaminato
risultino pi o meno simmetrici rispetto a quelli dei sensi e della coscienza: quando gli stimoli
arrivano ai sensi parliamo di percezione; quando gli stimoli della memoria arrivano alla coscienza
parliamo di reminescenza. Quando la coscienza va verso gli stimoli dei sensi, parliamo di
appercezione; quando essa si dirige verso i dati della memoria, parliamo di evocazione.
Ma arrivati a questo punto dobbiamo stare attenti a che lo schema della memoria non diventi
troppo complicato. Accontentiamoci di vedere le cose in questo modo: sappiamo che alla coscienza
arrivano simultaneamente dati provenienti sia dai sensi esterni che da quelli interni e che la
totalit di questa informazione viene impressa nella memoria. In altre parole, mentre percepisco
dei dati esterni, sto anche registrando dei dati interni. Posso rendermene conto o no, ma in ogni
caso anche i dati interni sono impressi nella memoria. Se le cose stanno cosi`, allora, quando
evoco un dato esterno, quando lo traggo dalla memoria, tale dato risulta mescolato ad altri dati che
erano stati percepiti insieme ad esso. Diciamolo in un altro modo: ora sto ricevendo informazione
dal mondo esterno ed essa va alla memoria; ma nello stesso tempo sto anche ricevendo
informazione dal mio mondo interno ed anch'essa va alla memoria. Quando evoco quanto
accaduto nel mondo esterno, questo dato non si presenta alla coscienza da solo, ma insieme al dato
interno che lo aveva accompagnato. Questo fatto di somma importanza.
Osservate come funziona il meccanismo del ricordo: ora guardo questo oggetto poi chiudo le
palpebre e cerco di ricordarlo. La riproduzione dell'impressione dell'oggetto potr essere pi o
meno fedele a seconda della mia educazione visiva che potr essere buona, regolare o cattiva. Ma
c` solo questo o c' dell'altro? Ricordo solo l'oggetto o anche altre cose?
State bene attenti: non stiamo parlando delle catene di idee, delle associazioni, che il ricordo
dell'oggetto fa sorgere. Queste catene associative esistono, certo che esistono e le studieremo al
momento opportuno: ricordo l'oggetto e per associazione sorgono molte altre cose.
Ma non stiamo parlando di questo. Andiamo direttamente al ricordo dell'oggetto: osservo
l'oggetto, chiudo gli occhi, l'oggetto si riproduce nella memoria e ne appare un'immagine. Ma
questa immagine non possiede solo delle nuove componenti visive (dato che sto lavorando con
l'occhio) ma anche delle componenti che riguardano il mio registro interno, come un certo tono
muscolare e un certo "sapore", un certo clima, che non hanno niente a che vedere con la percezione
esterna.

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Pertanto sto ricordando non solo l'impressione che l'oggetto, come tale, mi ha proposto ma
anche l'impressione del mio stato interno relativo al momento in cui avvenuta la percezione di tale
oggetto. E` naturale che questo fatto abbia grandi conseguenze. Se la memoria fosse solo un
archivio di dati sensoriali, le cose sarebbero facili. Ma risulta che l'informazione che ricevo dal
mondo esterno viene impressa simultaneamente allo stato in cui si trova la struttura psichica nel
momento dell'impressione. E diciamo di pi.
Diciamo che l'evocazione possibile, che i dati immagazzinati nella memoria possono arrivare
alla coscienza, proprio perch tali dati sono impressi insieme agli stati della struttura psichica.
Infatti, se fate ben attenzione, vi renderete conto che non si evoca cercando delle immagini ma
degli stati. Si identificano le immagini relative ad una determinata situazione non per le immagini
in quanto tali ma per gli stati che ad esse corrispondono.
Osservate come si sviluppa il ricordo, le operazioni che effettuate quando ricordate qualcosa.
Supponiamo che ora vogliate ricordare la vostra casa. Come lo fate? Ponete bene attenzione a
quello che vi succede. Non sperimentate forse una specie di sensazione interna prima che sorga
l'immagine della casa? E si tratta forse della sensazione di un'immagine visiva ? No, si tratta
piuttosto di una sensazione cenestesica. E questa sensazione "sta cercando" tra i vari stati interni il
clima generale che corrisponde alle impressioni in memoria delle immagini visive della vostra casa.
E se cercate di evocare una delle vostre immagini peggiori, un'immagine orribile, che vi
spaventa terribilmente quando vi appare alla coscienza, come fate a trovarla? L'andate forse a
cercare tra le facce di diversi mostri, o cose del genere, che passate in rassegna fino a trovare quella
giusta? Oppure l'andate a cercare nel clima che le corrisponde, e cio in quel particolare livello
della memoria che impressionato dall'orripilante? Seguite l'idea?
La ricerca non si svolge tra le immagini ma nella massa di stimoli interni che hanno
accompagnato le impressioni. Ed ecco che finalmente l'immagine cercata - e non un'altra -
evocata dalla coscienza. Ma per il fatto stesso che sorta, l'immagine in condizione di effettuare
delle operazioni, per esempio provocare delle scariche, attivare i muscoli o un determinato apparato
di risposta in modo che questo inizi a lavorare con l'immagine stessa e faccia apparire, secondo il
caso, delle operazioni intellettuali o delle risposte emotive, ecc.
Siamo pronti ad agire quando l'immagine scatta sullo schermo di rappresentazione. Ma il
meccanismo dell'evocazione funziona in base ad una ricerca tra stati e non tra immagini.
E` come se dicessimo, usando il linguaggio della fisiologia contemporanea, che nei neuroni non
vengono impresse le immagini visive, che all'interno di essi non rimangono delle immagini
microscopiche di ci che l'occhio ha percepito. Potremmo aggiungere che esistono delle correnti
elettrochimiche neuronali, che non sono certo immagini, e che, nel fenomeno dell'evocazione, si
cerca tra livelli elettrochimici, ai quali corrispondono registri interni specifici, fino ad individuare
quello adeguato, nel quale poi si articola l'immagine. Ci esprimeremmo pi o meno in questi
termini se usassimo il linguaggio della fisiologia contemporanea, la quale, per, registrer molto
probabilmente dei grandi cambiamenti nel futuro.

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Questo punto per noi di grande interesse. Si dice spesso alla leggera che si evoca per
immagini. Ma non cos: si evoca per stati; e per gli stati che a suo tempo hanno accompagnato
l'impressione sensoriale.
Ma ritorniamo ancora sul tema dell'evocazione e ricorriamo a questo esempio ben noto. Esco da
un determinato posto e a un certo punto mi rendo conto di essermi dimenticato di qualcosa. Che
cosa registro in quel momento? Un'immagine oppure una strana sensazione? Certo non
un'immagine perch altrimenti saprei di che cosa mi sono scordato. Ho il registro della strana
sensazione di aver dimenticato qualcosa. E cosa faccio dopo? Comincio a cercare immagini. Ne
appare una e dico: questa no; ne appare un'altra e dico: neppure questa. Vado scartando immagini.
E che cosa mi guida in questa ricerca ? Non certo un'immagine ma quello stato che fa sorgere le
diverse immagini e che mi permette di dire: questa no, questa non la cosa di cui mi sono scordato
perch la porto addosso. La ricerca termina quando sperimento la sensazione d'incontro con
l'oggetto e dico: questo s, questo l'oggetto che cercavo.
Nel corso di questo lavoro ho sempre cercato tra gli stati e questi hanno fatto scattare in
continuazione delle immagini fino a che avvenuto il riconoscimento. E` chiaro che lo stato di
ricerca e quello d'incontro sono molto diversi e diversi sono i registri che se ne hanno. Ma in
entrambi i casi si tratta di stati che sono accompagnati a grande velocit, quasi simultaneamente, da
immagini. Il fenomeno cos veloce che il tempo in cui verifica minore di quello impiegato a
descriverlo.
Il fatto che l'evocazione consista in una ricerca tra frange di stati e che i fenomeni del mondo
esterno e di quello fisico interno vengano impressi simultaneamente, ha per noi delle grandi
conseguenze. Lo stesso pu dirsi del fatto che entrambi tali fenomeni - esterni ed interni - vengano
impressi in memoria insieme agli stati che corrispondono a quel determinato momento dello
psichismo.
Cosi`, se riprendiamo l'esempio usato ieri, quello della citt sgradevole, risulta che tale citt mi
appare sgradevole quando la ricordo non solo perch me ne sorgono le immagini ma anche perch
mi sorge lo stato in cui mi trovavo nel momento in cui le ho impresse nella memoria. Allora una
qualsiasi citt risulter sgradevole o amabile o con qualsiasi altra caratteristica, non ha causa delle
immagini che ne ho ma a causa degli stati che sono sorti nel momento dell'impressione.
E questo che accade per il ricordo di una citt, accade in grande misura per tutti i fenomeni che
percepisco e imprimo nella memoria. Prendete una fotografia di un'altra epoca che una specie di
cristallizzazione di tempi passati e osservatela. Essa potr suscitare in voi, per esempio, il ricordo di
un fatto felice accaduto in quel tempo lontano. Vi sorger allora una sensazione nostalgica, la
sensazione di qualcosa che presente ma che anche ormai perduto. C' un confronto tra ci che
presente e ci che perduto, tra lo stato che sperimentavate allora e che adesso riappare e lo stato
che sperimentate mentre osservate la fotografia. Capite in che modo la foto di un'altra epoca fa
sorgere un ricordo nostalgico?

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Prima abbiamo detto che l'evocazione prodotta intenzionalmente dalla coscienza e che questo
la distingue da un altro tipo di rimemorazione che invece si impone alla coscienza. Pu succedere,
infatti, soprattutto nei momenti di ricerca o di contraddizione psicologica, che certi ricordi sorgano
spontaneamente e invadano la coscienza con una forza pi o meno grande a seconda della "carica"
che possiedono. Alcuni di questi ricordi, dotati di una forte carica (che in seguito chiameremo
"climatica"), possono diventare ossessivi.
Ma questo avviene a causa del ricordo in s, delle immagini, oppure a causa dello stato associato
ad esse? Senza dubbio vera la seconda ipotesi. Le immagini ossessive, che corrispondono a
situazioni vissute molto tempo prima, sono sempre associate ad uno stato, che quello con cui sono
state impresse nella memoria. E` questo stato che arriva alla coscienza e che libera l'immagine che
si impone in modo ossessivo.
Esistono differenti gradi di evocazione che dipendono dall'intensit con cui il dato stato
impresso in memoria. Quando il dato supera appena la soglia di registro anche l'evocazione di esso
diventa debole. E` anche possibile che il dato non ricordato venga riconosciuto se percepito di
nuovo.
Ci sono dati che agiscono proprio sulla soglia di percezione che in questo caso anche la soglia
di memoria. Vediamo meglio questo punto.
La propaganda subliminare, che in un certo periodo divent di moda e poi termin in un fiasco,
era basata su un meccanismo semplice, quasi elementare, e cio sul lancio di uno stimolo che agiva
sulla soglia di percezione. Il soggetto non registrava il dato che per in ogni modo entrava.
Possiamo dire questo perch il dato appariva in seguito nei sogni del soggetto e anche perch
questi, in uno stato particolare, poteva ricordarlo anche se apparentemente non lo aveva percepito.
Dunque esiste una certa quantit di dati che colpiscono proprio sulla soglia di percezione e che,
pur non essendo registrati dalla coscienza, vanno alla memoria. E vanno alla memoria insieme allo
stato particolare che ne aveva accompagnato l'entrata.
Ma c' dell'altro. Affinch i dati subliminari potessero influire dal punto di vista della
propaganda, era necessario che fossero associati ad una determinata emozione. Quindi, se si voleva
propagandare per esempio una bibita, non era questione di collocarla ogni sedici fotogrammi del
film, tanto per dirne una. Sappiamo gi che se collochiamo l'oggetto (in questo caso una bottiglia)
con questa cadenza, gli spettatori non vedono passare lo stimolo subliminare, che agisce proprio
sulla soglia di percezione, ma vedono il film e basta.
Certo il dato entra ugualmente; per se collochiamo l'oggetto in questione in determinate parti
del film, quelle con maggior calore emotivo, il fenomeno impresso subliminarmente agisce con
maggiore intensit. Infatti il soggetto evocher della pellicola soprattutto le parti pi intense
emotivamente.
Quindi non si trattava di collocare la bottiglia ogni sedici fotogrammi di una scena secondaria,
di una parte stupida, di spreco di celluloide, ma nella sequenza pi interessante del film. E il ricordo

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subliminare attuava quando lo spettatore evocava proprio quella sequenza fondamentale. Questa era
l'idea che stava alla base della propaganda subliminare, che come si vede funziona in modo
elementare. Fece aumentare la vendita dei prodotti pubblicitati di uno scarso 10%, risultato questo
che non neppure sicuro. Ciononostante c' gente che crede che la propaganda subliminare sia
un'arma segreta terribile.
Ma a noi non interessa il tema della propaganda subliminare. Stavamo parlando dei fenomeni
che toccano appena la soglia di percezione e che, nonostante questo, si imprimono in memoria
simultaneamente ad uno stato.
A partire dalle soglie minime, l'evocazione diventa gradualmente pi intensa fino a che si arriva
al ricordo automatico in cui il riconoscimento veloce. A quest'ultimo caso appartiene il
linguaggio. Quando sta parlando in una lingua che conosce molto bene, una persona non va
ricordando continuamente le parole che pronuncia. Questo le succede nella fase di apprendimento
ma non quando ha incorporato in modo automatico quel sistema di linguaggio.
Quando ci si esprime attraverso il linguaggio, si lavora non solo con idee ma anche con
emozioni e con altre cose; e la memoria fornisce i dati in accordo con gli stati che sorgono nella
persona che si sta esprimendo. Immaginatevi per assurdo che cosa curiosa ne risulterebbe se la
memoria fosse soltanto impressione di dati sensoriali. Se fosse cos, per poter parlare dovrei
riprodurre tutto ci che mi successo nel periodo in cui ho imparato a parlare o per lo meno il
sistema di segni.
Quando parlo non sto cercando il sistema di segni ma le mie idee, le mie emozioni. Le
articolazioni dei segni, che lancio all'esterno con il linguaggio, si liberano da sole.
Questo dunque il caso del ricordo automatico, ricordo in cui il riconoscimento veloce. Ed
appunto il caso del linguaggio.
Si parla di riconoscimento in generale quando un dato, che viene ricevuto e confrontato con dati
precedenti, risulta gi registrato. Il riconoscimento di un oggetto avviene dunque quando la
percezione di esso confrontata con dati precedenti. E` questo confronto che mi permette di
riconoscere e dire, per esempio: ma s, questo il mio amico.
Senza il meccanismo del riconoscimento, lo psichismo sperimenterebbe sempre la sensazione di
trovarsi per la prima volta davanti ai fenomeni nonostante che questi si ripetano. Anche se si
trattasse sempre dello stesso fenomeno, non ci potrebbe essere riconoscimento se esso non venisse
ricordato. In tali condizioni, lo psichismo non potrebbe avanzare. Ed cos anche se certe correnti
psicologiche contemporanee sostengono proprio il contrario e cio che agire senza memoria
costituisce un interessante lavoro interno.
Se i predicatori di questa forma di lavoro agissero senza memoria, non potrebbero neppure
spiegare le loro teorie agli altri. Ma lasciamo perdere.

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La dimenticanza , al contrario, l'impossibilit di portare alla coscienza dati gi impressi. E


molto curioso il fatto che a volte si dimenticano frange complete di situazioni, di concetti o di
fenomeni.
E` molto curioso osservare come un fenomeno, che stato impresso in memoria in varie
situazioni insieme ad un determinato clima che lo accompagnava, non venga pi ricordato quando
si produce una certa perturbazione. E insieme al fenomeno viene dimenticato anche tutto ci che ne
aveva accompagnato l'impressione in memoria. Tutto quanto potrebbe suscitare il clima legato al
fenomeno in questione viene cancellato, ed cos che scompaiono tutti gli altri fenomeni impressi
in memoria che hanno qualcosa a che vedere con tale clima. Intere frange di memoria vengono
cancellate perch potrebbero far sorgere una certa immagine. Ma non complichiamo troppo le cose.
Diciamo che la dimenticanza l'impossibilit di portare alla coscienza dati gi impressi. Detto
cos pi facile. La dimenticanza dovuta ad un blocco della reminescenza che impedisce la
riapparizione dell'informazione.
Ma chiaro che esistono anche delle dimenticanze funzionali che impediscono l'apparizione
continua di ricordi grazie a dei meccanismi di autoregolazione che inibiscono un apparato mentre
ne sta funzionando un altro.
In poche parole questo significa che fortunatamente non stiamo ricordando tutto di continuo, che
fortunatamente possiamo ricordare gli oggetti ed i fenomeni collocandoli in momenti, in tempi
diversi. E` chiaro che se ricordassimo tutto di continuo la ricezione dei dati del mondo esterno
risulterebbe assai perturbata: con il rumore di fondo dovuto al ricordo continuo sarebbe molto
problematico poter osservare fenomeni nuovi. E` anche chiaro che, sottoposte ad un continuo
bombardamento da parte della memoria, le operazioni intellettuali risulterebbero anch'esse molto
alterate.
Se le correnti contemporanee di cui parlavamo intendono dire che necessario abbassare il
rumore di fondo della memoria per poter osservare correttamente un fenomeno, la cosa va bene.
Ma se cos, lo dicano chiaramente perch sembra che stiano dicendo tutt'altre cose.
Bene. Abbiamo ancora alcune considerazioni da fare sul tema della memoria, ma l'esposizione
sta diventando eccessivamente lunga per cui la continueremo domani.

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OTTAVO GIORNO
MEMORIA (continuazione)

Ieri, trattando il tema della memoria, abbiamo detto che essa costituisce l'apparato dello
psichismo umano avente la funzione di imprimere e trattenere i dati provenienti dai sensi e dalla
coscienza. Abbiamo anche detto che le impressioni, i ricordi, funzionano in modo diverso a
seconda che giungano direttamente all'apparato di registro o che, a partire da questo, vengano
cercati nell'apparato dimpressione. Inoltre, abbiamo determinato che la caratteristica fondamentale
del ricordo non l'immagine ma lo specifico tono affettivo che viene registrato durante la ricerca
nella memoria. E appunto quel tono a guidare la ricerca nei differenti livelli della memoria fino a
quando l'oggetto cercato verr trovato. Questo nel caso in cui gli oggetti vengano cercati a partire
dall'apparato registratore e coordinatore che in via provvisoria abbiamo chiamato coscienza.
C' da precisare che, in una certa misura, esiste gi memoria nell'attivit dei sensi. In effetti,
il loro funzionamento caratterizzato da una specie dinerzia grazie alla quale la percezione
"continua" anche dopo essere stata effettuata. Cos nell'occhio si "conserva" la luce anche dopo
essere stata percepita pur se si chiudono le palpebre, e un fenomeno analogo avviene per i suoni.
Questa sorta di "trascinamento" della percezione, che costituisce una specie di memoria, esiste in
tutti i sensi. Ma si tratta di qualcosa di assai differente dalla memoria intesa come lapparato in cui
i dati vengono impressi.
Potremmo dire meglio che i sensi, proprio come effettuano una prima strutturazione dei dati che
poi l'apparato di coordinamento si incaricher di completare, in modo analogo, funzionano con una
specie di memoria data dall'inerzia della percezione, che poi si specializzer nell'apparato di
memoria propriamente detto. Dunque nello stesso apparato esterno dei sensi esistono i rudimenti
della strutturazione e della memorizzazione: come se nei sensi fosse presente una specie di
coscienza minima.
Naturalmente non ci porremo ad esaminare il funzionamento di questi apparati in altre creature
viventi. E` chiaro comunque che l'apparato di coordinamento che chiamiamo coscienza non
funziona in esse come nell'essere umano.
E` probabile, anche se non sicuro, che nelle altre specie animali funzionino soprattutto i sensi e,
in qualche modo, delle impronte di memoria, e che venga effettuata una certa quantit di operazioni
senza bisogno, come avviene nell'essere umano, di un coordinatore con i suoi meccanismi
reversibili e tutto l'insieme di operazioni complesse che lo caratterizzano.
Ma potrebbe anche darsi che nei sensi delle altre specie viventi si trovino i rudimenti della
coordinazione e della memoria specializzata. In ogni modo, non possiamo pensare - o ci risulta
molto difficile pensare - che esse possiedano immagini uguali a quelle, complesse, della coscienza
umana. Se attribuiamo alle immagini la funzione di trasferire le proprie cariche ai centri affinch

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questi, cos attivati, effettuino delle risposte, ci risulta difficile credere che lo stesso funzionamento
possa esistere in altre specie.
Ieri abbiamo passato in rassegna i modi di impressione e abbiamo detto che ad uno stimolo forte
corrisponde un'impressione forte; che l'impressione di un oggetto si rinforza se i dati ad esso
relativi entrano simultaneamente attraverso vari sensi oppure se lo stesso oggetto viene presentato
in differenti maniere o anche se il dato viene ripetuto. Abbiamo pure detto che il dato si imprime
meglio in contesto o quando risalta per mancanza di contesto; che la qualit dell'impressione
migliore, cio pi precisa, pi fedele, quando diminuisce la perturbazione di fondo prodotta dagli
altri sensi, dalla coscienza o dalla stessa memoria occupata in altre attivit. Abbiamo anche
esaminato dei casi anormali dimpressione che si verificano quando mancano gli stimoli esterni.
Abbiamo anche detto che in una situazione di questo tipo il primo stimolo che appare simprime
con maggior forza.
Abbiamo inoltre precisato che esistono diversi gradi di evocazione, cio dell'atto di ricerca del
dato in memoria, gradi che dipendono dall'intensit con cui il dato stesso stato impresso.
Abbiamo anche attribuito alla memoria un sistema di soglie capaci di un movimento, di un
aggiustamento, continuo ed abbiamo detto che quando i dati superano di poco la soglia di
registrazione anche la successiva evocazione risulta debole.
Ci siamo anche interessati del meccanismo della dimenticanza, dell'oblio, facendo notare che
esistono dati, i quali, in certe circostanze non sono evocati correttamente o meglio, il cui ricordo, la
cui evocazione risulta difficoltosa pur essendo stati impressi (e diciamo questo perch possedevano
tutti i requisiti per essere impressi). Quindi, in principio, il problema non sta nella loro impressione
ma nella loro riproduzione.
A questo punto dobbiamo necessariamente fare una piccola precisazione. Molte persone credono
di avere difficolt di memoria: vedono una cosa, si occupano di un tema e, quando cercano di
evocarli, trovano difficile farlo. Ma nella maggior parte dei casi le difficolt non stanno
nell'apparato di memoria ma nell'intensit, che risulta insufficiente, del segnale associato a
determinate sensazioni interne.
Non difficile ottenere l'intensit adeguata se si pone attenzione al dato. Ma l'attenzione non
dipende dalla memoria, dipende dai meccanismi della coscienza. Se si pone attenzione al dato,
questo viene poi recuperato con maggiore facilit. Quindi nella maggior parte dei casi, le difficolt
di memoria sono in realt difficolt di attenzione.
Quanto maggiore l'attenzione che si pone nell'imprimere un dato, tanto maggiore il registro
interno della sensazione dell'attivit dell'attenzione dedicata ad esso. Quindi, se sappiamo che nella
memoria non si cercano immagini ma una specie di tono o una frangia permeata di un certo sforzo
o in genere di un qualche dato emotivo, possiamo comprendere come sia pi facile recuperare
un'impressione effettuata in queste condizioni di un'altra appena toccata dai meccanismi di
coscienza.

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Dunque la presenza dell'attenzione nell'impressione di un dato, alla quale associato un


registro interno di leggero sforzo, permette in seguito una pi facile evocazione.
Ma lasciamo da parte questo tema e torniamo a ci che si detto ieri. Consideriamo il caso in
cui tutte le condizioni che permettono un'eccellente impressione in memoria siano state rispettate
ma, nonostante gli sforzi di evocazione, non si possa recuperare il dato cercato. Qui parliamo di
blocco della memoria oppure di amnesia. Ma oltre a questi, esistono numerosi altri errori della
memoria che analizzeremo in seguito.
Ieri abbiamo definito l'oblio come l'impossibilit di portare alla coscienza dati gi impressi.
Abbiamo anche detto che esiste una specie di oblio funzionale che impedisce la continua
apparizione di ricordi, grazie a dei meccanismi che inibiscono un apparato mentre ne sta
funzionando un altro. Questo tipo di oblio non costituisce un difetto ma un grande vantaggio per
l'economia generale dello psichismo.
Ma in seguito vedremo che persino l'oblio, il blocco e l'amnesia compiono una funzione
importante per l'economia dello psichismo. Non che la struttura psichica sia male organizzata e
che per questo commetta errori; succede piuttosto che anche in questo caso essa stia compiendo una
funzione di qualche tipo.
Andiamo avanti. Possiamo riconoscere diversi livelli di memoria. Il processo di acquisizione
della memoria individuale inizia fin dai primi momenti della vita, cio fin da quando si inizia a
percepire. Si va cos formando una specie di substrato - tanto per dargli un nome - antico,
profondo, di memoria.
Questo substrato contiene i dati base con cui in seguito la coscienza operer (a parte
naturalmente i dati che le arrivano in continuazione) e su di esso si va a poco a poco strutturando il
sistema di relazioni che la coscienza stessa effettuer. Esso costituisce dunque il fondamento delle
operazioni che verranno realizzate in seguito.
Sopra questa memoria pi antica si vanno depositando (tanto per dare un'immagine) tutte le
impressioni che vengono via via effettuate durante lintero arco della vita. Queste costituiscono il
secondo livello di memoria. Ce n' poi un terzo livello, che quello della memoria immediata,
recente, cio la memoria dei dati immediati con cui operiamo.
Normalmente la memoria profonda rimane fermamente archiviata senza che sia possibile
effettuare su di essa operazioni di una certa importanza. Al contrario, sui dati della memoria recente
necessario svolgere tutto un lavoro di ordinamento, classificazione e archiviazione. Quindi un
dato nuovo non viene semplicemente impresso, ma la sua impressione comporta una serie di
operazioni di ordinamento che vengono effettuate sullo strato di memoria recente.
E fra il livello pi recente o immediato e quello intermedio o mediato si stabilisce una specie di
differenza di potenziale, per cos dire, che fa s che i nuovi dati che entrano modifichino anche la
memoria mediata.

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Se vogliamo fare una classificazione scolastica possiamo parlare semplicemente di una


memoria antica, di una memoria mediata e di una memoria immediata. Ed chiaro che
attribuiremo a quest'ultima un lavoro di classificazione maggiore che agli altri due livelli.
E` anche chiaro che risulta molto difficile operare sui dati pi antichi che risultano
profondamente radicati. E` come se essi creassero una specie di campo all'interno del quale vanno a
cadere i dati nuovi. Possiamo lavorare sulla memoria immediata, agire indirettamente su quella
mediata, ma ci coster enormemente modificare le impronte profonde dalla memoria substrato. E
con il passare del tempo incontreremo resistenze sempre maggiori ad apportare modifiche in ci
che cade nel campo organizzato dalla memoria antica e vi rimane depositato a lungo.
Ma che cosa vi si deposita? Forse delle immagini? No, vi si depositano i toni affettivi o registri
interni, relativi alle operazioni che hanno accompagnato il dato sensoriale. E questo fondo di
memoria, cos costituito, influisce sui nuovi potenziali che arrivano all'apparato di archiviazione.
Dunque queste tensioni interne, questa sorta di climi interni della memoria influiscono su tutti i
nuovi dati che si presentano.
Le emozioni giocano un ruolo molto importante sia nell'impressione che nella successiva
rimemorazione dei dati. Impressioni accompagnate da emozioni o da stati dolorosi producono,
quando sono ricordate, registri ben diversi da quelli che si sperimentano nel caso di impressioni
effettuate insieme a stati emotivi gradevoli.
Come sappiamo, un dato esterno viene sempre impresso in memoria insieme allo stato affettivo
che lo accompagna. Questo stato riappare quando il dato in questione viene evocato o in genere
ricordato. Allora, se il dato esterno accompagnato da un sistema di emozioni dolorose, di difesa
ad esempio, la sua evocazione ne risulter permeata. Questo fatto ha parecchie conseguenze.
Esiste anche una specie di memoria "situazionale". Vediamola con un esempio: si imprime in
memoria una persona associata ad una determinata situazione e, in un momento successivo, la si
incontra di nuovo in una situazione completamente diversa. Allora la persona sembra possedere
qualcosa di conosciuto, ma non viene riconosciuta completamente. E questo perch la sua
immagine non corrisponde alla situazione nella quale era stata impressa in memoria la prima volta.
In realt, qualunque impressione sempre "situazionale". Tuttavia possiamo parlare pi
specificamente di una memoria di questo tipo quando un oggetto viene impresso attraverso il
contesto in cui si trova inserito. Se tale contesto varia, l'oggetto in questione risulta avere un sapore
noto, per cos dire, ma quando ne confrontiamo l'immagine vecchia con la nuova ci risulta difficile
riconoscerlo perch i parametri di riferimento sono cambiati.
Dunque, a volte possono sorgere problemi nel meccanismo di evocazione o di rimemorazione
in generale, perch non si sa come localizzare un determinato oggetto se non si trova anche tutto
ci che lo ha accompagnato. Quanto abbiamo detto a proposito dell'evocazione (e cio che non
si cercano immagini ma certi toni) vale anche in questo caso: si tratta infatti di trovare un oggetto
non solo per l'oggetto in s ma anche per i suoi punti di riferimento.

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Le vie d'entrata degli impulsi mnemici sono i sensi esterni, quelli interni e le attivit
dell'apparato di coordinamento.
Da parte loro, gli stimoli captati dai sensi si sdoppiano e seguono una
duplice via: la prima va direttamente all'apparato di registro, la seconda all'apparato di memoria.
E` sufficiente che gli stimoli superino anche di poco le soglie sensoriali per essere registrati. E basta
che vi sia una pur minima attivit in qualcuno dei livelli di coscienza perch siano impressi.
D'altra parte, siccome si ha registro anche del funzionamento dei centri, la memoria si rinforza
quando attualizzata attraverso la traduzione da stimolo a immagine e da immagine a risposta.
Questo punto di notevole importanza ed in rapporto con la cosiddetta Teoria dell'informazione,
teoria che dal nostro punto di vista risulta abbastanza discutibile.
In altre parole: un impulso partito dalla memoria arriva alla coscienza dove, grazie ad un
determinato apparato, si trasforma in un'immagine che a sua volta agisce su un centro di risposta,
dal quale parte un segnale verso l'esterno. Ma l'attivit del centro che ha inviato la risposta viene
in ogni caso registrata dai sensi interni.
Stando cos le cose, possiamo domandarci: in che modo si apprende veramente qualcosa?
Archiviando in memoria un dato captato dai sensi e quindi evocandolo (come si fa quando si
legge qualche cosa e poi la si ripete pi volte cercando di imprimerla con forza nella memoria)
oppure quando si agisce, quando si utilizza il dato? Si apprende un po in ambedue i modi ma
certo non solo per il fatto di registrare il dato.
L'importanza di questo punto ci risulter chiara se consideriamo il caso seguente. Poniamo che
ci sia una fonte di emissione ed una di ricezione di un segnale, e che nel nostro caso queste siano
date rispettivamente da un insegnante e da un allievo. Si suppone che in questa situazione ci
sia apprendimento perch c' qualcuno che spiega qualcosa e qualcun altro che riceve tale
informazione.
Ma non sembra che le cose funzionino cos. Sembra piuttosto che si apprenda veramente quando
il dato, uscito dalla memoria e trasformato in immagine nella coscienza, arriva ad un centro, che
cos attivato, produce una risposta (intellettuale, emotiva, o di altro tipo). L'azione del centro a sua
volta registrata, per cui, quando si stabilisce questo feed-back, l'impressione in memoria risulta
rafforzata.
In altre parole, si apprende facendo e non semplicemente registrando dei dati. Immaginate di
voler spiegare delle cose ad un bambino. Potete farlo in vari modi: ecco, fate sedere il bambino e
cominciate a dirgli delle cose mentre lui si trova in uno stato semplicemente ricettivo. Oppure,
dopo avergli fornito dei dati, potete chiedergli di effettuare delle relazioni e di spiegarvi ci che ha
appreso. Si tratta di due casi molto diversi.
Non lo stesso ricevere semplicemente dei dati dall'effettuare con essi delle operazioni. Se le
cose stanno cos, probabile che si apprenda meglio insegnando che ricevendo informazioni.

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Tra chi insegna e chi apprende si stabilisce spesso un circuito: chi apprende effettua operazioni,
pone domande, chiede chiarimenti. Questo fa s che chi insegna sia magari obbligato a stabilire
nuove relazioni tra i dati alle quali da solo non avrebbe mai pensato. Quindi in questo sistema di
rapporti tra i due interlocutori, non si sa pi chi insegna e chi apprende.
E` chiaro che si tratta di un sistema a feed-back in cui lo schema di causa-effetto non funziona.
Si presenta piuttosto una situazione di continuo riaccomodamento - interdipendente, strutturale
- delle posizioni di entrambi gli interlocutori, dove il dato viene osservato da diversi punti di vista
e dove non c' soltanto l'atteggiamento attivo di chi fornisce linformazione e quello passivo di chi
la riceve. Con un atteggiamento soltanto passivo non si apprende.
Ci sono persone che, avendo dei forti registri di difesa, delle grandi difficolt a lasciarsi andare,
hanno anche difficolt a passare ad altri l'informazione in loro possesso. Infatti, il registro di
passare ad altri un'informazione somiglia, in qualche modo, a quello di lasciare andare qualcosa, di
cedere, di aprire. A queste persone risulta quindi problematico insegnare ad altri le cose che sanno.
Esse pensano pi o meno questo quando ricevono un dato: a me questinformazione interessa
molto ma perch la dovrei passare ad un altro se la mia preoccupazione di averla e basta?
Questo atteggiamento in realt si spiega con tutta una serie di meccanismi psicologici
relazionati con tensioni interne e con altri fenomeni. E` chiaro che comportandosi cos, tali
persone elaborano il dato ricevuto solo intellettualmente. Se fossero capaci di passarlo ad altri,
lo farebbero loro e lo apprenderebbero veramente. Ma rimanendo in un atteggiamento solo
passivo, come riempendo una specie di borsa, in realt non apprendono.
Quindi il tema dell'apprendimento in realt pi complesso di quello che sembrerebbe a prima
vista. In ogni modo, sembra chiaro che se al circuito non chiediamo operazioni in uscita, non ci
saranno neppure operazioni al suo interno. Sapete di certo che i moderni elaboratori elettronici
possono restare accesi tutto il tempo che si vuole, per se non chiediamo loro nulla, non effettuano
nessun lavoro. Dunque in uscita, facendo, che la memoria si attualizza; grazie all'attivit che
sorgono nuovi registri che poi verranno impressi ed integrati in altri livelli di memoria. Questo
fatto riveste grande importanza dal punto di vista della Teoria dell'informazione e soprattutto dal
punto di vista della pedagogia teorica.
E si tratta di una questione su cui stiamo ponendo una certa enfasi perch ci riguarda da vicino,
dato che per definizione ci occupiamo dei problemi dell'apprendimento, dell'elaborazione e
dell'insegnamento. Viene quindi a proposito considerare questo punto secondo il quale non si tratta
solo di ricevere l'informazione, ma anche di operare con i dati ricevuti e quindi di passarli ad altri.
Grazie a questo passaggio, l'informazione torna al soggetto attraverso i circuiti che abbiamo visto.
Nel circuito tra sensi e coordinatore, la memoria funziona come una sorta di connettiva, come un
ponte, compensando, quando occorre, la mancanza di dati sensoriali con l'evocazione o con il
ricordo involontario. Nel sonno profondo, che uno dei casi in cui non c' entrata di dati esterni, al
coordinatore arrivano dati cenestesici combinati a dati di memoria.

89

E chiaro che in questo caso i dati mnemici non sono evocati intenzionalmente. Ma il punto
che in ogni modo il coordinatore svolge un lavoro: ordina i dati, li analizza, esegue operazioni con
la partecipazione della memoria. Dunque anche nello stato di sonno profondo - anzi
particolarmente in esso vengono svolte tutte queste attivit.
Ed la coscienza che le svolge. Infatti, come voi sapete, noi non identifichiamo la coscienza
con la veglia. Per noi essa costituisce qualcosa di pi ampio ed per questo che parliamo di
livelli di coscienza. Allora diciamo che la coscienza, nel suo livello di sonno, si occupa di svolgere
il lavoro meccanico di classificazione e ordinamento dei dati.
Questo ordinamento riguarda la materia prima impressa durante la veglia, cio la memoria
recente. E` per questo che i sogni di una data notte hanno molto a che vedere con le impressioni
ricevute il giorno precedente. E` chiaro che si formano delle lunghe catene associative nelle quali i
dati del giorno si legano a dati precedenti; ma in ogni modo soprattutto la memoria recente che
determina la formazione delle immagini del sogno.
Il coordinatore, come abbiamo detto, pu dirigersi alla memoria mediante l'evocazione. Noi
collochiamo l'evocazione tra i meccanismi di reversibilit; essa esige da parte del coordinatore
un'attivit di ricerca.
La memoria pu commettere un gran numero di errori. Quello pi generale il falso
riconoscimento che si d quando un dato nuovo non viene messo correttamente in relazione con un
dato anteriore. Vediamolo con un esempio: la situazione in cui mi trovo ora estremamente simile
ad un'altra in cui mi sono trovato in passato, ma ho davanti un oggetto che non ho mai visto prima.
Ci nonostante, mi sembra di riconoscere tale oggetto. Si verificato il falso riconoscimento perch
le impressioni sono "situazionali": io ho riconosciuto non l'oggetto ma la situazione ed ho
collocato l'oggetto all'interno di una memoria situazionale. E` per questo che mi sembrato di
riconoscerlo.
A volte succede il contrario. Un oggetto che riconosco suscita una situazione che non ho mai
vissuto ma che mi sembra di aver vissuto. Una variante di questo fenomeno, chiamata ricordo
equivocato o scambiato, consiste nel sostituire un dato, che non appare nella memoria, con un
altro. E` come se quest'ultimo venisse a riempire un vuoto.
Si chiama genericamente amnesia il registro dimpossibilit totale di evocare dati o sequenze
complete di dati. Esistono diversi gradi e quindi diverse classificazioni di questo fenomeno. Per noi
facile comprendere come esistano amnesie che riguardano non solo un determinato oggetto ma
anche altri oggetti associati al primo da legami di contiguit, similitudine o contrasto. Possiamo
anche comprendere come operino amnesie dove la cancellazione coinvolge un'intera situazione e
diversi livelli di memoria. In questo caso, si dimentica non solo ci che successo pochi giorni
prima, per esempio, ma situazioni che sono in rapporto fra loro e che riguardano differenti periodi
della vita.
Quindi l'amnesia, l'oblio, non un fenomeno lineare, non si riferisce ad una frangia temporale
specifica, ma pu selezionare, a volte, una determinata situazione che si ripete in diversi momenti

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della vita. Un'intera frangia di memoria risulta apparentemente cancellata........apparentemente,


perch molto difficile cancellare qualcosa dalla memoria.
In casi come questi, in genere succede che il dato non possa essere evocato perch non si
possiede il registro delle sensazioni corrispondenti alla frangia di memoria a cui esso
appartiene. E questo a sua volta dipende dal fatto che tale frangia ha subito l'influenza di un altro
tipo di sensazioni, in genere di sensazioni dolorose. Le sensazioni dolorose che accompagnano
l'impressione di determinati fenomeni, sono rifiutate da tutta la struttura psichica e quindi tendono
a sparire quando si cerca di evocarle, trascinando con s tutto ci che le accompagna.
Questo fenomeno allora riconducibile ai meccanismi di insorgenza e di rifiuto del dolore
psicologico. Infatti, quando si cerca di evocare il dato, sorge una sensazione dolorosa che potrebbe
compromettere il funzionamento dell'apparato di coordinazione. E` proprio tale sensazione a
produrre una specie di "rimbalzo" che cancella anche il contenuto ad essa associato, nonostante che
questo possa essere pervenuto come dato esterno.
Dunque alla base della scomparsa di un dato, per lo meno nel suo aspetto evocativo, sta il dolore
associato all'impressione in memoria.
Pertanto, tutto ci che accompagnato da dolore ci creer problemi quando cercheremo di
evocarlo. Ma non solo questo: ci creer problemi anche quando cercheremo di evocare gli oggetti
che lo hanno accompagnato nel momento dell'impressione.
In ogni modo, un dato impresso con dolore o viene dimenticato o viene di nuovo evocato. Ma
in questo secondo caso i contenuti laterali ad esso associati risulteranno trasformati. Le impressioni
dolorose sono, per usare un'espressione figurata, impressioni a fuoco. Ma se si riesce ad esaminarle
bene, si potr comprovare che i loro contenuti laterali hanno appunto subito profonde
trasformazioni.
Ogni impressione in memoria si trova associata ad altre contigue. Dunque non esistono ricordi
isolati; il coordinatore che seleziona, isolandoli, i ricordi che gli sono necessari.
Un altro caso di errore quello che si verifica quando ricordi contigui si collocano come se
fossero centrali.
C' anche da dire che sulla condotta possono influire direttamente dati di memoria che non
passano per il coordinatore e che motivano comportamenti inadeguati alla situazione che si sta
vivendo; e questo nonostante che il soggetto possa rendersi conto che la sua condotta risulta
appunto inadeguata.
Dunque appare chiaro che quello della memoria un tema vasto, su cui potremmo parlare a
lungo data anche l'importanza che riveste per noi, soprattutto nel suo aspetto pratico. Ma come
sapete, il nostro interesse un altro; qui stiamo portando avanti una revisione generale di cose gi
dette.

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Andiamo allora avanti, passando ad un altro tema che ci interessa, quello della cosiddetta
coscienza.
Ma prima di entrare nel tema della coscienza facciamo due considerazioni, delle quali una
riguarda la memoria e l'altra questioni generali.
Riferendoci al problema dell'impressione in memoria di dati associati al dolore o al piacere,
ci si pu chiedere: che cosa succede quando un dato sensoriale impresso con piacere ma provoca,
per altre ragioni, per esempio un dolore morale? Questa situazione pu creare problemi. Non
difficile immaginare che alcune persone, a causa della loro formazione morale, possano avere
problemi a causa di certi dati sensoriali di tipo piacevole.
Si tratta di una situazione difficile: ci sono piacere e dolore mescolati insieme. E allora come
verr evocato il registro di piacere fisico che crea problemi di valutazione morale? La cosa pi
probabile che la persona che si trova in questa situazione cerchi di dimenticare per sempre ci
che le successo. Ma anche probabile che insorga una specie di stato ossessivo riguardo al
ricordo piacevole perch questo cercher di farsi strada ad ogni costo e dimporsi alla coscienza
(proprio al contrario del dato doloroso, che invece cercher di sparire ad ogni costo dalla
coscienza). E cos questo pover'uomo si trover a lottare con i registri di piacere che continuamente
sorgono e si impongono alla sua coscienza, cercando di reprimerli. Questo un caso
osservabile in cui presente una contraddizione veramente seria.
La seconda questione, che non tocca solamente il tema della memoria ma anche lo svolgimento
generale dei temi, si riferisce a questo: nella misura in cui andiamo avanti nelle spiegazioni diventa
sempre pi raccomandabile l'atteggiamento di confrontare quanto viene detto con i propri registri.
Si tratta di un atteggiamento molto diverso da quello che assumiamo quando ci occupiamo di altri
temi e la nostra comprensione solo intellettuale. Quando si trattano temi come questi, il miglior
filo conduttore dato dal registro interno delle cose che vengono dette. Comprenderete
facilmente come sia molto diverso archiviare semplicemente delle idee dal registrare coincidenze o non coincidenze - tra i propri stati interni e quanto viene spiegato sugli stati interni in generale.
Quindi il modo di seguire quanto viene detto qui molto diverso da quello usato in altri campi
della conoscenza.
Entriamo ora nel nostro tema.

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COSCIENZA

Per coscienza intendiamo il sistema di coordinamento e di registro di cui dotato lo psichismo


umano. Avrete notato che per designare questo sistema in alcune occasioni abbiamo usato anche
il termine coordinatore ed in altre il termine registratore. Tante designazioni potrebbero
far sorgere il dubbio che si tratti di entit diverse e su questo punto, in effetti, sono circolate
idee primitive come quella, per esempio, secondo la quale esistono molte coscienze. E` bene
allora chiarire la nostra posizione.
Diciamo che si tratta di una stessa entit che compie per diverse funzioni. Una persona pu
venire chiamata "capo" in ufficio, "padre" nella propria casa e "amico" in un altro posto. Lo stesso
vale per l'apparato di coscienza che effettua molte operazioni e svolge funzioni di vario tipo.
Pertanto, se parliamo di coordinatore, ci stiamo riferendo all'operazione che la coscienza compie
in un dato momento, se parliamo di registratore ci stiamo riferendo all'operazione che compie in un
altro. Ma si tratta pur sempre della stessa entit che opera in piani e campi diversi e svolge funzioni
distinte.
Quindi l'uso di molteplici
problema.

designazioni

per la coscienza non deve affatto costituire un

Molto diverso ci che chiamiamo "io". Noi non identifichiamo l'io con la coscienza. Ciascuno
di noi, per, ha la tendenza a credere che la sua coscienza sia il suo io, anche se in realt si tratta di
entit distinte.
Noi diciamo che la coscienza compie varie funzioni e che lo stesso che coordinatore o
registratore. Ma non diciamo che la coscienza sia lo stesso che "io". Succede piuttosto che si
produce una falsa identificazione tra io e coscienza. Meglio ancora diciamo che questa
identificazione corrisponde al registro di una sorta di illusione.
Per fare chiarezza su questo punto dobbiamo prendere in esame i livelli di coscienza, che
abbiamo definito come i diversi ambiti di lavoro della coscienza stessa. A questo punto,
chiamiamo l'io ci che osserva il funzionamento dei meccanismi della coscienza.
Nel livello di veglia io registro le diverse sensazioni ed effettuo numerose altre operazioni. Se
per caso qualcuno mi chiede: "Chi lei? ", risponder: "Io sono ....", aggiungendo un nome o
magari mostrando una carta d'identit o qualcosa del genere. Ho l'impressione che questa entit
"io" registri e osservi le operazioni della coscienza da dentro. In ogni modo possiamo gi stabilire
una prima distinzione tra le operazioni effettuate dalla coscienza e l'entit che le osserva.
Se presto attenzione al modo in cui osservo le cose quando mi trovo nel livello di veglia,
arrivo a rendermi conto che le osservo da dentro, cio dall'interno di me, a partire da me. Se

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osservo invece i miei meccanismi di coscienza, mi rendo conto che essi sono osservati da fuori.
Capite questo punto?
E che cosa succede quando mi trovo in un livello di coscienza pi basso, per esempio quando
mi addormento e sogno? Come vedo me stesso nel sogno? Posso sognare di camminane per la
strada guardando le macchine e la gente che passano. Ma in che modo, a partire da quale punto di
osservazione, vedo me stesso, le macchine, la gente? Forse nel modo in cui vedo voi adesso
mentre sono sveglio? Adesso vi vedo allesterno di me e il mio punto di osservazione all'interno
di me. Vi vedo dunque da dentro. No, nel sogno questo non succede. Nel sogno io vedo me stesso
da fuori.
Dunque, se considero bene il modo in cui osservo le cose nel sogno in questione, risulta che
vedo me stesso che vede le macchine e la gente passare. Ed osservo me stesso da fuori. Riuscite
ad afferrare questo punto?
Affrontiamolo da un'altra angolatura. Prendiamo in esame il modo di funzionare della memoria
antica. Cercate di ricordare ora una scena di quando eravate piccoli. In che modo vedete questa
scena? Forse la vedete da dentro, proprio come fate ora con le cose che vi circondano? O come
facevate allora, quando eravate bambini? No, nella scena ricordata voi vedete voi stessi bambini
che guardano ci che li circonda. Vi vedete da fuori. Se le cose stanno cos, allora dove sta l'io?
L'io percepisce da dentro o da fuori? Sta all'interno o all'esterno del sistema di strutturazione
effettuato dalla coscienza? Si ha l'impressione che in alcuni casi stia all'interno ed in altri all'esterno
di tale sistema.
D'altra parte, se riprendiamo il punto iniziale, vedremo che l'osservatore delle operazioni della
coscienza, in quanto osservatore, separato, distinto, dalle operazioni stesse. E questo accade sia
che le osservi da dentro sia che le osservi da fuori. Quindi in ogni caso l'io non risulta incluso
nelle operazioni della coscienza.
Ma se tutti i miei registri mi portano a separare l'io dalla coscienza, come mai mi succede di
identificare tra loro queste due entit? In effetti, se osservo i registri che ho di ci che chiamo io,
mi accorgo che tutti indicano una separazione dalla coscienza e dai suoi meccanismi.
Dunque anche se prendo in esame solo i registri interni, risulta che non legittimo identificare
l'io con la coscienza.
Come e perch si costituisce l'io? E inoltre: perch commetto l'errore di identificarlo con la
coscienza? Questa illusione costituisce un grosso problema.
Ma per il momento possiamo dire che tutti i registri interni ci indicano che non possibile
identificare l'io con la coscienza perch in tutte le operazioni lo vedo separato da essa.
Ma lasciamo da parte questo tema e ritorniamo allo studio della coscienza. Possiamo dire che
non si considera cosciente alcun fenomeno che non sia registrato n tantomeno alcuna operazione
dello psichismo dalla quale sia assente un lavoro di coordinazione. Qui deve risultare chiaro che

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quando parliamo di registro intendiamo registro effettuato in uno dei possibili livelli di coscienza e
non solo in quello di veglia. Come sapete bene, noi non identifichiamo la coscienza con la veglia:
per noi essa qualcosa di pi amplio.
Di solito si vincola la coscienza alla veglia lasciando fuori tutto il resto. Noi invece abbiamo
sempre polemizzato con quelle correnti di pensiero che sostengono che da un lato c' la coscienza
e dall'altro cose non coscienti, e con quanti parlano di avvenimenti che accadono ma che nessuno
registra, per cui alla fine non si sa di che cosa si stia parlando. Noi associamo la coscienza al
sistema di registro.
Come sapete non siamo neppure d'accordo con quelle altre correnti psicologiche per le quali la
coscienza svolge solo un ruolo passivo, cio riceve e restituisce l'informazione senza fare
nient'altro. Ma chiaro che non pu essere cos.
Passando ai meccanismi fondamendali della coscienza, diciamo che consideriamo tali i
meccanismi di reversibilit. Questi sono le capacit, le facolt, che la coscienza possiede, di
dirigersi, per mezzo dell'attenzione, alle sue fonti dinformazione. Se il meccanismo di reversibilit
diretto verso i sensi, parliamo di appercezione; se diretto verso la memoria, parliamo di
evocazione.
Pu anche esistere l'appercezione nell'evocazione, e questo nel caso in cui si appercepisce un
dato che stato impresso proprio sulla soglia di registrazione. Un esempio ci offerto
dall'impressione subliminare della quale non ci si rende conto nel momento in cui si produce ma
che in seguito pu essere evocata.
Anche sui temi dell'appercezione e dell'evocazione esiste un grosso dibattito tra le varie correnti
psicologiche. Cerchiamo allora di stabilire delle distinzioni precise anche se elementari, per chiarire
questo punto.
Chiamo percezione il semplice registro del dato sensoriale. Sono qui, sorge un rumore e io lo
percepisco. Nonostante che il mio interesse possa poi dirigersi verso la fonte del suono, il dato si
imposto al mio apparato di registro. Chiamo questo percezione. Certo, si tratta di un fenomeno
complesso: il dato stato strutturato e sono intervenuti altri fattori dei quali abbiamo gi parlato.
Chiamo appercezione la ricerca del dato sensoriale. Nient'altro che questo.
Dunque percepisco quando il dato si impone, appercepisco quando vado alla ricerca del dato.
La differenza data dalla capacit di direzione.
Chiamo ricordo ci che arriva alla coscienza dalla memoria e non dai sensi.
Chiamo evocazione l'attivit della coscienza
Semplicemente questo.

volta alla ricerca di dati di memoria.

I casi riguardanti l'appercezione e l'evocazione chiariscono il funzionamento dei meccanismi di


reversibilit della coscienza. I dati non arrivano direttamente agli apparati interessati: la coscienza

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che si pone intenzionalmente alla loro ricerca. Chiamo dunque questi meccanismi, meccanismi di
reversibilit. Possono per darsi altri casi in cui le cose si complicano un poco: un esempio quello
dell'appercezione nell'evocazione, di cui parlavamo prima, nel quale i due meccanismi si trovano,
potremmo dire, come mischiati.
Si tratta del caso in cui il dato stato impresso proprio sulla soglia sensoriale anche se non se ne
avuto, sul momento, coscienza vigilica. Il dato per passato in memoria, per cui in seguito,
grazie ad un'attivit di evocazione, pu saltar fuori e apparire alla coscienza.
Sto per strada, intorno ci sono molte persone; cammino facendo scorrere automaticamente lo
sguardo su di esse. In seguito, ricordando la scena, dico: "Ma mi passato davanti un amico e non
l'ho neppure salutato!" In altre parole: ripenso a quanto mi successo, cio evoco la situazione
vissuta, e nell'evocarla sorge un dato che si era impresso in memoria ma del quale non avevo tenuto
conto nel momento dell'impressione. Quindi tra tutte le sensazioni che mi appaiono, ne seleziono
una, la prendo in esame e mi chiedo: "Ma chi era quel signore che ho visto?" Poi lo riconosco e mi
rammarico di non averlo salutato.
Questo un caso leggermente pi complicato dei precedenti e che illustra una miscela di
operazioni di reversibilit della coscienza.
La capacit di funzionamento dei meccanismi di reversibilit in rapporto diretto con il livello
di lavoro della coscienza. Diciamo in generale che l'attivit dei meccanismi di reversibilit
diminuisce nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa e viceversa.
Questo fatto avr una grande importanza pratica nei lavori a cui ci dedicheremo in seguito.
L'attivit di strutturazione della coscienza ammette un livello minimo, quello tra atto e oggetto,
sulla base del quale funzionano tutti i meccanismi di cui essa dispone. Abbiamo visto come tra
stimoli e registri esista una relazione strutturale. Lo stesso accade tra atti e oggetti di
coscienza, i quali risultano appunto legati dal meccanismo di strutturalit, di intenzionalit della
coscienza.
Gli atti sono sempre alla ricerca di oggetti e questo indipendentemente dalla natura degli oggetti
stessi.
Studiando i sensi e la memoria abbiamo constatato che si trovano sempre in attivit; lo stesso
vale per la coscienza che "lancia" continuamente atti diretti verso oggetti, oggetti che
possono essere di differenti tipi.
Il legame tra atti e oggetti non permanente proprio perch esistono atti alla ricerca del loro
oggetto. E` precisamente questo che d dinamica alla coscienza.
Alcuni antichi pensatori hanno sostenuto che il legame stabile tra atto e oggetto fosse una
caratteristica fondamentale della coscienza e che quindi non ci potesse essere atto senza oggetto
n viceversa.

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Ma se fosse cos, la coscienza incontrerebbe serie difficolt a passare da un oggetto all'altro dato
che proprio nel momento del passaggio l'atto si troverebbe necessariamente senza oggetto, anche
se per un solo attimo, anche se provvisoriamente. La coscienza pu passare da un oggetto all'altro
proprio grazie alla capacit degli atti di lanciarsi alla ricerca degli oggetti. Questo proprio il
contrario di quanto affermavano quegli antichi pensatori.
Dunque gli oggetti di coscienza, siano essi percezioni, ricordi, rappresentazioni, astrazioni, ecc.,
appaiono tutti come oggetti di atti coscienza. Ora posso mettermi a cercare un determinato ricordo:
si tratta di un oggetto di coscienza; oppure una certa percezione: anch'essa un oggetto; posso
effettuare un'astrazione: si tratta ancora di un oggetto; posso immaginare un elefante: anche questo
un oggetto di coscienza. Ma risulta evidente che si tratta di operazioni di natura diversa, mi
chiaro cio che esistono distinti tipi di atti. Comprendete questo punto?
L'intenzionalit della coscienza - questo dirigersi degli atti verso determinati oggetti - sempre
"lanciata" verso il futuro, verso ci che deve ancora apparire.
L'attivit futurizzante degli atti di coscienza, il loro continuo lanciarsi verso il futuro, che
viene registrato come tensione di ricerca, un aspetto molto importante.
Se ora cerco di ricordare qualcosa, vado apparentemente verso cose gi successe, verso il
passato. Ma considerate che se ora mi metto a ricordare ci che successo mezz'ora fa, questo "mi
metto a ricordare" un atto di coscienza diretto verso il futuro. In questo momento non ho ancora
trovato ci che successo mezz'ora fa, ma lo sto cercando. Sicuramente tra poco lo trover. Ecco,
ora finalmente l'ho trovato.
La coscienza si muove inevitabilmente verso il futuro anche quando torna su avvenimenti
passati. Il tempo della coscienza necessariamente futurizzante: persino nel caso del ricordo la
coscienza va verso ci che accadr, verso ci che le si presenter.
E questa dinamica futurista opera anche in quelle persone che vanno sempre verso il passato e vi
rimangono come abbarbicate, fissate, tanto che sembrerebbe che la loro coscienza si sia quasi
cristallizzata.
Certo, quando ricordo, sperimento di nuovo registri di cose passate; ma la mia coscienza, anche
quando si sforza continuamente di recuperare avvenimenti successi molto tempo prima e che non
hanno molto a che vedere con il momento presente, si trova sempre in un'attivit di ricerca, sta
sempre avanzando. E` chiaro che in questo caso la mia vita in generale risulta tutta lanciata verso
il passato, ma nonostante questo i miei atti di coscienza futurizzano sempre, vanno sempre avanti,
in ogni modo. Una situazione come questa pu creare grandi contraddizioni: la struttura della
coscienza tutta lanciata verso il futuro, in una continua attivit di ricerca di oggetti, mentre la
persona, come atteggiamento, tutta lanciata verso il ricordo, verso il passato. S, in casi come
questo possono sorgere grandi contraddizioni proprio a causa della dinamica futurizzante della
coscienza.

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Le operazioni reversibili sono proprie del livello di veglia. C' da precisare, inoltre, che la
struttura dei tempi di coscienza varia in funzione del livello di lavoro della coscienza stessa.
Lo specifico ordine di successione con cui i dati sono stati immagazzinati in veglia - che
l'ordine nel quale potranno poi essere ricordati - non risulta rispettato negli altri livelli di
coscienza.
Io registro il tempo di coscienza per successione di avvenimenti. Se nella mia coscienza non c'
il registro di alcun avvenimento, non posso neppure registrare il trascorrere del tempo.
Il registro del trascorrere del tempo, in quanto successione di avvenimenti, diverso nei diversi
livelli di coscienza. Nei sogni, per esempio, pu accadere che avvenimenti che in veglia si erano
verificati prima di altri, risultino successivi a questi. I sogni organizzano in un modo tutto
particolare i dati della veglia.
Dunque la strutturazione che la coscienza fa del tempo, (anche se in ogni caso sta operando il
futuro), l'ordine secondo il quale pone in successione gli oggetti, varia notevolmente al variare del
livello di lavoro.
Quindi sono due i fattori che dipendono direttamente dal livello di coscienza : i
meccanismi di reversibilit e la strutturazione del tempo. A seconda del livello operante i
meccanismi di reversibilit funzionano con intensit diversa e gli oggetti di coscienza si articolano
secondo tempi distinti. Questi due fattori costituiscono allora elementi molto importanti per
caratterizzare il tipo di strutturazione che la coscienza effettua nei suoi vari livelli di lavoro.
Per concludere questo punto, diciamo che un efficace funzionamento dei meccanismi di
reversibilit ed un efficace ordinamento degli oggetti nei tempi di coscienza, sono caratteristiche
specifiche del livello di veglia.
Possiamo parlare ora di un altro meccanismo o funzione della coscienza e cio dell'attenzione.
In via provvisoria possiamo dire che si tratta di quella capacit o qualit della coscienza che
permette di osservare i fenomeni interni ed esterni.
Quando supera la soglia di percezione, uno stimolo risveglia l'interesse della coscienza e resta in
un campo centrale verso il quale l'attenzione si dirige. In altre parole, l'attenzione mossa da un
interesse, cio da qualcosa che impressiona in qualche modo la coscienza.
Sorge uno stimolo che supera la soglia di percezione: la mia attenzione, non avendo altro di cui
interessarsi, si dirige verso tale stimolo che la sollecita. L'attenzione, cio, risulta sempre guidata da
interessi, che in definitiva sono registri.
Se resta in un campo centrale, l'oggetto viene considerato in maniera piena; in questo caso
l'interesse per gli altri oggetti che lo circondano diminuisce. In altre parole, la mia attenzione
contiene, comprende l'oggetto in questione e solo secondariamente il suo campo si amplia verso gli

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altri. Per l'attenzione si dirige sempre su un oggetto specifico. Chiamo campo di presenza tutto
ci che appare come rilevante, primario, alla mia attenzione.
Invece tutto ci che non risulta legato strettamente all'oggetto in presenza si stempera, diventa
sfumato, per l'attenzione: come se essa perdesse interesse per gli oggetti che circondano quello
verso cui si dirige. Questo disinteresse e` graduale: aumenta nella misura in cui gli oggetti risultano
meno legati a quello centrale. E` come se questi si disponessero in cerchi concentrici via via pi
sfumati intorno al campo d'interesse. Chiamo campo di compresenza il campo in cui sono collocati
gli oggetti che accompagnano quello in presenza. Il campo di compresenza, con le sue gradazioni,
in rapporto diretto con la memoria anche se sembra dipendere strettamente dalla coscienza.
Vediamo meglio questo punto. Davanti a me ci sono vari oggetti e io fisso l'attenzione su uno
di essi. Tale oggetto diventa allora il pi importante per me anche se gli altri non scompaiono del
tutto. Questo fatto in rapporto diretto con l'attenzione e la percezione. Quando in seguito evoco
questa scena, l'oggetto su cui ho fissato l'attenzione si colloca nel mio campo di presenza. Per
posso evocare e porre nel campo di presenza anche gli oggetti che al momento della percezione
erano secondari. Potete sperimentare questo fenomeno?
Quindi nell'evocazione posso spostare nel campo di presenza ci che era in compresenza e
viceversa; posso invertire i ruoli dei due campi, facendo diventare primario ci che nella
percezione era secondario. E questo possibile perch ho registrato non solo l'oggetto presente ma
anche quelli compresenti.
Nella memoria il meccanismo della compresenza compie una funzione molto importante
perch permette di legare ad un oggetto che viene percepito una certa quantit di altri oggetti
non presenti nel momento della percezione ma impressi precedentemente. E` grazie allo stabilirsi
di un tale legame che posso dire: "Questa cosa somiglia a quell'altra." Oppure: "Questa
diversa da quella." O anche: "Questa in rapporto con quella." Posso stabilire relazioni di questo
tipo perch durante la percezione di un fenomeno si svolge tutto un lavoro di memoria e sono
compresentemente disponibili numerosi dati relativi al fenomeno stesso. I meccanismi della
presenza e della compresenza permettono di strutturare i fenomeni nuovi anche se giunti per via
percettiva.
Senza la pressione esercitata dai dati compresenti, non sarebbe possibile strutturare i dati
nuovi.
Dunque possiamo dire in termini semplici che quando c' attenzione ci sono oggetti che
appaiono come centrali o presenti ed altri che appaiono alla periferia o compresenti. Il
meccanismo della presenza e della compresenza attenzionale funziona con oggetti sia esterni che
interni.
Se faccio attenzione ad un oggetto, il suo aspetto presente si fa evidente mentre quello non
evidente opera in modo compresente. Dell'oggetto che sto ora guardando presente solo ci che
riesco a percepire, il resto rimane coperto. Ma ci che rimane coperto agisce in modo compresente.
Io non credo che l'oggetto che ho davanti sia costituito solo da linee o piani (che sono ci che sto

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percependo); mi rendo conto che si tratta di un corpo. Ma questa consapevolezza va oltre ci che
percepisco: qui intervengono dati compresenti.
Quindi, ogni volta che percepisco un oggetto, in pi percepisco altre cose ad esso legate. Si
tratta di un intervento della coscienza sulla percezione. In altre parole strutturo sempre pi di
quanto effettivamente percepisco. Ma questo pu portarmi a conclusioni che non sempre sono
corrette.
Certo, questa operazione di inferenza che sorpassa l'oggetto pu essere d'aiuto, ma evidente
che comporta anche alcuni problemi. Ci che percepisco di un oggetto costituisce il registro che
ho di esso; ma se dall'oggetto deduco tutta una serie di cose che non sto affatto registrando, questo
mi pu portare tanto alla certezza che all'errore.
I dati che la coscienza elabora su un oggetto sono sempre pi numerosi di quelli che l'oggetto
stesso le fornisce. La coscienza oltrepassa l'oggetto percepito.
Il meccanismo della presenza e della compresenza opera anche tra livelli di coscienza. In veglia,
per esempio, possono esserci insogni in compresenza e nei sogni possono essere compresenti
fenomeni tipici della veglia. Chi non ha avuto, sognando, la sensazione di essere sveglio o di
sapere di star dormendo? Si tratta di esperienze abbastanza comuni. Ma a che cosa sono dovute?
Sono dovute alla compresenza, all'attivit simultanea, di due diversi livelli di coscienza. Di questo
tipo di funzionamento certe volte si ha registro, certe altre non se ne ha.
Ma non inusuale rendersi conto, mentre si in piena veglia, che sono all'opera anche altri
livelli. Certo, questo non dovuto al fatto che si stia sperimentando il registro dell'apparato dei
livelli di coscienza, perch tale apparato non esiste. Si tratta di livelli di lavoro della coscienza,
il che ben diverso. Ci si rende conto che stanno funzionando compresentemente altri livelli
perch si registrano alcuni loro contenuti caratteristici. Quando nella veglia affiorano contenuti
propri di altri livelli, si prende coscienza della pressione che essi sono capaci di esercitare: la veglia
viene come coperta da uno stato che non corrisponde affatto al mondo della percezione, viene
invasa da oggetti che non hanno niente a che vedere con quelli che si percepiscono normalmente
durante il giorno.
Questa invasione della veglia da parte di oggetti e di stati interni ci mette appunto in presenza
del lavoro simultaneo, compresente, di altri livelli di coscienza.
Presenza e compresenza configurano ci che noi chiamiamo l'immagine del mondo di una
persona. Certo, mentre cammina per strada o si dedica alle proprie cose, una persona non pensa a
quale immagine del mondo possiede. Semplicemente fa le cose che deve fare. Per.... Vediamo. In
quest'epoca la gente suppone che la terra abbia una forma approssimativamente sferica....
suppone questo e molte altre cose. E conta su tutto un insieme di presupposti mentre svolge le
proprie attivit. Certo, mentre mangio gli spaghetti, poco importa che la terra sia sferica o meno,
ma in ogni caso esiste sempre un campo di compresenza che opera intorno al mio campo
attenzionale, che esercita una pressione e in qualche modo determina le mie attivit. Questo
pi difficile da percepire. Ma non certo impossibile rendersi conto di una quantit di presupposti

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(chiaramente non del tipo della sfericit della terra) su cui ci si basa in tutte le attivit che si
svolgono.
In questo campo si hanno spesso delle sorprese, visto che le inferenze e i presupposti che
operano in compresenza possono anche non avere molta relazione con i fatti realmente successi. A
volte si fermamente convinti che una certa cosa debba assolutamente succedere, si conta in
modo assoluto sul verificarsi di un dato fatto. Quando per risulta chiaro che quel fatto non
succeder, ci si sorprende molto e si pu addirittura provare la sensazione che tutto il mondo che si
era costruito cada a pezzi. Ma questo accade perch in compresenza hanno operato dati che non
erano stati percepiti.
Bene, andando avanti, diciamo che nella coscienza, che risulta possedere propriet tanto
singolari, esistono anche meccanismi astrattivi e meccanismi associativi.
Anche la capacit di astrazione della coscienza maggiore nel livello di veglia. Questo dunque
un altro meccanismo che funziona pi attivamente in veglia che nei livelli pi bassi. Gli altri, come
abbiamo visto, sono: la reversibilit, l'attenzione, la capacit di ordinare gli avvenimenti nel tempo.
Man mano che il livello di coscienza si abbassa, si possono fare sempre meno astrazioni: se si ha
sonno difficile fare operazioni matematiche e quando si dorme, praticamente impossibile.
Mi direte che ci sono dei casi eccezionali in cui questo avviene. E evidente che ci sono, ci sono
sempre: si sa che un certo signore faceva calcoli matematici mentre dormiva. S, d'accordo,
succede anche questo, per noi parliamo di ci che succede generalmente e normalmente.
Quindi possiamo dire che la capacit di astrazione della coscienza aumenta nel livello di veglia e
diminuisce negli altri.
Al contrario, la capacit di associazione aumenta nella misura in cui il livello di coscienza si
abbassa. Questo compensa, a favore del sonno, il funzionamento di tutti gli altri meccanismi
della coscienza il cui andamento segue, come abbiamo visto, la direzione opposta. Nei livelli bassi
le associazioni sono molto pi frequenti e la logica secondo cui si danno del tutto straordinaria,
completamente diversa da quella che verrebbe usata in veglia. Comunque, in veglia operano sia i
meccanismi astrattivi che quelli associativi. Alla base del livello di veglia c' il meccanismo
dell'associazione. E` chiaro per che, nella misura in cui la veglia si sviluppa, le attivit astrattive
aumentano e competono con quelle associative, cercando di scalzarle.
Come conseguenza delle prime si sviluppa l'ideazione, o come dice comunemente la gente, le
idee; come conseguenza delle seconde, ci che la gente chiama immaginazione. La gente dice
che immagina delle cose e considera quanto immagina ben diverso da ci che chiama idee. Noi
usiamo gli stessi termini che si usano nel linguaggio comune. In questo modo sar pi facile
intenderci.
L'ideazione consiste nella formulazione di astrazioni che possiamo anche denominare concetti.
Questo punto non deve preoccuparci pi di tanto. Viene effettuata l'astrazione "albero" anche se
risulta che esistono alberi molto diversi, e questo determina anche il sorgere di varie

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classificazioni degli alberi. In generale si parla di categorie, di classi, di generi, ecc. Tutto ci non
ci interessa molto. Basta che sappiamo questo: l c' un oggetto per sedersi e accanto ad esso ce n'
un altro, diverso, che pure serve per sedersi. Chiamo sedia tutti gli oggetti, anche molto
differenti, che hanno questa funzione.
E` chiaro che l'astrazione "sedia" non esiste in nessun luogo: esiste questa sedia con la sua
forma, il suo colore e le sue altre caratteristiche; esiste quell'altra sedia l, e cosi` via. Il concetto di
sedia costruito dal meccanismo astrattivo della coscienza fondamentalmente nel livello di veglia.
Quanto pi piena la veglia tanto pi comune il fenomeno dell'astrazione.
Dunque le astrazioni sono in rapporto con la funzione degli oggetti. Non si tratta di una cosa
difficile: tutti questi oggetti diversi compiono la stessa funzione? E a cosa servono? A sedersi.
Bene, allora sono sedie. Niente di pi. Questo processo viene eseguito in veglia e non durante il
sonno. Il sonno carica gli oggetti di significati del tutto nuovi: la sedia non e` pi solo un oggetto
per sedersi ma pu diventare una cosa completamente diversa e strana. Nel sogno tutto diventa pi
complicato.
Insomma, il tema dei meccanismi astrattivi e associativi non difficile. La veglia si occupa di
classificare ed ordinare; usando un'espressione figurata, potremmo dire che in veglia i
meccanismi astrattivi sono ben oliati. Nel sogno invece questo non accade, anzi vale il contrario:
tutto risulta mischiato, le cose non si capiscono bene ma sono - ed questa la cosa pi
importante - soprattutto suggestive.
Passiamo a parlare ora della funzione della coscienza che invece attiva i meccanismi associativi,
e cio dell'immaginazione. Possiamo distinguere tra un'immaginazione per cos dire spontanea, cio
semplicemente associativa, ed un'immaginazione guidata, diretta, che alcuni, con grande
esagerazione, sono arrivati a chiamare immaginazione creatrice. Associare a caso,
disordinatamente, molto diverso dall'organizzare la produzione immaginaria secondo uno
schema, un inquadramento, cos come fa uno scrittore serio che la divide in capitoli, le d un
impianto narrativo, ecc. In casi come questo si parla di immaginazione diretta proprio perch alle
operazioni dell'immaginazione viene impressa una direzione. Questa consiste appunto in un
ordinamento dei dati immaginari.
Gli artisti lavorano frequentemente nel livello di dormiveglia (o addirittura di sonno, in molti
casi) nel quale i meccanismi associativi funzionano pi attivamente. A volte la creazione artistica
pu essere aiutata da stimoli di diverso tipo, ma in ogni caso i sogni o gli "insogni" che appaiono
vengono ordinati. Nella produzione artistica sempre presente un ordine: dopo aver terminato un
quadro non si continua a dipingere sulle pareti o sul soffitto. Certo alcuni lo fanno, ma in generale
un quadro viene dipinto fino ai margini della tela e non oltre. Tali margini danno necessariamente
un inquadramento, un ordine all'immaginazione pittorica.
Dunque, abbiamo stabilito una distinzione (anche se non molto marcata) tra immaginazione
diretta e immaginazione semplicemente associativa. Se non capite questa distinzione, fate la
seguente prova per osservare il funzionamento dei vostri meccanismi immaginativi. Immaginate di
uscire da questa sala, di salire per delle scale dipinte di bianco, di arrivare alla strada dove

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troverete una temperatura diversa da quella che c' qui. Tutto questo potete immaginarlo nell'ordine
in cui io l'ho detto: si tratta allora di immaginazione diretta. Se invece lasciate libera
l'immaginazione, ben presto la scala si trasformer in un'altra cosa, la differenza di temperatura
richiamer chi sa quale ricordo e cos via. Il meccanismo associativo scatta con facilit. In realt
pi difficile dirigere l'immaginazione che lasciarla libera. Certo, ci sono persone che, al contrario,
hanno difficolt a lasciar libera l'immaginazione, ma questo un altro tema.
E` chiaro allora che esistono importanti differenze tra le operazioni astrattive e quelle
immaginative. Mentre le prime ordinano il mondo dei dati, le seconde si manifestano nel gioco
delle associazioni. Queste si danno per similitudine, contiguit e contrasto.
Quando le immagini si associano per similitudine, l'uguale si lega con l'uguale, il simile con il
simile: il "rosso" con il "sangue", per esempio. Certo si tratta di un modo curioso di stabilire una
connessione, eppure funziona cos.
"Ponte-fiume" invece un'associazione per contiguit. Certo il ponte diverso dal fiume, ma in
ogni caso si tratta di due cose che normalmente si trovano vicine. Penso al ponte e subito penso al
fiume. Penso al fiume e.... forse non penso al ponte. Bene, in ogni modo il meccanismo risulta
chiaro.
"Bianco-nero", "alto-basso" sono associazioni per contrasto. Qui non c' molto da discutere, il
meccanismo di associazione immediato.
Dunque, abbiamo individuato due tipi di immaginazione, la divagatoria e la plastica o diretta
(quando si usa la parola "plastica" sorgono sempre dei problemi, per cui preferiamo l'altro
termine). La prima caratterizzata dall'associazione libera, senza guida. Le immagini si
liberano da sole e si impongono alla coscienza. Questo avviene soprattutto nei sogni e negli
"insogni" o divagazioni. L'immaginazione diretta presenta invece una qualche libert operativa per
la coscienza nel suo livello di veglia, ammette una direzione all'interno del piano
d'inventiva, cio del progetto di dar forma a qualcosa di ancora inesistente. E` evidente che
quando decide di scrivere un libro su un determinato argomento, un autore lascia libera la sua
immaginazione, ma lo fa all'interno del piano di lavoro che si era proposto.
A seconda che gli impulsi arrivati alla coscienza siano elaborati dall'uno o dall'altro dei due
meccanismi - l'astrattivo e l'associativo - si avranno traduzioni diverse che verranno formalizzate in
rappresentazioni diverse.
Normalmente le operazioni astrattive hanno poco a che vedere con le immagini. Al contrario le
immagini costituiscono la base delle operazioni associative. Il fenomeno dell'immagine ci sta
portando verso temi che sono della massima importanza.

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FUNZIONI DELL'IMMAGINE

Ieri, parlando dell'immagine, dicevamo di non essere affatto d'accordo con quei vecchi
ricercatori che la consideravano - nel caso della rappresentazione, per esempio- una specie di
percezione degradata, di cattiva qualit.
A noi sembra invece che l'immagine compia numerose funzioni e che una delle pi importanti
sia quella di portare impulsi all'apparato di risposta. Pertanto, quando sorge un'immagine tende
anche a partire una risposta. Questa invece non necessariamente si attiva quando sorge
un'astrazione.
Che sto facendo allora quando immagino qualcosa? Sto convogliando un impulso verso
l'apparato di risposta. Ma come avviene tutto questo? Per capirlo, osservate nel vostro stesso corpo
quel singolare fenomeno che abbiamo chiamato "tonicit muscolare".
Immaginate un oggetto, quindi collocatelo prima alla vostra destra e poi alla vostra sinistra.
Curioso, ma nel primo caso il vostro corpo tende ad orientarsi verso destra, nel secondo verso
sinistra. Questo non costituisce certo una sorpresa per voi dato che in passato avete effettuato
numerose prove per studiare proprio questo fenomeno della tonicit muscolare. E chiaro che la
mano si muove pi facilmente nella direzione dell'oggetto pensato e pi difficilmente nella
direzione opposta. Dunque l'immagine predispone il centro motorio a funzionare in una direzione
specifica.
Consideriamo ora globalmente il meccanismo di funzionamento degli stimoli (che abbiamo
studiato ieri), dell'immagine e della tonicit muscolare. Ne deriveranno conseguenze assai curiose.
Vediamolo con un esempio.
Una persona si trova nella propria casa e sente fame (si tratta di un stimolo interno piuttosto
chiaro, non vero?). Sentendo fame, cosa fa ? Va ad aprire il frigorifero. Ma che significa questo?
Si pu dire ingenuamente che si tratta della risposta ad uno stimolo. Sembra tutto facile: stimolo =
fame e risposta = andare ad aprire il frigorifero. Ma le cose sono davvero cos semplici? E perch
mai la persona non va al bagno quando ha fame? In che modo riuscita ad andare davanti al
frigorifero e non piuttosto al bagno? E sicuramente successo qualcosa di molto veloce che la
persona non riuscita a visualizzare ma la cui azione risultata determinante.
Vediamo adesso che cosa succede quando non c' il frigorifero. La persona di prima sta in
mezzo al Sahara ed ha fame. Che cosa le succede in questo caso? Le appare l'immagine del
frigorifero. Qui, per eliminazione dell'oggetto, si vede chiaramente la funzione dell'immagine.
Ora stiamo usando un metodo che adoperiamo frequentemente: quando non comprendiamo una
funzione, togliamo l'oggetto e la funzione risalter da sola. Nell'esempio di prima risulta chiaro
come di fronte ad uno stimolo sorga un'immagine che prepara il tono muscolare e infine muove il
corpo in una direzione precisa. E` estremamente importante capire questa funzione dell'immagine, e
lo sar soprattutto per quando in seguito affronteremo i lavori di Operativa.

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Quando diciamo che l'immagine porta cariche psicologiche a livelli fisici diciamo una cosa di
grande rilevanza. La nostra posizione risulta allora ben lontana da quella dei vecchi ricercatori di
cui parlavamo che consideravano l'immagine una sorta di percezione degradata. Analizziamo
dunque questa importante funzione di spostamento di cariche.
Tutti sanno che i globuli rossi, quando arrivano ai polmoni trascinati dalla corrente sanguigna,
si caricano di ossigeno che poi rilasciano nei tessuti; in questi, si caricano di sostanze tossiche che
poi rilasciano nei polmoni dove di nuovo si caricano di ossigeno e cos via. In una maniera del
tutto simile l'immagine funziona come connettiva, come collegamento del lavoro psichico: prende
cariche psichiche in un punto e le trasporta in un altro; poi, dopo averle rilasciate, torna a prenderne
delle altre per portarle in un nuovo punto e cos via. In breve, effettua un lavoro di spostamento (per
chiamarlo in qualche modo) di sostanze psichiche.
Gli impulsi che l'immagine sposta possono essere tensioni, irritazioni, dati di percezione o di
memoria. Questi impulsi si traducono in unimmagine, che una volta apparsa, si "lancia" sui centri
di risposta.
A quel punto, i centri si attivano e lo fanno o per difendere il corpo, provocando la fuga da ci
che provoca dolore, o per avvicinarsi alle cose piacevoli. Dunque proprio grazie all'immagine che
i registri del piacere e del dolore possono manifestarsi nelle attivit del corpo.
Lo stesso vale per le attivit della mente. In questo caso, le immagini compiono la funzione di
scaricare tensioni dolorose attraverso la rappresentazione o quella di evocare temi piacevoli che
servono anch'essi all'economia dello psichismo.
Le immagini, nello svolgere il loro compito di trasferire energia psichica, cercano in tutti i
modi di aprirsi la strada verso i centri di risposta. E` logico che in questo tentativo trovino
delle resistenze. Certe immagini si impongono in modo ossessivo proprio perch non riescono a
farsi strada. Una delle funzioni della nostra Operativa giustamente quella di permettere ad
un'immagine bloccata di aprirsi il cammino e di manifestarsi nel centro che le corrisponde.
Studiando il sistema di Operativa comprenderemo come un'immagine possa avere una funzione
catartica o come, trasformandola in parole, il soggetto riesca ad aprire il cammino ad un'immagine
bloccata. Ma oltre alla funzione catartica (cio allo spostamento della carica psichica che
l'immagine porta con s) ne troveremo anche una "trasferenziale", che appare quando l'immagine si
distacca dal campo di impulsi che l'aveva motivata. Ma questo un tema che tratteremo al
momento opportuno.
Dunque, da quanto abbiamo detto sulla funzione e sui meccanismi della coscienza, appare
chiaro che l'immaginazione compie un ruolo molto importante. Abbiamo visto infatti che essa
produce, grazie alla sua specifica attivit di associazione, delle immagini unite da un legame di
contiguit, di similitudine o di opposizione. Ma non solo questo: abbiamo anche visto come
l'immaginazione possa essere diretta in qualche modo e come possa` compiere, attraverso le

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immagini, l'importante funzione di spostare le cariche psichiche da un punto all'altro, cercando il


passaggio che le permetta di farlo.
A questo punto credo che abbiamo riesaminato, anche se in modo sommario, quanto abbiamo
detto in altre occasioni su questo meccanismo della coscienza.
Allora, per concludere, possiamo riassumere cos il tema della coscienza in generale:
abbiamo osservato che esiste un meccanismo attenzionale il quale si dirige su un oggetto specifico
(l'oggetto presente) che per sempre circondato da altri oggetti compresenti. Abbiamo anche
detto che il livello fondamentale dell'attivit strutturatrice della coscienza quello tra atto e
oggetto; che gli atti cercano sempre degli oggetti e che la coscienza costantemente proiettata
verso il futuro. Abbiamo poi visto come l'attivit della coscienza sia strettamente legata ai livelli di
lavoro. Cos i meccanismi di reversibilit funzionano tanto pi intensamente quanto pi alto risulta
essere tale livello. Lo stesso vale per i meccanismi astrattivi. Al contrario il funzionamento dei
meccanismi associativi e divagatori - i meccanismi dell'immagine - aumenta nella misura in cui il
livello di lavoro scende. Infine ci siamo dedicati ad approfondire il tema dell'immagine e della sua
funzione.
Ma prima di concludere, consideriamo che alle spiegazioni date su quest'ultimo tema si potr
rivolgere la seguente obiezione: com possibile che le immagini non mobilizzino il corpo nel
livello di sonno nel quale risultano essere tanto potenti? Per tonicit muscolare dovrebbero
muoverlo di pi che nella veglia. In effetti, se abbiamo detto che le immagini diventano pi
numerose nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa e che la loro funzione quella di
porre in attivit il corpo, ne deriva che questo dovrebbe muoversi pi nel sonno che nella veglia.
Certo, vero che nel sonno alcuni si muovono molto, ma normalmente risulta che il corpo non si
muove seguendo le immagini oniriche. E questo perch in azione un meccanismo di blocco che
pu essere adeguatamente studiato da un punto di vista fisiologico. Si tratta di un meccanismo che
interrompe la connessione tra le immagini e i centri quando il livello di coscienza si abbassa.
Allora, anche se sorgono, le immagini non possono far passare la loro carica ai centri e quindi il
corpo non si muove.
Questo meccanismo esiste e pu essere studiato e descritto senza difficolt. Ma la sua esistenza
non invalida l'affermazione generale che le immagini preparano la risposta dei centri.
Con ci terminiamo questo punto. Domani ci occuperemo in primo luogo dei livelli di lavoro e
delle illusioni della coscienza, quindi rivedremo il modo in cui risulta integrato il circuito totale
formato dai diversi apparati (sensi-memoria-coscienza-centri-di-risposta-livelli-di-lavoro). In
questo modo termineremo il tema dell'apparato di coscienza. Pi avanti ci occuperemo rapidamente
degli impulsi, di che cosa sono e di che cosa producono. Cos in due o tre giorni la nostra revisione
generale risulter completa.

106

NONO GIORNO
COSCIENZA (continuazione), SPAZIO DI RAPPRESENTAZIONE

Ieri abbiamo parlato della struttura generale della coscienza e di alcune sue funzioni.
Abbiamo osservato come tali funzioni - o meccanismi - siano complesse e come esista un
sistema che trasforma in immagini gli impulsi che giungono alla coscienza. Le immagini
costituiscono quindi degli insiemi di impulsi che la coscienza invia ai centri per attivare delle
risposte.
Ma tutto questo e` possibile perch le immagini si danno in uno spazio di rappresentazione, in
una sorta di schermo mentale. Qui torniamo a ripetere che quando parliamo di immagini non ci
riferiamo soltanto a quelle visive. Ciascun senso produce il proprio tipo di immagini. E` grazie
a questo che si possono rappresentare fenomeni olfattivi, gustativi, auditivi, ecc.
In modo particolare nel nostro sistema culturale e per il nostro tipo di educazione, le diverse
immagini prodotte dalla struttura della coscienza vengono normalmente associate al fenomeno
visivo. Ciononostante possiamo osservare in noi stessi la capacit di rappresentare odori o di
ricordare voci, indipendentemente dalla rappresentazione visiva.
Questo vero in linea di principio. Ma se osservate con maggiore accuratezza quello che
succede quando si ricorda una musica o un odore, vi renderete conto che tali ricordi si manifestano
in ogni caso all'interno di uno spazio di rappresentazione mentale anche quando non se ne
visualizza la fonte produttrice. In altre parole, se si fa bene attenzione, ci si accorge che una
musica, per esempio, anche se ricordata semplicemente come tale e cio senza essere associata
all'immagine visiva degli oggetti che l'hanno prodotta, appare necessariamente in qualche punto
dello spazio di rappresentazione. E` chiaro, inoltre, che si pu distinguere (in quanto a
collocazione spaziale) il suono che arriva dal di fuori dal suono che si ricorda o si immagina. Il
suono rappresentato infatti si trova "dentro" ( e il "dentro" sta gi individuando uno spazio di
rappresentazione); ma oltre a questo, esso risulta anche collocato in qualche luogo. Questo luogo
non necessariamente si vede, ma si sperimenta e si sente.
Considerate ora questo caso. Vi trovate ad un concerto, davanti a voi c' l'orchestra. Chiudete gli
occhi facendo molta attenzione agli strumenti: ne ascoltate uno a sinistra, poi uno a destra. Se nello
stesso tempo fate attenzione agli occhi, osserverete che essi si muovono verso sinistra quando
ascoltate un suono che viene da sinistra e verso destra quando ne ascoltate uno che viene da tale
direzione. Dunque, non soltanto seguite la musica con l'udito, ma seguite anche le fonti produttrici
dei suoni con il movimento degli occhi.
Da ci voi deducete non solo l'esistenza di un altro caso di tonicit muscolare, ma anche il
fatto che gli occhi seguono la fonte produttrice di un fenomeno anche non visivo quando

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l'attenzione posta su di esso. Cos, anche se non ha niente a che vedere con la musica, l'occhio
segue nello spazio gli stimoli che arrivano all'udito. E` facile registrare tutto questo.
Ma c' di pi. Di un suono si dice che alto oppure che basso; e questo perch l'occhio tende
a muoversi verso l'alto se i suoni si fanno pi acuti e verso il basso se si fanno pi gravi, come si
pu comprovare osservando contemporaneamente il registro dei suoni e quello del movimento
degli occhi.
Apparentemente la vista e l'udito non hanno molto in comune. Tuttavia, siccome tutti i sensi
producono una propria rappresentazione e questa si d in uno spazio mentale, questo spazio di per
s produce una connessione con l'occhio. A sua volta, tale spazio non altro che l'insieme delle
rappresentazioni interne del sistema cenestesico. Dunque lo spazio mentale una specie di
schermo che riproduce gli impulsi della cenestesia.
Quindi qualunque fenomeno di percezione - si tratti di un suono, di un odore, di un fenomeno
visivo, ecc. - che arriva all'apparato di coordinazione va a manifestarsi in qualche punto dello
schermo di rappresentazione.
C' anche da dire che questo schermo non possiede solo due dimensioni, ma anche profondit e
quindi volume. Le immagini si producono in uno spazio di rappresentazione che legato pi
strettamente alla vista che agli altri sensi. Allora, quando un'immagine, per esempio unimmagine
auditiva, appare, lo fa in qualche punto dello spazio di rappresentazione.
Dunque un suono sar rappresentato in qualche punto di tale schermo. Se ora ricordiamo
l'orchestra che suonava - ora non la stiamo ascoltando - ricordiamo sia la musica che lo spazio da
cui provenivano i diversi suoni. E questo possibile perch ci si basa (tra le altre cose) sul registro
del movimento degli occhi che durante l'ascolto dell'orchestra cercavano la fonte produttrice dei
suoni.
Abbiamo appena detto che lo schermo di rappresentazione - questa conformazione spaziale
dettata dai registri interni, perch registrato grazie agli impulsi interni - possiede anche volume.
Infatti, dire che si ricordano dei suoni che provenivano da davanti e da lontano, significa collocare
tali suoni ad una certa profondit - o spessore - dello schermo di rappresentazione. E se
immaginiamo qualcuno che parla dietro di noi senza vederlo, ne immaginiamo la voce ad una certa
profondit dello spazio di rappresentazione.
Lo stesso vale naturalmente quando immaginiamo qualcuno che parla dall'alto: anche in questo
caso collochiamo la sua voce in un determinato punto di quello spazio.
Dunque se lo spazio di rappresentazione tridimensionale ogni fenomeno (anche tattile,
olfattivo ecc.) si colloca in una posizione che individuata non solo dall'altezza e dalla larghezza
ma anche dalla profondit. Ed e` proprio la dimensione della profondit che permette di decidere
se un fenomeno partito dal mondo esterno o da quello interno: questa distinzione si basa sul
grado di profondit dello spazio di rappresentazione al quale il fenomeno collocato.

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Dunque esiste tutto un sistema di gradazioni dello spazio di rappresentazione che permette di
collocare i fenomeni in base alle fonti dalle quali provengono e inoltre di distinguere i mondi
propri della cenestesia da quelli propri dei sensi esterni.
Ed anche grazie allo spazio di rappresentazione che un sistema di impulsi, quando arriva alla
coscienza dove si traduce in un'immagine che pronta ad agire su un centro di risposta, scatta in
qualche frangia dello spazio di rappresentazione e ad una certa profondit di esso.
Se la rappresentazione si colloca nel livello di profondit dei fenomeni cenestesici, logico che
le immagini, che danno origine ad una risposta, agiscano in livelli cenestesici.
Se invece le immagini scattano nei gradi di profondit propri delle attivit esterne, allora
attiveranno i centri di risposta che vi si trovano collocati. Dunque lo spazio di rappresentazione non
piano ma possiede anche la dimensione della profondit; e questo dovuto al fatto che gli impulsi
partono da diversi punti del corpo; viceversa, se si collocano le immagini in tali punti si attivano i
centri ad essi corrispondenti. Tutto ci pu essere registrato.
Non c' dubbio che possono esistere molti errori di collocazione dell'immagine nei diversi livelli
dello spazio di rappresentazione. Se cosi`, pu risultare importante poter spostare un'immagine
mal collocata nel punto dello spazio di rappresentazione ad essa adeguato.
Bene. Dunque lo spazio mentale in cui avvengono fenomeni di diversa natura - fenomeni di
rappresentazione di ogni tipo e non soltanto visivi - importante perch permette di collocare gli
stimoli in frange diverse; ma non solo questo: esso permette anche di collocare le immagini di
risposta in frange distinte.
C' anche da dire che lo spazio di rappresentazione assume caratteristiche diverse a seconda del
livello di coscienza che in attivit. Ieri osservavamo che se le immagini dei sogni sono pi
intense - o almeno vengono percepite con maggiore intensit - di quelle della veglia, anche le
risposte corporee dovrebbero essere, per il fenomeno della tonicit muscolare, pi intense. Ma in
realt questo non succede. Si sogna con forti immagini ma il corpo non si muove come in veglia.
Allora come sosteniamo le nostre affermazioni sulla capacit delle immagini di attivare i centri di
risposta? Ieri dicevamo che per questo fenomeno esistono delle spiegazioni fisiologiche
abbastanza semplici: nel momento in cui si passa da un livello di coscienza ad un altro entrano in
funzione dei punti di sconnesione tra le immagini e i centri. Ma se ci riferiamo solo ai registri
psicologici che sono in definitiva gli unici che ci interessano, possiamo tornare a chiederci: perch
durante il sogno il corpo non si muove nonostante che le immagini siano tanto potenti?
Quando in veglia rappresentate un fenomeno oppure quando un fenomeno del mondo esterno
sorge nel vostro spazio mentale, la sua collocazione in tale spazio risulta diversa da quella che
assume un'immagine che sorge nel livello di sonno. Osservate che quando in sogno vedete voi
stessi, la vostra immagine si trova collocata in qualche punto dello spazio di rappresentazione;
quando invece in veglia ricordate un fenomeno qualsiasi, voi stessi apparite come ci che contiene
lo spazio di rappresentazione all'interno del quale collocate il fenomeno ricordato.

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Quando includete lo spazio di rappresentazione, quando ne siete come il contenitore ed il


fenomeno appare all'interno di tale spazio, le conseguenze che ne derivano allorch l'immagine
viene tradotta in movimento, saranno diverse da quando voi stessi siete inclusi - anche se
logicamente ne siete il contenente - nello spazio di rappresentazione. Cogliete la differenza?
Il secondo dei due casi si verifica nei sogni. Ma se vedete voi stessi all'interno dello spazio di
rappresentazione, che cosa attivate, che cosa mobilizzate nei sogni? Appunto la vostra immagine.
Ma
questo caso molto diverso dal primo in cui includete semplicemente lo spazio di
rappresentazione e vedete un fenomeno incluso in tale spazio senza per vedere la vostra
immagine.
Pertanto, oltre alle spiegazioni fisiologiche relative alla sconnessione che si produce quando il
livello di coscienza scende, esistono anche dei registri psicologici che permettono di comprendere
che nei sogni si paralizza la capacit delle immagini di muovere il corpo, perch la
rappresentazione che il soggetto ha di se stesso esterna, esterna rispetto all'osservazione che egli
effettua. Questo registro diverso da quello che il soggetto sperimenta quando, nel proprio
schermo mentale, fa scattare delle immagini che modulano l'attivit dei centri di risposta.
La cosa non molto complessa ma lasciamola a questo punto. Per noi sufficiente aver
osservato che esiste uno spazio di rappresentazione in cui si collocano i fenomeni relativi a tutti i
sensi e non soltanto le visualizzazioni.
Sar anche importante ricordare che quando parliamo di immagini parliamo di rappresentazioni
che corrispondono a tutti i sensi e non solo all'occhio. Ma queste immagini, pur corrispondendo a
tutti i sensi, si danno in uno spazio di rappresentazione che costituisce, in qualche modo, una sorta
di registro visivo.
Considerate che i ciechi dalla nascita, per esempio, non hanno rappresentazioni visive, ma, come
loro stessi dicono, ricordano molto bene i fenomeni uditivi, gustativi ecc., e per far questo non
hanno bisogno di immagini visive. Ma in ogni caso le rappresentazioni corrispondenti ai vari sensi
gli appaiono all'interno di un registro spaziale ed in qualche punto particolare di questo.
Certo, il fatto che le rappresentazioni si diano in uno spazio interno deve avere conseguenze
importanti. Lo stesso si pu dire del fatto che determinate immagini che dovrebbero collocarsi in
tale spazio, sembrino provenire - in modo allucinatorio - dai sensi esterni. Certo che questo fatto
deve avere la sua importanza. Se infatti abbiamo detto che le immagini possiedono una dinamica
particolare grazie alla quale fanno scattare le attivit dei centri di risposta, allora, quando alcune
immagini appaiono fisse in un determinato livello della rappresentazione, di certo le risposte
cercheranno di partire dai punti corrispondenti a quel livello. Per l'attivazione di quei centri pu
avvenire con una carica adeguata o inadeguata oppure il problema pu essere proprio quello di
attivarli.
Bene, ora terminiamo velocemente le osservazioni sulla funzione strutturatrice della coscienza
considerando gli errori che essa commette.

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A seconda del meccanismo che elabora gli impulsi arrivati alla coscienza (astrazione,
classificazione, divagazione, immaginazione diretta) si avranno traduzioni diverse che
conformeranno molteplici rappresentazioni.
Se il fenomeno ha preso la via astrattiva la rappresentazione sar di un certo tipo; se ha preso la
via associativa, sar di un tipo diverso. E anche le caratteristiche del treno di immagini che
apparir saranno diverse a seconda della via presa dall'impulso.
In quanto agli errori, possiamo fare una distinzione molto generale tra quelli propri della
coscienza e quelli che derivano dai rapporti di funzionamento tra la coscienza da un lato e i sensi o
la memoria dall'altro. Chiamiamo genericamente disfunzioni questi ultimi.
Dunque deve risultare chiaro che quando parliamo degli errori propri della coscienza intendiamo
un fenomeno diverso da quello delle disfunzioni tra apparati.
L'allucinazione non una disfunzione ma un errore tipico del coordinatore. Essa si verifica
quando nella coscienza appaiono rappresentazioni che, pur non essendo arrivate per la via dei
sensi, sono percepite come appartenenti al mondo esterno alla coscienza e sperimentate come
situazioni reali, dotate di tutte le caratteristiche della percezione sensoriale.
In questo senso, sono allucinatori tutti i fenomeni che si verificano nei livelli di sonno e di
dormiveglia attivo, dato il tipo di rappresentazione nello spazio mentale che ne abbiamo ed il modo
in cui li registriamo: ci sembra infatti che siano esterni a noi, separati da noi che li osserviamo.
Le allucinazioni sono configurazioni che la coscienza produce sulla base di dati di memoria. In
veglia possono apparire in momenti di grande fatica, in caso di mancanza di stimoli, durante certe
malattie o in situazione di pericolo di morte.
Esse sono particolarmente frequenti nei casi di debilitazione fisica e di coscienza emozionata che tratteremo pi avanti - nei quali il coordinatore perde la facolt di spostarsi nel tempo e nello
spazio.
Come disfunzione del rapporto tra coscienza e sensi possiamo citare l'incapacit di mettere in
relazione dati che provengono da vie sensoriali diverse e l'attribuzione di una provenienza errata ad
un dato: un dato pervenuto attraverso una certa via ma la coscienza gli attribuisce una
provenienza diversa.
Le disfunzioni del rapporto tra coscienza e memoria si registrano come blocchi o dimenticanze
di vario tipo.
Passiamo ora a parlare dei livelli di coscienza. Abbiamo detto che il circuito di coscienza
assume forme di lavoro diverse che dipendono dai livelli di sonno, dormiveglia, veglia e altri
possibili. Abbiamo anche stabilito una distinzione tra livelli e stati di coscienza.

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Parlare di diversi livelli di coscienza significa parlare di diversi tipi di operazioni e del registro
che si ha di esse. E` proprio grazie a questo registro che si possono distinguere i livelli. Di questi
infatti non si pu avere registro se operano senza contenuti. E attraverso i loro contenuti che si ha
registro dei livelli.
Lo stesso vale (tornando al tema precedente) per lo spazio di rappresentazione del quale si ha
sensazione solo grazie ai registri oggettuali, alle rappresentazioni.
In termini generali possiamo dire che molto difficile parlare di apparati dello psichismo se non
ci si basa fu fenomeni registrabili.
Dunque si ha registro delle attivit dei livelli e non dei livelli in s.
Come prima cosa, si pu affermare che i diversi livelli di coscienza compiono la funzione di
compensare la massa di informazioni. In altre parole i livelli organizzano risposte che sono sia
strutturatrici che compensatrici.
Dunque un fenomeno, quando cade nel campo di un livello di coscienza, tende ad essere
immediatamente strutturato, messo in relazione con altri fenomeni.
Ma l'altra caratteristica importante che quando uno stimolo arriva ad un qualunque livello di
coscienza, a partire da questo viene immediatamente prodotta una risposta compensatrice: il
circuito stimolo-risposta sempre in attivit.
Per poter ristabilire il livello energetico precedente allo stimolo, le risposte compensatrici
operano con una carica pari a quella che ha prodotto lo squilibrio. E` chiaro comunque che il nuovo
equilibrio sar necessariamente instabile, dato che appena prodottosi tende a scomparire per
l'irruzione di un nuovo fenomeno.
Pu anche succedere che resti dell'energia libera in un determinato livello di coscienza. In
questo caso la cosa pi probabile che tale energia venga applicata ad un determinato oggetto di
rappresentazione. La carica che questo viene cos a possedere risulta allora maggiore, per cui
maggiore risulter anche l'effetto di risposta.
Il fatto che gli oggetti della rappresentazione possano avere cariche diverse costituisce un tema
di cui ci interesseremo in seguito.
Nel livello di sonno profondo l'attivit dei sensi esterni si trova al minimo. Non esiste altra
informazione sull'ambiente esterno oltre a quella che supera la soglia posta dal sonno stesso. E
invece predominante l'attivit del senso cenestesico che apporta impulsi i quali sono tradotti e
trasformati dal funzionamento dei meccanismi associativi. In questo modo sorgono le immagini
oniriche, le immagini del sogno.
La caratteristica principale di queste immagini il loro grande potere suggestivo: hanno una
grande capacit ipnotica, suggestionano con forza il soggetto. Inoltre, sia il tempo psicologico che

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lo spazio risultano modificati rispetto alla veglia e una non-concordanza (sempre rispetto alla
veglia) tra i due elementi nella strutturazione atto-oggetto appare di frequente. Si cerca un oggetto
e ne appare un altro che non ha niente a che vedere con il primo, ovvero l'atto di ricerca di un
oggetto risulta completato in modo piuttosto strano. Analogamente, i climi emotivi e le situazioni
si rendono indipendenti gli uni dagli altri. Dunque, nel sonno gli oggetti che completano gli atti di
coscienza non sono gli stessi che in veglia; inoltre le cariche che accompagnano le
rappresentazioni risultano indipendenti dagli oggetti a cui sono normalmente legati in veglia.
E` anche caratteristica del livello di sonno la scomparsa dei meccanismi critici e autocritici. Il
loro funzionamento tende invece ad aumentare, come abbiamo gi visto, nella misura in cui il
livello di coscienza sale.
Per il grande potere suggestivo ed ipnotico delle immagini, poi tipico che si creda fermamente
nei fenomeni che appaiono nel sogno. Il soggetto che sogna ha la sensazione che ci che gli
appare sia completamente vero. In effetti, il tempo e lo spazio si sono modificati e cos pure i
riferimenti forniti dagli oggetti e la forma con cui la coscienza struttura: allora l'oggetto appare in
tutta la sua pienezza e con tutto il suo potere suggestivo.
Anche un oggetto che non esiste da nessuna parte, n in cielo n in terra, quando agisce in
questo livello impressiona fortemente la coscienza. E questo perch essa risulta bloccata e i suoi
meccanismi di reversibilit e di paragone sono praticamente scomparsi; l'oggetto l'unico ad
occupare il campo e non pu essere paragonato con nessun altro perch non ci sono riferimenti.
L'oggetto inoltre possiede una carica potente e questa impressiona vivamente la coscienza.
L'inerzia dei livelli, cio la tendenza che questi hanno a mantenersi, e l'ambito in cui i fenomeni
si collocano fanno s che il passaggio da un livello all'altro avvenga a poco a poco, senza salti ma
con continuit.
Infatti l'entrata al sonno e l'uscita da esso comportano il passaggio per il dormiveglia. Il
passaggio diretto dalla veglia al sonno o viceversa senza un registro minimo di un transito
attraverso dei livelli intermedi, costituisce un caso abbastanza straordinario.
Quando si salta direttamente dal sonno profondo alla veglia, per esempio, si rimane alterati
perch la veglia subisce l'effetto dinerzia del livello precedente - il dormiveglia - nonostante ci sia
stata l'irruzione di nuovi contenuti.
Nel passaggio normale dal sonno alla veglia si manifesta un effetto dinerzia che indica la
presenza di un processo, di uno sviluppo delle operazioni mentali e non di un salto.
Il livello di dormiveglia precede la veglia. In questo livello, i sensi esterni cominciano ad inviare
informazioni alla coscienza, informazioni che non verr per completamente strutturata a causa
dell'interferenza dovuta alle divagazioni e alla presenza - forte - di sensazioni interne.
I contenuti del sogno che ancora continuano ad apparire cominciano a perdere il loro potere
suggestivo grazie a una sorta di percezione semi-vigilica che offre nuovi parametri, nuovi

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riferimenti. Certo, la suggestivit delle immagini continua ad esistere soprattutto nel caso di alcune
immagini molto vivide che chiamiamo ipnagogiche o ipnogene, cio che possiedono qualcosa di
ipnotico. Queste continuano ad agire anche se il livello di coscienza cambiato.
D'altra parte, il sistema abituale di divagazioni - che pu indebolirsi in veglia e sparire nel sonno
- ricompare. Quindi questo il livello in cui il nucleo d'insogno e gli insogni secondari (o almeno i
loro climi e le loro tensioni fondamentali) sono pi facilmente registrabili.
Questo non significa che tali fenomeni interni appartengano solo a questa frangia. In realt
questa la frangia pi adeguata, quella che offre il miglior terreno, per cos dire, perch si
esprimano. E non implica neppure che essi non possano spostarsi in un altro livello, per esempio la
veglia, che viene cos a trovarsi in uno stato particolare proprio per la loro presenza.
Certo, quando questo succede, il livello di coscienza in cui il soggetto si trova continua ad
essere la veglia e le operazioni che egli svolge sono operazioni vigiliche; ma la presenza di potenti
contenuti provenienti dal dormiveglia e tipici di questo, pongono il suo livello di veglia in uno
stato particolare.
Come sapete, quando parliamo di stati interni non intendiamo i livelli di coscienza; ci riferiamo
invece a degli stati speciali indotti da fenomeni, da esperienze interne, che trasmettono persino ai
livelli di coscienza le loro caratteristiche, il loro "colore" particolare.
Bene. Il modo di "insognare" proprio del dormiveglia si trasferisce per inerzia alla veglia e
fornisce la materia prima delle divagazioni anche se in queste appaiono elementi propri della
percezione vigilica.
Quando si passa da un livello di coscienza all'altro, anche lo spazio di rappresentazione si
modifica. Lo stesso vale per la collocazione che il soggetto assume in tale spazio, cio per la
collocazione dell'immagine di s.
Nel dormiveglia il coordinatore pu gi svolgere alcune operazioni. Ma si tratta, come abbiamo
detto, di un livello estremamente instabile e pertanto squilibrabile e alterabile con facilit.
Nel dormiveglia troviamo gli stati che possiamo chiamare attivo e passivo.
Il dormiveglia passivo offre un facile passaggio al sonno e corrisponde ad un sistema di
distensione interna. Con un immagine figurata potremmo dire che come se in questo stato il
soggetto si lasciasse andare, si lasciasse cadere. Quando un soggetto ha forti registri di tensioni
interne e quindi difficolt a lasciarsi andare, il dormiveglia passivo non esiste.
A questo punto c' da dire che persino questi registri del passaggio da un livello di coscienza a
un altro possono venire trasformati e poi addirittura tradotti in razionalizzazioni. In giro potete
trovare numerose persone che hanno serie difficolt a sperimentare il dormiveglia passivo. Queste
difficolt, che costituiscono una sommatoria di impulsi che arrivano alla coscienza, vengono in
seguito non solo tradotte in un'immagine allegorica ma persino razionalizzati in questo modo:

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"Non posso lasciarmi andare ad un altro livello di coscienza se non capisco ci che mi succede". O
in quest'altro : "Non posso risolvere i problemi che appaiono negli altri livelli di coscienza se non
lo faccio in veglia".
Capite a quale tipo di traduzioni sono dovute affermazioni come queste? Una persona non parla
cos quando gli duole un dente. Non pensa alla natura o alla struttura chimica del dente, non ci
pensa affatto. Il suo problema quello di farselo togliere o di farselo curare perch costituisce una
fonte di dolore.
Allora, quando una persona che soffre per la presenza di una fonte continua di dolore, tira fuori
la storia che prima di tutto deve comprendere tale dolore in veglia, noi sospettiamo che essa
possieda un sistema di tensioni che le impediscono di lasciarsi andare.
Vedremo l'importanza di questo punto quando lavoreremo in Operativa.
Ma torniamo al nostro tema. Parlavamo degli stati di dormiveglia attivo e passivo. Il primo
offre un facile passaggio al sonno; il secondo lo offre alla veglia. Ma si tratta di due diversi
momenti di un unico processo.
Lo stato di dormiveglia attivo costituisce un'importante fonte di fenomeni speciali che
studieremo al momento opportuno.
A questo punto conveniente fare un'altra distinzione. Esiste un dormiveglia attivo per
alterazione ed un altro - caldo e attento - che risulta di grande interesse. Il dormiveglia alterato
costituisce la base delle tensioni e dei climi - di cui parleremo tra poco - che con forza ed insistenza
possono arrivare alla veglia e produrvi rumore, modificando cos la condotta e rendendola
inadeguata alla situazione ambientale. La ricerca dei climi e delle tensioni che interferiscono nella
veglia deve essere fatta nel dormiveglia attivo alterato; quella delle capacit speciali nel
dormiveglia attivo attento o di allerta.
Dire che tutta la somma delle tensioni e dei climi si pone in evidenza in questo stato del
dormiveglia significa evidentemente parlare di uno stato estremamente alterato. Chiunque abbia
lavorato in Operativa sa che essa risulta efficace, cio provoca uno spostamento di cariche
psichiche, se il soggetto attiva il livello di dormiveglia e si pone in una specie di alterazione, cio
nello stato che stiamo descrivendo.
La situazione diversa quando il soggetto, in dormiveglia, sta semplicemente divagando e a
poco a poco si addormenta. Questo non succede quando si lavora correttamente in Operativa: al
contrario si produce una riattivazione ed una forte manifestazione delle tensioni e dei climi. E
indubbio dunque che si tratta di uno stato alterato.
I distinti stati - attivi e passivi - sono dati dal tono o intensit energetica propri di ciascun
livello. I toni danno il grado d'intensit che i climi emotivi o le tensioni possono avere.

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Veglia. In veglia i sensi esterni apportano una maggiore quantit di informazioni, regolano per
inibizione l'attivit dei sensi interni e mettono il coordinatore in grado di orientare il lavoro dello
psichismo verso il mondo esterno per compensare gli stimoli che da esso provengono.
In veglia funzionano i meccanismi di astrazione e quelli di critica e di autocritica che giungono
ad un alto grado di manifestazione nei compiti di coordinazione e di registro. I meccanismi di
reversibilit, che nei livelli precedenti lavoravano al minimo, possono ora funzionare intensamente.
L'ampia gamma delle loro operazioni permette al coordinatore di equilibrare tra loro l'ambiente
esterno e quello interno.
Nella misura in cui i punti di riferimento diventano pi numerosi, la suggestione esercitata dai
contenuti infravigilici diminuisce. Questo per non succede quando i contenuti provengono dai
livelli precedenti, perch essi si piazzano con forza nel campo vigilico ed assumono il carattere di
immagini immobili. In questo caso infatti i riferimenti vengono persi e le immagini possono
esercitare tutta la loro forza ipnotica sui meccanismi normali della veglia.
La veglia ammette uno stato attivo ed uno passivo. A sua volta la veglia attiva pu avere sia un
tono attento, dove il controllo dell'appercezione massimo, sia un tono alterato.
Anche la veglia passiva pu essere attenta o alterata. In quest'ultimo caso compare la
divagazione silenziosa con gli "insogni" pi o meno fissi. E` approssimativamente questo lo
stato di mentazione ordinaria, quello in cui ci troviamo nella vita di tutti i giorni. Quando
smettiamo di agire nel mondo e rimaniamo quieti, di solito ci collochiamo mentalmente proprio in
questo stato di divagazione silenziosa, di veglia in certo modo passiva.
Tra i livelli di coscienza si stabiliscono numerosi tipi di rapporto. Quando due livelli entrano
in relazione, in entrambi si producono delle alterazioni. Non possibile che un livello agisca su
di un altro, che tra i due ci sia un passaggio di cariche, senza che il primo sia influenzato da questa
azione. Ogni livello che agisce su di un altro subisce a sua volta una modificazione.
Possiamo menzionare per lo meno quattro fattori che incidono sul rapporto tra i livelli.
Chiamiamo il primo "inerzia"; il secondo "perturbazione" - o se preferite, "rumore" -; il terzo,
"rimbalzo"; il quarto, "trascinamento".
Parliamo un poco dell'inerzia. Ciascun livello di coscienza cerca di mantenersi in attivit fino al
termine del suo ciclo. (Come ricorderete, a suo tempo abbiamo detto che il funzionamento dei
livelli ha in genere un andamento ciclico). Cos la veglia cerca di mantenersi come tale per un
periodo di tempo pi o meno adeguato che quello in cui il soggetto svolge le sue attivit
quotidiane. Ma con l'aumento dell'intossicazione interna, che viene sperimentata come fatica, il
ciclo della veglia a poco a poco declina. Tuttavia essa non scompare di colpo ma tende a mantenersi
per inerzia.
Questo fenomeno d'inerzia fa s che il passaggio da un livello all'altro sia graduale; cos la veglia
declina nella misura in cui si manifesta il sonno.

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I casi che verranno riportati qui di seguito sono una conseguenza di questo fenomeno
strutturale d'inerzia, grazie al quale ciascun livello tende a mantenere e ad ampliare il proprio tipo
caratteristico di strutturazione.
Vediamo ora il caso del rumore o perturbazione. La continuazione, per inerzia, dell'attivit di un
livello appare come rumore di fondo nel livello seguente. Cosi`, quando ci si sveglia, le operazioni
del dormiveglia che si mantengono per inerzia, appaiono come rumore di fondo nel nuovo livello di
coscienza. Comprendete questo fenomeno? Il livello precedente risulta come incluso, per inerzia,
nel seguente anche se ormai ci si trova in veglia.
Ma mi sembra di capire che questa descrizione non vi convince troppo. Voi preferite le
spiegazioni di tipo fisiologico. Ma dovreste considerare che esse, nel giro di cinque anni, saranno
completamente diverse. Invece il registro interno questo. Ed stato sperimentato da molta gente
prima di noi e continuer ad esserlo per molto tempo ancora mentre le spiegazioni di tipo
fisiologico cambieranno.
Dunque, per il fenomeno dell'inerzia, l'attivit del livello precedente appare come rumore di
fondo nel livello successivo. E cos che contenuti infravigilici irrompono ed interferiscono nel
lavoro di veglia. Il rumore di fondo pu essere costituito da climi emotivi, da tensioni o da
contenuti che non corrispondono all'attivit del coordinatore in un momento dato.
Si dice che la gente in buona salute si alza sempre di malumore. E un modo di dire. Ma
considerate che il malumore non dipende solo dallo stato della persona, dal fatto cio che non
completamente sveglia, attenta, ma da tutto un insieme di climi e tensioni che provengono dai
precedenti stadi di attivit della mente.
Passiamo all'effetto rimbalzo. Questo fenomeno sorge come risposta da parte di un livello nel
quale si erano introdotti contenuti di un altro livello, contenuti che avevano superato le difese poste
dall'inerzia o che erano soltanto arrivati a toccare tali difese. Pu cio succedere che un contenuto,
spostandosi dal suo, arrivi ad un altro livello del quale incontra le difese. Quando tocca il nuovo
livello, il contenuto rimbalza, ritornando al campo che gli proprio. Questo ritorno viene registrato.
Soprattutto in Operativa risulter chiaro come funziona l'effetto rimbalzo: i contenuti propri
del livello invaso appariranno pi tardi nel livello a partire dal quale si prodotta l'introduzione di
contenuti.
Parliamo ora del trascinamento. A volte i contenuti, i climi o i toni propri di un livello si
trasferiscono, per trascinamento, in altro livello dove permangono. Non il precedente livello di
coscienza a permanere ma ci che in esso era stato visualizzato. Questo materiale viene come
trascinato nel nuovo livello. Quando ci svegliamo alterati, pur trovandoci in piena veglia,
continuiamo a mantenere per parecchio tempo le immagini del sogno precedente (o il clima dei
fatti avvenuti nel sogno) che sono passate per trascinamento dal sonno alla veglia. Tutti abbiamo
sperimentato registri di questo tipo.

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Questo fenomeno acquista maggiore rilevanza quando si tratta di climi, tensioni o contenuti
fissati nello psichismo che si "trascinano" per lungo tempo e si presentano nei diversi livelli di
coscienza. Questo caso non riguarda il trascinamento di un livello all'interno di un altro, come
nell'esempio che abbiamo usato prima, ma il tascinamento di un contenuto fissato che appare in
diversi livelli. E che pu apparirvi persino con immagini differenti, ma accompagnate - se questo
avviene - da un clima caratteristico che sempre lo stesso.
In questo caso stiamo parlando di trascinamento in senso molto generico, non in senso stretto. Il
vero trascinamento si da quando i contenuti di un livello si trascinano in un altro dove
permangono, per inerzia, per un certo tempo.
Questi tre fattori - rumore, rimbalzo e trascinamento - per l'importanza che hanno nel processo
di adattamento e in quello di integrazione dei contenuti nello psichismo, dovrebbero essere trattati
in modo speciale. Qui non possiamo farlo perch stiamo rivedendo cose gi dette. Tuttavia
dovremo riparlarne quando ci occuperemo del tema dell'Operativa.
In tema di livelli di coscienza, opportuno considerare un'altra questione, quella che riguarda
i toni, i climi, le tensioni e i contenuti mentali.
Chiamiamo tono l'intensit energetica: le operazioni possono essere effettuate in un qualunque
livello con maggiore o minore intensit, con un tono pi o meno alto. Mentre si effettua una
determinata operazione intellettuale, si pu riconoscere con che tono, con che intensit, essa viene
svolta. E` chiaro che ci si pu rendere conto di questa specie di "volume" che caratterizza le diverse
operazioni. Vi sono "vissuti", esperienze dello psichismo, che, a seconda del tono predominante,
possono manifestarsi con maggiore o minore intensit. In certe occasioni, il tono pu risultare
alterato e trasformarsi in un fattore di rumore. Quando una determinata attivit ha un "volume"
eccessivo, si crea una sproporzione nel contesto di tutte le altre attivit, che diventa appunto un
fattore di rumore.
I climi sono stati sempre chiamati, per lo meno nella lingua che qui usiamo, stati d'animo.
Quando si parla di uno stato d'animo buono, di uno stato d'animo cattivo, quando si dice che una
persona ha sempre un certo stato d'animo, si sta parlando di ci che noi intendiamo per climi.
Sicuramente avete gi un'immagine di che cosa sia uno stato d'animo. Bene, a quest'immagine
date ora il nome di clima. Si tratta di un semplice cambiamento di termini, non certo un problema.
A causa della loro variabilit, i climi appaiono in modo intermittente e possono coprire la
coscienza per un certo tempo, "tingendone", per cos dire, tutte le attivit.
Dobbiamo distinguere i climi, gli stati d'animo che possiedono una forte carica emotiva, dalle
operazioni emotive che accompagnano l'intero funzionamento dello psichismo. Una cosa il gusto
che posso avere per un determinato oggetto: vedo l'oggetto, mi piace o non mi piace. L'oggetto
costituisce per me un riferimento emotivo. Qualunque operazione che svolgo possiede una carica
affettiva. Anche effettuare delle operazioni matematiche, tanto per fare un esempio, implica una
carica affettiva: mi piace o non mi piace farle, o le faccio perch necessario, e cos via. In

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generale, tutto quello che faccio, per astratto o concreto che sia, sempre mosso, attivato,
dall'emotivit. Non questo ci che chiamiamo clima. Il clima altra cosa.
Chiamiamo clima lo "sfondo" emotivo che in grado di far assumere le sue proprie
caratteristiche a qualunque oggetto che cada nel suo campo. Se lo stato d'animo, lo sfondo emotivo
per esempio di disgusto totale, qualunque oggetto che cade in tale campo prende le caratteristiche
del disgusto totale. E` facile verificarlo.
Diversa dal clima la variazione emotiva che sperimento di fronte ai diversi oggetti. Anche
questo fatto registrabile. Vediamo se riuscite a trovare nella vostra coscienza degli oggetti nei
confronti dei quali non avete una qualche relazione affettiva. Esiste sempre una relazione affettiva
con gli oggetti di coscienza. Ma questo fenomeno diverso dallo stato d'animo, dal clima di fondo.
In alcune occasioni i climi corrispondono alle operazioni che si stanno effettuando. E` chiaro
che se una persona si trova in una situazione opprimente e dolorosa, il fatto che il suo stato d'animo
corrisponda a tale situazione non risulta in alcun modo irrazionale. La struttura di quella coscienza
si sta proteggendo, si sta difendendo dal fenomeno doloroso. E` chiaro quindi che in questo caso
qualunque fenomeno appaia si trasformi in doloroso.
E` anche probabile che, trovandosi in una situazione dolorosa, certi soggetti si sforzino di
compensarla. Ma a volte pu succedere che il clima, lo sfondo emotivo (per esempio) doloroso non
si riferisca alla data situazione che il soggetto vive ma che si mantenga fisso: ecco che il soggetto
cambia la propria situazione ma nonostante questo il clima doloroso continua ad accompagnarlo.
I climi possono fissarsi nello psichismo e perturbarne l'intera struttura; vengono cos impedite la
mobilit e la facilit di spostamento verso altri climi pi adeguati. I climi fissati circolano da un
livello all'altro: possono passare dalla veglia al sonno, permanere in questo e poi tornare di nuovo
alla veglia e cos via per molto tempo, togliendo libert operativa al coordinatore.
Diverso invece il clima "situazionale", legato cio ad una determinata circostanza, che appare
in occasioni speciali per lo psichismo e che, quando irrompe, intorpidisce le risposte rendendole
meno adeguate alla situazione data.
Le tensioni, in cambio, hanno una radice per cos dire pi fisica, pi corporale. Naturalmente
tutto corporale, per le tensioni vengono registrate direttamente nella muscolatura, ci danno la
sensazione immediata del movimento del corpo.
I climi sono pi diffusi, pi vegetali per cos dire. Al contrario, le tensioni si registrano in certe
zone del corpo.
Il vincolo tra le tensioni e lo psichismo non sempre diretto dato che il relax muscolare non
necessariamente accompagnato dal relax mentale: la coscienza pu continuare a sperimentare
tensione ed alterazione anche quando il corpo riuscito a rilassarsi.

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Questo fatto riveste una certa importanza qualora si considerino i sistemi di scarica delle
tensioni. Normalmente la gente crede che la distensione mentale si produca per il solo fatto che si
prodotta una scarica fisica. Ma a volte le cose non vanno affatto cos. Anzi a volte si manifesta una
curiosa contraddizione in un soggetto che sperimenta un'effettiva scarica di tensioni fisiche ma la
cui mente continua ad essere tesa. Questo un punto da considerare che varrebbe la pena di
approfondire un po .
Voi stessi dovreste avere dei registri di questo tipo per alcune delle vostre attivit di scarica. Il
corpo riuscito a rilassarsi ma la mente continua a rimanere tesa. Ma se anche la mente corporea,
che cos' che rimane teso? Non saranno certo i muscoli esterni, sar qualche altra cosa.
La differenza tra tensioni fisiche e psichiche ci permetter in seguito di fare delle distinzioni
operative pi precise ed importanti. Ma possiamo dire in generale, all'interno del linguaggio
psicologico, che le tensioni psichiche sono vincolate ad aspettative eccessive che portano lo
psichismo alla ricerca o all'attesa di qualcosa e che presentano uno "sfondo" di tipo possessivo.
Questo termine "possessivo" non ha qui una carica morale ma in rapporto con delle attivit che
producono tensione.
Quindi, quando parliamo di possesso psicologico e dei problemi da esso creati, escludiamo,
ripeto, ogni riferimento morale. Ci riferiamo piuttosto alla sua concomitanza fisica, cio alla
tensione suscitata da esso o, al contrario, alla distensione prodotta dall'atto di dare. Nonostante sia
vero che se si capaci di dare dieci si sicuri di ricevere cento, spesso esistono difficolt mentali a
dare, esistono difficolt ad aprirsi, a lasciare andare. Cos .
Dunque le tensioni psichiche sono vincolate ad aspettative eccessive che portano lo psichismo
alla ricerca, all'attesa di un qualcosa, e ad un senso interno di possesso.
I contenuti mentali appaiono come oggetti della coscienza. Sono delle specie di forme che la
coscienza organizza per rispondere al mondo. Non considerate questo termine "forme" in modo
astratto, pensate piuttosto a delle strutturazioni specifiche dei contenuti. Infatti, anche quando
parlate di forme vuote, state rappresentando e, per il fatto di rappresentare, state dando materia
immaginaria a tali forme.
Quindi, quando si parla di forme, non separatele dalla rappresentazione, pensate piuttosto che
esse sono delle particolari caratteristiche possedute da certe strutturazioni. Forme cubiche, lineari,
profonde....come vi pare, ma tutte operano con materia di rappresentazione e per di pi in uno
spazio di rappresentazione. Se effettuate questa separazione e trasformate le forme in entit non
rappresentabili e che non sono collocate in uno spazio di rappresentazione, di esse non potrete
avere registro, per cui diventeranno qualcosa di rarefatto, di inafferrabile, per cos dire.
Esistono certe corrispondenze tra le forme di organizzare i contenuti di coscienza. Se si stanno
effettuando delle operazioni matematiche, la rappresentazione numerica sar quella opportuna. Una
figura allegorica nel bel mezzo di operazioni matematiche risulta un po strana. Una simile forma di
rappresentazione provocher "rumore" in un sistema di rappresentazione basato su segni.

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I fattori di rumore, oltre ad intorpidire il lavoro, costituiscono dei focolai di distrazione:


disorientano lo psichismo, gli sottraggono parte dell'energia dedicata allo svolgimento delle sue
operazioni.
Quando agiscono nel loro livello di formazione, i contenuti di coscienza rivestono un significato
importante per il coordinatore. Questo vero anche quando si tratta di errori come quello citato
dell'apparizione di una allegoria invece del risultato di un'operazione matematica. (Immaginate, per
esempio, di stare lavorando ad un computer: state sommando, o estraendo una radice quadrata, ed
invece di apparire un numero appare una faccia di leone. Certo, una simile allegoria potrebbe anche
avere il valore di un segno, ma in genere crea problemi). Dunque i contenuti di coscienza, mentre
agiscono nel loro livello di formazione possiedono un significato importante anche se si tratta di
errori. Anche questi compiono una funzione nello psichismo ed per questo che esistono.
E` importante comprendere la funzione degli errori; non conveniente invece reprimerli. Infatti,
se li reprimiamo, non saremo in grado di capire perch esistono e non potremo neppure utilizzare
la carica che possiedono. Dunque ogni errore dello psichismo compie una funzione.
Pu darsi che un errore non sia stato tale in un momento precedente ma che continui a
manifestarsi in situazioni nuove, in cui non risulta pi adeguato, per un fenomeno d'inerzia.
Ecco un soggetto che compie un gesto di difesa per proteggere la propria struttura. Qui si tratta
di un atto adeguato. Ma passa il tempo e lui continua a rimanere chiuso nel suo gesto di difesa. A
questo punto sorge il problema, a questo punto cominciamo a considerare quel comportamento un
errore dato che si mantiene per inerzia al di fuori della situazione che lo aveva motivato.
Chi sa, forse quel tipo di comportamento non neppure un errore, per, se lo si osserva da un
punto di vista relazionale, pu essere considerato come una mancanza di corretto adeguamento a
proposte nuove. Il sistema psichico troppo perfetto per commettere degli errori tanto elementari.
Questa macchina tanto perfetta non commette errori cos banali, succede piuttosto che in essa
possono sorgere dei problemi proprio a causa della sua delicatezza quando viene trattata male,
quando sottoposta a forzature. Non la macchina a funzionare male, il punto che non risulta
equipaggiata per resistere a pressioni eccessive.
Quindi il tema degli errori dello psichismo di cui parliamo molto spesso, deve essere affrontato
anch'esso con delicatezza. Non bisogna mai cercare di distruggere gli errori ma di adeguare il
sistema di risposte alle situazioni nuove.
Esiste una "operativa", cio un sistema di pratiche, che ha come scopo fondamentale quello di
eliminare le tensioni che alterano la veglia attraverso scariche non parziali ma complete, regolate
dal centro collettore e distributore di energia. Con queste pratiche, si possono far diminuire i
contenuti e le tensioni ad essi legati, che perturbano la veglia.
Risultano di grande utilit anche i registri precisi degli stati calmi della veglia, in base ai quali si
pu cercare di normalizzare di nuovo la veglia stessa. La ricerca di questi registri di calma interna
non strettamente un tema di "operativa", ma pu risultare interessante lavorarci un po sopra.

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La formulazione che noi presentiamo di questi temi non terapeutica. A noi non interessa la
terapia, non affatto il nostro campo di lavoro. Noi supponiamo che tra di noi non ci siano pi
persone malate. Diamo questo fatto per scontato. Quindi non ci preoccupiamo della terapia. A noi
interessa soprattutto l'energia libera che rimane a nostra disposizione dopo che certi climi fissati
sono stati "sciolti", liberati. Vi renderete perfettamente conto che in questa fase del nostro lavoro
non possiamo pi preoccuparci dei problemi personali che richiedono una terapia. Ci interessa
invece riassorbire il plus energetico che sicuramente rimasto fissato a determinati climi. Questo ci
importa e non le operazioni che fanno i guaritori di quest'epoca in cui viviamo. A noi interessa che
i climi perdano la loro fissit e che diminuisca la perturbazione che essi introducono nella veglia.
In sintesi, i quattro tipi di esperienze interne che abbiamo menzionato costituiscono dei fattori
favorevoli se risultano adeguati alle operazioni del coordinatore. In caso contrario rappresentano in
generale dei fattori di rumore, di perturbazione.
Ora dovremmo rivedere anche un altro tipo di errori e precisamente quelli che si riferiscono al
rapporto tra gli impulsi degli apparati. Ma preferiamo posticipare questo tema e lasciarlo per
quando parleremo specificamente del problema degli impulsi.
Dovremmo anche considerare come risulta integrato il circuito tra sensi, memoria, coordinatore,
livelli e centri.
Possiamo dire che le connessioni tra sensi, memoria, coscienza e centri rivelano aspetti
importanti del funzionamento dello psichismo. Questi circuiti di connessione funzionano per
interregolazione. Essi sono regolati, aggiustati reciprocamente e possiedono una dinamica
continua, per cui l'intero psichismo risulta trovarsi in un'autoregolazione complessa. Questa
autoregolazione complessa tale che se si modifica un fattore, tutti gli altri si modificano.
Quando per esempio il coordinatore effettua l'appercezione della percezione, l'evocazione risulta
inibita. Osservate questo tipo di meccanismo: ora il coordinatore pone attenzione su un oggetto di
percezione e proprio per questo fatto i dati forniti meccanicamente dalla memoria risultano
bloccati. Voi mi direte che in ogni modo dei dati di memoria passano perch altrimenti il
coordinatore non sarebbe in grado di riconoscere il dato che giunge per via percettiva. Ma chiaro
che l'evidenza delle operazioni della memoria scompare; cos la porta d'ingresso della percezione
rimane aperta e l'attenzione si dirige ad essa.
Questo un caso come tanti altri. Lo stiamo menzionando perch parliamo di interregolazione; e
ne parliamo in base ai registri di operazioni interregolate.
Inversamente l'appercezione della memoria inibisce la percezione. Questo riscontrabile persino
nello guardo del soggetto che sta evocando, che tende a chiudere le palpebre, a far diminuire
l'attivit dei sensi esterni. Considerate invece ci che succede nelle menti turbate, dove questi
processi, che dovrebbero essere interregolati, si mischiano. In questo caso, lo sguardo del soggetto,
che si trova sprofondato in un mondo evocatorio, diventa, al contrario, fisso, cristallino e aperto.
Questo ci fa capire che si tratta di una specie di attivit allucinatoria in cui si trasferisce al mondo

122

oggettuale ci che succede nel mondo dell'evocazione: il mondo oggettuale viene coperto e il
soggetto si comporta come se ricevesse informazioni dall'esterno.
E` interessante osservare questo fenomeno perch in alcune occasioni si manifesta anche in noi.
Non certo patologico ma in casi gi pi seri pu apparire con grande evidenza. Dunque chiaro
che esiste un sistema di interregolazione tra i meccanismi dello psichismo.
Quando i sensi esterni sono in azione, l'entrata degli stimoli interni viene frenata e viceversa. La
massima interregolazione appare nei cambiamenti di livello di lavoro. Quando ci si addormenta, i
meccanismi di reversibilit si bloccano e - interregolazione - quelli associativi si manifestano con
forza. Questo un altro caso di interregolazione di funzioni che coinvolge due diversi livelli di
coscienza. Ci sono dunque interregolazioni continue, in tutti i meccanismi dello psichismo, e di
esse abbiamo registro. Quando invece ci si sveglia, l'entrata in azione dei meccanismi critici
inibisce l'attivit dei meccanismi associativi.
Anche tra i sensi esiste interregolazione automatica. Quando la soglia media della vista si
amplia, quella del tatto, dell'udito, ecc. si restringono. La stessa cosa succede a ciascuno degli altri
sensi: si chiudono gli occhi per ascoltare meglio, ecc.
Vi sono alcune fonti di rumore e qualche altro punto che riguarda il tema del rumore che
possiamo considerare sommariamente. I rumori si originano per interferenza nel circuito di
informazione o in quello di decisione. Siccome usano le normali vie di comunicazione, essi
possono arrivare a qualunque apparato o centro, dando origine a ci che in seguito chiameremo
errori di condotta.
Quando si infiltrano in un circuito che non loro proprio, gli impulsi alterano i dati
dellinformazione, specialmente quelli dei sensi esterni. In precedenza abbiamo detto che tutta
l'informazione che arriva attraverso i sensi esterni risulta influenzata dallo stato in cui la macchina
psichica si trova in quel momento. Questa - anche se il fatto non viene registrato - fornisce in ogni
caso informazioni sul suo stato interno.
Se in quel dato momento il circuito si trova in uno stato di clima fissato, tutto ci che arriva dal
mondo esterno risulta in qualche modo "tinto" da tale clima. Di conseguenza l'informazione
finisce per essere piena di rumore.
Il rumore produce di solito un aumento delle tensioni interne che cos arrivano a superare la
soglia di tolleranza e vanno ad interferire nei canali informativi. Tutto questo viene registrato alla
fine come dolore mentale, come perturbazione mentale.
Quando, insieme ai climi e ai trascinamenti, le tensioni arrivano al coordinatore, fanno s che
esso dia risposte inadeguate, dato che risulta privo di parametri per poter ordinare una miscela cos
complessa di informazioni.
Bene, dopo aver parlato di questo, penso che potremo trattare il tema degli impulsi che ci
permetter di porre in dinamica lo schema di funzionamento dello psichismo.

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DECIMO GIORNO
RAPPORTI TRA I LIVELLI, SPAZIO DI RAPPRESENTAZIONE

Oggi la nostra esposizione sar breve e prender in esame solo alcuni aspetti della relazione tra
i livelli e della conformazione dello spazio di rappresentazione. In realt riconsidereremo cose gi
dette.
Parliamo di "inerzia di livello" quando un livello di lavoro cerca di far permanere la propria
attivit nonostante che i contenuti si stiano spostando verso un altro livello. In altre parole, ciascun
livello tenta di mantenere la propria attivit caratteristica anche quando un altro livello entra in
funzione e lo stato della struttura psichica cambia.
Per esempio, i meccanismi tipici della veglia potrebbero continuare a funzionare mentre si
scende al dormiveglia, producendo cos le razionalizzazioni che li caratterizzano. Ma siccome la
discesa di livello si verifica in ogni modo, l'introduzione nel dormiveglia e nel sonno dei
meccanismi propri della veglia produce - quando l'inerzia di questi due ultimi livelli viene vinta un altro fenomeno, quello del "rimbalzo".
Dunque ciascun livello manifesta un'inerzia strutturale, una tendenza a mantenere la propria
attivit. Ma in certi casi i meccanismi propri di un livello si introducono in altro; allora da
quest'ultimo parte una risposta. Facciamo un esempio: un soggetto, pur trovandosi in dormiveglia,
cerca di mantenere la posizione mentale di reversibilit. Quindi si lascia cadere dal dormiveglia al
sonno mantenendo ancora la reversibilit. Poich stanco (questo procedimento stato tentato da
alcuni), il suo livello di coscienza in ogni modo si abbassa, ma lui si rende conto che sta entrando
nel sonno.
Normalmente, i meccanismi di reversibilit tendono a bloccarsi quando il livello di coscienza si
abbassa. Nel caso che stiamo esaminando, invece, il soggetto, pur scendendo di livello, li mantiene
in azione. In questo modo si rende conto di passare attraverso diversi livelli: si rende conto, per
esempio, di poter osservare, registrare, criticare i nuovi contenuti che gli appaiono. Come sapete,
questo atteggiamento corrisponde alla veglia. In casi pi eccezionali, pu succedere che il
soggetto, dormendo sappia di dormire, e che osservi i contenuti propri del livello di sonno con
senso critico e autocritico: sa di dormire e prova persino a spostare alcuni contenuti o a
sperimentarli o a cambiare nuovamente di livello, svegliandosi.
L'introduzione dei meccanismi di reversibilit dal livello di veglia a quello di sonno possibile
in situazioni eccezionali. Ma si tratta, in ogni caso, di un fenomeno possibile. A molti, poi, pu
succedere di produrlo in modo accidentale, cio senza seguire il percorso che abbiamo descritto:
dormono e all'improvviso si rendono conto di sognare. Ma anche in questo caso si tratta
dell'introduzione dei meccanismi propri di un livello in un livello diverso.

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Prima dicevamo che ogni livello possiede una sua inerzia. E grazie a questa inerzia che il
fenomeno che abbiamo descritto non risulta affatto frequente.
Ma quando tale fenomeno si d, si osservano cose curiose. Se il lavoro di cui parlavamo viene
portato avanti forzando l'inerzia dei livelli di dormiveglia e sonno, si produce il fenomeno a cui
abbiamo accennato all'inizio, e cio il "rimbalzo" dei contenuti propri di questi livelli inferiori nei
quali si erano introdotti i meccanismi di reversibilit della veglia.
Allora, alla persona che ha portato avanti questo tipo di lavoro per un certo tempo, appariranno
nella veglia, per compensazione, dei contenuti di tipo allucinatorio: gli sembrer di ascoltare voci o
di vedere cose strane, ecc. Fenomeni di questo tipo accompagnano, per compensazione, i lavori
basati sull'introduzione dei meccanismi di reversibilit nei meccanismi infravigilici. Questo il
caso pi illustrativo del fenomeno del "rimbalzo". Dunque, usando questo termine, non intendiamo
dire che un contenuto rimbalzi quando "cade" da un livello ad un altro. L'idea non questa, perch
di fatto, i contenuti, i "vissuti" di ogni tipo, transitano per i diversi livelli senza che si verifichino
rimbalzi significativi. L'idea si riferisce piuttosto all'introduzione dei meccanismi propri di un
livello nei meccanismi propri di un altro e di un rimbalzo di tutta una costellazione di contenuti
tipici del livello invaso su quello che ha determinato l'invasione.
Questa l'idea che dovrebbe chiarire le molte domande che sono state poste su questo punto. E
esistono inoltre esempi molto interessanti e anche situazioni sperimentali che illustrano molto bene
il fenomeno del "rimbalzo" dei livelli.
A volte, anche accidentalmente, per alterazione del livello di veglia, il soggetto pu cadere per
stanchezza prima nel dormiveglia e poi nel sonno. E il suo stato di allerta pu mantenersi attivo non
perch egli stia cercando di sperimentare intenzionalmente uno speciale tipo di lavoro interno ma
semplicemente perch risulta affetto da numerose perturbazioni. Lo stato di allerta si mantiene per
cui il soggetto sperimenta il fenomeno, che tutti in qualche occasione abbiamo registrato, di
sognare sapendo di sognare.
Quando ad una persona succedono cose di questo tipo, sicuramente alcune perturbazioni non
gravi di carattere compensatorio si presenteranno in seguito nel suo stato di veglia.
Intendiamo quindi il "rimbalzo" come una rottura, una forzatura esercitata su livelli che
risultano protetti dal loro campo d'inerzia proprio al fine che non si producano mescolamenti di
meccanismi di diverso tipo.
Il fenomeno del "trascinamento", invece, si riferisce a quei contenuti di rappresentazione,
accompagnati da climi specifici, che dopo aver agito in un determinato livello di coscienza,
persistono anche nel nuovo livello a cui il soggetto passato.
Vediamo un esempio. Un soggetto si sveglia continuando ad avere il clima del sogno che ha
appena fatto. Ora che sveglio, si dice: "Ma guarda che sogno stupido ho fatto, non ha niente a che
vedere con la realt!" Nonostante questa constatazione, per un p di tempo continuer ad essere

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pervaso dal clima del sogno che lui stesso ha avvertito come stupido. Questa situazione interna
durer per un po e terminer quando avverr la connessione con il nuovo livello.
In quanto allo spazio mentale, allo spazio di rappresentazione, nel quale appaiono le immagini
provenienti da tutti i sensi, abbiamo detto che in qualche modo esso stesso una sorta di immagine
e che in rapporto con un registro interno di tipo visivo anche quando in esso appaiono
rappresentazioni di tipo uditivo, tattile, ecc.
Bene, in tale spazio si manifestano dei fenomeni molto interessanti. Nella misura in cui il livello
di coscienza si abbassa, lo spessore dello spazio di rappresentazione aumenta; al contrario, nella
misura in cui il livello di coscienza si innalza, il suo spessore si restringe: esso diventa, per cos
dire, piano e ci permette, nel livello di veglia, di distinguere il mondo esterno degli oggetti dal
mondo interno.
Questo succede perch, nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa, il registro dei sensi
esterni diminuisce mentre, viceversa, il registro cenestesico interno aumenta. Dunque, quando il
livello si abbassa e aumenta la massa dei registri, dei segnali, provenienti da tutte le parti
dell'intracorpo, anche la configurazione dello spazio mentale si amplia; le sue dimensioni, il suo
spessore, aumentano.
Al contrario, nella misura in cui il livello di coscienza si innalza, i segnali che provengono dalla
cenestesia tendono a smorzarsi mentre inizia il confronto, il rapporto, con i dati che si registrano
come risultato delle operazioni mentali o che giungono dall'esterno. Quindi ascesa di livello
significa appiattimento dello spazio di rappresentazione e mancanza di registro delle configurazioni
che di esso si organizzano nei livelli di coscienza pi profondi.
E` chiaro, naturalmente, che lo spazio di rappresentazione esiste e funziona anche in piena
veglia. Ma in questo caso esso, invece di acquistare volume, marca la differenza tra la
rappresentazione dei fenomeni interni e quella dei fenomeni esterni. Comunque possiede una
propria profondit ed un proprio volume. Quando in piena veglia rappresento un fenomeno
collocato dietro di me, lo rappresento in una specie di spazio mentale che include la mia parte
posteriore anche se l non ci sono occhi. Ma poich gli occhi e gli altri sensi sono disposti in un
certo modo, il tipo di rappresentazione - ed il tipo di profondit spaziale - che ne deriva, mi
permetter di distinguere i fenomeni esterni da quelli interni.
Questo tipo di rappresentazione non si d quando il livello di coscienza si abbassa: nel sogno i
fenomeni possono essere osservati da tutte le direzioni perch i segnali cenestesici provengono da
tutte le direzioni. Pertanto, nel sogno posso vedere me stesso "da fuori": come se mi stessi
percependo a partire dai registri che possiedo in parti distinte dello spazio configurato. Un tale
fenomeno non difficile da osservare, ma meglio non complicare troppo questo punto.
Risulta invece importante per noi il carattere allucinatorio che l'osservazione dei propri
contenuti di rappresentazione acquista nel sogno, dove lo spazio di rappresentazione diverso da
quello della veglia e dove gli oggetti osservati ci appaiono fuori di noi, mentre noi ci collochiamo ai

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limiti dello spazio di rappresentazione, facendo, potremmo dire, da "contenenti" di tali oggetti
rappresentati.
Nel sogno pu accadere che noi stessi siamo gli oggetti rappresentati. Siamo collocati all'interno
dello spazio di rappresentazione e siamo osservati dai limiti del contenente. Al contrario, nella
veglia, il mondo che osserviamo ci appare fuori, non incluso nello spazio di rappresentazione
mentre noi ci troviamo nell'altro estremo della rappresentazione stessa: come se l'io fosse
collocato in posizione diametralmente opposta rispetto ai fenomeni. In veglia non vediamo noi
stessi nello spazio esterno ma osserviamo, a partire da noi, i fenomeni che sono separati da noi
dallo spazio di rappresentazione. Salvo che nei casi di allucinazione anche nei quali c' una
modificazione dello spazio di rappresentazione.
Nei casi di allucinazione precisamente lo spazio di rappresentazione a modificarsi e questo
determina la confusione che ci fa attribuire una provenienza esterna a fenomeni che invece
accadono all'interno dello spazio di rappresentazione.
Questo a sua volta succede perch i meccanismi di reversibilit si sono bloccati e il livello di
coscienza cambiato. Il soggetto, anche se meccanicamente, si trova in veglia, si trova in realt in
un altro livello di coscienza.
Bene. Su questo tema non c molto altro da dire, per cui potremo dedicarci ad alcuni lavori
pratici.

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UNDICESIMO GIORNO
SPECIALIZZAZIONI DELLA RISPOSTA

Oggi concluderemo il tema degli apparati dello psichismo e riprenderemo in esame alcune
questioni riguardanti gli impulsi sulle quali abbiamo discusso diverse volte in questi giorni.
Noi assegniamo il nome di centri agli apparati che controllano l'uscita delle risposte in direzione
del mondo. I centri sono i produttori di risposte specializzate di tipo relazionale.
Nell'essere umano loriginario meccanismo di stimolo-risposta diventa molto complesso e la
risposta differita, come noi la chiamiamo, una caratteristica specificamente umana. La risposta
differita si distingue dalla semplice risposta riflessa per l'intervento dei circuiti di coordinamento e
per il fatto che pu essere espressa da centri diversi.
Dunque, il caso dello stimolo-risposta risulta ben diverso da quello della risposta differita che
prima di manifestarsi nel mondo compie numerosi percorsi interni.
Noi distinguiamo in modo netto il semplice segnale che va da un senso direttamente ad un
centro, eludendo la coscienza, e che chiamiamo riflesso, da uno stimolo che giunge alla coscienza
dai sensi o dalla memoria. In questo secondo caso, nella coscienza si effettuano numerose
operazioni e solo in un secondo tempo la risposta esce da un determinato centro, scelto in base al
tipo di segnale elaborato dalla coscienza stessa.
Se, per esempio, si d un colpo su un ginocchio, la gamba si muove senza che lo stimolo passi
attraverso i complicatissimi meccanismi della coscienza che finiscono per elaborare tale segnale
sotto forma di immagine; immagine che cercher il livello che le corrisponde nel sistema di
rappresentazione e che, partendo da esso, agir sul centro adeguato perch venga data una risposta
al mondo.
Niente di tutto questo succede quando la risposta sorge semplicemente da uno stimolo ed arriva
al centro di coordinazione senza che alcun tipo di immagine abbia partecipato alla sua elaborazione.
Certo, anche in questo caso si configura quasi simultaneamente un'immagine, ma questo perch lo
stimolo si sdoppiato ed arrivato alla memoria dove stato archiviato. Tale dato pu passare in
seguito dalla memoria al coordinatore, il quale, a sua volta, pu elaborare un'immagine. Anche se lo
stimolo scomparso e la risposta gi stata data, la memoria pu continuare ad inviare
informazioni su di esso e quindi a mantenere un'immagine, che a sua volta rinforzer l'attivit del
centro d'uscita della risposta.
Questa idea non difficile da cogliere. Dunque, ogni volta che, per esempio, si d un colpo su
un ginocchio, una risposta viene immediatamente data, ma l'immagine relativa, che in ogni caso

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posteriore ad essa, permane. E questo non solo a causa del segnale in entrata - che si indebolisce a
poco a poco - ma anche per la continua azione di rinforzo esercitata dalla memoria sull'immagine.
Bene, andiamo avanti. I diversi centri funzionano in modo coordinato, vale a dire secondo una
logica strutturale, ed inoltre essi danno registri specifici della propria attivit. Questi registri (al
pari di quello generale posseduto dal coordinatore) sorgono grazie all'informazione giunta al
coordinatore dai sensi interni nel momento in cui la risposta si manifesta e grazie anche alle
connessioni esistenti tra i centri stessi ed il coordinatore.
Questo significa, in altre parole, che si ha coscienza anche dell'attivit dei centri dato che questi
inviano segnali interni all'apparato di sensazione mentre sono impegnati nell'attivit di risposta. I
segnali di risposta possono essere mantenuti o interrotti oppure spostati verso un altro canale, ecc.,
grazie al fatto che all'uscita della risposta c un ritorno del segnale verso un apparato interno che
registra la risposta stessa.
Facciamo un esempio. Muovo la mano per prendere un oggetto; ma la mano potrebbe compiere
numerosi errori e non arrivare mai a toccare loggetto stesso, se non avessi la sensazione interna
del movimento effettuato e se non disponessi dell'apporto degli altri sensi che seguono tale
operazione.
Voglio spostare questa macchina collocata qui sul tavolo; se la sposto con troppa forza, essa
potrebbe finire chiss dove. Ma c' di pi: la resistenza che la macchina oppone alla mia mano mi
indica quanta pressione debbo esercitare. E conosco la pressione che vado esercitando grazie alla
risposta. In altre parole: l'azione motrice effettuata sulla macchina incontra una determinata
resistenza di cui ho una sensazione interna. E` grazie ad essa che regolo la mia attivit motrice.
Dunque si possiede sensazione anche dell'attivit dei centri di risposta.
Allinizio della nostra esposizione, quando abbiamo cominciato la revisione di queste cose gi
dette tanto tempo fa, abbiamo parlato di tutto questo ma in un altro livello di spiegazione. Siamo
allo stesso punto di allora, ma ad un altro livello di organizzazione delle idee.
Passando ora a parlare dei singoli centri che a suo tempo abbiamo individuato, possiamo dire: il
centro vegetativo costituisce la base dello psichismo, base in cui gli istinti di conservazione
individuale e di specie si attivano per difendere o espandere la struttura totale sotto lo stimolo dei
segnali, rispettivamente, di dolore o piacere.
Quindi si possiede registro degli istinti di conservazione solo grazie a determinati segnali: gli
istinti non esistono in s ma si manifestano nel momento in cui determinati segnali producono il
registro che una parte o la totalit della struttura risulta in pericolo.
In altre parole, gli istinti di conservazione non sono degli apparati, non hanno un funzionamento
che possa essere registrato. Possiamo dire, piuttosto, che lo psichismo manifesta di fronte agli
stimoli dolorosi o piacevoli un comportamento peculiare, che quello di far scattare delle attivit
che chiamiamo istintive. Il che ben diverso.

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Anche il centro vegetativo si muove per immagini. Ma qui abbiamo a che fare con immagini
che corrispondono al registro cenestesico e che vengono promosse, per esempio, dallo stato di
sonno o di fatica. Di questi stati, o di quello simile che apparir come sensazione di fame, o del
riflesso del sesso, si ha un registro cenestesico. Registri di questo tipo si fanno pi evidenti nel
caso di una malattia e anche in mancanza di sensazioni esterne. In questi casi, il centro vegetativo si
trova costretto a dare risposte compensatrici, riequilibratrici, agli stimoli cenestesici che giungono
da diverse parti della struttura.
In precedenza abbiamo detto che il centro vegetativo il produttore dell'energia di tutto lo
psichismo. Ora dobbiamo precisare che lo in un senso specifico: esso non produce direttamente
l'energia ma piuttosto effettua le risposte adeguate affinch si liberino determinati livelli di energia
capaci di compensare i segnali captati per via cenestesica.
Quindi, il centro vegetativo svolge la sua attivit, rivolta verso l'interno della macchina
psicofisica, in un certo senso aprendo e chiudendo delle porte, dei compartimenti, in modo da
permettere il lavoro di un determinato livello di energia.
Esso, da un lato, riceve i registri cenestesici e dall'altro invia una risposta a questi, una risposta,
per esempio, per attivare un determinato punto dell'intracorpo.
Questo centro elude quasi totalmente i meccanismi di coscienza. Il suo lavoro, per, captato
dai sensi interni che possono far giungere il segnale ad esso relativo alla coscienza. Qui tale segnale
trasformato in un'immagine che pu attivare le parti involontarie degli altri centri.
Precisiamo che un segnale sensoriale, quando giunge al centro vegetativo producendo una
risposta, pu agire anche sulla memoria e da questa arrivare al coordinatore. Si pu, dunque, avere
coscienza di un tale segnale, ma non la coscienza di esso che fa scattare la risposta del centro
vegetativo.
Il centro sessuale il principale collettore e distributore di energia. Funziona per concentrazione
e diffusione alternate ed ha la capacit di mobilizzare l'energia in forma localizzata o diffusa. Il suo
lavoro a volte volontario, a volte involontario. Il suo funzionamento somiglia a quello del centro
vegetativo di cui costituisce la specializzazione pi diretta.
La tensione in questo centro produce forti registri cenestesici. Lo stesso succede quando
l'energia viene distribuita da esso agli altri centri.
La diminuzione della tensione nel centro sessuale avviene per mezzo di scariche proprie di
questo centro o per mezzo di scariche da parte di altri centri o per trasmissione di segnali alla
coscienza che li trasforma in immagini. Il centro sessuale pu anche raccogliere le tensioni del
corpo e degli altri centri, giacch si trova strettamente legato all'apparato vegetativo che riceve i
segnali di tutti gli impulsi cenestesici.

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Di conseguenza, anche i segnali relativi ad impulsi cenestesici possono attivare il sistema di


risposte del centro sessuale. Esso allora il collettore di impulsi di vario tipo e non solamente di
quelli che possono essere considerati sessuali in senso stretto.
La struttura vegetativo-sessuale costituisce la base a partire dalla quale si organizzano tutti gli
altri centri e quindi tutto il sistema di risposte. Questo accade perch tale struttura strettamente
legata a quegli istinti di conservazione individuale e di specie di cui parlavamo prima. Dunque
questa base istintiva ad alimentare il funzionamento di tutti i sistemi di risposta.
Se essa commette errori, troveremo perturbazioni in tutta la catena di risposte.
Il centro vegetativo continua ad operare alla base dell'intera struttura anche quando l'energia sale
attraverso i centri ed attiva i livelli vigilici.
La funzione del centro motorio quella di regolare i riflessi esterni e le abitudini del
movimento. Esso permette lo spostamento del corpo, che si muove nello spazio grazie a tensioni e a
rilassamenti. Molte tensioni hanno origine motoria e sono dirette agli oggetti. Esse possono essere
considerate come delle sovraccariche del centro. Questo per vero per tutti i centri, che debbono
sempre operare con delle sovraccariche per poter dare delle risposte.
La funzione del centro emotivo quella di regolare e sintetizzare risposte fondamentalmente
situazionali, cio legate alle situazioni che si presentano, mediante un meccanismo di adesionerifiuto. Dall'attivit del centro emotivo basata su un simile meccanismo, deriva il registro di quella
capacit peculiare dello psichismo che consiste nello sperimentare, in determinate circostanze, le
sensazioni di avvicinarsi al piacere o di allontanarsi dal dolore senza che il corpo agisca nel mondo,
di sperimentarle, cio, come prodotte all'interno stesso dello psichismo.
In realt, la macchina psichica sembra attrezzata per sperimentare non solo i registri del
pericolo, del dolore e del piacere, ma anche degli spostamenti puramente psichici (avvicinamenti o
allontanamenti) di fronte a questi oggetti. E` chiaro, per, che lo spostamento psichico non risulta
di molto aiuto quando presente un pericolo esterno oggettivo.
Pu anche succedere che, pur essendo scomparso il pericolo oggettivo esterno, il soggetto
continui a provare unemozione di rifiuto nei confronti di determinati oggetti ( o di adesione nel
caso si tratti di un fenomeno piacevole). Ed inoltre, pu succedere che non siano oggetti esterni ma
oggetti della rappresentazione interna a provocare, grazie alla formazione di immagini,
un'attivazione del centro emotivo. In questo caso le cose si complicano perch il soggetto, pur non
dovendo fuggire da un oggetto reale, per esempio, sperimenta internamente la sensazione di fuga.
Quando le risposte emotive risultano eccessive, gli altri centri vanno incontro a blocchi parziali
che alterano la sincronizzazione generale. In questo caso, possono sorgere fenomeni, come quelli di
"coscienza emozionata" - di cui ci siamo occupati molto tempo fa e che tratteremo di nuovo pi
avanti - che sono alla base di un tipo di condotta che pure studieremo.

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Il centro intellettuale risponde in base ad immagini, quali le astrattive, le classificative, le


associative, ecc., che derivano dai meccanismi di coscienza. O meglio, funziona in base ad impulsi
che sono partiti da determinati meccanismi di coscienza e che si sono trasformati in immagini, le
quali conformano il suo sistema di risposte.
Il centro intellettuale funziona selezionando o confondendo le immagini - la cui gamma va
da quelle astratte, le idee, a quelle prodotte dalle diverse forme di immaginazione diretta o
divagatoria - e pu cos elaborare risposte di vario tipo, e cio immagini simboliche, signiche,
allegoriche, ecc. A questo punto ricordiamo che possediamo sempre un registro fisico interno, cio
un registro cenestesico, delle idee, anche di quelle che ci sembrano estremamente astratte ed
eteree. Infatti, se cos non fosse, non potremmo ricordarle n seguirne la sequenza.
Quando oltrepassano il limiti del proprio ambito, le risposte errate del centro intellettuale
producono confusione nel resto della struttura e quindi nel comportamento.
I centri presentano differenze di velocit nell'invio delle risposte verso l'ambiente. La velocit di
risposta proporzionale alla complessit del centro. Cos, mentre l'intelletto elabora risposte lente,
l'emozione e la motricit danno risposte pi rapide e la velocit interna dei centri vegetativo e
sessuale notevolmente maggiore di quella di tutti gli altri centri.
Come abbiamo gi detto, i centri sono interdipendenti e funzionano secondo una logica
strutturale. Si ha registro di questa interdipendenza grazie alle concomitanze che appaiono negli
altri centri quando uno svolge una funzione primaria. Per chiarire questo punto, considerate che il
lavoro intellettuale sempre accompagnato da un certo tono emotivo, diciamo per esempio da un
certo gusto per il tipo di studio che si sta portando avanti in altri casi pu trattarsi di disgusto).
Tale tono emotivo aiuta a mantenere l'attivit intellettuale. Inoltre, nel caso in esame, la motricit
tende a ridursi al minimo.
Dunque, in questo esempio l'attivit del centro intellettuale primaria mentre il centro emotivo
mantiene l'adesione al lavoro che si sta portando avanti (tono di gusto); ma la mantiene a scapito
del centro motorio che tende ad immobilizzarsi nella misura in cui l'interesse intellettuale si
accentua.
Quando invece ci troviamo in una situazione di debolezza fisica, a causa di una malattia, per
esempio, tendiamo ad utilizzare tutta la nostra energia per il lavoro di ricomposizione vegetativa.
Qui il centro vegetativo funziona al massimo per riequilibrare, attraverso le sue risposte, la
situazione interna mentre, al contrario, l'attivit degli altri centri si riduce al minimo.
Tra i centri possono esserci disfunzioni. Anche questo d origine ad errori di risposta.
Le contraddizioni tra i centri sorgono quando le risposte non risultano organizzate secondo una
logica strutturale ma vengono lanciate in direzioni divergenti.
Qui si pu usare la formula: essere in contraddizione vuol dire sentire, pensare ed agire in
direzioni tra loro contrastanti.

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A questo punto, possiamo dire di aver completato, in un modo molto generale, la revisione del
nostro vecchio schema degli "apparati" su cui lo psichismo conta per svolgere il proprio lavoro.

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IMPULSI

Gli impulsi che arrivano alla coscienza dai sensi e dalla memoria vengono trasformati in
rappresentazioni, cio in immagini. La coscienza processa queste strutture di percezione e di
reminescenza al fine di elaborare risposte che le permettano di equilibrare tra loro in modo efficace
l'ambiente esterno e quello interno.
Consideriamo che un "insogno", per esempio, un'immagine-risposta all'ambito interno della
coscienza, mentre uno spostamento motorio (che pure risulta attivato da immagini) costituisce un
movimento-risposta all'ambito esterno allo psichismo.
Le ideazioni puramente intellettuali che, come avviene per il linguaggio, vengono usate come
segni, compiendo pertanto una funzione di comunicazione, ci presenta un altro caso di immaginerisposta all'ambiente esterno. Ma sappiamo anche che esistono determinati segni ed idee astratte
che ritornano all'interno della macchina psichica, che sono cio delle risposte all'ambiente interno.
D'altra parte, come abbiamo spiegato in precedenza, qualunque rappresentazione sorta nel
campo di presenza del coordinatore suscita catene associative tra l'oggetto rappresentato e gli
oggetti compresenti. Cos, mentre nel campo di presenza un oggetto "afferrato" con precisione
di dettagli, nel campo di compresenza sorgono relazioni tra tale oggetto ed altri non presenti ma ad
esso collegati. Quindi non difficile avvertire l'importanza che i campi di presenza e compresenza
rivestono nella traduzione degli impulsi, specie nei casi di traduzione allegorica, nei quali molta
materia prima proviene proprio dal campo di compresenza vigilica.
Ma c anche da ricordare che la memoria gioca un ruolo fondamentale nella formazione del
campo di compresenza, in quanto essa somministra i segnali relativi ai dati compresenti.
Noi diciamo che la coscienza stabilisce relazioni tra i dati presenti ed altri dati, non presenti
ma legati in qualche modo ai precedenti, e che queste relazioni sono basate sulla somiglianza,
sulla contiguit e sul contrasto.
Ma il vincolo che si stabilisce un vincolo di memoria. Tuttavia, poich esso agisce sul sistema
di relazioni della coscienza, noi lo collochiamo nel campo di compresenza anche se i dati vengono
forniti dalla memoria. Questo punto deve risultare chiaro.
In questo contesto, il problema degli impulsi diventa significativo per il modo specifico in cui il
coordinatore elabora le rappresentazioni. Questa elaborazione viene effettuata, in generale,
attraverso due vie:
- la via astrattiva, che riduce la molteplicit dei fenomeni (appartenenti sia al mondo esterno
che a quello interno) alle sue caratteristiche essenziali;

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- la via associativa, che struttura le rappresentazioni in base alla somiglianza, alla contiguit e al
contrasto.
Utilizzando queste due vie ed altre minori (ma fondamentalmente queste due), la coscienza
struttura le immagini all'interno di uno spazio di rappresentazione.
Le immagini sono nessi, connessioni, tra la coscienza che le ha formate ed i fenomeni del
mondo oggettuale ai quali esse si riferiscono. Non ci sarebbe comunicazione tra il mondo degli
oggetti e la coscienza se non esistesse la connessione data dalle immagini: immagini che sono
partite come impulsi da una delle due vie e che si collocano nel livello dello spazio di
rappresentazione che corrisponde loro; l esse innescano il segnale che attiva il centro adeguato,
segnale che poi si manifesta effettivamente nel mondo interno o esterno come risposta.
Dunque, tanto in veglia che negli altri livelli di coscienza le immagini costituiscono i nessi tra lo
psichismo e le realt che si vogliono segnalare. Ma queste realt appaiono fortemente tradotte.
Noi studieremo soltanto gli impulsi che sono in rapporto diretto con i meccanismi astrattivi e
associativi e non quelli in rapporto con altri meccanismi.
E evidente che gli impulsi risultano tradotti e trasformati in modo considerevole ancor prima di
arrivare alla coscienza. Certi impulsi, prima di arrivare agli apparati astrattivi ed associativi,
subiscono profonde modificazioni ad opera dei sistemi di traduzione e trasformazione e tali
modificazioni dipendono, all'inizio, dalle condizioni sensoriali esistenti ed in seguito dal livello
di coscienza in attivit.
In somma, che stiamo dicendo? Stiamo dicendo che gli impulsi, che partono dall'apparato
sensoriale e che arrivano alla coscienza dove aprono la via astrattiva o quella associativa, possono
essere stati trasformati e tradotti gi prima di arrivare alla coscienza stessa. E per questa ragione
aprono una delle due vie della coscienza apportando uninformazione che non corrisponde
esattamente ai dati pervenuti ai sensi. Lo stesso vale per i dati che provengono dalla memoria e che
aprono la via astrattiva o quella associativa: anch'essi, prima di arrivare alla coscienza, hanno subito
una traduzione o una trasformazione.
Rileviamo ancora una volta che da ciascun senso sorgono impulsi che in seguito saranno tradotti
in immagini specifiche che non sono immagini visive (salvo naturalmente quelle provenienti dalla
vista). Abbiamo cos immagini uditive, tattili, cenestesiche, ecc.
Dunque ciascun senso produce le proprie immagini. Ma quando entrano in funzione i
meccanismi di traduzione e di trasformazione, le cose si complicano enormemente perch possono
apparire immagini specifiche di un senso nonostante che gli impulsi che le hanno originate
provenissero in realt da un senso diverso.
Facciamo un esempio: un dato cenestesico arriva alla coscienza dove apre la via associativa o
quella astrattiva. Nella coscienza, esso si configura come immagine visiva e questo nonostante che

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la sua prima fonte sia stata cenestesica. In realt, la cenestesia non invia informazione sotto forma
di immagini visive. E evidente allora che si verificata una traduzione dell'impulso.
I fenomeni di trasformazione e di traduzione creano enormi complicazioni quando si vuole
seguire il percorso degli impulsi. Seguire un determinato impulso risulta difficile precisamente per
le trasformazioni a cui pu andare incontro nel corso del suo cammino. Proprio la mobilit degli
impulsi e la loro capacit di essere trasformati e tradotti ha impedito agli studiosi che se ne sono
occupati, di comprendere il corretto funzionamento dello psichismo.
Se si intende questo punto, il problema della sofferenza verr valutato in modo
completamente diverso. Considerate infatti che ci che provoca dolore in un punto del corpo pu
venire illusoriamente trasformato e tradotto e poi subire nuove deformazioni al momento di venire
evocato. Per la sofferenza (ora non parliamo del dolore fisico ma di quello psicologico) sono valide
le stesse considerazioni. Ma se gli impulsi di dolore o di sofferenza si trasformano in immagini che
non corrispondono pi ad essi, neppure le risposte attivate da tali immagini corrisponderanno pi
agli impulsi iniziali.
Allora, porre il problema del dolore e della sofferenza in termini unicamente di sensazione
risulta interessante ma inadeguato. Se sappiamo che le sensazioni, in quanto impulsi, vengono
deformate e trasformate nella rappresentazione, la sensazione non risulta sufficiente a spiegare il
fenomeno del dolore e della sofferenza. Dobbiamo chiamare in causa anche l'attivit
dell'immaginazione.
D'altra parte, gli impulsi partiti dai sensi si imprimono in ci che abbiamo chiamato apparato di
memoria. Allora, una sensazione iniziale di dolore che ha avuto origine in un senso, si imprime e si
riordina nella memoria, la quale, in seguito, fornir il dato che aprir nella coscienza uno dei due
canali. Quindi anche l'informazione partita dalla memoria subisce trasformazioni e traduzioni.
Di conseguenza, non sufficiente spiegare il dolore unicamente come sensazione. E necessario
comprendere come la sensazione di dolore (o quella di sofferenza) si trasformi e si traduca
attraverso l'immaginazione; o anche attraverso i dati che provengono dalla memoria e che poi
appaiono come immaginazione.
Il dolore ma soprattutto la sofferenza finiscono di solito per essere profondamente deformati,
tradotti e trasformati dall'immaginazione in generale. Pu pertanto succedere che numerose
sofferenze non esistano in nessun luogo ma solo nelle immagini tradotte e trasformate dalla
mente.
Riassumiamo ora brevemente quanto abbiamo detto in questi ultimi giorni. Abbiamo trattato,
innanzi tutto, il tema dei livelli di coscienza, prendendo in esame le loro caratteristiche generali ed i
loro rapporti. Riguardo a quest'ultimo punto, abbiamo parlato dei fenomeni d'inerzia, di
perturbazione in generale, di rimbalzo e di trascinamento. Abbiamo anche descritto alcuni
fenomeni che passano da un livello all'altro con un tono, una tensione ed un clima caratteristici,
distinguendo questi fattori dalle immagini alle quali aderiscono. Questo anche nel caso in cui si
abbia solo un registro ed un'immagine cenestesica dei climi e delle tensioni. Di conseguenza,

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abbiamo detto che possono esistere climi e tensioni che non sono legati ad un'immagine di tipo
visivo ma dei quali si pu avere un'immagine di tipo cenestesico. Quindi abbiamo tentato di riunire
i sensi, la memoria e la coscienza in un circuito integrato. Abbiamo anche studiato alcuni degli
errori di tale circuito e quindi abbiamo parlato dello spazio di rappresentazione e infine
dell'immagine: della sua funzione, che consiste nellattivare i centri di risposta, e del suo sistema
d'azione basato sulla collocazione assunta nello spazio di rappresentazione.
Per ultimo abbiamo parlato dei centri di risposta, del modo in cui sono attivati dalle immagini
formatesi in precedenza nella coscienza, e anche del caso in cui alcuni impulsi, provenienti dalla
cenestesia, vadano direttamente, per esempio, al centro vegetativo, eludendo la coscienza.
Dunque, questi sono i temi di cui abbiamo parlato in questi ultimi giorni. Domani ci occuperemo
delle due vie, l'astrattiva e l'associativa, che si aprono di fronte agli impulsi provenienti dai sensi o
dalla memoria. Esse danno origine ad un universo di fenomeni su cui tenteremo di indagare,
cercando di stabilire delle leggi generali che in seguito ci serviranno sia per capire la meccanica
essenziale del dolore e la sofferenza sia per organizzare un sistema di tecniche capaci di spostarli o
di farli scomparire.

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DODICESIMO GIORNO
VIE ASTRATTIVE E VIE ASSOCIATIVE

Oggi parleremo degli impulsi che esamineremo quando si sono gi prodotti nella coscienza in
un modo caratteristico, dopo aver preso canali o vie particolari. Tali canali o vie sono quelli che
abbiamo menzionato ieri e cio gli astrattivi e gli associativi in generale.
Anche se sappiamo che gli impulsi potrebbero aprire altri canali nella coscienza, noi
prenderemo in esame solo questi due.
Prima, per, importante stabilire alcune distinzioni. Qualunque impulso pu arrivare alla
coscienza gi tradotto, deformato o trasformato. E la coscienza, una volta ricevutolo, pu aprire
diversi canali con cui operare una nuova trasformazione. Con questa nuova trasformazione,
l'impulso, uscito da una delle due vie, diventa immagine, la quale svolger un complicato sistema di
operazioni. Ma il punto importante che gli impulsi, indipendentemente dal canale che aprono una
volta arrivati alla coscienza, vengono strutturati in una maniera caratteristica. Questa dipende, tra
le altre cose, dal livello di lavoro nel quale la coscienza si trova in quel dato momento.
Anche le immagini che vengono poi prodotte risultano strutturate in modo caratteristico. Le
strutturazioni degli impulsi vengono chiamate, in generale, forme. Nel nostro sistema di
linguaggio, la parola "forma" non deve creare grandi problemi.
Se si pensa che siano entit separate dal processo psicologico, si pu arrivare a credere che le
forme abbiano esistenza in s e che le rappresentazioni, per esempio, tendano a riempirle.
Alcuni vecchi pensatori sostenevano questa tesi, credevano appunto che le forme esistessero in
s e che i processi interni tendessero a riempirle. Le cose, per, stanno in modo molto diverso.
Le forme sono in realt ambiti di registro interno che permettono di strutturare fenomeni di tipo
diverso. Quindi, quando parliamo della forma di un fenomeno interno della coscienza, parliamo
della particolare struttura che questo fenomeno ha assunto insieme ad altri fenomeni; oppure
parliamo del modo in cui quel fenomeno risulta strutturato internamente. Ma mai parliamo di
forme indipendenti dai fenomeni. Diciamo invece che i fenomeni si strutturano in forme diverse. Il
linguaggio comune riporta tutto questo in modo semplice. La gente suole dire: "Le cose sono
organizzate in una certa forma"; oppure: "Le cose si fanno in una determinata maniera, secondo una
certa forma". Intendiamo questo e nientaltro quando usiamo il termine forma.
Bene. Dato che parleremo degli impulsi nell'ambito della coscienza, possiamo identificare quasi
esattamente le forme con le immagini, una volta che queste ultime siano uscite dalle vie astrattive o
associative.

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Ma prima che questo avvenga, possiamo usare il termine forma per indicare, per esempio, le
strutture di percezione. Quindi possiamo dire che la percezione viene strutturata secondo una sua
forma caratteristica e che ciascun senso possiede la propria forma di strutturare i dati. La coscienza
poi strutturer quei dati secondo una forma specifica corrispondente alla via, al canale, usato.
Non diciamo questo per complicare le cose ma per spiegare meglio ci che abbiamo enunciato
nelle nostre prime conversazioni, quando abbiamo parlato di strutturazione dei dati e del fatto che
essi non esistono mai liberi. La strutturazione appunto una forma che viene posta e nel cui campo
i dati assumono una presentazione specifica.
Di uno stesso oggetto, per esempio, si possono avere diverse forme che dipendono dai canali di
sensazione usati, dal punto di vista o angolatura da cui stato percepito e dal tipo di strutturazione
effettuata dalla coscienza.
Le diverse forme che si hanno di uno stesso oggetto possono farlo apparire differente da s
stesso, per cos dire, come se non si trattasse di un oggetto unico, ma di oggetti diversi, uno per
esempio percepito dall'udito ed un altro dalla vista. Apparentemente si tratta di oggetti diversi
perch le strutturazioni effettuate con i dati che provengono dall'oggetto sono diverse.
In generale, uno dei problemi dellapprendimento sta nel far corrispondere tra loro forme
percettive differenti quando si cerca configurare l'immagine totale di un oggetto. Cos, mi pu
succedere di sorprendermi all'ascoltare, per esempio, il suono di un oggetto del quale credevo di
possedere tutti registri. Quell'oggetto lo avevo tenuto in mano, ne avevo valutato il peso, lo avevo
osservato bene. Ecco per che cade a terra producendo un suono caratteristico che non avrei mai
immaginato. Ma c' di pi: se non avessi avvertito la corrispondenza tra il suono e la caduta
dell'oggetto in questione, il suono mi sarebbe risultato del tutto estraneo o lo avrei attribuito ad un
altro oggetto.
Quindi in materia di apprendimento, per poter configurare un oggetto nei suoi diversi aspetti,
esiste il problema di correlare le forme in cui ciascuna percezione si organizzata in base al canale
usato, con la forma generale di strutturare i dati provenienti dai diversi sensi e relativi all'oggetto.
Come arrivo a correlare, a far corrispondere, nella struttura della mia coscienza dei dati
strutturati in modi tanto diversi, dati auditivi, tattili, olfattivi, ecc. ? Come arrivo a strutturare un
oggetto a partire, per esempio, da suoni o da percezioni visive o di altro tipo, un oggetto che una
miscela di suoni, di immagini visive, ecc.? Ammetterete che si tratta di un fatto abbastanza curioso.
Questa corrispondenza, questa correlazione, possibile perch tutto il sistema delle singole e
diverse percezioni viene strutturato all'interno di una forma di percezione che legata al registro
interno. In questo senso, quando riconosco un oggetto, dico che esso pu usare diversi segnali,
diversi segni, che sono delle codificazioni di registri interni. Quando un oggetto di cui possiedo un
registro codificato appare nel mio campo di percezione, posso considerarlo come un segno.
E come tutti i segni, esso attiva in me un registro codificato. Considerate che i segni sono
numerosi e di diverso tipo. Sono segni non solo le articolazioni del linguaggio, che costituiscono

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registri codificati che sperimento di fronte a determinate forme da me strutturate, in questo caso
forme auditive. Cosa succede quando ascolto una parola ? Se osservo il fenomeno dallesterno, dico
che si tratta di un'espressione dotata di significato.
Certo, questo vero se osservo la cosa dallesterno. Ma se l'osservo dallinterno, dalla struttura
della mia coscienza, la parola che mi arriva un impulso. Un impulso, il cui registro risulta per
gi codificato in me. Una certa parola fa scattare nella mia mente diverse attivit perch "libera" un
determinato registro. Un'altra parola ne libera uno diverso e in questo modo fa scattare altre attivit
e cos via.
Ma c' anche da considerare che le parole che mi arrivano risultano strutturate in una
determinata forma. Molte articolano frasi, periodi, discorsi, e questi insiemi a volte funzionano essi
stessi come segni codificati.
In altri termini, non solo una parola come "casa" ad essere considerata un segno perch risulta
codificata in me come registro; tutto un insieme di parole pu risultare codificato in modo
strutturato e funzionare come segno. E questo vale per altri tipi di strutturazioni, per altri modi di
organizzare le cose e non solo per il linguaggio.
Ciascuno dei diversi livelli di coscienza pone il proprio ambito formale. Questo vuol dire che i
diversi livelli strutturano i dati che arrivano alla coscienza in modo diverso, secondo una forma
differente.
I livelli, cio, funzionano come gli ambiti strutturatori pi generali e ciascuno di essi legato a
forme caratteristiche. Le forme che emergono nella coscienza dipendono, in grande misura, dal
livello di coscienza che pone il suo specifico ambito strutturatore.
Lo stimolo diventa forma, diventa immagine, quando la coscienza lo struttura in uno dei suoi
livelli di lavoro. Quindi uno stesso stimolo pu venire tradotto in forme, in immagini diverse. E
queste immagini, a loro volta, possono spostarsi nella coscienza.
Quando riconosco un segno - per esempio uditivo - gi codificato in me, che appare con una
forma, con un'immagine caratteristica collocata in un certo punto del mio spazio di
rappresentazione, la mia coscienza pu perfettamente spostare tale immagine, che proviene in
questo caso dall'udito, a un'immagine che corrisponde ad un senso diverso. E questo perch la
seconda immagine funziona nello stesso modo della prima agli effetti del riconoscimento del segno.
Vediamo meglio questo punto. Pu accadere che un dato proveniente dall'occhio sia spostato
internamente, nella mia coscienza, in modo tale da risultare come un dato proveniente dall'orecchio.
In altri termini, un dato percettivo pu essere tradotto nella coscienza ed il risultato di tale
traduzione uguale a quello che si verifica quando il dato proviene direttamente da un altro senso.
Anche se il segno pu far sorgere due immagini differenti - una tradotta ed una no -, le due
immagini si corrispondono per quanto riguarda sia la collocazione nello spazio di rappresentazione
sia la funzione, che quella di attivare il centro di risposta adeguato.

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Mi trovo, per esempio, vicino al fuoco: lo guardo, ne ascolto il crepitio, ne sento l'odore. Tutte le
percezioni che ho del fuoco e che mi arrivano per canali distinti, vengono strutturate in una forma
caratteristica e sono tutte intercambiabili, sostituibili l'una all'altra. Sono sostituibili - e perci
traducibili - nella mia coscienza e si collocano nello stesso livello dello spazio di rappresentazione;
inoltre sono predisposte per dare lo stesso segnale di pericolo.
Dunque, sia che veda il fuoco sia che ne senta il rumore o l'odore, tutte le forme relative alla
percezione del fuoco che arrivano alla mia coscienza, possono essere tradotte l'una nell'altra.
Esistono atti di coscienza che non sono completati da immagini, da forme. Sono atti che
"cercano" un oggetto o un'immagine che li completi.
Sono atti che appaiono nella coscienza ma che non possiedono una forma determinata. Questi
atti speciali rivestiranno in seguito una grande importanza. In questo senso, si pu parlare di una
sorta di forma pura, di immagine pura. Certo, si tratta di un'immagine che non si vede n si ascolta,
che non rappresentabile n visivamente, n uditivamente, per esempio. Ma se un'immagine, ad
ogni modo se ne avr una percezione interna di tipo cenestesico.
E` per questo che si pu parlare di una forma pura che non si riesce a definire bene. Una forma
che non si vede, che non risulta chiara, ma che spesso si cerca di raggiungere e che pu persino
polarizzare l'intero psichismo. Un'immagine, che per alcuni pu addirittura dare un senso alla vita.
L'effetto straordinario che un'immagine di questo tipo produce nella coscienza unimmagine che
non si vede ma che si sa che esiste e che pu giungere a "risucchiare", per cos dire, l'intera
mentazione - possibile perch di tale immagine, ad ogni modo, si possiede un registro.
C' anche qualcuno che asserisce che un fenomeno tanto curioso esiste perch ne ha
sperimentato il registro; ma ciononostante, quel qualcuno non in grado di descriverlo. E se gli si
chiede qual il nome di tale oggetto, potr magari rispondere che non ha nome o che ha mille
nomi. E se gli si domanda quali sono le sue caratteristiche, potr anche rispondere cos: "Alcuni lo
rappresentano con la barba, altri senza." Se poi gli si chiede dove si trovi, forse risponder che si
trova in tutti i luoghi, in alto, in basso, fuori di noi ma anche dentro.
Dunque, questo fenomeno tanto curioso, tanto straordinario, pu non avere rappresentazione
visiva ma costituisce una struttura globale dei registri interni a cui corrisponde un sistema globale
di rappresentazione cenestesica. Esso non possiede una localizzazione spaziale precisa ma coincide
con l'intero spazio di rappresentazione, all'interno del quale posso rappresentare tutti gli oggetti
del mondo e perfino me stesso. Ma c di pi: tale sistema globale pu anche essere rappresentato
dentro di me. Queste sono tutte possibilit proprie dei fenomeni cenestesici.
Non si tratta di idee difficili. Dunque, possono esistere numerosi atti di coscienza che non sono
completati da forme, dove per forme intendiamo immagini, per esempio, immagini visive.
Fatte queste piccole distinzioni, possiamo rivedere rapidamente il tema, gi trattato tanto tempo
fa, dei canali che si aprono nella coscienza e a partire dai quali si producono i segnali che poi si
trasformeranno in immagini.

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L'immagine interna che si forma nella coscienza pu corrispondere o no ai dati percettivi esterni.
Ma se questi ultimi risultano codificati in me come registri, allora la dinamica dei dati esterni
determina una corrispondente dinamica di registri interni.
In questo senso, se osservo un fenomeno che si verifica davanti ai miei occhi e se di tale
fenomeno esterno ho un determinato registro, le variazioni che esso subir produrranno
modificazioni anche nel mio registro interno.
Se per esempio osservo una linea nello spazio esterno e la seguo con l'occhio in una determinata
direzione, noter, attraverso il mio registro interno, lo stesso spostamento nel mio spazio interno di
rappresentazione. Dunque
ci che accade nell'occhio accade anche nello spazio di
rappresentazione.
Allora, se il mio occhio vede o segue una linea che traccia un cerchio, nel mio spazio di
rappresentazione interna apparir la dinamica della linea che va formando quel cerchio. Quindi
non indifferente il tipo dimmagine che mi appare allesterno, dato che l'immagine interna che le
corrisponde effettuer, in dipendenza da essa, determinati movimenti nel mio spazio interno e si
collocher in certe profondit, in certi punti specifici di tale spazio.
Se le cose stanno cos, baster studiare ci che fa l'occhio quando segue determinati fenomeni
di percezione per comprendere che cosa accade internamente nel sistema di registro.
Esiste ci che convenzionalmente viene chiamato simbolo e ci che convenzionalmente viene
chiamato allegoria. Tuttavia non c' molta precisione in questi termini e neppure le loro differenze
risultano convenientemente definite.
Per noi un simbolo un'immagine che sorge dal canale astrattivo mentre un'allegoria
un'immagine che sorge da quello associativo. Ma in ogni modo, sia l'uno che l'altra sono immagini
che differiscono nella strutturazione, nella forma.
Quelle che partono dalla via astrattiva, sono immagini riduttive, sprovviste di caratteri
secondari, immagini che sintetizzano tutto un insieme di caratteristiche o che astraggono ci che c'
di pi essenziale da tutte le caratteristiche presenti. Invece, quelle che corrispondono alla via
associativa sono immagini estremamente complicate alle quali si vanno continuamente sommando
altre immagini. Funzionano, potremmo dire, come delle calamite mentali che attraggono tutto ci
che incontrano: vanno sempre sommando, moltiplicando. Sono queste le immagini a cui diamo il
nome di allegorie.
Le immagini astrattive, al contrario, prima di sorgere passano per delle specie di filtri che
purificano i dati, lasciando di essi solo l'essenziale.
Dunque i simboli corrispondono al canale astrattivo e le allegorie a quello associativo.

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Esistono simboli che assolvono alla funzione di codificare registri e che chiamiamo segni. Si
tratta in ogni modo di simboli.
In questo senso, la parola, per esempio, un segno codificato che suscita un certo tipo di
registro e che inoltre richiama - come ogni registro - una quantit di fenomeni e di processi.
Quando le si dice la parola "incendio", una persona percepisce nient'altro che un suono. Ma a
questo suono corrisponde un registro codificato, per cui nell'interno della persona si mette in moto
un complesso sistema di reazioni. Ogni parola, ogni segno, evoca non solo la codificazione che gli
corrisponde ma anche quelle immediatamente collegate ad essa.
Come voi sapete, i segni provengono da diverse vie. Non sono segni solo quelli del linguaggio.
Per esempio: posso stabilire con un'altra persona un sistema segnico di relazione basato sul modo di
muovere le braccia, di gesticolare. Quando muovo le braccia in una certa maniera, l'altra persona
riceve un dato codificato internamente. E come funziona questa codificazione interna nella persona
che riceve il segno? Funziona suscitando lo stesso processo che ha dato origine all'immagine nella
persona che ha lanciato il segno. Si produce dunque un fenomeno di sdoppiamento, attraverso il
quale alla fine si ottiene un registro comune per le due persone. Se non si arrivasse allo stesso
registro, non ci sarebbero possibilit di comunicazione. Se una persona mi indica qualcosa con un
gesto, io debbo evidentemente avere di quel gesto il suo stesso tipo di registro interno, perch
altrimenti non potrei comprendere il significato che tale operazione ha per lei.
Dunque, le relazioni interpersonali possono stabilirsi grazie a registri codificati. Si tratti di
parole, di gesti, di mudras, di sguardi, di posizioni corporali generali, in tutti i casi si ha a che fare
con dei segni, i quali permettono di stabilire una comunicazione perch se ne possiede lo stesso
registro codificato.
Cos a volte basta un gesto per attivare tutto un sistema di registri codificati: per esempio, basta
un gesto per spaventare profondamente una persona.
Allo stesso modo in cui un gesto, che corrisponde ad un sistema codificato di registri interni,
lanciato all'esterno come segno che l'altro interpreta ed elabora, cos numerosi altri segni, e anche
simboli e allegorie, possono essere collocati nel mondo esterno.
Ecco allora che mi trovo ad osservare un certo oggetto che qualcuno ha costruito.
Indipendentemente dalle idee che posso avere su di esso, il mio occhio, quando lo percepisce, si
muove in un modo caratteristico. E questo determina tutta una serie di movimenti nel mio spazio di
rappresentazione interno. E` proprio di questo che parleremo ora, esaminando le leggi visive del
simbolo in generale.

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LEGGI VISIVE DEL SIMBOLO

Il simbolo nello spazio, come percezione visiva, ci fa riflettere sul movimento dell'occhio. E`
attraverso questo movimento che determineremo la dinamica interna dei registri.
Prendiamo in esame per esempio un punto privo di parametri di riferimento. Prima
consideriamolo come oggetto della visione esterna; poi immaginiamolo nel nostro spazio interno di
rappresentazione e anche in questo caso da solo, senza altre cose. Il punto nello spazio esterno si
comporta allo stesso modo che nello spazio interno.
La visione di un punto privo di riferimenti fa muovere gli occhi in tutte le direzioni perch essi
cercano i parametri percettivi per inquadrarlo. Lo stesso succede quando si rappresenta un punto
nello spazio interno. Infatti, appena immaginate un punto, immediatamente comincerete a
cercare dei parametri, dei riferimenti, fossero anche i limiti dello spazio di rappresentazione. Il
punto si muove verso l'alto o verso il basso, si colloca ora in un lato ora in un altro. Se poi vi
sforzate di mantenerlo fisso, noterete che il vostro "occhio interno" comincia a cercare dei
riferimenti all'interno dello spazio mentale.
Dunque un punto privo di riferimenti fa muovere l'occhio in tutte le direzioni.
La linea orizzontale fa s che l'occhio ne segua la direzione senza grande sforzo. Anche quando
la si immagina nello spazio di rappresentazione e la si segue, non si ha registro di sforzo.
La linea verticale provoca un certo tipo di tensione quando la si immagina. E perch questa
differenza rispetto alla linea orizzontale ? Perch l'organizzazione interna dello spazio di
rappresentazione, che e` del tutto corrispondente a quella dell'occhio, rende lo spostamento
dell'immagine da un livello all'altro di tale spazio pi difficile che all'interno di uno stesso livello.
Questo a sua volta dipende da tutta una serie di fenomeni interni, da tutta una serie di cariche
diverse, ciascuna corrispondente a un diverso livello dello spazio di rappresentazione. Quindi uno
spostamento dell'immagine in verticale presenta difficolt maggiori di uno spostamento in
orizzontale. Lo stesso succede all'occhio, che pur potendo muoversi con facilit, incontra
limitazioni sempre pi grandi nella misura in cui si sposta verso l'alto.
Quando due linee si incrociano, l'occhio va verso il punto d'incontro e vi rimane inquadrato.
(Spero che queste descrizioni che si riferiscono al comportamento dell'occhio siano accompagnate
dalle corrispondenti rappresentazioni interne. In effetti, pur parlando dell'occhio, il nostro interesse
nelseguire i registri interni).
La curva porta l'occhio ad includere spazio: provoca la sensazione di limite tra ci che sta al suo
interno e ci che sta al suo esterno, facendo scorrere l'occhio verso lo spazio incluso nell'arco.
Vediamo di fare un po di pratica. Cercate ora di registrare il vostro spazio di
rappresentazione interno, e poi, se potete, fatelo coincidere con un circolo. Sforzandovi ancora

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un po, potrete anche farlo coincidere con una specie di sfera che si colloca ai limiti estremi della
rappresentazione. Se ci riuscite, vi vedrete inclusi all'interno di essa. Se poi "stirate" la sfera,
dandole la forma di un ovale a due punte, di una "mandorla", noterete l'apparizione di
tensioni dirette verso le punte proprio come quando rappresentavate la linea verticale. Se, infine,
dopo aver registrato lo spazio di rappresentazione, lo aprite verso l'esterno invece di chiuderlo in
un circolo, troverete una certa difficolt a farlo: sperimenterete qualcosa di simile ad una perdita di
interiorit.
L'incrocio tra due curve fissa l'occhio, facendo sorgere nuovamente il punto.
L'incrocio tra una curva e una retta fissa il punto centrale e rompe l'isolamento tra lo spazio
incluso nell'arco e quello escluso.
Le rette spezzate interrompono lo spostamento per inerzia dell'occhio ed esigono un aumento
della tensione nel guardare. Lo stesso vale per gli archi discontinui. Se rappresento una retta
orizzontale, ne seguo la direzione e poi la piego verso il basso, l'inerzia che caratterizzava lo
spostamento scompare mentre sorge una tensione dovuta al fatto che il livello dello spazio di
rappresentazione e` cambiato. Seguite l'idea?
E` chiaro che se effettuo la stessa operazione, piegando per la retta verso l'alto, si verificher un
fenomeno diverso. Ma in ogni caso entrambe le operazioni presentano una certa difficolt,
entrambe esigono un aumento di tensione. Ma osservate che cosa vi succede quando piegate la
linea orizzontale verso il basso e quando la piegate verso l'alto. I registri interni che sperimentate
sono diversi e a seconda dei vostri gusti personali uno vi piacer pi dell'altro.
La ripetizione di segmenti uguali di rette o di curve discontinue colloca nuovamente il
movimento dell'occhio in un sistema d'inerzia. Pertanto, la tensione relativa all'atto del guardare
diminuisce e si verifica una distensione. In altre parole, le rette e le curve che si ripetono
determinano un ritmo a cui corrisponde un registro interno di piacere. Il ritmo ha avuto un ruolo
tanto importante nella decorazione pittorica proprio per la distensione che produce. E lo stesso
vale per la musica, se consideriamo i suoni.
Se osservate i vostri registri interni quando sviluppate delle rappresentazioni ritmiche,
comproverete che esse producono una particolare sensazione di compensazione tra i punti alti e
quelli bassi dello spazio di rappresentazione, una sensazione di grande equilibrio.
(Come si detto, confidiamo che voi aggiungiate alla descrizione dei fenomeni che qui viene
portata avanti, il loro registro interno. Si tratta quindi di una revisione e di qualcosa di pi nello
stesso tempo.)
Quando rette e curve si collegano tra loro formando un circuito chiuso sorge il simbolo
dell'inquadramento e del campo. Questo che vero per l'occhio sicuramente anche vero per la
rappresentazione interna. Certo, l'inquadramento interno pi amplio costituito dai limiti dello
spazio di rappresentazione. Ci che contenuto allinterno di questo inquadramento maggiore il
campo di rappresentazione.

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Quando nello spazio di rappresentazione appare un simbolo qualunque, per esempio un


quadrato, i lati costituiscono i limiti di tale simbolo e all'interno di essi si forma il campo. Se nel
campo collochiamo un altro oggetto, noteremo l'apparizione di distinti sistemi di tensione che
dipendono dalla posizione che l'oggetto ha assunto rispetto ai limiti del simbolo. L'oggetto si pu
trovare pi o meno vicino ad una retta discontinua, cio ad un angolo del quadrato oppure
equidistante da tutti gli angoli. In questo secondo caso, noterete una specie di equilibrio, negli altri
invece un certo squilibrio. Potete anche togliere l'oggetto dal quadrato e collocarlo fuori di questo.
In tal caso, noterete che esso appare escluso dal sistema chiuso costituito dal quadrato e vi
sembrer quasi che faccia uno sforzo per esservi incluso.
Come vedete, i sistemi di tensione possiedono delle strane propriet! Cos a volte succede che le
persone che per qualche motivo devono rimanere al di fuori di un determinato ambito, sperimentino
una tensione del tipo che abbiamo appena descritto e premano per essere ammesse nell'ambito da
cui si trovano escluse. E questa tensione, come altri fenomeni, corrisponde ad un registro interno
determinato dalla posizione spaziale.
Quando rette e curve si separano da un circuito, sorge il simbolo del centro in espansione oppure
quello del movimento verso il centro. Non necessario abbondare in esempi perch voi gi
conoscete questo tema che in altre occasioni abbiamo illustrato appunto con numerosi esempi.
Una figura geometrica elementare funziona come riferimento di centri manifesti. Esistono
anche centri taciti i quali si distinguono da quelli manifesti, prodotti dall'incrocio di due o pi
linee, per il fatto che l'occhio si dirige verso di essi senza l'aiuto direzionale fornito da linee. Questo
si deve all'equilibrio che si crea tra le tensioni che sorgono quando si colloca una determinata
figura geometrica nello spazio interno di rappresentazione.
Dunque, un centro tacito sorge nel punto di equilibrio delle tensioni. Se per esempio ora colloco
un quadrato nel mio spazio di rappresentazione, la mia visione interna si muover in varie direzioni
anche se il quadrato vuoto: prima verso un angolo poi verso un altro, finch arriver ad un punto
in cui potr mantenersi stabile. Questo il centro tacito che coincide con il centro del quadrato, ed
tale perch equidistante dai quattro angoli.
E` come se disegnassi un quadrato (parliamo ora di spazio esterno) e vi tracciassi le diagonali.
Dove esse si intersecano si trova il centro tacito che diventa manifesto nel momento in cui vi
colloco il punto.
I centri manifesti sorgono quando curve o linee rette si intersecano e la visione cessa di
scorrere. I centri taciti, invece, operano "come se" esistessero, "come se" fossero gi posti. Essi non
esistono, ma esiste il registro di "ristagno", per cosi` dire, di sospensione della dinamica della
rappresentazione interna. Tornando al caso di prima, il centro tacito esiste nel quadrato anche se
non vi si trova collocato un punto.

146

Nel circolo non esistono centri manifesti, esiste solamente un centro tacito e questo provoca un
movimento generale verso tale centro. E facile notare questo fenomeno se si studia la
rappresentazione del circolo.
Nel punto esiste un centro manifesto. In pratica il punto il centro manifesto per eccellenza. Ma
poich, com evidente, non esiste n inquadramento n centro tacito, un tale centro manifesto si
sposta in tutte le direzioni.
Quando un simbolo ne include un altro nel suo campo, il secondo funziona da centro manifesto.
I centri manifesti attraggono l'occhio verso di s. Un centro manifesto collocato nello spazio di
rappresentazione interna attrae verso di s tutte le tensioni dello psichismo.
Il vuoto, ovviamente come rappresentazione, possiede centro tacito. Afferrate quest'idea?
Due centri di tensione provocano vuoto nel centro tacito, facendo spostare la visione prima
verso i poli e poi verso il centro del vuoto. Oppure verso il centro del vuoto e da l verso i centri
manifesti. Il "taglio", la separazione tra i due poli, produce una grande tensione.
Tutti i simboli collocati nel campo di un altro simbolo che funziona da inquadramento sono in
rapporto tra di loro. Colloco un quadrato nel mio spazio di rappresentazione e lo riempio di piccoli
circoli e triangoli. Questi simboli sono interdipendenti, relazionati l'uno con l'altro, per cui
costituiscono una struttura all'interno del quadrato. Appena ne tolgo uno e lo colloco all'esterno
del campo, si stabilisce una strana tensione tra di esso e l'insieme. E` come se al simbolo escluso
venisse a mancare qualcosa, come se cercasse di essere nuovamente inserito nell'insieme. Quando
questo succede, la tensione sparisce.
Nello spazio di rappresentazione, che costituisce il campo, il contenente pi ampio, succede la
stessa cosa. Logicamente tutti i contenuti di coscienza, tutte le immagini, tendono ad esservi
inclusi. E di quelli che non possono esserlo, in linea di principio non sono in grado di parlare
perch non li percepisco. Ma se ci fossero delle sensazioni subliminari (chiamiamole cos),
anch'esse tenderebbero a riempire lo spazio di rappresentazione. E questo produrrebbe un registro
di distensione delle tensioni interne presenti in altri livelli di coscienza.
Nel mio spazio di rappresentazione pu esistere una determinata immagine che impedisce
l'avvicinamento di altre immagini; oppure pu esistere un grande vuoto che fa s che altri contenuti
entrino facilmente nel campo.
Il rapporto tra i simboli esterni ad un inquadramento esiste solo in quanto ciascuno di essi fa
riferimento all'inquadramento. Quando presente un inquadramento ed appaiono dei simboli
esterni ad esso, tali simboli esistono in funzione dell'inquadramento stesso. Supponiamo che questi
simboli siano delle persone. Queste, pur registrando se stesse come esistenti in s, in realt hanno
esistenza solo in funzione dell'inquadramento che d loro una certa immobilit, una certa stabilit.
Se non fosse cos, se esistessero veramente in s, possederebbero una dinamica propria. Invece,
l'inquadramento, nonostante ne siano escluse, costituisce per esse un riferimento. Il rapporto con il

147

sistema di riferimento pu essere dialettico o di ricerca, ma in ogni caso, ci che esse percepiscono
come "in s" dipende dall'inquadramento e quindi non esiste come tale.
Un simbolo pu fungere da inquadramento di un allegoria o di un segno. Lo stesso vale per
un'allegoria o per un segno nei confronti degli altri due termini. Tutti e tre possono anche servire da
legame tra inquadramenti. Voi conoscete gi questa legge, che a suo tempo abbiamo illustrato
ampiamente presentando gli esempi opportuni.
Nel caso dell'occhio, un ritmo pu a volte servire agli effetti dell'ornamentazione. Le aperture
nei simboli chiusi costituiscono legami del campo con l'ambiente esterno oltre che rotture nella
continuit dell'inquadramento. Se immagino un quadrato e poi ne rompo un lato in un punto
qualsiasi, il mio spazio di rappresentazione penetra nel quadrato oppure, ed lo stesso, il campo di
quest'ultimo viene a comunicare con lo spazio generale della rappresentazione.
Quindi una rottura in realt un legame. Quando un inquadramento si rompe, i centri manifesti
tendono a diventare interni a causa dello sforzo compiuto dall'occhio per integrare la figura in
struttura; come conseguenza, il simbolo centrale si rinforza.
Questo ci dice che, quando una determinata immagine, per esempio un quadrato, posta nello
spazio di rappresentazione, viene rotta in pi punti, la conseguenza un rafforzamento del suo
centro. Trasponendo il discorso sul piano psicologico, come se qualcuno dicesse di aver paura di
perdere la propria identit, di subire una rottura della propria immagine interna. E` cose se il centro
del quadrato, il centro tacito che d coesione alla figura, si rinforzasse proprio nel momento in cui
quest'ultima si lega all'ambiente che la circonda. Se non fosse cos, la figura svanirebbe, si
disintegrerebbe.
E` chiaro che questo esige una tensione maggiore nella rappresentazione: se ne ho rotto parte
dei lati, come potr dare unit al quadrato ? Avr bisogno di effettuare un'operazione di
strutturazione. Infatti, i lati tagliati possono risultare uniti solo nella rappresentazione. Se faccio
tutto questo su un pezzo di carta, la cosa risulta facile: il disegno non possiede dinamica e allora il
mio occhio salta in corrispondenza del segmento che manca e compie un'integrazione della figura.
Ma se la rappresentazione interna, quando provoco rotture nei lati del quadrato immaginato e lo
spazio interno e quello esterno entrano in comunicazione, la mia coscienza strutturatrice costretta
ad aumentare la tensione tra i diversi segmenti interrotti per dar loro unit.
Il registro interno di questa operazione pi doloroso di quello che corrisponde alla
rappresentazione di un quadrato integro e stabile. Dunque la rottura del contorno di un simbolo
rappresentato comporta un aumento di tensione ed un rafforzamento del centro. Se trasponiamo
discorso ad un altro campo, potremmo per esempio dire che ad una maggiore disintegrazione dell'io
corrisponde una maggiore nozione e rafforzamento dell'io stesso. Questo rafforzamento viene
sperimentato come tensione interna per non perdere la propria unit e quindi come dolore. Ma
questa una considerazione eccessiva per il tema che stiamo trattando.

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Quando l'inquadramento si rompe, i centri manifesti tendono a diventare interni a causa dello
sforzo richiesto all'occhio per integrare la figura; come conseguenza, il simbolo centrale si
rinforza.
Le curve concentrano la visione verso il centro e le punte disperdono l'attenzione fuori del
campo. Se nello spazio di rappresentazione colloco un punto centrale a cui aggiungo delle punte
che si dipartono da esso, il mio registro interno centrifugo. Quando pi avanti, studiando
l'Allegorica, incontreremo difensori che portano degli oggetti appuntiti o in generale immagini
dove appaiono punte, comproveremo che questo tipo di visione interna produce un rifiuto
dell'immagine, un involgimento dell'attivit della coscienza. La stessa cosa succede all'occhio.
In queste considerazioni sul simbolo, per ora non diamo importanza al colore. Ma anche se non
modifica lessenza del simbolo - un quadrato rosso, giallo o verde, ai fini del nostro studio sempre
un quadrato - il colore vi introduce modulazioni, graduazioni. Osservate i vostri registri quando
cambia il colore del quadrato rappresentato. Dentro di voi il quadrato prende un calore, una
risonanza diversa a seconda del colore che gli date. Ma chiaro che il quadrato rimane un quadrato.
Abbiamo parlato in precedenza del simbolo come risultato della trasformazione, in base alle
necessit della coscienza, di ci che stato percepito. Conosciamo il tema e perci possiamo andare
avanti.
A suo tempo abbiamo anche parlato del simbolo come traduzione di impulsi interni. Ci siamo
pure occupati delle numerose applicazioni che il simbolo pu avere all'esterno. E inoltre abbiamo
parlato di una specie di azione di forma del simbolo.
Lazione di forma esiste nella misura in cui il simbolo viene registrato. Se mi conducono
all'interno di una stanza con gli occhi bendati, il fatto che essa sia sferica o piramidale non ha per
me nessun significato. Ma se, anche con gli occhi bendati, so di trovarmi in una stanza piramidale, i
registri delle tensioni interne che sperimenter saranno diversi da quelli che sperimenterei in uno
spazio sferico.
Ma questo dipende dalla forma che mi circonda o dal registro interno che corrisponde alla
rappresentazione di tale forma ? Dipende senza dubbio dal registro interno. Se fosse vera la prima
ipotesi, crederei, come certi antichi pensatori un po primitivi, che la forma in s, indipendente dal
fenomeno psicologico, sia in grado di esercitare un qualche tipo di azione. Questo pu essere vero
in altri campi ma non in quello psicologico.
E` vero per esempio nel caso dell'elettricit. Come sapete, esistono certe macchine elettriche che
concentrano elettricit statica se hanno una certa forma e la dissipano se ne hanno un'altra.
Questo fenomeno dunque valido in altri campi ma non in quello della psicologia dove
l'azione di forma del simbolo dipende sempre dalla rappresentazione interna. Tutto questo ci
servir in seguito (ed quindi importante averlo preso in esame) per comprendere numerosi
fenomeni interni che subiscono profonde modifiche per l'azione di forma dei simboli. E evidente

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che lo studio dei simboli nello spazio esterno ci serve per comprendere ci che succede all'interno
della mente.
E la conoscenza delle propriet dei simboli nello spazio di rappresentazione risulter molto
importante perch i diversi simboli determinano tensioni assai diverse tra i contenuti: a seconda del
caso, alcuni contenuti si dinamizzeranno, altri verranno esclusi, altri ancora inclusi. Si verr a
formare un sistema completo che dipender dal tipo di simbolo prodotto nella coscienza.
Se passiamo al tema dei segni, possiamo parlare di una signica, cos come abbiamo parlato di
una simbolica. Sarebbe interessante studiare la signica della comunicazione tra persone. Ma questo
tema non risulta affatto chiaro per cui ci contenteremo di dire che esiste una signica, che esistono
linguaggi, gesti, ecc.
In realt a noi interessa l'aspetto interno dei segni, cio la loro capacit di far scattare dentro
di noi dei registri codificati.
Quindi, nel portare avanti questa rapida revisione, non ci preoccuperemo molto di distinguere, in
tema di signica, tra espressione, significato, livelli di linguaggio, metalinguaggio e cose simili.
Tutto questo non ci interessa se usiamo il punto di vista del registro psicologico interno, cio il
punto di vista secondo cui un segno fa sorgere internamente un sistema codificato di registri.
Quindi in materia di signica sufficiente quello che abbiamo detto.
Se vi interessa stabilire lesistenza di un rapporto interno tra segni, simboli e allegorie, potete
studiare i casi particolari. Non vi sar difficile comprovare che questi tre tipi di immagini, pur
partendo da canali diversi, che sono gli astrattivi e gli associativi, possono stabilire tra loro una
serie di rapporti nello spazio di rappresentazione. Per esempio, un'immagine astrattiva pu
compiere una funzione allegorica. Analogamente, un'allegoria pu assumere caratteristiche
decisamente signiche: posso arrivare a riconoscere il segnale che un'allegoria produce dentro di me,
per cui essa finisce per diventare un segno, il sintomo di un fenomeno, che risveglia in me tutta una
serie di elaborazioni.
Quindi anche se provengono da canali diversi, i simboli, i segni e le allegorie si mischiano,
comunicano tra loro, si prestano servizi reciproci, per cos dire, e possono anche arrivare a prendere
gli uni il posto degli altri. Questo punto non difficile da capire se si ha un po desperienza di
lavoro interno.
Ma tornando al nostro tema, ribadiamo che non ci interessano molto, per quanto riguarda le
questioni di signica, i problemi di quella che oggi viene chiamata informatica o teoria della
comunicazione o sistema di segni che le persone si scambiano nei loro rapporti. Si tratta senza
dubbio di un argomento molto interessante ma che non si accorda con il livello di comprensione dei
fenomeni psichici in cui ci troviamo ora.

150

ALLEGORICA

Prendendo in esame l'altro canale, quello allegorico, associativo, possiamo dire che in generale
una allegoria una specie di racconto, di narrazione costruita con immagini. A differenza di quella
simbolica, l'immagine allegorica non rimane immobile, come sospesa nello spazio di
rappresentazione, ma possiede la curiosa propriet di muoversi, di modificarsi, di trasformarsi.
Anzi, se essa non possiede questa capacit, siamo portati a sospettare che l'attivit di
strutturazione dello psichismo presenti dei problemi.
Normalmente un'immagine allegorica, una volta uscita dal canale associativo, possiede una
mobilit, un sistema di trasformismi, davvero curiosi grazie ai quali finisce per diventare una
specie di narrazione che descrive un qualche processo. L'immagine allegorica si trasforma e diventa
una storia.
Mentre le simboliche sono immagini fisse, le allegoriche sono immagini vive, che si muovono,
che si trasformano, che compiono operazioni dentro di me. E` sufficiente che liberi un'immagine di
questo tipo nel mio spazio di rappresentazione perch essa acquisti vita propria ed agisca per suo
conto. Collocarvi un simbolo costituisce invece un problema perch significa produrre una
forzatura, significa andare contro la dinamica continua della coscienza.
Questa dinamica va continuamente trasformando i contenuti, va continuamente aprendo nuove
strade. Pertanto, se colloco un simbolo nello spazio della rappresentazione interna, rimango come
fermo nel tempo, come immortalato in quel simbolo. Ma se vi colloco un'allegoria, questa comincia
a danzare, per cos dire, a spostarsi, a trasformarsi seguendo la corrente dalla coscienza, la corrente
dei processi psichici.
E chiaro che un'allegoria pu anche essere spostata dal mondo interno a quello esterno ed essere
magari collocata sotto forma di statua nel bel mezzo di una piazza. Fenomeni interni di questo tipo
ammettono molte possibilit. Su questo punto c' da dire che alcuni credono che le allegorie
esistano veramente nel mondo esterno. Per esempio, sono molti a credere che angeli, demoni o
rappresentazioni di questo genere abbiano una vita propria al di fuori della coscienza. Un'illusione
di questo tipo perfettamente in linea con la natura delle allegorie: queste possiedono una tale
mobilit, una tale spontaneit che alla fine non siamo pi noi a controllarle, ma esse a controllare
noi.
La confusione tra fenomeni interni e fenomeni che esistono al di fuori della rappresentazione
un'illusione molto frequente che in genere si verifica per mancanza di sufficiente informazione sui
processi psichici.
Possiamo anche dire che le allegorie sono narrazioni trasformate in immagini, nelle quali molti
elementi diversi si uniscono oppure si moltiplicano per allusione e i concetti astratti si
concretizzano.

151

Qualcuno mi parla del "bene" e io mi concentro sul mio mondo interno per comprendere questa
parola. Per me il "bene" costituisce un segno a cui pu corrispondere o no un registro codificato.
Nel secondo caso si tratta di un segno senza significato, di una parola vuota che non mi dice niente
internamente. Ma pu anche darsi che abbia per me un qualche significato e che risvegli tutta una
serie di catene associative. Se questo il caso, il "bene" potr trasformarsi, per esempio,
nell'immagine di una donna dotata di certe caratteristiche o in quella di alcune persone che
svolgono una determinata attivit: il processo di allegorizzazione scatta subito per cui un racconto,
una storia sul "bene" comincia a prendere vita.
Lo stesso succede quando voglio spiegare ad un altro cos' il "bene" e per farlo mi vedo
costretto a ricorrere ad un racconto nel quale appare ci che bene e ci che male o cose simili.
Dunque il carattere moltiplicativo dell'allegoria collegato al processo associativo della mente.
Giunti a questo punto, possiamo continuare la nostra veloce revisione parlando delle leggi
associative dell'allegoria.
Diciamo che la similitudine guida la mente quando questa cerca ci che somiglia ad un oggetto
dato. La continuit la guida quando cerca ci che sta, stava o star in contatto con un oggetto dato.
Il contrasto la guida quando cerca ci che si oppone o si trova in rapporto dialettico con un oggetto
dato. Questo un punto che conoscete bene.
Le allegorie sono fortemente legate a situazioni particolari, cio variano al variare delle
condizioni della mente individuale o collettiva che le produce. La mente individuale si esprime
allegoricamente attraverso sogni, racconti, opere d'arte, misticismo, manifestazioni patologiche,
ecc.; quella collettiva attraverso racconti, opere d'arte, folklore, miti, religioni, ecc.
Le allegorie compiono funzioni di diverso tipo. Una quella di compensare, attraverso il
racconto, la difficolt di comprendere globalmente una situazione. Questo un punto importante.
Quando non compreso in modo adeguato, un fenomeno viene allegorizzato: lo si trasforma in
un racconto invece di farne una descrizione precisa. Se non si intende bene il fenomeno del tuono,
assai probabile che si cominci a raccontare la storia di qualcuno che corre per i cieli. Lo stesso
vale per i fenomeni psichici: quando non si capisce ci che succede nel mondo interno, sorgono i
racconti per spiegarlo.
Ecco allora che comincio a raccontarmi delle storie su me stesso: mi dico che un determinato
problema dovuto, per esempio, al fatto che quand'ero piccolo mi successa una certa cosa oppure
al fatto che sono troppo legato alla mia mamma o che ho problemi con mio padre.....; in breve, mi
racconto delle storie quando non capisco il funzionamento dello psichismo proprio come quando
non capisco quello dei fenomeni naturali.
Quella del racconto la malattia infantile della psicologia, non vero? E la malattia della tappa
infantile di questa scienza, che poi come tutte le cose cresce con il tempo e trova ragioni e
spiegazioni pi adeguate e profonde dei fenomeni.

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Sul tema delle funzioni dell'allegoria c' anche da considerare quest'altro punto: si allegorizza
una situazione reale perch si crede di poter agire su di essa in modo indiretto. Se affrontata
allegoricamente, una situazione pu essere in qualche modo maneggiata: questo almeno ci che
crede chi sviluppa l'allegoria.
Il tema delle allegorie molto vasto e articolato ma uno dei punti pi importanti quello che
riguarda il clima ed il sistema di ideazione.
Nelle allegorie il clima, cio il fattore emotivo, non dipende dalla rappresentazione. Si tratta di
un fatto estremamente curioso. Voi stessi potete riconoscere che nei vostri sogni - nei quali questo
aspetto pi facilmente osservabile - pu apparire un'allegoria che provoca l'innesco di emozioni
totalmente differenti da quelle che sorgerebbero se tale immagine corrispondesse a situazioni della
vita quotidiana, a situazioni del mondo della veglia.
Sono sicuro che conoscete molti casi di questo tipo. In un'altra occasione abbiamo portato
questo esempio: sogno di essere legato mentre qualcosa di minaccioso mi si avvicina. Questa
situazione dovrebbe far sorgere in me un senso di disperazione, il desiderio di sciogliermi dai
legami e altre cose di questo genere. Invece non succede niente di tutto questo, ma la situazione mi
provoca un gran piacere o magari mi fa scoppiare in una grande risata. Non c' corrispondenza tra
immagine e clima, non vero ? Dunque, quando il livello di coscienza cambia, le rappresentazioni
interne tendono a separarsi dal clima che dovrebbe corrispondere loro nel livello di partenza.
Questo termine "dovrebbe" non corretto perch dal punto di vista di un qualunque livello
risulta "non corrispondente" ci che succede negli altri. In fondo si tratta di un problema di
relativit di punti di vista.
Dunque, nelle allegorie il fattore emotivo non dipende dalla rappresentazione. Il clima forma
parte del sistema di ideazione dell'allegoria ed ci che ne rivela il significato alla coscienza.
Diciamo di pi: un clima pu suscitare direttamente l'apparizione di determinate immagini.
Queste cio si generano proprio per impulso del clima. Per esempio, un clima di disperazione pu
arrivare a configurare un'immagine nella quale la disperazione acquista caratteristiche formali,
visualizzabili nel mio spazio di rappresentazione interna. Vi risulta chiaro questo caso ?
Uno stato interno pu essere allegorizzato; lo si pu per esempio descrivere cos: "Mi sento
come se stessi cadendo dentro un tubo". Lo stato, la sensazione interna che si sperimenta simile
alla disperazione, al vuoto ed questa sensazione che in seguito verr allegorizzata come "una
caduta dentro un tubo". Se poi esistessero tubi interni, cadere dentro di essi susciterebbe
sicuramente la sensazione di disperazione. Ma in fondo anche questo un problema di relativit
di punti di vista.
Abbiamo ripetuto varie volte che il clima forma parte del sistema di ideazione dell'allegoria e
rivela qual il significato di questa per la coscienza. C' da aggiungere che l'allegoria non rispetta
il tempo lineare n il tipo di strutturazione dello spazio caratteristica del livello di veglia.

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Il fatto che sia il clima a rivelare il significato dell'allegoria costituisce un punto importante. Pi
avanti vedremo che quando in un'allegoria non c' accordo tra immagine e clima, in generale
tenderemo a seguire il clima per comprendere i significati profondi. Ma se tra clima e immagine
c' corrispondenza, seguiremo l'immagine perch risulta pi facile. Ma, ripetiamo, se c'
discordanza, ci orienteremo sempre in base al clima.
Le immagini allegoriche, come tutte le immagini, tendono a attivare i centri di risposta, o, detto
meglio, tendono a trasferire le cariche psichiche dalla coscienza ai centri affinch questi eseguano
le risposte. E` evidente che nella struttura umana esiste non solo un sistema di tensioni ma anche un
sistema di scarica di queste tensioni. Le immagini allegoriche effettuano la connessione fra questi
due termini: svolgono, come i globuli rossi, la funzione di trasferire cariche da un punto all'altro
dello psichismo.
Quando c' un trasferimento di cariche di questo tipo e un'allegoria agisce su di un centro, si
determina una manifestazione energetica. Questa ben osservabile all'esterno nei casi pi
appariscenti, e cio quando si esteriorizza sotto forma di riso, o di pianto, o di rapporto sessuale, o
di comportamento aggressivo, ecc. Questi in realt sono i mezzi pi adeguati per determinare un
alleggerimento delle tensioni interne, per cui le allegorie, dato che tendono normalmente a
svolgere una funzione di scarica, sono spesso collegate con tali manifestazioni energetiche.
E` frequente che un'allegoria, dato che pu essere un racconto molto sentito e significativo per
chi lo produce, provochi pianto o indignazione. Anche i rapporti sessuali e i comportamenti
aggressivi compiono questa stessa funzione di scarica e sono il risultato di analoghi fenomeni
interni: anche qui si attivano delle immagini che trasportano cariche psichiche ai centri i quali,
a loro volta, provocano tali scariche di tensione.
Dunque, le scariche dei sistemi di tensione si manifestano attraverso diverse vie: quella
allegorica una delle tante vie, cos come lo sono il pianto o il rapporto sessuale. Tutte compiono la
stessa funzione di trasferire un potenziale ad un centro ed attivare tale centro perch dia una
risposta verso l'esterno. E` chiaro per che debbono esistere delle immagini perch ci avvenga in
maniera corretta. E` per questo che le immagini, e pi precisamente le immagini allegoriche che
sono collegate a queste vie di scarica, sono per noi le pi significative.
E` cos che vengono costruite allegorie sul rapporto sessuale, sul comportamento aggressivo
ecc.; e il modo in cui vengono costruite tale da provocare il riso, il pianto, ecc. Ma chiaro che si
tratta sempre di vie di scarica di tensioni interne.
Passiamo ora a parlare della composizione delle allegorie. Qui ci preoccuperemo solo di
presentare un rapido inventario dei componenti di un'allegoria, visto che abbiamo trattato
dettagliatamente questo tema in un altro momento.
Cominciamo dai contenenti. Diciamo che questi custodiscono, proteggono o racchiudono tutto
ci che si trova nel loro interno. Dunque, tutto ci che compie l'azione di racchiudere, custodire,
proteggere e simili, un contenente.

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In cambio, quando parliamo di contenuti, ci riferiamo a tutto ci che incluso in un ambito.


Le connettive sono entit che facilitano o impediscono la connessione tra contenuti, tra ambiti o
tra ambiti e contenuti.
Attributi. Distinguiamo gli attributi in manifesti quando sono in evidenza e in taciti quando
sono coperti.
Prendiamo in considerazione anche i livelli, i materiali, gli elementi e i momenti di processo.
Questi ultimi vengono allegorizzati, per esempio, come et della vita. Anche i livelli vengono
allegorizzati. Ciascuna di queste cose viene allegorizzata e compie una funzione diversa
nell'economia dello psichismo.
Nelle allegorie esistono anche trasformismi ed inversioni.
Infine possiamo menzionare le regole di interpretazione delle allegorie.
Se ci interessa comprendere un'allegoria, la funzione che essa compie nello psichismo,
dobbiamo stabilire alcune regole di interpretazione. Considereremo qui queste semplici regole:
Prima: La prima cosa che facciamo quella di ridurre a simbolo l'allegoria che ci interessa
interpretare in quanto questo ci permette di comprendere il sistema di tensioni nel quale si trova
collocata. In questo senso il simbolo costituisce il contenente dell'allegoria. Quindi, se in
un'allegoria appaiono numerose persone che discutono o fanno una qualunque cosa in una piazza,
riduciamo a simbolo la piazza che le include, che costituisce il contenente pi ampio nel quale si
trovano collocate. Il nostro primo interesse quello di scoprire il sistema di tensioni a cui si trova
sottoposta l'allegoria in questione e questo dipende appunto dal tipo di simbolo che l'include nel suo
interno.
A questo punto conviene precisare che tutto ci che stato detto sulla simbolica serve solo per
determinare i sistemi di tensione che agiscono sulle allegorie. Questa appunto la sola funzione
che per noi ha lo studio della simbolica: comprendere i contenenti all'interno dei quali avvengono i
giochi allegorici.
Seconda: cerchiamo di comprendere da dove proviene la materia prima dell'allegoria. Questa
pu provenire in primo luogo dai sensi ma anche dalla memoria o contemporaneamente da
entrambe queste fonti oppure da uno stato particolare della mente che tende a sviluppare queste
particolari articolazioni che sono le allegorie. Da dove proviene il materiale di cui si compongono
le allegorie ? Questa per noi una domanda estremamente importante. Il nostro filo conduttore,
nello studio di una allegoria, sempre dato dalla funzione che essa compie. Se cerchiamo di
comprendere il sistema di tensioni in cui si trova collocata e da dove proviene la sua materia
prima, per determinare il processo che sta sviluppando, per sapere a che cosa serve.

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Terza: effettuiamo l'interpretazione basandoci sulle leggi associative e su modelli interpretativi


comunemente accettati. Quindi, se ci poniamo a interpretare un'allegoria che noi stessi abbiamo
prodotto, dobbiamo chiederci qual il significato che essa ha per noi.
Se poi vogliamo interpretare l'allegoria contenuta in un oggetto esterno, per esempio in un
quadro, dobbiamo chiedere all'autore che cosa essa significa per lui.
Certo, talvolta c' una distanza di centinaia d'anni tra noi e l'autore di un'allegoria per cui n una
domanda diretta possibile n il nostro sistema di significati risulta adeguato ad interpretare la
funzione che essa ha avuto nell'economia psichica dellautore. Al massimo lo possiamo intuire o,
per altre vie, possiamo arrivare a comprendere i valori ed i significati che esistevano in quell'epoca.
Ma parlando in termini generali, diciamo che sempre bene interpretare in base alle leggi
associative e a modelli interpretativi comunemente accettati. Se per esempio mi interessa
un'allegoria sociale, chieder a diverse persone che appartengono alla societ a cui essa si riferisce
qual il suo significato. Le persone interrogate me lo diranno ed il significato dell'allegoria
risulter chiaro. Si tratta di un procedimento estremamente semplice.
Per esempio, una persona mi parla dell'immagine di un vecchio buono e dotato di certe altre
caratteristiche e io le domando che cosa significa per lei tale immagine. La persona mi risponde:
"La bont". Bene, allora io so che questa allegoria significa la bont per tale persona. Nient'altro
che questo. Non dico che significa un'altra cosa, non introduco tensioni e contenuti miei per
spiegare ci che accade all'altro.
Perch debbo dire - e questo tipico del condizionamento di una societ sessualmente repressa che l'immagine di quel vecchio ha a che vedere con contenuti sessuali? Questa la mia risposta di
fronte a quell'immagine, questa la mia interpretazione, che do sulla base delle mie tensioni
interne. E` un fenomeno decisamente straordinario e veramente tipico del mondo allegorico, questa
capacit di spostare cariche psichiche, climi, ad un sistema di rappresentazione che non corrisponde
affatto ad essi.
Tentiamo, come quarta regola, di comprendere gli argomenti. Noi distinguiamo tra temi ed
argomenti. L'argomento costituisce l'insieme del racconto, o meglio detto, la sua trama. I temi sono
le singole immagini, i fotogrammi con cui si va conformando l'argomento.
A volte succede che in sogni molto diversi, per esempio, appaiano sempre certe immagini: uno
stesso personaggio o uno stesso luogo o una stessa casa, ecc.
In casi come questo, uno o pi temi rimangono fissi nonostante che gli argomenti varino. Altre
volte - e questo pi difficile da cogliere - i temi cambiano da sogno a sogno ma l'argomento
sempre lo stesso: per esempio, nei diversi sogni sto sempre alla ricerca di qualcosa. Oggi si tratta di
una cosa, domani di un'altra; variano i temi, ma l'argomento sempre la ricerca. Capite il punto?
Dunque importante capire gli argomenti e distinguerli dai temi.

156

Quinta: consideriamo il clima di un'allegoria come il fattore che pi direttamente corrisponde


alla situazione mentale di chi produce l'allegoria stessa.
Sesta: quando tra clima e immagine c' corrispondenza, seguiamo l'immagine per capire il
significato di un'allegoria. Quando il clima non corrisponde all'immagine, il filo conduttore dato
dal clima.
Settima: ricerchiamo e studiamo il nucleo d'insogno che appare allegorizzato sotto forma
d'immagine o sotto forma di clima fissato, permanente, nonostante il passare del tempo e il variare
delle allegorizzazioni.
Ottava: diciamo che tutto ci che compie una funzione viene interpretato in base a tale funzione
e non in base ad un'altra. Se in un sogno si uccide con una parola, quella parola un arma. E`
semplice. Se con una parola si fa resuscitare o guarire qualcuno, tale parola uno strumento per
resuscitare o guarire, e nient'altro.
Nona: cerchiamo di interpretare il colore dello spazio di rappresentazione basandoci sul fatto
che esso va dallo scuro al chiaro in dipendenza della "altezza" in cui le rappresentazioni
allegoriche si trovano collocate. Quando esse "scendono", cio si collocano nelle parti basse dello
spazio di rappresentazione, questo tende a diventare pi scuro; quando "salgono", cio si collocano
nelle parti alte, tende a diventare pi chiaro. Tra questi due estremi possibile qualunque
gradazione di colore.
Di conseguenza, lo spazio medio della rappresentazione, quello che corrisponde alla vita di tutti
i giorni, sempre un p grigio. Ma diventa pi luminoso nella misura in cui la rappresentazione si
sposta verso l'alto e pi oscuro nella misura in cui si muove verso il basso.
Decima: l'interpretazione completa di un'allegoria pu essere condotta a livelli diversi.
Dobbiamo precisare che, indipendentemente dal livello - cio dall'estensione e profondit -,
l'interpretazione di un sistema allegorico risulta completa quando se ne comprende sia l'aspetto
compositivo (cio gli elementi che lo conformano) sia l'aspetto relazionale (i rapporti tra tali
componenti) e quando, inoltre, si in grado di fare una sintesi di questi due aspetti e di dare una
ragione di essa.
L'interpretazione di un sistema allegorico pu essere condotta ad un primo livello di
profondit e quindi risultare breve e poco complessa. Ma sullo stesso sistema si pu in seguito
fare uno studio di tipo compositivo e relazionale pi profondo ed organizzare una nuova sintesi pi
amplia. Ma il punto importante che ad ogni livello interpretativo si possa fare una sintesi una
volta raccolti i dati compositivi e relazionali e compresa la funzione che l'allegoria compie e la
materia prima di cui si nutre.
Se risponde a questi requisiti, uninterpretazione allegorica pu essere brevissima e non deve
necessariamente riempire centinaia di pagine. Ma si pu anche lavorare ad un'interpretazione
estesa, a patto per di non perdere di vista l'obiettivo fondamentale, che quello di completare
l'interpretazione stessa.

157

C anche da precisare che una cosa interpretare un sistema allegorico relativo ad un momento
dato e un'altra cosa interpretare un processo allegorico che si sviluppa nel tempo. Questo perch i
contenuti allegorici rispondono a processi interni e questi si trasformano con il tempo. Quindi,
anche se si dispone di un'interpretazione allegorica relativa ad un momento dato, l'apparizione in un
secondo momento di nuovi contenuti render necessaria una nuova interpretazione che risulter
sicuramente diversa dalla precedente. Il confronto tra le due permetter di valutare il processo di
spostamento prodottosi nello psichismo. Non si tratta di un'idea difficile.
Ma se si pu contare solo su un'interpretazione allegorica, non sar possibile capire il processo,
sar possibile capire un momento; ma questo ha un valore assai relativo. Dunque, si fanno diverse
sintesi e interpretazioni e questo permette di comprendere il processo di trasformazione del sistema
di allegorizzazione.
Bene, come sapete questo tema assai ampio mentre il tempo di cui disponiamo non molto.
Non deve risultarvi strano allora che le nostre idee sui simboli, i segni e le allegorie, siano molto
generali.
Idee molto generali, certo, ma che ci permettano di operare. Operare in che senso? Solo nel
senso di interpretare i fenomeni interni ? No, non solo. Tale interpretazione ci interessa molto, ma
la nostra preoccupazione fondamentale non riguarda il sapere.
I fenomeni simbolici, signici e allegorici noi non li vogliamo soltanto interpretare. Con questi
fenomeni noi vogliamo fare. Certo, li interpretiamo per poter far bene le cose che ci interessano.
Ma di quali cose si tratta ? Si tratta di alleviare le tensioni interne, di dissolvere le sovraccariche
presenti nello psichismo, di eliminare la sofferenza. Si tratta di cose che hanno a che vedere con le
angosce e i timori pi profondi, con ci che ostacola il libero gioco dello psichismo. Si tratta di
cose che hanno a che vedere con l'interpretazione dell'illusione, e questo nel senso che il lavoro
interpretativo deve permetterci di operare sull'illusione stessa.
Lo studio dei canali astrattivi ed associativi della coscienza o delle produzioni che da questi
emergono, ci interessa solo in quanto la comprensione di tali temi e il lavoro su di essi, ci permette
di progredire sulla via della comprensione e del superamento della sofferenza.

158

TREDICESIMO GIORNO
VIE ASTRATTIVE, IMMAGINE, COMPORTAMENTO

Abbiamo studiato il sistema integrato formato dai diversi apparati e dalla coscienza ed abbiamo
chiarito come esso sia in rapporto con un ambiente interno e con un ambiente che in via
provvisoria abbiamo chiamato esterno; dopo aver analizzato le differenze tra i due ambienti,
abbiamo studiato pi in dettaglio il modo di funzionare della coscienza e dei meccanismi che le
sono propri.
La coscienza funziona in livelli diversi e questo permette di individuare al suo interno diversi
canali, diverse vie; quando queste sono in azione, sorgono i fenomeni di tipo astrattivo o
associativo.
Studiando in generale gli impulsi, abbiamo detto che ci saremmo interessati soltanto di quelli
che provengono dagli apparati ed arrivano alla coscienza dove attivano le vie astrattative o quelle
associative. Pertanto non ci occuperemo di altri meccanismi o di altri impulsi che non siano
strettamente legati all'apertura di queste due vie interne.
Ma sappiamo bene che le cose sono molto complesse per cui, anche se ci occuperemo soltanto
degli impulsi legati direttamente a questi due canali, ci rimarr chiaro che esistono impulsi, anche
molto lontani da quelle due vie, i quali ne influenzano ugualmente il lavoro (magari solo per
differenza di potenziale), dato che tutte le parti del sistema sono strettamente interconnesse.
Perch ci dovremmo occupare di impulsi che vanno dai sensi alla memoria, se essi non sono
direttamente legati ai fenomeni relativi alle due vie che ci interessano? In principio non li
dovremmo prendere in considerazione; tuttavia, sappiamo che tutto ci che accade ad un impulso in
qualunque posizione interna dello psichismo si trovi, risulta relazionato anche con l'attivit delle
due vie che ci interessano ed influenza il funzionamento dei livelli, i quali in definitiva determinano
l'apertura dell'uno o dell'altro canale.
La possibilit di rendere effettivi nel mondo i fenomeni prodotti dall'apertura di uno dei due
canali dipende dalla produzione delle immagini corrispondenti.
Il sistema di immagini e la collocazione di queste nello spazio mentale ci permette di
comprendere in che modo i fenomeni sorti dalle vie associative o astrattive possano attivare
determinati centri.
Il tema dello spazio mentale e quello delle immagini in esso collocate sono senz'altro di grande
interesse. Lo spazio mentale, che corrisponde esattamente al corpo fisico, pu essere registrato
come sommatoria di sensazioni cenestesiche.

159

Questa specie di secondo corpo, questa specie di rappresentazione interna del corpo (che non
propriamente del corpo ma dello spazio mentale) permette il collegamento tra le produzioni della
coscienza ed il corpo stesso.
La presenza di questo intermediario tra le produzioni della coscienza ed il corpo, necessaria
affinch il corpo stesso possa funzionare secondo una direzione precisa.
Infatti, come abbiamo gi visto, il tipo di centro di risposta che viene attivato dipende dalla
collocazione dell'immagine nello spazio di rappresentazione; e per collocazione dell'immagine si
intende sia l'altezza che la profondit che essa assume in tale spazio.
Dunque, questo secondo corpo di rappresentazione, attivato dalle sensazioni, invia segnali
diversi a seconda delle sensazioni che vi si trasformano in immagini; ed ogni segnale trasformato in
immagine corrisponde a sensazioni provenienti dai sensi esterni o da quelli interni.
Ma lo spazio di rappresentazione trasforma in immagini anche i segnali che provengono dalla
memoria e quelli che provengono dall'attivit dei meccanismi di coscienza, cio
dall'immaginazione.
Nella Scuola stato spiegato in altre occasioni che questo secondo corpo un corpo di
sensazione, di memoria e di immaginazione; esso non ha esistenza in s, anche se qualcuno ha
preteso di descriverlo come un'entit separata dal corpo fisico. E` un corpo che si forma a partire
dalla sommatoria delle sensazioni che provengono dal corpo fisico; quali punti del corpo fisico, poi,
entreranno in attivit dipende dalla direzione che l'energia della rappresentazione ha preso.
Dunque, quali centri di risposta si attiveranno dipende dal livello e dalla profondit dello spazio
di rappresentazione nei quali l'immagine si concentrata. Questo punto non difficile da capire.
Ma facciamo il caso che appaia, ad esempio per apertura del canale associativo, una
determinata conformazione allegorica. In base a quanto abbiamo detto, risulta che potremmo
cercare nello spazio di rappresentazione il segnale che ne stato la materia prima e che poi si
trasformato in immagine. Allora, sapendo che l'immagine pu sorgere a causa, per esempio, di una
tensione corporea, cercheremmo la tensione nel punto del corpo fisico corrispondente a quello in
cui l'immagine apparsa.
Ma cosa succede quando tale tensione non esiste nel corpo fisico nonostante che il fenomeno
dellallegoria sia apparso sullo schermo di rappresentazione? Pu darsi in effetti che la tensione non
sia presente nel corpo fisico e che il segnale sia partito dalla memoria e che abbia agito sulla
coscienza dove apparso come immagine. Il sorgere dell'allegoria corrispondente al segnale ci
rivela che l'impulso partito dalla memoria ha influito in qualche modo su una parte del corpo. In
quel momento si prodotta una contrazione e questa ha inviato un impulso che stato registrato
dalla coscienza ed apparso sullo schermo come allegoria. Dunque, un impulso viene inviato da
un punto del corpo in un determinato momento; ma il fenomeno a cui l'impulso collegato
appartiene al passato, non al presente; in altre parole, non sta agendo una tensione permanente.

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Tuttavia, l'impulso impresso nella memoria, nella misura in cui diventa effettivo, attiva una
tensione vera che conforma il registro cenestesico corrispondente e che appare come immagine.
Quando, soprattutto nelle trasferenze, si presentano fenomeni di questo tipo, dovremo essere
molto cauti: infatti ci potr succedere di cercare una determinata tensione senza trovarla; e non la
troveremo perch essa diventa effettiva solo quando riusciamo a far partire dalla memoria un
impulso che provvisoriamente la attiva; poi la tensione scompare.
Quindi, se si evoca nel sistema dei registri un determinato bip, cio un determinato segnale, che
poi verr liberato in direzione del meccanismo di coscienza, possono apparire concomitantemente
fenomeni di contrazione o di irritazione del corpo.
Di che cosa stiamo parlando? Stiamo studiando fenomeni che nel presente non esistono; li
possiamo registrare nel corpo nella misura in cui li evochiamo; essi non esistono costantemente nel
corpo, esistono nella memoria e si esprimono nel corpo solo quando sono evocati.
Dunque lo spazio di rappresentazione qualcosa di veramente singolare: esso svolge una
funzione di intermediazione tra meccanismi diversi; conformato dalla sommatoria delle
sensazioni cenestesiche; vi si manifestano fenomeni dovuti alla trasformazione di sensazioni
interne o esterne; fenomeni verificatesi molto tempo prima e collocati nella memoria; fenomeni
prodotti dal lavoro d'immaginazione del coordinatore che non esistono nel corpo in un momento
dato ma che sono in grado di agire sul corpo stesso.
Lo spazio di rappresentazione, con le sue curiose caratteristiche, costituisce per noi un tema
molto importante.
A questo punto, dopo aver studiato il funzionamento delle due vie e averne analizzato la
composizione, le caratteristiche, i rapporti ed infine ci che in generale chiamiamo simbolica ed
allegorica, possiamo prendere in esame molto sommariamente ci che a suo tempo abbiamo
chiamato comportamento.
Rivedremo velocemente cose gi note cercando di essere brevi.
Osserviamo nelle diverse persone conformazioni fisiche diverse, molteplici tendenze, svariate
maniere di rispondere al mondo; nonostante le tante differenze, esiste una remota possibilit di
classificarle in tipi in base alle caratteristiche comuni.
Ma uno studio di questo genere, se affrontato correttamente, deve tener conto della dinamica e
della variabilit dell'esperienza acquisita durante la vita, dei numerosi incidenti che possono essere
intervenuti e delle varie trasformazioni della condotta che possono essersi verificate. Pertanto una
tipologia ed una conseguente caratteriologia sono senz'altro materie molto instabili.
A noi interessano cose pi registrabili del carattere e del temperamento, cose pi definite, come
il lavoro ciclico svolto dalla macchina umana; i diversi cicli, maggiori e minori, della macchina

161

umana costituiscono un fattore di determinismo molto pi importante di quello riconducibile ad un


certo biotipo o ad una certa forma caratteriologica.
Diciamo che sono numerosi i fattori che influenzano i cicli: la macchina umana molto
sensibile a variazioni di temperatura, di luminosit, di clima, ecc. Nonostante questo, siamo in
grado di individuare i grandi cicli che si verificano, per esempio, con i cambiamenti di et, o i cicli
minori che funzionano in concomitanza col passaggio dal giorno alla notte, ed i microcicli propri
del corpo.
Proprio come esistono i grandi cicli, i cicli minori e i microcicli del corpo, cos esiste
un'alternanza ciclica ed un sistema di compensazioni tra la produzione onirica, quella del
dormiveglia e quella della veglia. Quindi esiste una certa periodicit anche nelle immagini e nei
segnali inviati ai centri di risposta. Tutto in continuo movimento.
Anche lo spazio di rappresentazione sottomesso a cicli che influenzano la collocazione delle
immagini al suo interno. Sappiamo bene che nei livelli bassi di coscienza, le immagini, anche se
sorgono con forza, non agiscono sui centri a causa della loro collocazione nello spazio mentale.
Abbiamo detto che nei sogni vediamo la nostra stessa immagine (ci vediamo "separati") mentre
nella veglia vediamo i fenomeni da un punto di vista collocato all'interno di noi stessi. Il fatto di
vederci separati nel sogno corrisponde ad una certa collocazione dell'immagine nello spazio
mentale. Se nei sogni vedessimo le cose come nella veglia, le immagini si troverebbero nei punti
che corrispondono all'attivazione dei centri. Nei sogni, i centri non si attivano perch le immagini
sono collocate ad un livello di profondit diverso che nella veglia; questo fatto ha una sua
spiegazione fisiologica elementare, che per non rientra nelle nostre considerazioni.
Dunque, anche lo spazio di rappresentazione - questa specie di secondo corpo, sensoriale,
immaginativo, mnemonico - mostra un funzionamento ciclico (giorno-notte, ciclo della luce, cicli
dei livelli). Anch'esso continuamente sottomesso a cicli diversi. L'idea semplice.
Pertanto, lo studio dei cicli risulta per noi piuttosto importante.
Diciamo che le operazione della coscienza seguono un andamento ritmico, la cui alterazione
sottrae efficacia alla coscienza stessa e pu costituire a un fattore di perturbazione.
I vari centri hanno ciascuno un proprio bioritmo particolare; l'insieme di tali bioritmi conforma
il ritmo generale di tutta la struttura. Osservando il bioritmo generale per un lungo periodo di
tempo, si pu comprovare come i centri si compensino tra di loro: l'attivit di alcuni diminuisce
mentre quella di altri aumenta. Dunque, in un ciclo completo, relativo ad un lungo periodo di
tempo, le variazioni dello psichismo risultano compensate.
Il sistema di compensazione ciclico l'indicatore dell'equilibrio che la struttura riesce a
mantenere con il passare del tempo. Al contrario, gli scompensi, le alterazioni dell'andamento
ritmico ci mettono immediatamente in presenza di fenomeni di squilibrio.

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Anche i livelli di coscienza, come abbiamo detto, possiedono i propri cicli di lavoro. Quando il
ciclo della veglia termina, la coscienza passa al livello di lavoro di sonno. Il sonno compensa il
livello di lavoro della veglia.
Alla base dei livelli operano cicli metabolici e in generale cicli vegetativi.
Il ciclo maggiore dell'uomo dato dal tempo vitale, quel tempo che si completa passando
attraverso le diverse tappe vitali: nascita, infanzia, adolescenza, giovinezza, prima maturit,
seconda maturit, vecchiaia, morte.
In ogni tappa della vita, lo psichismo si trasforma a causa delle necessit organiche, degli
interessi che vengono a manifestarsi e delle possibilit offerte dall'ambiente.
Diciamo, infine, che i cicli e i ritmi dello psichismo e del corpo determinano modificazioni
importanti del comportamento a causa dei cambiamenti di direzione che appaiono nei momenti di
logoramento di una tappa vitale e di nascita di un'altra.
La coscienza tende a compensare strutturalmente il mondo - sia il mondo interno che quello
chiamato esterno. Per realizzare una tale compensazione, la coscienza organizza un sistema di
risposte; alcune di queste giungono direttamente al mondo oggettuale attraverso i centri, altre
restano all'interno ed arrivano al mondo indirettamente attraverso qualche manifestazione della
condotta.
Talvolta ci sorprende la mancanza di reazione ad uno stimolo quando invece ci aspettavamo una
condotta reattiva. Che cosa succede quando uno stimolo non produce una risposta ? Se l'impulso
entrato, c' stata senz'altro una variazione di potenziale e quindi un qualche tipo di risposta. Pu
darsi che la risposta non diventi immediatamente effettiva, che venga cio differita. Ma pu anche
darsi che essa non esca affatto nel mondo e che agisca sul corpo. In questo caso, potremo forse
osservare come il soggetto si immobilizzi invece di muoversi o che si muova atipicamente, oppure
che lo stimolo gli provochi, prima o poi, delle somatizzazioni.
Tutte queste sono comunque forme comportamentali.
Le compensazioni della coscienza tendono ad equilibrare l'ambiente interno rispetto a quello
esterno; questo vincolo si stabilisce per necessit, perch l'individuo si trova costretto a rispondere
ad un mondo complesso, che un mondo naturale ma anche umano, cio sociale, culturale, tecnico.
Abbiamo studiato a suo tempo come il nucleo d'insogno compensi le difficolt di strutturazione
totale ed orienti la condotta; l'orientamento non viene dato dal nucleo, che non pu essere
visualizzato, ma dalla sua immagine compensatoria.
Pertanto, ci che si vede nella condotta non il nucleo d'insogno, ma l'immagine che ne la
compensazione; infatti l'immagine pu agire sui centri e manifestarsi nel mondo.

163

Dunque, se il nucleo d'insogno in s non un'immagine, e se ad agire la sua immagine


compensatoria, noi, dall'esterno, vedremo le compensazioni e non il nucleo che in realt motiva la
condotta del soggetto.
Prendiamo il caso di una persona che registri il suo nucleo d'insogno come un clima
d'insicurezza generale. E` molto probabile che non vedremo insicurezza nella sua condotta ma
piuttosto un'esagerazione del comportamento possessivo nel mondo, comportamento che tenter di
compensare il nucleo d'insogno dinsicurezza.
Ci che vedremo non sar probabilmente l'insicurezza propria del clima del nucleo d'insogno
ma piuttosto la compensazione, in termini d'immagine, corrispondente a quellinsicurezza;
esternamente, vedremo il soggetto sicuro, possessivo e dominante proprio per il carattere
dell'immagine compensatoria che fa scattare i suoi comportamenti.
Abbiamo detto, molto tempo fa, che il nucleo d'insogno dirige le aspirazioni, gli ideali e le
illusioni, e che queste cambiano ad ogni tappa della vita. Dopo tali cambiamenti del nucleo,
l'esistenza prende nuove direzioni mentre concomitantemente si verificano delle trasformazioni nel
sistema dei ruoli.
Il nucleo, da un lato fornisce una risposta generale alle esigenze poste dal mondo, dall'altro
compensa le deficienze e le carenze fondamentali del sistema di ruoli; tutto ci imprime una
particolare direzione al comportamento.
Questa direzione, dal nostro punto di vista, pu essere valutata come evolutiva o involutiva; da
un punto di vista esterno, una direzione evolutiva viene definita in termini di adattamento
crescente; da un punto di vista interno sar registrata come integrazione crescente; il caso opposto,
come disadattamento e disintegrazione crescente.
Il registro interno dell'evoluzione cos definita corrisponde a quello di integrazione, equilibrio
interno, non-contraddizione; al contrario, il registro della contraddizione crescente e dello squilibrio
per noi un importante indicatore della linea di sviluppo di uno psichismo.
Se una condotta viene studiata solo dall'esterno, la sua valutazione risulter molto relativa,
dipendente dai valori di un'epoca: si potr considerare evolutiva una condotta che si adatta
all'ambiente; ma se l'ambiente si sta disintegrando, l'adattamento crescente ad esso potr non
risultare cos evolutivo come era apparso a prima vista.
Ma se il punto di vista interno, i registri dell'accordo con se stessi e di quello tra il lavoro dei
centri, sono per noi dei buoni indicatori di evoluzione. Ma ora collochiamo di nuovo il punto di
vista all'esterno e studiamo questo tema in termini di condotta nel mondo.
I sistemi di risposta configurano un sistema di ruoli che fa da mediatore con l'ambiente esterno;
esso, per acquistare dinamica, si articola, per cos dire, in diversi strati. Si parla allora di diversi
circoli di attivit nel mondo, che dipendono dall'ambiente con cui la persona si confronta.

164

I ruoli sono organizzati per svolgere una funzione precisa, che quella di offrire la minor
resistenza possibile all'ambiente; l'organizzazione dei ruoli che offrono minore difficolt nel
rapporto con l'ambiente viene codificata dall'apprendimento attraverso il sistema di "esatto-errato".
L'accumulazione delle diverse condotte organizza il sistema di ruoli in modo tale che alcuni di
essi scompaiono mentre altri appaiono quando si presenta una determinata situazione: nel luogo di
lavoro appare il ruolo lavorativo e scompare quello familiare; nella famiglia appare il ruolo
familiare e scompare quello lavorativo. I diversi tipi di condotta sono sicuramente in rapporto con il
livello di rappresentazione dell'immagine di s o con quello della situazione data; la macchina
umana si confronta con l'ambiente che la circonda in modo diverso a seconda del grado di
aggiustamento del sistema di ruoli.
Con il tempo i circoli di ruoli si organizzano in diversi strati di profondit. Parlare di diversi
strati di profondit non semplicemente un modo allegorico di esprimersi; i diversi strati di ruoli
corrispondono a diversi strati di profondit del sistema di rappresentazione dello spazio interno.
E` molto probabile allora che i diversi tipi di condotta si organizzino insieme a posizioni
corporee determinate che dipendono sia dall'ambiente in cui l'individuo agisce che dal sistema di
immagini che in lui sta operando. Pertanto, la persona assumer posizioni corporee differenti
quando si trova in ambienti diversi.
In questo gioco, in cui tentano di offrire la minore resistenza possibile all'ambiente, i ruoli si
possono adeguare o no ad un sistema di convenzioni accettato per consenso generale: ne
risulteranno allora risposte rispettivamente tipiche o atipiche.
Le risposte tipiche vengono codificate non soltanto dall'individuo ma anche da ampi gruppi
sociali. Pertanto, quando una risposta diversa dall'abituale sorge allinterno di questi gruppi, essa
potr risultare sconcertante, atipica, in quanto differisce dalle risposte date normalmente; questo
avviene soprattutto nelle situazioni nuove per le quali non esistono risposte codificate. La risposta
che si d in questi casi potr risultare opportuna o inopportuna. Appaiono cos le risposte atipiche,
che non corrispondono alla situazione; anche il loro grado di inadeguatezza potr essere valutato.
Le risposte tipiche, che risultano adeguate per un ambiente che si mantiene senza grandi
cambiamenti, non saranno tali per un ambiente mutevole che nella sua dinamica modifica abitudini,
valori, ecc. A volte la tipicit delle risposte finisce per costituire un blocco che impedisce
l'adattamento al cambiamento.
Esistono altre manifestazioni atipiche che operano in un modo del tutto particolare e che non
hanno molto a che vedere con l'ambiente in s quanto piuttosto con il sistema di tensioni interne. Ci
sono condotte che si manifestano come catarsi di tensioni o di climi quando appaiono emozioni
negative. Sono entrambe risposte atipiche che sorgono per la pressione esercitata da impulsi interni
che si liberano in situazioni non necessariamente rispondenti ad essi. In questo caso, le tensioni ed i
climi sorgono come perturbazioni situazionali che irrompono bruscamente nell'ambiente. Dunque,
esiste un tipo di manifestazione comportamentale che dipende da contenuti puramente interni e non
da un determinato ambiente.

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Dal punto di vista dell'adattamento crescente, i tipi di condotta che ci interessano sono quelli che
presentano numerose opzioni di risposta; essi permettono un risparmio di energia che potr essere
cos utilizzata in altri passi delladattamento. Dunque, esistono risposte caratterizzate da un
adattamento crescente e risposte caratterizzate da un adattamento decrescente; questa distinzione si
applica sia alle risposte tipiche che a quelle atipiche, che a loro volta presentano diversi gradi di
adeguatezza. Dunque, la condotta pu compiere o no con una funzione di adattamento.
I cambiamenti di condotta possono essere valutati come significativi o circostanziali. Un
cambiamento sar significativo se il nuovo orientamento segue una linea di integrazione, una linea
evolutiva. Un cambiamento sar invece circostanziale quando si produce soltanto una sostituzione
di ruoli o di ideologie, o un ampliamento di ruoli, ecc. In nessuno di questi casi, per noi, il
cambiamento risulta significativo. Un cambiamento di ideologia, per esempio, non vale proprio
niente o per lo meno ben poco dal punto di vista dell'adattamento crescente e dell'integrazione dei
contenuti; esso non affatto l'indicatore di un cambiamento interno importante. Si cambia ideologia
e si conserva la stessa struttura di tensioni morali, per esempio. E` un caso che si osserva di
frequente.
Cambiamenti di condotta significativi da un punto di vista pi generale, si osservano quando si
esaurisce un'istanza psichica. I contenuti vigenti in un'istanza, con la loro tematica e i loro
argomenti caratteristici, si logorano fino ad esaurirsi. Lo psichismo si orienta allora verso una
nuova istanza, che ha la funzione di costituire una risposta articolata nel rapporto con il mondo.
La condotta un indicatore dei cambiamenti che ci interessano. Molte decisioni o molti piani di
cambiamento restano chiusi allinterno dello psichismo e perci non indicano modificazioni;
quando invece questi piani o progetti si esprimono in cambiamenti di condotta perch c' stata
una modificazione della struttura coscienza-mondo, del rapporto della coscienza con i fenomeni.
Ripasseremo adesso qualcosa che conosciamo da molto tempo: gli errori relativi al rapporto con
il mondo.
Un caso di errore quello dovuto alla mancanza di ruoli nei confronti di una situazione
sconcertante, alla quale si risponde in base a codificazioni precedenti o improvvisando una
condotta. L'errore in questo caso legato al mancato aggiustamento della risposta alla circostanza
data.
Un altro errore la fissazione di certi ruoli che vengono applicati stereotipicamente a situazioni
non rispondenti ad essi: il ruolo dell'amicizia nel lavoro burocratico, per esempio.
I ruoli, in questo caso, rinchiudono lo psichismo invece di aprirlo al mondo e vengono
sperimentati allegoricamente come prigioni interne: il soggetto si sente imprigionato da essi.
Esistono casi pi gravi di un non aggiustamento dello psichismo al mondo, dovuti a shock o al
cosiddetto disadattamento. Gli avvenimenti bruschi possono portare sia interi gruppi sociali che
individui ad errori di adattamento. Tali shock possono essere psichici, fisici, psicofisici, ma in tutti i
casi determinano deviazioni dal processo di adattamento crescente.

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Continuiamo la nostra revisione. I limiti del comportamento sono dati dalle possibilit dello
psichismo e da quelle del corpo. Lo psichismo non pu sostituire il corpo nel rapporto con gli
oggetti - questo un errore frequente - in quanto esso si mette in contatto con gli oggetti tramite il
corpo. Quando lo psichismo oltrepassa questi limiti, sorge un comportamento atipico. D'altra parte,
il corpo non pu prescindere dallo psichismo nel suo rapporto con il mondo senza esporsi alla
disintegrazione; la fissit della sua struttura, invece, limiter o amplier le sue possibilit.
Il corpo pu operare sugli oggetti con maggiore o minore esattezza. Nel primo caso si avr
adattamento, nel secondo disadattamento.
Lo psichismo pu negare il mondo oggettuale, pu negare il mondo del quale ha nozione
attraverso i sensi; pu negarlo e pu negare anche se stesso. Pu anche creare delle disfunzioni nel
comportamento relazionato con gli oggetti. Lo psichismo pu fare tutto questo.
Quando lo psichismo nega il mondo oggettuale parliamo di comportamento chiuso; esso sorge
come reazione di fronte ad un mondo percepito come stimolo irritante. I sensi esterni tendono a
disattivarsi, rinforzando cos il lavoro del circuito cenestesico. I meccanismi ed i contenuti propri
del funzionamento non vigilico della coscienza verranno poi proiettati sul mondo, quando
l'individuo, spinto dai suoi sistemi di piacere e di dolore, riprender il contatto con esso. Quando,
invece, si nega lo psichismo interno, parliamo di comportamento alterato.
Questi due comportamenti, chiuso ed alterato, si trovano a volte fissati in persone diverse
oppure compaiono in momenti diversi nella stessa persona rispondendo ad una specie di alternanza
ciclica. Si possono riconoscere periodi, tappe della vita, chiusi e periodi alterati. Nel caso del
comportamento alterato, l'insieme delle disposizioni, delle dipendenze e degli interessi di un
individuo posto nel mondo, non per scelta ma per imposizione. Il rapporto con il mondo viene
guidato dall'esterno e non dall'interno.
Quando si creano disfunzioni tra psichismo e mondo parliamo di comportamento rituale. Esso
caratterizzato dal fatto che si nega all'oggetto la sua qualit oggettuale, che diventa qualit psichica
e, nel rapporto con il mondo, si sostituiscono al corpo operazioni esclusivamente psichiche. Sapete
bene che cosa siano la magia, i riti, ecc., e qui non ci riferiamo solo alla magia e ai riti come
sistemi, ma anche al comportamento rituale dei cittadini contemporanei.
In una situazione oppressiva si nega la realt oggettuale e si tenta di operare con il rito.
Conosciamo questo caso e non ci torneremo sopra.
L'atteggiamento rituale, che inefficace nel mondo degli oggetti, pu risultare efficace quando
rivolto verso altri psichismi; in questo caso esso costituisce una condotta adeguata in quanto l'altro
psichismo subisce l'influenza della condotta rituale. Ma se la condotta rituale si esprime nei
confronti di un fenomeno oggettuale, che non ha niente a che vedere con un atteggiamento rituale,
la condotta non risulta adeguata. Diciamo che una condotta risulta adeguata quando riesce a
modificare favorevolmente una situazione. Tutto questo tema richiede una certa capacit di
distinzione e di ponderazione.

167

Quando parliamo di coscienza magica o di coscienza emozionata, ci riferiamo ad un


atteggiamento rituale. Possiamo parlare di coscienza emozionata unicamente quando appaiono
conformazioni rituali nella condotta; in caso contrario faremmo delle illazioni un p avventate su
quanto accade nella coscienza dell'altro. Dunque, il nostro riferimento costituito dalla condotta
che si manifesta alla nostra percezione di osservatori.
Un altro caso di disfunzione tra psichismo e mondo si verifica quando il soggetto utilizza un
intermediario che sostituisce il suo corpo nel rapporto con gli oggetti, proiettando sull'intermediario
contenuti interni. In questo modo si genera dipendenza psichica da parte del soggetto nei confronti
dell'intermediario. Il fenomeno di intermediazione un caso particolare di coscienza emozionata e
conforma attivit basate su ruoli rituali.
La dipendenza psichica viene sperimentata come mancanza di decisione e ambivalenza affettiva
nei confronti dell'intermediario. A volte l'intermediario amato, a volte odiato...una strana
alternanza di amore-odio si manifesta nella coscienza del soggetto che comunica con il mondo per
mezzo di un altro. Questa ambivalenza, questa contraddizione, si accumula sotto forma di climi e di
tensioni
generando forti correnti di violenza interna. La violenza interna si esprime
occasionalmente come risposta sproporzionata allo stimolo; lo stimolo piccolo, ma la risposta
scatta con forza: non c' equivalenza tra i due termini.
Riassumiamo i casi descritti con la definizione di "perturbazione della risposta". Il grado di
perturbazione della risposta rivela il grado di equilibrio e la presenza o meno di un centro in tutta la
struttura psico-fisica. Parliamo allora di struttura equilibrata o squilibrata, centrata o senza centro;
possiamo usare molti termini; scegliete quello che preferite. In ogni caso, per, la perturbazione
della risposta costituisce l'elemento di misura. Il centro interno si ottiene grazie all'apprendimento e
all'eliminazione della perturbazione; in altri termini, quando non appaiono errori di comportamento.
In questo caso parliamo di condotta centrata. Lo spostamento in una qualunque direzione
possibile solo se si parte dal centro. E` come nelle arti marziali: il lottatore non pu spostarsi
quando si trova in un angolo del campo o quando si spinto fino ad un punto in cui un nuovo
passo risulta impossibile. E partendo dal centro che si pu avanzare, retrocedere, ecc.; nel centro
esiste libert operativa.
Esiste un modo calmo di interazione tra psichismo e ambiente; dall'uno parte l'informazione,
dall'altro l'azione. Il registro interno di questa relazione calma esiste. La formazione e lo sviluppo
di un centro integrato costituisce un passo necessario del lavoro evolutivo in generale.
Con questo terminiamo la nostra revisione. Per poter iniziare subito i nostri lavori teoricopratici sul tema dell'Operativa, suggeriamo alle quipe di mettersi all'opera effettuando riassunti e
sintesi degli schemi generali che abbiamo rivisto e costruendo vari tipi di ipotesi a partire dal
materiale trattato.
Se vi sembra, domani cominceremo a sviluppare i nuovi temi che ci interessano e a discutere le
ipotesi che sarete riusciti a produrre nonostante il poco tempo a disposizione.

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QUATTORDICESIMO GIORNO
SUL LAVORO IN EQUIPE

Oggi avremmo dovuto parlare dell'Operativa, ma dato che sono sorte alcune questioni
riguardanti il lavoro in quipe, sar bene dedicare un po di tempo a questo tema, trattandolo in
termini generali. Poi passeremo ad esaminare le ipotesi formulate da alcuni di voi, posticipando di
un poco la trattazione dell'Operativa.
La forma di lavoro che adottiamo al nostro interno quella d'quipe. Si tratta di un modo di
lavorare evidentemente assai diverso da quello individuale.
Siamo giunti ad un livello di sviluppo nel quale ci interessa proprio il lavoro in quipe; ma tale
lavoro pu essere portato avanti solo se vengono soddisfatti certi requisiti, certe condizioni.
Affinch un lavoro in quipe venga svolto bene, in primo luogo necessario che tra i
partecipanti esista affinit. Che cosa determina l'affinit ? Nessuno sa rispondere con precisione a
questa domanda, anche se l'esperienza dimostra che a ciascuno di noi risulta pi facile lavorare
con certe persone piuttosto che con altre.
Un altro punto importante agli effetti di un lavoro in quipe produttivo e scorrevole riguarda
una certa educazione interna nei rapporti con gli altri. Si tratta della capacit di rendere distesi i
rapporti interpersonali, capacit che gli integranti di questa micro-struttura dovranno possedere.
Questo un punto molto importante: se per esempio, l'quipe lavora su di un'ipotesi, potranno
sorgere numerosi punti di vista. Ma oltre alla variet dei punti di vista, che daltra parte risulter
molto utile, potr sorgere tra le persone anche un certo appassionamento che porter ciascuna a
difendere la propria posizione. E chiaramente questo far s che si determini una certa tensione tra i
componenti dell'quipe.
Voi sapete che il lavoro, o l'attenzione, intellettuale normalmente impresso insieme a certi
toni corporei. Di questo abbiamo parlato parecchio tempo fa trattando proprio il problema delle
tensioni.
Voi sapete bene che esiste un'attenzione "tesa". Se ponete molta attenzione a ci che viene detto
in questo momento, la prima cosa che registrerete sar una certa attivit interna. All'inizio sarete
portati a credere che si tratti di un'attivit del pensiero; ma se ci badate bene, vi renderete conto
che essa legata ad una tensione corporea, potremmo dire ad una tensione muscolare.
Diciamo di pi. Se in questo momento, in cui la vostra attenzione al massimo, cercate di
distendere le tensioni fisiche, muscolari, vedrete che comincerete a farlo partendo dagli occhi, dalla
faccia. Se riuscirete a distendere queste tensioni rimanendo attenti, si verificher un fenomeno un

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po strano: comincerete a sperimentare la sensazione di disinteressarvi del tema al quale vi state


dedicando. E` come se perdeste linteresse per tale tema, come se poneste una certa distanza tra
esso e voi.
Come conseguenza, sarete portati a dire che distendere le tensioni muscolari legate
all'attenzione vi fa allontanare dal tema a cui vi state dedicando o perch perdete l'interesse oppure
perch la vostra mente diventa tanto calma da farvi credere di essere passati ad un livello di
coscienza pi basso. Ma in realt non successa nessuna di queste cose. E` semplicemente
successo che avete perso il registro di tensione che stato impresso con forza in voi dal sistema
educativo dell'ambiente da cui provenite.
Dunque, l'attenzione ed il lavoro intellettuale sono in genere strettamente legati ad un registro di
tensione muscolare. E quando questa diminuisce, cominciano a succedere, per esempio nel lavoro
d'quipe, cose assai differenti da quelle a cui siamo normalmente abituati.
Se tra le persone affini che integrano un'quipe diminuiscono le tensioni muscolari, le idee
cominciano a fluire a grande velocit, il lavoro intellettuale si accelera ed i rapporti assumono un
carattere spassionato. Allora, tutto pu essere accettato senza che sorgano le barriere fisiche che le
tensioni muscolari frappongono all'attenzione ed alla produttivit della mente.
Questo valido in generale e quindi per qualunque atto di attenzione, per qualunque lavoro
intellettuale, ed anche per il nostro modo di lavorare in quipe. Questo modo di lavorare non
riguarda la parte esterna della nostra attivit, ma quella interna, il sistema di rapporti che
stabiliamo tra di noi. E questo acquista scioltezza proprio nella misura in cui riusciamo a distendere
il corpo.
Considerate la situazione di ieri, quando stavate elaborando le ipotesi: in certi momenti vi
succedeva di registrare una specie di appassionamento o uno stato di ricerca intensa di un'idea; ma
se esaminate bene questi stati interni, vi renderete conto che li registravate come tensione corporea.
Questa tensione, per altre vie, legata a ci che in generale chiamiamo possesso. A volte si tratta di
possedere delle idee, a volte di possedere una situazione; ma, in ogni modo, le due cose sono
strettamente legate.
Dunque, qual il nostro modo di lavorare in quipe? Noi tendiamo a creare quipe formate da
persone che provino affinit le une per le altre e consideriamo dimportanza basilare i registri di
distensione. In queste condizioni, il lavoro d'quipe si trasforma in un vero lavoro interno e non
costituisce solo una questione esterna, formale. Nelle nostre quipe si tiene sempre ben presente il
sistema di rapporti che il singolo stabilisce con gli altri componenti dell'insieme.
Non conosco bene il modo di procedere quando si lavora in quipe in altri ambiti, nel sistema.
Esisteranno di certo modi diversi. Ma quando lavoriamo in quipe tra di noi, risultano del massimo
interesse la distensione delle tensioni che sorgono nei rapporti interpersonali e l'attenzione - posta
in modo compresente, umano, non in modo presente - alla distensione interna mentre si portano
avanti le varie operazioni.

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E chiaro che nel sistema troviamo un modo di lavorare molto strano, caratterizzato da una
grande divergenza; la situazione del sistema molto diversa dalla nostra e si definisce in altri
termini. Ma nel nostro ambito interno molto importante il modo di lavorare che abbiamo
descritto.
Il nostro lavoro in quipe si articola in tre diversi livelli. In generale parliamo di tre forme
fondamentali: ipotesi, contributi e monografie.
Le ipotesi si strutturano su un tema dato; non si affronta un tema qualsiasi, ma ci si appoggia su
una base comune per tutti i componenti dell'quipe. Quindi, non si tratta di temi che non hanno
niente a che vedere con le persone dell'insieme.
Le ipotesi vengono sviluppate sempre dopo che stato fissato il punto di vista o, in altri casi, il
punto dinteresse. Una chiara definizione del punto dinteresse sempre necessaria quando si vuole
sviluppare unipotesi qualunque. Un punto dinteresse non inquadrato "balla", si muove, passa da
un piano all'altro per cui i componenti dell'quipe finiscono per perdere i riferimenti.
Dunque, si fissa l'interesse, si fissa il punto di vista e sinquadra il problema.
Solo dopo aver fissato l'interesse sul tema su cui si intende sviluppare un'ipotesi, si comincia a
riassumere e a sintetizzare il materiale che ha a che vedere con essa (da lavori precedenti avete
imparato la differenza che esiste tra riassunto e sintesi). Dunque, per sviluppare un'ipotesi, l'quipe
fissa l'interesse e poi prende in esame la materia prima, riassumendola e sintetizzandola.
Le ipotesi non hanno bisogno di nessuna dimostrazione. Questo un punto molto interessante.
Non sappiamo come la scienza del sistema formuli le proprie ipotesi, ma questo, agli effetti del
nostro lavoro, non interessa molto. Tra di noi, formulare un'ipotesi significa lanciare delle idee
senza preoccuparsi del loro fondamento. Pertanto, le idee possono anche essere totalmente
strambe. Possiamo modificare gli schemi, riorganizzare la materia prima, sperimentare molta
libert nel trattamento delle idee - e questo davvero importante. Oltre tutto, un simile modo di
lavorare ha per noi un valore pedagogico: il lavoro si trasforma infatti in un sistema di esercizi, in
cui tutto pu essere messo in discussione da qualunque punto di vista; e questo conferisce alla
mente molta operativit.
Un'idea presentata pu essere girata, invertita, derivata, su di essa si possono fare molti esercizi.
Considerate bene questo punto: stiamo parlando di ipotesi, ma l'interesse non sta nelle ipotesi in s,
ma in ci che succede ai membri dell'quipe che lavorano alla loro formulazione. Se non fosse cos,
lavoreremmo come si lavora nel sistema, con la mente rivolta all'esterno e non all'interno. E' molto
diverso, invece, intendere i lavori in quipe come lavori interni di Scuola.
Non pretendiamo certo di adottare questo modo di pensare quando lavoriamo in quipe del
sistema. Niente affatto. Stiamo parlando di ci che succede al nostro interno.
Le ipotesi, dunque, non hanno bisogno di nessun fondamento, di nessuna dimostrazione.
Tuttavia c' da osservare una cosa interessante: la prima impressione che si ha, formulando il

171

lavoro in questi termini, che potrebbero sorgere cose fuori tema. Ma questo non succede per la
linea mentale, per la direzione, di questo tipo di lavoro.
Considerate gli aspetti curiosi di ci che stiamo dicendo e fate bene attenzione al punto seguente:
che cosa registreremmo se ponessimo una persona del sistema in una qualsiasi delle nostre quipe
a lavorare con noi alla formulazione di un'ipotesi? Registreremmo immediatamente che la sua
linea mentale risulta divergente. Non stiamo dicendo che la persona in questione sia libera o meno
di discutere, ma che la sua linea mentale non andr verso l'esprit de corps, non tender a contribuire
alla crescita comune. Al contrario, la sua linea mentale - che non in alcun modo complementatrice
- si riveler immediatamente attraverso atteggiamenti di differenziazione e di divergenza. Questa
un'esperienza davvero interessante. Peccato che qui non ci sia gente del sistema che possa lavorare
con noi, perch risulta molto illustrativo registrare ci che succede quando un elemento teso entra
in un gruppo di lavoro. Tale elemento crea subito un piccolo campo di perturbazione. E che cosa
distingue l'elemento teso? Lo distingue il fatto che non pu seguire il ritmo dell'insieme.
Allora, in quel punto dell'insieme le idee necessariamente si spezzeranno e la tensione creatasi
prender forma, rivolgendosi a qualche oggetto. Ed essa necessariamente differenziante,
divergente. Pertanto, il gruppo sperimenter immediatamente il registro della divergenza come
linea, non come idea.
Come dicevamo poco fa, nei nostri lavori le idee dibattute possono essere del tipo pi strano.
Ma anche se sorgono ipotesi curiose, registreremo in ogni modo la convergenza delle linee mentali.
Questo aspetto non difficile da captare ed molto interessante. Provate invece di lavorare in
quipe con gente del sistema: osserverete immediatamente la divergenza. Per esempio, vi diranno, a
proposito di un nostro tema di lavoro, che il signor tal de` tali ha la seguente opinione...divergenza.
Che nel sistema si scoperto che un certo apparecchio pu fare ... divergenza, fuori tema.
Il nostro lavoro interno, le ipotesi di lavoro, le elaborazioni interne e tutto il resto, non hanno
niente a che vedere con le con le opinioni o con i progressi di ci che viene chiamato scienza.
Abbiamo descritto il caso delle ipotesi in generale.
Quando parliamo di "contributi", ci riferiamo ad una cosa diversa. Si tratta dei contributi che i
singoli individui forniscono ad un insieme, apportando materia prima relativa ad un tema
dinteresse comune.
Supponiamo che ci interessino i meccanismi della memoria. Per dare un contributo su questo
tema, alcuni di noi si metteranno a raccogliere materiale, ad effettuare numerose prove e lavori, a
mettere insieme molta materia prima. Questa verr gettata nel crogiolo delle elaborazioni: si
lavorer su di essa e si otterranno, per cos dire, diverse sostanze.
Questo il contributo in generale. Concentriamo materia prima su un punto dinteresse comune.
Il contributo su un tema particolare molto diverso dalla formulazione di ipotesi infondate. Il
contributo richiede maggiore lavoro dell'ipotesi, ma non ne possiede la libert immaginativa.

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Passando alle monografie, diciamo che anch'esse risultano interessanti se vengono prodotte in
quipe. Le quipe possono essere organizzate anche per controllo remoto, per cos dire; possono
cio essere composte da persone che si trovano magari a migliaia di chilometri di distanza l'una
dall'altra, persino in continenti diversi; ma tutte lavorano su un determinato tema: hanno fissato un
interesse, si sono divise tra di loro i diversi aspetti del tema e ciascuna porta avanti un compito
specifico.
Questo modo di lavorare ci porr in seguito il problema di mettere insieme le diverse
focalizzazioni a partire dalle quali il tema stato affrontato ed i diversi lavori all'interno del tema
stesso. Sar necessaria in seguito tutta unopera di limatura delle differenze.
Dunque, produrre una monografia con senso di gruppo risulta abbastanza complesso e le
difficolt possono aumentare a causa della distanza fisica. In ogni caso, quello delle monografie
un tema estremamente interessante.
Quando si produce una monografia, si fissa l'interesse e si propone una struttura di ipotesi; poi,
si porta avanti una dimostrazione generale di ci che si pretendeva affermare.
Nei tre casi citati - ipotesi, contributo e monografia - la direzione del pensiero sempre
convergente. Con questi lavori, si mette in pratica ci che si dice in pi di un punto della Dottrina,
quando si parla di ingrandimento dell'opera comune. Questo aspetto rimane in compresenza. Si
pensa sempre ad apportare, a sommare, a contribuire: questa la direzione mentale. E` facile
registrare la divergenza all'interno di questa linea.
C' anche un altro tipo di produzione molto pi elaborato e che vediamo spostato avanti nel
tempo: si tratta di ci che potremmo chiamare una sorta di tesi dottrinaria.
La tesi dottrinaria ci riporta nuovamente all'individuo: individuale, esige il lancio di
un'ipotesi, un insieme di dimostrazioni, ecc., e deve poter sopportare, come se fosse un materiale
sottoposto a diversi tipi di fuoco, tutte le obiezioni che le si possono fare.
Se la tesi sopporta tutte le obiezioni che le vengono fatte, allora valida come contributo
dottrinario. Voi sapete bene che le produzioni ed i contributi dottrinari non dipendono, non debbono
dipendere, e non dipenderanno da una determinata persona o da un insieme limitato di persone. Al
contrario, lo sviluppo dottrinario esiger che insiemi sempre pi numerosi assimilino nuovi
elementi e strutturino le cose in maniera diversa. In questa forma dinamica la Dottrina vive e passa
attraverso il tempo.
Anche da un punto di vista del lavoro interno importante comprendere a cosa tendono le forme
di lavoro di cui stiamo parlando: i contributi dottrinari tendono anche a liberare gli insiemi che li
producono da ci che chiamiamo dipendenza psicologica in generale.
Consideriamo la dipendenza psicologica non solo come un caso particolare di intermediazione
con il mondo nella condotta, come dicevamo ieri. Sappiamo che nel caso di una coscienza chiusa in
se stessa si pone un intermediario per comunicare con il mondo. Questo vale per esempio per i

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leader. Ma ora non intendiamo riferirci alla dipendenza psicologica nel rapporto con il mondo e
neppure alla dipendenza psicologica nel nostro ambito interno per quanto riguarda i rapporti
strutturali o interpersonali. Ora parliamo di dipendenza psicologica nel campo della concezione
dottrinaria stessa. Questa, per evitare tale dipendenza, dovr a poco a poco distaccarsi da
determinati individui e riferimenti.
I lavori a cui ci stiamo dedicando ci stanno facendo crescere internamente e tendono anche
all'indipendenza.
E` chiaro che tendiamo a sostituire un circolo ad un punto. Sar il circolo allora a dare
l'inquadramento; ed il circolo andr crescendo.
Ci troviamo gi abbastanza vicini alla costituzione di una specie di corpo dottrinario interno
che si former grazie al contributo delle tesi che reggeranno ad ogni tipo di prova. Sar questo
corpo dottrinario a decidere in futuro, quando si presenteranno dei dubbi in materia di Dottrina.
Perfino nel sistema esistono corpi dottrinari che si occupano dei temi pi diversi. Esistono perfino
accademie della lingua, formate da persone che discutono ed opinano sul linguaggio. E tutta l'area
interessata a tale tema si rimette alla loro opinione. Un tale corpo accademico non possiede forza
legale ma una specie di forza morale; e la sua opinione ha valore per la dedizione e la conoscenza
dei membri che lo compongono. La stessa cosa vale per molte accademie scientifiche, ecc.
E chiaro che queste figure accademiche vedranno le cose a modo loro e daranno tutt'altra
spiegazione della loro funzione, ma in ogni caso fate bene attenzione alla curiosa funzione svolta
da questi corpi, la cui forza praticamente interna; una forza che morale e non amministrativa o
burocratica. Una forza morale di grande importanza.
Anche il nostro corpo dottrinario, che dar un forte contributo allo sviluppo dell'intelligenza
interna, avr di sicuro una forza morale e non di altro tipo.
Lo stesso avvenuto nelle antiche Scuole di Psicologia. In questo campo persino successo che
le dispute tra il corpo amministrativo e quello dottrinario di Scuole ormai decadute e trasformate
per esempio in religioni, si siano volte a favore del secondo per la conoscenza interna e la forza
morale che possedeva. Questo successo a molte religioni, come le chiamiamo oggi, la cui radice
si trova in Scuole di Psicologia.
Dunque, potete ormai intendere la direzione verso cui appuntano questi lavori, che all'inizio
potrebbero ingenuamente apparire come dei riassunti o delle sintesi quasi meccaniche. Riassumere
il materiale dato, fare una sintesi di quello riassunto serve ad apprendere meglio ci che viene
presentato. E evidente laspetto meccanico di questo stadio, che comunque interessante perch
addestra e prepara.
Ma appena terminata questa fase, incominceremo subito a dare dinamica ai nostri studi e
questa dinamica inizier proprio con la formulazione delle nuove forme di lavoro. E per questo che
cominciamo a parlare di ipotesi, che ci permettono di scuotere i nostri modi di pensare ormai
fissati, per questo che parliamo di contributi di materia prima e di altri tipi di questioni. E

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all'interno del nostro ambito di lavoro, puntiamo ormai verso un sistema di rapporti molto
differente dall'attuale e verso la costituzione di un corpo capace di consolidare e strutturare gli
elementi dottrinari in modo totalmente indipendente rispetto a certi "centri manifesti".
Questo il punto che volevo sottolineare, dato che stiamo parlando di lavori d'quipe,
affinch risultasse chiara non solo la forma che usiamo, ma anche la linea, la tendenza, la direzione
verso la quale tutti questi lavori appuntano.
Se nessuno degli elementi citati verr perso di vista, le cose cominceranno a funzionare con
maggiore fluidit.

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QUINDICESIMO GIORNO
TEORIA GENERALE DELL'OPERATIVA

Finora abbiamo portato avanti una revisione generale di alcuni schemi teorici che voi gi
conoscevate bene. Anche oggi degli schemi teorici costituiranno l'oggetto della revisione; essi,
per, non riguarderanno la descrizione del comportamento dei fenomeni psichici ma le operazioni
che possono modificare taluni aspetti di tale comportamento.
In altre parole: mentre fino a questo momento abbiamo effettuato una revisione della teoria
generale dell'apparato psichico, ora effettueremo una revisione della teoria generale delle attivit
che modificano il comportamento psichico.
Prenderemo in esame ci che chiamiamo Operativa, vale a dire quell'insieme di tecniche che ci
permettono di operare sui fenomeni interni. Dunque, la trattazione continuer ad essere teorica ma
il suo oggetto risulter diverso.
Si tratta di un tema abbastanza vasto, ma credo che tra oggi e domani riusciremo a riesaminarlo
completamente.
Si tratta anche di un tema complicato che dovr essere chiarito utilizzando delle pratiche
adeguate. Le complicazioni diminuiranno nelle misura in cui, grazie a tali pratiche, acquisiremo
determinati registri interni. Certo, man mano che procederemo, si presenteranno nuove
complicazioni e sorgeranno nuove domande; in ogni caso, per, lo schema teorico iniziale dovr
rimanere chiaro.
Includiamo nell'Operativa diverse tecniche: le catarsi, le trasferenze e varie forme di
autotrasferenza. Quelli che potremmo chiamare i nostri amici dei tempi antichi usavano queste
stesse tecniche e le chiamavano allo stesso modo: catarsi e trasferenze. Non crederete certo che la
parola catarsi sia stata inventata cinquant'anni fa o che le tecniche di trasferenza siano di fattura
recente. Non affatto cos.
Svolgete una piccola ricerca storica, domandatevi come si procedeva nelle antiche Scuole di
Psicologia quando si presentava un individuo pieno di problemi (problemi interni e non certo
economici; o forse problemi interni generati da problemi economici ma in definitiva problemi
interni). Alcune persone esperte gli suggerivano di raccontare i propri problemi, di spiegarli, di
sciogliere la lingua, come si suol dire. Gli facevano presente che in questo modo si sarebbe
verificato
una sorta di vomito, come unespulsione dei problemi interni che egli avrebbe
sperimentato come un "lavaggio interno".

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La storia del vomito e del lavaggio interno stata poi caricata di molte allegorie; non sono
mancati neppure gli ignoranti che, non conoscendo i procedimenti, hanno confuso il "lavaggio
interno" con lavaggi esterni, quali abluzioni, battesimi o simili.
Dunque, le catarsi erano conosciute anche in tempi molto antichi. Gi allora si operavano
"lavaggi interni" con tecniche pi o meno precise. Queste tecniche sono molto simili a quelle che
usiamo attualmente.
Lungo il cammino si sono verificate interferenze di tutti i tipi e, come nell'esempio del lavaggio
interno, c stata gente che ha introdotto varianti che non avevano niente a che vedere con il tema in
questione. Originariamente si trattava di produrre una catarsi e non, come avvenne dopo, di
collocare un intermediario tra la persona ed altre entit. Quando questo avvenne, la catarsi si
snatur e perse la sua funzione di semplice tecnica di scarica di contenuti oppressivi.
La catarsi si trasform in uno strumento per spostare cariche psichiche da una persona ad
un'altra e poi da questa a non si sa quale entit; e cos a poco a poco fin per logorarsi.
In epoche pi recenti, quando l'intermediario perse effettivit psicologica, si torn a pronunciare
la parola catarsi e si ripropose una situazione analoga a quella di migliaia di anni prima: di nuovo
comparve la figura di quel signore che si metteva accanto alla persona piena di problemi e le
diceva: "Senta amico, sciolga la lingua e racconti i problemi che ha." E cos di nuovo la persona
raccontava i propri problemi e in questo modo sperimentava una specie di lavaggio interno. Come
fu chiamata in tempi pi recenti questa tecnica ? Catarsi.
Certo anche cos tornava a generarsi un meccanismo di intermediazione, e la storia potrebbe
continuare. E come se si trattasse degli stessi personaggi che riprendono lo stesso tipo di attivit
in momenti storici sempre diversi. E questo perch tanto il registro dei problemi interni che quello
della loro scomparsa sono fenomeni che rimangono immutati nel tempo in quanto dipendono dalla
struttura generale dello psichismo.
Comprenderete facilmente che una qualunque persona vede luce se le si premono i globi oculari.
Non importa a quale zona geografica appartenga n se sia nostra contemporanea o abbia vissuto in
altre epoche: il fenomeno luminoso che essa percepisce non dipende da nessun fatto straordinario
ma dalla struttura stessa del senso della vista.
Dunque, queste tecniche hanno sempre risposto alla struttura interna della macchina umana.
Non si tratta di una cosa complicata.
L'altra tecnica operativa, la trasferenza, era chiamata cos anche dai nostri amici dell'antichit.
Certamente essi avevano a disposizione mezzi adeguati per applicarla. Prendevano ad esempio una
persona che aveva gi effettuato una catarsi e che conosceva quindi le tecniche minori del lavoro
interno. La trasferenza consisteva nel far transitare la persona attraverso diversi stati interni in
modo che trasferisse, spostasse i propri problemi. Non si trattava pi di scaricare una tensione che
in seguito si sarebbe ricaricata, ma di un altro fenomeno psicologico.

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Dunque la catarsi e la trasferenza sono tecniche ideate molto tempo fa.


Come procedevano i nostri amici ai loro tempi ? Come vi dicevo, usavano soprattutto mezzi
esterni. Mentre la persona transitava per luoghi, per dimore, la sua rappresentazione interna
accompagnava ci che vedeva all'esterno. Spieghiamoci meglio.
Richiamate alla memoria le leggi visive. Quando un simbolo viene visto all'esterno e l'occhio ne
segue la sequenza geometrica, il movimento e il tono dell'occhio dell'osservatore sono
accompagnati da un'immagine visiva. Ma poich il fenomeno reversibile, chiudendo gli occhi e
immaginando il simbolo, gli occhi si muovono nonostante che il simbolo sia solo immaginato.
Stiamo parlando di una grande equivalenza, di una stretta relazione tra l'occhio ed il fenomeno,
che vale sia quando l'occhio osserva il fenomeno all'esterno sia quando l'osserva all'interno.
Se le cose stanno cos, probabile che coloro che progettarono certe costruzioni simboliche
fossero interessati alla rappresentazione interna che esse generano.
Senza dubbio, chi non conosce questa caratteristica del funzionamento dell'occhio considerer
solo l'aspetto esterno del simbolo. Al massimo potr allegorizzare le proprie tensioni e le proprie
credenze attribuendo ai costruttori di un simbolo una determinata intenzione. Ma credere che un
simbolo abbia compiuto solo una funzione esterna, allegorizzare, interpretare secondo il proprio
sistema di tensioni, significa porsi fuori tema.
Dicevamo che la persona veniva fatta transitare per un determinato spazio esterno arredato in
maniera opportuna. Si agiva cos per fare in modo che la rappresentazione interna della persona
acquistasse dinamica, seguendo la forma della costruzione ed il tipo di arredamento.
Questi erano i lavori pi avanzati che di solito venivano chiamati maggiori. Quelli catartici o di
altra natura erano invece chiamati minori perch sono e vengono sperimentati come minori.
Facendo pratica nel lavoro trasferenziale, nel quale si utilizzano i canali associativi,
comproverete come le immagini che si associano, se vengono guidate in un determinato modo, non
si comportino come associazioni libere, come credono alcuni principianti. Non si tratta di
associazioni libere ma di associazioni guidate, dirette. La domanda che sorge a questo punto :
come si possono dirigere delle sequenze di immagini se il canale associativo si blocca proprio nel
momento in cui l'attivit vigilica cerca di dirigerle ? Qui c' un paradosso psichico. In veglia il
canale associativo si blocca e funzionano soprattutto i meccanismi astrattivi. Di conseguenza, se
volessi dirigere delle immagini, l'unica cosa che potrei fare sarebbe dirigere quella specie di
immaginazione che ripete i fenomeni da me osservati durante il giorno e non molto di pi.
Se adesso immagino di uscire da questa sala per andare a casa mia - cammino verso le scale
poste dall'altro lato della sala, le salgo, arrivo al piano superiore, esco dall'edificio, attraverso la
strada e prendo la direzione di casa mia - io seguo immagini che corrispondono a quanto mi
succede in veglia. Ma non posso fare molto di pi. Non posso certo immaginare di salire dalle
profondit abissali ad un "piano medio" incontrando personaggi fantastici che compiono operazioni

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speciali. Non posso fare cose di questo genere se dirigo la mia immaginazione a partire dalla veglia.
L'attivazione di simili fenomeni incompatibile con il controllo dell'immaginazione.
Se d'altra parte cercassi di "liberare" le immagini per farle concatenare tra loro, il fenomeno
risulterebbe privo di direzione. Come si risolve, allora, il problema di far s che le immagini si
liberino e si relazionino secondo la loro tendenza e nello stesso tempo possiedano direzione?
Gli antichi risolsero il problema della direzione delle immagini con una guida, che chiamarono
proprio cos: guida. La guida era colui che accompagnava le persone che entravano nelle dimore di
cui parlavamo e che indicava loro per dove passare e che tipo di operazioni svolgere. Durante il
cammino, poi il soggetto e la guida portavano avanti un dialogo molto interessante. Grazie a tale
dialogo e alla perizia della guida, le immagini che apparivano venivano commentate ed elaborate in
modo opportuno. (Quando invece il soggetto veniva abbandonato in un labirinto di cui non
conosceva l'uscita, l'obiettivo del lavoro era molto diverso da quello che stiamo prendendo in
considerazione ora).
Il soggetto non veniva lasciato solo in un luogo che non conosceva. Si lavorava sempre con una
guida, proprio come facciamo noi, per risolvere il paradosso dello psichismo di cui parlavamo e
che, ripetiamo, questo: se ci troviamo in un livello basso di coscienza, le immagini si liberano ma
la loro conduzione risulta impossibile; se lavoriamo in veglia le immagini non si liberano e
possiamo guidare al massimo quelle della vita quotidiana. Troviamo una soluzione a questo
paradosso facendo scendere il livello di coscienza ed utilizzando una guida.
E noi, dove collochiamo la guida ? In nessun recinto, a meno di chiamare cos lo spazio di
rappresentazione interno. Ma questo gi un altro discorso.
Oggi rimangono numerosi resti delle costruzioni in cui si svolgevano lavori di questo genere. Si
trattava di una sorta di laboratori che iniziavano con un recinto esterno e che, assai probabilmente,
disponevano di locali pi ampi nel sottosuolo. In uno dei recinti, che in genere erano poco
illuminati, veniva collocata la persona che aveva problemi da risolvere. La persona rimaneva l
per un certo tempo; quindi iniziava il dialogo con la guida. A volte il soggetto non vedeva la guida
con cui parlava. Spesso il luogo era freddo ed estremamente oscuro. In queste condizioni, i dati dei
sensi esterni del soggetto venivano a mancare mentre i suoi registri interni si facevano presenti con
maggiore forza. Allora, quando nel campo della sua percezione esterna appariva, per esempio, un
signore con una torcia mascherato in modo caratteristico, il soggetto sperimentava un gran numero
di allegorie e di altri fenomeni.
Quindi iniziava il dialogo tra la guida ed il signore mascherato. La guida gli chiedeva chi era e
qual era la sua funzione. L'altro rispondeva in modo strano, per esempio diceva: "Qui c' una soglia
e io sono il guardiano della soglia." "Ah, qui c' una soglia e lei ne il guardiano! Bene, benissimo,
e che altro ?" "Ti sar difficile andare in quella direzione!" "E perch mai ?" A questo punto
appariva un altro personaggio mascherato che presentava un certo numero di problemi al
soggetto.....E cos, in mezzo a tutti questi signori mascherati, transitando da un recinto all'altro, tra
mostri e tutta una fauna di esseri strani, il nostro soggetto veniva a trovarsi in uno stato allegorico

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in cui il suo spazio di rappresentazione interna corrispondeva alle rappresentazioni esterne. In


questo modo, tutta una serie di trasformazioni avvenivano in lui.
Certe persone avevano maggiori difficolt di altre in una determinata dimora. Ad alcune
risultava pi difficile effettuare certi spostamenti. E chiaro che alle pi grasse risultava pi
problematico passare attraverso i recinti pi stretti ed anche chiaro che alcune registravano
maggiori difficolt nel passare attraverso quegli ambienti che corrispondevano al loro sistema di
tensioni interne.
Dunque i guardiani e le guide discutevano sui problemi, sulle difficolt che sorgevano quando si
passava a determinate dimore, e conducevano con perizia le persone. E chiaro che, facendo tutto
questo per mestiere, conoscevano molto bene la strada. Cos, per esempio, spiegavano che
bisognava fare attenzione a certe scale, che da una certa parte si passava meglio che da un'altra e
cos via.
I personaggi mascherati che apparivano per condurre le persone attraverso le dimore adesso non
sono pi necessari perch si trovano assai ben incorporati in noi. Nelle tecniche di trasferenza li
incontreremo in diversi livelli, in diversi punti dello spazio di rappresentazione.
Voi sapete molto bene che questi stessi personaggi appaiono anche ora con lo stesso tipo di
travestimento e di atteggiamento. Oggi si segue pi o meno lo stesso sistema che prima si seguiva
utilizzando costruzioni esterne. Incontreremo perci guardiani della soglia, lacci, inganni e
seduzioni; incontreremo protettori e difensori, vecchi che danno luce o calore, che fanno aumentare
o diminuire l'intensit del fuoco, signorine molto attraenti ma ambivalenti. Troveremo problemi di
diverso genere ed inoltre ci renderemo conto che apparir pi luce nella misura in cui ascenderemo
nelle dimore. Con la luce le cose si chiarificheranno e la nostra comprensione aumenter. Dunque,
man mano che si sale, transitando per le diverse dimore, lo spazio di rappresentazione diventa pi
chiaro, pi luminoso. Man mano che si scende nelle profondit, esso diventa pi scuro. Se si sale
ancora di pi sorgono altri tipi di allegorie che sono tra i pi curiosi.
E cos, salendo e salendo per i piani della rappresentazione interna, ci avviciniamo a
dimore sempre pi luminose. Ed oltre ad esse, al di sopra di tutte, troviamo il sole, quel sole che
anche i nostri amici dei tempi antichi collocavano nelle parti pi alte e luminose delle dimore.
Esso non aveva importanza in s, ma era la rappresentazione allegorica di un'altra fonte di luce. E
chiaro che tutti associamo il sole alla luce. Ma anche chiaro che la luce che vediamo o
immaginiamo non la stessa che invade lo spazio della rappresentazione interna quando il livello
di coscienza cambia; tuttavia entrambe hanno qualcosa in comune.
Non stiamo usando un linguaggio allegorico; stiamo descrivendo le allegorie: quando
descriviamo un determinato mostro interno, non stiamo allegorizzando, ma descrivendo
razionalmente un'allegoria, il che molto diverso.
A questo punto ci risulter chiara la differenza tra le tecniche minori, cio i sistemi di catarsi, di
alleggerimento delle tensioni e le tecniche maggiori, cio i sistemi di transito attraverso differenti
dimore. In ogni modo, entrambe le tecniche facevano parte di uno stesso sistema pi ampio.

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Non ci interessa conoscere i nomi che a suo tempo hanno designato questo insieme di
procedimenti n sapere come sia stato poi chiamato nelle diverse epoche storiche. Neppure ci
interessano molto le opinioni che si sono formate su di esso. Ci che sappiamo che continuiamo
a fare lo stesso tipo di lavoro. Questo lavoro non si interrotto, ma continua e sicuramente
continuer in futuro, indipendentemente delle interpretazioni che ne verranno date.
A questo punto, dopo aver considerato come venivano portati avanti questi lavori in passato giacch interessante recuperare ed incorporare questi contenuti - passiamo a descrivere come
procediamo noi.
Ieri abbiamo parlato dei registri delle tensioni che sorgono quando si fa attenzione. Voi siete in
grado di riconoscerli bene. Sapete che potete fare attenzione con tensione o senza. A volte, vi
possibile eliminare la tensione e fare attenzione senza di essa. Ma quando ci riuscite, vi sembra di
disinteressarvi del tema di cui vi state occupando. In realt, avete associato da molto tempo la
tensione con l'atto di fare attenzione, per cui credete di essere veramente attenti solo quando siete
tesi. Ma l'attenzione non ha niente a che vedere con la tensione.
Quando ci occupiamo di tensioni, noi non ne cerchiamo le cause, ma i registri. Considerate bene
questo modo di procedere.
Noi non cerchiamo le ragioni che motivano le tensioni. Grazie a questo, le interpretazioni
scompaiono e resta l'esperienza diretta di quanto accade.
Ebbene, che cosa sono e dove vengono registrate le tensioni in generale, e non soltanto le
tensioni dell'attenzione? Noi collochiamo le tensioni in diverse parti del corpo, in modo particolare
nei muscoli. Qui stiamo dunque parlando delle tensioni muscolari esterne.
Se tendo volontariamente un muscolo, ho un registro di questa tensione. Se tendo diversi
muscoli, ho un registro delle tensioni che sorgono. Se mi interessasse ottenere la maggiore quantit
possibile di registri relativi ai vari muscoli del corpo, potrei esercitarmi in questa tecnica di
creazione artificiale delle tensioni. Esistono metodi specialistici in questo campo. In ogni modo, mi
rendo conto che quando tendo un punto specifico del corpo, altri punti entrano in tensione. In altre
parole, lapparire di una tensione genera tutto un insieme di nuove tensioni intorno ai muscoli
interessati. E possibile "dissociare" il sistema di tensioni formatosi con delle tecniche molto
interessanti di cui ci occuperemo dopo aver terminato la conversazione di oggi.
Dunque, osservo che quando tendo un muscolo, se ne tendono anche degli altri: ho il registro di
questo curioso fenomeno. Ma quando in seguito provo a distendere il muscolo, quelli che si erano
tesi insieme ad esso non si distendono. Anche questo un fenomeno molto interessante. Se lavorate
su certe parti del corpo potrete verificare che, quando tendete volontariamente un punto, altri si
tendono insieme ad esso e che, quando poi distendete tale punto, esso si distende e gli altri no.
Tale fatto succede nella vita quotidiana e non solo quando si porta avanti questo tipo di lavoro
volontario. Per esempio, quando si manifesta aggressivit, un sistema di muscoli si mette in

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tensione; quando poi il conflitto termina, i muscoli impegnati si distendono, ma questo non avviene
per gli altri che si erano tesi insieme ad esso. Solo dopo un certo tempo anche questi muscoli
finiscono per distendersi.
A volte per succede che non si distendano affatto.
Chi di voi non riconosce di avere delle tensioni muscolari pi o meno permanenti? Alcuni di
voi le registreranno nel collo, altri nell'addome o in altre parti del corpo. Ora stesso, per esempio,
potete scoprire le tensioni non necessarie che agiscono in certi punti del vostro corpo. Potete
registrare questo fenomeno in voi. E tali tensioni non compiono alcuna funzione in un momento
come questo in cui ci dedichiamo ad unattivit intellettuale.
Noi distinguiamo le tensioni muscolari esterne in "situazionali" e "continue".
Tensioni situazionali: si verifica un determinato fenomeno; ecco che il soggetto che vi si
confronta, tende determinate parti del corpo. Il fenomeno sparisce, la situazione cambia, anche la
tensione scompare. Tensioni di questo tipo si manifestano continuamente e svolgono una funzione
importante; noi non pretendiamo certo di eliminarle.
Consideriamo ora le tensioni continue; esse presentano la seguente aggravante rispetto a quelle
situazionali,: inviano costantemente impulsi ed aumentano quando si verifica un conflitto. Poi,
diminuiscono di nuovo, ma non fino a sparire del tutto; ritornano al loro livello iniziale che
costante.
Abbiamo dunque fatto una prima distinzione nel campo delle tensioni. Ma non abbiamo
completato il tema: esistono fenomeni di tensione pi gravi di quelli descritti. Utilizzando certi
procedimenti, posso arrivare a distendere le tensioni esterne continue; nonostante questo, altri
sistemi di tensione permangono attivi dentro di me. Posso lavorare su tutta la muscolatura esterna,
posso fare tutti gli esercizi che voglio, ma ciononostante dentro di me continuano ad esistere delle
tensioni. Perch dico questo? Lo dico perch lo registro. Vi sar successo di sperimentare degli stati
di notevole rilassamento muscolare esterno, e nonostante ci, di registrare che alcune tensioni
interne continuavano ad operare. Qual la natura di queste ultime? Esse a volte sono di tipo
muscolare profondo; a volte sono registrabili come irritazioni profonde, come irritazioni viscerali.
Si tratta cio di problemi fisiologici che generano, inviano impulsi, configurando cos un sistema
di tensioni interne.
Quando parliamo di tensioni profonde ci riferiamo a tensioni che in principio non sono molto
differenti da quelle esterne; la differenza sta nel fatto che presentano una importante componente
emotiva. Volendo, possiamo considerare i due tipi di tensioni, esterne ed interne, come gradazioni
di uno stesso fenomeno. Parliamo allora delle tensioni interne che presentano una coloritura
emotiva. Esse vengono definite climi ed, in linea di principio, non sono molto differenti dalle
tensioni in generale, se non per il fatto che possiedono una forte componente emotiva. Se volete,
potete spiegare i climi dicendo che esistono degli impulsi interni la cui circolazione colloca il
corpo in un certo stato; il registro di questo stato viene poi tradotto in emozioni; potete spiegare il
fenomeno in questo o in un altro modo; fate come volete. Ma il fatto importante che il registro

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della tensione muscolare esterna diverso dal registro di quella interna, anche se la natura di
entrambe le tensioni, in fondo in fondo, non diversa.
Consideriamo un fenomeno interessante, quello della depressione. Che succede ad una persona
depressa? Ma non prendiamo in esame un fenomeno cos estremo, prendiamo in esame la noia,
parente della depressione. La persona annoiata non ha speciali preferenze, per lei una cosa vale
l'altra, tutto le risulta uguale. I suoi muscoli sono sciolti, rilassati, e questo ci porterebbe a credere
che priva di tensioni. Forse la persona annoiata pensa di non essere vitale perch il registro che
ha di se stessa appunto di mancanza di vitalit. Ma cosa c' dietro tutto questo? C' sicuramente
una componente emotiva: se si trattasse semplicemente di mancanza di vitalit non ci sarebbe
nessun problema. Una persona potrebbe non essere molto vitale senza crearsi grandi problemi; il
problema sorge perch lo stato della persona accompagnato da una certa emozione.
Dunque, dietro la mancanza di vitalit, dietro la noia, scopriamo un forte sistema emotivo; se
cos non fosse non ci sarebbero problemi. Osserviamo la presenza di forti flussi emotivi di tipo
negativo nella persona annoiata e ci rendiamo conto che la loro apparizione dovuta a forti
tensioni interne, pur mancando tensioni esterne. Le tensioni interne possono essere di tipo
muscolare o essere fenomeni di irritazione. A volte succede qualcosa di ancor pi straordinario: una
persona non presenta un sistema continuo di tensione o di irritazione, ma se si determina una
situazione di scontro, di conflitto, si liberano fenomeni mnemici che fanno sorgere il registro di
mancanza di vitalit, o di noia, o di oppressione interna, o di sensazione di chiusura, ecc.
Le tensioni muscolari esterne, di solito, possono essere controllate volontariamente; non cos i
climi emotivi, che presentano altre caratteristiche e seguono il soggetto anche quando questi
uscito dalla situazione che li aveva determinati. Ricorderete i fenomeni di trascinamento, quei
fenomeni che permangono nel soggetto anche quando la situazione da cui erano sorti non esiste pi.
I climi si comportano allo stesso modo. Pu addirittura succedere che un soggetto si venga a
trovare nelle situazioni pi diverse lungo l'arco della sua vita, mantenendo sempre lo stesso clima.
Le tensioni interne vengono tradotte in maniera diffusa e totalizzante. Questo punto importante
perch spiega anche le caratteristiche dell'emozione in generale: l'emozione totalizza, sintetizza;
non si riferisce ad una tensione particolare localizzata in un punto del corpo individuabile con
precisione; e questo neppure quando in quel punto si genera dolore. Essa si riferisce piuttosto ad
uno stato di invasione della coscienza. E` chiaro dunque che si tratta di impulsi cenestesici non
puntuali.
Nonostante ci, il meccanismo di traduzione degli impulsi fornisce a volte immagini che
corrispondono al clima diffuso. Quando questo succede, parliamo di corrispondenza tra clima e
tema. Consideriamo per esempio una persona, che tentando di descrivere il clima che sperimenta,
dica di sentirsi come rinchiusa. Questa descrizione implica un certo tipo di rappresentazione visiva
che corrisponde al registro emotivo. Ci sono altre persone, pi esagerate, che non solo dicono di
sentirsi rinchiuse, ma di sentire di esserlo all'interno di una scatola che descrivono con precisione.
Certo, in veglia l'immagine non risulta molta chiara, ma appena il livello di coscienza si abbassa,
ecco apparire la scatola in cui dicono di sentirsi rinchiuse. E evidente che questi fenomeni si
captano con maggiore facilit nei livelli bassi di coscienza, perch a questi corrisponde una

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maggiore attivit dei meccanismi di traduzione, una maggiore intensit dei registri cenestesici e
lapertura della via allegorica.
In altri casi, appaiono immagini che non corrispondono ai climi. Infine, esistono casi in cui si
registra il clima senza immagini. In realt, un'immagine cenestesica esiste sempre, e la sua
presenza, che generale e diffusa nello spazio di rappresentazione, disturba le attivit di tutti i
centri perch le immagini che mettono in moto i centri sorgono proprio nello spazio di
rappresentazione.
Il potenziale dei climi pu essere abbassato grazie a scariche catartiche (abreazioni motrici,
diremmo con il linguaggio d'oggi, cio manifestazioni energetiche dirette verso lesterno); ma
queste tecniche non permettono di spostare i climi.
Le tecniche che permettono la trasformazione e lo spostamento dei climi sono le tecniche
trasferenziali. Il loro obiettivo non sta in un abbassamento del potenziale di una tensione interna,
ma in un trasferimento di cariche da un fenomeno ad un altro.
Non sufficiente dire che i climi si generano soltanto per traduzione di segnali dovuti a
contrazioni involontarie profonde, e che tali segnali, raccolti dai sensi interni, si trasformano in
immagini che occupano lo spazio di rappresentazione.
Dire questo non sufficiente, in un primo luogo perch il registro pu non essere puntuale ma
generale come nel caso delle emozioni violente. Queste corrispondono infatti a scariche che
circolano per tutto l'organismo e che non si riferiscono ad una tensione puntuale.
L'origine dei climi pu trovarsi nei sensi interni, nella memoria o nella coscienza. Questo
facile a dirsi; non altrettanto facile descriverne la meccanica.
Quando l'impulso corrisponde ad un fenomeno nettamente corporeo, i sensi interni lo ricevono
e inviano il segnale ad esso corrispondente che apparir come immagine cenestesica diffusa, cio
non visualizzabile. Ma, anche se il fenomeno non possiede una localizzazione precisa, l'immagine
non visualizzabile si manifester in ogni modo nello spazio di rappresentazione.
Alcuni, per esempio, dicono di vedere tutto rosso quando si arrabbiano; con questo modo di
esprimersi tentano di descrivere un'immagine cenestesica. Altri dicono che il loro spazio di
rappresentazione si trasforma, che vedono pi piccolo l'oggetto che provoca loro collera; altri
ancora che lo vedono con maggiore precisione. Qui non si tratta di un impulso localizzato, ma di
uno stato emotivo diffuso, che partito da un registro cenestesico il quale si poi tradotto in
un'immagine non visualizzabile.
L'immagine non visualizzabile, ad ogni modo, si trover collocata nello spazio di
rappresentazione, dove attiver soprattutto i centri istintivi. Inoltre, il registro di tutto questo
sistema di operazioni, che relativo ad un determinato momento, si imprimer in memoria.

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Se invece il primo impulso proviene dai sensi esterni ma determina anchesso l'attivazione dei
centri istintivi al termine del suo circuito, tutto questo complesso di operazioni viene impresso in
memoria associato alla situazione esterna. Pertanto, si verificher un'impressione in memoria in
cui l'impulso che proviene dall'esterno e che riflette una situazione esterna, rester legato ad uno
stato corporeo interno.
Ritorniamo al primo caso, quello dell'impulso interno partito per una disfunzione o per
un'irritazione vegetativa; anche qui ci sar un'impressione "situazionale" associata ad esso se i
sensi esterni sono in azione in quel momento. Se i sensi esterni non sono in azione, come avviene
nei sogni o nella Camera del Silenzio, l'impressione situazionale potr riferirsi soltanto a quei dati
di memoria che verranno attualizzati in quel momento. In questo caso, alla fine del circuito rester
in memoria una strana associazione tra fenomeni di un tempo 2 (registro cenestesico) e di un tempo
1 (dati di memoria).
Dunque abbiamo visto il caso in cui l'impulso parte dall'infracorpo ed associato a situazioni
esterne, e il caso in cui lo stesso impulso associato a dati di memoria perch i sensi esterni in quel
momento non sono in attivit. Abbiamo visto anche il caso di un impulso che parte dai sensi esterni
e finisce per attivare registri cenestesici; quando questo succede la situazione esterna ed i registri
cenestesici vengono impressi insieme nella memoria.
Daltra parte, la memoria pu inviare impulsi ed attivare registri che liberano catene associative
di immagini non soltanto visive ma appartenenti a qualunque senso, cenestesico incluso; queste
catene di immagini faranno s che nuovi dati vengano liberati dalla memoria. Alla fine si
configurer una situazione climatica che sar associata alla nuova situazione che i sensi esterni
staranno percependo.
Infine, la stessa coscienza, elaborando delle immagini, pu far scattare tutte le attivit che
abbiamo appena visto, e ad esse aggiungervi le sue proprie; alla fine resteranno impresse nella
memoria, per esempio, situazioni esterne associate ad elementi immaginari.
In ogni caso, l'incatenamento tra sensi, memoria e coscienza indissolubile, non lineare ma
necessariamente strutturale.
Cos, una sofferenza morale pu configurarsi a partire da un impulso di dolore fisico ed in essa
possono essere presenti dei veri e propri registri cenestesici, fortemente impressi nella memoria, ma
associati all'immaginazione.
Il dolore fisico spesso termina in sofferenza morale, che costituisce una componente illusoria
ma registrabile del dolore fisico stesso. Questo fatto straordinario - che l'illusorio non esista come
fenomeno reale ma che sia registrabile per le sue concomitanze - ci indica che esso possiede una
poderosa esistenza ed una realt psichiche.
Non si fornisce una spiegazione molto esauriente quando si dice che un fenomeno illusorio; si
chiariscono meglio le cose quando si dice che le illusioni si registrano nello stesso modo in cui si
registrano le percezioni chiamate non illusorie.

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La coscienza possiede un registro reale della sofferenza illusoria. E la trasferenza trova la sua
migliore applicazione proprio nel campo della sofferenza illusoria.
La situazione diversa quando si tratta di registri tradotti o trasformati di impulsi fisici dolorosi.
Il dolore fisico non sparisce grazie alla trasferenza; ma da esso possono essere eliminate molte
componenti illusorie. Quest'ultima affermazione valida in via di principio, perch la mente umana
capace di modificare in misura notevole anche la sensazione di dolore fisico. Ma questo non un
tema proprio della trasferenza.
Noi possiamo dissociare l'incatenamento automatico della sofferenza. Questo il nostro
scopo e possiamo raggiungerlo. La trasferenza appunta fondamentalmente a questo. Vedremo pi
avanti come essa vada al di l del problema della sofferenza. Ma chiaro che dobbiamo
cominciare da questo.
Dunque, consideriamo la trasferenza come uno dei tanti strumenti di Operativa, il cui scopo
fondamentale quello di disarticolare la sofferenza, liberando la coscienza da contenuti oppressivi.
Mentre la catarsi libera cariche psichiche e determina un alleggerimento interno provvisorio,
anche se a volte necessario, la trasferenza punta a trasferire tali cariche in modo permanente; questo
vero perlomeno nell'ambito di un problema specifico.
Esaminiamo ora brevemente alcuni aspetti del sistema di compensazioni che caratterizza il
funzionamento degli apparati dello psichismo.
Le soglie dei vari sensi sono interdipendenti e le loro modificazioni avvengono secondo una
logica strutturale. Inoltre la variazione complessiva delle soglie dei sensi interni compensa quella
delle soglie dei sensi esterni.
Quando diminuiscono gli impulsi inviati dai sensi esterni, i fenomeni che si trovano sulla soglia
cenestesica entrano nella frangia di percezione e cominciano ad inviare segnali. Con questo
vogliamo dire che, quando diminuisce la percezione esterna, i fenomeni interni che non venivano
registrati perch si trovavano nel livello di soglia (anche se erano comunque in azione) diventano
registrabili, perch le soglie minime dei sensi interni si sono abbassate.
Pertanto, quando il livello di coscienza scende, si pu percepire il sorgere di fenomeni
dell'infracorpo che nella veglia non apparivano. Questo lo sanno tutti. Se il livello di coscienza si
abbassa, si cominciano a sperimentare internamente delle cose "strane", dovute a impulsi interni
che prima non si manifestavano, ma che stavano operando, diciamo cos, in silenzio. Non appena
scompare il rumore dovuto ai sensi esterni, essi diventano manifesti.
Se analizziamo il fenomeno, scopriamo che quando appaiono al di sopra delle soglie, in
concomitanza con l'abbassamento del livello di coscienza, questi impulsi interni cominciano a
fornire alla coscienza dei segnali che, per la loro stessa natura, prendono il canale che si apre pi
facilmente quando il livello di coscienza si abbassa, e cio il canale associativo.

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Quando si apre la via associativa, i fenomeni di traduzione, che gi in veglia erano frequenti, si
manifestano con intensit maggiore.
Ritorniamo un momento ai problemi che si riferiscono ai fenomeni di traduzione e di
trasformazione degli impulsi.
Quando in veglia si registrano, oltre alle caratteristiche visive di un fenomeno, le caratteristiche,
per esempio, uditive, le due percezioni restano in qualche modo associate nella memoria. Il registro
che si ha del fenomeno un'articolazione di percezioni.
Ora non stiamo parlando della strutturazione effettuata da un senso che percepisce. Stiamo
parlando di qualcosa di pi complesso e cio della strutturazione che l'insieme dei sensi effettuano
su un oggetto.
Riprendiamo l'esempio gi usato in altre occasioni: ho il registro visivo di questo accendino; poi,
mentre faccio un'altra cosa, ne sento il suono. Quando ne sento il suono mi riappare l'immagine
visiva dell'accendino. La percezione di un'immagine visiva molto diversa da quella di un suono.
Tuttavia, nell'articolazione di un oggetto del mondo cosiddetto esterno, le caratteristiche uditive,
visive, tattili, ecc. rimangono associate; tutti gli aspetti percettivi di un oggetto vengono strutturati
in modo tale che, se si richiama uno degli aspetti, si liberano gli altri ad esso associati.
Questo il meccanismo fondamentale della traduzione degli impulsi. E nell'esempio che
abbiamo utilizzato, che cosa viene tradotto? Viene tradotto elementarmente un impulso di tipo
uditivo, che risveglia dei registri mnemici; registri nei quali gli impulsi visivi nel momento della
registrazione erano associati ad impulsi uditivi. Allora, quando arriva l'impulso uditivo appare il
registro visivo. In veglia questo fenomeno frequente, ed proprio grazie a questo meccanismo di
associazione dei sensi, a questa strutturazione effettuata dall'insieme dei sensi, che si possono
configurare importanti frange del mondo chiamato esterno. Altrimenti si avrebbero serie difficolt
ad articolare adeguatamente gli oggetti.
Il mondo oggettuale si articola a poco a poco, a partire dalla prima infanzia, proprio come lo
spazio di rappresentazione.
Non sembra che i bambini piccoli articolino coerentemente i diversi registri che hanno di uno
stesso oggetto. Innanzitutto non distinguono bene tra il corpo proprio e quello della madre. Poi
non relazionano in modo adeguato il tipo di stimolo prodotto da un oggetto che arriva ad un senso
con la funzione che quell'oggetto pu compiere. Inoltre il loro apparato di registro confuso; li
vediamo per esempio, portare all'orecchio qualcosa che vogliono mangiare; scambiano, cio, una
cosa per un'altra, non articolano il sistema di percezioni in modo coerente come faranno in seguito.
Neppure il loro spazio di rappresentazione risulta articolato coerentemente. Verso un palazzo
lontano, che vedono piccolo per la distanza, essi tendono la mano per cogliere un camino o una
finestra e mangiarli. Certo, non potranno prendere n il camino n la finestra. Altri bambini cercano
di afferrare la luna che, come sapete, non a portata di mano, o per lo meno non lo era.

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Dunque, all'inizio della vita, gli oggetti non vengono articolati strutturalmente, ponendo in
relazione i registri dei vari sensi; e neppure lo spazio di rappresentazione viene articolato
coerentemente. A poco a poco, il bambino svilupper la visione stereoscopica che permette di
collocare gli oggetti in diverse profondit dello spazio. Contemporaneamente allo sviluppo della
visione stereoscopica, lo spazio di rappresentazione interna del bambino acquister volume;
sembra per che prima questo volume non esistesse e che ancora prima non esistesse affatto lo
spazio di rappresentazione. Non si nasce con lo spazio di rappresentazione, non si nasce con
un'articolazione coerente degli oggetti. Sono i dati apportati dai sensi che a poco a poco permettono
all'apparato psichico di svolgere le proprie operazioni basandosi sempre sulla memoria.
Torniamo ora al nostro tema, cio allo studio dei primi fenomeni di traduzione degli impulsi.
Come abbiamo visto, il tema facile quando trattiamo un fenomeno che incide su un senso
liberando una catena di immagini alcune delle quali, pur corrispondendo ad altri sensi, sono
relazionate con lo stesso oggetto.
Ma che succede in quegli strani casi di associazione nei quali certe caratteristiche di un oggetto
vengono trasferite ad un altro oggetto ? Vediamo un esempio: il nostro amico sentendo il suono
dell'accendino, non evoca l'immagine visiva dell'accendino stesso, ma quella di un parente.
Questo un fenomeno di traduzione molto pi interessante, perch in questo caso il suono non
richiama altre caratteristiche percettive dell'oggetto da cui proviene; in questo caso la persona
associa un oggetto ad altri fenomeni, ad altre immagini - che forse ne hanno accompagnato
l'impressione in un certo momento -, immagini che si riferiscono ad un oggetto diverso.
Che cosa stiamo dicendo? Diciamo che in primo luogo vengono associate le diverse
caratteristiche percettive di un oggetto dato; in secondo luogo, che vengono associati ad un oggetto
tutti i fenomeni che hanno avuto una qualche relazione con esso. Questi fenomeni coinvolgono altri
oggetti, altre persone, implicano intere situazioni. Pertanto diciamo che il fenomeno di traduzione
degli impulsi riguarda non solo i diversi caratteri di uno stesso oggetto, ma anche quelli di altri
oggetti e di strutture di situazione, che hanno accompagnato la registrazione dell'oggetto dato.
Sembra, allora, che la strutturazione venga effettuata non soltanto mettendo in relazione
percezioni diverse relative ad uno stesso oggetto, ma anche mettendo in relazione strutture
"situazionali".
Ma non tutto: ci sono da considerare anche gli impulsi interni. Se possiede sufficiente
potenziale, un impulso
interno arriver alla soglia di registro. Riprendendo l'esempio
dell'accendino, potr allora succedermi, ascoltandone il rumore, di sperimentare una curiosa
emozione. In questo caso non sto pi associando un impulso a quelli relativi alle altre
caratteristiche dell'oggetto dato n a quelli relativi ad altri oggetti che lo hanno accompagnato, e
neppure a complete strutture di percezione. C' dellaltro: associo le strutture complete di una
percezione con le strutture del registro interno che le hanno accompagnate in un determinato
momento.

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Non poi tanto difficile capire questo fenomeno. Se si pu tradurre l'impulso che corrisponde ad
un senso nell'impulso che corrisponde ad un altro senso, perch non si potranno tradurre impulsi
registrati dai sensi esterni in impulsi registrati dai quelli interni? Non difficile ammettere questa
possibilit. In realt succede che questo fenomeno stupisce un po perch produce cose
apparentemente strane quando il livello di coscienza si abbassa. Ma la sua meccanica non poi
tanto strana.
Abbiamo visto a suo tempo come la memoria risulti divisa in strati; abbiamo parlato di memoria
antica, mediata e recente, ed abbiamo detto che esse conformano una struttura in dinamica.
La materia prima diretta della memoria quella del giorno. Ma esistono numerosi fenomeni
associati ai dati del giorno che si riferiscono alla memoria antica. Questo fatto ci mette in serie
difficolt. Vediamolo meglio. Il registro di un oggetto che stato impresso attraverso un
determinato canale di percezione, insieme a fenomeni recenti, pu risultare, per associazione e
traduzione, accompagnato da fenomeni di memoria antica. Questo un fatto straordinario che si
verifica soprattutto quando il registro della percezione viene da determinati sensi.
Il senso dell'olfatto, per la sua struttura, il pi prodigo di questo tipo di fenomeni. Esso di
solito risveglia lunghe catene associative di tipo "situazionale" e molte di queste si riferiscono a dati
assai antichi: una persona percepisce un certo odore, e immediatamente si liberano immagini
complete relative magari alla sua infanzia. Come si liberano queste immagini? Forse la persona
ricorda semplicemente l'odore che aveva percepito vent'anni prima? No, essa ricorda tutta una
situazione, e la registra visivamente, la vede.
Dunque, affrontando il tema della traduzione degli impulsi, ci si presentano seri problemi di
discriminazione. Abbiamo diverse frange di memoria; strutturazioni di percezioni apparentemente
incoerenti; registri interni che si associano a fenomeni che provengono dal mondo esterno;
produzioni immaginarie che interferiscono con il registro esterno e si associano ad esso;
operazioni della coscienza che vanno alla memoria dove si traducono e poi aprono il canale
associativo. Come vedete, il tema della traduzione degli impulsi diventa estremamente complesso.
Questo tema ci preoccupa e ci interessa, soprattutto quando gli impulsi provenienti da un
qualunque apparato sono associati al dolore.
Il nostro problema sar dunque quello di comprendere l'associazione degli impulsi, la loro
specifica strutturazione, e infine un altro fenomeno decisamente singolare: la loro trasformazione.
Finora abbiamo visto gli impulsi associarsi e tradursi gli uni negli altri. Ma esistono anche altri
fenomeni curiosi, quelli di trasformazione: una cosa che nell'immagine era articolata in un
determinato modo, in breve tempo prende altre configurazioni. Questo un aspetto peculiare della
via associativa: gli impulsi associati, che sorgono nello spazio di rappresentazione, assumono vita
propria e cominciano a deformarsi, a trasformarsi, per cui alla fine ci troviamo a studiare una cosa
mobile che si muove sopra un'altra cosa mobile. Ci si complicano le cose, ci si muove tutto.

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Si tratta di una situazione sfortunata; ma questa sostanza particolare che lo psichismo,


funziona cos. I problemi ci si presentano non solo quando cerchiamo di comprendere le traduzioni
degli impulsi ma anche quando cerchiamo di comprendere le trasformazioni degli impulsi tradotti.
La materia non facile. E nella tecnica trasferenziale troviamo tutti questi problemi. Dobbiamo
dare una certa fissit a questo caos mobile, dobbiamo trovare delle leggi generali di un qualche tipo
che ci permettano di operare su di esso. Abbiamo bisogno di alcune leggi operative, cio di
qualcosa che risponda sempre e che dia sempre gli stessi risultati quando le condizioni sono le
stesse. Queste leggi esistono perch fortunatamente il corpo possiede una certa fissit. Possiamo
operare proprio grazie al fatto che il corpo possiede una certa permanenza. Ma se si trattasse
soltanto del mondo psichico, non ci sarebbe nessuna possibilit operativa, nessun riferimento.
Il riferimento oggettuale dato dal corpo ci permette di dire che un qualunque fenomeno sar in
ogni caso captato in un punto dello spazio di rappresentazione. Prendiamo, per esempio, un dolore
corporeo: esso potr essere tradotto in differenti modi, potr evocare diversi tipi di immagini
contigue; ci potranno essere varie miscele di memorie e di tempi, ma in ogni caso, tale dolore verr
captato in un qualche punto dello spazio di rappresentazione. Grazie alla fissit del corpo, possiamo
comprendere molti fenomeni curiosi e molte funzioni. Il corpo un vecchio amico, un buon
compagno che ci fornisce riferimenti per muoverci attraverso lo psichismo. E non abbiamo nessun
altro modo di farlo.
Vediamo ora le propriet dello spazio di rappresentazione e quelle dei fenomeni che da esso
"scattano", che da esso hanno origine.
Provo ad immaginare una linea orizzontale davanti agli occhi. Chiudo gli occhi. Dove immagino
la linea? La immagino davanti e fuori. Poi immagino il mio stomaco. Dove lo immagino ? In
basso e dentro. Quindi immagino la linea di prima nel posto in cui ho immaginato lo stomaco. Mi
risulta difficile farlo. Adesso immagino lo stomaco davanti e fuori. Di nuovo mi si presentano
problemi a farlo. Quando immagino lo stomaco in basso e dentro, non soltanto immagino lo
stomaco, ma sperimento anche un registro cenestesico di esso. Quando, invece, immagino lo
stomaco davanti, in alto e fuori, non ho lo stesso registro cenestesico di prima. Pertanto, quando
l'immagine si dispone nel luogo che le corrisponde, essa non semplicemente un'immagine libera
ma unimmagine il cui registro possiede una componente cenestesica che ci fornisce un importante
elemento di guida.
Ora, fate un piccolo sforzo e provate a immaginare lo stomaco in alto e fuori. Come lo vedrete?
Probabilmente come un disegno che avrete visto nei libri. Come lo vedrete se invece lo immaginate
in basso e dentro? Come un disegno ? Certamente no. Ne avrete forse un'immagine visiva ? No.
Potreste anche averla, associata a quella cenestesica per il fenomeno della traduzione. Quando
immaginate lo stomaco in basso e dentro nello spazio di rappresentazione, fondamentalmente state
operando con un altro tipo di immagine, con un'immagine cenestesica.
Quindi, potremo avere di un'immagine non solo il registro, per esempio, visivo, ma anche la
percezione cenestesica che corrisponde alla sua collocazione, cio al punto e al livello di profondit
in cui si trova collocata nello spazio di rappresentazione. Seguite l'idea ?

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Diciamo che in funzione la strutturazione propria della veglia quando lo spazio di


rappresentazione e gli oggetti che vi si trovano collocati risultano osservati "dal fondo" dello spazio
di rappresentazione stesso. In altre parole, nel livello di veglia, vediamo i fenomeni esterni a noi - o
cosiddetti esterni a noi - collocati al di fuori della nostra testa.
Ora immagino un oggetto lontano che si trova fuori della testa. Dove registro questa
immagine? Nell'interno della testa; questa la sensazione che sperimento. Tuttavia non dico certo
che tale oggetto si trova dentro la testa.
Se ora invece colloco con l'immaginazione l'oggetto esterno di prima dentro la testa, oltre
all'immagine visiva sperimento un registro cenestesico relativo all'interno della testa.
Che cosa stiamo dicendo? Diciamo che possediamo un registro di tipo esterno oppure di tipo
cenestesico a seconda del livello di profondit in cui l'immagine risulta collocata nello spazio di
rappresentazione. Questo fatto risulta molto importante per comprendere il fenomeno della
trasferenza.
Posso immaginare, dal fondo di quella specie di schermo che lo spazio di rappresentazione, i
fenomeni che si trovano al di fuori della testa. Ma anche quando li immagino dentro la testa, sto
collocando i fenomeni all'interno dello spazio di rappresentazione. Posso fare uno sforzo ancora pi
grande ed immaginare che l'oggetto collocato all'interno della testa sia visto contemporaneamente
da diversi punti dosservazione. E possibile fare questo esercizio, come voi sapete per esperienza.
Ma poich si tratta di un esercizio difficile, non risulta normale che nell'attivit di veglia una
persona riesca a vedere un oggetto contemporaneamente da differenti punti di osservazione posti
intorno ad esso. Normalmente voi vedete un oggetto a partire da un certo fondo.
Oltre a questo, vi si presentano parecchie difficolt ad immaginare lo spazio mentale nella parte
che va dalla testa all'indietro. E` facile invece immaginare la parte che va dalla testa in avanti e
questo perch diversi sensi sono collocati nella parte anteriore della testa: il mondo viene percepito
cos e quindi cos viene articolato lo spazio mentale che gli corrisponde. Ma quando parliamo di
immaginare la parte che va dalle orecchie verso dietro, le cose si complicano.
In questa sala, dietro di noi ci sono delle tende. Possiamo immaginarle ? Certo che possiamo. Ma
quando immaginiamo, come in questo caso, fenomeni che si trovano dietro di noi, a partire da
dove li osserviamo? Li osserviamo a partire dallo stesso fondo di cui parlavamo prima, solo che
nello spazio di rappresentazione si ora prodotta una specie di inversione. Noi non ci collochiamo
dietro le tende, ci collochiamo sempre nello stesso luogo interno: ora le tende ci appaiono al di
fuori di noi, ma dietro. Questo ci crea qualche problema, ma in ogni modo il punto di osservazione
continua ad essere collocato sempre nel fondo dello spazio di rappresentazione.
Dunque lo spazio di rappresentazione crea alcuni problemi topografici. Adesso immagino
alcuni fenomeni che si trovano lontano, fuori da questa sala. Non posso pretendere che anche la
mia coscienza venga a trovarsi fuori di questa sala. Tuttavia includo tali fenomeni nel mio spazio
di rappresentazione. Ma come possibile una simile cosa ? Se tali fenomeni, che sono esterni a me,

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si trovano inclusi all'interno del mio spazio di rappresentazione, allora dove si trova il mio spazio
di rappresentazione ? Questo un fenomeno illusorio estremamente interessante. Si tratta di un
fenomeno illusorio perch la rappresentazione degli oggetti pu estendersi al di fuori dello spazio
immediato di percezione dei sensi, ma non al di fuori dello spazio di rappresentazione; e,
curiosamente, risulta che lo spazio di rappresentazione interno e non esterno.
Se non si studia bene questo punto, si crede che lo spazio di rappresentazione vada dal corpo
verso l'esterno. In realt esso va dal corpo verso l'interno e questo produce dei curiosi fenomeni
illusori. Come si configura questo spazio, questo schermo? Si configura grazie alla somma degli
impulsi cenestesici che forniscono in continuazione dei punti di riferimento. Lo schermo interno,
anche quando su di esso appaiono fenomeni che sono esterni al soggetto. Tutto ci che si
immagina, lo si immagina dentro, ma in diversi livelli di profondit di questo schermo interno di
rappresentazione.
Quando diciamo che le immagini che sorgono in diversi punti dello spazio di rappresentazione
agiscono sui centri di risposta, ci rendiamo conto che esse non potrebbero farlo se lo schermo si
estendesse verso l'esterno. Le immagini possono agire sui centri perch si trovano all'interno del
corpo.
Dunque, il sotto e il sopra, il davanti e il dietro, il dentro e il fuori, si danno nello spazio di
rappresentazione che in ogni caso interno. C' anche da dire che lo spazio di rappresentazione si
modifica nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa. In veglia osservo i fenomeni da
dentro e credo che essi si trovino fuori; quando il livello di coscienza si abbassa i fenomeni sono
visti fuori, credendoli dentro, oppure sono visti dentro credendoli fuori. Lo spazio si modifica
molto, possiede molta dinamica. Cerchiamo di spiegarci meglio.
A partire da dove osservo i fenomeni del sogno? Li osservo forse a partire dal fondo dello
schermo come facevo in veglia ? No. In veglia mi collocavo sul fondo dello schermo di
rappresentazione quando immaginavo i fenomeni esterni. Ma nel sogno dov' finito questo
schermo se posso vedere me stesso separato da colui che osserva ? Nel sogno vedo me stesso da
sopra, da sotto, a distanza, da vicino, ecc. Risulta che lo spazio di rappresentazione assume ora
caratteristiche veramente interne, e questo interessante perch ci d una certa fissit.
Lo spazio di rappresentazione diventa veramente interno quando il livello di coscienza si
abbassa perch sono scomparsi gli stimoli dei sensi esterni e contemporaneamente aumentata
l'attivit di quelli interni. E grazie all'aumento degli impulsi cenestesici, lo spazio di
rappresentazione interno diventato pieno, per cui ora i fenomeni si svolgono davvero
all'interno dello spazio di rappresentazione come tale. E appaiono immagini proprio dove lo spazio
di rappresentazione assume caratteristiche vere in accordo con l'apparizione (in quegli stessi punti)
di impulsi cenestesici. E` per questo che nei sogni appaiono tante volte mura o contenenti di vario
genere e persino la testa del soggetto che sogna, all'interno della quale si svolgono i fenomeni
onirici.
I contenenti sono importanti; e il contenente massimo, quando il livello di coscienza si abbassa,
proprio il limite dello spazio di rappresentazione.

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Solo i centri istintivi sono veramente in azione nei livelli bassi di coscienza; tuttavia il loro
funzionamento determina alcune concomitanze di tipo emotivo soprattutto in quelle parti del centro
emotivo maggiormente legate ad essi; ed anche alcune concomitanze intellettuali, ma nessuna di
tipo motorio.
Quando i fenomeni si collocano nello spazio di rappresentazione che corrisponde ad un livello
basso di coscienza, le immagini ad essi relative si dirigono soprattutto verso i centri vegetativo e
sessuale che sono naturalmente i pi interni. Questi non sono centri che svolgano una funzione di
collegamento con il mondo: al contrario, operano fondamentalmente con registri di sensazioni
cenestesiche; gli altri centri, invece, sono molto legati agli impulsi che provengono dai sensi
esterni.
Dunque, le immagini esercitano una forte influenza sul funzionamento dei centri vegetativo e
sessuale quando, come avviene nei sogni, si collocano nella parte pi interna dello spazio di
rappresentazione. Le immagini della vita quotidiana, anche se potrebbero risultare interessanti per
questi due centri, non producono su di essi delle effettive azioni di carica e scarica come fanno
invece le immagini che appaiono nei livelli bassi di coscienza. Esiste quindi una corrispondenza
totale fra quest'ultimo tipo di immagini e i due centri istintivi.
Se vero che questi due centri vengono attivati dalle immagini prodotte nei livelli bassi di
coscienza, anche vero che il funzionamento di tali centri produce forti immagini interne. Si tratta
di un fenomeno reversibile: in generale, lo spazio interno di rappresentazione viene configurato
dagli stimoli cenestesici e, reciprocamente, qualunque immagine che si colloca nello spazio interno
di rappresentazione, agisce su un livello corporeo o meglio sul livello corporeo che corrisponde alla
sua collocazione. Questo fenomeno possibile proprio perch lo spazio interno; le immagini non
potrebbero esercitare nessuna azione sui centri se lo spazio di rappresentazione fosse esterno e
funzionasse in senso centrifugo.
Riconsideriamo ora i temi che abbiamo spiegato poco fa, e cio: le associazioni che i vari sensi
effettuano su uno stesso oggetto e le traduzioni di impulsi che riguardano uno stesso oggetto; le
associazioni tra oggetti e situazioni e la traduzione degli impulsi relativi ad un oggetto in impulsi
relativi ad oggetti che lo circondano.
Se ricordate, abbiamo anche spiegato che esistono non solo fenomeni di associazione tra oggetti
e situazioni esterne ma anche fenomeni di associazione tra oggetti e situazioni interne (cio tra
oggetti e registri cenestesici); questi due tipi di associazioni passano alla memoria dove si associano
anche tra di loro in maniera apparentemente casuale. Ora, studiando lo spazio di rappresentazione,
abbiamo visto le concomitanze che esistono tra di esso e le immagini. Se teniamo presenti queste
concomitanze ed i fenomeni associativi che abbiamo ricordato, avremo una chiave per comprendere
che cosa succede quando le immagini transitano per lo spazio di rappresentazione nei livelli di
sonno e dormiveglia, e di conseguenza per comprendere i primi passi della tecnica che abbiamo
chiamato trasferenza.

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La tecnica trasferenziale risulta efficace, raggiunge il suo obiettivo, quando le immagini che
appaiono sullo schermo di rappresentazione nei livelli bassi di coscienza attivano effettivamente,
con le loro trasformazioni e con i loro spostamenti, diverse parti del corpo, diverse tensioni presenti
nel corpo o anche tensioni che risultano prodotte da impulsi di memoria. Dunque, agendo sulle
immagini, noi modifichiamo i sistemi di associazione che hanno motivato le tensioni.
Nella tecnica trasferenziale, il nostro problema quello di determinare un'associazione o una
dissociazione tra climi e immagini (o, detto meglio, tra determinati climi e determinati temi).
In certe situazioni ci si presenta la necessit di associare un'immagine visiva ad un clima perch
esistono soltanto immagini cenestesiche non visualizzabili; e se esse non sono visualizzabili non
possiamo trasferirle a una diversa altezza ed a un diverso livello dello spazio di rappresentazione.
Dunque, in queste situazioni, ci vediamo obbligati ad associare al clima alcune immagini, per poter
poi far muovere queste ultime nello spazio di rappresentazione. Se non agiamo in questo modo, il
clima diffuso ed invadente si distribuir nello spazio di rappresentazione in maniera tale da
impedirci di operare su di esso.
In altre situazioni, a causa di un altro funzionamento peculiare dei fenomeni del dormiveglia e
del sonno, troveremo immagini visive alle quali sono legate cariche che non corrispondono
esattamente ad esse. In questo caso cercheremo di dissociare tali cariche dalle immagini a cui sono
legate e di trasferire a queste ultime le cariche che effettivamente corrispondono loro.
Dunque, le tecniche di trasferenza ci presentano numerosi problemi: problemi di trasferimento
tanto di cariche che di immagini ed anche problemi di trasformazione di immagini. Dovremo essere
in grado di risolverli se vorremo non solo adoperare ma anche comprendere adeguatamente queste
tecniche.
Domani continueremo la revisione del tema della trasferenza, sperando di completarlo.

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SEDICESIMO GIORNO
TEORIA GENERALE DELLA PRATICA TRASFERENZIALE

Cominceremo ora la revisione degli aspetti pi direttamente pratici dell'Operativa. Dovremo


integrare lo studio di questi temi con pratiche vere e proprie, lavorando in catarsi e trasferenze;
penso che potremo anche effettuare alcune catarsi e trasferenze pedagogiche, espositive, di corpo
presente. Prima, per, effettueremo una revisione del modo di operare, del procedimento, della
trasferenza che abbiamo spiegato a suo tempo.
In tema di lavoro trasferenziale distinguiamo due tecniche totalmente differenti. Nell'una
l'attenzione posta direttamente sul problema del clima, su cui si basa lintero procedimento;
nell'altra, l'attenzione volta particolarmente allimmagine, su cui totalmente impostata la linea di
lavoro.
Nel primo caso (interesse posto sul clima) si pretende di produrre, indurre o recuperare un clima
fissato nel soggetto, clima che si cercher di evidenziare grazie ad un procedimento adeguato.
Il clima, che per sua natura diffuso ed invadente, copre la coscienza, blocca meccanismi, ecc.
Proprio a causa della sua fluidit, esso rende difficile il lavoro, che esige da parte della guida,
qualcosa di pi di una tecnica: gli esige una specie di arte, una specie di tonicit interna, che gli
permetta di orientarsi in qualcosa che somiglia ad un labirinto.
Questa stata la prima tecnica da noi adottata, il primo procedimento che abbiamo spiegato e
sviluppato. Dunque, il lavoro si basa sulla ricerca del clima. Quando non possiede un potenziale
sufficiente, il clima dovr essere rinforzato in modo adeguato fino a che apparir in evidenza.
Quando il clima si manifesta e diciamo questo per le concomitanze fisiche che si possono
osservare dall'esterno - si tenta di collegare ad esso un'immagine adeguata. In altre parole, il
potenziale del clima viene fatto "aderire" ad un'immagine, immagine che normalmente viene
suggerita dalla guida. Questa pu rinforzare il clima oppure diminuirne il potenziale. Nel primo
caso risulta adeguata; nell'altro no. Ed a noi interessa che l'immagine suggerita rinforzi il clima.
Quando limmagine suggerita rinforza il clima, si scelgono immagini simili o contigue in modo
che il potenziale legato alla prima possa successivamente spostarsi su di esse. La seconda
immagine non risulta adeguata se non viene "caricata". Se succede il contrario, risulta invece
adeguata. E cos, di spostamento in spostamento (procedendo in base a rapporti di somiglianza e di
contiguit) si "caricano" adeguatamente diverse immagini. Quando si riesaminano le operazioni
compiute, si deve constatare che la prima immagine ha perso potenziale e che il clima si andato
staccando da essa.
Questa tipo di tecnica presenta numerose difficolt e numerosi vantaggi. Poich si va
direttamente al clima, i potenziali possono venire considerevolmente aumentati, le concomitanze

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fisiche possono essere visualizzate molto bene, ed il soggetto pu essere messo effettivamente in
presenza di quella "cosa interna" che invade la sua coscienza.
Le conseguenze di questo tipo di trasferenza sono in genere molto vistose, il che provoca un
incoveniente: quando il soggetto si trova in presenza di potenziali e contenuti climatici di questo
tipo, accade di frequente che si produca una abreazione ed una "scarica" catartica appena vengono
superati certi limiti di tolleranza interna. Nel momento in cui si determina la "scarica" (non si tratta
in realt di una scarica vera e propria, ma di una ridistribuzione di cariche all'interno di uno stesso
sistema di potenziali interni), il potenziale generale scende, per cui non si pu continuare il lavoro
di spostamento di climi.
Qual allora il corretto modo di operare relativamente a questo tipo di trasferenza se, dopo aver
prodotto dei forti potenziali, si arriva a certi limiti di tolleranza oltre i quali si determina una
ridistribuzione di cariche, cio una scarica catartica?
Questa tecnica risulta importante soprattutto quando sono presenti nel soggetto contenuti dotati
di tale forza, di tale capacit di pressione interna, da disturbare e rendere difficile persino la
normale caduta dal livello di veglia a quello di dormiveglia. In questo caso, si pu addirittura
indurre un soggetto a sentire, in uno stato qualsiasi della veglia, un determinato clima, che verr poi
rinforzato fino a che arriver ad invadere la sua coscienza.
Si possono provocare simili irruzioni di climi in un livello di quasi-veglia. Quando ci avviene,
si in presenza di un caso di coscienza emozionata indotta, anche se il nostro soggetto
apparentemente risulta trovarsi in veglia; evidente per che i meccanismi di reversibilit gli si
sono bloccati e che si manifestano in lui tutti i fenomeni propri della coscienza emozionata. In
qualche modo, stiamo abbassando artificialmente il suo livello di coscienza.
Questo procedimento ci permette allora di porre rapidamente il soggetto in presenza di climi
invadenti e di sbloccare il meccanismo che gli impedisce di far scendere il proprio livello di
coscienza, e quindi di effettuare la trasferenza.
Questa tecnica presenta un grande vantaggio catartico, ma in quanto catarsi, produce solo un
alleggerimento provvisorio delle tensioni; in altre parole, presenta anche lo svantaggio della catarsi,
in quanto, una volta abbassato il potenziale del clima, scompaiono i punti di riferimento che ci
permettono di verificare se gli spostamenti da unimmagine all'altra si siano effettivamente
verificati.
Quindi, questa risulta essere una tecnica molto bella, molto interessante e ricca di conseguenze,
che potr essere usata in diversi modi, a patto per che vengano sempre tenute presenti le sue
caratteristiche fondamentali.
Ma proprio perch presenta vantaggi e svantaggi, necessario disporre di molto buon senso per
capire quando risulta opportuna e quando no. Voi sapete, infatti, che pu essere molto opportuna
per determinati soggetti e molto inopportuna per altri.

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A volte, la sua efficacia pu aumentare se si utilizza un "appoggio" esterno operando quasi in


veglia. Nei casi di coscienza emozionata, di coscienza magica, qualunque oggetto-feticcio caricato
di forti climi emotivi pu servire come appoggio materiale per il lavoro di spostamento delle
cariche interne del soggetto.
Ci accade talvolta anche nella vita quotidiana: ecco che un oggetto acquista una carica
affettiva per me e le operazioni che compio su di esso provocano delle trasformazioni nelle mie
cariche interne. E questo avviene per la concomitanza che esiste tra la percezione esterna e la
rappresentazione ad essa corrispondente. Il fatto di spostare una "carica" da un oggetto all'altro
un fenomeno osservabile in tutte le forme magiche di relazione.
Questo ci porta al di l del problema della trasferenza. Ora ci basta considerare come la tecnica
trasferenziale basata sul clima ci permetta di risolvere il problema di un abbassamento, altrimenti
difficile, del livello di coscienza; come i climi possano essere indotti con forza dall'esterno,
soprattutto se si ha a che fare con un soggetto fortemente predisposto, un soggetto che nella veglia
presenta forti irruzioni di coscienza emozionata. Non sar difficile svegliare in lui quel tipo di
coscienza che gli risulta quasi abituale. Nella situazione di veglia (di una veglia relativa perch
presenta molte caratteristiche proprie di altri livelli: si tratta di una veglia con stati particolari e con
forti contenuti di altri livelli che non risulta difficile cogliere) si possono indurre o rinforzare in lui i
climi, e quindi, effettuarne opportunamente gli spostamenti.
Far abbassare il livello di coscienza di soggetti che vivono in questa situazione mentale, non
richiede una grande scienza. Se vi trovate a lavorare, per esempio, con una persona mentalmente
turbata, potete essere sicuri che questa la tecnica adeguata.
Ma, poich tra di noi non ci sono persone mentalmente turbate, questo aspetto terapeutico del
lavoro ci interessa poco (perch l'obiettivo generale, non soltanto delle trasferenze, ma di tutta
l'Operativa, non la terapia, ma la soluzione di piccoli problemi che impediscono lo spostamento
delle cariche psichiche in una direzione assai pi interessante). Il nostro interesse per queste
tecniche limitato pi che altro al fatto che esse ci permettono di familiarizzarci con i piani interni
dello psichismo, con i percorsi interni; in definitiva ci permettono di conoscere lo psichismo.
Dunque il nostro obiettivo non ha niente a che vedere con la terapia; per questo che non usiamo
molto questo tipo di tecniche.
Ma ammettiamo che per caso ci sia fra noi qualcuno che si interessa di temi terapeutici. Questi
trover senz'altro un campo molto fertile nell'ambiente esterno, dove tanta gente vive in uno stato di
coscienza emozionata o alterata o rigidamente chiusa in se stessa. L le trasferenze magiche sono
possibili: la gente in piccola misura le fa ogni giorno.
Parleremo adesso dell'altra linea trasferenziale, in cui si ricorre pi all'appoggio fornito dalle
immagini che a quello fornito dai climi. In realt, per essere esatti si ricorre alle immagini in
entrambe le tecniche: nella prima alle immagini cenestesiche che corrispondono ai climi che il
soggetto registra; nella seconda alle immagini visive. Non c' in fondo una grande differenza, in
quanto ci riferiamo sempre ad immagini. Il punto che la parola "immagine" ci presenta sempre lo
stesso problema, quello di essere associata esclusivamente al campo visivo.

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Rivedendo rapidamente la tecnica basata sulle immagini visive, diciamo che uno dei suoi punti
pi importanti quello che riguarda il rapporto tra il soggetto e la guida. Questo rapporto deve
basarsi in primo luogo sulla mutua fiducia e in secondo luogo sulla perizia tecnica della guida.
Diciamo che il rapporto si deve basare sulla mutua fiducia, e non soltanto sulla fiducia da parte
del soggetto nei confronti della guida. Se questa provasse qualche resistenza verso il soggetto, se
per esempio avesse qualche problema nei suoi confronti, il rapporto risulterebbe impostato male.
Questo un punto interessante.
Esistono inoltre questioni elementari ma importanti. Una riguarda l'eliminazione dei dati
sensoriali. Ci sono poi altre questioni di natura pi meccanica, che possiamo studiare
dettagliatamente. Il soggetto non si staccher dallo stato di veglia per porsi in uno stato di
dormiveglia attivo se non avr la garanzia di non andare incontro a problemi ancora maggiori di
quelli che gi ha. Se crede che la sua situazione peggiorer, il soggetto non si staccher dal suo
livello di coscienza per nessun motivo, anche se si render conto che il lavoro risulter difficile.
Questo uno strano meccanismo della mente, che a volte ci impedisce di avanzare. Infatti, il
registro che il soggetto ha di ci conveniente o non conveniente e l'interpretazione di tale
registro, risultano a volte fortemente turbati. Sapete bene che ci sono persone che vivono in una
situazione di sofferenza morale e di dolore interno. Il registro che esse hanno della propria vita di
dolore e di tensione. Ma nel momento in cui viene data loro la possibilit - nella vita quotidiana,
non necessariamente attraverso tecniche come queste - di rilassare le proprie tensioni, esse mettono
in relazione il rilassamento con la sensazione di morire, per esempio.
In molti, moltissimi casi, persone come queste non approfittano di una situazione che
permetterebbe loro di rilassare le proprie tensioni (alcune forme di catarsi meccanica di solito si
presentano nella vita quotidiana), perch temono di non avere in seguito alcun registro essendo
quello doloroso l'unico che conoscono. Se le tensioni diminuiscono, diminuisce il registro; non
avere registro significa non avere punti di riferimento e non avere punti di riferimento significa
sentirsi morire. Ci sono persone che credono di morire quando scaricano forti tensioni.
Studiate la storia di certe ideologie, ponetevi ad osservare il comportamento delle persone che ad
esse aderiscono ed arriverete a comprendere la relazione che stabiliscono tra il sesso e la morte, per
esempio.
Dunque, per potersi lasciare andare, una persona deve avere la sensazione che il processo
trasferenziale non la dannegger e che le cose miglioreranno. Ma siccome anche questo un
inganno della mente, pi di una volta tender a credere che le cose andranno male e bloccher il
processo. E questo "andranno male" gi di per s una resistenza che ci mostra come il soggetto
abbia delle serie difficolt a rilassare le tensioni dolorose che sperimenta, giacch ne identifica i
registri con la propria unit, e ci complica le cose. Il soggetto oppone resistenza al rilassamento
delle proprie tensioni dolorose, e se le rilassa crede di morire. Il fatto di morire verr allegorizzato
in diversi modi, secondo i piani nei quali si sta operando.

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Abbiamo detto in altre occasioni che non bene che lavorino insieme due persone legate da un
rapporto intimo; infatti, anche se c' fiducia reciproca, questa situazione si presta in modo indiretto
ma compresente ad implicazioni che non vengono al caso.
E importante che lavorino soltanto due persone, guida e soggetto, tranne che nel caso di
trasferenze pedagogiche, in cui, oltre ai due che operano, sono presenti degli osservatori per
studiare le tecniche in questione. Bene, queste non sono trasferenze, sono esposizioni "in vivo" di
schemi teorici.
Quando si effettua una trasferenza reale, in nessun caso si fa partecipare un'altra persona, oltre
alle due di cui si detto.
Senza dubbio la perizia tecnica risulta molto importante. In questo senso possiamo affermare
che non pu lavorare correttamente come guida in una trasferenza chi non abbia acquisito
un'adeguata conoscenza teorica, n chi non abbia lavorato come soggetto in numerose trasferenze.
Questo lo sa qualunque operatore minore di una qualunque religione. Se non stato ordinato
sacerdote, non in condizioni di utilizzare pratiche quali la confessione. Ma per essere ordinato
sacerdote, necessario che si sia confessato numerose volte e che abbia acquisito un certo tipo di
conoscenza psicologica.
Dunque, la perizia tecnica si acquisisce non soltanto per via teorica, ma anche per aver lavorato
numerose volte come soggetto nelle diverse forme di trasferenza.
In quanto all'ambito di applicazione della trasferenza - poco fa abbiamo detto che il suo impiego
non terapeutico, il che gi ci limita - il criterio pi generale di non usare la tecnica al di fuori del
nostro ambito.
E chiaro che non la usiamo al di fuori del nostro ambito perch le persone esterne non
possiedono un sufficiente bagaglio tecnico n una sufficiente comprensione dottrinaria. Con le
persone esterne si possono adoperare, invece delle trasferenze, quelle tecniche pi leggere, che
chiamiamo in generale catarsi e delle quali faremo una revisione al momento opportuno. Si
potranno utilizzare numerose forme di catarsi che non presuppongono una grande conoscenza
tecnica da parte dei soggetti. La necessit di disporre di un bagaglio tecnico per poter lavorare nelle
trasferenze nasce dal fatto che, pi del lavoro che si fa in dormiveglia, importante la discussione
in veglia che pu portare avanti soltanto chi possiede strumenti interpretativi adeguati.
Sicuramente quello che vogliono le persone che non possiedono molta perizia tecnica n molta
conoscenza teorica, raccontare i loro problemi biografici, descrivere le situazioni aggrovigliate
in cui vivono, le questioni che non riescono a risolvere; molte di loro vogliono in realt qualche
consiglio; molte altre chiedono solo un po daffetto. E perch non dare loro affetto, perch non far
s che spostino cariche di tipo catartico per mezzo di determinate tecniche? Ci non presenta alcuna
difficolt n richiede una grande capacit tecnica.
In questo modo, tali persone potranno alleviare le proprie tensioni interne, e ci positivo. Ma
da qui a lavorare in vere trasferenze, con conoscenza profonda dello psichismo sul quale si va ad

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operare, c' un salto; per farlo, si richiede una conoscenza pi profonda. In teoria, persone estranee
al nostro ambito di lavoro potrebbero effettuare trasferenze, ma in questo caso i risultati non
andrebbero oltre la catarsi; esse, infatti, non potrebbero integrare un altro tipo di cose per la
semplice ragione che non conoscono il tema, perch sono necessariamente fuori tema.
E importante considerare un altro aspetto del rapporto tra soggetto e guida, ovvero la possibilit
di cambiare guida durante il processo trasferenziale quando insorge quel curioso meccanismo di
dipendenza psichica di cui si parlato in precedenza. Il lavoro trasferenziale inizia con una seduta
di contatto che dedicata ad un'indagine sulle resistenze del soggetto, alla conoscenza della sua
biografia e, per esempio, della meccanica delle immagini con cui opera.
Nelle sedute successive il lavoro si approfondisce. Ma nella misura in cui le sedute si
susseguono, nella misura in cui si risolvono problemi e si verificano trasformazioni, irrompono o
tendono ad irrompere caratteristiche proprie dell'altro sistema trasferenziale: il soggetto
comincia a "caricare" la guida di contenuti magici, attribuendole la capacit di risolvere tutti i
problemi, e a considerarla un intermediario tra s ed il mondo. Quando questo succede - e succede
con grande frequenza - siamo in presenza di un caso di ambivalenza affettiva verso la guida.
L'ambivalenza si registra come un continuo alternarsi di affetto-repulsione nei confronti della
guida. Essa rivela sempre la dipendenza psichica.
Quando cominciamo a registrare questo fenomeno di ambivalenza durante il processo
trasferenziale, siamo ormai in possesso dell'indicatore che ci avverte del fatto che dobbiamo
cambiare guida.
Secondo quali modalit si effettua il cambiamento di guida? Si spiega chiaramente l'indicatore
di ambivalenza al soggetto appena lo si registra. Quindi si invita un'altra guida, la si mette al
corrente dello svolgimento del lavoro in presenza del soggetto, le si spiega come sono state portate
avanti le trasferenze precedenti e qual lo stato attuale del processo. Allora, quando tutti e tre
risultano ben informati, perch hanno chiaro quello che succede, il soggetto viene lasciato con la
nuova guida. Si cos prodotto un semplice spostamento grazie al quale si sono eliminati possibili
meccanismi di dipendenza. Nel momento in cui il meccanismo comincer di nuovo a generarsi con
la nuova guida, il soggetto posseder ormai maggiori registri interni del fenomeno
dellambivalenza affettiva.
Dunque, per noi risultano importanti questi fattori: il rapporto guida-soggetto, la fiducia
reciproca, il lavoro in due, la perizia tecnica, l'esclusione di coppie legate da un rapporto intimo,
il cambiamento di guida durante il processo ed infine una questione di natura un po meccanica che
riguarda la posizione della guida rispetto al soggetto. Una buona posizione fisica per questi lavori parliamo di posizione fisica - quella orizzontale, dato che il soggetto l'associa con il sonno. Ma
questa posizione a volte non conveniente perch pu creare situazioni imbarazzanti. Quindi,
nonostante la posizione orizzontale sia buona, preferiamo mettere il soggetto seduto.
Il soggetto si mette seduto e la guida gli si siede accanto. La guida non gli si colloca di fronte
perch bloccherebbe il soggetto che si sentirebbe osservato da una persona in veglia. Neppure gli
si colloca dietro le spalle perch il soggetto non riuscirebbe a percepirla; gli si colloca ai limiti

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della compresenza visiva, amabilmente e non facendo notare la propria presenza. Voi sapete bene il
perch.
Tra la guida ed il soggetto non devono esistere differenze apprezzabili. Quanti hanno tentato di
creare dipendenza psichica si sono preoccupati proprio di accentuare le differenze. Se il soggetto si
poneva in posizione orizzontale, l'operatore si collocava in quella verticale. Se il soggetto appariva
in pessime condizioni, l'altro si mostrava in condizioni ottime. Noi non cerchiamo di agire cos,
tutto il contrario. Stiamo lavorando con gente che la nostra gente e che conosce tutti questi
meccanismi. Perci niente differenze, neanche nella posizione fisica.
Terminato il tema dei rapporti tra guida e soggetto, sar bene esaminare il problema
dell'eliminazione dei dati sensoriali. E sottinteso che bisogna lavorare in una stanza possibilmente
in penombra affinch gli stimoli visivi non risultino intensi; deve anche esistere per quanto
possibile una temperatura regolare per il tatto esterno.
Per quanto riguarda i dati sensoriali, come primissima condizione dobbiamo esaminare qual
lo stato dei sensi del soggetto. Infatti, da quanto sappiamo sulle traduzioni e trasformazioni degli
impulsi risulta che se un soggetto ha un qualche problema nei sensi o presenta deformazioni
sensoriali, di essi vedremo il riflesso nei sistemi di allegorizzazione che produrr. Se non facessimo
attenzione a questo punto, attribuiremmo tali fenomeni soltanto a motivazioni strettamente
psichiche, quando in realt essi hanno a che vedere con deficienze sensoriali.
Un secondo punto, anch'esso in relazione con i sensi, riguarda le deficienze organiche interne.
Se il nostro soggetto avesse ad esempio la pressione arteriosa alta, di essa posseder un registro
interno; pertanto, quando ci parler di mura che lo opprimono, o di cose che gli cadono addosso,
noi saremo portati a supporre un conflitto psicologico, mentre in realt si tratter di dati forniti
dai sensi interni che captano la pressione arteriosa alta, cio una deficienza organica. Quindi, la
prima cosa che dobbiamo reperire sono i dati sullo stato dei sensi, e dicendo questo includiamo
molte cose.
Pur potendo a volte ricavare da soli dati di questo tipo, preferiamo che sia il soggetto a
fornirceli. Perci, nel prendere contatto con lui, invece di preoccuparci della sua biografia, dei suoi
problemi infantili e delle cose terribili e gravi che gli sono successe, ci interesser molto di pi
esaminare qual lo stato della sua vista - o dell'udito, dell'olfatto, del gusto, del tatto e della
cenestesia; in definitiva qual il suo stato organico generale.
Per poter cominciare a lavorare, bisogna che il soggetto domini adeguatamente le tecniche di
rilassamento. Se non sar in grado di rilassarsi, non potremo cominciare. Questo perch saranno
presenti tensioni muscolari che inviano segnali interni che il soggetto tradurr scorrettamente, ad
esempio, come una deformazione di un conflitto psicologico biografico. E sar successo, invece,
che il nostro soggetto non avr saputo rilassarsi. Noi sappiamo come rilassarci, e dovremo anche
ritornare su queste tecniche per dominarle meglio. Dunque il nostro soggetto deve iniziare il lavoro
rilassandosi bene. Stiamo parlando dell'eliminazione dei dati sensoriali in generale, e le tensioni
muscolari sono dati sensoriali che esercitano una forte pressione. Consideriamo il caso che il nostro
amico sia seduto su una sedia molto scomoda ...... sono cose di senso comune.

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Gli chiediamo quindi di respirare profondamente per alcuni minuti e poi di sperimentare la
sensazione di cadere con un registro cenestesico diffuso, generale, cio di sentire le sensazioni
dell'infracorpo. Niente di pi.
Dunque, il soggetto si collocato in una certa posizione, gli si chiesto di rilassarsi, di lasciarsi
andare, di sentirsi cadere, di registrare la propria cenestesia generale. Questo solo fatto permette che
il suo livello di coscienza scenda. Qui inizia il lavoro di trasferenza propriamente detto. Saltiamo
questo lavoro e consideriamone la parte finale.
Terminato il lavoro di trasferenza propriamente detto, comincia la discussione tra il soggetto e la
guida. Il soggetto ritorna alla situazione di veglia: viene tolto dallo stato di dormiveglia attivo e
posto in veglia. Se ce ne sar bisogno, le due persone si alzeranno, usciranno dall'ambiente in cui
hanno lavorato, illumineranno la stanza, faranno due passi o una passeggiata all'aperto, ecc.
Quando la veglia del soggetto si sar regolarizzata, inizier la ricostruzione del processo
trasferenziale.
Questa consiste essenzialmente in una discussione grazie alla quale il soggetto "recupera" tutto
ci che aveva tirato fuori nello stato precedente, nello stato di dormiveglia. Il soggetto racconta
tutto quanto aveva detto nella fase precedente. Ma la guida gli chiede anche di interpretare (sar il
soggetto e non la guida a farlo), oltre che raccontare, il significato delle proprie allegorizzazioni. La
guida non interpreta, la guida funziona praticamente in modo meccanico, creando le condizioni
adatte. In fondo il soggetto che fa tutto il lavoro di ricostruzione ed interpretazione. Si procede
cos perch altrimenti c' il rischio che la guida lanci i propri contenuti sul soggetto, e si metta ad
interpretare le proprie allegorizzazioni e non quelle del soggetto. Questo un punto molto
importante.
Dunque, mentre la guida era servita per dirigere il processo quando il soggetto era in
dormiveglia, ora il soggetto e non la guida che porta avanti il processo svolgendo il lavoro di
interpretazione. Questo tipo di inversione molto frequente in tutti i nostri lavori e non soltanto nel
caso della trasferenza. Noi scambiamo continuamente le posizioni, facendo sorgere continue
retroalimentazioni, sia che si tratti di due individui che di insiemi di individui. L'impostazione del
nostro lavoro tende sempre a produrre un cambiamento di posizione. Una persona assume un
determinato atteggiamento e un'altra ne assume uno diverso, poi il sistema si capovolge, e questo
gioco valido non soltanto nei processi trasferenziali.
Allora a che serve la guida ? Essa serve a riempire le lacune mnemoniche, a compensare, cio,
possibili dimenticanze da parte del soggetto. Grazie a questa funzione, le cose dimenticate si
faranno presenti. Poi, dopo aver recuperato le cose dette durante la trasferenza, si domander al
soggetto cosa significano le sue dimenticanze. La guida potr anche servire ad ordinare la sequenza
delle immagini perch esistono persone molto disordinate. Se il soggetto presenter il proprio
materiale in modo disordinato, la guida metter ordine nella sequenza.
Infine, la guida ha la funzione di discutere con il soggetto alcuni eccessi interpretativi in cui
quest'ultimo potrebbe essere incorso a causa delle proprie pressioni interne.

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Una volta terminato il lavoro molto importante, nella meccanica della trasferenza, svolgere la
discussione in veglia durante la quale il soggetto effettuer le sue interpretazioni.
Poich il soggetto interpreter sulla base dei nostri stessi modelli, il rapporto con lui non sar
difficile: infatti egli posseder la nostra stessa tecnica e le nostre stesse conoscenze.
Per quanto riguarda lo stato in cui la trasferenza opera, dobbiamo studiare alcune somiglianze e
alcune differenze con altri stati. Nel lavoro trasferenziale, il soggetto deve introdursi in uno stato di
dormiveglia attivo che presenta somiglianze e differenze con altri stati.
Prendiamo il caso del sonno profondo con immagini; in questo stato si liberano lunghe catene
associative che non si possono controllare e che neppure un soggetto esterno pu guidare.
Il soggetto allegorizza anche nel caso del dormiveglia attivo; ma lo fa seguendo le direzioni
proposte dalla guida (in seguito vedremo che cosa significa direzione). Parliamo specificatamente
di direzione e non di immagini o di contenuti.
Dunque, in un certo senso il dormiveglia attivo somiglia allo stato di sonno profondo perch le
immagini si liberano da sole, ma in un altro senso non gli somiglia affatto perch la guida d
direzione al processo. Questo non significa che la guida stia creando immagini, significa che
suggerisce di trasformarle, di espanderle, ecc.
Esiste un altro stato interessante che prossimo e parente del dormiveglia attivo: lo stato di
ipnosi. Esso somiglia al dormiveglia attivo diretto in quanto sia il soggetto ipnotizzato che quello
in trasferenza sono collegati con l'esterno: nel caso dell'ipnosi con l'operatore, nel caso della
trasferenza con la guida. Dunque la guida e l'operatore esercitano una forte influenza sulla
direzione dello psichismo del soggetto. Ma per quanto riguarda la produzione di immagini, nello
stato di ipnosi queste risultano fisse, come in certi casi di perturbazione mentale. Fisse, potremmo
dire meglio, come fotografie. Le immagini
si trasformano
in base ai suggerimenti
dell'ipnotizzatore, per cui si dipende totalmente dall'esterno. Invece, nel caso del dormiveglia
attivo, le immagini si liberano normalmente, indipendentemente dalla direzione suggerita dalla
guida.
Riassumendo, questo stato assomiglia al sonno profondo perch si liberano immagini; se ne
distingue perch esiste un collegamento con la guida che suggerisce la direzione. Somiglia allo
stato di ipnosi in quanto esiste un collegamento con un operatore esterno; se ne distingue perch
presenta una dinamica propria.
In quanto al rapporto catarsi-trasferenza, diciamo che le due tecniche si trovano di solito
mescolate nei lavori trasferenziali. Riconosciamo che quando entriamo nella trasferenza si
producono numerose scariche catartiche. Abbiamo gi commentato il fatto che, dopo una catarsi
piuttosto vistosa, sospendiamo il lavoro di trasferenza perch il potenziale psichico si abbassato.

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Ad ogni modo, dopo essere arrivati ad un nucleo climatico importante e aver prodotto un suo
affievolimento, possiamo osservare come si possano manifestare fenomeni catartici, che hanno la
loro importanza perch alleggeriscono le tensioni interne. Ma deve risultare chiaro che quando
cerchiamo di portare avanti una trasferenza, siamo mossi da un'intenzione diversa da quando
cerchiamo di produrre una catarsi. Attraverso la catarsi cerchiamo di abbassare, di alleggerire le
tensioni, mentre attraverso la trasferenza intendiamo trasformare i contenuti interni. A volte si
producono catarsi in soggetti eccessivamente bloccati; in questi casi, si suggerisce ad essi nelle
prime sessioni, quelle di contatto, la via della scarica catartica per abbassare le tensioni, mentre nei
lavori successivi si riprenderanno le trasferenze vere e proprie.
In senso stretto, quindi, le tecniche trasferenziali tendono alla trasformazione dei climi e quindi
alla distensione profonda anche se a volte producono delle catarsi.
Potremmo ordinare il lavoro trasferenziale in fasi, anche se in realt si tratta sempre di un
processo senza soluzione di continuit.
Possiamo considerare la prima fase come preparatoria. Poco fa abbiamo parlato del rapporto
guida-soggetto, dello studio dei dati sensoriali e della loro eliminazione. Abbiamo anche parlato dei
problemi relativi ad aspetti pi meccanici, quali il relax muscolare, ecc. Tutto ci costituisce la
prima fase, quella di preparazione.
La seconda fase quella dell'entrata nel lavoro propriamente detto. Possiamo considerare lo
svolgimento della trasferenza come la terza fase. La quarta quella dell'uscita dal livello di
dormiveglia e dell'entrata in quello di veglia. La quinta costituita dalla discussione in veglia della
sequenza di immagini e dall'interpretazione dei fatti accaduti durante la seduta.
Riassumendo, possiamo distinguere varie fasi: preparazione, entrata, svolgimento, uscita e
discussione in veglia.
Abbiamo parlato a sufficienza della preparazione.
Passando all'entrata, diciamo che si entra in tema su proposta del soggetto e non della guida. La
guida non propone un'immagine determinata; se lo facesse, proporrebbe i propri contenuti per cui
il soggetto finirebbe per lavorare su questi e non sui propri. Questo inaccettabile. E preferibile
chiedere al soggetto di presentare la prima immagine che servir per le successive elaborazioni.
In altre parole: quando il soggetto sufficientemente preparato, gli chiediamo di cercare un
sogno per lui significativo o che gli abbia prodotto una forte commozione; oppure un dato
biografico significativo; o una divagazione, un insogno quotidiano, che lo abbia fortemente
commosso. Quindi lo preghiamo di raccontarcelo.
In genere il soggetto "recupera" un sogno, un dato biografico o una divagazione, e lo racconta. A
questo punto disponiamo di un'immagine proposta da lui. Se stiamo lavorando con la tecnica delle
immagini ed il soggetto ci risponde con un clima, lo pregheremo di parlarci di un'immagine. In
questo modo eviteremo di essere noi a presentargli un'immagine e di proporgli dei contenuti che in

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realt ci coinvolgono in prima persona e che ci collocano in uno stato curioso, proprio perch
riguardano noi stessi.
Dunque, il soggetto ci racconta, per esempio, un sogno. Entriamo in tema lavorando sulle
immagini del sogno da lui proposto. Questo pu essere recente o anche molto antico. Non importa,
si tratta di un contenuto. Se un soggetto non pu trovare, non pu recuperare immagini per un
qualunque tipo di blocco, dovremo studiare il suo caso particolare. Esistono persone che non
possiedono un'educazione visiva sufficiente; ne esistono altre che non conoscono il registro della
produzione di immagini visive. E evidente che tutte possiedono immagini visive che appariranno
nei loro sogni; eppure, quando chiediamo loro di produrle, tali rappresentazioni non affiorano.
Non possiamo avanzare di un passo nella tecnica di trasferenza di immagini se il soggetto non
le produce. Perci dovremo insegnarli a farlo e guidarlo in questo cammino della mente. Arriver il
momento in cui il soggetto registrer che le immagini visive si liberano quando pone la mente in
una posizione opportuna. A noi un simile caso sembra un po strano, non lo riconosciamo
facilmente; ma esistono persone a cui questo succede. L'addestramento di cui parliamo semplice e
consiste nel proporre degli oggetti osservabili: il soggetto chiude gli occhi e non li vede; riapre gli
occhi, li osserva, chiude gli occhi di nuovo e non li vede. Continuiamo cos fino a quando
rappresenter vagamente gli oggetti esterni. Una volta trovato questo registro, il canale si apre.
Le immagini iniziali non debbono essere necessariamente oppressive, pericolose, perch
dobbiamo ricordare che non tutta la gente che lavora in trasferenza affetta da problemi seri.
Niente affatto. Soprattutto se si tratta di gente che lavora con noi. Quindi, se la persona ha
problemi seri, si tratta di un caso di terapia, cio di una questione minore e lontana.
Questa , dunque, una ragione in pi perch le immagini iniziali non siano n terribili n
pericolose. Possono essere molto placide. Anche cos saremo perfettamente in tema.
Tutti hanno problemi, ma non tutti sono squilibrati. E se ci sono problemi, si tratter di problemi
contingenti, di piccolezze, di registri di tensioni interne, ecc.
Questo fatto ci fa riflettere sulla necessit stessa della trasferenza. Non tutti hanno bisogno del
lavoro trasferenziale. Assolutamente no. Ma a noi conviene utilizzare questa tecnica per
conoscerla e per comprendere i meccanismi della mente, e inoltre perch essa ci mette in presenza
di alcuni fenomeni che non riguardano i piccoli problemi. Si tratta di fenomeni verso i quali
appunta il nostro lavoro e che riguardano il problema dell'energia libera e quello degli alti livelli di
coscienza.
Pertanto, come gi accennato, noi non concepiamo la trasferenza come un sistema terapeutico
ma come una tecnica che serve a liberare le cariche fissate male e a rendere possibili spostamenti e
integrazioni psichiche importanti. Questo il senso che la trasferenza ha per noi.
Considerate che cosa piatta ne risulterebbe, se tutto il lavoro dello psichismo, se tutta
l'interpretazione che ne stiamo dando, se tutte le nostre conoscenze su questi temi servissero per
affrontare dei problemi biografici! Non sembra proprio che questa sia la nostra direzione. Se

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fossero presenti piccoli problemi di questo tipo, ebbene, dovremmo effettuare gli spostamenti
psichici opportuni.
L'immagine, una volta "presa", viene sviluppata in base a diverse tecniche. Utilizziamo tre
tecniche, tre strumenti fondamentali che sono: la tecnica dei livelli, quella delle trasformazioni e
quella delle espansioni.
Studiando le allegorie abbiamo osservato che le immagini si presentano anche in altri modi.
Qui per riduciamo tali modi ai tre fondamentali. Certo voi ne conoscete degli altri, l'inversione per
esempio, ma ora prenderemo in considerazione solo questi tre.
Al di fuori della della trasferenza, troviamo un esempio di livelli nei percorsi suggeriti dalla
"Guida del Cammino Interno", ne Lo sguardo interno. L il soggetto discende immaginariamente ai
livelli bassi, quindi sale, segue diversi cammini, avvicinandosi sempre pi alle zone alte.
Conosciamo bene e da molto tempo questo lavoro basato sui livelli.
Il gioco dei livelli inizia quando il soggetto ha gi posto un'immagine davanti a s; a questo
punto gli chiediamo di collocare se stesso nella scena, se non ci si trovasse gi. Se il soggetto non si
trova all'interno della scena, significa che, allinterno dello schermo di rappresentazione, si trova
ubicato nel punto dello spazio che corrisponde alla visione propria della veglia. E importante che il
soggetto si trovi incluso in quel contenente che lo spazio di rappresentazione. Dovr perci
vedersi o ascoltarsi o sentirsi incluso in esso.
Non basta che ci descriva un oggetto, per esempio una mela; necessario che egli abbia un
qualche rapporto con questa mela, che faccia qualcosa, che entri in relazione in qualche modo con
essa.
Subito dopo gli suggeriremo di trovare altri elementi contigui o simili o diversi rispetto alla mela
e di spostarsi relativamente a questi oggetti.
Poi gli suggeriremo, per esempio, di scendere, utilizzando qualunque mezzo a sua disposizione.
Mentre scende, il soggetto dovr sempre raccontare quali sono le immagini che si susseguono senza
razionalizzarle n bloccarle. Dovr raccontare ci che appare, altrimenti la guida non disporr di
alcun riferimento e la successiva discussione in veglia risulter impossibile.
In genere, il nostro soggetto racconta che sta discendendo verso luoghi profondi. Le cose
diventano pi oscure, pi diffuse e risultano pi tiepide e appiccicose per quanto riguarda le
caratteristiche tattili. A volte appaiono anche bagliori tipici dei luoghi profondi, quali i vulcani.
Dunque tutto tende ad assumere caratteristiche pi oscure, pi diffuse man mano che si discende.
Quando iniziamo il cammino di ritorno, quando cio facciamo risalire il soggetto, facciamo in
modo che egli percorra lo stesso cammino per il quale era disceso. Quando arriver nel piano
medio, lo lasceremo effettuare i percorsi che vorr, quindi faremo in modo che cominci a salire
utilizzando gli stratagemmi immaginari di cui dispone. Nella misura in cui il soggetto sale, le

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immagini diventano pi chiare, pi luminose, pi precise; in generale tendono ad assumere un certo


sapore mistico.
Si ritorna quindi con il soggetto nel piano medio, ripercorrendo lo stesso cammino utilizzato per
l'ascesa. Nel piano medio, il soggetto dovr registrare la sensazione di calma interna, di pace
interna. Da questa posizione e da questa situazione mentale, lo faremo uscire al livello di veglia;
poi inizieremo la discussione.
Nel caso che stiamo studiando - il caso dei livelli - non dobbiamo confondere le salite e le
discese con i livelli di coscienza. Sia in "alto" che in "basso", il soggetto si trover sempre nel
livello di coscienza di dormiveglia attivo. Non dobbiamo credere che il suo livello di coscienza sia
pi alto solo perch vede angeli invece che demoni. Il livello di coscienza lo stesso nei due casi;
anzi il dormiveglia potr diventare pi profondo nella misura in cui ascende verso gli angeli.
Viceversa, il soggetto pu tendere ad uscire dal dormiveglia man mano che discende verso luoghi
profondi, e questo perch certi contenuti possono indebolire le sue resistenze e determinare,
quando arriva a certi stati, una salita, un rimbalzo, di livello di coscienza.
Qui, come sapete bene, stiamo parlando di stati interni e non di livelli interni. Conoscete la
"Guida del Commino Interno", conoscete i percorsi attraverso gli stati interni. Non si usa quindi il
termine livello per indicare uno stato interno perch altrimenti si rischia di rendere confusa la
descrizione.
L'altro caso si riferisce alla tecnica delle trasformazioni. Chiediamo al nostro soggetto di
trasformare l'immagine che ha proposto in un'altra; questa in un'altra ancora e cos via; ed anche di
trasformare se stesso - queste sono alcune delle tante forme che la ricchezza del trasformismo
ammette. Dopo aver portato avanti queste operazioni per tutto il tempo che ci sembrato
conveniente, ritorniamo, cio facciamo il cammino inverso e riportiamo il soggetto alla stessa
immagine da cui era partito.
Il terzo caso quello delle espansioni. Anche qui il migliore esempio si trova in pratiche che gi
conosciamo e che producono registri di sensazioni cenestesiche che si espandono. A volte pi
conveniente una tecnica, a volte un'altra. Non possiamo dire in che caso si debba usare una tecnica
piuttosto che un'altra. In realt lo diremo, ma pi avanti, dopo aver studiato il problema delle
resistenze. Per ora diciamo che si pu usare una tecnica qualsiasi. Saranno la pratica e
l'esperienza ad indicarci rapidamente la tecnica da usare. Se per esempio, trovassimo un soggetto
che si trova sempre in situazioni di oppressione, perch si trova in un tubo o tra pareti strette o
simili, dovremmo evidentemente usare la tecnica delle espansioni, se volessimo vincere le sue
resistenze. E chiaro, invece, che se si producesse un rimbalzo, dovremmo andare nella direzione da
cui il rimbalzo stesso partito. Risulta anche chiaro che dovremmo provocare una trasformazione
dell'immagine se esistessero problemi nella dinamica dellimmagine stessa.
Tutto ci ci porta a considerare un problema importante, che quello degli indicatori. Su che
cosa ci basiamo per suggerire una tecnica piuttosto che un'altra ? Gli indicatori saranno le guide che
ci permetteranno di decidere. Gli indicatori del soggetto sono le guide della guida.

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Diciamo in generale che facciamo ricorso a queste tre tecniche: livelli, trasformazioni ed
espansioni. In tutti e tre i casi, troveremo necessariamente i problemi delle connettive, dei
guardiani, problemi che abbiamo incontrato studiando le allegorie e che abbiamo esaminato pi o
meno bene. Quindi, orienteremo l'uscita del soggetto in modo diverso a seconda della tecnica
usata; opereremo dal piano basso verso il piano medio oppure da quello alto verso il medio se si
trattasse dei livelli; oppure faremo contrarre l'espansione; oppure invertiremo la trasformazione; in
ogni caso collocheremo il soggetto in uno stato interno buono, di riconciliazione con se stesso; in
queste condizioni inizieremo l'uscita dal livello di dormiveglia e quindi la discussione vigilica.
Riconsideriamo ora alcuni problemi, primo fra tutti quello del soggetto che non poteva
rappresentare le immagini visive. Un tale soggetto dice di non poter immaginare niente perch non
possiede immagini visive. In questo caso, dovremo fargli effettuare il lavoro prima menzionato,
dovremo cio proporgli un oggetto da visualizzare e fargli chiudere gli occhi. Quando incontrer il
canale adeguato, gli suggeriremo di effettuare vari trasformazioni sull'immagine che sar riuscito a
visualizzare e poi approfondiremo tali trasformazioni. Se non fosse capace di farlo in nostra
presenza, il soggetto dovr allenarsi per proprio conto in modo adeguato.
Molti di voi si sono esercitati per parecchi anni in lavori di corretta rappresentazione visiva.
Hanno fatto numerosissimi esercizi basati su immagini visive: vari tipi di forme, vari tipi di
rappresentazioni, vari tipi di maneggio e di trasformazione di tali immagini. Il soggetto in questione
dovrebbe fare il lavoro che molti di voi hanno portato avanti per anni, preoccuparsi un po di
maneggiare le immagini visive; altrimenti che gli succeder quando cercher di comprendere
fenomeni quali lo spazio di rappresentazione? Che gli succeder quando dovr affrontare problemi
di topologia dello spirito, per cos dire?
Un altro problema quello delle razionalizzazioni vigiliche che possono sorgere nonostante si
supponga che il soggetto lavori in dormiveglia. Considerate questo esempio: chiediamo al nostro
amico di liberare le immagini, e lui ci racconta che esce in strada, che si ferma a quindici metri a
destra, che da l gira langolo dove vede un certo albero e che poi attraversa la strada. Che cosa sta
facendo il nostro amico? Ci sta semplicemente descrivendo un paesaggio, in questo caso il
paesaggio della vicina strada alberata che tutti conosciamo, ecc. Sta forse prendendo la via del
pensiero associativo ? No, sta guidando la sua immaginazione cos come si fa in veglia. Quando si
domanda a qualcuno: "Descrivimi com' casa tua" e questi lo racconta, si in presenza di una
razionalizzazione del processo immaginativo. Questo non dormiveglia attivo.
A molti risulta difficile liberare il processo associativo, per cui adoperano il canale intermedio
dell'immaginazione vigilica guidata. Questo non il canale associativo; bisogner far capire al
soggetto quale registro interno si ottiene quando si liberano le associazioni. E probabile che il
nostro soggetto passi la vita facendo associazioni; eppure non riconosce il registro adeguato;
pertanto descrive semplicemente cose che ricorda, e le sue immagini non hanno scioltezza, non
hanno mobilit. Questo per noi un indicatore interessante.
Normalmente, i soggetti molto attaccati alle credenze proprie del razionalismo trovano difficolt
a lasciarsi andare alle allegorizzazioni. Naturalmente raccontano barzellette e sognano, ma trovano
difficile lasciarsi andare nel campo delle allegorizzazioni. C' tensione, per cui sorge un problema.

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Dunque, non si sta lavorando in dormiveglia, non si stanno traducendo sensazioni cenestesiche
in immagini ed in climi; si sta lavorando sotto l'influenza di un livello di coscienza alto, dirigendo
le immagini e non lasciando che esse prendano il volo. Questa una difficolt seria. Fino a quando
il nostro amico non capir che deve liberare il meccanismo dell'allegorizzazione, non potremo
effettuare con lui una trasferenza adeguata.
Esistono guide che indulgono eccessivamente in un atteggiamento catartico e soggetti che non
perdono un'occasione per collocarsi in un tono di questo tipo. Iniziamo a lavorare con loro in
trasferenza ed ecco che insistono a volerci raccontare la loro vita, i loro problemi, quello che gli
successo quando erano piccoli, ecc. E chiaro che se fanno cos perch un tale atteggiamento
svolge una qualche funzione nell'economia del loro psichismo. Non si comporterebbero cos se non
provassero un certo gusto tutto particolare nel farlo. Alla fine, per, i nostri amici dovranno
comprendere che una scarica catartica non li far avanzare n produrr uno sblocco utile per lavori
successivi, ma solo alleggerir provvisoriamente le loro tensioni.
Talvolta ci succede di trovare qualcuno che non comprende questi temi perch non li conosce
bene. Ma questo un altro problema, un problema di mancanza d'informazione e di mancanza di
pratica; magari una tale persona non ancora in grado di portare avanti questo tipo di lavoro
interno; ed insiste tanto nell'atteggiamento catartico perch non sa bene che cosa sia il lavoro
trasferenziale. Ad ogni modo, esistono persone caratterizzate da una forte tendenza al
confessionale, magari per ragioni biografiche.
Ci sono altri problemi pi interessanti, quali quelli che riguardano lo spostamento
eccessivamente veloce delle immagini. Le immagini si succedono ad una velocit tale che il
soggetto non pu fermarne la sequenza e perci non pu assimilare i climi che le accompagnano;
probabile che le immagini siano tanto veloci proprio perch il soggetto cerca di evitare i climi che
le accompagnano, climi che non pu assolutamente controllare. E chiaro che necessario frenare
questi velocissimi processi e far s che le immagini siano ben visualizzate ed assimilate e che si
possa in seguito aprire una discussione vigilica valida. L'eccessiva velocit normalmente
accompagnata da un disordine caratteristico nella composizione stessa delle immagini.
Un altro tipo di difficolt sorge per i continui rimbalzi fra contenuti e stati. Per esempio, un
soggetto comincia a salire ed ecco che le rocce della montagna su cui sta salendo gli cadono
addosso, e lui stesso finisce per cadere. Insomma, il soggetto prova un vero terrore per l'altezza,
prova un senso di vertigine, limpossibilit di salire. Nella vita quotidiana, questo stesso soggetto
prover sicuramente terrore ad affacciarsi, per esempio, ad un balcone. Altri, al contrario, provano
terrore per la profondit, e sicuramente avranno difficolt a nuotare, a tuffarsi sott'acqua; sentiranno
"la vita informe dei pesci" o proveranno la sensazione di affogare. E chiaro che in entrambi questi
stati sono presenti contenuti interni e problemi di rimbalzo. Vi sono dunque persone che provano
terrore per i luoghi alti, per la mistica. Anche qui c' un problema. Altri provano terrore per la terra
e per le sue profondit: altro problema.
Altri soggetti possiedono immagini fisse, ossessive. Spostano poco le immagini. Facciamo un
esempio gi usato in varie occasioni: un signore immagina il proprio padre in un letto dospedale;
lui si trova al lato del padre; intorno stanno i familiari. Il soggetto pu operare delle trasformazioni

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sulle immagini all'interno di questo quadro; ma se gli chiediamo di uscire dalla stanza, riesce solo
ad arrivare alla porta. Gli chiediamo allora di fare un buco nel pavimento e di scendere; lui fa il
buco, ma non pu scendere. Gli chiediamo di uscire dalla finestra volando o di passare per il tetto:
il soggetto non pu fare niente di tutto ci. Qui siamo in presenza di un caso tipico di fissazione di
immagine, di un caso ossessivo. Alla fine cercheremo di aiutare il soggetto lanciandogli una corda,
una catena: cercheremo di rendergli le cose facili mettendogli un carrello sotto i piedi; ma
nonostante tutto, non riuscir ad uscire. Ci arrangeremo allora per trovare il modo di spostare le sue
immagini fisse da quellambiente ad un altro, perch l si trova la sua resistenza pi grande. Questo
il punto: il soggetto ci indica la resistenza e noi andiamo nella direzione proposta dalla resistenza.
Vi sono casi in cui il soggetto pu effettuare trasformazioni soltanto in un determinato livello.
In altri casi pu effettuare trasformazioni in vari livelli di rappresentazione (non di coscienza) ma
non in uno stesso piano. In questo caso non ci preoccuperemo delle salite o delle discese, ma del
piano.
Le ascese e le discese sono interessanti perch permettono una grande integrazione di contenuti
grazie al cambiamento di prospettiva. Questo vale anche per il cambiamento di prospettiva
all'interno di uno stesso piano. Dunque, gli avvicinamenti e gli allontanamenti dall'immagine
proposta sono di somma importanza e producono una grande integrazione, perch permettono al
soggetto di mettere in relazione l'immagine in questione con altre e di effettuare spostamenti
all'interno dello spazio di rappresentazione.
Quando si lavora in base al cambiamento di prospettiva - sia che si tratti di un cambiamento di
livello nello spazio di rappresentazione che di un cambiamento di prospettiva allinterno di uno
stesso livello pu anche succedere che il soggetto stabilisca relazioni dirette tra l'immagine e la
fonte che la produce, e questo proprio grazie alla distanza dall'oggetto proposto. Spesso ci risulta
assai difficile trovare e poi comprendere le fonti produttrici, cio gli impulsi che motivano
unimmagine, se esse si trovano troppo vicine al soggetto. Se invece giochiamo con la prospettiva,
il soggetto potr mettere in relazione l'oppressione di sentirsi chiuso dentro una cassa, per esempio,
con un dolore in una certa parte del corpo.
Consideriamo questo caso: la prospettiva cambia grazie ai passaggi attraverso i livelli dello
spazio di rappresentazione, e nonostante ci appare sempre unimmagine che pulsa in punti diversi
ma in una stessa zona dello spazio di rappresentazione. In altre parole: il soggetto configura una
situazione nella parte bassa dello spazio di rappresentazione e qui appare nel suo schermo, sempre a
sinistra ed al centro, per esempio, la pulsazione ritmica di una pietra che cambia colore.
Se cambiamo il livello dello spazio di rappresentazione, gli oggetti cambiano; ma nonostante
questo, troviamo sempre nello stesso posto, a sinistra ed al centro, un oggetto che pulsa; ora non si
tratta di una pietra ma di un giroscopio, per esempio. Saliamo ancora di livello ed ecco che l, dove
ci sono gli angeli, a sinistra ed al centro, c' per esempio un arcangelo che gioca con un oggetto che
pulsa proprio come gli analoghi oggetti dei livelli precedenti. Gli spostamenti sono importanti
perch ci permettono di individuare la presenza di un impulso che continua ad apparire nello
schermo di rappresentazione anche quando facciamo variare i livelli dello spazio stesso. Gli
spostamenti permettono al soggetto di identificare rapidamente la pulsazione dellesempio

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precedente con un fenomeno che pu provenire dall'infracorpo o dal tatto esterno; pu addirittura
succedere che identifichi un'immagine apparentemente straordinaria con una cattiva posizione del
braccio.
Vi sono persone che, trovandosi in un livello con un'immagine o con una certa trasformazione,
se ne rimangono l, tranquille, e non ne vogliono uscire. Vogliono continuare a stare l, in quel
punto. Ci provoca un certo allarme in qualche guida; ma non c' da allarmarsi: il soggetto sta
portando a termine alcune elaborazioni ed ha bisogno di tempo. Noi gli diamo tempo ed alla fine lui
esce tranquillamente. Dunque, anche nel caso in cui il soggetto voglia rimanere in un certo stato
mentale, la guida non deve aver alcun timore, a meno che non sia stata presa dalle allegorizzazioni
del soggetto.
Alcune guide si allarmano quando alcuni soggetti effettuano catarsi estremamente vistose. Il
fatto che gridino, piangano, ridano, sputino diavoli dalla bocca, non grave a meno che la guida
non venga coinvolta dalla coscienza emozionata del soggetto e pensi che i diavoli possano
aggredirlo. Se questo succede, una tale guida dovr lavorare molto in trasferenza come soggetto. Si
tratta di scariche catartiche con forti implicazioni allegoriche, rituali.
Troviamo, dunque, molti problemi che riguardano: la mancanza di immagini, le razionalizzazioni
vigiliche eccessive, le insistenze catartiche, i rimbalzi, la fissazione dell'immagine, lo spostamento
eccessivamente veloce delle immagini, il rifiuto di uscire da un determinato stato, le catarsi troppo
vistose.
Cos troviamo vari problemi, ed logico che essi sorgano e che ci forniscano gli indicatori
necessari per imprimere la direzione corretta quando lavoriamo come guide; questi problemi sono
benvenuti, costituiscono gli indicatori. Se non sorgesse alcun problema, non avremmo alcun
indicatore e non potremmo orientarci tanto facilmente dall'esterno.
Le resistenze sono per noi gli indicatori migliori. E importante comprendere che la resistenza
costituisce un indicatore. Il fatto di operare nel senso opposto a quello della resistenza non significa
che dobbiamo esercitare una violenza psicologica; in nessun modo. La resistenza costituisce un
indicatore e noi andiamo contro la resistenza ma senza violenza psicologica. La resistenza pu
indicarci, per esempio, la presenza di un blocco; in questo modo essa effettua la traduzione di un
clima e di unimmagine. Nel caso di un blocco, saremo cauti nell'utilizzare l'indicatore e nel
lanciarci contro di esso. Saremo molto cauti, perch non dobbiamo lasciare il soggetto disarmato di
fronte a pericoli interni che non pu sopportare o risolvere.
Mi spiego meglio: facciamo il caso di un soggetto che si trovi in una buona situazione di
dormiveglia, per cui le immagini esercitano su di lui un forte potere suggestivo. Il soggetto risulta
molto impressionabile quando appaiono le sue immagini; pertanto, se lo spingiamo verso lo scontro
diretto con un'immagine o con un clima difficile, da cui verr sopraffatto senza poter vincere la
resistenza, alla fine otterremo solo di farlo uscire al livello di veglia con un pessimo clima, con una
forte sensazione di fallimento, con ben poca simpatia per futuri lavori di trasferenza. In questo
modo pregiudicheremo il suo processo. La persona registrer male la trasferenza e rinforzer la
propria situazione negativa. Noi non provocheremo mai uno scontro andando verso la resistenza.

211

Dove esiste una forte resistenza, una grande forza che ci si oppone, retrocediamo; questa una
legge generale.
Il lavoro tende ad orientare il soggetto verso la persuasione dei contenuti, verso la
trasformazione e non verso lo scontro diretto. Si tratta di persuadere i contenuti oppressivi - sia che
si tratti di dragoni, di guardiani, di quello che vi pare, in ogni caso di nemici - e di riconciliarsi
internamente con essi. In questo modo questi nemici, questi fantasmi interni, si addolciranno e sar
cos possibile controllare la situazione. Quindi l'amicizia risulta essere una buona consigliera per
quanto riguarda il controllo di una situazione; inoltre, essa permette di osservare i fenomeni in
prospettiva.
Utilizziamo la resistenza come indicatore, ma andare contro la resistenza non significa andare ad
uno scontro diretto; significa cercare di persuadere i contenuti e di integrarli all'interno di un
sistema maneggiabile che dia al soggetto una sufficiente forza interna; si cerca di far raggiungere al
soggetto la certezza di poter maneggiare i propri contenuti, la certezza che i propri fantasmi
ossessivi perdano forza nel momento stesso in cui possono essere controllati. Allora il nostro
amico non temer pi che essi irrompano all'improvviso, per esempio di notte; ormai li conosce da
vicino, li vede in prospettiva e sa come trattarli.
Considerazioni al margine: quando una persona che non conosce bene il senso dei lavori interni,
per esempio quelli relativi ad alcune Discipline fortemente allegoriche e climatiche, comincia a
lavorare senza una vera conoscenza del processo che sta portando avanti e trova, come normale,
degli indicatori di resistenza, pu accadere che invece di controllare e manovrare i processi, venga a
sua volta controllato e sopraffatto dai processi stessi, per cui alla fine la sua situazione si aggraver.
Pertanto, ogni volta che si parlato di Discipline, si detto che bene possedere una sufficiente
massa di informazioni riguardo ad esse ma di non cominciare a lavorare nel loro campo finch non
giunga il momento opportuno. Il momento delle Discipline viene dopo la comprensione dei
processi, grazie, ad esempio, ai lavori trasferenziali.
Dunque, chi lavora nel campo di una Disciplina fortemente allegorica e climatica deve sapere
che cosa fa, quali trasformazioni sta producendo; pertanto, non deve lavorare su resistenze e su
fenomeni che, costituendo dei contenuti molto forti, gli possano catturare la coscienza e invadere lo
stato di veglia.
Conoscete la storia dell'apprendista stregone che svegli le forze senza poterle controllare. Le
cose, naturalmente, non sono cos drammatiche, ma quando parliamo di Discipline fortemente
allagoriche, diciamo che esse, per loro natura, mettono in presenza di forti cariche che non risulta
facile controllare se non se ne conoscono le leggi.
Considerate il caso dell'alchimista, come veniva chiamato anticamente: l'alchimista lavorava in
dormiveglia, lavorava molte ore e si lasciava prendere dalle allegorie, passando la notte nel
laboratorio; alla fine che cosa gli succedeva? Era catturato dai suoi contenuti. Invece di integrarli e
di svilupparli essi aumentavano il suo squilibrio.

212

Quindi l'informazione riguardo alle Discipline interessante, ma bisogna sempre svilupparla


prima per via trasferenziale. Non dobbiamo dunque spingere il nostro amico in uno stato che non
possa controllare n portarlo a scontrarsi con dei contenuti da cui possa essere sopraffatto, perch in
questo modo determineremo in lui una sensazione di fallimento e gli impediremmo di effettuare
altre trasferenze. Gli impediremmo, inoltre, di fare qualcosa di molto interessante: essere utile al
processo che altri portano avanti.
Non bisogna, dunque, far irrompere all'improvviso dei contenuti profondi senza sapere come
controllarli, perch quando essi sorgono non c' tempo per un possibile riaccomodamento. Bisogna
far tornare il soggetto alla veglia sempre con un clima buono e con qualche tipo di soluzione
interna; e inoltre bisogna farlo uscire sempre da un piano medio e non dalle altezze n dalle
profondit.
Quanto alla durata della trasferenza, bene riferirsi al ciclo attenzionale. Se la durata
approssimativa di questo di quarantacinque minuti, non c' motivo perch la trasferenza debba
durare pi a lungo, a meno che il soggetto non sia molto interessato a rimanere nei suoi spazi
interni. Ma se osserviamo la meccanica naturale, ci atteniamo al funzionamento dell'attenzione e
usiamo la durata del suo ciclo. Al contrario, il successivo lavoro di interpretazione e di critica potr
durare tutto il tempo che vorremo giacch le condizioni in cui esso si svolge sono diverse. Si potr
continuare a lavorare anche per giorni.
Dunque, non far irrompere all'improvviso contenuti pericolosi; cercare di provocare una
riconciliazione; far uscire il soggetto con un buon clima; farlo uscire al livello di veglia dal piano
medio; non dare una durata eccessiva al lavoro.
Ci sembra
trasferenziale.

che questi

siano i punti

pi importanti della teoria generale della pratica

213

DICIASSETTESIMO GIORNO

MODALITA DI LAVORO: RELAX, CATARSI, TRASFERENZE

Terminata la presentazione dei contributi che sono risultati molto interessanti e chiarificatori,
possiamo riprendere i nostri lavori.
A questo punto conveniente effettuare una revisione veloce e sintetica delle questioni pratiche
di cui ci siamo occupati in questi giorni; poi continueremo a sviluppare i temi teorici, la cui utilit,
come voi comprendete, quella di chiarire il lavoro interno.
In alcune lingue esiste unespressione di questo tipo: "Il ravanello non si prende per utilizzarne
le foglie". Essa significa approssimativamente che non si deve mettere ci che secondario al posto
di ci che primario e viceversa. Riferendola a noi, diciamo che per noi primario il lavoro interno
e non la teoria. Lutilit di quest'ultima sta proprio nel fatto che serve a chiarire meglio tale lavoro.
Se il tempo a nostra disposizione fosse poco e dovessimo scegliere tra il realizzare un lavoro
pratico e formulare un'ipotesi, non prenderemmo un ravanello per utilizzarne le foglie, ma ci
dedicheremmo ad un lavoro pratico, che costituisce l'aspetto primario delle nostre attivit.
Effettuiamo, dunque, una revisione delle nostre pratiche.
Abbiamo parlato di tre forme di lavoro molto semplici che sono: il relax, le catarsi e le
trasferenze.
Qual l'utilit del relax ? Il relax serve a diminuire le tensioni, a riposare meglio e a
normalizzare - in senso generale - lo stato di veglia. Esso ci permette, inoltre - e questo per noi il
suo aspetto pi interessante - l'entrata nei lavori di catarsi e di trasferenza.
Ricorderete che nei giorni scorsi abbiamo effettuato alcuni lavori sui sistemi di tensioni esterne.
Grazie ad essi, siamo giunti alla conclusione che queste non erano mai puntuali, ma che lo
scatenamento di un processo di tensione in un determinato punto era accompagnato dall'insorgere
di tutto un sistema di tensioni; in altre parole, una tensione non rimaneva localizzata nel punto in
cui si era generata, ma si trasformava in un sistema di tensioni. Abbiamo poi cercato di utilizzare
questa osservazione tentando di dissociare i nostri propri sistemi di tensione. Grazie a questo, ci
risultato pi facile comprendere le difficolt che ci si presentavano durante il rilassamento.
Dopo aver lavorato sui sistemi di tensione, ci siamo dedicati al rilassamento muscolare. Ma
prima di passare a questo esercizio, abbiamo considerato attentamente la situazione in cui ci
trovavamo. Effettuare un rilassamento muscolare in casa non lo stesso che effettuarlo in macchina
o all'aperto. La situazione esterna ci obbligava ad adottare una determinata posizione fisica. E noi,
nella situazione data, abbiamo cercato di adattarci a ci che essa ci presentava; rilassarsi sul
pavimento non lo stesso che farlo su una sedia o su una poltrona. Dunque, prima di tutto, abbiamo

214

considerato attentamente la situazione esterna, poi ci siamo adattati ad essa; non ci siamo sforzati di
assumere una posizione stravagante quando gli oggetti stessi ci presentavano quella da adottare.
Ma quando abbiamo cercato di adattarci agli oggetti che avevamo a disposizione, abbiamo
subito scoperto che avevamo assunto sempre una cattiva posizione che attivava i nostri sistemi di
tensione; quindi eravamo obbligati a modificare la posizione iniziale.
Dunque, la ricerca di un buon rilassamento ci ha presentato svariati problemi pratici, svariate
difficolt. Ci siamo resi conto che ai fini del rilassamento, il cadere addormentati costituiva un
ostacolo pi grave dellavere un sistema permanente di tensioni o dellassumere una cattiva
posizione. Pertanto, abbiamo cercato il modo migliore per non addormentarci. E l'abbiamo trovato
adottando posizioni relativamente instabili; posizioni di equilibrio, ma di equilibrio instabile. Se
qualcuno si addormenta in una tale posizione, perde l'equilibrio e si sveglia.
In sintesi, le raccomandazioni che abbiamo dato prima di cominciare a lavorare correttamente
sul rilassamento erano: fare attenzione alla situazione esterna, poi alla posizione e quindi
considerare l'inconveniente di poter cambiare bruscamente livello di coscienza addormentandosi.
Si praticava il rilassamento lavorando su sistemi simmetrici di tensione e non su punti singoli; si
cominciava dal viso e dalla testa e poi si rilassavano simmetricamente gli arti. Abbiamo detto che
gli arti sono le parti meno interessanti del corpo umano dal punto di vista del relax: rilassare un
braccio o una gamba o tutti e quattro gli arti non richiede una grande scienza, come ben sapete.
Pertanto, non ci preoccupavamo molto di queste parti: le rilassavamo rapidamente e passavamo a
quelle pi interessanti.
Tornavamo a rilassare il viso e la testa, e quindi, distendevamo il petto, le spalle, ecc.,
lavorando sempre simmetricamente. Conoscete bene il tema, perch in questi giorni avete fatto
molta pratica.
Cercavamo di individuare le resistenze, come facciamo sempre durante i nostri lavori. Alcuni
muscoli presentavano resistenza al relax ed altri no. Perch avremmo dovuto prestare attenzione a
quelli che non offrivano resistenza? Risultava pi conveniente occuparsi delle zone difficili e
cercare di rilassarle bene.
Abbiamo poi parlato delle "passate", cio delle ripetizioni mentali effettuate sugli stessi punti;
esse ci permettevano di verificare se permanevano o meno delle tensioni quando tornavamo a
ripetere uno stesso percorso; in caso affermativo, tornavamo a distenderle. Abbiamo detto che in
genere erano sufficienti tre o quattro passate, in un tempo di cinque, sette minuti al massimo, per
ottenere un buon rilassamento muscolare esterno. Come sapete, alcuni fanno il bagno in cinque
minuti, altri ci impiegano un'ora, ed altri ancora starebbero sempre dentro l'acqua. Per il relax vale
la stessa cosa: ad alcuni piace rimanere in una specie di letargo. Tuttavia, 5-7 minuti dovrebbero
essere sufficienti agli effetti del relax. Dunque, possiamo dire che non molto il tempo necessario
per raggiungere un buon rilassamento.

215

Alcuni studiosi primitivi di questo tema hanno asserito che per sperimentare un buon
rilassamento necessaria tutta una vita e ai loro tempi della gente si allenata per anni a questo
fine.
Ma torniamo al nostro lavoro. Abbiamo detto che per approfondire un buon rilassamento
esterno, si fa attenzione agli occhi, o meglio al registro cenestesico della parte interna degli occhi;
questo, in termini allegorici, corrisponde al vedere gli occhi dall'interno, cio a sentirne i muscoli, a
sperimentarne un registro pi interno.
Una volta effettuata una tale connessione con la parte muscolare del corpo, cominciamo a
registrare la cenestesia interna in generale, scendendo internamente dagli occhi verso il tronco.
Allora, per il fatto di concentrarsi sulla propria cenestesia, di interiorizzare i propri registri,
poco a poco si sente che le tensioni interne si dissolvono. Ma fate bene attenzione a questo punto:
durante tutta l'operazione il pensiero di doversi distendere internamente deve rimanere in
compresenza; sappiamo bene che cosa stiamo facendo: ci stiamo rilassando. Se ci siamo gi
preoccupati di rilassare i muscoli interni, la disposizione al relax continuer in modo quasi
automatico quando cercheremo di sentirci internamente, anche senza bisogno di ripetere
continuamente: "debbo rilassarmi internamente." In questo caso, il relax non funzioner. Si tratta
semplicemente di registrare il tono cenestesico, di discendere e di sperimentare la distensione.
Naturalmente non semplice distendere le tensioni profonde, ma ad ogni modo, con questi
procedimenti cerchiamo di imparare a farlo; per ora non pretendiamo altro che di ottenere una
buona preparazione.
Applicare con successo il sistema di rilassamento alle situazioni angosciose o tese o agli stati di
insonnia, costituisce uno dei migliori indicatori del fatto che si padroneggia la tecnica. Questi stati
spariscono rapidamente se trattati con il relax da una persona esperta.
Il rilassamento rappresenta la parte pi esterna del nostro lavoro. Una parte pi interessante
costituita dai sistemi catartici.
Quando si usa la catarsi? La catarsi si usa quando una persona - parliamo di una persona del
sistema - presenta forti tensioni, inquietudine, angoscia, problemi di comunicazione con gli altri;
essa si utilizza anche con le persone del Lavoro che non riescano a distendersi adeguatamente
durante le trasferenze. In questo caso, applichiamo la catarsi per eliminare le tensioni che
impediscono la trasferenza. Perch alcune persone non riescono distendersi durante le trasferenze?
Conosciamo vari casi, quali razionalizzazioni, resistenza a discendere nel dormiveglia, ecc. Ma
esistono anche situazioni di altro genere. Ad esempio, mentre stiamo guidando una trasferenza, ci
accorgiamo che il soggetto prova un forte desiderio, mostra una forte tendenza, a parlare di
questioni biografiche; in questo caso egli stesso ci sta indicando che dobbiamo effettuare una
catarsi e non una trasferenza.
Ricorderete che la catarsi tocca tre questioni importanti: problemi di denaro, di sesso e di
immagine di s. Anche se le variazioni su di essi sono molte, questi temi costituiscono il nodo
centrale delle tensioni di qualunque persona.

216

Ma procediamo per gradi. Tutto ci che libera cariche emotive e provoca uno stato di leggerezza
interna pu essere considerato un elemento catartico. Comprenderete perci che sono numerose le
attivit che provocano distensione e che liberano cariche interne; a noi per interessa una forma
specifica, che quella che stiamo descrivendo.
Affinch la catarsi risulti efficace, necessario che il soggetto faccia previamente un esame
interno. La persona si prepara alla catarsi attraverso un esame della durata di alcuni minuti, che
consiste nel chiedersi quali sono le cose che non potrebbe raccontare alla guida, o meglio che gli
risulterebbe molto difficile, molto problematico raccontarle. Anche in questo caso cerchiamo la
resistenza, e ci che non pu essere raccontato senza problemi ci indica dove si trovano
effettivamente le tensioni.
In alcune religioni questo lavoro viene chiamato esame di coscienza. Il fedele esamina la sua
coscienza e poi racconta al sacerdote i suoi peccati o cose del genere.
Nel nostro caso l'esame interno si centra sui fatti che al soggetto risultano molto difficili da
tirare fuori, da rendere pubblici: questo ci che ci interessa, e non richiede n molte ore n molti
giorni di digiuno. L'esame interno a volte richiede pochi minuti. Qualunque persona normale sa
quali sono i "fatti" che gli risultano difficili da raccontare ad un altro (pensate in questo momento a
voi stessi e vedrete che....). Bene, sono questi i fatti che cerchiamo nei pochi minuti - quattro o
cinque - di esame.
Quando il nostro amico ha terminato il suo esame, la guida gli si siede accanto e gli suggerisce
di effettuare un relax esterno. Perch un relax esterno? Perch se alle tensioni interne che il suo
problema gli procura, si sommano anche quelle muscolari (e le une generano le altre), il soggetto
potrebbe rimanere con la mandibola bloccata e non riuscire a raccontare il suo problema. Se il
soggetto non conosce la tecnica del relax, sar necessario spiegargliela rapidamente ed accertarsi
poi che sia in grado di metterla in pratica. Se il soggetto non riuscisse a rilassarsi ma rimanesse
teso, non daremmo seguito alla catarsi perch non ci sarebbero le condizioni adeguate.
In questo caso, suggeriremmo di nuovo al soggetto di rilassarsi; se continuasse a rimanere teso,
noi, che osserviamo il suo stato, gli diremmo ancora una volta di rilassarsi. Quando finalmente ci
riuscir, potremo iniziare a parlare.
Si tratta, come vedete, di procedimenti molto semplici, ai quali per bisogna prestare molta
attenzione per non commettere errori.
Dunque, abbiamo detto che la guida si siede accanto al soggetto che si rilassa adeguatamente; a
questo punto la guida comincia a rivolgersi al soggetto. Questi credeva di dover iniziare la seduta
raccontando i propri problemi: risulta invece che la guida comincia a lanciargli delle parole a caso,
chiedendogli di rispondere a ciascuna di esse con un'altra. Come potete vedere, in tal modo la
comunicazione si stabilisce subito; questo procedimento ben diverso da quello in cui si chiede
subito al soggetto di tirare fuori i propri problemi.

217

La guida, dunque, rivolge al soggetto parole a caso alle quali il soggetto risponde anchegli con
parole a caso (voi sapete bene che niente di tutto questo risulta casuale.... ma in ogni modo
esprimiamoci cos). Tra le tante parole lanciate, che riguardano oggetti neutri, la guida trova il
modo di intercalare quelle che noi chiamiamo parole-chiave; si tratta di parole che provocano
commozione al soggetto quando questi risponde. Per esempio, il soggetto differisce la risposta,
oppure cambia notevolmente il tono di voce, oppure si sente turbato.... sono molti i modi di
rispondere caratteristici di uno stato di commozione. E come facciamo a sapere quali sono la parole
che provocano commozione ? Non affatto difficile: sono sempre quelle che si riferiscono ai tre
temi - sesso, denaro e immagine di s - che abbiamo citato prima.
Dunque quando useremo parole collegate a tali temi, il soggetto sperimenter commozione. A
questo punto non lanceremo pi soltanto una parola ma due, e lui ci risponder con altre due; poi
gli rivolgeremo delle frasi, a cui anche lui risponder con delle frasi, e cos via. Ci saranno dunque
parole-chiave e frasi-chiave. Il soggetto, che in stato di rilassamento (stato che sempre gli
rammentiamo), sperimenter con molta nitidezza che il suo corpo si tende ogni qual volta gli arriva
uno stimolo che in rapporto con il suo sistema di tensioni. Se il soggetto fosse teso, non si
accorgerebbe di niente, ma dal momento che rilassato, il fenomeno risulter molto evidente.
Pertanto, sia la guida sia il soggetto che registra le tensioni prodotte dagli stimoli verbali, si
rendono conto di quanto accade.
Quando il soggetto si sentir colpito da una frase, passeremo molto tranquillamente e
amabilmente a chiedergli di spiegarci qualcosa di pi su quel punto, di dirci che problema gli si
presenta, di esprimersi. Se lui non lo far, retrocederemo e gli lanceremo un'altra frase-chiave.
Dunque chiederemo al soggetto di raccontare ci che gli accade; e se lui non ci riuscir,
retrocederemo rendendogli le cose facili, perch, come voi sapete, il nostro intento di facilitare
l'apertura delle sue vie di comunicazione.
Facilitandogli le cose, il nostro amico, se veramente desidera portare avanti questo lavoro,
finir per comunicare i suoi reali problemi o quelli che egli crede siano i suoi reali problemi (il che
lo stesso) anche se si tratta di una persona molto chiusa.
Nella misura in cui il soggetto si esprime di pi, la guida interviene di meno. Considerando la
catarsi come un processo, osserverete che all'inizio la guida risulta molto attiva. Ma essa, in ogni
caso, cercher di far s che il soggetto si esprima ed effettui la catarsi; pertanto, man mano che il
processo avanza, la guida parteciper sempre meno. Questa idea non difficile da cogliere.
Sapete che le vere scariche catartiche sono accompagnate da concomitanze fisiche; a volte per
un soggetto pu sperimentare un alleggerimento delle proprie tensioni interne per il solo fatto di
comunicare le cose di cui credeva impossibile poter parlare; in tal caso va bene cos: questa
evidentemente la sua forma di effettuare la catarsi. Altre persone, invece, manifestano
concomitanze fisiche pi vistose.
La catarsi si conclude quando il soggetto lo desidera o quando si sono verificate scariche
evidenti. Vi sono persone che presentano tensioni tanto forti da non riuscire a distendersi neppure

218

con questi procedimenti di aiuto tanto persuasivi. Con esse, allora, faremo non una riunione ma
due, o tutte quelle necessarie perch possano lasciarsi andare, perch possano aprirsi.
Con questo concludiamo il punto relativo alla catarsi. Come sapete esistono numerose altre
forme di catarsi, otre a quella descritta, ma proprio su di essa che abbiamo lavorato intensamente
in questi giorni.
Dobbiamo, per, aggiungere qualcosaltro che non riguarda propriamente la catarsi in s ma
un procedimento molto semplice che chiamiamo sondaggio catartico.
Si tratta di un procedimento facile, applicabile in qualsiasi circostanza quotidiana, che non
richiede l'esame interno n il rilassamento. E un sondaggio, cio un tentativo di individuare dei
problemi, che consiste in questo: il soggetto risponde rapidamente alle parole - tra cui sono
intercalate parole-chiave - che la guida gli indirizza; questo colloquio pu essere portato avanti in
un posto qualunque, per esempio camminando per strada o stando seduti in un caff. Dunque, in
una qualsiasi circostanza quotidiana, la guida comincia a lanciare parole con le quali il soggetto
crea delle associazioni (questo procedimento veniva chiamato dai vecchi psicologi associazioni
libere). In questo dialogo un po strano, la guida introdurr, intercalate tra le altre, parole-chiave
che provocheranno commozione nel soggetto; questi, allora comincer a differire le risposte e ad
alterarsi. Cos, in modo molto semplice, potranno essere individuati i problemi del soggetto, al
quale verr poi chiesto di dilungarsi di pi su quelle parole o frasi che gli hanno provocato
commozione. La guida girer sempre intorno ai tre problemi fondamentali che abbiamo citato
all'inizio.
Anche questo rapporto molto semplice di tipo catartico si conclude con una scarica da parte del
soggetto. La situazione che abbiamo descritto si presenta normalmente nella vita quotidiana
quando, per esempio, due amici si incontrano per raccontarsi i loro problemi. Essi non sanno molto
bene che cosa fanno, ma in ogni caso lo fanno. Noi facciamo la stessa cosa ma un po pi
tecnicamente.
Chiamiamo questo procedimento sondaggio catartico perch non richiede condizioni speciali e
risulta rapido ed immediato.
Passiamo ora al problema delle trasferenze.
A che servono le trasferenze? La funzione fondamentale delle trasferenze quella di
disarticolare i climi fissati che costituiscono dei fattori di contraddizione e quindi di sofferenza.
Quali persone possono lavorare in trasferenza ? Quelle che conoscono il tema. Pertanto una
persona che non conosca il tema in profondit non potr lavorare n come guida n come soggetto.
Sarebbe dunque molto strano se lavorassimo in trasferenza con persone che non si dedicano al
nostro lavoro interno.

219

Che cosa facciamo prima di dare inizio alla trasferenza ? Per prima cosa chiediamo al
soggetto: perch vuoi farla ? Sapete molto bene che ci sono numerose persone, probabilmente una
buona maggioranza di quelle che lavorano con noi, che non presentano problemi gravi; i loro
problemi sono piccoli. Se le cose stanno cos, risulta importante che la guida non tenti di
trasmettere i propri problemi al soggetto. Quando lavorate con persone che non hanno problemi
seri, perch cercarli dove non ci sono?
E` chiaro che quando stiamo apprendendo le tecniche di trasferenza la situazione risulta diversa:
si intende che vogliamo metterle in pratica per comprenderne il funzionamento. Quando per
qualcuno vuole fare una trasferenza, gli dobbiamo chiedere perch la vuole fare. Pu darsi che
questo qualcuno non presenti problemi gravi, ma piccoli problemi, che riguardano i rapporti sociali,
questioni familiari e altre cose del genere le quali, come sapete, non costituiscono delle serie
perturbazioni psicologiche.
Dunque, parliamo gentilmente con il nostro amico e gli domandiamo perch vuole fare la
trasferenza; pu darsi che a questo punto egli stesso si chieda per la prima volta perch la voglia
fare e scopra che non ne ha bisogno. Se fosse cos, noi potremmo continuare per la nostra strada.
Nel caso in cui il soggetto fornisca ragioni valide, avremo bisogno di alcuni dati molto generali
riguardanti la sua biografia, e perci glieli chiederemo. Ci sar di grande aiuto raccogliere
velocemente una certa massa di informazioni sulla vita del soggetto, sapere a grandi linee che cosa
gli successo; cercheremo nella biografia soprattutto le cose terribili..... non vero? Quelle che
possono averlo turbato. E chiaro che ci comportiamo cos perch vogliamo disarticolare i climi
che gli creano problemi.
Noi, di solito, quando parliamo con gli altri, non cerchiamo di mettere in evidenza i loro climi
negativi; questo aspetto non ci interessa. Certe persone hanno la tendenza a cercare gli aspetti
negativi degli altri. Ma questa non la nostra linea di lavoro. Noi tentiamo, invece, di individuare
gli aspetti positivi degli individui, le loro possibilit di sviluppo, in modo che possano sfruttarle nel
modo migliore possibile.
Ma ora stiamo parlando di una tecnica che serve proprio a disarticolare gli aspetti negativi, a
dissolvere i climi fissati, i climi oppressivi. E solo per questo che ci preoccupiamo di cercare gli
aspetti negativi delle persone. Dobbiamo per avere ben chiaro che questa non la tendenza
normale del nostro lavoro. A noi non interessa molto immischiarci nei problemi degli altri, non
vero? A noi interessa invece vedere qual l'aspetto positivo che essi possiedono in nuce, in germe,
e che pu essere sviluppato. Questo il tipo di rapporto che noi cerchiamo sempre di stabilire.
E chiaro, dunque, che la forte carica climatica delle trasferenze non dovr rimanerci attaccata e
che la ricerca degli aspetti negativi degli altri, che nelle trasferenze necessaria, non dovr
trasformarsi in una tendenza generale. Sappiamo quello che stiamo facendo: quando utilizziamo la
trasferenza andiamo dritti ai problemi negativi perch essi bloccano lo sviluppo di una persona. Ma
nei nostri rapporti quotidiani e specialmente in quelli con la gente del "Lavoro", non cercheremo
mai gli aspetti negativi, ma piuttosto i germi positivi che possono essere sviluppati in un modo
interessante. Questo punto deve risultare chiaro; si tratta di un atteggiamento abbastanza "igienico"

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che permette di comprendere lo spirito delle relazioni che si danno all'interno del nostro lavoro.
Non vero?
Comprendete bene che se accadesse il contrario, noi tutti saremmo presi da forti cariche
climatiche e tenderemmo a cercare negli altri i nostri problemi. Ma le cose non stanno cos e
l'eccezione data dal caso particolare della trasferenza.
Non mi sembra ozioso conversare su questo tema perch esso ci mostra l'atteggiamento, la
tendenza, il senso con cui ci muoviamo e inoltre qual l'obiettivo della trasferenza.
Abbiamo dunque chiesto al nostro amico di spiegarci a grandi linee quali sono i periodi della
sua vita in cui crede che esistano problemi. Che facciamo a questo punto? Il nostro amico si seder
e noi ci sederemo al suo fianco; egli applicher la tecnica del relax che conoscer perfettamente e
che lo dovr portare ad un rilassamento periferico profondo. E necessario che raggiunga uno stato
di rilassamento totale, il pi profondo possibile per lui. Ricordate che non stiamo parlando di
estranei, ma di persone che conoscono bene queste tecniche. Non potremo iniziare la trasferenza se
il nostro amico non si sar completamente rilassato. Gli daremo tutto il tempo necessario perch ci
riesca, visto che in questi lavori non dobbiamo aver fretta.
Che facciamo se il nostro amico non riesce a collocarsi in uno stato adeguato di rilassamento
nonostante conosca bene la tecnica ? Che facciamo se oppone resistenza al processo trasferenziale?
E molto facile: se non pu lasciarsi andare significa che ha delle forti resistenze. Se le cose stanno
cos, cercheremo di provocare delle aperture catartiche.
Non si effettuer quindi una trasferenza ma una catarsi. Se il nostro amico non riuscisse a
lasciarsi andare a sufficienza, noi non dovremmo forzarlo perch non sarebbe in condizioni di
effettuare la trasferenza. Se lo forzassimo, la trasferenza riuscirebbe male.
Dunque, se osserviamo che il nostro amico possiede forti resistenze nei confronti del lavoro
trasferenziale, cercheremo di aprirci la strada per mezzo di una catarsi, che in tale situazione potr
avere un effetto liberatorio. Pu darsi che i suoi climi siano tanto forti e avvolgenti da generare in
lui tutto un sistema di tensioni. Non potremo far niente se presente un simile sistema di tensioni.
Dovremo aspettare che questa sorta di infiammazione diminuisca un po per poter intervenire. Non
cos ? E la facciamo abbassare provocando una catarsi.
La prima trasferenza semplicemente una trasferenza di contatto. Pertanto n il soggetto n la
guida debbono attendersi risultati straordinari. L'obiettivo della prima trasferenza , in primo luogo,
quello di rendere duttile il rapporto tra i due e di alimentare un clima di confidenza; in secondo
luogo, quello di permettere alla guida di individuare i problemi del soggetto, e in terzo luogo
quello di chiarire al soggetto stesso quali sono i suoi problemi. Considerate che se stiamo
esplorando il soggetto in profondit solo per individuare i suoi problemi; dopo averlo fatto,
ritorneremo rapidamente in superficie per cercare l'equipaggiamento opportuno. Ma questo lavoro
verr fatto rapidamente. Dunque la prima trasferenza di contatto non produce risultati straordinari e
questo non neppure il suo obiettivo.

221

Come riusciremo a sapere quali sono i problemi del nostro amico nel corso di questa specie di
sondaggio in profondit? Ci riusciremo usando un metodo molto facile, che consiste nel cercare le
resistenze. Questo l'unico metodo che adottiamo. Avendo gi studiato in precedenza le diverse
forme trasferenziali, e cio la trasferenza di clima e quella di immagine, sapremo se sar opportuno
lavorare con climi o con immagini.
Se lavoreremo con climi, la tecnica da adottare sar una sola. Se invece lavoreremo con
immagini, potremo indurre nel soggetto salite, discese, trasformazioni, espansioni, riduzioni,
variazioni di grandezza nella prospettiva dello spazio di rappresentazione, ecc. Grazie a questo,
potremo determinare quale tipo di mobilizzazione di immagine causa resistenze nel soggetto.
Vi sono alcuni che, in immagine, possono facilmente salire, scendere, correre e ballare, ma che
presentano seri problemi, per esempio a vestirsi in un altro modo o pi in generale a cambiare il
proprio aspetto o quello delle cose, oppure ad andare avanti o indietro liberamente in linea retta,
ecc. Persone a cui risulta problematico fare questo tipo di operazioni con le immagini, possono
magari salire e scendere facilmente; in un certo senso esse non fanno altro che ripetere i registri
corporali della loro cenestesia interna.
Le persone che non riescono a spostare le immagini in senso orizzontale, che rimangono chiuse
in una stanza, che non possono andare n avanti n indietro, ecc., ci indicano qual la loro
resistenza. Quelle che presentano resistenze ad espandersi o a contrarsi, ripetono con questa
difficolt nell'immagine, i loro registri cenestesici di espansione e contrazione polmonare.
Come sapete, la trasferenza di immagini ammette al suo interno numerose varianti. E chiaro che
noi non cercheremo di applicarne una specifica. Nella realt per succede che ciascuno di noi,
quando opera come guida, cerca una di queste varianti, rispondendo cos ai propri meccanismi
interni ai quali nessuno pu sfuggire. Se io sono convinto che le espansioni hanno effettivamente
un grande effetto liberatorio, tender a fare soprattutto espansioni con i miei soggetti. E se agisco
cos, perch io, come guida, sono capace di captare l'importanza di questo tipo di problema. Se,
invece, tendo a far effettuare ai miei soggetti ascese e discese, perch cos registro una quantit di
sensazioni e di spostamenti che probabilmente sono interessanti per me.
Dunque, non dobbiamo preoccuparci molto di questo problema perch ciascuno di noi,
inevitabilmente, ha la tendenza ad adottare una tecnica specifica. Questa una legge. Ma
nonostante ci, converrete con me che sar bene sperimentare tutte le tecniche per determinare
dove il nostro soggetto presenta problemi, dove presenta resistenze. Operando in questo modo, sia
noi che lui sapremo dove effettivamente si trovano le resistenze e quindi, nelle trasferenze
successive, andremo direttamente al problema. L'idea semplice. Tutto questo riguarda il caso in
cui facessimo un lavoro con le immagini, durante la trasferenza di contatto,.
Ma considerate ora questo caso: una persona vuole fare una trasferenza e, spiegandoci i motivi
di questo suo desiderio, ci dice, per esempio, che il suo un problema serio perch ha la sensazione
di non riuscire a fare niente o di fare male qualunque cosa intraprenda, oppure che ha la sensazione
che il suo futuro sar in ogni caso tragico o che la sua vita sia senza senso, bloccata, senza uscita. In

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breve, considerate che vi racconti una delle tante varianti offerte dal cinema o dalla televisione su
questo tema.
Un simile clima diffuso, generalizzato, che non si riferisce ad una situazione precisa, ci presenta
un caso molto differente da quello in cui il soggetto dice: "il mio conflitto questo, la mia
situazione quest'altra, qui sta il problema che non riesco a risolvere". In questo caso il soggetto ci
espone la sua situazione quasi con immagini; egli crede di aver localizzato il proprio problema. Se
le cose stanno cos, entriamo nella trasferenza di contatto e andiamo subito alle immagini. Ma
nell'altro caso, quello in cui il soggetto preso, senza sapere il perch, da un clima diffuso, generico
ed oppressivo, dovremo normalmente usare la tecnica che chiamiamo dei climi.
Dunque, potete comprovare che gi nella trasferenza di contatto il soggetto ci indica in quale
direzione dobbiamo indirizzare la ricerca. Se il soggetto, appena iniziati i primi passi della
trasferenza, ci parlasse di un clima generale e diffuso, noi gli chiederemmo di descriverci la
sensazione che sta sperimentando. Allora lui ci racconter, in modo evidentemente poco preciso, i
registri che sperimenta; a questo punto, gli chiederemo di rinforzare il pi possibile le sue
sensazioni, per poterle osservare meglio. In alcuni casi il soggetto ci riuscir, in altri, no. Dato che
si trova ancora in veglia, ed in veglia non si possono effettuare molte operazioni trasferenziali, noi
gli chiederemo di ricordare in quali momenti della sua vita ha sperimentato quel clima con maggior
forza. Se il soggetto si sforzer un po, ricorder che esistono situazioni in cui l'ha sentito con
maggiore intensit.
Pertanto, cercheremo questo famoso clima in diversi momenti della sua biografia, e lo
cercheremo fino a quando troveremo una situazione sufficientemente interessante in cui il clima si
rafforza e che provoca alterazione nel soggetto che la racconta. Il soggetto ora commosso, e con
questo ci fornisce l'indicatore che si collocato, con il clima, in un momento biografico importante.
Ora non ci sta soltanto dicendo che prova un clima di disperazione, ma che cinque anni prima, per
esempio, tale clima si manifestato con grande forza. Dato che lui commosso, noi ci rendiamo
conto che in quel momento biografico esiste un problema.
Considerate che ci siamo orientati per mezzo di un clima diffuso, generale, di cui non
comprendevamo l'immagine; poi abbiamo cercato di trovare l'immagine che corrispondesse meglio
al clima, o meglio, il sistema di immagini che lo rinforzasse. Dopo aver fatto tutto questo, ci
poniamo a lavorare sul sistema di immagini a cui il clima risulta aderito.
Siccome non credete nella legge di causa-effetto, non vi porrete domande del tipo: Qual la
causa che ha prodotto quel clima? E poi, dove cercare una tale causa? Forse nella biografia del
soggetto o addirittura prima della sua nascita ? Forse il soggetto ha avuto qualche problema prima
di nascere per cui..... Voi sapete bene che questo non il modo di vedere le cose; voi non lavorate
cos, ma cercate di ottenere dei registri.
Il vostro modo di procedere molto diverso: non cercate le cause, non uscite dal tema;
continuate ad occuparvi del problema che il soggetto vi ha presentato. Non vi interessate daltro e
non modificate le intenzioni del soggetto. Questi viene da voi e vi dice: "Ho questo problema". Voi
rispondete: "Vediamo di che si tratta". All'inizio non capite bene quale sia il clima di cui vi parla,

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per cui tentate di capire meglio. Come? Cercando delle immagini grazie alle quali il clima risalti
maggiormente. Se tali immagini si riferiscono ad un certo momento della biografia del soggetto,
vi risulter pi facile comprendere il clima. Cos facendo, non vi preoccupate di trovare le cause del
clima, ma di comprenderlo meglio cercando le immagini in cui esso si manifesta con maggiore
forza.
Qual il vostro obiettivo ? Comprendere le cause del clima o eliminare i blocchi emotivi e le
fissazioni presenti nel soggetto? Il vostro obiettivo sbloccare il clima e non formulare ipotesi sulle
cause della sua fissazione: quest'ultimo metodo rappresenta un pezzo da museo. A noi interessa
raggiungere il nostro obiettivo che il clima, per cui chiediamo: "Dove si trova il clima?" - "In
questa situazione." - "Riesci a visualizzarla bene." - "S, questa la situazione." - "Allora
cerchiamo di disarticolarla". Il nostro obiettivo questo, tutto il resto risulta fuori tema, come
potete facilmente comprendere.
A questo punto, il nostro amico si trova in una situazione in cui il clima diventato evidente; il
clima forte e viene reso ancora pi forte. Noi possiamo osservare dallesterno le concomitanze
fisiche che lo accompagnano. Il soggetto l, preso dal suo clima.
Ora gli chiediamo di descriverci le immagini che visualizza, di parlarci delle persone e delle
situazioni che gli appaiono. Quindi gli suggeriamo di modificare tali persone e tali situazioni. Lo
preghiamo di far entrare nella scena un'altra persona, e poi un'altra ancora, di modificare, per
esempio, la forma della stanza in cui la scena si svolge; lo preghiamo di togliere dalla situazione
alcune componenti. Trasformare l'aspetto compositivo di una situazione significa operare anche sul
clima che laccompagna.
A questo punto osserviamo linsorgere di fortissime resistenze. Risulta che il clima si attenua se
togliamo dalla scena un determinato oggetto; se invece ne togliamo un altro, la sua intensit non
varia. Attraverso operazioni di questo tipo possiamo arrivare a prescindere da ci che non
necessario e restare con ci che veramente motiva il clima. Dunque, siamo in presenza di un clima,
in una scena formata da diverse componenti: possiamo aggiungerne di nuove o toglierne di altre,
osservando quali resistenze si presentano quando effettuiamo tali operazioni. In questo modo
rimaniamo sempre in tema; in seguito cercheremo di trasferire il clima utilizzando delle immagini.
Ora inseriamo un'altra persona nella situazione descritta dal soggetto; poi chiediamo a
questultimo di provare per essa lo stesso clima di prima. La cosa gli costa, gli risulta artificiale, la
sente come unoperazione che costretto a fare ma che in realt non gli risuona internamente. In
questo caso, cercheremo un'altra persona e poi unaltra ancora fino a che il soggetto non sentir di
poter effettivamente spostare il clima su di essa. Dovremo collocare sempre una situazione simile a
quella da cui partiamo, perch ci basiamo sullanalogia e sulla contiguit; non collocheremo al
posto della precedente una cosa completamente discordante, che non abbia niente a che vedere con
essa e che disorienti il soggetto, perch se agiremo in questo modo si verificher un rimbalzo di
livelli di coscienza ed il soggetto risalir alla veglia. Cercheremo cose simili, analoghe, contigue a
quelle che appaiono nell'immagine e le collocheremo di lato, in modo da trasferire, da togliere
fissit al clima che risulta strettamente legato ad una determinata immagine. (Considerate che il
clima si presenta nella vita quotidiana invadendo la coscienza del soggetto il quale non riuscir a

224

visualizzare le immagini che lo accompagnano; da parte loro, queste immagini potranno risvegliare
nella memoria altre immagini per contiguit e analogia, le quali indurranno nuovamente il clima
oppressivo, che continuer cos a perturbare il normale processo del soggetto).
Pertanto, operiamo sul clima cercando di trasferirne la carica da un'immagine all'altra per
contiguit ed analogia; proprio questo il tipo di lavoro che chiamiamo "trasferenza di clima".
Diverso il metodo di lavoro che consiste nelleffettuare trasformazioni, espansioni, ecc.,
metodo che opera fondamentalmente con immagini. Le trasferenze di immagini sono molto diverse
da quelle di clima che abbiamo appena spiegato ed il cui punto di riferimento risulta essere appunto
il clima. L'immagine, in questo caso, viene dopo. Nel caso che ora analizziamo, invece, si cerca
l'immagine, che viene fatta espandere, ridurre, spostare avanti e indietro, ecc.
In sintesi, quando parliamo di trasferenza di immagine, ci riferiamo alla tecnica in cui ci si
preoccupa direttamente dell'immagine, che si cercher di spostare in vari modi, studiando le
difficolt che si presentano alleffettuare tali spostamenti. Quando invece parliamo di trasferenza di
clima ci riferiamo alla tecnica in cui ci si dirige immediatamente verso un clima indefinito del quale
poi si cercheranno le immagini che lo accompagnano.
A questo punto conosciamo l'obiettivo delle trasferenze; sappiamo con quali persone possiamo
lavorare; sappiamo che prima di iniziare dobbiamo chiedere al soggetto le ragioni per cui crede che
la trasferenza potr risultargli utile; sappiamo che a questo punto il soggetto dovr fornirci alcuni
dati biografici generali che ci permetteranno di orientarci; che ci spiegher, inoltre, se il suo un
problema di tipo diffuso, generale, climatico o se si tratta di un problema preciso, avente una
direzione determinata. Con queste spiegazioni egli ci indicher gi quale sistema di tecniche
dovremo adottare.
Successivamente, prepareremo il soggetto con un relax profondo che egli dovr essere in grado
di effettuare adeguatamente. Abbiamo anche detto che se il soggetto non riuscisse a rilassarsi
nonostante questa preparazione, cercheremmo di indurre una catarsi che avr l'effetto di
alleggerire le sue tensioni, permettendoci cos di tentare una nuova trasferenza in un'altra seduta.
Cominceremo il processo trasferenziale con una seduta di contatto, durante la quale
effettueremo alcuni sondaggi interni. Per dare mobilit ai climi o alle immagini, useremo sempre,
come criterio, quello di orientarci grazie alle resistenze mostrate dal soggetto. A noi interessa che il
soggetto possa dare via libera alle proprie immagini. Ma quando introduciamo un certo
procedimento, le immagini trovano resistenza al seguirlo. Noi prendiamo nota di tali resistenze.
Possiamo cos determinare se al soggetto risulta problematico spostare le immagini oppure
trasformarle, ecc. Dunque, prendiamo nota delle resistenze, ed esse ci serviranno da orientamento;
anche il soggetto si orienter alla stessa maniera.
A questo punto dobbiamo procedere con molta cautela, perch ci si presenta una difficolt seria,
quella della mescolanza tra i contenuti della guida e quelli del soggetto. Le guide subiscono quasi
sempre linfluenza dei contenuti dei loro soggetti; analogamente, le guide inducono quasi sempre i
propri climi nei loro soggetti.

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Per la natura stessa di questo lavoro, il soggetto dovr trovarsi nel livello di dormiveglia attivo,
mentre la guida in quello di veglia; ma la guida, anche se creder di trovarsi in un corretto
atteggiamento di veglia, dovr in qualche modo rappresentare gli spostamenti effettuati dal
soggetto; pertanto, se far bene attenzione, si render conto del fatto che le appariranno i registri di
certe immagini, di certi contenuti che potranno commuoverla. La guida non possiede uno scudo
adeguato per proteggersi dai contenuti che le giungono e che possono coinvolgerla nonostante stia
razionalizzando. Tuttavia, se vero che la guida viene coinvolta dai contenuti del soggetto, anche
vero che essa pu coinvolgere il soggetto nei propri. Si tratta di un fenomeno che si retroalimenta.
In altre occasioni abbiamo suggerito di sospendere le attivit a chi abbia lavorato per lungo
tempo in trasferenza anche solo come guida. Questo perch le guide finiscono per sperimentare uno
strano clima mentale dopo aver lavorato a lungo. Non parliamo di cinque, di sei, di una dozzina di
trasferenze, ma di mesi di lavoro.
Esistono vari indicatori di questa situazione di stranezza: la guida comincia ad attribuire alle
persone con cui in rapporto intenzioni che esse non hanno; oppure a sentirsi osservata; in casi
limite, ad attribuire intenzioni agli oggetti. Ma questo gi un caso estremo. Dunque, esistono
indicatori, che abbiamo descritto con pi precisione in un altro momento, i quali permettono alla
guida di rendersi conto del fatto che il suo clima interno sta diventando strano. Lalterazione del
clima delle guide dovuto alla reiterazione del lavoro trasferenziale indica che il clima del soggetto
esercita un'influenza sulle guide stesse in ogni seduta. Altrimenti come si potrebbe spiegare il fatto
che il clima delle guide diventa strano dopo molto lavoro? Anche con una sola seduta, il clima del
soggetto esercita uninfluenza sulla guida, per quanto questa creda di essere razionale. Tutto ci
risulta inevitabile.
Voi sapete che bisogna distinguere tra livelli e stati di coscienza. Ci si pu trovare nel livello di
veglia, ma in uno stato alterato: si possono, per esempio, effettuare operazioni matematiche
coerenti, ma in modo meccanico.
Non pensiate che basti effettuare alcune operazioni di tipo vigilico per trovarsi in veglia: il
livello di coscienza sar pure di veglia, ma nonostante questo lo stato interno potr risultare alterato
a causa di determinati climi e di determinati contenuti. Per noi non sufficiente che una persona si
trovi in veglia, anche necessario che il suo stato risulti adeguato.
Considerate, per esempio, un caso che si presenta con frequenza nelle relazioni interpersonali:
supponete che qualcuno stia spiegando ad altri l'ideologia a cui aderisce. Il nostro soggetto si trova
in veglia e spiega razionalmente la sua ideologia; ma ecco che nelle sue operazioni razionali
compaiono connotazioni climatiche e contenuti che rendono le sue spiegazioni eccessivamente
enfatiche. Comprendete questo esempio? Si tratta di uno stato di veglia alterato.
Quindi, tornando alla trasferenza, il fatto che la guida si trovi in veglia non garantisce che tale
veglia risulti regolare, equilibrata; la guida pu trovarsi in veglia perch sta conducendo il soggetto
in dormiveglia, ma pu trattarsi di una veglia alterata. E un punto, questo, facile da comprendere.

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E possibile osservare come numerose persone, pur essendo in grado di rispondere a determinati
temi in modo meccanico senza sbagliare, saltino spesso di piano e si commuovano appena capita
loro uno scontro, un ostacolo, in un determinato piano. Avete mai osservato questo fenomeno? Tali
persone si trovano, s, in veglia, ma in uno stato alterato.
Questo un fatto estremamente interessante; e noi, durante il nostro lavoro, non ci
preoccuperemo solo di raggiungere livelli di coscienza superiori a quello vigilico, ma anche di
regolarizzare, equilibrare, normalizzare gli stati esistenti in tale livello. Per noi non risulta
sufficiente trovarsi in veglia. Abbiamo studiato molto questo punto nel momento opportuno e non
dobbiamo dimenticarlo.
Per raggiungere livelli di coscienza pi interessanti della veglia, possiamo partire sia da una
veglia normale che da una alterata. A noi interessa partire da un livello di veglia i cui stati siano
piacevoli, internamente coerenti e non alterati; e ci interessa qualcosa di pi del livello di veglia.
Tornando al nostro tema, diciamo in sintesi che la guida, pur trovandosi in veglia, risentir
sicuramente dell'influenza dei climi del soggetto; essa pertanto si trover in uno stato alterato della
veglia: si commuover facilmente per i contenuti del soggetto. In questo tipo di lavoro, tale fatto
risulta inevitabile e non dobbiamo preoccuparcene. Ma dobbiamo essere cauti e cercare di non
commettere errori di procedimento che potrebbero insorgere per il fatto che il nostro stato interno di
guide risulter un po strano.
Come ricorderete, prima abbiamo detto che la guida deve orientarsi grazie alle resistenze
presentate dal soggetto senza indurre in lui i propri contenuti. Se le cose stanno cos, come mai a
certe guide sorge l'idea di far passare il soggetto per determinati luoghi? Questa un'idea che salta
in mente alla guida, non al soggetto.
Mettiamoci bene d'accordo su questo punto. I dati forniti dal soggetto, che costituiscono la
nostra sola base, indicano soltanto se questi presenta resistenze o meno nello spostare limmagine
in determinati modi. Stando cos le cose, da dove viene alle guide l'idea di far passare il soggetto
per determinati luoghi interni o di far loro vedere determinati oggetti? Questa scelta viene dalla
guida e non dalle resistenze mostrate dal soggetto. Quando le guide si comportano cos perch
pensano: Noi possediamo un piano dello psichismo sulla base del quale cercheremo di far
effettuare al nostro soggetto determinati percorsi interni. Esse immaginano che esista un piano
esatto dello psichismo. Ma le cose non stanno affatto cos; se fate bene attenzione, comprenderete
che vero il contrario. Voi sapete da cosa derivano i piani dello psichismo, che vengono chiamiati
"macchine" nel nostro linguaggio. Le macchine, che sono una sorta di piani di transito dello
psichismo, non provengono dalla stratosfera, come ben sapete, ma dai registri cenestesici di
numerosi soggetti; questi registri, dopo essere stati elaborati in base a determinate procedure,
vengono formalizzati, cio organizzati secondo una certa forma.
Tali registri interni cenestesici risultano essere pi o meno irregolari, in quanto corrispondono in
modo pi o meno fedele allo schermo di rappresentazione del soggetto, schermo che a sua volta
riflette il corpo. Per comprendere questo punto, considerate il seguente disegno che mi hanno
presentato:

227

L u c e n e lla s f e ra - p re n d i c o n le m a n i
a l p e tto e d is trib u ire V o g lio s a lire a n c o ra d i p i
v ie n e c o n n o i

O g g e tt o - lu c e
p e tt o - v is o
te m p io g re c o
b ia n c o - lu c e

d is trib u is c e lu c e
rin c h iu s o
le n z u o lo - o p re s s io n e

ta v o lo

g a lle ria - b u io - lu c e

c ane
c a te n e

f o re s ta - b u io

U o m o - s to p - u n a lt ro ra t to

v e lo c e

S p a z io - s ia m o c re s c iu ti - d e n s o
c a ld o

S a lita - d e n s it a
fu o c o

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u s c ire v ia - liq u id o
f o rz a

(In questa figura si pu notare un'accentuazione della zona alta del corpo, un allungamento verso
i piedi; la zona della vita, della cintura, viene come insinuata, ecc.). Questo percorso interno,
trasformato in un disegno, in un piano, stato effettuato dal soggetto senza suggerimenti da parte
della guida; quest'ultima, infatti, si era limitata ad invitarlo a scendere, cercando di determinare se
mostrasse o meno resistenze nel muoversi in tale direzione. In seguito, il soggetto salito, passando
per la parte alta di questo percorso. Poi, quando tornato alla veglia lo ha disegnato. Da dove
credete che provenga questo piano dello psichismo? Dai registri interni del soggetto, dal suo
infracorpo.
Allora, se comprendete che i piani dello psichismo come questo derivano da un percorso
interno, non vi sar difficile comprendere come alcuni studiosi di questi tematiche abbiano finito
per dare simmetria e geometricit ai loro percorsi interni allo scopo di studiarli meglio. Per far
questo, hanno dovuto stirarne alcune parti e semplificarne altre. Da lavori di questo genere
derivata quella "macchina" che noi chiamiamo Albero. Alcune persone, che si occupavano di queste
tematiche e che avevano cercato di studiare e di comprendere meglio i propri registri, hanno
derivato da essi l'Albero. In alto hanno collocato una corona, chiamata appunto Kether. E dove pu
poggiare una corona se non su una testa?.... e cos di seguito. Essi hanno anche collocato il pianeta
che chiamavano Sole a livello del plesso solare. E dove credete che avrebbero potuto collocarlo? E
dove hanno collocato le altre cose di cui parlavano, come la "vitalit" ed il sesso, se non nei livelli
ad essi corrispondenti ?
Considerate il procedimento seguito da quegli antichi studiosi che venivano chiamati astrologhi
e che erano poi gli psicologi della loro epoca. Prendendo in esame il corpo umano, essi collocarono
il Toro con tutta la sua forza nel collo, i Pesci nei piedi, il Cancro, con le sue chele dirette verso il
basso che seguivano la posizione dell'esofago e dei polmoni, nel petto; e cos di seguito per tutti gli
altri segni. Gli antichi astrologhi, per portare avanti questo lavoro, captavano i registri cenestesici e
stabilivano un'interessante equivalenza. Poi il loro lavoro, che era adeguato ai loro tempi, stato
interpretato in modo molto scorretto.
Noi conosciamo il tema dei registri cenestesici dell'infracorpo; sappiamo bene che a quest'ultimo
corrisponde un'immagine sullo schermo di rappresentazione. Allora, esaminando il percorso seguito
dal soggetto sul suo schermo, ci rendiamo conto del fatto che esso possiede una forma determinata
che potr in seguito essere elaborata in vari modi, per esempio, in termini geometrici o matematici.
Ma a questo punto non si tratter pi di un tracciato, di un percorso interno, ma di un'astrazione, di
uno schema, costruito a partire dai registri del soggetto.

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Dunque, se avete compreso il processo descritto, con quale legittimit collocherete un apparato
geometrico all'interno del vostro soggetto? Con che legittimit, se invece lo schema derivato da
registri cenestesici ai quali stata data una forma? Perch collocare una cosa derivata, morta, uno
scheletro, allinterno del soggetto? Questo non va bene; significa aver capito male.
Di che stiamo parlando? In primo luogo dell'invasione che la guida subisce da parte dei
contenuti del soggetto, ed in secondo luogo dell'invasione che la guida cerca di effettuare
all'interno dei contenuti del soggetto.
Ci riferiamo a questo secondo caso parlando dei piani dello psichismo. Non dobbiamo dunque
introdurre nel soggetto le nostre immagini; dobbiamo operare invece con molto rispetto. Quando il
soggetto comincer ad effettuare degli spostamenti interni, noi osserveremo dove si presentano le
resistenze; e comprenderemo che esiste un problema proprio dove esse si presentano. A questo
punto, noi che vogliamo aiutare il nostro soggetto, sappiamo che cosa dobbiamo fare: vincere tali
resistenze. Non dobbiamo introdurre schemi all'interno del soggetto, non vero?
Vi un'ultima questione molto importante; essa si riferisce alla sintesi a cui deve arrivare il
soggetto dopo aver effettuato la trasferenza. (A questo punto, come voi ben capite, abbiamo saltato
numerosi passi della trasferenza perch voi li conoscete bene, avendo lavorato su di essi). Dopo la
discussione in veglia al termine della trasferenza, chiediamo sempre al soggetto di fare un piccolo
lavoro, che potr durare anche cinque minuti, e che consiste nel descrivere e nell'interpretare le
difficolt che ha incontrato durante la trasferenza. Chiamiamo sintesi questo lavoro che dovr
essere coerente e breve. Se il nostro amico potesse aggiungere alla sintesi i registri fisici che ha
sperimentato, sarebbe meglio, perch essi costituiscono degli indicatori di grande importanza.
Dunque il nostro amico, dopo aver terminato la trasferenza e la discussione in veglia, dovrebbe
fare una breve sintesi delle difficolt, delle resistenze, che ha incontrato durante il lavoro, dei climi
che le hanno accompagnate e degli eventuali registri fisici; dovrebbe provare, inoltre, a dare una
breve interpretazione del perch successo tutto ci. Una sintesi di questo tipo ci risulta
interessante. Se essa non verr fatta, il soggetto avr la sensazione di qualcosa di non terminato, di
incompiuto; se al contrario la sintesi verr fatta, il soggetto sentir che un momento di processo si
concluso.
Se portiamo avanti un processo di varie trasferenze con un soggetto che non effettua la sintesi,
non potremo comparare le varie sedute e quindi determinare se ci sono state o no trasformazioni.
Quindi di estrema importanza che il soggetto effettui una sintesi della trasferenza al termine della
discussione in veglia.
In seguito ad un suggerimento tecnico dato da alcune persone, vi mostro ora un tipo di
presentazione della sintesi; si tratta di un disegno, che una delle tante tecniche che si possono
usate. Il soggetto ha disegnato quanto gli accaduto durante la trasferenza ed ha illustrato le
diverse parti del suo percorso con scene, registri di tensioni, problemi di climi, ecc. Guardando
ildisegno, la guida che ha condotto la trasferenza o una qualunque nuova guida, potr rendersi
conto immediatamente di che cosa successo al soggetto.

230

La presentazione della trasferenza sotto forma di disegno pu essere fatta con maggiore o
minore raffinatezza e professionalit. Ma non questo il punto importante. Si tratta di unottima
forma di rappresentazione e di un buon punto di riferimento in quanto mostra il piano reale e non
teorico del percorso del soggetto. E una splendida forma di sintesi che potr esserci di grande
aiuto. Sicuramente ne scoprirete ed elaborerete delle altre; ma gi questa risulta ottima.
Dunque, abbiamo detto che esiste una trasferenza di contatto che non permette grandi
avanzamenti ma che serve per determinare le resistenze pi forti. Abbiamo anche detto che sia
questa che le altre trasferenze terminano con una sintesi, la quale permette di confrontarle e quindi
di comprendere il processo globale.
Ora sorge un altro aspetto importante, quello dell'elaborazione post-trasferenziale. Che cosa
vogliono dire queste parole? Voi lo sapete perch ne avete descritto alcuni casi. In ogni modo, si
tratta di un lavoro interno che il soggetto registra e che si sviluppa in lui quasi automaticamente.
Consideriamo un soggetto che abbia portato avanti un buon lavoro trasferenziale e che sia
addirittura arrivato a toccare un nucleo di cariche climatiche fissato con forza, sperimentando
un'intensa commozione; questo nostro amico poi uscito dalla trasferenza, ha effettuato la
discussione in veglia, l'interpretazione e la sintesi, sempre in modo corretto.
Ma quando va a riposare, le sue immagini acquistano una grande velocit: interi pezzi della sua
vita gli appaiono sullo schermo di rappresentazione, a volte disordinatamente. Persino quando si
trova in veglia gli sorgono immagini dotate di grande forza; oppure comincia a riconsiderare molte
cose passate in modo nuovo. In dormiveglia le sue fantasie risultano fortemente attivate ed in sogno
gli appaiono immagini molto suggestive. Dunque il soggetto, dopo essere uscito dalla trasferenza,
registra che qualcosa continua ad agire in lui con forza; ed egli possiede degli indicatori, dei registri
di tale attivit.
Questo fatto non casuale, ma risponde ad un processo di rielaborazione effettuato dal soggetto
sulle proprie immagini, sui propri climi; si tratta in definitiva di un processo di riaccomodamento
delle cariche interne. C tutto un periodo di tempo in cui il soggetto registra una sorta di
rielaborazione di contenuti interni. La durata di questo periodo varia da persona a persona: ci sono
alcuni che in breve tempo integrano in maniera nuova i propri contenuti ed altri che lo fanno in un
tempo pi lungo.
Raccomandiamo al soggetto di non effettuare altri lavori trasferenziali nel periodo di
rielaborazione, per non interrompere lo svolgimento del processo. Lasciamo dunque che concluda
la sua elaborazione, che riordini i propri contenuti interni, che li strutturi in modo diverso, che
acquisisca una migliore prospettiva su di essi, insomma che li integri internamente. Una volta
portata a termine l'integrazione, potr passare ad altri lavori.
Ora non ci preoccuperemo molto di questo punto perch il nostro interesse di praticare e di
dominare le tecniche trasferenziali per poterle spiegare ad altre persone interessate a fare
altrettanto. Quindi qui non ci si presenteranno problemi di rielaborazione post-trasferenziale;
quando per torneremo nei luoghi in cui viviamo e cominceremo a lavorare con altra gente,
dovremo ricordare che esiste sempre un processo di rielaborazione dopo una vera trasferenza.

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Anzi, vi dico di pi: se non si verifica un processo di rielaborazione, si potr esser certi che la
trasferenza in realt non c stata o che risultata inefficace. Non voglio dire con questo che dopo
una trasferenza vera il soggetto debba vedere il mondo alla rovescia. Non esageriamo, usiamo il
senso comune. Quando per una trasferenza effettivamente avvenuta, subentra un processo di
rielaborazione che il soggetto registrer in veglia, dormiveglia e sonno.
Poich il soggetto avr bisogno di tempo per integrare i propri contenuti, non lavoreremo con
lui in nuove trasferenze fintanto che non abbia riequilibrato le sue cariche interne.
Dopo aver considerato gli aspetti minori della trasferenza, concludiamo ricordando che anche in
questo caso, come in quello della catarsi, esiste un sondaggio breve e veloce, che pu essere
effettuato nella vita di tutti i giorni. Voi lo avete gi sperimentato e praticato.
Il sondaggio trasferenziale consiste in questo: si chiede al soggetto, in una qualunque
circostanza vigilica, di raccontare una barzelletta o un sogno; poi di scegliere uno dei personaggi
del suo racconto e quindi di effettuare delle operazioni su di esso; si tratta di trasformarlo, di
spostarlo, di farlo salire o scendere, di farvi aderire un clima, oppure di staccarvene un altro, ecc. In
questo modo semplice, e nel livello di veglia (anche se si tratta di uno stato speciale di veglia),
lavoriamo su contenuti allegorici; provochiamo le trasformazioni e gli spostamenti opportuni in
modo da individuare rapidamente le resistenze del soggetto.
Dunque, i sondaggi trasferenziali possono essere molto utili per la loro brevit e semplicit,
come lo erano i sondaggi catartici.
In sintesi, abbiamo fatto una veloce revisione dei lavori che stiamo portando avanti: il relax
muscolare, che risulta preparatorio, la catarsi e le trasferenze.
Dato che ci occupiamo di apprendere e di dominare queste tecniche, raccomandiamo di
dedicarsi ad esse nelle giornate di oggi e di domani, alternandosi nei due ruoli di guida e di
soggetto.

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DICIOTTESIMO GIORNO
CONSEGUENZE DEGLI STUDI E DEI LAVORI DI OPERATIVA

Esaminiamo rapidamente alcune conseguenze derivanti dallo studio e dallapplicazione


dellOperativa, argomento, questo, nel quale abbiamo finora incluso tematiche inerenti al relax, alla
catarsi e alla trasferenza.
Le conseguenze sono almeno tre:
1) - Conseguenze pratiche immediate.
2) - Conseguenze che attengono ad una migliore comprensione del proprio processo personale.
3)- Conseguenze che attengono alla comprensione di processi riguardanti individui e insiemi,
cio alla comprensione di fenomeni che rientrano nel campo della psicologia individuale e
collettiva.
Le conseguenze pratiche immediate dello studio e dellapplicazione dellOperativa si
riferiscono a ci che a suo tempo abbiamo chiamato normalizzazione della coscienza e pi
specificamente normalizzazione della veglia.
E evidente che questo punto risulta per noi della massima importanza: la persona che soffre e
che cerca una via per modificare la propria condizione, deve comprendere che non otterr alcun
vero risultato se continuer a proiettare in modo illusorio la propria sofferenza, credendo cos di
farla cessare. Questa una falsa via anche se sicuramente risulta la pi battuta. Percorrendola, la
persona che soffre crede di poter eliminare la sofferenza modificandone la forma, sostituendo cio
un oggetto ad un altro.
E necessario sapere che la sofferenza potr essere superata solo se non verr mascherata
all'infinito o sostituita da compensazioni provvisorie. E necessario sapere che il superamento della
sofferenza soprattutto un problema di comprensione.
Questo punto sembra piuttosto difficile. La persona che soffre profondamente non in
condizioni di intenderlo; essa preferir aggrapparsi a dei registri provvisori di distensione, anche se
questo la porter ben presto ad incatenarsi di nuovo alla sofferenza.
In questo senso, la ricerca del piacere risponde al tentativo di ottenere il registro di distensione
tanto anelato; ma la ricerca stessa dolorosa ed il piacere raggiunto - se raggiunto - risulter
provvisorio. Pertanto, il processo inizier di nuovo e si rinforzer.
Dunque, in questa trappola dell'immaginazione, l'essere umano soffre e cerca imperiosamente,
possessivamente, ci che non potr che portarlo alla sofferenza. La ricerca fa soffrire ed il risultato
fa soffrire.

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In che modo il processo di guarigione della sofferenza potr rompere questo circolo vizioso?
Potr romperlo solo se faremo cessare, almeno provvisoriamente, i registri dolorosi. Se potremo
rendere meno acuti tali registri, potremo comprendere ed avanzare. Questo l'obiettivo pratico
immediato di ci che chiamiamo Operativa.
Abbiamo bisogno di percorrere un cammino che ci faccia ascendere di comprensione in
comprensione; a questo cammino deve corrispondere la guarigione della sofferenza come un
registro vivo e non come uno schema teorico.
Chiamiamo normalizzazione della coscienza o della veglia questo registro vivo. Parliamo di
normalizzazione non perch pensiamo che questo registro sia normale, quotidiano, per l'essere
umano. No. Per l'essere umano normale e quotidiana la sofferenza, l'alterazione, la chiusura in se
stesso, la mancanza di un centro interno. Questo normale e quotidiano.
Giorno dopo giorno la mente stata forzata, distorta, resa anormale; pertanto, quando parliamo
di normalizzazione, non ci riferiamo a ci che vediamo costantemente nel mondo, ma al registro
normale della mente quando non risulta deformata. La normalizzazione si riferisce al lavoro
normale della mente; la mente preparata a svolgere un tale lavoro, ma ci che succede nella vita
di tutti i giorni non normale, ma forzato e doloroso. Questo il punto.
Pertanto, i nostri lavori tendono a ristabilire quel normale funzionamento per il quale la mente
risulta preparata. L'Operativa tende a raggiungere un tale obiettivo e non a superare in maniera
magica ed immediata la sofferenza. Essa rappresenta il passo pi importante nella comprensione
del problema e in questo senso si pu dire che con essa inizia la guarigione della sofferenza.
Non esiste altra maniera di affrontare questo problema, che il problema di fondo dell'essere
umano, oltre quella di comprenderlo. E necessario convincersi definitivamente che una tale
comprensione esige studio e lavoro interno.
Dunque l'Operativa permette di attenuare le tensioni, di spostare le fissazioni, che sono entrambe
fonti di perturbarzione, di normalizzare la coscienza. Si tratta di un lavoro di comprensione che
porta direttamente al superamento della sofferenza.
Nessuno potr affrontare correttamente il problema della sofferenza partendo da uno stato di
coscienza irregolare.
Dallo studio e dallapplicazione dellOperativa deriva, come seconda conseguenza, una migliore
comprensione del proprio processo personale. Tale processo, che diretto verso la guarigione della
sofferenza, va oltre questo obiettivo perch comporta anche la possibilit di un ampliamento e di
uno sviluppo della coscienza. La mente preparata anche a questo passo; ma la sofferenza lo
impedisce. Nessuno potr ampliare e sviluppare la propria coscienza se vive in un clima di
sofferenza. Si tratta di una cosa impossibile. Qualunque formulazione miracolistica, in questo
senso, risulta illusoria.

234

Parleremo dei registri di ampliamento della coscienza e cercheremo di sperimentarli: a quel


punto risulter chiaro che le difficolt saranno sempre legate alla sofferenza o al possesso, che
sofferenza e genera sofferenza.
La terza conseguenza dello studio e dellapplicazione dellOperativa si riferisce alla
comprensione di quei fenomeni attraverso i quali si manifestano le tensioni ed i climi generati dalla
sofferenza distruttiva, e che coinvolgono non solo gli individui ma anche gli insiemi umani (i
fenomeni collettivi, come si suole chiamarli). Tali fenomeni vanno in una direzione opposta a
quella dello sviluppo della mente e - se volete - della vita stessa.
Parliamo, allora, di certi aspetti importanti, messi in luce dai lavori di Operativa che potranno
servire a chiarire questo tema.
Esistono certi registri costanti che sono validi per tutti gli esseri umani. Questo il punto pi
importante per noi: i registri costanti, validi per tutti gli esseri umani.
Le caratteristiche dello spazio di rappresentazione nel dormiveglia e nel sonno sono comuni a
tutti gli esseri umani. Lo stesso vale per i cammini e per gli stati interni che appaiono nel
dormiveglia e nel sonno. Sono comuni a tutti gli esseri umani anche certi luoghi e certi esseri che si
incontrano nel dormiveglia e nel sonno.
Quando parliamo delle caratteristiche dello spazio di rappresentazione nel dormiveglia e nel
sonno ci riferiamo fondamentalmente alla differente luminosit dei suoi livelli.
E evidente che il corpo costituisca la base dello spazio di rappresentazione. Nel dormiveglia e
nel sonno, lo spazio generale si oscura, diventa confuso, diffuso a misura che i fenomeni tendono a
collocarsi nelle parti basse dello spazio di rappresentazione. Invece, nelle parti alte di tale spazio
troviamo sempre fenomeni caratterizzati da luminosit e da chiarezza.
La luminosit aumenta nella misura in cui la rappresentazione, che sempre interna, si avvicina
alla zona degli occhi.
In questo stesso momento richiamate il registro interno del vostro spazio di rappresentazione;
poi cominciate a scendere allinterno di esso. Questo esercizio vi permetter di verificare come lo
schermo si vada oscurando a misura che avanzate nella discesa e vi avvicinate alle zone pi
viscerali, pi basse, e come invece diventi pi chiaro man mano che vi avvicinate agli occhi.
Questi fenomeni di variazione di luminosit non sono dovuti solo al fatto che tendiamo ad
associare le zone alte o quelle basse con i registri dei fenomeni naturali ( chiaro che il sole sta in
cielo, che la luce viene dall'alto, che in basso c oscurit, e che sotto terra non si vede niente). Non
si tratta solo di questo. Le variazioni di luminosit sono semplicemente dovute alla conformazione
del corpo; evidente che i fenomeni prossimi a quelli dell'apparato che percepisce la luce debbano
corrispondere ad una maggiore altezza dello spazio di rappresentazione.

235

In realt sarebbe pi corretto dire che le due cose coincidono. E perch non dovrebbero
coincidere il fatto che l'occhio preparato, organizzato per percepire la luce, ed il fatto che la luce
si trova nella zone alte? E chiaro che la struttura del corpo si articolata in base a condizioni
naturali oggettive. Non si tratta dunque di un caso ma di un fenomeno che risponde alla logica
inflessibile degli avvenimenti. Questo valido per tutte le coscienze umane e possiede implicazioni
straordinarie.
Il fatto che nella parte alta dello spazio di rappresentazione si collochino fenomeni luminosi, non
significa che gli esseri che vi appaiono siano luminosi o, che viceversa, gli esseri che appaiono
negli spazi oscuri siano oscuri. Non cos, perch nell'oscurit non si potrebbero vedere esseri
oscuri.
Durante i numerosi lavori che avete portato avanti vi sar capitato di incontrare nelle profondit,
nell'oscurit, persone di pelle bianca, vestite per di nero; e non vi sar sembrato strano di
trovarne delle altre, nere ma vestite di bianco, nei luoghi alti. Questo fatto ha la sua importanza e le
sue conseguenze.
Nei momenti in cui la crisi economica, politica, sociale, ecc., si fa pi acuta, la coscienza
individuale e quella collettiva registrano determinati tipi di tensioni e di climi interni. Questi, che
sono motivati dal registro dei fenomeni del mondo esterno, possono raggiungere una grande
intensit. Nei momenti di crisi, la coscienza individuale e quella collettiva sono molto propense ad
alterare determinate rappresentazioni e a collocare i fenomeni dolorosi dovuti a tensioni interne nei
livelli bassi e oscuri, per esempio, e a proiettarli sul mondo. In epoche di squilibrio pu pertanto
succedere che ci che oscuro, nero, venga associato ai negri, e che il bianco venga associato sia
alla salvezza che a persone di pelle bianca.
Dunque, questi strani fenomeni, che vengono proiettati sul mondo, sono in rapporto con
determinate situazioni economiche, politiche e sociali. Sono proprio tali situazioni a generare
tensioni e registri cenestesici di un determinato tipo che a loro volta determineranno numerosi
fenomeni di proiezione sul mondo.
Dovremo essere molto cauti nel valutare questi fenomeni perch le loro conseguenze possono
essere enormi. Prima abbiamo detto che per tutti gli esseri umani l'oscurit aumenta a misura che si
discende nello spazio di rappresentazione e che viceversa la luminosit aumenta a misura che vi si
ascende, ora stiamo precisando che questo non significa affatto che le persone che si trovano, per
esempio, negli spazi alti e luminosi possiedano determinate caratteristiche razziali e morfologiche.
Questo fatto riveste un'enorme importanza. La storia mostra come ci che oscuro, informe,
diffuso, sospetto, demoniaco, sia stato a volte associato a determinati aspetti che si crede
corrispondano alle zone basse.
Questo fatto non ha per noi una rilevanza immediata ma serve tuttavia a spiegare alcuni
interessanti fenomeni.
Continuando la nostra esposizione, diciamo che i cammini e gli stati interni dei livelli di
dormiveglia e di sonno si trovano disposti nello spazio interno allo stesso modo di tutti gli altri

236

fenomeni propri di questi livelli; la persona crede di vedere tali fenomeni dal fondo dello spazio
interno che li contiene e li avvolge.
Diciamolo con altre parole ed in modo pi semplice: lo spazio di rappresentazione nella veglia
possiede un fondo in cui risulta ubicato losservatore. I fenomeni appaiono al soggetto collocati
nello spazio esterno. Anche se chiude gli occhi, il soggetto distingue lo spazio esterno (che va dagli
occhi verso fuori) dallo spazio interno (che va dagli occhi verso dentro).
E la sua stessa struttura che gli permette di effettuare questa distinzione. Inoltre lo spazio
interno e quello esterno vengono visti, nella veglia, da una posizione che si trova dietro il limite che
separa i due spazi.
Nel dormiveglia e nel sonno questo non succede; succede invece che i fenomeni si trovino
collocati in uno spazio che non viene distinto in interno ed esterno e che inoltre viene osservato da
vari punti e non da un punto solo. Anche questo fatto comune a tutte le coscienze umane.
I luoghi e i paesaggi che si presentano nel dormiveglia e nel sonno possiedono la caratteristica di
essere visti all'interno dello spazio di rappresentazione da punti inglobanti, includenti e non
focalizzati. Anche questo fatto dovuto alla costituzione strutturale della coscienza umana.
Esistono inoltre alcuni luoghi ed alcuni esseri che risultano importanti perch costituiscono delle
categorie generali comuni a tutti gli esseri umani.
Quando diciamo che lo spazio di rappresentazione si modifica in dipendenza del livello di
coscienza, quando parliamo di luminosit nella sua parte alta e di oscurit in quella bassa, quando
parliamo di cammini, di paesaggi, e di esseri, non stiamo parlando di inconscio collettivo, ma di
fenomeni che attengono all'occhio, alle viscere e alla traduzione - come spiegheremo meglio in
seguito - di fenomeni viscerali o di memoria che attivano determinati registri interni. Tutto questo
riguarda il corpo e non unentelechia, chiamata inconscio collettivo, sospesa nello spazio.
Consideriamo alcuni di questi luoghi e di questi esseri che risultano piuttosto interessanti.
Cominciamo dai luoghi e da ci che corrisponde ad essi. Esistono luoghi dove presente una vita
caotica e diffusa; luoghi con fuochi sotterranei; luoghi acquatici; vi sono superfici aperte, grandi
alture, recinti superiori. In tutti questi luoghi, si collocano determinati fenomeni la cui immagine
dipende da essi e ad essi corrisponde. Nelle altezze luminose appaiono esseri e fenomeni che sono
in rapporto con la luminosit, con la forza e con propriet simili. Nei regni bassi si trovano
fenomeni che corrispondono a ci che diffuso, informe, indefinito.
Ascendendo nello spazio di rappresentazione - stiamo parlando sempre dei livelli di dormiveglia
e di sonno - arriviamo ad una zona alta e luminosa dove appare la luce. Questa luce dipende a volte
da un oggetto determinato: pu trattarsi di un oggetto o di una persona, ma in ogni caso si tratta
sempre di qualche cosa che fornisce luce, che legata alla luce.
In questi spazi alti della rappresentazione - anche se, ripetiamo, ci troviamo sempre nei livelli di
dormiveglia e di sonno - i fenomeni luminosi risultano dipendere da determinate immagini.

237

Ma al di l di tali luoghi, ai limiti dello spazio di rappresentazione, appaiono fenomeni di luce e


di forza la cui immagine non dipende da oggetti. L'immagine della luce pura, indipendente, non
associata a rappresentazioni specifiche: essa appare semplicemente come un forte scintillio che
invade tutto lo spazio di rappresentazione. Ma c di pi: tale luce possiede la curiosa propriet di
estendere la sua influenza a tutto lo spazio di rappresentazione e di permanere anche quando
discendiamo a livelli pi bassi. Essa possiede inoltre la propriet di illuminare lo spazio di
rappresentazione in tale maniera che esso appare come se fosse visto da fuori. In realt, lo spazio di
rappresentazione si ampliato; ma il soggetto, che sta ancora operando con i precedenti registri,
crede che esso si trovi incluso in un'altra cosa. E certo invece che questo fenomeno viene osservato
nella sua interezza all'interno dei limiti dello spazio di rappresentazione.
Ma non andiamo tanto oltre e facciamo subito un esempio pratico. Collocate ora un oggetto nel
vostro schermo; lo vedrete ad una certa altezza dello spazio di rappresentazione. Ora visualizzate i
limiti di tale spazio e non occupatevi pi dell'oggetto, ma del vostro corpo. Fate coincidere i limiti
dello spazio di rappresentazione approssimativamente con il vostro corpo. A questo punto ampliate
lo spazio di rappresentazione e cercate di vedere, di sentire o sperimentare il corpo come se fosse
incluso in esso. Cos facendo, proverete la curiosa sensazione che lo spazio di rappresentazione
venga visto da fuori. Ma questo non possibile: vi succede piuttosto di vedere lo spazio di
rappresentazione con il limite posto in precedenza (il vostro corpo); allora ci che vedete
un'immagine dello spazio di rappresentazione relativa all'operazione precedente. Avete ampliato lo
spazio di rappresentazione e credete illusoriamente che esso sia una cosa diversa dalla sua
visualizzazione, la quale ha ora superato i limiti stabiliti in precedenza. Ma non cos. Avete
ampliato i limiti dello spazio di rappresentazione conservandone in memoria un'immagine pi
ristretta, immagine che ora vedete da fuori. Dunque quello che stiamo descrivendo non risulta
essere un fenomeno n nuovo n speciale.
Ma riprendiamo il filo del nostro discorso. La luce, che abbiamo visto possedere la curiosa
propriet di illuminare le regioni alte dello spazio di rappresentazione e tutto ci che incontra nel
suo cammino di discesa, possiede dunque unaltra curiosa propriet, quella di illuminare i limiti di
tale spazio in modo che esso sembri illusoriamente visto dal di fuori, a partire da un altro spazio.
Ad un osservatore ingenuo allora, la luce sembrerebbe trovarsi contemporaneamente dentro e
fuori. Ma le cose non stanno cos: essa si trova sempre all'interno dello spazio di rappresentazione
che per risulta ampliato.
Quando si opera con questa luce ai limiti di ci che si considera come spazio di
rappresentazione, il livello di coscienza si modifica: normalmente la persona che sta operando con
la luce nel livello di dormiveglia e di sonno spinta con forza verso la veglia ed oltre essa; questo
fatto ha delle conseguenze sulla successiva organizzazione delle percezioni, conseguenze che
sono per noi di grande interesse.
La luce di cui stiamo parlando, che non legata ad oggetti rappresentati ma che risulta
"indipendente", non equivale alla luce che possiamo immaginare in una circostanza qualsiasi.

238

Immaginate ora una luce qualsiasi: potr essere debole, giallastra, come quella di una torcia
elettrica scarica, oppure intensa come quella di un faro. In ogni caso, si tratter di una luce
totalmente dipendente da oggetti rappresentati in questo stesso momento o da immagini tratte dal
fondo della memoria. Dunque, l'immagine luminosa che stiamo rappresentando ora risulta
completamente dipendente: dipende dalle nostre operazioni mentali e noi dobbiamo fare uno sforzo
per mantenerla. Essa va e viene, dipende dalle fluttuazioni dell'attenzione: si indebolisce se ci
stanchiamo di rappresentarla oppure appare improvvisamente con pi forza. Si tratta di una luce
che dipende da un oggetto, dalle operazioni del pensare, dalla capacit di concentrazione, ecc.
Siamo noi che ne manteniamo l'immagine.
L'altra luce di cui parliamo, che propria degli alti spazi di rappresentazione e che corrisponde a
stati molto speciali, possiede propriet differenti: viene sperimentata come indipendente dalle
operazioni dello psichismo e non richiede alcuno sforzo per essere mantenuta. Permane
indipendentemente dalla rappresentazione; non corrisponde n alla torcia scarica n al faro:
possiede qualit di altro tipo e, a volte, risulta estremamente ubbidiente nel seguire le direzioni che
le vogliamo imprimere.
Se al contrario immaginate una luce dipendente da un oggetto, vi accorgerete che la potete
spostare da un punto all'altro con molta difficolt; e se essa illumina qualcosa, lo fa grazie ad una
finzione interna, grazie all'immaginazione.
L'altra luce possiede caratteristiche differenti; la sua indipendenza risulta veramente notevole.
Comprenderete che in ogni caso si tratta di fenomeni psichici interni; pertanto, anche la luce
indipendente di cui parliamo risponde sempre a dei meccanismi psicologici. Non crediate che essa
sia una luce in s, separata dalla coscienza. No, si tratta di un livello di rappresentazione piuttosto
curioso, in cui, effettivamente, le immagini che sorgono diventano indipendenti dalla meccanicit
abituale della rappresentazione.
Non so se a tutti sia successo di vederla; sicuramente alcuni l'hanno vista in determinate
condizioni di lavoro, per esempio in Operativa. In questo caso, tale curiosa luce appare con tutte le
sue caratteristiche: agisce indipendentemente dalle immagini del soggetto, si muove
volontariamente da un punto all'altro dello spazio di rappresentazione e si propaga apparentemente
al di fuori dello spazio di rappresentazione del soggetto, illuminando le cose vicine; viene registrata
come se si trovasse al di fuori del corpo, mentre in realt il soggetto ha ampliato il proprio spazio di
rappresentazione. Operando con questa luce, il livello di coscienza si modifica ed il soggetto
viene a volte proiettato fuori dal sonno o dal dormiveglia. Di tutto ci si pu avere registro.
Lo studio del fenomeno della luce deve essere portato avanti con molta cautela; il soggetto
infatti spinto a fare delle considerazioni non corrette sull'indipendenza di tale luce: spinto a
credere che questa indipendenza sia reale, quando invece si tratta di una specie di indipendenza
psicologica, il che non la stessa cosa. E vero che possiamo correttamente parlare del reale solo se
parliamo del reale psicologico e che la distinzione da noi effettuata tra mondo interno e mondo
esterno solo provvisoria, ma in ogni caso non dobbiamo confondere la realt degli oggetti esterni
con la realt psicologica.

239

Dunque, risulta importante per noi individuare certe caratteristiche universali proprie della
coscienza umana che attengono alla conformazione e alla luminosit dello spazio di
rappresentazione. Risulta anche importante dare risalto alle caratteristiche universali dei cammini
relativi agli stati interni e alla presenza di determinati vegetali, animali ed oggetti che
corrispondono ai luoghi interni. Tutto ci sembra essere comune alla totalit della specie, anche se
le diverse culture hanno in parte modificato gli elementi decorativi, l'abbigliamento o alcune
caratteristiche di tali oggetti.
Non ci meravigliamo, in effetti, se un soggetto alcolizzato, o addirittura nello stato di delirium
tremens, traduce in rappresentazioni le sensazioni cenestesiche relative a certi livelli viscerali molto
sensibili all'alcool. Il soggetto traduce tali sensazioni in ragni, serpenti o simili con una forza tale
che quelle rappresentazioni gli appaiono all'esterno con caratteristiche allucinatorie. Gli alcolizzati
presentano tutti lo stesso tipo di allucinazioni. Neanche qui abbiamo a che fare con un fenomeno
dovuto all'inconscio collettivo; la costanza delle rappresentazioni allucinatorie piuttosto dovuta al
fatto che sempre le stesse parti del corpo vengono attaccate dall'alcool. Proprio come l'alcool, altri
tipi di droga influenzano parti specifiche del corpo; pertanto, la loro ingestione risulter associata
alla traduzione di sensazioni viscerali specifiche che si manifesteranno come rappresentazioni di
determinati esseri, i quali verranno proiettati in maniera allucinatoria sul mondo. Si potrebbe allora
costruire una specie di mappa dove a ciascuna sostanza tossica corrisponderebbero determinati
animali o esseri.
Si tratta di un fenomeno ben noto a quei popoli che hanno utilizzato sostanze tossiche nel corso
di cerimonie o rituali relativi ai momenti pi importanti della loro vita collettiva. Tutti i popoli, in
certa misura, hanno utilizzato queste sostanze perch esse possiedono la propriet, la virt, di
permettere un contatto, apparentemente esterno, con tali esseri curiosi. Certi popoli si sono
abbandonati con piacere all'ingestione di determinate sostanze tossiche perch questo ha permesso
loro di incontrare, apparentemente all'esterno, certi personaggi che davano loro, per esempio, delle
indicazioni. A volte entravano in contatto con fenomeni terribili per cui si determinava una sorta di
lotta fra le traduzioni di viscere differenti, lotta che veniva proiettata all'esterno. E chiaro che in
questi casi il fenomeno risultava piuttosto curioso. Ma le persone che ingerivano tali sostanze
venivano preparate in precedenza in modo opportuno: venivano iniziate, attraverso un lungo
processo, al contatto con tali esseri allucinanti. Venivano preparate adeguatamente in modo da
sapere come comportarsi quando quegli esseri apparivano improvvisamente "all'esterno".
Questi esseri che sembrano apparire "all'esterno" sono di conformazione molto antica: sono
vecchi amici che continuano ad accompagnare l'allucinazione della coscienza umana da quando
essa si strutturata sulla base del corpo che la riveste. E per questo che nel mondo antico troviamo
frequentemente una certa immagine femminile che veniva proiettata all'esterno nel corso di
determinate cerimonie dopo l'ingestione di sostanze tossiche; essa corrispondeva alla traduzione di
impulsi provenienti da viscere che sono simili a quelle attuali.
Questa vecchia amica, che possiede una carica allo stesso tempo seduttrice e terribile; questa
vecchia amica ambivalente, che troviamo scolpita su antichi altari rivestita degli abiti e degli

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attributi di quelle epoche; questa vecchia amica appare anche oggi rivestita degli abiti e degli
attributi dell'epoca contemporanea.
Ecco allora che l'antica Astarte o l'antica Artemide appaiono oggi vestite da astronaute in una
nuova configurazione allucinatoria. Ma la loro immagine, l'immagine dell'antica Lilith, che segue
l'uomo dalla sua origine fino ad oggi, risponde alla configurazione fisica dell'uomo. Essa si
manifesta in determinati momenti come traduzione di certe tensioni ed inoltre svolge, amabilmente
ed umilmente, la funzione di far scaricare queste tensioni trasformate in immagini.
Pertanto, questi fenomeni che ci appaiono come antichi nemici dell'uomo, sono invece degli
umili servitori della rappresentazione interna che svolgono una funzione precisa al servizio
dell'essere umano: la funzione di raccogliere le tensioni e di indirizzarle verso la realizzazione di
una determinata scarica.
Visto che stiamo toccando questo punto, possiamo chiederci perch questa donna suggestiva
appaia nel maschio umano quando questi si trova in determinate condizioni di tensione. La risposta
semplice: per la conformazione stessa dellapparato sessuale maschile.
Nei livelli di sonno e di dormiveglia, un soggetto maschio registra una maggiore
vascolarizzazione, una pi intensa circolazione sanguigna, un certo formicolio e solletichio nella
zona del sesso; in breve, registra calore ed irritazione. E cosa credete che il soggetto associ a
questi impulsi interni? Assocer dei fuochi, delle figure danzanti, a volte circondate da elementi
pungenti. E perch mai sceglier una donna e non, per esempio, una porta? Qualcuno sceglier
anche una porta, ma normalmente si sceglie una donna, che chiaramente associata alla scarica
delle tensioni sessuali. In questo caso il livello di associazione tra immagine e tensione risulta
adeguato.
Sappiamo bene, per averlo osservato nei lavori trasferenziali, che quando alcune zone del sesso
entrano in tensione, le immagini che abbiamo descritto sorgono in maniera quasi riflessa.
E evidente che le scariche di tensione tendono a prodursi in maniera involontaria quando il
soggetto dorme. In questo caso, sorta l'immagine di Lilith che ha cos compiuto la sua funzione
di convogliare la tensione verso l'esterno. Ma se il soggetto prova un forte rifiuto verso questo tipo
di scarica, possibile che l'immagine apparsa fugga e venga inseguita invano, o che, nel momento
stesso in cui si sta per verificare la scarica appaiano certi difensori che impediscono che la scarica
stessa si concretizzi.
In tali casi, il carattere elusivo, di fuga continua, posseduto da questa immagine, impressiona
profondamente la coscienza di chi sogna. Questo contenuto diventer allora fortemente suggestivo
e finir per esercitare una pressione anche sui livelli di dormiveglia e di veglia. In determinate
condizioni di alterazione generale della coscienza, questimmagine che preme dall'oscurit delle
viscere, si manifester alla coscienza di veglia come un sogno ad occhi aperti fugace e passeggero.
A volte, si configurer come una percezione diffusa, cio creer un'illusione dotata di una certa
base percettiva; in alcuni casi assumer addirittura caratteristiche proprie e potr essere vista,

241

anche se fugacemente, fuori, come se provenisse dalle percezioni esterne. Questo succede in alcuni
casi di alterazione.
Perch nelle donne non appare con predominanza limmagine di Lilith? Essa potr anche
apparire, ma come una figura secondaria insieme ad altre comparse; nella donna appare piuttosto il
suo corrispondente maschile, cio Abraxas, per dargli uno dei nomi usati nellantichit. Perch
mai, nelle donne appare un'entit maschile? Questo dipender dalla conformazione del loro corpo e
non dall'inconscio collettivo o dall'esistenza di un'anima maschile e di un'anima femminile. Risulta
piuttosto strano parlare di un'anima maschile e di una femminile; infatti, o quest'anima ha
caratteristiche fisiche ed allora non sar unanima, oppure non le ha trattandosi di unentit
spirituale, e in questo caso non avr sesso. Bisogner mettersi daccordo e decidere di che si sta
parlando: se dell'anima e dell'inconscio collettivo - che non hanno niente a che vedere con il corpo o del corpo che ha a che vedere con il sesso. Se parliamo del corpo, il perch della conformazione
di un'immagine maschile nella donna risulta evidente.
Abraxas non appare come un personaggio preciso, ma piuttosto come un'ombra. Possiede
caratteri diffusi e generali in quanto riflette in grande misura il funzionamento del sesso femminile
ed il suo sistema di impulsi interni. A volte, alcune caratteristiche di quest'ombra possono essere
visualizzate, nel qual caso si verificano scariche di tensione ed anche cambiamenti nel processo
interno.
Dunque, c ancora quest'altra antica ombra che accompagna l'umanit fin dalle sue origini.
Certo, essa accompagna il corpo; ma a volte pu diventare indipendente ed apparire nella
rappresentazione provocando curiosi effetti. Non risulta anormale che le donne, in determinate
condizioni di alterazione della coscienza, sentano la presenza dell'ombra di Abraxas nelle loro
vicinanze e ne ricevano una forte impressione.
Questi esseri si trovano di solito collocati in un paesaggio: in genere si trovano vicini ad un
fuoco, che potr essere spento o molto intenso; oppure nelle profondit di un vulcano, o in recinti
soffocanti o in luoghi molto caldi; spesso vengono associati al demoniaco in generale, a ci che
insinuante, a ci che seduce; sono sempre in relazione con trappole, lacci e inganni. Sicuramente,
queste immagini interne motiveranno anche determinate scelte che tanto l'uomo che la donna
faranno rispetto alle immagini esterne; queste verranno selezionate nella misura in cui
corrisponderanno al registro interno personale di Lilith o di Abraxas. Dunque, questi personaggi
agiscono sulla coscienza vigilica e sulle cosiddette scelte vigiliche. Quando sceglie una
determinata cosa nel mondo esterno, quando sente maggior gusto per una cosa piuttosto che per
un'altra, un soggetto sceglie in funzione dell'accordo tra il registro corrispondente a queste
traduzioni di tensioni interne e quello prodotto dagli oggetti esterni.
Quindi anche le scelte che il soggetto fa nel mondo sono degne di essere considerate alla luce
della psicologia profonda. E se determinate tensioni sono comuni ad un insieme umano, anche le
scelte che questo insieme effettuer nel mondo esterno saranno comuni. In un grande insieme
umano c accordo su un determinato valore quando le tensioni che i suoi componenti
sperimentano sono simili. Queste sono caratteristiche che valgono non solo per un determinato
individuo ma per tutti gli esseri umani.

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A volte ci sono guardiani del fuoco, a volte demoni. Troviamo demoni in tutti i popoli; certo c
chi li veste in un modo, chi in un altro, ma gli antichi demoni, come gli antichi angeli, si trovano in
quasi tutti i popoli, se non proprio in tutti. Probabilmente alcuni popoli non sono riusciti a forgiarli
in immagini esterne, per cui non ce ne giunta notizia e quindi non possiamo parlarne con
cognizione di causa.
Ma il guardiani del fuoco ed i demoni ci sono sempre; alcuni hanno le corna ed altri no, alcuni
sono vestiti in un modo, altri in un altro, ma ci sono sempre e danzano nei fuochi.
Il soggetto potr rappresentare anche se stesso nello spazio interno e cos pure la guida se essa
si trovasse inclusa in questo tipo di operazioni. Lavorando in Operativa, per esempio, potr vedersi
mentre transita per lo spazio di rappresentazione e in questo viaggio potr essere accompagnato da
una guida. Ma anche nei sogni o nelle immagini del dormiveglia il soggetto potr essere
accompagnato da un qualche tipo di guida: potr trattarsi di un vecchio professore, del padre, di
qualche saggio, cio di personaggi che possono guidarlo o proteggerlo. Anche questo fenomeno
affonda le sue radici nei meccanismi della rappresentazione ed di tipo universale.
Occupando il posto della guida, che esiste di per s, non facciamo altro che utilizzare un
meccanismo che si trova gi preparato nella rappresentazione interna. In altre parole, quando
operiamo dall'esterno, possiamo assumere il ruolo di guida di un processo interno grazie al fatto che
lo psichismo umano risulta gi predisposto per questa funzione. Esso di per s in grado di tradurre
impulsi specifici nell'immagine di una guida; pertanto ci risulta semplice occupare una funzione gi
presente.
Credo che sappiate che le guide appaiono spesso nelle leggende di numerosi popoli, cos come
nei racconti religiosi, nei sogni, ecc. Ebbene, con l'Operativa, noi ci introduciamo in questo spazio
per poter indirizzare il processo trasferenziale. Ma un accordo privo di difficolt tra guida e
soggetto possibile perch il sistema di rappresentazione risulta gi organizzato a questo scopo.
In regioni pi alte appaiono coloro che tradizionalmente vengono chiamati i "Guardiani della
soglia". Essi svolgono la funzione di intermediari e di consiglieri.
Giorni fa sono stati letti due casi di trasferenza che illustrano questo punto. Essi risultano essere
totalmente indipendenti l'uno dall'altro perch corrispondono ad operazioni diverse effettuate da
persone diverse che non si trovavano incluse nello stesso microclima.
In un caso, nelle regioni alte apparso un signore vestito in un certo modo che ha impedito al
soggetto di passare e che lo ha informato del fatto che ancora pi in alto c'era un vecchio, che
controllava lintera situazione e che era quindi la persona pi importante di tutta la storia. Il
guardiano della soglia ha spiegato al soggetto che non era ancora in grado di arrivare al vecchio.
Poi, se ricordate bene, gli ha dato una moneta. Il nostro soggetto lha presa sapendo che l stava il
suo segreto: sulla moneta c'era l'immagine di Lilith. Attraverso questimmagine, il guardiano della
soglia ha fatto comprendere al nostro soggetto molte cose: gli ha rivelato non solo il suo problema
ma anche la dimensione che esso aveva assunto nel suo sistema di rappresentazione.

243

Questa storia in cui appare un guardiano della soglia ed una specie di televisione primitiva sulla
faccia della moneta ci porta a chiederci quale fosse la fonte mnemica o la tensione che hanno
determinato l'apparizione della moneta stessa. Il nostro amico ci ha raccontato che durante la
trasferenza aveva un microfono molto vicino alla faccia che serviva a registrare la sessione. Il
microfono era liscio e piuttosto lucido; il nostro amico era del parere che esso avesse fornito la
materia prima per l'apparizione dell'immagine della moneta, all'interno della quale erano poi sorte
le altre rappresentazioni.
Questa ipotesi potrebbe risultare fondata e si potrebbe studiare con maggiore accuratezza se
quell'elemento esterno - il microfono - abbia prodotto perlomeno l'immagine della moneta. Ma
nell'altro caso, che non risulta influenzato dal microclima di questo, il soggetto - una ragazza incontra un calzolaio ad un certo punto del processo trasferenziale. Questo calzolaio, che svolge la
funzione di guardiano della soglia, le consiglia di non tentare di arrivare ad un certo luogo perch
non in condizione di farlo; le spiega molte altre cose e poi le d una moneta; e guardando la
moneta, la nostra amica trova l'immagine del calzolaio. Le immagini fanno degli strani scherzi .....
Laspetto interessante di questa storia che la ragazza non aveva accanto a s alcun microfono,
per cui, in questo caso, l'immagine della moneta non pu essersi configurata a partire da un tale
stimolo esterno. E non crediamo neanche che i guardiani della soglia - che a volte sono collegati
alle monete - abbiano qualcosa a che vedere con i microfoni.
Molte storie antiche raccontano di come sia impossibile entrare in un determinato luogo se non
si consegna una moneta al guardiano. Ritroviamo spesso questo tema del pagamento e dello
scambio nella mitologia. In ogni modo, non da escludere che nel primo caso di trasferenza
l'immagine della moneta possa essere stata rinforzata dalla percezione esterna del microfono, dato
che le due immagini risultano simili.
Dunque, in queste due trasferenze troviamo non solo i guardiani della soglia ma anche il tema
della circolazione delle monete; ed il guardiano che impedisce l'ingresso lo stesso che consiglia il
soggetto e che gli chiarisce determinati aspetti del suo processo interno.
Questi esseri esistono ed esistono fin dai tempi pi antichi come rappresentazioni derivate da
impulsi interni che sono comuni a tutti gli esseri umani.
Al di sopra del guardiano che impedisce il passaggio e che allo stesso tempo un consigliere,
troviamo altre funzioni che assumono la forma di esseri: troviamo il vecchio o i vecchi che
custodiscono la luce. Non si tratta pi di guardiani del fuoco interno sotterraneo, ma di guardiani
della luce.
Quando si oltrepassano determinate soglie e si entra in determinati recinti interni, si incontra la
luce custodita da uno o pi vecchi. Si tratta ancora, per, di un tipo di luce rappresentata di qualit
inferiore; essa a volte si irradia e si propaga, ma risulta sempre dipendente da oggetti o da
situazioni; ed in questo senso diversa dalla luce di cui parlavano all'inizio della nostra
esposizione, la quale invece indipendente da qualunque oggetto.

244

La natura di quest'ultimo tipo di luce e la funzione che essa svolge nello psichismo costituiscono
temi di grande interesse. C anche da considerare che a tale luce deve corrispondere un qualche
registro interno cenestesico relativo a una qualche zona del sistema nervoso. In altri termini: deve
esistere una zona che una volta attivata produce un registro interno che assume la forma di luce.
Non chiaro di quale zona del sistema nervoso si tratti; ma sicuramente deve esistere qualche
punto datore di luce i cui segnali verranno tradotti in questo tipo di produzione onirica.
Tale fenomeno risulta interessante perch modifica l'illuminazione dello spazio di
rappresentazione, perch possiede la curiosa propriet di poter essere orientato verso differenti
punti ed inoltre perch pu far apparire improvvisamente degli alti livelli di coscienza nella
persona che lo sperimenta. Ma questo non potr avvenire nel sonno o nel dormiveglia, sarebbe
contraddittorio.
Succede piuttosto che il soggetto ascende ad un pi alto livello di coscienza quando si pone in
contatto con questa luce speciale.
Lascesa di livello di coscienza un fenomeno facilmente osservabile e molti di voi lo avranno
osservato. Si tratta di un fenomeno di cui si parla fin da tempi molto remoti: nell'antichit alcuni
hanno parlato della perla luminosa, altri della cristallizzazione della luce, altri ancora della luce
fredda; c stato persino chi ha tentato di spiegare i mondi interni come una discesa di questa luce,
sostenendo che la sua caduta portasse alla formazione di tali mondi, ecc. Si tratta di descrizioni un
po primitive che per si riferiscono sempre ad un registro interno; questo registro risulta
interessante per noi per il fatto che provoca nel soggetto unascesa del livello di coscienza dopo il
passaggio alla veglia.
I primi registri di questa ascesa di livello di coscienza si riferiscono ad una differente
organizzazione percettiva degli oggetti. Vediamo meglio questo punto.
Ad un nostro amico apparsa questa luce interna durante il lavoro trasferenziale. Il nostro amico
l'ha spostata, l'ha fatta muovere in diverse direzioni; poi stato tolto dallo stato trasferenziale ed
tornato in veglia. A questo punto, nel volgere di pochi minuti, ha potuto osservare che lo spazio si
configurava in un'altra maniera, che gli oggetti possedevano maggiore brillantezza e rilievo, che
risultavano pi distinti e precisi. Si reso conto, inoltre, che poteva padroneggiare diverse
strutturazioni percettive: se guardava in un modo, le percezioni si organizzavano in una certa
maniera, se guardava in un altro, si organizzano in modo differente.
Questo un fenomeno molto interessante che normalmente si verifica dopo che quella famosa
luce si fatta presente. La riorganizzazione percettiva, che si manifesta quando la persona ritorna
in veglia, dura pochi minuti: non risulta molto permanente.
Tale fenomeno non rappresenta per noi il sintomo di un alto livello di coscienza ma indica
piuttosto che l'occhio, pi di qualunque altro organo, stato coinvolto nelle operazioni interne che
abbiamo descritto. Infatti, l'attivit dell'occhio, con cui guardiamo il mondo esterno, che stata

245

modificata da questo lavoro interno; avendo il suo aggiustamento subito variazioni, locchio tende a
strutturare le cose in modo speciale.
Per noi l'indicatore di un altro livello di coscienza non sicuramente dato da una diversa
organizzazione percettiva. Infatti, anche nel caso dellallucinazione, lorganizzazione percettiva
risulta diversa, e persino chi soffre di certe malattie mentali vede all'esterno luci o oggetti che
irradiano luce. Ci accade in determinati casi - duraturi o temporanei - di perturbazione mentale.
Non si tratta dunque del registro di un alto livello di coscienza ma dell'indicatore di un
cambiamento dell'organizzazione percettiva della vista. Considerate che questa si modifica anche
durante o dopo l'ingestione di determinate sostanze tossiche.
Questo fenomeno ha indotto alcuni psicologi primitivi a credere che le porte della percezione si
aprano veramente se si ingeriscono determinate sostanze tossiche, in quanto gli oggetti vengono
allora percepiti pi brillanti, pi nitidi, in modo pi "vero".
Per noi tutto questo non rivela la presenza di un alto livello di coscienza, ma semplicemente una
strutturazione percettiva nuova, anche se molto suggestiva.
Allora, che cosa rivela, a nostro avviso, la presenza di un alto livello di coscienza? Se
ricordiamo le caratteristiche che abbiamo attribuito ai diversi livelli di coscienza, risulta che per noi
la presenza di un alto livello legata ad un migliore e pi intenso funzionamento dei meccanismi di
reversibilit, indipendentemente dalla brillantezza e dalla nitidezza della percezione. La coscienza
deve possedere una maggiore reversibilit e devono essere registrati con maggiore efficacia sia il
funzionamento della mente e degli oggetti sia i rapporti che gli oggetti hanno con il pensiero.
Una strutturazione differente della reversibilit e linsorgere di una relazione con gli oggetti
d'altra natura sono osservabili quando si esce da certi momenti della trasferenza o da lavori sulla
luce interna. In questi casi, inoltre, la mente viene registrata come dotata di una maggiore ampiezza,
comprensivit e capacit. Sicuramente questi fenomeni saranno accompagnati da quella curiosa
organizzazione percettiva caratterizzata da una maggiore brillantezza e nitidezza degli oggetti, di
cui parlavamo. Ma questa non definisce un alto livello di coscienza; lo definisce invece una
diversa strutturazione della reversibilit e la capacit della coscienza di stabilire legami e relazioni
pi complessi. Questo dunque definisce un alto livello di coscienza e non l'appariscente fenomeno
grazie al quale le caratteristiche degli oggetti appaiono con maggiore nitidezza.
Ma c di pi: quando si in presenza di un alto livello, il carattere di grande nitidezza degli
oggetti non accompagnato dalla carica irrazionale e climatica che invece presente quando la
nuova organizzazione percettiva dovuta ad alterazioni interne o a sostanze tossiche. E importante
sottolineare questo punto perch altrimenti, come spesso succede, si finisce per prendere il
ravanello per usarne le foglie, cio per considerare primario ci che assolutamente secondario.
Dunque, ci che definisce un alto livello di coscienza un differente funzionamento della mente
e non la sola ristrutturazione percettiva che pu essere dovuta anche a fenomeni di alterazione.

246

E curioso comunque che si verifichi un diverso funzionamento dei livelli di coscienza grazie
all'attivazione di un qualche punto del sistema nervoso. Voi avete esperienza di questo fenomeno
perch dopo un lavoro trasferenziale ben fatto avete talvolta rasentato gli alti livelli di coscienza
nei quali quella luce speciale si fa presente ed acquista movimento.
Questa stessa situazione interna stata descritta da numerosi mistici e studiosi del mondo
interno: essi parlano di alti livelli di coscienza e nei loro resoconti descrivono il fenomeno della
luce e anche quello della ristrutturazione percettiva. Per noi, questo un punto molto importante.
L'esperienza di rasentare un alto livello di coscienza passeggera, non dura molto.
Ma non impossibile ipotizzare che un alto livello di coscienza possa funzionare con
continuit. C qualcosa, per, che impedisce che tale funzionamento risulti costante.
Ma riprendiamo il filo del nostro discorso. Ricorderete che stiamo trattando le conseguenze
dello studio e dellapplicazione dellOperativa: prima abbiamo considerato le conseguenze pratiche
immediate, poi quelle che attengono ad una migliore comprensione del proprio processo interno;
ora, come terzo punto, stiamo prendendo in esame le conseguenze che attengono alla comprensione
di processi tanto individuali che di insiemi umani, cio alla comprensione di fenomeni di psicologia
individuale e collettiva.
Le caratteristiche dello spazio di rappresentazione proprie del sogno e del dormiveglia
irrompono in certi casi nella veglia alterandola; a volte il soggetto possiede un registro evidente di
tale alterazione, a volte no.
Precisiamo che stiamo trattando un altro aspetto: ora stiamo dicendo che nella veglia irrompono
le caratteristiche dello spazio di rappresentazione proprie del sogno e del dormiveglia, e non certi
oggetti curiosi che appartengono a questi livelli; non stiamo parlando di oggetti. Diciamo che in
questi casi il mondo viene visto - o pi in generale sperimentato - all'interno di uno spazio di
rappresentazione che corrisponde al sogno o al dormiveglia.
Si tratta dunque di un problema di configurazione dello spazio nel quale appare il mondo della
veglia. E il modo in cui il mondo si articola risulta in questi casi abbastanza curioso. Ma anche i
luoghi e gli esseri di cui abbiamo parlato prima possono invadere il livello di veglia in una
configurazione illusoria (o allucinatoria in casi estremi come quelli di delirium tremens); essi
eserciteranno una pressione sul livello di veglia mentre il soggetto registra la situazione esterna. Le
sensazioni di gusto o di disgusto, la spinta verso certi oggetti e il rifiuto di altri, l'orientamento
generale verso gli oggetti sono legati a quegli esseri, entit e paesaggi interni che abbiamo
chiamato insogni o, pi in particolare, con il nucleo d'insogno.
Quando gli oggetti percepiti all'esterno provocano un registro analogo a quello prodotto da
esseri, entit e paesaggi tipici del sogno e del dormiveglia, la persona sperimenter sensazioni
interne di tensione o di distensione, di gusto o di rifiuto, a seconda del sistema di impulsi e delle
traduzioni che opereranno in quel dato momento.

247

Dunque, si ha un registro vigilico delle situazioni quotidiane - individuali o collettive - in


accordo con le configurazioni dei propri luoghi ed esseri interni.
Se ci poniamo come osservatori esterni, vedremo che le mode sociali, per esempio i sistemi
allegorici di abbigliamento, cambiano di epoca in epoca. Certo, questi cambiamenti dipenderanno
dalla pressione esercitata dal mercato, dalle esigenze della produzione che faranno s che vengano
lanciati modelli sempre nuovi. E vero dunque che esistono molte esigenze economiche e che
allopera tutto un sistema di pubblicit e di propaganda; ma anche vero che queste non
funzioneranno in assenza di registri interni adeguati.
Per questo l'industria paga degli esperti per individuare i registri adeguati e poi propaganda i
prodotti che inducono tali registri. Se questa coincidenza non si d, una moda o uno stile falliranno.
Dunque osserviamo che le mode, i temi e gli stili cambiano di epoca in epoca. Al giorno d'oggi
esiste un rifiuto generalizzato verso le dimore chiuse, protette, ornate di merli; c invece un
diffuso gusto per gli spazi aperti e per le grandi finestre. Certo, esistono esigenze esterne che
non potranno essere disattese: nei paesi freddi e caratterizzati da scarsa illuminazione diurna di
senso comune non costruire case con grandi finestre e terrazze. Ma, in ogni caso, l'adesione allo
stile, al gusto, alla moda di un'epoca (e a tutte le loro trasformazioni) dipende dal modo in cui gli
individui e i popoli registrano le proprie tensioni.
Se le cose stanno cos, lo studio dei cambiamenti che si verificano nella moda, negli stili, nelle
forme architettoniche, nelle immagini letterarie ed in generale artistiche, ci permetter di
comprendere le trasformazioni dei registri interni della mente sia individuale che collettiva. Per
questo stato a volte suggerito di dedicare a tali temi, apparentemente esteriori, delle produzioni
monografiche; uno studio di questo tipo risulta motivato proprio dall'interesse di comprendere le
trasformazioni dei registri interni dello psichismo individuale e collettivo.
Se si trattasse semplicemente di cambiamenti di mode, di stili artistici e culturali, la cosa non
sarebbe molto interessante; ma il punto che insieme ad essi cambia anche lo stile di vita ed il
registro di ci che pu creare la felicit.
Se cambia il registro di ci che, secondo lopinione della gente, rende felice l'essere umano, il
tema acquista interesse ed importanza dato che la ricerca di quel registro mobilizza con grande
forza individui ed insiemi umani. Non si tratta allora solo di un cambiamento di mode e di stili
letterari, ma di qualcosa da cui dipende il funzionamento sia degli individui che di popoli interi.
E certo che le motivazioni economiche e sociali attivano i meccanismi di tensione ( evidente
che qualcosa dovr pur attivarli); ma anche certo che i meccanismi di tensione inducono un
registro interno. Non stiamo dicendo che le tensioni esterne non siano legate al fenomeno che
stiamo descrivendo: il fenomeno si manifesta proprio grazie ad esse. Ma questa affermazione non
sufficiente: infatti le tensioni verranno tradotte e la loro traduzione non risulter in alcun modo il
riflesso delle condizioni esterne. La traduzione delle tensioni un fenomeno molto diverso dal
semplice riflesso della situazione esterna.

248

All'esterno si generano diverse forme di tensione rispetto alle quali la macchina umana otterr
registri di distensione diversi. Gli impulsi provenienti dall'esterno verranno tradotti e in questo
modo produrranno sistemi di ideazione e di immagine che il soggetto registrer e che lo faranno
avvicinare ad una determinata situazione o allontanare da essa. Tutto questo non avviene per
riflesso, ma attraverso un meccanismo assai pi complicato di traduzione e di trasformazione degli
impulsi.
Le tensioni esterne attivano il registro interno che corrisponde a speciali modi di configurare le
percezioni, le rappresentazioni e persino lo spazio di rappresentazione; attivano inoltre determinati
esseri o paesaggi interni che si faranno presenti anche nella veglia o agiranno su di essa attraverso
trasformazioni decisamente allegoriche.
Pu succedere allora che un'intera epoca cerchi un paesaggio esterno che corrisponde ad un
paesaggio interno di rifugio; che un'intera epoca ricerchi, per esempio, l'isolamento nella campagna
per sfuggire alle tensioni urbane. In genere, ogni epoca cerca i suoi paesaggi.
Ma un'intera epoca cerca anche la sua Lilith ed il suo Abraxas, il suo guardiano della soglia, i
suoi difensori ed i suoi custodi della luce. E questo perch gli impulsi corporei, che corrispondono
alle tensioni esterne, producono traduzioni interne, le quali, irrompendo nella veglia in modo
evidente o occulto - a seconda della loro intensit - determinano in entrambi i casi dei
comportamenti; infatti la funzione dell'immagine proprio quella di determinare dei
comportamenti.
Se quello che stiamo descrivendo fosse semplicemente un problema di traduzione del mondo e
rimanesse tale, la cosa non sarebbe molto importante; si tratterebbe di un fenomeno soggettivo e
basta. Ma il punto che la produzione di immagini attiva comportamenti che potranno essere in
accordo con il processo evolutivo dell'intelligenza e della vita oppure provocare delle vere
catastrofi nel mondo esterno semplicemente per una traduzione scorretta degli stimoli esterni.
Quando una situazione esterna attiva registri interni (per esempio registri di tensione) questi si
tradurranno nel livello di immagine che corrisponder ad una data zona del corpo; tale sistema di
immagini potr essere registrato in veglia come insogno secondario o potr non essere registrato
affatto; in entrambi i casi, per, esso determiner il modo di valutare gli avvenimenti esterni. Non
si deve credere che certe cose si considerino buone e certe altre cattive sulla base del sistema di
valori dettati da una determinata morale esteriore; la valutazione avviene invece sulla base dei
registri di tensione, distensione o contraddizione che si generano in colui che osserva il mondo.
Sono senza dubbio gli insogni a determinare i comportamenti ed i sistemi di valori; e questo lo
stiamo dicendo da molti anni. Gli insogni, infatti, sono traduzioni degli stimoli cenestesici, i quali,
in una determinata situazione, verranno confrontati con il contributo sensoriale esterno.
Se le cose stanno cos, non risulta affatto strano che un paesaggio o un personaggio interno
dominino in un dato momento lo psichismo individuale o collettivo, e che lo facciano con una forza
proporzionale a quella dell'impulso che li alimenta e per tutto il tempo che tale impulso rimarr
fissato.

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Ci sono individui e anche insiemi umani guidati da un paesaggio, da un personaggio o da un


essere interno; questi non saranno visibili dall'esterno ma potranno apparire sulla bandiera di un
popolo nella forma di un determinato animale, per esempio. Al di l della bandiera, ci saranno dei
comportamenti, e la bandiera stessa costituir un fattore di coesione che potr durare anche a
lungo se l'impulso esterno che d vita a questo fenomeno collettivo si manterr nel tempo. A volte,
lo psichismo individuale o quello collettivo pu rimanere fissato ad un paesaggio o ad un essere
interno anche quando l'impulso che ha generato questi ultimi scompare. Ma in ogni caso l'impulso
rimarr nella memoria, dove si trover associato a numerosi registri cenestesici che lo potranno
evocare e che si faranno presenti quando le tensioni esterne li attiveranno.
Quando tali tensioni non sono presenti, tali immagini rimangono quiete, non si manifestano. Ma
appena appaiono gli impulsi esterni, che attivano i registri interni che a loro volta vengono tradotti
in quelle immagini, scattano comportamenti che irrompono con forza nel mondo; certe volte questi
comportamenti irrompono in modo ragionevole, certe altre, in modo non tanto ragionevole.
Pertanto, quando un fenomeno rimane fissato, l'istanza psichica non risulta superata, ma
costituisce un fattore di contraddizione e di sofferenza individuale o collettiva.
Quando invece un'istanza psichica viene risolta, si verifica in genere il passaggio al registro di
un nuovo paesaggio o di nuovi esseri interni, i quali divengono cos gli indicatori della continuit
del processo psichico; lo stesso accade in piccolo, in laboratorio, per cos dire, nei nostri processi
trasferenziali. A proposito di questi, abbiamo parlato di ridistribuzione di cariche, di una nuova
valutazione dei paesaggi e dei personaggi interni, della trasformazione dei climi, che si
ridistribuiscono su nuovi oggetti. Abbiamo osservato come in questi casi la prospettiva sul proprio
mondo interno, la comprensione di esso e l'integrazione dei propri contenuti, aumentino.
Nasce cos una nuova tappa della vita e solo allora la tappa precedente potr essere visualizzata
senza quella carica climatica che ne impediva una visione corretta, ma che comunque attivava dei
comportamenti. Si esce, come da un sogno, dalle cose nelle quali si era creduto nella tappa
precedente. A volte individui o popoli interi escono come da un sogno; e allora considerano lo
stadio precedente della loro esistenza totalmente inadeguato perch si rendono conto che il loro
comportamento era stato mosso da registri onirici o semi-onirici.
Tutto questo deve essere compreso per intendere in modo definitivo che le valutazioni e le
motivazioni del comportamento non risolvono il problema della sofferenza. Non si pu eliminare la
sofferenza per il fatto di valutare in modo nuovo e diverso gli avvenimenti. Il problema della
sofferenza pu essere modificato solo se si modifica l'atteggiamento mentale. Il nuovo
atteggiamento mentale deve essere completamente diverso da quello abituale che porta sempre a
dare giudizi di valore sul mondo. Il nuovo atteggiamento mentale non ha niente a che vedere con i
giudizi di valore sulle cose. Esso legato al registro delle attivit possessive e a quello delle attivit
non possessive di fronte al mondo e alle cose. I giudizi di valore non c'entrano, e di essi abbiamo
gi compreso la radice illusoria.

250

Nel nuovo atteggiamento mentale di cui parliamo, che totalmente diverso dagli altri, non c
niente da imporre n niente da difendere perch non c paura n sofferenza.
Esso non sorge miracolosamente ma si sviluppa e cresce grazie al lavoro interno.

251

DICIANNOVESIMO GIORNO
VALUTAZIONE DEI LAVORI TRASFERENZIALI, AUTOTRASFERENZE

Dai lavori in Operativa ci attendiamo determinati risultati. Ma i registri ad essi relativi possono
essere totalmente illusori oppure pi o meno chiari.
Come possiamo valutare questi registri in modo non equivoco? Il miglior metodo per
determinare se un processo trasferenziale stato positivo e se ha toccato e risolto un problema di
fondo, consiste nellesaminare la propria condotta. Pu infatti succedere che una persona non
subisca trasformazioni interne considerevoli, pur avendo sperimentato molte cose durante un
processo trasferenziale.
Quindi, l'esperienza di un sensibile cambiamento di condotta, soprattutto per quanto riguarda
il problema che si intendeva modificare, costituisce la miglior guida - che non serve certo per
andare a scrutare la condotta degli altri ma per osservare la propria -, il miglior punto di
riferimento per decidere se il processo trasferenziale stato buono e se si effettivamente
compiuto.
Dovranno verificarsi notevoli cambiamenti di condotta riguardo al problema che si pretendeva
modificare, mentre probabilmente non se ne verificheranno riguardo ad altri problemi.
E ovvio che la condotta generale del soggetto dovrebbe subire una grande trasformazione se
quello attaccato fosse un problema di fondo e da esso dipendesse tutto il sistema comportamentale.
Sappiamo che questi processi non sono cose di un giorno; tuttavia, un grande spostamento,
una vera e propria trasferenza si verifica spesso gi all'inizio del lavoro. In questo caso, le cose
accadono repentinamente non tanto perch il metodo trasferenziale sia straordinariamente efficace,
non tanto per le virt del metodo trasferenziale in s, quanto piuttosto per il fatto che il soggetto si
trovava in un momento di processo interessante, in un momento di grande disponibilit per
questo tipo di lavori; allora la trasferenza, venendo a coincidere proprio con quel momento, ha
accelerato il processo di trasformazione.
Quindi la trasferenza in s non possiede grandi virt. Quando si verifica un cambiamento
improvviso grazie ad un processo trasferenziale breve, perch nel soggetto in questione c'era
stata una lunga accumulazione, si era gi svolto un processo al quale mancava solo una piccola
spinta. Anche in questo caso, per, la trasferenza ha raggiunto il suo obiettivo, ha espresso le sue
capacit.
Ma se parliamo di casi pi normali e non di questi cambiamenti improvvisi che si verificano
perch la trasferenza ha accelerato bruscamente una tendenza al cambiamento, possiamo dire che
il processo trasferenziale non molto breve; esso richiede parecchie sedute di lavoro, la

252

comprensione dei fenomeni che si presentano e l'integrazione dei contenuti. Il miglior registro del
verificarsi di un cambiamento , come dicevamo all'inizio, le modifiche del comportamento che
possiamo osservare in noi stessi, soprattutto relativamente ai problemi che avevamo affrontato; se
si fosse trattato di un problema di fondo, anche il cambiamento di condotta dovrebbe essere
radicale.
A volte, ci pu provocare dei piccoli scompensi per quanto riguarda il rapporto con il mondo.
E chiaro che se modifichiamo il sistema dei ruoli, modificheremo anche una condotta che si
andata codificando per lungo tempo; pertanto si potr facilmente verificare qualche scompenso nei
ruoli e nel sistema di relazioni.
Ma poich supponiamo che le cose siano migliorate, l'adattamento a nuovi ruoli e a nuove
situazioni non risulter difficile, nonostante l'inevitabilit dello scompenso, insita nella logica
stessa del processo.
Pertanto, non consideriamo la trasferenza come un sistema straordinario che possa risolvere tutti
i problemi, ma la consideriamo piuttosto come un metodo che pu contribuire a disarticolare i
fenomeni interni che erano gi in trasformazione grazie al processo che il soggetto stava portando
avanti.
E' anche strano che la trasformazione si verifichi durante la sessione trasferenziale. Essa si
produrr piuttosto nei momenti post-trasferenziali. Questo percepibile non tanto come
comportamento esteriore quanto come registro interno. A suo tempo, studiando i processi posttrasferenziali, abbiamo descritto a sufficienza i registri interni che permettono al soggetto di
decidere se si siano prodotte o no delle modificazioni; abbiamo detto che in caso di cambiamenti
interni, i sistemi di ideazione e di immagine del dormiveglia, del sonno e persino della veglia si
trasformano considerevolmente. Esistono dunque registri soggettivi, registri interni; ma i registri
pi interessanti che permettono di decidere se si verificata una reale trasferenza, si trovano nella
condotta.
Per completare il tema faremo ora le considerazioni seguenti.
Il registro della luce, inteso come un caso di energia libera ottenuta attraverso un processo
interno che ha provocato sblocchi e riaccomodamenti di cariche interne, costituisce per noi un
fenomeno molto interessante. Le trasferenze effettuate allo scopo di sperimentare il registro della
luce non servono a risolvere dei problemi ma hanno la funzione di esplorare alcune attivit dello
psichismo. Esse hanno lo stesso interesse di quei lavori, tra i quali annoveriamo le cosiddette
Discipline, che non appuntano a sbloccare o a risolvere dei problemi, ma a mettere in moto dei
processi ad un livello di attivit della coscienza che potrebbe risultare molto importante.
Il fenomeno della luce, come abbiamo gi commentato ieri, viene a volte accompagnato da
fenomeni di organizzazione percettiva non abituali che si verificano quando si esce alla veglia.
Comunque, questi fenomeni non costituiscono degli indicatori di straordinaria importanza; gli
indicatori pi importanti sono quelli della tappa post-trasferenziale e cio: la rielaborazione e
l'integrazione dei contenuti.

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Anche quando ci riferiamo alle trasferenze che tendono a far sorgere il fenomeno luminoso o
altre cose curiose di questo tipo, oppure alle trasferenze che appuntano a fenomeni di ampliamento
provvisorio della coscienza, diciamo che per noi risulta pi interessante la rielaborazione posttrasferenziale e la collocazione della coscienza in una nuova prospettiva ed in un nuovo livello di
comprensione del proprio processo.
Questo per noi molto pi evolutivo ed interessante del momentaneo "scintillio" di un nuovo
livello di coscienza.
Per noi molto importante, come abbiamo gi detto, la rielaborazione e l'integrazione dei
contenuti, che ci permettono ascese graduali ma senza dubbio pi interessanti per il processo
generale della mente.
Dunque, esistono tecniche, alcune delle quali sono chiamate Discipline, che terminano con il
registro della luce e che provocano le conseguenze menzionate per il processo trasferenziale.
Quando si lavora nel campo delle Discipline, non si ha bisogno di una guida perch si segue un
processo ordinato che viene precedentemente appreso. Questa la condizione del lavoro nel campo
delle Discipline.
I passi vengono appresi quasi meccanicamente: vengono memorizzati proprio come quando si
studia una cosa qualsiasi; grazie a questo, la guida pu essere sostituita dalla registrazione dei passi
da seguire effettuata anteriormente.
Il processo di una Disciplina diviso in un certo numero di passi; si va avanti di un passo
quando si ottengono gli indicatori, cio i registri, del compimento effettivo del passo precedente. Si
imparano teoricamente e poi si memorizzano i registri corrispondenti ai passi; quindi si inizia a
lavorare tentando di ottenere, passo dopo passo, i registri opportuni della Disciplina in questione.
Dunque, per lavorare senza guida in questi processi autotrasferenziali, chiamati Discipline,
necessario prima imparare lintero processo che esse propongono ed imprimere bene in memoria la
sequenza di tutti i passi, dal primo all'ultimo; solo a questo punto si pu cominciare a lavorare
veramente, avanzando soltanto quando vengono riconosciuti gli indicatori di ciascun passo.
Le autotrasferenze sono assai complicate e labirintiche: esse arrivano a richiedere condizioni di
vita speciali per poter essere praticate.
Presso alcuni popoli di altre epoche, certi sistemi di orazione in cui compaiono sequenze precise
di immagini hanno avuto uno scopo autotrasferenziale. Lavori di questo genere venivano portati
avanti soprattutto in unit monastiche o in shangas giacch la forma di vita proposta da tali centri di
lavoro interno era in quei tempi la pi adatta a questi processi autotrasferenziali.
Quindi, si lavorava in alcuni tipi di autotrasferenza in luoghi speciali ed in condizioni di vita
particolari adeguati al sistema generale di vita di quelle epoche; forse la conoscenza di ci che si
faceva non era molto profonda, ma risulta indubbio che si lavorava basandosi su sistemi di orazione

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in cui comparivano sequenze pi o meno ordinate di immagini. Alcuni ricercatori - che erano dei
mistici - hanno potuto sperimentare durante processi di questo tipo importanti registri di
trasformazione interna: fenomeni di luce, di ampliamento del livello di coscienza, ecc.
Diciamo tutto questo per chiarire i lavori ai quali ci dedichiamo ed anche per riconoscere che
diversi popoli appartenenti ad altre epoche si sono dedicati a questi stessi temi operando in modi
diversi e loro propri. In fondo, anche oggi la gente continua a lavorare in catarsi: quando due amici
si incontrano e si raccontano le loro storie, effettuano una catarsi, anche se empiricamente, anche
senza sapere bene quello che fanno. Alcuni popoli hanno lavorato in autotrasferenza ed hanno
ottenuto registri interessanti: hanno lavorato in queste Discipline lunghe, complicate, difficili,
labirintiche, in modi adeguati ad un sistema di vita che non certo quello attuale.
Possediamo informazioni sufficienti sulle Discipline e su un'altra forma autotrasferenziale che
conosciamo con il nome di lavoro con la forza; si tratta di una forma autotrasferenziale che per la
sua brevit e per il fatto di poter essere ripetuta periodicamente, risulta adeguata allo stile di vita
attuale; inoltre, il processo post-trasferenziale che ne deriva graduale e periodico.
Questa tecnica autotrasferenziale molto semplice. Tuttavia, non la stessa cosa utilizzarla
sapendo o non sapendo di che si tratta.
La maggior difficolt dei processi autotrasferenziali sta nel fatto che la mancanza della guida
rende pi difficile vincere le resistenze; infatti il soggetto spinto ad eludere la resistenza che gli si
presenta e che gli impedisce di portare avanti il processo. In realt si tratterebbe di fare il contrario
per lavorare correttamente.
Ci siamo sempre occupati dell'indicatore di resistenza con l'intenzione di vincerlo; ma quando
esso appare nei processi autotrasferenziali, ci succede di cercare di eluderlo: troviamo qui una delle
prime difficolt. Le resistenze sono tanto pi difficili da vincere quanto minore la conoscenza
tecnica del processo autotrasferenziale.
Pertanto, pu succedere di lavorare per lungo tempo confondendo gli indicatori e questo fa s
che il processo risulti in definitiva illusorio. Questo fatto vale soprattutto per le Discipline pi che
per i lavori autotrasferenziali con la Forza.
Per centrare il tema, raccomandiamo la conoscenza teorica dei temi autotrasferenziali. E
interessante sapere che cosa questi lavori propongano e comprendere quali siano le loro possibilit.
Ne raccomandiamo la conoscenza teorica ma non una pratica continuativa, e questo per tutte le
difficolt che essa implica.
Il lavoro con la Forza, invece, ci sembra molto utile e di facile pratica, soprattutto se viene
portato avanti periodicamente ed in modo intenso; quando diciamo periodicamente, parliamo di una
frequenza per esempio settimanale.
A questo punto crediamo di aver parlato a sufficienza dei problemi della trasferenza ed in
generale dell'Operativa; pertanto possiamo passare ad altre questioni.

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LA MORTE

Passiamo a problemi di registro.


Se si domanda ad un bambino che cosa significa morire, il bambino risponder pi o meno cos:
"E come quando ci si addormenta". Se gli si domanda se gli piace dormire quando stanco, il
bambino dir di s. Se poi gli si domanda se gli piace morire quando stanco, il bambino dir di
no.
Spiegando la morte come un addormentarsi, il bambino non far che ripetere cose che gli sono
state dette. Ma in ogni modo, non sembra molto convinto del fatto che si tratti della stessa cosa,
perch altrimenti direbbe che piacevole morire quando si stanchi. Ma di solito i bambini questo
non lo dicono.
Poniamo la stessa domanda ad un altro bambino, e questo ci risponde cos: "Quando si muore
si va in cielo". "E cosa c in cielo ?" aggiungiamo noi. "In cielo tutto va bene: si pu giocare, si
possono fare tante cose belle". Gli chiediamo allora se gli piacerebbe morire ma ci risponde di no.
Gli chiediamo perch, allora lui si confonde un po e ci dice che quando qualcuno muore gli altri
piangono.
Domandiamo ad un terzo bambino che cosa significa morire e lui ci risponde: "Quando
qualcuno muore, lo sotterrano". Allora gli chiediamo se gli piacerebbe morire e lui ci dice che non
gli piacerebbe affatto.
Troviamo un altro bambino ancora e gli domandiamo cosa succede quanto si muore. Questo ci
risponde, come il primo, che si rimane addormentati. Gli chiediamo allora se gli piacerebbe
rimanere addormentato. Ci dice di no. Vogliamo sapere perch e lui risponde: "Perch non si pu
tornare a giocare".
Parliamo adesso con un adulto. Gli domandiamo che cosa significa morire e lui ci dice che
questa domanda non ha senso. Gli chiediamo perch e lui ci risponde: "Se alla fine si deve morire,
allora per quale ragione si fanno tutte le cose che si fanno ?" Gli chiediamo se in effetti la
prospettiva della morte lo obbliga a porsi delle domande sul senso delle cose che fa. Ci risponde di
s, perch la non-esistenza che mette in evidenza il non-senso dell'esistenza.
Gli domandiamo allora se si posto gli stessi problemi pensando che prima di nascere non
esisteva. Risponde di no, che non ha mai pensato ad una cosa simile. Gli diciamo di pensarci su e di
considerare se questo fatto gli fa sorgere il problema del senso della vita. Lui ci pensa un po e poi
ci risponde che un fatto simile non gli causa grandi problemi, che i problemi in realt gli sorgono
quando pensa che cesser di esistere.
Allora riflettiamo su quanto ci ha detto e replichiamo: "Non il problema della non-esistenza
che fa sorgere tante complicazioni: se fosse cos, quando pensiamo che prima di nascere non

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esistevamo, dovremmo avere lo stesso tipo di registri di quando pensiamo che dopo la morte non
esisteremo". Ci risponde che cos, che in realt non si tratta del problema della non-esistenza. Gli
domandiamo allora di che problema si tratti. "E` il problema dell'assurdo, del non-senso delle
cose", ci risponde. A questo punto gli chiediamo: "Dove si registra la mancanza di senso?" Non sa
bene di che stiamo parlando. Ci dice che si tratta di una cosa confusa. Ma in ogni caso, se pensa
molto a questo tema, finisce per provare non soltanto una commozione emotiva ma anche
un'alterazione fisica.
Domandiamo ad un altro adulto - gli adulti sono molto metafisici - cosa significa morire e lui
ci risponde: "Finisce tutto". "Per chi finisce tutto ?" - insistiamo - "Per me che muoio". "E invece
che cosa succede quando si vivi ?" "Quando si vivi ci sono le cose, ci sono le altre persone
che vediamo intorno". "Ma - diciamo noi - ci sono tante e tante cose che non si vedono e che pure
esistono". "Per me non esistono". Gli domandiamo allora cosa succede quando ci si addormenta.
Ci risponde che le cose che si vedono cessano di esistere. "Ma come - insistiamo noi - lei sta a
letto accanto a sua moglie, che costituisce il suo legame affettivo pi importante, e ci viene a dire
che sua moglie cessa di esistere quando lei si addormenta ? Ma via, non va mica in un altro
mondo ?" "E s - commenta - in realt accade questo; comincio a vedere un altro genere di cose".
"Ma lei non si preoccupa molto del fatto di andare a dormire." "No, perch dopo mi sveglier".
Quindi, risulta da questi discorsi che il problema della morte per gli adulti confuso con
l'addormentarsi ed il risvegliarsi.
All'adulto di prima chiediamo cosa sperimenta quando pensa alla morte. Ci risponde che
sperimenta asfissia. Gli diciamo che forse ha qualche problema polmonare. Ci risponde di no, che
non ha mai avuto noie ai polmoni, ma che sperimenta asfissia.
E cos, interpellando bambini ed adulti, troviamo una grande variet di risposte. Queste risposte
sono confuse, sono vaghe e generiche. Non sono assolutamente precise. Pertanto, intorno al
problema della morte non ci troviamo di fronte alle caratteristiche proprie del pensare corretto ma
piuttosto a quelle proprie del pensare "climatizzato". Di conseguenza, le idee che ne risultano ci
appaiono sospette. Sono sospette perch il modo in cui si configurano totalmente diverso da
quello delle idee bene espresse.
Perch, allora, il problema della morte preoccupa tanto la gente? Qualcuno pensa che morire sia
tagliare i contatti: ma se fosse semplicemente una cessazione di funzioni, non ci sarebbero
problemi. Ma la morte viene sempre dipinta positivamente, non come una cessazione: tutti tendono,
cio, ad affermarne lesistenza. Nessuno dice che la morte non esiste; tutti dicono il contrario: la
morte esiste. E bisogna vedere in che modo parlano della morte che si avvicina, o di come ci si
avvicina alla morte. Bisogna vedere quanto risulta importante l'esistenza di questa figura tetra, che
ha avuto tante rappresentazioni tra i diversi popoli. Si dice che ci si addormenta nelle braccia della
morte, per esempio, o che la morte taglia il filo della vita.
Dunque tutti questi discorsi sono pieni di allegorie; sono, direbbe qualche fisiologo, troppo
limbici. Quando la gente parla della morte, non si colloca sul piano delle idee. Quando la gente
parla della morte, si ha l'impressione che le idee c'entrino poco con i discorsi che fa.

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Certo, la gente dovr pur elaborare una qualche sovrastruttura per farsi una ragione della morte.
Per sembra che il problema si trovi altrove.
Come viene descritta la morte di qualcuno? Alcuni si esprimono, soprattutto quando
pubblicano un necrologio su un giornale, per esempio cos: "Esal l'ultimo respiro". Da queste
parole sembra che qualcosa sia uscito dalla bocca del morto. Altri dicono: "Rimase esanime", cio
senz'anima o con l'anima fuori.
Dunque alcuni si preoccupano del respiro che se ne va; altri un po pi materialisti, invece, si
preoccupano di ci che resta. Questi parlano dei "suoi resti" che saranno seppelliti in tali o talaltre
circostanze. Parlano del corpo come se si trattasse di resti, vale a dire di ci che rimasto, di ci
che rimasto dopo che ne stata tolta la parte pi importante.
Si creano le situazioni pi strane. Se si va ad un funerale, pu accadere che qualcuno, legato ai
resti da una qualche relazione affettiva, cominci a leggere un foglietto. Questo capita soprattutto
quando c molta gente, molti parenti, ed pi frequente tra certi popoli: ci sono popoli pi
attaccati di altri a cose di questo genere. Dunque, l'incaricato del discorso tira fuori un pezzo di
carta (sfortunatamente dobbiamo basarci su queste cose per poter capire i registri), comincia a
parlare.... ma non si sa a chi stia parlando. Forse parla a coloro che gli stanno vicino; se cos va
bene, vuol dire che approfitta delle circostanze per tenere una lezione sulla vita o su un tema del
genere.
Se parlasse ai presenti, il discorso potrebbe avere perlomeno una finalit pedagogica. Ma in
questi casi di solito si parla ai resti. Ad essi viene detto: "Tu, che nella vita sei stato tanto..." Ed
allora noi pensiamo: "Ma a chi sta parlando ? Ai resti o a quello che se n andato?" E l'oratore
deve sperimentare la stessa situazione contraddittoria perch a volte dice: "Sappiamo che sei nella
gloria" o "La tua immortalit...", oppure: "Sei andato via da noi per sempre". Cos noi non
sappiamo bene dove localizzare l'interlocutore.
Noterete che il solo trattamento del tema della morte genera contraddizione. Dove si mai visto
che la gente rida della morte? Di solito la morte genera pena. Ma perch mai? E perch
sperimentiamo una contraddizione interna quando ridiamo della morte? Normalmente per il fatto
che essa associata a qualche familiare o a qualche persona con la quale abbiamo avuto un legame
affettivo. E allora ridere della morte come ridere di quanto accaduto loro e questo non sta bene.
Noi non stiamo parlando dei familiari. Stiamo parlando della morte e di quanto accade quando si
muore; quindi non dovremmo preoccuparci molto delle cose che succedono ai funerali e che d'altra
parte risultano assai pittoresche.
Ritorniamo al tema di prima, al foglietto che veniva letto. L'incaricato del discorso parla un po
al pubblico (benissimo, la cosa risulta pedagogica ed istruttiva) ed un po a quell'altro che si trova
in qualche posto, non si sa bene in quale, ma in qualche posto sicuramente. Ed infine parla ai
resti. E cos, tra luoghi indefiniti, parenti definiti e resti precisi, egli porta avanti le sue
elucubrazioni.

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Ci sono poi gli altri, i materialisti. Questi non parlano certo al morto, perch credono che non ci
sia nessuno che li ascolti, dato che per loro l'anima non esiste. Gli oratori di questo tipo si
dirigono invece ai resti e spiegano che la memoria di tali resti continuer ad illuminarci e che
noi seguiremo il cammino che il defunto aveva cos esemplarmente aperto nella sua vita. A questo
punto noi non capiamo pi niente.
Allora, quando ci troviamo in situazioni di questo genere, come se stessimo sognando e
quando ne usciamo proprio come se uscissimo da un sogno. I registri che sperimentiamo in
queste situazioni sono registri totalmente straniti.
La morte, a quanto pare, una cosa grave. Di fatto, si dice che la vita di una persona si
configura nel suo ultimo momento; si dice che una vita pu essere giudicata solo nel momento della
morte e non prima. Sembra quasi che la persona sia stata di passaggio e che il momento pi
importante sia quello della chiusura di tutte le operazioni.
Quando si ha a che fare con la morte succedono molte cose strane, ma in ogni caso non si tratta
di cose proprie del livello di veglia.
Se poi prendiamo in esame le ideologie generali che trattano della morte, le sovrastrutture sulla
morte, ci sorge sempre l'impressione, il registro interno, che esse, per quanto si presentino come
ideologie, siano profondamente pervase da climi emotivi che non corrispondono affatto ad una
precisa formulazione razionale.
Ed allora come la mettiamo noi, con questa storia della morte? Per prima cosa dobbiamo fare
attenzione ad alcuni registri.
Uno dei nostri amici qui presenti, quando ha parlato poco fa, ha trattato proprio il tema della
morte. E una coincidenza. E ci ha detto che sperimentava dei forti registri quando si immaginava
morto o quando vedeva unaltra persona morta. Forti registri, ma di che tipo ? Quando una
persona ha paura di morire ha dei registri. Forse dei registri metafisici? No, sperimenta dei registri
fisici. Quando ci si trova di fronte alla morte, accade qualcosa che provoca dei registri fisici.
Forse avrete avuto occasione di osservare il comportamento della gente in un obitorio. Entrando
in un luogo come quello e vedendo resti umani, la gente non si mette certo a fare considerazioni
ideologiche; ad alcuni pu persino succedere di svenire. Altri non svengono ma dicono di avere il
mal di mare; come se perdessero la sensazione del pavimento, la sensazione di stare in piedi. E
questi sono tutti registri fisici.
Avete mai visto come si comportano certi animali con i loro simili morti? Avete mai visto per
esempio un gatto vivo lamentarsi per tutta la notte accanto ad un gatto morto, quasi che lo
"vegliasse", come si dice in America Latina? Vi mai capitato di osservare quanto certi animali si
preoccupino dei resti di un loro simile? Avete mai visto in campagna quanto si spaventano i
cavalli quando incontrano un animale morto?

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Sembra che la visione della morte attivi forti registri istintivi. Non possiamo certo dire che
intervengano attivit tipiche della veglia. Se le cose stanno cos, appare chiara l'importanza di
studiare il problema della morte dal punto di vista dei registri, lasciando per un altro momento
l'esame delle sovrastrutture.
Quando una persona simmagina morta, pu per esempio immaginare la propria figura: la
persona si vede morta e l stanno i suoi resti. Bene, la persona morta se ne sta l quieta, se ne sta l
buona buona, non ha di che preoccuparsi per ci che le accade intorno. Ma ci sono persone che,
mentre da vive si immaginano morte, continuano a preoccuparsi di ci che succede intorno a loro.
Pensano, per esempio, che un certo tipo di sepoltura o di incenerimento sia pi adeguato di un
altro. Magari si preoccupano di essere incenerite, perch pensano che un tale trattamento risulti pi
igienico della sepoltura. Ma perch preoccuparsi tanto dell'igiene, se non potranno essere presenti
ad una simile operazione? Se glielo chiediamo, ci pensano un po e poi dicono che per i
familiari, per non farli preoccupare di cose di questo genere.
Altri, quando si pensano morti, si preoccupano molto dellaspetto, badano pi che altro al lato
estetico. Non pensano tanto a se stessi quanto all'immagine che daranno. Si tratta di gente molto
preoccupata del proprio io e della propria esteriorit.
Qualcuno pu anche pensare che quando morir, gli altri - i parenti e gli amici - soffriranno
moltissimo; in altre parole, il registro della sofferenza delle altre persone provoca sofferenza anche
nel soggetto che immagina la propria morte. Se un essere umano ne vede soffrire un altro,
anch'egli sperimenta il registro della sofferenza. Questo ragionevole e comprensibile. Quindi
comprensibile che, quando qualcuno si immagina morto, sorgano immagini dove appaiono altre
persone che soffrono per la sua morte. Dunque, quando ci si rappresenta tale immagine, si
sperimenta sofferenza per ci che succede agli altri; e questo ragionevole.
Ma non certo ragionevole che si sperimenti sofferenza solo per il fatto di vedersi morti. Se si
chiede a qualcuno che cosa accade quando si muore, quel qualcuno dir che non si sente niente. Se
non si sente niente, perch preoccuparsi? Ma in ogni caso, anche se parla cos, gli rimane dentro
una strana sensazione.
Il fatto che non si crede molto a questa storia che non si sente niente. Ecco uno dei problemi.
Avete mai provato ad immaginare voi stessi, non morti, ma in una situazione qualsiasi in cui non si
sente niente? Vi sono difficolt di rappresentazione. Una persona immagina se stessa in qualche
posto mentre fa o sente qualcosa, ma non riesce ad immaginare se stessa mentre non sente niente.
Il fatto psicologico del registro di se stessi oppone una serie difficolt ad immaginarsi morti e ad
immaginarsi senza sentire niente. Quindi esiste una certa difficolt di configurazione psicologica
nel fatto di non sentire niente; esso produce degli strani registri che non vengono compresi bene.
Dunque la persona morta, non sente niente; ma risulta che sente qualcosa ed preoccupata di
vedersi l, morta, senza sentire niente. Il clima diventa strano, vi sono difficolt di registro.

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Noi non affermiamo che i morti registrino n che non registrino, non questo il problema. Il
problema sta in ci che una persona crede di registrare quando muore. Vediamo meglio questo
punto.
Vi sono alcuni che spiegano la cosa in questo modo: se un dolore ad un dito pu fare molto
male, se perdere un dito pu creare seri problemi, la morte devessere un fatto molto grave, visto
che il dolore che si prova quando si perde una piccola parte del corpo risulter amplificato. C chi
ha paura della morte per l'orrore che ha del dolore; questo ragionevole. Come pu piacere ad una
persona di morire se pensa di soffrire tanto ?
Ma sembra che il problema non stia tanto nel fatto di soffrire quando si muore, quanto piuttosto
nella morte stessa o nel "dopo" la morte. (Non stiamo parlando della trascendenza, ma di quel
"dopo" che non si registra bene). Che cosa questo "dopo"? Alcuni bambini rispondono che "dopo"
si sotterra il morto. Questo non certo gradevole. Vi sembra gradevole che vi seppelliscano?
Immaginate questa situazione: state dentro una cassa, alcune persone scavano una buca o
preparano un fornetto di cemento. Ecco, dopo avervi chiuso nella cassa, vi mettono sotto terra o
dentro il fornetto, poi vi buttano sopra della terra o vi chiudono con il cemento, come per non
farvi pi uscire. E chiaro che queste operazioni rispondono a delle necessit di ordine sociale; per
l'immagine pi o meno questa: vi chiudono dentro una cassa e poi vi buttano sopra terra o
cemento.
Immaginatevi dentro la cassa e per di pi con della terra sopra: non vedete la terra, non vedete la
cassa, non vedete assolutamente niente. Ma qual la sensazione che provoca una simile
rappresentazione ? Una sensazione di asfissia. Immaginatevi ora nella cassa, sotto terra, con il viso
in gi. Potete? La situazione si fa strana. Immaginatevi dentro la cassa a faccia in gi con intorno
i familiari. La situazione ha qualcosa di ridicolo. Immaginatevi adesso sotto terra, a testa in gi e
con i piedi in alto. La sensazione che sperimentate ancora diversa.
Dunque, risulta che le sensazioni che sperimentate quando vi immaginate morti dipendono sia
dalle operazioni sui resti che avete registrato in memoria e che corrispondono al tipo di cultura a
cui appartenete, sia dal modo in cui collocate voi stessi nello spazio di rappresentazione.
Il trattamento dei resti una cosa delicata e, senza dubbio, le immagini dei vari trattamenti
provocano registri differenti, molto differenti. Considerate il caso di una persona che rimanga
chiusa in un ascensore: l'ascensore bloccato, non sale, non scende; la persona non pu uscire,
non c nessuno che l'ascolti. La persona prova un'asfissia tremenda, non tanto per ci che pu
accaderle - sicuramente nel giro di due minuti la cosa si risolver - ma a causa
dell'immaginazione, a causa delle immagini che cominciano a scorrere veloci e confuse: sembra
che lo spazio si riduca, che manchi l'aria; e sorge la disperazione. E questo registro di asfissia,
sicuramente pi forte in coloro che hanno difficolt respiratorie, ci che disturba quando
immaginiamo i nostri resti sotto terra.
L'immagine della propria morte pone senza dubbio un problema di respirazione; ed in effetti di
un morto si dice spesso, come abbiamo visto prima, che esal l'ultimo respiro, che cess di

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respirare, che rimase esanime, che rimase senz'anima. Se stiamo troppo sott'acqua o se rimaniamo
con la testa sotto un cuscino o chiusi dentro un ascensore, proviamo penosi registri di asfissia;
quando immaginiamo la nostra morte, pensiamo che questi registri risulteranno amplificati; ecco
allora che il problema si complica.
Ma c un altro tipo di registri, quello che riguarda la continuazione del processo della morte,
quello che riguarda il "dopo". Il signor X viene sotterrato: passa un giorno senz'aria, passa diversi
giorni senz'aria ... ma intanto inizia tutto un complesso di operazioni che non vorremmo neppure
immaginare, ma che immaginiamo: il complesso delle operazioni proprie della "vitalit diffusa". Il
soggetto morto, ma qualcosa si sta muovendo, qualcosa sta succedendo: il corpo si sta
decomponendo. A quale persona ragionevole pu piacere che il proprio corpo si decomponga? A
nessuna. Dunque, non pu essere in alcun modo gradevole immaginare di essere sotterrati, di
rimanere senz'aria, di essere sottoposti ad un processo di decomposizione.
Immaginate una cosa esagerata, immaginate, per esempio, che nella societ in cui viviamo i
corpi dei morti vengano trattati in questo modo: subito dopo la morte aprono la bocca del cadavere,
ci infilano dentro un imbuto e ci versano... Se cominciate a immaginare questo genere di cose, la
morte vi procurer problemi ancora pi grandi. Se si danno bastonate a chi muore, se si trattano i
resti in modo sconsiderato, morire vi piacer ancor meno. Ma, senza dubbio, questo non potr
dipendere dai registri, perch voi non li potrete sperimentare.
Ma l'immagine che agisce; l'illusione di sentire, creata dall'immaginazione, che vi procura
incessanti dolori e sofferenze. Naturalmente questo non deriva dalla morte in s ma dalle difficolt
psicologiche che esistono nella rappresentazione e dai registri che crediamo di avere di ci che
succeder al nostro corpo.
Ci ha prodotto innumerevoli modi di trattare i resti. Si pu compilare uno straordinario
inventario dei trattamenti riservati ai corpi dei morti.
Morire deve piacere ancor meno in quelle culture in cui una persona arrivata ad una certa et,
per morire deve allontanarsi dalla propria trib e rimanere tranquilla ad aspettare che un orso, per
esempio, la uccida. Vi renderete conto che immaginare la propria morte , per coloro che
appartengono a tale cultura, abbastanza pi pesante che per coloro che vivono in una cultura che
mostra una certa considerazione per i resti. E questo perch il registro dell'asfissia risulta
associato ad una situazione effettivamente dolorosa e tragica. Pertanto, quel registro potr
amplificarsi a causa del modo in cui la morte sopravviene.
C gente che brucia i morti, c gente che li sotterra; c gente - come i tibetani - che affida
il corpo del morto ad una persona del mestiere, che lo porta via, lo mette su una roccia e lo taglia
pezzo per pezzo, viscera per viscera, e distribuisce questi pezzi agli uccelli che se li portano via.
Quando le ossa sono preparate a dovere, le tritura completamente ed, una volta ridotte in polvere, le
sparge al vento. Si hanno certamente dei problemi ad immaginare che un simile trattamento venga
riservato al proprio corpo.

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Alcuni che ebbero coscienza di questi problemi si preoccuparono di curare i corpi dei morti: li
profumarono, li unsero, li imbalsamarono, si preoccuparono della sopravvivenza del corpo.
Altri, in accordo con le condizioni offerte dal luogo in cui vivevano, collocarono i corpi coperti
in un luogo alto, per esempio su un albero, in modo che si decomponessero senza essere toccati
dagli animali terrestri. Altri popoli collocarono i corpi in "case del silenzio", che erano delle
costruzioni speciali che esistevano allora, in cui il processo di decomposizione avveniva senza che
i corpi fossero toccati dagli animali. In alcune epoche sono state in uso pene che consistevano non
solo nel giustiziare il colpevole ma anche nell'abbandonare il suo corpo ai cani: questo costituisce
il massimo dell'offesa ed il peggior trattamento che si possa fare ai resti.
E` chiaro che furono fatte scelte diverse a seconda delle culture e degli ambienti in cui queste
vivevano: non si scelse, per esempio, di collocare i morti dentro le rocce se nell'ambiente non
c'erano molte rocce; non si scelse di collocare i morti sugli alberi se non c'erano molti alberi. Si
faceva quello che si poteva. E che altro si poteva fare - in mancanza di altre possibilit - se non
sotterrare i morti per proteggerli dagli animali, dato che essere divorati dagli animali costituiva
spesso qualcosa di infamante? Questo fu fatto anche per proteggersi perch ci si rese conto che
lasciare i corpi esposti provocava problemi ai vivi, anche dal punto di vista dell'igiene. Dunque, in
quelle culture presso cui altre operazioni non erano possibili, i corpi furono sotterrati. Altre culture
che avevano a disposizione una maggiore quantit di vegetazione, preferirono bruciare i corpi.
Ma ora provate ad osservare cosa accade quando ricordate una persona cara morta: la persona
cara morta, voi assistete al suo funerale, poi ne portano via il corpo; voi rimanete ma la persona
cara non pi presente. Dove immaginate che si trovi? A volte la immaginate presente:
un'immagine fugace. Ma dove la immaginate in quei momenti dolorosi in cui state male per la sua
morte? La immaginate nel luogo fisico in cui si trova collocata.
Se, per esempio, il cimitero si trovasse dietro di voi, la immaginereste nella parte posteriore del
vostro spazio di rappresentazione. Se il cimitero si trovasse davanti a voi, la immaginereste davanti.
Dove si trova il corpo del vostro familiare? Sta in una parte dello spazio di rappresentazione che
dipende dalla vostra ubicazione rispetto al luogo in cui il corpo stato deposto. Non cos ? Voi
collocate il corpo di quella persona cara nello spazio. Come lo collocate? Forse in una tomba. E che
altro? Normalmente lo collocate di notte. Se lo collocate di giorno, vi sembrer che stia in
compagnia, se lo collocate di notte vi sembrer che stia solo.
Anche il fatto che il corpo del familiare stia solo, mentre voi siete vivi, circondati da altre
persone, con varie cose da fare, anche questo fatto vi crea problemi, vi crea sofferenza;
inevitabile.
Ma avrete un registro spaziale in ogni caso. La persona cara si trova l, spazialmente collocata in
un luogo chiuso, soffocante, sottoposta ad un processo di decomposizione; e qua state voi, facendo
varie cose, cercando di ricomporre una situazione che si incrinata a causa di quella morte. Non
vero? La collocate nello spazio, le attribuite una situazione e dei registri che corrispondono in realt
alle attivit vitali. Non la collocate affatto nel modo giusto, ma in un modo che non ha niente a che
vedere con la realt.

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Lasciamo perdere le visite che ogni tanto si fanno al luogo di sepoltura e che possono essere
affettuose e molto simpatiche; sono una specie di dimostrazione d'affetto che possiede per anche
forti contenuti allegorici ed una forte carica climatica. A volte, durante quelle visite si recitano
alcune orazioni e si fanno alcuni atti interni che per si riferiscono al corpo della persona cara che
si trova collocato in un luogo preciso dello spazio.
A volte, se siete drammatici, vi capiter dimmaginare il corpo dentro la tomba nell'oscurit
della notte; se siete ancora pi drammatici, immaginerete il sibilo del vento tra quegli alberi
speciali che si trovano nei cimiteri; se siete pi drammatici ancora, potrete immaginare molte altre
cose. Che tutto questo succeda ad una persona cara, passi; ma che succeda a noi stessi, beh, in
questo caso, la cosa si complica.
L'esperienza della morte altrui evidentemente scioccante. E poich, per ragioni statistiche
risulta che moriranno tutti, uno dopo l'altro, e che non ne rimarr nessuno, prima o poi succeder
anche a noi di entrare in quella statistica. L'inevitabilit della morte crea problemi. Perci, il tema
della morte preoccupa tutti parecchio e tutti cercano di sapere bene che cosa essa sia; ma fino a un
certo punto, il resto lo fa l'immaginazione.
La paura della morte, il registro fisico della paura della morte esclusivamente il prodotto
dell'immaginazione. Si tratta di un'elaborazione assolutamente illusoria di ci che accade quando si
muore.
Non vi pu essere liberazione da questo registro di paura della morte se non si capta, se non si
comprende ed in qualche modo non si trasforma, l'illusione che esiste sulla morte. La gente registra
sempre questa illusione, la elabora, ne ha un registro corporeo; la gente non considera mai il fatto di
morire come illusorio. Con questo intendo dire che crede nella morte, non soltanto in senso fisico,
crede nella morte attribuendo ad essa dei registri; e questo illusorio.
Quindi, noi dovremmo comprendere bene l'aspetto illusorio della morte per quanto si riferisce
ai registri che crediamo di avere quando essa sopravviene.
Immaginare la propria morte legata ad un registro di attivit, immaginare la propria morte come
un qualcosa di positivo e non come un qualcosa di inesistente, fonte di innumerevoli sofferenze;
questa illusione pesa sempre di pi nella misura in cui si avanza nell'et. Man mano che si
invecchia, il registro illusorio della morte si trasforma sempre pi in una fonte inesauribile di
sofferenza.
I giovani non si fanno molti problemi a questo riguardo: credono che dureranno a lungo. Ma
quando la gente comincia a dubitare della propria durata, sorgono problemi gravi. Vi renderete
conto che questa fonte di sofferenza costituisce anche un serio fattore di inibizione. Nessuno pensa,
per esempio, che quando morir si rilasser magnificamente e che eliminer ogni tipo di tensione.
Al contrario, uno immagina di contrarsi - certo, esiste il rigor mortis, cio il fenomeno per cui i
corpi si induriscono dopo la morte - non immagina la morte come un distendersi e poi un

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irrigidirsi, ma piuttosto come un tendersi. Questo tendersi, questo registro di tensione, questo non
volersi lasciare andare, tutto questo somiglia molto al registro generale di possesso.
Non si vorrebbe lasciare nemmeno una briciola di pane, figurarsi se si vorrebbe lasciare il
proprio corpo. E allora, come si immagina la morte ? Come una lotta, come un sistema di tensioni.
Qui esiste anche un'altra trappola della mente. Cose che potrebbero essere piacevoli, vengono a
volte tinte da contenuti terribili. Gi in altre occasioni abbiamo raccontato questo caso molto
significativo: un giovane che fin dall'infanzia aveva subito molti maltrattamenti, aveva associato i
registri piacevoli a quelli dolorosi. Bastava, infatti, che cominciasse a mangiare un dolce per
ricevere un paio di schiaffoni. Bastava che facesse una cosa piacevole perch subito provasse un
registro di dolore. Le cose si misero male per questo giovane: il registro che egli aveva del mondo
era doloroso, di difesa, un registro di forte tensione muscolare.
Per di pi, un tale registro invadeva anche le situazioni piacevole e questo faceva s che
sperimentasse anche il piacere come tensione. Quando era gi molto vicino allo squilibrio cerc di
scaricare le tensioni sessuali. Ma ogni volta che tentava di farlo, si sentiva come se stesse per
morire. A quel punto si contraeva tutto, per cui fu costretto ad abbandonare un tale tentativo di
scarica. Allora il registro della tensione interna aument ancora.
Egli sperimentava la sensazione che sarebbe morto se si fosse disteso: in qualche maniera
sperimentava immaginariamente la distensione piacevole come un non-registro; il non-registro
equivaleva per lui alla morte. Di conseguenza, registrava unicamente il dolore ed immaginava che
se avesse smesso di registrare la tensione, non avrebbe registrato nulla, sarebbe cio morto. E
nella sua fantasia e nelle sue elucubrazioni il sesso e la morte si trovavano indissolubilmente legati.
Conosciamo molti casi come questo. E sappiamo anche che si sono imposti dei veri sistemi di
ideazione che associano il sesso alla morte. Anche alcuni psicologi contorti hanno sviluppato
questa associazione tra il piacere e la morte, che naturalmente non hanno niente in comune. Sono
state fatte notevoli speculazioni sul fatto che lasciarsi andare o sperimentare piacere in qualche
campo sia peccaminoso e che perci ci avvicina alla morte e non alla vita. Di conseguenza, per
vivere, e soprattutto per vivere in un altro mondo, necessario essere tesi e soffrire. Capirete che la
situazione che si genera risulta abbastanza contraddittoria.
Il giovane di cui parlavamo, sebbene non aderisse affatto a queste correnti spirituali e fosse ateo,
sperimentava con forza il registro che la distensione piacevole fosse come la morte. Sentiva che
doveva continuare a rimanere contratto nelle situazioni piacevoli per non morire, perch l'io non
scomparisse, per non disintegrarsi e per non rimanere senza registro.
Naturalmente aveva enormi difficolt a portare avanti qualunque tipo di lavoro catartico, per
non parlare dei lavori trasferenziali: non poteva lasciarsi andare neppure un po. E continu a
vivere con questi registri, nonostante sapesse che i suoi problemi erano problemi di tensione e che i
suoi meccanismi di difesa erano proprio ci che l'opprimeva; questi meccanismi magari erano stati
estremamente adeguati nel momento in cui gli infliggevano certi castighi perch allora la cosa
migliore che poteva fare era difendersi e tendersi.

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Ma ormai registrava qualunque situazione, dolorosa o piacevole, come tensione e ci gli


procurava dolore. Per lui, distendersi avrebbe significato perdere l'io, l'identit, l'integrit. Dunque,
in casi come questo, l'unico registro che si ha della propria vita doloroso. Far cessare il registro
doloroso viene sperimentato contraddittoriamente come un nuovo tipo di sofferenza, la sofferenza
per la perdita dell'integrazione, per la perdita dell'io.
Soffrire perch si tesi ragionevole, ma soffrire per distendersi, perch cos si perde l'io, un
po strano. Il nostro amico soffre perch teso e soffre perch perde l'io se si distende. In tutti i
casi soffre. In tutti i casi esiste il possesso.
Dunque, associato alla morte, che a volte viene identificata con il piacere e a volte con la
sofferenza, sempre presente il registro del dolore; vi sono anche difficolt nel rappresentare se
stessi senza alcun registro; ma alla base, alla radice di tutto, sta il meccanismo di tensione, che con
un'immagine plastica, definiamo possesso.

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VENTESIMO GIORNO
LA MORTE (continuazione)

Ieri, parlando dei risultati dellOperativa, abbiamo precisato che un buon lavoro trasferenziale
pu essere valutato dai cambiamenti di comportamento.
Ma abbiamo anche detto che esistono registri pi soggettivi, oltre a quelli esterni; un esempio
dato dai registri dei processi post-trasferenziali nei quali la configurazione delle immagini assume
caratteristiche particolari nei diversi livelli di coscienza.
Abbiamo anche parlato di un certo tipo di trasferenze usate per esplorare il cosiddetto fenomeno
della luce. Abbiamo per precisato che siamo maggiormente interessati al processo di
rielaborazione post-trasferenziale che all'apparizione di un fenomeno curioso come quello.
Abbiamo anche detto che esso pu essere accompagnato da altri fenomeni, quali un certo
cambiamento del livello di coscienza ed una riorganizzazione percettiva in veglia. Si tratta di
fenomeni molto interessanti.
Per chiudere il tema dell'Operativa abbiamo parlato di un tipo particolare di trasferenze,
chiamate autotrasferenze, tra le quali abbiamo incluso le Discipline. Abbiamo detto che queste
ultime non richiedono la presenza di una guida ma che utilizzano, al posto di essa, determinati
passi ed indicatori, per dominare i quali necessario memorizzare in precedenza tutto il processo
della Disciplina stessa.
Abbiamo anche parlato del lavoro con la Forza, che un lavoro breve, da ripetersi
periodicamente e che risulta molto semplice da eseguire, a differenza delle Discipline che sono
complicate, labirintiche.
Abbiamo rilevato alcune difficolt dei processi autotrasferenziali: una data proprio
dall'assenza della guida, assenza che porta l'operatore ad eludere le resistenze che si presentano; ma
se si eludono le resistenze, il processo trasferenziale potr risultare fuori tema perch in genere
esso diretto proprio contro le resistenze ed ha come fine il superamento di queste. Se il punto di
riferimento dato dalla guida manca, possono dunque insorgere delle complicazioni. Ma i processi
autotrasferenziali, pur presentando numerose difficolt, risultano molto interessanti.
Siamo poi passati ad un tema pi noioso, quello della morte, che stato studiato soprattutto dal
punto di vista dei registri. Dunque anche questo tema, come tutti gli altri, stato studiato da una
sola angolazione; tuttavia sappiamo che esso pu essere preso in esame da molti altri punti di vista.
Abbiamo parlato delle difficolt che si presentano quando si immagina la propria morte. Si tratta
di difficolt di ordine psicologico; difficile infatti rappresentare se stessi senza alcun registro dato
che normalmente ci si rappresenta sempre in qualche luogo, nell'atto di fare qualcosa e quindi di

267

registrare qualcosa. Quando una persona rappresenta se stessa, si vede mentre sente, percepisce, fa.
E enormemente difficile immaginare se stessi privi di qualunque sensazione.
Al massimo una persona potr rappresentarsi come in una fotografia; ma se tenter di
rappresentarsi morta, incontrer limpedimento di rappresentarsi senza registrare una qualunque
attivit. Succede paradossalmente che il se stesso morto, che la persona immagina, paia registrare
le attivit che appartengono invece alla coscienza che elabora l'immagine.
E un po quello che succede nei casi di coscienza emozionata. Quando presa, allucinata, a
causa di un certo stato interno, la coscienza portata ad attribuire intenzioni agli oggetti esterni.
La coscienza emozionata registra come vero ci che in realt non esiste e crede che un determinato
oggetto abbia un significato speciale ed unintenzione particolare.
Questo tipo di allucinazione, che cenestesica e non visiva, parte dalle immagini come gli altri
fenomeni percettivi. Infatti determinati oggetti, come abbiamo gi visto, liberano catene di
immagini che non sono soltanto visive o relative ai sensi esterni, cio uditive, gustative, ecc., ma
anche relative al senso cenestesico.
Non strano registrare la propria attivit interna, l'attivit cenestesica e proiettarla fuori di s;
proprio come esistono allucinazioni visive ed uditive, cos esistono allucinazioni dovute alla
proiezione di rappresentazioni cenestesiche; queste rappresentazioni profonde forniscono il registro
delle attivit del corpo ed il registro di ci che si trova di positivo o di negativo negli oggetti. Sono
proprio queste immagini interne, formando tali registri, a far scattare le attivit nel mondo esterno.
Nei casi di coscienza emozionata e magica, gli oggetti vengono allucinatoriamente dotati di un
senso, di un'attivit e di un'intenzione che non hanno. Si tratta di una forma allucinatoria non dal
punto vista della rappresentazione visiva, bens da quello della rappresentazione cenestesica. In
realt, il soggetto non fa altro che proiettare sugli oggetti, attribuendogliele, le sue attivit e le sue
intenzioni.
Questo fenomeno risulta estremamente interessante e ci fa considerare di nuovo il fatto che le
immagini non sono soltanto visive; ogni senso, infatti, possiede il proprio sistema di immagini e
pertanto le sue illusioni e le sue allucinazioni.
Queste forme di allucinazione, dovute alla proiezione di registri interni sul mondo, conformano
ci che in altre occasioni abbiamo chiamato coscienza magica, coscienza emozionata, ecc.
Che succede, dunque, quando vedo l'immagine di me stesso morto in una rappresentazione
visiva? Ecco, io sto l, immobile; nell'immagine sto immobile. Ma che cosa mi succede quando
osservo una tale immagine? Mi succede di non potermi immaginare senza un registro di attivit
per cui proietto sull'immagine, che in questo caso la mia, dei registri cenestesici in modo
allucinatorio.

268

Se loperazione fosse corretta, dovrei vedere me stesso privo di un qualunque registro. Invece
mi commuovo, mi spavento, possiedo dei registri di ci che immagino; credo che l'immagine di me
morto abbia un qualche tipo di registro, che io, nell'immagine, registri una qualche attivit.
Quando immagino di essere morto ed immobile, penso in qualche modo di registrare una certa
attivit; ma quale attivit? Quella che sto registrando nel momento in cui immagino. Tutto ci
illusorio ma accade.
Abbiamo detto che era interessante fare una distinzione fra la paura di un pericolo presente (che
fa scattare i meccanismi di difesa di tipo animale) e la paura di un pericolo immaginato. Tutti gli
animali si spaventano quando si trovano di fronte al pericolo. Qui non si tratta di allucinazione n
di sofferenza, ma di un registro immediato. Lo spavento, la paura di fronte al pericolo e l'entrata in
funzione dei meccanismi di difesa appartengono ai registri del dolore - di tipo psicologico - e sono
molto differenti dal registro della sofferenza mentale.
Chiunque si spaventer se verr minacciato o se star per cadere in un precipizio. Questo fatto
non ha nulla a che vedere con l'immaginazione, anche se in seguito potranno scattare dei
meccanismi immaginativi nella persona spaventata. In ogni caso, per, l'attivit dell'immaginazione
risulta abbastanza scarsa quando si prova una grande paura; sembra anzi che il meccanismo
dell'immaginazione si blocchi di fronte ad un pericolo, che si abbia il registro diretto della
minaccia e che scattino i meccanismi di fuga.
Dunque la paura che si prova di fronte al pericolo e l'entrata in funzione dei meccanismi di
difesa non costituiscono un problema; sono meccanismi che scattano allistante e il cui
funzionamento poi si interrompe. Il problema si presenta quando c sofferenza per l'imminenza di
un pericolo, come nel caso in cui si soffre per la prossimit della morte. Si tratta di un problema di
natura diversa da quella della paura riflessa, che genera una risposta immediata. Sono due
fenomeni di qualit diversa e non di differente grado di intensit.
La paura e la fuga di fronte ad un pericolo diretto non rappresentano uno svantaggio ma
costituiscono al contrario un grande aiuto per la sopravvivenza. E una fortuna che questi
meccanismi esistano.
Ma quando parliamo della sofferenza che mi procura la paura della morte, la paura di ci che
mi succeder quando morir, non siamo in presenza dei semplici ed utili meccanismi di difesa
animali, ma di tutt'altra cosa.
Dunque ieri abbiamo esaminato alcuni problemi relativi alla morte e alla sua rappresentazione;
abbiamo parlato di che cosa succede quando una persona rappresenta la propria immagine priva di
attivit, della funzione dell'immagine e dell'immaginazione relativa al problema della morte.
Abbiamo preso in esame rapidamente il problema della morte degli altri ed abbiamo osservato
come le credenze relative alla morte si configurino in base all'illusione che i registri continuino.
Abbiamo considerato brevemente i rapporti tra le tensioni e la paura della morte ed abbiamo
presentato un caso che ci illustrava l'associazione tra morte e distensione, associazione che si
crea se si crede di perdere i registri interni quando ci si distende. In questo caso, che abbiamo usato

269

come esempio, sorgono numerose complicazioni, perch risulta che la persona tesa, mettendo in
relazione la morte con la distensione, non in grado di distendersi. Queste complicazioni
dipendono dalla biografia, dal tipo di registrazioni, ecc. .
Poi ieri abbiamo considerato tutto il noioso argomento che riguarda i resti di chi muore e quel
qualcosa che si allontana da essi, ed inoltre la collocazione del corpo morto nello spazio.
Normalmente le attivit umane vengono identificate con il corpo. Non comune identificare le
attivit umane con le funzioni della vita. L'impressione pi generale che la vita abbia a che
vedere con il corpo; ma non vengono fatte delle distinzioni pi precise su questo tema. La vita, in
realt, funzione delle attivit del corpo e non del corpo in s; se cessano tali attivit, cessa la vita.
Ma non si fanno molte distinzioni in questo campo: cessano le attivit del corpo ed evidentemente
cessa la vita, ma il corpo rimane, anche se le attivit sono cessate; allora, avendo identificato il
corpo con le funzioni della vita, si crede che qualcosa continui quando esso presente.
Credere che il corpo si identifichi con la vita costituisce un grave errore di valutazione perch
sono le funzioni, le attivit del corpo e non il corpo in s che sono in rapporto con ci che
chiamiamo vita. Se si stabilisce una tale identificazione, ci si trover di fronte ad una situazione
molto strana allorch le funzioni della vita cessano: il corpo che si pone in relazione con la vita ha
smesso di funzionare e si dice che morto; ma come possibile che sia morto, se in rapporto con
la vita? Ecco che allora il corpo presente ma la vita no. A questo punto le cose si complicano ed
il rapporto con i resti diventa difficile. Ed ovvio che sia cos, perch la vita in realt in rapporto
con le funzioni, con le attivit del corpo. Ma questa idea troppo astratta. La gente non pensa in
questo modo; la gente pensa al corpo e crede che la vita si trovi nel corpo.
Per la gente la vita talmente legata al corpo che nel linguaggio comune si dice che si esala la
vita quando si muore. Ma, come abbiamo visto, se si associa la vita al corpo sorgono complicazioni
riguardo alla morte. Sembra, invece, che la vita sia piuttosto funzione delle attivit del corpo.
Allora, quando cessano queste attivit, il corpo non pi importante ma costituisce un di pi.
Consideriamo ora un caso interessante che ci pu illustrare come la sofferenza per la morte
dell'altro possa a volte cessare se viene a mancare la rappresentazione spaziale del suo corpo. In
questo caso continua ad esistere un altro tipo di sofferenza: la sofferenza per l'assenza; ma
scompare la sofferenza dovuta alla rappresentazione della persona mancata in un qualche luogo
dello spazio. Vediamo meglio questo punto.
Ad una signora muore un familiare molto amato. La signora desidera seppellirlo. Ma risulta che
prima di morire il familiare abbia dichiarato di voler essere cremato. Allora la signora, pur non
essendo d'accordo con le credenze del morto e nonostante il problema che ci le crea, ne esegue il
desiderio e fa portare il corpo al crematorio. Quando il corpo viene bruciato, la signora prova un
grande sollievo: dichiara di registrare in quel momento una specie di liberazione, una specie di
sorda comprensione del fenomeno della morte.
Questo registro di liberazione, dovuto ad un fatto tanto peregrino come la cremazione, ha
effettivamente a che vedere con la cessazione della sofferenza dovuta alla morte di un'altra persona

270

per il fatto che venuta a mancare la rappresentazione spaziale del corpo. Infatti, quando il corpo
scompare e non si sa pi dove collocarlo, non possibile rappresentarlo; non potendolo
rappresentare, non si potr proiettare sullimmagine le proprie attivit cenestesiche che producono
contraddizione con l'immagine stessa.
Certo, poi magari succede che la gente, che ha strane abitudini, conservi le ceneri del morto...
E chiaro che in questo caso il problema si ripresenter, dato che continuer ad esistere una
collocazione spaziale dei resti. Se questo succede saremo al punto di partenza.
Immaginate ora questa situazione: un morto viene rapidamente cremato e sulle sue ceneri viene
fatta un'operazione tale che esse non potranno pi essere collocate in uno spazio specifico. Dov il
morto in questo caso? Dove si trovano i suoi resti? Non si trovano in nessun luogo, non possono
essere collocati nello spazio. Perch si soffre allora? Si soffre per la mancanza di un essere umano
che, un po come Dio, brilla per assenza, che si nota perch non presente. La sua assenza provoca
contraddizione e sofferenza perch avevamo articolato le nostre attivit e il nostro mondo affettivo
intorno a lui; adesso nelle nostre relazioni emotive c una specie di vuoto che non si riempie
facilmente.
Dunque, in questo caso continua ad esistere la sofferenza per l'assenza dell'altro, che dovr in
qualche modo essere integrata tra i vari contenuti della coscienza.
Ma la sofferenza dovuta alla rappresentazione del corpo del familiare nello spazio
psicologicamente impossibile, perch quel corpo scomparso e non potr essere collocato in
nessun luogo dello spazio di rappresentazione. Quindi certi popoli hanno agito bene - magari ci
avvenuto per caso o perch era disponibile il materiale adatto - facendo scomparire i resti.
Poi magari hanno cominciato a conservare le ceneri dei morti, per cui le cose si sono di nuovo
complicate; ma in ogni modo, c una specie di trucco psicologico nel far scomparire l'oggetto che
crea tanti problemi.
Dicendo questo non stiamo suggerendo niente. In realt ci interessa poco la condizione dei resti.
Stiamo semplicemente rilevando che quando i resti scompaiono dalla rappresentazione nello spazio
- che si riferisce allo spazio fisico - scompare un determinato tipo di sofferenza. Rimane invece
quella dovuta all'assenza dell'altro che ci viene continuamente richiamata dagli oggetti con cui
l'altro era in rapporto. Se quegli oggetti sparissero tutti, sicuramente verrebbero a mancare anche
questi punti di riferimento. Ma lasciamo le cose a questo punto.
Riguardo alla morte vi sono altre questioni che hanno a che vedere con il possesso dell'altro.
Perch si soffre? Per la perdita dell'altro. La gente dice: "Abbiamo perso un familiare", "Abbiamo
perso un amico", "Non lo abbiamo pi", e queste espressioni alludono al fenomeno del possesso in
generale.
E la cosa si complica quando si pensa alla perdita di se stessi. Come si fa a perdere se stessi?
Una tal cosa difficile da pensare.

271

Il possesso della propria immagine, quando si rappresenta la propria morte, provoca


contraddizione perch l'immagine viene dotata di un sentimento che in realt non pu avere. Infatti
la paura della perdita di se stessi la paura della perdita del registro di se stessi; un non volersi
disfare del registro di se stessi; questo crea l'allucinazione di credere che si avranno attivit come
corpo anche da morti.
Il desiderio di far persistere la propria attivit, il desiderio possessivo della propria immagine,
crea grandi contraddizioni e sofferenze.
Senza dubbio, questo fatto genera anche un altro tipo di fenomeno e cio l'aspirazione alla
sopravvivenza. E esistita gente che voleva sopravvivere imbalsamata; si tratta per di
un'istanza propria di un'altra epoca storica. Oggi esistono persone che vogliono sopravvivere, non
pi imbalsamate, ma nella memoria degli altri. Vogliono essere ricordate. Ma dopo morte, come
potranno registrare che gli altri si ricordano di loro? Non si sa bene come, ma a loro piace pensare
di essere ricordate. Ce ne sono altre un po pi rozze che vogliono sopravvivere attraverso una
rappresentazione figurativa, magari una statua nel mezzo di una piazza. Non chiaro come la
statua possa registrare quanto le succede intorno n che rapporti il morto possa avere con essa; ma
non importa, di fatto esistono persone che aspirano alla sopravvivenza attraverso una
rappresentazione figurativa. Notevole!
Ce ne sono altre - non cos materialiste come quelle che vorrebbero stare nel mezzo di una
piazza - che vogliono continuare a vivere in un altro modo: vogliono non solo che le altre persone
le ricordino ma anche che compiano insieme a loro un qualche tipo di operazione, per esempio
un'orazione. Sar bene recitare qualcosa a queste persone quando muoiono.
Ci sono poi quelli, pi raffinati, che non vogliono stare nel mezzo di una piazza n rimanere
impressi come memoria nelle correnti elettrochimiche degli altri e che neppure sono interessati
alle orazioni. Si tratta sicuramente di personaggi pi intellettuali, che ambiscono a un tipo di
sopravvivenza astratta. Ad essi piacerebbe sopravvivere, per esempio, attraverso le speciali teorie
che hanno elaborato. Ad essi piacerebbe che le loro dottrine e le loro teorie continuassero a
diffondersi anche dopo la loro morte. Anche l'aspirazione ad una sopravvivenza di questo tipo
fonte di contraddizione e sofferenza.
Vi rendete conto di quante cose dovranno fare tali persone e dell'impegno che dovranno
dedicare alle loro idee e teorie, per continuare a sopravvivere in esse dopo la morte? Mi sembra che
si pongano in modo molto diverso da coloro che credono che le idee non abbiano alcuna
importanza quando si muore. Ma la mente umana talmente strana! Come potr una persona
sopravvivere in un'idea? E chiaro che si tratta di registri allucinati. Eppure sembrerebbe cos
gradevole sparire completamente e non aver pi registro di niente! Ma c il problema di voler
conservare i propri registri, e per questo esistono persone che si preoccupano del prosperare delle
loro idee.
Ci sono diverse forme di sopravvivenza, intesa come possesso eterno della propria immagine,
che generano grande contraddizione e sofferenza.

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A questo punto ci sembra di aver parlato a sufficienza del problema della morte.

273

LA SOFFERENZA

Ora parleremo un poco del problema della sofferenza e di quello del possesso in generale.
Si teme la malattia, si teme la solitudine, si teme la morte.
Una persona che non malata, che non sola, che viva, prova questi timori o meglio, li
immagina; ma immaginandoli registra la sensazione della propria attivit immaginativa. Inoltre
ricorda alcune attivit, sue o di altre persone, che le fanno toccare con mano la malattia, la
solitudine e la morte.
Questi timori, quindi, sono in rapporto con la sensazione, con la memoria e con
l'immaginazione. Ma c di pi. Essi sono in rapporto con ci che provoca la sofferenza e cio con
il possesso.
Una persona soffre anche per le cose, si tratti di cose in generale, di persone o di se stessa in
quanto cosa.
Si soffre quando non si possiede una cosa che si vorrebbe avere. Si soffre per la paura di perdere
qualcosa che si ha: pur avendo una cosa, si soffre per la paura di perderla.
Si soffre, infine, perch non si riesce ad ottenere ci che si cerca, l'oggetto che si desidera.
Dunque, sempre ci si presentano problemi. Si soffre perch non si ha, si soffre per la paura di
perdere ci che si ha, si soffre perch non si riesce ad ottenere ci che si vuole.
Sia nel presente che nel passato o nel futuro (a seconda di come vi piaccia coniugare i verbi)
appaiono problemi di sofferenza per il possesso degli oggetti.
Naturalmente, quando si perso ci che si amava, si soffre per memoria. Quando si sta
perdendo ci che si ama, si soffre per sensazione. Quando si teme di perdere ci che si ha, si soffre
per immaginazione.
Sappiamo bene che queste attivit sono legate tra loro e che conformano una struttura; ora
stiamo semplicemente facendo una specie di ponderazione, mettendo in risalto l'aspetto primario di
una determinata attivit.
Dunque, paura delle malattie, della solitudine, della morte; e sofferenza per il non avere, per il
perdere, per il non riuscire ad avere. L'essere umano si dibatte sempre in questo sistema di oggetti
e di valori, i cui dati gli arrivano attraverso le vie della sensazione, della immaginazione e della
memoria; ma sempre, dietro tutto questo c un registro interno, che si riferisce a ci che
chiamiamo possesso. Il possesso sta dietro a tutto ci che il soggetto sperimenta nella sua coscienza
sia quando immagina che quando ricorda o sente.

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Noi distinguiamo tra possesso e desiderio, e tra necessit e desiderio. La necessit si riferisce a
ci che non pu essere evitato e somiglia molto a quel registro di tipo animale che abbiamo
scoperto in altri livelli. La necessit somiglia alla sensazione. Nel caso di una situazione di timore,
la necessit somiglia alla sensazione di paura che si prova di fronte ad un pericolo presente e non
alla sofferenza psicologica interna. La necessit non crea problemi, come non li crea il meccanismo
della paura o la sensazione. Questi sono al servizio dell'essere umano, che spingono a muoversi e
a svilupparsi. Il meccanismo della paura che scatta di fronte ad un oggetto minaccioso al servizio
dell'essere umano. Cos pure la necessit che lo spinge allazione e fa s che compia gli sforzi
necessari per continuare a vivere. La necessit non ci presenta problemi psicologici.
I problemi, invece, riguardano il desiderio, che assomiglia molto, anche se su un altro piano, al
timore di tipo psicologico.
Sia il desiderio che la necessit spingono alla ricerca di oggetti. La necessit cessa quando viene
soddisfatta. Anche il desiderio - nonostante sia immaginario - pu cessare quando cessano
determinate necessit che lo motivavano. Pertanto, una persona che ha soddisfatto una necessit
non sperimenta pi desiderio. Sembra dunque che il desiderio possa sparire quando una necessit
viene soddisfatta.
Ma esistono desideri che non scompaiono perch si riferiscono ad oggetti che non possono
essere posseduti; in questi casi, il desiderio continua ad esistere e l'immaginazione continua a
creare problemi. Riconosciamo anche che vi sono momenti in cui registriamo che il desiderio
comprime la mente ed altri in cui viene soddisfatto e sparisce. Dunque il desiderio fluttuante:
appare e scompare.
Ma cosa c al di sotto del desiderio e della necessit? C qualcosa che non scompare mai.
Senza dubbio, al di sotto del desiderio e della necessit c il possesso. Ora non provo desiderio
per un determinato oggetto perch esso presente e lo possiedo fisicamente. Ma potrei perderlo. E
poich questa possibilit esiste sempre, esiste sempre anche il registro del possesso.
Per comprendere questo punto, basta osservare come ci si comporta quando qualcuno minaccia
di portarci via una persona per la quale ormai non si prova pi desiderio. Pur non provando pi
desiderio per tale persona, perch magari si ha una nuova relazione, si continua a provare un senso
di possesso verso di essa.
Il possesso pu trasferirsi e diventare qualcosa di diverso dal possesso strettamente fisico; esiste,
infatti, un possesso morale, mentale, ideologico, gestico, rituale, ecc. Esistono molti tipi di possesso
che sempre si riferiscono a degli oggetti. E basta che qualcosa entri nel nostro campo di possesso
perch questo - che sempre attivo - si rinforzi. Dunque, mentre il desiderio pu scomparire, il
possesso non scompare mai.
In genere il desiderio ha caratteristiche meno corporee, meno fisiche, del possesso. Si pu
desiderare, infatti, di raggiungere certe mete spirituali; il che diverso dal registro fisico di voler
possedere qualcosa di spirituale. Osservate che cosa succede nel vostro corpo quando

275

semplicemente desiderate, quando possedete e quando il desiderio orientato al possesso. In ogni


caso, per, il desiderio sempre in rapporto con il possesso, che ne costituisce la radice.
Al di sotto del desiderio c il possesso che presenta forti connotazioni fisiche e registri fisici.
Da parte sua, il registro del possesso in rapporto con le tensioni. Ci si accorge che si sta
desiderando di possedere qualcosa perch si registra una particolare tensione. Ed essa tanto pi
forte quanto maggiore il desiderio di possedere.
E chiaro: ci aggrappiamo agli oggetti, alle cose; vi ci aggrappiamo con le unghie e con i denti.
Non lasciamo andare le cose e questo ci provoca registri di tensione.
Forse ricorderete alcuni vecchi esperimenti di psicologia animale. Gi da molto tempo i
ricercatori hanno osservato grandi differenze tra la scimmia e l'uomo. E una delle differenze pi
notevoli riguarda il comportamento nei confronti degli oggetti, come dimostra questo esperimento.
Si poneva una scimmia allinterno di una gabbia davanti alla quale si trovava una banana. La
scimmia aveva a disposizione una canna; tra la gabbia e la banana cera una canaletta. La scimmia
tirava con la canna la banana, che cadendo nella canaletta, scivolava dentro la gabbia dove la
scimmia la raccoglieva. Ma quando la canaletta si trovava dietro la banana e non tra questa e la
gabbia, la scimmia aveva grandi problemi ad entrare in possesso della banana. Eppure sarebbe
bastato che, invece di tirarla a s, lavesse allontanata; se avesse compiuto il gesto di lasciarla
andare, se si fosse privata un po della banana, questa sarebbe caduta nella canaletta. Ma nessuna
scimmia fu mai in grado di compiere un tale gesto. Tutte la scimmie provate tirarono sempre la
banana verso di s, per cui questa non cadde mai nella canaletta. E tutte le povere scimmie rimasero
l nella gabbia cercando di prendere la banana senza riuscirci mai.
L'uomo ha sicuramente la capacit di allontanarsi dagli oggetti e di rinunciare al possesso; e in
questo consiste la differenza fondamentale tra lui e le altre specie animali.
A livello umano, esiste nella struttura della mente un qualcosa che permette alla mente stessa
di liberarsi del possesso degli oggetti.
La differenza tra l'uomo e la scimmia su questo aspetto ormai grande; ma chiaro che la mente
umana ancora molto giovane: se essa riesce a comportarsi in modo diverso dalla scimmia in un
caso come quello descritto, non necessariamente potr farlo in casi in cui compaiono altri oggetti.
Ed in ogni modo, se si comporta nella maniera che abbiamo visto con la banana, perch ha capito
il trucco: allontanando la banana, questa in realt torna indietro. Si tratta del trucco del boomerang.
Sapete come funziona il boomerang. Questoggetto, che ancora in uso presso alcuni popoli
primitivi, torna indietro se non colpisce la preda. Il risparmio di energia che l'uso del boomerang
comporta, in ogni modo legato al fatto di allontanare qualcosa da s.
La mente umana sicuramente molto giovane ed ancora legata al possesso. Ma, come risulta
chiaro dall'evoluzione individuale e da quella di gruppo, la mente avanza quando capace di
liberarsi del possesso. In questo caso, la mente non registra tensioni: non c registro fisico di
tensioni, i muscoli non sono in tensione nei confronti degli oggetti, per possederli.

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Dunque, il desiderio pu essere attivo oppure soddisfatto; ma in entrambi i casi sempre


presente il possesso.
Vi sono alcuni che erroneamente considerano il registro di tensione come il registro della vita e
la distensione come non-senso. Essi fanno pi o meno questo discorso: se non c qualcosa che mi
ponga in tensione, se non c qualcosa che prometta un risultato, niente mi muove perch niente ha
senso. Nel peculiare modo di configurare le cose proprio di queste coscienze, il senso sembra
essere in rapporto con le tensioni. Si tratta di un fatto paradossale: tali persone tese cercano il senso
con un non-senso straordinario dato che non possono eliminare le proprie tensioni. Senza dubbio la
loro una trappola della mente.
Credere che la tensione a possedere, ad ottenere un risultato, faccia sorgere il registro del senso
un'illusione.
Ma esaminiamo meglio i discorsi che quelle persone fanno. Alcune dicono: se non ho tensioni,
se non spero in nessun risultato, niente ha senso; altre affermano: il senso non si trova in ci che si
fa, ma in ci che si riceve per farlo. Se esaminiamo meglio questi discorsi scopriamo che il senso
di cui parlano non ha niente a che vedere con speculazioni metafisiche.
Scopriamo che ci che viene chiamato senso o ci che viene chiamato non-senso nellambito
delle attivit umane ha poca relazione con le idee, ma riguarda soprattutto l'investimento di energia
in una determinata attivit ed il risultato che se ne ottiene.
Infatti, esaminando meglio i discorsi di prima e facendo alcuni esperimenti, ci risulta quanto
segue. Se chiediamo ad una persona che vive nel non-senso pi totale: "Per favore mi apre quella
porta?", ecco che la persona lo far. E perch non dovrebbe farlo ? E sprofondata nel non-senso
pi totale: per lei fa lo stesso aprire o non aprire una porta; niente la spinge ad aprirla ma niente
glielo impedisce. Se una persona vive nel non-senso, non un problema per lei n il muoversi n il
non muoversi.
Ma studiamo la cosa un po pi attentamente. Chiediamo alla persona di prima di dedicarsi per
cinque anni ad una ricerca costosa e laboriosa. Che ci risponder ? Ci risponder di no, che non pu
farlo visto che tale ricerca non ha alcun senso per lei. Dunque, se esaminiamo meglio questa storia
del senso e del non-senso, risulta che questi due termini hanno a che vedere con l'investimento di
energia e con la speranza di ottenere dei risultati. E chiaro che non si presentano problemi se si
deve aprire una porta, perch questazione non comporta un grande sforzo. Ma quando si tratta di
effettuare uno sforzo per lungo tempo, pensando che non si otterr un determinato risultato,
logico che non avr senso muoversi, dato che il risultato non vicino e che non soddisfer le
aspettative.
Dunque non si presentano problemi di senso quando bisogna solamente aprire una porta; i
problemi di senso si presentano quando ci sono aspettative, quando si spera di ottenere qualcosa da
determinate azioni o da determinati oggetti.

277

Quindi falso considerare il senso e il non-senso come le categorie massime che fanno scattare
le attivit umane. Succede per che molti collochino al di sopra di tutte le loro attivit, al di sopra
di tutti i loro registri, queste scatole vuote che sono il senso e il non-senso. Ma quando il problema
viene esaminato pi da vicino, risulta che ci che realmente esiste : il registro delle proprie
tensioni e la necessit che esse siano presenti perch scattino delle attivit; la distensione ed il
registro di gratificazione che da essa deriva; l'investimento di lavoro "teso" per ottenere un
determinato risultato; la perdita di energia quando tale risultato non viene raggiunto.
Dunque, un esame pi accurato della questione non ci pone in presenza del senso e del nonsenso, ma di un problema di energia, dinvestimento di lavoro, di tensioni, di distensioni piacevoli,
di impossibilit di scaricare tensioni, ecc. Pertanto la storia del senso e del non-senso che abbiamo
esaminato non ha niente a che vedere con i registri interni ma semplicemente una configurazione
sovrastrutturale.
La necessit fa scattare con forza le attivit umane; in stato di necessit non ci poniamo
domande sul senso delle cose. Ma la necessit incapace di configurare un senso. Si dice infatti
che si ha una necessit, che si agisce per necessit. Ma essa non d senso.
Il senso non appare mai realmente: come un fantasma o un'ombra; piuttosto un clima, come
il non-senso.
Dunque la necessit fa scattare le attivit umane ma incapace di dare senso.
Ma allora, se tutto finisce con la morte e se questa certezza provoca la sensazione di non-senso,
com possibile che gli uomini portino avanti tante attivit ? Com possibile, se la morte in ogni
caso le frustrer ? Com possibile, se tutto ci per cui ci si muove non sar raggiunto o si perder ?
In realt le attivit umane sono spinte da cose differenti dal senso.
Neppure la morte pu paralizzare le attivit umane che sono il riflesso delle attivit della vita.
Neppure la morte pu paralizzare le attivit della mente. E la mente a dare il senso.
Ma la mente d il senso quando il suo registro degli oggetti non in rapporto con il giudizio di
valore sugli oggetti stessi, ma con il giudizio di valore sulla propria attivit. Questo punto
piuttosto complicato.
Vediamo di chiarirlo. Il fatto che esistano numerose produzioni, numerose attivit umane che
vengono espletate pur non dipendendo da una necessit, pu essere spiegato dicendo che gli esseri
umani portano avanti tali attivit perch alcune provocano tensione mentre altre distensione, alcune
piacere mentre altre dispiacere o magari sofferenza. Ragionando cos si afferma che le attivit
umane risultano dipendere dagli oggetti e che ci che si sperimenta semplicemente il registro
degli oggetti.
Fare un discorso di questo tipo significa vedere l'attivit dei centri al rovescio. I centri
svolgono un'attivit orientata all'esterno, al mondo e non all'interno. Se facciamo un discorso di
questo tipo, confondiamo il registro dei centri con la loro attivit.

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Dobbiamo considerare che esistono varie produzioni a cui gli esseri umani si dedicano perch
gli oggetti con cui operano costituiscono dei semplici veicoli per la scarica delle loro tensioni;
l'oggetto, allora, non ha alcun valore in s ed nient'altro che il punto di applicazione della loro
energia: si applicano agli oggetti senza dar loro alcun valore. Questo gi un caso degno di
attenzione.
Ma esiste un altro caso, quello di chi svolge determinate attivit nel mondo per dare coerenza
alla propria struttura mentale. Anche in questo caso si agisce senza curarsi degli oggetti e si agisce
non per scaricare tensioni ma per integrare i propri contenuti mentali. In questo processo di
integrazione di contenuti interni che comporta una continua dinamica nel modo di vedere le cose, si
usa il mondo come punto di riferimento ma non si pone nel mondo il giudizio di valore.
Generalmente il valore viene posto negli oggetti: molta gente crede che i valori si trovino nelle
cose, che una cosa abbia pi valore di un'altra, che una cosa sia migliore di un'altra. Molta gente
crede che i valori siano insiti nelle cose. In realt i valori si trovano nella mente.
Se applichiamo questo discorso al campo delleconomia, osserviamo come alcuni credano che i
valori degli oggetti dipendano, per esempio, dalla scarsezza. Ma ragionando in questo modo non
si riesce a spiegare la suggestione esercitata da alcuni metalli che - anche se in parte attribuibile
alla scarsezza - dipende dalla lucentezza, dalle caratteristiche tattili, dal peso, dalla qualit; che
dipende, in breve, dal valore che si attribuisce loro e non dal valore in s.
Quindi, costruire un assiologia credendo che i valori si trovino negli oggetti, costituisce
un'operazione illusoria.
Tornando al nostro problema che consiste nel comprendere che cosa faccia scattare le attivit nel
mondo, mi sembra che non dobbiamo vedere le cose in modo schematico e credere che gli esseri
umani si muovano se le cose provocano loro una certa tensione o un certo piacere. Certo, questo
succede in alcuni casi; ma esistono anche persone che svolgono determinate attivit nel mondo per
scaricare le proprie tensioni e altre che considerano il mondo come luogo in cui applicare le
proprie cariche interne.
In questo caso, l'attivit nel mondo costituisce il modo con cui lo psichismo si apre la strada per
costruire il mondo a propria immagine e somiglianza. Ci che fa scattare le attivit l'avanzamento
della coscienza e della mente nel mondo; gli oggetti, al contrario, non rivestono una grande
importanza.
Quanto succede oggi nel mondo - il fatto che il mondo si vada sempre pi umanizzando e rifletta
sempre di pi l'attivit della mente - rivela che la mente considera il mondo come suo punto di
applicazione. E la mente non considera che i valori siano posti negli oggetti, ma essa stessa li pone
nel mondo, creando categorie, stabilendo rapporti che le permettano di continuare ad espandersi.
Quindi la mente che considera il mondo come suo punto di applicazione. Si comprende allora
come molte attivit umane possano spiegarsi con la scarica delle tensioni nel mondo. Ma se si

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approfondisce ancora di pi il tema, si scopre come molte altre si spieghino con la configurazione
interna che la mente si d allapplicarsi al mondo.

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VENTUNESIMO GIORNO
PRESENTAZIONE DI UN CONTRIBUTO SUL PARANORMALE

Nei nostri lavori interni, ci occupiamo da pi di dieci anni di alcuni comportamenti dello
psichismo che potrebbero seriamente compromettere le nostre concezioni.
Gli studi fatti in questo periodo sono stati numerosissimi anche se molti non sono stati portati
a conoscenza di tutti in maniera adeguata.
Parecchi riguardano importanti questioni vicine a temi trascendentali. Partendo da questi studi e
da questi lavori, sono state sviluppate numerose ipotesi e si sono ottenuti alcuni registri su
fenomeni la cui spiegazione poi risultata velata o ambigua.
Ci sono temi, come quelli del "doppio" e di certe possibilit energetiche secondarie della
mente, che rivestono un grande interesse; essi verranno considerati con maggiore attenzione
domani, nella nostra ultima sessione.
Le nostre ricerche sono state numerose, molto pi numerose di quanto si possa pensare a prima
vista. In questi anni infatti, ci siamo occupati di studiare oltre a quelli ora detti, altri fenomeni
ritenuti possibili, che in questo momento sembrano essere di moda nel campo della cultura e in
quello dell'opinione pubblica in generale. Si tratta dei fenomeni che vengono raggruppati sotto il
nome di paranormale e che sono attualmente studiati da una sorta di parapsicologia.
I nostri studi in questo campo sono stati sempre piuttosto intensi; ma da un anno a questa parte
hanno assunto una forma pi precisa, che potr essere ancora migliorata.
Oggi prenderemo in considerazione i fenomeni paranormali che sembrano essere molto di
moda; su di essi in passato abbiamo espresso la nostra posizione, che ora passeremo ad esporre.
Domani, invece, tratteremo in particolare la questione che abbiamo chiamato trascendentale e
quella del doppio.
Dunque, oggi verranno presentati alcuni contributi sul paranormale; poi si svolger una sorta di
dibattito tra quanti si interessano di questo argomento.

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VENTIDUESIMO GIORNO
CONSIDERAZIONI FINALI

Questo il nostro ultimo giorno di esposizione per cui tenteremo di completare alcuni temi
piuttosto che approfondirne uno in particolare,.
Cominceremo con il considerare alcuni aspetti secondari del nostro studio e del nostro lavoro
interno.
Uno di tali aspetti stato esaminato ieri, quando un nostro amico ha descritto lo stato attuale
della questione riguardante i fenomeni detti paranormali.
Abbiamo ascoltato la sua relazione e ci siamo resi conto che il "sistema" non dispone di neppure
una prova accettabile riguardo a tali fenomeni, che la cosiddetta parapsicologia non possiede
sufficiente rigore e che le universit ed i centri di ricerca non hanno ancora adeguatamente definito
il loro oggetto di studio. Abbiamo anche osservato come i controlli delle prove siano sempre falliti;
come la bibliografia esistente non risulti seria; come ci sia stata una distorsione interessata in certi
casi; e infine, come il punto di vista scientifico, che ammette tali fenomeni, sia per noi dubbio per
mancanza di rigore.
Ieri abbiamo anche ribadito che noi non siamo scienziati e che il nostro obiettivo non quello
di fare scienza. Il nostro obiettivo riguarda lo sviluppo interno e non la scienza. Questo per non
ci impedisce di essere rigorosi e di mettere in discussione tutto ci che manca di rigore anche se
risulta provenire dal campo scientifico.
Ieri rimasto chiaro questo: quando la psicologia ufficiale afferma di non poter spiegare
determinati fenomeni, noi diciamo che la sua scienza insufficiente. Al contrario, le nostre
conoscenze ci permettono di comprendere numerosi fenomeni, apparentemente straordinari,
ricorrendo ai meccanismi di convergenza associativa o a quelli di traduzione e di trasformazione
degli impulsi o, nei casi pi grossolani, all'illusione e all'allucinazione, non solo dei sensi esterni
ma anche di quelli interni.
Su tutto questo la scienza del sistema ignorante. Cos si spiegano le dichiarazioni - pervase da
climi emotivi - che a volte essa fornisce.
Infine, il fatto che il controllo delle prove si trovi in mano a scienziati non ci garantisce che esso
risulti esente dai loro climi e dalle loro credenze personali, o che gli scienziati non inclinino la
bilancia in favore delle loro aspettative nei casi pi oscuri.

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Quando un grande scienziato si dedica allo studio di questi fenomeni, noi ce ne domandiamo il
perch. Siamo poco inclini a credere alle spiegazioni scientifiche che egli ci fornisce riguardo alle
sue motivazioni.
I nostri amici, dunque, seguono da vicino le ricerche portate avanti nel sistema ma nello stesso
tempo continuano (e speriamo che d'ora in poi lo facciano con maggior forza!) a studiare sulla base
della nostra concezione della mente e non sulla base della concezione che di essa ha la scienza.
Detto questo, ci sembra di aver parlato a sufficienza su questo tema.
Un altro aspetto secondario del nostro lavoro interno quello che riguarda la questione del
"doppio". Come in molti altri casi, anche qui abbiamo seguito le proposte delle antiche Scuole di
Psicologia. Ma non possiamo provare in alcun modo quanto abbiamo detto sul doppio; pertanto il
nostro discorso non supera il livello della mera ipotesi da dimostrare.
Se grazie alla padronanza dei nostri studi e lavori, i nostri amici riuscissero a produrre e a
controllare in modo non casuale ma costante - e ripetiamo: costante -, fenomeni straordinari,
l'antica ipotesi del doppio risulterebbe sicuramente utile per spiegare tali fenomeni.
Ma questo punto, non essendo stato da noi provato, non pu essere accettato che come ipotesi di
lavoro. Ci non modifica in assoluto la nostra concezione, tranne che nei suoi aspetti secondari.
Daltronde, molti nostri amici possiedono una formazione scientifica e portano avanti un'attivit
di questo tipo nel sistema. Una tale tendenza tende ad accentuarsi con il passare del tempo; si tratta
di un fatto che merita di essere apprezzato e stimolato. Tuttavia, rispetto al lavoro interno, essi non
si considerano degli scienziati ma, come tutti noi, dei semplici lavoratori che operano a favore del
proprio sviluppo personale e - speriamo! - a favore dello sviluppo di tutta l'umanit.
La nostra posizione riguardo a certi fenomeni ritenuti straordinari e riguardo all'antica ipotesi
del doppio risulta dunque chiara.
Risulta anche chiara la nostra posizione riguardo alle insufficienze della scienza, ed in
particolare della psicologia, in questo campo per noi secondario.
Passiamo quindi a questioni pi interessanti, che si riferiscono ai problemi della trascendenza e
del sentimento religioso.
C chi crede di poter dimostrare la trascendenza con il fatto che qualcuno, dopo esser morto per
un istante, sia ritornato alla vita ed abbia raccontato cose strane. Ci non prova altro che
linsorgenza, nei momenti in cui le funzioni vitali cessano e quindi si ripristinano, di variazioni e
aggiustamenti non molto diversi dai cambiamenti di livello di coscienza o, in alcuni casi, simili a
quelli che appaiono in alcune situazioni trasferenziali al verificarsi dei fenomeni di luce.

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Altri affermano di aver visto il proprio corpo da lontano quando entravano in un'anestesia
profonda o quando ne uscivano. E c anche chi ha sperimentato questo fenomeno grazie a pratiche
basate sul sovrasforzo o in momenti di grande commozione.
Da dove hanno visto il proprio corpo, tali persone ? Da fuori, dall'esterno, dicono. E da dove
hanno visto colui che vedeva, cio l'osservatore ? Non dal corpo, evidentemente.
Perch se l'avessero visto dal corpo si sarebbe trattato di una
cenestesica o visiva, del tipo di quelle che si manifestano in veglia.

proiezione allucinatoria,

Ma dato che hanno visto il proprio corpo dall'esterno, hanno piuttosto subito un fenomeno di
alterazione simile a quello che si verifica nei sogni, con la differenza che tale fenomeno si riferiva
ad una situazione reale, perlomeno in via di principio. Ad esempio, il corpo si trovava su un tavolo
operatorio circondato dai medici, mentre il soggetto vedeva la scena e ascoltava da una certa
distanza; i registri visivo e uditivo non erano abituali ma somigliavano a quelli che si sperimentano
quando si rinviene da uno svenimento.
Passiamo ad un altro punto. Nell'essere umano esiste un sentimento religioso profondo, dotato
di tale forza da riuscire a superare, in alcuni casi, anche gli istinti fondamentali di conservazione
individuale e di specie. Questo sentimento si espresso in diversi modi, si diretto verso oggetti
diversi.
Una tale tendenza ed un tale impulso non dimostrano per l'esistenza di Dio; essi ci danno
semplicemente il registro del sentimento religioso. Non si ha il registro della trascendenza come
non lo si ha di Dio. Forse tutto trascendenza e tutto Dio, e proprio per questo non se ne possiede
registro.
Pertanto, se qualcuno ci dice che la trascendenza esiste e che Dio esiste, gli diremo che ha
ragione. Se qualcun altro ci dice che non esistono n la trascendenza n Dio, gli diremo ugualmente
che ha ragione.
In entrambi i casi gli diremo che ha ragione, sapendo che non si tratta di una prova ma di una
credenza. Questo lo stato della questione e questo l'atteggiamento aperto della mente.
Se ci poniamo a studiare la mente, sono numerose le domande che possono sorgerci: dove si
trova, la mente? Forse solo nell'intelligenza umana? In questo caso, che significato ha la sua
manifestazione nel mondo naturale? E se non si trova solo nell'intelligenza umana, da dove sorge
e fin dove si estende, quali ne sono i limiti ? Forse questi si trovano negli individui, che appaiono
isolati, separati gli uni dagli altri ? Ma in questo caso, come potranno tali individui registrare la
propria mente?
Senza dubbio, la mente riveste maggiore interesse della trascendenza e di Dio. Noi osserviamo
che la mente si esprime con le sue migliori potenzialit o viceversa in forma limitata, a seconda
delle condizioni che poniamo al suo lavoro. Questo il nostro problema. E sappiamo che la
sofferenza impedisce la pi amplia espressione della mente.

284

N le domande n le risposte relative alla questione di Dio e della trascendenza possono


risolvere il problema della sofferenza. Noi studiamo le tre vie della sofferenza e la sua radice
possessiva perch l si trova la soluzione.
Ma la radice possessiva della sofferenza non facile da estirpare perch il possesso si trova in
tutto; e per di pi , allorch si comprende tale radice, si comincia a cercare possessivamente il non
possesso.
E cos anche colui che non vuole possedere resta rinchiuso nel circolo della sofferenza. E colui
che non vuole pi soffrire, proprio per questo soffre.
Noi studiamo le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva ma non tentiamo di non
possedere perch anche ci produce sofferenza. Tentiamo di comprendere e di far sorgere in noi un
nuovo atteggiamento. Questo appare grazie ai registri interni e non grazie alle valutazioni date
sugli oggetti esterni.
Pertanto, se utilizziamo come punto di riferimento i registri interni che permettono il sorgere un
nuovo atteggiamento, non ci preoccuperemo n di agire possessivamente n di cessare di farlo,
perch questo accadr quando il nuovo atteggiamento apparir o quando si sar consolidato.
Dunqu, noi studiamo le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva ma non tentiamo di
non possedere perch ci genera sofferenza. Tentiamo di comprendere e di far sorgere un nuovo
atteggiamento, orientandoci per mezzo dei registri di unit e di contraddizione interna e di quelli di
possesso e di non possesso.
Studiando le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva, faremo sorgere un nuovo
atteggiamento liberatorio quando otterremo registri di unit interna durante le azioni che portiamo
avanti.
E come faremo sorgere questi registri ? Forse dando particolari giudizi di valore relativamente
agli oggetti? Indubbiamente no.
Ecco in sintesi, la dottrina sulla liberazione della mente.
Se qualcuno mi domanda qual la cosa pi importante, gli dir: devi comprendere le tre vie
della sofferenza, che sono la sensazione, la memoria e l'immaginazione. Devi inoltre comprendere
la radice possessiva della sofferenza.
Se mi domanda cos'altro deve fare per comprendere, gli dir:
Andare contro l'evoluzione delle cose andare contro se stessi.
Quando forzi qualcosa per raggiungere un fine produci il contrario.

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Non opporti ad una grande forza, retrocedi finch non si indebolisce; allora avanza con
risolutezza.
Le cose stanno bene quando vanno insieme, non quando vanno separate.
Se per te stanno bene il giorno e la notte, l'estate e l'inverno, hai superato le contraddizioni.
Se persegui il piacere ti incateni alla sofferenza, ma se non danneggi la tua salute, godi senza
inibizioni quando si presenta l'opportunit.
Se persegui un fine ti incateni; se tutto ci che fai, lo fai come se fosse un fine in se stesso, ti
liberi.
Farai sparire i tuoi conflitti quando li avrai compresi nella loro radice ultima, non quando li
vorrai risolvere.
Quando danneggi gli altri ti incateni, ma se non danneggi nessuno puoi fare quello che vuoi con
libert.
Quando tratti gli altri come vuoi essere trattato, ti liberi.
Non importa da che parte ti abbiano messo gli avvenimenti, ci che importa che tu comprenda
di non aver scelto nessuna parte.
Gli atti contraddittori e quelli unitivi si accumulano in te; se ripeti i tuoi atti di unit interna,
niente ti potr fermare.
Questa la Dottrina; e questa che ora ti faccio una proposta precisa: studia, ricerca, medita e
comprendi sempre meglio le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva, mentre
contemporaneamente vai creando, istante dopo istante, un nuovo atteggiamento in accordo con
questi Principi.
Per tutto questo tempo abbiamo studiato ed operato, ad un determinato livello, sulle tre vie della
sofferenza e sulla loro radice possessiva. Ora proponiamo di ricercare, di meditare e di ampliare
sempre di pi la nostra comprensione mentre generiamo, istante dopo istante, un nuovo
atteggiamento liberatorio della mente.

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