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Gli e-book di

Wolters
Kluwer

Tutto sulla valutazione del rischio da


esposizione ad agenti chimici
pericolosi e ad agenti cancerogeni e
mutageni

SOSTANZE CANCEROGENE E
MUTAGENE
Approfondimenti, check list, formazione,
obblighi del datore di lavoro e sanzioni

Dott.ssa Giuseppina Paolantonio


Dott. Gabriele Campurra
Ing. Andrea Rotella

In collaborazione con

PROPRIETA LETTERARIA RISERVATA

2015 Wolters Kluwer Italia S.r.l. Strada 1, Palazzo F6 20090 Milanofiori Assago (MI)

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Sommario
1. Definizione e classificazione pag. 3
1.1 Classificazione europea 4
1.2 Classificazione IARC .. 5
1.3 Classificazione CCTN .. 7
1.4 Classificazione EPA . 7
1.5 Classificazione NTP 8
1.6 Classificazione ACGIH 9
2. Assorbimento e tossicit 10
3. Obblighi del datore di lavoro .... 18
3.1 Valutazione del rischio (art. 236, D.Lgs. n. 81/2008) 19
3.2 Misure di prevenzione e protezione. Dispositivi di protezione individuali . 20
3.3 Informazione e formazione (art. 239, D.Lgs. n. 81/2008) . 22
3.4 Segnaletica 22
3.5 Esposizione non prevedibile (art. 240, D.Lgs. n. 81/2008) .. 22
3.6 Operazioni lavorative particolari (art. 241, D.Lgs. n. 81/2008) 23
3.7 Sorveglianza sanitaria (artt. 242,243,244 e 245 D.Lgs. n. 81/2008; D.M. n. 155/2007) 23
4. Questioni interpretative .. 26
5. Sanzioni .. 27

Appendice A
Fonti normative . 29
Approfondimento
Sostanze cancerogene - Classificazioni . 30
Formulario
Mod. C 81/1 Registro esposti a sostanze cancerogene - Registro cancerogeni
Mod. C 81/2 Registro esposti a sostanze cancerogene - Registro cancerogeni
Mod. C 81/3 Registro esposti a sostanze cancerogene - Registro cancerogeni
Allegati
Linee guida ISPRA per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti
Cancerogeni e Mutageni
Lezione di formazione sul tema Agenti cancerogeni e mutageni
Esposizione professionale a cancerogeni: le nuove valutazioni IARC

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2

1. Definizione e classificazione
Si definiscono cancerogeni chimici i composti che possono determinare neoplasie nei soggetti esposti,
anche a distanza di anni dal momento della cessazione dell'esposizione stessa.
"E' cancerogena una sostanza o una miscela di sostanze che causa il cancro o ne aumenta l'incidenza. Le
sostanze che hanno causato linsorgenza di tumori benigni o maligni nel corso di studi sperimentali
correttamente eseguiti su animali sono anche considerate cancerogene presunte o so spette per l'uomo, a
meno che non sia chiaramente dimostrato che il meccanismo della formazione del tumore non rilevante
per luomo." (Regolamento CLP allegato I punto 3.6.1).
Si definiscono mutagene per le cellule geminali quelle sostanze che possono indurre mutazioni nelle cellule
responsabili della trasmissione del corredo genetico, quindi indurre alterazioni del patrimonio genetico
irreversibili e trasmissibili alla prole.
"Per mutazione sintende una variazione permanente della quantit o della struttura del materiale genetico
di una cellula. Il termine "mutageno" designa gli agenti che aumentano la frequenza delle mutazioni in
popolazioni di cellule e/o di organismi. [...] I termini pi generali "genotossico" e "genotossicit" si
riferiscono ad agenti o processi che modificano la struttura, il contenuto di informazioni o la segregazione
del DNA, compresi quelli che danneggiano il DNA interferendo con i normali processi di replicazione o che
alterano la replicazione del DNA in maniera non fisiologica ( non temporanea). I risultati dei test di
genotossicit servono in generale come indicatori per gli effetti mutageni." (Regolamento CLP allegato I
punto 3.5.1).
Si intende per (art. 234, Titolo IX, Capo II, D.Lgs. n. 81/2008):
a) agente cancerogeno:
1) una sostanza a cui assegnata la categoria di cancerogenicit 1A o 1B secondo ai criteri relativi
alla classificazione delle sostanze chimiche, definiti attualmente dal Regolamento CE n. 1272/2008 - c.d.
Regolamento CLP, in vigore per le sostanze dal 1 giugno 2010 (secondo i previgenti criteri stabiliti decreto
legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modificazioni, le categorie di cancerogenicit corrispondenti
erano la 1 e la 2);
2) una miscela (la vecchia denominazione era "preparato") contenente una o pi sostanze di cui al
punto 1), quando la concentrazione di una o pi delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti
di concentrazione per la classificazione della miscela nelle categorie di cancerogenicit 1A o 1B in base ai
criteri stabiliti attualmente dal Regolamento CE n. 1272/2008 - c.d. Regolamento CLP, in vigore per le
miscele dal 1 giugno 2015 (in precedenza stabiliti dai decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo
2003, n. 65, e successive modifiche e integrazioni);
3) una sostanza, un preparato o un processo di cui all'allegato XLII, nonch una sostanza od un
preparato emessi durante un processo previsto dall'allegato XLII;
b) agente mutageno:

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1) una sostanza a cui assegnata la categoria di mutagenicit 1A o 1B secondo i criteri relativi alla
classificazione delle sostanze chimiche, definiti attualmente dal Regolamento CE n. 1272/2008 - c.d.
Regolamento CLP, in vigore per le sostanze dal 1 giugno 2010 secondo i previgenti criteri stabiliti dal
decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modificazioni, le categorie di cancerogenicit
corrispondenti erano la 1 e la 2);
2) una miscela (la vecchia denominazione era "preparato") contenente una o pi sostanze di cui al
punto 1), quando la concentrazione di una o pi delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti
di concentrazione per la classificazione della miscela nelle categorie di mutagenicit 1 A o 1B in base ai
criteri stabiliti attualmente dal Regolamento CE n. 1272/2008 - c.d. Regolamento CLP, in vigore per le
miscele dal 1 giugno 2015 (in precedenza in base ai criteri stabiliti dai decreti legislativi 3 febbraio 1997, n.
52, e 14 marzo 2003, n. 65, e successive modifiche e integrazioni);
c) valore limite: se non altrimenti specificato, il limite della concentrazione media, ponderata in
funzione del tempo, di un agente cancerogeno o mutageno nell'aria, rilevabile entro la zona di respirazione
di un lavoratore, in relazione ad un periodo di riferimento determinato stabilito nell'alle gato XLIII.

1.1 Classificazione europea


Secondo la classificazione definita dall'Unione Europea (Regolamento CE n. 1272/2008) le sostanze
cancerogene sono suddivise in 3 categorie:
Categoria 1A: Sostanze accertate cancerogene per l'uomo
Sostanze note per gli effetti cancerogeni sull'uomo. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale
tra l'esposizione dell'uomo alla sostanza e lo sviluppo dei tumori, in generale sulla base di dati
epidemiologici e/o di dati ottenuti con sperimentazioni sui animali.
Categoria 1B: Sostanze presunte cancerogene per l'uomo
Sostanze di cui si presumono effetti cancerogeni per l'uomo, prevalentemente sulla base di studi su
animali. Esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che l 'esposizione dell'uomo alla sostanza possa
provocare lo sviluppo di tumori, in generale sulla base di dati epidemiologici e/o di dati ottenuti con
sperimentazioni su animali.
Sono contrassegnate dal pittogramma "GHS08", dall'avvertenza "Pericolo" e dalla f rase di rischio H350:
"Pu provocare il cancro (indicare la via di esposizione se accertato che nessun'altra via di esposizione
comporta il medesimo pericolo)".
Categoria 2: Sostanze sospette cancerogene per l'uomo
La classificazione di una sostanza nella categoria 2 si basa sui risultati di studi sulluomo e/o su animali non
sufficientemente convincenti per giustificare la classificazione della sostanza nelle categorie 1A o 1B. Tali

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dati possono essere tratti da studi che dimostrano la presenza di effetti cancerogeni limitati per l'uomo o
per gli animali.
Sono contrassegnate dal pittogramma GHS08, dallavvertenza Attenzione e dalla frase di rischio H351:
Sospettato di provocare il cancro (indicare la via di esposizione se accertato che nessunaltra via di
esposizione comporta il medesimo pericolo).
Secondo la classificazione definita dall'Unione Europea (Regolamento CE n. 1272/2008) le sostanze
mutagene attuale per le cellule germinali sono divise in tre categorie:
Categoria 1A: Sostanze di cui si conoscono gli effetti mutagenici sulluomo
Sostanze di cui accertata la capacit di causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane o da
considerare come capaci di causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane. Sostanze di cui
accertata la capacit di causare mutazioni ereditarie. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso
causale tra lesposizione delluomo alla sostanza e la comparsa di alterazioni genetiche ereditarie, sulla
base di studi epidemiologici sull'uomo.
Sono contrassegnate dal pittogramma GHS08, dallavvertenza Pericolo e dalla frase di rischio H340:
Pu provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se accertato che nessun'altra via di
esposizione comporta il medesimo pericolo).
Categoria 1B: Sostanze presunte mutagene per l'uomo
Sostanze da considerare come capaci di causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane.
Esistono prove sufficienti per ritenere verosimile che lesposizione delluomo alla sostanza possa provocare
lo sviluppo di alterazioni genetiche ereditarie, in generale sulla base di dati ottenuti con sperimentazioni in
vivo.
Sono contrassegnate dal pittogramma GHS08, dallavvertenza Pericolo e dalla frase di rischio H340:
Pu provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se accertato che nessun'altra via di
esposizione comporta il medesimo pericolo).
Categoria 2: Sostanze sospette mutagene per l'uomo
Sostanze che destano preoccupazione per il fatto che potrebbero causare mutazioni eredit arie nelle cellule
germinali umane. La classificazione di una sostanza nella categoria 2 si basa sui risultati di test in vitro, non
sufficientemente convincenti o appropriati per giustificare la classificazione della sostanza nelle categorie
1A o 1B.
Sono contrassegnate dal pittogramma GHS08, dallavvertenza Attenzione e dalla frase di rischio H341:
Sospettato di provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se accertato che nessunaltra
via di esposizione comporta il medesimo pericolo).

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1.2 Classificazione IARC


La International Agency for Research on Cancer (IARC) si basa su studi epidemiologici e dati provenienti
dalla tossicologia sperimentale, ed individua 5 categorie di cancerogenesi cos suddivise:
Gruppo 1 - "Cancerogeni umani per l'uomo"
Questa categoria viene utilizzata quando vi sono prove sufficienti di cancerogenicit nell'uomo.
Attualmente (2014) questo gruppo contiene 113 agenti.
Gruppo 2
Questa categoria include gli agenti per i quali:
- o il grado di evidenza di cancerogenicit nell'uomo quasi sufficiente,
- oppure vi evidenza di cancerogenicit in prove sperimentali su animali, ma non vi sono dati sull'uomo.
Questo gruppo diviso in due sottogruppi, denominati A e B.
Sottogruppo 2A - "Probabili cancerogeni per l'uomo"
Questa categoria riservata alle sostanze con limitata evidenza di cancerogenicit per l'uomo e sufficiente
evidenza per gli animali. In via eccezionale possono esservi inlcusi anche agenti per i quali sussiste o solo
limitata evidenza per l'uomo o solo sufficiente evidenza per gli animali purch supportata da altri dati di
rilievo. Attualmente (2014) contiene 66 agenti.
Sottogruppo 2B - "Possibili cancerogeni umani per l'uomo"
Questo sottogruppo usato per le sostanze con limitata evidenza per l'uomo in assenza di sufficiente
evidenza per gli animali o per quelle con sufficiente evidenza per gli animali ed inadeguata evidenza o
mancanza di dati per l'uomo. In alcuni casi possono essere inseriti in questo gruppo anche sos tanze gli
agenti con solo limitata evidenza per gli animali purch questa sia saldamente supportata da altri dati
rilevanti. Attualmente (2014) contiene 285 agenti.
Gruppo 3 - "Non classificabili per la cancerogenicit per l'uomo"
Questa categoria viene utilizzata pi comunemente per gli agenti per i quali levidenza di cancerogenicit
inadeguata nell'uomo e inadeguata o limitata in animali da esperimento. Eccezionalmente, gli agenti per i
quali l'evidenza di cancerogenicit inadeguata negli esseri umani, ma sufficiente negli animali da
esperimento possano essere immessi in questa categoria quando vi una forte evidenza che il meccanismo
di cancerogenicit negli animali da esperimento non funziona negli esseri umani. Gli agenti che non
rientrano in nessun altro gruppo vengono inoltre messi in questa categoria.
Attualmente (2014) questo gruppo contiene 505 agenti.
Gruppo 4 - "Probabilmente non cancerogeni per l'uomo"

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Questa categoria viene utilizzata per gli agenti per i quali vi sono prove che suggeriscono lassenza di
cancerogenicit nell'uomo e negli animali da esperimento. In alcuni casi, possono essere inserite in questa
categoria le sostanze con inadeguata evidenza o assenza di dati per l'uomo ma con provata mancanza di
cancerogenicit per gli animali, saldamente supportata da altri dati di rilievo. Questo gruppo contiene
attualmente (2014) 1 sostanza.
Caratteristica della classificazioni IARC lestensione della definizione di cancerogeno non solo a sostanze
chimiche, ma anche a circostanze espositive caratteristiche di determinati processi di lavoro.

1.3 Classificazione CCTN


La Commissione consultiva tossicologica nazionale italiana (CCTN) classifica le sostanze cancerogene in 5
categorie:
Categoria 1
Sostanze per le quali esiste una sufficiente evidenza di effetti cancerogeni sull'uomo, tali da stabilire un
nesso causale tra l'esposizione e lo sviluppo di tumori.
Categoria 2
Sostanze per le quali, sulla base di adeguati studi a lungo termine effettuati su animali e/o altre
informazioni specifiche, esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che l'esposizione dell'uomo ad
esse possa provocare lo sviluppo di tumori.
Categoria 3
Sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni nell'uomo sulla base di osservazioni
in adeguati studi a lungo termine effettuati su animali e/o di altre informazioni specifiche. Appartengono a
questa categoria le sostanze che hanno prodotto nell'animale tumori di incerto significato e le sostanze per
le quali il meccanismo d'azione e il risultato di studi sul metabolismo e sulla tossicocinetica sollevano
fondati dubbi sull'analogia fra effetti osservati nell'animale da esperimento e quelli prevedibili nell'uomo.
Possono rientrare in questa categoria anche le sostanze per le quali sono stati eseguiti studi sperimentali ed
epidemiologici insufficienti o limitati che hanno suggerito effetti cancerogeni.
Categoria 4
Sostanze non valutabili per l'assenza di studi o in quanto sono state oggetto di studi inadeguati, o di studi
limitati che comunque non hanno segnalato effetti cancerogeni.
Categoria 5
Sostanze da ritenere probabilmente prive di cancerogenicit per l'uomo, sulla base di studi sperimentali
adeguati e/o di studi epidemiologici adeguati insieme ad altre informazioni specifiche.

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Allo stato attuale, in seguito allarmonizzazione ai criteri UE, tale classificazione ha una valenza
essenzialmente storica.
1.4 Classificazione EPA
La classificazione della Environmental Protection Agency (EPA, 1989) prevede sette gruppi di sostanze
contraddistinti ciascuno da lettere:
Gruppo A - "Cancerogeni umani"
A questo gruppo vengono assegnate le sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenicit in studi
epidemiologici: vi sono prove epidemiologiche convincenti che dimostrano la causalit tra lesposizione
umana e il cancro; o, eccezionalmente, vi una forte evidenza epidemiologica, ampie prove dalla
sperimentazione animale, la conoscenza del meccanismo d'azione e informazioni circa il fatto che tale
modalit possa verificarsi negli esseri umani.
Gruppo B - "Probabili cancerogeni umani"
Si utilizza questa categoria quando i dati sono sufficienti per dimostrare il potenziale di effetto cancerogeno
per gli esseri umani, ma non raggiungono l'evidenza necessaria per la classificazione nel gruppo A.
Questo gruppo diviso in due sottogruppi, denominati B1 e B2.
Sottogruppo B1
Comprende sostanze con limitata evidenza di cancerogenicit in studi epidemiologici.
Sottogruppo B2
Comprende sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenicit in studi su animali e inad eguata evidenza
o assenza di dati in studi sull'uomo.
Gruppo C - "Sospetti cancerogeni umani"
Questo gruppo raccoglie sostanze con limitata evidenza di cancerogenicit per gli animali e assenza di dati o
dati negativi o dati inadeguati sull'uomo.
Gruppo D - "Sostanze non classificabili"
Questo gruppo riservato alle sostanze con inadeguata evidenza di cancerogenicit sia nell'uomo che negli
animali o sostanze per cui non sono disponibili dati.
Gruppo E - "Non cancerogeni"
A questo gruppo vengono assegnate sostanze che non hanno dimostrato potenzialit cancerogene in
almeno due studi su animali, condotti in modo adeguato su specie diverse, o sia in studi animali che
epidemiologici.

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1.5 Classificazione NTP


Il National Toxicology Program (NTP) degli Stati Uniti ha elaborato una classificazione dei composti
cancerogeni in base a valutazioni sperimentali effettuate sul ratto e sul topo ottenendo delle "classi di
evidenza":
- chiara evidenza di cancerogenicit (clear evidence - CE).
Si usa questa classe quando gli studi rilevano un aumento dell'incidenza di tumori maligni o un sostanziale
incremento di tumori benigni o una combinazione di entrambi, dose correlato.
- limitata evidenza di cancerogenicit (some evidence - SE).
Si utilizza questa classe quando gli studi dimostrano un aumento dell'incidenza di tumori benigni o un
aumento solo marginale dell'incidenza di tumori maligni in diversi organi o tessuti o, ancora, un modico
aumento di tumori benigni o maligni.
- equivoca evidenza di cancerogenicit (equivocal evidence - EE).
Questa classe comprende le sostanze che rivelano un aumento marginale di tumori maligni.
- nessuna evidenza di cancerogenicit (no evidence - NE).
Tale classe ovviamente viene utilizzata quando gli studi non mettono in evidenza alcun aumento
significativo dell'incidenza n di tumori maligni, n benigni.
- studio inadeguato di cancerogenicit (inadequate study - IS).
Si usa quest'ultima classe quando gli studi, per gravi limiti qualitativi e/o quantitativi, non possono essere
interpretati n in senso positivo, n negativo.
Il programma ROC (Report on Carcinogens) sempre di NTP ha collocato i composti cancerogeni nelle
seguenti classi:
- K cancerogeno riconosciuto;
- R cancerogeno probabile;
- D non classificabile.

1.6 Classificazione ACGIH


LAssociazione statunitense degli Igienisti Industriali (ACGIH) opera da molto tempo una classificazione di
cancerogenicit secondo criteri autonomi, che individuano 5 categorie:
A1. Carcinogeno riconosciuto per l'uomo

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L'agente risultato carcerogeno per l'uomo sulla base dei risultati di studi epidemiologici o di evidenza
clinica convincente in esposti umani.
A2. Carcinogeno sospetto per l'uomo
Evidenza ridotta di cancerogenicit sull'uomo, ma evidenza sufficiente nell'animale da esperimento con
rilevanza per l'uomo.
L'agente risultato carcinogeno in animali da esperimento: a livelli di dose, per vie di somministrazione, in
siti di tipo istologico, o per meccanismi che non sono considerati rilevanti per l'esposizione dei lavoratori. I
dati epidemiologici disponibili sono invece contrastanti, controversi o insufficienti per confermare un
incremento del rischio di cancro per l'uomo esposto.
A3. Carcinogeno riconosciuto per l'animale con rilevanza non nota nell'uomo
L'agente risultato carcinogeno in animali da esperimento ad una dose relativamente elevata o per vie di
somministrazione, in siti di tipo istologico o per meccanismi che possono non essere rilevanti per i
lavoratori esposti. Gli studi epidemiologici disponibili non confermano un incremento del rischio del cancro
per l'uomo esposto. Le conoscenze disponibili suggeriscono come improbabile che l'agente causi il cancro
nell'uomo, se non in improbabili e non comuni situazioni espositive.
A4. Non classificabile come carcinogeno per l'uomo
Agente che lascia presupporre di poter risultare cancerogeno per luomo, ma che non pu essere
classificato definitivamente per insufficienza di dati.
Gli studi condotto sono inadeguati per classificare l'agente per quanto riguarda la cancerogenicit per
l'uomo e/o gli animali.
A5. Non sospetto come carcinogeno per l'uomo
L'agente non ritenuto essere carcerogeno per l'uomo sulla base di studi epidemiologici appropriatamente
condotti sull'uomo. Questi studi hanno un follow-up sufficientemente prolungato, storie espositive
affidabili, dosi sufficientemente elevate e evidenza statistica adeguata per concludere che l'esposizione
all'agente non comporta un rischio significativo di cancro per l'uomo. L'evidenza di scarsa cancerogenicit
nelle prove su animali viene considerata se supportata da altri dati pertinenti.
Per le sostanze per le quali non si dispone di dati di carcinogenicit sull'uomo e su animali da esperimento,
non viene data alcuna designazione relativa alla cancerogenicit.
Quadro riepilogativo
Un quadro riepilogativo con indicazione di alcune sostanze e delle relative classi di appartenenza, secondo
le classificazioni CCTN, CEE, EPA, IARC, NTP e ACGIH, riportato nella nota specifica "Sostanze cancerogene
- Classificazioni" cui si rinvia nella sezione approfondimento.

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2. Assorbimento e tossicit
Le sostanze cancerogene o mutagene possono essere assorbite per inalazione, ingestione o per contatto
cutaneo; la comparsa della neoplasia o della mutazione solitamente tardiva rispetto all'epoca di inizio
dell'esposizione e pu interessare, a seconda delle caratteristiche chimiche del composto e del suo
metabolismo, organi ed apparati anche distanti dalla sede di introduzione.
L'art. 234 del D.Lgs. n. 81/2008 definisce il concetto di valore limite di esposizione dei lavoratori per agenti
cancerogeni o mutageni.
L'allegato XLIII dello stesso decreto stabilisce dei valori limite per agenti cancerogeni, secondo la tabella
seguente:
Schema 1 Valori limite di esposizione professionale

Nome agente

EINECS (1) CAS (2)

Valore limite di
esposizione
professionale
Mg/m 3 (3)

ppm(4)

Osservazioni

Benzene

200-753-7

71-43-2

3,25 (5)

1 (5)

Pelle (6)

Cloruro di vinile monomero

200-831

75-01-4

7,77 (5)

3 (5)

Polveri di legno

5,00 (5) (7)

(1) EINECS: Inventario europeo delle sostanze chimiche esistenti (European Inventory of Existing Chemical
Susbstances).
(2) CAS: Numero Chemical Abstract Service.
(3) mg/m3 = milligrammi per metro cubo d'aria a 20 e 101,3 Kpa (corrispondenti a 760 mm di mercurio).
(4) ppm = parti per milione nell'aria (in volume: ml/m3 ).
(5) Valori misurati o calcolati in relazione ad un periodo di riferimento di otto ore.
(6) Sostanziale contributo al carico corporeo totale attraverso la pos sibile esposizione cutanea.
(7) Frazione inalabile; se le polveri di legno duro sono mescolate con altre polveri di legno, il valore limite si applica a
tutte le polveri di legno presenti nella miscela in questione.

L'American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH) indica quali cancerogeni per l'uomo
riconosciuti (A1) o sospetti (A2) i composti sottoelencati, raccomandando i relativi TLV; le sostanze ove non
vi indicazione di alcun valore del TLV non dovrebbero essere presenti nei luogh i di lavoro:
Schema 2 TLV per sostanze cancerogene riconosciute (A1) o sospette (A2)

Nome

Class.

TLV
ppm

Acido solforico (nebbie)

A2

--

note

mg/m 3
0,2

CAS
note
7664-93-9

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11

Aldeide formica

A2

0,3

4-Amminodifenile

A1

--

--

92-67-1

Antimonio triossido (produzione)

A2

--

--

1309-64-4

Arsenico e composti inorganici (come As) A1

--

0,01

--

Asbesto, tutte le forme

A1

Benzene

A1

(C)

0,37

0,1
TWA
0,5
STEL

TWA
1,6
STEL

2,5

(C)

fi bre/cc

50-00-0

1332-21-4

71-43-2

Benzidina

A1

--

--

92-87-5

Benzo[a]antracene

A2

--

--

56-55-3

Benzo[b]fluoroantene

A2

--

--

205-99-2

Benzo[a]pirene

A2

--

--

50-32-8

Benzotricloruro

A2

0,1

0,8

98-07-7

Berillio e composti (come Be)

A1

--

0,00005

--

Bromuro di vinile

A2

0,5

2,2

593-60-2

1,3 Butadiene

A2

4,4

106-99-0

A2

--

0,002

Res pi ra bi l e)

Cadmio composti (come Cd)

A2

--

0,002

(fra z.
Res pi ra bi l e)

Carburo di silicio fibroso

A2

--

0,1

fi bre/cc

Catrame e pece di carbone

A1

--

0,2

65996-93-2

bis-Clorometil-etere

A1

0,001

0,0047

542-88-1

Clorometilmetiletere

A2

--

--

107-30-2

Cloruro di dimetilcarbamoile

A2

--

0,005

79-44-7

Cloruro di vinile

A1

2,6

75-01-4

Cromato di calcio (come Cr)

A2

--

0,001

13765-19-0

Cromato di piombo (come Cr)

A2

--

0,012

7758-97-6

(C)

(fra z.

Cadmio elemento

7440-43-9

409-21-2

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12

Cromato di piombo (come Pb)

A2

--

0,05

7758-97-6

Cromato di stronzio (come Cr)

A2

--

0,0005

7789-06-2

Cromati di zinco (come Cr)

A1

--

0,01

--

Cromite (come Cr)

A1

--

0,05

--

Cromo VI (composti insolubili)

A1

--

0,01

--

Cromo VI (composti solubili in acqua)

A1

--

0,05

Diazometano

A2

0,2

0,34

--

0,2

Fibre vetrose sintetiche: fibre ceramiche A2

334-88-3
fi bre/cc

--

1,4 dicloro-2-butene

A2

0,005

0,025

764-41-0

Floruro di vinile

A2

1,9

75-02-5

Legno: polveri di betulla, mogano, teak, A2

--

--

noce di cocco
Legno: polveri di faggio e quercia

A1

--

--

4,4'-Metilen-bis(2-cloroanilina)
(MBOCA/MOCA)

A2

0,01

0,11

101-14-4

-naftilammina

A1

--

--

91-59-8

Nichel, composti inorganici insolubili A1


(come Ni)

--

0,2

A1

--

Nichel subsolfurio (come Ni)

(fra z.

--

Ina l a bi l e)
0,1

(fra z.

12035-72-2

Ina l a bi l e)
A2

--

--

92-93-3

o A2

--

--

--

Ossido di etilene

A2

1,8

75-21-8

Silice cristallina (quarzo)

A2

Silice cristallina (cristobalite)

A2

4-Nitrodifenile
Olio
minerale,
scarsamente
mediamente raffinato

--

0,025

(fra z.
Ina l a bi l e)

14808-60-7

0,025

(fra z.

14464-46-1

Ina l a bi l e)

Talco (contenente fibre di asbesto)

A1

--

0,1

Tetracloruro di carbonio

A2

TWA
5

TWA
31

fi bre/cc

-56-23-5

In collaborazione con
13

STEL
10

STEL
63

--

TWA
STEL
0,6

Uranio naturale, composti solubili ed


A1

insolubili (come U)

0,2
7440-61-1

La IARC ha individuato 51 settori di rischio per esposizione a sostanze cancerogene con i relativi organi
bersaglio; data la vastit dellelenco, si riportano le principali e pi significative esposizioni valutate da IARC
nel gruppo 1 e 2A:

Schema 3 Processi chimici od industriali connessi con l'induzione del cancro nell'uomo,

Processi chimici
o industriali

Esposizione
(1)

Acetaldeide in associazione professionale


col consumo di alcolici
Acidi

Organi
bersaglio

Vie principali
di esposizione
(2)

Gruppo
(3)

esofago, stomaco

orale

polmone

inalatoria

pi voluttuaria

forti

inorganici, professionale

Acrilammide

professionale

pelle

cutanea, inalatoria

2A

Aflatossine

ambientale
professionale

fegato

orale, inalatoria

Alluminio

professionale

polmone, vescica, stomaco

inalatoria

4-Aminobifenile

professionale

vescica

inalatoria,
orale

cutanea,

fegato, pelle, polmone

inalatoria,

cutanea,

nebbie

Arsenico e suoi composti professionale


ambientale
inorganici

orale

medicinale
Asbesto (tutte le forme)

professionale
ambientale

polmoni,
tratto

cavit pleurica, inalatoria, orale


gastrointestinale,

testicoli, pericardio
Auramina, produzione

professionale

vescica

inalatoria,

cutanea,

orale
Aziatioprina

medicinale

sistema emopoietico pelle, orale


fegato

In collaborazione con
14

ambientale

Benzene

sistema emopoietico

inalatoria, cutanea

professionale
Benzidina

professionale

vescica

inalatoria,
orale

cutanea,

Benzo[a]pirene

ambientale

pelle, scroto

cutanea

polmoni

inalatoria

Bifenili polibromurati (PBB) professionale


ambientale

pelle

cutanea

2A

Bifenili policlorurati (PCB)

professionale
ambientale

pelle

cutanea

Bis (clorometil) etere

professionale

polmoni

inalatoria

1,3-Butadiene

professionale

sistema emopoietico

inalatoria

Bitumi ossidati

professionale

polmoni

inalatoria, cutanea

2A

Cadmio e suoi composti

professionale

prostata, polmoni

inalatoria

Cromo VI e suoi composti

professionale

cavit

professionale
Berillio e suoi composti

professionale

nasali,

setti inalatoria, cutanea

inalatoria, cutanea

paranasali,polmoni
Carbone (gassificazione)

professionale

pelle vescica, polmoni

Ciclosporina

medicinale

pelle, sistema emopoietico, orale, iniezione


siti multipli

professionale
Ciclofosfamide

medicinale
professionale

vescica

orale, iniezione

Cisplatino

medicinale

sistema emopoietico

orale, iniezione

2A

sistema emopoietico

orale, iniezione

2A

polmoni

inalatoria

2A

inalatoria, cutanea

2A

professionale
Cloramfenicolo
Cobalto

metallico

medicinale
con professionale

carburo di tungsteno
Creosoti (oli di creosoto)

professionale

pelle, polmoni

Cuoio, polveri

professionale

cavit nasali, pelle, vescica, inalatoria


rene

1,2-Diclorometano

professionale

sistema emopoietico, fegato inalatoria, cutanea

2A

In collaborazione con
15

(Metilene cloruro)

e vie biliari

1,2-Dicloropropano

professionale

fegato e vie biliari

inalatoria, cutanea

Dietilsolfato

professionale

laringe, cavit nasali

inalatoria

2A

Dietilstilbestrolo

medicinale

utero, vagina

orale

Elettrodi

di

carbonio

polmoni

2A

(produzione)
Ematite (estrazione)

professionale

polmoni

inalatoria

Epicloridrina

professionale

cavit nasali, stomaco

inalatoria, cutanea

2A

Erionite

professionale

pleura, polmone

inalatoria

Etanolo
(in
alcoliche)

bevande voluttuaria

cavit
orale,
faringe, orale
stomaco, esofago, fegato e
vie
biliari,
colon-retto,

pancreas
Etil carbammato (uretano)

professionale

polmone,
emopoietico,

sistema inalatoria, cutanea


sistema

2A

sistema inalatoria

vascolare
Etilene ossido

professionale

mammella,
emopoietico

Fenacetina

medicinale

reni

Formaldeide

professionale

pleura, polmone sistema inalatoria, pelle


emopoietico
apparato
nasofaringeo,
urogenitale,

orale

1
1

pelle
Frittura, emissioni ad alta professionale
temperatura

polmone

inalatoria

2A

Fumi da combustione diesel ambientale


professionale

polmoni, vescica

inalatoria

Gomma
(produzione
lavorazione)

vescica
sistema emopoietico

inalatoria,
orale

Impermeabilizzazione con professionale


bitumi ossidati

polmoni

inalatoria, cutanea

2A

Isopropilanolo, processo di professionale


produzione agli acidi forti

cavit nasale, laringe

inalatoria

e professionale

cutanea,

In collaborazione con
16

Lavoro

notturno

con professionale
modifica dei ritmi circadiani

mammella

Legno (lavorazione, polveri) professionale

cavit nasali

inalatoria, cutanea

Malaria

sistema emopoietico

cutanea

2A

(infezione

da ambientale

2A

Plasmodium falciparum)

professionale

Melfalan

medicinale

sistema emopoietico

orale, iniezione

4,4'-Metilen-bis(2cloroanilina)

professionale

vescica

inalatoria

8-Metossipsolarene (+ UVA) medicinale

pelle

orale, cutanea

Myleran
dimetan

sistema

(MBOC/MOCA)

(1,4 butanediol medicinale


solfonato-

emopoietico orale

bronchi

Busulfan)
2-Naftilammina

professionale

vescica

inalatoria,
orale

Nickel composti

professionale

cavit nasale, polmoni

inalatoria

Oli minerali, non raffinati o professionale


poco raffinati

pelle, scroto

cutanea

Oli di scisto

professionale

pelle, scroto

cutanea

Parrucchieri, barbieri

professionale

vescica

cutanea

2A

Petrolio, raffinazione

professionale

pelle, sistema emopoietico

cutanea

2A

stomaco

inalatoria, cutanea

2A

polmoni, pelle, scroto

inalatoria, cutanea

pelle, occhi

cutanea

Rosso magenta, produzione professionale

vescica

inalatoria

Silice cristallina (quarzo o professionale


cristobalite), polveri

polmoni

inalatoria

Steroidi

apparato genitale

orale

Piombo,

composti professionale

cutanea,

inorganici
Pulizia
canne
(fuliggine)

fumarie professionale

ambientale
professionale

Radiazioni solare

voluttuaria

(estrogeni

e medicinale

In collaborazione con
17

progestinici combinati)
Steroidi

anabolizzanti voluttuario

fegato e vie biliari, prostata

orale

2A

(androgeni)
Tabacco

(fumo, voluttuaria

masticazione)

polmone,

cavit

orale, inalatoria, orale

esofago, stomaco

Tetracloroetilene

professionale

vescica

inalatoria, cutanea

2A

Treosufan

medicinale

sistema emopoietico

orale

Tricloroetilene

professionale

sistema emopoietico

inalatoria, cutanea

Verniciatura

professionale

polmone,

pleura,

sistema inalatoria

emopoietico, vescica
Vetro,

produzione

e professionale

polmoni

inalatoria

2A

lavorazione
Vinile cloruro

professionale

fegato e vie biliari, cervello, inalatoria, cutanea


polmoni

(1) I principali tipi di esposizione menzionati sono quelli per mezzo dei quali l'associazione stata dimostrata; possono
verificarsi anche esposizioni diverse da quelle menzionate.
(2) Le principali vie di esposizione date possono non essere le uniche per mezzo delle quali tali effetti potrebbero verificarsi.
(3) Secondo la classificazione elaborata dallo IARC.

3. Obblighi del datore di lavoro


Il D.Lgs. n. 81/2008 fa obbligo ai datori di lavoro di ridurre l'utilizzazione degli agenti cancerogeni o
mutageni sostituendoli con sostanze o procedimenti meno nocivi; qualora ci non sia possibile deve
provvedersi al loro impiego in sistemi chiusi e, nella ulteriore impossibilit, deve essere garantita la
riduzione della esposizione dei lavoratori ai livelli minimi tecnicamente raggiungibili (art. 235).
Per valutare l'esposizione dei lavoratori ed individuare le misure valide ed efficaci necessaria una
determinazione quantitativa analitica della sostanza cancerogena o mutagena presente (circolare Ministero
del lavoro, 7 agosto 1995, n. 102), con metodiche standardizzate o appropriate, un elenco delle quali
contenuto nell'allegato XLI del D.Lgs. n. 81/2008. Le metodiche menzionate in tale allegato fanno
riferimento anche a norme UNI EN; le pi significative delle stesse (UNI EN 689-1997 e UNI EN 482-2006)
sono integralmente riportate nella sezione "Documentazione norme UNI".
Nell'ambito di tali attivit fatto divieto di impiegare bambini o adolescenti fino a 18 anni (L. 17 ottobre
1967, n. 977 come modificata da D.Lgs. 4 agosto 1999, n. 345; si veda in particolare lAllegato I per lelenco
delle attivit insalubri).

In collaborazione con
18

Limpiego di personale femminile in gravidanza ed allattamento vietato per gli agenti di elevata
pericolosit quali le ammine aromatiche con caratteristiche di cancerogenesi, mutagenesi, reprotossicit o
tossicit elevata; in questi casi dovr quindi essere previsto lallontanamento temporaneo (med iante
cambio della mansione o astensione retribuita) dal lavoro a rischio, previa comunicazione allIspettorato del
lavoro territorialmente competente.
E' inoltre fatto divieto per le lavorazioni che espongano a composti classificati come cancerogeni di
categoria UE 1 e 1B il ricorso a fornitura di lavoro temporaneo (D.M. 31 maggio 1999, art. 3).

3.1 Valutazione del rischio (art. 236, D.Lgs. n. 81/2008)


Per qualsiasi attivit che possa comportare la presenza di agenti cancerogeni o mutageni nell'ambiente di
lavoro, si deve effettuare una valutazione del rischio espositivo al fine di prendere le adeguate misure di
prevenzione e protezione.
I risultati della valutazione devono essere riportati in un documento con la specificazione dei criteri adottati
per tale valutazione, delle misure di prevenzione e protezione applicate e/o previste e del programma per
la loro attuazione. La valutazione del rischio deve comprendere:
a) analisi del processo:
- collocazione del prodotto, stato di aggregazione, concentrazione e forma (libero o in miscele);
- valutazione tecnologica dell'impianto;
- quantit degli agenti cancerogeni o mutageni presenti;
b) identificazione delle propriet intrinseche:
- caratteristiche chimico-fisiche del prodotto;
- vie di assorbimento e metabolismo;
- propriet tossicologiche;
- studi epidemiologici;
c) caratterizzazione dell'esposizione:
- nella valutazione del rischio si deve tener conto di tutte le esposizioni rilevanti, comprese quelle per via
cutanea;
- la misurazione dell'esposizione, sia acuta che cronica, deve essere effettuata con controlli ambientali e/o
con dosimetri personali;
- per l'eventuale conferma dell'esposizione verranno utilizzati, se disponibili, indicatori biologici.

In collaborazione con
19

Per quanto riguarda la determinazione dell'esposizione verranno definiti:


- i controlli ambientali:
- individuazione dei punti di emissione da sottoporre a monitoraggio;
- sistema di misurazione (tecnica analitica);
- tempi e frequenza;
- controlli personali (dosimetri);
- posizione di lavoro, numero di esposti;
- indicatori biologici di esposizione.
In base ai risultati ottenuti, verr stabilita, da un lato una programmazione del controllo ambientale per la
definizione dell'esposizione, dall'altro un programma di conferma dell'esposizione mediante accertamenti
sanitari (indicatori biologici);
d) sorveglianza sanitaria:
- controllo sanitario;
- indicatori di danno;
- indicatori di esposizione;
- statistiche su gruppi omogenei;
e) stima del rischio
L'analisi di tutte le informazioni raccolte nei punti precedenti consente una stima del rischio attraverso i
confronti rischio-esposizione e dati biostatistici-esposizione.
La valutazione del rischio deve essere rinnovata almeno ogni tre anni, e comunque ogniqualvolta si
verifichino modifiche del processo produttivo che possono influire sull'esposizione dei lavoratori agli agenti
cancerogeni.

3.2 Misure di prevenzione e protezione. Dispositivi di protezione individuali


Per l'attuazione delle misure di prevenzione e protezione, il datore di lavoro deve disporre opportune
procedure.
Se non possibile sostituire l'agente cancerogeno o mutageno, oppure questo si produce durante la
lavorazione, si deve provvedere affinch l'utilizzazione dell'agente stesso avvenga in un sistema chiuso,
sempre che ci sia tecnicamente possibile (art. 235, D.Lgs. n. 81/2008). In tal caso la sola causa possibile di

In collaborazione con
20

esposizione dei lavoratori costituita dalla fuoriuscita accidentale o dalle operazioni elementari che
comportano la temporanea sospensione delle segregazioni del circuito.
Per sistema chiuso si intende una lavorazione che si svolga interamente in apparecchiature (reattori,
serbatoi, tubazioni, ecc.) atte ad impedire, nelle normali condizioni di servizio e stato d'uso, qualsiasi
diffusione all'esterno di un agente a rischio.
Se il sistema chiuso non tecnicamente possibile, si deve provvedere alla riduzione dell'esposizione al pi
basso livello ottenibile, adottando una tecnologia collaudata che consenta di eliminare/minimizzare il
rilascio dell'agente nell'ambiente di lavoro.
In tutti i casi di impiego di agenti chimici cancerogeni o mutageni, il datore di lavoro deve applicare le
seguenti misure (art. 237, D.Lgs. n. 81/2008)
a) limitazione delle quantit dell'agente cancerogeno o mutageno nell'ambiente di lavoro;
b) massima riduzione possibile del numero dei lavoratori esposti o che possono essere esposti;
c) ottimizzazione e razionalizzazione dei compiti;
d) misure di protezione collettiva e/o, nei casi in cui l'esposizione non possa essere evitata con altri mezzi,
misure di protezione individuale (vedi nota redazionale specifica);
e) misure igieniche, quali la pulizia periodica dei pavimenti, dei muri e delle altre superfici;
f) mezzi necessari per l'immagazzinamento, la manipolazione e il trasporto in condizioni di sicurezza, in
particolare tramite l'impiego di contenitori ermetici ed etichettati in modo chiaro, netto e visibile;
g) mezzi necessari per la raccolta, l'immagazzinamento e lo smaltimento in condizioni di sicurezza dei
residui, compreso l'impiego di contenitori ermetici etichettati in modo chiaro, netto e visibile;
h) su parere del medico competente, misure particolari per i lavoratori che presentano particolari rischi
dovuti all'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni.
Il datore di lavoro deve disporre le seguenti misure igieniche ((art. 238, D.Lgs. n. 81/2008)):
a) realizzare servizi igienici adeguati e appropriati;
b) fornire idonei indumenti protettivi da riporre in armadi separati dagli abiti civili ;
c) fornire i dispositivi di protezione indi viduale la cui efficacia deve essere costantemente assicurata
mediante accurata e periodica manutenzione;
d) proibire il fumo e la consumazione dei pasti e delle bevande nell'area dove esiste il rischio di esposizione
agli agenti cancerogeni o mutageni.

In collaborazione con
21

3.3 Informazione e formazione (art. 239, D.Lgs. n. 81/2008)


Il datore di lavoro deve assicurare ai lavoratori una formazione continua ed aggiornata che comprenda le
informazioni su:
a) i rischi potenziali per la salute, compresi i rischi supplementari dovuti al consumo di tabacco;
b) le precauzioni da prendere per evitare l'esposizione;
c) le prescrizioni in materia di igiene;
d) la necessit di indossare ed impiegare gli equipaggiamenti e gli indumenti protettivi;
e) le misure che i lavoratori, in particolare quelli addetti al soccorso, devono adottare in caso di incidente e
per prevenirlo.
Si devono etichettare in modo chiaro ed univoco contenitori, imballaggi e impianti contenenti agenti
cancerogeni o mutageni. Sul punto, peraltro, appare opportuno segnalare la sentenza della Corte di
cassazione, sez. pen., 2 luglio 1998, n. 7796, la quale ha affermato che - nel caso di mancata informazione
dei lavoratori circa i rischi specifici derivanti dall'utilizzo di agenti cancerogeni - la mancanza di etichettatura
dei contenitori degli stessi non costituisce motivo di giustificazione per il datore di lavoro che, sulla base di
questa omessa apposizione, non osservi gli obblighi di legge. I lavoratori e/o i loro rappresentanti sono
inoltre informati di eventuali esposizioni anomale che li riguardano, delle loro cause e delle misure per
porvi rimedio.
L'informazione e la formazione debbono essere fornite prima che i lavoratori siano adibiti alle lavorazioni
che presentano i rischi di cancerogenicit o mutagenicit e ripetute con frequenza quinquennale o
comunque quando varia la natura e il grado del rischio.

3.4 Segnaletica
Le norme attuali (legge 29 maggio 1974, n. 256 e D.Lgs. n. 493/1996) relative alla segnaletica da usare non
prevedono segnali e targhe specifiche per il rischio cancerogeno o mutageno nei reparti. Ovviamente, i
contenitori, le tubazioni e gli imballaggi che contengono cancerogeni o mutageni vanno etichettati secondo
quanto disposto dai DD.Lgs. n. 52/1997 e n. 65/2003.

3.5 Esposizione non prevedibile (art. 240, D.Lgs. n. 81/2008)


Per segnalare aumenti anomali delle concentrazioni dell'agente cancerogeno o mutageno, devono essere
previsti sistemi di analisi fissi o personali che consentano di rilevare tali aumenti e di attivare l'allarme al
superamento di un valore predeterminato. Quando la concentrazione raggiunge tale valore si devono
attuare le misure necessarie per individuare le cause e rimuoverle. In situazione di allarme, i lavoratori

In collaborazione con
22

devono allontanarsi rapidamente, dopo aver adottato tutte le misure di sicurezza previste dalle procedure
aziendali (es. utilizzo di mezzi protettivi per la fuga).
I lavoratori preposti agli interventi di ripristino delle condizioni normali devono essere equipaggiati con
idonei indumenti protettivi. Per limitare i rischi derivanti da eventuale rilascio di sostanze cancerogene o
mutagene, compatibilmente con la loro fattibilit tecnica, dovrebbero essere adottate anche le seguenti
soluzioni:
a) sezionabilit a distanza delle grosse apparecchiature o stoccaggi;
b) doppio contenimento oppure sistemi equivalenti;
c) sistemi di convogliamento/aspirazione per i gas;
d) ove possibile, gli sfiati delle valvole di sicurezza e dei dischi di rottura ed i flussi di materiale contenenti
cancerogeni o mutageni devono essere convogliati in sistemi di abbattimento e comunque in modo tale da
non costituire un rischio per la salute.
Il datore di lavoro deve comunicare all'organo di vigilanza il verificarsi degli eventi e riferire le misure
adottate per ridurre al minimo le conseguenze (piano di emergenza).

3.6 Operazioni lavorative particolari (art. 241, D.Lgs. n. 81/2008)


Il datore di lavoro, previa consultazione del rappresentante per la sicurezza, deve delimitare le aree in cui i
lavoratori sono o possono essere esposti ad agenti cancerogeni o mutageni ed apporre adeguata
segnaletica di avvertimento e di sicurezza.
La delimitazione pu essere effettuata con transenne o altri sistemi di circoscrizione dell'area, oppure
identificando con strisce di colore appropriato il pavimento del perimetro dell'area interessata.
Nei punti di accesso o comunque nel perimetro dell'area interessata, devono essere collocati cartelli di
sicurezza riportanti avvertenze e pittogrammi relativi al divieto di fumare, al divi eto di accesso alle persone
non autorizzate, al pericolo connesso alla presenza di materiale tossico.
La presenza dei lavoratori in queste aree deve essere ridotta al minimo, compatibilmente con la necessit
delle lavorazioni.

3.7 Sorveglianza sanitaria (artt. 242,243,244 e 245 D.Lgs. n. 81/2008; D.M. n. 155/2007)
(Il datore di lavoro deve istituire un registro nel quale sono riportati gli elenchi aggiornati dei dipendenti
esposti; per ciascun lavoratore dovr essere compilata una cartella personale conte nente le indicazioni sui
precedenti sanitari e professionali, i risultati delle indagini effettuate, l'indicazione di eventuali
manifestazioni morbose. Le annotazioni individuali contenute nel registro e le cartelle sanitarie sono

In collaborazione con
23

conservate dal datore di lavoro almeno fino alla risoluzione del rapporto di lavoro. Il medico competente
responsabile della tenuta della documentazione e del registro e deve notificare all'autorit sanitaria tutti i
casi che risultino essere stati determinati da esposizione occupazionale.
Il registro pu essere consultato dal responsabile del servizio prevenzione e protezione e dal
rappresentante per la sicurezza.
Gli ulteriori obblighi del datore di lavoro in ordine alla tenuta del registro e delle cartelle sanitarie, che
devono essere custoditi e trasmessi con salvaguardia del segreto professionale e del trattamento dei dati
personali, sono riportati nella tabella seguente.

In collaborazione con
24

Schema 4 Obblighi del datore di lavoro in ordine al registro e alle cartelle sanitarie

Azione

Destinatario

Consegna di copia del registro

ISPESL e organo di
competente per territorio

Consegna di copia del registro

Istituto Superiore di Sanit

Quando
vigilanza All'istituzione, ogni 3 anni (variazioni
intervenute) e su richiesta
A richiesta

Consegna delle cartelle sanitarie e di ISPESL


rischio unitamente ad annotazioni
individuali

Alla cessazione del rapporto di lavoro

Consegna del registro

Alla cessazione di attivit dell'azienda

ISPESL

Consegna di copia della cartella Lavoratore interessato


sanitaria e di rischio e delle
annotazioni individuali
Consegna di copia del registro

Alla cessazione del rapporto di lavoro

Organo di vigilanza competente per Alla cessazione di attivit dell'azienda


territorio

Consegna delle cartelle sanitarie e di ISPESL


rischio e delle annotazioni individuali

Alla cessazione di attivit dell'azienda

Richiesta di copia delle annotazioni ISPESL


individuali contenute nel registro e di
copia della cartella sanitaria e di
rischio
(se
non
posseduta
dallinteressato)

In caso di assunzione di lavoratori che


hanno in precedenza esercitato
attivit con esposizione al medesimo
agente

Consegna delle annotazioni individuali Lavoratori interessati


contenute nel registro e nella cartella
sanitaria e di rischio (tramite il medico
competente)

A richiesta

Consegna dei dati collettivi anonimi RLS e Responsabile SPP


contenuti nel registro

Riunione periodica e su richiesta

Conservazione delle cartelle sanitarie --e di rischio e delle annotazioni


individuali

Fino alla risoluzione del rapporto di


lavoro e da ISPESL per almeno 40 anni
dalla fine dellesposizione

Chi accerta un caso di neoplasia causata da esposizione lavorativa, dovr comunicarlo all'ISPESL cui
vengono affidati particolari compiti di monitoraggio dei tumori, in quanto ai sensi dellarticolo 244, D.Lgs. n.

In collaborazione con
25

81/2008 lISPESL stesso deve realizzare, nei limiti delle ordinarie risorse di bilancio, sistemi di monitoraggio
dei rischi cancerogeni di origine professionale, utilizzando i flussi informativi provenienti da medici e
strutture sanitarie, le informazioni raccolte dai sistemi di registrazione delle patologie attivi sul territorio
regionale, nonch i dati di carattere occupazionale, anche a livello nominativo, rilevati nell'ambito delle
rispettive attivit istituzionali INPS, dallISTAT, dall INAIL e da altre istituzioni pubbliche. L'ISPESL rende
disponibile al Ministero della sanit ed alle Regioni i risultati del monitoraggio con periodicit annuale.
Il medico competente ha l'obbligo di denunciare allIspettorato del lavoro competente per territorio le
affezioni (D.P.R. n. 1124/1965 e s.m.i., allegtao 4) determinate da agenti cancerogeni e mutageni, nonch di
inviare referto alla autorit giudiziaria. Il datore di lavoro ha l'obbligo di denunciare all'INAIL, entro 5 giorni
dalla comunicazione ricevuta dal lavoratore, i casi di malattie causate da ammine aromatiche.

4. Questioni interpretative
L'introduzione del valore limite per gli agenti cancerogeni apre un fronte di discussione importante.
E' stato subito consolidato il concetto che la valutazione del rischio, prevista oggi dall' articolo 236, D.Lgs. n.
81/2008, connessa a qualsiasi attivit che possa comportare la presenza di agenti cancerogeni o mutageni
nell'ambiente di lavoro, va intesa, come meglio specificato nel testo degli articoli e come esplicitato dalla
circolare del Ministero del lavoro 7 agosto 1995, n. 102, nel senso di valutazione diretta dell'esposizione,
cio determinazione quantitativa analitica della concentrazione nell'arco del turno lavorativo della sostanza
cancerogena o mutagena presente in prossimit delle vie aeree degli operatori e/o della esposizione
realizzatasi per via cutanea.
Nella interpretazione igienistica pi corretta e corrente, tale accertamento dovrebbe servire a confermare
l'assenza dell'esposizione a cancerogeni (o mutageni), intendendo per assenza un risultato inferiore al
limite analitico della metodica utilizzata per la misurazione della concentrazione o, se noto e disponibile, un
valore dello stesso ordine di grandezza dal valore di fondo ambientale o un valore inferiore allo standard di
qualit, se stabilito, per l'agente cancerogeno. Questo per dimostrare l'efficacia delle misure adottate, quali
in primis la sostituzione dell'agente cancerogeno utilizzato o prodotto con altro non cancerogeno o che lo
contiene in tracce minime.
Ovviamente, se non possibile sostituire l'agente cancerogeno o mutageno, si deve provvedere affinch
l'utilizzazione dell'agente stesso avvenga in un sistema chiuso, sempre che ci sia tecnicamente possibile. In
tal caso la sola causa possibile di esposizione dei lavoratori costituita dalla fuoriuscita accidentale o dalle
operazioni di manutenzione ordinaria o straordinaria che comportino la temporanea sospensione delle
segregazioni del circuito.
Per sistema chiuso si intende una lavorazione che si svolga interamente in apparecchiature (reattori,
serbatoi, tubazioni, ecc.) atte ad impedire, nelle normali condizioni di servizio e stato d'uso, qualsiasi
diffusione all'esterno di un agente a rischio.

In collaborazione con
26

Se il sistema chiuso non tecnicamente possibile, si deve provvedere alla riduzione dell'esposizione al pi
basso livello ottenibile, adottando una tecnologia collaudata che consenta di eliminare/minimizzare il
rilascio dell'agente nell'ambiente di lavoro. In questo caso, cos come nel caso delle esposizioni non
prevedibili suddette, il confronto dei risultati ottenuti con un valore limite di esposizione pu fornire un
elemento ulteriore di stima del rischio di esposizione, ma appare evidente che l'esposizione, se non
rispondente ai requisiti analitici prima menzionati, rappresenta un rischio non accettabile, in
considerazione della protezione solo statistica offerta dai valori limite stessi. Nelle aree e lavorazioni in cui
questo pu accadere vanno utilizzati i DPI specifici per abbattere ulteriormente l'esposizione.
A tale proposito occorre ricordare che non c' un accordo fra i ricercatori sulla esistenza di una dose so glia
per gli agenti cancerogeni ed ancor pi sulla possibilit della sua univoca determinazione; di conseguenza,
per molti non ammissibile stabilire un valore limite di esposizione, cio definire un livello di rischio
"accettabile", in quanto la patologia eventualmente insorta, pur se improbabile, sempre della stessa
gravit, non dipendente dall'intensit e durata dell'esposizione.

5. Sanzioni
E' punita con l'arresto da tre a sei mesi o con l'ammenda da 2.740,00 a 7.014,40 l'inosservanza da parte
del datore di lavoro e del dirigente delle seguenti norme del D.Lgs. n. 81/2008): art. 235 (sostituzione e
riduzione), art. 237 (misure tecniche, organizzative, procedurali), art. 238, c. 1 (misure tecniche), art. 240,
cc. 1 e 2 (misure in caso di esposizione non prevedibile), art. 241 (operazioni lavorative particolari), art. 242,
cc. 1, 2 e 5 (sorveglianza sanitaria e provvedimenti conseguenti).
Il datore di lavoro e il dirigente sono puniti con l'ammenda da 2.192,00 a 4.384,00 o con l'arresto fino a
sei mesi per la violazione agli art. 239, cc. 1 e 4 (informazione dei lavoratori e sua tempistica), art. 240, c. 3
(comunicazione all'organo di vigilanza di esposizioni non prevedibili).
Infine, gli stessi incorrono nella sanzione amministrativa pecuniaria da 548,00 a 1.972,80 euro per la
violazione dell'articolo 243, commi 3, 4, 5, 6 (gestione del registro di esposizione e delle cartelle sanitarie ).
I preposti sono puniti - nell'ambito delle proprie responsabilit - con l'ammenda da 438,40 a 1.753,60 o
con l'arresto sino a due mesi per la violazione agli artt. 235 (sostituzione e riduzione), 236, c. 3 (valutazione
del rischio), art. 242, cc. 1 e 2 (sorveglianza sanitaria e provvedimenti conseguenti).
Con l'arresto fino a un mese o con l'ammenda da 274,00 a 1.096,00 euro per la violazione dell'art. 239,
commi 1, 2 e 4 (informazione dei lavoratori e sua tempistica).
Il medico competente punito con l'arresto fino a due mesi o con l'ammenda da 328,80 a 1.315,20 euro
per la violazione dell'art. 242, comma 4 (mancata informazione del datore di lavoro dei risultati della
sorveglianza sanitaria); l'inosservanza dell'art. 243, comma 2, (istituzione e aggiornamento della cartella
sanitaria e di rischio), punita con l'arresto fino a un mese o con l'ammenda da 219,20 a 876,80.

In collaborazione con
27

Infine, chiunque viola le disposizioni di cui allarticolo 238, comma 2 (assunzione di cibi o bevande, fumare,
usare pipette a bocca o applicare cosmetici in zone di lavoro protette), punito con la sanzione
amministrativa pecuniaria da 109,60 a 493,20 euro.

In collaborazione con
28

Appendice
Fonti normative
- DECRETO PRESIDENTE REPUBBLICA 30 giugno 1965, n. 1124 (Testo unico delle disposizioni per
l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali) e successive modifiche ed integrazioni
Art. 139 (Obbligo di denuncia malattie professionali)
Allegato 4 (Nuova tabella delle malattie professionali dell'industria)
- DECRETO LEGISLATIVO 14 marzo 2003, n. 65 (Attuazione delle direttive 1999/45/CE e 2001/60/CE relative
alla classificazione, all'imballaggio e all'etichettatura dei preparati pericolosi) come modificato dal D.Lgs. 28
luglio 2004, n. 260 (Disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 14 marzo 2003, n. 65,
concernente la classificazione, l'imballaggio e l'etichettatura dei preparati pericolosi)
- DECRETO MINISTERIALE 14 gennaio 2008 (Elenco delle malattie per le quali obbligatoria la denuncia ai
sensi e per gli effetti dell'articolo 139 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica
30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni e integrazioni)
- DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dellarticolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123 in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro) come aggiornato e modificato da D.Lgs.
3 agosto 2009, n. 106 (Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro)
Titolo IX Capo II (Protezione da agenti cancerogeni mutageni);
Allegato IV Parte 2 (Presenza nei luoghi di lavoro di agenti nocivi);
Allegato XLI (Sostanze pericolose - metodiche standardizzate di misurazione degli agenti)
Allegato XLII (Elenco di sostanze, preparati e processi);
Allegato XLIII (Valori limite di esposizione professionale);
Titolo III Capo II (Uso dei Dispositivi di Protezione Individuale);
Allegato VIII (Dispositivi di Protezione Individuale)
Titolo V (Segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro)
- DECRETO LEGISLATIVO 28 luglio 2008, n. 145 (Attuazione della direttiva 2006/121/CE, che modifica la
direttiva 67/548/CEE concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed
amministrative in materia di classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze pericolose, per
adattarle al regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e
la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e istituisce un'Agenzia europea per le sostanze chimiche)
- DECRETO MINISTERIALE 11 dicembre 2009 (Aggiornamento dell'elenco delle malattie per le quali
obbligatoria la denuncia ai sensi e per gli effetti dell'articolo 139 del testo unico approvato, con decreto del
Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124 e successive modifiche e integrazioni)

In collaborazione con
29

Approfondimento
Sostanze cancerogene - classificazioni
Schema 5 Classificazione delle sostanze cancerogene

N. Indice

N. Cas

Nome

Classif.
Cat.

FR

(6-(4-i drossi-3-(2-metossifenilazo)-2-sulfonato-7na ftilamino)-1,3,5-triazin-2,4-diile)bis[(amino-1meti letil)ammonio] formiato

1B; H350

1-(1-na ftilmetil)chinolinio cloruro

2; H351

1,1-di cl oroetilene; vi nilidene cloruro

2; H351

1,2,3,4,5,6-es a clorocicloesani esclusi quelli


es pressamente i ndicati

2; H351

(meti lenbis(4m1-fenilenazo(1-(3-(dimetilamino)
propi l)-1,2-diidro-6-idrossi-4-metil-2-ossopiridin5,3-di ile)))-1,1'-dipiridinio di cloruro diidrocloruro

1B; H350

100-00-5

1-cl oro-4-nitrobenzene

2; H351

613-168-00-0

88-12-0

1-vi ni l-2-pirrolidone

2; H351

602-021-00-6

96-12-8

1,2-di bromo-3-cloropropano

1B; H350

602-010-00-6

106-93-4

1,2-di bromoetano

1B; H350

602-012-00-7

107-06-2

1,2-di cl oroetano; etilene dicloruro

1B; H350

007-013-00-0

540-73-8

1,2-di metilidrazina

1B; H350

603-102-00-9

106-88-7

1,2-epossibutano

2; H351

603-066-00-4

106-87-6

1,2-epossi-4-epossietilcicloesano

2; H351

602-062-00-X

96-18-4

1,2,3-tri cl oropropano

1B; H350

601-013-00-X

106-99-0

1,3-buta diene

1A; H350

602-064-00-0

96-23-1

1,3-di cl oro-2-propanolo

1B; H350

016-032-00-3

1120-71-4

1,3-propa nsultone

1B; H350

602-073-00-X

764-41-0

1,4-di cl orobut-2-ene

1B; H350

603-024-00-5

123-91-1

1,4-Di ossano

2; H351

611-058-00-7

108225-03-2

613-182-00-7

406-220-7

602-025-00-8

75-35-4

602-042-00-0

--

611-099-00-0

118658-99-4

610-005-00-5

In collaborazione con
30

604-005-00-4

123-31-9

1,4-Idrossibenzene; i drochinone

2; H351

611-032-00-5

2475-45-8

1,4,5,8-Tetra a minoantrachinone; C.I. Disperse Blue 1

1B; H350

612-089-00-9

2243-62-1

1,5-na ftilenediamina

2; H351

602-092-00-3

138526-69-9

1-bromo-3,4,5-trifluorobenzene

2; H351

603-026-00-6

106-89-8

1-cl oro-2,3-epossipropano; epicloridrina

1B; H350

603-166-00-8

51594-55-9

R-1-cl oro-2,3-epossipropano

1B; H350

612-083-00-6

70-25-7

1-meti l-3-nitro-1-nitrosoguanidina

1B; H350

613-174-00-3

112281-77-3

(+) 2-(2,4-di clorofenil)-3-(1H-1,2,4-triazolo-1i l )propil-1,1,2,2-tetrafluoroetiletere

2; H351

609-056-00-6

69094-18-4

2,2-di bromo-2-nitroetanolo

2; H351

603-060-00-1

1464-53-5

2,2'-bi ossirano

1B; H350

612-090-00-4

1116-54-7

2,2'-(ni trosoimino)bisetanolo

1B; H350

612-079-00-4

--

2,2'-di cloro-4,4'-metilendianilina sali; 4,4'-

1B; H350

meti lenbis (2-cloroanilina) sali


612-078-00-9

101-14-4

2,2'-di cloro-4,4'-metilendianilina; 4,4'- metilenbis


(2-cl oroanilina)

1B; H350

602-088-00-1

96-13-9

2,3-di bromopropan-1-olo

1B; H350

603-143-00-2

57044-25-4

R-2,3-epossi-1-propanolo

1B; H350

603-063-00-8

556-52-5

2,3-epossipropan-1-olo; glycidolo

1B; H350

609-050-00-3

602-01-7

2,3-di nitrotoluene

1B; H350

602-076-00-6

2431-50-7

2,3,4-Tri cl orobut-1-ene

2; H351

612-200-0-0

615-05-4 [1]

2,4-di a minoanisolo 4-metossi-m-fenilendiamina [1]

1B; H350

39156-41-7 [2]
609-007-00-9

121-14-2 [1]
25321-14-6 [2]

612-197-00-6

137-17-7 [1]
21436-97-5 [2]

2,4-di a minoanisolo solfato [2]


2,4-di nitrotoluene [1]

1B; H350

di nitrotoluene [2]; dinitrotoluene, tecnico


2,4,5-tri metilanilina [1]

1B; H350

2,4,5-tri metilanilina cl oridrato [2]

604-018-00-5

88-06-2

2,4,6-tri cl orofenolo

2; H351

609-055-00-0

619-15-8

2,5-di nitrotoluene

1B; H350

In collaborazione con
31

609-049-00-8

606-20-2

2,6-di nitrotoluene

1B; H350

612-161-00-X

87-62-7

2,6-xi l idina; 2,6-dimetilanilina

2; H351

616-014-00-0

96-29-7

2-buta none ossimo; etil metil ketossimo; etil metil


chetone ossimo

2; H351

605-010-00-4

98-01-1

2-fura ldeide; furfurale

2; H351

613-033-00-6

75-55-8

2-meti laziridina; propilenimina

1B; H350

612-035-00-4

90-04-0

2-metossi-anilina; o-anisidina,

1B; H350

612-022-00-3

91-59-8

2-na ftilamina

1A; H350

612-071-00-0

553-00-4

2-na ftilamina sali

1A; H350

612-52-2
609-047-00-7

91-23-6

2-ni troanisolo

1B; H350

609-038-00-8

581-89-5

2-ni tronaftalene

1B; H350

609-002-00-1

79-46-9

2-ni tropropano

1B; H350

609-065-00-5

88-72-2

2-ni trotoluene

1B; H350

611-027-00-8

573-58-0

3,3'-[[1,1'-bifenil]-4,4'-diilbis(azo)]bis(4a mi nonaftalen-1-solfonato) di disodio; C.I. Direct

1B; H350

Red 28
3,3-[[1,1-bi fenil]-4,4-diilbis(azo)]bis[5- a mino-4i drossinaftalen-2,7-disolfonato] di tetrasodio; C.I.
Di rect Blue 6

1B; H350

3,3'-di clorobenzidina

1B; H350

3,3'-di clorobenzidina s ali

1B; H350

3,3'-di metilbenzidina sali; o-tolidina s ali

1B; H350

3,3'-di metossibenzidina sali; o-dianisidina sali

1B; H350

119-90-4

3,3'-di metossibenzidina; o-dianisidina

1B; H350

609-051-00-9

610-39-9

3,4-di nitrotoluene

1B; H350

609-052-00-4

618-85-9

3,5-di nitrotoluene

1B; H350

606-012-00-8

78-59-1

3,5,5-tri metilcicloes-2-enone; isoforone

2; H351

602-029-00-X

107-05-1

3-cl oroprene; a llile cloruro

2; H351

611-026-00-2

2602-46-2

612-068-00-4

91-94-1

612-069-00-X

--

612-081-00-5

612-82-8
64969-36-4
74753-18-7

612-037-00-5

--

612-036-00-X

In collaborazione con
32

606-031-00-1

57-57-8

3-propa nolide; 1,3-propiolattone

1B; H350

603-121-00-2

114565-66-1

4-[4-(1,3-di idrossiprop-2-il)-1,8-diidrossi-5ni troantrachinone

2; H351

612-041-00-7

119-93-7

4,4'-bi - -toluidina; 3,3'-dimetilbenzidina

1B; H350

606-073-00-0

90-94-8

4,4'-bi s(dimetilamino)benzofenone; chetone di


Mi chl er

1B; H350

612-199-00-7

101-80-4

4,4'-os sidianilina e s uoi sali

1B; H350

612-198-0-1

139-65-1

4,4'-ti odianilina e suoi sali

1B; H350

615-006-00-4

91-08-7 [1]

di i socianato di 2-metil-m-fenilene[1]; toluene-2,4di i socianato

2; H351

584-84-9 [2]

di i socianato di 4-metil-m-fenilene[2]; toluene-2,6di i socianato

26471-62-5 [3]

di i socianato di m-tolilidene[3]; toluene diisocianato

611-031-00-X

569-61-9

4,4'-(4-i mminocicloesa-2,5 dienilidene metilen)

tol uene-2,4-

di a nilina, cl oridrato; C.I. Basic Red 9

di i s oci a na to

612-096-00-7

492-80-8

4,4'-ca rbonimidoilbis[N,N-dimetilanilina]; auramina

2; H351

612-051-00-1

101-77-9

4,4'-di aminodifenilmetano; 4,4'-metilendianilina

1B; H350

612-141-00-0

19900-65-3

4,4'-meti lenbis(2-etilanilina)

2; H351

612-085-00-7

838-88-0

4,4'-meti lendi- -toluidina

1B; H350

611-025-00-7

1937-37-7

4-a mi no-3-[[4-[(2,4-diaminofenil)azo] [1,1bi fenil]-4-il]azo]-6-(fenilazo)-5- idrossinaftalen-2,7-

1B; H350

di s olfonato di disodio; C.I. Direct Black 38


612-072-00-6

92-67-1

4-a mi nobifenile; bifenil-4-ilamina

1A; H350

612-073-00-1

4-a mi nobifenile sali

1A; H350

604-028-00-X

399-95-1

4-a mmino-3-fluorofenolo

1B; H350

611-008-00-4

60-09-3

4-a mminoazobenzene

1B; H350

612-196-00-0

95-69-2 [1]

4-cl oro- -toluidina [1]

1B; H350

3165-93-3 [2]

4-cl oro- -toluidina i drocloruro [2]

612-137-00-9

106-47-8

4-cl oroanilina

1B; H350

612-099-00-3

95-80-7

4-meti l-m-fenilendiamina

1B; H350

609-039-00-3

92-93-3

4-ni trobifenile

1B; H350

In collaborazione con
33

611-006-00-3

97-56-3

4-o-tol ilazo-o-toluidina; 4-a mmino-2',3di metilazobenzene; fast garnet GBC base; AAT

1B; H350

601-088-00-9

100-40-3

4-vi ni lcicloesene

2; H351

602-093-00-9

5216-25-1

a l fa,alfa,alfa,4-tetraclorotoluene; pcl orobenzotricloruro

1B; H350

605-020-00-9

94-59-7

5-a l lil-1,3-benzodiossolo; safrolo

1B; H350

611-005-00-8

16071-86-6

{5-[(4'-((2,6-diidrossi-3-((2-idrossi-5s ol fofenil)azo)fenil)azo)(1,1'-bifenil)-4-il)
a zo]salicilato(4-)}cuprato(2-) di disodio

1B; H350

612-210-00-5

99-55-8 [1]

5-ni tro-o-toluidine [1]

2; H351

51085-52-0 [2]
609-037-00-2

602-87-9

611-057-00-1

85136-74-9

5-ni tro-o-toluidine hydrochloride [2]


5-ni troacenaftene

1B; H350

6-i drossi-1-(3-isopropossiproil)-4-metil-2-osso-5-[4-

1B; H350

(fenilazo)fenilazo]-1,2-diidro-3-piridincarbonitrile
612-209-00-X

120-71-8

6-methossi-m-toluidina; p-cresidin

1B; H350

605-003-00-6

75-07-0

Aceta l deide; etanale

2; H351

616-022-00-4

60-35-5

Aceta mmide

2; H351

082-007-00-9

1335-32-6

Aceta to di piombo, basico

2; H351

033-005-00-1

Aci do a rsenico e i s uoi sali

1A; H350

607-704-00-2

335-67-1

Aci do perfluoroottanoico

2; H351

612-120-006-

74070-46-5

Acl onifen

2; H351

616-003-00-0

79-06-1

Acri l amide

1B; H350

607-210-00-7

77402-05-2

Acri l ammidoglicolato di metile (contenente 0,1%

1B; H350

di a crilammide)
607-190-00-X

77402-03-0

Acri l ammidometossiacetato di metile (contenente

1A; H350

0,1% di a crilammide)
608-003-00-4

107-13-1

Acri l onitrile

1B; H350

616-015-00-6

15972-60-8

Al a cloro; 2-cl oro-2',6'-dietil-N- (metossimetil)


a ceta nilide

2; H351

602-080-00-8

85535-84-8

Al ca ni, C10-13, cl oro

2; H351

602-048-00-3

309-00-2

Al dri n

2; H351

In collaborazione con
34

603-038-00-1

106-92-3

Al l il glicidil etere

2; H351

650-013-00-6

12001-28-4
132207-32-0
12172-73-5
77536-66-4
77536-68-6
77536-67-5
12001-29-5

Ami a nto; asbesto

1A; H350

Ammoni o pentadecafluoroottanoato

2; H351

607-703-00-7

3825-26-1

612-008-00-7

62-53-3

Ani l ina

2; H351

006-008-00-0

86-88-4

Antu; 1-(na ftil)-2-tiourea

2; H351

611-001-00-6

103-33-3

Azobenzene; difenildiazene

1B; H350

611-024-00-1

--

Azocol oranti della benzidina; coloranti del 4-4di a rilazobifenile, esclusi quelli espressamente
i ndicati in questo allegato

1B; H350

611-029-00-9

--

Azocol oranti della o-dianisidina; coloranti del 4,4di a rilazo-3,3'-dimetossibifenile, esclusi quelli
es pressamente i ndicati in questo allegato

1B; H350

611-030-00-4

--

Azocol oranti della o-tolidina; col oranti del 4,4di a rilazo-3,3'-dimetilfenile, esclusi quelli

1B; H350

es pressamente i ndicati in questo allegato


612-204-00-2

548-62-9

Ba s ic Violet 3; 4-[4,4'-bis(dimetilamino)
benzidrilidene] ci cloesa-2,5-dien-1-

2; H351

i l idene]dimetilammonio cl oruro
601-020-00-8

71-43-2

612-070-00-5

531-85-1
531-86-2
21136-70-9

Benzene

1A; H350

Benzidina s ali

1A; H350

Benzidina; 4,4'-diaminobifenile; 1,1'-bifenil-4,4'-

1B; H350

36341-27-2
612-042-00-2

92-87-5

di a mina
Benzyl vi olet 4B; alfa-[4-(4-dimetilammino- alfa-{4[eti l(3-sodiosulfonatobenzil)ammino] fenil}
benziliden-cicloesa-2,5-dieniliden(etil)
a mmonio]toluen-3-sulfonato

650-010-00-X

1694-09-3

2; H351

601-033-00-9

56-55-3

Benzo[a]antracene

1B; H350

601-032-00-3

50-32-8

Benzo[a]pirene; benzo[d,e,f]crisene

1B; H350

In collaborazione con
35

601-034-00-4

205-99-2

Benzo[b]fluorantene; benzo[e]acefenantrilene

1B; H350

601-049-00-6

192-97-2

Benzo[e]pirene

1B; H350

601-035-00-X

205-82-3

Benzo[j]fluorantene

1B; H350

601-036-00-5

207-08-9

Benzo[k]fluorantene

1B; H350

004-001-00-7

7440-41-7

Beri llio

1B; H350

004-002-00-2

--

composti del berillio, a d eccezione di quelli


di versamente specificati e degli a lluminosilicati di

1B; H350

beri llio
004-003-00-8

1304-56-9

beri llio ossido

1B; H350

612-142-00-6

90-41-5

Bi fenil-2-ilamina

2; H351

607-699-00-7

82657-04-3

Bi fenthrin (ISO); (2-metilbifenil-3-ile)metil rel-(1R,


3R)-3-[(1Z)-2-cloro-3,3,3-trifluoroprop-1-en-1-ile]2,2-di metilciclopropancarbossilato

2; H351

007-022-00-X

--

Bi s (3-carbossi-4-idrossibenzensulfonato) di idrazina

1B; H350

603-029-00-2

111-44-4

bi s (2-cloroetil) etere

2; H351

035-003-00-6

7758-01-2

Broma to di potassio; potassio bromato

1B; H350

602-055-00-1

74-96-4

Bromoetano; bromuro di etile; etilebromuro

2; H351

602-024-00-2

593-60-2

Bromoetilene

1B; H350

601-004-01-8

106-97-8 [1]

Buta no [1] e isobutano [2] (contenente 0.1%

1A; H350

75-28-5 [2]

buta diene (203-450-8))

603-039-00-7

2426-08-6

Buti l glicidil etere

2; H351

048-002-00-0

7440-43-9

Ca dmi o (non piroforico)

1B; H350

048-011-00-X

7440-43-9

Ca dmi o (piroforico)

1B; H350

048-004-00-1

542-83-6

Ca dmi o cianuro

2; H351

048-008-00-3

10108-64-2

Ca dmi o cl oruro

1B; H350

048-005-00-7

17010-21-8

Ca dmi o esafluorisilicato

2; H351

048-003-00-6

4464-23-7

Ca dmi o formiato

2; H351

048-007-00-8

7790-80-9

ca dmio ioduro

2; H351

048-002-00-0

1306-19-0

Ca dmi o ossido

1B; H350

613-046-00-7

2425-06-1

Ca pta fol; N-(1,1,2,2-tetracloroetiltio) ciclo-es-4ene-1,2-dicarbossimide

1B; H350

In collaborazione con
36

613-044-00-6

133-06-2

Ca pta n

2; H351

613-050-00-9

6804-07-5

Ca rba dox (DCI); 1,4-diossido di 3- (chinossalin-2i l metilen)carbazato di metilo; 1,4-diossido di 2-

1B; H350

(metossicarbonilidrazonometil)chinossalina
006-011-00-7

63-25-2

Ca rba ryl ; 1-naftil metilcarbammato

2; H351

028-010-00-0

3333-67-3

Ca rbonato di nichel

2; H351

612-205-00-8

548-62-9

C.I. Ba s ic Violet 3 con 0,1% di chetone di Mi chler

1B; H350

608-014-00-4

1897-45-6

Chl orothalonil; tetracloroisoftalonitrile

2; H351

607-306-00-9

84332-86-5

Chl ozolinate; etil (RS)-3-(3,5-dilcorofenil)-5-metil2,4-di osso-ossazolidin-5-carbossilato

2; H351

602-047-00-8

57-74-9

Cl orda no; 1,2,4,5,6,7,8,8-otta cloro- 3a ,4,7,7atetra i dro-4,7-metanoindano

2; H351

606-019-00-6

143-50-0

Cl ordecone; decacloropentaciclo

2; H351

(5,2,1,02.6 ,03.9 ,05.8 ) decan-4-one


650-009-00-4

19750-95-9

Cl ordi meform, cl oridrato; N 2 -(4-cloro-o- tolil)N1 ,N1 -di metilformamidina, cloridrato

2; H351

650-007-00-3

6164-98-3

Cl ordi meforme; N 2 -(4-cloro-o-tolil)- N1 ,N1 di metilformammidina

2; H351

605-025-00-6

107-20-0

Cl oroa cetaldeide

2; H351

602-009-00-0

75-00-3

Cl oroetano

2; H351

602-006-00-4

67-66-3

Cl oroformio; tri clorometano

2; H351

602-001-00-7

74-87-3

Cl orometano; metile cl oruro

2; H351

603-075-00-3

107-30-2

Cl orometil (metil) etere; cl oro dimetil etere

1A; H350

602-036-00-8

126-99-8

Cl oroprene

1B; H350

608-014-00-4

1897-45-6

Cl orota lonil; tetracloroisoftalonitrile

2; H351

616-105-00-5

15545-48-9

Cl orotoluron; 3-(3-cloro-p-tolil)-1,1-dimetilurea

2; H351

602-037-00-3

100-44-7

-cl orotoluene; cl oruro di benzile

1B; H350

607-229-00-0

88-10-8

Cl oruro di dietilcarbamoile

2; H351

613-041-00-X

15159-40-7

Cl oruro di morfolin-4-carbonile

2; H351

004-002-00-2

--

Compos ti del berillio esclusi silicati doppi di

1B; H350

a l luminio e berillio

In collaborazione con
37

Compos ti del cromo (VI), esclusi bario cromato e


quelli espressamente indicati

1B; H350

Cri s ene

1B; H350

13765-19-0

Croma to di ca lcio

1B; H350

082-004-00-2

7758-97-6

Croma to di piombo

2; H351

024-006-00-8

7789-00-6

Croma to di potassio

1B; H350

024-018-00-3

7775-11-3

Croma to di s odio

1B; H350

024-009-00-4

7789-06-2

Croma to di s tronzio

1B; H350

024-007-00-3

--

Croma ti di zinco, compreso il cromato di zinco e

1A; H350

024-017-00-8

--

601-048-00-0

218-01-9

024-008-00-9

pota ssio
024-001-00-0

1333-82-0

602-045-00-7

50-29-3

006-019-00-0

2303-16-4

Cromo VI, tri ossido

1A; H350

DDT; cl ofenotano; dicofano 1,1,1-tricloro-2,2-bis(4cl orofenil)-etano; diclorodifeniltricloroetano

2; H351

Di a llato; diisopropiltiocarbammato di S-2,3-

2; H351

di cl oroallile
612-151-00-5

25376-45-8 [1]

Di a minotoluene, prodotto tecnico - miscela di


rea zione di [2] and [3]; metil-fenilendiammina [1]

95-80-7 [2]

4-meti l-m-fenilendiammina [2]

823-40-5 [3]

2-meti l-m-fenilendiammina [3]

1B; H350

033-003-00-0

1327-53-3

Di a rsenico tri ossido; a rsenico tri ossido

1A; H350

006-068-00-8

334-88-3

Di a zometano

1B; H350

601-041-00-2

53-70-3

Di benzo[a,h]antracene

1B; H350

602-069-00-8

7572-29-4

Di cl oroacetilene

2; H351

602-035-00-2

106-46-7

p-Di cl orobenzene; 1,4-diclorobenzene

2; H351

602-004-00-3

75-09-2

Di cl orometano; cl oruro di metilene

2; H351

602-058-00-8

98-87-3

,-di clorotoluene; cloruro di benzilidene; cl oruro


di benzale

2; H351

027-004-00-5

7646-79-9

Di cl oruro di cobalto

1B; H350

024-005-00-2

14977-61-8

Di cl oruro di cromile

1B; H350

024-003-00-1

7789-09-5

Di cromato di a mmonio

1B; H350

024-002-00-6

7778-50-9

Di cromato di potassio

1B; H350

In collaborazione con
38

024-004-00-7

10588-01-9

Di cromato di s odio

1B; H350

024-004-01-4

7789-12-0

Di cromato di s odio, diidrato

1B; H350

602-049-00-9

60-57-1

Di eldrin

2; H351

016-027-00-6

64-67-5

Di etilsolfato

1B; H350

603-065-00-9

101-90-6

Di glicidil resorcinol etere

2; H351

028-008-00-X

12054-48-7

Di i drossido di nichel

2; H351

006-041-00-0

79-44-7

Di metilcarbamoile cloruro

1B; H350

612-077-00-3

62-75-9

Di metilnitrosoamina; N-nitrosodimetilamina

1B; H350

016-023-00-4

77-78-1

Di metilsolfato

1B; H350

016-033-00-9

13360-57-1

Di metilsulfamoil cloruro

1B; H350

028-004-00-8

12035-36-8

Di ossido di nichel

1A; H350

611-005-00-8

16071-86-6

di s odio {5-[(4'-((2,6-idrossi-3-((2-idrossi-5s ul foneil)azo)fenil)azo) (1,1'-bifenil)-4i l )azo]salicilato(4-)} cuprato(2-); C.I. Direct Brown


95

1B; H350

028-007-00-4

12035-72-2

Di s olfuro di tri nichel

1A; H350

611-055-00-0

2832-40-8

Di s perse Yellow 3; N-[4-(2-idrossi-5meti lfenyl)azo]fenil]acetamide

2; H351

006-015-00-9

330-54-1

Di uron; 3-(3,4diclorofenil)-1,1-dimetilurea

2; H351

602-077-00-1

2385-85-5

Dodecacloropentaciclo[5.2.1.02.6.03.9.05.8 ]

2; H351

deca no; mirex


603-026-00-6

000106-89-8

Epi cl oridrina

2; R 45

613-175-00-9

133855-98-8

Epos siconazolo; (2RS, 3SR)-3-(2-clorofenil)-2-(4-

2; H351

fl uorofenil)-[(1H-1,2,4-triazol-1-il)metil]ossirano
602-063-00-5

1024-57-3

Epos sido di eptacloro; 2,3-epossi-1,4,5,6,7,8,8-

2; H351

epta cloro-3a,4,7,7a-tetraidro-4,7-metanoindano
Epta cl oro; 1,4,5,6,7,8,8-eptacloro- 3a ,4,7,7atetra i dro-4,7-metanoindene

2; H351

Eri onite

1A; H350

118-74-1

Es a clorobenzene

1B; H350

680-31-9

Es a metilfosforo triamide

1B; H350

602-046-00-2

76-44-8

650-012-00-0

12510-42-8

602-065-00-6
015-106-00-2

In collaborazione con
39

613-133-00-X

2593-15-9

Etri di azole; 5-etossi-3-triclorometil-1,2,4-tiadiazolo

2; H351

613-001-00-1

151-56-4

Eti l enimina; a ziridina

1B; H350

603-067-00-X

122-60-1

Fenil glicidil etere; 1,2-epossi-3-fenossipropano

1B; H350

612-145-00-2

95-54-5

o-fenilendiamina

2; H351

612-146-00-8

615-28-1

o-fenilendiamina, dicloridrato

2; H351

612-023-00-9

100-63-0 [1]
59-88-1 [2]
27140-08-5 [3]
52033-74-6 [4]

Fenilidrazina phenyl hydrazine [1]


Fenilidrazinio cl oruro [2]
Fenilidrazinio cl oridrato [3]
Fenilidrazinio s olfato (2:1) [4]

1B; H350

006-086-00-6

72490-01-8

Fenoxyca rb (ISO); etil [2-(4-fenossifenossi)

2; H351

eti l ]carbammato
Fi bre ceramiche refrattarie, a d eccezione di quelle
di versamente indicate (ossidi alcalini 18%)

1B; H350

7790-79-6

Fl uoruro di cadmio

1B; H350

014-017-00-6

85509-19-9

Fl usilazole; bis(4-fluorofenil)(metil)(1H-1,2,4tri a zol-1-iilmetil)silano

2; H351

613-045-00-1

133-07-3

Fol pet; N-(trilcorometiltio)ftalimide

2; H351

605-001-00-5

50-00-0

Forma ldeide ...%

1B; H350

015-014-00-2

126-73-8

Fos fato di tri butile

2; H351

015-102-00-0

115-96-8

Fos fato di tris(2-cloroetile)

2; H351

613-106-00-3

3878-19-1

Fuberidazole (ISO); 2-(2-furyl )-1H-benzimidazole

2; H351

603-105-00-5

110-00-9

Fura no

1B; H350

006-070-00-9

60568-05-0

Furmecycl ox; N-ci cloesil-N-metossi-2,5-dimetil-3fura mmide

2; H351

031-001-00-4

1303-00-0

Ga l lio arseniuro

1B; H350

082-009-00-X

1344-37-2

Gi a llo di piombo solfocromato; Pi gment Yellow 34


(CI 77603)

2; H351

007-008-00-3

302-01-2

Idra zina

1B; H350

609-053-00-X

--

Idra zina-trinitrometano

1B; H350

007-021-00-4

122-66-7

Idra zobenzene; 1,2 di fenilidrazina

1B; H350

082-011-00-0

7784-40-9

Idrogenoarsenato di piombo

1A; H350

650-017-00-8

--

048-006-00-2

In collaborazione con
40

015-200-00-3

22398-80-7

Indio fosfuro

1B; H350

616-054-00-9

36734-19-7

Iprodione; 3-(3,5-diclorofenil)-2,4-diosso-Ni s oproprilimidazolidin-1-carbossamide

2; H351

007-017-00-2

542-56-3

Is obutil nitrito

1B; H350

601-014-00-5

78-79-5

Is oprene

1B; H350

006-044-00-7

34123-59-6

Is oproturon; 3-(4-isopropilfenil)-1,1- dimetilurea

2; H351

607-310-00-0

143390-89-0

Kres oxim-methyl; metil (e)-2-metossiimino-[2-(o-

2; H351

tol i lossimetil) fenil]acetato


650-016-00-2

--

La ne minerali (ossidi alcalini > 18%)

2; H351

612-281-00-2

129-73-7

Leucomalachite green; N,N,N',N'-tetrametil-4,4'benzilidenedianilina

2; H351

006-021-00-1

330-55-2

Li nuron; 3-(3,4-diclorofenil)-1-metil- 1-metossiurea

2; H351

616-205-00-9

67129-08-2

Meta za chlor (ISO); 2-cloro-N-(2,6-dimetilfenil)- N(1H-pi razol-1- yl metil)acetamide

2; H351

602-014-00-8

79-00-5

Meti cl ocloroformio; 1,1,2-tri cloroetano

2; H351

602-005-00-9

74-88-4

Meti l ioduro; iodometano

2; H351

611-004-00-2

592-62-1

Meti l -ONN-azossimetile acetato; metilazossimetile


a ceta to

1B; H350

613-051-00-4

2212-67-1

Mol i nate; S-etil 1-peridroazepinecarbotioate

2; H351

028-003-00-2

1313-99-1

Monos sido di nichel

1A; H350

006-042-00-6

150-68-5

Monuron; 3-(4-clorofenil)-1,1- dimetilurea

2; H351

609-068-00-1

81-15-2

Mus chio xilene; 5-tert-butil-2,4,6-trinitro-m-xylene

2; H351

612-135-00-8

135-88-6

N-2-na ftilanilina

2; H351

612-016-00-0

121-69-7

N,N-di metilanilina

2; H351

005-010-00-9

118612-00-3

N,N-di metilanilina tetrakis(pentafluorofenil)borato

2; H351

007-012-00-5

57-14-7

N,N-di metilidrazina

1B; H350

612-201-00-6

101-61-1

N,N,N',N'-tetrametil-4,4'-metilendianilina

1B; H350

601-052-00-2

91-20-3

Na fta lene

2; H351

028-002-00-7

7440-02-0

Ni chel

2; H351

028-001-00-1

13463-39-3

Ni chel tetracarbonile

2; H351

In collaborazione con
41

609-003-00-7

98-95-3

Ni trobenzene

2; H351

609-040-00-9

1836-75-5

Ni trofen; ossido di 2,4-diclorofenile e 4-nitrofenile

1B; H350

612-098-00-8

621-64-7

Ni tros odipropilamina

1B; H350

603-046-00-5

542-88-1

Os s ido di bis (clorometile); bis (cl orometil) etere

1A; H350

603-023-00-X

75-21-8

Os s ido di etilene; ossirano

1B; H350

607-411-00-X

70987-78-9

Os s iranometanolo, 4-metilbenzene-sulfonato, (S)-

1B; H350

602-017-00-4

76-01-7

Penta cloroetano

2; H351

604-002-00-8

87-86-5

Penta clorofenolo

2; H351

033-004-00-6

1303-28-2

Penta ossido di diarsenico

1A; H350

082-010-00-5

12656-85-8

Pi ombo cromato molibdato s olfato rosso; Pigment

2; H351

Red 104 (C.I. 77605)


613-202-00-4

123312-89-0

Pi metrozine; (E)-4,5-diidro-6-metil-4-(3pri dilmetileneamino)-1,2,4-triazin-3(2H)-one

2; H351

616-207-00-X

27083-27-8;
32289-58-0

Pol i esametilene biguanide idrocloruro

2; H351

015-179-00-0

166242-53-1

Prodotto di condensazione UVCB di: tetradi


i drossimetilfosfonio cloruro, urea e a lchilammine
C16-18 di s tillate idrogenate

2; H351

613-199-00-X

--

Prodotto di reazione di: 1,3,5-tri s(3a mi nometilfenil)-1,3,5-(1H,3H,5H)-triazina-2,4,6tri one; oligomeri del 3,5-bis(3-aminometilfenil)-1pol i[3,5-bis(3-aminometilfenil)-2,4,6-triosso-1,3,5(1H,3H,5H)-triazin-1-il]-1,3,5-(1H,3H,5H)-triazin2,4,6-tri one

1B; H350

014-019-00-7

--

Prodotto di reazione di: 4-[[bis-(4-fluorofenil)


meti lsilil]metil]-4H-1,2,4-triazolo; 1-[[bis-(4-

2; H351

fl uorofenil)metilsilil]metil]-1H-1,2,4-triazolo
016-095-00-7

--

Prodotto di reazione di: 4,4'-metilenbis[2-(4i drossibenzil)-3,6-dimetiilfenolo] e 6-diazo-5,6di i dro-5-osso-naftalenesolfonato (1:2); Prodotto di


rea zione di: 4,4'-metilenbis[2-(4-idrossibenzil)-3,6di metiilfenolo] e 6-diazo-5,6-diidro-5-osso-

2; H351

na ftalenesolfonato (1:3)
016-093-00-6

140698-96-0

Prodotto di reazione di: 4-(7-idrossi-2,4,4-trimetil2-croma nil)resorcinol-4-il-tris(6-diazo-5,6-diidro-5os s onaftalen-1-solfonato); 4-(7-idrossi-2,4,4tri metil-2-cromanil) resorcinol bis(6-diazo-5,6-

2; H351

In collaborazione con
42

di i dro-5-ossonaftalen-1-solfonato) (2:1)
616-057-00-5

--

Prodotto di reazione di: N-[3-idrossi-2-(2meti lacriloilaminometoss)propossimetil]-2meti lacrilamide; N-[2,3-bis-(2meti lacriloilaminometossi)propossimetil]-2meti lacrilamide; metacrilamide; 2-metil-N-(2meti lacriloilaminometossimetil)-acrilamide; N-(2,3di i drossipropossimetil)-2-metilacrilamide

1B; H350

650-018-00-3

--

Prodotto di reazione di: a cetofenone, formaldeide,

2; H351

ci cl oesilammina, metanolo e a cido a cetico


Propa rgite; 2-(4-terz-butilfenossi) ciciloesil pro-2i ni l solfuro

607-151-00-7

2312-35-8

2; H351

613-067-00-1

139-40-2

Propa zina; 6-cl oro-N2 ,N4 -di-isopropil-1,3,5-triazin2,4-di a mmina

2; H351

603-055-00-4

75-56-9

Propi l ene ossido; 1,2-epossipropano; metilossirano

1B; H350

616-055-00-4

23950-58-5

Propi zamide; 3,5-dicloro-N-(1,1-dimetilprop-2-inil)


benzamide

2; H351

616-211-00-1

189278-12-4

Proqui nazid (ISO); 6-i odo-2-propossi-3propi lchinazolin-4(3H)-one

2; H351

604-003-00-3

--

Sa l i alcalini del pentaclorofenolo;

2; H351

131-52-2 [1]

Penta clorofenolato di sodio [1]

7778-73-6 [2]

Penta clorofenolato di potassio [2]

612-097-00-2

--

Sa l i di 4,4'-carbonimidoilbis [N,N- dimetilanilina];


a ura mina s ali

2; H351

612-009-00-2

--

Sa l i di anilina

2; H351

007-014-00-6

--

Sa l i di idrazina

Carc. 1B; H350

612-088-00-3

122-34-9

048-009-00-9

Si ma zina; 6-cl oro-N-N'-dietil-1,3,5-triazin-2,4di a mmina

2; H351

10124-36-4

Sol fato di ca dmio

1B; H350

027-005-00-0

10124-43-3

Sol fato di cobalto

1B; H350

028-009-00-5

7786-81-4

Sol fato di nichel

2; H351

612-126-00-9

65321-67-7

Sol fato di toluen-2,4-diammonio; 4-metil- mfenilendiamina solfato

1B; H350

048-010-00-4

1306-23-6

Sol furo di cadmio

1B; H350

In collaborazione con
43

028-006-00-9

16812-54-7

611-056-00-6

842-07-9

Da 648-001-00-0

Sol furo di nichel

1Ai; H350i

Sol vent Yellow 14; 1-fenilazo-2-naftolo

2; H351

--

Sos tanze complesse deriva te dal ca rbone

1B; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal ca rbone

1A; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal ca rbone

1B; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal ca rbone

1A; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal ca rbone

1B; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal ca rbone

2; H351

648-156-00-4

--

Sos tanze complesse deriva te dal ca rbone

1B; H350

Da 649-001-00-3

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1B; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1B; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1A; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1B; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1A; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1B; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

2; H351

a 648-080-00-1
Da 648-081-00-7
a 648-083-00-8
Da 648-084-00-3
a 648-144-00-9
Da 648-145-00-4
a 648-146-00-X
Da 648-147-00-5
a 648-153-00-8
Da 648-154-00-3
a 648-155-00-9

a 649-006-00-0
Da 649-008-00-1
a 649-049-00-5
Da 649-050-00-0
a 649-174-00-5
Da 649-175-00-0
a 649-176-00-6
Da 649-177-00-1
a 649-210-00-X
Da 649-211-00-5
a 649-223-00-0
Da 649-224-00-6

In collaborazione con
44

a 649-227-00-2
Da 649-228-00-8

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1B; H350

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1B; H350

649-437-00-4

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

2; H351

Da 649-438-00-X

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1B; H350

649-449-00-X

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

2; H351

Da 649-450-00-5

--

Sos tanze complesse deriva te dal petrolio

1B; H350

a 649-403-00-9
Da 649-435-00-3
a 649-436-00-9

a 649-448-00-4

a 649-550-00-9
603-084-00-2

96-09-3

Sti rene ossido; (epossietil)benzene; fenilossirano

1A; H350

006-038-00-4

95-06-7

Sul fallate; dietilditiocarbammato di 2- cl oroallile

Carc. 1B; H350

602-028-00-4

127-18-4

Tetra cl oroetilene; percloroetilene

2; H351

602-008-00-5

56-23-5

Tetra cl oruro di carbonio; tetraclorometano

2; H351

616-026-00-6

62-55-5

Ti oa cetammide

1B; H350

612-082-00-0

62-56-6

Ti ourea; ti ocarbamide

2; H351

612-091-00-X

95-53-4

o-tol uidina

1B; H350

612-160-00-4

106-49-0 [1]
540-3-8 [2]

p-tol uidina; 4-a minotoluene [1]; toluidin cloruro


[2]; tol ui din solfato (1:1) [3]

2; H351

540-25-3 [3]
602-044-00-1

8001-35-2

Toxa fene; ca mfeclor

2; H351

606-146-00-7

87820-88-0

Tra l koxydim (ISO); 2-(N-etossipropanimidoil)3-

2; H351

i drossi-5-mesitilciclohesa-2-en-1-one
Tri cl oroacetato di 3-(4-clorofenil)-1,1di metiluronio; monuron-TCA

2; H351

79-01-6

Tri cl oroetilene

1B; H350

602-006-00-4

67-66-3

Tri cl orometano; cl oroformio

2; H351

602-038-00-9

98-07-7

-tri cl orotoluene; benzotricloruro

1B; H350

601-067-00-4

15606-95-8

Tri etil a rseniato

1A; H350

006-043-00-1

0140-41-0

602-027-00-9

In collaborazione con
45

050-003-00-6

900-95-8

Tri fenilstagno acetato

2; H351

050-004-00-1

76-87-9

Tri fenilstagno idrossido

2; H351

024-001-00-0

1333-82-0

Tri os sido di cromo

1A; H350

051-005-00-X

1309-64-4

Tri os sido di diantimonio

2; H351

028-005-00-3

1314-06-3

Tri os sido di dinichel

1Ai; H350i

024-010-00-X

24613-89-6

Tri s (cromato) di dicromo


Cromo III cromato

1B; H350

Croma to cromico
015-199-00-X

13674-87-8

tri s [2-chloro-1-chloromethyl )ethyl] phosphate

2; H351

611-063-00-4

164058-22-4

tri s odio [4'-(8-acetilamino-3,6-disulfonato-2na ftilazo)-4''-(6-benzoilamino-3-sulfonato-2na ftilazo)-bifenil-1,3',3'',1'''-tetraolatoO,O',O'',O''']rame(II)

1B; H350

607-149-00-6

51-79-6

Ureta no (DCI); ca rbammato di etile

1B; H350

607-307-00-4

50471-44-8

Vi ncl ozolin; N-3,5-diclorofenil-5-metil-5-vinil-1,3os sazolidin-2,4-dione

2; H351

607-023-00-0

108-05-4

Vi nile a cetato

2; H351

602-023-00-7

75-01-4

Vi nile cl oruro; cl oroetilene

1A; H350

Note:
H350: "Pu provocare il cancro (indicare la via di esposizione se accertato che nessunaltra via di esposizione
comporta il medesimo pericolo)".
H351: "Sospettato di provocare il cancro (indicare la via di esposizione se accertato che nessunaltra via di
esposizione comporta il medesimo pericolo)".
Categoria 1A
Sostanze note per gli effetti cancerogeni sull'uomo. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra
l'esposizione dell'uomo alla sostanza e lo sviluppo di tumori, in generale sulla base di dati epidemiologici e/ o di dati
ottenuti con sperimentazioni su animali.
Sono contrassegnate dal pittogramma "GHS08", dallavvertenza "Pericolo" e dalla frase di rischio.
Categoria 1B: Sostanze presunte cancerogene per l'uomo
Sostanze di cui si presumono effetti cancerogeni per luomo, prevalentemente sulla base di studi su animali. Esistono
elementi sufficienti per ritenere verosimile che l'esposizione dell'uomo alla sostanza possa provocare lo sviluppo di
tumori, in generale sulla base di dati epidemiologici e/o di dati ottenuti con sperimentazioni su animali.
Categoria 2: Sostanze sospette cancerogene per l'uomo
La classificazione di una sostanza nella categoria 2 si basa sui risultati di studi sulluomo e/o su animali non
sufficientemente convincenti per giustificare la classificazione della sostanza nelle categorie 1A o 1B. Tali dati possono
essere tratti da studi che dimostrano la presenza di effetti cancerogeni limitati per l'uomo o per gli animali

Quadro riepilogativo delle classi di appartenenza delle sostanze secondo le classificazioni:


- CCTN (Commissione Consultiva Tossicologia Nazionale)
- ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists)

In collaborazione con
46

- EPA (Environmental Protection Agency)


- IARC (International Agency for Research on Cancer)
- NTP (National Toxicology Program)

CAS

Nome

NTP (*)

CCTN ACGIH EPA IARC


classe
RoC

26148-68-5 A-alfa-C

MR FR

MM

FM

2B

(=2-ammino-9H-pirido-(2,3b)indolo)
30560-19-1 Acefate

60-35-5

Acetammide

2B

140-11-4

Acetato di benzile

301-04-2

Acetato di piombo

108-05-4

Acetato di vinile

67-64-2

Acetone

79-10-7

Acido acrilico

99-05-8

Acido-3-amminobenzoico

150-13-0

Acido-4-amminobenzoico

2432-99-7

Acido-22-amminoundecanoico

118-92-3

Acido antranilico

65-85-0

Acido benzoico

75-60-5

Acido cacodilico

115-28-6

Acido clorendico

2B

94-74-6

Acido (4-cloro-2-metilfenossi)

2B

EE

NE

SE

SE

CE

CE

CE

NE

B2
2B
D
3

4a

2B

acetico (=MCPA)
87-02-5

Acido isogamma

In collaborazione con
47

121-47-1

Acido metanilico

139-13-9

Acido nitrilotriacetico

3a

81-16-3

Acido di Tobias

2B

2A

R
D

62476-59-9 Acifluorfen

79-06-1

Acrilammide

140-88-5

Acrilato d'etile

A4

2B

96-33-3

Acrilato di metile

A4

107-13-1

Acrilonitrile

107-02-8

Acroleina

A3

A3

B2

B1

2B

2A

3688-53-7

2B

15972-60-8 Alachlor

B2

23214-92-8 Adriamicina
AF-2

A3

67-63-0

Alcool isopropilico

--

Alcool isopropilico (processo


produttivo: acidi forti)

75-07-0

Aldeide acetica

A3

B2

2B

50-00-0

Aldeide formica

A2

B1

1A

765-34-4

Aldeide glicidica

B2

2B

542-78-9

Aldeide malonica

116-06-3

Aldicarb

309-00-2

Aldrin

--

Alluminio (produzione)

915-67-3

Amaranto (C.I. Acid Red 27, sale 4a


di trisodio)

A3

B2

132207-33- Amianto
1

A1

Amosite

A1

Crisotilo

A1

In collaborazione con
48

Crocidolite

A1

Altri

A1

33089-61-1 Amitraz

4657-93-6

5-Amminoacenaftene

117-79-3

2-Amminoantrachinone

60-09-3

p-Amminoazobenzene

3a

2B

97-56-3

o-Amminoazotoluene (=AAT)

2B

97-35-8

3-Ammino-N,n'-dietil-4-

IS

metossibenzensulfonammide
92-67-1

4-Amminodifenile

A1

--

Sali del 4-Amminodifenile

95-55-6

2-Amminofenolo

4a

591-27-5

3-Amminofenolo

123-30-8

4-Amminofenolo

4a

99-57-0

2-Ammino-4-nitrofenolo

SE

NE

NE

NE

121-88-0

2-Ammino-4-nitrofenolo

SE

NE

NE

NE

119-34-6

4-Ammino-2-nitrofenolo

712-68-5

2-Ammino-5-(5-nitro-2-furil)-

2B

NE

NE

NE

NE

1,3,4- tiadiazolo
121-66-4

2-Ammino-5-nitrotiazolo

61-82-5

Amminotriazolo

--

Anestetici volatili

1327-53-3

Anidride arseniosa

108-30-5

Anidride succinica

62-53-3

Anilina

4a

142-04-1

Anilina cloridrato

90-04-0

o-Anisidina

A3

B2

3
3

A1

1
3

A3

A3

B2

2B

In collaborazione con
49

104-94-9

p-Anisidina

191-26-4

Antantrene

1309-64-4

Antimonio triossido
(produzione)

120-12-7

Antracene

140-57-8

Aramite-R

494-38-2

Arancio d'acridina

A4

3
3

A2

2B

D
2

3
2B
3

11097-69-1 Aroclor 1254

B2

11096-82-5 Aroclor 1260

B2

55779-18-5 Arprinocid

7440-38-2

Arsenico

A1

--

Arsenico, composti inorganici

A1

--

Arsenico e suoi composti

A1

A4

22839-47-0 Aspartame

1912-24-9

Atrazina

3a

--

Auramina (produzione da

1
A

B2

B2

2B

B2

2B

Chetone di Michler)
--

Auramicina cloridrato

(produzione Chetone di Michler)


2465-27-2

Auramina cloridrato grezza (con 2


Chetone di Michler)

2465-27-2

Auramina cloridrato purificata

(>99%)
492-80-8

Auramina grezza (contenente


Chetone di Michler >1%)

492-80-8

Auramina purificata (>99%)

115-02-6

Azaserina

800-24-8

Aziridil benzochinone

151-56-4

Aziridina

3
A3

B2

2B

In collaborazione con
50

1072-52-2

2-(1-aziridinil)etanolo

103-33-3

Azobenzene

569-61-9

Basic red 9 cloridrato

3
B2

2B

CE

CE

CE

CE

CE

CE

CE

CE

17804-35-2 Benomil

3a

A3

25057-89-0 Bentazone

71-43-2

Benzene

A1

92-87-5

Benzidina

A1

1694-09-3

Benzil violetto 4B

3a

--

Benzina

225-11-6

Benzo(a)acridina

225-51-4

Benzo(c)acridina

238-84-6

Benzo(a)fluorene

56-55-3

Benzo(a)antracene

105-11-3

p-benzochinone diossima

195-19-7

Benzo(c)fenantrene

2B

205-99-2

Benzo(b)fluorantene

207-08-9

Benzo(k)fluorantene

203-12-3

Benzo(ghi)fluorantene

243-17-4

Benzo(b)fluorene

205-12-9

Benzo(c)fluorene

205-82-3

Benzo(j)fluorantene

191-24-2

Benzo(ghi)perilene

50-32-8

Benzo(a)pirene

192-97-2

Benzo(e)pirene

98-07-7

Benzotricloruro

A2

B2

2A

7440-41-7

Berillio

A1

B2

2B
A3

A2

A2

A1

A2

2B

B2

2B

B2

2B

B2

2B

2B

B2

In collaborazione con
51

--

Berillio e suoi composti

1336-36-3

Bifenili policlorurati

106-87-6

Biossido vinil cicloesene

2168-68-5

Bis(1-aziridinil)morfolinofosfina

A1

B2

B2

A3

2B
3

solfuro
111-44-4

Bis(2-cloroetil)etere

494-03-1

N,N-bis(2-clorometil)-2naftilammina

542-88-1

Bis(clorometil)etere

108-60-1

Bis(2-cloro-1-metil)etere

A4

B2

3
1

A1

1
3

13483-18-6 1,2-bis(clorometossi)etano

56894-91-8 1,4bis(clorometossimetil)benzene

3081-14-9

N,N'-bis-(1,4-dimetilpentil-pfenil endiammina)

2386-90-5

Bis(2,3-epossiciclopentil)etere

11056-06-7 Bleomicina

K
N

CE

CE

3
3b

2B

--

Blu di clorodiana

2B

129-17-9

Blue VRS (C.I. 4205)

2650-18-2

Brilliant blue FCF

4a

314-40-9

Bromacile

7758-01-2

Bromato di potassio

75-27-4

Bromodiclorometano

1689-84-5

Bromoxinil

74-96-4

Bromuro di etile

A3

74-83-9

Bromuro di metile

A4

593-60-2

Bromuro di vinile

A2

106-99-0

1,3-Butadiene

A2

B2

2B

B2

2B

4b
3
D

B2

3
2A

In collaborazione con
52

55-98-1

1,4-Butandiolo

2B

dimetansulfonato (=myleran)
3068-88-0

beta-Butirrolattone

96-48-0

gamma-Butirrolattone

--

Cadmio e i suoi composti

A2

7440-43-9

Cadmio polvere (totale e respir.)

A2

105-60-2

Caprolattame

A5

2425-06-1

Captafol

A4

2A

133-06-2

Captan

3a

A3

6804-07-5

Carbadox

3b

63-25-2

Carbaril

A4

86-74-8

Carbazolo

CE

CE

3
B1

10605-21-7 Carbendazim

12607-70-4 Carbonato di nickel

--

Carburante per aviogetti

--

Carburanti diesel distillati

(leggeri)
3567-69-9

Carmoisina (=rosso acido 14)

120-80-9

Catecolo

65996-93-2 Catrame e pece di carbone


101316-83- Catrame e peci
0

90-94-8

Chetone di Michler

--

Ciclammati

108-94-1

Cicloesanone

50-18-1

Ciclofosfammide

A3

2B

A1

1
1

3
A3

3
B1

16071-86-6 C.I. Direct Brown 95

2832-40-8

C.I. Disperse Yellow 3

In collaborazione con
53

87-29-6

Cinnamil antranilato

15663-27-1 Cisplatino

2A

6358-53-8

Citrus Red 2

2B

637-07-0

Clofibrato

305-03-3

Clorambucil

56-75-7

Cloramfenicolo

57-74-9

Clordane

6164-98-3

Clordimeform

2A
A3

B2

2B
3

19750-95-9 Clordimeform cloridrato


141-85-5

3-Cloroanilina cloridrato

137-04-2

2-Cloroanilina cloridrato

95-51-2

o-Cloroanilina

4a

75-45-6

Clorodifluorometano

A4

13010-47-4 1-(Cloroetil)-3-cicloesil-1-nitroso
urea

2A

5131-60-2

4-Cloro-m-fenilendiammina

95-83-0

4-Cloro-o-fenilendiammina

2B

593-70-4

Clorofluorometano

67-66-3

Cloroformio

6259-42-3

5-Cloro-2-metilanilina cloridrato 4

6259-40-1

3-Cloro-2-metilanilina cloridrato 4

107-30-2

Clorometil(metil)etere (tecnico) 1

4274-03-7

5-Cloro-2-metossianilina

3b

A3

B2

2B

A2

cloridrato
89-63-4

4-Cloro-2-nitroanilina

4a

121-87-9

2-Cloro-4-anitroanilina

1897-45-6

Clorotalonil

3b

2B

In collaborazione con
54

95-69-2

p-Cloro-o-toluidina

03165-93-3 p-Cloro-o-toluidina cloridrato

2A

3b

75-88-7

2-Cloro-1,1,1-trifluoroetano

100-44-7

Cloruro di benzile

A3

B2

2A

10108-64-2 Cloruro di cadmio

A2

B1

8048-52-0

Cloruro d'acriflavinio

107-05-1

Cloruro d'allile

79-44-7

Cloruro di dimetilcarbamoile

74-87-3

Cloruro di metile

75-09-2

Cloruro di metilene

75-01-4

Cloruro di vinile

57-88-5

Colesterolo

--

Coloranti di derivazione

R
N

SE

CE

CE

CE

EE

EE

3
C

A2

B2

2A

A4

A3

B2

2A

A1

3
2

2A

benzidinica
--

Combustibile diesel marino

8001-58-9

Creosoto

102-50-1

m-Cresidina

120-71-8

p-Cresidina

2B

218-01-9

Crisene

495-54-5

Crisoidina

3a

532-82-1

Crisoidina cloridrato

3a

13765-19-0 Cromato di calcio


7758-97-6

Cromato di piombo (Pb e Cr)

7789-06-2

Cromato di stronzio

913530-65- Cromato di zinco sinterizzato


9
--

Cromite

2B
B1

A3

B2

2A

IS

2B

A2

A2

A1

A1

A1

In collaborazione con
55

7440-47-3

Cromo (metallico)

--

Composti del cromo trivalente

--

Composti del cromo esavalente

75-99-0

Dalapon

80-08-0

4,4'-Sulfonildianilina (Dapsone)

5160-02-1

D & C Red N. 9

--

Debendox

613-35-4

N,N'-Diacetilbenzidina

2303-16-4

Diallate

615-05-4

2,4-Diamminoanisolo

4a

5307-02-8

2,5-Diamminoanisolo

A4
A

42909-29-5 2,5-Diamminoanisolo solfato

101-80-4

4,4'-Diamminodifeniletere

101-77-9

4,4'-Diamminodifenilmetano

13552-44-8 4,4'-Diamminodifenilmetano
dicloridrato

NE

EE

2B
C

3a

2,4-Diamminotoluene (=m-

39156-41-7 2,4-Diamminoanisolo solfato

95-80-7

A1

A3

3
2B

2B

2B

2B

2B

B2

toluilen- diammina
95-70-5

2,5-Diamminotoluene

6369-59-1

2,5-Diamminotoluene solfato

--

Sali dell'o-Dianisidina

119-90-4

o-Dianisidina

68953-84-4 N,N'-diaril-p-fenilendiammina

2B

334-88-3

Diazometano

A2

226-36-8

Dibenzo(a,h)acridina

2B

224-42-0

Dibenzo(a,j)acridina

2A

In collaborazione con
56

53-70-3

Dibenzo(a,h)antracene

B2

2A

215-58-7

Dibenzo(a,c)antracene

224-41-9

Dibenzo(a,j)antracene

194-59-2

7H-dibenzo(c,g)carbazolo

2B

5385-75-1

Dibenzo(a,e)fluorantene

192-65-4

Dibenzo(a,e)pirene

189-64-0

Dibenzo(a,h)pirene

2B

189-55-9

Dibenzo(a,i)pirene

2B

191-30-0

Dibenzo(a,l)pirene

2A

96-12-8

1,2-Dibromo-3-cloropropano

2B

P,P P,P P,P

P,P

106-93-4

1,2-Dibromoetano

P,P P,P P,P

P,P

95-82-9

2,5-Dicloroanilina

95-50-1

o-Diclorobenzene

541-73-1

1,3-Diclorobenzene

106-46-7

p-Diclorobenzene

A3

CE

NE

CE

CE

91-94-1

3,3'-Diclorobenzidina

A3

612-83-9

3,3'-Diclorobenzidina
dicloridrato

--

Sali della 3,3'-diclorobenzidina

510-15-6

4,4'-Diclorobenzilato di etile

1194-65-6

Diclorobenzonitril

764-41-0

Trans-1,4-diclorobutene

A3

B2

2A

A4

2B
B2

B2

2B

2B

4
A2

28434-86-8 3,3'-Dicloro-4,4'diamminodifenil etere

2B

72-54-8

Diclorodifenildicloroetano

B2

72-55-9

Diclorodifenildicloroetilene

B2

50-29-3

Diclorodifeniltricloroetano

A3

B2

2B

(DDT)

In collaborazione con
57

75-34-3

1,1-Dicloroetano

A4

107-06-2

1,2-Dicloroetano

A4

B2

2B

75-35-4

1,1-Dicloroetilene (=cloruro di
vinilidene)

3a

A4

540-59-0

1,2-Dicloroetilene

156-59-2

cis-1,2-Dicloroetilene

696-28-6

Diclorofenilarsina

75-09-2

Diclorometano

A3

B2

2B/

SE

CE

CE

CE

NE

EE

SE

SE

SE

IS

CE

N,

N,

N,

N,

SE

EE

SE

CE

A
78-87-5

1,2-Dicloropropano

96-23-1

1,3-Dicloro-2-propanolo

542-75-6

1,3-Dicloropropene (tecnico)

A3

B2

2B

62-73-7

Diclorvos

3a

A4

B2

2B

115-32-2

Dicofol

60-57-1

Dieldrin

01464-53-5 Diepossibutano

4a

A4

3
2B

4b
A3

B2

N,

N,

B2

2B

B2

2B

3B

692-42-2

Dietilarsina

148-18-5

Dietilditiocarbammato di sodio

103-23-1

Di-(2-etilesil)adipato

4b

117-81-7

Di-(2-etilesil)ftalato

3a

1615-80-1

1,2-Dietilidrazina

64-67-5

Dietil solfato

2B

68479-98-1 Dietiltoluilendiammina

161-67-7

Difenilammina ottilata

492-17-1

2,4-Difenildiammina

74-31-7

N,N'-difenil-p-fenilendiammina

A3

2A

3
4

In collaborazione con
58

57-41-0

Difenilidantoina

122-66-7

1,2-Difenilidrazina

2B
B1

SE

NE

NE

EE

NE

NE

EE

NE

(idroazobenzene)
101-90-6

Diglicidil resorcinol etere

94-58-6

Diidrosafrolo

26471-62-5 Diisocianati toluene


140-56-7

3b

2B
B2

2B
2B

pDimetilamminoazobenzendiazo
sodio solfonato

121-69-7

N,N'-Dimetilanilina

57-97-6

7,12-Dimetilbenzo(a)antracene

793-24-8

N-(1,3-dimetilbutil)-N'-fenil-p-

4a

A4
B2

fenilen- diammina
79-44-7

Dimetilcarbamoil cloruro

A2

2A

22349-59-3 1,4-Dimetilfenantrene
68-12-2

Dimetilformammide

57-14-7

1,1-Dimetilidrazina

540-73-8

1,2-Dimetilidrazina

77-78-1

Dimetil solfato

828-00-2

Dimetossano

551-92-8

Dimetridazolo

3
4b

A4

A3

2B

2A
2

A3

B2

2A
3

105735-71- 3,7-Dinitrofluorantene
5

2B

22506-53-2 3,9-Dinitrofluorantene

2B

75321-20-9 1,3-Dinitropirene

2B

42397-64-8 1,6-Dinitropirene

2B

42397-65-9 1,8-Dinitropirene

2B

25321-14-6 Dinitrotoluene (miscela)

A3

B2

2B

In collaborazione con
59

121-14-2

2,4-Dinitrotoluene

602-20-2

2,6-Dinitrotoluene

123-91-1

1,4-Diossano

2475-45-8

Disperse blue 1

15017-02-4 N,N'-di-(o-tolil)-pfenilendiammina

A3

B2

2B

2B

CE

CE

EE

NE

2B

CE

EE

NE

NE

N,

N,

C
A3

B2

2B

--

Emissioni da veicoli a benzina

2B

--

Emissioni da veicoli diesel

2A

72-20-8

Endrin

A4

15086-94-9 Eosina

3
3

106-89-8

Epicloridrina

106-88-7

1,2-Epossibutano

76-44-8

Eptacloro

A3

B2

2B

1024-57-3

Eptacloro epossido

A3

B2

12510-42-8 Erionite

118-74-1

Esaclorobenzene

87-68-3

Esaclorobutadiene

608-73-1

A3

B2

2A

B2

2B

A3

Esaclorocicloesani

B2

2B

319-84-6

alfa-Esaclorocicloesano

B2

2B

319-85-7

beta-Esaclorocicloesano

2B

19408-74-3 Esaclorodibenzo-p-diossina,
miscela (HxCDD)
Esacloroetano

70-30-4

Esaclorofene

680-31-9

Esametilfosforammide

51235-04-2 Esazinone

1
A3

67-72-1

B2

A3

2B

3
2

A3

2B

In collaborazione con
60

--

Esposizione nell'industria tessile

2B

--

Esposizione professionale nella

produzione di vernici
--

Esposizione professionale come

verniciatore
64742-03-6 Estratti aromatici distillati
101-55-3

Etere p-bromodifenilico

30043-49-4 Ethidimuron

25954-13-6 Etilcarbomoilfosfonato
d'ammonio

74-85-1

Etilene

96-45-7

Etilentiourea

62-50-0

Etilmetansolfonato

536-33-4

Etionammide

2353-45-9

Fast green FCF (C.I. 42053)

62-44-2

Fenacetina

136-40-3

Fenazopiridina cloridrato

50-33-9

Fenilbutazone

95-54-5

o-Fenilendiamina

108-45-2

m-Fenilendiammina

A4

106-50-3

p-Fenilendiammina

A4

100-63-0

Fenilidrazina

101-54-2

N-Fenil-p-fenilendiammina

90-43-7

o-Fenilfenolo

122-60-1

Fenil glicidil etere

A3

135-88-6

N-fenil-2-naftilammina

4a

A4

108-95-2

Fenolo

A4

2B
3

4a

2B

EE

SE

SE

NE

NE

NE

3
B2

A3

A3
5
3
2B

NE

NE

NE

EE

(N.C.)

In collaborazione con
61

63-92-3

Fenossibenzammina cloridrato

2B

13392-18-2 Fenoterolo

30748-29-9 Feprazone

14484-64-1 Ferbam

A4

--

Fibre acriliche

--

Fibre ceramiche

--

Esp. prof. nella produzione di


fibre di lana e/o scoria

--

Filamenti di vetro

3
3
2B

A3

A4/A

3
2164-17-2

Fluometuron

206-44-0

Fluorantene

86-73-7

Fluorene

53-96-3

N-9H-fluoren-2-il-acetammide

51-21-8

5-Fluorouracile

133-07-3

Folpet

3570-75-0

2-(2-formilidrazino)-4-(5-nitro2-furil) tiazolo

7446-27-7

Fosfato di piombo

--

Fumi di saldatura

2B

67-45-8

Furazolidone

R
3
3a

B2
2B

A3

B2

2A

23255-69-8 Fusarenone

506-60-2

Gas mostarda

60-11-7

Giallo burro (=pdimetilamminoazo- benzene

B2

2B

16568-02-8 Giromitrina

5431-33-4

Glicidil oleato

7460-84-6

Glicidil stearato

In collaborazione con
62

126-07-8

Griseofulvina

2B

86-54-4

Idralazina

123-33-1

Idrazide maleica

302-01-2

Idrazina

1346-97-6

Derivati dell'idrazina

--

Idrazinoftalazina

123-31-9

Idrochinone

25013-16-5 Idrossianisolo butilato (=BHA)

A3

B2

A3

2B

SE

SE

NE

SE

2B

1689-82-3

4-Idrossiazobenzene

148-24-3

8-Idrossichinolina

NE

NE

NE

NE

103-90-2

N-(4-idrossifenilacetammide)

128-37-0

Idrossitoluene butilato (=BHT)

193-39-5

Indeno(1,2,3-cd)pirene

74-88-4

Ioduro di metile

14885-29-1 Ipronidazolo

B2

2B

15503-86-3 Isatidina
26959-45-0 Isobumeton

3
4

3778-73-2

Isofosfammide

54-85-3

Isoniazide

101-72-4

N-isopropil-N'-fenil-p-

fenilendiammina
120-58-1

Isosafrolo

B2

57-06-7

Isotiocianato d'allile

2B

2835-39-4

Isovalerato d'allile

143-50-0

Kepone (Clordecone)

--

Lana di roccia

A3

2B

--

Lana di scoria

A3

2B

2B

In collaborazione con
63

--

Lana di vetro

303-34-4

Lasiocarpine

105-74-8

Lauroil perossido

5141-20-8

Light Green SF (C.I. 42095)

4b

58-89-9

Lindano

330-55-2

Linuron

--

Magenta (processo produttivo)

121-75-5

Malathion

8018-01-7

Mancozeb

12427-38-2 Maneb
7439-96-5

A3

2B
B2

2B

N,

N,

N,N

CE

CE

NE

NE

3
3
A3

C
1

1
A4

3a
4a

Manganese

13045-94-8 Medfalan

108-78-1

Melamina

148-82-3

Melfalan

50-44-2

6-Mercaptopurina

7439-97-6

Mercurio (elemento)

531-76-0

Merfalan

75-55-8

2-Metilaziridina (=1,2-

B1

3
A4

3
2B

A3

B2

2B

Propilenimmina)
592-62-1

Metilazossimetanolo acetato

2B

598-55-0

Metil carbammato

56-49-5

3-Metilcolantrene

99-80-9

N-metil-N,4-dinitrosoanilina

101-61-1

4,4'-Metilenbis(N,N'-dimetil)

2B

B2

benzenammina (Michler's base)


101-14-4

4,4'-Metilenbis(2-cloroanilina)

--

Sali di 4,4'-Metilenbis(2-

A2

B2

In collaborazione con
64

cloroanilina)
101-77-9

4,4 Metilendianilina

A3

2B

101-68-8

4,4'-Metilenedifenil diisocianato

838-88-0

4,4'-Metilenedi-o-toluidina

2B

832-69-9

1-Metilfenantrene

1706-01-0

3-Metilfluorantene

33543-31-6 2-Metilfluorantene

80-62-6

Metil metacrilato

66-27-3

Metilmetansolfonato

99-52-5

2-Metil-4-nitroanilina

4a

99-55-8

2-Metil-5-nitroanilina (=5-Nitro- 3a
2- toluidina

89-62-3

4-Metil-2-nitroanilina

129-15-7
70-25-7

NE

NE

NE

NE

2-Metil-1-nitroantrachinone

2B

N-Metil-N'-nitro-N-nitroso

2A

CE

CE

2A

guanidina
298-00-0

Metil parathion

56-04-2

Metiltiouracile

9006-42-2

Metiram

51218-45-2 Metolachlor

A4

3
2B

5
3a

72-43-5

Metossicloro

A4

97-52-9

2-Metossi-4-nitroanilina

99-59-2

2-Metossi-5-nitroanilina (=5-

3b

Nitro-o- anisidina)
96-96-8

4-Metossi-2-nitroanilina

59-05-2

Metotrexato

443-48-1

Metronidazolo

2B

2385-85-5

Mirex

2B

In collaborazione con
65

50-07-7

Mitomicina C

25717-80-0 Molidomina

3b

2B

315-22-0

Monocrotalina

2B

150-68-5

Monuron

140-14-0

Monuron-TCA

110-91-8

Morfolina

66-75-1

Mostarda uracile

2243-62-1

1,5-Naftelendiammina

91-59-8

2-Naftilammina

134-32-7

1-Naftilammina

4a

552-46-5

1-Naftilammina cloridrato

--

Sali della 2-Naftilammina

86-88-4

1-Naftiltiourea

1333-86-4

Nerofumo = nero di carbonio


(estratto di benzene

7440-02-0

Nickel (metallico e leghe)

--

Composti del nickel

--

Nickel (polvere di raffinazione)

--

Nickel (processo di raffinazione) 2

A4

NE

P,E P,E N

A4

A3

2B

A5

2B
1
A

16915-70-1 Nifursol

1
1

B2

Nitiazide

18662-53-8 Nitriletriacetato di sodio

3a

2B

602-87-9

5-Nitroacenaftene

2B

88-74-4

o-Nitroanilina

100-01-6

p-Nitroanilina

20268-51-3 7-Nitrobenz(a)antracene

NE

2B
3

13463-39-3 Nickel carbonile

139-94-6

NE

3
B2

A1

CE

A4
3

In collaborazione con
66

63041-90-7 6-Nitrobenzo(a)pirene
92-93-3

4-Nitrobifenile

7496-02-8

6-Nitrocrisene

1836-75-5

Nitrofen

3
A2

3
2A

N,I

2B

N,P P,P

P,P

S
99-56-9

4-Nitro-o-fenilendiammina

5307-14-2

2-Nitro-p-fenilendiammina

607-57-8

2-Nitrofluorene

2B

59-87-0

Nitrofurazone (Nitrofural)

EE

CE

NE

CE

86-57-7

1-Nitronaftalene

581-89-5

2-Nitronaftalene

20589-63-3 3-Nitroperilene

5522-43-0

1-Nitropirene

2A

789-07-1

2-Nitropirene

57835-92-4 4-Nitropirene

2B

79-46-9

2-Nitropropano

A3

2B

57-14-7

N-N-dimetilidrazina

A3

2B

924-16-3

N-nitrosodi-n-butilammina

B2

2B

1116-54-7

N-nitrosodietanolammina

B2

2B

55-18-5

N-nitrosodietilammina

B2

2A

86-30-6

N-nitrosodifenilammina

156-10-5

p-Nitrosodifenilammina

62-75-9

N-nitrosodimetilammina

621-64-7

A3

B2

2A

N-nitrosodi-n-propilammina

B2

2B

759-73-9

N-nitroso-N-etilurea

B2

2A

684-93-5

N-nitroso-N-metilurea

B2

2A

615-53-2

N-nitroso-N-metiluretano

B2

2B

In collaborazione con
67

4549-40-0

n-nitrosometilvinilammina

B2

2B

100-75-4

N-nitrosopiperidina

B2

2B

930-55-2

N-nitrosopirrolidina

B2

2B

23696-28-8 Olaquindox
--

Oli combustibili distillati

(leggeri)
--

Oli combustibili residui (pesanti)

8012-95-1

Oli minerali (non trattati)

2B
1

raffinati all'acido
8012-95-1

Oli minerali (raff. al solvente o


all'idrogeno, aromatici)

8012-95-1

Oli minerali (non o blandamente

trattati)
8012-95-1

Oli minerali (altamente raffinati)

1936-15-8

Orange G

523-44-4

Orange I (C.I. 14600)

1309-64-4

Ossido di antimonio

1304-56-9

Ossido di berillio

1333-82-0

Ossido di cromo

A1

1309-37-1

Ossido di ferro

75-21-8

Ossido di etilene

12035-99-1 Ossido di nickel

75-56-9

Ossido di propilene

96-09-3

Ossido di stirene

13463-67-7 Ossido di titanio


108171-26- Paraffine clorurate
2
1910-42-5

Paraquat

CE

CE

3
A2

2B

A1

1
A

A4

A2

K
1

A3

B2

A4
2

2B

SE

SE

CE

CE

2A

2B

2B

CE

CE

CE

CE

In collaborazione con
68

56-38-2

Parathion

A4

40487-42-1 Pendimetalin

76-01-7

Pentacloroetano

4b

87-86-5

Pentaclorofenolo

82-68-8

A3

Pentacloronitrobenzene

2B

4b

94-36-0

Perossido di benzoile

8002-05-9

Petrolio greggio

--

Esposizione professionale nella


raffinazione del petrolio

2A

1918-02-1

Picloram

--

Piombo composti inorganici

4b

A4

CE,

CE,

CE

SE

N,

N,

NE

NE

A4
A3

3
B2

2A/

IS

NE

NE

NE

NE

3
51-03-6

Piperonil butossido

55512-33-9 Piridate

3
4

58-14-0

Pirimetammina

3761-53-3

Ponceaux MX

3a

2B

366-70-1

Procarbazina cloridrato

2A

2B

67747-09-5 Procloraz

68412-48-6 Prodotto di condensazione tra


acetone e difenilammina

709-98-8

Propanil

1120-71-4

1,3-Propansultone

115-07-1

Propilene

75-55-8

Propilenimmina

A3

114-26-1

Propoxur

A3

57-57-8

beta-Propriolattone

A3

A3

3
2B

2B

In collaborazione con
69

50-55-5

Reserpina

81-88-9

Rodamina B

4a

989-38-8

Rodamina 6G

4a

7681-76-7

Ronidazolo

632-99-5

Rosanilina tecnica (Magenta i)

493-52-7

Rosso metile

81-07-2

Saccarina e suoi sali

94-59-7

Safrolo

B2

2B

--

Selenio e suoi composti

122-34-9

Simazina

EE

EE

NE

NE

N,N

P,N

3
3

13540-49-1 Solfato di berillio

10124-36-4 Solfato di cadmio

3b

A2

B1

77-78-1

Solfato dimetilico

A3

B2

2A

1345-04-6

Solfuro di antimonio

1306-23-6

Solfuro di cadmio

3
3

A2

A1

7488-56-4

Solfuro di selenio

85-83-6

Solvent red 24 (C.I. 26105)

52-01-7

Spironolattone

100-42-5

Stirene

A4

1335-32-6

Subacetato di piombo

A3

B2

A1

12035-72-2 Subsolfuro di nickel

2B

3a

16812-54-7 Solfuro di nickel

B2
4a

3
3
3

2B

842-07-9

Sudan I

127-69-5

Sulfafurazolo

95-06-7

Sulfallate

2783-94-0

Sunset yellow FCF (FD & C

2B
3

yellow N. 6)

In collaborazione con
70

5915-41-3

Terbutilazina

1746-01-6

2,3,7,8-Tetraclorodibenzo-p-

5
B2

2B

P,E

P,P

diossina
630-20-6

1,1,1,2-Tetracloroetano

79-34-5

1,1,2,2,-Tetracloroetano

A4

2B

127-18-4

Tetracloroetilene

A3

B2

2A

IS,

IS,

P,

P,

CE

SE

CE

CE

NE

NE

NE

NE

56-23-5

Tetracloruro di carbonio

3B

A2

B2

22248-79-9 Tetrachlorvinphos
116-14-3

Tetrafluoroetilene

62-55-5

Tioacetammide

139-65-1

4,4'-Tiodianilina

2B

3
A3
2

2A3
B2

2B
2B

23564-05-8 Tiofanato metile

4a

62-56-6

Tiourea

--

Sali dell'o-tolidina

119-93-7

o-Tolidina (=3,3'-

B2

2B

A3

2B

A4

3
1

Dimetilbenzidina)
108-88-3

Toluene

95-53-4

o-Toluidina

A3

638-03-9

m-Toluidina cloridrato

A4

636-21-5

o-Toluidina cloridrato

A3

108-44-1

m-Toluidina

A4

106-49-0

p-Toluidina

4b

A3

B2

8001-35-2

Toxafene

A3

B2

52-68-6

Trichlorfon

4a

79-00-5

1,1,2-Tricloroetano

3a

A3

71-55-6

1,1,1-Tricloroetano

4A

A4

IS

IS

IS

IS

B2

2B

In collaborazione con
71

79-01-6

Tricloroetilene

A2

B2

N,I

N,

P,P

P,P

25167-82-2 Triclorofenolo (miscela)

B2

95-95-4

2,4,5-Triclorofenolo

2B

88-06-2

2,4,6-Triclorofenolo

3b

B2

2B

1582-09-8

Trifluralin (nitrosammine >0,4

3A

ppm)
1582-09-8

Trifluralin (nitrosammine <0,4


ppm)

137-17-7

2,4,5-Trimetilalanina

129-79-3

2,4,7-Trinitro-9-fluorenone

1314-06-3

Triossido di nickel

52-24-4

Tris(1-aziridinil)fosfina solfuro

A1

2A

B2

2B

B2

2A

(Tiotepa)
115-96-8

Tris(2-cloroetil)fosfato

126-72-7

Tris(2,3-dibromopropil)fosfato

72-57-1

Trypan blue (C.I. Direct Blue 14) 2

7440-61-1

Uranio

51-79-6

Uretano

623-78-9

Uretano etilico

128-66-5

Vat yellow 4

4680-78-8

Verde Guinea B (C.I. 42085)

100-40-3

4-Vinilcicloesene

A2

2B

IS

IS

IS

IS

106-87-6

4-Vinil-1-cicloesene biossido

A3

2B

CE

CE

CE

CE

88-12-0

N-vinil-2-pirrolidone

1330-20-7

Xilene (miscela)

A4

NE

NE

NE

NE

1300-73-8

Xilidina

A3

87-62-7

2,6-Xilidina

A1

2
3
4a

A3

2B

In collaborazione con
72

21436-96-4 m-Xilidina cloridrato

4b

51786-53-9 p-Xilidina cloridrato

4b

95-68-1

m-Xilidina

4b

95-78-3

p-Xilidina

85-84-7

Yellow AB

131-79-3

Yellow OB (C.I. 11390)

3
4a

17924-92-4 Zearalenone

315-18-4

Zectran (mexacarbato)

1318-01-2

Zeoliti artificiali tipo A

12122-67-7 Zineb
137-30-4

4
3b

Ziram

3
3

(*) Note alla classificazione NTP:


MR: male rat, FR: female rat, MM: male mouse, FM: female mouse.
P: positivo, S: sospetto, E: equivoco, N: negativo, I: inconclusivo.

In collaborazione con
73

In collaborazione con
74

REGISTRO DI ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI - DATI GENERALI


(art. 243 - D.Lgs n.81/2008)
Mod. C 81/1

Nominativo Ditta
Ragione Sociale ..... .... ..... ..... .... .....
Data compilazione ..... .... .....
Quadro A - Datore di Lavoro
Sede Territoriale ..... .... ..... ..... Via .... ..... .... ..... Comune .... ..... .... .....
Cod. Com. ISTAT .... ..... .... ..... CAP .... ..... .... ..... Provincia .... ..... .... .....
N telefono .... ..... .... ..... N Fax .... ..... .... ..... ASL .... ..... .... .....
Sede Legale ..... .... ..... ..... .... Via .... ..... .... ..... Comune .... ..... .... .....
Cod. Com. ISTAT .... ..... .... ..... CAP .... ..... .... ..... Provincia .... ..... .... .....
N telefono .... ..... .... ..... N Fax .... ..... .... ..... ASL .... ..... .... .....
Legale Rappresentate ..... .... ..... ..... .....Nome .... ..... .... ..... Cognome .... ..... ....
Data Nascita .... ..... .... Luogo nascita .... ..... .... Domicilio .... ..... .... ..... Qualifica .... .....
Codice fiscale ditta .... ..... .... partita IVA ditta .... ..... .... codice attivit ISTAT .... ..... ....
Lavorazione unica o prevalente: ..... .... ..... ..... .... ..... Voce tariffa INAIL ..... .... .....
Quadro B - Tipo di esposizione e tipo di lavorazione
Agente cancerogeno: ( ) Sostanza ( ) Preparato ( ) Sistemi, preparati e procedure
n. CAS

Q.A (*)

n. CAS

Q.A. (*)

Num. el. All. VIII

Q.A. (*)

.....
.....
.....
.....
.....
.....

.....
.....
.....
.....
.....
.....

.....
.....
.....
.....
.....
.....

.....
.....
.....
.....
.....
.....

.....
.....
.....
.....
.....
.....

.....
.....
.....
.....
.....
.....

Altre lavorazioni correlate


Allesposizione: ..... .... ..... ..... Voce tariffa INAIL ..... .... .....
..... .... ..... ..... .... ..... ..... .... Voce tariffa INAIL ..... .... .....
..... .... ..... ..... .... ..... ..... .... Voce tariffa INAIL ..... .... .....
---------(*)Quantit annuale utilizzata o prodotta nel ciclo produttivo (ove possibile determinarla)

Quadro C - Dipendenti
Totale uomini ..... .... di cui esposti ..... .... Totale donne ..... .... ..... di cui esposte ..... ....
Totale numero addetti attivit produttive ..... .... ..... ....
Totale numero addetti attivit amministrative e/o assimilabili ..... .... .....
Per informazioni sul modello rivolgersi a:
Nome ..... ..... ... ..... ... Cognome ..... ..... ... ..... ... tel. ..... ... ..... ..... ... fax ..... ..... ... .....
Timbro e firma del datore di lavoro ..... .... ..... ..... ...

REGISTRO DI ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI - DATI INDIVIDUALI


(Art. 243 - D.Lgs 81/2008)
Mod. C 81/2

Spazio da compilare solo nella fase della comunicazione di variazioni intervenute nei dati
del lavoratore DATA ..... ..... ...
DITTA - RAGIONE SOCIALE ..... ..... ... ... COD. FISC ..... ..... ... ..... ... P.IVA ..... ..... .....
SEDE LEGALE ..... ..... ... ..... ..... ... ..... ..... ... ..... ..... ...
SEDE TERRITORIALE ..... ..... ... ..... ..... ... ..... ..... ...
LAVORATORE ESPOSTO AD AGENTI CANCEROGENI
Cod. Fisc. ..... ..... ..... Cognome ..... ..... ..... Nome ..... ..... ... ... Sesso M [ ] F [ ]
Data di nascita ... ... ... Comune ..... ..... ..... Prov. ..... ..... ... ...
DOMICILIO: Comune ..... ..... ... Prov. ..... ..... ... ... Cambiato [ ]
Num. Cod. Mansione ATTIVITA' Tipo
Prog. Class.
SVOLTA
Prof.
Breve
ISTAT
descrizione

Agenti
N.
cancerogeni CAS

ESPOSIZIONE (1)

Valore Metodo

.....
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Data
inizio

Data
fine

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Tempo
(Giomi/
Anno)
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(1) Ove la misurazione non fosse tecnicamente possibile indicare i quantitativi annuali di agenti cancerogeni utilizzati o
prodotti durante l'attivit svolta.

DATA CESSAZIONE ATTIVITA' LAVORATIVA ..... ..... ...


Timbro e firma del datore di lavoro ..... .... ..... ..... ...

REGISTRO DI ESPOSIZIONE AD AGENTI CANCEROGENI - DATI GENERALI


(art. 243 - D.Lgs 81/2008)
Mod. C 81/3

Nominativo Ditta - Ragione Sociale ..... ..... ... ..... ..... ... Data ..... ..... ...
Codice Fiscale ..... ..... ... ..... ..... ... Partita IVA ..... ..... ... ..... ..... ...
Sede territoriale: Via ..... ..... ... ..... ..... ... Comune ..... ..... ... ..... ..... ...
Cod. Com. ISTAT ..... ..... CAP ..... ..... Prov ..... ..... ... N. Tel. ..... ..... ... N. Fax ..... ..... ...
ATTIVITA CESSATA IL .../../....
SI ALLEGA IL REGISTRO DELLESPOSIZIONE DEI LAVORATORI (E LE CARTELLE
SANITARIE DI RISCHIO)
COMUNICAZIONE VARIAZIONI (compilare solo le parti da aggiornare)
Quadro A - Datore di Lavoro - Datore di lavoro: Nominativo Ditta - Ragione Sociale ..... .....
... ..... ..... ...
Sede Territoriale ..... .... ..... ..... Via .... ..... .... ..... Comune .... ..... .... .....
Cod. Com. ISTAT .... ..... .... ..... CAP .... ..... .... ..... Provincia .... ..... .... .....
N telefono .... ..... .... ..... N Fax .... ..... .... ..... ASL .... ..... .... .....
Sede Legale ..... .... ..... ..... .... Via .... ..... .... ..... Comune .... ..... .... .....
Cod. Com. ISTAT .... ..... .... ..... CAP .... ..... .... ..... Provincia .... ..... .... .....
N telefono .... ..... .... ..... N Fax .... ..... .... ..... ASL .... ..... .... .....
Legale Rappresentate ..... .... ..... ..... .....Nome .... ..... .... ..... Cognome .... ..... ....
Data Nascita .... ..... .... Luogo nascita .... ..... .... Domicilio .... ..... .... ..... Qualifica .... .....
Codice fiscale ditta .... ..... .... partita IVA ditta .... ..... .... codice attivit ISTAT .... ..... ....
Lavorazione unica o prevalente: ..... ..... ... ..... ..... ... Voce tariffa INAIL ..... ..... ...
Quadro B - Tipo di esposizione e tipo di lavorazione
Agente cancerogeno: ( ) Sostanza ( ) Preparato ( ) Sistemi, preparati e procedure
n. CAS

Q.A (*)

n. CAS

Q.A. (*)

Num. el. All. VIII

Q.A. (*)

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Altre lavorazioni correlate


Allesposizione: ..... .... ..... ..... Voce tariffa INAIL ..... .... .....
..... .... ..... ..... .... ..... ..... .... Voce tariffa INAIL ..... .... .....
..... .... ..... ..... .... ..... ..... .... Voce tariffa INAIL ..... .... .....
---------(*)Quantit annuale utilizzata o prodotta nel ciclo produttivo (ove possibile determinarla)

Quadro C - Dipendenti
Totale uomini ..... .... di cui esposti ..... .... Totale donne ..... .... ..... di cui esposte ..... ....
Totale numero addetti attivit produttive ..... .... ..... ....
Totale numero addetti attivit amministrative e/o assimilabili ..... .... .....

Per informazioni sul modello rivolgersi a:


Nome ..... ..... ... ..... ... Cognome ..... ..... ... ..... ... tel. ..... ... ..... ..... ... fax ..... ..... ... .....
Timbro e firma del datore di lavoro ..... .... ..... ..... ...

Linee guida per la valutazione


del rischio da esposizione
ad Agenti Chimici Pericolosi e
ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro

Informazioni legali
ISPRA ed il sistema delle Agenzie ambientali ARPA-APPA o le persone che agiscono per conto delle Agenzie stesse non
sono responsabili per luso che pu essere fatto delle informazioni contenute in questo documento.

ISPRA
Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale
Via Vitaliano Brancati, 48
00144 Roma
Tel. (+39) 06 50071
Fax (+39) 06 5007 2916

Elaborazioni software
e collaborazione esterna
Ing. Antonino PANEPINTO

Elaborazione software rischio


agenti cancerogeni e mutageni
Ing. Giovanni M OTTA (ARPA Basilicata)

ISPRA
ISBN: 978-88-448-0504-3
Riproduzione autorizzata
citando la fonte
Elaborazione grafica
ISPRA
Grafica di copertina
Franco I OZZOLI
Impaginazione
P IERRESTAMPA
Stampa
S ERISTAMPA
Palermo
2 edizione
Gennaio 2011

Un doveroso ringraziamento alla prof.ssa Lory Santarelli, responsabile della medicina del lavoro dellUniversit Politecnica delle Marche, per il confronto sul calcolo degli indici di rischio.
Una citazione particolare per i colleghi rappresentanti della Environment Agency (England) e della Scottish Environmental Protection Agency (SEPA), dipartimento di Edimburgo (Riccarton), che ci ha ospitato per un meeting sul tema.
Un meritato riconoscimento a Luigi Archetti che ci ha guidati nella stesura della prima versione della linea guida (2005)
e a Gilberto Cioci di ARPA Marche che ha collaborato alla prima stesura.
La strumentazione depoca riportata nella immagini custodita presso la Struttura Territoriale ARPA Sicilia di Palermo.

Introduzione

Questo volume, frutto della collaborazione tra lUniversit Politecnica delle Marche, la Environment Agency
(England), la Scottish Environmental Protection Agency (SEPA), lARPA Basilicata, lARPA Emilia Romagna, lARPA Liguria, lARPA Piemonte, lARPA Campania, lARPA Marche, lARPA Sicilia con il ruolo di
Agenzia capofila ed il coordinamento del Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro di ISPRA,
rappresenta un prodotto particolarmente atteso dal mondo delle Agenzie Ambientali italiane che, pur non pretendendo di fornire soluzioni preconfezionate, persegue lobiettivo di costituire un insieme di buone pratiche
e tecniche per affrontare casi concreti che potrebbero effettivamente prospettarsi nellambito della tutela della
sicurezza e della salute dei lavoratori operanti nelle Agenzie Ambientali medesime.
Queste Linee guida contengono laggiornamento alle nuove disposizioni discendenti dallentrata in vigore
del D.Lgs. 81/2008 della precedente Linea guida del 2005-2006 e presentano uno strumento predisposto per
il calcolo dellindice di rischio, attraverso lutilizzo di semplici strumenti informatici, permettendo cos di effettuare la valutazione del rischio chimico a partire dallidentificazione delle diverse sostanze, dalle loro caratteristiche di pericolosit, dalle quantit e del tempo in uso nonch dalle modalit duso.
Si tratta di un contributo importante in materia di tutela della salute e della sicurezza degli operatori delle
Agenzie di Protezione Ambientale che rappresenta la concreta attuazione di un lavoro comune volontariamente intrapreso dalle Agenzie Ambientali per adempiere nel miglior modo possibile ai compiti istituzionali
di tutela dei lavoratori e che si connota come strumento originale di attuazione delle strategie del Progetto Salute e Sicurezza nel Sistema delle Agenzie Ambientali secondo un profilo di eccellenze tecniche e procedurali organizzate in un modello interdisciplinare innovativo a rete, che non ha analogie nella P.A.

Il Commissario Straordinario
di ARPA Sicilia
ing. Salvatore Cocina

Capoprogetto del Tavolo Rischio chimico nei laboratori delle Agenzie Ambientali
Vincenzo I N FA N T I N O (ARPA Sicilia)

Coordinamento
Vincenzo I N FA N T I N O (ARPA Sicilia)
Domenico P U L E O (ARPA Sicilia)

Tavolo di Lavoro
ISPRA
Maurizio M I C C I N I L L I
ARPA Basilicata
Donato L A PA D U L A
Sante M U RO
ARPA Campania
Sebastiano S O DA N O
ARPA Emilia Romagna
Maria Grazia M A R C H E S I E L L O
ARPA Liguria
Daniela V I G L I O N E
Massimiliano A L B E RTA Z Z I
Elio Z U N I N O
ARPA Piemonte
Giuseppe A C Q UA F R E S C A
ARPA Sicilia - Agenzia leader
Vincenzo I N FA N T I N O
Domenico P ULEO

Prefazione

Il progetto Linea Guida per la Valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti
Cancerogeni e Mutageni rappresenta uno dei punti pi alti dellimpegno del Centro Interagenziale Igiene e
Sicurezza del Lavoro in materia di tutela della salute e della sicurezza degli operatori delle Agenzie di Protezione Ambientale.
Il Centro Interagenziale rappresenta la concreta attuazione di un percorso comune volontariamente intrapreso
dalle Agenzie Ambientali, per adempiere nel miglior modo possibile ai compiti istituzionali di tutela dei lavoratori, e si connota come strumento originale di attuazione delle strategie del Progetto Salute e Sicurezza
nel Sistema delle Agenzie Ambientali secondo un profilo di eccellenze tecniche e procedurali organizzate in
un modello interdisciplinare innovativo a rete, che non ha analogie nella P.A.
La presente Linea guida riguarda la Revisione delle linee guida 2006 sul rischio chimico, cancerogeno
e mutageno nei laboratori nelle AA e si inserisce nella gi particolarmente nutrita produzione editoriale
del Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro che, nel dicembre 2004, il Consiglio Federale
di Aosta ha riconosciuto quale polo di servizi specialistici a favore del Sistema Agenziale, in cui APAT
prima, ISPRA ora, svolge la funzione di soggetto coordinatore di un tavolo tecnico costituito da tutto il
Sistema Agenziale, rappresentato dai Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione di ogni Agenzia Regionale.
La conoscenza della pericolosit della sostanze in uso come stardards o reagenti, e nelle matrici oggetto di analisi e la loro quantificazione rappresenta lelemento fondamentale per garantire la massima tutela della salute
degli operatori che operano nelle strutture delle Agenzie di Protezione Ambientale.
Eseguire la valutazione del rischio chimico nelle attivit delle Agenzie di Protezione ambientale, in ottemperanza delle disposizioni contenute nel D.Lgs. 81/08 e s.m.i., da sempre un argomento tecnico complesso
considerate le diverse e specifiche tipologie di attivit che si eseguono (attivit sia di laboratorio che di controllo) nonch lelevato numero di sostanze e delle pi svariate tipologie di pericolosit (tossici, cancerogeni,
infiammabili, irritanti, sensibilizzanti, ecc.) presenti nei cicli lavorativi utilizzati in piccole e talvolta modeste quantit.
Il personale dei Servizi di Prevenzione e Protezione delle Agenzie dopo aver analizzato e valutato le diverse
modalit operative che, la comunit scientifica ha elaborato e messo a punto nella materia in oggetto, non
avendo trovato la/le modalit/e in grado di consentire una accurata e corretta valutazione del rischio chimico
nelle proprie attivit ha elaborato un proprio modello tecnico e le relative modalit operative per adempiere
agli obblighi normativi.
Il modello/sistema definito che, deve essere inteso come un metodo specifico e congruo per il sistema Agenziale e comunque per tutte quelle attivit similari (laboratori diagnostici, clinici, ecc.) consente di classificare
lesposizione dei lavoratori che usano o manipolano gli agenti chimici pericolosi in rischio irrilevante per la
salute o non irrilevante per la salute ai sensi del Titolo IX, Capo I, D.Lgs. 81/08, per quanto riguarda il rischio
chimico per la salute dei lavoratori.
Lo strumento predisposto deve essere considerato come una modalit di analisi che attraverso lutilizzo di
semplici strumenti informatici permette di effettuare la valutazione del rischio chimico a partire dallidentificazione delle diverse sostanze, dalle loro caratteristiche di pericolosit, dalle quantit e del tempo in uso
nonch dalle modalit duso.

Si tratta, quindi, di un prodotto particolarmente atteso per il quale stato necessario superare anche situazioni di significativa criticit ma ci ha contribuito a renderlo, a nostro parere, maggiormente efficace ed aderente alla realt che si propone di affrontare.
Essa non pretende di fornire soluzioni preconfezionate che non potrebbero soddisfare ogni possibile esigenza
ed adattarsi ad ogni contesto, n di costituire una innovazione metodologica, ma persegue lobiettivo, forse
meno ambizioso ma senza dubbio pi concreto, di costituire un insieme di buone pratiche e tecniche per affrontare casi concreti che potrebbero effettivamente prospettarsi nellambito della tutela della sicurezza e della
salute dei lavoratori operanti nelle Agenzie Ambientali.
cura dellutilizzatore lonere di valutare le diverse possibilit, le indicazioni o i suggerimenti pi convenienti e concretamente applicabili offerti dalla Linea Guida, in relazione al proprio contesto operativo e sulla
base dei propri fabbisogni.
Agli autori e a tutti coloro che hanno collaborato a qualsiasi titolo ed in qualsiasi misura alla redazione della
Linea Guida, va il mio personale e sentito ringraziamento.
Centro Interagenziale
Igiene e Sicurezza del Lavoro
Maurizio Miccinilli

Il Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro ha pubblicato le seguenti linee guida:
1. Valutazione del rischio nelle attivit territoriali delle Agenzie Ambientali- ARPA Toscana (Leader)
e ARPA Calabria, ARPA Lazio, ARPA Puglia e ISPRA (Partecipanti) - Pubblicata;
2. Valutazione del rischio chimico nei laboratori delle AA- ARPA Sicilia Agenzia (Leader) e ARPA Basilicata, ARPA Emilia-Romagna, ARPA Liguria, ARPA Marche e ISPRA (Partecipanti) - Pubblicata;
3. Rischio di genere nelle AA - ARPA Veneto (Leader), ARPA Toscana (co-leader) e ARPA Basilicata,
ARPA Campania, ARPA Lazio, e ISPRA (Partecipanti) - Pubblicata;
Sono in corso di stesura definitiva e pubblicazione le seguenti linee guida:
1. Comportamenti degli operatori delle AA nelle emergenze naturali e/o antropiche - ARPA Toscana
(Leader) e ARPA Calabria, ARPA Friuli-Venezia Giulia, ARPA Lazio, ARPA Liguria, ARPA Piemonte e
ISPRA (Partecipanti);
2. Valutazione del rischio biologico nelle AA- ARPA Friuli-Venezia Giulia (Leader) e ARPA Marche,
ARPA Liguria, ARPA Piemonte e ISPRA (Partecipanti);
3. Opuscoli informativi sui rischi per il personale delle Agenzie Ambientali - ARPA Piemonte (Leader),
ARPA Basilicata, ARPA Campania, ARPA Liguria, ARPA Toscana, ARPA Sicilia, ARPA Veneto e ISPRA
(Partecipanti);
4. Implementazione di SGS delle AA - ARPA Liguria (Leader) e ARPA Lombardia, ARPA Piemonte,
ARPA Sicilia, ARPA Toscana e ISPRA (Partecipanti);
Sono in fase di esecuzione le seguenti linee guida:
1. Valutazione del rischio incendio nelle AA - ARPA Marche (Leader), ARPA Piemonte, ARPA Veneto,
ISPRA (Partecipanti);
2. Valutazione del rischio nelle attivit subacquee di ISPRA e delle AA ISPRA (Leader) con la partecipazione del Comando della Guardia Costiera;
Sono di prossima attivazione le attivit legate alla definizione di:
1. Rischi emergenti e organizzativi nelle AA - ARPA Lazio (Leader) e ARPA Toscana, ARPA Veneto e
ISPRA (Partecipanti);
2. Ristrutturazione/costruzione dei laboratori nelle AA - ARPA Sicilia (Leader);
3. Valutazione del rischio amianto nelle AA - ARPA Piemonte (Leader);
4. Valutazione del rischio di atmosfere esplosive (ATEX) nelle AA ISPRA (Leader), ARPA Campania
(Partecipante)

Indice

1. PREMESSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2. IL RISCHIO CONNESSO ALLUSO DI SOSTANZE PERICOLOSE . . . . . . . 17
2.1
2.2
2.3

Il concetto di rischio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gli indici di rischio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il rischio chimico, cancerogeno e mutageno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

17
18
19

3. DEFINIZIONI E TERMINOLOGIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
4. SOSTANZE E PREPARATI/MISCELE PERICOLOSE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
4.6
4.7
4.8
4.9
4.10
4.11
4.12
4.13
4.14
4.15
4.16
4.17
4.18
4.19
4.20
4.21
4.22
4.23
4.24
4.25
4.26
4.27

Saper leggere le etichette e le schede di sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


Sistemi di classificazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sistema di classificazione europeo (DSP e DPP) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sostanze e preparati/miscele pericolosi per la sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sostanze e preparati pericolosi per la salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classificazione agenti chimici cancerogeni e mutageni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classificazione della Comunit Europea (CE) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classificazione dellInternational Agency for Research on Cancer (IARC) . . . . . . . . . . . . . .
Classificazione della Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale Italiana (CCTN) . . .
Classificazione della Environmental Protection Agency (EPA) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classificazione del National Toxicology Program (NTP) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classificazione dellAmerican Conference of Industrial Hygienists (ACGIH) . . . . . . . . . . . .
Valutazione della cancerogenicit dei preparati/miscele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sostanze e preparati pericolosi per lambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I simboli associati ai rischi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le frasi di rischio (R) e di prudenza (S) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Elenco delle frasi di rischio (R) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Elenco delle frasi di prudenza (S) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
REACH e CLP - Caratteristiche di pericolosit delle sostanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classi e categorie di pericolo individuate dal CLP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classi e categorie di pericolo fisici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classi e categorie di pericolo per effetti sulla salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classi e categorie di pericolo per effetti sullambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indicazioni di pericolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indicazioni di pericolo relative a pericoli fisici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Pericoli per la salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Pericoli per lambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

28
28
30
30
31
31
32
33
34
34
35
35
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37
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48
48
52
57
57
58
59
60

4.28
4.29
4.30
4.31
4.32
4.33
4.34
4.35
4.36
4.37
4.38

Informazioni supplementari sui pericoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


Elementi delletichetta e informazioni supplementari per talune sostanze o miscele . . . . . . .
Consigli di prudenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli di prudenza di carattere generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli di prudenza Prevenzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli di prudenza Reazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli di prudenza Conservazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli di prudenza Smaltimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
CLP: Simboli di pericolo per la salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
CLP: Simboli fisici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Metodi e strumenti per riconoscere i pericoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.38.1 Etichettatura e imballaggio di sostanze e preparati pericolosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.38.2 Schede di sicurezza (SDS) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.38.3 La segnaletica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

60
61
61
61
62
63
65
65
66
68
70
70
72
78

5. LEVOLUZIONE NORMATIVA IN TEMA DI SOSTANZE CHIMICHE . . . . 79


5.1
5.2
5.3

5.4

La normativa di riferimento in Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


La normativa di riferimento in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Agenti chimici pericolosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.3.1 Misure e principi generali per la prevenzione dei rischi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.3.2 Il rischio basso per la sicurezza e irrilevante per la salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Protezione da agenti cancerogeni e mutageni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.4.1 Misure tecniche, organizzative e procedurali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

79
82
82
82
83
84
84

6. I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DPI) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86


6.1
6.2
6.3
6.4

6.5
6.6
6.7
6.8

Generalit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le categorie dei DPI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La marcatura del DPI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Protezione dalle sostanze pericolose concetti generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.4.1 Protezione della cute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.4.2 Protezione delle vie respiratorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I Dispositivi di Protezione Individuale da sostanze pericolose nei laboratori . . . . . . . . . . . . .
Indicazioni generali sulla scelta e lutilizzazione dei guanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dotazione per il personale nei laboratori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Stoccaggio e manutenzione dei DPI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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91
91
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7. PRINCIPI GENERALI PER OPERARE CON AGENTI CHIMICI PERICOLOSI . 97


7.1
7.2
7.3
7.4
7.5
7.6
7.7

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indicazioni generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per la protezione degli occhi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per evitare lingestione di sostanze pericolose . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per evitare linalazione di sostanze chimiche pericolose . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali su come evitare liniezione di sostanze chimiche pericolose . . . . . . . .
Consigli fondamentali per minimizzare il contatto con la cute
di sostanze chimiche pericolose . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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7.8
7.9
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7.11
7.12
7.13
7.14
7.15

7.16
7.17
7.18
7.19

Consigli fondamentali sullabbigliamento e abiti protettivi da utilizzare in laboratorio . . . . .


Consigli fondamentali sullordine, la pulizia e ligiene in laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali sul trasporto di prodotti chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali sullimmagazzinamento,
conservazione e gestione dei prodotti chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per lo smaltimento di prodotti chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Comportamenti da tenere in caso di incidente
che coinvolge lutilizzo di agenti chimici pericolosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per la manipolazione di agenti cancerogeni/mutageni (ACM) . . . . . . .
Contaminazioni con ACM e procedure di emergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7.15.1 Versamento di composti volatili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7.15.2 Versamento di composti in polvere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per la manutenzione e uso di apparecchiature e vetreria . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per non compromettere lefficienza di una cappa . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per la gestione di sostanze chimiche incompatibili . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per le verifiche ispettive in laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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105
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107
113

8. IL RISCHIO DA ESPOSIZIONE A SOSTANZE PERICOLOSE . . . . . . . . . . . . 114


8.1
8.2
8.3
8.4
8.5

I laboratori chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I rischi connessi allimpiego di sostanze pericolose . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I rischi connessi allimpiego di sostanze cancerogene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gli effetti sulla salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le vie di introduzione degli agenti chimici nellorganismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.5.1 Assorbimento per inalazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.5.2 Assorbimento per contatto cutaneo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.5.3 Assorbimento per ingestione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.5.4 Iniezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.6 La rilevanza delle tipologie di esposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.7 Le principali forme di tossicit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.8 Relazione dose-risposta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.9 Durata e frequenza dellesposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.10 Lesposizione a pi sostanze (miscele) ed effetti sulla salute dei lavoratori . . . . . . . . . . . . . .
8.11 Destino delle sostanze pericolose allinterno dellorganismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

114
114
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133

9. LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA ESPOSIZIONE


AD AGENTI CHIMICI PERICOLOSI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134
9.1
9.2
9.3
9.4
9.5
9.6
9.7
9.8

Un indirizzo metodologico per la valutazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


La figura del valutatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Lo schema logico di valutazione del rischio chimico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Valutazione del rischio per la sicurezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.5.1 Rischio incendio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Rischio atmosfere esplosive (ATEX) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Rischio derivante dallincompatibilit di agenti chimici diversi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il rischio per la salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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140

9.9 La valutazione del rischio per la salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


9.10 La procedura di valutazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.10.1 Informazioni sugli agenti chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.10.2 Analisi delle mansioni, attivit e locali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.10.3 Misure preventive e protettive (misure generali di tutela) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.11 La valutazione preliminare
Lalgoritmo di calcolo dellindice di rischio o livello di esposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.11.1 Caratterizzazione dei rischi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.11.2 Fattore tempo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.11.3 Caratterizzazione dei fattori di prevenzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.11.4 Le schede personali di rilevazione delle informazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.12 La valutazione dei rischi Livelli di esposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.13 La valutazione approfondita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.13.1 Analisi delle misure di riduzione del rischio (misure di prevenzione e protezione) . . .
9.13.2 Disposizioni in caso di incidenti o di emergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9.13.3 Sorveglianza sanitaria e cartelle sanitarie e di rischio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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141
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162

10. MODELLO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA ESPOSIZIONE


AD AGENTI CANCEROGENI E MUTAGENI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163
10.1
10.2
10.3
10.4
10.5

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La procedura di valutazione del rischio cancerogeno e mutageno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Lalgoritmo di calcolo dellindice di rischio o livello di esposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La scheda personale di rilevazione delle informazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La valutazione e rischio per la salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

163
164
164
166
169

11. VERIFICA DELLA SIGNIFICATIVIT DEI METODI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170


11.1 Definizione e analisi dei fattori di incertezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170
11.2 Validazione del metodo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171

12. LA SORVEGLIANZA SANITARIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172


13. IL MONITORAGGIO AMBIENTALE E BIOLOGICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 174
13.1 La misurazione degli effetti sullorganismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 174
13.2 Misurazione dellagente chimico pericoloso nellambiente di lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 176

14. CONCLUSIONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178

APPENDICE A RIFERIMENTI NORMATIVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 180

APPENDICE B NORME TECNICHE


E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO PER I LABORATORI DI ANALISI . . . . . 189

BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 190

Legge di Gumperson
La probabilit che qualche cosa accada
inversamente proporzionale
alla sua desiderabilit.
(da: Le Leggi di Murphy - A.Bloch)

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

1. Premessa

LISPRA, lIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un Ente pubblico di ricerca, dotato di personalit giuridica di diritto pubblico e di autonomia tecnico-scientifica, organizzativa, finanziaria,
gestionale, patrimoniale e contabile.
LISPRA listituto tecnico-scientifico di cui si avvale il Ministro dellambiente e della tutela del territorio
e del mare, e svolge attivit di ricerca, consulenza strategica, assistenza tecnico-scientifica, sperimentazione
e controllo, conoscitiva, di monitoraggio e valutazione, nonch di informazione e formazione, anche postuniversitaria, in materia ambientale, con riferimento alla tutela delle acque, alla difesa dellambiente atmosferico, del suolo, del sottosuolo, della biodiversit marina e terrestre e delle rispettive colture, nonch alla
tutela della natura e della fauna omeoterma, esercitando le funzioni gi di competenza dellAPAT1, dellICRAM2 e dellINFS3. Con riferimento a queste attivit lIstituto promuove lo sviluppo del sistema nazionale
delle Agenzie (ARPA-APPA) e dei controlli in materia ambientale di cui cura il coordinamento, garantendo
il rispetto degli obiettivi di qualit e di convalida dei dati anche con ladozione di linee guida come questa.
Il Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro (CI) invece, stato istituito nel 2004 e si propone
come polo di servizi specialistico a favore del Sistema Agenziale, dotato di risorse autonome, umane ed economiche, finalizzato alla promozione ed al miglioramento continuo del Sistema Agenziale in tema di igiene
e sicurezza sul lavoro.
Nellambito delle attivit del Centro Interagenziale stato avviato nel marzo del 2005 un tavolo di lavoro denominato Rischio Chimico con la finalit di affrontare il problema legato ad uno dei rischi considerato preponderante allinterno dei laboratori di analisi Sistema Agenziale: il Rischio Chimico, ossia il rischio legato
alla detenzione e manipolazione di prodotti chimici e relativo allesposizione di un lavoratore ad una sostanza
o ad una miscela pericolosa.
Il rischio dovuto allesposizione sostanze chimiche pericolose nei laboratori, costituisce un elemento di forte
criticit nellambito del processo pi generale della valutazione dei rischi lavorativi a cui il datore di lavoro
deve adempiere.
I laboratori chimici rappresentano realt lavorative nelle quali si utilizza un elevato numero di sostanze chimiche pericolose per la salute e per la sicurezza, in quantit generalmente ridotte, dalle caratteristiche tossicologiche pi disparate, in quantit molto piccole e per tempi desposizione molto brevi. Potrebbero costituire
uneccezione i solventi organici che sono presenti, a volte, in quantit significative.
La presenza di sostanze chimiche pericolose intrinseca al tipo di attivit, nella maggior parte dei casi non
possibile eliminarle o sostituirle con sostanze meno pericolose e non sempre sono completamente noti gli effetti sulla salute delle sostanze pericolose utilizzate. Alcune di esse possono anche formarsi come prodotti secondari dalle pi diverse reazioni impiegate nei metodi analitici utilizzati e seppur non rientrando nei reagenti
chimici utilizzati, devono essere comunque essere valutate.
Sebbene lindirizzo sia quello dellutilizzo di metodiche analitiche standardizzate in conformit alle prescrizioni
della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e taratura,
la modifica in tempo reale delle tecniche e delle metodiche analitiche utilizzate, costituisce una peculiarit di que1. APAT: Agenzia per la protezione dellambiente e per i servizi tecnici.
2. ICRAM: Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al Mare.
3. INFS: Istituto nazionale per la fauna selvatica.

14

1. Premessa

sta attivit lavorativa, per cui le modifiche possono intervenire anche nel corso dellanalisi stessa. Lautonomia del
personale di laboratorio nel gestire il metodo analitico, spesso non si associa a scelte di prevenzione e protezione
dei rischi chimici, che necessitano di un tempo precedente di valutazione e programmazione.
Inoltre, in questi ultimi anni, nel settore, si diffusa la presenza di forme di lavoro differenti da quelle a tempo
indeterminato quali: borse di studio, volontariato, contratti di collaborazione saltuaria, coordinata e continuativa, che determinano un elevato turnover di personale con estrema difficolt di gestire e pianificare, per
le attivit di laboratorio, la prevenzione e la protezione allinterno del metodo analitico. Dove queste forme
di lavoro sono presenti in misura rilevante, sebbene il personale di laboratorio sia, nella maggior parte dei
casi, esperto e altamente qualificato, con un curriculum di studi adeguato per lattivit da svolgere, esiste talvolta una oggettiva difficolt per lo sviluppo di una corretta organizzazione del lavoro in tema di sicurezza.
Dei modelli organizzativi e di gestione tratta anche il decreto legislativo del 9 aprile 2008, n. 81 sulla Sicurezza sul Lavoro, che in materia di rischio chimico, al Titolo IX, richiama gli stessi principi gi espressi al Titolo VII e Titolo VII bis del precedente D.Lgs. 626/1994 e definisce i criteri per una corretta valutazione del
rischio chimico che devono essere adottati. Essi valgono per qualunque strumento utilizzato per la valutazione del rischio chimico siano esse misure (ambientali o personali di inquinanti), stime predittive del rischio
o modelli di calcolo matematici (algoritmi).
Per la normativa non fornisce ancora indicazioni sulla metodologia da utilizzare, e nelle attivit dei laboratori di analisi delle Agenzie Ambientali, la diversit e le molteplicit delle sostanze utilizzate, la ridotta quantit delle stesse e la complessit dei metodi e delle prove in cui vengono utilizzate, non consentono sempre
una immediata definizione del livello di esposizione degli operatori. Queste modalit operative finiscono col
rendere critica la misurazione ambientale dei contaminanti potenzialmente presenti in quanto il campionamento potrebbe non rispondere ai criteri di rappresentativit e significativit richiesti. Per questo lutilizzo di
metodi matematici per la stima del rischio, se ben calibrati sullattivit da valutare, possono risultare pi adeguati per la valutazione del rischio richiesta dalla normativa.
Lidea di questa Linea Guida nasce da tutte queste cose e dal desiderio di offrire il nostro supporto qualificato (fatto di cento anni di storia dei nostri laboratori) a chi cerca di trovare le risposte a tutti questi quesiti e dalla sentita esigenza di fornire un utile e pratico strumento di lavoro, una guida di riferimento agli
operatori di settore, ai tecnici della sicurezza, ai professionisti, e in generale a tutti coloro i quali si occupano
di prevenzione ed educazione alla sicurezza con particolare riguardo alle attivit di laboratorio dove sono utilizzati agenti chimici.
Abbiamo, per questo, voluto fornire due modelli matematici di valutazione del rischio (livello di esposizione);
uno riferito agli agenti chimici pericolosi e laltro agli agenti cancerogeni e mutageni. I modelli matematici proposti si basano sul confronto degli elementi che determinano il rischio con tutti gli aspetti utilizzati per
contenerlo, rispondendo ai requisiti delle leggi vigenti in materia e risultando alternativi ma anche complementari alle misure ambientali e biologiche.
Questa Linea Guida per la Valutazione del Rischio Chimico, Cancerogeno e Mutageno nei Laboratori delle
Agenzie Ambientali il frutto di un lavoro di confronto e ricerca sviluppato allinterno del Tavolo di Lavoro
del progetto Rischio Chimico costituito dai Responsabili e Addetti dei Servizi di Prevenzione e Protezione
di ARPA Sicilia (Agenzia che ha coordinato le attivit), ARPA Basilicata, ARPA Liguria, ARPA Emilia Romagna, ARPA Piemonte, ARPA Campania, ISPRA e in precedenza anche di ARPA Marche.
La prima parte dellattivit consistita nella comparazione dei criteri e delle valutazioni fornite dal Sistema
Agenziale Italiano confrontandole con altri documenti di realt analoghe italiane ed europee con la finalit di
stimolare confronti e dialoghi sulle soluzioni adottate, costruire ed alimentare indicatori per la definizione di
standard operativi di riferimento per rendere coerente ed efficace la valutazione del rischio chimico.
15

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

stato organizzato anche un workstage con i rappresentanti della Scottish Environmental Protection Agency
(SEPA) ad Edimburgo (UK). Lincontro stato organizzato con lobiettivo di confrontarsi sulla metodologia
di valutazione del rischio chimico e sulla gestione del rischio residuo. Health and Safety Management approcci a volte differenti per gli stessi obiettivi.
Il presente documento rappresenta un ampliamento ed un approfondimento della linea guida prodotta negli
anni passati nella prima edizione, e ha subito laggiornamento necessario per adeguarla alle modifiche normative fin qui introdotte e allevoluzione delle conoscenze scientifiche e tecniche in materia.
Con questo documento, abbiamo voluto definire una metodologia per la valutazione del rischio chimico,
chiara, basata su indicatori che tengono pragmaticamente conto di tutte le problematiche legate alla valutazione
dei rischi da sostanze pericolose non riferiti esclusivamente allagente chimico ma tenendo conto anche degli
effetti del rischio sullindividuo esposto.
Ma poich siamo convinti che linformazione e la formazione siano lelemento fondamentale per la prevenzione in materia di sicurezza, si ritenuto utile raccogliere in questa linea guida anche quelle notizie riguardanti i tanti temi in questione ancora aperti e quei principi di buona pratica utili per le attivit che normalmente
vengono svolte nei laboratori chimici e microbiologici del sistema delle Agenzie Ambientali italiane.
Un altro obiettivo che ci piacerebbe raggiungere fare s che tali indicazioni, ordinate per argomento, diventino un primo strumento di attuazione delle norme di sicurezza a disposizione di tutti gli operatori che svolgono la propria attivit allinterno di un laboratorio chimico.
La linea guida raccoglie infatti alcune fra le pi comuni situazioni di rischio cui possono essere esposti gli operatori di un laboratorio chimico, le relative misure di prevenzione e protezione e le norme di comportamento
da adottare, nella intenzione di riuscire a coniugare il comportamento sicuro da tenere allinterno dei laboratori, con la pratica, lesperienza e la professionalit del singolo operatore.
Lattivit degli operatori dei laboratori unattivit impegnativa, che richiede una attenzione ed una concentrazione costante. Proporre in maniera schematica, quasi al limite della banalit, quelle essenziali regole pratiche dalle quali non si pu prescindere se si vuole lavorare in sicurezza, pu servire per richiamare lattenzione
anche su quegli aspetti che, a causa della dimestichezza e della confidenza del proprio lavoro, spesso si tende
a sottovalutare o a dare per scontati.
nostra convinzione infatti che soltanto un comportamento idoneo del personale possa ridurre in maniera sensibile il rischio di eventi infortunistici allinterno dei laboratori, ed idoneo quel comportamento che, rispettando le pi elementari norme di sicurezza, permette di lavorare con la massima tranquillit senza sottovalutare
qualsiasi potenziale fonte di rischio.

16

2. Il rischio connesso alluso di sostanze pericolose

2. Il rischio connesso alluso di sostanze pericolose

2.1 Il concetto di rischio


Il concetto di rischio non ha mai avuto una definizione univoca.
Facendo un rapido excursus storico-culturale e risalendo alle civilt araba, greca e latina, si ricorda come gli
arabi definissero il rischio possibile risultato fortuito e favorevole traducendo lantico termine risq in tutto
ci che ti stato donato [da Dio] e dal quale puoi trarne profitto.
Diversamente, i greci ponevano laccento sulla casualit piuttosto che sul valore (positivo/negativo) del risultato, mentre i latini (risicum) si dimostravano gi molto pi vicini allattuale sentimento comune di rischio
come pericolo connesso al realizzarsi di un evento sfavorevole.
Attualmente infatti, linterpretazione comune tende ancora allorientamento latino, associando il rischio alle
situazioni potenzialmente dannose cui esposta unazienda riconoscendolo come lesposizione allincertezza che ha potenziali conseguenze negative4, considerandone quindi lesposizione agli eventi negativi ed
escludendone le possibili conseguenze positive indicate separatamente come opportunit.
Anche in letteratura, laccento comunemente posto sul downside-risk (conseguenze derivanti da un evento
negativo): ad esempio, Lowrance (1976) lo ha identificato nella misura delle probabilit e della gravit di
effetti avversi (v. anche Klinke-Renn 2002); secondo Rowe (1977) il rischio corrisponde alle potenziali
conseguenze non auspicate di un evento o di unattivit, per Rescher (1983) il pericolo di un risultato negativo, e per Wharton (1985) e Pfleeger (2000) ogni evento o risultato non voluto o non atteso derivante da
una decisione o da un insieme di azioni e che ha conseguenze negative.
C pi di una buona ragione per sostenere come il risk-asthreat (cio il rischio visto esclusivamente nel suo
aspetto di downside) non sia lapproccio auspicabile. Nonostante alcuni rischi non siano controllabili dal management, cos da cautelarsi dai possibili risvolti negativi, la maggior parte si rivela gestibile e magari sfruttabile per conquistare benefici pi elevati. Abbracciando una definizione neutrale, alcuni rischi possono
essere daiuto a studiare ipotesi per una migliore gestione.
Il Rischio viene connesso ad una misura dellincertezza come combinazione di probabilit (espressa anche in
termini di frequenza, intesa come numero di volte che levento pu verificarsi in un dato periodo di tempo) e
conseguenze (impatto o gravit, quantificando lentit del danno al verificarsi dellevento) associate alla
realizzazione dellevento di riferimento.
Il rischio quindi combina due aspetti concorrenti: il danno, cio lentit delle conseguenze negative, e la frequenza (o probabilit) del suo avverarsi. In termini molto riduttivi si definisce come indice di rischio R il prodotto di questi due fattori, il danno M (o magnitudo) e la probabilit (o frequenza) di accadimento P:

4. Cfr: FASB Original Pronouncements, CON7 PAR62-71 Risk and Uncertainty - dello stesso orientamento sono anche gli ordinamenti Norvegese e Canadese.

17

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

Per quanto attiene al danno esso pu riferirsi a qualsiasi elemento avente un valore: luomo, lambiente, i beni,
in pratica tutto ci che attiene al nostro benessere morale e materiale.
Per quanto attiene alla quantificazione della frequenza (o probabilit) essa rappresenta una fase molto critica.
Infatti potrebbe verificarsi una situazione di un incidente allanno che comporti cento morti e unaltra situazione in cui si abbiano cento incidenti allanno, ciascuno con un morto e nonostante lindice di rischio corrispondente sia lo stesso non corretto attribuire alle due situazioni lo stesso peso.

Fig. 2.1 Rappresentazione grafica dellindice di rischio R in funzione di danno (magnitudo)


e probabilit: la curva rappresenta tutte le condizioni a indice di rischio R costante

Ulteriore aspetto che pu rendere la valutazione del rischio ancora pi complessa, si verifica quando lindividuazione di parametri standardizzati risulta difficilmente realizzabile.

2.2 Gli indici di rischio


Nel tentativo di superare i limiti propri di un giudizio qualitativo affidato allesperienza dei tecnici, attraverso
la sistematizzazione dellanalisi dei rischi, sorta lesigenza di individuare indici numerici per esprimere sinteticamente il grado di rischio relativo allo svolgimento di una data attivit.
In generale le motivazioni per ladozione di un indice numerico rappresentativo del rischio, possono essere:
a) fornire un metodo razionale per il confronto tra le situazioni di rischio in relazione alle scelte effettuate e
alle situazioni analizzate;
b) consentire a specialisti e non, un raffronto tra i livelli di rischio che le diverse scelte e situazioni analizzate
comportano;
c) mostrare come unobiettiva analisi della realt pu eliminare pregiudizi e valutazioni emotive portando ad
un pi equilibrato apprezzamento del grado di accettabilit dei rischi.
18

2. Il rischio connesso alluso di sostanze pericolose

Gli indici di rischio hanno una derivazione statistica, essi pertanto possono trovare applicazione nel confronto
tra diverse scelte possibili, purch i dati disponibili siano parimenti accurati.
Molte volte infatti il dato numerico oltre che invalidato dallarbitrariet delle stime, viziato da veri e propri
errori logici. Talvolta altri fattori indispensabili non vengono presi in considerazione, tra questi si ricorda:
il grado di conoscenza del pericolo, che ovviamente determinante in una corretta formulazione di un modello di accettazione dei rischi;
il rapporto tra coscienza del pericolo e comportamento soggettivo degli individui esposti;
il grado di influenza del comportamento e dello stato psicofisico degli esposti sulle condizioni oggettive di
pericolo e quindi la possibilit di controllo su parametri che influenzano in modo non indifferente le condizioni globali di pericolo;
la significativit delle medie rispetto alle situazioni specifiche;
la dipendenza dellintegrazione del rischio per il tempo totale di esposizione nellintera vita;
la connessione tra accettazione e volontariet dei rischi: si pu parlare di rischio accettato solo nel caso in
cui il rischio sia assolutamente volontario, mentre nel caso di totale imposizione si deve parlare di rischio
subito con minore o maggiore rassegnazione, la classificazione nelle due sole categorie di rischi volontari
e involontari comunque troppo grossolana per consentire apprezzamenti quantitativi;
la distinzione tra accettazione individuale e accettazione sociale: non detto che il grado di disponibilit
individuale a correre un determinato rischio sia proporzionale allaccettazione media di quel rischio da
parte della societ; e nemmeno che la disponibilit sociale verso determinati rischi sia strettamente correlata al grado di accettazione o di rassegnazione a quei rischi da parte degli individui esposti.
In definitiva gli indici di rischio non riescono a dare, per ogni situazione specifica, una rappresentazione tanto
dettagliata da consentire lindividuazione delle singole cause di incidente; essi si limitano a fornire una indicazione su quali scelte producono livelli di danno, che pu definirsi, di trascurabilit dei rischi.

2.3 Il rischio chimico, cancerogeno e mutageno


Il rischio connesso alluso di agenti chimici pericolosi, da qui in poi denominato per semplicit rischio chimico, e alluso di agenti cancerogeni e mutageni, denominato per semplicit rischio cancerogeno, funzione
della probabilit che si verifichi un potenziale danno alla salute alle condizioni di uso ed esposizione, e del
livello di danno prodotto5.
Nella realt delle Agenzie Ambientali, esistono diverse attivit lavorative, come quelle che si effettuano nei
laboratori di prova, che possono esporre i lavoratori ad agenti o a prodotti chimici e ci pu rappresentare un
rischio sia per la salute (intossicazione acuta e cronica, ustioni chimiche, effetti mutageni, cancerogeni, ecc.),
sia per la sicurezza (incendio, esplosione) dei lavoratori. Si tratta tipicamente di laboratori che effettuano analisi su svariate matrici ambientali e alimentari in cui presente una vasta gamma di agenti chimici. Va rilevato
inoltre che i campioni conferiti al laboratorio sono costituiti da materiali di composizione ignota (ad esempio
rifiuti abbandonati) e ci rappresenta una fonte di rischio aggiuntivo e richiede sempre la massima attenzione
da parte delloperatore.
5. Risk in relation to the exposure of an employee to a substance hazardous to health, means the likelihood that the potential for harm to the
health of a person will be attained under the conditions of use and exposure and also the extent of that harm- Control of Subsances Hazardous
to Health (COSHH fifth edition) HSE Health and Safety Executive UK.

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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

Lutilizzo di una sostanza chimica non costituisce, di per s, necessariamente un rischio effettivo per la salute,
in quanto questo dipende e deriva solo dalle caratteristiche tossicologiche della sostanza ed, in funzione di queste, dalle modalit del contatto che si realizza nel corso dellattivit lavorativa.
La procedura di valutazione del rischio di esposizione ad agenti chimici nelle attivit dei laboratori, ha connotazioni peculiari rispetto alle valutazioni di attivit in cui si fa uso di agenti chimici in cicli produttivi (industriali), nei quali si in presenza di livelli demissione relativamente alti e sufficientemente costanti nel
tempo. Attivit per le quali pu avere significato fare indagini ambientali al fine di confrontare i risultati con
i valori limite di riferimento.
Nelle attivit di laboratorio delle Agenzie per lAmbiente invece utilizzata una moltitudine di sostanze chimiche, dalle caratteristiche tossicologiche pi disparate, in quantit molto piccole e per tempi desposizione
molto brevi.
Queste modalit operative possono rendere critica la misurazione ambientale dei contaminanti potenzialmente presenti in quanto il campionamento potrebbe non rispondere ai criteri di rappresentativit e significativit richiesti.

20

3. Definizioni e terminologia

3. Definizioni e terminologia

Nel settore dei rischi relativi alle sostanze chimiche, il linguaggio cos importante che sar fornita una breve
rassegna dei termini e delle definizioni pi significative per la presente linea guida, previste dalla normativa
vigente e dalla documentazione tecnica correlata.

Agenti chimici6
Tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati
o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attivit lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato.

Agenti chimici pericolosi7


1) Agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del D.Lgs. 3 febbraio 1997, n. 52 e s.m.i., nonch gli agenti che corrispondono ai criteri di classificazione come sostanze pericolose di cui al predetto Decreto. Sono escluse le sostanze pericolose solo per lambiente;
2) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del D.Lgs. 14 marzo 2003, n. 65 e s.m., nonch gli agenti che rispondono ai criteri di classificazione come preparati pericolosi di cui al predetto Decreto. Sono esclusi i preparati pericolosi solo per lambiente;
3) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai punti 1) e 2), possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro propriet chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro, compresi gli agenti
chimici cui stato assegnato un valore limite di esposizione professionale.

Attivit che comporta la presenza di agenti chimici8


Ogni attivit lavorativa in cui sono utilizzati agenti chimici, o se ne prevede lutilizzo, in ogni tipo di procedimento, compresi la produzione, la manipolazione, limmagazzinamento, il trasporto o leliminazione e il trattamento dei rifiuti, o che risultino da tale attivit lavorativa.

Valore limite di esposizione professionale9


Se non diversamente specificato, il limite della concentrazione media ponderata nel tempo di un agente chimico nellaria allinterno della zona di respirazione di un lavoratore in relazione ad un determinato periodo
di riferimento; un primo elenco di tali valori riportato nel D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., negli allegati XXXVIII
per gli agenti chimici e XLIII per i cancerogeni.

Valore limite biologico10


Il limite della concentrazione del relativo agente, di un suo metabolita, o di un indicatore di effetto, nellappropriato mezzo biologico; un primo elenco di tali valori riportato nellallegato XXXIX al D.Lgs. 81/08.
6. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera a).
7. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera b).
8. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera c).
9. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera d).
10. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera e).

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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

Agente cancerogeno11
1) Una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione quali categorie cancerogene 1 o 2, stabiliti
ai sensi del D.Lgs. n. 52/1997 e s.m.;
2) un preparato contenente una o pi sostanze di cui al numero 1), quando la concentrazione di una o pi delle
singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie cancerogene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai D.Lgs. n. 52/1997, n. 65/2003 e s.m.;
3) una sostanza, un preparato o un processo di cui allallegato XLII, nonch una sostanza od un preparato
emessi durante un processo previsto dallallegato XLII.

Agente cancerogeno
Composto che, per azione protratta nellorganismo umano, pu determinare neoplasie, nei soggetti esposti,
anche a distanza di anni dal momento della cessazione dellesposizione stessa.

Agente mutageno12
1) Una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione nelle categorie mutagene 1 o 2, stabiliti dal
D.Lgs. n. 52/1997 e s.m., e successive modificazioni;
2) un preparato contenente una o pi sostanze di cui al punto 1), quando la concentrazione di una o pi delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle
categorie mutagene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai D.Lgs. n. 52/1997, D.Lgs. n. 65/2003 e s.m.i.

Agente mutageno
Sostanza che pu indurre mutazioni nelle cellule viventi, dove con il termine mutazione si intende che una cellula non ha pi la stessa composizione genetica delle altre cellule dellorganismo.
Lavoratore esposto ad agenti cancerogeni e mutageni (ACM): lavoratore esposto a valore di ACM superiore a quello della popolazione generale; per le sostanze per le quali non stato stabilito un valore di riferimento si pu affermare che si ha esposizione quando esse siano rintracciabili nellambiente in presenza di una
lavorazione che specificamente le utilizza/produce e in concentrazioni plausibilmente ad essa riconducibili.
Lavoratore potenzialmente esposto ad ACM: lavoratore esposto a valori di ACM superiori a quello della
popolazione generale, solo per eventi imprevedibili e non sistematici.

Sorveglianza sanitaria13
La valutazione dello stato di salute del singolo lavoratore in funzione dellesposizione ad agenti chimici sul
luogo di lavoro.

Pericolo14
La propriet intrinseca di un agente chimico di poter produrre effetti nocivi.

Rischio15
La probabilit che si raggiunga il potenziale nocivo nelle condizioni di utilizzazione o esposizione.

11. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo II, art. 222, lettera a).
12. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo II, art. 234, lettera b).
13. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera f).
14. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera g).
15. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera h).

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3. Definizioni e terminologia

Rischio residuo
Si intende un potenziale rischio, impossibile da eliminare o parzialmente eliminato, che pu provocare danni
alloperatore se interviene con metodi e pratiche di lavoro non corretto.

Salute
Secondo la definizione dellOrganizzazione Mondiale della Sanit, la salute corrisponde ad uno stato di benessere fisico, psichico e sociale. In tal senso la salute corrisponde al diritto ad un ambiente sano che garantisca tale stato di benessere fisico, mentale e sociale.

Prevenzione16
Il complesso delle disposizioni o misure adottate o previste in tutte le fasi dellattivit lavorativa per evitare o
diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dellintegrit dellambiente esterno.

Danno
la conseguenza dovuta allesposizione o allintervento di un pericolo al momento che concretizza la sua potenzialit causando un incidente o un infortunio.

Infortunio
Evento lesivo avvenuto per causa violenta, in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o uninabilit
permanente al lavoro assoluto o parziale, ovvero uninabilit temporanea assoluta per un tempo maggiore
della rimanente parte della giornata o del turno nel quale si verificato. in pratica un incidente nel quale
lenergia liberata si riversa sulle persone.

DPI (Dispositivo di Protezione Individuale)17


Per Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata
e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o pi rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza
o la salute durante il lavoro, nonch ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

Malattia professionale
Danno per la salute che si instaura progressivamente con il tempo a seguito dello svolgimento di talune mansioni o per la permanenza in ambienti a rischio.

TLV18
(Threshold Limit Value) valore limite di soglia. Concentrazione di una sostanza aerodispersa al di sotto della quale
si ritiene che la maggior parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente giorno per giorno, per una vita lavorativa, senza effetti negativi per la salute. I TLV sono sviluppati per proteggere i lavoratori, che usualmente sono
adulti sani. I TLV vengono indicati annualmente dalla ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists) e sono raccomandati anche dallAIDII (Associazione Italiana degli Igienisti Industriali per ligiene industriale
e per lambiente). Il TLV non rappresenta una linea netta fra ambiente di lavoro sano e uno pericoloso o il punto al
quale si manifesta materialmente un danno alla salute. I TLV non proteggono adeguatamente tutti i lavoratori.
I TLV si suddividono in TLV-TWA, TLV-STEL e TLV-C.
16. D.Lgs. 81/2008, Titolo I, Capo I, art. 2, lettera n).
17. D.Lgs. 81/2008, Titolo III, Capo II, art. 74, punto 1.
18. AIDII, Associazione Italiana degli Igienisti Industriali per ligiene industriale e per lambiente.

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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

TLV-TWA
(Time Weighted Average - Media Ponderata nel tempo) concentrazione media ponderata per giornata lavorativa convenzionalmente di 8 ore e su 40 ore lavorative settimanali (esposizione cronica) alla quale si ritiene che quasi tutti i
lavoratori possono essere esposti ripetutamente, giorno dopo giorno, per una vita lavorativa, senza effetti negativi.

TLV-STEL
(Short Term Exposure Limit - limite per breve tempo di esposizione): una concentrazione TWA di 15 minuti che non
deve essere superata in qualsiasi momento durante la giornata lavorativa anche se il TWA sulle otto ore non supera
il valore TLV TWA. Il TLV STEL la concentrazione alla quale si ritiene che i lavoratori possono essere esposti
continuativamente per breve periodo di tempo senza che insorgano: 1) irritazione, 2) danno cronico o irreversibile
del tessuto, 3) effetti tossici dose risposta, 4) riduzione dello stato di vigilanza di grado sufficiente ad accrescere le
probabilit di infortuni o influire sulle capacit di mettersi in salvo o ridurre materialmente lefficienza lavorativa. Il
TLV STEL non costituisce un limite di esposizione separato indipendente, ma piuttosto integra il TLV TWA di
una sostanza la cui azione tossica sia principalmente di natura cronica, qualora esistano effetti acuti riconosciuti.

TLV-Ceiling
Rappresenta la concentrazione che non deve essere superata durante qualsiasi momento dellesposizione lavorativa.
Nella pratica convenzionale di igiene industriale, il campionamento istantaneo non sempre possibile; pertanto, per la valutazione di un TLV-C si pu ricorrere ad un campionamento di durata sufficiente a rilevare lesposizione a concentrazioni pari o superiori al Ceiling.

BEI
I Valori Limite Biologici (BEI), ossia il limite della concentrazione dellagente, di un suo metabolita, o di un
indicatore di effetto, nellappropriato mezzo biologico, ad esempio nel sangue.

NOAEL
(No-Observed adverse-effect level / Livello senza effetti osservati) e il LOAEL (Lowest observed adverse effect level / Livello senza effetti negativi osservati), indicatori di tossicit cronica caratteristici della dose di sostanza chimica alla quale non vi sono (o iniziano ad essere osservati), dal punto di vista statistico o biologico,
incrementi significativi di frequenza o gravit di effetti nocivi nella popolazione esposta rispetto al campione
di controllo (possono essere prodotti degli effetti ma non sono considerati negativi).
Definito da IUPAC Compendium of Chemical Terminology 2nd Edition (1997) come: Greatest concentration
or amount of a substance, found by experiment or observation, which causes no detectable adverse alteration
of morphology, functional capacity, growth, development, or life span of the target organism under defined
conditions of exposure.

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3. Definizioni e terminologia

DNEL
Il Derived No Effect Level il livello di esposizione alla sostanza sopra il quale luomo non dovrebbe essere
esposto.

DML
Derived Minimal Effect Level rappresentano i livelli di esposizione dove la probabilit che leffetto identificato come avverso capiti in una popolazione sia sufficientemente basso da essere non preoccupante.

OEL
Limiti di Esposizione Occupazionale (OEL) definiti dal Scientific Committee on Occupational Exposure Limits (SCOEL).

IDLH
LIDLH (Immediately dangerous to life and health / livello immediatamente pericoloso per la salute e la vita),
indica la concentrazione di sostanza immediatamente pericolosa per la vita o la salute (se inalata per 30 minuti provoca danni gravi alla salute).
Definito da National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) come: that poses a threat of exposure to airborne contaminants when that exposure is likely to cause death or immediate or delayed permanent adverse health effects or prevent escape from such an environment.

PEL
Valori limite PEL (Permissible Exposure Limit) stabiliti dallOSHA (Occupational Safety and Health Administration) che lEnte normatore degli Stati Uniti, per gli ambienti di lavoro.

REL
Valori limite REL (Reccomended Exposure Limits) pubblicati dal N.I.O.S.H. (National Institute of Safety
and Occupational Health).

MAK
La Germania ha due tipi di limiti desposizione professionale: i Maximum Concentration of a Chemical Substance in the Workplace (MAK deriva da Maximale Arbeitsplatz Konzentration) ed i Technical Occupational
Exposure Values (TRK). I valori MAK sono le concentrazioni massime ammissibili per le sostanze chimiche nellaria nel luogo di lavoro (nello stato di gas, vapore e aerosol) che, nello stato delle conoscenze attuali,
non alterano la salute dei lavoratori, n provocano un fastidio indebito. Per stabilire i valori MAK vengono
prese in considerazione, quando possibile, le diverse sensibilit individuali (dovute a sesso, et, costituzione,
clima, nutrizione). Come regola generale, il MAK un valore medio ponderato su una giornata di lavoro di
otto ore, per una settimana lavorativa di 40 ore. Lelaborazione della lista tiene conto di criteri scientifici, procedure, profili di esposizione e fattibilit tecnico-economica. La MAK Commission (Commissione per lo studio delle sostanze pericolose per la salute nei luoghi di lavoro), pubblica annualmente la lista dei valori MAK.

ECETOC TRA
European centre for ecotoxicology and toxicology of chemicals - Targeted Risk Assessment.

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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

DSP
Direttiva sostanze pericolose 67/584/CEE (in vigore fino al 2015).

DPP
Direttiva preparati pericolosi 1999/45/CE (in vigore fino al 2015).

REACH
Acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical substances; il regolamento
Europeo n. 1907/2006 per la Registrazione, la Valutazione, lAutorizzazione e la Restrizione delle sostanze
chimiche.

CLP
Regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 relativo alla
classificazione, alletichettatura e allimballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al regolamento (CE) n. 1907/2006. Il regolamento denominato CLP dallacronimo inglese di Classification, Labelling and Packaging, nel medio termine, andr a
sostituire il sistema attualmente in vigore. Il regolamento CLP segue la terminologia GHS.

GHS
Acronimo di Globally Harmonized System cio Sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche che costituito da una serie di raccomandazioni internazionali, la cui applicazione facoltativa; lUE ha voluto rendere obbligatorie tali raccomandazioni integrandole nel diritto
comunitario; dal 2009 i criteri del sistema GHS sono quindi inclusi nella normativa che disciplina i trasporti
nellUnione Europea.

Sostanza19
Un elemento chimico e i suoi composti, allo stato naturale od ottenuti per mezzo di un procedimento di fabbricazione, compresi gli additivi necessari a mantenerne la stabilit e le impurezze derivanti dal procedimento
utilizzato, ma esclusi i solventi che possono essere separati senza compromettere la stabilit della sostanza o
modificarne la composizione.

Miscela
Una miscela o una soluzione composta di due o pi sostanze (ndr. Il termine miscela sostituisce la parola
preparato).

Classe di pericolo
La natura del pericolo fisico, per la salute o per lambiente (ndr. sostituisce il termine categoria di pericolo).

Categoria di pericolo
La suddivisione dei criteri entro ciascuna classe di pericolo, che specifica la gravit del pericolo.

19. Definizioni ricavate dallart. 2 del Regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 (CLP).

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3. Definizioni e terminologia

Pittogramma di pericolo
Una composizione grafica comprendente un simbolo e altri elementi grafici, ad esempio un bordo, motivo o
colore di fondo, destinata a comunicare informazioni specifiche sul pericolo in questione.

Avvertenza
Una parola che indica il grado relativo di gravit del pericolo per segnalare al lettore un potenziale pericolo;
si distinguono due gradi di pericolo:
a) pericolo: avvertenza per le categorie di pericolo pi gravi;
b) attenzione: avvertenza per le categorie di pericolo meno gravi.

Indicazione di pericolo
Frase attribuita a una classe e categoria di pericolo che descrive la natura del pericolo di una sostanza o miscela pericolosa e, se del caso, il grado di pericolo.

Consiglio di prudenza
Una frase che descrive la misura o le misure raccomandate per ridurre al minimo o prevenire gli effetti nocivi
dellesposizione a una sostanza o miscela pericolosa conseguente al suo impiego o smaltimento.

Articolo
Un oggetto a cui durante la produzione sono dati una forma, una superficie o un disegno particolari che ne
determinano la funzione in misura maggiore della sua composizione chimica.

Valore soglia
Soglia di ogni impurezza, additivo o singolo costituente classificati presenti in una sostanza o in una miscela
al di sopra della quale la loro presenza presa in considerazione per determinare se la sostanza o la miscela
debba essere classificata.

Limite di concentrazione
Valore limite di ogni impurezza, additivo o singolo costituente classificati presenti in una sostanza o in una
miscela che pu comportare la classificazione della sostanza o della miscela.

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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

4.1 Saper leggere le etichette e le schede di sicurezza


La numerosa legislazione italiana ed europea insieme allaccresciuto interesse sullargomento in questione ha contribuito a sviluppare una nuova cultura della sicurezza nei laboratori del Sistema Agenziale dove sono utilizzati
ma anche generati numerosi agenti chimici. Questa nuova cultura passa attraverso una valutazione pi attenta e
profonda, sotto il profilo della sicurezza e salute dei lavoratori, della pianificazione del metodo analitico (prova).
Per i laboratori del sistema delle Agenzie ambientali, tale pianificazione risulta favorita dal fatto che i metodi
di prova sono divenuti, attraverso la specifica formazione, procedure operative standard.
Il processo di pianificazione si compie anche attraverso una attenta conoscenza delle sostanze chimiche manipolate. Ecco perch necessario saper leggere le etichette e le schede di sicurezza.
Di seguito vengono fornite alcune indicazioni in tal senso.

4.2 Sistemi di classificazione


La conoscenza delle caratteristiche di pericolosit delle sostanze un elemento indispensabile affinch possano essere impiegate limitando il rischio per gli addetti al pi basso livello possibile. Infatti le statistiche indicano fra le principali cause di incidente nei luoghi di lavoro con presenza di agenti chimici, la mancata
conoscenza, da parte degli operatori, di ci che si manipola.
Per tale motivo nata la necessit di classificare gli agenti chimici, in funzione dei possibili rischi per la salute (ad esempio agenti chimici molto tossici, tossici, nocivi, irritanti, sensibilizzanti, tossici per il ciclo produttivo, cancerogeni, mutageni) e/o rischi per la sicurezza (ad esempio agenti chimici esplosivi, infiammabili,
facilmente infiammabili, estremamente infiammabili, comburenti, corrosivi).
Per identificare in modo chiaro ed univoco gli agenti chimici in base alla loro pericolosit esistono, attualmente,
diversi sistemi di classificazione ed etichettatura a livello mondiale. La differenza tra i vari sistemi tale per
cui pu capitare che una stessa sostanza possa essere classificata come tossica nociva non pericolosa
a seconda del sistema utilizzato.
Al fine di eliminare queste differenze e migliorare la protezione della salute umana e dellambiente in tutti i
paesi, stato sviluppato un Sistema Globale Armonizzato (GHS) per la classificazione e letichettatura dei prodotti chimici, sotto legida delle Nazioni Unite, il quale stato adottato dallUnione Europea attraverso il Regolamento CLP (CE) n. 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 relativo
alla classificazione, alletichettatura e allimballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le
direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al regolamento CE n. 1907/2006 (REACH) il quale
andr a sostituire il sistema di classificazione attualmente vigente a livello europeo.
Nelle figure che seguono sono rappresentate le tempistiche e le disposizioni transitorie per lentrata in vigore
del CLP e labrogazione delle DPP (direttiva preparati pericolosi) e DSP (direttiva sostanze pericolose) tenuto
28

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

conto che per le sostanze immesse sul mercato prima del 1.12.2010 e per le miscele immesse sul mercato
prima del 1.12.2015 sar possibile non rietichettare e rimballare con le nuove disposizioni rispettivamente
fino al 1.12.2012 e fino al 1.6.2017.

Nei paragrafi seguenti si riporta una sintesi del sistema di classificazione Europeo (DSP e DPP) e della classificazione introdotta dal Regolamento CLP.
29

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

4.3 Sistema di classificazione europeo (DSP e DPP)


La classificazione, limballaggio e letichettatura delle sostanze pericolose nellUnione Europea sono regolate dalla direttiva 93/21/CEE e prevede una suddivisione delle classi di pericolo per le sostanze ed i preparati individuando tre diversi raggruppamenti di seguito riportati:
sostanze e preparati pericolosi per la sicurezza;
sostanze e preparati pericolosi per la salute;
sostanze e preparati pericolosi per lambiente.

4.4 Sostanze e preparati/miscele pericolosi per la sicurezza


Le sostanze ed i preparati/miscele pericolose si dividono, a seconda delle propriet chimico fisiche, in:
Esplosivi: le sostanze e i preparati solidi, liquidi, pastosi o gelatinosi che, anche senza lazione dellossigeno
atmosferico, possono provocare una reazione esotermica con rapida formazione di gas e che, in determinate
condizioni di prova, detonano, deflagrano rapidamente o esplodono in seguito a riscaldamento in condizioni
di parziale contenimento;
Comburenti: le sostanze e i preparati, che a contatto con altre sostanze, soprattutto se infiammabili, provocano una forte reazione esotermica;
Estremamente infiammabili: le sostanze e i preparati liquidi con un punto dinfiammabilit estremamente
basso ed un punto di ebollizione basso e le sostanze e i preparati gassosi che a temperatura e pressione ambiente si infiammano a contatto con laria. Sono sostanze il cui punto di infiammabilit inferiore a 0 C ed
il cui punto di ebollizione inferiore o pari a 35 C;
Facilmente infiammabili:
le sostanze e i preparati che, a contatto con laria, a temperatura ambiente e senza apporto di energia, possono
riscaldarsi e infiammarsi o
le sostanze ed i preparati solidi che possono facilmente infiammarsi a causa di un breve contatto con una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi anche dopo il ritiro della sorgente di accensione, o
le sostanze ed i preparati liquidi il cui punto di infiammabilit molto basso, o
le sostanze e i preparati che, a contatto con lacqua o laria umida, sprigionano gas estremamente infiammabili in quantit pericolose;
Infiammabili: le sostanze e i preparati liquidi con un basso punto dinfiammabilit tra i 21 C e 55 C.

30

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

4.5 Sostanze e preparati pericolosi per la salute


Per quanto riguarda gli effetti sulla salute degli esposti ad agenti chimici gi cinquecento anni fa, lo scienziato
Teofrasto von Hohenheim, detto Paracelso (1493-1541), ha elegantemente articolato il concetto di pericolosit / tossicit facendo notare come Omnia venenum sunt: nec sine venunem quicquam existit. Dosis sola facit,
ut venenum non sit e cio qualsiasi cosa velenosa e nessuna priva di capacit venefica; solamente la
dose che fa in modo che una sostanza non sia velenosa. Infatti il pi importante fattore che determina la tossicit di una sostanza la relazione fra quantit (oppure concentrazione) dellagente chimico ed effetto tossico che produce; la cosiddetta relazione dose/risposta.
Questo concetto di base, elaborato secondo specifici criteri scientifici, stabiliti secondo norme aggiornate periodicamente a livello comunitario, ha originato una classificazione ed una assegnazione alle svariate categorie
sintetiche, di seguito riportate, per gli agenti chimici pericolosi per la salute:
Molto tossici: le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, anche in
piccolissima quantit, possono essere mortali oppure provocare lesioni acute o croniche;
Tossici: le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, anche in piccole quantit, possono essere mortali oppure provocare lesioni acute o croniche;
Nocivi: le sostanze e i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono essere
mortali oppure provocare lesioni acute o croniche pi o meno gravi in relazione alla quantit;
Corrosivi: le sostanze e i preparati che, a contatto con tessuti vivi, possono esercitare su di essi unazione distruttiva;
Irritanti: le sostanze e i preparati non corrosivi, il cui contatto diretto, prolungato o ripetuto con la pelle o le
mucose pu provocare una reazione infiammatoria;
Sensibilizzanti: le sostanze o i preparati che, per inalazione o penetrazione cutanea, possono dar luogo ad una
reazione di ipersensibilizzazione per cui una successiva esposizione alla sostanza o al preparato produce effetti nefasti caratteristici;
Cancerogeni: le sostanze o i preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono provocare il cancro o aumentarne la frequenza (nel paragrafo successivo sono riportati i principali sistemi di
classificazione);
Mutageni: le sostanze e i preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono produrre
difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza (nel paragrafo successivo sono riportati i principali sistemi
di classificazione);
Teratogeni: le sostanze che assorbite da donne in gravidanza possono provocare malformazioni dellembrione;
Tossici per il ciclo riproduttivo: le sostanze o i preparati che, per inalazione, ingestione o penetrazione cutanea, possono provocare o rendere pi frequenti effetti nocivi non ereditari nella prole o danni a carico della
funzione o delle capacit riproduttive maschili o femminili.

4.6 Classificazione agenti chimici cancerogeni e mutageni


Per quanto concerne la classificazione agenti chimici cancerogeni e mutageni, attualmente esistono cinque diverse classificazioni (IARC - EPA - CE - ACGIH - CCTN) di seguito riassunte; una stessa sostanza pu rientrare in classi diverse a seconda dellEnte.
31

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

4.7 Classificazione della Comunit Europea (CE)


Secondo la classificazione della CE (direttiva 93/72/CEE) le sostanze cancerogene sono suddivise in 3
categorie.
Categoria 1: sostanze note per gli effetti cancerogeni sulluomo. Esistono prove sufficienti per stabilire un
nesso causale tra lesposizione delluomo ad una sostanza e lo sviluppo dei tumori.
Categoria 2: sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per luomo. Esistono elementi sufficienti per
ritenere verosimile che lesposizione delluomo ad una sostanza possa provocare lo sviluppo di tumori, in generale sulla base di:
adeguati studi a lungo termine effettuati su animali;
altre informazioni specifiche.
Categoria 3: sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni, sulle quali per non sono
disponibili informazioni sufficienti per procedere ad una valutazione completa. Alcune prove sono state ottenute da opportuni studi su animali, non bastano per per classificare la sostanza nella categoria 2.
Le sostanze appartenenti alle categorie 1 e 2 devono essere contraddistinte con la sigla R45 pu provocare
il cancro, o R49 pu provocare il cancro per inalazione, mentre quelle della categoria 3 devono essere contraddistinte con la sigla R40 possibilit di effetti cancerogeni - prove insufficienti. Inoltre le sostanze delle
categorie 1 e 2 sono classificate ai fini della etichettatura almeno con il simbolo T (tossico) e quelle della categoria 3 con il simbolo Xn (nocivo).
Secondo la classificazione della CE (direttiva 93/72/CEE) le sostanze mutagene che hanno rilevanza ai fini
della legislazione attuale sono divise in due categorie.
Categoria 1: sostanze di cui si conoscono gli effetti mutagenici sulluomo. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra lesposizione delluomo ad una sostanza e le alterazioni genetiche ereditarie.
Categoria 2: sostanze che dovrebbero considerarsi mutageniche per luomo. Esistono prove sufficienti per ritenere verosimile che lesposizione delluomo alla sostanza possa provocare lo sviluppo di alterazioni genetiche ereditarie, in generale sulla base di:
adeguati studi su animali;
altre informazioni rilevanti.
Inoltre il D.Lgs. n. 285/1998 precisa che:
sono considerati cancerogeni, e contrassegnati almeno dal simbolo di pericolo e dallindicazione di pericolo tossico, i preparati/miscele che contengono una sostanza che produca tali effetti e cui viene attribuita la frase R45 o R49, che caratterizza le sostanze cancerogene delle categorie 1 e 2, la cui
concentrazione supera quella fissata nellallegato I del decreto del Ministro della sanit 28 aprile 1997 per
le sostanze considerate, oppure a quella fissata al punto 6 dellallegato I allo stesso decreto qualora le sostanze considerate non figurino nellallegato I del citato decreto 28 aprile 1997 oppure vi figurino senza
i limiti di concentrazione;
sono considerati mutageni e contrassegnati almeno dal simbolo di pericolo e dallindicazione di pericolo tossico, i preparati/miscele che contengono una sostanza che produca tali effetti cui viene attribuita la frase R46, che caratterizza le sostanze mutagene della categoria 1, la cui concentrazione
supera quella fissata nellallegato I del decreto del Ministro della sanit 28 aprile 1997 per le sostanze
considerate, oppure a quella fissata al punto 6 dellallegato I a tale decreto qualora le sostanze considerate non figurino nellallegato I del citato decreto 28 aprile 1997 oppure vi figurino senza i limiti
di concentrazione;
32

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

sono considerati tali da dover essere trattati come mutageni e contrassegnati almeno dal simbolo di pericolo e dallindicazione di pericolo nocivo, i preparati/miscele che contengono una sostanza che produca
tali effetti cui viene attribuita la frase R46, che caratterizza le sostanze mutagene della categoria 2, la cui
concentrazione supera quella fissata nellallegato I del decreto del Ministro della sanit 28 aprile 1997 per
le sostanze considerate, oppure a quella fissata al punto 6 dellallegato I al presente decreto qualora le sostanze considerate non figurino nellallegato I del citato decreto 28 aprile 1997 oppure vi figurino senza i
limiti di concentrazione (All. A, D.Lgs. n. 285/1998).

4.8 Classificazione dellInternational Agency for Research on Cancer (IARC)


La IARC individua 5 categorie di cancerogenesi cos suddivise:
Gruppo 1: Cancerogeni umani: categoria riservata alle sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenicit per luomo;
Gruppo 2: diviso in due sottogruppi, denominati A e B.
Sottogruppo 2A - Probabili cancerogeni umani: categoria riservata alle sostanze con limitata evidenza di cancerogenicit per luomo e sufficiente evidenza per gli animali. In via eccezionale anche sostanze per le quali sussiste o
solo limitata evidenza per luomo o solo sufficiente evidenza per gli animali purch supportata da altri dati di rilievo.
Sottogruppo 2B - Sospetti cancerogeni umani: usato per le sostanze con limitata evidenza per luomo in assenza di sufficiente evidenza per gli animali o per quelle con sufficiente evidenza per gli animali ed inadeguata
evidenza o mancanza di dati per luomo. In alcuni casi possono essere inserite in questo gruppo anche le sostanze con solo limitata evidenza per gli animali purch questa sia saldamente supportata da altri dati rilevanti.
Gruppo 3: Sostanze non classificabili per la cancerogenicit per luomo: in questo gruppo sono inserite le
sostanze che non rientrano in nessun altra categoria prevista.
Gruppo 4: Non cancerogeni per luomo: sostanze con evidenza di non cancerogenicit sia per luomo che
per gli animali. In alcuni casi, possono essere inserite in questa categoria le sostanze con inadeguata evidenza
o assenza di dati per luomo ma con provata mancanza di cancerogenicit per gli animali, saldamente supportata da altri dati di rilievo.

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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

4.9 Classificazione della Commissione Consultiva Tossicologica


Nazionale Italiana (CCTN)
La CCTN classifica le sostanze cancerogene in 5 categorie:
Categoria 1: sostanze per le quali esiste una sufficiente evidenza di effetti cancerogeni sulluomo, tali da stabilire un nesso causale tra lesposizione e lo sviluppo di tumori.
Categoria 2: sostanze per le quali, sulla base di adeguati studi a lungo termine effettuati su animali e/o altre
informazioni specifiche, esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che lesposizione delluomo ad
esse possa provocare lo sviluppo di tumori.
Categoria 3: sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni nelluomo sulla base di
osservazioni in adeguati studi a lungo termine effettuati su animali e/o di altre informazioni specifiche. Appartengono a questa categoria le sostanze che hanno prodotto nellanimale tumori di incerto significato e le
sostanze per le quali il meccanismo dazione e il risultato di studi sul metabolismo e sulla tossicocinetica sollevano fondati dubbi sullanalogia fra effetti osservati nellanimale da esperimento e quelli prevedibili nelluomo. Possono rientrare in questa categoria anche le sostanze per le quali sono stati eseguiti studi sperimentali
ed epidemiologici insufficienti o limitati che hanno suggerito effetti cancerogeni.
Categoria 4: sostanze non valutabili per lassenza di studi o in quanto sono state oggetto di studi inadeguati,
o di studi limitati che comunque non hanno segnalato effetti cancerogeni.
Categoria 5: sostanze da ritenere probabilmente prive di cancerogenicit per luomo, sulla base di studi sperimentali adeguati e/o di studi epidemiologici adeguati insieme ad altre informazioni specifiche.

4.10 Classificazione della Environmental Protection Agency (EPA)


La classificazione dellEPA prevede sette gruppi di sostanze contraddistinti ciascuno da lettere:
Gruppo A: Cancerogeni umani: sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenicit in studi epidemiologici.
Gruppo B: Probabili cancerogeni umani: diviso in due sottogruppi, denominati B1 e B2.
Sottogruppo B1: comprende sostanze con limitata evidenza di cancerogenicit in studi epidemiologici.
Sottogruppo B2: comprende sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenicit in studi su animali e inadeguata evidenza o assenza di dati in studi sulluomo.
Gruppo C: Sospetti cancerogeni umani: raccoglie sostanze con limitata evidenza di cancerogenicit per
gli animali e assenza di dati o dati negativi o dati inadeguati sulluomo.
Gruppo D: Sostanze non classificabili: riservato alle sostanze con inadeguata evidenza di cancerogenicit
sia nelluomo che negli animali o sostanze per cui non sono disponibili dati.
Gruppo E: Non cancerogeni: sostanze che non hanno dimostrato potenzialit cancerogene in almeno due
studi su animali, condotti in modo adeguato su specie diverse, o sia in studi animali che epidemiologici.

34

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

4.11 Classificazione del National Toxicology Program (NTP)


Il NTP degli Stati Uniti ha elaborato una classificazione dei composti cancerogeni in base a valutazioni sperimentali effettuate sul ratto e sul topo ottenendo delle classi di evidenza:
chiara evidenza di cancerogenicit (clear evidence): quando gli studi rilevano un aumento dellincidenza di
tumori maligni o un sostanziale incremento di tumori benigni o una combinazione di entrambi, dose correlato;
limitata evidenza di cancerogenicit (some evidence): quando gli studi dimostrano un aumento dellincidenza di tumori benigni o un aumento solo marginale dellincidenza di tumori maligni in diversi organi
o tessuti o, ancora, un modico aumento di tumori benigni o maligni;
equivoca evidenza di cancerogenicit (equivocal evidence): comprende le sostanze che rivelano un aumento marginale di tumori maligni;
nessuna evidenza di cancerogenicit (no evidence): utilizzata quando gli studi non mettono in evidenza
alcun aumento significativo dellincidenza n di tumori maligni, n benigni;
studio inadeguato di cancerogenicit (inadequate study): quando gli studi, per gravi limiti qualitativi e/o
quantitativi, non possono essere interpretati n in senso positivo, n negativo.

4.12 Classificazione dellAmerican Conference of Industrial Hygienists (ACGIH)


La classificazione dellACGIH prevede cinque gruppi di sostanze.
A1. Carcinogeno riconosciuto per luomo: lagente risultato carcinogeno per luomo sulla base dei risultati di studi epidemiologici o di evidenza clinica convincente in esposti umani.
A2. Carcinogeno sospetto per luomo: lagente risultato carcinogeno in animali da esperimento: a livelli di dose, per vie di somministrazione, in siti di tipo istologico, o per meccanismi che non sono
considerati rilevanti per lesposizione dei lavoratori. Gli studi epidemiologici disponibili sono contrastanti, controversi o insufficienti per confermare un incremento del rischio di cancro per luomo
esposto.
A3. Carcinogeno per lanimale: lagente risultato carcinogeno in animali da esperimento ad una dose relativamente elevata o per vie di somministrazione, in siti di tipo istologico o per meccanismi che non
vengono considerati rilevanti per i lavoratori esposti. Gli studi epidemiologici disponibili non confermano un incremento del rischio del cancro per luomo esposto. Le conoscenze disponibili suggeriscono come improbabile che lagente causi il cancro nelluomo, se non in improbabili e non comuni
situazioni espositive.
A4. Non classificabile come carcinogeno per luomo: attualmente non esistono dati o quelli esistenti sono
inadeguati per classificare lagente per quanto riguarda la cancerogenicit per luomo e/o gli animali.
A5. Non sospetto come carcinogeno per luomo: lagente non ritenuto essere carcinogeno per luomo sulla
base di studi epidemiologici appropriatamente condotti sulluomo. Questi studi hanno un follow-up sufficientemente prolungato, storie espositive affidabili, dosi sufficientemente elevate e evidenza statistica
adeguata per concludere che lesposizione allagente non comporta un rischio significativo di cancro
per luomo. Levidenza di scarsa cancerogenicit nelle prove su animali viene considerata se supportata da altri dati pertinenti.
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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

Per le sostanze per le quali non si dispone di dati di carcinogenicit sulluomo e su animali da esperimento,
non viene data alcuna designazione relativa alla cancerogenicit.
Di seguito vengono riassunte in una tabella le classificazioni viste e le relative classi da queste individuate:

Classi di cancerogeni
per l'uomo
Cancerogeno riconosciuto
Cancerogeno probabile
Cancerogeno sospetto
Non classificabile
come cancerogeno
Non cancerogeno

UE

Categorie di cancerogenesi
CCTN EPA IARC ACGIH

1
2
3

1
2
3

A
B1/B2
C

1
2A
2B

A1
A2
A3

A4

A5

4.13 Valutazione della cancerogenicit dei preparati/miscele


Un preparato/miscela, come previsto dal D.Lgs. 285/98 (sostituito dal D.Lgs. n. 65 del 14/03/03), considerato cancerogeno e/o mutageno quando contiene almeno una sostanza cancerogena e/o mutagena in percentuale maggiore o uguale allo 0,1%, salvo limiti diversi e specifici di cancerogenicit riportati nella scheda
delle singole sostanze nellAllegato I alla Direttiva 67/548 CEE e s.m.i.
Di seguito di riporta una tabella riassuntiva.

CLASSIFICAZIONE DELLE SOSTANZE

CLASSIFICAZIONE DEL PREPARATO


Concentrazione

Frasi di Rischio

Sostanze cancerogene di categoria 1 e 2

Conc. > 0,1 % cancerogeno

R45 o R49 obbligatoria

Sostanze cancerogene di categoria 3

Conc. > 1 % cancerogeno

R40 obbligatoria

36

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

4.14 Sostanze e preparati pericolosi per lambiente


Le sostanze che risultano appartenere esclusivamente a tale classe di pericoli non sono oggetto di valutazione
ai sensi del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.
Pericolosi per lambiente: le sostanze e i preparati che, qualora si diffondano nellambiente, presentano o
possono presentare rischi immediati o differiti per una o pi delle componenti ambientali.

4.15 I simboli associati ai rischi


I simboli convenzionali adottati dalla classificazione della Unione Europea, specificati nellallegato II della
direttiva 93/21/CEE, associati alle diverse tipologie di rischio sopraccitati sono riportati al paragrafo .4.36
nella tabella di correlazione con quanto previsto dal regolamento CLP.
In molti casi possono essere compresenti pi rischi per la stessa sostanza.

4.16 Le frasi di rischio (R) e di prudenza (S)


Le frasi di rischio, identificabili dalla lettera R seguita da un numero che indica la natura del rischio (1-68),
sono rappresentate da frasi standard che illustrano in forma sintetica i rischi connessi allutilizzo ed alla manipolazione di sostanze pericolose.
Le frasi o consigli di prudenza invece, identificati dalla lettera S seguita da un numero (1-64), sono costituiti
da frasi standard che descrivono brevemente le procedure di sicurezza da mettere in atto al fine di minimizzare i rischi connessi allutilizzo e alla manipolazione di sostanze pericolose.
Inoltre linterazione di sostanze di diversa natura possono produrre dei rischi per la salute dei lavoratori che
sono schematizzati nelle combinazioni delle frasi R ed S.

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4.17 Elenco delle frasi di rischio (R)


Le frasi di rischio richiamano i rischi insiti nei preparati pericolosi relativamente alla loro reattivit, nocivit,
tossicit e irritabilit per tutte le vie di penetrazione dellorganismo, al pericolo di produrre effetti irreversibili, sensibilizzanti e gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata o dopo una singola esposizione.
FRASI DI RISCHIO R
R1

Esplosivo allo stato secco

R2

Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti dignizione

R3

Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione

R4

Forma composti metallici esplosivi moto sensibili

R5

Pericolo di esplosione per riscaldamento

R6

Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria

R7

Pu provocare un incendio

R8

Pu provocare l'accensione di materie combustibili

R9

Esplosivo in miscela con materie combustibili

R10

Infiammabile

R11

Facilmente infiammabile

R12

Estremamente infiammabile

R14

Reagisce violentemente con l'acqua

R15

A contatto con l'acqua libera gas estremamente infiammabili

R16

Pericolo di esplosione se mescolato con sostanze comburenti

R17

Spontaneamente infiammabile all'aria

R18

Durante l'uso pu formare con aria miscele esplosive/infiammabili

R19

Pu formare perossidi esplosivi

R20

Nocivo per inalazione

R21

Nocivo a contatto con la pelle

R22

Nocivo per ingestione

R23

Tossico per inalazione

R24

Tossico a contatto con la pelle

R25

Tossico per ingestione

R26

Molto tossico per inalazione

R27

Molto tossico a contatto con la pelle

R28

Molto tossico per ingestione

R29

A contatto con l'acqua libera gas tossici

R30

Pu divenire facilmente infiammabile durante l'uso

R31

A contatto con acidi libera gas tossico

R32

A contatto con acidi libera gas altamente tossico

R33

Pericolo di effetti cumulativi

R34

Provoca ustioni

38

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

FRASI DI RISCHIO R
R35

Provoca gravi ustioni

R36

Irritante per gli occhi

R37

Irritante per le vie respiratone

R38

Irritante per la pelle

R39

Pericolo di effetti irreversibili molto gravi

R40

Possibilit di effetti irreversibili

R41

Rischio di gravi lesioni oculari

R42

Pu provocare sensibilizzazione per inalazione

R43

Pu provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle

R44

Rischio di esplosione per riscaldamento in ambiente confinato

R45

Pu provocare il cancro

R46

Pu provocare alterazioni genetiche ereditarie

R48

Pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata

R49

Pu provocare il cancro per inalazione

R50

Altamente tossico per gli organismi acquatici

R51

Tossico per gli organismi acquatici

R52

Nocivo per gli organismi acquatici

R53

Pu provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico

R54

Tossico per la flora

R55

Tossico per la fauna

R56

Tossico per gli organismi del terreno

R57

Tossico per le api

R58

Pu provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente

R59

Pericoloso per lo strato di ozono

R60

Pu ridurre la fertilit

R61

Pu danneggiare i bambini non ancora nati

R62

Possibile rischio di ridotta fertilit

R63

Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati

R64

Possibile rischio per i bambini allattati al seno

R65

Pu causare danni polmonari se ingerito

R66

L'esposizione ripetuta pu provocare secchezza e screpolatura della pelle

R67

L'inalazione dei vapori pu provocare sonnolenza e vertigini

R68

Possibilit di effetti irreversibili

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CLASSIFICAZIONE (R) PER CATEGORIE


PROPRIET CHIMICO-FISICHE
ESPLOSIVI (E)

R1
R2
R3
R4
R5
R6
R16
R18
R19
R44

Esplosivi allo stato secco


Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti di ignizione
Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti di ignizione
Forma composti metallici esplosivi molto sensibili
Pericolo di esplosione per riscaldamento
Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria
Pericolo di esplosione se mescolato con sostanze comburenti
Durante l'uso pu formare con l'aria miscele esplosive/infiammabili
Pu formare perossidi esplosivi
Rischio di esplosione per riscaldamento in ambiente confinato

R7
R8
R9

Pu provocare un incendio
Pu provocare l'accensione di materiali combustibili
Esplosivo in miscela con materie combustibili

COMBURENTI (O)

ESTREMAMENTE INFIAMMABILI (F+)

R12
R13

Liquidi con punto infiammabilit minore di 0 C e punto di ebollizione minore o uguale di 35 C


Gas che a temperatura e pressione ambiente si infiammano a contatto con l'aria
FACILMENTE INFIAMMABILE (F)

R15
R17
R30

Solidi che infiammano a contatto con una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o consumarsi
anche dopo l'allontanamento di tale sorgente
Sostanza che a contatto con l'acqua libera gas estremamente infiammabili (almeno 1 l/kg/h)
Sostanza che spontaneamente si infiamma all'aria
Sostanza che pu divenire facilmente infiammabile durante l'uso

R10

Sostanza con punto di infiammabilit compreso fra 21 C e 25 C

R14

Sostanza che reagisce violentemente con l'acqua

R11

INFIAMMABILI
ALTRE

PROPRIET TOSSICOLOGICHE
MOLTO TOSSICO (T+)

R26
R27
R28
R32
R39

Molto tossico per inalazione


Molto tossico a contatto con la pelle
Molto tossico per ingestione
A contatto con acidi libera gas molto tossici
Pericolo di effetti irreversibili molto gravi
TOSSICO (T)

R23
R24
R25
R29
R31
R33
R39
R48

40

Tossico per inalazione


Tossico a contatto con la pelle
Tossico per ingestione
A contatto con l'acqua libera gas tossici
A contatto con acidi libera gas tossici
Pericolo di effetti cumulativi
Pericolo di effetti irreversibili molto gravi
Pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

PROPRIET TOSSICOLOGICHE
NOCIVO (Xn)

R20
R21
R22
R48
R65
R67
R68

Nocivo per inalazione


Nocivo a contatto con la pelle
Nocivo per ingestione
Pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata
Nocivo: pu causare danni ai polmoni in caso di ingestione
L'inalazione dei vapori pu provocare sonnolenza e vertigini
Possibilit di effetti irreversibili

R34
R35

Provoca ustioni
Provoca gravi ustioni

R36
R37
R38
R41

Irritante per gli occhi (notevoli lesioni entro 72h - persistenza 24h)
Irritante per le vie respiratorie
Irritante per la pelle (esposizione 4h - durata sintomi 24h)
Rischi di gravi lesioni oculari (gravi lesioni entro 72h - persistenza 24h)

R42

Pu provocare sensibilizzazione per inalazione

R43
R66

Pu provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle


L'esposizione ripetuta pu provocare secchezza e screpolature alla pelle

CORROSIVO (C)

IRRITANTE (Xi)

SENSIBILIZZANTE (Xn)
SENSIBILIZZANTE (XI)

CANCEROGENO (T)

R45
R49

Pu provocare il cancro
Pu provocare il cancro per inalazione
CANCEROGENO (Xn)

R40

Possibilit di effetti cancerogeni - prove insufficienti

R46

Pu provocare alterazioni genetiche ereditarie

R40

Possibilit di effetti cancerogeni - prove insufficienti

R60
R61

Pu ridurre la fertilit
Pu danneggiare i bambini non ancora nati

R62
R63
R64

Possibile rischio di ridotta fertilit


Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati
Possibile rischio per i bambini allattati al seno

MUTAGENO (T)
MUTAGENO (Xn)
TOSSICO PER LA RIPRODUZIONE (T)

TOSSICO PER LA RIPRODUZIONE (Xn)

PROPRIET ECO-TOSSICOLOGICHE (N)


PERICOLOSO PER LAMBIENTE (N)

R50
R51
R52
R53
R54
R55
R56
R57
R58
R59

Altamente tossico per gli organismi acquatici


Tossico per gli organismi acquatici
Nocivo per gli organismi acquatici
Pu provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico
Tossico per la flora
Tossico per la fauna
Tossico per gli organismi del terreno
Tossico per le api
Pu provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente
Pericoloso per lo strato di ozono

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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

Le combinazioni delle frasi R sono da considerare frasi uniche ed in genere vengono impiegate quando un preparato appartiene simultaneamente a pi categorie di pericolo. Queste combinazioni vengono formulate a partire dalle frasi semplici.

COMBINAZIONI DELLE FRASI DI RISCHIO R


R 14/15

Reagisce violentemente con l'acqua liberando gas estremamente infiammabili

R 15/21

A contatto con acqua libera gas tossici estremamente infiammabili

R 20/21

Nocivo per inalazione e contatto con la pelle

R 20/22

Nocivo per inalazione e ingestione

R 20/21/22

Nocivo per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione

R 21/22

Nocivo a contatto con la pelle e per ingestione

R23/24

Tossico per inalazione e contatto con la pelle

R23/25

Tossico per inalazione e ingestione

R 23/24/25

Tossico per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione

R 24/25

Tossico a contatto con la pelle e per ingestione

R 26/27

Molto tossico per inalazione e contatto con la pelle

R 26/28

Molto tossico per inalazione e per ingestione

R 26/27/28

Molto tossico per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione

R 27/28

Molto tossico a contatto con la pelle e per ingestione

R 36/37

Irritante per gli occhi e le vie respiratorie

R 36/38

Irritante per gli occhi e la pelle

R 36/37/38

Irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle

R 37/38

Irritante per le vie respiratorie e la pelle

R 39/23

Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione

R 39/24

Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle

R 39/25

Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per ingestione

R 39/23/24

Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e a contatto con la pelle

R 39/23/25

Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione ed ingestione

R 39/24/25

R 39/26

Tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle e per ingestione
Tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione, R contatto con la pelle
e per ingestione
Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili motto gravi per inalazione

R 39/27

Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle

R 39/28

Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per ingestione

R 39/26/27

Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e a contatto con la pelle

R 39/26/28

Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione ed ingestione

R 39/27/28

Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle e per inalazione
Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione, contatto con la pelle
e per ingestione

R 39/23/14/25

R 39/26/27/28

42

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

COMBINAZIONI DELLE FRASI DI RISCHIO R


R 40/20

Nocivo: possibilit di effetti irreversibili per inalazione

R 40/21

Nocivo: possibilit di effetti irreversibili a contatto con la pelle

R 40/22

Nocivo: possibilit di effetti irreversibili per ingestione

R 40/20/21

Nocivo: possibilit di effetti irreversibili per inalazione e a contatto con la pelle

R 40/20/22

Nocivo: possibilit di effetti irreversibili per inalazione ed ingestione

R 40/21/22

Nocivo: possibilit di effetti irreversibili a contatto con la pelle e per ingestione

R 40/20/21/22

Nocivo: possibilit di effetti irreversibili per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione

R 42/43

Pu provocare sensibilizzazione per inalazione e contatto con la pelle

R 48/20

Nocivo: pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata per inalazione

R 48/21

Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle

R 48/22

Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per ingestione
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e a contatto
con la pelle
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e ingestione
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle
e per ingestione
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione, a contatto
con la pelle e per ingestione
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione

R 48/20/21
R 48/20/22
R 48/21/22
R 48/20/21/22
R 48/23
R 48/24

Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle

R 48/25

Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per ingestione
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e a contatto
con la pelle
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione
ed ingestione
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle
e per ingestione
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione, a contatto
con la pelle e per ingestione
Altamente tossico per gli organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per
l'ambiente acquatico
Tossico per gli organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente
acquatico
Nocivo per gli organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente
acquatico

R 48/23/24
R 48/23/25
R 48/24/25
R 48/23/24/25
R 50/53
R 51/53
R 52/53

43

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

4.18 Elenco delle frasi di prudenza (S)


Le frasi di prudenza, come in precedenza richiamato, indicano le cautele che bisogna adottare nei confronti
dei preparati pericolosi relativamente alle modalit di conservazione, ai modi corretti di impiego e di manipolazione e alluso corretto dei mezzi personali di protezione.

FRASI DI PRUDENZA S
S1

Conservare sotto chiave

S2

Conservare fuori della portata dei bambini

S3

Conservare in luogo fresco

S4

Conservare lontano da locali di abitazione

S5

Conservare sotto (liquido appropriato da indicarsi da parte del fabbricante)

S6

Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da parte del fabbricante)

S7

Conservare il recipiente ben chiuso

S8

Conservare al riparo dall'umidit

S9

Conservare il recipiente in luogo ben ventilato

S12

Non chiudere ermeticamente il recipiente

S13

Conservare lontano da alimenti o mangimi e da bevande

S14

Conservare lontano da (sostanze incompatibili da precisare da parte del produttore)

S15

Conservare lontano dal calore

S18

Conservare lontano da fiamme e scintille - Non fumare

S20

Non mangiare n bere durante l'impiego

S21

Non fumare durante l'impiego

S22

Non respirare le polveri

S23

Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosol/termine(i) appropriato(i) da precisare da parte del produttore

S24

Evitare il contatto con la pelle

S25

Evitare il contatto con gli occhi

S26

In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua consultare un medico

S27

S29

Togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati


In caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente ed abbondantemente con (prodotti idonei da indicarsi
da parte del fabbricante)
Non gettare i residui nelle fognature

S30

Non versare acqua sul prodotto

S33

Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche

S35

Non disfarsi del prodotto e del recipiente se non con le dovute precauzioni

S36

Usate indumenti protettivi adatti

S28

44

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

FRASI DI PRUDENZA S
S37

Usare guanti adatti

S38

In caso di ventilazione insufficiente, usare un apparecchio respiratorio adatto

S39

S44

Proteggersi gli occhi/la faccia


Per pulire il pavimento e gli oggetti contaminati da questo prodotto, usare ... (da precisare da parte
del produttore)
In caso di incendio c/o esplosione non respirare i fumi
Durante le fumigazioni/polimerizzazioni usare un apparecchio respiratorio adatto termine(i) appropriato(i)
da precisare da parte del produttore
In caso di incendio usare (mezzi estinguenti idonei da indicarsi da parte del fabbricante. Se l'acqua aumenta
il rischio precisare "Non usare acqua")
In caso di incidente o di malessere consultare immediatamente il medico (se possibile, mostrargli etichetta)

S46

In caso d'ingestione consultare immediatamente il medico e mostrargli il contenitore o l'etichetta

S47

Conservare a temperatura non superiore a gradi centigradi C (da precisare da parte del fabbricante)

S48

Mantenere umido con ... (mezzo appropriato da precisare da parte del fabbricante)

S49

Conservare soltanto nel recipiente originale

S50

Non mescolare con ... (da specificare da parte del fabbricante)

S51

Usare soltanto in luogo ben ventilato

S52

Non utilizzare su grandi superfici in locali abitati

S53

Evitare l'esposizione-procurarsi speciali istruzioni prima dell'uso

S56

Smaltire questo materiale e relativi contenitori in un punto di raccolta rifiuti pericolosi o speciali autorizzato

S57

Usare contenitori adeguati per evitare l'inquinamento ambientale

S59

Richiedere informazioni al produttore/fornitore per il recupero/riciclaggio

S60

Questo materiale e il suo contenitore devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi

S61

Non disperdere nell'ambiente. Riferirsi alle Istruzioni speciali schede informative in materia di sicurezza

S62

Non provocare il vomito: consultare immediatamente il medico e mostrargli il contenitore o l'etichetta

S63

In caso di incidente per inalazione, allontanare l'infortunato della zona contaminata e mantenerlo a riposo

S64

In caso di ingestione sciacquare la bocca con acqua (solamente se l'infortunato cosciente)

S40
S41
S42
S43

45

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

Le combinazioni delle frasi S sono da considerare frasi uniche ed in genere vengono impiegate quando un preparato deve essere manipolato con particolare cautela. Queste combinazioni vengono formulate a partire dalle
frasi semplici.

COMBINAZIONI DELLE FRASI DI PRUDENZA S


S 1/2

Conservare sotto chiave e fuori della portata dei bambini

S 3/7

S 3/9/49

Tenere il recipiente ben chiuso in luogo fresco


Conservare in luogo fresco e ben ventilato lontano da ... (materiali incompatibili da precisare da parte
del fabbricante)
Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e ben ventilato lontano da ... (materiali
incompatibili da precisare da parte del fabbricante)
Conservare soltanto nel contenitore originale in luogo fresco e ben ventilato

S 3/14

Conservare in luogo fresco lontano da ... (materiali incompatibili da precisare da parte del fabbricante)

S 7/8

Conservare il recipiente ben chiuso e al riparo dall'umidit

S 7/9

Tenere il recipiente ben chiuso e in luogo ben ventilato


Tenere il recipiente ben chiuso e a temperatura non superiore a ... gradi centigradi C (da precisare
da parte del fabbricante)
Non mangiare, n bere, n fumare durante l'impiego

S 3/9/14
S 3/9/14/49

S 7/47
S 20/21
S 24/25

S 29/56

Evitare il contatto con gli occhi e con la pelle


In caso di contatto con la pelle, togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati e lavarsi
immediatamente e abbondantemente con ... (prodotti idonei da indicarsi da parte del fabbricante)
Non gettare i residui nelle fognature; non disfarsi del prodotto e del recipiente se non con dovute
precauzioni
Non gettare i residui nelle fognature

S 36/37

Usare indumenti protettivi e guanti adatti

S 36/37/39

Usare indumenti protettivi e guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia

S 36/39

Usare indumenti protettivi adatti e proteggersi gli occhi/la faccia

S 37/39

Usare guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia

S 47/49

Conservare soltanto nel contenitore originale a temperatura non superiore a ... (da parte del fabbricante)

S 27/28
S 29/35

46

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

4.19 REACH e CLP - Caratteristiche di pericolosit delle sostanze


REACH (acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical substances) il
regolamento Europeo n. 1907/2006 per la Registrazione, la Valutazione, lAutorizzazione e la Restrizione
delle sostanze chimiche. entrato in vigore il 1 giugno 2007 per rendere pi efficace e migliorare il quadro
legislativo precedente sulle sostanze chimiche nellUnione Europea (UE). REACH attribuisce allindustria
una maggiore responsabilit sulla gestione dei rischi che le sostanze chimiche possono presentare per la salute e lambiente.
In linea di massima, tale regolamento si applica a tutte le sostanze chimiche, non soltanto agli agenti chimici
impiegati nei processi industriali, ma anche a quelli usati nella vita quotidiana (per esempio nei prodotti di pulizia, nelle vernici e in articoli quali capi di abbigliamento, mobili e apparecchi elettrici); esso si applica alla
fabbricazione, allimmissione sul mercato o alluso di sostanze in quanto tali o in quanto componenti di
preparati o articoli, e allimmissione sul mercato di preparati. Gli obblighi descritti da REACH non si applicano direttamente a preparati e articoli (ad eccezione delle prescrizioni per le schede dati di sicurezza e
gli scenari desposizione, che si applicano anche ai preparati) bens alle sostanze in essi contenute.
REACH non si applica invece: alle sostanze radioattive, assoggettate a controllo doganale, intermedie non
isolate oltre che ai rifiuti e al trasporto. Inoltre una serie di sostanze esente da alcune parti delle disposizioni
REACH, nei casi in cui si applica unaltra normativa equivalente (per esempio per le sostanze usate nei prodotti medicinali). Per ora, i polimeri sono esenti dalla registrazione.
Norme speciali si applicano agli agenti usati per la ricerca e lo sviluppo e alla registrazione di sostanze intermedie isolate.
Gli obiettivi che si vogliono raggiungere con REACH sono:
migliorare la protezione della salute umana e dellambiente contro i possibili rischi presentati dalle sostanze chimiche;
aumentare la competitivit dellindustria chimica dellUE;
promuovere metodi alternativi per la valutazione dei pericoli delle sostanze chimiche;
garantire la libera circolazione di sostanze nel mercato interno dellUE.
Integrato a REACH stato approvato il regolamento CLP (CE) n. 1272/2008 (acronimo inglese di Classification, Labelling and Packaging) sulla classificazione, letichettatura e limballaggio delle sostanze e delle miscele pericolose che, dal 2010 al 2015 vige in sovrapposizione al DPP e DSP e dal 2015 abroga le direttive
sopra citate (67/548/CEE e 1999/45/CE). Inoltre modifica il regolamento (CE) n. 1907/2006.
Il regolamento CLP attua quanto previsto dal sistema GHS (acronimo di Globally Harmonized System, in
italiano: Sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche) il quale
costituito da una serie di raccomandazioni internazionali, la cui applicazione facoltativa; lUE ha voluto
rendere obbligatorie tali raccomandazioni integrandole nel diritto comunitario; dal 2009 i criteri del sistema
GHS sono quindi inclusi nella normativa che disciplina i trasporti nellUnione Europea.
Il regolamento CLP completa alcune classi o categorie di pericolo non presenti nellattuale normativa UE relativa alla fornitura e allutilizzo, ma che gi sono parte del sistema di trasporto nellambito della UE; esso,
si integra pienamente con il REACH e da questo ha acquisito alcune disposizioni fra cui:
obbligo per le aziende di classificare le proprie sostanze e miscele e notificarne le classificazioni;
elaborazione di un elenco armonizzato di sostanze classificate a livello comunitario;
definizione di un inventario di classificazione ed etichettatura costituito da tutte le notifiche e classificazioni armonizzate di cui sopra.
47

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

4.20 Classi e categorie di pericolo individuate dal CLP


Il regolamento CLP definisce 28 classi di pericolo: 16 classi di pericolo fisico, 10 classi di pericolo per la salute umana, una classe di pericolo per lambiente e una classe supplementare per le sostanze pericolose per
lo strato di ozono. In generale alcune classi di pericolo possono comprendere differenziazioni, altre possono
comprendere categorie di pericolo.
Le classi basate sulle propriet fisico-chimiche sono diverse dalle attuali categorie di pericolo. Esse tengono
conto anche delle classi definite nella legislazione internazionale riguardante il trasporto di merci pericolose.
inoltre probabile che le modifiche ai valori soglia e ai metodi di calcolo delle miscele portino alla classificazione di un maggior numero di sostanze chimiche.
Gli strumenti per comunicare il pericolo che deriva dalluso o dallesposizione ad una determinata sostanza
o miscela restano letichetta e la scheda di sicurezza oltre che gli scenari di esposizione (previsti da REACH
per certe classi di sostanze).

4.21 Classi e categorie di pericolo fisici


Relativamente alla classe di pericolo fisici le 16 categorie individuate sono di seguito elencate ed esplicitate:

Classi
Esplosivi
Gas infiammabili
Aerosol infiammabili
Gas comburenti
Gas sotto pressione
(gas compressi, liquefatti,
liquefatti refrigerati, disciolti)
Liquidi infiammabili
Solidi infiammabili
Sostanze
e miscele autoreattive
Liquidi piroforici
Solidi piroforici
Sostanze autoriscaldanti
Sostanze che, a contatto
con lacqua, emettono gas
infiammabili
Liquidi comburenti
Solidi comburenti
Perossidi organici
Corrosivi per i metalli

48

Categorie / divisioni / tipo


(esplosivi instabili,
divisioni 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, e 1,6)
(categorie 1 e 2)
(categorie 1 e 2)
(categoria 1)

(categorie 1, 2 e 3)
(categorie 1 e 2)
(tipo A, B, C, D, E, F, e G)
(tipi A e B)
(categoria 1)
(categoria 1)
(categoria 1 e 2)
(categoria 1, 2 e 3)
(categoria 1, 2 e 3)
(categoria 1, 2 e 3)
(tipo A, B, C, D, E, F e G)
(tipi da A a F)
(categoria 1)

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

Esplosivi
Sostanza o miscela esplosiva, una sostanza solida o liquida (o una miscela di sostanze) che pu, per reazione
chimica, sviluppare gas a una temperatura, una pressione e una velocit tali da causare danni nellarea circostante. Le sostanze pirotecniche sono comprese in questa definizione anche se non sviluppano gas.
Sostanza o miscela pirotecnica, una sostanza o miscela di sostanze destinata a produrre un effetto calorifico,
luminoso, sonoro, gassoso o fumogeno o una combinazione di tali effetti, a seguito di reazioni chimiche esotermiche automantenute non detonanti:
esplosivo instabile, una sostanza o miscela esplosiva termicamente instabile e/o troppo sensibile per essere
manipolata, trasportata e utilizzata in condizioni normali;
articolo esplosivo, un oggetto contenente una o pi sostanze o miscele esplosive;
articolo pirotecnico, un oggetto contenente una o pi sostanze o miscele pirotecniche;
esplosivo intenzionale, una sostanza, una miscela o un articolo fabbricati con lo scopo di produrre un effetto pratico, esplosivo o pirotecnico.

Gas infiammabili
Gas o miscela di gas con un campo di infiammabilit con laria a 20 C e a una pressione normale di
101,3 kPa.
Un gas infiammabile classificato nelle due seguenti categorie:
Categoria
1

Criteri
Gas che, a una temperatura di 20 C e alla pressione normale di 101,3 kPa:
a) sono infiammabili quando sono in miscela al 13% o meno (in volume) con l'aria;
b) hanno un campo di infiammabilit con laria di almeno 12 punti percentuali,
qualunque sia il loro limite inferiore di infiammabilit
Gas diversi da quelli della categoria 1 che, a una temperatura di 20 C e alla pressione normale
di 101,3 kPa, hanno un campo di infiammabilit se mescolati con laria

Gas comburente
Gas o miscela di gas capace, in genere per apporto di ossigeno, di provocare o favorire pi dellaria la combustione di altre materie.

Gas sotto pressione


I gas contenuti in un recipiente a una pressione relativa pari o superiore a 200 kPa o sotto forma di gas liquefatti o di gas liquefatti e refrigerati.
Comprendono i gas compressi, i gas liquefatti, i gas disciolti e i gas liquefatti refrigerati.

49

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

Liquidi infiammabili
Un liquido avente un punto di infiammabilit non superiore a 60 C.
Un liquido infiammabile classificato in una delle tre categorie di questa classe, secondo quanto di seguito

Categoria
1
2
3

Punto di infiammabilit
< 23 C
< 23 C
 23 C e

60 C

Punto di ebollizione
35 C
> 35 C

I gasoli, i carburanti diesel e gli oli da riscaldamento leggeri il cui punto di infiammabilit compreso tra
55 C e 75 C possono essere considerati come appartenenti alla categoria 3.

Solidi infiammabili
Un solido facilmente infiammabile o che pu provocare o favorire un incendio per sfregamento. I solidi facilmente infiammabili sono sostanze o miscele in polvere, granulari o pastose, che sono pericolose se possono
prendere fuoco facilmente per breve contatto con una sorgente daccensione, come un fiammifero che brucia, e se la fiamma si propaga rapidamente.

Sostanze e miscele autoreattive


Sono sostanze o miscele liquide o solide termicamente instabili, che possono subire una decomposizione fortemente esotermica, anche in assenza di ossigeno (aria). Questa definizione esclude le sostanze e miscele
classificate come esplosivi, perossidi organici o comburenti.
Si considera che una sostanza o miscela autoreattiva possiede propriet esplosive se, durante le prove di laboratorio, si rivela in grado di detonare, deflagrare rapidamente o reagire violentemente al riscaldamento sotto
confinamento.

Liquidi piroforici
Una sostanza o miscela liquida che, anche in piccole quantit, pu infiammarsi in meno di cinque minuti
quando entra in contatto con laria.

Solidi piroforici
Una sostanza o miscela solida che, anche in piccole quantit, pu accendersi in meno di cinque minuti quando
entra in contatto con laria.

50

4. Sostanze e preparati/miscele pericolose

Sostanze e miscele autoriscaldanti


Sostanza o miscela liquida o solida diversa da un liquido o solido piroforico che, per reazione con laria e senza
apporto di energia, pu autoriscaldarsi. Una tale sostanza o miscela differisce da un liquido o solido piroforico per il fatto che si accende solo se in grande quantit (chilogrammi) e dopo un lungo lasso di tempo (ore
o giorni).

Sostanze e miscele che, a contatto con lacqua, sviluppano gas infiammabili


Sostanze o miscele solide o liquide che, per interazione con lacqua, possono diventare spontaneamente infiammabili o sviluppare gas infiammabili in quantit pericolose.

Liquidi comburenti
Una sostanza o miscela liquida che, pur non essendo di per s necessariamente combustibile, pu generalmente cedendo ossigeno causare o favorire la combustione di altre materie.

Solidi comburenti
Una sostanza o miscela solida che, pur non essendo di per s necessariamente combustibile, pu, generalmente cedendo ossigeno, causare o favorire la combustione di altre materie.

Perossidi organici
Sostanze organiche liquide o solide che contengono la struttura bivalente -O-O- e possono quindi essere considerate come derivati del perossido didrogeno, nei quali uno o due atomi di idrogeno sono sostituiti da radicali organici. Sotto questa denominazione sono comprese anche le miscele (formulazioni) di perossidi
organici contenenti almeno un perossido organico. I perossidi organici sono sostanze o miscele termicamente
instabili che possono subire una decomposizione esotermica autoaccelerata. Inoltre, possono avere una o pi
delle seguenti propriet:
i)
sono soggetti a decomposizione esplosiva;
ii) bruciano rapidamente;
iii) sono sensibili agli urti e agli sfregamenti;
iv) reagiscono pericolosamente al contatto con altre sostanze.

Sostanze o miscele corrosive per i metalli


Sostanza o miscela che, per azione chimica, pu attaccare o distruggere i metalli.

51

Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni

4.22 Classi e categorie di pericolo per effetti sulla salute


Per quanto riguarda la classe di pericolo pe