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Kluwer
SOSTANZE CANCEROGENE E
MUTAGENE
Approfondimenti, check list, formazione,
obblighi del datore di lavoro e sanzioni
In collaborazione con
2015 Wolters Kluwer Italia S.r.l. Strada 1, Palazzo F6 20090 Milanofiori Assago (MI)
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traduzione, di memorizzazione elettronica, di adattamento e di riproduzione totale o parziale con qualsiasi mezzo
sono riservati per tutti i Paesi.
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e non consentono operazioni di copia del testo e di stampa. La pubblicazione pu essere scaricata e consultata su un
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L'elaborazione dei testi curata con scrupolosa attenzione, leditore declina tuttavia ogni responsabilit per eventuali
errori o inesattezze.
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1
Sommario
1. Definizione e classificazione pag. 3
1.1 Classificazione europea 4
1.2 Classificazione IARC .. 5
1.3 Classificazione CCTN .. 7
1.4 Classificazione EPA . 7
1.5 Classificazione NTP 8
1.6 Classificazione ACGIH 9
2. Assorbimento e tossicit 10
3. Obblighi del datore di lavoro .... 18
3.1 Valutazione del rischio (art. 236, D.Lgs. n. 81/2008) 19
3.2 Misure di prevenzione e protezione. Dispositivi di protezione individuali . 20
3.3 Informazione e formazione (art. 239, D.Lgs. n. 81/2008) . 22
3.4 Segnaletica 22
3.5 Esposizione non prevedibile (art. 240, D.Lgs. n. 81/2008) .. 22
3.6 Operazioni lavorative particolari (art. 241, D.Lgs. n. 81/2008) 23
3.7 Sorveglianza sanitaria (artt. 242,243,244 e 245 D.Lgs. n. 81/2008; D.M. n. 155/2007) 23
4. Questioni interpretative .. 26
5. Sanzioni .. 27
Appendice A
Fonti normative . 29
Approfondimento
Sostanze cancerogene - Classificazioni . 30
Formulario
Mod. C 81/1 Registro esposti a sostanze cancerogene - Registro cancerogeni
Mod. C 81/2 Registro esposti a sostanze cancerogene - Registro cancerogeni
Mod. C 81/3 Registro esposti a sostanze cancerogene - Registro cancerogeni
Allegati
Linee guida ISPRA per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti
Cancerogeni e Mutageni
Lezione di formazione sul tema Agenti cancerogeni e mutageni
Esposizione professionale a cancerogeni: le nuove valutazioni IARC
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2
1. Definizione e classificazione
Si definiscono cancerogeni chimici i composti che possono determinare neoplasie nei soggetti esposti,
anche a distanza di anni dal momento della cessazione dell'esposizione stessa.
"E' cancerogena una sostanza o una miscela di sostanze che causa il cancro o ne aumenta l'incidenza. Le
sostanze che hanno causato linsorgenza di tumori benigni o maligni nel corso di studi sperimentali
correttamente eseguiti su animali sono anche considerate cancerogene presunte o so spette per l'uomo, a
meno che non sia chiaramente dimostrato che il meccanismo della formazione del tumore non rilevante
per luomo." (Regolamento CLP allegato I punto 3.6.1).
Si definiscono mutagene per le cellule geminali quelle sostanze che possono indurre mutazioni nelle cellule
responsabili della trasmissione del corredo genetico, quindi indurre alterazioni del patrimonio genetico
irreversibili e trasmissibili alla prole.
"Per mutazione sintende una variazione permanente della quantit o della struttura del materiale genetico
di una cellula. Il termine "mutageno" designa gli agenti che aumentano la frequenza delle mutazioni in
popolazioni di cellule e/o di organismi. [...] I termini pi generali "genotossico" e "genotossicit" si
riferiscono ad agenti o processi che modificano la struttura, il contenuto di informazioni o la segregazione
del DNA, compresi quelli che danneggiano il DNA interferendo con i normali processi di replicazione o che
alterano la replicazione del DNA in maniera non fisiologica ( non temporanea). I risultati dei test di
genotossicit servono in generale come indicatori per gli effetti mutageni." (Regolamento CLP allegato I
punto 3.5.1).
Si intende per (art. 234, Titolo IX, Capo II, D.Lgs. n. 81/2008):
a) agente cancerogeno:
1) una sostanza a cui assegnata la categoria di cancerogenicit 1A o 1B secondo ai criteri relativi
alla classificazione delle sostanze chimiche, definiti attualmente dal Regolamento CE n. 1272/2008 - c.d.
Regolamento CLP, in vigore per le sostanze dal 1 giugno 2010 (secondo i previgenti criteri stabiliti decreto
legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modificazioni, le categorie di cancerogenicit corrispondenti
erano la 1 e la 2);
2) una miscela (la vecchia denominazione era "preparato") contenente una o pi sostanze di cui al
punto 1), quando la concentrazione di una o pi delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti
di concentrazione per la classificazione della miscela nelle categorie di cancerogenicit 1A o 1B in base ai
criteri stabiliti attualmente dal Regolamento CE n. 1272/2008 - c.d. Regolamento CLP, in vigore per le
miscele dal 1 giugno 2015 (in precedenza stabiliti dai decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo
2003, n. 65, e successive modifiche e integrazioni);
3) una sostanza, un preparato o un processo di cui all'allegato XLII, nonch una sostanza od un
preparato emessi durante un processo previsto dall'allegato XLII;
b) agente mutageno:
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3
1) una sostanza a cui assegnata la categoria di mutagenicit 1A o 1B secondo i criteri relativi alla
classificazione delle sostanze chimiche, definiti attualmente dal Regolamento CE n. 1272/2008 - c.d.
Regolamento CLP, in vigore per le sostanze dal 1 giugno 2010 secondo i previgenti criteri stabiliti dal
decreto legislativo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modificazioni, le categorie di cancerogenicit
corrispondenti erano la 1 e la 2);
2) una miscela (la vecchia denominazione era "preparato") contenente una o pi sostanze di cui al
punto 1), quando la concentrazione di una o pi delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti
di concentrazione per la classificazione della miscela nelle categorie di mutagenicit 1 A o 1B in base ai
criteri stabiliti attualmente dal Regolamento CE n. 1272/2008 - c.d. Regolamento CLP, in vigore per le
miscele dal 1 giugno 2015 (in precedenza in base ai criteri stabiliti dai decreti legislativi 3 febbraio 1997, n.
52, e 14 marzo 2003, n. 65, e successive modifiche e integrazioni);
c) valore limite: se non altrimenti specificato, il limite della concentrazione media, ponderata in
funzione del tempo, di un agente cancerogeno o mutageno nell'aria, rilevabile entro la zona di respirazione
di un lavoratore, in relazione ad un periodo di riferimento determinato stabilito nell'alle gato XLIII.
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4
dati possono essere tratti da studi che dimostrano la presenza di effetti cancerogeni limitati per l'uomo o
per gli animali.
Sono contrassegnate dal pittogramma GHS08, dallavvertenza Attenzione e dalla frase di rischio H351:
Sospettato di provocare il cancro (indicare la via di esposizione se accertato che nessunaltra via di
esposizione comporta il medesimo pericolo).
Secondo la classificazione definita dall'Unione Europea (Regolamento CE n. 1272/2008) le sostanze
mutagene attuale per le cellule germinali sono divise in tre categorie:
Categoria 1A: Sostanze di cui si conoscono gli effetti mutagenici sulluomo
Sostanze di cui accertata la capacit di causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane o da
considerare come capaci di causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane. Sostanze di cui
accertata la capacit di causare mutazioni ereditarie. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso
causale tra lesposizione delluomo alla sostanza e la comparsa di alterazioni genetiche ereditarie, sulla
base di studi epidemiologici sull'uomo.
Sono contrassegnate dal pittogramma GHS08, dallavvertenza Pericolo e dalla frase di rischio H340:
Pu provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se accertato che nessun'altra via di
esposizione comporta il medesimo pericolo).
Categoria 1B: Sostanze presunte mutagene per l'uomo
Sostanze da considerare come capaci di causare mutazioni ereditarie nelle cellule germinali umane.
Esistono prove sufficienti per ritenere verosimile che lesposizione delluomo alla sostanza possa provocare
lo sviluppo di alterazioni genetiche ereditarie, in generale sulla base di dati ottenuti con sperimentazioni in
vivo.
Sono contrassegnate dal pittogramma GHS08, dallavvertenza Pericolo e dalla frase di rischio H340:
Pu provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se accertato che nessun'altra via di
esposizione comporta il medesimo pericolo).
Categoria 2: Sostanze sospette mutagene per l'uomo
Sostanze che destano preoccupazione per il fatto che potrebbero causare mutazioni eredit arie nelle cellule
germinali umane. La classificazione di una sostanza nella categoria 2 si basa sui risultati di test in vitro, non
sufficientemente convincenti o appropriati per giustificare la classificazione della sostanza nelle categorie
1A o 1B.
Sono contrassegnate dal pittogramma GHS08, dallavvertenza Attenzione e dalla frase di rischio H341:
Sospettato di provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se accertato che nessunaltra
via di esposizione comporta il medesimo pericolo).
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5
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6
Questa categoria viene utilizzata per gli agenti per i quali vi sono prove che suggeriscono lassenza di
cancerogenicit nell'uomo e negli animali da esperimento. In alcuni casi, possono essere inserite in questa
categoria le sostanze con inadeguata evidenza o assenza di dati per l'uomo ma con provata mancanza di
cancerogenicit per gli animali, saldamente supportata da altri dati di rilievo. Questo gruppo contiene
attualmente (2014) 1 sostanza.
Caratteristica della classificazioni IARC lestensione della definizione di cancerogeno non solo a sostanze
chimiche, ma anche a circostanze espositive caratteristiche di determinati processi di lavoro.
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7
Allo stato attuale, in seguito allarmonizzazione ai criteri UE, tale classificazione ha una valenza
essenzialmente storica.
1.4 Classificazione EPA
La classificazione della Environmental Protection Agency (EPA, 1989) prevede sette gruppi di sostanze
contraddistinti ciascuno da lettere:
Gruppo A - "Cancerogeni umani"
A questo gruppo vengono assegnate le sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenicit in studi
epidemiologici: vi sono prove epidemiologiche convincenti che dimostrano la causalit tra lesposizione
umana e il cancro; o, eccezionalmente, vi una forte evidenza epidemiologica, ampie prove dalla
sperimentazione animale, la conoscenza del meccanismo d'azione e informazioni circa il fatto che tale
modalit possa verificarsi negli esseri umani.
Gruppo B - "Probabili cancerogeni umani"
Si utilizza questa categoria quando i dati sono sufficienti per dimostrare il potenziale di effetto cancerogeno
per gli esseri umani, ma non raggiungono l'evidenza necessaria per la classificazione nel gruppo A.
Questo gruppo diviso in due sottogruppi, denominati B1 e B2.
Sottogruppo B1
Comprende sostanze con limitata evidenza di cancerogenicit in studi epidemiologici.
Sottogruppo B2
Comprende sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenicit in studi su animali e inad eguata evidenza
o assenza di dati in studi sull'uomo.
Gruppo C - "Sospetti cancerogeni umani"
Questo gruppo raccoglie sostanze con limitata evidenza di cancerogenicit per gli animali e assenza di dati o
dati negativi o dati inadeguati sull'uomo.
Gruppo D - "Sostanze non classificabili"
Questo gruppo riservato alle sostanze con inadeguata evidenza di cancerogenicit sia nell'uomo che negli
animali o sostanze per cui non sono disponibili dati.
Gruppo E - "Non cancerogeni"
A questo gruppo vengono assegnate sostanze che non hanno dimostrato potenzialit cancerogene in
almeno due studi su animali, condotti in modo adeguato su specie diverse, o sia in studi animali che
epidemiologici.
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8
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9
L'agente risultato carcerogeno per l'uomo sulla base dei risultati di studi epidemiologici o di evidenza
clinica convincente in esposti umani.
A2. Carcinogeno sospetto per l'uomo
Evidenza ridotta di cancerogenicit sull'uomo, ma evidenza sufficiente nell'animale da esperimento con
rilevanza per l'uomo.
L'agente risultato carcinogeno in animali da esperimento: a livelli di dose, per vie di somministrazione, in
siti di tipo istologico, o per meccanismi che non sono considerati rilevanti per l'esposizione dei lavoratori. I
dati epidemiologici disponibili sono invece contrastanti, controversi o insufficienti per confermare un
incremento del rischio di cancro per l'uomo esposto.
A3. Carcinogeno riconosciuto per l'animale con rilevanza non nota nell'uomo
L'agente risultato carcinogeno in animali da esperimento ad una dose relativamente elevata o per vie di
somministrazione, in siti di tipo istologico o per meccanismi che possono non essere rilevanti per i
lavoratori esposti. Gli studi epidemiologici disponibili non confermano un incremento del rischio del cancro
per l'uomo esposto. Le conoscenze disponibili suggeriscono come improbabile che l'agente causi il cancro
nell'uomo, se non in improbabili e non comuni situazioni espositive.
A4. Non classificabile come carcinogeno per l'uomo
Agente che lascia presupporre di poter risultare cancerogeno per luomo, ma che non pu essere
classificato definitivamente per insufficienza di dati.
Gli studi condotto sono inadeguati per classificare l'agente per quanto riguarda la cancerogenicit per
l'uomo e/o gli animali.
A5. Non sospetto come carcinogeno per l'uomo
L'agente non ritenuto essere carcerogeno per l'uomo sulla base di studi epidemiologici appropriatamente
condotti sull'uomo. Questi studi hanno un follow-up sufficientemente prolungato, storie espositive
affidabili, dosi sufficientemente elevate e evidenza statistica adeguata per concludere che l'esposizione
all'agente non comporta un rischio significativo di cancro per l'uomo. L'evidenza di scarsa cancerogenicit
nelle prove su animali viene considerata se supportata da altri dati pertinenti.
Per le sostanze per le quali non si dispone di dati di carcinogenicit sull'uomo e su animali da esperimento,
non viene data alcuna designazione relativa alla cancerogenicit.
Quadro riepilogativo
Un quadro riepilogativo con indicazione di alcune sostanze e delle relative classi di appartenenza, secondo
le classificazioni CCTN, CEE, EPA, IARC, NTP e ACGIH, riportato nella nota specifica "Sostanze cancerogene
- Classificazioni" cui si rinvia nella sezione approfondimento.
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10
2. Assorbimento e tossicit
Le sostanze cancerogene o mutagene possono essere assorbite per inalazione, ingestione o per contatto
cutaneo; la comparsa della neoplasia o della mutazione solitamente tardiva rispetto all'epoca di inizio
dell'esposizione e pu interessare, a seconda delle caratteristiche chimiche del composto e del suo
metabolismo, organi ed apparati anche distanti dalla sede di introduzione.
L'art. 234 del D.Lgs. n. 81/2008 definisce il concetto di valore limite di esposizione dei lavoratori per agenti
cancerogeni o mutageni.
L'allegato XLIII dello stesso decreto stabilisce dei valori limite per agenti cancerogeni, secondo la tabella
seguente:
Schema 1 Valori limite di esposizione professionale
Nome agente
Valore limite di
esposizione
professionale
Mg/m 3 (3)
ppm(4)
Osservazioni
Benzene
200-753-7
71-43-2
3,25 (5)
1 (5)
Pelle (6)
200-831
75-01-4
7,77 (5)
3 (5)
Polveri di legno
(1) EINECS: Inventario europeo delle sostanze chimiche esistenti (European Inventory of Existing Chemical
Susbstances).
(2) CAS: Numero Chemical Abstract Service.
(3) mg/m3 = milligrammi per metro cubo d'aria a 20 e 101,3 Kpa (corrispondenti a 760 mm di mercurio).
(4) ppm = parti per milione nell'aria (in volume: ml/m3 ).
(5) Valori misurati o calcolati in relazione ad un periodo di riferimento di otto ore.
(6) Sostanziale contributo al carico corporeo totale attraverso la pos sibile esposizione cutanea.
(7) Frazione inalabile; se le polveri di legno duro sono mescolate con altre polveri di legno, il valore limite si applica a
tutte le polveri di legno presenti nella miscela in questione.
L'American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH) indica quali cancerogeni per l'uomo
riconosciuti (A1) o sospetti (A2) i composti sottoelencati, raccomandando i relativi TLV; le sostanze ove non
vi indicazione di alcun valore del TLV non dovrebbero essere presenti nei luogh i di lavoro:
Schema 2 TLV per sostanze cancerogene riconosciute (A1) o sospette (A2)
Nome
Class.
TLV
ppm
A2
--
note
mg/m 3
0,2
CAS
note
7664-93-9
In collaborazione con
11
Aldeide formica
A2
0,3
4-Amminodifenile
A1
--
--
92-67-1
A2
--
--
1309-64-4
--
0,01
--
A1
Benzene
A1
(C)
0,37
0,1
TWA
0,5
STEL
TWA
1,6
STEL
2,5
(C)
fi bre/cc
50-00-0
1332-21-4
71-43-2
Benzidina
A1
--
--
92-87-5
Benzo[a]antracene
A2
--
--
56-55-3
Benzo[b]fluoroantene
A2
--
--
205-99-2
Benzo[a]pirene
A2
--
--
50-32-8
Benzotricloruro
A2
0,1
0,8
98-07-7
A1
--
0,00005
--
Bromuro di vinile
A2
0,5
2,2
593-60-2
1,3 Butadiene
A2
4,4
106-99-0
A2
--
0,002
Res pi ra bi l e)
A2
--
0,002
(fra z.
Res pi ra bi l e)
A2
--
0,1
fi bre/cc
A1
--
0,2
65996-93-2
bis-Clorometil-etere
A1
0,001
0,0047
542-88-1
Clorometilmetiletere
A2
--
--
107-30-2
Cloruro di dimetilcarbamoile
A2
--
0,005
79-44-7
Cloruro di vinile
A1
2,6
75-01-4
A2
--
0,001
13765-19-0
A2
--
0,012
7758-97-6
(C)
(fra z.
Cadmio elemento
7440-43-9
409-21-2
In collaborazione con
12
A2
--
0,05
7758-97-6
A2
--
0,0005
7789-06-2
A1
--
0,01
--
A1
--
0,05
--
A1
--
0,01
--
A1
--
0,05
Diazometano
A2
0,2
0,34
--
0,2
334-88-3
fi bre/cc
--
1,4 dicloro-2-butene
A2
0,005
0,025
764-41-0
Floruro di vinile
A2
1,9
75-02-5
--
--
noce di cocco
Legno: polveri di faggio e quercia
A1
--
--
4,4'-Metilen-bis(2-cloroanilina)
(MBOCA/MOCA)
A2
0,01
0,11
101-14-4
-naftilammina
A1
--
--
91-59-8
--
0,2
A1
--
(fra z.
--
Ina l a bi l e)
0,1
(fra z.
12035-72-2
Ina l a bi l e)
A2
--
--
92-93-3
o A2
--
--
--
Ossido di etilene
A2
1,8
75-21-8
A2
A2
4-Nitrodifenile
Olio
minerale,
scarsamente
mediamente raffinato
--
0,025
(fra z.
Ina l a bi l e)
14808-60-7
0,025
(fra z.
14464-46-1
Ina l a bi l e)
A1
--
0,1
Tetracloruro di carbonio
A2
TWA
5
TWA
31
fi bre/cc
-56-23-5
In collaborazione con
13
STEL
10
STEL
63
--
TWA
STEL
0,6
insolubili (come U)
0,2
7440-61-1
La IARC ha individuato 51 settori di rischio per esposizione a sostanze cancerogene con i relativi organi
bersaglio; data la vastit dellelenco, si riportano le principali e pi significative esposizioni valutate da IARC
nel gruppo 1 e 2A:
Schema 3 Processi chimici od industriali connessi con l'induzione del cancro nell'uomo,
Processi chimici
o industriali
Esposizione
(1)
Organi
bersaglio
Vie principali
di esposizione
(2)
Gruppo
(3)
esofago, stomaco
orale
polmone
inalatoria
pi voluttuaria
forti
inorganici, professionale
Acrilammide
professionale
pelle
cutanea, inalatoria
2A
Aflatossine
ambientale
professionale
fegato
orale, inalatoria
Alluminio
professionale
inalatoria
4-Aminobifenile
professionale
vescica
inalatoria,
orale
cutanea,
inalatoria,
cutanea,
nebbie
orale
medicinale
Asbesto (tutte le forme)
professionale
ambientale
polmoni,
tratto
testicoli, pericardio
Auramina, produzione
professionale
vescica
inalatoria,
cutanea,
orale
Aziatioprina
medicinale
In collaborazione con
14
ambientale
Benzene
sistema emopoietico
inalatoria, cutanea
professionale
Benzidina
professionale
vescica
inalatoria,
orale
cutanea,
Benzo[a]pirene
ambientale
pelle, scroto
cutanea
polmoni
inalatoria
pelle
cutanea
2A
professionale
ambientale
pelle
cutanea
professionale
polmoni
inalatoria
1,3-Butadiene
professionale
sistema emopoietico
inalatoria
Bitumi ossidati
professionale
polmoni
inalatoria, cutanea
2A
professionale
prostata, polmoni
inalatoria
professionale
cavit
professionale
Berillio e suoi composti
professionale
nasali,
inalatoria, cutanea
paranasali,polmoni
Carbone (gassificazione)
professionale
Ciclosporina
medicinale
professionale
Ciclofosfamide
medicinale
professionale
vescica
orale, iniezione
Cisplatino
medicinale
sistema emopoietico
orale, iniezione
2A
sistema emopoietico
orale, iniezione
2A
polmoni
inalatoria
2A
inalatoria, cutanea
2A
professionale
Cloramfenicolo
Cobalto
metallico
medicinale
con professionale
carburo di tungsteno
Creosoti (oli di creosoto)
professionale
pelle, polmoni
Cuoio, polveri
professionale
1,2-Diclorometano
professionale
2A
In collaborazione con
15
(Metilene cloruro)
e vie biliari
1,2-Dicloropropano
professionale
inalatoria, cutanea
Dietilsolfato
professionale
inalatoria
2A
Dietilstilbestrolo
medicinale
utero, vagina
orale
Elettrodi
di
carbonio
polmoni
2A
(produzione)
Ematite (estrazione)
professionale
polmoni
inalatoria
Epicloridrina
professionale
inalatoria, cutanea
2A
Erionite
professionale
pleura, polmone
inalatoria
Etanolo
(in
alcoliche)
bevande voluttuaria
cavit
orale,
faringe, orale
stomaco, esofago, fegato e
vie
biliari,
colon-retto,
pancreas
Etil carbammato (uretano)
professionale
polmone,
emopoietico,
2A
sistema inalatoria
vascolare
Etilene ossido
professionale
mammella,
emopoietico
Fenacetina
medicinale
reni
Formaldeide
professionale
orale
1
1
pelle
Frittura, emissioni ad alta professionale
temperatura
polmone
inalatoria
2A
polmoni, vescica
inalatoria
Gomma
(produzione
lavorazione)
vescica
sistema emopoietico
inalatoria,
orale
polmoni
inalatoria, cutanea
2A
inalatoria
e professionale
cutanea,
In collaborazione con
16
Lavoro
notturno
con professionale
modifica dei ritmi circadiani
mammella
cavit nasali
inalatoria, cutanea
Malaria
sistema emopoietico
cutanea
2A
(infezione
da ambientale
2A
Plasmodium falciparum)
professionale
Melfalan
medicinale
sistema emopoietico
orale, iniezione
4,4'-Metilen-bis(2cloroanilina)
professionale
vescica
inalatoria
pelle
orale, cutanea
Myleran
dimetan
sistema
(MBOC/MOCA)
emopoietico orale
bronchi
Busulfan)
2-Naftilammina
professionale
vescica
inalatoria,
orale
Nickel composti
professionale
inalatoria
pelle, scroto
cutanea
Oli di scisto
professionale
pelle, scroto
cutanea
Parrucchieri, barbieri
professionale
vescica
cutanea
2A
Petrolio, raffinazione
professionale
cutanea
2A
stomaco
inalatoria, cutanea
2A
inalatoria, cutanea
pelle, occhi
cutanea
vescica
inalatoria
polmoni
inalatoria
Steroidi
apparato genitale
orale
Piombo,
composti professionale
cutanea,
inorganici
Pulizia
canne
(fuliggine)
fumarie professionale
ambientale
professionale
Radiazioni solare
voluttuaria
(estrogeni
e medicinale
In collaborazione con
17
progestinici combinati)
Steroidi
anabolizzanti voluttuario
orale
2A
(androgeni)
Tabacco
(fumo, voluttuaria
masticazione)
polmone,
cavit
esofago, stomaco
Tetracloroetilene
professionale
vescica
inalatoria, cutanea
2A
Treosufan
medicinale
sistema emopoietico
orale
Tricloroetilene
professionale
sistema emopoietico
inalatoria, cutanea
Verniciatura
professionale
polmone,
pleura,
sistema inalatoria
emopoietico, vescica
Vetro,
produzione
e professionale
polmoni
inalatoria
2A
lavorazione
Vinile cloruro
professionale
(1) I principali tipi di esposizione menzionati sono quelli per mezzo dei quali l'associazione stata dimostrata; possono
verificarsi anche esposizioni diverse da quelle menzionate.
(2) Le principali vie di esposizione date possono non essere le uniche per mezzo delle quali tali effetti potrebbero verificarsi.
(3) Secondo la classificazione elaborata dallo IARC.
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18
Limpiego di personale femminile in gravidanza ed allattamento vietato per gli agenti di elevata
pericolosit quali le ammine aromatiche con caratteristiche di cancerogenesi, mutagenesi, reprotossicit o
tossicit elevata; in questi casi dovr quindi essere previsto lallontanamento temporaneo (med iante
cambio della mansione o astensione retribuita) dal lavoro a rischio, previa comunicazione allIspettorato del
lavoro territorialmente competente.
E' inoltre fatto divieto per le lavorazioni che espongano a composti classificati come cancerogeni di
categoria UE 1 e 1B il ricorso a fornitura di lavoro temporaneo (D.M. 31 maggio 1999, art. 3).
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19
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20
esposizione dei lavoratori costituita dalla fuoriuscita accidentale o dalle operazioni elementari che
comportano la temporanea sospensione delle segregazioni del circuito.
Per sistema chiuso si intende una lavorazione che si svolga interamente in apparecchiature (reattori,
serbatoi, tubazioni, ecc.) atte ad impedire, nelle normali condizioni di servizio e stato d'uso, qualsiasi
diffusione all'esterno di un agente a rischio.
Se il sistema chiuso non tecnicamente possibile, si deve provvedere alla riduzione dell'esposizione al pi
basso livello ottenibile, adottando una tecnologia collaudata che consenta di eliminare/minimizzare il
rilascio dell'agente nell'ambiente di lavoro.
In tutti i casi di impiego di agenti chimici cancerogeni o mutageni, il datore di lavoro deve applicare le
seguenti misure (art. 237, D.Lgs. n. 81/2008)
a) limitazione delle quantit dell'agente cancerogeno o mutageno nell'ambiente di lavoro;
b) massima riduzione possibile del numero dei lavoratori esposti o che possono essere esposti;
c) ottimizzazione e razionalizzazione dei compiti;
d) misure di protezione collettiva e/o, nei casi in cui l'esposizione non possa essere evitata con altri mezzi,
misure di protezione individuale (vedi nota redazionale specifica);
e) misure igieniche, quali la pulizia periodica dei pavimenti, dei muri e delle altre superfici;
f) mezzi necessari per l'immagazzinamento, la manipolazione e il trasporto in condizioni di sicurezza, in
particolare tramite l'impiego di contenitori ermetici ed etichettati in modo chiaro, netto e visibile;
g) mezzi necessari per la raccolta, l'immagazzinamento e lo smaltimento in condizioni di sicurezza dei
residui, compreso l'impiego di contenitori ermetici etichettati in modo chiaro, netto e visibile;
h) su parere del medico competente, misure particolari per i lavoratori che presentano particolari rischi
dovuti all'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni.
Il datore di lavoro deve disporre le seguenti misure igieniche ((art. 238, D.Lgs. n. 81/2008)):
a) realizzare servizi igienici adeguati e appropriati;
b) fornire idonei indumenti protettivi da riporre in armadi separati dagli abiti civili ;
c) fornire i dispositivi di protezione indi viduale la cui efficacia deve essere costantemente assicurata
mediante accurata e periodica manutenzione;
d) proibire il fumo e la consumazione dei pasti e delle bevande nell'area dove esiste il rischio di esposizione
agli agenti cancerogeni o mutageni.
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21
3.4 Segnaletica
Le norme attuali (legge 29 maggio 1974, n. 256 e D.Lgs. n. 493/1996) relative alla segnaletica da usare non
prevedono segnali e targhe specifiche per il rischio cancerogeno o mutageno nei reparti. Ovviamente, i
contenitori, le tubazioni e gli imballaggi che contengono cancerogeni o mutageni vanno etichettati secondo
quanto disposto dai DD.Lgs. n. 52/1997 e n. 65/2003.
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22
devono allontanarsi rapidamente, dopo aver adottato tutte le misure di sicurezza previste dalle procedure
aziendali (es. utilizzo di mezzi protettivi per la fuga).
I lavoratori preposti agli interventi di ripristino delle condizioni normali devono essere equipaggiati con
idonei indumenti protettivi. Per limitare i rischi derivanti da eventuale rilascio di sostanze cancerogene o
mutagene, compatibilmente con la loro fattibilit tecnica, dovrebbero essere adottate anche le seguenti
soluzioni:
a) sezionabilit a distanza delle grosse apparecchiature o stoccaggi;
b) doppio contenimento oppure sistemi equivalenti;
c) sistemi di convogliamento/aspirazione per i gas;
d) ove possibile, gli sfiati delle valvole di sicurezza e dei dischi di rottura ed i flussi di materiale contenenti
cancerogeni o mutageni devono essere convogliati in sistemi di abbattimento e comunque in modo tale da
non costituire un rischio per la salute.
Il datore di lavoro deve comunicare all'organo di vigilanza il verificarsi degli eventi e riferire le misure
adottate per ridurre al minimo le conseguenze (piano di emergenza).
3.7 Sorveglianza sanitaria (artt. 242,243,244 e 245 D.Lgs. n. 81/2008; D.M. n. 155/2007)
(Il datore di lavoro deve istituire un registro nel quale sono riportati gli elenchi aggiornati dei dipendenti
esposti; per ciascun lavoratore dovr essere compilata una cartella personale conte nente le indicazioni sui
precedenti sanitari e professionali, i risultati delle indagini effettuate, l'indicazione di eventuali
manifestazioni morbose. Le annotazioni individuali contenute nel registro e le cartelle sanitarie sono
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23
conservate dal datore di lavoro almeno fino alla risoluzione del rapporto di lavoro. Il medico competente
responsabile della tenuta della documentazione e del registro e deve notificare all'autorit sanitaria tutti i
casi che risultino essere stati determinati da esposizione occupazionale.
Il registro pu essere consultato dal responsabile del servizio prevenzione e protezione e dal
rappresentante per la sicurezza.
Gli ulteriori obblighi del datore di lavoro in ordine alla tenuta del registro e delle cartelle sanitarie, che
devono essere custoditi e trasmessi con salvaguardia del segreto professionale e del trattamento dei dati
personali, sono riportati nella tabella seguente.
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24
Schema 4 Obblighi del datore di lavoro in ordine al registro e alle cartelle sanitarie
Azione
Destinatario
ISPESL e organo di
competente per territorio
Quando
vigilanza All'istituzione, ogni 3 anni (variazioni
intervenute) e su richiesta
A richiesta
ISPESL
A richiesta
Chi accerta un caso di neoplasia causata da esposizione lavorativa, dovr comunicarlo all'ISPESL cui
vengono affidati particolari compiti di monitoraggio dei tumori, in quanto ai sensi dellarticolo 244, D.Lgs. n.
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25
81/2008 lISPESL stesso deve realizzare, nei limiti delle ordinarie risorse di bilancio, sistemi di monitoraggio
dei rischi cancerogeni di origine professionale, utilizzando i flussi informativi provenienti da medici e
strutture sanitarie, le informazioni raccolte dai sistemi di registrazione delle patologie attivi sul territorio
regionale, nonch i dati di carattere occupazionale, anche a livello nominativo, rilevati nell'ambito delle
rispettive attivit istituzionali INPS, dallISTAT, dall INAIL e da altre istituzioni pubbliche. L'ISPESL rende
disponibile al Ministero della sanit ed alle Regioni i risultati del monitoraggio con periodicit annuale.
Il medico competente ha l'obbligo di denunciare allIspettorato del lavoro competente per territorio le
affezioni (D.P.R. n. 1124/1965 e s.m.i., allegtao 4) determinate da agenti cancerogeni e mutageni, nonch di
inviare referto alla autorit giudiziaria. Il datore di lavoro ha l'obbligo di denunciare all'INAIL, entro 5 giorni
dalla comunicazione ricevuta dal lavoratore, i casi di malattie causate da ammine aromatiche.
4. Questioni interpretative
L'introduzione del valore limite per gli agenti cancerogeni apre un fronte di discussione importante.
E' stato subito consolidato il concetto che la valutazione del rischio, prevista oggi dall' articolo 236, D.Lgs. n.
81/2008, connessa a qualsiasi attivit che possa comportare la presenza di agenti cancerogeni o mutageni
nell'ambiente di lavoro, va intesa, come meglio specificato nel testo degli articoli e come esplicitato dalla
circolare del Ministero del lavoro 7 agosto 1995, n. 102, nel senso di valutazione diretta dell'esposizione,
cio determinazione quantitativa analitica della concentrazione nell'arco del turno lavorativo della sostanza
cancerogena o mutagena presente in prossimit delle vie aeree degli operatori e/o della esposizione
realizzatasi per via cutanea.
Nella interpretazione igienistica pi corretta e corrente, tale accertamento dovrebbe servire a confermare
l'assenza dell'esposizione a cancerogeni (o mutageni), intendendo per assenza un risultato inferiore al
limite analitico della metodica utilizzata per la misurazione della concentrazione o, se noto e disponibile, un
valore dello stesso ordine di grandezza dal valore di fondo ambientale o un valore inferiore allo standard di
qualit, se stabilito, per l'agente cancerogeno. Questo per dimostrare l'efficacia delle misure adottate, quali
in primis la sostituzione dell'agente cancerogeno utilizzato o prodotto con altro non cancerogeno o che lo
contiene in tracce minime.
Ovviamente, se non possibile sostituire l'agente cancerogeno o mutageno, si deve provvedere affinch
l'utilizzazione dell'agente stesso avvenga in un sistema chiuso, sempre che ci sia tecnicamente possibile. In
tal caso la sola causa possibile di esposizione dei lavoratori costituita dalla fuoriuscita accidentale o dalle
operazioni di manutenzione ordinaria o straordinaria che comportino la temporanea sospensione delle
segregazioni del circuito.
Per sistema chiuso si intende una lavorazione che si svolga interamente in apparecchiature (reattori,
serbatoi, tubazioni, ecc.) atte ad impedire, nelle normali condizioni di servizio e stato d'uso, qualsiasi
diffusione all'esterno di un agente a rischio.
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Se il sistema chiuso non tecnicamente possibile, si deve provvedere alla riduzione dell'esposizione al pi
basso livello ottenibile, adottando una tecnologia collaudata che consenta di eliminare/minimizzare il
rilascio dell'agente nell'ambiente di lavoro. In questo caso, cos come nel caso delle esposizioni non
prevedibili suddette, il confronto dei risultati ottenuti con un valore limite di esposizione pu fornire un
elemento ulteriore di stima del rischio di esposizione, ma appare evidente che l'esposizione, se non
rispondente ai requisiti analitici prima menzionati, rappresenta un rischio non accettabile, in
considerazione della protezione solo statistica offerta dai valori limite stessi. Nelle aree e lavorazioni in cui
questo pu accadere vanno utilizzati i DPI specifici per abbattere ulteriormente l'esposizione.
A tale proposito occorre ricordare che non c' un accordo fra i ricercatori sulla esistenza di una dose so glia
per gli agenti cancerogeni ed ancor pi sulla possibilit della sua univoca determinazione; di conseguenza,
per molti non ammissibile stabilire un valore limite di esposizione, cio definire un livello di rischio
"accettabile", in quanto la patologia eventualmente insorta, pur se improbabile, sempre della stessa
gravit, non dipendente dall'intensit e durata dell'esposizione.
5. Sanzioni
E' punita con l'arresto da tre a sei mesi o con l'ammenda da 2.740,00 a 7.014,40 l'inosservanza da parte
del datore di lavoro e del dirigente delle seguenti norme del D.Lgs. n. 81/2008): art. 235 (sostituzione e
riduzione), art. 237 (misure tecniche, organizzative, procedurali), art. 238, c. 1 (misure tecniche), art. 240,
cc. 1 e 2 (misure in caso di esposizione non prevedibile), art. 241 (operazioni lavorative particolari), art. 242,
cc. 1, 2 e 5 (sorveglianza sanitaria e provvedimenti conseguenti).
Il datore di lavoro e il dirigente sono puniti con l'ammenda da 2.192,00 a 4.384,00 o con l'arresto fino a
sei mesi per la violazione agli art. 239, cc. 1 e 4 (informazione dei lavoratori e sua tempistica), art. 240, c. 3
(comunicazione all'organo di vigilanza di esposizioni non prevedibili).
Infine, gli stessi incorrono nella sanzione amministrativa pecuniaria da 548,00 a 1.972,80 euro per la
violazione dell'articolo 243, commi 3, 4, 5, 6 (gestione del registro di esposizione e delle cartelle sanitarie ).
I preposti sono puniti - nell'ambito delle proprie responsabilit - con l'ammenda da 438,40 a 1.753,60 o
con l'arresto sino a due mesi per la violazione agli artt. 235 (sostituzione e riduzione), 236, c. 3 (valutazione
del rischio), art. 242, cc. 1 e 2 (sorveglianza sanitaria e provvedimenti conseguenti).
Con l'arresto fino a un mese o con l'ammenda da 274,00 a 1.096,00 euro per la violazione dell'art. 239,
commi 1, 2 e 4 (informazione dei lavoratori e sua tempistica).
Il medico competente punito con l'arresto fino a due mesi o con l'ammenda da 328,80 a 1.315,20 euro
per la violazione dell'art. 242, comma 4 (mancata informazione del datore di lavoro dei risultati della
sorveglianza sanitaria); l'inosservanza dell'art. 243, comma 2, (istituzione e aggiornamento della cartella
sanitaria e di rischio), punita con l'arresto fino a un mese o con l'ammenda da 219,20 a 876,80.
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27
Infine, chiunque viola le disposizioni di cui allarticolo 238, comma 2 (assunzione di cibi o bevande, fumare,
usare pipette a bocca o applicare cosmetici in zone di lavoro protette), punito con la sanzione
amministrativa pecuniaria da 109,60 a 493,20 euro.
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28
Appendice
Fonti normative
- DECRETO PRESIDENTE REPUBBLICA 30 giugno 1965, n. 1124 (Testo unico delle disposizioni per
l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali) e successive modifiche ed integrazioni
Art. 139 (Obbligo di denuncia malattie professionali)
Allegato 4 (Nuova tabella delle malattie professionali dell'industria)
- DECRETO LEGISLATIVO 14 marzo 2003, n. 65 (Attuazione delle direttive 1999/45/CE e 2001/60/CE relative
alla classificazione, all'imballaggio e all'etichettatura dei preparati pericolosi) come modificato dal D.Lgs. 28
luglio 2004, n. 260 (Disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 14 marzo 2003, n. 65,
concernente la classificazione, l'imballaggio e l'etichettatura dei preparati pericolosi)
- DECRETO MINISTERIALE 14 gennaio 2008 (Elenco delle malattie per le quali obbligatoria la denuncia ai
sensi e per gli effetti dell'articolo 139 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica
30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni e integrazioni)
- DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dellarticolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123 in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro) come aggiornato e modificato da D.Lgs.
3 agosto 2009, n. 106 (Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro)
Titolo IX Capo II (Protezione da agenti cancerogeni mutageni);
Allegato IV Parte 2 (Presenza nei luoghi di lavoro di agenti nocivi);
Allegato XLI (Sostanze pericolose - metodiche standardizzate di misurazione degli agenti)
Allegato XLII (Elenco di sostanze, preparati e processi);
Allegato XLIII (Valori limite di esposizione professionale);
Titolo III Capo II (Uso dei Dispositivi di Protezione Individuale);
Allegato VIII (Dispositivi di Protezione Individuale)
Titolo V (Segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro)
- DECRETO LEGISLATIVO 28 luglio 2008, n. 145 (Attuazione della direttiva 2006/121/CE, che modifica la
direttiva 67/548/CEE concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed
amministrative in materia di classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze pericolose, per
adattarle al regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e
la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e istituisce un'Agenzia europea per le sostanze chimiche)
- DECRETO MINISTERIALE 11 dicembre 2009 (Aggiornamento dell'elenco delle malattie per le quali
obbligatoria la denuncia ai sensi e per gli effetti dell'articolo 139 del testo unico approvato, con decreto del
Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124 e successive modifiche e integrazioni)
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29
Approfondimento
Sostanze cancerogene - classificazioni
Schema 5 Classificazione delle sostanze cancerogene
N. Indice
N. Cas
Nome
Classif.
Cat.
FR
1B; H350
2; H351
2; H351
2; H351
(meti lenbis(4m1-fenilenazo(1-(3-(dimetilamino)
propi l)-1,2-diidro-6-idrossi-4-metil-2-ossopiridin5,3-di ile)))-1,1'-dipiridinio di cloruro diidrocloruro
1B; H350
100-00-5
1-cl oro-4-nitrobenzene
2; H351
613-168-00-0
88-12-0
1-vi ni l-2-pirrolidone
2; H351
602-021-00-6
96-12-8
1,2-di bromo-3-cloropropano
1B; H350
602-010-00-6
106-93-4
1,2-di bromoetano
1B; H350
602-012-00-7
107-06-2
1B; H350
007-013-00-0
540-73-8
1,2-di metilidrazina
1B; H350
603-102-00-9
106-88-7
1,2-epossibutano
2; H351
603-066-00-4
106-87-6
1,2-epossi-4-epossietilcicloesano
2; H351
602-062-00-X
96-18-4
1,2,3-tri cl oropropano
1B; H350
601-013-00-X
106-99-0
1,3-buta diene
1A; H350
602-064-00-0
96-23-1
1,3-di cl oro-2-propanolo
1B; H350
016-032-00-3
1120-71-4
1,3-propa nsultone
1B; H350
602-073-00-X
764-41-0
1,4-di cl orobut-2-ene
1B; H350
603-024-00-5
123-91-1
1,4-Di ossano
2; H351
611-058-00-7
108225-03-2
613-182-00-7
406-220-7
602-025-00-8
75-35-4
602-042-00-0
--
611-099-00-0
118658-99-4
610-005-00-5
In collaborazione con
30
604-005-00-4
123-31-9
1,4-Idrossibenzene; i drochinone
2; H351
611-032-00-5
2475-45-8
1B; H350
612-089-00-9
2243-62-1
1,5-na ftilenediamina
2; H351
602-092-00-3
138526-69-9
1-bromo-3,4,5-trifluorobenzene
2; H351
603-026-00-6
106-89-8
1B; H350
603-166-00-8
51594-55-9
R-1-cl oro-2,3-epossipropano
1B; H350
612-083-00-6
70-25-7
1-meti l-3-nitro-1-nitrosoguanidina
1B; H350
613-174-00-3
112281-77-3
2; H351
609-056-00-6
69094-18-4
2,2-di bromo-2-nitroetanolo
2; H351
603-060-00-1
1464-53-5
2,2'-bi ossirano
1B; H350
612-090-00-4
1116-54-7
2,2'-(ni trosoimino)bisetanolo
1B; H350
612-079-00-4
--
1B; H350
101-14-4
1B; H350
602-088-00-1
96-13-9
2,3-di bromopropan-1-olo
1B; H350
603-143-00-2
57044-25-4
R-2,3-epossi-1-propanolo
1B; H350
603-063-00-8
556-52-5
2,3-epossipropan-1-olo; glycidolo
1B; H350
609-050-00-3
602-01-7
2,3-di nitrotoluene
1B; H350
602-076-00-6
2431-50-7
2,3,4-Tri cl orobut-1-ene
2; H351
612-200-0-0
615-05-4 [1]
1B; H350
39156-41-7 [2]
609-007-00-9
121-14-2 [1]
25321-14-6 [2]
612-197-00-6
137-17-7 [1]
21436-97-5 [2]
1B; H350
1B; H350
604-018-00-5
88-06-2
2,4,6-tri cl orofenolo
2; H351
609-055-00-0
619-15-8
2,5-di nitrotoluene
1B; H350
In collaborazione con
31
609-049-00-8
606-20-2
2,6-di nitrotoluene
1B; H350
612-161-00-X
87-62-7
2; H351
616-014-00-0
96-29-7
2; H351
605-010-00-4
98-01-1
2; H351
613-033-00-6
75-55-8
1B; H350
612-035-00-4
90-04-0
2-metossi-anilina; o-anisidina,
1B; H350
612-022-00-3
91-59-8
2-na ftilamina
1A; H350
612-071-00-0
553-00-4
1A; H350
612-52-2
609-047-00-7
91-23-6
2-ni troanisolo
1B; H350
609-038-00-8
581-89-5
2-ni tronaftalene
1B; H350
609-002-00-1
79-46-9
2-ni tropropano
1B; H350
609-065-00-5
88-72-2
2-ni trotoluene
1B; H350
611-027-00-8
573-58-0
1B; H350
Red 28
3,3-[[1,1-bi fenil]-4,4-diilbis(azo)]bis[5- a mino-4i drossinaftalen-2,7-disolfonato] di tetrasodio; C.I.
Di rect Blue 6
1B; H350
3,3'-di clorobenzidina
1B; H350
1B; H350
1B; H350
1B; H350
119-90-4
1B; H350
609-051-00-9
610-39-9
3,4-di nitrotoluene
1B; H350
609-052-00-4
618-85-9
3,5-di nitrotoluene
1B; H350
606-012-00-8
78-59-1
2; H351
602-029-00-X
107-05-1
2; H351
611-026-00-2
2602-46-2
612-068-00-4
91-94-1
612-069-00-X
--
612-081-00-5
612-82-8
64969-36-4
74753-18-7
612-037-00-5
--
612-036-00-X
In collaborazione con
32
606-031-00-1
57-57-8
1B; H350
603-121-00-2
114565-66-1
2; H351
612-041-00-7
119-93-7
1B; H350
606-073-00-0
90-94-8
1B; H350
612-199-00-7
101-80-4
1B; H350
612-198-0-1
139-65-1
1B; H350
615-006-00-4
91-08-7 [1]
2; H351
584-84-9 [2]
26471-62-5 [3]
611-031-00-X
569-61-9
tol uene-2,4-
di i s oci a na to
612-096-00-7
492-80-8
2; H351
612-051-00-1
101-77-9
1B; H350
612-141-00-0
19900-65-3
4,4'-meti lenbis(2-etilanilina)
2; H351
612-085-00-7
838-88-0
1B; H350
611-025-00-7
1937-37-7
1B; H350
92-67-1
1A; H350
612-073-00-1
1A; H350
604-028-00-X
399-95-1
4-a mmino-3-fluorofenolo
1B; H350
611-008-00-4
60-09-3
4-a mminoazobenzene
1B; H350
612-196-00-0
95-69-2 [1]
1B; H350
3165-93-3 [2]
612-137-00-9
106-47-8
4-cl oroanilina
1B; H350
612-099-00-3
95-80-7
4-meti l-m-fenilendiamina
1B; H350
609-039-00-3
92-93-3
4-ni trobifenile
1B; H350
In collaborazione con
33
611-006-00-3
97-56-3
4-o-tol ilazo-o-toluidina; 4-a mmino-2',3di metilazobenzene; fast garnet GBC base; AAT
1B; H350
601-088-00-9
100-40-3
4-vi ni lcicloesene
2; H351
602-093-00-9
5216-25-1
1B; H350
605-020-00-9
94-59-7
1B; H350
611-005-00-8
16071-86-6
{5-[(4'-((2,6-diidrossi-3-((2-idrossi-5s ol fofenil)azo)fenil)azo)(1,1'-bifenil)-4-il)
a zo]salicilato(4-)}cuprato(2-) di disodio
1B; H350
612-210-00-5
99-55-8 [1]
2; H351
51085-52-0 [2]
609-037-00-2
602-87-9
611-057-00-1
85136-74-9
1B; H350
6-i drossi-1-(3-isopropossiproil)-4-metil-2-osso-5-[4-
1B; H350
(fenilazo)fenilazo]-1,2-diidro-3-piridincarbonitrile
612-209-00-X
120-71-8
6-methossi-m-toluidina; p-cresidin
1B; H350
605-003-00-6
75-07-0
2; H351
616-022-00-4
60-35-5
Aceta mmide
2; H351
082-007-00-9
1335-32-6
2; H351
033-005-00-1
1A; H350
607-704-00-2
335-67-1
Aci do perfluoroottanoico
2; H351
612-120-006-
74070-46-5
Acl onifen
2; H351
616-003-00-0
79-06-1
Acri l amide
1B; H350
607-210-00-7
77402-05-2
1B; H350
di a crilammide)
607-190-00-X
77402-03-0
1A; H350
0,1% di a crilammide)
608-003-00-4
107-13-1
Acri l onitrile
1B; H350
616-015-00-6
15972-60-8
2; H351
602-080-00-8
85535-84-8
2; H351
602-048-00-3
309-00-2
Al dri n
2; H351
In collaborazione con
34
603-038-00-1
106-92-3
Al l il glicidil etere
2; H351
650-013-00-6
12001-28-4
132207-32-0
12172-73-5
77536-66-4
77536-68-6
77536-67-5
12001-29-5
1A; H350
Ammoni o pentadecafluoroottanoato
2; H351
607-703-00-7
3825-26-1
612-008-00-7
62-53-3
Ani l ina
2; H351
006-008-00-0
86-88-4
2; H351
611-001-00-6
103-33-3
Azobenzene; difenildiazene
1B; H350
611-024-00-1
--
Azocol oranti della benzidina; coloranti del 4-4di a rilazobifenile, esclusi quelli espressamente
i ndicati in questo allegato
1B; H350
611-029-00-9
--
Azocol oranti della o-dianisidina; coloranti del 4,4di a rilazo-3,3'-dimetossibifenile, esclusi quelli
es pressamente i ndicati in questo allegato
1B; H350
611-030-00-4
--
Azocol oranti della o-tolidina; col oranti del 4,4di a rilazo-3,3'-dimetilfenile, esclusi quelli
1B; H350
548-62-9
Ba s ic Violet 3; 4-[4,4'-bis(dimetilamino)
benzidrilidene] ci cloesa-2,5-dien-1-
2; H351
i l idene]dimetilammonio cl oruro
601-020-00-8
71-43-2
612-070-00-5
531-85-1
531-86-2
21136-70-9
Benzene
1A; H350
Benzidina s ali
1A; H350
1B; H350
36341-27-2
612-042-00-2
92-87-5
di a mina
Benzyl vi olet 4B; alfa-[4-(4-dimetilammino- alfa-{4[eti l(3-sodiosulfonatobenzil)ammino] fenil}
benziliden-cicloesa-2,5-dieniliden(etil)
a mmonio]toluen-3-sulfonato
650-010-00-X
1694-09-3
2; H351
601-033-00-9
56-55-3
Benzo[a]antracene
1B; H350
601-032-00-3
50-32-8
Benzo[a]pirene; benzo[d,e,f]crisene
1B; H350
In collaborazione con
35
601-034-00-4
205-99-2
Benzo[b]fluorantene; benzo[e]acefenantrilene
1B; H350
601-049-00-6
192-97-2
Benzo[e]pirene
1B; H350
601-035-00-X
205-82-3
Benzo[j]fluorantene
1B; H350
601-036-00-5
207-08-9
Benzo[k]fluorantene
1B; H350
004-001-00-7
7440-41-7
Beri llio
1B; H350
004-002-00-2
--
1B; H350
beri llio
004-003-00-8
1304-56-9
1B; H350
612-142-00-6
90-41-5
Bi fenil-2-ilamina
2; H351
607-699-00-7
82657-04-3
2; H351
007-022-00-X
--
Bi s (3-carbossi-4-idrossibenzensulfonato) di idrazina
1B; H350
603-029-00-2
111-44-4
bi s (2-cloroetil) etere
2; H351
035-003-00-6
7758-01-2
1B; H350
602-055-00-1
74-96-4
2; H351
602-024-00-2
593-60-2
Bromoetilene
1B; H350
601-004-01-8
106-97-8 [1]
1A; H350
75-28-5 [2]
603-039-00-7
2426-08-6
2; H351
048-002-00-0
7440-43-9
1B; H350
048-011-00-X
7440-43-9
Ca dmi o (piroforico)
1B; H350
048-004-00-1
542-83-6
Ca dmi o cianuro
2; H351
048-008-00-3
10108-64-2
Ca dmi o cl oruro
1B; H350
048-005-00-7
17010-21-8
Ca dmi o esafluorisilicato
2; H351
048-003-00-6
4464-23-7
Ca dmi o formiato
2; H351
048-007-00-8
7790-80-9
ca dmio ioduro
2; H351
048-002-00-0
1306-19-0
Ca dmi o ossido
1B; H350
613-046-00-7
2425-06-1
1B; H350
In collaborazione con
36
613-044-00-6
133-06-2
Ca pta n
2; H351
613-050-00-9
6804-07-5
1B; H350
(metossicarbonilidrazonometil)chinossalina
006-011-00-7
63-25-2
2; H351
028-010-00-0
3333-67-3
Ca rbonato di nichel
2; H351
612-205-00-8
548-62-9
1B; H350
608-014-00-4
1897-45-6
2; H351
607-306-00-9
84332-86-5
2; H351
602-047-00-8
57-74-9
2; H351
606-019-00-6
143-50-0
Cl ordecone; decacloropentaciclo
2; H351
19750-95-9
2; H351
650-007-00-3
6164-98-3
2; H351
605-025-00-6
107-20-0
Cl oroa cetaldeide
2; H351
602-009-00-0
75-00-3
Cl oroetano
2; H351
602-006-00-4
67-66-3
2; H351
602-001-00-7
74-87-3
2; H351
603-075-00-3
107-30-2
1A; H350
602-036-00-8
126-99-8
Cl oroprene
1B; H350
608-014-00-4
1897-45-6
2; H351
616-105-00-5
15545-48-9
Cl orotoluron; 3-(3-cloro-p-tolil)-1,1-dimetilurea
2; H351
602-037-00-3
100-44-7
1B; H350
607-229-00-0
88-10-8
Cl oruro di dietilcarbamoile
2; H351
613-041-00-X
15159-40-7
Cl oruro di morfolin-4-carbonile
2; H351
004-002-00-2
--
1B; H350
a l luminio e berillio
In collaborazione con
37
1B; H350
Cri s ene
1B; H350
13765-19-0
Croma to di ca lcio
1B; H350
082-004-00-2
7758-97-6
Croma to di piombo
2; H351
024-006-00-8
7789-00-6
Croma to di potassio
1B; H350
024-018-00-3
7775-11-3
Croma to di s odio
1B; H350
024-009-00-4
7789-06-2
Croma to di s tronzio
1B; H350
024-007-00-3
--
1A; H350
024-017-00-8
--
601-048-00-0
218-01-9
024-008-00-9
pota ssio
024-001-00-0
1333-82-0
602-045-00-7
50-29-3
006-019-00-0
2303-16-4
1A; H350
2; H351
2; H351
di cl oroallile
612-151-00-5
25376-45-8 [1]
95-80-7 [2]
823-40-5 [3]
1B; H350
033-003-00-0
1327-53-3
1A; H350
006-068-00-8
334-88-3
Di a zometano
1B; H350
601-041-00-2
53-70-3
Di benzo[a,h]antracene
1B; H350
602-069-00-8
7572-29-4
Di cl oroacetilene
2; H351
602-035-00-2
106-46-7
2; H351
602-004-00-3
75-09-2
2; H351
602-058-00-8
98-87-3
2; H351
027-004-00-5
7646-79-9
Di cl oruro di cobalto
1B; H350
024-005-00-2
14977-61-8
Di cl oruro di cromile
1B; H350
024-003-00-1
7789-09-5
Di cromato di a mmonio
1B; H350
024-002-00-6
7778-50-9
Di cromato di potassio
1B; H350
In collaborazione con
38
024-004-00-7
10588-01-9
Di cromato di s odio
1B; H350
024-004-01-4
7789-12-0
1B; H350
602-049-00-9
60-57-1
Di eldrin
2; H351
016-027-00-6
64-67-5
Di etilsolfato
1B; H350
603-065-00-9
101-90-6
2; H351
028-008-00-X
12054-48-7
Di i drossido di nichel
2; H351
006-041-00-0
79-44-7
Di metilcarbamoile cloruro
1B; H350
612-077-00-3
62-75-9
Di metilnitrosoamina; N-nitrosodimetilamina
1B; H350
016-023-00-4
77-78-1
Di metilsolfato
1B; H350
016-033-00-9
13360-57-1
Di metilsulfamoil cloruro
1B; H350
028-004-00-8
12035-36-8
Di ossido di nichel
1A; H350
611-005-00-8
16071-86-6
1B; H350
028-007-00-4
12035-72-2
1A; H350
611-055-00-0
2832-40-8
2; H351
006-015-00-9
330-54-1
Di uron; 3-(3,4diclorofenil)-1,1-dimetilurea
2; H351
602-077-00-1
2385-85-5
Dodecacloropentaciclo[5.2.1.02.6.03.9.05.8 ]
2; H351
000106-89-8
Epi cl oridrina
2; R 45
613-175-00-9
133855-98-8
2; H351
fl uorofenil)-[(1H-1,2,4-triazol-1-il)metil]ossirano
602-063-00-5
1024-57-3
2; H351
epta cloro-3a,4,7,7a-tetraidro-4,7-metanoindano
Epta cl oro; 1,4,5,6,7,8,8-eptacloro- 3a ,4,7,7atetra i dro-4,7-metanoindene
2; H351
Eri onite
1A; H350
118-74-1
Es a clorobenzene
1B; H350
680-31-9
Es a metilfosforo triamide
1B; H350
602-046-00-2
76-44-8
650-012-00-0
12510-42-8
602-065-00-6
015-106-00-2
In collaborazione con
39
613-133-00-X
2593-15-9
2; H351
613-001-00-1
151-56-4
1B; H350
603-067-00-X
122-60-1
1B; H350
612-145-00-2
95-54-5
o-fenilendiamina
2; H351
612-146-00-8
615-28-1
o-fenilendiamina, dicloridrato
2; H351
612-023-00-9
100-63-0 [1]
59-88-1 [2]
27140-08-5 [3]
52033-74-6 [4]
1B; H350
006-086-00-6
72490-01-8
2; H351
eti l ]carbammato
Fi bre ceramiche refrattarie, a d eccezione di quelle
di versamente indicate (ossidi alcalini 18%)
1B; H350
7790-79-6
Fl uoruro di cadmio
1B; H350
014-017-00-6
85509-19-9
2; H351
613-045-00-1
133-07-3
2; H351
605-001-00-5
50-00-0
1B; H350
015-014-00-2
126-73-8
2; H351
015-102-00-0
115-96-8
2; H351
613-106-00-3
3878-19-1
2; H351
603-105-00-5
110-00-9
Fura no
1B; H350
006-070-00-9
60568-05-0
2; H351
031-001-00-4
1303-00-0
Ga l lio arseniuro
1B; H350
082-009-00-X
1344-37-2
2; H351
007-008-00-3
302-01-2
Idra zina
1B; H350
609-053-00-X
--
Idra zina-trinitrometano
1B; H350
007-021-00-4
122-66-7
1B; H350
082-011-00-0
7784-40-9
Idrogenoarsenato di piombo
1A; H350
650-017-00-8
--
048-006-00-2
In collaborazione con
40
015-200-00-3
22398-80-7
Indio fosfuro
1B; H350
616-054-00-9
36734-19-7
2; H351
007-017-00-2
542-56-3
Is obutil nitrito
1B; H350
601-014-00-5
78-79-5
Is oprene
1B; H350
006-044-00-7
34123-59-6
2; H351
607-310-00-0
143390-89-0
2; H351
--
2; H351
612-281-00-2
129-73-7
2; H351
006-021-00-1
330-55-2
2; H351
616-205-00-9
67129-08-2
2; H351
602-014-00-8
79-00-5
2; H351
602-005-00-9
74-88-4
2; H351
611-004-00-2
592-62-1
1B; H350
613-051-00-4
2212-67-1
2; H351
028-003-00-2
1313-99-1
1A; H350
006-042-00-6
150-68-5
2; H351
609-068-00-1
81-15-2
2; H351
612-135-00-8
135-88-6
N-2-na ftilanilina
2; H351
612-016-00-0
121-69-7
N,N-di metilanilina
2; H351
005-010-00-9
118612-00-3
2; H351
007-012-00-5
57-14-7
N,N-di metilidrazina
1B; H350
612-201-00-6
101-61-1
N,N,N',N'-tetrametil-4,4'-metilendianilina
1B; H350
601-052-00-2
91-20-3
Na fta lene
2; H351
028-002-00-7
7440-02-0
Ni chel
2; H351
028-001-00-1
13463-39-3
Ni chel tetracarbonile
2; H351
In collaborazione con
41
609-003-00-7
98-95-3
Ni trobenzene
2; H351
609-040-00-9
1836-75-5
1B; H350
612-098-00-8
621-64-7
Ni tros odipropilamina
1B; H350
603-046-00-5
542-88-1
1A; H350
603-023-00-X
75-21-8
1B; H350
607-411-00-X
70987-78-9
1B; H350
602-017-00-4
76-01-7
Penta cloroetano
2; H351
604-002-00-8
87-86-5
Penta clorofenolo
2; H351
033-004-00-6
1303-28-2
1A; H350
082-010-00-5
12656-85-8
2; H351
123312-89-0
2; H351
616-207-00-X
27083-27-8;
32289-58-0
2; H351
015-179-00-0
166242-53-1
2; H351
613-199-00-X
--
Prodotto di reazione di: 1,3,5-tri s(3a mi nometilfenil)-1,3,5-(1H,3H,5H)-triazina-2,4,6tri one; oligomeri del 3,5-bis(3-aminometilfenil)-1pol i[3,5-bis(3-aminometilfenil)-2,4,6-triosso-1,3,5(1H,3H,5H)-triazin-1-il]-1,3,5-(1H,3H,5H)-triazin2,4,6-tri one
1B; H350
014-019-00-7
--
2; H351
fl uorofenil)metilsilil]metil]-1H-1,2,4-triazolo
016-095-00-7
--
2; H351
na ftalenesolfonato (1:3)
016-093-00-6
140698-96-0
Prodotto di reazione di: 4-(7-idrossi-2,4,4-trimetil2-croma nil)resorcinol-4-il-tris(6-diazo-5,6-diidro-5os s onaftalen-1-solfonato); 4-(7-idrossi-2,4,4tri metil-2-cromanil) resorcinol bis(6-diazo-5,6-
2; H351
In collaborazione con
42
di i dro-5-ossonaftalen-1-solfonato) (2:1)
616-057-00-5
--
Prodotto di reazione di: N-[3-idrossi-2-(2meti lacriloilaminometoss)propossimetil]-2meti lacrilamide; N-[2,3-bis-(2meti lacriloilaminometossi)propossimetil]-2meti lacrilamide; metacrilamide; 2-metil-N-(2meti lacriloilaminometossimetil)-acrilamide; N-(2,3di i drossipropossimetil)-2-metilacrilamide
1B; H350
650-018-00-3
--
2; H351
607-151-00-7
2312-35-8
2; H351
613-067-00-1
139-40-2
2; H351
603-055-00-4
75-56-9
1B; H350
616-055-00-4
23950-58-5
2; H351
616-211-00-1
189278-12-4
2; H351
604-003-00-3
--
2; H351
131-52-2 [1]
7778-73-6 [2]
612-097-00-2
--
2; H351
612-009-00-2
--
Sa l i di anilina
2; H351
007-014-00-6
--
Sa l i di idrazina
612-088-00-3
122-34-9
048-009-00-9
2; H351
10124-36-4
1B; H350
027-005-00-0
10124-43-3
1B; H350
028-009-00-5
7786-81-4
2; H351
612-126-00-9
65321-67-7
1B; H350
048-010-00-4
1306-23-6
1B; H350
In collaborazione con
43
028-006-00-9
16812-54-7
611-056-00-6
842-07-9
Da 648-001-00-0
1Ai; H350i
2; H351
--
1B; H350
--
1A; H350
--
1B; H350
--
1A; H350
--
1B; H350
--
2; H351
648-156-00-4
--
1B; H350
Da 649-001-00-3
--
1B; H350
--
1B; H350
--
1A; H350
--
1B; H350
--
1A; H350
--
1B; H350
--
2; H351
a 648-080-00-1
Da 648-081-00-7
a 648-083-00-8
Da 648-084-00-3
a 648-144-00-9
Da 648-145-00-4
a 648-146-00-X
Da 648-147-00-5
a 648-153-00-8
Da 648-154-00-3
a 648-155-00-9
a 649-006-00-0
Da 649-008-00-1
a 649-049-00-5
Da 649-050-00-0
a 649-174-00-5
Da 649-175-00-0
a 649-176-00-6
Da 649-177-00-1
a 649-210-00-X
Da 649-211-00-5
a 649-223-00-0
Da 649-224-00-6
In collaborazione con
44
a 649-227-00-2
Da 649-228-00-8
--
1B; H350
--
1B; H350
649-437-00-4
--
2; H351
Da 649-438-00-X
--
1B; H350
649-449-00-X
--
2; H351
Da 649-450-00-5
--
1B; H350
a 649-403-00-9
Da 649-435-00-3
a 649-436-00-9
a 649-448-00-4
a 649-550-00-9
603-084-00-2
96-09-3
1A; H350
006-038-00-4
95-06-7
602-028-00-4
127-18-4
2; H351
602-008-00-5
56-23-5
2; H351
616-026-00-6
62-55-5
Ti oa cetammide
1B; H350
612-082-00-0
62-56-6
Ti ourea; ti ocarbamide
2; H351
612-091-00-X
95-53-4
o-tol uidina
1B; H350
612-160-00-4
106-49-0 [1]
540-3-8 [2]
2; H351
540-25-3 [3]
602-044-00-1
8001-35-2
2; H351
606-146-00-7
87820-88-0
2; H351
i drossi-5-mesitilciclohesa-2-en-1-one
Tri cl oroacetato di 3-(4-clorofenil)-1,1di metiluronio; monuron-TCA
2; H351
79-01-6
Tri cl oroetilene
1B; H350
602-006-00-4
67-66-3
2; H351
602-038-00-9
98-07-7
1B; H350
601-067-00-4
15606-95-8
1A; H350
006-043-00-1
0140-41-0
602-027-00-9
In collaborazione con
45
050-003-00-6
900-95-8
2; H351
050-004-00-1
76-87-9
2; H351
024-001-00-0
1333-82-0
1A; H350
051-005-00-X
1309-64-4
2; H351
028-005-00-3
1314-06-3
1Ai; H350i
024-010-00-X
24613-89-6
1B; H350
Croma to cromico
015-199-00-X
13674-87-8
2; H351
611-063-00-4
164058-22-4
1B; H350
607-149-00-6
51-79-6
1B; H350
607-307-00-4
50471-44-8
2; H351
607-023-00-0
108-05-4
Vi nile a cetato
2; H351
602-023-00-7
75-01-4
1A; H350
Note:
H350: "Pu provocare il cancro (indicare la via di esposizione se accertato che nessunaltra via di esposizione
comporta il medesimo pericolo)".
H351: "Sospettato di provocare il cancro (indicare la via di esposizione se accertato che nessunaltra via di
esposizione comporta il medesimo pericolo)".
Categoria 1A
Sostanze note per gli effetti cancerogeni sull'uomo. Esistono prove sufficienti per stabilire un nesso causale tra
l'esposizione dell'uomo alla sostanza e lo sviluppo di tumori, in generale sulla base di dati epidemiologici e/ o di dati
ottenuti con sperimentazioni su animali.
Sono contrassegnate dal pittogramma "GHS08", dallavvertenza "Pericolo" e dalla frase di rischio.
Categoria 1B: Sostanze presunte cancerogene per l'uomo
Sostanze di cui si presumono effetti cancerogeni per luomo, prevalentemente sulla base di studi su animali. Esistono
elementi sufficienti per ritenere verosimile che l'esposizione dell'uomo alla sostanza possa provocare lo sviluppo di
tumori, in generale sulla base di dati epidemiologici e/o di dati ottenuti con sperimentazioni su animali.
Categoria 2: Sostanze sospette cancerogene per l'uomo
La classificazione di una sostanza nella categoria 2 si basa sui risultati di studi sulluomo e/o su animali non
sufficientemente convincenti per giustificare la classificazione della sostanza nelle categorie 1A o 1B. Tali dati possono
essere tratti da studi che dimostrano la presenza di effetti cancerogeni limitati per l'uomo o per gli animali
In collaborazione con
46
CAS
Nome
NTP (*)
26148-68-5 A-alfa-C
MR FR
MM
FM
2B
(=2-ammino-9H-pirido-(2,3b)indolo)
30560-19-1 Acefate
60-35-5
Acetammide
2B
140-11-4
Acetato di benzile
301-04-2
Acetato di piombo
108-05-4
Acetato di vinile
67-64-2
Acetone
79-10-7
Acido acrilico
99-05-8
Acido-3-amminobenzoico
150-13-0
Acido-4-amminobenzoico
2432-99-7
Acido-22-amminoundecanoico
118-92-3
Acido antranilico
65-85-0
Acido benzoico
75-60-5
Acido cacodilico
115-28-6
Acido clorendico
2B
94-74-6
Acido (4-cloro-2-metilfenossi)
2B
EE
NE
SE
SE
CE
CE
CE
NE
B2
2B
D
3
4a
2B
acetico (=MCPA)
87-02-5
Acido isogamma
In collaborazione con
47
121-47-1
Acido metanilico
139-13-9
Acido nitrilotriacetico
3a
81-16-3
Acido di Tobias
2B
2A
R
D
62476-59-9 Acifluorfen
79-06-1
Acrilammide
140-88-5
Acrilato d'etile
A4
2B
96-33-3
Acrilato di metile
A4
107-13-1
Acrilonitrile
107-02-8
Acroleina
A3
A3
B2
B1
2B
2A
3688-53-7
2B
15972-60-8 Alachlor
B2
23214-92-8 Adriamicina
AF-2
A3
67-63-0
Alcool isopropilico
--
75-07-0
Aldeide acetica
A3
B2
2B
50-00-0
Aldeide formica
A2
B1
1A
765-34-4
Aldeide glicidica
B2
2B
542-78-9
Aldeide malonica
116-06-3
Aldicarb
309-00-2
Aldrin
--
Alluminio (produzione)
915-67-3
A3
B2
132207-33- Amianto
1
A1
Amosite
A1
Crisotilo
A1
In collaborazione con
48
Crocidolite
A1
Altri
A1
33089-61-1 Amitraz
4657-93-6
5-Amminoacenaftene
117-79-3
2-Amminoantrachinone
60-09-3
p-Amminoazobenzene
3a
2B
97-56-3
o-Amminoazotoluene (=AAT)
2B
97-35-8
3-Ammino-N,n'-dietil-4-
IS
metossibenzensulfonammide
92-67-1
4-Amminodifenile
A1
--
95-55-6
2-Amminofenolo
4a
591-27-5
3-Amminofenolo
123-30-8
4-Amminofenolo
4a
99-57-0
2-Ammino-4-nitrofenolo
SE
NE
NE
NE
121-88-0
2-Ammino-4-nitrofenolo
SE
NE
NE
NE
119-34-6
4-Ammino-2-nitrofenolo
712-68-5
2-Ammino-5-(5-nitro-2-furil)-
2B
NE
NE
NE
NE
1,3,4- tiadiazolo
121-66-4
2-Ammino-5-nitrotiazolo
61-82-5
Amminotriazolo
--
Anestetici volatili
1327-53-3
Anidride arseniosa
108-30-5
Anidride succinica
62-53-3
Anilina
4a
142-04-1
Anilina cloridrato
90-04-0
o-Anisidina
A3
B2
3
3
A1
1
3
A3
A3
B2
2B
In collaborazione con
49
104-94-9
p-Anisidina
191-26-4
Antantrene
1309-64-4
Antimonio triossido
(produzione)
120-12-7
Antracene
140-57-8
Aramite-R
494-38-2
Arancio d'acridina
A4
3
3
A2
2B
D
2
3
2B
3
B2
B2
55779-18-5 Arprinocid
7440-38-2
Arsenico
A1
--
A1
--
A1
A4
22839-47-0 Aspartame
1912-24-9
Atrazina
3a
--
Auramina (produzione da
1
A
B2
B2
2B
B2
2B
Chetone di Michler)
--
Auramicina cloridrato
2465-27-2
(>99%)
492-80-8
492-80-8
115-02-6
Azaserina
800-24-8
Aziridil benzochinone
151-56-4
Aziridina
3
A3
B2
2B
In collaborazione con
50
1072-52-2
2-(1-aziridinil)etanolo
103-33-3
Azobenzene
569-61-9
3
B2
2B
CE
CE
CE
CE
CE
CE
CE
CE
17804-35-2 Benomil
3a
A3
25057-89-0 Bentazone
71-43-2
Benzene
A1
92-87-5
Benzidina
A1
1694-09-3
Benzil violetto 4B
3a
--
Benzina
225-11-6
Benzo(a)acridina
225-51-4
Benzo(c)acridina
238-84-6
Benzo(a)fluorene
56-55-3
Benzo(a)antracene
105-11-3
p-benzochinone diossima
195-19-7
Benzo(c)fenantrene
2B
205-99-2
Benzo(b)fluorantene
207-08-9
Benzo(k)fluorantene
203-12-3
Benzo(ghi)fluorantene
243-17-4
Benzo(b)fluorene
205-12-9
Benzo(c)fluorene
205-82-3
Benzo(j)fluorantene
191-24-2
Benzo(ghi)perilene
50-32-8
Benzo(a)pirene
192-97-2
Benzo(e)pirene
98-07-7
Benzotricloruro
A2
B2
2A
7440-41-7
Berillio
A1
B2
2B
A3
A2
A2
A1
A2
2B
B2
2B
B2
2B
B2
2B
2B
B2
In collaborazione con
51
--
1336-36-3
Bifenili policlorurati
106-87-6
2168-68-5
Bis(1-aziridinil)morfolinofosfina
A1
B2
B2
A3
2B
3
solfuro
111-44-4
Bis(2-cloroetil)etere
494-03-1
N,N-bis(2-clorometil)-2naftilammina
542-88-1
Bis(clorometil)etere
108-60-1
Bis(2-cloro-1-metil)etere
A4
B2
3
1
A1
1
3
13483-18-6 1,2-bis(clorometossi)etano
56894-91-8 1,4bis(clorometossimetil)benzene
3081-14-9
N,N'-bis-(1,4-dimetilpentil-pfenil endiammina)
2386-90-5
Bis(2,3-epossiciclopentil)etere
11056-06-7 Bleomicina
K
N
CE
CE
3
3b
2B
--
Blu di clorodiana
2B
129-17-9
2650-18-2
4a
314-40-9
Bromacile
7758-01-2
Bromato di potassio
75-27-4
Bromodiclorometano
1689-84-5
Bromoxinil
74-96-4
Bromuro di etile
A3
74-83-9
Bromuro di metile
A4
593-60-2
Bromuro di vinile
A2
106-99-0
1,3-Butadiene
A2
B2
2B
B2
2B
4b
3
D
B2
3
2A
In collaborazione con
52
55-98-1
1,4-Butandiolo
2B
dimetansulfonato (=myleran)
3068-88-0
beta-Butirrolattone
96-48-0
gamma-Butirrolattone
--
A2
7440-43-9
A2
105-60-2
Caprolattame
A5
2425-06-1
Captafol
A4
2A
133-06-2
Captan
3a
A3
6804-07-5
Carbadox
3b
63-25-2
Carbaril
A4
86-74-8
Carbazolo
CE
CE
3
B1
10605-21-7 Carbendazim
--
--
(leggeri)
3567-69-9
120-80-9
Catecolo
90-94-8
Chetone di Michler
--
Ciclammati
108-94-1
Cicloesanone
50-18-1
Ciclofosfammide
A3
2B
A1
1
1
3
A3
3
B1
2832-40-8
In collaborazione con
53
87-29-6
Cinnamil antranilato
15663-27-1 Cisplatino
2A
6358-53-8
Citrus Red 2
2B
637-07-0
Clofibrato
305-03-3
Clorambucil
56-75-7
Cloramfenicolo
57-74-9
Clordane
6164-98-3
Clordimeform
2A
A3
B2
2B
3
3-Cloroanilina cloridrato
137-04-2
2-Cloroanilina cloridrato
95-51-2
o-Cloroanilina
4a
75-45-6
Clorodifluorometano
A4
13010-47-4 1-(Cloroetil)-3-cicloesil-1-nitroso
urea
2A
5131-60-2
4-Cloro-m-fenilendiammina
95-83-0
4-Cloro-o-fenilendiammina
2B
593-70-4
Clorofluorometano
67-66-3
Cloroformio
6259-42-3
5-Cloro-2-metilanilina cloridrato 4
6259-40-1
3-Cloro-2-metilanilina cloridrato 4
107-30-2
Clorometil(metil)etere (tecnico) 1
4274-03-7
5-Cloro-2-metossianilina
3b
A3
B2
2B
A2
cloridrato
89-63-4
4-Cloro-2-nitroanilina
4a
121-87-9
2-Cloro-4-anitroanilina
1897-45-6
Clorotalonil
3b
2B
In collaborazione con
54
95-69-2
p-Cloro-o-toluidina
2A
3b
75-88-7
2-Cloro-1,1,1-trifluoroetano
100-44-7
Cloruro di benzile
A3
B2
2A
A2
B1
8048-52-0
Cloruro d'acriflavinio
107-05-1
Cloruro d'allile
79-44-7
Cloruro di dimetilcarbamoile
74-87-3
Cloruro di metile
75-09-2
Cloruro di metilene
75-01-4
Cloruro di vinile
57-88-5
Colesterolo
--
Coloranti di derivazione
R
N
SE
CE
CE
CE
EE
EE
3
C
A2
B2
2A
A4
A3
B2
2A
A1
3
2
2A
benzidinica
--
8001-58-9
Creosoto
102-50-1
m-Cresidina
120-71-8
p-Cresidina
2B
218-01-9
Crisene
495-54-5
Crisoidina
3a
532-82-1
Crisoidina cloridrato
3a
7789-06-2
Cromato di stronzio
Cromite
2B
B1
A3
B2
2A
IS
2B
A2
A2
A1
A1
A1
In collaborazione con
55
7440-47-3
Cromo (metallico)
--
--
75-99-0
Dalapon
80-08-0
4,4'-Sulfonildianilina (Dapsone)
5160-02-1
D & C Red N. 9
--
Debendox
613-35-4
N,N'-Diacetilbenzidina
2303-16-4
Diallate
615-05-4
2,4-Diamminoanisolo
4a
5307-02-8
2,5-Diamminoanisolo
A4
A
101-80-4
4,4'-Diamminodifeniletere
101-77-9
4,4'-Diamminodifenilmetano
13552-44-8 4,4'-Diamminodifenilmetano
dicloridrato
NE
EE
2B
C
3a
2,4-Diamminotoluene (=m-
95-80-7
A1
A3
3
2B
2B
2B
2B
2B
B2
toluilen- diammina
95-70-5
2,5-Diamminotoluene
6369-59-1
2,5-Diamminotoluene solfato
--
Sali dell'o-Dianisidina
119-90-4
o-Dianisidina
68953-84-4 N,N'-diaril-p-fenilendiammina
2B
334-88-3
Diazometano
A2
226-36-8
Dibenzo(a,h)acridina
2B
224-42-0
Dibenzo(a,j)acridina
2A
In collaborazione con
56
53-70-3
Dibenzo(a,h)antracene
B2
2A
215-58-7
Dibenzo(a,c)antracene
224-41-9
Dibenzo(a,j)antracene
194-59-2
7H-dibenzo(c,g)carbazolo
2B
5385-75-1
Dibenzo(a,e)fluorantene
192-65-4
Dibenzo(a,e)pirene
189-64-0
Dibenzo(a,h)pirene
2B
189-55-9
Dibenzo(a,i)pirene
2B
191-30-0
Dibenzo(a,l)pirene
2A
96-12-8
1,2-Dibromo-3-cloropropano
2B
P,P
106-93-4
1,2-Dibromoetano
P,P
95-82-9
2,5-Dicloroanilina
95-50-1
o-Diclorobenzene
541-73-1
1,3-Diclorobenzene
106-46-7
p-Diclorobenzene
A3
CE
NE
CE
CE
91-94-1
3,3'-Diclorobenzidina
A3
612-83-9
3,3'-Diclorobenzidina
dicloridrato
--
510-15-6
4,4'-Diclorobenzilato di etile
1194-65-6
Diclorobenzonitril
764-41-0
Trans-1,4-diclorobutene
A3
B2
2A
A4
2B
B2
B2
2B
2B
4
A2
2B
72-54-8
Diclorodifenildicloroetano
B2
72-55-9
Diclorodifenildicloroetilene
B2
50-29-3
Diclorodifeniltricloroetano
A3
B2
2B
(DDT)
In collaborazione con
57
75-34-3
1,1-Dicloroetano
A4
107-06-2
1,2-Dicloroetano
A4
B2
2B
75-35-4
1,1-Dicloroetilene (=cloruro di
vinilidene)
3a
A4
540-59-0
1,2-Dicloroetilene
156-59-2
cis-1,2-Dicloroetilene
696-28-6
Diclorofenilarsina
75-09-2
Diclorometano
A3
B2
2B/
SE
CE
CE
CE
NE
EE
SE
SE
SE
IS
CE
N,
N,
N,
N,
SE
EE
SE
CE
A
78-87-5
1,2-Dicloropropano
96-23-1
1,3-Dicloro-2-propanolo
542-75-6
1,3-Dicloropropene (tecnico)
A3
B2
2B
62-73-7
Diclorvos
3a
A4
B2
2B
115-32-2
Dicofol
60-57-1
Dieldrin
01464-53-5 Diepossibutano
4a
A4
3
2B
4b
A3
B2
N,
N,
B2
2B
B2
2B
3B
692-42-2
Dietilarsina
148-18-5
Dietilditiocarbammato di sodio
103-23-1
Di-(2-etilesil)adipato
4b
117-81-7
Di-(2-etilesil)ftalato
3a
1615-80-1
1,2-Dietilidrazina
64-67-5
Dietil solfato
2B
68479-98-1 Dietiltoluilendiammina
161-67-7
Difenilammina ottilata
492-17-1
2,4-Difenildiammina
74-31-7
N,N'-difenil-p-fenilendiammina
A3
2A
3
4
In collaborazione con
58
57-41-0
Difenilidantoina
122-66-7
1,2-Difenilidrazina
2B
B1
SE
NE
NE
EE
NE
NE
EE
NE
(idroazobenzene)
101-90-6
94-58-6
Diidrosafrolo
3b
2B
B2
2B
2B
pDimetilamminoazobenzendiazo
sodio solfonato
121-69-7
N,N'-Dimetilanilina
57-97-6
7,12-Dimetilbenzo(a)antracene
793-24-8
N-(1,3-dimetilbutil)-N'-fenil-p-
4a
A4
B2
fenilen- diammina
79-44-7
Dimetilcarbamoil cloruro
A2
2A
22349-59-3 1,4-Dimetilfenantrene
68-12-2
Dimetilformammide
57-14-7
1,1-Dimetilidrazina
540-73-8
1,2-Dimetilidrazina
77-78-1
Dimetil solfato
828-00-2
Dimetossano
551-92-8
Dimetridazolo
3
4b
A4
A3
2B
2A
2
A3
B2
2A
3
105735-71- 3,7-Dinitrofluorantene
5
2B
22506-53-2 3,9-Dinitrofluorantene
2B
75321-20-9 1,3-Dinitropirene
2B
42397-64-8 1,6-Dinitropirene
2B
42397-65-9 1,8-Dinitropirene
2B
A3
B2
2B
In collaborazione con
59
121-14-2
2,4-Dinitrotoluene
602-20-2
2,6-Dinitrotoluene
123-91-1
1,4-Diossano
2475-45-8
Disperse blue 1
15017-02-4 N,N'-di-(o-tolil)-pfenilendiammina
A3
B2
2B
2B
CE
CE
EE
NE
2B
CE
EE
NE
NE
N,
N,
C
A3
B2
2B
--
2B
--
2A
72-20-8
Endrin
A4
15086-94-9 Eosina
3
3
106-89-8
Epicloridrina
106-88-7
1,2-Epossibutano
76-44-8
Eptacloro
A3
B2
2B
1024-57-3
Eptacloro epossido
A3
B2
12510-42-8 Erionite
118-74-1
Esaclorobenzene
87-68-3
Esaclorobutadiene
608-73-1
A3
B2
2A
B2
2B
A3
Esaclorocicloesani
B2
2B
319-84-6
alfa-Esaclorocicloesano
B2
2B
319-85-7
beta-Esaclorocicloesano
2B
19408-74-3 Esaclorodibenzo-p-diossina,
miscela (HxCDD)
Esacloroetano
70-30-4
Esaclorofene
680-31-9
Esametilfosforammide
51235-04-2 Esazinone
1
A3
67-72-1
B2
A3
2B
3
2
A3
2B
In collaborazione con
60
--
2B
--
produzione di vernici
--
verniciatore
64742-03-6 Estratti aromatici distillati
101-55-3
Etere p-bromodifenilico
30043-49-4 Ethidimuron
25954-13-6 Etilcarbomoilfosfonato
d'ammonio
74-85-1
Etilene
96-45-7
Etilentiourea
62-50-0
Etilmetansolfonato
536-33-4
Etionammide
2353-45-9
62-44-2
Fenacetina
136-40-3
Fenazopiridina cloridrato
50-33-9
Fenilbutazone
95-54-5
o-Fenilendiamina
108-45-2
m-Fenilendiammina
A4
106-50-3
p-Fenilendiammina
A4
100-63-0
Fenilidrazina
101-54-2
N-Fenil-p-fenilendiammina
90-43-7
o-Fenilfenolo
122-60-1
A3
135-88-6
N-fenil-2-naftilammina
4a
A4
108-95-2
Fenolo
A4
2B
3
4a
2B
EE
SE
SE
NE
NE
NE
3
B2
A3
A3
5
3
2B
NE
NE
NE
EE
(N.C.)
In collaborazione con
61
63-92-3
Fenossibenzammina cloridrato
2B
13392-18-2 Fenoterolo
30748-29-9 Feprazone
14484-64-1 Ferbam
A4
--
Fibre acriliche
--
Fibre ceramiche
--
--
Filamenti di vetro
3
3
2B
A3
A4/A
3
2164-17-2
Fluometuron
206-44-0
Fluorantene
86-73-7
Fluorene
53-96-3
N-9H-fluoren-2-il-acetammide
51-21-8
5-Fluorouracile
133-07-3
Folpet
3570-75-0
2-(2-formilidrazino)-4-(5-nitro2-furil) tiazolo
7446-27-7
Fosfato di piombo
--
Fumi di saldatura
2B
67-45-8
Furazolidone
R
3
3a
B2
2B
A3
B2
2A
23255-69-8 Fusarenone
506-60-2
Gas mostarda
60-11-7
B2
2B
16568-02-8 Giromitrina
5431-33-4
Glicidil oleato
7460-84-6
Glicidil stearato
In collaborazione con
62
126-07-8
Griseofulvina
2B
86-54-4
Idralazina
123-33-1
Idrazide maleica
302-01-2
Idrazina
1346-97-6
Derivati dell'idrazina
--
Idrazinoftalazina
123-31-9
Idrochinone
A3
B2
A3
2B
SE
SE
NE
SE
2B
1689-82-3
4-Idrossiazobenzene
148-24-3
8-Idrossichinolina
NE
NE
NE
NE
103-90-2
N-(4-idrossifenilacetammide)
128-37-0
193-39-5
Indeno(1,2,3-cd)pirene
74-88-4
Ioduro di metile
14885-29-1 Ipronidazolo
B2
2B
15503-86-3 Isatidina
26959-45-0 Isobumeton
3
4
3778-73-2
Isofosfammide
54-85-3
Isoniazide
101-72-4
N-isopropil-N'-fenil-p-
fenilendiammina
120-58-1
Isosafrolo
B2
57-06-7
Isotiocianato d'allile
2B
2835-39-4
Isovalerato d'allile
143-50-0
Kepone (Clordecone)
--
Lana di roccia
A3
2B
--
Lana di scoria
A3
2B
2B
In collaborazione con
63
--
Lana di vetro
303-34-4
Lasiocarpine
105-74-8
Lauroil perossido
5141-20-8
4b
58-89-9
Lindano
330-55-2
Linuron
--
121-75-5
Malathion
8018-01-7
Mancozeb
12427-38-2 Maneb
7439-96-5
A3
2B
B2
2B
N,
N,
N,N
CE
CE
NE
NE
3
3
A3
C
1
1
A4
3a
4a
Manganese
13045-94-8 Medfalan
108-78-1
Melamina
148-82-3
Melfalan
50-44-2
6-Mercaptopurina
7439-97-6
Mercurio (elemento)
531-76-0
Merfalan
75-55-8
2-Metilaziridina (=1,2-
B1
3
A4
3
2B
A3
B2
2B
Propilenimmina)
592-62-1
Metilazossimetanolo acetato
2B
598-55-0
Metil carbammato
56-49-5
3-Metilcolantrene
99-80-9
N-metil-N,4-dinitrosoanilina
101-61-1
4,4'-Metilenbis(N,N'-dimetil)
2B
B2
4,4'-Metilenbis(2-cloroanilina)
--
Sali di 4,4'-Metilenbis(2-
A2
B2
In collaborazione con
64
cloroanilina)
101-77-9
4,4 Metilendianilina
A3
2B
101-68-8
4,4'-Metilenedifenil diisocianato
838-88-0
4,4'-Metilenedi-o-toluidina
2B
832-69-9
1-Metilfenantrene
1706-01-0
3-Metilfluorantene
33543-31-6 2-Metilfluorantene
80-62-6
Metil metacrilato
66-27-3
Metilmetansolfonato
99-52-5
2-Metil-4-nitroanilina
4a
99-55-8
2-Metil-5-nitroanilina (=5-Nitro- 3a
2- toluidina
89-62-3
4-Metil-2-nitroanilina
129-15-7
70-25-7
NE
NE
NE
NE
2-Metil-1-nitroantrachinone
2B
N-Metil-N'-nitro-N-nitroso
2A
CE
CE
2A
guanidina
298-00-0
Metil parathion
56-04-2
Metiltiouracile
9006-42-2
Metiram
51218-45-2 Metolachlor
A4
3
2B
5
3a
72-43-5
Metossicloro
A4
97-52-9
2-Metossi-4-nitroanilina
99-59-2
2-Metossi-5-nitroanilina (=5-
3b
Nitro-o- anisidina)
96-96-8
4-Metossi-2-nitroanilina
59-05-2
Metotrexato
443-48-1
Metronidazolo
2B
2385-85-5
Mirex
2B
In collaborazione con
65
50-07-7
Mitomicina C
25717-80-0 Molidomina
3b
2B
315-22-0
Monocrotalina
2B
150-68-5
Monuron
140-14-0
Monuron-TCA
110-91-8
Morfolina
66-75-1
Mostarda uracile
2243-62-1
1,5-Naftelendiammina
91-59-8
2-Naftilammina
134-32-7
1-Naftilammina
4a
552-46-5
1-Naftilammina cloridrato
--
86-88-4
1-Naftiltiourea
1333-86-4
7440-02-0
--
--
--
A4
NE
P,E P,E N
A4
A3
2B
A5
2B
1
A
16915-70-1 Nifursol
1
1
B2
Nitiazide
3a
2B
602-87-9
5-Nitroacenaftene
2B
88-74-4
o-Nitroanilina
100-01-6
p-Nitroanilina
20268-51-3 7-Nitrobenz(a)antracene
NE
2B
3
139-94-6
NE
3
B2
A1
CE
A4
3
In collaborazione con
66
63041-90-7 6-Nitrobenzo(a)pirene
92-93-3
4-Nitrobifenile
7496-02-8
6-Nitrocrisene
1836-75-5
Nitrofen
3
A2
3
2A
N,I
2B
N,P P,P
P,P
S
99-56-9
4-Nitro-o-fenilendiammina
5307-14-2
2-Nitro-p-fenilendiammina
607-57-8
2-Nitrofluorene
2B
59-87-0
Nitrofurazone (Nitrofural)
EE
CE
NE
CE
86-57-7
1-Nitronaftalene
581-89-5
2-Nitronaftalene
20589-63-3 3-Nitroperilene
5522-43-0
1-Nitropirene
2A
789-07-1
2-Nitropirene
57835-92-4 4-Nitropirene
2B
79-46-9
2-Nitropropano
A3
2B
57-14-7
N-N-dimetilidrazina
A3
2B
924-16-3
N-nitrosodi-n-butilammina
B2
2B
1116-54-7
N-nitrosodietanolammina
B2
2B
55-18-5
N-nitrosodietilammina
B2
2A
86-30-6
N-nitrosodifenilammina
156-10-5
p-Nitrosodifenilammina
62-75-9
N-nitrosodimetilammina
621-64-7
A3
B2
2A
N-nitrosodi-n-propilammina
B2
2B
759-73-9
N-nitroso-N-etilurea
B2
2A
684-93-5
N-nitroso-N-metilurea
B2
2A
615-53-2
N-nitroso-N-metiluretano
B2
2B
In collaborazione con
67
4549-40-0
n-nitrosometilvinilammina
B2
2B
100-75-4
N-nitrosopiperidina
B2
2B
930-55-2
N-nitrosopirrolidina
B2
2B
23696-28-8 Olaquindox
--
(leggeri)
--
8012-95-1
2B
1
raffinati all'acido
8012-95-1
8012-95-1
trattati)
8012-95-1
1936-15-8
Orange G
523-44-4
1309-64-4
Ossido di antimonio
1304-56-9
Ossido di berillio
1333-82-0
Ossido di cromo
A1
1309-37-1
Ossido di ferro
75-21-8
Ossido di etilene
75-56-9
Ossido di propilene
96-09-3
Ossido di stirene
Paraquat
CE
CE
3
A2
2B
A1
1
A
A4
A2
K
1
A3
B2
A4
2
2B
SE
SE
CE
CE
2A
2B
2B
CE
CE
CE
CE
In collaborazione con
68
56-38-2
Parathion
A4
40487-42-1 Pendimetalin
76-01-7
Pentacloroetano
4b
87-86-5
Pentaclorofenolo
82-68-8
A3
Pentacloronitrobenzene
2B
4b
94-36-0
Perossido di benzoile
8002-05-9
Petrolio greggio
--
2A
1918-02-1
Picloram
--
4b
A4
CE,
CE,
CE
SE
N,
N,
NE
NE
A4
A3
3
B2
2A/
IS
NE
NE
NE
NE
3
51-03-6
Piperonil butossido
55512-33-9 Piridate
3
4
58-14-0
Pirimetammina
3761-53-3
Ponceaux MX
3a
2B
366-70-1
Procarbazina cloridrato
2A
2B
67747-09-5 Procloraz
709-98-8
Propanil
1120-71-4
1,3-Propansultone
115-07-1
Propilene
75-55-8
Propilenimmina
A3
114-26-1
Propoxur
A3
57-57-8
beta-Propriolattone
A3
A3
3
2B
2B
In collaborazione con
69
50-55-5
Reserpina
81-88-9
Rodamina B
4a
989-38-8
Rodamina 6G
4a
7681-76-7
Ronidazolo
632-99-5
493-52-7
Rosso metile
81-07-2
94-59-7
Safrolo
B2
2B
--
122-34-9
Simazina
EE
EE
NE
NE
N,N
P,N
3
3
3b
A2
B1
77-78-1
Solfato dimetilico
A3
B2
2A
1345-04-6
Solfuro di antimonio
1306-23-6
Solfuro di cadmio
3
3
A2
A1
7488-56-4
Solfuro di selenio
85-83-6
52-01-7
Spironolattone
100-42-5
Stirene
A4
1335-32-6
Subacetato di piombo
A3
B2
A1
2B
3a
B2
4a
3
3
3
2B
842-07-9
Sudan I
127-69-5
Sulfafurazolo
95-06-7
Sulfallate
2783-94-0
2B
3
yellow N. 6)
In collaborazione con
70
5915-41-3
Terbutilazina
1746-01-6
2,3,7,8-Tetraclorodibenzo-p-
5
B2
2B
P,E
P,P
diossina
630-20-6
1,1,1,2-Tetracloroetano
79-34-5
1,1,2,2,-Tetracloroetano
A4
2B
127-18-4
Tetracloroetilene
A3
B2
2A
IS,
IS,
P,
P,
CE
SE
CE
CE
NE
NE
NE
NE
56-23-5
Tetracloruro di carbonio
3B
A2
B2
22248-79-9 Tetrachlorvinphos
116-14-3
Tetrafluoroetilene
62-55-5
Tioacetammide
139-65-1
4,4'-Tiodianilina
2B
3
A3
2
2A3
B2
2B
2B
4a
62-56-6
Tiourea
--
Sali dell'o-tolidina
119-93-7
o-Tolidina (=3,3'-
B2
2B
A3
2B
A4
3
1
Dimetilbenzidina)
108-88-3
Toluene
95-53-4
o-Toluidina
A3
638-03-9
m-Toluidina cloridrato
A4
636-21-5
o-Toluidina cloridrato
A3
108-44-1
m-Toluidina
A4
106-49-0
p-Toluidina
4b
A3
B2
8001-35-2
Toxafene
A3
B2
52-68-6
Trichlorfon
4a
79-00-5
1,1,2-Tricloroetano
3a
A3
71-55-6
1,1,1-Tricloroetano
4A
A4
IS
IS
IS
IS
B2
2B
In collaborazione con
71
79-01-6
Tricloroetilene
A2
B2
N,I
N,
P,P
P,P
B2
95-95-4
2,4,5-Triclorofenolo
2B
88-06-2
2,4,6-Triclorofenolo
3b
B2
2B
1582-09-8
3A
ppm)
1582-09-8
137-17-7
2,4,5-Trimetilalanina
129-79-3
2,4,7-Trinitro-9-fluorenone
1314-06-3
Triossido di nickel
52-24-4
Tris(1-aziridinil)fosfina solfuro
A1
2A
B2
2B
B2
2A
(Tiotepa)
115-96-8
Tris(2-cloroetil)fosfato
126-72-7
Tris(2,3-dibromopropil)fosfato
72-57-1
7440-61-1
Uranio
51-79-6
Uretano
623-78-9
Uretano etilico
128-66-5
Vat yellow 4
4680-78-8
100-40-3
4-Vinilcicloesene
A2
2B
IS
IS
IS
IS
106-87-6
4-Vinil-1-cicloesene biossido
A3
2B
CE
CE
CE
CE
88-12-0
N-vinil-2-pirrolidone
1330-20-7
Xilene (miscela)
A4
NE
NE
NE
NE
1300-73-8
Xilidina
A3
87-62-7
2,6-Xilidina
A1
2
3
4a
A3
2B
In collaborazione con
72
4b
4b
95-68-1
m-Xilidina
4b
95-78-3
p-Xilidina
85-84-7
Yellow AB
131-79-3
3
4a
17924-92-4 Zearalenone
315-18-4
Zectran (mexacarbato)
1318-01-2
12122-67-7 Zineb
137-30-4
4
3b
Ziram
3
3
In collaborazione con
73
In collaborazione con
74
Nominativo Ditta
Ragione Sociale ..... .... ..... ..... .... .....
Data compilazione ..... .... .....
Quadro A - Datore di Lavoro
Sede Territoriale ..... .... ..... ..... Via .... ..... .... ..... Comune .... ..... .... .....
Cod. Com. ISTAT .... ..... .... ..... CAP .... ..... .... ..... Provincia .... ..... .... .....
N telefono .... ..... .... ..... N Fax .... ..... .... ..... ASL .... ..... .... .....
Sede Legale ..... .... ..... ..... .... Via .... ..... .... ..... Comune .... ..... .... .....
Cod. Com. ISTAT .... ..... .... ..... CAP .... ..... .... ..... Provincia .... ..... .... .....
N telefono .... ..... .... ..... N Fax .... ..... .... ..... ASL .... ..... .... .....
Legale Rappresentate ..... .... ..... ..... .....Nome .... ..... .... ..... Cognome .... ..... ....
Data Nascita .... ..... .... Luogo nascita .... ..... .... Domicilio .... ..... .... ..... Qualifica .... .....
Codice fiscale ditta .... ..... .... partita IVA ditta .... ..... .... codice attivit ISTAT .... ..... ....
Lavorazione unica o prevalente: ..... .... ..... ..... .... ..... Voce tariffa INAIL ..... .... .....
Quadro B - Tipo di esposizione e tipo di lavorazione
Agente cancerogeno: ( ) Sostanza ( ) Preparato ( ) Sistemi, preparati e procedure
n. CAS
Q.A (*)
n. CAS
Q.A. (*)
Q.A. (*)
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
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.....
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.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
Quadro C - Dipendenti
Totale uomini ..... .... di cui esposti ..... .... Totale donne ..... .... ..... di cui esposte ..... ....
Totale numero addetti attivit produttive ..... .... ..... ....
Totale numero addetti attivit amministrative e/o assimilabili ..... .... .....
Per informazioni sul modello rivolgersi a:
Nome ..... ..... ... ..... ... Cognome ..... ..... ... ..... ... tel. ..... ... ..... ..... ... fax ..... ..... ... .....
Timbro e firma del datore di lavoro ..... .... ..... ..... ...
Spazio da compilare solo nella fase della comunicazione di variazioni intervenute nei dati
del lavoratore DATA ..... ..... ...
DITTA - RAGIONE SOCIALE ..... ..... ... ... COD. FISC ..... ..... ... ..... ... P.IVA ..... ..... .....
SEDE LEGALE ..... ..... ... ..... ..... ... ..... ..... ... ..... ..... ...
SEDE TERRITORIALE ..... ..... ... ..... ..... ... ..... ..... ...
LAVORATORE ESPOSTO AD AGENTI CANCEROGENI
Cod. Fisc. ..... ..... ..... Cognome ..... ..... ..... Nome ..... ..... ... ... Sesso M [ ] F [ ]
Data di nascita ... ... ... Comune ..... ..... ..... Prov. ..... ..... ... ...
DOMICILIO: Comune ..... ..... ... Prov. ..... ..... ... ... Cambiato [ ]
Num. Cod. Mansione ATTIVITA' Tipo
Prog. Class.
SVOLTA
Prof.
Breve
ISTAT
descrizione
Agenti
N.
cancerogeni CAS
ESPOSIZIONE (1)
Valore Metodo
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
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Data
inizio
Data
fine
.....
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.....
.....
Tempo
(Giomi/
Anno)
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
(1) Ove la misurazione non fosse tecnicamente possibile indicare i quantitativi annuali di agenti cancerogeni utilizzati o
prodotti durante l'attivit svolta.
Nominativo Ditta - Ragione Sociale ..... ..... ... ..... ..... ... Data ..... ..... ...
Codice Fiscale ..... ..... ... ..... ..... ... Partita IVA ..... ..... ... ..... ..... ...
Sede territoriale: Via ..... ..... ... ..... ..... ... Comune ..... ..... ... ..... ..... ...
Cod. Com. ISTAT ..... ..... CAP ..... ..... Prov ..... ..... ... N. Tel. ..... ..... ... N. Fax ..... ..... ...
ATTIVITA CESSATA IL .../../....
SI ALLEGA IL REGISTRO DELLESPOSIZIONE DEI LAVORATORI (E LE CARTELLE
SANITARIE DI RISCHIO)
COMUNICAZIONE VARIAZIONI (compilare solo le parti da aggiornare)
Quadro A - Datore di Lavoro - Datore di lavoro: Nominativo Ditta - Ragione Sociale ..... .....
... ..... ..... ...
Sede Territoriale ..... .... ..... ..... Via .... ..... .... ..... Comune .... ..... .... .....
Cod. Com. ISTAT .... ..... .... ..... CAP .... ..... .... ..... Provincia .... ..... .... .....
N telefono .... ..... .... ..... N Fax .... ..... .... ..... ASL .... ..... .... .....
Sede Legale ..... .... ..... ..... .... Via .... ..... .... ..... Comune .... ..... .... .....
Cod. Com. ISTAT .... ..... .... ..... CAP .... ..... .... ..... Provincia .... ..... .... .....
N telefono .... ..... .... ..... N Fax .... ..... .... ..... ASL .... ..... .... .....
Legale Rappresentate ..... .... ..... ..... .....Nome .... ..... .... ..... Cognome .... ..... ....
Data Nascita .... ..... .... Luogo nascita .... ..... .... Domicilio .... ..... .... ..... Qualifica .... .....
Codice fiscale ditta .... ..... .... partita IVA ditta .... ..... .... codice attivit ISTAT .... ..... ....
Lavorazione unica o prevalente: ..... ..... ... ..... ..... ... Voce tariffa INAIL ..... ..... ...
Quadro B - Tipo di esposizione e tipo di lavorazione
Agente cancerogeno: ( ) Sostanza ( ) Preparato ( ) Sistemi, preparati e procedure
n. CAS
Q.A (*)
n. CAS
Q.A. (*)
Q.A. (*)
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
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.....
.....
.....
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.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
Quadro C - Dipendenti
Totale uomini ..... .... di cui esposti ..... .... Totale donne ..... .... ..... di cui esposte ..... ....
Totale numero addetti attivit produttive ..... .... ..... ....
Totale numero addetti attivit amministrative e/o assimilabili ..... .... .....
Informazioni legali
ISPRA ed il sistema delle Agenzie ambientali ARPA-APPA o le persone che agiscono per conto delle Agenzie stesse non
sono responsabili per luso che pu essere fatto delle informazioni contenute in questo documento.
ISPRA
Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale
Via Vitaliano Brancati, 48
00144 Roma
Tel. (+39) 06 50071
Fax (+39) 06 5007 2916
Elaborazioni software
e collaborazione esterna
Ing. Antonino PANEPINTO
ISPRA
ISBN: 978-88-448-0504-3
Riproduzione autorizzata
citando la fonte
Elaborazione grafica
ISPRA
Grafica di copertina
Franco I OZZOLI
Impaginazione
P IERRESTAMPA
Stampa
S ERISTAMPA
Palermo
2 edizione
Gennaio 2011
Un doveroso ringraziamento alla prof.ssa Lory Santarelli, responsabile della medicina del lavoro dellUniversit Politecnica delle Marche, per il confronto sul calcolo degli indici di rischio.
Una citazione particolare per i colleghi rappresentanti della Environment Agency (England) e della Scottish Environmental Protection Agency (SEPA), dipartimento di Edimburgo (Riccarton), che ci ha ospitato per un meeting sul tema.
Un meritato riconoscimento a Luigi Archetti che ci ha guidati nella stesura della prima versione della linea guida (2005)
e a Gilberto Cioci di ARPA Marche che ha collaborato alla prima stesura.
La strumentazione depoca riportata nella immagini custodita presso la Struttura Territoriale ARPA Sicilia di Palermo.
Introduzione
Questo volume, frutto della collaborazione tra lUniversit Politecnica delle Marche, la Environment Agency
(England), la Scottish Environmental Protection Agency (SEPA), lARPA Basilicata, lARPA Emilia Romagna, lARPA Liguria, lARPA Piemonte, lARPA Campania, lARPA Marche, lARPA Sicilia con il ruolo di
Agenzia capofila ed il coordinamento del Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro di ISPRA,
rappresenta un prodotto particolarmente atteso dal mondo delle Agenzie Ambientali italiane che, pur non pretendendo di fornire soluzioni preconfezionate, persegue lobiettivo di costituire un insieme di buone pratiche
e tecniche per affrontare casi concreti che potrebbero effettivamente prospettarsi nellambito della tutela della
sicurezza e della salute dei lavoratori operanti nelle Agenzie Ambientali medesime.
Queste Linee guida contengono laggiornamento alle nuove disposizioni discendenti dallentrata in vigore
del D.Lgs. 81/2008 della precedente Linea guida del 2005-2006 e presentano uno strumento predisposto per
il calcolo dellindice di rischio, attraverso lutilizzo di semplici strumenti informatici, permettendo cos di effettuare la valutazione del rischio chimico a partire dallidentificazione delle diverse sostanze, dalle loro caratteristiche di pericolosit, dalle quantit e del tempo in uso nonch dalle modalit duso.
Si tratta di un contributo importante in materia di tutela della salute e della sicurezza degli operatori delle
Agenzie di Protezione Ambientale che rappresenta la concreta attuazione di un lavoro comune volontariamente intrapreso dalle Agenzie Ambientali per adempiere nel miglior modo possibile ai compiti istituzionali
di tutela dei lavoratori e che si connota come strumento originale di attuazione delle strategie del Progetto Salute e Sicurezza nel Sistema delle Agenzie Ambientali secondo un profilo di eccellenze tecniche e procedurali organizzate in un modello interdisciplinare innovativo a rete, che non ha analogie nella P.A.
Il Commissario Straordinario
di ARPA Sicilia
ing. Salvatore Cocina
Capoprogetto del Tavolo Rischio chimico nei laboratori delle Agenzie Ambientali
Vincenzo I N FA N T I N O (ARPA Sicilia)
Coordinamento
Vincenzo I N FA N T I N O (ARPA Sicilia)
Domenico P U L E O (ARPA Sicilia)
Tavolo di Lavoro
ISPRA
Maurizio M I C C I N I L L I
ARPA Basilicata
Donato L A PA D U L A
Sante M U RO
ARPA Campania
Sebastiano S O DA N O
ARPA Emilia Romagna
Maria Grazia M A R C H E S I E L L O
ARPA Liguria
Daniela V I G L I O N E
Massimiliano A L B E RTA Z Z I
Elio Z U N I N O
ARPA Piemonte
Giuseppe A C Q UA F R E S C A
ARPA Sicilia - Agenzia leader
Vincenzo I N FA N T I N O
Domenico P ULEO
Prefazione
Il progetto Linea Guida per la Valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti
Cancerogeni e Mutageni rappresenta uno dei punti pi alti dellimpegno del Centro Interagenziale Igiene e
Sicurezza del Lavoro in materia di tutela della salute e della sicurezza degli operatori delle Agenzie di Protezione Ambientale.
Il Centro Interagenziale rappresenta la concreta attuazione di un percorso comune volontariamente intrapreso
dalle Agenzie Ambientali, per adempiere nel miglior modo possibile ai compiti istituzionali di tutela dei lavoratori, e si connota come strumento originale di attuazione delle strategie del Progetto Salute e Sicurezza
nel Sistema delle Agenzie Ambientali secondo un profilo di eccellenze tecniche e procedurali organizzate in
un modello interdisciplinare innovativo a rete, che non ha analogie nella P.A.
La presente Linea guida riguarda la Revisione delle linee guida 2006 sul rischio chimico, cancerogeno
e mutageno nei laboratori nelle AA e si inserisce nella gi particolarmente nutrita produzione editoriale
del Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro che, nel dicembre 2004, il Consiglio Federale
di Aosta ha riconosciuto quale polo di servizi specialistici a favore del Sistema Agenziale, in cui APAT
prima, ISPRA ora, svolge la funzione di soggetto coordinatore di un tavolo tecnico costituito da tutto il
Sistema Agenziale, rappresentato dai Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione di ogni Agenzia Regionale.
La conoscenza della pericolosit della sostanze in uso come stardards o reagenti, e nelle matrici oggetto di analisi e la loro quantificazione rappresenta lelemento fondamentale per garantire la massima tutela della salute
degli operatori che operano nelle strutture delle Agenzie di Protezione Ambientale.
Eseguire la valutazione del rischio chimico nelle attivit delle Agenzie di Protezione ambientale, in ottemperanza delle disposizioni contenute nel D.Lgs. 81/08 e s.m.i., da sempre un argomento tecnico complesso
considerate le diverse e specifiche tipologie di attivit che si eseguono (attivit sia di laboratorio che di controllo) nonch lelevato numero di sostanze e delle pi svariate tipologie di pericolosit (tossici, cancerogeni,
infiammabili, irritanti, sensibilizzanti, ecc.) presenti nei cicli lavorativi utilizzati in piccole e talvolta modeste quantit.
Il personale dei Servizi di Prevenzione e Protezione delle Agenzie dopo aver analizzato e valutato le diverse
modalit operative che, la comunit scientifica ha elaborato e messo a punto nella materia in oggetto, non
avendo trovato la/le modalit/e in grado di consentire una accurata e corretta valutazione del rischio chimico
nelle proprie attivit ha elaborato un proprio modello tecnico e le relative modalit operative per adempiere
agli obblighi normativi.
Il modello/sistema definito che, deve essere inteso come un metodo specifico e congruo per il sistema Agenziale e comunque per tutte quelle attivit similari (laboratori diagnostici, clinici, ecc.) consente di classificare
lesposizione dei lavoratori che usano o manipolano gli agenti chimici pericolosi in rischio irrilevante per la
salute o non irrilevante per la salute ai sensi del Titolo IX, Capo I, D.Lgs. 81/08, per quanto riguarda il rischio
chimico per la salute dei lavoratori.
Lo strumento predisposto deve essere considerato come una modalit di analisi che attraverso lutilizzo di
semplici strumenti informatici permette di effettuare la valutazione del rischio chimico a partire dallidentificazione delle diverse sostanze, dalle loro caratteristiche di pericolosit, dalle quantit e del tempo in uso
nonch dalle modalit duso.
Si tratta, quindi, di un prodotto particolarmente atteso per il quale stato necessario superare anche situazioni di significativa criticit ma ci ha contribuito a renderlo, a nostro parere, maggiormente efficace ed aderente alla realt che si propone di affrontare.
Essa non pretende di fornire soluzioni preconfezionate che non potrebbero soddisfare ogni possibile esigenza
ed adattarsi ad ogni contesto, n di costituire una innovazione metodologica, ma persegue lobiettivo, forse
meno ambizioso ma senza dubbio pi concreto, di costituire un insieme di buone pratiche e tecniche per affrontare casi concreti che potrebbero effettivamente prospettarsi nellambito della tutela della sicurezza e della
salute dei lavoratori operanti nelle Agenzie Ambientali.
cura dellutilizzatore lonere di valutare le diverse possibilit, le indicazioni o i suggerimenti pi convenienti e concretamente applicabili offerti dalla Linea Guida, in relazione al proprio contesto operativo e sulla
base dei propri fabbisogni.
Agli autori e a tutti coloro che hanno collaborato a qualsiasi titolo ed in qualsiasi misura alla redazione della
Linea Guida, va il mio personale e sentito ringraziamento.
Centro Interagenziale
Igiene e Sicurezza del Lavoro
Maurizio Miccinilli
Il Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro ha pubblicato le seguenti linee guida:
1. Valutazione del rischio nelle attivit territoriali delle Agenzie Ambientali- ARPA Toscana (Leader)
e ARPA Calabria, ARPA Lazio, ARPA Puglia e ISPRA (Partecipanti) - Pubblicata;
2. Valutazione del rischio chimico nei laboratori delle AA- ARPA Sicilia Agenzia (Leader) e ARPA Basilicata, ARPA Emilia-Romagna, ARPA Liguria, ARPA Marche e ISPRA (Partecipanti) - Pubblicata;
3. Rischio di genere nelle AA - ARPA Veneto (Leader), ARPA Toscana (co-leader) e ARPA Basilicata,
ARPA Campania, ARPA Lazio, e ISPRA (Partecipanti) - Pubblicata;
Sono in corso di stesura definitiva e pubblicazione le seguenti linee guida:
1. Comportamenti degli operatori delle AA nelle emergenze naturali e/o antropiche - ARPA Toscana
(Leader) e ARPA Calabria, ARPA Friuli-Venezia Giulia, ARPA Lazio, ARPA Liguria, ARPA Piemonte e
ISPRA (Partecipanti);
2. Valutazione del rischio biologico nelle AA- ARPA Friuli-Venezia Giulia (Leader) e ARPA Marche,
ARPA Liguria, ARPA Piemonte e ISPRA (Partecipanti);
3. Opuscoli informativi sui rischi per il personale delle Agenzie Ambientali - ARPA Piemonte (Leader),
ARPA Basilicata, ARPA Campania, ARPA Liguria, ARPA Toscana, ARPA Sicilia, ARPA Veneto e ISPRA
(Partecipanti);
4. Implementazione di SGS delle AA - ARPA Liguria (Leader) e ARPA Lombardia, ARPA Piemonte,
ARPA Sicilia, ARPA Toscana e ISPRA (Partecipanti);
Sono in fase di esecuzione le seguenti linee guida:
1. Valutazione del rischio incendio nelle AA - ARPA Marche (Leader), ARPA Piemonte, ARPA Veneto,
ISPRA (Partecipanti);
2. Valutazione del rischio nelle attivit subacquee di ISPRA e delle AA ISPRA (Leader) con la partecipazione del Comando della Guardia Costiera;
Sono di prossima attivazione le attivit legate alla definizione di:
1. Rischi emergenti e organizzativi nelle AA - ARPA Lazio (Leader) e ARPA Toscana, ARPA Veneto e
ISPRA (Partecipanti);
2. Ristrutturazione/costruzione dei laboratori nelle AA - ARPA Sicilia (Leader);
3. Valutazione del rischio amianto nelle AA - ARPA Piemonte (Leader);
4. Valutazione del rischio di atmosfere esplosive (ATEX) nelle AA ISPRA (Leader), ARPA Campania
(Partecipante)
Indice
1. PREMESSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2. IL RISCHIO CONNESSO ALLUSO DI SOSTANZE PERICOLOSE . . . . . . . 17
2.1
2.2
2.3
Il concetto di rischio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gli indici di rischio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il rischio chimico, cancerogeno e mutageno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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19
3. DEFINIZIONI E TERMINOLOGIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
4. SOSTANZE E PREPARATI/MISCELE PERICOLOSE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
4.6
4.7
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4.30
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5.4
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6.5
6.6
6.7
6.8
Generalit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le categorie dei DPI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La marcatura del DPI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Protezione dalle sostanze pericolose concetti generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.4.1 Protezione della cute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.4.2 Protezione delle vie respiratorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I Dispositivi di Protezione Individuale da sostanze pericolose nei laboratori . . . . . . . . . . . . .
Indicazioni generali sulla scelta e lutilizzazione dei guanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dotazione per il personale nei laboratori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Stoccaggio e manutenzione dei DPI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indicazioni generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per la protezione degli occhi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per evitare lingestione di sostanze pericolose . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali per evitare linalazione di sostanze chimiche pericolose . . . . . . . . . . .
Consigli fondamentali su come evitare liniezione di sostanze chimiche pericolose . . . . . . . .
Consigli fondamentali per minimizzare il contatto con la cute
di sostanze chimiche pericolose . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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I laboratori chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I rischi connessi allimpiego di sostanze pericolose . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
I rischi connessi allimpiego di sostanze cancerogene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gli effetti sulla salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le vie di introduzione degli agenti chimici nellorganismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.5.1 Assorbimento per inalazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.5.2 Assorbimento per contatto cutaneo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.5.3 Assorbimento per ingestione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.5.4 Iniezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.6 La rilevanza delle tipologie di esposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.7 Le principali forme di tossicit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.8 Relazione dose-risposta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.9 Durata e frequenza dellesposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.10 Lesposizione a pi sostanze (miscele) ed effetti sulla salute dei lavoratori . . . . . . . . . . . . . .
8.11 Destino delle sostanze pericolose allinterno dellorganismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La procedura di valutazione del rischio cancerogeno e mutageno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Lalgoritmo di calcolo dellindice di rischio o livello di esposizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La scheda personale di rilevazione delle informazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
La valutazione e rischio per la salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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164
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BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 190
Legge di Gumperson
La probabilit che qualche cosa accada
inversamente proporzionale
alla sua desiderabilit.
(da: Le Leggi di Murphy - A.Bloch)
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
1. Premessa
LISPRA, lIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un Ente pubblico di ricerca, dotato di personalit giuridica di diritto pubblico e di autonomia tecnico-scientifica, organizzativa, finanziaria,
gestionale, patrimoniale e contabile.
LISPRA listituto tecnico-scientifico di cui si avvale il Ministro dellambiente e della tutela del territorio
e del mare, e svolge attivit di ricerca, consulenza strategica, assistenza tecnico-scientifica, sperimentazione
e controllo, conoscitiva, di monitoraggio e valutazione, nonch di informazione e formazione, anche postuniversitaria, in materia ambientale, con riferimento alla tutela delle acque, alla difesa dellambiente atmosferico, del suolo, del sottosuolo, della biodiversit marina e terrestre e delle rispettive colture, nonch alla
tutela della natura e della fauna omeoterma, esercitando le funzioni gi di competenza dellAPAT1, dellICRAM2 e dellINFS3. Con riferimento a queste attivit lIstituto promuove lo sviluppo del sistema nazionale
delle Agenzie (ARPA-APPA) e dei controlli in materia ambientale di cui cura il coordinamento, garantendo
il rispetto degli obiettivi di qualit e di convalida dei dati anche con ladozione di linee guida come questa.
Il Centro Interagenziale Igiene e Sicurezza del Lavoro (CI) invece, stato istituito nel 2004 e si propone
come polo di servizi specialistico a favore del Sistema Agenziale, dotato di risorse autonome, umane ed economiche, finalizzato alla promozione ed al miglioramento continuo del Sistema Agenziale in tema di igiene
e sicurezza sul lavoro.
Nellambito delle attivit del Centro Interagenziale stato avviato nel marzo del 2005 un tavolo di lavoro denominato Rischio Chimico con la finalit di affrontare il problema legato ad uno dei rischi considerato preponderante allinterno dei laboratori di analisi Sistema Agenziale: il Rischio Chimico, ossia il rischio legato
alla detenzione e manipolazione di prodotti chimici e relativo allesposizione di un lavoratore ad una sostanza
o ad una miscela pericolosa.
Il rischio dovuto allesposizione sostanze chimiche pericolose nei laboratori, costituisce un elemento di forte
criticit nellambito del processo pi generale della valutazione dei rischi lavorativi a cui il datore di lavoro
deve adempiere.
I laboratori chimici rappresentano realt lavorative nelle quali si utilizza un elevato numero di sostanze chimiche pericolose per la salute e per la sicurezza, in quantit generalmente ridotte, dalle caratteristiche tossicologiche pi disparate, in quantit molto piccole e per tempi desposizione molto brevi. Potrebbero costituire
uneccezione i solventi organici che sono presenti, a volte, in quantit significative.
La presenza di sostanze chimiche pericolose intrinseca al tipo di attivit, nella maggior parte dei casi non
possibile eliminarle o sostituirle con sostanze meno pericolose e non sempre sono completamente noti gli effetti sulla salute delle sostanze pericolose utilizzate. Alcune di esse possono anche formarsi come prodotti secondari dalle pi diverse reazioni impiegate nei metodi analitici utilizzati e seppur non rientrando nei reagenti
chimici utilizzati, devono essere comunque essere valutate.
Sebbene lindirizzo sia quello dellutilizzo di metodiche analitiche standardizzate in conformit alle prescrizioni
della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e taratura,
la modifica in tempo reale delle tecniche e delle metodiche analitiche utilizzate, costituisce una peculiarit di que1. APAT: Agenzia per la protezione dellambiente e per i servizi tecnici.
2. ICRAM: Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al Mare.
3. INFS: Istituto nazionale per la fauna selvatica.
14
1. Premessa
sta attivit lavorativa, per cui le modifiche possono intervenire anche nel corso dellanalisi stessa. Lautonomia del
personale di laboratorio nel gestire il metodo analitico, spesso non si associa a scelte di prevenzione e protezione
dei rischi chimici, che necessitano di un tempo precedente di valutazione e programmazione.
Inoltre, in questi ultimi anni, nel settore, si diffusa la presenza di forme di lavoro differenti da quelle a tempo
indeterminato quali: borse di studio, volontariato, contratti di collaborazione saltuaria, coordinata e continuativa, che determinano un elevato turnover di personale con estrema difficolt di gestire e pianificare, per
le attivit di laboratorio, la prevenzione e la protezione allinterno del metodo analitico. Dove queste forme
di lavoro sono presenti in misura rilevante, sebbene il personale di laboratorio sia, nella maggior parte dei
casi, esperto e altamente qualificato, con un curriculum di studi adeguato per lattivit da svolgere, esiste talvolta una oggettiva difficolt per lo sviluppo di una corretta organizzazione del lavoro in tema di sicurezza.
Dei modelli organizzativi e di gestione tratta anche il decreto legislativo del 9 aprile 2008, n. 81 sulla Sicurezza sul Lavoro, che in materia di rischio chimico, al Titolo IX, richiama gli stessi principi gi espressi al Titolo VII e Titolo VII bis del precedente D.Lgs. 626/1994 e definisce i criteri per una corretta valutazione del
rischio chimico che devono essere adottati. Essi valgono per qualunque strumento utilizzato per la valutazione del rischio chimico siano esse misure (ambientali o personali di inquinanti), stime predittive del rischio
o modelli di calcolo matematici (algoritmi).
Per la normativa non fornisce ancora indicazioni sulla metodologia da utilizzare, e nelle attivit dei laboratori di analisi delle Agenzie Ambientali, la diversit e le molteplicit delle sostanze utilizzate, la ridotta quantit delle stesse e la complessit dei metodi e delle prove in cui vengono utilizzate, non consentono sempre
una immediata definizione del livello di esposizione degli operatori. Queste modalit operative finiscono col
rendere critica la misurazione ambientale dei contaminanti potenzialmente presenti in quanto il campionamento potrebbe non rispondere ai criteri di rappresentativit e significativit richiesti. Per questo lutilizzo di
metodi matematici per la stima del rischio, se ben calibrati sullattivit da valutare, possono risultare pi adeguati per la valutazione del rischio richiesta dalla normativa.
Lidea di questa Linea Guida nasce da tutte queste cose e dal desiderio di offrire il nostro supporto qualificato (fatto di cento anni di storia dei nostri laboratori) a chi cerca di trovare le risposte a tutti questi quesiti e dalla sentita esigenza di fornire un utile e pratico strumento di lavoro, una guida di riferimento agli
operatori di settore, ai tecnici della sicurezza, ai professionisti, e in generale a tutti coloro i quali si occupano
di prevenzione ed educazione alla sicurezza con particolare riguardo alle attivit di laboratorio dove sono utilizzati agenti chimici.
Abbiamo, per questo, voluto fornire due modelli matematici di valutazione del rischio (livello di esposizione);
uno riferito agli agenti chimici pericolosi e laltro agli agenti cancerogeni e mutageni. I modelli matematici proposti si basano sul confronto degli elementi che determinano il rischio con tutti gli aspetti utilizzati per
contenerlo, rispondendo ai requisiti delle leggi vigenti in materia e risultando alternativi ma anche complementari alle misure ambientali e biologiche.
Questa Linea Guida per la Valutazione del Rischio Chimico, Cancerogeno e Mutageno nei Laboratori delle
Agenzie Ambientali il frutto di un lavoro di confronto e ricerca sviluppato allinterno del Tavolo di Lavoro
del progetto Rischio Chimico costituito dai Responsabili e Addetti dei Servizi di Prevenzione e Protezione
di ARPA Sicilia (Agenzia che ha coordinato le attivit), ARPA Basilicata, ARPA Liguria, ARPA Emilia Romagna, ARPA Piemonte, ARPA Campania, ISPRA e in precedenza anche di ARPA Marche.
La prima parte dellattivit consistita nella comparazione dei criteri e delle valutazioni fornite dal Sistema
Agenziale Italiano confrontandole con altri documenti di realt analoghe italiane ed europee con la finalit di
stimolare confronti e dialoghi sulle soluzioni adottate, costruire ed alimentare indicatori per la definizione di
standard operativi di riferimento per rendere coerente ed efficace la valutazione del rischio chimico.
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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
stato organizzato anche un workstage con i rappresentanti della Scottish Environmental Protection Agency
(SEPA) ad Edimburgo (UK). Lincontro stato organizzato con lobiettivo di confrontarsi sulla metodologia
di valutazione del rischio chimico e sulla gestione del rischio residuo. Health and Safety Management approcci a volte differenti per gli stessi obiettivi.
Il presente documento rappresenta un ampliamento ed un approfondimento della linea guida prodotta negli
anni passati nella prima edizione, e ha subito laggiornamento necessario per adeguarla alle modifiche normative fin qui introdotte e allevoluzione delle conoscenze scientifiche e tecniche in materia.
Con questo documento, abbiamo voluto definire una metodologia per la valutazione del rischio chimico,
chiara, basata su indicatori che tengono pragmaticamente conto di tutte le problematiche legate alla valutazione
dei rischi da sostanze pericolose non riferiti esclusivamente allagente chimico ma tenendo conto anche degli
effetti del rischio sullindividuo esposto.
Ma poich siamo convinti che linformazione e la formazione siano lelemento fondamentale per la prevenzione in materia di sicurezza, si ritenuto utile raccogliere in questa linea guida anche quelle notizie riguardanti i tanti temi in questione ancora aperti e quei principi di buona pratica utili per le attivit che normalmente
vengono svolte nei laboratori chimici e microbiologici del sistema delle Agenzie Ambientali italiane.
Un altro obiettivo che ci piacerebbe raggiungere fare s che tali indicazioni, ordinate per argomento, diventino un primo strumento di attuazione delle norme di sicurezza a disposizione di tutti gli operatori che svolgono la propria attivit allinterno di un laboratorio chimico.
La linea guida raccoglie infatti alcune fra le pi comuni situazioni di rischio cui possono essere esposti gli operatori di un laboratorio chimico, le relative misure di prevenzione e protezione e le norme di comportamento
da adottare, nella intenzione di riuscire a coniugare il comportamento sicuro da tenere allinterno dei laboratori, con la pratica, lesperienza e la professionalit del singolo operatore.
Lattivit degli operatori dei laboratori unattivit impegnativa, che richiede una attenzione ed una concentrazione costante. Proporre in maniera schematica, quasi al limite della banalit, quelle essenziali regole pratiche dalle quali non si pu prescindere se si vuole lavorare in sicurezza, pu servire per richiamare lattenzione
anche su quegli aspetti che, a causa della dimestichezza e della confidenza del proprio lavoro, spesso si tende
a sottovalutare o a dare per scontati.
nostra convinzione infatti che soltanto un comportamento idoneo del personale possa ridurre in maniera sensibile il rischio di eventi infortunistici allinterno dei laboratori, ed idoneo quel comportamento che, rispettando le pi elementari norme di sicurezza, permette di lavorare con la massima tranquillit senza sottovalutare
qualsiasi potenziale fonte di rischio.
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4. Cfr: FASB Original Pronouncements, CON7 PAR62-71 Risk and Uncertainty - dello stesso orientamento sono anche gli ordinamenti Norvegese e Canadese.
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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Per quanto attiene al danno esso pu riferirsi a qualsiasi elemento avente un valore: luomo, lambiente, i beni,
in pratica tutto ci che attiene al nostro benessere morale e materiale.
Per quanto attiene alla quantificazione della frequenza (o probabilit) essa rappresenta una fase molto critica.
Infatti potrebbe verificarsi una situazione di un incidente allanno che comporti cento morti e unaltra situazione in cui si abbiano cento incidenti allanno, ciascuno con un morto e nonostante lindice di rischio corrispondente sia lo stesso non corretto attribuire alle due situazioni lo stesso peso.
Ulteriore aspetto che pu rendere la valutazione del rischio ancora pi complessa, si verifica quando lindividuazione di parametri standardizzati risulta difficilmente realizzabile.
Gli indici di rischio hanno una derivazione statistica, essi pertanto possono trovare applicazione nel confronto
tra diverse scelte possibili, purch i dati disponibili siano parimenti accurati.
Molte volte infatti il dato numerico oltre che invalidato dallarbitrariet delle stime, viziato da veri e propri
errori logici. Talvolta altri fattori indispensabili non vengono presi in considerazione, tra questi si ricorda:
il grado di conoscenza del pericolo, che ovviamente determinante in una corretta formulazione di un modello di accettazione dei rischi;
il rapporto tra coscienza del pericolo e comportamento soggettivo degli individui esposti;
il grado di influenza del comportamento e dello stato psicofisico degli esposti sulle condizioni oggettive di
pericolo e quindi la possibilit di controllo su parametri che influenzano in modo non indifferente le condizioni globali di pericolo;
la significativit delle medie rispetto alle situazioni specifiche;
la dipendenza dellintegrazione del rischio per il tempo totale di esposizione nellintera vita;
la connessione tra accettazione e volontariet dei rischi: si pu parlare di rischio accettato solo nel caso in
cui il rischio sia assolutamente volontario, mentre nel caso di totale imposizione si deve parlare di rischio
subito con minore o maggiore rassegnazione, la classificazione nelle due sole categorie di rischi volontari
e involontari comunque troppo grossolana per consentire apprezzamenti quantitativi;
la distinzione tra accettazione individuale e accettazione sociale: non detto che il grado di disponibilit
individuale a correre un determinato rischio sia proporzionale allaccettazione media di quel rischio da
parte della societ; e nemmeno che la disponibilit sociale verso determinati rischi sia strettamente correlata al grado di accettazione o di rassegnazione a quei rischi da parte degli individui esposti.
In definitiva gli indici di rischio non riescono a dare, per ogni situazione specifica, una rappresentazione tanto
dettagliata da consentire lindividuazione delle singole cause di incidente; essi si limitano a fornire una indicazione su quali scelte producono livelli di danno, che pu definirsi, di trascurabilit dei rischi.
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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Lutilizzo di una sostanza chimica non costituisce, di per s, necessariamente un rischio effettivo per la salute,
in quanto questo dipende e deriva solo dalle caratteristiche tossicologiche della sostanza ed, in funzione di queste, dalle modalit del contatto che si realizza nel corso dellattivit lavorativa.
La procedura di valutazione del rischio di esposizione ad agenti chimici nelle attivit dei laboratori, ha connotazioni peculiari rispetto alle valutazioni di attivit in cui si fa uso di agenti chimici in cicli produttivi (industriali), nei quali si in presenza di livelli demissione relativamente alti e sufficientemente costanti nel
tempo. Attivit per le quali pu avere significato fare indagini ambientali al fine di confrontare i risultati con
i valori limite di riferimento.
Nelle attivit di laboratorio delle Agenzie per lAmbiente invece utilizzata una moltitudine di sostanze chimiche, dalle caratteristiche tossicologiche pi disparate, in quantit molto piccole e per tempi desposizione
molto brevi.
Queste modalit operative possono rendere critica la misurazione ambientale dei contaminanti potenzialmente presenti in quanto il campionamento potrebbe non rispondere ai criteri di rappresentativit e significativit richiesti.
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3. Definizioni e terminologia
3. Definizioni e terminologia
Nel settore dei rischi relativi alle sostanze chimiche, il linguaggio cos importante che sar fornita una breve
rassegna dei termini e delle definizioni pi significative per la presente linea guida, previste dalla normativa
vigente e dalla documentazione tecnica correlata.
Agenti chimici6
Tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati
o smaltiti, compreso lo smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attivit lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato.
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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Agente cancerogeno11
1) Una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione quali categorie cancerogene 1 o 2, stabiliti
ai sensi del D.Lgs. n. 52/1997 e s.m.;
2) un preparato contenente una o pi sostanze di cui al numero 1), quando la concentrazione di una o pi delle
singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie cancerogene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai D.Lgs. n. 52/1997, n. 65/2003 e s.m.;
3) una sostanza, un preparato o un processo di cui allallegato XLII, nonch una sostanza od un preparato
emessi durante un processo previsto dallallegato XLII.
Agente cancerogeno
Composto che, per azione protratta nellorganismo umano, pu determinare neoplasie, nei soggetti esposti,
anche a distanza di anni dal momento della cessazione dellesposizione stessa.
Agente mutageno12
1) Una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione nelle categorie mutagene 1 o 2, stabiliti dal
D.Lgs. n. 52/1997 e s.m., e successive modificazioni;
2) un preparato contenente una o pi sostanze di cui al punto 1), quando la concentrazione di una o pi delle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle
categorie mutagene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai D.Lgs. n. 52/1997, D.Lgs. n. 65/2003 e s.m.i.
Agente mutageno
Sostanza che pu indurre mutazioni nelle cellule viventi, dove con il termine mutazione si intende che una cellula non ha pi la stessa composizione genetica delle altre cellule dellorganismo.
Lavoratore esposto ad agenti cancerogeni e mutageni (ACM): lavoratore esposto a valore di ACM superiore a quello della popolazione generale; per le sostanze per le quali non stato stabilito un valore di riferimento si pu affermare che si ha esposizione quando esse siano rintracciabili nellambiente in presenza di una
lavorazione che specificamente le utilizza/produce e in concentrazioni plausibilmente ad essa riconducibili.
Lavoratore potenzialmente esposto ad ACM: lavoratore esposto a valori di ACM superiori a quello della
popolazione generale, solo per eventi imprevedibili e non sistematici.
Sorveglianza sanitaria13
La valutazione dello stato di salute del singolo lavoratore in funzione dellesposizione ad agenti chimici sul
luogo di lavoro.
Pericolo14
La propriet intrinseca di un agente chimico di poter produrre effetti nocivi.
Rischio15
La probabilit che si raggiunga il potenziale nocivo nelle condizioni di utilizzazione o esposizione.
11. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo II, art. 222, lettera a).
12. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo II, art. 234, lettera b).
13. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera f).
14. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera g).
15. D.Lgs. 81/2008, Titolo IX, Capo I, art. 222, lettera h).
22
3. Definizioni e terminologia
Rischio residuo
Si intende un potenziale rischio, impossibile da eliminare o parzialmente eliminato, che pu provocare danni
alloperatore se interviene con metodi e pratiche di lavoro non corretto.
Salute
Secondo la definizione dellOrganizzazione Mondiale della Sanit, la salute corrisponde ad uno stato di benessere fisico, psichico e sociale. In tal senso la salute corrisponde al diritto ad un ambiente sano che garantisca tale stato di benessere fisico, mentale e sociale.
Prevenzione16
Il complesso delle disposizioni o misure adottate o previste in tutte le fasi dellattivit lavorativa per evitare o
diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dellintegrit dellambiente esterno.
Danno
la conseguenza dovuta allesposizione o allintervento di un pericolo al momento che concretizza la sua potenzialit causando un incidente o un infortunio.
Infortunio
Evento lesivo avvenuto per causa violenta, in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o uninabilit
permanente al lavoro assoluto o parziale, ovvero uninabilit temporanea assoluta per un tempo maggiore
della rimanente parte della giornata o del turno nel quale si verificato. in pratica un incidente nel quale
lenergia liberata si riversa sulle persone.
Malattia professionale
Danno per la salute che si instaura progressivamente con il tempo a seguito dello svolgimento di talune mansioni o per la permanenza in ambienti a rischio.
TLV18
(Threshold Limit Value) valore limite di soglia. Concentrazione di una sostanza aerodispersa al di sotto della quale
si ritiene che la maggior parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente giorno per giorno, per una vita lavorativa, senza effetti negativi per la salute. I TLV sono sviluppati per proteggere i lavoratori, che usualmente sono
adulti sani. I TLV vengono indicati annualmente dalla ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists) e sono raccomandati anche dallAIDII (Associazione Italiana degli Igienisti Industriali per ligiene industriale
e per lambiente). Il TLV non rappresenta una linea netta fra ambiente di lavoro sano e uno pericoloso o il punto al
quale si manifesta materialmente un danno alla salute. I TLV non proteggono adeguatamente tutti i lavoratori.
I TLV si suddividono in TLV-TWA, TLV-STEL e TLV-C.
16. D.Lgs. 81/2008, Titolo I, Capo I, art. 2, lettera n).
17. D.Lgs. 81/2008, Titolo III, Capo II, art. 74, punto 1.
18. AIDII, Associazione Italiana degli Igienisti Industriali per ligiene industriale e per lambiente.
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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
TLV-TWA
(Time Weighted Average - Media Ponderata nel tempo) concentrazione media ponderata per giornata lavorativa convenzionalmente di 8 ore e su 40 ore lavorative settimanali (esposizione cronica) alla quale si ritiene che quasi tutti i
lavoratori possono essere esposti ripetutamente, giorno dopo giorno, per una vita lavorativa, senza effetti negativi.
TLV-STEL
(Short Term Exposure Limit - limite per breve tempo di esposizione): una concentrazione TWA di 15 minuti che non
deve essere superata in qualsiasi momento durante la giornata lavorativa anche se il TWA sulle otto ore non supera
il valore TLV TWA. Il TLV STEL la concentrazione alla quale si ritiene che i lavoratori possono essere esposti
continuativamente per breve periodo di tempo senza che insorgano: 1) irritazione, 2) danno cronico o irreversibile
del tessuto, 3) effetti tossici dose risposta, 4) riduzione dello stato di vigilanza di grado sufficiente ad accrescere le
probabilit di infortuni o influire sulle capacit di mettersi in salvo o ridurre materialmente lefficienza lavorativa. Il
TLV STEL non costituisce un limite di esposizione separato indipendente, ma piuttosto integra il TLV TWA di
una sostanza la cui azione tossica sia principalmente di natura cronica, qualora esistano effetti acuti riconosciuti.
TLV-Ceiling
Rappresenta la concentrazione che non deve essere superata durante qualsiasi momento dellesposizione lavorativa.
Nella pratica convenzionale di igiene industriale, il campionamento istantaneo non sempre possibile; pertanto, per la valutazione di un TLV-C si pu ricorrere ad un campionamento di durata sufficiente a rilevare lesposizione a concentrazioni pari o superiori al Ceiling.
BEI
I Valori Limite Biologici (BEI), ossia il limite della concentrazione dellagente, di un suo metabolita, o di un
indicatore di effetto, nellappropriato mezzo biologico, ad esempio nel sangue.
NOAEL
(No-Observed adverse-effect level / Livello senza effetti osservati) e il LOAEL (Lowest observed adverse effect level / Livello senza effetti negativi osservati), indicatori di tossicit cronica caratteristici della dose di sostanza chimica alla quale non vi sono (o iniziano ad essere osservati), dal punto di vista statistico o biologico,
incrementi significativi di frequenza o gravit di effetti nocivi nella popolazione esposta rispetto al campione
di controllo (possono essere prodotti degli effetti ma non sono considerati negativi).
Definito da IUPAC Compendium of Chemical Terminology 2nd Edition (1997) come: Greatest concentration
or amount of a substance, found by experiment or observation, which causes no detectable adverse alteration
of morphology, functional capacity, growth, development, or life span of the target organism under defined
conditions of exposure.
24
3. Definizioni e terminologia
DNEL
Il Derived No Effect Level il livello di esposizione alla sostanza sopra il quale luomo non dovrebbe essere
esposto.
DML
Derived Minimal Effect Level rappresentano i livelli di esposizione dove la probabilit che leffetto identificato come avverso capiti in una popolazione sia sufficientemente basso da essere non preoccupante.
OEL
Limiti di Esposizione Occupazionale (OEL) definiti dal Scientific Committee on Occupational Exposure Limits (SCOEL).
IDLH
LIDLH (Immediately dangerous to life and health / livello immediatamente pericoloso per la salute e la vita),
indica la concentrazione di sostanza immediatamente pericolosa per la vita o la salute (se inalata per 30 minuti provoca danni gravi alla salute).
Definito da National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) come: that poses a threat of exposure to airborne contaminants when that exposure is likely to cause death or immediate or delayed permanent adverse health effects or prevent escape from such an environment.
PEL
Valori limite PEL (Permissible Exposure Limit) stabiliti dallOSHA (Occupational Safety and Health Administration) che lEnte normatore degli Stati Uniti, per gli ambienti di lavoro.
REL
Valori limite REL (Reccomended Exposure Limits) pubblicati dal N.I.O.S.H. (National Institute of Safety
and Occupational Health).
MAK
La Germania ha due tipi di limiti desposizione professionale: i Maximum Concentration of a Chemical Substance in the Workplace (MAK deriva da Maximale Arbeitsplatz Konzentration) ed i Technical Occupational
Exposure Values (TRK). I valori MAK sono le concentrazioni massime ammissibili per le sostanze chimiche nellaria nel luogo di lavoro (nello stato di gas, vapore e aerosol) che, nello stato delle conoscenze attuali,
non alterano la salute dei lavoratori, n provocano un fastidio indebito. Per stabilire i valori MAK vengono
prese in considerazione, quando possibile, le diverse sensibilit individuali (dovute a sesso, et, costituzione,
clima, nutrizione). Come regola generale, il MAK un valore medio ponderato su una giornata di lavoro di
otto ore, per una settimana lavorativa di 40 ore. Lelaborazione della lista tiene conto di criteri scientifici, procedure, profili di esposizione e fattibilit tecnico-economica. La MAK Commission (Commissione per lo studio delle sostanze pericolose per la salute nei luoghi di lavoro), pubblica annualmente la lista dei valori MAK.
ECETOC TRA
European centre for ecotoxicology and toxicology of chemicals - Targeted Risk Assessment.
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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
DSP
Direttiva sostanze pericolose 67/584/CEE (in vigore fino al 2015).
DPP
Direttiva preparati pericolosi 1999/45/CE (in vigore fino al 2015).
REACH
Acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical substances; il regolamento
Europeo n. 1907/2006 per la Registrazione, la Valutazione, lAutorizzazione e la Restrizione delle sostanze
chimiche.
CLP
Regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 relativo alla
classificazione, alletichettatura e allimballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al regolamento (CE) n. 1907/2006. Il regolamento denominato CLP dallacronimo inglese di Classification, Labelling and Packaging, nel medio termine, andr a
sostituire il sistema attualmente in vigore. Il regolamento CLP segue la terminologia GHS.
GHS
Acronimo di Globally Harmonized System cio Sistema mondiale armonizzato di classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche che costituito da una serie di raccomandazioni internazionali, la cui applicazione facoltativa; lUE ha voluto rendere obbligatorie tali raccomandazioni integrandole nel diritto
comunitario; dal 2009 i criteri del sistema GHS sono quindi inclusi nella normativa che disciplina i trasporti
nellUnione Europea.
Sostanza19
Un elemento chimico e i suoi composti, allo stato naturale od ottenuti per mezzo di un procedimento di fabbricazione, compresi gli additivi necessari a mantenerne la stabilit e le impurezze derivanti dal procedimento
utilizzato, ma esclusi i solventi che possono essere separati senza compromettere la stabilit della sostanza o
modificarne la composizione.
Miscela
Una miscela o una soluzione composta di due o pi sostanze (ndr. Il termine miscela sostituisce la parola
preparato).
Classe di pericolo
La natura del pericolo fisico, per la salute o per lambiente (ndr. sostituisce il termine categoria di pericolo).
Categoria di pericolo
La suddivisione dei criteri entro ciascuna classe di pericolo, che specifica la gravit del pericolo.
19. Definizioni ricavate dallart. 2 del Regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008 (CLP).
26
3. Definizioni e terminologia
Pittogramma di pericolo
Una composizione grafica comprendente un simbolo e altri elementi grafici, ad esempio un bordo, motivo o
colore di fondo, destinata a comunicare informazioni specifiche sul pericolo in questione.
Avvertenza
Una parola che indica il grado relativo di gravit del pericolo per segnalare al lettore un potenziale pericolo;
si distinguono due gradi di pericolo:
a) pericolo: avvertenza per le categorie di pericolo pi gravi;
b) attenzione: avvertenza per le categorie di pericolo meno gravi.
Indicazione di pericolo
Frase attribuita a una classe e categoria di pericolo che descrive la natura del pericolo di una sostanza o miscela pericolosa e, se del caso, il grado di pericolo.
Consiglio di prudenza
Una frase che descrive la misura o le misure raccomandate per ridurre al minimo o prevenire gli effetti nocivi
dellesposizione a una sostanza o miscela pericolosa conseguente al suo impiego o smaltimento.
Articolo
Un oggetto a cui durante la produzione sono dati una forma, una superficie o un disegno particolari che ne
determinano la funzione in misura maggiore della sua composizione chimica.
Valore soglia
Soglia di ogni impurezza, additivo o singolo costituente classificati presenti in una sostanza o in una miscela
al di sopra della quale la loro presenza presa in considerazione per determinare se la sostanza o la miscela
debba essere classificata.
Limite di concentrazione
Valore limite di ogni impurezza, additivo o singolo costituente classificati presenti in una sostanza o in una
miscela che pu comportare la classificazione della sostanza o della miscela.
27
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
conto che per le sostanze immesse sul mercato prima del 1.12.2010 e per le miscele immesse sul mercato
prima del 1.12.2015 sar possibile non rietichettare e rimballare con le nuove disposizioni rispettivamente
fino al 1.12.2012 e fino al 1.6.2017.
Nei paragrafi seguenti si riporta una sintesi del sistema di classificazione Europeo (DSP e DPP) e della classificazione introdotta dal Regolamento CLP.
29
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
30
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
sono considerati tali da dover essere trattati come mutageni e contrassegnati almeno dal simbolo di pericolo e dallindicazione di pericolo nocivo, i preparati/miscele che contengono una sostanza che produca
tali effetti cui viene attribuita la frase R46, che caratterizza le sostanze mutagene della categoria 2, la cui
concentrazione supera quella fissata nellallegato I del decreto del Ministro della sanit 28 aprile 1997 per
le sostanze considerate, oppure a quella fissata al punto 6 dellallegato I al presente decreto qualora le sostanze considerate non figurino nellallegato I del citato decreto 28 aprile 1997 oppure vi figurino senza i
limiti di concentrazione (All. A, D.Lgs. n. 285/1998).
33
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
34
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Per le sostanze per le quali non si dispone di dati di carcinogenicit sulluomo e su animali da esperimento,
non viene data alcuna designazione relativa alla cancerogenicit.
Di seguito vengono riassunte in una tabella le classificazioni viste e le relative classi da queste individuate:
Classi di cancerogeni
per l'uomo
Cancerogeno riconosciuto
Cancerogeno probabile
Cancerogeno sospetto
Non classificabile
come cancerogeno
Non cancerogeno
UE
Categorie di cancerogenesi
CCTN EPA IARC ACGIH
1
2
3
1
2
3
A
B1/B2
C
1
2A
2B
A1
A2
A3
A4
A5
Frasi di Rischio
R40 obbligatoria
36
37
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
R2
R3
Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione
R4
R5
R6
R7
Pu provocare un incendio
R8
R9
R10
Infiammabile
R11
Facilmente infiammabile
R12
Estremamente infiammabile
R14
R15
R16
R17
R18
R19
R20
R21
R22
R23
R24
R25
R26
R27
R28
R29
R30
R31
R32
R33
R34
Provoca ustioni
38
FRASI DI RISCHIO R
R35
R36
R37
R38
R39
R40
R41
R42
R43
R44
R45
Pu provocare il cancro
R46
R48
R49
R50
R51
R52
R53
R54
R55
R56
R57
R58
R59
R60
Pu ridurre la fertilit
R61
R62
R63
R64
R65
R66
R67
R68
39
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
R1
R2
R3
R4
R5
R6
R16
R18
R19
R44
R7
R8
R9
Pu provocare un incendio
Pu provocare l'accensione di materiali combustibili
Esplosivo in miscela con materie combustibili
COMBURENTI (O)
R12
R13
R15
R17
R30
Solidi che infiammano a contatto con una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o consumarsi
anche dopo l'allontanamento di tale sorgente
Sostanza che a contatto con l'acqua libera gas estremamente infiammabili (almeno 1 l/kg/h)
Sostanza che spontaneamente si infiamma all'aria
Sostanza che pu divenire facilmente infiammabile durante l'uso
R10
R14
R11
INFIAMMABILI
ALTRE
PROPRIET TOSSICOLOGICHE
MOLTO TOSSICO (T+)
R26
R27
R28
R32
R39
R23
R24
R25
R29
R31
R33
R39
R48
40
PROPRIET TOSSICOLOGICHE
NOCIVO (Xn)
R20
R21
R22
R48
R65
R67
R68
R34
R35
Provoca ustioni
Provoca gravi ustioni
R36
R37
R38
R41
Irritante per gli occhi (notevoli lesioni entro 72h - persistenza 24h)
Irritante per le vie respiratorie
Irritante per la pelle (esposizione 4h - durata sintomi 24h)
Rischi di gravi lesioni oculari (gravi lesioni entro 72h - persistenza 24h)
R42
R43
R66
CORROSIVO (C)
IRRITANTE (Xi)
SENSIBILIZZANTE (Xn)
SENSIBILIZZANTE (XI)
CANCEROGENO (T)
R45
R49
Pu provocare il cancro
Pu provocare il cancro per inalazione
CANCEROGENO (Xn)
R40
R46
R40
R60
R61
Pu ridurre la fertilit
Pu danneggiare i bambini non ancora nati
R62
R63
R64
MUTAGENO (T)
MUTAGENO (Xn)
TOSSICO PER LA RIPRODUZIONE (T)
R50
R51
R52
R53
R54
R55
R56
R57
R58
R59
41
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Le combinazioni delle frasi R sono da considerare frasi uniche ed in genere vengono impiegate quando un preparato appartiene simultaneamente a pi categorie di pericolo. Queste combinazioni vengono formulate a partire dalle frasi semplici.
R 15/21
R 20/21
R 20/22
R 20/21/22
R 21/22
R23/24
R23/25
R 23/24/25
R 24/25
R 26/27
R 26/28
R 26/27/28
R 27/28
R 36/37
R 36/38
R 36/37/38
R 37/38
R 39/23
R 39/24
R 39/25
R 39/23/24
Tossico: pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e a contatto con la pelle
R 39/23/25
R 39/24/25
R 39/26
Tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle e per ingestione
Tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione, R contatto con la pelle
e per ingestione
Molto tossico: pericolo di effetti irreversibili motto gravi per inalazione
R 39/27
Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle
R 39/28
R 39/26/27
Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione e a contatto con la pelle
R 39/26/28
Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione ed ingestione
R 39/27/28
Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi a contatto con la pelle e per inalazione
Molto tossico pericolo di effetti irreversibili molto gravi per inalazione, contatto con la pelle
e per ingestione
R 39/23/14/25
R 39/26/27/28
42
R 40/21
R 40/22
R 40/20/21
R 40/20/22
R 40/21/22
R 40/20/21/22
Nocivo: possibilit di effetti irreversibili per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione
R 42/43
R 48/20
Nocivo: pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata per inalazione
R 48/21
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle
R 48/22
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per ingestione
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e a contatto
con la pelle
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e ingestione
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle
e per ingestione
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione, a contatto
con la pelle e per ingestione
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione
R 48/20/21
R 48/20/22
R 48/21/22
R 48/20/21/22
R 48/23
R 48/24
Nocivo: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle
R 48/25
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per ingestione
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione e a contatto
con la pelle
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione
ed ingestione
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata a contatto con la pelle
e per ingestione
Tossico: pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione, a contatto
con la pelle e per ingestione
Altamente tossico per gli organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per
l'ambiente acquatico
Tossico per gli organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente
acquatico
Nocivo per gli organismi acquatici, pu provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente
acquatico
R 48/23/24
R 48/23/25
R 48/24/25
R 48/23/24/25
R 50/53
R 51/53
R 52/53
43
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
FRASI DI PRUDENZA S
S1
S2
S3
S4
S5
S6
S7
S8
S9
S12
S13
S14
S15
S18
S20
S21
S22
S23
S24
S25
S26
In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua consultare un medico
S27
S29
S30
S33
S35
Non disfarsi del prodotto e del recipiente se non con le dovute precauzioni
S36
S28
44
FRASI DI PRUDENZA S
S37
S38
S39
S44
S46
S47
Conservare a temperatura non superiore a gradi centigradi C (da precisare da parte del fabbricante)
S48
Mantenere umido con ... (mezzo appropriato da precisare da parte del fabbricante)
S49
S50
S51
S52
S53
S56
Smaltire questo materiale e relativi contenitori in un punto di raccolta rifiuti pericolosi o speciali autorizzato
S57
S59
S60
Questo materiale e il suo contenitore devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi
S61
Non disperdere nell'ambiente. Riferirsi alle Istruzioni speciali schede informative in materia di sicurezza
S62
S63
In caso di incidente per inalazione, allontanare l'infortunato della zona contaminata e mantenerlo a riposo
S64
S40
S41
S42
S43
45
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Le combinazioni delle frasi S sono da considerare frasi uniche ed in genere vengono impiegate quando un preparato deve essere manipolato con particolare cautela. Queste combinazioni vengono formulate a partire dalle
frasi semplici.
S 3/7
S 3/9/49
S 3/14
Conservare in luogo fresco lontano da ... (materiali incompatibili da precisare da parte del fabbricante)
S 7/8
S 7/9
S 3/9/14
S 3/9/14/49
S 7/47
S 20/21
S 24/25
S 29/56
S 36/37
S 36/37/39
S 36/39
S 37/39
S 47/49
Conservare soltanto nel contenitore originale a temperatura non superiore a ... (da parte del fabbricante)
S 27/28
S 29/35
46
Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Classi
Esplosivi
Gas infiammabili
Aerosol infiammabili
Gas comburenti
Gas sotto pressione
(gas compressi, liquefatti,
liquefatti refrigerati, disciolti)
Liquidi infiammabili
Solidi infiammabili
Sostanze
e miscele autoreattive
Liquidi piroforici
Solidi piroforici
Sostanze autoriscaldanti
Sostanze che, a contatto
con lacqua, emettono gas
infiammabili
Liquidi comburenti
Solidi comburenti
Perossidi organici
Corrosivi per i metalli
48
(categorie 1, 2 e 3)
(categorie 1 e 2)
(tipo A, B, C, D, E, F, e G)
(tipi A e B)
(categoria 1)
(categoria 1)
(categoria 1 e 2)
(categoria 1, 2 e 3)
(categoria 1, 2 e 3)
(categoria 1, 2 e 3)
(tipo A, B, C, D, E, F e G)
(tipi da A a F)
(categoria 1)
Esplosivi
Sostanza o miscela esplosiva, una sostanza solida o liquida (o una miscela di sostanze) che pu, per reazione
chimica, sviluppare gas a una temperatura, una pressione e una velocit tali da causare danni nellarea circostante. Le sostanze pirotecniche sono comprese in questa definizione anche se non sviluppano gas.
Sostanza o miscela pirotecnica, una sostanza o miscela di sostanze destinata a produrre un effetto calorifico,
luminoso, sonoro, gassoso o fumogeno o una combinazione di tali effetti, a seguito di reazioni chimiche esotermiche automantenute non detonanti:
esplosivo instabile, una sostanza o miscela esplosiva termicamente instabile e/o troppo sensibile per essere
manipolata, trasportata e utilizzata in condizioni normali;
articolo esplosivo, un oggetto contenente una o pi sostanze o miscele esplosive;
articolo pirotecnico, un oggetto contenente una o pi sostanze o miscele pirotecniche;
esplosivo intenzionale, una sostanza, una miscela o un articolo fabbricati con lo scopo di produrre un effetto pratico, esplosivo o pirotecnico.
Gas infiammabili
Gas o miscela di gas con un campo di infiammabilit con laria a 20 C e a una pressione normale di
101,3 kPa.
Un gas infiammabile classificato nelle due seguenti categorie:
Categoria
1
Criteri
Gas che, a una temperatura di 20 C e alla pressione normale di 101,3 kPa:
a) sono infiammabili quando sono in miscela al 13% o meno (in volume) con l'aria;
b) hanno un campo di infiammabilit con laria di almeno 12 punti percentuali,
qualunque sia il loro limite inferiore di infiammabilit
Gas diversi da quelli della categoria 1 che, a una temperatura di 20 C e alla pressione normale
di 101,3 kPa, hanno un campo di infiammabilit se mescolati con laria
Gas comburente
Gas o miscela di gas capace, in genere per apporto di ossigeno, di provocare o favorire pi dellaria la combustione di altre materie.
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Linee guida per la valutazione del rischio da esposizione ad Agenti Chimici Pericolosi e ad Agenti Cancerogeni e Mutageni
Liquidi infiammabili
Un liquido avente un punto di infiammabilit non superiore a 60 C.
Un liquido infiammabile classificato in una delle tre categorie di questa classe, secondo quanto di seguito
Categoria
1
2
3
Punto di infiammabilit
< 23 C
< 23 C
23 C e
60 C
Punto di ebollizione
35 C
> 35 C
I gasoli, i carburanti diesel e gli oli da riscaldamento leggeri il cui punto di infiammabilit compreso tra
55 C e 75 C possono essere considerati come appartenenti alla categoria 3.
Solidi infiammabili
Un solido facilmente infiammabile o che pu provocare o favorire un incendio per sfregamento. I solidi facilmente infiammabili sono sostanze o miscele in polvere, granulari o pastose, che sono pericolose se possono
prendere fuoco facilmente per breve contatto con una sorgente daccensione, come un fiammifero che brucia, e se la fiamma si propaga rapidamente.
Liquidi piroforici
Una sostanza o miscela liquida che, anche in piccole quantit, pu infiammarsi in meno di cinque minuti
quando entra in contatto con laria.
Solidi piroforici
Una sostanza o miscela solida che, anche in piccole quantit, pu accendersi in meno di cinque minuti quando
entra in contatto con laria.
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Liquidi comburenti
Una sostanza o miscela liquida che, pur non essendo di per s necessariamente combustibile, pu generalmente cedendo ossigeno causare o favorire la combustione di altre materie.
Solidi comburenti
Una sostanza o miscela solida che, pur non essendo di per s necessariamente combustibile, pu, generalmente cedendo ossigeno, causare o favorire la combustione di altre materie.
Perossidi organici
Sostanze organiche liquide o solide che contengono la struttura bivalente -O-O- e possono quindi essere considerate come derivati del perossido didrogeno, nei quali uno o due atomi di idrogeno sono sostituiti da radicali organici. Sotto questa denominazione sono comprese anche le miscele (formulazioni) di perossidi
organici contenenti almeno un perossido organico. I perossidi organici sono sostanze o miscele termicamente
instabili che possono subire una decomposizione esotermica autoaccelerata. Inoltre, possono avere una o pi
delle seguenti propriet:
i)
sono soggetti a decomposizione esplosiva;
ii) bruciano rapidamente;
iii) sono sensibili agli urti e agli sfregamenti;
iv) reagiscono pericolosamente al contatto con altre sostanze.
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