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Indice tematico di meccanica quantistica

Elenco dei punti salienti della trattazione seguendo il Picasso


January 23, 2016

I postulati della meccanica quantistica

1.1

Il principio di Sovrapposizione

Gli stati di un sistema sono rappresentati dagli elementi (vettori) di uno spazio vettoriale
H sul corpo complesso. Vettori proporzionali (con un fattore complesso) rappresentano lo
stesso stato. Gli stati sono quindi in corrispondenza con i raggi di H.
Inoltre tale spazio deve essere dotato di un prodotto scalare hermitiano, affinch`e la teoria possa avere un carattere predittivo (infatti la probabilit`a di transizione da uno stato
allaltro sar`
a definit`
a proprio grazie al prodotto scalare). La dimensione di tale spazio `e
usualmente infinita. inoltre supponiamo che lo spazio H sia completo: `e quindi uno spazio
di Hilbert. Assumiamo che H sia separabile.
1.1.1

1.2

Notazione di Dirac

Le osservabili

1. Definizione di osservabili.
2. Definizione di autovalori di unosservabile.
3. Definizione di autostati di unosservabile e di autovettori.
4. Prima forma del Postulato di proiezione.
Nota: quando si dice che una volta il mio sistema collassato in un autostato ogni
successiva misura dar`
a lo stesso risultato, si intende compiuta SENZA che lo stato
evolva.
5. Distinzione tra autovalori degeneri e non degeneri e quindi osservabili degeneri
e non degeneri.

1.3

Probabilit`
a di transizione

1. Definizione.
P (|Ai |Bi) =

|hB | Ai|2
hA | Ai hB | Bi

(1)

Nota: `e un postulato.
2. Propriet`
a, cio`e: perch`e `e una buona definizione.

1.4

Conseguenze e postulato di Von Neumann

Conseguenze dei postulati introdotti:


1.4.1

Per osservabili NON degeneri

1. Gli autovettori normalizzati di una osservabile NON degenere costituiscono un s.o.n.c.:


hi | j i = ij

(2)

E quindi una base ortonormale. Per cui:


2. Ogni vettore |Ai pu`
o essere sviluppato in serie di Fourier sui vettori di base. Da cui
si ottiene limportante condizione:
X
hA | Ai =
|ai |2 <
(3)
per cui solo se essa vale la grandezza definita dalla serie di Fourier `e un vettore di H.
(Guardare spazi di Schwartz).
3. Significato fisico degli |ai |2 e degli ai . Fattori di fase.
1.4.2

Per osservabili degeneri

1. Gli autovettori di unosservabile DEGENERE corrispondenti ad autovalori diversi


sono ortogonali e formano ancora un sistema completo. MA non necessariamente
una base ortonormale. vale infatti il:
2. T eorema Ogni combinazione lineare di autovettori di unosservabile, corrispondenti a
uno stesso autovalore, `e ancora autovettore dellosservabile corrispondente allo stesso
autovalore.
Come conseguenza linsieme degli autovettori di unosservabile corrispondenti a uno
stesso autovalore costituisce un sottospazio lineare (chiuso) di H. Tale variet`a lineare
`e detta autospazio dellosservabile corrispondente allautovalore i . La dimensione
di tale autospazio viene detta grado di degenerazione dellautovalore.
2

3. Essendo il sistema completo si pu`o ortonormalizzare e ottenere una base ortonormale!


(di H). Allora si pu`
o ancora sviluppare qualunque vettore di H in termini di essa.
4. POSTULATO DI VON NEUMANN Se una misura di su |Ai d`
a come risultato lautovalore (degenere) i , lo stato dopo la misura `e rappresentato dal (raggio a
cui appartiene il ) vettore |i i ottenuto proiettando ortogonalmente |Ai sullautospazio
di relativo allauovalore i .
5. Probabilit`
a di transizione e formulazione equivalente.

1.5

Operatori associati alle variabili

1. Definizione (cio`e come associare un operatore ad unosservabile a partire da una base


ortonormale di autovettori dellosservabile stessa.) e estensione alle combinazioni
lineari finite e infinite.
2. perch`e `e una buona definizione: non dipende dalla scelta della base. Nota sui problemi
di dominio limitatezza degli operatori.

1.6

Propriet`
a degli operatori associati alle osservabili

1. op `e un operatore autoaggiunto. distinzione tra operatori limitati ed illimitati (per


cui vale solo lhermitianicit`
a).
2. Giustificazione della terminologia: autovettori e autovalori. dimostrazione che
segue da definizioni. In sostanza: ad ogni osservabile corrisponde un operatore autoaggiunto op ; gli autovalori e gli autovettori di op sono tutti e soli gli autovalori e gli
autovettori di . Siamo quindi autorizzati a identificare, e quindi a rappresentare con
lo stesso simbolo , losservabile e loperatore ad essa associato: rappresenta quindi
contemporaneamente una grandezza fisica, lo/gli strumento/i atto/i a misurarla, e
loperatore lineare che le corrisponde.
3. 2 propriet`
a di operatori autoaggiunti: gli autovalori sono reali e autovettori corrispondenti ad autovalori diversi sono ortogonali.
4. digressione sul problema: quindi ad ogni operatore autoaggiunto corrisponde unosservabile?
Nota importante: applicare un operatore a un vettore dello spazio di hilbert degli
stati non significa fare la misura dellosservabile associata alloperatore!! Altrimenti il
risultato sarebbe determinato sempre, essendo possibile scomporre ogni stato sulla base
degli autovettori dellosservabile.

1.7

La notazione di Dirac

Qui c`e parecchia roba, conviene per`o guardare il Dirac per comprendere meglio. Inoltre
discorso sugli operatori di proiezione.

1.8

Valori medi

1. Sistema nello stato |Ai. N misure dellosservabile . Definizione di valor medio


dellosservabile sullo stato |Ai: valor medio dei risultati ottenuti.
X
1 X
Ni
=
i Ni =
i P i P i =
N
N
i

(4)

2. Da postulato V. N. si mostra che Pi = hA |Ei | Ai con Ei proiettore sullautospazio di


corrispondente allautovalore i
3. per propriet`
a del proiettore:
= hA || Ai

(5)

Chiamata Valore di aspettazione dellosservabile sullo stato |Ai.


4. Nota. in questo ragionamento abbiamo sempre considerato hA | Ai = 1.
5. Operatore 2 e sue propriet`
a.
6. scarto quadratico medio . Rappresenta una misura della dispersione dei risultati
attorno alla media.
7. T eorema = 0 se e solo se |Ai `e autovettore di .
8. Importanza della conoscenza dei valori di aspettazione.

1.9

Stati puri e miscele statistiche

//Da fare. Fatto, capito poco per`


o

1.10

Osservabili compatibili

1. Definizione di (due) osservabili compatibili. 2 formulazioni equivalenti. Senso fisico.


2. T eorema Due osservabili sono compatibili se e solo se (gli operatori ad esse associati)
hanno commutatore nullo.
3. Lemma (importante per la dimostrazione del teorema, ma anche in generale) se
[, ] = 0 e se | 0 i = 0 | 0 i, allora | 0 i `e ancora autovettore di corrispondente
allautovalore 0 .
4

4. Generalizzazione a pi`
u di due osservabili.
5. Concetto di sistema completo di osservabili compatibili (cio`e che commutano).

1.11

Relazioni di indeterminazione

Relazione di Indeterminazione (teorema):


1
> | hs | [, ] | si
2

(6)

Dimostrazione. Per dimostrarla si introducono gli operatori non hermitiani (cio`e 6= )


= + ix e = ix con x parametro reale.
Caso in cui il commutatore `e un multiplo dellidentit`a.

1.12

Postulato di quantizzazione

1. Sistemi fisici che ci interessano dora in poi sono sistemi di n particelle. Quali sono
le osservabili di tali sistemi? qi ,pi , e le f (q, p).Postuliamo che f op = f (q op , pop ).
Attenzione solo allordine, che classicamente non conta, quantisticamente s`.
2. Ci interessano i commutatori fondamentali. Propriet`a dei commutatori.
3. Analogia con Parentesi di Poisson (meccanica classica).
4. POSTULATO DI QUANTIZZAZIONE i commutatori delle qi e delle pi sono
proporzionali alle corrispondenti parentesi di Poisson.
5. Costante di proporzionalit`
a tra [qi , pi ] e ij deve essere immaginaria pura: POSTULIAMO sia i~.
6. Si ha quindi
1
qi pi > ~
2

(7)

Loscillatore armonico

Scopo: determinazione degli autovalori dellenergia di unoscillatore armonico unidimensionale, la cui hamiltoniana (ovvero lenergia) `e:
H=


1
p2 + m2 2 q 2
2m

(8)

2.1

Positivit`
a degli autovalori dellenergia

1. teorema 1 Gli autovalori di H sono tutti non negativi.


Dimostrazione. Si dimostra che per un generico stato il valore di aspettazione di H `e
non negativo usando lautoaggiuntezza di p e q.
2. grazie alla relazione di indeterminazione vale: teorema 2 Tutti gli En sono positivi.
La minima energia di un oscillatore armonico `e diversa da 0!!
3. I valori medi di p e q sugli autostati di h sono nulli. Si dimostra calcolando il
commutatore tra H e p (che risulta proporzionale a p stesso) e quindi inserendolo nel
calcolo esplicito del valore medio di p su un autostato dellenergia.
4. Il livello fondamentale E0 soddisfa E0 > 12 ~. ricordare disuguaglianza a2 +b2 > 2ab.

2.2

I livelli energetici delloscillatore armonico

1. Si introducono gli operatori non hermitiani e :


=

1
(p imq) ,
2m~

1
(p + imq) .
2m~

(9)

2. Si scrivono p e q in termini di e e si calcolano i commutatori [H , ] e [H , ].


3. Si mostra cos` (sfruttando i risultati precedenti) che si possono ottenere autovettori
(con rispettivi autovalori) di H applicando ripetutamente o , che vengono perci`
o
rispettivamente chiamati operatori di discesa e di salita, a un autovettore |Ei di
H. Gli autovalori cos` ottenuti sono limitati inferiormente da E0 = 21 ~, ma non
superiormente.
4. Importanti propriet`
a e normalizzazione degli autovettori di H.

teoria delle rappresentazioni

3.1

Rappresentazioni

1. Base ortonormale di vettori (ortonormalit`a e completezza) Scomposizione in serie


di Fourier di ogni vettore |Ai. I coefficienti {an } `2 sono i rappresentativi di
|Ai nella base |en i. il prodotto scalare tra due vettori pu`o essere espresso in
termini dei rappresentativi
un isomorfismo tra H e `2 (cio`e lo spazio delle
P abbiamo
2
successioni {an } per cui
|an | < ), che viene chiamato la rappresentazione di
H su `2 .

2. Rappresentazione degli operatori. Considerando il rappresentativo di un vettore ottenuto applicando loperatore a un generico vettore di H si giunge alla definizione
degli elementi di matrice delloperatore nella base |en i:
nm hen | | em i

(10)

i quali determinano completamente loperatore.


3. Propriet`
a delle rappresentazioni degli operatori:
I rappresentativi delloperatore identit`a sono in ogni base nm .
Si mostra che ogni operatore `e rappresentato da una matrice di numeri e che la
matrice di un prodotto `e il prodotto delle matrici secondo secondo la regola del
prodotto righe per colonne (matrici infinite).
la matrice che rappresenta `e lhermitiana coniugata di quella che rappresenta
.
4. Discorso su osservabili compatibili e matrici diagonali. importante. //da fare

3.2

La rappresentazione di Heisenberg per loscillatore armonico

Definizione. Si d`
a il nome di rappresentazione di Heisenberg ad ogni rappresentazione
in cui la hamiltoniana `e diagonale.
In questo paragrafo si mostra la rappresentazione di H. per loscillatore armonico scegliendo
come base ortonormale gli autovettori di H ( ovvero |ni).

3.3

Trasformazioni unitarie

In questa sezione si introducono formalmente le trasformazioni unitarie come analogo delle


trasformazioni canoniche della meccanica classica. Bisogna ricordare che qui si sta parlando
di uno spazio di dimensione infinita, per cui, ad esempio, bisogna verificare che sia U U
che U U siano uguali alloperatore unitario per affermare che U = U 1 e che quindi U `e
unitario.
1. Operatori unitari mandano basi ortonormali in basi ortonormali. Conservano la
norma dei vettori.
2. trasformazioni unitarie (cambio di base) lasciano invariate le regole di commutazione
(operatori unitari implementano le trasformazioni canoniche).
3. teorema di Von Neumann.
4. teorema Se un operatore V commuta con tutte le osservabili, allora `e un multiplo
delloperatore identit`
a.
7

3.4

Considerazioni preliminari alla introduzione della rappresentazione


di Schr
odinger

1. Uno dei problemi importanti della meccanica quantistica `e quella di determinare


autovalori e autovettori delle osservabili, ovvero, passando da unopportuna rappresentazione, quello di trovare autovalori e autovettori di matrici di infinite dimensioni.
Problema: infinite equazioni lineari e omogenee: non abbiamo metodo generali per
risolverle.
2. altro problema: Qual `e la rappresentazione pi`
u conveniente per q e p? Forse quella
in cui le q o le p sono diagonali, ma, se, verbigrazia, volessi determinare una rappresentazione in cui le q sono diagonali, avrei un altro problema:
3. Le q non hanno autovettori. Dimostrazione intuitiva usando il commutatore tra q e
p, ma non rigorosa. Dimostrazione pi`
u rigorosa:
Introduzione operatori U (a) con a R: U (a) = eipa/~ . Tale operatore `e
unitario (mostrare).
Calcolare commutatore di q con U (a): mostrare come si ottenga uno spettro
CONTINUO di autovalori e dire perch`e questo sia unassurdo.
4. Per p vale la stessa cosa.
5. Cosa sono allora q e p? Non osservabili, ma possono essere considerate come il limite
di osservabili (pi`
u avanti bene).
6. Significato fisico delloperatore U (a): esso `e loperatore che implementa una trasformazione canonica, e in particolare la traslazione (mostrare).

3.5

La rappresentazione di Schr
odinger

Le qi non hanno autovettori non esiste una rappresentazione in cui le qi siano diagonali.
Ora per`
o facciamo finta che invece le qi abbiano autovettori e procediamo nel modi
seguente:
1. Consideriamo un sistema con un grado di libert`a.
2. Ammettiamo che la q ammetta una base di autovettori, anzi: ogni numero reale x `e
un autovalore di q e per ognuno di essi esiste un autovettore |xi di x. (infatti, nella
dimostrazione della assenza di autovettori di q emerge il fatto che, se esistessero essi
sarebbero uninsieme continuo.
3. Quindi i rappresentativi di ogni vettore |Ai sono della forma: hx | Ai = A (x) ,
cio`e funzioni della x. Tale funzione viene chiamata funzione donda dello stato
rappresentato dal vettore |Ai.
8

4. Il prodotto scalare in termini delle funzioni donda `e quello dello spazio L2 delle funzioni a quadrato sommabile (basta adattare la relazione di completezza alla variabile
continua per ottenere questo risultato).
5. Loperatore q in questa rappresentazione `e rappresentato dalla moltiplicazione per x.
Quindi `e una rappresentazione in cui q `e diagonale (spiegare)
In questo discorso siamo partiti dalla base |xi, in maniera non rigorosa. Ora procediamo
a rovescio, cercando un isomorfismo (cio`e una rappresentazione) dello spazio dei vettori
(n)
di stato H con lo spazio L2 (per un sistema con n gradi di libert`a). Partiamo quindi
cercando la rappresentazione degli operatori pr poi dedurne quella dei vettori. Uno dei
modi di costruire questo isomorfismo `e il seguente.
3.5.1

Rappresentazione di Schr
odinger o delle coordinate

1. Questa rappresentazioni, per alcuni motivi (mostrare), `e definita da:


|Ai A (x1 , , xn ) Ln2 ,

qi xi ,

pi i~

xi

(11)

2. Verificare che xi e i~ x
sono operatori autoaggiunti su L2 . In questa si verifica solai
mente che tali operatori siano hermitiani (utilizzando sostanzialmente la definizione)
e non autoaggiunti.
Nota. E importante tenere sempre a mente che vi `e una differenza, e quale `e (si
tratta fondamentalmente di una differenza ai domini di definizione degli operatori,
dove cio`e sono limitati. Per approfondire `e utile il file di Fabio Baruffa).

3. Verificare che per essi valgono le regole di commutazione del postulato di quantizzazione.
Nota. Anche in questo caso bisogna considerare che le relazioni trovate non valgono
per qualsiasi funzione di L2 , infatti anche la funzione xi xj A (x1 , , xn ) deve essere
a quadrato sommabile, e cos` la sua derivata seconda (deve anche essere, quindi,
derivabile almeno due volte), e cos` via. Le funzioni che soddisfano tali condizioni
sono un insieme denso in L2 . Questo ci riporta ancora al problema del dominio degli
operatori non limitati, che `e una questione importante.
4. Conoscendo il modi in cui le q e le p vengono rappresentate `e possibile trovare la
rappresentazione di qualunque osservabile f (qi , pi ).
5. Esempio: trovare autovalori e autovettori dellenergia per un sistema di particelle (n
gradi di libert`
a). La hamiltoniana `e e della forma:
n
X
p2i
H=
+ V (q1 , , qn )
2m
i=1

(12)

Si ottiene lequazione agli autovalori per H in RS (Rappresentazione di Schrodinger):


!
n
X
~2 2
+ V (x1 , , xn ) E (x1 , , xn ) = EE (x1 , , xn )
(13)

2m x2i
i=1
chiamata equazione di Schr
odinger. E unequazione differenziale lineare omogenea del secondo ordine. Le incognite sono gli autovalori E e le E (x1 , , xn ).
A noi interessano solo quei valori di E per cui le E (x1 , , xn ) sono a quadrato
sommabile. Essi costituicono un insieme discreto, finito o infinito.
3.5.2

Rappresentazione degli impulsi

Si ottiene scambiano il ruolo delle q e delle p nella (11) (cambia solo un segno meno davanti
alla rappresentazione delle posizioni come derivata. questo `e dovuto allo scambio di posizione nel commutatore). Notazione: si usano le k anziche le x come variabili indipendenti
per distinguere le due rappresentazioni.
Ulteriori osservazioni
Oss 1. Notazione: in RS o in rappresentazione degli impulsi, la funzione donda corrispondente a un vettore che rappresenta un autostato di uno stato rispetto a una certa
osservabile f (q, p) viene chiamata autofunzione dellosservabile f (q, p).
Oss 2. I risultati trovati valgono per qualunque rappresentazione e quindi nello spazio
astratto H (grazie a postulato di Von Neumann). Spazio di schwartz S delle funzioni infinitamente differenziabili e che si annullano allinfinito, insieme a tutte le loro derivate: `e

denso in L2 e in esso tutti i polinomi P (xi , i~ x


) sono ben definiti come operatori di L2 .
i
Oss 3. S buon candidato per rappresentare gli stati di un sistema.

3.6

Interpretazione fisica delle rappresentazioni di Schr


odinger e degli
impulsi

Si fa un ragionamento per la RS che pu`o essere ripetuto analogo per la rappresentazione


degli impulsi.
1. Si parte da un vettore |Ai e si considera la sua funzione donda NORMALIZZATA
a (x1 , , xn ) rappresentativa.
2. Si calcolano i valori medi di qi e pi sullo stato rappresentato da |Ai e quello di
una generica f (q1 , , qn ). Si trova che compare sempre (nellintergale) il termine
|a (x1 , , xn )|2 .
3. Si considera, per semplicit`
a, il caso con un grado di libert`a, e, con lintroduzione
delloperatore E,x0 (q) che in RS `e la funzione caratteristica dellintervallo , si
arriva al risultato che |a (x)|2 dx `e la probabilit`a di trovare la particella con ascissa
10

compresa tra x e x + dx e, quindi, |a (x)|2 `e la densit`


a di probabilit`
a relativa alla
posizione della particella.
4. Nota. La |a (x)|2 non basta, da sola, a determinare lo stato della particella.
5. Si pu`
o generalizzare a pi`
u gradi di libert`a e si ottiene che |a (x1 , , xn )|2 dx1 dxn
`e la probabilit`
a di trovare il sistema (di particelle) con coordinate comprese fra x1 e
x1 + dx1 e cos` via.

3.7

Gli autovettori impropri delle qi e delle pi

Le qi non hanno autovettori, ma vogliamo sviluppare un formalismo matematico in modo


che la RS (o la rappresentazione degli impulsi) risulti un rappresentazione vera e propria
(cio`e sia determinata da qualcosa di analogo a una base di autovettori).
1. In RS leffetto di qi su un vettore `e la moltiplicazione per xi . Grazie a questo e
alla definizione della funzione donda (tramite i rappresentativi: a (x) = hx | Ai), si
ricava:
hA | qi | xi = xi hA | xi
(14)
la quale essendo vera per ogni |Ai:
qi |xi = xi |xi

(15)

Oss 1. La (15) non ha significato se non `e moltiplicata a sinistra per un qualunque


vettore |Ai appartenente al dominio di q. Infatti le qi non hanno autovettori in H.
Oss 2. Gli oggetti indicati con |xi non sono vettori di H e vengono chiamati vettori
impropri. Si dice quindi che |xi, cio`e |x1 , , xn i, `e un autovettore improprio delle
qi con autovalori impropri xi che formano uno spettro continuo.
2. Considerando il prodotto scalare tra due vettori di H si ottiene la relazione di completezza per la base impropria di autovettori impropri delle qi . Vale anche in questo
caso la Oss 1.
3. INTRODUZIONE DELLA DELTA DI DIRAC.
(a) Si vuole capire che significato ha lespressione hx | x0 i (si riscorda infatti che non
`e definito tra due vettori impropri un prodotto scalare) e vedere se si trova un
analogo della relazione di ortogonalit`a che sussiste tra i vettori di una base di
autovettori di unosservabile.
(b) Partendo dalla definizione di A (x) e utilizzando la relazione di completezza si
arriva, con alcune osservazioni, a:
Z
A (x) = (x x0 )A (x0 )dx0
(16)
11

Che `e ancora soddisfatta se a (x x0 ) si sostituisce (x + x0 ) (x) = (x)


(`e pari). E poi evidente che:
Z
A (0) = (x0 )A (x0 )dx0
(17)
(c) Significato e propriet`
a:
i. Per x 6= 0 (x) = 0.
ii.
Z

(x)dx = 1

(18)

(in generale `e uguale a 1 lintegrale su un intervallo che comprenda il punto


in cui (x) 6= 0.
La (x) non `e quindi una funzione (per queste due propriet`a), e si dice che `e una
distribuzione. Viene chiamata delta di Dirac (il quale la chiama funzione
impropria). Si pu`
o immaginare la delta anche come limite di una funzione bla
bla.
(d) Siamo arrivati quindi alla relazione di ortogonalit`a per gli autovettori impropri:
hx | x0 i = (x x0 )

(19)

hx1 , , xn | x01 , , x0n i = (x1 x0n )(x2 x02 ) (xn x0n )

(20)

Per pi`
u gradi di libert`
a:

Si ricorda che la delta viene per`o usata solo allinterno di integrali.


(e) La trattazione della delta sul Dirac `e un po diversa. Dato che lha introdotta lui
`e utile ricordarne i punti salienti (ma `e meglio guardarla sul libro). Egli procede
cos`:
Introduce direttamente la delta come quantit`a definita dalle i),ii).
Nota il fatto che la delta non sia unusuale funzione e la chiama funzione
impropria.
Mostra la propriet`
a pi`
u importante della delta, ovvero la (17) (valida per
ogni f (x)) con dimostrazione molto intuitiva.
Giustifica lintroduzione della funzione impropria.
Mostra un altro significato della delta: come derivata della funzione a
gradino (inoltre la delta compare ogni folta che si deriva una funzione discontinua).
Mostra diverse propriet`a della delta.

12

3.8

Relazione fra le rappresentazioni delle coordinate e degli impulsi

Scopo: determinare la funzione donda in rappresentazione degli impulsi una volta che sia
nota quella in RS e viceversa. Guardare libro per procedimento. Il risultato principale `e
che le due rappresentazioni, a meno di fattori costanti, sono una la trasformata di Fourier
dellaltra.

3.9

Le q e le p come osservabili

Dove si mostra in che senso le q e le p (e tutte le osservabili che abbiano uno spettro
continuo di autovalori impropri) possono essere considerate osservabili.
P
e unosservabile.
1. Si considera loperatore q (x) = +
xn E,xn (x) . Esso `
2. Si mostra che q approssima la q nel limite di piccolo.
3. Un autovettore |x0 i `e approssimativamente autovettore di q corrispondente allautovalore
x0 se sullo stato rappresentato da |x0 i si ha q 6 e q ' x0 , dove rappresenta il
grado di approssimazione con cui si vuole misurare la posizione.
4. Discorso analogo per le p (guardare bene per`o).
5. Commenti vari. (da sistemare)

Lequazione di Schr
odinger per sistemi unidimensionali

4.1

La hamiltoniana della particella libera

Determinazione degli autovalori della hamiltoniana della particella libera nel caso unidimensionale.
1. La hamiltoniana `e:

p2
(21)
2m
Quindi H e p commutano hanno un insieme completo di autovettori (impropri)
simultanei. Essendo p non degenere ogni autovettore improprio di p `e autovettore
di H. I vettori |p0 i costituiscono una base di autovettori di H ed i corrispondenti
p02
autovalori E si ottengono dalla equazione agli autovalori di H, da cui E = 2m
. H
ha quindi autovalori continui e tutti reali, quindi ha solo autovalori impropri.
H=

2. Si trova che il grado di degenerazione `e 2 (a parte per E = 0). Significato fisico: il


segno della velocit`
a non cambia il valore dellenergia cinetica.
Oss 1. Per il principio di sovrapposizione, quantisticamente esistono stati in cui la
particella ha un impulso ne negativo ne positivo, ma una sovrapposizione dei due.
13

3. Riesaminiamo lo stesso problema in RS. Lequazione di Schrodinger in questo caso


diventa:
~2 00
d2

(22)
(x) = E(x) ,
00 (x)
2m
dx2
con incognite E e (x). La sua soluzione `e della forma:
(x) = ei

2mEx/~

+ ei

2mEx/~

, C

(23)

Dal confronto con la trattazione precedente (per cui E > 0) si ottiene la seguente
condizione necessaria:
Se vogliamo determinare autovalori e autovettori impropri di una osservabile dobbiamo accettare soltanto quelle soluzioni dellequazione agli autovalori in RS che si
mantengono limitate per x , e scartare quelle che divergono.

4.2

Il teorema di degenerazione. Inversioni spaziali

Questo paragrafo `e propedeutico ai successivi.


1. Teorema di degenerazione Se due osservabili e commutano entrambe con unosservabile
, ma non commutano tra di loro allora `e degenere. (Dimostrazione facile)
2. Applicazione al caso della hamiltoniana della particella libera, cerchiamo cio`e di
ritrovare la doppia degenerazione degli autovalori E usando questo teorema. Si introduce loperatore inversione spaziale:
(a) Definizione in RS:
IA (x) = A (x) .
(b)
(c)
(d)
(e)
(f)
(g)
(h)
(i)

(24)

Idempotenza.
Autoaggiuntezza(dubbio sulla dimostrazione).
Unitariet`
a (segue dalle prime due).
Autovalori sono w = 1.
Autofunzioni: funzioni PARI e DISPARI.
I anticommuta con q e p.
Le stesse propriet`
a valgono con pi`
u gradi di libert`a.
Loperatore I commuta con lhamiltoniana e in generale con tutte le osservabili
pari nelle q e p. Quindi in particolare con ogni hamiltoniana del tipo
H=
purch`e V (q) = (q).

(j)
14

p2
+ V (q)
2m

(25)

4.3

Caratteristiche generali delle soluzioni dellequazione di Schr


odinger
nel caso unidimensionale

Caso di particella vincolata a muoversi su una retta soggetta a un potenziale V (q).


1. Hamiltoniana:

p2
+ V (q)
2m
e relativa equazione agli autovalori in RS:
H=

00 (x) =

2m
(V (x) E)(x)
~2

(26)

(27)

2. Ci interessano quelle soluzioni che o


appartengono a L2 , e quindi in particolare tendono a zero per x ; oppure,
se non sono L2
si mantengono limitate per x .
Le prime sono le autofunzioni proprie di H e corrispondono agli stati legati del sitema.
Le seconde sono le autofunzioni improprie di H, i cui autovalori sono autovalori
impropri e, si vedr`
a, formano uno spettro continuo.
3. Ci interessano solo le soluzioni reali della (27) (mostrare perch`e).
4. fissato un valore (reale) di E lasse delle x rimane suddiviso in due tipi di regioni:
quella in cui E > V (x), che sono quelle classicamente accessibili e quelle in cui
E < V (x) che sono quelle classicamente non accessibili. I punti di confine tra le
regioni di tipo I e quelle di tipo II sono i classici punti di inversione. da queste
informazioni si pu`
o capire il comportamento qualitativo (solo per quanto riguarda
concavit`
a e punti di flesso) della nelle regioni di tipo I e II (utile ragionare bene su
queste rappresentazioni qualitative).

4.4

Le soluzioni dellequazione di Schr


odinger: autovalori discreti

In questo e nei prossimi si analizzano le soluzioni delleq. di S. (spettro, forma delle


autofunzioni, degenerazione) per diversi tipi di potenziale. Cominciamo con un potenziale
della forma:
V (x) + ,
x .
(28)
Noi cerchiamo i valori di E per cui si hanno soluzioni accettabili delleq. di S. ovvero
devono appartenere a L2 o se no rimanere limitate allinfinito (non `e vero, possono solo,
nelle regioni di tipo II, o divergere o tendere a 0, a causa della concavit`a). Per un tale
potenziale ci sono due casi:
15

1. E < Vmin . Tutto lasse delle x `e regione di tipo II. Non esistono soluzioni accettabili
(dimostrare ragionando sulla pendenza della tangente a causa della concavit`a).
2. E > Vmin . In questo caso esistono delle soluzioni accettabili, ma corrispondono solo
a autovalori discreti. Infatti le soluzioni devono tendere a 0 tanto nella regione di
tipo II a destra del pi`
u destro dei punti di inversione tanto nella regione di tipo II a
sinistra del pi`
u sinistro dei punti di inversione.
Caratteristiche di (x):
Nella regione compresa fra i punti di inversione pi`
u esterni la funzione donda `e
oscillante, poich`e ogni volta che attraversa lasse delle x cambia di segno.
Lautofunzione di H corrispondente allautovalore pi`
u basso, cio`e al livello fondamentale, non ha nodi, poich`e (intuitivamente, ma da controllare) cambia concavit`
a prima ancora di incontrare lasse delle x, perch`e i punti di inversione sono
molto vicini. Per cui tender`a a zero a destra e sinistra senza mai incontrare lasse.
Per i livelli successivi (maggiori) aumenta la curvatura, per cui la (x) pu`
o
compiere pi`
u oscillazioni.
Teorema di oscillazione Per un sistema con un solo grado di libert`a siano
E0 , E1 , , En , gli autovalori discreti della hamiltoniana ordinati in senso
crescente, e siano 0 (x), 1 (x), , n (x), le corrispondenti autofunzioni.
Allora 0 (x) non ha nodi, 1 (x) ha un nodo,..., n (x) ha n nodi.
Teorema di non degenerazione Per ogni sistema unidimensionale gli autovalori
discreti della hamiltoniana sono non degeneri. (dimostrazione semplice, per
assurdo)
3. Un caso particolare: V (x) = V (x). H commuta con loperatore di inversione
I I e H hanno un insieme completo di autofunzioni simultanee, ma siccome le
auofunzioni di I hanno parit`
a definita, e gli autovalori discreti di H sono non degeneri
le autofunzioni di H hanno parit`a definita. Seguendo questo ragionamento si trova
che le autofunzioni di H sono alternativamente pari e dispari, con 1 (x) pari.

4.5

Le soluzioni dellequazione di Schr


odinger: autovalori continui

Caso di un potenziale del tipo:


(
V (x) + x
,
V (x) 0
x +

Vmin < 0.

Vi sono tre casi:


1. E < Vmin : tutto lasse delle x `e di tipo II, e non vi sono autovalori.
2. Vmin < E < 0: Autovalori discreti.
16

(29)

3. E > 0: spettro continuo non degenere.


Caso di un potenziale del tipo:
(
V (x) V2
V (x) V1

x
,
x +

Vmin < V1 < V2 .

(30)

Vi sono quattro casi:


1. E < Vmin : non esistono autovalori.
2. Vmin < E < V1 : Autovalori discreti.
3. V1 < Vmin < V2 : Autovalori continui non degeneri.
4. E > V2 : Autovalori continui doppiamente degeneri.
Si vede quindi come, in generale, dato un potenziale, si possa capire il tipo di autovalori e
la degenerazione escluzivamente dal tipo di regioni che si hanno a (Vedere libro a pg.
130 per specchietto riepilogativo).

Sistemi unidimensionali

5.1

Loscillatore armonico unidimensionale in rappresentazione di Schr


odinger

Vogliamo trovare le autofunzioni n (x) = hx | ni dellhamiltoniana in RS.


1. Si potrebbe partire dalleq. di S. per loscillatore armonico:

~2 00
1
n (x) + m 2 x2 n (x) = En n (x)
2m
2

(31)

e risolverla, ma noi useremo un metodo pi`


u breve.
2. Si vuole calcolare n (x) = hx | ni0 dove i vettori |ni0 sono quelli che trovi a pg 94.
Con alcuni ragionamenti ci si riduce al problema di calcolare il solo hx | 0i (ovvero la
funzione donda dello stato fondamentale). Ricordando che il vettore |0i `e definito
da |0i = 0, e scrivendo in RS, si ottiene uneq. differenziale del primo ordine
che permette di determinare 0 (x) a meno di un fattore, che si pu`o determinare
imponendo la normalizzazione. Si ottiene infine la funzione donda normalizzata
dello stato fondamentale delloscillatore armonico:
 m 1/4
2
0 (x) =
e(m/2~)x
(32)
~
E una gaussiana!! Ha i flessi nei punti di inversione per un oscillatore di energia E0 .

17

3. Vi `e una importante e interessante osservazione da fare sulla possibilit`a, in meccanica quantistica, che la particella, dopo la misura si trovi in una regione di tipo II,
classicamente proibita.
4. A partire dalla 0 (x) `e poi possibile ricavare tutte le altre n x), applicando n volte
loperatore di salita. Polinomi di hermite bla bla bla.

5.2

Buca di potenziale

In molte situzioni si ha un potenziale V (x) che passa da un certo valore ad un altro,


significativamente diverso, in un tratto molto piccolo, lungo . Si schematizzano questi
potenziali con potenziali a gradino, a cui si arriva naturalmente prendendo il limite per
 0 del potenziale fisico. Tali potenziali a gradino presentano quindi una discontinuit`a, in
cui bisogner`
a stabilire delle condizioni di continuit`a per le autofunzioni dellhamiltoniana.
Tali condizioni si usano sfruttando il fatto che si `e usato un procedimento di limite per
arrivare al potenziale a gradino.
Si considera leq di Schroedinger per la situazione in esame, cio`e la (27), e la si integra
con estremi 0 e . Effettuando il limite per  0 si trova la condizione di continuit`a per
0 (x), e con un procedimento analogo quella per (x). Le condizioni sono che sia la funzione
donda che la sua derivata prima devono essere continue nel punto di discontinuit`a.
Applicazione: Problema unidimensionale di una particella soggetta ad un potenziale a
buca.
1. Si parte dallequazione di Schrodinger, che `e definita in modo diverso dentro e fuori
la buca.
2. Si scrivono le soluzioni generali per le due equazioni (dentro e fuori), per valori
di E < V0 (poich`e vogliamo gli stati legati, ovvero quegli stati corrispondenti a
autovalori discreti)
3. Imponendo che la soluzione sia L2 si trova che due dei coefficienti devono essere nulli
(quelli per cui la funzione esploderebbe)
4. Oss. V (x) `e pari in x essendo gli autovalori discreti non degeneri H e I
commutano e hanno una base comune di autovettori gli stati legati hanno parit`
a
definita!! (sono quindi autostati di I).
5. Si incomincia a studiare gli stati a parit`a positiva, fra i quali vi `e lo stato fondamentale. Imponendo nella soluzione generale la condizione che sia una funzione pari
si ottiene la soluzione generica per stati pari, che, ovviamente `e simmetrica rispetto
allasse delle (x). Imponendo infine la continuit`a di e 0 tnegli estremi della buca
si ottiene lequazione che che indica quali sono gli autostati di H con parit`a +1.
6. Analogamente si ottiene unequazione per gli autostati dispari.
18

7. Le soluzioni finali (cio`e i valori di E corrispondenti agli stati legati) si trovano utilizzando un metodo grafico, da cui si evince che, qualunque sia il valore di V0 e di a
(altezza delle pareti e larghezza della buca) esiste sempre almeno uno stato legato,
cio`e quello fondamentale (pari).
8. Solo per lo stato fondamentale si osserva il comportamento per il limite di buca infinita, cio`e per V0 . Si nota dal grafico che, sotto tale limite, E0 2 ~2 /(8ma2 ).
Inoltre, la funzione donda diventa:
(
A cos x
a < x < a
2a
lim 0 (x) =
(33)
n
0
|x| a.
In questo caso limite quindi la funzione donda si annulla fuori dalla buca, inoltre negli
estremi `e ancora continua (quindi si annulla) mentre la sua derivata prima no. Questa
conclusione vale per tutte le n (x), le quali formano una base qualsiasi funzione
donda (x) `e nulla fuori dalla buca, ovvero la particella `e vincolata a muoversi nel
segmento (a, a) (con a > 0 ). E quindi necessario risolvere leq. di Schrodinger
solo allinterno della buca, imponendo la condizione per le autofunzioni di H n (x):
n (+a) = n (a) = 0

con V0 = per |x| > a.

(34)

Tale condizione al bordo `e valida qualunque sia la forma di V (x) allinterno della
buca.
9. ESEMPIO: calcolo di autovalori e autofunzioni per una particella vincolata a muoversi
su un segmento con potenziale nullo allinterno e infinito allesterno.

5.3

Leffetto tunnel

Classicamente una barriera di potenziale alta V0 non pu`o essere attraversata da una particella con energia E0 < V0 . Secondo la teoria Quantistica, invece, vi `e una probabilit`a non
nulla che questo accada. Questo fenomeno viene chiamato effetto tunnel. Analizzare il
fenomeno nei dettagli:
1. Si studiano le autofunzioni E (x) dellhamiltoniana. Si scrivono le soluzioni generali
nelle regioni asintotiche, notando che sono di tipo I, e che quindi gli autovalori sono
continui e doppiamente degeneri.
2. Imponendo che la particella in considerazione incida sulla barriera da sinistra si ottengono delle condizioni sui coefficienti delle soluzioni. Inoltre, data lomogeneit`
a
dellequazione di S., `e lecito porre il coefficiente dellonda incidente (A) uguale a 1.
Si ottiene lespressione generica di E (x) per uno stato di scattering. Come si vede,
essendo la funzione donda combinazione di funzioni esponenziali, essa non si annulla
19

mai. Ricordando che il modulo quadro della f. donda, |(x)|2 ha il significato fisico
di densit`
a di probabilit`
a di trovare la particella nella posizione x, `e evidente che vi `e
quindi una probabilit`
a non nulla che la particella attraversi la barriera di potenziale!!
3. Inoltre deve essere sempre diverso da zero il coefficiente dellonda trasmessa (C)
(perch`e? da capire, pg 138), quindi tale effetto si verifica effettivamente.
4. E quindi naturale chiamare |C|2 coefficiente di trasmissione della barriera, e
|A|2 coefficiente di riflessione (dove A non `e lo stesso di prima ma `e il coefficiente
rinominato dellonda riflessa). Nota. Si ricorda che la E (x) `e unautofunzione
impropria dellhamiltoniana, cui corrispondono autovalori impropri, ma esistono per`
o
stati fisici che approssimano E (x) in una regione dellasse x grande quanto si vuole.
5. I valori di A e C dipendono da V (x), ma vale limportante risultato che, qualunque
sia la forma di V (x), vale la relazione:
|A|2 + |C|2 = 1

(35)

La dimostrazione di questultima `e delicata e importante, per cui vale la pena ricordare qui i passaggi principali.
Si considera il caso tridimensionale, in cui lequazione di Schrodinger (13) diventa:
~2

E (x) + V E (x) = EE (x).


(36)
2m
(x) e la sua complessa coniugata per (x) e sot moltiplicando la (36) per E
E
traendole si ottiene:
j=0
(37)
i~
dove j 2m
( ) viene chiamato densit`
a di corrente di probabilit`
a. Lequazione appena trovata `e detta equazione di continuit`
a e esprime
la conservazione della densit`a di probabilit`a nel tempo.

Si torna quindi al caso unidimensionale, in cui la (37) implica direttamente la


(35).
6. Inoltre, INDIPENDENTEMENTE dalla forma del potenziale, sia che la particella
arrivi da sinistra, sia che arrivi da destra, i coefficienti di trasmissione e di riflessione
sono gli stessi (dimostrazione).
7. ESEMPIO: caso del potenziale rettangolare. Sul libro.

20

Evoluzione temporale

6.1

Levoluzione temporale nello schema di Schr


odinger

Tutte le discussioni affrontate fino a qui riguardano gli stati del sistema ad un determinato
istante. Ora si vuole determinare lo stato del sistema ad ogni istante noto lo stato allistante
iniziale e le forze che agiscono sul sistema.
1. Notazione:
|A , 0i indica che il sistema si trova in uno stato descritto dal vettore |Ai allistante
t = 0. Analogamente |A , 0i indica che il sistema si trova in uno stato descritto
dal vettore |Ai allistante t, se inizialmente il sistema era nello stato |A , 0i. Quindi
per effetto dellevoluzione temporale: |A , 0i |A , ti. Qui si sta implicitamente
facendo lASSUNZIONE che lo stato del sistema sia determinato (note le forze)
unicamente dal suo stato iniziale. Questo `e lecito solo se nellintervallo (0, t) non si
effettuano misure.
2. Si effettua una seconda ASSUNZIONE:
|A , ti = U (t, 0) |A , 0i

(38)

dove U (t, 0) `e un operatore lineare e unitario (mostrare conseguenze(e quindi anche


giustificazione euristica di questa scelta)). Se si considerano forze indipendenti dal
tempo si pu`
o dimostrare che:
U (t) = eiKt
(39)
con K operatore autoaggiunto. Per analogia con operatore di traslazione spaziale
si postula che K sia proporzionale ad H. Questo viene anche naturale se si pensa
alla teoria classica, in cui lhamiltoniana `e il generatore delle traslazioni temporali.
La costante di proporzionalit`a deve avere le dimensioni del reciproco di unazione
(perch`e? forse per le regole di commutazione?), per cui si assume:
U (t) = eiHt/~

(40)

Quindi, per sistemi soggetti a forze indipendenti dal tempo:


|A , ti = eiHt/~ |A , 0i

(41)

3. Gli operatori unitari lasciano invariati i prodotti scalari. le probabilit`a di transizione non dipendono dal tempo. Derivando la (41) rispetto a t si ottiene lequazione
di Schr
odinger dipendente dal tempo:
i~ |A , ti = H |A , ti

21

(42)

Questa equazione vale anche nel caso di forze dipendenti dal tempo, ovvero nel caso
in cui H dipenda esplicitamente dal tempo. In RS tale equazione diventa:
i~

(x, t) = H(x, i~/x, t)(x, t) ,


t

(x x1 , , xn )

(43)

con (x, t) = hx | A, t i
4. Nel caso di forze posizionali si ottiene unequazione di qontinuit`a (che il Caracciolo
non ha affrontato):
(x, t)
j(x, t) +
=0
(44)
t
5. La (42) pu`
o essere riscritta in funzione dello stato fondamentale, su cui viene fatto
agire loperatore di evoluzione temporale. Dato che deve valere per ogni vettore
rappresentativo dello stato, si ottiene lequazione operatoriale:
i~

d
U (t) = H(t)U (t)
dt

(45)

6. Stati stazionari: stati che non evolvono nel tempo. Richiedere ci`o non significa che
il vettore che rappresenta lo stato debba rimanere invariato, questo infatti porterebbe
a richiedere che lo stato sia autostato di H con autovalore nullo, ma non `e fisico, bens`
vuol dire richiedere che lo stato fisico del sistema rimanga invariato. deve cio`e essere
|A, ti = U (t) |A, 0i = c(t) |A, 0i

(46)

Vale il seguente Teorema: Uno stato `e stazionario se e solo se `e autostato di H. Ovvero


gli stati stazionari sono tutti e soli gli autostati di H. (si dimostra con lequazione di
Schroedinger).
7. Come agisce esplicitamente U (t) su un generico (vettore) stato? Cio`e come si evolve
nel tempo? In generale `e non agevole, ma se conosco lo spettro di H `e presto detto:
basta sviluppare |A, 0i su una base di autovettori di H e far agire poi loperatore di
evoluzione sulla somma (che nel caso in cui H abbia autovalori continui diventa un
integrale). Questo `e uno dei motivi per cui losservabile H e i suoi autovalori sono
cos` importanti in meccanica quantistica.
8. Valori medi e costanti del moto. Noto come si evolve un certo stato `e possibile
stabilire come si evolve il valor medio di una certa osservabile su quello stato. Si ha
infatti che:
t = hA, t || A, ti = hA, 0 |U (t) U (t)| A, 0i
(47)
Su uno stato stazionario (come ci si aspetta) il valor medio di qualunque osservabile
non cambia. Esistono osservabili tali che il loro valor medio non cambia per ogni
22

stato e per ogni t. Tali osservabili sono quelle che commutano con lhamiltoniana
(si dimostra a partire dalla (47) e poi derivando rispetto a t). Tali osservabili vengono chiamate costanti del moto (poich`e se il commutatore `e nullo lo `e anche il
valore delle corrispondenti parentesi di Poisson, e di conseguenza tale osservabile `e
una costante del moto anche in meccanica classica).
vale infine il seguente Teorema: se `e una costante del moto e se |A, 0i `e un autovettore di relativo allautovalore 0 , tale `e anche |A, ti.

6.2

Levoluzione temporale nello schema di Heisenberg

Nello schema di Schr


odinger il punto di vista `e quello in cui a evolvere sono gli stati e le
osservabili sono fisse. E possibile anche assumere il punto di vista opposto, in cui sono le
osservabili a evolvere e gli stati sono fissi. Questo `e lecito in quanto, come si vede dalla
(47), i due punti di vista sono equivalenti, dato che si pu`o considerare che loperatore
di evoluzione agisca sullosservabile o sui vettori. Questo `e chiamato punto di vista di
Heisenberg.
In questo schema sono le osservabili a dipendere dal tempo, e si ha, dalla (47):
(t) = U (t) U (t)

(48)

1. In analogia con la teoria classica (in cui, come qui, sono le osservabili a dipendere dal
tempo) si cercano le equazioni differenziali che regolano levoluzione delle osservabili.
con U (t) come nella (40) si deriva rispetto al tempo la (48). Si ottengono cos` le
equazioni di Heisenberg:
= i [H , (t)]
(t)
(49)
~
Queste equazioni sono formalmente identiche alle equazioni del moto classiche, ovvero
alle equazioni di Hamilton.

6.3

Il limite classico della meccanica quantistica

Molto interessante

il momento angolare

// per adesso riassunto fatto in modo veloce

7.1

Il momento angolare: regole di commutazione

1. Definizioni di momento angolare e momento angolare totale.

23

2. Calcolo delle regole di commutazione del MA con le q, le p e fra le component stesse


di M. Si pu`
o fare in vari modi (es: calcolo diretto, sfruttare le parentesi di Poisson),
ma il pi`
u conveniente `e quello di sfruttare la connessione tra MA e le rotazioni, perch`e
`e il pi`
u significativo e aiuta a comprendere la natura del momento angolare.
3. Partendo (dalla meccanica analitica classica) dalla nozione di funzione generatrice
per una trasformazione canonica infinitesima di coordinate, si conclude che la componente lungo un asse del Momento Angolare `e la funzione generatrice della rotazione
attorno a quellasse. Si ottengono cos` le parentesi di poisson, e quindi le regole di
commutazione cercate, che possono essere riassunte da:
[Mi , qj ] = i~ijk qk

(50)

Conseguenza esclusivamente del fatto che le qi sono le componenti di un vettore, cio`e


si trasformano sotto rotazioni come una moltiplicazione per una matrice (la matrice
di rotazione). Quindi queste regole valgono per qualsiasi vettore, tra qui lo stesso M
:
[Mi , Mj ] = i~ijk Mk
(51)
Procedendo analogamente per osservabili f (q, p), si ottengono le regole di commutazione delle componenti del MA con qualsiasi scalare, ovvero con qualsiasi grandezza
f (q, p) che resta invariante per rotazioni. In particolare si ottiene che le componenti
di M commutano con tutti gli operatori scalari. Da cui si ottiene, per esempio,
limportante risultato che, nonostante le tre componenti del MA non siano tra loro
compatibili (tranne nel caso particolare in cui siano tutte nulle), losservabile M2 `e
compatibile con le singole componenti.
4. Oss. Le (50) e (51) sono valide solo se i vettori e gli scalari sono costruiti con le
variabili dinamiche del sistema.

7.2

Il momento angolare: autovalori

Si determinano gli autovalori delle componenti del MA, e di M2 . Tutte le Mi avranno gli
stessi autovalori (poich`e lo spazio `e isotropo e posso scegliere il sistema di riferimento come
mi pare), ma non gli stessi autovettori (perch`e?).
1. Si indicano con 2 ~2 gli autovalori di M2 e con m~ quelli di M3 (`e indifferente, per
il motivo detto sopra, quale componente si scelga). Spesso poi si indicano solamente
2 e m (per comodit`
a, oppure se si `e in unit`a di ~).
2. con un ragionamento simile a quello fatto per gli autovalori dellenergia delloscillatore
armonico (//lo so, occorrerebbe qualche parola in pi`
u ), si ottengono i seguenti risultati:

24

I possibili autovalori 2 di M2 sono ( + 1)~2 con = 0, 21 , 1, 32 , 2, ;


I possibili autovalori di ogni componente Mi di M sono m~ con m intero o
semidispari a seconda che sia intero o semidispari;
Fissati 0 (autovalori delle osservabili che completano il sistema formato da M2
e Mi ) e 2 ~ (cio`e ) m pu`o assumere solo i valori , + 1, , 1, , cio`e
2 + 1 autovalori: esistono quindi 2 + 1 stati indipendenti in corrispondenza ad
ogni coppia di autovalori di e M2 .

25

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