il Mulino
LA GIUSTIZIA CONTRATTUALE
Contributo alla definizione di un concetto
di Guido Smorto
1. Premessa
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220
ME'
ressato alle regole. Non ci sembra che sia cos. Come la teoria
classica del contratto il frutto di una visione del mercato legata
all'ideologia del laissez(aire, sulle cui basi fu edificato un complesso edificio di regole che di questi principi era la traduzione
operativa, cos l'operazione ricostruttiva tracciata in queste pagine prova ad indagare l'esistenza di un complesso di valori comuni che possano ispirare la regolazione dei rapporti interprivati in
un diritto privato europeo. Il richiamo alle riflessioni delle teorie
della giustizia contemporanee non serve, in questa prospettiva, a
fondare una nozione di giustizia contrattuale in vitro, sganciata
dallo scenario politico e culturale europeo, ma, al contrario, aiuta
a verificare l'esistenza di un modello sociale europeo' sulla base
del quale individuare le regole di governo del contratto.
2.
221
ma giuridico. L'utilitarismo, di cui la law and economics espressione, costituisce una teoria della giustizia; anzi, la teoria della giustizia
in risposta alla quale le altre teorie della giustizia hanno elaborato le
proprie posizioni'. E la correzione dei fallimenti del mercato non
altro che la risposta in termini di giustizia contrattuale adottata da
una certa versione dell'utilitarismo. Insomma, per chi crede che un
sistema (o un contratto) giusto sia un sistema (o un contratto) efficiente, la correzione dei fallimenti del mercato rende quel sistema (o
quel contratto) efficiente e, perci stesso, giusto.
L'elencazione dei diversi significati di giustizia, pertanto, non pu
non includere l'efficienza; e il riferimento alla giustizia contrattuale
contenuto nel titolo di questo lavoro va inteso come comprensivo
delle ragioni di efficienza.
Strettamente legata a questa prima precisazione un'altra osservazione. La ricognizione, operata in queste pagine, dei limiti alla libert contrattuale per ragioni di giustizia sembrerebbe, a prima vista,
aderire ad un'impostazione che vede nel libero mercato l'assenza di
restrizioni delle libert, e considera l'imposizione di vincoli al mercato come diminuzione di libert in funzione di altri obiettivi (giustizia
o altro). Non cos. L'assenza, o comunque, la minore estensione di
li mitazioni delle libert economiche che alcune tradizioni di pensiero sostengono non sono dovute, a nostro avviso, alla preferenza accordata all'interno di queste teorie alla libert rispetto alla giustizia.
Libero mercato e stato sociale al contempo limitano e creano libert,
e l'identificazione della maggiore libert con teorie di stampo liberistico ha senso solo in una versione moralizzata di libert che presuppone l'esistenza di diritti di propriet pregiuridici e prepolitici.
La questione non , pertanto, quanto la libert (contrattuale) debba
essere limitata per ragioni di giustizia, ma come distribuire le libert;
e preferire il libero mercato allo stato sociale, o a forme di distribuzione delle risorse differenti, non vuol dire privilegiare la libert
rispetto alla giustizia, ma creare un sistema di distribuzione delle libert conforme al mercato.
Fatte queste precisazioni, passiamo a chiarire i diversi significati che l'espressione giustizia assume nel dibattito corrente sul diritto
contrattuale europeo.
W. Kymlicka, Contemporary Political Philosophy. An Introduction, 1990, trad. it. Introduzione alla filosofia politica contemporanea, Milano, 1996, p. 19.
222
3.
Aristotele, Etica Nicomachea, V, 1132b, 13-21; V, 1133, 25 ss. Sulla distinzione tra giustizia correttiva e giustizia commutativa v. C. Castronovo, Autonomia privata e Costituzione europea, in Europa e diritto privato, 2005, p. 48. La definizione in chiave di giustizia correttiva
o distributiva di un certo principio non costituisce un assoluto, ed ben possibile che una
stessa regola possa considerarsi traduzione di entrambe le forme di giustizia. In questo senso,
le considerazioni ora svolte vanno prese come semplici proposte interpretative. Per un'acuta
disamina delle difficolt di tracciare una distinzione netta tra ragioni di giustizia correttiva e
distributiva si veda J.M. Finnis, Natural Law and Natural Rights, 1980, trad. it. Legge naturale
e diritti naturali, Torino, 1996, spec. pp. 201 ss., il quale ricorre all'esempio delle procedure
concorsuali.
Il riferimento alla nota costituzione di Diocleziano CI. 4.44.2, con la quale si stabilisce
la rescissione per la vendita di fondi nel caso di laesio enormis.
i
Per una ricostruzione di questa evoluzione si vedano le considerazioni, non sempre convergenti, di G. Ambrosetti, Diritto privato ed economia nella Seconda Scolastica, in P. Grossi (a
cura di), La Seconda Scolastica nella formazione del diritto privato moderno, Milano, 1973, pp.
23 ss.; e J. Gordley, The Philosophical Origins of Modern Contract Dottrine, Oxford, 1991.
" L'art. 34, co. 2, codice del consumo, afferma che La valutazione del carattere vessatorio
della clausola non attiene alla determinazione dell'oggetto del contratto, n all'adeguatezza del
223
La rilevanza dello squilibrio oggettivo tra le prestazioni , dunque, oramai tramontata, almeno nella sua forma pi pura, dal panorama del moderno diritto europeo; e questa conclusione resta valida anche se la reazione dell'ordinamento agli squilibri si traduce in
strumenti di determinazione della giusta misura della prestazione,
attraverso i parametri del mercato (prezzo corrente) o dell'autorit
(prezzo imposto). Tali forme di reazione dell'ordinamento sembrano,
infatti, riconducibili, alternativamente, alla tutela della volont dei
contraenti, e alla sussistenza di quelle condizioni sociali ed economiche che consentono scelte piene e consapevoli, ovvero a considerazioni di tipo distributivo.
Una seconda accezione che il termine giustizia assume nel dibattito corrente riguarda il riequilibrio dell'assetto di interessi disegnato
originariamente dalle parti, a seguito del mutamento di circostanze
rilevanti successivo alla conclusione del contratto. Scopo di questo
tipo di interventi quello di mantenere le ragioni d scambio originarie, mettendole al riparo da modificazioni ingiustificate. Si tratta
di un sindacato sull'equilibrio negoziale che possiamo anche ricondurre convenzionalmente a un principio di giustizia contrattuale, e
segnatamente alla giustizia commutativa, nel senso sopra precisato di
valutazione di proporzionalit in senso ampio, ma che espressivo
di una logica del tutto diversa da un sindacato ancorato a parametri
esterni al rapporto di scambio. Esso costituisce la conservazione e
non l'alterazione delle ragioni dello scambio voluto dalle parti. Nel
parlare, a questo proposito, di giustizia contrattuale, dobbiamo tenere presente che la funzione di questo genere di intervento quella
di ristabilire, nelle mutate circostanze, l'originaria razionalit interna
del contratto. Ne costituisce riprova il fatto che troviamo rimedi improntati a logiche di questo tipo anche in ordinamenti, come quelli
di common law, nei quali da sempre si registrano maggiori resistenze
nei confronti di un sindacato esterno alle ragioni dello scambio, in
nome della sanctity of contract.
Una terza accezione di giustizia nella materia dei contratti opera attraverso il richiamo a valori, ossia a principi morali che non si
giustificano in base a ragioni di tipo distributivo. In questa sede utilizzeremo un'accezione del termine valore pi ristretta d quella normalmente utilizzata dalla nostra civilistica ll , e conforme alla distinziocorrispettivo dei beni e dei servizi, purch tali elementi siano individuati in modo chiaro e
comprensibile.
12
Si veda, ad esempio, P. Schlesinger, Mercato, diritto privato, valori, in Rivista di diritto
civile, II, 2004, pp. 325 ss., ove viene definito valore ogni finalit ideale apprezzabile idonea
a migliorare la vita umana, e verso la quale possibile orientare l'azione collettiva (giustizia,
224
di tipo costituzionale, quali sono quelli inclusi nello spazio giuridico europeo, questa ricognizione dei valori, e della importanza relativa che ciascuno di essi riveste,
non rimanda ad una fondazione di tipo metastorico, imperniata su un principio primo da cui
deriva in modo deduttivo un sistema organizzato, ma il riferimento piuttosto a principi dotati, in un dato momento storico e in un certo contesto geografico, di un consenso giuridico
sociale, fissato nel patto costituzionale. L. Mengoni, Ermeneutica e dogmatica giuridica, cit., p.
57. A confutare il carattere metastorico dei valori posti a limite del diritto dei contratti, al di
l di ogni richiamo alle moderne costituzioni, basterebbero le riflessioni di M. Weber, Wirtschaft und Gesellschaft, 1922, trad. it. Economia e societ, III, Milano, 2000, pp. 17 ss.
" Per un approfondimento sul punto, e per i relativi riferimenti giurisprudenziali e bibliografici, mi sia consentito rinviare a G. Smorto, Autonomia contrattuale e diritto europeo, in
Europa e diritto privato, 2007, pp. 324 ss.
" Per la colorazione marcatamente distributiva che gli argomenti basati sul sociale hanno
assunto nel dibattito sul diritto europeo si veda Du. Kennedy, Riflessioni su coerenza, valori
sociali e tradizione nazionale nel diritto privato europeo, in Rivista critica di diritto privato,
2006, pp. 221 ss. Di giustizia distributiva o di equit nei contratti, parla anche il Gruppo di
lavoro su Social Justice in European Contract Law, il cui Manifesto sulla giustizia sociale nel
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a questo significato dell'espressione giustizia contrattuale che d edicheremo la restante parte del nostro scritto.
Ciascuna concezione della giustizia uno standard rispetto al
quale vengono valutati gli aspetti distributivi della struttura fondamentale della societ 16 , dove per struttura fondamentale della societ si debbono intendere la costituzione politica e i principali assetti
economici e sociali, ivi compreso il mercato. Le teorie della g iustizia si occupano, dunque, del mercato, e, per questa via, anche del
contratto''.
Il richiamo alla giustizia contrattuale, intesa come distribuzione
delle risorse all'interno del mercato operata attraverso il contratto,
deve passare, perch possa dirsi argomentato in modo rigoroso e verificabile, attraverso l'ancoraggio ad una teoria della giustizia, seppu_
re nella forma debole dell'equilibrio riflessivo la Rawls". Occorre, cio rendere espliciti i presupposti d giustizia sottesi alla soluzione proposta. Diversamente, qualsiasi argomento invocato a favore di
certe categorie di soggetti (poveri, disabili, minoranze etniche o razziali, consumatori, risparmiatori, lavoratori) in assenza di riferimenti
a una teoria della giustizia, sarebbe puramente espressivo dell'ideologia o delle preferenze personali di chi lo avanza, e quindi privo di
diritto europeo dei contratti, pubblicato nella versione italiana in Rivista critica di diritto
privato, 2005, pp. 99 ss., ove si osserva che nel cuore dell'agenda per la giustizia sociale
batte l'interesse per gli effetti distributivi dell'ordinamento del mercato, p. 118.
J. Rawls, A Theory of Justice, 1971, trad. it. Una teoria della giustizia, Milano, 1991, p.
26, il quale include il mercato nelle istituzioni fondamentali della societ.
17
Ibidem, p. 24. Questa impostazione parte dall'assunto circa la possibilit di fondare una
teoria della giustizia onnicomprensiva, valevole cio per le istituzioni sociali nel loro complesso. Nella filosofia politica recente si registra talvolta la rinuncia ad una teoria monistica
di giustizia e la si argomenta in base alla pretesa irriducibilit della tensione tra valori ultimi
confliggenti, e all'impossibilit di poggiarsi solo su uno di essi. Cfr. M. Walzer, Spheres of Justice. A Defense of Pluralism and Equality, 1983, trad. it. Sfere di giustizia, Milano, 1987; J.
Elster, Local Justice: How Institutions Allocate Scarce Goods and Necessary Burdens, 1992, trad.
it. Giustizia locale, Milano, 1995. Nella nostra ristretta prospettiva, perch possa dirsi argomentata una scelta redistributiva a sostegno di una certa visione di giustizia contrattuale, non
necessario abbracciare una teoria politica onnicomprensiva. in questa forma debole che
riteniamo gli argomenti di giustizia richiedono di essere argomentati nella teorizzazione di
forme di giustizia contrattuale. Tuttavia, il richiamo a possibili forme di giustizia locale non si
fonda, nel nostro caso, sull'impossibilit di identificare un valore ultimo, ma semplicemente sul
carattere locale delle nostre riflessioni, limitate alle dinamiche degli scambi e del mercato.
" Una certa concezione della giustizia non pu essere dedotta da premesse evidenti, e pertanto pu ritenersi argomentata se determinate convinzioni intorno alla giustizia siano rese coerenti e giustificate nel miglior modo possibile. Questo ci che Rawls chiama equilibrio
riflessivo, ossia una questione di reciproco sostegno tra pi considerazioni di aggiustamento
globale in un punto di vista coerente, ibidem, p. 35. Questa posizione sembra essere largamente condivisa all'interno della riflessione filosofico-politica, ma non l'unica. Contra, ad
esempio, si veda la posizione di R. Nozick, Anarchy, State and Utopia, 1974, trad. it. Anarchia,
Stato e Utopia, Firenze, 1981, la cui teoria assume, invece, carattere assiomatico.
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sua capacit di cogliere il reale, sicuramente condivisibile con riferimento ai modelli microeconomici neoclassici, basati sull
'equilibrio economico generale. Tuttavia, lo stesso non pu dirsi con riguardo agli sviluppi della scienza economica degli ultimi trent'anni.
La contract theory 2 ' ha spinto ad abbandonare la versione classica e stilizzata di razionalit economica, caratterizzata da un'infinita capacit dell'individuo di acquisire le informazioni rilevanti, di
prevedere gli eventi futuri, e di fornire risposte adeguate a queste
evenienze; ha rilasciato le assunzioni pi irrealistiche su un agente
economico massimizzatore delle utilit, e ha abbracciato un modello di razionalit limitata, aprendo alla considerazione di fattori perturbanti lo scambio, quali le asimmetrie informative e la possibilit
di dover effettuare scelte in condizioni di incertezza. Sono queste
le ipotesi di fallimenti del mercato, nelle quali il libero gioco delle volont individuali non determina gli esiti sperati, ed necessaria, anche in una prospettiva puramente economica, una correzione
dall'esterno.
22 e l'economia
In tempi pi recenti, l'analisi dei costi transattivi
23 hanno ulteriormente contribuito ad
e comportamentale
r
d economica in vid uab,bandonare il modello classico di razionalit
iera p i
mandi
a denunciarne la scarsa plausibilit, e a escr ivere
lperspicua
e,
il comportamento dei decisori reali. Le recentissime scosulle violazioni della razionalit economica, frutto dell'osservanerte
r one empirica e di esperimenti di laboratorio, hanno definitivamenzi
e portato a ritenere che l'uomo di Chicago una specie in via di
ha cominciato a svit
n
La behavioral law and economics
estinzioe24.
tecniche ed euristiche nuove e diverse da quelle dell'econoluppare
di primissimo piaruolo
,
e
sta,
pertanto,
giocando
un
classica
a
mi
no nella graduale emersione di una visione pi aderente al reale delle dinamiche degli scambi, e nell'individuazione di soluzioni, anche
inedite, ai problemi della volont e dell'informazione.
Si tratta di una sfida importante per il diritto europeo. La scoperta, sul piano fattuale, di scostamenti dalla razionalit economica
non ci dice nulla, ovviamente, sulle implicazioni che ne discendono
sul piano giuridico, anche quando tali scostamenti siano costanti e
prevedibili. Le ricadute sul sistema giuridico, infatti, non possono
che essere il frutto di scelte circa il modo in cui esso intende fornire
risposta a questi fenomeni. Il diritto pu accettare e dare rilevanza
esimente ai fallimenti della razionalit degli agenti economici, e proteggere cos in modo pi forte la volont reale degli stessi oppure
pu considerarli irrilevanti nella considerazione normativa del consenso, privilegiare un approccio c.d. oggettivo alla formazione della volont, e richiedere in questo modo standard elevati di condotta
agli operatori economici, allo scopo, ad esempio, di tutelare l'affidamento, ovvero di escludere determinati soggetti, che difficilmente si
conformerebbero a tali standard, da una certa attivit, o, ancora, di
incentivare certi comportamenti (maggiore ponderazione, programmazione, ecc.). Il ricorso alla scienza economica in questo come in
tutti gli altri casi non comporta in alcun modo la dismissione del
ruolo proprio del diritto. E la presenza di certi dati messi in luce
20
228
229
Per una riflessione critica sull'etichetta di postmodernismo, con riferimento alle nuove
correnti del pensiero giuridico americano, si rimanda alla Presentazione di M. Barberis all'edizione italiana di G. Minda, Postmodern Legal Movements. Law and Jurisprudence at Century's
End, 1995, trad. it. Teorie postmoderne del diritto, Bologna, 2001.
27
Nella letteratura femminista, a questa impostazione viene contrapposta una modalit di
ragionamento pi orientata al caso specifico, e, ad una visione individualistica del contratto,
espressiva di un'etica della cura tutta femminile. Sul punto si vedano le riflessioni di M.J.
Frug, Postmodern Legal Feminism, New York, 1992.
28
A testimonianza della centralit della materia del consenso nei filoni di pensiero critico si
vedano, tra le altre, le considerazioni sulla disciplina dell'errore in Du. Kennedy, La funzione
ideologica del tecnicismo nel diritto dei contratti, in Rivista critica di diritto privato, 2002,
pp. 317 ss.; e i contributi contenuti in L. Mulchay e S. Wheeler (eds.), Feminist Perspective in
Contract Law, Londra, 2005.
230
231
Si vedano le considerazioni sul punto di J. Elster, Ulysses and the Sirens, 1979, trad. it.
Ulisse e le sirene. Indagini su razionalit e irrazionalit, Bologna, 2005, il quale prende spunto
proprio dall'episodio omerico per un esame critico della razionalit delle scelte individuali.
" Cfr. R.H. Thaler e C.R. Sunstein, Libertarian Paternalism, in The American Economie
Review, 2003, p. 175.
" Per la law and economics la correzione dei fallimenti di mercato non si risolve necessariamente in meccanismi correttivi di tipo procedimentale. Quando, ad esempio i costi transattivi connessi ad una verifica puntuale del consenso sono molto elevati, possibile, anche
per la teoria economica, imporre un contenuto imperativo al contratto. La law and economics,
dunque, non esclude affatto la possibilit di sostituirsi alle parti nella determinazione del contenuto del contratto ove questo si renda necessario. S. Rose-Ackerman, Inalienability and the
Theory of Property Rights, in Columbia Law Review, 1985, p. 931, spec. p. 938, afferma che
l'inalienability rappresenta spesso la strategia di second best nel perseguimento dell'efficienza
in presenza di fallimenti di mercato.
37
G. Calabresi, The Pointlessness of Pareto: Carrying Coase Further, in Yale Law Journal,
1991, p. 1211. Da ultimo v. anche C.R. Sunstein, Willingness to Pay versus Welfare, John M.
Olin Program in Law and Economics Working Paper Series (2007), scaricabile da http://ssrn.
com/abstract_id=959724.
38
R.A. Posner, The Ethical and Political Basis of the Efficiency Norm in Common Law Adjudication, in Hofstra Law Review, 1980, p. 487, spec. pp. 490-91.
232
se davvero non sappiamo nulla su chi vince e chi perde con la creazione di una certa regola. Ma, una volta dismessa l'analisi teorica,
e calati nel mondo reale, nel quale i contraenti non sono A e B ma
classi di soggetti ben precisi, il criterio di Kaldor-Hicks smette di essere una regola neutrale di massimizzazione delle utilit per assumere conseguenze distributive ben precise. E l'interprete non pu ignorare quali classi sono avvantaggiate e quali svantaggiate dalla scelta
della regola. Se cos , l'analisi economica non pu non confrontarsi
con i problemi distributivi".
Contemporaneamente, l'altro classico assunto di tipo distributivo, proprio dell'analisi economica del diritto, circa la preferibilit di
meccanismi redistributivi operanti attraverso il sistema della fiscalit
pubblica, stato rimesso in discussione. Tale conclusione si osserva - pu sostenersi unicamente quando la redistribuzione operi in
forma globale, dai pi ricchi ai pi bisognosi. In questo caso plausibile ritenere che un sistema di prelievo fiscale e di distribuzione attraverso sussidi e trasferimenti sia pi adatto, pi mirato e meno costoso del diritto dei contratti o del sistema della responsabilit civile
a spostare risorse nella direzione desiderata 40 . Ma se invece si volessero adottare forme redistributive differenti, poniamo da una classe
ad un'altra, il diritto privato in genere, e il diritto dei contratti in
particolare, tornerebbero ad assumere un ruolo importante-n . L'apertura verso ragioni distributive attraverso le norme di diritto privato
trova, poi, voce nelle riflessioni della behavioral law and economics,
la quale ha posto in dubbio l'assunto classico secondo cui gli effetti distorsivi degli incentivi al lavoro derivanti da scelte redistributive
siano identici, a parit di prelievo, tanto per il sistema fiscale quanto
per le regole giuridiche42.
" G. Calabresi, The Pointlessness of Pareto, cit., pp. 1211 ss., indica nelle teorie sui costi
transattivi di Williamson la strada per dare qualche risposta.
" S. Shavell, A Note on Efficiency vs. Distributional Equity in Legal Rulemaking: Should Distributional Equity Matter Given Optimal Income Taxation?, in American Economie Review,
1981, p. 414; L. Kaplow e S. Shavell, Why the Legal System Is Less Efficient than the Income
Tax in Redistributing Income, in Journal of Legal Studies, 1994, p. 667.
4 Anche al di fuori dell'analisi economica del diritto, l'obiezione formulata, con riferimen'
to a forme di redistribuzione operate attraverso le regole giuridiche, sembra presupporre che
le classi siano determinate in funzione della ricchezza posseduta. Si vedano sul punto i rilievi
di C. Fried, Contract as Promise. A Theory of Contractual Ohligation, Cambridge-MA, 1981,
spec. p. 105. Una critica parzialmente diversa quella di chi afferma che l'utilizzazione di regole giuridiche a fini redistributivi nuoce alla chiarezza degli standard secondo i quali operare
la redistribuzione. Cos M.J. Trebilcock, The Limits of Freedom of Contract, Cambridge-MA,
1993, pp. 83 ss.
42 Le ragioni di questa diversa percezione di forme redistributive di eguale consistenza risiederebbero, per un verso, nel differente modo con cui eventi certi (il prelievo fiscale) ed
eventi incerti (ad esempio, l'essere considerati responsabili per un illecito civile) vengono recepiti; in secondo luogo, nel diverso effetto di mental accounts connesso ai due tipi di pre233
i
Rispetto alla letteratura favorevole a forme redistributive operate
attraverso il diritto privato, la materia dei contratti presenta qualche
difficolt in pi. Intendiamo fare riferimento all'idea, diffusa anche
al di fuori del pensiero giureconomico, secondo la quale il per
seguimento di obiettivi distributivi a scapito dell'efficienza complessiva
dello scambio finirebbe per danneggiare anche i soggetti che si intendono favorire. Ci si spiegherebbe in base alla capacit del contraente penalizzato (produttore, datore di lavoro) di spostare il peso
della misura in questione attraverso la rideterminazione di prezzi o
salari, in tal modo facendo gravare sui soggetti che si intendevano
avvantaggiare la perdita di efficienza. Se cos fosse, effettivamente,
obiettivi distributivi e di efficienza non potrebbero camminare disgiunti, e qualsiasi perdita di efficienza determinerebbe effetti deteriori per le categorie deboli. In realt questo assunto di partenza
non sempre risulta vero. La capacit di traslare i costi dipende dal
tipo di mercato e dall'elasticit di domanda e di offerta. In presenza di una domanda elastica si osservato in senso contrario un
aumento dei prezzi non determinerebbe la completa traslazione del
peso sui consumatori per effetto del prezzo; in tal modo spezzando
la necessaria connessione tra efficienza e distribuzione'". Non tutti gli
aspetti di quest'ultima osservazione sono condivisibili, e la letteratura
economica ha sollevato numerosi dubbi 14 . Come stato convincentebevo: quello fiscale, considerato come tassa sui guadagni; quello relativo a norme di diritto
privato, maggiormente slegato dalla capacit reddituale e ascritto a capitoli di spesa differenti. C. Jolls, Behavioral Economie Analysis of Redistributive Legal Rules,
in Vanderbilt Law
Review, 1998, p. 1653.
" B. Ackerman, Regulating Slum Housing Markets on Behalf of the Poor:
Of Housing
Codes, Housing Subsidies and Income Redistribution Policy, in Yale Law Journal, 1971, p.
1093, il quale ha dimostrato che tutti gli inquilini beneficiano dell'introduzione di forme di
garanzia sull'abitabilit imposte per legge anche quando valutino tali garanzie meno di quanto
esse costino ai proprietari. L'articolo di Ackerman ha suscitato un dibattito intenso, e molto
stato scritto sulla sua intuizione. Tra questi si veda Du. Kennedy, Distributive and Paternalist
Motives in Contract and Tort Law, With Special Reference to Compulsory Ternis and Unequal
Bargaining Power, in Maryland Law Review, 1982, p. 563.
44
Le critiche si appuntano, in particolare, sulle assunzioni dalle quali muove B. Ackerman,
Regulating Slum Housing Markets cit., pp. 1102-1104: a) che i consumatori marginali non attribuiscono alcun valore alla garanzia aggiuntiva; b) che l'offerta fissa e non si modifica per
effetto dell'aumento dei costi. Le critiche hanno riguardato inizialmente il secondo assunto relativo alla fissit dell'offerta. Sul punto si vedano, ad esempio, le osservazioni di R.A. Posner,
Economic Analysis of Law, 3 ed., New York, 1986, pp. 445 ss. Pi di recente l'attenzione si
spostata sulla prima assunzione, concernente il valore nullo che la garanzia riveste per i consumatori marginali. Per un'analisi efficace di questo punto si veda R. Craswell, Passing on the
Costs of Legal Rules: Efficiency and Distribution in Buyer-Seller Relationships,
in Stanford Law
Review, 1991, p. 361, spec. pp. 381-382. In generale, sul rapporto tra contratto e redistribuzione nella prospettiva dell'analisi economica del diritto, si veda A.T. Kronman, Paternalism
and the Law of Contract, in Yale Law Journal, 1983, p. 763; Id., Contract
Law and Distributive fustice, in Yale Law Journal, 1980, p. 472, ove si ammette, in taluni casi, la superiorit
a fini redistributivi del contratto rispetto al sistema fiscale.
92A
" Cos A. Schiavello, L'isola che non c'. Una critica alla concezione dell'eguaglianza di Ronald Dworkin, in Ragion Pratica, 2001, pp. 195 ss., spec. pp. 204 ss.
J. Halley e W. Brown (eds.), Left Legalism and Left Critique, Durham, 2002. Per una visione del problema nella prospettiva dell'armonizzazione europea, v. Du. Kennedy, Riflessioni
su coerenza, valori sociali e tradizione nazionale nel diritto privato europeo, cit., spec. pp. 222
ss. In chiave critica verso la marginalizzazione, tra i giuristi d'area progressista, delle considerazioni di tipo distributivo, v. E Nicola, Le poste politiche in gioco nell'armonizzazione del
diritto europeo, in Rivista critica di diritto privato, 2006, pp. 273 ss.
236
" Du. Kennedy, La funzione ideologica del tecnicismo nel diritto dei contratti, cit., pp. 335 e
346. Per un esame dell'impatto distributivo delle norme sui contratti, v. le puntuali riflessioni
di H. Collins, La giustizia contrattuale in Europa, in Rivista critica di diritto privato, 2003,
pp. 666 ss., ove l'A. mette in rilievo che tutte le norme contrattuali, anche quelle considerate
neutre, realizzano un certo assetto distributivo.
" Nella dimensione europea, la protezione dei contraenti pi deboli e le istanze di solidariet prendono il posto di quei richiami all'adattamento alle nuove condizioni sociali e all'interesse pubblico che hanno contraddistinto le tensioni tra individuale e sociale nel dibattito sul
rapporto tra codici e leggi speciali; mentre la preoccupazione per la coerenza del diritto privato, tipica del dibattito interno, viene fatta valere nel dibattito europeo sui contratti attraverso
l'invocazione del rispetto per le tradizioni nazionali. Cfr. Du. Kennedy, Riflessioni su coerenza,
valori sociali e tradizione nazionale nel diritto privato europeo, cit., spec. pp. 218 e 231.
52
Ibidem, p. 224.
237
Il marxismo radicale, infine, ritiene la perequazione operata attraverso forme redistributive uno strumento insufficiente, che mantiene i rapporti di dominanza, e propone, per contro, di concentrare
l'attenzione sulle dinamiche della produzione, attraverso la socializzazione dei mezzi di produzione. L'attenzione ad una distribuzione
giusta considerata, nella prospettiva marxista radicale, un percorso al contempo inutile e irrealizzabile. Inutile perch, limitandosi a
redistribuire le risorse da chi le possiede a chi ne possiede meno,
lascerebbe inalterati i problemi di fondo che una vera teoria della
giustizia dovrebbe affrontare, ossia i rapporti di dominanza. Irrealizzabile perch l'idea rawlsiana di democrazia a propriet privata
considerata sensata in un contesto jeffersoniano di una societ agricola con proprietari terrieri indipendenti, ma mal si adatterebbe alla
complessa realt dei mercati globali". Il vero problema diventa cos
quello dei rapporti di produzione.
La scarsa attenzione ad un'equa distribuzione, l'ostilit al mercato, la focalizzazione pressoch esclusiva sulla classe dei lavoratori
come luogo dell'ingiustizia e la conseguente marginalizzazione di altri gruppi storicamente svantaggiati, e, infine, l'implausibile assunto,
mantenuto nell'impianto di molti filoni contemporanei del pensiero
marxista, dell'abbondanza di risorse, rappresentano un forte limite
alla traduzione di queste pur ricchissime tradizioni di pensiero in
strumenti di intervento sul mercato.
7. Conclusioni
238
Diritti e ar" R. Guastini, Teoria e dogmatica delle fonti, Milano, 1998, pp. 231 ss.; R. Bin,
gomenti. Il bilanciamento degli interessi nella giurisprudenza costituzionale, Milano, 1992, spec.
ss.; L. Mengoni, Ermepp. 30 ss.; G. Zagrebelsky, Il diritto mite, Torino, 1992, spec. pp. 180
neutica e dogmatica giuridica, cit., pp. 116 ss.
" Osserva G. Zagrebelsky, ibidem, p. 202, che il contenuto variabile dei principi, e il deficit di certezza che ne consegue, non possono essere superati attraverso una pi adeguata teoria dell'interpretazione. Nella stessa direzione L. Mengoni, Ermeneutica e dogmatica giuridica,
cit., p. 124, il quale osserva che il modo di applicazione dei principi non quello della sussunzione.
" L. Mengoni, ibidem, p. 125.
239