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Sviluppolocale

Corsodi

[2011]

[Prof.GuglielmoTrupiano,
Dott.ssaMariaSalemme]

Politiche
urbanee
territoriali

SviluppoLocale

Sviluppolocale

INDICE

1. Alcuneconsiderazionisullosviluppolocale:utilit,definizioni,applicazioni;
2. Motivazionidelnuovoapprocciodellosviluppolocale;
3. LeTeoriechehannoinfluenzatolapprocciodellosviluppolocale:
3.1leteorieistituzionaliste;
3.2leteoriedelCapitaleSociale;
3.3LapprocciodelleLearningRegionedeiSistemiRegionalidiInnovazione;
4.Lepoliticheurbaneeterritoriali:ruoliecaratteristiche;
5. LePolitichediSviluppoLocale;
6. Glistrumentidellaprogrammazionenegoziata;
7. IProgrammiComplessi;

1.IlconcettodiSviluppolocale

Eun concetto dai contorni ancora imprecisi, la cui definizione non univoca varia in funzione
dellecultureedellefinalitattribuitegli.
Asecondadeicasilosviluppolocalepuessereconsiderato:
- uncomplementoallepolitichemacroeconomiche
- ounostrumentodiemancipazionedeiprotagonistilocali,
- unapprocciodemocraticoepartecipativoaiproblemidellasocietcivile,
- unostrumentoprivilegiatoperlacreazionedinuovipostidilavoroo
- unmodoperfavorirelacrescitadeisistemisocialiintuttelelorodimensioni.

Insommauntipicocasoincuiilmezzoprefigurascopiefinalitdellazione.

Losviluppo locale nato come un progetto interdisciplinare, nel campo della ricerca
economicosociale.Nonappartieneadalcunadisciplina.Equilasuaforza(potenziale)elasua
debolezza(manifesta). Qui sta la sua forza, perch non deve soggiacere ad alcun particolare
vincolo disciplinare: al di la dei confini disciplinari. Lo sviluppo locale pu essere definito in
modoecletticorispettoallattualedivisionedelsaperescientificoe,coniltempo,portareauna
nuovadisciplina.Quistaanchesuadebolezza,perchnonpossiedeunostatutoteorico
riconosciuto, alla merc di chi lo usa. Perci, ogni utilizzatore puimprimerglila propria
curvaturadisciplinare,seunaccademico,olapropriacurvaturapolitica,seunoperatore.

Definizione:SviluppoLocale
Partecipazione della Societ Civile alle prese di decisioni attraverso le quali si definiscono gli
obiettivi,glistrumenti,imezziegliimpegnideisoggetticoinvoltinellapromozionedello
sviluppodiunterritorio.
Isuoiscopivarianodalsoddisfacimentoeibisognifondamentalialmiglioramentodelfuturo
economico dellaqualit della vita per la popolazione localee si basano sulla valorizzazione
dellerisorseimmobiliosullacreazionediunambientefavorevolealleimprese.
Datequestecaratteristichepossiamoritenerelosviluppolocalecome:
E un processo collettivo di innovazione territoriale correlato ad uno specifico territorio il cui
scopomettereinrelazionegliattoripubblicieprivati,lasocietcivileorganizzataegliabitanti
per dare forma ad una ad unidea condivisa di sviluppo che sia fondata sul benessere
economico,sociale,ambientaleeculturaledellacollettivitelacuicentralitlessereumano.

Sviluppolocale

Questadefinizionecontieneecombinadiversielementi,interagentifraloro,tuttiugualmente
importantienecessari.
Ilprimoelementoladimensionecollettiva
Ilsecondoilcarattereinnovativo
Ilterzoelementoilquadrodiriferimentoterritoriale
Ilquartoladimensionetemporale
Proviamoadanalizzarlisingolarmentequestiaspetti.

Ladimensioneterritoriale:
Qualsiasi progetto di sviluppo locale persegue un ottica territorialista, mette al centro il
territorio. Bisogna per chiarire il significato che diamo al termine territorio in quanto troppo
spesso se ne fa un uso eccessivamente retorico, tare da suggerire delle visioni della realt
parzialiedistorte.
Il territorio viene spesso identificato come un insieme materiale di cose senza attori e viene
intesocomesemplicedestinatariodieffettioimpattiderivantidaunagiresociale,economicoe
politicodefinitoaltrove.
Secosfosse,cioseilterritoriofosselasuperficiesucuisemplicementesiproiettaqualcosagi
definitoaltrove,lepoliticheterritorialinonavrebberomotivodessereinquantobasterebbero
le politiche economiche e sociali che regolano le relazioni intersoggettive per regolare di
conseguenza i loro effetti e impatti sul territorio per dare ad esso la forma e lorganizzazione
voluta.
Ma questa visione del territorio smaterializzata dellagire umano contrasta con il fatto che
qualsiasi cosa facciamo come individui o come societ dobbiamo fare i conti con i beni e le
risorsenaturaliprimarie,congliequilibriidrograficiedecosistemici,conisuoliedificabili,conil
patrimoniostoricoartistico,conilcapitalefissoesistente(infrastrutture,edifici,impianti),coni
radicamenti culturali ecc. Sono tutte queste cose che combinandosi con le nostre esigenze di
vivere,abitare,produrremodellanoneltempolasocieteleconomia.
Spesso questo processo coevolutivo ci sfugge e ci sembra che sia la societ a modellare il
territorioenonanchelinverso.
Quindi qualunque politica economica, sociale e culturale che voglia essere efficace deve
occuparsidelterritorio,vistononsolocomeprodottodellagireumano,maancheesoprattutto
comemezzocheinfluisceessostessosullagireumano.
Ci equivale a dire cheper migliorare lambiente e la societ, per produrre cultura e sviluppo

Sviluppolocale

economico occorre agire sulla territorialit, intesa come rapporto dinamico tra le componenti
sociali e ci che di materiale e immateriale, di vivo e di inerte, proprio dei territori dove si
abita,siviveesiproduce.
Mettere al centro il territorio in un ottica territorialista significa dunque che non basta
interveniredirettamentesulterritorio,macheoccorreagireperiltramitedegliattoricollettivi
localicheditalirapportisonodifattoititolari.
Inunotticaterritorialistaquindilosviluppolocaledevecombinareazionecollettivaautonoma,
risorseimmobililocalieinterazionitransesovralocali,inmododaprodurreunvaloreaggiunto
territorialedellosviluppo/capitaleterritoriale.Conquestaespressionesiintendeildipichesi
pu ottenere rispetto a processi di valorizzazione semplice che non mobilitano n risorse
specifichelocali,nattorilocali,masilimitanoasfruttareeconomieesterneerisorseterritoriali
date.
Il concetto di capitale territoriale un concetto al tempo stesso relazionale e funzionale, che
comprende cose molto diverse tra loro, le quali hanno in comune per delle caratteristiche
sostanziali:
ESSERESTABILMENTEINCOROPORATEAILUOGHI(Essereimmobili);
ESSEREDIFFICILMENTEREPERIBILIALTROVECONLESTESSEQUALITA(esserespecifiche);
NONESSEREPRODUCIBILIAPIACEREINTEMPIBREVI(esserepatrimonio)

Lepossiamoraggrupparecomesegue:
Condizionierisorsedellambientenaturale(rinnovabilienon);
Patrimonio storico materiale e immateriale (non riproducibile in quanto tale, ma
incrementabileneltempo);
Capitalefissoaccumulatoininfrastruttureeimpianti(incrementabile,adattabile,manel
suoinsiemenonproducibilenelbrevemedioperiodo);
Beni relazionali in parte incorporati nel capitale umano locale: capitale cognitivo locale,
capitale sociale, eterogeneit culturale, capacit istituzionale (risorse rinnovabili e
incrementabili,maproducibilisolonelmediolungoperiodo).

Come si vede dallelenco si tratta di caratteristiche con diverso grado di stabilita, tempi di
formazionemoltodiversiediversemodalitdiaccesso.
Mentre ad esempio le risorse delle prime tre classi sono, almeno in parte, conoscibili e
accessibilianchedapartediunattoreesterno,ibenirelazionaliimplicanonecessariamentela
mediazionedellazionecollettivaedinbuonapartesiformanoesiincrementanoconessa.
Il concetto di valore aggiunto territoriale ha una portata pratica rilevante, in quanto pu
essereassuntocomecriteriocrucialepercapiresesiamoonoinpresenzadisviluppolocale,ein
chemisura.
Si tratta cio di valutare il grado di attivazione di risorse potenziali specifiche del territorio
locale,ovverolentitdelvaloreaggiuntoterritoriale.

Ladimensionecollettiva:
Ilprocesso di sviluppo locale deve tenere conto delle istanze collettive che provengono dalle
diverse entit che costituiscono la societ civile: quelle pubbliche, private, dellasociet civile
organizzata(ilterzosettore)e,nonultima,lapopolazionelocale.

Sviluppolocale

Al finediimplementareunastrategiadisviluppolocaleoccorrealloratenerecontodella
differenziazionesocialeeragionareinterminidiobiettivioperatividiversificatiemirati
Se pensiamoallapopolazionelocaleintesa,peresempio,intesa comelepersonechela
compongono(gli adulti soprattutto). Queste ultime vivono situazioni diverse che richiedono
rispostediverse.
Al finediimplementareunastrategiadisviluppolocaleoccorretenerecontodella
differenziazionesocialeeragionareinterminidiobiettivioperatividiversificatiemirati.
Ovviamenteiterminididifferenziazionesonomolti:

et;
- ilsesso;
- lacategoriasocioeconomica;
- Illivellodiistruzioneecultura;
lacollocazionenelmercatodellavoro;
- lafamigliadiappartenenzaecc.

Ilcommerciante,lagricoltore,ilprofessionista,lanalfabeta,ildiplomato,ilprecario,loccupato,
ildisoccupato,costituisconodeiverieproprigruppisociali,chesidifferenzianoallorointerno
secondocriterispaziali,settoriprofessionali,atteggiamentiidealiemorali.
Solodopounanalisisocioeconomicapotrimplementareunastrategiadisviluppolocaleche
siadiversificataemirata.

Ilcarattereinnovativo
Nonvipuessereprocessodisvilupposenonsiagiscenelladirezionedelcambiamentodella
situazionedipartenza.
Questaideariuscirdovesarinconsonanzacongliorientamentidifondodiuncambiamento
auspicato econdiviso. Quindi fallir o per lo meno far fatica ad affermarsi, se prevarranno
condizioniedelementisocialiadessaavversi.
Troviamo riferimenti diretti ed espliciti allinnovazione pressoch in ogni azione sostenuta
dallUnioneEuropea.
In genere anzi nei programmi comunitari il carattere di innovativit considerato un
indispensabilerequisitodieleggibilit.
Tuttavia,cichepuessereinnovativoinundeterminatocontestopunonesserloinunaltro
(anzi generalmente cos), soprattutto se linnovazione frutto di unidea individuale e non
dellagireodelsentirecollettivo.
In pratica dal momento in cui prende forma nella mente di un individuo o di un gruppo,
lattuazionediunideainnovativarestalegataallesituazionicontingenti,chenedeterminanola
fortuna o il fallimento. Questa idea riuscir dove sar in consonanza con gli orientamenti di
fondo di un cambiamento auspicato e condiviso. Quindi fallir o per lo meno far fatica ad
affermarsi,seprevarrannocondizioniedelementisocialiadessaavversi.

Ladimensionetemporale
Se vero che la riuscita del progetto di sviluppo locale dipende dalla mobilitazione di una
pluralit di attori, vero anche che occorre tenere conto anche delle diverse temporalit dei
problemi,deisoggettiedelleazioni.

Sviluppolocale

Diperslosviluppolocaleunprocessochefaappelloavaloriculturaliealcambiamentodi
mentalit.Cinonpuavvenirenellimmediatonconpercorsideterminabiliapriori.
Ilcambiamentoculturalesicostruiscelentamente,nellungoperiodo,mediantelacondivisione
diproblemiesoluzioni,diesperienzeediconoscenze.
La durabilit dello sviluppo locale richiede dunque tempi generazionali. Ma bisogna anche
tenerecontodelfattochelamaggiorpartedellepersonedispostaamobilitarsi,quiedora,
per far fronte a problemi tangibili nella quotidianit: trasporti pubblici, malfunzionamento
delle fognature, mancanza di pulizia o diilluminazione nelle strade.le istituzioni locali
debbonotenerecontoditaliaspettativeimmediatesevoglionocostruireunrapportodifiducia
durevole con gli abitanti del posto; si tratta di un prerequisito fondamentaleperimpostare
progettidisviluppodipilungoperiodo.

Temporalitdegliinvestimenti
Cdatenerecontodiunaltratemporalit:
QuelladegliInvestimentieconomici.
Chiinvesteinunprogettodisviluppodesideravedere,ilprimapossibile,irisultatidelproprio
investimento. In una situazione ideale di finanziamento misto, pubblico privato, gli investitori
pubblicisonoingenerepropensiaguardarealmediolungoperiodoperavereilritorno
dellinvestimento (solitamente il tempo elettorale). Ma gli investitori privati si aspettano, a
ragione, un rendimento nel pi breve tempo possibile. Un accordo di partenariato durevole
dovrebbe basarsi dunque anche su una chiara mediazione tra le diverse esigenze e tra le
diversepercezionidellatemporalit.

Sviluppolocale=Sviluppoeconomico?
Molto spessoilterminesviluppo localeviene utilizzato comequasisinonimo deltermine
sviluppoeconomico.

Nulladipisbagliato.
Certamente lo sviluppo economico una variabile importante dello sviluppo locale, ma
certamente estremamente riduttivo ed impreciso far coincidere lo sviluppo locale con lo
sviluppo economico. Anche perch avendo definito lo sviluppo locale come un processo il cui
fineilbenesseredellacollettivitalloraoccorreagiresututtiiprincipaliaspettidelquadrodi
vitalocale:economico,politico,sociale,culturaleeambientale.
Delrestoilpensieroeconomicocontemporaneo(daPigou,aGalbraith,Schumaker,Rifkinecc.)
ha gi ampiamente dimostrato come sia difficile (o impossibile) perseguire anche soltanto un
obiettivo di benessereeconomico senza agire sulle altre dimensioni del vivere sociale
organizzato.

Un azione di sviluppo locale dunque un azione di carattere multidimensionale in quanto


agiscesupilivelli:
economico;
politico;
sociale;
culturale;
ambientale;

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2.Motivazionidelsuccessodelnuovoapprocciodellosviluppolocale

Fallimentodellepoliticheprecedenti;
Affermazionedimodellidiorganizzazioneproduttivapostfordista;
Globalizzazionedelleconomia
Affermarsidinuoveteoriedellosviluppo;

Ilfallimentodellepoliticheprecedenti
Per circa un cinquantennio le politiche pubbliche per lo sviluppo si sono incentrate pressoch
esclusivamentesuincentivifinanziarialleimpresecalatidallaltoprescindendodallespecificit
territoriali.SipensiallaCassaperilMezzogiorno.

LaCassaperilMezzogiornoelInterventoStraordinario(19501984)
LattivitdellacassaperilMezzogiornosiarticolataneltempoinpifasi.

- Unprimafaseprevedevalarealizzazionedigrandiinfrastruttureafavoredifuturi
insediamentiindustriali(strade,pont,retiidricheefognarieealtreoperepubbliche).
- Unasecondafaseprevedevalacreazionedipolidisviluppo,attraversoilsistemadelle
PartecipazioniStatali,
- La terza fase invece si concretizzata in Incentivi e sovvenzioni (contributi in conto
capitaleeconcorsosugliinteressi)perdiminuireicosti epromuoverelalocalizzazione
diimpreseesterne.

Teorie tradizionali dello sviluppo regionale che sono alla base degli interventi utilizzati per
ridurre il divario nordsud nel Mezzogiorno italiano sono le teorie dei Poli di sviluppo di
Myrdal,PerrouxelateoriadelBigPushdiBoudeville.

Questeteoriepartonodalpresuppostocheilsottosviluppohaunasolacausaequindiunasola
cura:industrializzazioneSviluppo=sviluppoindustriale

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Lageografiaeconomica,apartiredalfondamentalecontributodiPerroux,tendeainterpretare
la sfera economica come uno spazio dominato da forze di concentrazione e diffusione,
polarizzazioneedispersione.Losviluppoeconomicononavvieneovunque,nonsirealizzanella
stessamisurainogniluogo,mahaorigineinalcunipunti,opolidisviluppo,neiqualisiformano
agglomerazioniindustriali(Perroux1966).LaffermazionedelPerroux,apparentemente banale,
e il modello che ne deriva, ha avuto in realt una portata rivoluzionaria nel modo di
considerareeanalizzarelosviluppoeconomico.
Lo sviluppo industriale un processo localizzato, per sua natura tendente alla formazione di
squilibriterritorialitracittecampagna,traregioniriccheeregionipovereetraprimoeterzo
mondo. Oltre ad essere un fenomeno localizzato, lo sviluppo industriale infatti un processo
cumulativo,nel
quale i vantaggi tendono a cumularsi e rafforzarsi a vicenda. Il consolidamento di un polo di
sviluppoindustrialegeneraunanotevoleforzadi
attrazione, perch lindustria ha bisogno di lavoratori e di molte altre risorse come i capitali
finanziari,lematerieprime,ilavoratorimaggiormentequalificati(capitaleumano).Losviluppo
industrialehaenormiconseguenzesullorganizzazionedellospaziogeografico,esiaccompagna
storicamente ad un impressionanteprocesso di urbanizzazione, allaumento degli scambi tra
regionienazioni,eallemergerediprofondisquilibritraregioniriccheeregionipovere.
Nelleproprie scelte localizzative le imprese tendono a concentrarsi in regioni che presentano
alcuneprecondizioniessenziali:unadeguatolivellodispiritoimprenditoriale; ladisponibilitdi
capitali e di investitori; la presenza di una forza lavoro sufficientemente qualificata e
istruita;unambientefavorevole
allintroduzionediinnovazioni.
Lalocalizzazione di industrie rende inoltre la regione ancora pi ricca e attraente per le altre
imprese.Affinchciavvenga,secondoilPerroux,sufficientelalocalizzazionediunasingola
industria,manecessariochelindustriaabbiacaratterediindustriamotrice.Essadevecio
esseredidimensionisufficientementegrandi,conunaelevatacapacitinnovativaequindicon
caratteri di propulsivit che amplificano leffetto moltiplicatore sul territorio circostante. Essa
produceunaquantitdiprodottosuperiorealladomandalocale,determinandoflussidi
esportazione,erichiede unaquantitdilavorosuperiorerispettoalloffertalocale,generando
effetti dipolarizzazione demografica. Linsieme dei vantaggi connessi beneficia solo inparte
limpresachelihagenerati,perchessanonpuappropriarseneinteramente.Ivantaggidovuti
allapresenzadiunindustriamotricefluisconoquindi
alterritorionelsuocomplesso,sottoformadieconomieesterne.

BoudevillehaarricchitolateoriadeipolidisviluppoconlateoriadeiBigPush.

Secondo tale teoria nei contesti arretrati e caratterizzati da una struttura produttiva
tradizionale necessario concentrare una gran massa di sostegno esterno (Bigpush) verso la
creazione digrossicomplessiindustrialio poli di sviluppo, che avrebbero successivamente
diffusoibeneficidicrescitaallinterosistemaeconomico
Se lobiettivo di Myrdal, Perroux ed altri, era di descrivere e spiegare il funzionamento dei
processi di sviluppo per quello che sono, alla loro impostazione stata data fin da subito
unimprontafortementenormativaeprescrittivadastudiosicomeBoudeville,chehanno
diffusoearricchitoalteoriadeipolidisviluppoconlateoriadeibigpush.Secondotaleteoria,

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nei contesti arretrati e caratterizzati da unastruttura produttivatradizionale, necessario


raggiungere una certa soglia critica e concentrare una granmassa di sostegno esterno (big
push)versolacreazionedigrossicomplessiindustrialiopolidisviluppo,cheavrebbero
successivamentediffusoibeneficidellacrescitaallinterosistemaeconomico.

Perchfallisconole politiche per il Mezzogiorno? Teorieemodellisbagliatioppureapplicati


male?

Primadituttocdadirechesonostatiapplicatimaletalimodellidisviluppo.
- I sussidi alle imprese, gli incentivi fiscali e finanziari non hanno contribuito a
deresponsabilizzaretuttiisoggetticoinvolti.Nonhannocontribuitoacreareunacultura
imprenditorialelocale,chenelcontestomeridionaledifettava,essendoperlopi
proprietariterrieri.Lariduzionedeicostiinutile,inefficaceecostosa= bisogna
aumentarelaproduttivitagendoprevalentementesulcontestolocale(spirito
imprenditoriale,disponibilit di capitali, forza lavoro qualificata, ambiente innovativo,
presenzadiinfrastrutture).
Scarsa considerazione delle condizioni localizzative, delle variabili qualitative e extra
economiche:spirito imprenditoriale, disponibilit di capitali, forza lavoro qualificata,
ambienteinnovativo:

Inassenzadiuncontestofavorevoleallosviluppoindustrialeipolitendonoadisolarsiinse
stessi.
Mancatosviluppodellindotto(Cattedralineldeserto).
Leimprese,infatti,soprattuttoneicontesticonnotatidaelevaticostiditransazioneedadiffuse
discontinuittecnologicheeproduttive,comeperlappuntoinbuonapartedelleregioni
meridionali,hannooperatoperlopicomefabbricheacefale,meresediterminalidiprocessile
cuifasipinobilivenivanopensateedeliberatealtrove,cercandodirisolvereentroilperimetro
aziendaleilproblemadellediseconomieesterne.Lesitodiquesticomportamentistatoperlo
piunelevatogradodiintegrazioneverticaledelleimprese,chehainibitoasuavoltaiprocessi
di cooperazione produttiva. Cosicch il successo aziendale raramente ha condotto al successo
deiluoghidiinsediamento.

Perquantoriguardainvecelinadeguatezzadeimodelliteoricitradizionali:
Losviluppounprocessocomplessoditrasformazioneeconomicaesociale,culturalee
ambientale.Nonpuessereimpostodallesterno(sviluppoesogeno).
Ogniregioneunicaecomplessa.Nonesisteunabestwayvalidapertuttiicontesti,ma
una molteplicitdi sentieri di sviluppo. Il cambiamento deve venire da dentro, deve
essereappropriato,endogenoeautosostenibile.
Es.I Campi Flegrei, territorioricco di beni culturali e ambientali stato vittima diuna politica
industrialeindiscriminata

Affermazionedimodellidiorganizzazioneproduttivapostfordista
IlsuccessodeidistrettiindustrialisoprattuttonelnordestdItaliahadimostratochenonesiste
ununica forma di impresa vincente, cio la grande impresa fordista, ma anche la piccola e
mediaimpresa.

Sviluppolocale

Un importante contributo alle problematiche dello sviluppo locale venuto dallo studio sui
distretti industrialie dallaffermazione dei nuovi modelli di organizzazione produttiva post
fordista.
IlsuccessodeidistrettiindustrialisoprattuttonelnordestdItaliahadimostratochenonesiste
ununica forma diimpresa vincente, cio la grande impresa fordista, ma anche la piccola e
media impresa. Anzi la piccola e media impresa riuscita ad affrontare molto meglio la sfida
dellaglobalizzazionerispettoallagrandeimpresafordista.
Finoallasecondametdelsecoloscorsosonostatiiprocessidiburocratizzazionedellimpresa
edipoliticizzazionedelleconomiaadominareloscenarioeconomico.
Quindi fordismo e keynesismo. Grande impresa fordista e ruolo preponderante dello stato
nelleconomia(welfarestate).
Una caratteristicaessenzialedel fordismo che esso tendeva a separare leconomia dalla
societ: riducevalimportanza di fattori come limprenditorialit personale e il contesto
istituzionale locale nello sviluppoeconomico. Le grandi imprese verticalmente integrate, che
sfruttano le nuove tecnologie per realizzare le economie discala, sostituiscono la gerarchia al
mercato, rimpiazzando gli imprenditori con i manager,concentrano al loro interno le diverse
fasi produttive e controllano il mercato del lavoro e quello dei beni.Limpresa insomma si
autonomizza maggiormente rispetto ai condizionamenti ambientali. In questo quadro i fattori
noneconomicicheinfluenzanolosviluppodiventanoprevalentementediduetipi:
A livello micro,riguardalacapacitorganizzativadellimpresa, lacd.Manoinvisibile
dellorganizzazione.
AlivellomacrosonoinvececrucialilepolitichedelloStato,siaquellekeynesianediregolazione
delladomandaestabilizzazionedelmercato(diwelfare)siaquelleperleareemenosviluppate,
volte ad attirarecon incentivi ed infrastrutture le grandi imprese esterne. Per capirci
linterventostraordinarioperilMezzogiorno.
Inquestoquadrosicapisceilruolodelterritorioneiprocessidisvilupporestavapassivo.

Questoquadropressocchidilliacoperprofondamentemutato.
Laumento del benessere nei paesi pi sviluppati si accompagnato infatti ad un rilevante
mutamentodellepreferenzeedelledomandedeiconsumatori,sipassaticosalladomandadi
benistandardizzatialladomandadiprodottidifferenziatiediqualit.
Senelvecchioassettofordistalaparolachiaveeralastabilit,nelnuovoassettopostfordistala
parolachiavediventaFLESSIBILITA.
Eovviochelepiccoleemedieimpresesisonopifacilmenteadattateaquestonuovocontesto
diflessibilit.
Epi facilesicuramente per una piccolae media impresa ristrutturarsi internamente,
modificare ilproprioprocessoproduttivo.Cdadirechelavventodelletecnologie
informatichehafacilitatotaleprocesso.SipensiallatecnologiaCAD/CAM.
Inun contesto di flessibilit e di mutamento veloce, in cui non possibile internalizzare nella
singolaaziendagranpartedelprocessodigenerazionedelleconoscenzeedirealizzazionedei
prodotti,ladisponibilitdieconomieesternadiventacruciale.
Infattilastrategiavincentideidistrettiindustrialistataquelladiconsentireunarapida
trasmissione delle innovazioni, del know how, del saper fare locale che stato agevolato da
unospirito dicollaborazioneresopossibiledaunclimadifiduciaesistenteedallapresenzadi
unsistemaistituzionalechegarantiscequestoclimadifiduciagarantendounadeguatosistema

Sviluppolocale

diinfrastrutture,strutturediricercaqualificateecc.
Insommala ricerca di flessibilit e di qualit comporta una ristrutturazione delle imprese e
soprattuttounamaggioreaperturadellecollaborazioniesterne.
Quindi rispettoallafasefordistaincuiprevalevanoimpresepiautonomedallambiente
esterno, leeconomie esterne intese come beni collettivi locali diventano ora pi importanti
dandonuovorilievoalrapportotraeconomiaeterritorio.

Definizione didistrettoindustriale:Aggregazioneterritorialedipiccoleemedieimprese
localizzatesoprattuttonelnordestditaliachesicaratterizzanoper:
- Ladivisionedellavoroperfasidiproduzione;
- Presenzadiunclimadifiduciatraleimpresechehafavoritoladiffusionedelle
informazioniedelleinnovazioni.
- presenzadiunsistemaistituzionalechegarantiscequestoclimadifiducia

Ovviamenteanchelagrandeimpresafordistahacercatodireagireaquestiprofondimutamenti
delocalizzandofasidellaproduzioneedandopiautonomiaalleimpresedelocalizzate e
cercandodicollaborareconlambienteesterno(sviluppodelleholding).

Grazie agli studi sui distretti industriali si fa strada lidea che la produzione un processo
intrinsecamente situato, nel senso che attinge dalle risorse specifiche del luogo: posizione
geografica,storia,cultura,organizzazionesociale,istituzioni.
Il territorio smette di essere un indistinto spazio fisico per diventare milieu locale cio
dotazionedirisorsefisicheeculturalichefondanolidentitdiunluogo,edunqueunessenziale
risorsaperlosviluppolocale.
NONESISTEUNUNICABESTWAYAPPLICABILEINTUTTIICONTESTIINDISTINTAMENTE
Ledifferenzestoriche,culturaliesocioeconomichealimentanosentieridisviluppodifferentifra
iluoghi;
Questospiegaperchinunareasiattivalacrescitaeinunaltrano;

GlobalizzazioneeSviluppoLocale
E stato erroneamente sostenuto negli ultimi anni che le tendenze alla maggiore apertura e
internazionalizzazione delle economie dei vari paesi potesse comportare un progressivo
sradicamentoterritoriale delle attivit produttive: le economie diventano sempre pi senza
patriaequindichelaglobalizzazionepotessecomprometterelosviluppolocale.Abenvedere
noncos.

Qualisonoglieffettidellaglobalizzazionesullosviluppolocale?
Il primo effetto della globalizzazione riguarda lindebolimento della capacit regolativa dello
statonazionalenelleconomia.QuindiridimensionamentodelloStatoSocialeKeynesiano.
Dueelementicaratterizzavanolostatokeynesiano:
- Ilricorsoapolitichedisostegnodelladomanda;
- E luso della spesa pubblica come strumento di allargamento del consenso con
lestensionedelwelfarestate.

Sviluppolocale

Gi a partire dagli anni 70 si cominciano ad avvertire i primi scricchiolii di questa politica a


causadellafortecrescitadellinflazione.
Inseguitocomunqueivincolistringentiderivantidalprocessodiintegrazionecheavrebbe
portatoallamonetaunicadiventasempremenopossibileperglistaticondurrepolitichemacro
economicheautonome.
Daltra parte con la liberalizzazione dei merati finanziari i costi del welfare devono essere
contenutiperevitarecheinunregimedimaggioremobilitdeicapitalifinanziariunamaggiore
mobilit dei capitali finanziari e una forte pressione fiscale scoraggi gli investimenti esteri o
spingaleimpresenazionaliadelocalizzare.
Conlaglobalizzazionesiassistequindiadunariduzionedeitrasferimentidellostatonazionale,
equindiigovernilocalioriginariamenterafforzatisinelquadrodiunostatosocialeinsviluppo,
sitrovanooraadoveragiresenzailparacadutedellostato,esonoquindicostrettiad
impegnarsiperaffrontareiproblemidisviluppodeirispettiviterritori.
Quindiselo stato centralecostretto aritirarsiconlaglobalizzazione vilanecessitdiun
ruolopiattivodeigovernidecentrati.
Ilsecondo effetto riguarda le trasformazioni dellorganizzazione produttiva. In pratica si
sottolineachelemaggioriopportunitdimobilitdelleimprese,eimiglioramentideimezzidi
trasportoenelletecnologiedicomunicazionefavorisconoiprocessididelocalizzazione.
Le scelte localizzative assumono un ruolo di primo piano in quanto il successo dellattivit
produttivadipendesempredipidaivantaggicompetitivichelimpresariescearaggiungeree
tali vantaggi dipendono a lorovolta dalle specifiche risorse offerte dal territorioe soprattutto
dallespecificheeconomieesterneinessopresenti.
Ifenomenidicrescitaproduttivaedilocalizzazionediinvestimentitenderannoaconcentrarsi
ovviamenteneiterritoriincuinonsonopifortileeconomieesternedispecializzazione.Tutto
ci pu mettere in difficolt o in crisi singoli territori che non riescono ad adattarsi, ma apre
nuovepossibilitadaltriche,attraversolalorocapacitdiprodurrebenicollettivilocali,
riescono a migliorare la loro posizione o adavviareun processo di sviluppo. In questo senso
possiamodirechelaglobalizzazionefavorisceulteriormenteprocessidisviluppolocale.
In un contesto globale dunque gli elementi di attrazione territoriale diventano le economie
esterne.
Leeconomieesternesonoilfruttodibenicollettivilocalicheaccresconolacompetitivitdelle
impreselocalizzatesuunterritorioperchconsentonodiprodurreacostipibassiodi
accrescerelecapacitdiinnovazione.
Es. di beni collettivi locali: manodopera qualificata, infrastrutture, centri di ricerca, istituzioni
chefunzionanoecc.
Unacaratteristicaditalibenichenonpossonoessereprodottidaisingolioperatoriinquanto
si tratta dielementi che attengono al sistema nel suo complesso, tuttavia i loro benefici
possonoessereestesiatuttiipotenzialifruitori.
Linterazionesocialegiocaunruolofondamentalenellaproduzioneditalibeni:essidipendono
inlargamisuradalladisponibilitdisoggettispecializzati(imprenditori,lavoratori,istituzioni)e
dallalorodisponibilitacollaboraretradiloro.

Sviluppolocale

3.Leteoriechehannoinfluenzatolaffermarsidellapprocciodellosviluppolocale
3.1leteorieistituzionaliste;
3.2leteoriedelCapitaleSociale;
3.3LapprocciodellelearningregionedeiSistemiregionalidiinnovazione

3.1leteorieistituzionaliste
DouglasNorth,ilpiimportantedeglieconomistiistituzionalisti,consideraleistituzionicomeun
insiemedinormeeregoledurevoli,finalizzatearegolareirapportitraimembridellasociet.
Secondo North le istituzioni sono dei riduttori di incertezza nei rapporti tra gli agenti, dei
regolatoridellavitaquotidiana.

SecondoNorthpossiamodistinguereduetipidivincoli:

vincoliformali;

vincoliinformali;

I vincoli formali sono le regole giuridiche, politiche ed economiche, i contratti e gli atti di
negoziazione,checresconodicomplessitviaviacheaumentalacomplessitsociale,aragione
del fatto che la diffusione delle transazioni impersonali richiede una maggiore strutturazione
dellerelazionitragliattori,dellastabilitedellegaranziecontrattuali.
Ivincoliinformalisonoleconsuetudini,convenzioni,tab,tradizioniecodicimorali,ossiaregole
nonscrittemachefannopartedeicodicidicomportamentodiungrupposociale.Anchequesti
vincoli esercitano unampia influenza sui comportamenti degli attori e possono rendere pi
agevoleilraggiungimentodegliaccorditraleparti,inquantoriduconolopportunismo.

LeistituzionisecondoNorth
Percomprendereperchunpaesesviluppatoo,alcontrario,perchpersistenellarretratezza
economicabisognaindagareleforzeistituzionalichepermettonooostacolanoilcambiamentoe
losviluppo.
Inparticolareilruolodelleistituzionivaanalizzatoinchiavestorica

Recenti ricerche empiriche sul caso italiano, condotte da due grandi economisti istituzionalisti,
Arrighetti e Serravalli, hanno dimostrato lesistenza di una forte correlazione tra le istituzioni
intermedie*elosviluppolocale.
Peristituzioniintermediesiintendonoglientilocalielinsiemedelleassociazioniimprenditoriali
(aree industriali attrezzate, consulenza, promozione delle esportazioni, incentivazione di
consorzi)chehannofavoritoilrafforzamentodellepiccoleemedieimprese.
In pratica le analisi empiriche hanno dimostrato lesistenza di una correlazione robusta tra
morfologieoriginariedelleistituzioniintermedieesviluppolocale.Inpraticanelleprovincecon
sistemiistituzionalipidensiearticolati(prevalentementenelNord)leeconomielocalisonopi
sviluppate;diversamentenelleareecaratterizzatedaundeficitassolutodiistituzioniassociative
e da un basso attivismo degli enti locali (prevalentemente al sud) lo sviluppo locale ristagna,
pocovigoroso.
Questi contributi di ricerca sono molto importanti perch oltre ad evidenziare il ruolo delle
istituzionineiprocessidisviluppolocaleevidenzianocheicambiamentiistituzionalisonopossibili
ancheattraversosceltepolitiche.
Le istituzioni dunque non sono soltanto apparati destinati unicamente a regolare gli scambi
attraverso la certezza dei diritti di propriet e del rispetto dei contratti, come sostengono gli
economistiliberisti,bensanchepergestireedinterveniredirettamentenelleconomia.

Limitidellapproccioistituzionalista

Sviluppolocale
Unacriticachevienemossaaquestainterpretazionedelleistituzionicheastraedeltuttodalle
relazioni sociali tra gli individui; in altri termini le regole potrebbero essere di per se non in
gradodigarantireillororispettogeneralizzato.
Ilsolofattocheesistaunanormanonvuoldirechequestavengarispettata.
Inunacittcheharegolamentatoinmodorigorosolaraccoltadifferenziatadeirifiutinonper
nullascontatochetuttiicittadinilarispettino.DunqueoltrealleregolenecessarioilCAPITALE
SOCIALE,cioilsensocivicodeicittadini.

3.2TeoriedelCapitaleSociale
Aifinidellosviluppolocaleilcapitalesociale,intesocome,relazionifiduciariestabilitragliattori,
rappresentaunodeifattoriingradodiincideresignificativamentesulleeconomieesterne.
Tre sono le modalit con cui il capitale sociale contribuisce al rafforzamento delle economie
esterne.

1) Le decisioni economiche degli attori locali, soprattutto in un regime di incertezza quale


quellodelleconomia globalizzata rischia di essere inefficiente a causa della carenza di
informazionitempestiveeaccurate.
Questorischio aumenta in un contesto dove la ricerca della flessibilit induce la singola unit
produttivaadaprirsiacollaborazioniesterneealcoordinamentoconaltriattori.
Il capitalesociale,nellaformadirelazionifiduciariestabili,consentelacondivisionedelle
informazioniriducendo per questa via i costi di transazione. Che cosa sono i costi di
transazione?Sonoqueicostichenasconoquandonascel'"ipotesi"diunoscambio,edindicano
sia lo sforzo dei contraenti per arrivare ad un accordo, sia una volta che l'accordo sia stato
raggiuntosiaqueicosticheinsorgonoperfarerispettarequantostabilito.ovviochesecisono
dellerelazionifiduciariestabiliquesticostitendonoadattenuarsi,aridursi.

2) Un altro elemento di competitivit delle imprese linnovazione, sia essa di prodotto, di


processo o organizzativa. Linnovazione sempre pi il frutto di un processo collettivo legato
alla condivisione di linguaggie conoscenza tacita. Il capitale sociale favorendo tali processi,
consentediutilizzareilcapitaleumanoedilknowhowlocalecomefontedivantaggio
competitivolegatoallaspecializzazioneproduttiva.

3)Infineilcapitalesocialepuavereunimpattopositivointerminididotazioneinfrastrutturale
e di servizi. Ciavviene nella misura in cui questo favorisce lo spirito di collaborazione tra
singolisoggettiprivatieistituzioni.

Alla luce di queste considerazioni si capisce quanto questo fattore pu agevolare processi di
sviluppolocale,eccoperchlimportanzadidefinirneilconcettodicapirnelecaratteristichee
soprattutto comesimisura.

Esisteinletteraturaunamolteplicitdicontributiteoricisultemadelcapitalesociale,manon
esisteunadefinizionecondivisa.
Lacomplessit euristica e la natura multidimensionale del concetto di capitale sociale
contribuiscono arendere difficile la formulazione di una definizione univoca e rigorosa del
concetto.
Dalpuntodivistametodologicacihadeiriflessiimportantiinquantocomportaladozionedi
strategie di misurazione differenziate, basate su differenti presupposti teorici, i cui risultati in
molticasisisottraggonoallapossibilitdiunacomparazione.

Nonostante lapluralitdelledefinizionipossiamodirecheleteoriedelcapitalesocialesi
dividonoinduegrandicategorie:quellecheseguonounapprocciomicroequellecheseguono

Sviluppolocale
unapprocciomacro.

Lapproccio microconsiderailcapitalesocialecomequellaretedirelazionipersonaliche
possonoesseremobilitatedalsingoloperperseguireipropriobiettivi.Eilcomplessodi
contatti di un individuo con glialtri. Pi ampio e vitto sar il reticolo in cui inserito pi
aumentailsuocapitalesocialeindividuale.

Lapprocciomacroconsiderailcapitalesocialecomeunarisorsadigruppo,quindicollettiva.In
pratica intendeilcapitalesocialenellasuaaccezionedimacroassumeilsignificatodicoesione
sociale,condivisionedinormeedivalori,fiduciageneralizzatachefavorisconolacooperazione
spontanea,abbattendoicostiditransazioneesanzionandoicomportamentiopportunistici.
Ovviamenteigruppipossonoessereipidiversi,ungruppofacentepartediunassociazione,
ungruppodiamici,ungruppodiconoscentidiunvicinato,ungruppodiunacomunit
territoriale.

UnprimotentativodielaborazionedelconcettodicapitalesocialesideveaBordieu,ilqualelo
utilizza perspiegare i processi di differenziazione sociale, cio come si riproducono le classi
sociali.
Bordieuidentifica il capitale sociale come la terza forma di capitale che si affianca al capitale
culturaleeaquelloeconomico.
Inparticolare Bordieu definisce il capitale sociale come Linsieme delle relazioni sociali di cui
disponeunagenteoungruppodicuieglifaparte;
questerelazionisonocontemporaneamentedelleconnessionisocialiedelleobbligazionisociali
a comportarsi in un certo modo e a scambiarsi determinate cose, generalmente inerenti
alloccupazionediunaposizionecomuneocollegatanellastrutturasociale.

Inpratica secondo tale visione il volume del capitale sociale posseduto da un agente dipende
dallerelazionisocialechequestopuintrattenereemobilitareinconseguenzadelpossessodi
altreformedicapitale.
Laprimafonte dicapitalesocialedatadallafamiglia;successivamente lindividuoaccrescee
continuamentemodifica il volume di capitale sociale attraverso laccesso a differenti ambiti
relazionali.
Critica: Anche se lanalisi di bordieu interessante nel mettere in evidenza la centralit delle
relazioni sociali nella spiegazione dei processi di riproduzione delle classi sociali la sua
definizionedicapitalesocialerimanepiuttosto genericadalmomentochenonspecificaquale
tipodirisorsefaccianopartedelcapitalesociale.

ApproccioMicro:Coleman
Ilcapitale sociale definito da Coleman nella sua funzione. Non un entit singola, ma una
varietdidiverseentitchehannoduecaratteristicheincomune:fornisconorisorseche
possonoessereutilizzatedagliattoriperrealizzareobiettivichealtrimentinonsarebbero
raggiungibiliinsuaassenza,olosarebberoaduncostomaggiore.
InpraticanellasuadefinizioneColemanpurnonspecificandoqualisonoglielementirelazionali
enormativichecostituisconoilcapitalesocialecidicecheilcapitalesocialeforniscerisorseche
possonoessereutilizzatedagliattoriperrealizzareobiettivichenonsarebberoraggiungibiliin
suaassenzaolosarebberoaduncostomaggioreproduttivitdelcapitalesociale.
inpraticailcapitalesocialeeunpotenzialediinterazionemessoadisposizionedallastruttura
sociale.
critica:ambiguita della definizione.infatti se da un lato il concetto di capitale sociale designa
unsetdirelazioni,dallaltrorinviaallerisorsechepossibilederivaredallerelazionistesse.

ApproccioMacro:Putnam

Sviluppolocale
IlcapitalesocialedefinitodaPutnamnellasuadimensionemacro.
Nella sua analisi sulla tradizione civica delle regioni italiane, il politologo americano mette in
relazione ilrendimento istituzionale delle regioni con la dotazione di capitale sociale inteso
comecivicness.
IlconcettodiCivicnessfariferimentoaquellodifiduciageneralizzata,unavariabileingradodi
favorirelosviluppoeconomicodiunsistemasociale,perchfacilitlidentificazionediinteressi
individualiconquellidellacomunitdiappartenenza.

In praticaPUTNAMidentificailcapitalesocialecomeunavariabileingrado difavorirelo
sviluppopoliticoedeconomicodiunsistemasociale,perchfacilitalidentificazionediidentit
edinteressiindividualiconquellidellacomunitdiappartenenza.
La caratteristica principale della concettualizzazione di PUTNAM quella di spostare il focus
dalla dimensione individuale a quella collettiva, estendendo lattenzione sulla cooperazione e
lintegrazionesociale.
Tuttavia presente anche in PUTNAM un riferimento allelemento relazionale, dal momento
che il capitalesociale nel suo significato di impegno civico e fiducia generalizzata rinvia alle
connessionitragliindividui.
Dunque anchelaletturadelcapitalesocialeinterminidicivicnessefiduciatrovaorigine
dallapproccio microrelazionale, che considera il capitale sociale quale insieme di risorse che
lattoreindividualeingradodiotteneredallasuaretedirelazionisociali.
CRITICHE: la definizione di PUTNAM genera un equivoco: pur richiamandosi alla tradizione
micro peravvalorarelasuateorizzazioneinrealtalivelloempiricolamisurazionedella
civicness effettuata soprattutto in relazione ai tassi di associazionismo, mentre del tutto
assentenelsuolavorolanalisidelleretidirelazionipersonaliindividuali.

Lamisurazionedelcapitalesociale
Primadientrareneldettagliodellestrategiedimisurazionedelcapitalesocialeoccorreporsiil
seguenteproblema:mailcapitalesocialepuessereancheprodotto?
Cisonodiverseteoriesullargomento.
Secondolateoriadelnessocausalecisarebbeunnessodicausaedeffettotra:
Relazionisociali

Visionecondivisa

Fiducia

Sviluppo

Ilnessocausalesipuspiegareinquestitermini:
Relazionisociali strette e frequenti consentono agli individui coinvolti di conoscersi, di
condividereinformazioniimportantiedicrearepuntidivistacomuni.Quindilinterazione
socialedeterminantenelpromuovereunavisionecondivisa.Questultima,riducendole
possibilitdicomportamentiopportunisticicontribuiscealdiffondersidellafiduciainuna
comunitchelabasepercomportamenticooperativifondamentaliperlosviluppolocale.
Lesistenzadiquestarelazionedicauseedeffettisicapiscepotrebbeportareimportantirisvolti
interminidipolicy,inquantoilcapitalesocialecostituirebbeunavariabilelegataallattivazione
di un processo relazionale. Sarebbe sufficiente moltiplicare le occasioni di interazione tra gli
individui per farcrescere un territorio. Quindi mediante interventi programmati basterebbe
innescaremeccanismidiinterazionesocialeperalimentareilcapitalesocialediunterritorio.
Taledinamicatuttavianoncondivisainletteraturaenonneanchesuffragatadadatireali.Si
pensiallesperienzafallimentaredeipattiterritoriali.

Secondo la TeoriadellaPathdependent invece, il capitale sociale il prodotto


dellevoluzionestoricadelcontestosocialeedeconomicodiunterritorio.
Inpratica secondo tale teoria il capitale sociale sarebbe il prodotto dellevoluzione storica del
contestosocialeedeconomicodiunterritorio,alloracbenpocochelepolitichepossonofare
per migliorare le condizionidiunapopolazione odiunpaese.Lostock dicapitalesociale non

Sviluppolocale
Questosignifica che unalta dotazione di capitale
pu essere modificato nel breve periodo.
socialeproduceunaltaquantitdibeneficicollettivi,mentreunascarsadotazionesitraducein
scarsi benefici. Dunque la relazione tra capitale sociale e i suoi benefici risulta essere diretta,
proporzionaleeinvariabile.

La veritnelmezzo
Altriautori, come Krishna hanno dimostrato esiste unipotesi alternativa a quella pessimistica
della Pathdependent, e che i benefici prodotti dal capitale sociale non dipendono solo dalla
componenteculturalemaanchedaquellastrutturalesullaqualesipuintervenirenelmedio
lungoperiodo.
Affinchil concetto dicapitale socialeacquistiefficacia operativa enon restisolo una
affascinateteorizzazioneoccorreporsiilproblemadellasuamisurazione.

Lamisurazione del capitale sociale risulta particolarmente difficile per il suo carattere
multidimensionale.

Alcuneregoleperlamisurazionedelcapitalesociale:
Innanzituttoconcentrarsi su ununica dimensione vuol dire darne una rappresentazione
incompletae parziale; Ridurloal numero di associazioni volontarie vuol dire coglierne un solo
aspetto;Insecondoluogoindividuarlomedianteindicatoriindiretti(ades.tassodicriminalit,
numero di lettori di quotidiani) vuol direrappresentarlo non negli aspetti strutturali ma in
alcuni suoi risultati. In ultima analisi la regola generale chegli indicatori di capitale sociale
devonoesseresceltiinbase alcontestosocioeconomicoincuisieffettualanalisi.

MisurazionedelcapitalesocialeinItaliasecondoPutnam
Lopera pi celebre di Putnam La tradizione civica nelle regioni italiane. Nellopera egli
individua4indicatoriperlamisurazionedelilcapitalesocialedelleregioniitaliane:

Numerodiassociazioni
volontarie;Numerodilettoridiquotidiani;
Indicediaffluenzaalleurneperireferendum;
Indicedelvotodipreferenzaespressonelleurne;

Numero di associazioni volontarie: lipotesi che ha spinto Putnam ad utilizzare questa prima
variabilechemoltiplicandosileoccasionidiinterazionetragliindividuiallinternodelle
associazionisicreanoipresuppostiperlosviluppodilegamifiduciari,chealorovolta
determinano un aumento dellincidenza deicomportamenti cooperativi, anche al di fuori del
contestodellassociazionestessa.
N.di lettori di quotidiani:in quanto leggendo iquotidiani si pi informati sui problemi della
comunit localeesi ha maggiore fiducia nella capacit di influenzare le scelte pubbliche; In
studisuccessiviPutnammostrachelabitudinedileggereregolarmenteigiornali
positivamente e significativamente correlata con unamaggiore partecipazione associativa ed
elettoraleeconlacapacitdicostruirerelazionifiduciarieconamicieconoscenti;
Indicedi affluenza alle urne per i referendum: questa variabile stata scelta perch ci che
spingeglielettorireferendariarecarsialleurneunamotivazionediinteressepubblicopercui
laquotadipartecipazioneaireferendumunamisuradiimpegnocivile;
Indice del voto di preferenza espresso alle urne: questa variabile a differenza delle altre
correlatanegativamente con il capitale sociale essendo interpretato come indicatore di
arretratezzadellacomunitcivica.IlragionamentochePutnamfaquichealivellonazionale
solounaminoranzaesercitailvotodipreferenza,manellezonedoveilsimbolodelpartitonon
altrocheunacoperturadelleformediclientelismoilvotodipreferenzaavidamente
richiesto dai candidati. In pratica in tali zone i voti dipreferenza sono diventati la struttura

Sviluppolocale
portantedelvotodiscambio.
Limpatto di tale studio sulla comunit scientifica stato notevole ma al contempo ha dato
origineanumerosecritiche:

Molto criticato lutilizzo della variabile n. delle associazioni volontarie. Cio nonostante lo
schemaindividuatodaPutnamcontinuaadessereutilizzatoinmoltepartidelmondo.

Lutilizzodellavariabilen.delleassociazionivolontariemoltocriticatoperch,perdirechei
membridellassociazioni sono dotati di maggiore senso civico e quindi mostrano una
propensione pi elevataallacooperazione bisognerebbe misurare il livello di partecipazione
alle associazioni, in quanto lapartecipazioneallassociazione potrebbe anche limitarsi al solo
pagamentodiunaquotaannualediiscrizione!

Dallindagine condotta da Putnam nelle regioni italiane emerge una correlazione positiva tra
rendimentodelleistituzioni epartecipazionecivica.
Questospiegherebbe ildivario tranord e sudItalia. Le regioni del Nord Italia con una forte
tradizionecivicaeampiadotazionedicapitalesocialehannoconosciutolosviluppoeconomico
edhannoottenutolemiglioriprestazionidalleistituzionipolitiche.

Le Regioni del Mezzogiorno, invece dove la tradizione civica debole, in quanto le relazioni
socialisonocaratterizzate dafamilismoamorale,clientelismo eillegalit, hannoavutogoverni
inefficaciestagnazioneeconomica.

Lafamiglia, attraverso la categoria di familismo, e la politica attraverso la categoria di


clientelismo,sarebberoleprincipaliresponsabilidellascarsaefficienzaeaddiritturadella
paralisi delle istituzioni,dellarretratezza economica e del mancato sviluppo di una societ
civile.

Gliindividuiinpraticahannousatoiloronetworkdirelazioniper:

Occuparepostidipotere,avereilriconoscimentodideterminatistatus:ades.sisonoinsediati
neipartiti,attraversocomplessestrategieparticolaristiche,percontrollarelecatenedella
redistribuzionepolitica(sussidi,pensioni,postidilavoro,ecc.)

Oppure sonodiventatirisorseperlazionecollettiva.Inparticolarequellistrutturatisulle
aggregazionidiresidenza,hannodatovitaallerivolteurbanedeglianni70(ReggioCalabriain
primoluogo)volteprincipalmenteallaredistribuzione,dapartedelloStatodirisorsefinanziarie
ingeneraleeimpiegopubblicoinparticolare.

Nonostantelasuaversionedeterministicalautoreconcludeloperasostenendoche:nonsar
facilecostruirecapitalesociale,malachiaveperfarfunzionarelademocrazia

Sviluppolocale

3.3LapprocciodellelearningregionedeiSistemiregionalidiinnovazione
Mette in evidenza il cambiamento della nuova economia knowledge Based basata sulla
conoscenza,chemettealcentrodellanuovacompetizioneterritorialeleregionicomecollettorie
depositaridiconoscenzeediidee.
Conoscenzasvilupponellimmaterialeenellenuovetecnologieinnovativit

Grazie a questo approccio matura la consapevolezza che sebbene la produzione di nuove


conoscenzeavvengasuscalaglobale,iprocessiinnovativi,ovverodiapplicazioneconcretaditale
conoscenzasisviluppanosubaseessenzialmentelocale.Difattisuscalaterritorialeristrettache
si innescano in modo pi efficace i processi di collaborazione che portano alla creazione,
ibridazione ed, infine, ala trasferimento di conoscenze e tecnologie dal mondo della ricerca
scientificaaquellodelleimprese.
Questo nuovo modello di innovazione comporta un profondo cambiamento nellazione e nel
ruolodeisoggettitradizionalmenteprotagonistideiprocessiinnovativi:
Lachiavedivoltapergarantirelacrescitacompetitivadiunsistemainuneconomiabasatasulla
conoscenza diventa linterazione costante e profonda tra istituzioni di governo, universit e
imprese.
Questo nuovo modello di innovazione comporta un profondo cambiamento nellazione e nel
ruolodeisoggettitradizionalmenteprotagonistideiprocessiinnovativi:
inuneconomiabasatasullaconoscenzalachiavedivoltapergarantirelacrescitacompetitivadi
unsistemadiventalinterazionecostanteeprofondatra:
IstituzionidigovernoUniversitImprese.
Modellodellatriplaelica
Lazionedeitresoggettivienevisualizzatatraglistudiosi,comeunasortaditriplaelicaincui
continuamentesicreanorelazioniinterattivetralesfere,cheagisconoinazionicomplementarie
continue, quasi giocando ciascuno il ruolo dellaltro, senza tuttavia perdere di vista la propria
missionfondamentale.
Le imprese diventano sempre meno verticalmente integrate. Seppure continuano a spendere
moltoinR&Ssembranononintenzionatearicreareigrandilaboratoridiricerca,cheuntempo
furonolacaratteristicadellemultinazionaliedeigrandigruppiindustriali.
Ancheilmondodelluniversitvedemodificarsiilproprioruoloelanaturadellapropriaattivit.
Siparlaaddiritturadisecondarivoluzioneaccademica:dopolaprimachehavistoaffiancarsila
ricerca alla naturale vocazione didattica delle universit, ora le universit vedono sempre pi
svilupparsi una nuova funzione, quella di contribuire direttamente allo sviluppo economico e
sociale della societ. Nel modello della tripla elica luniversit che assume un ruolo
fondamentale affiancando al ruolo esclusivo di produttrice di conoscenza, quello di soggetto
direttamenteattivonellapromozionedellinnovazione.
InfineancheloStatoe,piingenerale,leistituzionigovernative,sianoessecentralioregionalie
locali,nonsvolgonopisoltantoilcompitodisostenerefinanziariamentelattivitdiricercadegli
altrisoggettipubblici,mavaconfigurandosisempredipicomesoggettochescriveleregoledel
gioco e ne assicura il rispetto, incoraggiando relazioni sistemiche e profonde tra imprese e
universitattraversolaformazionequalificatadipersonalediricerca,chefavoriscelamobilitdei
ricercatori tra il settore pubblico e quello privato, la valorizzazione dei risultati della ricerca, la
nascitadinuoveimpresedallattivitdiricercauniversitariaecc.

Sviluppolocale

4.Politicheurbaneeterritoriali:ruoliecaratteristiche
Non esiste una definizione unanimemente condivisa dellespressione Politiche urbane e
territoriali. Le definizioni reperibili in letteratura mostrano alcune similitudini, ma anche
differenzesostanziali.
In molte definizioni, le politiche urbane vengono viste come scelte pubbliche per il
perseguimento di obiettivi che riguardano lintera collettivit urbana, con riferimento ai ruoli
delle citt a livello urbano, territoriale, nazionale ed internazionale. Si tratta di una definizione
ampiachevabenoltrelapianificazioneurbanistica.
Lapproccio a cui si far riferimento ha origine dal ruolo che rivestono le organizzazioni
internazionali nel disciplinare le politiche urbane. Le Nazioni Unite fanno politica urbana
quandoconvocanoigovernideivariPaesiperdefiniresoluzionicomunialproblemadelfuturo
dellecitt.
Nel caso dellItalia, rivestono particolare importanza le politiche urbane dellUnione Europea.
Negliultimidecennilecitteuropeesonostatecoinvoltedacambiamentiambientali,apartire
dallaglobalizzazioneedallintegrazionecomunitaria,chedaunlatohannoridottoledistanzee
dallaltrohannoapprofonditoledifferenzepreesistenti.
Esistono molte differenze tra le politiche urbane dei singoli Paesi: in alcuni si raggiunto un
consistenzelivellodidecentramentodifunzionierisorse,inaltrilepoliticheurbanesonoancora
condizionate dal controllo centrale dello Stato. Tuttavia, sono soprattutto le citt che fanno
politica.Delrestoilterminepoliticaetimologicamentederivadalgrecopolis,definizionedi
cittstato.
Non esiste un processo rigidamente ascendente nella formulazione delle politiche urbane, che
seguainmodogerarchicoilpercorsopoliticheinternazionalinazionalilocali.Coscomele
prescrizioni normative di organizzazioni internazionali possono essere o meno recepite
letteralmente a livello nazionale e locale, cos esistono processi ascendenti in cui modelli di
politiche sorti a livello locale rientrano nei programmi delle organizzazioni internazionali. Il
processo,dunque,simanifestadinamicoenongerarchico.
Risultanecessarioevidenziarechelepoliticheurbanenonsilimitanoallepoliticheurbanistiche.
Cos come la citt non solo territorio urbanizzato, ma anche una collettivit economica e
socialecorrelataaprocessidisvilupporegionali,nazionaliedinternazionali,coslepolitichedelle
citt vanno oltre le scelte di pianificazione urbanistica, e tendono ad identificare approcci,
praticheestrumentirivoltiadunapluralitdiobiettivi:
Sostenereiprocessidipartecipazioneallesceltecollettiveneiquartierisvantaggiati;
Sostenereiprocessidirigenerazionerivitalizzazioneeconomicanellecitteneisistemi
urbani;
Sostenere i processi disviluppo locale e valorizzazione territoriale neisistemi locali, nei
distrettienellefiliereterritoriali;

Dunque, si pu affermare che, nonostante il crescente interesse in materia, non esiste una
definizione specifica del termine politiche urbane, tuttavia sicuramente dimostrabile che le
politiche urbane non debbano essere confuse con gli atti normativi, n con gli strumenti
urbanistici., ma si tratta principalmente un atto di programmazione (o di politica locale) che
cerca di rispondere allemergere di bisogni o a cogliere opportunit in un arco temporale
abbastanzabreveechenonmodificailregimedeisuolielefunzioniurbanistichenellevariearee
territorialisenonperambitimoltilimitatieattraversoprocedurecherimandanoadulterioriatti
amministrativi.

Sviluppolocale

Ipresuppostielecaratteristichediunapoliticaurbanaoterritorialesonoiseguenti:

E espressione di una pluralit di attori (pubblici ma anche privati) che condividono,


attraverso la creazione di forme associative e partenariali, la responsabilit
dellattuazione;

Ha (o dovrebbe avere) un orientamento (prevalentemente dal basso (bottomup) cio


nascedainiziativelocaliformatesullabasedisceltevolontarie;

Haquasisemprecarattereintegrato,ciosicomponedivariemisureeazioniportatea
terminedavariattoririuniteattornoadunobiettivodisviluppolocalecondiviso;

Unelementodifondamentaleimportanzanellaffrontarelostudiodellepoliticheurbaneriguarda
il concetto di integrazione inteso nella sua accezione pi ampia. In un approccio di tipo
integrato, vengono individuate alcune strategie, finalizzate a valorizzare determinate risorse
territorialioaminimizzarefattoridicriticit,ditiposociale,economicoeambientale.Lepolitiche
urbane fanno riferimento ad almeno tre livelli di integrazione: integrazione orizzontale (tra
istituzioniesocietlocale,trapubblicoeprivato);integrazioneverticale(tralivellidigovernoe
diversestrategiediprogrammazione)eintegrazioneprogettualeegestionale(tratipologiedi
azioniallinternodiunprocessoprogettualeegestionaleunitario).

Epossibiledistingueretreprincipalifamiglienellambitodellepoliticheurbaneeterritoriali:

LafamigliadellariqualificazioneurbanaoProgrammicomplessidiprimagenerazione(Pil,Priu,
Pru,)questofilonesicontraddistingueperilfattochesebbenesiapresenteunriferimentoalle
componentisocialie(soprattuttointerminidipartecipazione)questiprogrammisiconcentrano
prevalentementesugliinterventidirecuperoerifunzionalizzazioneurbanaeedilizia;
LafamigliadellarigenerazioneurbanaoProgrammicomplessidisecondagenerazione(Urban,
CdQ, prusst); nellambito di questo filone I programmi si caratterizzano per una ricerca molto
spintadellintegrazionetraivarisettoridiinterventoedellacooperazionetramoltiattorilocali,e
perunmaggioreriferimentoallecomponentisociali.
La famiglia dello sviluppo locale (Patti territoriali, Leader, PIT); nellambito di questo filone
invece i proogrammi si propongono di creare le condizioni locali per lo sviluppo di attivit
produttiveeperlacrescitadelloccupazione.Leazionivengonopensateapartiredaunideaforza
cheinterpretalerisorselocalietendeallalorovalorizzazioneeconomica.

5. LePolitichediSviluppoLocale

Sviluppolocale

Costituisconoil tentativo di progettare lo sviluppo locale con strumenti specifici che mirano a
promuoverelacooperazionetragliattorilocali(pubblicieprivati).
Seidistrettiindustrialirappresentanounprocessospontaneoediraccordoconsapevoleperlo
sviluppolocale,lepolitichedisviluppolocalerappresentanoiltentativodiprogettare,dicreare
occasionidisviluppolocaletramitepolitichespecifichechemirano apromuoverela
cooperazionetragliattorilocali(pubblicieprivati).
Perlungo tempo, nella seconda met del secolo scorso, le politiche perlo sviluppo delle aree
depressesonostateconcepitecomeinterventidellostatocentrale.Protagonistieranoi
governi, che realizzavano grandi infrastrutture di trasporto e di comunicazione, per ridurrela
distanza delle imprese dai mercati, oredistribuivano risorse per favorire la localizzazione di
nuove attivit economiche. Si pensi allinterventostraordinario per il mezzogiorno e alle cd.
Cattedrali nel deserto, ossia grandi imprese che dopo aver avuto ilfinanziamento dallo Stato
perlocalizzarsinelMezzogiornodItaliahannooperatoperlopicomefabbricheacefale,mere
sediterminalidiprocessilecuifasipinobilivenivanopensateedeliberatealtrove,cercandodi
risolvere entro il perimetro aziendaleil problema delle diseconomie esterne. Lesito di questi
comportamentistatoperlopiunelevatogradodiintegrazioneverticaledelleimprese,che
hainibitoasuavoltaiprocessidicooperazioneproduttiva.Cosicchilsuccessoaziendalequasi
maihacondottoalsuccessodeiluoghidiinsediamento.
Insommma lintervento straordinario non riuscito ad innnescare processi di sviluppo
autosostenuto,mahaanchefavoritolosviluppodiunapoliticaditipoassistenzialistico
favorendo una cultura di deresponsabilizzazione della classe dirigente politico imprenditoriale
meridionale.
Glistrumentiutilizzatisonostatiprincipalmente:
Gliincentiviagliinvestimenti(interventostraordinarioperilMezzogiorno);
Impiegodiimpresepubblichenellagestionedisettoriportanticomequellodellenergia,delle
telecomunicazioniecc.
Sitrattadiquellepolitichebendefiniteconilterminefranceseamnagementduterritoire,in
quantononsicaratterizzavanoperilprotagonismodeisoggettilocali,masemmaiperle
pressioniversoilcentroperottenerepirisorsedallesterno.

PerchsipassatidallepoliticheTopDownaquellBottomUp(disviluppolocale)?
Laspiegazionechiamaincausafattoridiversi.
Innanzitutto occorrericordareleprofondetrasformazionichehannoinvestitoimodellidi
organizzazioneproduttiva:ildeclinodelfordismomanifestatosinegliultimidecenni,
soprattutto in relazioneai mutamenti intervenuti nella domanda dei consumatori e nei
caratteridelmercato,statoaccompagnatodallaffermarsidinuovimodellidiorganizzazione
dellaproduzionevoltiallaricercadellaflessibilitedellaqualit(ades.ildistrettoindustriale).
Rispettoallafasefordistaincuiprevalevanoimpresepiautonomedallambiente,leeconomie
esternediventanopiimportantiedannonuovorilievoalrapportotraeconomiaeterritorio.
Einquestoquadrocheprendonoformainvaripaesi,ealivellodellUnioneEuropea,lenuove
politiche per lo sviluppo locale. Esse mirano a qualificare lambiente economico e sociale con
interventivoltiaelevareladotazionediinfrastruttureeservizi,eafavorirelacooperazionetra
leimpreseprivateneiprocessidiproduzionedibenieservizi.

Sviluppolocale

Proprioalfinediperseguiremeglioquesto obiettivo,lenuovepolitichesibasanosuformedi
coordinamentotrasoggettipubblicieprivati(specialmenteleassociazionidirappresentanza
degliinteressi)nellaformulazionediprogettidisviluppochepossonoesseresostenutia
secondadeiprogrammicoinvolti,conaiutiesternidadiversilivelliistituzionali(Regioni,Stato
centrale,UE).
Moltominoreinvecelenfasisugliaiutimonetariagliinvestimenti,anchegrazieallinfluenza
dellepolitichedituteladellaconcorrenzaascalacomunitaria.

Le politichedisviluppolocaleassumonoinEuropaunavarietdiformeistituzionali,ma
presentano unelementocomune:sibasanosuaccordiformalizzatitrasoggettipubblicie
privati.
Gliattoripubblicipossonoesseredivariolivello:Comuni,Province, Regioni,Istituzionistatali
edeuropee.
Isoggettiprivati includono:organizzazioni di rappresentanza degli , interessi economici,
associazionismosocialeeculturale,lefondazionibancarieecc.
Persottolineare la novit di queste forme di regolazione territoriale si usa il termine
governance, cheva distinto da government ossia i meccanismi tradizionali di governo. Le
nuove politiche infatti non siconfigurano come meri interventi di deregulation orientati a
creare pi spazio per i soggetti privati. Sitratta piuttosto di forme di regolazione
delleconomiabasatesuaccorditrasoggettipubblicieprivati.

Sviluppolocale

Perquantoriguardale tipologiedipolitiche di sviluppo locale, in Europasipossonoriscontrare


sostanzialmenteduetipologiedipolitichedisviluppolocale:

Un tipo pi normato,basato su un programma istituzionale che stabilisce le procedure di


funzionamentoedirelazionetraidiversiattori,elemodalitdifunzionamento;
Unavariante pi volontaristica, legata ad accordi che prendono corpo su iniziativa autonoma
deisoggettilocali
Nella primatipologiacirientranolePolitichedisvilupporegionalepromossedallUnione
Europeacon i Fondi Strutturali; che sono poi le politiche che hanno introdotto il requisito del
partenariato, cio una forma di concertazione tra soggettipubblici e privati come condizione
per il finanziamento deiprogettidi sviluppo (o meglio per il cofinanziamento, che coinvolge
diversisoggettiistituzionaliedancheisoggettiprivati)
Tralepolitichenormatealivellonazionaledaprendereinconsiderazioneglistrumentidella
programmazionenegoziata ed in particolare i patti territoriali che costituiscono lo strumento
chehasuscitatopiinteressenelpanoramanazionale.
Nella seconda tipologia si possono considerare quella serie di esperienze che vanno sotto
letichetta patti per lo sviluppo e per loccupazione, Patti per loccupazione, Patti per il
lavoro.
Ma si possono anche considerare quelle esperienze di governo dello sviluppo delle citt che
vengonodefinitediPianificazioneStrategica

Sviluppolocale

6. LaProgrammmazioneNegoziata:
Per programmazione negoziantasi intende la Regolamentazione concordatatra soggetti
pubblici o tra il soggetto pubblico competente e la parte o le parti pubbliche o private per
lattuazione diinterventi diversi, riferiti ad ununica finalit di sviluppo, che richiedono una
valutazionecomplessivadelleattivitdicompetenza.(Decretoleggen.32del1995)

Il decretoleggen.32del1995hafornitounaprimadefinizionenormativadella
programmazionenegoziata.
Una definizione che seppure nella sua stringatezza contiene gi tutti gli elementi distintivi di
questistrumenti.
Lobiettivodellaprogrammazionenegoziatadicreareunambientefavorevoleallosviluppo;Il
processoprevedelintegrazioneelacompatibilitdituttigliinterventiprevisti,mentreil
metodoimpone lacondivisione degliimpegnidaparte dituttiisoggetti pubblicie privaticon
lidentificazionedeicompitidiciascuno

Lidea fondantequelladideterminarelosviluppopartendodalle esigenzeconcretedella


collettivit,conferendoalleforzesocialiedeconomicheunruoloattivoneiprogettidisviluppo
perilterritoriofavorendodaunlatounaprogettualitlocaleedallaltrolapossibilitdi
successodegliinterventi;

Gli interventi hanno cos pi probabilit di successo, perch condivisi e frutto di una attenta
programmazione.

Glistrumentidellaprogrammazionenegoziata:

LIntesaIstituzionalediProgramma

LAccordodiProgramma

IlContrattodiprogramma

IlContrattodArea

IPattiTerritoriali

Sviluppolocale

LintesaIstituzionalediProgramma
Consistenelpialtolivellodiconcertazione,quelloincuigliorganiesecutividelloStatoedelle
Regionistabilisconoireciprociimpegnialfinediidentificareunalineageneralediorientamento
neiconfrontidegliinterventiprogrammatialivellolocaleedistabiliresubasepluriennale
lallocazionedellerisorsefinanziarie.
Nellambitodellintesasonofissati:gli obiettivipubblicidaconseguire;leoperepubbliche,le
infrastrutturesucuiinterventire;isettorieleareediinterventodafinanziare.
Indefinitivalintesacostituisceunattopreliminarestrategicoperlarealizzazionedegli
interventi,anchesenonancoradefinitiperfattibilit.
Essaperchiamataaspecificare,subasetemporaletriennaleiprogrammicomunidaattuarsi
mediantegliinterventiprevistidaunaccordodiprogrammaquadro.

Lintesadevecontenere:

leazionidisviluppochesiintendonoportareavantiarticolateinprogetti;
Ilpianodiinvestimentiperitreannidovevengonoindicatelefontidicopertura
finanziaria;
unarticolatodovesonoindicatigliaccordidiprogrammaquadrochesiintendono
stipulare.

LAccordodiProgrammaQuadro
StrumentoattuativodellIntesa,lAccordodiprogrammaquadrovienedefinitolaccordocon
entilocaliedaltrisoggettipubblicieprivatipromosso()inattuazionediunaIntesa
istituzionalediProgrammaperladefinizionediunprogrammaesecutivodiinterventidi
interessecomuneofunzionalmentecollegati.
LaccordodiProgrammaQuadrocontiene:
Attiviteinterventidarealizzare;
SoggettoResponsabiledellattuazione;
Impegnoacaricodiciascuno;
risorsefinanziarieoccorrenti;
procedureesoggettiresponsabilidelmonitoraggioeverificadeirisultati.

IlContrattodiProgramma
Strumentodiconcertazione/cooperazionepubblicoprivatostipulatotralamministrazioneed
unagrandeimpresaoungruppoounconsorziodipiccoleemedieimpreseperlarealizzazione
diprogettiimprenditorialiintersettoriali.
Inparticolareisoggettiimprenditorialisonocoinvolti:

Nellapredisposizionediprogrammichecontribuisconoallespansionedellepotenzialit
produttivadelleareesvantaggiatedelpaese;

Nellapredisposizionediprogrammiintersettoriali,orientati,attraversolacreazionedi
sinergienellediversefasidirealizzazioneadattivarefavorevoliricadute nellosviluppo
economicoedoccupazionaledellezonediriferimento;

Leamministrazionistatalicompetentigarantiscono:

Sviluppolocale

afrontedegliimpegniimprenditoriali,lerogazionedibeneficiafavorediunimpresa.
LesempiopinotolaccordosiglatotraloStatoelaFiatchehapermessolarealizzazione
dellostabilimentodiMelfi.

IlContrattodarea
Strumentodiinterventoindirizzatospecificamenteallosviluppodinuovaoccupazioneealla
riconversioneeconomicadiareelimitatedelterritorionazionale.

PrevedeunanegoziazionesulcostodellavorotraConfindustriaesindacato.

Fortepresenzadelleorganizzazionidicategoriadeilavoratoriedegliimprenditori,ruotano
attornoadaccordidinaturasalariale.

IPattiTerritoriali:checosasono?

IPattiTerritoriali:checosanehadeterminatoilsuccesso?

I motivi del successo, inteso come diffusione generalizzata, di tale strumento, ed in generale
dellepolitichedisviluppolocalesonomolteplici:
Daunlatoriguardanolecaratteristichedellorganizzazioneproduttiva.
LItalia,traiprincipalipaesieuropei,quellopifortementecaratterizzatodasistemi
produttivi localibasati sul ruolo delle piccole e medie imprese. Lintenso sviluppo di questo
modello produttivo , soprattutto a partire dagli anni 70, ha consentito di compensare la crisi
dellegrandiimpreseditipofordista(globalizzazione,flessibilit,qualit).Nenataunampiae
variegatasperimentazionediinterventiasostegnodellosviluppolocale,inpartesostenutadai
governi locali e regionali, soprattutto nelle aree della Terza Italia (nordestditalia, dove si
localizzano la maggior parte delle piccole e medie imprese), che ha visto la partecipazione
anchedelleassociazionidirappresentanzadellecategorieeconomiche.
Ilsecondoaspettochecaratterizzalesperienzaitalianalatendenzaversoundecentramento
politicoamministrativochehaaumentatoilcoinvolgimentodeigovernilocalinellepolitichedi
sviluppoeconomicoediwelfare.
Decentramentoamministrativo1991/2001
Ilnuovoruolodellaprovincia,leareemetropolitane(ealtrientiintermedi)
Enticomunalielelezionedirettadeisindaci
Larivalutazionedeisoggettiintermediedellasocietcivile

Sviluppolocale

Lapartnershippubblicoprivato
Ildecentramentodellecompetenzeedelleresponsabilittuttavianonsiaccompagnatoadun
corrispondenteincrementodellerisorsefinanziariedisponibili.
Inoltre,iltrasferimentodellecompetenzeavvenutoinunquadrochehaspessoaccentuatola
frammentazioneistituzionale.Anchedalpuntodivistadeicambiamentiistituzionali,emersa
un esigenza di maggiorcoordinamento tra i diversi attori pubblici tra di loro e con quelli
privati peraffrontareinodidellosviluppolocale.
Nondatrascurareinfinelaparticolarecrisidelsistemapoliticochesimanifestataneglianni
90.Lindebolimento dei partiti, e il venir meno di rapporti consolidati tra questi e le
organizzazioni dirappresentanza degli interessi, ha posto le amministrazioni locali nella
necessitdiricostruireinmodidiversiirapporticonleforzesociali.
Tuttocihaquindideterminatoilsuccessodeipattiterritoriali.

Origineedevoluzionedeipattiterritoriali

I primi Patti Territoriali hanno una connotazione volontaristica e sono promossi dal
CNEL(finoallaprimametdeglianni90)

Dal 95 96 in poi i patti vengono regolati da una normativa nazionale. Cos i patti
diventano unaPolitica Pubblica di Sviluppo Locale che cofinanzia (fino a 50 milioni
euro) unaccordotra attori pubblici e privati per realizzareun programma di iniziative
integratediinvestimentolocalizzatenelterritorio.

Caratteristichedeipattiterritoriali

Lanormativaprevedeilfinanziamentodiinfrastruttureeserviziediincentivialle
imprese, chesono tuttavia funzionali alla realizzazione di un progetto non
esclusivamenteaziendale,madicooperazioneconaltreimpreseedisviluppointegrato
delterritorio.

Iconfiniterritorialiinoltrenonsonopredeterminati.

Ipattipossonoessererealizzatisututtoilterritorionazionale.Tuttaviasoloquelli
localizzatiinareesvantaggiatepossonoaccederealcontributopubblico.

Lanormativaprevedeilfinanziamentodiinfrastruttureeservizi(finoal30%deifondiconcessi
ad ogni patto) e di incentivi alle imprese, che sono tuttaviafunzionalialla realizzazione di un
progetto non esclusivamenteaziendale, ma di cooperazione con altre imprese e di sviluppo
integratodelterritorio.
Iconfini territoriali inoltre non sono predeterminati, e non coincidono necessariamente con i
confiniamministrativi,peresempioleProvince,mapossonoessereporzioniditerritorio
accomunatidaunideadisviluppo.
Ipattipossonoessererealizzatisututtoilterritorionazionale.Tuttaviasoloquellilocalizzatiin
areesvantaggiate,secondoiparametridellue,possonoaccederealcontributopubblico.

Sviluppolocale

Laratiodeipattiterritoriali
Favorirelosviluppoattraversointerventichestimolinoconincentivifinanziari,gliattorilocali
(pubblicie privati) a cooperare per mettere a punto progetti integrati di sviluppo locale, da
sottoporreaprocedimentidivalutazione.
Obiettivo:favoriresviluppotramiteincentiviacooperarepercrearebenicollettivilocali
La cooperazione appare necessaria per creare beni pubblici locali dedicati, cio tarati sulle
specificheesigenzeerisorsedelsistemalocale.
Questibenicollettivilocalipossonoassumerelaformaspecificadi:
- Benicategorialiodiclubades.serviziperleimprese(formazione,marketing,
trasferimentotecnologico),
- diveriepropribenipubblici,comeinfrastrutturedicomunicazione,creazionediparchi,
rafforzamentodellasicurezzaneiterritoriecc.
- dicapitalesociale(sviluppanofiduciaeretirelazioni).

E da notare che la cooperazione tra soggetti pubblici e privati indispensabile anche per la
valorizzazionediunterritorioconparticolariqualitambientaliostoricoartistiche.Sitrattadi
risorse comuni che sono sfruttabilida tutti i soggetti locali ed esterni ma che possono
deperire se il consumo non disciplinato. Il contributo allo sviluppo locale consiste in questo
casonellacapacitdiregolarelusodellerisorsecomuniattraversounefficacecooperazione.

Inpratica gli incentivi individuali alle imprese non si pongono lobiettivo tradizionale di
compensarelacarenzadiproduttivitdellesingoleaziende,piuttostodirimuoveregliostacoli
cheinfluenzanonegativamentelaproduttivitmigliorandoilcontestoincuileimpresesi
muovonoopossononascere.Sivoglionoquindiaccrescereleeconomieesternetangibili
(infrastrutture,servizi)etangibili(capacitrelazionali,capitalesociale).

Successodellesperienzadeipatti
1997/1999:61patti(nel2003siarrivaa220conquelliagricoliecalamitnaturali)per
dueterzialsud;
Circal80%dellapopolazionedelMezzogiornostatointeressatodaipatti;
Fonte:LaRepubblica24Luglio2000

Sviluppolocale

Questidatidimostrano ilsuccessodellesperienzadeipattimanonlaloroefficienza.

Siusadistingueretrediversitipidipatti.
IpattinazionalidiIgenerazione:
Sonostatiiprimiadessereavviati,inseguitoallattivitdelCNEL.Dopolinterventolegislativo
del1995 stato attribuito al CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione
economica) ilcompito di regolamentare e approvare i patti territoriali. Tra il 1995 ed il 1996
sonostatiapprovatialtri12pattidiprimagenerazione,tutticollocatinelMezzogiorno.
Ipatti di II generazione: sono stati approvati tra il 1998 ed il 1999, dopo una nuova
regolamentazionedapartedelCIPEbasatasuunulterioreinterventolegislativo.Sitrattadi39
patti.
Ipatti europei sono invece quelli che seguono una disciplina a parte appunto dettata dalla
Comuniteuropea.

Severocheilpattocomestrumentodisviluppohaavutounadiffusionegeneralizzataanche
veromoltinonsonoandatiabuonfine,sisonoarenati.Lodimostranogliindicatoridiefficienza
finanziaria.
- Aldicembre2003,lapercentualemediadifinanziamentipubblicierogatiperipattiera
parial33%;
- Ipattieuropei,avviatinel2008sonoviciniall80%;
- Ipattidiprimagenerazioneavviatinel1997sonoal65%;
- Glialtrisicollocanoalivellipibassi.

Noncdubbiochequestiritardinellaspesamostranodelledifficoltrealidellostrumento
pattichenonpossonoesseresottovalutate:
Glistudicondottisulfenomenohannopostolattenzioneinnanzituttosuifrequenti
cambiamentidellanormativaesuiritardidelcentronellerogazionedeicontributi.
Masequestifattoritrovanoriscontrospecieneiprimiannidirealizzazionedeiprogrammi,per
lafasesuccessivailquadroalcentrosimodificato;hannoinfluitopinettamentefattoriche
chiamano in causa le debolezze e le inefficienze insite in diverse esperienze di progettualit
locali.

Sviluppolocale

Sinotiinoltrechequestiprobleminonsisonomanifestatiperipattieuropei,periqualierano
previste procedure pi chiare ed era fissata una precisa scadenza temporale, che stata
rispettata(ingenereincircatreannilerisorsesonostateimpegnateespese).Altremotivazioni
riguardanolecaratteristichestessedeipatti:

Lalentezzadelleproceduredecisionalilegateallaconcertazione;

la diffusione di pratiche collusive tra si soggetti locali. Questi ultimi costituirebbero in


pratica delle coalizioni per attingere a finanziamenti pubblici eludendo quei vincoli, prima
ricordati, relativi allintegrazione dei singoli interventi da finanziari in un progetto solido di
sviluppolocale.

Alloracomevalutareipattiterritoriali?
Ipattiterritorialinonpossonoesserevalutatisolopermezzodiindicatorirelativialleiniziative
attuate,agliinvestimentirealizzatiealloccupazionecreata.
Mabisognaanalizzarneanchelimpattosulterritoriosutrelivelli:
a)Ilgradodiintegrazionedelleiniziativeprivatetradiloroeconleinfrastrutturepreviste;
b)Larealizzazionediinfrastrutturepubblicheeservizichemiglioranoilcontestolocale,siaper
leimpresecheperilbenesseredeicittadini;
c) Il cambiamento nella concezione dello sviluppo del territorio da parte dei soggetti locali in
termini di maggior responsabilizzazione, e la ricerca di capacit relazionali e cooperative tra i
soggettiistituzionalipubblicieprivati(capitalesociale).

Sviluppolocale

7.IProgrammiComplessi
La nascita dei programmi complessi risale alla legge 179/1992 che, introducendo i Programmi
integratidiintervento,delineaiprincipifondamentalidiunnuovomodellodipoliticheurbane,
caratterizzato da finalit di integrazione tra gli interventi e dallobiettivo di far partecipare gli
attoriprivatiaicostidelleoperepubbliche.
Sitrattadiunaseriedistrumentiinnovativiinambitourbanovoltiapromuovereefinanziare
interventidirecupero,riqualificazioneevalorizzazionedellecittinterminiambientali,sociali
ed economici, attraverso modalit consensuali e concertative tra amministratori pubblici e
privati.
Tipologiadiprogrammicomplessiesistenti:

Programmicomplessidiprimagenerazionenellambitodeiqualirientranoi:
ProgrammiIntegratidiintervento;
Programmidirecuperourbano;
Programmidiriqualificazioneurbana.

Programmicomplessidisecondagenerazione,nellambitodeiqualirientranoi:
Contrattidiquartiere;
Programmidiriqualificazioneurbanaesvilupposostenibile
Urban

Ladifferenza fondamentale tra i programmi di prima generazione e quelli di seconda


generazionecheseneiprimiilprincipiodellintegrazionetragliinterventiedelpartenariato
sonogipresentineiseconditrovanounapplicazionepimarcata.
E quindipossibiledistinguere tra la prima generazione di strumenti, che prevedono
principalmenteinterventi di riqualificazione fisica dei quartieri degradati, dalle politiche
successive,che pongono inveceun maggiore accento sulla necessit di promuovere un
processo di rigenerazione urbana, inteso come fenomeno multidimensionale ed integrato, in
cui elementi di riqualificazione fisica si intersecano con aspetti culturali, sociali, economici ed
ambientali.

Sviluppolocale

Sviluppolocale

IProgrammidiRecuperoUrbano
Istituiti dallart.11dellalegge493 del1993,adifferenzadei PII e deiPRU nonpossono
riguardarequalunquepartedellacitt,maunicamente iquartieridiediliziaresidenziale
pubblica. Si tratta di programmi volti alla riqualificazione dei quartieri degradati di propriet
pubblica,attraverso interventi di ristrutturazione e manutenzione edilizia e linserimento di
serviziresidenzialienon.
Sono propostidaicomunialleregioni,checofinanzianoiprogrammiselezionatiinsede
comunale.Ilconcorsodirisorseprivateobbligatorio.

Sviluppolocale

IProgrammidiriqualificazioneurbanaoProgrammicomplessidiprimagenerazione(1)

IProgrammidiriqualificazioneurbanaoProgrammicomplessidiprimagenerazione
Sitratta di programmi molto simili, che si differenziano, nella disciplina e nella prassi
essenzialmenteperle aree di intervento. I PII e i PRU infatti possono riguardare qualunque
partedellacitt,ritenutastrategicadalComune,iPRUriguardanoinveceunicamenteiquartieri
diediliziaresidenzialepubblica.
Nel complesso si tratta di politiche che tendono ad innovare i tradizionali modelli operativi
dellurbanistica,soprattutto attraverso unaccentuazione del principio dintegrazione, intesa
comeintegrazionedirisorsefinanziarieetratipidiinterventoeattraversoilricorsoalprincipio
del partenariato. Anche se in questa fase non esplicitato dalla normativa nazionale, che fa
unicamenteriferimentoalconcorsoobbligatoriodirisorseprivate.

Nei programmi di prima generazione la partecipazione dei privati intesa quindi


prevalentementecomemobilitazionedirisorsefinanziarieaggiuntive,mentrequasideltutto
assente,almenonellanormativanazionale,lattenzionealladimensioneconcertativa,alla
costituzionedivereepropriepartnershipneiprocessidipianificazioneeprogrammazione.

Sviluppolocale

IProgrammidiRigenerazioneUrbana:iContrattidiQuartiere

Sitrattadiunostrumentoquindivolto alrecuperodiquartieridegradati,attraversointerventi
siaalivellourbanisticoeedilizio,siaalivellosociale.Rispettoadaltriprogrammiurbani
complessi.Ilcontrattodiquartiereponeunmaggioreaccentosultemadellacoesionesociale,

Sviluppolocale

prevedendoadesempioazionivolteadincrementareloccupazione,promuoverelaformazione
professionalegiovanileefornireassistenzaaglianziani.
Anchein questo caso spetta alle amministrazioni comunali individuare le aree da proporre ai
finidelfinanziamento.Leregionivalutanolepropostericevuteetrasmettonounmassimodi5
progettialministero,ilqualeprocedeallasceltadefinitivadellepropostedafinanziare.
Lanormativafaprecisoriferimentoallanecessitdiprevederemeccanismidipartecipazione
volti al coinvolgimento di una pluralit di soggetti chiave nella definizione e attuazione del
programmadiinterventi.
Tuttigliabitantidelquartieresonochiamatiincausa,attraversolobbligo,perilcomunedella
predisposizionediunprogrammadipartecipazioneecomunicazione.

IProgrammidiRiqualificazioneUrbanaediSviluppoSostenibiledelTerritorioP.R.U.S.S.T.

Sitrattadiprogrammicomplessi diriqualificazione riguardanti ambititerritorialisubregionali,


regionali,intercomunaliecomunali,cheintegranotralorodiversetipologiediintervento
orientateallariqualificazioneurbana,ambientale,esocioeconomica,attraversoilconcorsodi
risorsepubblicheeprivate.

Anchein questo caso la normativa vede nei comuni i principali soggetti promotori dei
programmi,chesonoilfruttodiproposte formulate da enti pubblici territoriali, altre
amministrazionipubblicheosoggettiprivati.

Sviluppolocale

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