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Finalit
Poich la "cultura scientifica" costituisce un fenomeno di vastit mondiale e uno dei
problemi pi rilevanti per l'umanit, per la chiesa e per la nuova evangelizzazione, ci
proponiamo di approfondirne la comprensione, per verificare le possibilit di un nuovo
rapporto, sereno e dialogico, fra la fede cristiana e gli aspetti pi significativi della
cultura scientifica.
Per realizzare ci dovremo superare alcuni vecchi schemi che hanno orientato il
rapporto fede-scienza, centrandolo su presunti contrasti o concordismi. A tal fine
dovremo valorizzare il ricchissimo patrimonio di idee originali e di nuove opportunit
elaborato dalla "riflessione della scienza" e, ancor pi, dalla "riflessione sulla scienza"
negli ultimi centocinquant'anni.
Perci analizzeremo, dapprima, i contesti storico concettuali e le tematiche pi
generali della cultura scientifica, per passare, poi, ad alcuni suoi aspetti pi specifici e,
infine, alle implicazioni fondamentali del rapporto fra fede cristiana e cultura
scientifica.
Contenuti
Il primo capitolo esamina le radici storiche, concettuali e ideologiche del rapido
sviluppo della scienza e della mentalit scientifica, nella moderna cultura occidentale.
Una particolare attenzione riservata ai temi del "progresso" e della "razionalit".
Nel capitolo secondo, consideriamo alcuni problemi dell'ambito scientifico,
nell'attuale transizione dal paradigma "moderno" a quello nuovo "post-moderno".
Il terzo capitolo analizza alcuni risultati di una recente indagine sulle idee e gli
atteggiamenti degli uomini di scienza, con particolare riguardo ai rapporti fra ricerca,
sapere scientifico, applicazioni, valori etici e trascendenza.
Nel quarto capitolo seguiamo le fluttuazioni storiche dell'impresa scientifica e
l'intreccio della grande variet di posizioni e intepretazioni che hanno reso la tematica
scientifica cos articolata e complessa.
Il capitolo quinto segue il sofferto itinerario epistemologico e filosofico che, fra
critiche e autocritiche, ha condotto il mondo scientifico contemporaneo a convincersi
che le sue conoscenze pur essendo limitate, parziali, provvisorie, congetturali e fallibili
non sono, per ci stesso, n false n meno scientifiche.
Nel capitolo sesto vengono analizzati i due pilastri della scienza moderna: le teorie e
i metodi, di cui la critica storica ed epistemologica, negli ultimi cinquant'anni, ha
analizzato l'attendibilit e il significato, nel contesto di una scienza congetturale,
fallibile, inverificabile, parziale e provvisoria.
Il settimo capitolo studia le sfide poste alla ragione scientifica contemporanea da
una serie di nuovi problemi emergenti, quali la complessit, il disordine, il caos, il
fortuito, i sistemi dinamici complessi e dissipativi, ecc. che, evidenziando i nuovi
aspetti dell'episteme, preludono a un nuovo paradigma epistemologico e scientifico.
Nel capitolo ottavo consideriamo le scienze umane con il loro "specifico
irriducibile": l'uomo, che esige un modello di scientificit pi ampio e duttile, dotato di
rigore e di oggettivit appropriati, in cui le strutture simboliche e immaginarie trovino
pieno rispetto e adeguato statuto epistemologico.
Il nono capitolo studia le potenzialit culturali della scienza, che emergono dalle sue
acquisizioni e dai suoi stessi plessi problematici. La molteplicit dei linguaggi, i
rapporti fra formalismi e realt, l'uso sintetico della ragione e altri temi, per quanto
difficili e discussi, costituiscono altrettante aperture di notevole spessore culturale.
Il decimo capitolo analizza le proposte dell'umanesimo scientifico, volte a mettere in
luce il significato umano della scienza e il profondo valore umanistico di un autentico
impegno scientifico. Ne emerge una scienza essenziale, come fattore di sviluppo
personale e culturale e come evento altamente significativo in ogni ambito: religioso,
filosofico, etico e sociale.
Nel capitolo undicesimo viene approfondito il paragone fra gli atteggiamenti
fondamentali del credente, dell'uomo religioso e dell'uomo scientifico, valorizzando le
acquisizioni fenomenologiche e antropologiche, che collegano l'esperienza e gli
atteggiamenti della ricerca scientifica, della religiosit e della fede. Questi
atteggiamenti, con le loro analogie, peculiarit e diversit, si rivelano essenziali per lo
spirito dell'uomo e per una crescente tutela della dignit delle persone, dell'autenticit
delle culture e della libert delle societ.
I capitoli dodici e tredici, compendiano e completano i risultati della ricerca,
sviluppandone le ulteriori implicazioni per il nuovo rapporto dialogico da sviluppare fra
fede e cultura scientifica.
Ogni capitolo si apre con un'introduzione ai problemi e si chiude con una
conclusione che sottolinea gli aspetti salienti e i risultati di maggior rilievo emersi
sull'intero tema. I termini specialistici e tecnici sono spiegati in nota e riproposti pure in
un breve lessico finale.
Cenni introduttivi
La scienza moderna esord in un contesto storico e culturale di grandi aspettative, che essa
contribu ad accentuare. Qui ne esamineremo le radici, nei temi del "progresso" e della "razionalit",
considerati i caposaldi della societ moderna. Infatti, tali premesse, all'apparenza positive,
appesantirono la scienza di significati, compiti e ruoli che non le appartenevano, che non poteva
soddisfare e che la posero progressivamente in conflitto con le altre grandi espressioni dello spirito
umano: metafisica, etica, religione e teologia.
In pi, le attese deluse fecero sospettare la scienza di aver tradito le grandi speranze riposte in essa.
Oggi, la svolta epistemologica del XX secolo e il nuovo spirito scientifico consentono di superare le
vecchie difficolt e di ripercorrere un cammino in cui conflitti e incomprensioni possono cedere il
passo a un confronto pi sereno e costruttivo.
2.
3.
L'idea di progresso, per s, non comportava quella di conflitto con le altre forze culturali. Perci,
per capirne il carattere conflittuale, occorre risalire ad altre premesse. Il Rinascimento aveva impresso
un forte impulso allo studio della natura e alla critica del principio di autorit. Descartes aveva diffuso
l'istanza razionalista delle idee chiare e distinte. Le guerre di religione del secolo XVII avevano
traumatizzato la coscienza religiosa e laica dell'Europa, soprattuto dopo che la guerra dei trent'anni
(1618-1648), con le sue stragi e devastazioni in numerosi Stati, aveva infranto definitivamente l'unit
dell'occidente.5
Fede e religione cristiana, invece di portare al genere umano pace, comunione e civilt, avevano
provocato guerre, violenze, fanatismo e discriminazioni. Pure i filosofi erano divisi e dividevano le
menti. Le lites europee cercavano urgentemente una nuova base di pace, di civilt e di consenso
universale per tutta l'umanit. Solo le scienze, con le loro dimostrazioni controllabili, sembravano
capaci di creare quel consenso comune, che svaniva ogni giorno di pi. La nuova cultura, perci,
tendeva a divenire sempre pi scientifica e sempre meno metafisica o teologica.
Galileo, con il suo metodo scientifico, offr lo strumento pi adatto ed efficace alle esigenze
naturalistiche del Rinascimento. Newton lo port al pi alto livello, dando al mondo l'inebriante
sensazione che la scienza potesse rendere la realt intellegibile a tutti. I suoi segreti erano svelati dalla
ragione: non vi sarebbero stati pi "misteri". Le leggi scientifiche s'imponevano a tutti e interpretavano
fatti e fenomeni misteriosi mediante un unico principio. La ragione scientifica trasformava l'universo
in un'immensa macchina (meccanicismo) retta da leggi inesorabili (determinismo) che ne regolavano
tutte le parti.6
Tuttavia, nell'immaginario del tempo, la scienza offriva ancora di pi. Essa dava un metodo nuovo,
generale e definitivo applicabile a tutta la realt, per spiegarne i fenomeni pi diversi e risolvere tutti i
problemi naturali, umani e sociali. La nuova chiave di comprensione universale era il ferreo sistema
del "determinismo meccanicista". Sul suo modello sarebbero sorte chimica, embriologia, istologia,
anatomia comparata, paleontologia ecc. Scienze antiche rinnovate e nuove scienze si diffondevano. I
filosofi-letterati, divenuti ricercatori scientifici, si prodigavano in divulgazioni erudite, entusiaste e
brillanti. La Francia era in testa a questo complesso movimento.
Progressi scientifici cos straordinari suscitavano reazioni quasi religiose. Montesquieu, nelle
"Lettres persanes", per bocca di Usbeck, esprimeva la massima venerazione per la ragione umana che
aveva "sbrogliato il caos" e "spiegato, mediante una meccanica semplice, l'ordine dell'architettura
divina" e concludeva, in polemica verso la religione: "la conoscenza di cinque o sei verit ha reso la
filosofia di costoro piena di miracoli e ha dato loro il modo di compiere pi prodigi e meraviglie che
tutto quanto si racconta dei nostri santi profeti".7
4.
Il sensismo,8 che pi tardi avrebbe condotto al materialismo, per il momento non era molto seguito
dagli operatori scientifici, che preferivano il fenomenismo,9 rinunciando alle essenze delle cose per
concentrarsi sui fenomeni e sulle leggi che li regolano. Locke, grande veneratore della scienza e
perfezionatore del cartesianesimo, veniva ammirato per la sua opposizione a ogni dogma, tradizione e
autorit e per la consapevolezza dei limiti della ragione. Fedele al dubbio metodico e sistematico,
convinto del valore dell'esperienza, propugnava il libero esame per tutta la conoscenza umana.
Il pensiero scientifico acquisiva, dalla filosofia, due caposaldi fondamentali: il dubbio metodico che
rifiutava ogni autorit e tradizione e la certezza dei fatti interni o di coscienza. Il pensiero filosofico
acquisiva, dalle scienze, caratteri quali l'enorme fiducia nel metodo, un forte empirismo, l'esclusione
dell'attivit creatrice dello spirito e l'agnosticismo antimetafisico. A cementare tutto ci provvedeva un
razionalismo, che proclamava la capacit della ragione umana di scoprire e garantire tutta la verit,
con le sue sole forze.
Il disprezzo della tradizione e del passato, considerati espressioni di ignoranza, incivilt e
oscurantismo, non provenivano dal mondo scientifico, ma vi furono introdotti da atteggiamenti esterni,
filosofico-culturali, sempre pi diffusi. Lo stesso avverr, come vedremo, anche per il naturalismo, il
soggettivismo, l'utilitarismo e l'edonismo.10
Le scienze inserirono nella cultura e nella filosofia del tempo due acquisizioni fondamentali fra
loro correlate. Una era il dinamismo della natura, che diveniva un continuo processo dinamico, capace
di svilupparsi da cause perfettamente indagabili. L'altra era l'importanza che il tempo rivestiva per
quelle trasformazioni. In questo modo, l'idea del progresso inarrestabile e dell'evoluzione continua
trovavano una conferma scientifica. Se nel secolo XVIII il determinismo della fisica e l'interpretazione
puramente "causale" dei meccanismi avevano reso "inutile" l'ipotesi del Creatore, nel secolo XIX
l'interpretazione "casuale" dell'evoluzione rendeva "inutile" un piano provvidenziale riferito al
Creatore. Purtroppo, gli strumenti filosofici necessari per distinguere gli aspetti strettamente scientifici
della scoperta, dalle loro interpretazioni metafisico-filosofiche, non potevano essere forniti dalle
filosofie del tempo e quelli epistemologici erano ancora inesistenti. Sull'equivoco sarebbe divampata
la polemica fede-scienza, con la conseguente ricerca di concordismi per porvi rimedio.11
5.
Nel corso del secolo XIX, tuttavia, la situazione culturale cominci a mutare quasi
inavvertitamente. Sotto lo strato di fiducia nel progresso e nella razionalit della storia, si agitavano
inquiete istanze critiche verso l'illuminismo e il progressismo. Si elaboravano pure gli strumenti
essenziali per il loro superamento.12 Il malessere profondo dell'illuminismo sarebbe emerso pi tardi
nelle critiche de "ll tramonto dell'Occidente"13 e nello sgomento o rifiuto violento che ne seguirono.
Le tesi provocatorie, e soprattutto la "profezia" della fine necessaria e irreversibile dell'Europa,
ferivano a morte l'inconcussa ideologia dell'Europa quale forma suprema di civilt.14 Queste reazioni
emotive diedero forte risonanza a una tesi di modesto livello storico e filosofico.
Assai pi pertinente, invece, fu la critica di Burckhardt alla cieca fiducia nel progresso scientifico e
alla storia intesa come crescente affermazione di libert e di liberazione dell'uomo.15 Nelle
"Meditazioni sulla storia universale" egli sosteneva che: "la nostra presunzione di vivere nell'et del
progresso morale estremamente ridicola, se la si confronta con quei tempi pericolosi in cui la libera
energia di volont ideale si slanciava al cielo in centinaia di cattedrali dalle alte torri campanarie". 16
Criticava pure la cultura moderna, la crescita degli Stati e lo spaventoso aumento del loro debito
pubblico, che definiva: "la grande e miserevole burla del XIX secolo" perch: "tale modo di sperperare
in anticipo il patrimonio delle generazioni future prova che il tratto fondamentale di questo secolo
una superbia spietata".17 L'autore tacciava di superbia e presunzione quanti giudicavano rozzo e
barbaro il passato: "Di fronte al medioevo dovremmo stare zitti, se non altro perch il suo tempo non
ha lasciato ai suoi successori nessun debito pubblico".18 Rispetto a Spengler, Burckhardt prese dalla
storia argomenti pi critici e oggettivi, per confutare il concetto di progresso.
6.
Le critiche pi pertinenti, all'identificazione del progresso con la scienza, emersero tra la fine
dell'Ottocento e il primo Novecento.19 La fisica stava per sostituire la sua vecchia concezione
meccanicista-deterministica20 dell'universo, con una nuova visione relativistica-indeterministica, in
seguito alle innovazioni decisive di Einstein, Heisenberg, Planck e altri.21 Il rinnovamento della
scienza, tuttavia, procedeva in varie direzioni. Quella dei "fondamenti"22 coinvolgeva scienze
empiriche, formali, logiche e matematiche. Quella della "identit" coinvolgeva soprattutto le scienze
umane e sociali, che non accettavano di essere "copie" pi o meno riuscite di quelle naturali. Per tutte
le scienze i requisiti di oggettivit, sistematicit, rigore e uniformit si rivelavano ormai insufficienti,
arbitrari o inconsistenti.23
La caduta dell'ideologia scientista24 aveva forti contraccolpi sulle ideologie culturali e sociali e
anticipava il crollo dei regimi marxisti-comunisti. L'occidente, invece, vedeva allargarsi le crepe del
suo edificio economico-tecnologico, accusava un progressivo degrado e asfissia dei valori e soffriva
della crescente incapacit a comprendere l'uomo e a interpretare la storia.
Dopo meno di due secoli, la "profezia" filosofica di Condorcet sulla scienza, come "tempo in cui
sulla terra il sole splender solo su uomini liberi che non riconoscono sopra di s altro signore che la
ragione" venne sostituita dalla constatazione del fisico M. Born che "scienze della natura e tecnica
hanno distrutto, forse per sempre, i fondamenti etici della civilt".25 A sua volta M. Heidegger
completava questa diagnosi, denunciando lo scadimento della "evoluzione delle cose" nella
"involuzione dell'essenza", lo sfruttamento e le devastazioni della natura e, infine, la degenerazione
della ragione in prospettiva dell'oblio e del nichilismo.26
Di fronte a questi esiti, sembra giustificata la preoccupazione biblico-cristiana per le modalit e le
attese del progresso. Essa resa ancor pi viva dalla consapevolezza delle immense potenzialit
collegate all'impresa scientifica. La visione evangelica, infatti, ritiene che ogni impegno storico
decisivo, per risultare realisticamente attuabile e umanamente significativo, non pu prescindere da
una prospettiva trascendente e da una concezione spirituale ed etica.27
7.
Non va dimenticato, che lo sviluppo della scienza moderna coincise con la stagione della crescente
avversione antimetafisica. Ovviamente, ci procur serie conseguenze, poich provocava la massiccia
irruzione di pseudo-metafisiche e di interpretazioni immanentistiche nella cultura generale e in quella
scientifica.28 Essa condusse pure a matematizzare sempre pi le scienze, perch il crescente senso
d'immanenza accentuava l'interesse per il "regno terreno dell'uomo", che esigeva una manipolazione
tecno-scientifica della realt, un sapere pi tecnico che conoscitivo e una priorit dei problemi
metodologici.29 I maggiori scienziati (Einstein, Eddington, Heisenberg ecc.) ammonirono invano che
la scienza aspira a una comprensione pi profonda di quella matematica, perch quest'ultima soltanto
uno strumento utile per manipolare i dati, e il pensiero umano non pu ridursi alla pura dimensione
quantitativa.30
L'ammonimento cadeva nel vuoto in una scienza resa, sempre pi un "ripostiglio dei problemi
irrisolti" dalle filosofie che pi l'avevano condizionata, quali il: sensismo e naturalismo (rapporto fra
uomo e natura), razionalismo metodologico e sistematico (rapporto fra spirito come pensiero e materia
come estensione),31 criticismo gnoseologico-morale (rapporto fra soggetto e oggetto),32 idealismo
romantico (rapporto con etica, mistica, estetica), logicismo (rapporto fra io e non io, fra spirito e
natura),33 positivismo e neopositivismo (unificazione generale dei risultati delle scienze).34 Il suo
cammino controcorrente, diveniva quanto mai difficile e tormentato.
8. Cenni conclusivi
Questo breve sguardo storico-culturale consente di vedere che alcuni caratteri, abitualmente
attribuiti alla scienza, non furono suoi originari, ma derivarono dal contesto socio-culturale in cui essa
nacque e si svilupp.
Pertanto, l'impresa scientifica moderna non si trov nelle migliori condizioni culturali, ma dovette
compiere un lungo e faticoso cammino per liberarsi dalle interpretazioni pseudo-metafisiche e
ideologiche che non le si addicevano. Furono proprio le qualit addossatele dalle filosofie e dalle
correnti culturali, che pi la celebravano, a crearle le maggiori diffficolt. Esse crearono una "utopia" e
una "ideologia", lo scientismo, di cui la scienza fu vittima e le cui conseguenze pesano tuttora su ampi
settori della cultura.
La scienza, attraverso difficolt, conflitti e dispute, seppe liberarsene, conseguendo notevoli
risultati, ma disperdendo energie. Nei prossimi capitoli cercheremo di focalizzare le fasi e i risultati di
questo tormentato itinerario, per ricavarne i suggerimenti utili al dialogo fra la scienza e gli altri settori
della cultura e, in particolare, fra fede e cultura scientifica.
1
A.R.J. Turgot, Tableau philosophique des progrs successifs de l'esprit humain, Paris
1750; Id., Plan de deux discours sur l'histoire universelle, Paris 1751.
M.J.A.N. Condorcet, Esquisse d'un tableau historique des progrs de l'esprit humain,
Oeuvres, VI, Paris 1848, (tr. it., Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano,
Torino 1969).
3
K. Lwith, Von Hegel zu Nietzsche, Stuttgart 1964, (tr. it., Da Hegel a Nietzsche, Torino
1971); G. Sasso, "Progresso", in Enciclopedia del Novecento, V, 623.
4
Comte, tuttavia, non teorizz il progresso lineare, conscio che il cammino della civilt non
rettilineo ma procede per oscillazioni asimmetriche e mutevoli, che l'uomo deve cercare di
mantenere attorno a un termine medio.
5
Sensismo, teoria o filosofia per cui ogni conoscenza, anche intellettuale, proviene solo
dalle esperienze sensibili.
9
12
P. Hazard, La crisi della coscienza europea, Firenze 1974; G. Sasso, "Progresso", 633-
634.
13
O. Spengler, Der Untergang des Abendlandes, 2 voll., Mnchen 1918-1922, (tr. it., Il
tramonto dell'Occidente, 2 voll., Milano 21977).
14
Cf. T.W. Adorno, "Spengler nach dem Untergang" (1950), in Prismen. Kulturkritik und
Gesellschaft, Frankfurt 1955, (tr. it., "Spengler dopo il tramonto", in Prismi, Torino 1972, 3963); Sasso, "Progresso", 625-626.
15
E. Zilsel, "The Genesis of the Concept of Scientific Progress", in Journal of the History of
Ideas, 6 (1943), 325-349; Sasso, "Progresso", 627.
16
18
Burckhardt, Meditazioni, 137; K. Lwith, Jakob Burckhardt. Der Mensch immitten der
Geschichte, Luzern 1936.
19
Vanno ricordati, tra gli altri, a livello filosofico, Windelband, Rickert, Dilthey, Boutroux,
Bergson, Husserl, Heidegger ecc. Nell'ambito scientifico ed epistemologico emersero Mach,
Avenarius, Poincar, Duhem, Einstein, Planck, Bohr, Born, Heisenberg ecc.
20
21
Troeltsch aveva gi notato che le dottrine della relativit storica dei valori presentano
un'indubbia analogia con la dottrina della relativit in fisica. La stessa analogia si potrebbe
estendere al razionalismo, all'idealismo, al positivismo e al progressismo. Cf. E. Troeltsch, Der
Historismus und seine Probleme, Tbingen 1922. Su tali nessi cf. pure C. Antoni, Lo storicismo,
Roma 1957; Id., Il tempo e le idee, Napoli 1967.
22
Fondamenti, indica i principi e assiomi su cui costruita una scienza e che ne stabiliscono
la validit. "Critica dei fondamenti" il tentativo di rifondare le scienze su basi pi ristrette e su
metodi che possano eliminarne le contraddizioni.
23
M. Teich, R.M. Young (Eds.), Changing Perspectives in the History of Science, London
1973; Sasso, "Progresso", 637; K. Lwith, "Das Verhngnis der Fortschritts", in H. Kuhn, F.
Wiedmann (hrs.), Die Philosophie und die Frage nach dem Fortschritt, Mnchen 1964, 28s; H.
Marcuse, L'uomo a una dimensione, Torino 1970, 68ss; cf. T.W. Adorno, "Diskussionbeitrag",
in Kuhn-Wiedmann, Die Philosophie und die Frage, 327.
24
Scientismo, complessa ideologia moderna per cui: a) solo le scienze possono risolvere i
problemi dell'uomo; b) solo la scienza pu conoscere tutta la realt e spiegarla mediante i suoi
principi e i suoi metodi; c) solo le conoscenze scientifiche sono credibili, oggettive,
incontrovertibili, ecc.; d) solo il metodo scientifico pu scoprire la verit, ecc.
25
26
Questa critica rivolta a Heidegger. Cf. Sasso, "Progresso", 642. Degli scritti di
Heidegger sono indicati in particolare: M. Heidegger, Sein und Zeit, Halle 1927, (tr. it., Essere e
tempo, Torino 1969); Id., Holzwege, Frankfurt 1950, (tr. it., Sentieri interrotti, Firenze 1969);
Id., Nietzsche, 2 voll., Pfullingen 1961.
27
Cf. Gaudium et Spes, 4-10, 20, 37, 53-57, 64; "Progresso", in Dizionario delle idee, 925926; J.B. Bury, The Idea of Progress. An Inquiry into its Origin and Growth, New York 1955;
M. Ginsberg, The Idea of Progress. A Revaluation, London 1953.
28
29
30
31
Logicismo, per significati pi specifici cf. il "Breve lessico" del volume. Qui: dottrina che,
nella filosofia, assegna un ruolo preponderante alla logica o ne fa addirittura il suo fondamento.
34
Aspetti introduttivi
2.
3.
4.
5.
12
6.
13
7.
8.
9.
10.
14
di non limitarsi soltanto alla scienza come unica forma di conoscenza e di superare
l'eccessiva frammentazione delle conoscenze, favorendo le sintesi globali che
unifichino le identit soggettive.22
Tuttavia, queste esigenze non sembrano ancora trovare punti di aggregazione
nell'attivit scientifica in quanto tale, n spingere i ricercatori verso posizioni comuni.
Queste posizioni eterogenee, le divisioni e le divergenze di giudizio sugli argomenti pi
importanti, e soprattutto la questione dei rapporti tra etica e scienza, cominciano a fare
problema.23 A ci si unisce la naggior coscienza di essere coinvolti in processi di
trasformazione delle persone e della specie, per i quali non si possono responsabilizzare
soltanto i singoli. Pertanto l'esigenza di una comune gestione etico-morale, sociale e
comunitaria della scienza, appare sempre pi forte.
11.
Sintesi conclusiva
Garelli F., "Mentalit scientifica tra secolarizzazione e trascendenza: il caso dei fisici,
biologi-genetisti e studiosi di intelligenza artificiale", in A. Ardig, F. Garelli, Valori, scienza e
trascendenza, Torino 1989, 182-183.
2
A. Ardig, "Gli scienziati tra cultura moderna, post-moderna e oltre", in Ardig, Garelli,
Valori, scienza e trascendenza, 221-222.
4
15
Ardig, "Gli
A. Rizzi, "Le sfide del pensiero debole", in Rassegna di Teologia, 27 (1986), 1, 1-14;
Ardig, "Gli scienziati", 226.
9
10
11
13
Cf. G.H. Von Wright, Immagini della scienza e forme della razionalit, Roma 1987;
Ardig, "Gli scienziati", 204.
14
Cf. F.T. Arecchi, I. Arecchi, I simboli e la realt. Temi e metodi della scienza, Milano
1990, 30-31; Ardig, "Gli scienziati", 205-207.
15
17
J. Van der Volet, "La fede di fronte alla sfida postmoderna", in Communio, 110 (1990), 815; Ardig, "Gli scienziati", 248.
18
H.A. Simon, The Sciences of Artificial, New York 1969; Ardig, "Gli scienziati", 265-267.
22
H. Atlan, Tra il cristallo e il fumo, Firenze 1986; Id., tort et raison. Intercritique de la
science et du mythe, Paris 1986; Ardig, "Gli scienziati", 268-269.
23
U. Galimberti, "La scienza il nostro mondo", in Jacobelli, Scienza e etica, 61- 67;
Ardig, "Gli scienziati", 272-273.
16
Cenni introduttivi
2.
Un'esigenza oggi assai diffusa la ridefinizione del ruolo sociale della scienza. I
recenti sviluppi di alcune scienze sollecitano interrogativi etici e domande di senso, che
superano gli ambiti del sapere scientifico. Pertanto, la "trascendenza", intesa come
riconoscimento di una realt, che supera il dato empirico e si pone al di l di una
visione immanente del mondo, non appare pi un tema estraneo al pensiero scientifico.4
Essa rientra nel mondo scientifico, in seguito al riemerge di una "necessit di senso"
e di una "sensibilit etica", conseguenti alle ricerche pi avanzate di alcuni settori, quali
l'ingegneria genetica, l'intelligenza artificiale e alcune aree della fisica.5
I ricercatori sentono che i problemi essenziali dei valori e dei significati non
vengono approfonditi abbastanza nella comunit scientifica. La parcellizzazione e la
standardizzazione del lavoro li alienano da essi. Inoltre la scienza "normale" o
"ufficiale" limita l'autonomia di studio e l'originalit delle ricerche e la pressione
sociale distoglie dagli ambiti conoscitivi spingendo verso quelli pi pratici e
applicativi. Tutto ci li deresponsabilizza.
I modi di reagire a queste contraddizioni sono diversi.6 Alcuni si immergono nei
problemi puramente conoscitivi, altri fanno dell'impresa scientifica una sfida e una
verifica personale, altri ancora si concentrano sugli aspetti estetici e ludici della
professione, disinteressandosi delle ripercussioni pratiche e sociali.
Pertanto, sono in netto declino le motivazioni tradizionali della ricerca quali:
comprendere meglio l'universo, l'evoluzione e la vita; costruire visioni unitarie dei
fenomeni; raggiungere teorie generali di elevata capacit predittiva, ecc. La ragione
addotta che esse esigono un impegno professionale molto diverso dall'attuale.7
3.
3.1.
Infatti, l'attuale livello delle conoscenze e delle capacit applicative della scienza
solleva problemi la cui soluzione supera le logiche e i criteri scientifici e impone una
riflessione comune, filosofica, etica e teologica, sul significato e il potere della
scienza.8 Pi del 92,5% degli intervistati si preoccupa di salvaguardare l'integrit delle
persone e della specie dalle manipolazioni genetiche. Le motivazioni addotte, tuttavia,
sono assai varie: timore di violare l'integrit degli organismi umani; pericolo di minare
l'integrit della natura umana nella sua configurazione e nel suo divenire;
preoccupazione per l'integrit dell'uomo come soggetto simbolico; rottura dei
significati psicologici, spirituali e culturali delle diverse manifestazioni bio-vitali.
L'intangibilit e inviolabilit dell'uomo da possibili manipolazioni si appellano,
quindi, a motivazioni immanenti,9 mentre pochi si riferiscono alla dimensione
trascendente o al carattere divino della vita umana.10
3.2.
La vecchia distinzione scientista fra ricerca volta alla "pura conoscenza", e "scienza
applicata" volta alle utilizzazioni pratiche, ha ancora seguito. La grande maggioranza
(80%) chiede d'interdire solo le applicazioni, lasciando piena libert alla ricerca. La
pregiudiziale "superiorit" della scienza "pura" motiva la "neutralit etica" della ricerca,
ma non delle applicazioni che, perci possono essere cattive.
La permanenza di stereotipi quali: "attendibilit del sapere scientifico", "neutralit
delle ricerche" e "piena separazione fra ricerca teorica e applicata" indica una
coesistenza pacifica, tuttavia poco critica, fra nuovo pensiero scientifico e vecchi
coaguli ideologici. Rinviamo alla nota per maggiori dettagli. Rileviamo soltanto che,
finora, pochi ritengono forzata la distinzione generalizzata fra scienza pura e applicata.
Ancora meno sono quelli che, per le societ industriali avanzate, la trovano ingenua e
semplicistica.11
3.3.
In senso generale, gli interventi sulla vita umana hanno contribuito al risveglio della
sensibilit etica e della responsabilit morale professionale.12 Il numero di scienziati,
che ritiene di non aver cambiato valutazione morale, risulta inferiore rispetto a quelli
che riconoscono di averla mutata. Il numero di soggetti, passati dall'assenza alla
presenza di preoccupazioni e riserve morali, maggiore rispetto a quelli che hanno
fatto il cammino opposto. Il numero di operatori scientifici sensibili ai problemi morali
aumentato, in seguito al dibattito e all'approfondimento delle rispettive ragioni. La
maggior mobilit delle posizioni morali riguarda gli interventi pi discussi della
scienza.13
3.4.
4.1.
In effetti, l'idea dei contrasti fra scienza e fede, nacque in seguito alla lettura
inesatta dei dati scientifici e religiosi, attuata nei secoli XVIII e XIX, che dipendeva da
motivi strettamente contingenti. L'atteggiamento razionalista, ad esempio, che aveva
trasformato la scienza in scientismo, aveva pure estremamente ridotto la dimensione
personale della fede. Questa appariva sempre meno un'apertura totale e una piena
disponibilit dell'uomo a Dio, e sempre pi un assenso intellettuale a immutabili
formule concettuali.15
Oggi la consapevolezza della diversit dei discorsi e dei linguaggi non consente pi
un impatto diretto fra proposizioni di fede e asserzioni scientifiche, ma esige un loro
corretto inquadramento che tenga conto dei diversi giuochi linguistici, significati e
linguaggi e dei differenti contesti di significazione, regole linguistiche, ecc. Pertanto
locuzioni o concetti complessi e polivalenti come: creazione, origini, infinito, natura,
ordine, origine, vita, coscienza, spirito ecc., vengono ormai considerati in relazione ai
"giochi" linguistici vigenti nei diversi campi, senza confusioni o sovraimpressioni, cos
come la loro interpretazione viene effettuata in riferimento ai differenti contesti.
4.2.
Variet di concezioni
22
La minoranza che contrappone ancora scienza e fede, "crede" nella relazione stretta
e diretta fra scienza e fede, nella loro irriducibile alternativa, nella necessit di risolvere
conflitti e opposizioni con la prevalenza assoluta dell'una sull'altra, nel declino della
fede in proporzione esatta al diffondersi della scienza. Si detto: "crede", perch tale
posizione non viene motivata con adeguati argomenti razionali. Inoltre si tratta di
"minoranza" perch la percentuale di quanti ritengono che fede e scienza si riferiscano
a contenuti, funzioni e ambiti di applicazione sostanzialmente diversi gi salita al
76,5%.
Inoltre, coloro che non riconoscono alla scienza il ruolo di "conferma della fede" o
della religiosit non negano affatto la realt trascendente, bens giudicano inadeguato la
conferma o dimostrazione scientifica dell'esistenza di Dio e dei suoi attributi, perch
Dio , per definizione, l'Assoluto e il "totalmente altro". Pertanto, questa forte
maggioranza colloca la fede nell'ambito delle motivazioni fondamentali della vita,
lasciando alla scienza gli aspetti pi limitati del conoscere. Essa ritiene che, fra campi
cos diversi, una composizione valida e significativa possa darsi solo all'interno delle
persone. Si tratta, quindi, di una posizione sostanzialmente positiva. Forse, il suo punto
debole il rischio di una certa astrattezza, inerente alla eccessiva separazione delle due
prospettive.16
Gli scienziati pi sensibili ai rapporti scienza-fede, motivano il loro interesse con
l'attualit del problema e il riconoscimento che la fede religiosa, nel processo di
comprensione della realt, una prospettiva insostituibile e completa la scienza. Essi
dimostrano maggior capacit di considerarne gli influssi positivi e di leggere, nella
natura e nel mondo fisico, i segni di una realt che trascende l'evidenza empirica.
Fra questi operatori dall'atteggiamento pi aperto e cosciente, i biologi-genetisti
raggiugono un numero nettamente superiore alla media. A loro volta, gli scienziati
dell'intelligenza artificiale sono il gruppo pi numeroso che considera prioritario un
rapporto fra scienza e fede, privilegiando la prospettiva religiosa nel caso di eventuali
conflitti.17
Sintetizzando: gli scienziati credenti considerano scienza e fede due modalit
diverse, ma egualmente valide e interagenti. La scienza pu purificare la fede dalle
incrostazioni antropomorfiche. La fede pu purificare le scienze dalle assolutizzazioni
metafisiche. I ricercatori "laici" sono i pi disposti a riconoscere l'utilit di un
rapporto costruttivo, in cui scienza e fede non si escludano n sminuiscano a vicenda.18
5.
L'indagine ha valutato pure l'influsso della scienza su alcuni mediatori culturali della
trascendenza, quali: l'incidenza della mentalit scientifica su culture e societ; i
mutamenti negli stili di vita; le conseguenze delle interpretazioni filosofiche e
ideologiche dei dati scientifici e i risultati delle divulgazioni fantasiose o inesatte.
Pi dei due terzi degli uomini di scienza ritiene che la diffusione delle conoscenze
scientifiche non possa inficiare direttamente le condizioni culturali e sociali di un
riferimento alla trascendenza. Quindi il processo di secolarizzazione sarebbe causato e
condizionato da archetipi mentali e culturali diversi, quali: l'accresciuto senso di
potenza dell'uomo, la svalutazione di ci che supera le verifiche empiriche, la
convinzione di poter spiegare scientificamente tutta la realt, l'utilitarismo,
l'efficientismo materiale e la ricerca esasperata del benessere. Si tratterebbe, quindi, di
cause pi pratiche che teoretiche.19
Ritengono, inoltre, che la conoscenza scientifica dia un senso di onnipotenza,
conseguente all'impressione di non aver vincoli di ordine etico, n confini di tipo
cognitivo. A sua volta, la verifica, limitata al senso empirico delle affermazioni e ai
23
5.1.
5.2.
5.3.
Rispetto al collegamento fra fede e responsabilit sociale, due terzi degli intervistati
approvano che fede e religione svolgano anche funzioni non specificamente religiose,
purch non si atteggino a "uniche" depositarie della verit. Alcuni non accettano che si
pronuncino su questioni puramente scientifiche o pongano vincoli morali alla ricerca. I
biologi-genetisti, al contrario, auspicano addirittura maggiori pronunciamenti delle
religioni sulle questioni scientifiche.24
5.4.
24
5.5.
6.
Sintesi conclusiva
L'inchiesta che abbiamo analizzato disegna uno scenario umano in cui l'incalzare
delle nuove acquisizioni ha reso gli operatori scientifici sempre pi consapevoli
dell'inesauribile immensit del reale e dell'impossibilit di conoscerlo in modo
definitivo ed esaustivo mediante la scienza.
Il continuo allargamento dei confini della conoscenza non apre tramiti al
riconoscimento diretto o esplicito della trascendenza, tuttavia rende gli uomini di
scienza molto pi attenti e sensibili alle conseguenze etico-morali, culturali e sociali
degli sviluppi scientifici. Inoltre li rende pi cauti riguardo allo sviluppo delle ricerche
scientifiche sulle persone e alle loro conseguenze sulla specie umana.
In quest'ottica, e tenendo conto dello scenario socio-culturale postmoderno, gli
uomini di scienza sembrano pi disposti ad aprirsi alle esigenze di un sapere che
trascenda la pura datit empirica.31 Molti di loro ritengono, infatti, che sforzi onesti,
responsabili, liberi e maturi, volti a trovare convincenti soluzioni scientifiche, non
vengono ostacolati n sminuiti da ricerche che tengano conto dei valori, dei significati,
delle finalit e degli orientamenti.
Questi atteggiamenti possono offrire l'occasione per una approfondita riflessione
comune a livello filosofico, etico, religioso e teologico.32 Un dialogo su questi punti
potrebbe favorire, negli uomini di scienza, stimoli significativi per ridefinire in modo
pi soddisfacente il loro ruolo euristico, culturale e sociale nei confronti della scienza.
Negli operatori ecclesiali potrebbe aprire una concezione dei rapporti fra scienza e fede
assai pi profonda e significativa di quella tradizionale. Essa sarebbe volta, in primo
luogo, ad elaborare i valori umanistici, etici, culturali e sociali dell'impresa scientifica.
In secondo luogo, a sensibilizzare la comunit scientifica, culturale e sociale sulle
comuni responsabilit verso le esigenze, gli orientamenti, le finalit e i caratteri della
ricerca.
Oggi, uomini di scienza e credenti sembrano pi disponibili a percorrere insieme
tale cammino, condividendo le ragioni indicate da Paolo VI: "appare ormai evidente
che la scienza non basta a se stessa n puo essere fine a se stessa. La scienza non che
da e per l'uomo, perci deve uscire dal cerchio della sua ricerca e aprirsi sull'uomo e di
l sulla societ e sulla storia intera".33
25
J. Jacobelli, "La scienza per l'uomo", in J. Jacobelli (a cura di), Scienza e etica. Quali
limiti?, Bari 1990, vii; Ardig, Garelli, "Introduzione", 1.
3
Transdisciplinare vien detto un approccio tra differenti discipline volto a mettere in comune
i principi-base di ogni scienza, per ritrovarne il fondamento unificante. Cf. Ardig, Garelli,
"Introduzione", 2-3; G. Giorello, "Transdisciplinarit: motivi storici e problemi attuali", in P.
Alferi, A. Pilati (a cura di), Conoscenza e complessit. Strategie e prospettive della scienza
contemporanea, Roma-Napoli 1990, 57-87.
4
A.M. Isoldi, "Evoluzione critica della scienza", in Jacobelli, Scienza e etica, 94; Garelli,
"Mentalit scientifica", 29-31.
8
R. Dulbecco, Ingegneri della vita. Medicina e morale nell'era del DNA, Milano 1988;
Garelli, "Mentalit scientifica", 78-80.
10
Circa i 2/3 si dicono favorevoli a un impiego selettivo, non indiscriminato della tecnica,
ossia a interventi: a) orientati a migliorare le condizioni di vita dei soggetti; b) che non
producono esiti sconvolgenti. Sono sfavorevoli, invece, quando: a) vi siano possibilit diverse
da quelle tecniche; b) l'intervento produca conseguenze radicali; c) l'intervento non abbia
speranza di efficacia. Cf. Garelli, "Mentalit scientifica", 83-85.
26
13
G. Mattioli, "Chi decide sui limiti?", in Jacobelli, Scienza e etica, 130-134; Garelli,
"Mentalit scientifica", 92-93.
15
C.A. Coulson, "The Similarity of Science and Religion", in I.G. Barbour, Science and
Religion. New Perspectives in Dialogue, New York 1968, 57ss; Garelli, "Mentalit scientifica",
104-107.
16
Cf. H.K. Schilling, "The Threefold Nature of Science and Religion", in Barbour, Science
and Religion, 78-81; Garelli, "Mentalit scientifica", 109-114.
17
19
Cf. P. Poupard, Chiesa e culture. Orientamenti per una pastorale dell'intelligenza, Milano
1985, in particolare il capitolo VI "Culture d'oggi e speranza cristiana", 82-101; Garelli,
"Mentalit scientifica", 132-133.
20
Cf. I.G. Barbour, Issues in Science and Religion, London 1966, 452-463; Garelli,
"Mentalit scientifica", 133-136.
21
22
Gismondi, Critica ed etica, 23, 48, 59, 73, 78, 100, 245.
23
Per una lettura di questi problemi in chiave fortemente pessimista cf. G.O. Longo, "Il
demiurgo cieco", in Jacobelli, Scienza e etica, 113-118; Garelli, "Mentalit scientifica", 138140.
24
V. Cappelletti, Etica della scienza e bioetica, in Jacobelli, Scienza e etica, 25-30; Garelli,
"Mentalit scientifica", 141.
25
E. Poli, Homo sapiens. Metodologia dell'interpretazione naturalistica, Milano 1972, 268292; Garelli, "Mentalit scientifica", 162.
26
27
30
27
33
"Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze 23 aprile 1966", in AAS, LVIII (1966),
n. 5, 377.
28
Cenni introduttivi
2.
L'impresa scientifica non fu mai sottoposta a tanti studi e vagli critici, come a partire
dalla seconda met del secolo XIX a oggi. Essi hanno arricchito il pensiero della scienza
con quello sulla scienza, elaborato da numerose discipline, guidate dalla storia della
scienza e dall'epistemologia. Entrambe hanno messo in luce la crescente polivalenza del
termine "scienza", che non indica un contenuto unico ma numerosi elementi quali:
a) l'insieme dei risultati ottenuti (ipotesi, problemi, teorie, paradigmi, predizioni,
spiegazioni, modelli, calcoli, misurazioni, esperimenti, ecc.); b) l'insieme delle attivit che
producono tali risultati (insegnamento, addestramento, ricerca teorica ed empirica, ecc.); c)
l'insieme delle istituzioni e strutture (istituti, centri, laboratori, accademie, universit,
pubblicazioni, collegi, ricercatori, ecc.) che producono i risultati scientifici.
I tre insiemi, e i loro elementi, possono essere studiati da numerosi punti di vista:
psicologico, sociologico, giuridico, economico, antropologico, storico, filosofico, etico,
politico, ecc. Pertanto le discipline che studiano i vari aspetti della scienza crescono
continuamente, aumentandone la nostra conoscenza globale di "fenomeno", di "universo"
e di "impresa".
La storia della scienza costituisce uno strumento prezioso, perch definisce questo
"universo" proprio attraverso le sue variazioni. A tal fine, gli storici dovettero faticare assai
per chiarire i concetti di scienza (gli eventi), di storia (il loro corso) e di storiografia (il
modo di narrare entrambi).1 Pertanto, oggi, la storia della scienza indica un vasto insieme
di indagini e di ricerche estese ai pi diversi ambiti interni ed esterni dell'universo
scientifico.
L'ambito "concettuale" considera termini, idee, concetti, ipotesi, teorie, ecc. Quello
"oggettuale" studia strumenti, relazioni scritte, descrizioni di scoperte, ecc. Quello
"istituzionale-strutturale" indaga comunit e scuole di ricerca, circoli, accademie,
istituzioni accademiche, ecc. Quello "personale" si occupa di biografie, pensiero e
realizzazioni dei vari uomini di scienza, dai pi famosi ai pi dimenticati.2 Questo vasto
ambito di realt storiche e culturali si rivelato indispensabile per un'analisi dell'impresa
scientifica e per la comprensione della sua natura.
3.
Una delle maggiori difficolt affrontate dagli storici della scienza deriva dal continuo
processo di specializzazione, che genera sempre nuove discipline scientifiche e trasforma
profondamente quelle vecchie. Esso rende poco fruttuose le storie generali della scienza,
perch rende arduo stabilire gli oggetti delle varie discipline. Infatti gli "oggetti" della
scienza e della sua storia sono assai diversi dagli oggetti dell'esperienza quotidiana.
Innanzitutto gli oggetti delle scienze non si identificano affatto con le cose normali,
perch sono i "vari modi di leggere" tali cose e non le cose stesse.3 Quindi possono variare
secondo i pi diversi punti di vista culturali, filosofici, ideologici o di moda. Lo stesso vale
per la storia: altro l'oggetto di una storia positivista della scienza, altro quello di una storia
idealista, marxista o postmoderna, ecc. Di conseguenza, anche i criteri storiografici
variano da epoca a epoca.
Per spiegare meglio queste differenze della storia della scienza, gli storici usano due
immagini o "modelli". Il primo la piramide, il secondo la carta geografica.4
Nel "modello piramidale", gli enunciati scientifici sono disposti in ordine gerarchico, a
"piramide". Seguono tale modello le concezioni scientiste, fisiciste, positiviste ecc., che si
prefiggono di "spiegare le realt complesse" in base alle loro componenti elementari e di
"ordinare gerarchicamente i dati, la ipotesi", le interpretazioni, le teorie ecc.
Seguono il "modello cartografico" le storie postmoderne5 che riconoscono gli oggetti
scientifici solo mediante i simboli che li esprimono e le relazioni che li collegano.
S'interessano, soprattutto, alle connessioni che strutturano, organizzano e "caricano di
teoria" ogni osservazione. Mentre i modelli piramidali mantengono sempre la stessa
struttura, le raffigurazioni dei modelli cartografici possono cambiare continuamente.6
Ciascuna immagine, piramidale o cartografica, presuppone differenti basi (storiche,
filosofiche, culturali, ideologiche, metafisiche, personali, sociali, politiche ecc.), che
producono comprensioni e interpretazioni della scienza assai diverse e storie della scienza
ancor pi divergenti.
La concezione "piramidale" dell'Ottocento, ispirata alla visione positivista, materialista,
scientista ed evoluzionista, si basava su una immagine della scienza in crescita lineare,
coerente e in "costante accumulo organico".
La concezione "cartografica", della met Novecento, pi vicina alla visione
postmoderna, descrive la scienza come successione di interpretazioni diverse e contrastanti,
che costringono a "ridisegnare" continuamente nuove "carte".
4.
34
5.
La storia della scienza, come disciplina autonoma consapevole dei suoi metodi e
contenuti, si svilupp nel Novecento.10 Essa venne tenuta in tensione continua dalle
discussioni epistemologiche e filosofiche, dai nuovi apporti storici del pensiero e delle idee,
dagli influssi sociologici, ecc. che influirono sui suoi criteri e le sue ricerche.11 Ne
indichiamo alcuni esempi.
E. Mach sosteneva che le ricerche storiche sullo sviluppo di una scienza dovevano
impedirne i dogmatismi e consentire nuove aperture.12 P. Duhem intendeva mostrare che le
teorie scientifiche erano "convenzionali" ma non arbitrarie e dotate di "continuit"
(continuismo).13 Il suo "continuismo" fu respinto, pi tardi, da Koyr, Kuhn, Lakatos,
Feyerabend, ecc. che contestarono gli "imperativi epistemologici" che lasciavano poco
spazio alle alternative e agli imprevisti della storia reale.14
La corrente husserliana presentava la fisica, l'astronomia e la matematica come i modelli
cui la storia delle scienze doveva ispirarsi.15 Poincar, invece, dimostr che la meccanica
classica era troppo approssimativa ed si applicava soltanto a velocit trascurabili di fronte a
quella della luce.16
Cassirer privilegiava la storia della scienza per rintracciarvi i fatti che la differenziavano
dalla filosofia e dal suo semplice "avvicendarsi di opinioni".17 Lo interessava, soprattutto,
la trasformazione dei dati sensibili in simboli numerici.18 Brunschvicg sottoline la
sinuosit e instabilit della scienza e il continuo infrangersi di nozioni, teorie e metodi, che
esigeva un incessante lavoro di perfezionamento e riaggiustamento.19 Rivendic
l'atteggiamento inventivo della mente che, nel processo scientifico, non si limita a una
passiva registrazione dei fatti. Bachelard evidenzi la complessit della scienza moderna, la
sua alternanza di cristallizzazioni e rotture, l'insuperabile variet di significato dei suoi
termini e le lentezze e confusioni che ne costellano il cammino.20 Come sivede, questo
breve elenco costituisce un panorama di concezioni estremamente diversificate e
complesse.
6.
Fra gli strenui oppositori della storia delle scienze vanno ricordati i neopositivisti. L.
Wittgenstein, R. Carnap, O. Neurath ecc. sostennero l'irrilevanza della storia delle scienze
per la filosofia, la scienza e l'epistemologia, svalutandone le ricerche riugardo ai modi, ai
tempi e alle condizioni che presiedono al sorgere di ipotesi, teorie e scoperte. Essi, in
35
realt, s'interessavano soltanto alla scienza come "prodotto finale" (risultati e scoperte) e
non alle ragioni per cui si era arrrivati ad esso.
Altri autori quali E.A. Burtt,21 A.O. Lovejoy,22 e A.N. Whitehead, 23 ritenevano, invece,
la storia della scienza inscindibile da quella della cultura, compresa la metafisica, che ne
determina le svolte e le rivoluzioni. Perci misero in luce le basi metafisiche della scienza
di Copernico, Keplero, Galilei e Newton e sostennero che se gli empiristi di oggi fossero
vissuti nel XVI secolo, sarebbero stati i pi accaniti dileggiatori e oppositori della nuova
visione dell'universo.
6.1.
I membri del "Club per la storia delle idee" (History of Ideas Club) fissarono il criterio
che qualunque idea di cui si scriva la storia, deve essere indagata in tutte le forme assunte
nei pi diversi ambiti. Lovejoy sosteneva che i vari "ismi": razionalismo, illuminismo,
positivismo ecc., non sono dottrine unitarie, ma combinazioni eterogenee di elementi
contraddittori. Il suo principio storiografico fondamentale era: "pi vi spingete al cuore di
un problema storico, pi vi troverete qualcosa che vi spinge fuori e oltre i suoi confini".24
Whitehead poneva due presupposti alla base di ogni ricerca storica. Il primo era che la
mentalit di un'epoca nasce dai punti di vista e dalla visione del mondo delle classi sociali
colte.25 Il secondo sosteneva il reciproco scambio tra le cosmologie e i vari settori culturali
della scienza, dell'arte, dell'etica, della filosofia, della religione ecc. Su queste basi giudic
che le concezioni scientifiche sulla vita, gli organismi, i sistemi ecc., formulate nei secoli
XVII e XVIII, erano il tallone di Achille dell'intero sistema concettuale, ne denunci le
idee "avventurose" e auspic una maggiore apertura delle scienze a tutte le altre forme di
esperienza e di riflessione umana.26
6.2.
Verso il 1930 vennero studiati i rapporti fra conoscenza scientifica e mutamenti sociali,
per chiarire il collegamento fra le origini della scienza moderna e le forme dello spirito
capitalistico. I concetti di "valore di verit" e di "avalutativit" della scienza vennero
considerati "credenze" prodotte da una cultura, che considerava il potere come unico
"valore dominante" e rendeva la scienza un "sapere rivolto al dominio".27 In quest'ambito
fu singolare la concezione di J. Needham, biochimico, embriologo, studioso di filosofia e
di poesia, anglo-cattolico praticante, socialista e marxista, storico della scienza e sinologo,
che scrisse una monumentale storia della scienza e della civilt della Cina, basata su
presupposti fortemente criticati.28 Il primo era che l'evoluzione sociale ha fatto crescere la
conoscenza della natura e il controllo sul mondo. Il secondo era che la scienza un valore
universale le cui applicazioni unificano i contributi delle diverse civilt. Il terzo era che,
attraverso i due precedenti processi, l'umanit si muoveva verso una crescente unit,
complessit e organizzazione.29
6.3.
Gli storici marxisti inglesi furono molto criticati per il loro ideologismo,30 tuttavia non
furono gli unici a "ideologizzare" la storia della scienza. Gi i primi storiografi la
teorizzavano come storia "della perenne lotta contro gli errori, le superstizioni e i crimini
dello spirito" o storia "della crescita della tolleranza e della libert di pensiero" o, ancora,
storia "della graduale rivelazione della verit e liberazione dall'oscurit", ecc. Tutti questi
"fideismi" scientisti e razionalisti, rivolti a identificare la scienza col progresso totale, non
hanno retto agli eventi.31 Pertanto W. Pagel, negando che la storia della scienza mostri il
"graduale rivelarsi della verit", propose delle monografie storico-scientifiche che
integrassero il pensiero scientifico con quello non scientifico.32
36
6.4.
Negli anni sessanta la discussione sulla conoscenza scientifica riprese i temi della
"continuit e discontinuit". I "continuisti" sostenevano lo sviluppo continuo, ordinato,
lineare e organico. I "discontinuisti" difendevano la discontinuit, i salti, le cesure, le
rivoluzioni, i punti di non ritorno e le alternative opposte. Vi parteciparono famosi uomini
di scienza e storici quali Hanson,33 Kuhn,34 Toulmin e altri.35
Il dibattito contribu a far riconoscere che osservazioni, dati, termini e concetti
scientifici non sono mai neutri, ma immersi in un tessuto teorico che ne condiziona gli
apparati simbolici, concettuali, logici e strumentali usati per rilevarli ed esprimerli. Inoltre
dimostr l'inesistenza di linguaggi osservativi, che consentano di esporre i dati in modo
neutrale, per poterli confrontare con i linguaggi teorici.
7.
7.1.
La storia della scienza sottolinea pure altri fatti rilevanti. Il primo il succedersi di
tendenze contrastanti, nella scienza in generale e nelle varie discipline particolari. Il
37
7.2.
Un'altra acquisizione importante deriv dallo studio storico delle "teorie scientifiche". 46
Secondo L. Laudan se ne poterono individuare due tipi diversi: a) "dottrine specifiche",
collegate fra loro, controllabili, utilizzate per predizioni sperimentali o spiegazioni
dettagliate;47 b) "dottrine generali", meno controllabili, volte a unire le teorie del primo
tipo, sovente non conciliabili tra loro.48 Le seconde vennero interpretate in molti modi
diversi, dando luogo ai "paradigmi" o "matrici disciplinari" di Kuhn, ai "programmi di
ricerca" di Lakatos, alle "immagini di scienza" di Elkana e alle "tradizioni di ricerca" di
Laudan.49
Il problema epistemologico di fondo, al riguardo, era di capire i rapporti intercorrrenti
fra le prime teorie e le seconde e di chiarire i loro "elementi non rifiutabili". 50 La storia
della scienza ha accertato che gli "elementi non rifiutabili" in realt erano soltanto opinioni
parziali, provvisorie, relative e mutevoli, imposte dalle comunit scientifiche ai loro
38
ricercatori. Un esempio classico al riguardo offerto dai concetti di spazio e di tempo. Nel
sistema newtoniano essi erano degli "assoluti". Nel Settecento arretrarono a "elementi non
rifiutabili". Alla fine dell'Ottocento divennero "rifiutabili".
Pertanto storia ed epistemologia si sforzano di individuare come, quando e perch le
teorie specifiche del primo tipo si sgancino da quelle del secondo tipo, per agganciarsi ad
altre pi nuove. Tuttavia non chiaro se le teorie del primo tipo, "assorbibili" dalle
seconde, siano autonome o indipendenti da quelle con le quali sono "maturate" e se,
"maturare", significhi per loro essere generate o soltanto occasionate.
8.
Questa rapida rassegna ci mostra l'estrema variet, fluidit e mobilit della scienza, dei
suoi problemi e, quindi, della sua stessa fisionomia, dato che in essa i pi diversi criteri,
presupposti e teorie nascono, tramontano e risorgono continuamente. In pi, ogni elemento
si accompagna sempre al suo esatto contrario: la continuit alla discontinuit, il finalismo
all'a-finalismo o all'anti-finalismo, l'evoluzione all'involuzione, la storia interna alla storia
esterna, la linearit alla non-linearit, l'importanza all'irrilevanza, l'esistenza all'inesistenza,
la normativit all'anormativit, ecc. Questa lista interminabile come quella delle
contraddizioni e delle opposizioni riguardanti presupposti, traguardi, condizionamenti,
successi e fallimenti. Esse si snodano lungo tutta la storia della scienza: accordo o
disaccordo fra ricostruzione razionale ed esperienza della scoperta; sviluppo personale o
impersonale del pensiero scientifico; processo d'accumulo organico o rivoluzioni
periodiche, ecc.
Mentre l'epistemologia si concentra su un solo elemento per volta, la storia della scienza
costringe a riflettere sulla molteplice e varia coesistenza di intrecci e di opposizioni, di
problemi irrisolti, di diverse tradizioni e programmi, di criteri e orientamenti eterogenei,
ecc. Questo marasma riapre senza sosta i problemi della "scientificit" ossia del rigore,
dell'oggettivit e del valore di: logiche, linguaggi, metodologie, esperimenti, teorie, dottrine
ecc.
Gli storici, anzich disturbati, si dicono stimolati da tali ricerche che rivelano, ad ogni
svolta, la mobilit e le fluttuazioni che affliggono la scienza e la scientificit come ogni
altra realt umana. Per loro, tradizioni, convinzioni, credenze, valutazioni personali, sociali
e culturali, tanto nella comunit umana che in quella scientifica, sono soltanto espressioni
storiche provvisorie, limitate, mutevoli e sempre perfettibili.
Agli occhi dello storico, i vari elementi "strutturali" della scienza, appaiono elementi
"storicamente variabili e costruiti di volta in volta", per risolvere problemi limitati e per
fronteggiare situazioni provvisorie. Pertanto gli storici invitano a cercare il "punto decisivo
dei problemi" nei "processi temporali" e non nei "loro sostituti logici", insegnando a
diffidare dei "seducenti esempi precostituiti" e delle impostazioni nette, chiare e
"semifalse" dei manuali scientifici e di certi trattati di epistemologia.51
9.
Questa rapida incursione panoramica nella storia della scienza ha fatto emergere
l'indomita e perenne volont umana di costruire un sapere dotato di rigore, oggettivit,
autonomia metodologica, sistematicit e organicit, finalizzato alla conoscenza e aperto ad
applicazioni pratiche. Ha fatto pure emergere l'impossibilit di realizzare tale programma
in senso assoluto e, soprattutto, l'impossibilit d'identificare l'essenza della scientifict in
39
un solo elemento: presupposto, criterio, metodo, teoria, o nelle loro varie combinazioni.
Ci che per un istante sembra capace di rispondere a tutte queste esigenze, poco dopo si
rivela insufficiente, aprendo nuovi problemi e maggiori difficolt.
Queste acquisizioni sono importanti perch ci consentono di identificare il carattere
"analogico" della scientificit, quindi, la sua variabilit, secondo le diverse esigenze, tempi
ed ambiti. Pertanto la "scientificit" pu essere una caratteristica di ogni area disciplinare
(scienza, filosofia, etica, teologia), essendo una realt analoga da elaborare secondo
modalit e criteri concreti, adeguati alle proprie specifiche esigenze. In questo modo la
"scientificit" non isola pi n oppone, ma accomuna, la scienza agli altri ambiti.
La storia della scienza ha reso un'immenso servizio alla cultura, restituendo alla
scientificit il suo carattere di ideale non astratto e immutabile, ma concreto e storico,
perennemente riplasmabile. Ci consente a ogni disciplina: scientifica, filosofica e
teologica, di organizzare in modo "analogico" la scientificit del suo ambito, senza
rischiare n eteronomia n equivocit.
La storia della scienza mostra, inoltre, che i criteri pi rigorosi di scientificit non hanno
mai evitato errori e insuccessi, confermando il concetto espresso da Popper di una scienza
quale: "arte di imparare dai propri errori". Questo carattere l'accomuna alla saggezza
(filosofia) e alla sapienza (religione e teologia).
Ci chiarito, la conclusione pi significativa di questa rassegna storica che storia della
scienza e scienza, attraverso le loro variazioni e contrasti, concordano nel dimostrare:
1) L'inesauribile capacit della persona umana di vedere e pensare la realt in modi
sempre nuovi, originali e diversi e, seppur fallibili, tuttavia non arbitrari n anarchici, bens
retti da forme, strutture di significazione, leggi e principi, corretti, ordinati, controllabili e
sempre perfettibili.
2) L'inesauribile ricchezza di forme, strutture, contenuti, sensi e significati della realt
(natura, creazione), che superano infinitamente e sfidano incessantemente le capacit
umane di spiegare, di capire, di comprendere, di sistemare e d'intepretare.
3) L'inesauribile funzione problematizzante della ricerca che solleva problemi sempre
nuovi, appassionanti e decisivi, cui l'uomo non pu sottrarsi, e che esigono approcci
complementari, meta-scientifici, di ordine filosofico, etico religioso e teologico.
1
E., Agazzi, "Introduzione", in E. Agazzi, Storia delle scienze, 2 voll., Roma 1984, I, 8.
Cf. J. Ben David, The Scientist's Role in Society, a Comparative Study, Englewood Cliffs, N.J.,
1972, (tr. it., Scienza e societ, Bologna 1975); P. Rossi, "Storia della scienza", in Enciclopedia del
Novecento, VI, 386.
3
N.R. Hanson, Patterns of Discovery, Cambridge 1958, (tr. it. I modelli della scoperta
scientifica, Milano 1978). Di questo e altri volumi diamo i dati dell'edizione originale e delle
traduzioni per poter valutare i ritardi della cultura italiana nell'accettare opere fondamentali alla
nuova comprensione della scienza e della sua storia.
5
M. Santambrogio, "Sulla logica delle teorie scientifiche", in Quaderni della fondazione G.G.
Feltrinelli, Milano 1978, 75-138.
6
Cf. G. Preti, Storia del pensiero scientifico, Milano 1957; Rossi, "Storia della scienza", 387.
J. Agassi, Towards an Historiography of Science, Den Haag 1963, (tr. it. La filosofia dell'uomo
libero. Verso una storiografia della scienza, Roma 1978).
40
G. Preti, "Considerazioni di metodo sulla storia delle scienze", Rivista critica di storia della
filosofia, 13 (1958), 58-76.
9
Cf. Ch. Singer, Studies in the History and Method of Science, Oxford 1921; Agazzi,
"Introduzione", I, 9-10; Cf. . Meyerson, Du cheminement de la pense, 3 voll., Paris 1931.
10
Cf. M. Daumas, Histoire de la science, 5 voll., Paris 1957, (tr. it., Storia della scienza, Bari
1969); Rossi, "Storia della scienza", 388.
11
H. Butterfield, The Origins of Modern Science, London 1949, (tr. it., Le origini della scienza
moderna, Bologna 1962); Rossi, "Storia della scienza", 389.
12
13
G. Canguilhem, tudes d'histoire et philosophie des sciences, Paris 1968, (tr.it. Studi di storia
e di filosofia della scienza, Verona 1980), 21.
15
E. Husserl, Philosophie der Arithmetik, Halle 1891; Id., Logische Untersuchungen, 2 voll.,
Halle 1900-1901.
16
Contribu fortemente al passaggio dalla fisica classica a quella attuale. H. Poincar, Science et
mthode, Paris 1909, 272. Mise pure in luce il "convenzionalismo", cf. Id., La valeur de la science,
Paris 1905, (tr. it., Il valore della scienza, Firenze 1947, 276; studi il linguaggio scientifico, Id., La
science et l'hypothse, Paris 1902, (tr. it., La scienza e l'ipotesi, Firenze 1950).
17
E. Cassirer, Das Erkenntnisproblem in der Philosophie und Wissenschaft der neueren Zeit, 3
voll., Berlin 1906-1920, (tr. it., Storia delle filosofia moderna, 4 voll., Milano 1968), I, 26-28.
18
19
G. Bachelard, Le nouvel esprit scientifique, Paris 1934, (tr. it. Il nuovo spirito scientifico, Bari
1951); Id., La formation de l'esprit scientifique, Paris 1938; Id., Le matrialisme rationnel, Paris
1953, (tr. it. Il materialismo razionale, Bari 1975).
21
E.A. Burtt, The Metaphysical Foundations of Modern Physical Science, London 21950.
A.O. Lovejoy, The Great Chain of Being, Cambridge, Mass. 21957, (tr. it. La grande catena
dell'essere, Milano 1966).
22
23
A.N. Whitehead, Science and the Modern World, Cambridge 1926 (tr. it., La scienza e il
mondo moderno, Milano 1945).
24
A.O. Lovejoy, Essays in the History of Ideas, New York 21960, 6.
25
Cf. P. Mathias (Ed.), Science and Society: 1600-1900, Cambridge 1972; Rossi, "Storia della
scienza", 391.
26
Cf. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, 13, 64ss, 77, 229; M. H. Nicolson, Science
and Imagination, Ithaca 1962; Rossi, "Storia della scienza", 391; L. Actis-Perinetti, "Whitehead", in
Dizionario dei filosofi, 1260-1262.
41
27
J. Needham, Science and Civilisation in China, 7 voll., Cambridge 1954ss., (tr.it. Scienza e
civilt in Cina, vol I, Lineamenti introduttivi, Torino 1981ss.
29
30
R. K. Merton, The Sociology of Science: an Episodic Memoir, London 1979, 15-19. Egli
s'interess, soprattutto, alla struttura culturale e sociale della scienza.
31
G. Sarton, Horus: a Guide to the History of Science, Waltham. Mass. 1952, 11; Id., The
History of Science and the New Humanism, Bloomington 1962.
32
W. Pagel, William Harvey's Biological Ideas, Basel 1967, (tr. it. Le idee biologiche di William
Harvey, Milano 1979, 82).
33
N.R. Hanson, Patterns of Discovery, Cambridge 1958, (tr. it. I modelli della scoperta
scientifica, Milano 1978); Id. What I do not Believe and Other Essays, Dordrecht 1971.
34
T.S. Kuhn, The Copernican Revolution, Cambridge, Mass., 1957, (tr. it., La rivoluzione
copernicana, Torino 1972); Id., The Structure of Scientific Revolutions, Chicago 21969, (tr. it. La
struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino 1978).
35
S. Toulmin, The Philosophy of Science, London 1953; Id., "The Evolutionary Development of
Natural Science", in American Scientist, 55 (1967), 456-471.
36
J.T. Merz, A History of European Thought in the Nineteenth Century, 4 voll., Gloucester 19041912; Agazzi, "Introduzione", I, 11-12.
37
Cf. A. Rey, Les sciences dans l'antiquit, 4 voll., Paris 1933-1946; A.C. Crombie, Augustine
to Galileo. The History of Science a.d. 400-1650, London 1952, (tr. it., Da Agostino a Galileo.
Storia della scienza da V al XVII secolo, Milano 1970); Agazzi, "Introduzione", I, 13; J.L. Dreyer,
Storia dell'astronomia da Talete a Keplero, Milano 1970; A. Birkenmajer, tudes d'histoire des
sciences et de philosophie au Moyen Age, Wroclaw 1970.
38
Cf. B. Nelson, "Sciences and Civilisations East and West: J. Needham and Max Weber", in
Boston Studies in the Philosophy of Science, 10 (1974); Agazzi, "Introduzione", I, 14; T.S. Kuhn,
The Essential Tension. Selected Studies in the Scientific Tradition and Change, Chicago 1977.
39
M. Kline, Mathematics in Western Culture, Oxford 1953, (tr. it. La matematica nella cultura
occidentale, Milano 1976); Agazzi, "Introduzione", II, 9.
41
Ricerca sui fondamenti, in matematica: a) in senso lato indica lo studio della basi
epistemologiche della logica e della matematica; b) in senso stretto indica un ramo della matematica
costituito da un gruppo di discipline (t. degli insiemi, t. delle funzioni ricorsive, t. dei modelli, ecc.)
che, in piena autonomia metodologica, originano dalle indagini critiche sui concetti basilari della
matematica, attuate fra l'800 e il '900.
42
Frege (1848-1925) tent di dimostrare che le "verit" matematiche sono puramente logiche e
prescindono da ogni intuizione. Il tentativo risult contraddittorio, ma gli strumenti logici da lui
creati servirono per successivi sviluppi della logica.
43
Insieme, in logica matematica, indica una classe di elementi distinti e chiaramente definiti,
ragggruppati o raggruppabili fra loro, in base a una caratteristica comune. Teoria degli insiemi,
studia non solo gli insiemi, ma tutte le loro possibili relazioni, per giungere a una razionalizzazione
42
matematica di tutte le evenienze possibili. Giunta a gravi contraddizioni pose in crisi la matematica
agli inizi del 1900.
44
A.R. Hall, "The Scholar and the Craftsman in the Scientific Revolution", in Clagett, The
Critical Problem, 3-23; Agazzi, "Introduzione", II, 10-11.
45
Cf. W. Stegmller, The Structure and Dynamics of Theories, New York 1976; Rossi, "Storia
della scienza", 397.
47
L. Laudan, Progress and its Problems: Toward a Theory of Scientific Growth, Los Angeles
1977, (tr.it., Il progresso scientifico. Prospettive per una teoria, Roma 1979).
50
Detti pure "non rigettabili" o "sacrosanti". Cf. I. Lakatos, A. Musgrave (Eds.), Criticism and
the Growth of Knowledge, London 1970, (tr. it., Critica e crescita della conoscenza, Milano 1976).
51
Cf. M.D. Grmek, "A Plea for Freeing the History of Scientific Discovery from the Myth", in
M.D. Grmek, R.S. Cohen, G. Cimino, On Scientific Discovery, Dordrecht 1981; Rossi, "Storia della
scienza", 397-398.
43
5.
EPISTEMOLOGIA: COSCIENZA CRITICA E AUTOCRITICA
DELLA SCIENZA
1.
Cenni introduttivi
Questo capitolo non facile, perch sintetizza in poche pagine, le vicende storiche e
le coordinate culturali del grandioso sforzo teorico di stabilire i fondamenti della
scienza, chiarire il suo significato e dimostrarne le conoscenze come vere, certe e
definitive. Esso diede origine all'epistemologia,1 come disciplina che aiut a
capovolgere molte prospettive e a rendere consapevoli dei complessi grovigli
problematici, che la scienza crea e deve incessantemente affrontare.
La difficolt del capitolo risiede nel seguire un esile filo conduttore, smarrito in
un'enorme quantit di argomenti scientifici, epistemologici, storici e filosofici,
sviluppati nell'arco di pi secoli, in nazioni e culture assai diverse. Perci, per comodit
del lettore, abbiamo esposto chiaramente questo "filo" nelle "riflessioni conclusive",
che possono essere lette subito, omettendo il resto senza inconvenienti. Chi lo desidera,
potr leggere il capitolo successivamente e con tutta calma. In questo caso trover
spiegati in nota e nel "breve lessico" in fondo al volume, tutti i concetti pi complessi e
i termini pi tecnici. Invece il lettore interessato e stimolato dalle contraddittorie
vicende di un pensiero cos tormentato e sovente oscuro, pu tranquillamente
procedere.
2.
Epistemologia, nel senso attuale, indica l'indagine critica intorno ai presupposti, alla
struttura e ai metodi della scienza2 e ai problemi delle singole discipline. Tuttavia, essa
non fu intesa sempre in questo modo. Fu un insieme di circostante a farne la coscienza
sempre pi vigile, critica e autocritica della scienza, reinserendo la filosofia nel
discorso scientifico, dopo che ne era stata arbitrariamente estromessa.
Perci, essa non ebbe mai un cammino facile, perch la sua nascita e sviluppo sono
legati ai fatti e alle ragioni che, a partire dal XIX secolo, resero molti problemi della
scienza sempre pi complessi e talora insolubili. Nel capitolo precedente abbiamo visto
quanto gli storici diffidino di essa. Molti filosofi fanno altrettanto.
2.1.
Ci spiega perch il suo ruolo si sia rivelato subito ingrato e abbia subito giudizi
tutt'altro che benevoli. Musgrave la riconobbe afflitta da una "epidemia di problemi".
Canguilhem, facendone il bilancio, vi trov pi manifesti e programmi che risultati.3
Toulmin la giudic una "disordinata velleit disciplinare".4 Skolimowski la trov in
condizioni peggiori dell'astronomia tolemaica ai tempi di Copernico, il che tutto dire.5
Pertanto furono numerose le proposte di sostituirla con altre discipline: storia,
psicologia, sociologia della scienza ecc.6 I tentativi di collaborazione fra epistemologi e
storici ne misero in luce la fragilit: se "descriveva" diveniva conformista, se
"prescriveva" era paternalista, se faceva tutt'e due peggiorava entrambi gli aspetti.7 Uno
dei giudizi meno negativi diceva che:
"L'epistemologia ha gi imparato molte cose dalla storia delle scienze e
viceversa. Gli epistemologi, in particolare, hanno appreso a formulare regole
metodologiche pi permissive e gli storici della scienza hanno usufruito di nuove e
interessanti ipotesi di lavoro storiografiche. Questa collaborazione, tuttavia,
esposta a pericolosi rischi. Gli epistemologi tendono ad essere i monatti della
2.2.
2.3.
Un futuro incerto
Gli storici sorridono di questa situazione che "fa a pezzi" l'immagine di una
epistemologia "padrona della razionalit scientifica" e la costringe a interrogarsi pi
profondamente sulla sua natura meta-teorica e a rinunciare ai prontuari di regole da
ammanire alle comunit scientifiche. Scrive Baldini: "La repubblica degli epistemologi
scossa da inquietanti paradossi e da scandali teorici. Lo storico della scienza ha
mostrato come nell'armadio dell'epistemologo vi siano alcuni scheletri e come sia
ormai giunto il tempo di fare le dovute pulizie".13 Egli descrive l'epistemologo con
l'immagine tratta dal Barone di Mnchausen, del lupo (lo storico) che salta in groppa al
cavallo (l'epistemologo) che tira la carrozza del barone (lo scienziato) e comincia a
divorarlo dall'interno, fino a consumarlo totalmente. A questo punto, per, si trova
legato al posto del cavallo per trascinare la carrozza, sotto le frustate del barone.
3.
47
Queste necessarie distinzioni non sono facili da applicare n dagli storici n dagli
epistemologi,14 per cui Popper ha concluso che "la storia della scienza, come quella di
tutte le idee umane, storia di sogni irresponsabili, di ostinazioni e di errori".15
4.
5.
L'epistemologia muoveva dal preteso ideale positivista del "massimo di datit", che
esigeva una scienza unificata, quantitativa, matematizzata e assiomatica.24 Tuttavia i
rivolgimenti causati dalla relativit e dalla meccanica quantistica, allontanando il
pensiero scientifico dall'esperienza comune, sollevavano il problema del rapporto fra la
forma logica della scienza e la sua verifica sperimentale. Gli "esperimenti decisivi"
(experimentum crucis) apparivano impossibili, dopo che Duhem aveva dimostrato la
possibilit di contrapporre ipotesi ausiliarie alle confutazioni sperimentali, al fine di
salvare i principi confutati.25 Questa tesi "convenzionalista"26 gi sviluppata da
Poincar27 sarebbe stata confermata anche da Lakatos, che pi tardi avrebbe dimostrato
come ogni esperimento negativo possa essere "riassorbito" attraverso opportune
"convenzioni".28
Il programma hilbertiano dell'assiomatica,29 in base al quale qualsiasi sistema
teorico pu essere ricavato deduttivamente dai termini primitivi e dagli assiomi30 venne
drasticamente ridimensionato, nel 1932, quando Gdel dimostr che per ogni sistema
assiomatico esistono formule la cui verit o falsit indimostrabile.31 I tentativi di
Frege32 Russell33 e Whitehead 34 per trasformare la matematica in logica formale, capace
di ricavare asserti da altri asserti, avrebbero incontrato insormontabili difficolt.
In breve, l'enorme sforzo per collegare teorie scientifiche, osservazione ed
esperimento rivel l'insormontabile complessit del rapporto fra protocolli
osservativi35 e teorie e fra i dati dell'esperienza e i sistemi concettuali che cercano
d'inquadrare in modo logico e unitario tali dati.
48
5.1.
Lo sforzo della prima met del 1900, volto a trovare un rapporto tra logica ed
esperienza, che fosse univoco e conciliabile con gli sviluppi delle scienze umane e
teoretiche fall. Tuttavia, consent importanti acquisizioni per la filosofia del discorso e
del linguaggio.36
Infatti Carnap, per superare le difficolt di tale rapporto, proponeva una libera
costruzione di linguaggi atti a ricevere i contenuti empirici, riformulando gli elementi
dell'empirismo e positivismo in forma di "convenzionalismo".37 Mediante l'analisi
dell'espressione linguistica voleva dimostrare la tesi empiristica. Pertanto dichiarava
vuota o tautologica ogni proposizione che non riferise contenuti di esperienza.38
L'introduzione dell'interesse semantico e dei rapporti tra sintattica39 e semantica, 40
arricch l'epistemologia, ma vi introdusse nuovi problemi di non facile soluzione, quali
l'integrazione dell'analisi formale del linguaggio con la sua funzione significante.
Perci rendeva necessaria una teoria del significato e dell'intepretazione.
Tarski, per definire la verit delle proposizioni, in riferimento all'oggetto da loro
denotato, introduceva la nozione di modello41 per distinguere gli insiemi di proposizioni
vere o false rispetto al modello dato. Ne risultava, per, che l'insieme delle proposizioni
vere non definibile all'interno di un dato modello. La semantica veniva a interferire
pure con gli sviluppi dell'assiomatica che, nella scienza del Novecento, costituiva uno
dei capitoli pi ricchi di implicanze filosofiche.42
6.
Anche il problema della mente o del "razionale" era un punto dolente del quadro
epistemologico. La mente era il "fantasma nella macchina" soggettiva e oggettiva.
Razionalisti e positivisti temevano che compromettesse il carattere "positivo" della
conoscenza, reintroducendo un elemento animistico nella natura. Perci volevano
coordinare la mente con la natura o eliminarla. Poich Wittgenstein, nel Tractatus
logico-philosophicus (1922), cercava di unificare quei due itinerari, sollev un interesse
eccezionale.43
Per, nel 1930, passato da Vienna a Cambridge, cambi impostazione. Vide il
linguaggio come espressione di una funzione significante pi particolare, il cui fine non
era pi di rappresentare soltanto, ma anche di comunicare. Inoltre, il "mentale" non
poteva scomparire, perch legato alle "origini delle assiomatiche" o, nei termini di
Wittgenstein, dei "giuochi linguistici". La mente continuava a inquietare, manifestando
ovunque la sua molteplice presenza.
Ipotesi e teorie scientifiche apparivano non pi "derivate" dai fatti osservati, ma
"inventate" per spiegarli, per cui lo scienziato doveva sbrigliare la sua
immaginazione.44 La spiegazione scientifica veniva identificata con un modello
deduttivo. Un evento diveniva spiegabile, deducendone la descrizione da asserti di
leggi generali e di condizioni antecedenti. Il sistema di asserti costituiva l'unit di
significanza.45
Per Schlick il criterio di verifica era il "postulato di significanza empirica", vale a
dire che il metodo di verifica era dato dal significato stesso della proposizione, ma ci
incontr difficolt insormontabili nella logica formale.46 L'"epistemologia genetica" di
Piaget offriva il tramite fra soggetto e oggetto.47 Il mentale, per, anzich scomparire, si
rifletteva sul reale, tanto che, alla fine, Piaget ammise di aver raggiunto una posizione
addirittura antitetica al neopositivismo. Pertanto, mut il "gestaltismo"48 in
"strutturalismo", dando rilievo a una delle pi significative espressioni teoriche della
scienza e sottolineando la consapevolezza creativa dello scienziato.49
49
7.
Tali nuove scienze del secondo Novecento, cibernetica, etologia, ecologia, ecc.
richiamarono la necessit di nuove assiomatiche qualitative e strutturali. Volendo
recuperare l'esemplarit conoscitiva della scienza, misero in luce il fatto che finora
erano stati considerati soltanto gli aspetti pi parziali e artefatti dell'impresa scientifica.
Perci le epistemologie pi recenti si sforzarono di colmare la lacuna ricorrendo alla
storiografia delle scienze.
Popper fu assai ascoltato, perch criticava l'oscurantismo specialistico e
l'atteggiamento antimetafisico del gruppo viennese. Egli intendeva superare entrambi,
riunendo insieme pensiero filosofico e scientifico. Sottoline l'asimmetria fra la verifica
e la falsificazione scientifica. Dimostr che gli asserti individuali non possono
"verificare" o "giustificare" (dimostrare veri) gli asserti universali, ma solo "falsificarli"
(dimostrarli falsi). Sostenne che le percezioni non giustificano le proposizioni, ma
permettono di falsificarle nell'ambito di "convenzioni intersoggettive".
Le risposte negative, confutando le conclusioni, scalzano l'edificio. Pertanto, la
scienza poggia solo sulla sicurezza negativa o sulla "logica dell'errore". Anche la storia
confermava che le nuove acquisizioni scientifiche non nascono dagli esperimenti, ma
dal pensiero, dalla riflessione, dalle congetture, dai problemi, dalle speculazioni e dalle
idee e anticipazioni pi audaci.54
La svolta semantica del "secondo" Wittgenstein sottolineava che il rapporto fra
logica ed esperimento viene mediato dall'azione (operazione) prima che dalla
convenzione, per cui occorre un giusto equilibrio tra segno verbale ed evento. Kuhn
metteva in luce che il ruolo della comunit scientifica pi significativo di quello
dell'individuo.
Perci Sherrington sottolineava che la scienza naturale pu analizzare e descrivere
la vita ma non il pensiero, perch la mente non una cosa e il modello energetico non
riesce a raffigurarne alcun aspetto n funzione. Eccles notava che l'autocoscienza e
l'unit dell'esperienza cosciente sono attributi della mente e non aree associative degli
emisferi cerebrali. Quindi il "terzo mondo"55 di Popper, o "mondo tre" di Eccles,
avrebbe connotati non solo culturali ma anche trascendenti, da cui la mente (mondo
due) attingerebbbe la struttura ordinatrice del proprio campo fisico d'azione (mondo
uno).
Nel frattempo gli studi sulla "logica della scoperta scientifica" esploravano i
retroterra delle congetture e delle ipotesi.
7.1.
50
8.
51
9.
Riflessioni conclusive
Episteme, indica l'insieme delle conoscenze positive e delle teorie scientifiche di una data
epoca.
2
52
Cf. M. Baldini "Storia della scienza e storia della filosofia", in M. Fabris, F.Casamassima,
Cultura post-moderna e filosofia. Aspetti e confronti, Bari 1990, 45.
4
509.
7
Baldini, "Storia della scienza", 48; cf. Th. Nickles, "Rationality and Social Context", in Th.
Nickles (Ed.), Scientific Discovery: Cases Studies, Dordrecht, 1980.
8
10
11
14
15
16
Le geometrie non euclidee partono dalla negazione del quinto postulato di Euclide, per il
quale per un punto esterno a una retta passa una sola parallela alla retta data.
17
18
Teoria per cui nessun fenomeno ha un valore assoluto in s, ma relativo al sistema cui si
riferisce, ivi compreso l'osservatore.
19
Teoria per cui gli eventi non sono legati da alcun rapporto di causa-effetto. Pi
esattamente il principio d'indeterminazione, fondamentale nella meccanica quantistica, dice che
non possibile determinare con esattezza una delle quantit osservabili, senza render
indeterminato il valore delle altre.
20
Teoria per cui l'energia viene emessa in forma di quantit "discrete" (discontinue o
separate).
21
Intuizionismo, nella filosofia della matematica, corrente di pensiero che concepisce gli
enti matematici come prodotti dall'intuizione ed esclude come illegittimi i concetti che non
corrispondono a contenuti intuitivi.
23
24
53
695; P.W. Bridgmann, The Nature of Physical Theory, Princeton 1936, (tr. it., La natura della
teoria fisica, Firenze 1965).
25
26
H. Poincar, La science et l'hypothse, Paris 1902, (tr. it., La scienza e l'ipotesi, Firenze
1949, Roma 21963); Id., La valeur de la science, Paris 1905, (tr. it., Il valore della scienza,
Firenze 1947).
28
29
Assioma, verit o principio certo, indiscutibile, evidente per s, costituente la base per
l'ulteriore ricerca. D. Hilbert, "ber den Zahlbegriff", in Jahresbericht der deutschen
Mathematiker-Vereinigung, 1900, VIII, 180-194; Id., "ber die Grundlagen der Logik und der
Arithmetik", in Verhandlungen der dritten internationalen Mathematiker-Kongresses in
Heidelberg vom 8. bis 13. August 1904, Leipzig 1905; Id., Grundlagen der Geometrie, Leipzig
1899, (tr. it., Fondamenti della geometria, Milano 1970); D. Hilbert, P. Bernays, Grundlagen
der Mathematik, 2 voll., Berlin 1934-1939.
31
32
G. Frege, Die Grundlagen der Arithmetik, Breslau 1884; Id., Grundgesetze der Arithmetik,
begriffsschriftlich abgeleitet, 2 voll., Jena 1893-1903.
33
34
35
Cassirer port al vertice l'esigenza di passare, dai metodi conoscitivi positivi, ai principi
trascendentali, riannodando la scienza alla tradizione filosofica. Cf. E. Cassirer, Das
Erkenntnisproblem in der Philosophie und Wissenschaft der neueren Zeit, 3 voll., Berlin 19061920; Cappelletti, "Epistemologia", 696.
37
Sintattica, parte della semiologia che studia i rapporti fra i segni, astraendo dal loro
significato.
40
41
54
Modello matematico, indica un insieme di relazioni quantitative, usate per formulare le teorie e
verificarle, che descrivono in modo semplificato un certo numero di fenomeni.
42
44
C.G. Hempel, Aspects of the Scientific Explanation, New York 1965; Id., Philosophy of
Natural Science, Englewood Cliffs N.J. 1966, (tr. it. Filosofia delle scienze naturali, Bologna
1968).
45
47
48
Gestalt, teoria psicologica sorta in Germania negli anni '20, secondo la quale i fenomeni
percettivi non si spiegano addizionando le singole unit elementari (sensazioni), ma globalmente
nel loro organizzarsi in strutture (Gestalten), secondo leggi ben determinate.
49
50
Cibernetica, scienza che studia i parallelismi esistenti tra macchine, sistemi e organismi
viventi e, in particolare, le tecniche di regolazione e di controllo (artificiali e naturali) e le loro
applicazioni nella tecnologia, negli organismi viventi e nella societ umana.
51
52
A. Koestler, J.R. Smythies (Eds.), Beyond Reductionism, London 1969; F.J. Ayala, Th.
Dobzhansky, Studies in the Philosophy of Biology, London 1974.
54
55
Terzo mondo o mondo tre, nel linguaggio di Popper indica l'insieme degli scritti, rapporti,
resoconti e relazioni redatti dagli operatori e dalle istituzioni scientifiche.
56
58
Cf. N. Wiener, Cybernetics, New York 1948, (tr. it., La cibernetica, Milano 1968).
59
60
Ch. P. Snow, The two Cultures, London 1959, (tr. it. Le due culture, Milano 1964).
61
62
Ricordiamo qui solo alcun dei nomi pi importanti, quali: H. Weil, M. Wertheimer, K.
Lorenz, S. Eddington, M. Polanyi, A. Portmann, F. Jacob, A. Lwoff, L. Bertalanffy; Cappelletti,
"Epistemologia", 702.
55
63
In un convegno promosso dalla "British Society for the Philosophy of Science" e dalla
"London School of Economics".
65
66
68
71
72
Giovanni Paolo II, Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze, 3.10.1981.
56
Cenni introduttivi
2.
Quanto abbiamo visto nei precedenti capitoli ci ha abituati alla mutevolezza delle
componenti scientifiche. Quindi non ci stupiremo nel constatare che anche la realt e il
concetto di "teoria" sono cambiati secondo i tempi e le diverse interpretazioni della scienza.
Per lo "scientismo" le teorie scientifiche costituivano l'unico modo di conoscere la realt.2
Per il "realismo" la scienza conoscerebbe veramente la realt esterna e le teorie
descriverebbero aspetti reali del mondo. Per lo "strumentalismo", all'opposto, la scienza
non raggiunge alcuna realt esterna, per cui le teorie scientifiche sono soltanto strumenti
utili per le previsioni e le applicazioni.
2.1.
Lo studio specifico delle teorie deriva dalle difficolt insite nell'analisi globale della
scienza. Pertanto, si pensato che lo studio dei singoli elementi che la compongono,
soprattutto quelli fondamentali come le teorie e i metodi consentisse di aggirare l'ostacolo.
La "prasseologia", come nuova specializzazione, avrebbe dovuto studiarli come mezzi pi
adeguati per raggiungere il fine.3 Anche la metodologia si dedicata a questo compito,
attirandosi rilievi critici. I suoi sostenitori ritengono che senza di essa la ricerca divenga
caotica e incapace di risolvere i problemi. I suoi oppositori la tacciano d'incapacit ad
offrire regole o algoritmi 4 utili, visto che la ricerca non una routine.
Comunque anche la prasseologia e la metodologia si connettono al problema pi
generale del "progresso conoscitivo" che riguarda il modo di avvicinarsi a uno scopo
prefissato e i criteri con i quali misurarne progressi, successi o fallimenti.5 Con questo
entriamo nel vivo del problema, affrontando una procedura che ritroveremo pi volte.
La procedura la seguente: per risolvere il problema del "progresso conoscitivo"
occorre costruire una "catena" di criteri e di esigenze da adempiere. Tali esigenze, per,
presentano crescenti difficolt. Vediamole: dato che il progresso scientifico deve essere
definito con precisione, bisogna trovare tale definizione. Ottenuta la definizione bisogna
trovare gli "indicatori" che consentano di riconoscere un progresso.6 Per trovare tali
indicatori bisogna formulare un "modello ideale di scienza". Per ottenere tale modello
bisogna trovare dei "presupposti" di fondazione (sul mondo e sull'uomo), dimostrati e certi.
Tuttavia, la scienza non pu creare i suoi presupposti certi perch: a) essendo presupposti la precedono; b) inoltre essendo le sue acquisizioni parziali, provvisorie e
falsificabili, esse sono pure incerte e inverificabili. Pertanto i presupposti debbono essere
forniti soltanto da altre forme di conoscenza: filosofia, metafisica, religione.
Ci significa che, ogni volta che si costruisce una "catena problematica" si giunge
inevitabilmente al primo anello, che si deve "agganciare" a qualcosa e da qualche parte. La
metodologia, come ogni altra disciplina, deve trovare il suo punto di aggancio. Fuori
metafora, il problema decisivo della metodologia, rimane il "fondamento" del proprio
discorso. Poich quello interno non esiste, deve cercarlo altrove, aprendosi agli altri
discorsi gi indicati (filosofia, metafisica, etica, ecc.).
Tali discorsi, tuttavia, offrono una pluralit di concezioni sull'uomo e sul mondo che
impone delle scelte. Esse avvengono in un orizzonte pluralistico di "ideali di scienza", di
"metodologie" e di "concezioni di progresso". Ci significa che una metodologia unica
impensabile e si avranno pi metodi concorrenti. Tuttavia, il progetto iniziale della
metodologia era volto proprio a evitare o eliminare questo pluralismo.
3.
59
3.1.
3.2.
60
Oggi possiamo ripercorrere, a ritroso e "col senno di poi", le varie avventure del
pensiero moderno. Il criterio del "razionalismo intellettualista": "unire intuizione e
deduzione", si rivel troppo vago. Quello del "razionalismo empirista": "osservazione e
induzione", si dimostr insufficiente e contraddittorio. La sintesi proposta da Kant
condusse alla perdita del realismo e della stessa idea di realt intelligibile. Le altre proposte
finirono nell'una o l'altra aporia.15
Pertanto, l'approdo finale del giustificazionismo (rigido o dogmatico) era che non
possibile "giustificare" o "verificare" una teoria e neppure dimostrarla preferibile a un'altra.
Quindi: le teorie sono "incommensurabili", le esigenze metodologiche inattuabili, la
conoscenza certa della realt empirica irraggiungibile e l'oggettivit scientifica una
chimera. Per chi partiva dai presupposti razionalisti, queste conclusioni non potevano
apparire altro che l'equivalente dello scetticismo o del nichilismo. Tuttavia, tale
conclusione non necessaria. Da questo rompicapo, insolubile solo all'apparenza, si pu
uscire facilmente, riconoscendo l'infondatezza della pretesa razionalista e, di conseguenza
ammettendo che i metodi e le teorie della scienza, sono parziali, provvisori, limitati,
congetturali e fallibili. Ci, per, non toglie che esistano anche altre vie che consentano alla
ragione umana di superare questi ristretti limiti invalicabili per la scienza, oltre i quali si
aprono spazi enormi di conoscenza.16
4.
Rimanendo all'interno del discorso su metodi e teorie, neppure i tentativi dei nuovi
epistemologi: Hanson, Toulmin, Kuhn, Feyerabend, Lakatos ecc., pervennero a una
soluzione. I "realisti" insistevano che gli asserti scientifici non sono totalmente arbitrari o
convenzionali, ma sono accettabili almeno in via provvisoria. I "relativisti", invece,
dichiaravano arbitraria tanto la teoria falsificata quanto la decisione che la dichiarava tale.
Ci comportava che tutte le teorie scientifiche cadevano in un regime di totale arbitrariet.
Le posizioni relativiste radicalizzavano il carattere congetturale della conoscenza
scientifica, trasformandone la relativit in un "relativismo assoluto", senza posizioni
intermedie. Ci rendeva le teorie scientifiche dei puri strumenti, privi di ogni referente, che
non dicono assolutamente nulla e i cui mutamenti riguardano solo gli operatori scientifici.17
Per i relativisti: a) le teorie non descrivono nulla, ma servono solo a trasformare
un'informazione ricevuta in un'altra trasmessa; b) i risultati sperimentali non sono
ascrivibili al comportamento degli oggetti, ma a un sistema complesso d'interazione fra
oggetti, apparato logico-strumentale e osservatore; c) i termini teorici non hanno alcun
referente, ma designano entit puramente fittizie.
I realisti respinsero in blocco queste tesi, che banalizzano lo "status ontologico" di ogni
realt, riducendola a un puro asserto teorico e rimarcarono che il ricorso a delle semplici
"buone ragioni", al fine di superare il dilemma fra relativismo assoluto ed empirismo
logico, di fatto impedisce ogni soluzione.18
Radnitzky, nel timore di uno scetticismo totale, insisteva nel dire che le ragioni per
preferire una teoria a un'altra, per quanto fallibili, non sono necessariamente arbitrarie.19 A
questo punto, tuttavia, la discussione aveva ripiegato sulla "maggiore o minore fallibilit"
di una teoria e non si parlava pi n di certezza n d'infalllibilit.
Per comprendere meglio il lato pratico di questa disputa, seguiamo brevemente
l'itinerario abituale di una teoria. All'inizio essa deve dimostrare di poter risolvere tutti i
problemi non risolvibili dalle altre. Successivamente dovr risolvere, meglio di ogni altra,
tutti i problemi nuovi che si presenteranno. Quando ci diverr impossibile, dovr lasciare
61
il posto a una nuova teoria rivale, che ricomincer esattamente lo stesso cammino, in un
processo che non ha mai fine.20
A questo punto il grande problema tuttora insoluto perch una teoria, dopo aver risolto
i problemi insolubili dalle altre, ne crei di nuovi, che essa stessa non riesce pi a risolvere e
che appaiono pi complicati dei primi. A questo punto, perci, ci ritroviamo di nuovo
rinivati all'insolubile problema dei "criteri" e delle "buone ragioni" per decidere quale
teoria sia da preferire a un'altra, che abbiamo esposto nei paragrafi precedenti.21
Infatti, il criterio del "potere predittivo", ossia la capacit di superare i controlli
empirici, inapplicabile, essendo impossibile definire termini come "spiegazione",
"controllo empirico", "rendimento decrescente dei controlli empirici", ecc. Il criterio del
"potere esplicativo", ossia la capacit di risolvere i problemi di spiegazione, impossibile
poich introdurrebbe nella spiegazione realt empiriche falsificabili (dimostrabili false). Gli
"indicatori obiettivi", capaci di dimostrare la superiorit di una teoria su un'altra, non son
mai stati trovati.
Esaurita la serie dei "criteri" non restavano che le "buone ragioni", ma esse, oltre a
essere estremamente opinabili, sono ancor pi introvabili. Finora l'unica ragione
ampiamente condivisa stata la convenienza economica che, dati i costi elevatissimi e
sempre crescenti della ricerca molto realistica ma, purtroppo, non riveste alcun "valore di
verit" (euristico).22
5.
Tutti questi insuccessi e fallimenti non costituivano ancora una dimostrazione, per la
quale mancava una spiegazione convincente. Essa fu trovata grazie all'enorme successo di
Wittgenstein che, tuttavia, non si era ma occupato di teorie scientifiche. Furono le sue idee
sul linguaggio a contribuire, in modo decisivo, all'abbandono del giustificazionismo.23
Infatti, Wittgenstein, dopo aver concepito il linguaggio idealizzato (o formalizzato)
come una raffigurazione logica, mut parere e lo consider un complesso di attivit umane,
integrate con altre, mediante innumerevoli e diversi "usi delle parole". Spostando l'accento
dai fatti alle azioni, i giochi linguistici divenivano schemi di attivit significative, in cui i
significati precedono i fatti.
Anche l'immagine dell'uomo mutava, spostando l'accento dal "conoscere" al "muoversi
in un mondo di relazioni di significato". Di conseguenza, il dato primario non risiedeva pi
nel "conoscere" ma nello "scoprire fenomeni dotati di significato". Ne ricav che le
situazioni di vita dotate di significato possiedono lo "status" di "a priori pratici", perch
forniscono il "contesto dei presupposti", in cui la scienza si trova immersa, alla pari di ogni
altra attivit. Pertanto, la scienza non ha nessuno "status" privilegiato. Tale tesi venne poi
utilizzata anche da Feyerabend.
Altrettanto importante fu il passaggio dall'unica logica trascendentale, a una molteplicit
di giochi linguistici "incommensurabili". Il "gioco linguistico", elemento chiave del
secondo Wittgenstein, ha la funzione di fornire un "modo di agire" e non un "modo di
vedere" il mondo.24 Anche questa tesi fece superare la "pretesa della certezza" che, nei
giochi linguisticisi, rende prigionieri di un sistema di riferimento intellettuale.
I giochi linguistici, come "forme di vita", definiscono ci che ha senso fare, non esigono
giustificazione e non sottostanno a criteri di valutazione. Di conseguenza, un gioco
linguistico non pu giudicarne un altro. Di qui la non conflittualit fra asserzioni religiose e
62
6. Riflessioni conclusive
La riflessione specifica di questo capitolo riguardava le teorie e i metodi della scienza
moderna, considerati le sue strutture portanti o i suoi pilastri. Volevamo accertare il loro
ruolo nella nuova temperie epistemologica, che ha collocato la scienza e le sue componenti
in una nuova dimensione, nella quale alla certezza subentrata la probabilit, alla logica
della verit quella dell'errore, alle chiarezze le problematizzazioni, ai formalismi riduttivi i
grandi contesti di pensiero riflessivo e immaginativo.
Anche per questa via abbiamo rivissuto la precedente esperienza. Bisogna superare la
pretesa iniziale di raggiungere conoscenze certe, vere e garantite da metodi infallibili. Tale
superamento, tuttavia, non conduce a nessun scetticismo o relativismo totale. Le
"verifiche" scientifiche, anche se ridimensionate a modesti "controllli", rimangono
indispensabili per migliorare, senza fine, gli elementi che fanno parte della ricerca
scientifica e del pensiero umano: problemi, ipotesi, tesi, criteri, logiche, strumenti,
soluzioni, ecc.25
Teorie e metodi non si sottraggono al loro carattere di parzialit, provvisoriet, storicit,
congetturalit, incertezza e fallibilit, tuttavia non divengono affatto inutili. Pertanto, tutte
le discipline devono sottomettersi alla fatica interminabile dei "controlli" propri e di quelli
reciproci o incrociati di scienze, epistemologia, storia, filosofia, metafisica, etica, religione,
teologia. Tutte, infatti, sono immerse in un contesto di saperi, reciprocamente
complementari e sussidiari, in cui i problemi e gli interrogativi che un sapere non pu
risolvere al suo interno, possono trovare risposte adeguate negli altri.
La conclusione ultima della massima importanza: non gli esasperati controlli
"interni", ma soltanto l'apertura alla solidariet e complementariet con l'intero contesto
di tutte le discipline e un sereno confronto critico con esse pu evitare, a ogni sapere, i
regressi all'infinito e le cadute nello scetticismo.26
Pertanto nessuna disciplina o istanza culturale pu reclamare priorit o pretese di
egemonia. Nessuna pu esigere che un'altra le sia "ancilla", perch ciascuna soltanto
"ancilla" della verit, cui tutte devono tendere, insieme e in un dialogo sereno e
approfondito.
1
Altri preferivano: "tecnologia del progresso conoscitivo". Cf. R.G. Colodny (Ed.), The Nature
and Function of the Scientific Theory, Pittsburgh 1969; Radnitzky, "Scienza", 372; T. Kisiel, G.
Johnson, "New Philosophies of Science in the USA. A Selective Survey", in Zeitschrift fr
allgemeine Wissenschaftstheorie, 1974, V, 138-191.
4
T. Kuhn, The Essential Tension: Selected Studies in Scientific Tradition and Change, Chicago
1977, 345.
63
Sul tema degli "indicatori" cf. C. Cipolla, "Sentieri metodologici di secondo livello", in A.
Ardig, F. Garelli, Valori, scienza e trascendenza, I, Torino 1989, 309-315; Radnitzky, "Scienza",
372.
7
A. Livi, Filosofia del senso comune. Logica della scienza e della fede, Milano 1990; J. Agassi,
R.S. Cohen (Eds.), Scientific Philosophy Today, Dordrecht 1981.
8
K. Popper, Conjectures and Refutations, London 1963, (tr. it. Congetture e confutazioni,
Bologna 1972, 380).
9
10
G. Radnitzky, "Justifying a Theory versus Giving Good Reasons for Preferring a Theory", in
G. Radnitzky, G. Andersson (Eds.), The Structure and Development of Science, Dordrecht 1979,
213-256.
13
K. Popper, Logik der Forschung, Wien 1935, (tr. it., Logica della scoperta scientifica, Torino
21974).
14
Aporema, (aporia, aporetico) ragionamento logico che mostra l'uguale valore di due alternative
e non conduce ad alcuna conclusione. Radnitzky, "Justifying a Theory", 243.
16
Cf. W. Stegmller, "A Combined Approach to the Dynamics of Theories. How to Improve
Historical Interpretations of Theory Change by Applying Set Theoretical Structure", in Radnitzky,
Andersson, The Structure and Development, 151-186; Secondo Barone, un bilancio sul
neopositivismo ne mette in luce ormai soltanto la sua appartenenza al passato, la sua eccessiva
polemica, il suo esclusivismo scientistico, il suo spirito negatore, antimetafisico e antifilosofico,
l'incapacit di capire il valore di problemi filosofici fondamentali e la pretesa di eliminarli. L'aspetto
positivo dato dall'aver portato sul piano linguistico le indagini filosofiche sulla scienza, e
approfondito i temi epistemologici e logici. Paradossalmente, la sua negazione e polemica hanno
dato occasione a una rinnovata impostazione dei problemi filosofici; cf. F. Barone,
"Neopositivismo", in Enciclopedia del Novecento, IV, 619; Id., Il neopositivismo logico, 2 voll.,
Roma-Bari 21972; Id., "Neopositivismo e filosofia analitica", in Grande antologia filosofica. Il
pensiero contemporaneo, Milano 1978; D. Antiseri, Dal neopositivismo alla filosofia analitica,
Roma 1966.
19
64
21
K. Popper, Unended Quest. An Intellectual Autobiography, London 1976, (tr. it., La ricerca
non ha fine. Autobiografia intellettuale, Roma 1976).
22
M. Baldini, Gli scienziati ipocriti sinceri. Metodologia e storia della scienza, Roma 1978.
23
T. Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions, Chicago 1962, (tr. it., La struttura delle
rivoluzioni scientifiche, Torino 1969, 207); Radnitzky, "Scienza", 382; Wittgenstein, Ricerche
filosofiche, 133.
65
7.
1.
Cenni introduttivi
2.
2.1.
2.2.
Il progredire delle ricerche, per, ha sconvolto questo schema, rivelando che, anche
nei pi semplici sistemi deterministici, composti di pochi elementi, si manifestano
comportamenti aleatori2 essenziali che non scompaiono, ma permangono, nonostante le
ulteriori informazioni raccolte.
Questo fenomeno, denominato "caos",3 si presenta all'interno del paradigma
"deterministico" che, con le sue presunte regole fisse e rigorose, non riesce a eliminare
le piccolissime indeterminazioni che, a lunga scadenza, acquistano un peso
grandissimo.
Questa constatazione si ripercuote su tutti i rami della scienza, sull'immagine
dell'universo e sulle nostre abitudini mentale e culturali. Perci, oggi, si studia il caos
2.3.
2.3.1.
2.3.2.
Un altro campo scientifico in cui le idee sulla complessit hanno trovato feconda
applicazione rappresentato dalla "fisica dei sistemi dinamici", preannunciata dalle
illuminate intuizioni-riflessioni di Poincar. Essa, fin dagli anni 1960, si sviluppata
come "scienza del disordine" che consente di considerare il fortuito (caso), non pi
come un effetto delle insufficienti capacit di previsione della mente umana, ma come
risultato delle fluttuazioni oggettive e continue dei fenomeni stessi.8
Lo studio dei sistemi dinamici o di particolari effetti di coerenza, quali le strutture
dissipative, sembra mostrare che non esiste una sostanziale differenza fra processi fisici
e biologici. In presenza di un flusso di energia si danno sistemi fisici in grado di
diminuire la loro entropia, di produrre ordine dal disordine e di aggregare sistemi pi
vasti. Pertanto, in questa visione, le leggi della biologia potrebbero essere non
irriducibili a una fisica che, rivedendo auto-criticamente i propri assunti, non pretenda
pi di forzare tutta la realt entro l'angusto schema commisurato ai fenomeni idealizzati
di cui si occupa.
2.3.3.
Un'altra serie di ricerche affini viene dagli studi di R. Thom sulle catastrofi. Anche
qui si tratta di descrivere scientificamente fenomeni che la scienza moderna aveva
misconosciuto, in base ai suoi criteri epistemici, respingendoli come "qualitativi" e
"non scientifici". Le teorie di Thom riguardano la discontinuit e le modificazioni
improvvise, repentine e globali, che caratterizzano l'evoluzione dei sistemi organizzati.
2.3.4.
2.3.5.
Le attuali ricerche, smentendo le speranze iniziali della fisica, dimostrano che non
possibile trovare soluzioni, "in forma chiusa", per svariati sistemi semplici. Infatti il
"comportamento imprevedibile dei sistemi dinamici caotici" non pu essere espresso
mediante soluzioni in forma chiusa. Di conseguenza, non esistono scorciatoie per
prevedere tale comportamento.10
2.3.6.
3.
Questi problemi significativi, accennati solo per sommi capi, sono solo alcuni fra
quelli che esigono una nuova impostazione scientifica sostenuta da un'adeguata
riflessione epistemologica e filosofica.12 La filosofia, soprattutto, pu essere stimolata
da questa constatazione:
"la responsabilit di questa distonia tra discorso scientifico e discorso filosofico
riguarda, soprattutto, la filosofia, che ha uno stranissimo complesso di inferiorit
nei confronti delle scienze, ma delle scienze cos come si potevano configurare un
secolo fa. La filosofia sta registrando con immenso ritardo una situazione
scientifica pre-einsteiniana".13
L'epistemologia, invece, sollecitata da quattro settori problematici, densi di novit
significative: a) la storicit o tensione verso gli elementi generalizzanti e individuanti;
b) la neo-irreversibilit e le nuove forme di determinismo, aventi non pi carattere
universale e meccanicista ma regionale e trasformazionale; c) lo studio dei risultati
3.1.
3.2.
Date le condizioni attuali della scienza, ogni mutamento dovr coinvolgere tutti i
livelli. Torniamo un istante, come a esempio, al paradigma della fisica classica, che
impostava lo studio dei sistemi complessi, isolando i loro singoli elementi per misurarli
e quantificarli (fisicismo).
A livello scientifico, si dovr trovare il modo di sostituirlo o trasformarlo
integralmente, non solo per la fisica ma anche per le scienze biologiche, umane e
sociali. Infatti, ha osservato J. Ladrire: "tutta la storia della fisica contemporanea
dimostra che l'idea di una risoluzione ultima di tutte le entit complesse, in entit
veramente elementari, problematica e totalmente illusoria".17
A livello epistemologico si dovr riflettere sulle difficolt incontrate dalla ricerca
delle "particelle ultime" quali costituenti elementari della materia, che ha evidenziato:
a) l'impossibilit di isolare tali elementi nello spazio-tempo e b) la struttura
estremamente complessa (che nasconde altri livelli ulteriormente esplorabili), di ogni
elemento ritenuto elementare.
Per la scienza contemporanea la materia non pi un referente compatto e
impenetrabile, ma il sostrato che permette la vita, mediante l'instaurarsi di una
evoluzione e di una complessificazione, che salgono fino all'emergere della coscienza.
Da quando l'universo ha avuto origine, la materia divenuta il mattone di ogni
crescente complessit, imparando a incorporare e trasmettere informazione. Se ci che
chiamiamo materia la matrice di un'informazione in continua crescita, ci implica un
gigantesco aumento di significato nella storia del nostro universo.18
A livello specificamente filosofico la ricerca dei "costituenti ultimi della materia"
stata cos interpretata:
"La scienza, nel suo tendere verso l'idefinitamente piccolo, che identico
all'infinitamente grande, e verso il livello costitutivo ultimo della materia, che
equivale al tendere verso l'inizio del tutto, necessariamente trascinata al punto
del principio indefinito e indefiniendum, del principio che esclude la
partecipazione di ogni soggetto, dove il soggetto a priori negato, a priori
impossibile e dove il tempo non pu avere un osservatore e quindi non neppure
un tempo, dove la cosa non pu essere percepita, pensata, intuita e quindi non
neppure una cosa. La scienza contemporanea sta capendo che non potr mai
raggiungere quel punto verso il quale tende, perch ci sar sempre un'ulteriore
fibra infinitesimale della materia, perch quel primo secondo di tempo sar sempre
ulteriormente divisibile in micropercorsi. Ma questa consapevolezza pu essere
discussa solo in termini filosofici".19
Quindi il pensiero dovr muoversi verso lo studio delle relazioni tra le parti di un
insieme, assumendo come oggetti le propriet dei sistemi naturali e artificiali: fisici,
biologici, antropologici e sociali. Si dovranno ripensare i problemi dell'organizzazione:
apertura, totalit, evoluzione, autoproduzione ecc., abbandonando i formalismi rigidi, in
favore di modelli pi elastici, adeguati e coerenti.20
3.3.
L'oggettivit
4.
4.1.
A tal fine, occorre ridefinire il rapporto fra natura e caos. E. Morin ritiene utile il
concetto di "struttura", che comporta le idee di organizzazione e di ordine, senza
tuttavia ridursi ad esse. Morin immagina un ordine dinamico, capace di arricchirsi e
complessificarsi, totalmente diverso da quello deterministico, perch include anche il
suo correlativo inscindibile: il disordine. Questo, a sua volta, va ben oltre l'idea di
"caso", essendo un "macroconcetto"23 che ingloba realt molto diverse, includenti
sempre l'aleatorio. In questa visione non vi settore dell'universo dove non esista
disordine.
Per Morin questi concetti sono decisivi per "spiegare" e "comprendere" quel mondo
del disordine, che sfida e mette in questione la nostra capacit di conoscere e per il
quale il vecchio paradigma scientifico (dell'ordine) ormai superato.
4.2.
Sorge, quindi, una nuova sfida epistemologica per descrivere e definire la realt
"incerta", "complessa" e "sconosciuta". Il metodo della complessit, tuttavia, da
inventare, per cui occorre prevedere rischi, insuccessi, errori, incidenti di percorso e
fallimenti. Non si presta, perci, alle false certezze e alle eccessive sicurezze del
vecchio paradigma scientista.
Gli attuali concetti non lasciano dialogare le nozioni di ordine e disordine e le
concepiscono ancora come antagoniste, mentre le osservazioni le presentano
"inseparabili", in un universo da cui non sono eliminabili le perturbazioni causate dagli
osservatori, n il disordine.
La sfida richiede anche di conciliare algoritmi e stocastica,24 probabilit e
improbabilit, al fine di: a) elaborare una scienza dell'evento; b) trasformare in oggetto
scientifico realt finora considerate "residui" della ricerca oggettiva; c) fare oggetto
delle scienze e dell'epistemologia non solo gli elementi singoli e isolati ma anche gli
insiemi complessi; d) accettare la complessificazione della scienza e preparare
un'epistemologia della complessit; e) superare definitivamente il "paradigma di
semplificazione" che eleva alternativa e separazione (caos-cosmo, caso-necessit,
sistema-evento) a principi informativi del reale; f) formulare concetti validi per l'autoproduzione e l'auto-organizzazione.
4.3.
Complessit e macroconcetti
5.
Morin tenta di avvicinare elementi molto diversi, senza riuscire, tuttavia, a liberarsi
totalmente dai condizionamenti della sua vecchia formazione dialettica. Ci premesso,
dobbiamo considerare favorevolmente la sua proposta di una nuova epistemologia della
biologia, che ne elabori lo statuto a partire dal vivente come "complessit mista",
superando le vecchie semplificazioni. In questo modo anche i fenomeni bio-fisici e biochimici possono venire assunti sotto un nuovo significato. Senza un nuovo metodo
"misto e composito", una biologia matura oggi non sembra pensabile.
Morin insiste soprattuto su due punti. Il primo che esistono solo "sistemi viventi"
ma non materia vivente. Il secondo che nei sistemi vi non solo entropia ma anche il
suo contrario: l'entropia-negativa, ossia la "sintropia" di Fantappi chiamata
"neghentropia" da Brillouin.25
Questa complessit non elimina le molteplici componenti delle strutture, ma
richiama una doppia struttura: del "geno" (aspetto specifico) e del "feno" (caratteri
generali), aventi l'una bisogno dell'altra ed entrambe dell'ambiente.
Di qui il "paradosso epistemologico" della complessit: l'individuo deve essere
concepito "intrinsecamente" come esistente individuale ed "estrinsecamente" come
dipendente dal non individuale. Lo stesso soggetto, quindi, componente della
complessit e parte del processo di formazione e di distruzione della vita. insieme
osservatore e osservato, perci capace di conoscere dall'interno il mondo della realt,
mediante una osservazione n dogmaticamente razionalista n riduzionista.
6.
6.1.
6.2.
Gli argomenti esaminati sollevano pure il "nodo problematico" del collegamento fra
le discipline coinvolte nel rinnovamento. Il metodo "interdisciplinare" non appare pi
7
7.
I dati analizzati in questo capitolo indicano che occorre prepararsi, ormai, a nuove
procedure mentali, basate su sistemi di connessioni fra idee nuove, idee antiche e idee
antiche-rinnovate. Un rinnovato pensiero creativo dovr valorizzare le "dinamiche dei
processi caotici", amplificando selettivamente le piccole fluttuazioni concettuali e
foggiandole in coerenti stati mentali macroscopici, aperti a nuove idee, nuove scelte e
nuove decisioni. In questo modo la scienza potr risolvere altri suoi nodi problematici,
chiarendo a se stessa, ad esempio, le modalit che consentono un effettivo esercizio del
libero arbitrio in un mondo retto da rigorose leggi causali.30 Molte cose restano da dire
al riguardo, ma preferiamo soffermarci su alcuni elementi di maggior rilievo filosofico
e umanistico, offerti dal nuovo atteggiamento scientifico.
8.
Riflessioni conclusive
Caos, termine con cui oggi si indica genericamente la natura globale dei sistemi complessi.
Il suo studio ha origini recenti e riguarda le situazioni complesse di ogni settore scientifico. Pu
essere considerato lo studio dei processi anzich degli stati e il tentativo di superare
ulteriormente il determinismo. J.P. Crutchfield, J.D. Former, N.H. Packard, R.S. Shaw, "Il
caos", in Le scienze, XX (1987), 28.
4
Frattale, termine con cui si indicano oggetti geometrici, in particolare curve, la cui
dimensione data da un numero frazionario. Per una trattazione pi ampia di questi problemi cf.
C. Borasi ....... ,Bologna 1993, .....
5
Un esempio del primo caso si ha se uno dei pianeti del sistema solare, a causa di
perturbazioni esterne, allunghi progressivamente la sua orbita sino ad uscire da esso. Un
esempio del secondo caso, invece, sarebbe di sistemi che, partendo da punti molto vicini nello
spazio, abbiano evoluzioni molto divergenti.
6
66.
9
H. Von Foerster, G.W. Zopf, Principles of Self-organization, New York 1962; J. Piaget,
L'equilibrazione delle strutture cognitive, Torino 1981; H. Atlan, "Sul rumore come principio di
auto-organizzazione", in Morin E. (a cura di), Teorie dell'evento, Milano 1974.
10
11
12
Chi paventa, in questa possibilit, il ritorno del mitico "progetto unificazionista" delle
scienze, pu tranquillizzarsi pensando che questa svolta esige, prima della "costruzione delle
teorie" (theory-construction), di provvedere alla "formazione dei concetti" (concept-formation)
nuovi; cf. E. Agazzi, "Analogicit del concetto di scienza. Il problema del rigore e
dell'oggettivit nelle scienze umane", in Possenti, Epistemologia, 76. Su questo punto
ritorneremo nel prossimo capitolo.
13
Conoscenza e
15
La teoria dei campi, nella fisica, nata dalla necessit di spiegare fenomeni i cui
movimenti non avvengono per contatto fra i corpi, ma attraverso quello spazio vuoto cui si
dato il nome di etere.
17
J. Ladrire, "L'abme", in Savoir, faire esprer: les limites de la raison, Bruxelles 1976,
177.
18
19
20
Cf. J. De Rosnay, Le Macroscope. Vers une vision globale, Paris 1975; B. D'Espargnat,
la recherche du rel. Le regard d'un physicien, Paris 1980.
21
22
Morin E., La mthode. I - La nature de la nature, Paris 1977; Id., II - La vie de la vie,
Paris 1980; Id., III - La connaissance de la connaissance, Paris 1986.
23
Entropia, in un sistema fisico, la perdita irrecuperabile di energia utile, dovuta alla sua
trasformazione in calore. Il suo aumento indica una crescita del disordine e la diminuzione
dell'efficienza di un sistema. L. Fantappi introdusse il concetto di "sintropia" per indicare un
processo per il quale un sistema, anzich degradare, tende a forme sempre pi organizzate ed
efficienti. Brillouin chiama lo stesso fenomeno "neghentropia". Cf. L. Brillouin, La science et la
thorie de l'information, Paris 1952.
26
28
Logica deontica, Cf. G. Di Bernardo, Logica deontica e semantica, Bologna 1977, con
ampia bibliografia.
30
31
32
33
A. Rigobello, Perch la filosofia, Brescia 1979, 42-45, 48-51; Cf. E. Husserl, La crisi
delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Milano 1961; H. Kuhn, Socrate.
Indagini sull'origine della metafisica, Milano 1969.
34
10
8.
1.
Cenni introduttivi
2.
3.
4.
Prima di passare alle scienze umane vere e proprie, occorre soffermarci su una
disciplina che, fra tutte le altre, costituisce un caso interessante e forse unico di difficile
collocazione epistemologica: l'economia. Essa nacque in un contesto di imitazione
pressoch totale delle scienze naturali. Tuttavia, nel secolo XX vide crollare
ripetutamente le sue sicurezze scientiste, in seguito alla grande crisi del primo
dopoguerra, al malessere degli anni Sessanta e alle stagnazioni e recessioni degli anni
Settanta-Ottanta. Nonostante ci, stata fra le ultime ad avviare una riflessione
epistemologica, col pretesto che essa non risolveva i suoi problemi. Questa errata
comprensione dell'epistemologia denota il permanere di una pesante ipoteca scientista
sul suo pensiero.
Pertanto, gli epistemologi continuano a sottolineare che il problema dell'economia
di superare l'eccessiva dipendenza dalle scienze naturali e da quelle matematicostatistiche e di liberarsi dalle assiomatizzazioni che l'hanno condotta a costruire grandi
sovrastrutture teoriche su elementi virtualmente inesistenti. I metodologi sollevano forti
dubbi sull'impiego della matematica in economia criticandone i modelli talmente
irrealistici da non poter trovare informazioni che li rendano utili. Di conseguenza
giudicano la macroeconomia6 come un esempio di misurazione senza teoria e, per di
pi, metodologicamente incompatibile con la microeconomia.7
Nonostante le elaborazioni epistemologiche pi recenti, la maggioranza degli
economisti pretende ancora di "verificare" le proprie teorie anzich "falsificarle", tanto
da far dire che: "torturano i dati abbastanza a lungo fino a farli confessare". Qualcuno si
ricollega al pensiero di Kuhn, che consente di evidenziare la crisi della macroeconomia
e, mediante ricostruzioni storico-sociologiche della scienza economica, fornisce criteri
su cui lavorare ulteriormente.8 Anche l'epistemologia di Lakatos consente di ricostruire
alcuni episodi della storia del pensiero economico, sul principio che alcuni programmi
di ricerca pi importanti sono stati innestati su precedenti programmi incompatibili.
Anche gli studi di Laudan enfatizzano lo studio degli aspetti teorici e sociologici
nell'indagine economica.9
Resta il fatto che le teorie "strumentaliste", utilizzate per giudicare le prospettive
teoriche, distinguere enunciati teorici e osservativi e valutare le previsioni, finora hanno
fallito, dimostrando la scarsa affidabilit dell'econometria. Perci la scuola austriaca ha
proposto un approccio di "individualismo metodologico" fortemente restrittivo della
matematica. Comunque sia, si ammette che le predizioni economiche sono impossibili
perch i cambiamenti non sono percepibili prima che si verifichino, mentre le
teorizzazioni trascurano aspetti significativi, quali le incertezze e le aspettative.
Inoltre le decisioni importanti (ad es. investimenti) influenzano e mutano l'ambiente
(ad es. l'industria). Infine le teorie probabilistiche (frequentiste) richiedono osservazioni
e tentativi irrealizzabili nell'economia. Di qui la necessit di superare la dipendenza
dalle tecniche quantitative per ricorrere ai modelli di differenti discipline cui aprirsi in
una dimensione inter- e trans-disciplinare.10 Ci fa presumere che il futuro di questa
disciplina cos complessa risieda in un suo rinnovato sviluppo come scienza umanosociale, dotata di caratteristiche specifiche, collegate alle aperture scientifiche
analizzate nel capitolo precedente (complessit, caos, sistemi) e alle nuove possibilit
che stiamo per analizzare in questo capitolo (rigore e oggettivit specifici e pluralismo
metodologico).
5.
Queste brevi note sul caso tipico delle scienze economiche, mettono in luce che il
semplice riconoscimento del pluralismo epistemologico non basta, poich occorre
ridefinire, prima, i criteri generali della scientificit. Oggi ci sembra possibile, a
partire da tre esigenze fondamentali per ogni disciplina.
La prima la "coerenza logico-programmatica", ossia la capacit di adeguare le
osservazioni e le verifiche alla realt. La seconda la "capacit di spiegare e
anticipare", ossia di formulare previsioni attendibili. La terza la "capacit di autoriorganizzazione", ossia di adeguarsi continuamente alle crescenti necessit delle
proprie ricerche.11
6.
7.
Il "rigore" scientifico
Il discorso sul rigore scientifico, negli ultimi decenni, ha ottenuto crescenti consensi,
attenuando alcune difficolt delle scienze umane. Le tecniche di quantificazione e
matematizzazione sono retrocesse in seconda linea, mentre sono avanzate al primo
posto le componenti fondamentali: dati, ipotesi, spiegazioni, verifiche e previsioni.
Questo mutamento ha focalizzato meglio i punti che rendono le scienze umane vaghe e
insoddisfacenti. Vediamoli.
Innanzitutto il loro concetto di "dato" soffre di notevole imprecisione. Parlando di
dati, i fisici non sono quasi mai in disaccordo, mentre psicologi e sociologi lo sono
quasi sempre. Essi trovano estremamente difficile riconoscere se certe regolarit (non i
semplici fatti isolati) siano un dato o meno, e questa incertezza condiziona tutto il resto.
Pertanto, raramente riescono ad evitare le contraddizioni tra le ipotesi, considerate
soltanto congetture plausibili, e i dati disponibili. La loro difficolt consiste nel passare
da una vaga plausibilit, a una spiegazione logica e coerente dei dati, basata su ipotesi
ben formulate. Manca loro un albero logico, corretto e privo di smagliature, che
consenta tale dimostrazione.
A maggior ragione le ipotesi concorrenti dovrebbero confrontarsi, non su una
generica compatibilit con i dati, ma sulla correttezza di tutto l'itinerario logico, che va
dalle ipotesi ai fatti, per mezzo delle spiegazioni. Un altro punto critico delle scienze
umane la loro difficolt di "corroborare" le ipotesi mediante previsioni e verifiche (o
falsificazioni) indipendenti. Da ci risulta che la difficolt non riguarda, in primo
luogo, i metodi matematici, ma l'adozione di "cornici metodologiche" pi generali, che
consentano il rigore necessario a una vera scientificit.17
8.
L'"oggettivit" scientifica
8.1.
9.
Il problema sorse in seguito al "monolitismo metodologico" del positivismo, neopositivismo e marxismo che ammettevano come unico metodo scientifico soltanto quello delle
scienze naturali. Cf. V. Possenti (a cura di), Epistemologia e scienze umane, Milano 1979, 8.
2
Macroeconomia, parte della teoria economica che studia i problemi di dimensioni generali,
come il reddito nazionale, l'occupazione, il livello dei prezzi, ecc.
7
Microeconomia, parte della teoria economica che studia il comportamento delle singole
unit economiche, come le imprese, il mercato di un dato bene, ecc. J. Pheby, Economia e
filosofia della scienza, Bologna 1991, 9-11, 37-39; M. Blaug, The Methodology of Economics:
or How Economists Explain, London 1980, 254.
8
13
Idiografico, termine filosofico per indicare le scienze storiche o dello spirito, contrapposte
alle scienze nomotetiche o della natura. In tempi pi recenti fu esteso a indicare anche le scienze
aventi per oggetto il singolo e il particolare, rifuggendo da generalizzazioni (ad es. la medicina).
16
In breve, tutte le scienze potrebbero convenire sulla base metodologica comune di: a)
raccogliere dati in modo rigoroso e oggettivo per giungere a determinare i parametri essenziali;
b) formulare proprie ipotesi intepretative; c) corroborarle con ulteriori indagini di campionatura,
per ottenere dati da intepretare e spiegare nel quadro di una determinata teoria; d) programmare
efficacemente determinati obiettivi, architettando concatenazioni di nessi logici che conducano
dalle ipotesi agli eventi desiderati. Questo schema generale del rigore scientifico appare
attuabile, sostanzialmente, anche dalle scienze umane. Cf. Agazzi, "Analogicit del concetto di
scienza", 67-69.
18
19
Questa impossibilit di comunicazione non esiste per le esperienze religiose, per cui la
scientificit delle scienze della religione richiede una problematizzazione analoga ma non
identica.
20
Agazzi, "Analogicit del concetto di scienza", 73-76. A puro titolo informativo notiamo
come in base ai concetti di rigore e di oggettivit, riferiti in questo capitolo, si possa dimostrare
la scientificit della sociologia, a condizione che l'immagine di societ sia costruita in
riferimento a norme e valori. Lo strumento che consente di rappresentare l'unit valori-normeazioni, da un punto di vista logico la "logica deontica" (o logica degli enunciati esprimenti
norme) connessa con una logica dell'azione a livello predicativo. Sono egualmente utili anche le
logiche della preferenza, delle decisioni e del comando. cf. G. Di Bernardo, "Epistemologia e
scienze sociali", in Possenti, Epistemologia, 209-216. Per un'ampia bibliografia sulla logica
deontica cf. G. Di Bernardo, Logica deontica e semantica, Bologna 1977.
21
22
23
Episteme, indica l'insieme delle conoscenze positive e delle teorie scientifiche che
caratterizzano una data epoca, con una sfumatura relativa ai loro presupposti, tesi fondamentali,
proposte interpretative, ecc. Cf. M. Foucault, Les mots et les choses, Paris 1966.
24
25
G. Bachelard, Le nouvel esprit scientifique, Paris 1940, (tr. it. Bari 1951).
26
G. Holton, The Scientific Imagination. Case Studies, Cambridge 1978, (tr. it. Torino
1983).
28
29
32
Incontri di Cordova (1979), Fez (1983), Tsukuba (1983), Washington (1984), Venezia
(1986) ecc.
10
Cenni introduttivi
2.
Per meglio inquadrare il problema, dobbiamo ricordare che, come abbiamo visto,
nella societ occidentale, alla crescita del pensiero scientifico si accompagn un
declino nell'interesse ai problemi di cui non si percepiva pi la diversit e l'importanza.
Ci avvenne, in particolare, per i problemi sull'origine dell'universo, sull'intelligenza, la
libert, la coscienza e la responsabilit dell'uomo, il futuro destino dell'umanit, ecc..
Essi, per la loro valenza multipla: filosofica, metafisica, religiosa e teologica erano
definiti come "problemi dell'ultimit".
La possibilit di "ridurli" entro la logica scientifica ne attenu fortemente il
significato "umanistico" (filosofico, metafisico, religioso e teologico). Lo stesso
processo di riduzione venne applicato al concetto della causa "ultima", per cui persero
ogni attualit e utilit le antiche distinzioni fra le diverse cause: naturali, immediate,
remote, metafisiche, soprannaturali ecc.
Tuttavia lo svuotamento dei problemi della totalit, globalit, ultimit, ecc., non va
addebitato solo alla scienza ma, in primo luogo, a quelle filosofie che la colonizzarono
intellettualmente. Le pretese di eliminare il discorso metafisico venivano da loro. Da
loro vennero pure le confusioni fra fisica e meta-fisica e, infine, la sostituzione della
metafisica con surrogati che snaturavano il pensiero filosofico e scientifico.
La maggior lacuna della cultura moderna consist nell'entusiasmarsi per il discorso
"delle" scienze senza integrarlo con un adeguato discorso storico, epistemologico,
gnoseologico e ontologico "sulle" scienze. Per cui soltanto agli inizi del secolo XX fu
di nuovo possibile "sospettare" che le domande "ultime", sulle origini, sul significato e
il destino dell'universo, della vita e dell'uomo sfuggissero alle logiche riduttive dei
metodi scientifici e ne trascendessero le capacit e i limiti.
La maggior novit, tuttavia, risiedeva nel fatto che, questa volta, tale sospetto veniva
sollevato proprio dagli scienziati che conducevano le ricerche pi avanzate. A loro
volta, alcune filosofie pi critiche e attuali riconoscevano la legittimit, il valore e il
sigificato di tali interrogativi.3 Con ci cominciava un'inversione di tendenza.
2.1.
Queste osservazioni ci spingono a chiarire meglio che cosa sia quel "di pi" che la
ricerca scientifica dovrebbe aggiungere alle nostre sensazioni e conoscenze immediate.
Scopriamo, allora che essa arricchisce la conoscenza umana in tre modi: superando i
limiti degli organi di senso e correggendone i difetti; organizzando logicamente i dati;
riconducendo i fenomeni all'apparenza slegati, ad alcune determinazioni di base.
Perci essa si rivela maestra nello spiegare l'apparente molteplicit dei fenomeni
con un piccolo numero di principi fondamentali, che consentono di organizzare
gerarchicamente i fenomeni, senza introdurre concetti superflui.4 Si tratta del
procedimento di "analisi", o della ricerca della spiegazione, volta a spiegare il "come" e
il "perch immediato" dei fenomeni.
Tuttavia, i pi recenti sviluppi scientifici ed epistemologici hanno rivalutato pure la
"sintesi", rivolta alla comprensione dei significati. La nuova "tendenza sintetica"
dovrebbe consentire alle scienze di valorizzare anche il carattere "sistemico" della
realt, mettendo in luce gli scopi e i fini che emergono dalla complessit o conducono
ad essa.5
3.
4.
Scienza e linguaggio
Abbiamo visto che gli "oggetti" delle scienze differiscono tra loro e dalle cose cui si
riferiscono, mentre le cose mantengono una propria identit profonda, nonostante i
diversi punti da cui vengono osservate, avendo una dimensione, non solo puramente
linguistica, ma anche reale e ontologica.
Questa dimensione costituisce la base del discorso "metascientifico" che supera i
confini delle singole discipline e della stessa scienza.9 Essa si esprime nel linguaggio
ordinario (parole e frasi di ogni giorno), dotato di una ricchezza che lo abilita ai pi vari
usi, nei pi differenti contesti. Le sue espressioni, per essere "legali", devono obbedire
alle regole di connessione (sintassi) e, per essere "legittime", devono corrispondere alla
realt. Tuttavia, per quanto legali e legittime, possono risultare comunque equivoche.
Ci dipende dalla ricchezza delle parole, dalla loro capacit di esprimere
contemporanemante realt molto diverse e dalla loro illimitata possibilit d'inserirsi nei
pi diversi contesti. Quindi, sono le stesse qualit del linguaggio umano che lo rendono
68
4.1.
5.
In base a ci, non sarebbe esatto identificare la scienza galileiana con la scienza
moderna. Infatti, per certi aspetti, gi il Rinascimento fu fecondo di ricerche sui
processi della natura, come il Medioevo lo era stato di innovazioni tecniche. Gi
Leonardo, Vesalio, Keplero e molti altri cercavano regolarit e simmetrie. La
differenza tra loro, Galilei, Newton e i loro seguaci che i secondi diedero alle loro
ricerche un'espressione numerico-matematica.
Oggi, per il nuovo spirito scientifico, la libera investigazione sviluppatasi
nell'Umanesimo e nel Rinascimento, riveste un valore fondamentale, perch si ispirava
gi al "pluralismo" e sosteneva la necessit di molteplici letture per poter cogliere
l'inesauribile ricchezza e lo spessore di verit degli eventi.13 Furono proprio i successi
della matematizzazione ad oscurare tali idee.
Tuttavia, in quel contesto, la scienza moderna rappresentava, comunque, una grande
novit, in quanto rispondeva agli antichi "perch" in modo nuovo e diverso. Spiegava i
fenomeni pi complessi, riducendoli a pochi elementi semplici o costruendo un
modello e rendendoli suscettibili di descrizioni semplici.14 Questo nuovo modo
rappresentava un avanzamento decisivo verso la conoscenza e costituiva pure un atto di
grande creativit, umilt e coraggio. Infatti, riconosceva la difficolt di spiegare e
interpretare le strutture complesse del reale, ma non si arrendeva di fronte a essa. Non
per niente i grandi scienziati degli inizi furono tutti convinti credenti.
Galilei apportava notevoli novit all'agire e al pensare umano. Dapprima
trasformava pochi elementi quantitativi, isolati dalle osservazioni, in numeri collegabili
e calcolabili, mediante equazioni matematiche. Poi organizzava tali elementi in
esperienze ripetibili da chiunque. Infine, affidava la decisione di accettarli o respingerli,
non pi a qualche autorit esterna, ma al confronto fra pari: gli sperimentatori. Nel
secolo XVII, in cui solo l'aristotelismo offriva una sistemazione coerente
dell'esperienza e la tecnica non poteva ancora servirsi degli strumenti e del calcolo,
questa impostazione costitu una notevole novit culturale.15
I fondatori della scienza moderna, quindi, dimostrarono la superiorit e il valore
insostituibile del pensiero per la cultura e per l'uomo. Dimostrarono, cio "la sua
capacit d'imprimere svolte decisive non solo alla conoscenza e ai suoi contenuti, ma
69
addirittura allo stesso modo di pensare, suscettibile di guidare l'uomo a una nuova
conoscenza e a una nuova percezione e consapevolezza di s. Da ci nacque la scienza
e non viceversa".16
Dopo di loro, per, la scienza incorse nella crisi che abbiamo analizzato e che la
trasform da "nuova" in "normale", rendendola sempre pi prigioniera di un rigido
involucro formalistico che, pur consentendole notevoli successi immediati, di fatto le
precludeva l'approccio ad aree sempre pi vaste e significative della realt.
5.1.
5.2.
70
5.3.
6.
7.
71
8.
Sintesi conclusiva
Questi punti mettono direttamente in causa la fede e il pensiero cristiano nella loro
vocazione o esigenza a confrontarsi con tutte le culture.26
Il pensiero scientifico, fin dal suo sorgere, stato fagocitato da un razionalismo che,
credendo di valorizzarlo, lo imprigion in un ferreo riduzionismo strumentale.
Tramontato quello, si affacciano, oggi, le insidie di un certo irrazionalismo
postmoderno. Le acquisizioni dei precedenti capitoli ci dicono, per, che n il
razionalismo n l'irrazionalismo possono costituire il futuro della scienza o del pensiero
umano.
Pertanto la riflessione cristiana deve proporre la sua visione della razionalit umana.
Si tratta di una razionalit autentica perch non si pretende assoluta ma conscia del
suo valore, della sua dignit, dei suoi limiti e delle molteplici modalit in cui pu
esprimersi. Essa appare molto significativa per il nuovo "spirito" scientifico che esige
un "logos" rispettoso della razionalit, ma anche sensibile alle aperture e alla libert.
La fede annuncia un "Logos" e uno "Spirito" come pienezza di verit e di libert,
che non si esauriscono nelle cose ma, pur costituendone la natura dinamica e la legge
pi intima e profonda, le superano infinitamente. Pertanto rivelano la ragione umana
come una "scintilla" di quella ragione che ha liberamente creato e fonda tuttora,
nell'amore, la razionalit del mondo e dell'uomo.
1
F.T. Arecchi, F.T. Arecchi, I simboli e la realt. Temi e metodi della scienza, Milano
1990, 9.
2
72
Si riconosce, oggi, che i problemi sulle "origini" (universo, vita, uomo) riguardano le
ricostruzioni storiche anzich la verifica sperimentale delle ipotesi.
4
J. Austin, How to Do Things with Words, Oxford 1962; Arecchi, I simboli e la realt, 15.
F. Ferrarotti, Il paradosso del sacro, Bari 1983, 56-57; Gismondi, "Il dialogo fra teologia e
sociologia", 11.
8
G. Gismondi, Critica ed etica nella ricerca scientifica. Dalla critica delle scienze
all'umanesimo scientifico, Torino 1978; Arecchi, I simboli e la realt, 18, 19, 22, 27-28, 30,
155-158, 164; F. Ferrarotti, La sociologia alla riscoperta della qualit, Bari 1989; Id., Il
paradosso del sacro, Bari 1983; "Scientismo", in Dizionario delle idee, 1043. A favore dello
scientismo: cf. H.A. Taine, De l'intelligence, Paris 1870; F. Le Dantec, De l'homme la science,
Paris 1907. Contro lo scientismo: cf. E. Boutroux, La nature et l'esprit, Paris 1926. I termini
meccanicismo, meccanicista indicano la visione del mondo, nata con Cartesio e accettata da
Newton, che spiegava la realt in termini di moto locale di oggetti elementari. Essa s'interessava
ai come ma non ai perch. Celebre la frase attribuita a Newton: "Hypotheses non fingo" (non
mi pongo tali problemi). Cf. "Determinismo", in Dizionario delle idee, 233-234. Il termine
tempi lunghi pu applicarsi tanto ai milioni di anni del sistema solare quanto ai milionesimi di
secondo degli elettroni. Il termine costruzionismo viene assunto con diversi significati, tra cui
quello per cui la scienza sarebbe un insieme di "costruzioni" puramente mentali, prive di
agganci con la realt e indimostrabili. J. Buchler, The Concept of Method, New York 1961; C.F.
Manara, Metodi della Scienza dal Rinascimento ad oggi, Milano 1975.
9
F. Selvaggi (a cura di), Valore e metodo della scienza, Roma 1952; Arecchi, I simboli e la
realt, 30-31.
10
F. Selvaggi, Scienza e metodologia, Roma 1962; Arecchi, I simboli e la realt, 21-22, 3637, 38-39; D. Antiseri, La filosofia del linguaggio; metodi, problemi, teorie, Brescia 1973; G.
Preti, Linguaggio comune e linguaggi scientifici, Milano-Roma 1953; "Verificazione", in
Dizionario delle idee, 1245-1246; A. Bonomi, Le vie del riferimento, Milano 1975;
11
73
15
18
"Scienza", in Concetti fondamentali di filosofia, Brescia 1982, III, 1868. Arecchi, I simboli
e la realt, 44-48.
19
Numero irrazionale, che non pu essere espresso esattamente n con un intero n con una
frazione, in genere indica valori non misurabili con l'unit di misura (ad es. "pi greco" =
3,141592653 ... ).
20
E. Agazzi, Temi e problemi di filosofia della fisica, Roma 1974; Arecchi, I simboli e la
realt, 169-170.
21
G.F. Basti, "Cervello, informazione e pensiero nelle scienze cognitive", in Cultura e libri,
50 (1989), 5-34; Arecchi, I simboli e la realt, 177.
23
24
emblematico l'errore di Kant, che trasform gli "assoluti" newtoniani di spazio e tempo,
in forme a-priori, assolutizzandone la portata ordinativa. Einstein, invece, dimostr che non
erano necessari alla meccanica. Un altro esempio dato dalle geometrie non euclidee e dalla
critica di Einstein alla simultaneit, che tolsero a geometria e simultaneit ogni valore di
assoluto.
25
J. Alfaro, Speranza cristiana e liberazione del mondo, Brescia 1972; Cf. Giovanni Paolo
II, "A scienziati e studenti, Colonia 15.11.1980", in La traccia, 10 (1980), 928-932; F. Ardusso,
"Fede (l'atto di)", in Dizionario Teologico Interdisciplinare, II, 176-192; J. Alfaro, Rivelazione
cristiana, fede e teologia, Brescia 1986.
74
Cenni introduttivi
2.
Umanesimo scientifico
3.
3.1.
4.
5.
151
Spettava alla "teoria dei quanti" il merito di scoprire le "propriet quantiche" della
materia, che rendevano compatibili l'ordine e i mutamenti e rendenvano palesi
l'identit, l'integrit e la specificit gi insite nelle strutture atomiche e molecolari.
Il succedersi di queste scoperte e delle ricerche scientifiche, quindi, rivelava un
universo come totalit comprensiva, in crescita nel tempo, nel quale persone e mondo si
sviluppavano attraverso reciproche interazioni.18 Ne mostravano pure l'immensit
sconfinata, che il linguaggio ordinario non pu esprimere a parole, per cui deve
affidarsi al linguaggio matematico. Questo deve servirsi di simboli numerici del tipo
1040 per indicare la lunghezza e 1016 per indicare il tempo. Neppure le pagine di questo
libro potrebbero allineare tutte le cifre che essi esprimono, e nessuno degli attuali
calcolatori riuscirebbe a elaborarle. In pi, questa inesprimibile immensit non manca
n di bellezza n di armonia cui le prospettive della complessit, del caos e del caso
stanno per aggiugere nuove ragioni di stupore.
6.
152
7.
L'analisi finora condotta aiuta a capire perch l'atteggiamento scientifico non si sia
sviluppato in quelle religioni e culture che non apprezzano abbastanza il mondo, il
rapporto di Dio col mondo o ritengono che l'universo materiale sia privo d'interesse.
Come abbiamo visto, pure l'antropologia della religione sottolinea l'importanza (anche
culturale) degli interrogativi sollevati nell'uomo religioso, dalla presenza del cosmo, dal
suo senso e dal suo significato. Furono questi a preparare il cammino dell'uomo
scientifico.
La percezione della non ovviet, della complessit ordinata e significativa, la
comprensibilit di un dinamismo potente che include tutto, stanno alla radice
dell'atteggiamento sia religioso che scientifico dell'uomo. Ognuna di quelle percezioni
rappresenta una nuova conquista dell'intelligenza, della sensibilit e dell'inesauribile
capacit problematizzante della persona.
Tuttavia, la differenza tra l'esperienza scientifica e quella religiosa si manifesta
all'ultimo passo del lungo percorso, che rappresenta un vero salto di qualit. In esso
l'uomo religioso (il credente) sperimenta l'apertura verso una superiorit trascendente,
origine e fondamento di tutto, che invita alla comunione personale con essa. Le scienze
religiose lo definiscono: sacro, numinoso, divino, divinit, ecc. Il credente lo chiama
Dio.22 Questo passo segna pure l'emergere decisivo di una nuova consapevolezza e
responsabilit etica.
Questo itinerario mostra che religione, etica e scienza, pur distinte, sono tutt'altro
che estranee e si richiamano a vicenda. Lo prova il fatto che i maggiori scienziati
moderni: Keplero, Galilei, Newton, Einstein, Heisenberg, Hoyle, Norbert Wiener, Max
von Laue e molti altri, nei loro scritti confermano l'impulso positivo che la religione e
la fede diedero alla nascita dello spirito scientifico, e lo scadimento della scienza in
empirismo insignificante e senz'anima, seguito al suo attenuarsi.23
Essi sottolineano pure, che un atteggiamento scientifico autentico costituisce un
fattore primario di religiosit, dato che: "l'uomo non scientifico tende, con troppa
facilit, a presumere che il proprio modo di concepire Dio sia l'unico corretto ed
adeguato".24 Pertanto la forma migliore di umanesimo scientifico data dalla sintesi
vitale delle due dimensioni, che si compie nella profonda intimit della persona ed
esige un rinnovamento continuo.
7.1.
8.
153
dapprima vide togliere la "sua" terra dal centro per farvi posto al sole. Poi vide togliere
anche il "suo" sistema solare dal centro, per relegarlo in un punto remoto e anonimo
della galassia. Infine scopr che l'intero universo era privo di centro.
Perci accolse ognuno di questi passaggi come una "perdita" dandone
un'intepretazione agnostica o nichilista. Divenendo "spazialmente" periferico in un
universo privo di centro, pens di non avere pi alcun senso per l'universo e che
l'universo non avesse pi senso per lui, senza rendersi conto dell'antropomorfismo
ingenuo e acritico, che presiedeva a questo pensiero.
La scienza venne ingiustamente incolpata di questo ripetuto "shock culturale" che
frantumava le precedenti certezze. In realt, essa si limitava soltanto a informare
l'uomo della realt che non conosceva. Furono la cultura e le filosofie del tempo a
interpretare tali acquisizioni scientifiche in forme riduttive o trionfalistiche o desolate.
Tuttavia, la consapevolezza di non conoscere ancora abbastanza l'universo e di
abitare in un cosmo che non sottostava alle pretese e alle illusioni del suo inquilino, in
se stessa non era nuova. Lo testimoniano millenni di cultura, arte, filosofia, tecnica e
religione. La scienza moderna si limitava a rinnovare nell'uomo l'esperienza della sua
nudit, gi descritta in Genesi (3, 10-11).
L'inquietudine derivata dalla perdita del centro, venne strumentalizzata dalle
ideologie immanentiste di tipo prometeico o titanico, che aspiravano a riconquistare
una nuova centralit, trasformando la scienza in potere tecnologico e industriale.27 Esse,
tuttavia, non beneficarono n l'umanit n la scienza. Eiduson descrive cos il loro
risultato:
l'uomo " diventato solo un dente della ruota, cos tremenda e intricata che n
lui n i suoi compagni sanno dove il veicolo stia andando, n dove vadano
esattamente le sue capacit e i suoi contributi. Ancor pi importante, non ha voce
su come dovrebbe procedere il viaggio alla luce di ci che fa. L'uomo scientifico
per eccellenza non pi l'intellettuale pensoso della vecchia scienza, sensibile alla
discontinuit e continuit dei dati, ma l'uomo superficiale, estremamente
competitivo che riconosce e accetta il fatto che n lui n altri possono compiere, da
soli, il nuovo lavoro tecnologico".28
Tuttavia, i millenni di preistoria e di storia dell'homo religiosus, symbolicus e
sapiens e i quasi quattro secoli di storia dell'homo scientificus dimostrano che, n gli
approdi prometeici e titanici, n la delusione e lo scoraggiamento seguiti ai loro
fallimenti, costituiscono un traguardo obbligatorio, scontato o definitivo. Sono, al pi,
soltanto uno dei tanti punti critici o un incidente di percorso che l'umanit deve
superare nel suo cammino.
9.
Riflessioni conclusive
E. Cantore, L'uomo scientifico. Il significato umanistico della scienza, Bologna 1988, 43.
Cf. G. Gismondi, Umanesimo marxista. Evoluzione e istanze positive, (Catania 71978); Id.,
"Cristiani e marxisti per l'umanesimo scientifico", in Il futuro dell'uomo, 3 (1976), 3, 21-23.
3
C. Bernard, Introduzione allo studio della medicina sperimentale, Milano 1973, 44-45.
10
H. Poincar, Il valore della scienza, Firenze 1947, 138; Cantore, L'uomo scientifico, 98-
103.
11
12
J.M. Ziman, Public Knowledge: an Essay Concerning the Social Dimension of Science,
London 1968, 11-13.
13
14
B.T. Eiduson, Scientists: Their Psychological World, New York 1962, 152-153; Cantore,
L'uomo scientifico, 126.
15
A. Einstein, Idee e opinioni, Milano 1957, 240-242; Cantore, L'uomo scientifico, 128-133.
16
155
17
V.F. Weisskopf, Conoscenza e meraviglia. La descrizione umana del mondo della natura,
Bologna 1966, 91.
18
19
21
C. Darwin, L'origine della specie, Torino 1959, 524: "Vi qualcosa di grandioso in questa
concezione della vita, con i suoi diversi poteri, originariamente impressi dal Creatore in poche
forme o in una forma sola...". Einstein, Idee, 247: "Questo fermo convincimento, legato al
sentimento profondo dell'esistenza di una intelligenza superiore che si manifesta nel mondo
dell'esperienza, rappresenta per me l'idea di Dio". E. Schrdinger, Scienza e umanesimo. Che
cosa la vita, Firenze 1978, 172: "Noi sappiamo, quando sentiamo Dio, che un evento
altrettanto reale quanto una percezione sensoriale immediata o quanto la propria personalit".
22
M. Eliade, Il sacro e il profano, Torino 1967, 97; J. Ries "L'uomo religioso e il sacro alla
luce del nuovo spirito antropologico", in E. Anati, R. Boyer, M. Delahoutre, Le origini e il
problema dell'homo religiosus, Milano 1989, 52: "La volta celeste simbolizza la trascendenza,
la forza, l'immutabilit, l'altezza, la sacralit. L'uomo ha preso conoscenza di questo simbolismo
primordiale, dato immediato della coscienza totale. Non si tratta dunque n di deduzione
causale, n di affabulazione mitica, ma di una presa di coscienza del simbolismo della volta
celeste, che mette l'uomo arcaico di fronte a una ierofania primordiale"; cf. M. Eliade, La
creativit dello spirito, Milano 1979, 30-34.
23
A.N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, Milano 1945, 30; M. Caspar, Kepler,
New York 1959; A. Koyr, Studi newtoniani,Torino 1983; F.E. Manuel, A Portrait of Isaac
Newton, Cambridge Mass. 1968; W.C. Dampier, A History of Science and its Relations with
Philosophy and Religion, London 1966; A. Einstein, Lettres Maurice Salovine, Paris 1956;
Id., Idee, 61.
24
25
A. Livi, Filosofia del senso comune, Milano 1990, 179: "La valenza tecnologica delle
conoscenze scientifiche, che oggi possediamo e che cresce sempre pi di importanza ai nostri
occhi, non pu non influenzare anche la cultura, e la influenza in modo che
contemporaneamente sottile e pesante. Anzitutto, il prestigio delle scienze viene esteso anche ai
criteri di certezza che queste adottano, il che fa dimenticare altri criteri di certezza, altri campi di
ricerca nei quali i metodi della scienza propriamente sperimentale e fisico-matematica non
hanno applicazione. In secondo luogo, il successo della tecnica - strettamente collegata alle
scienze - crea l'ebbrezza del dominio delle cose e necessariamente si impone, facendo s che il
campo degli interessi si sposti dalla costruzione dell'uomo interiore alla esteriore costruzione del
mondo da parte dell'uomo: economia, politica ... L'ideologia dello scientismo alla base dei miti
dell'umanit nuova, dell'ordine nuovo, dei miti politici della rivoluzione come creazione nuova
del mondo da parte dell'uomo ormai onnipotente".
27
156
29
E.H. Erikson, Identity: Youth and Crisis, New York 1968, 50; Cantore, L'uomo scientifico,
508-509; J. Bronowski, The Identity of Man, New York 1965, 94; G. Gismondi, "Umanesimo
scientifico e futuro dell'uomo", in L'Osservatore Romano, 5.9.1979; Id., "Fede e scienza, oggi",
in La Scuola e l'Uomo, 40 (1983), nn. 2-3, 4, 8-9; Id., "Umanesimo scientifico nella cultura di
oggi", in L'Osservatore Romano, 14.2.1980.
157
Cenni introduttivi
2.
3.
3.1.
140
deve scoprire le "strutture nascoste e prime del reale", tra i due non pu esservi alcun
conflitto ma soltanto una costruttiva complementariet reciproca.5 Pertanto lo spazio
per il dialogo rimane amplissimo e la modalit trans-disciplinare dovrebbe garantirne
quella scientificit (oggettivit e rigore) che abbiamo analizzato nei capitoli settimo e
ottavo.
4.
4.1.
La sensazionale scopert che, una volta rimossi gli aspetti ingenui, limitati,
antropomorfi e statici del linguaggio religioso e dello stesso messaggio biblico, proprio
141
nel cuore della cultura scientifica, la Parola si manifestata tutt'altro che primitiva o
ingenua, ma ha riacquistato immensa profondit di valore e di significato.
Infatti, l'Antico Testamento, riletto in prospettiva cristiana, riconferma che l'uomo
non n una semplice parte della natura, n un puro prodotto delle forze naturali, n
cosa, n oggetto. invece soggetto e persona, con la sua origine specifica, orientato a
un fine superiore, che non si identifica n esaurisce nella storia naturale.
Dio non si incontra nei fenomeni naturali, ma si rivela nella storia dell'uomo, sua
immagine e somiglianza. Dio, Signore non solo della natura e della storia, ma anche
dell'infinito e dell'eternit. Non n minaccia n avversario dell'uomo, ma "alleanza",
speranza e garanzia di salvezza. Poich l'universo e la storia sono governati dal suo
amore sapiente, la creazione rappresenta l'inizio e lo scenario della storia. Poich tutto
rientra nel suo progetto storico-salvifico, Dio, natura, uomo e storia sono strettamente
correlati.
La natura non una divinit, n un'entit statica n un processo eterno e senza fine,
ma un evento e una storia di amore, intelligenza e potenza divini chiamati creazione. Il
creato , insieme: evento, azione, storia e realt che continuano. La storia, a sua volta,
non finalizzata a se stessa, ma aperta a un futuro, che la supera e la trascende. Il male
presente in essa non un demone, n proviene da Dio, ma dall'azione libera e
responsabile di esseri intelligenti fra cui l'uomo.
Quindi occorre che l'alleanza salvifica fra Dio e l'uomo continui fino a che tutte le
potenze del male e della morte siano dominate e la pienezza dell'alleanza-salvezza
risplenda in tutto e in tutti.
Uomini di scienza e credenti sanno che questo disegno non traspare dall'analisi
scientifica o razionale degli elementi naturali macro- o micro-scopici e neppure dai
principi e dalle forze naturali che li governano, ma manifestato solo dalla parola
divina, nella fede.6
4.2.
142
5.
6.
6.1.
La riflessione fin qui condotta evidenzia che tutte le concezioni derivate dal
materialismo engelsiano, che intendono assegnare alla scienza il "controllo della natura
mediante la sua comprensione", non ne hanno affatto compreso lo spirito, per cui la
143
snaturano. Lo stesso va detto delle concezioni che ritengono la conoscenza della natura
un fatto puramente impersonale e materiale, negando o dimenticando il ruolo
dell'immaginazione e della creativit umana. Al riguardo, molti scienziati hanno
testimoniato l'esperienza delle loro scoperte pi importanti come illuminazioni interiori
e improvvise: "la giusta idea mi venne inaspettatamente, senza sforzo, come
un'ispirazione", "fu come un lampo rivelatore, qualcosa di nuovo, pi semplice ed
esteticamente soddisfacente di qualsiasi cosa creata nella mente", "qualcosa di rivelato
e non di immaginato."11
I rapporti fra la realt, l'impegno scientifico e quello religioso sono suggestivamente
raffigurati nell'immagine della montagna e delle sue descrizioni. Ciascuna descrizione
dice qualcosa di pi, di meno o di diverso rispetto alle altre. Tuttavia la vera realt della
montagna rimane al di l di ogni descrizione che, in parte ci avvicina e in parte ci
allontana da essa. Perci, per conoscerla il pi possibile, dobbiamo studiarle tutte, non
escluderne nessuna e valorizzarne tutti gli apporti. Nonostante ci, fino a che non vi
saliremo, il pi rimarr sempre da scoprire.
Questa metafora suggerisce che nessun punto di vista umano pu offrire l'intera
visione della realt, ma vi contribuisce per la sua parte, senza esaurirla. Scienza,
filosofia, arte, religione, teologia, contribuiscono, ciascuna e tutte insieme, a decifrare
qualcosa dell'immenso e inesauribile progetto di Dio. Perci "dobbiamo coniugare le
forze vive della scienza e della religione per preparare i nostri contemporanei ad
accogliere la grande sfida dello sviluppo integrale che suppone competenze e qualit
intellettuali, tecniche, morali e spirituali".12
7.
8.
Sintesi conclusiva
144
J.G. Barbour (Ed.), Science and Religion. New Perspectives on the Dialogue, New York
1968, 6-7; Id., Issues in Science and Religion, Englewood Cliffs N.J. 1966, 4-5, 12-13. Il
dibattito culturale ha consentito: 1) di distinguere il Dio biblico-cristiano dal "dio" delle
ambigue intepretazioni filosofiche; 2) di rivalutare le dimensioni profonde e il coinvolgimento
personale propri della religiosit; 3) di riconoscere la legittimit, le diverse competenze e i
significati specifici, l'un l'altro irriducibili del linguaggio religioso e scientifico. G. Gismondi,
Umanesimo scientifico e pensiero cristiano, Rovigo 1982, 232.
4
E. McMullin, "Science and the Catholic Tradition", in Barbour, Science and Religion, 36-
37.
6
H. Berkhof, "Science and the Biblical Word", in Barbour, Science and Religion, 40-42.
Riguardo ai passi dell' Antico Testamento cf. per il progetto sull'umanit: Gn 1, 26-30, 2, 4-25 e
12,3. Per la storia: Es 23, 14-17; Dt 16, 1-17; Sal 19, 29, 65, 67, 74, 75, 89, 96, 104, 136, 147
148. Per il rapporto fra Dio e i fenomeni naturali: Gb 28; Sal 77,19. Per l'ordine della natura
come pre-figura della fedelt all'alleanza: Is 42,5; 51,9; Ger 31, 35-37.
7
Riguardo ai passi del Nuovo Testamento cf. per la resistenza del popolo all'alleanza: Mt 21,
33-39; At 7,1-53; Rm 7,7. Per la storia delle nazioni e della paziena divina: At 14,16; 17,30; Rm
3,25; 5; Gal 4,3. Per la lotta fra lo spirito e il potere delle tenebre, cf. l'Apocalisse e Mc 13; 2 Ts
2. Per Cristo mediatore della creazione cf. le tre tradizioni espresse in: Gv 1, (rivelazione della
gloria divina); Col 1, (riconciliazione e riparazione); Eb 1, (purificazione dal peccato). Per la
continuit fra i temi della creazione e della storia cf. Col 1,17; Eb 1,3. Per Ges Cristo chiave di
comprensione dell'intero universo e della creazione cf. il termine "primo" in Col 15, 17, 18.
8
Giovanni Paolo II, "Alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze", in
L'Osservatore romano, 29-30 ottobre 1990, 7: "Per la prima volta si uniscono a voi degli
specialisti di epistemologia. Auspichiamo che il loro contributo rafforzi ulteriormente gli studi
epistemologici che i vostri Statuti propongono come una finalit dell'Accademia (cf. art. 2).
Effettivamente la ricerca epistemologica s'impone sempre pi come un'esigenza indissociabile
dalla cultura scientifica. Sorgono interrogativi fondamentali sul come e perch della conoscenza
145
scientifica. Via via che le discipline si specializzano, s'interrogano sempre pi sulle conoscenze
che si accumulano, sui rapporti del sapere scientifico con le capacit quasi illimitate
dell'intelligenza umana ... Permettetemi di ripetervi che le vostre ricerche specializzate, che si
prolungano nella riflessione epistemologica sul significato delle scienze, sono altamente
apprezzate dalla Chiesa. I vostri studi testimoniano lo sforzo della ragione umana per esplorare
meglio la realt e scoprire la verit in tutte le sue dimensioni. un servizio necessario e
urgente".
9
10
C.A. Coulson, "The Similarity of Science and Religion", in Barbour, Science and
Religion, 69.
11
Tra essi i fisici Helmholtz, Bragg, Rutherford, il chimico Kekul e altri. Cf., Coulson,
"The Similarity of Science", 74-75.
12
13
Alcuni hanno negato l'aspetto applicativo e trasformativo delle scienze pure, in base a una
loro diversit da quelle applicate. Oggi i pi ritengono questa distinzione artificiosa e
indimostrabile.
14
H.K. Schilling, "The Threefold Nature of Science and Religion", in Barbour, Science and
Religion, 98-100.
15
146
Cenni introduttivi
L'esame fin qui condotto, dei pi importanti problemi della ricerca e della cultura
scientifica, ci consente, ora, di affrontare direttamente il tema specifico propostoci: il
rinnovato dialogo fra "fede e cultura scientifica". Come gi avevamo accennato, esso
dovr differire dal vecchio confronto "fede-scienza". Vorremmo trattare questo aspetto
in modo approfondito e organico.
2.
Il punto di partenza riprende quanto abbiamo visto riguardo ai linguaggi, ossia che
ogni confronto, per essere corretto, deve avvenire sempre fra proposizioni appartenenti
a uno stesso linguaggio (scientifico, filosofico, artistico, religioso, ecc). Nel confronto
fra fede e scienza, invece, si ponevano a confronto linguaggi diversi ed eterogenei. Da
un lato quello ordinario o religioso, dall'altro quello scientifico, non comparabili
direttamente fra loro. In ogni caso non erano affato in gioco n la fede (o la religione)
n la scienza in quanto tali, ma delle espressioni inguistiche che si riferivano all'una o
all'altra. Ecco perch la stessa espressione: "rapporto fra fede e scienza" appare
inesatta, errata ed equivoca sotto ogni aspetto e dovrebbe venire abbandonata.
Tuttavia, l'aspetto linguistico costituisce soltanto una parte del problema, per cui
dobbiamo passa da esso a quello delle realt espresse dal linguaggio: la fede e la
scienza. Anch'esse, in quanto tali, sono estremamente diverse. La fede un profondo
atteggiamento vitale che afferra tutta la persona. Pertanto il suo linguaggio descrive
situazioni personali globali, atteggiamenti vitali, concreti e profondi, esperienze
personali e comunitarie, eventi storici totali che coinvolgono pienamente l'esistenza.
Al contrario, la scienza moderna, come esercizio professionale, rappresent
un'attivit primariamente conoscitiva e settoriale. Pertanto il suo linguaggio era astratto,
concettuale, teorico e protocollare, e tendeva alla descrizione formale di alcuni aspetti
limitati della realt sensibile. Al pi alto livello, le affermazioni scientifiche erano
formulate da ricercatori tenuti a rispettare rigorosamente la loro terminologia specifica
e le regole linguistiche convenute nell'ambito della loro disciplina, per esprimere
ipotesi, teorie, metodi, leggi, risultati, ecc.
Tutto ci differenzi il suo linguaggio da ogni altro: Tale differenza permane anche
per termini che appaiono eguali e che perci costituiscono occasioni di gravi ambiguit
e malintesi (ad es. inizi, origini, cause, eventi, natura, ecc.).
Fra la realt e i linguaggi che la descrivono non vi sono solo "distinzioni", ma anche
vere e proprie differenze. Le descrizioni non sono mai la realt. Si ricordino, al
riguardo, i due esempi gi analizzati della "minestra" e della "montagna".
Ci, tuttavia, non esaurisce ancora il problema. Infatti, le espressioni scientifiche,
come tutte le altre espressioni umane, linguistiche o meno, sono limitate, condizionate e
inficiate da errori e imprecisioni di ogni tipo: linguistiche, logiche, concettuali,
culturali, ideologiche, filosofiche, ecc. Tali errori possono essere scoperti solo in
seguito a controlli estenuanti e, soprattutto, mediante il confronto con altre espressioni
ed esperienze. Questo vale tanto per la scienza che per ogni altra disciplina o discorso:
ordinario, artistico, letterario, filosofico, etico, religioso, teologico, ecc.
Gli equivoci sul confronto diretto fra asserzioni scientifiche e religiose derivarono
dal non conoscere, o non tenere nel debito conto, questa complessa realt. Come
abbiamo visto, gli scienziati della prima generazione erano tutti dei credenti convinti,
che sapevano tenere ben distinti i due ambiti, per cui non videro alcun contrasto fra i
risultati della loro attivit scientifica e la loro fede e non ebbero alcuna difficolt
nell'inserire le loro straordinarie scoperte, nel quadro delle loro concezioni morali e
religiose.1
La situazione cambi successivamente, non tanto in seguito al conflitto con Galilei,
ma per l'eccessivo entusiasmo sollevato dai risultati iniziali della scienza. I razionalisti,
assai critici verso la metafisica e le religioni, furono invece del tutto acritici
nell'assolutizzare la scienza (scientismo), travisandone la natura, il significato e i ruoli.
Questo travisamento ricadde pure sugli operatori scientifici. Ne rimasero immuni
soltanto i sommi scienziati, dotati di eccezionale acume speculativo e critico. Ad essi si
devono le pi interessanti riflessioni critiche "sulla" scienza che costituirono le prime
basi del pensiero epistemologico. Nessuno di essi accett lo scientismo, molti vi si
opposero, ma con scarso seguito.2 Soltanto nella seconda met del secolo XIX, le
nuove acquisizioni scientifiche diedero ragione alle loro riserve e attirarono l'attenzione
sui loro rilievi critici, aprendo la grande stagione dell'epistemologia.
3.
I credenti, nella difficile situazione storica, sociale, politica e culturale dei secoli
XVIII e XIX, e nel clima di crescente anticlericalismo, areligiosit, agnosticismo e
ateismo, per difendere le loro credenze, accettarono la sfida, negli stessi identici termini
in cui veniva loro posta, senza rendersi conto che ci era un grave errore. Pertanto
accettarono lo scontro immediato e diretto, mettendo sullo stesso piano le asserzioni di
tipo scientifico e le asserzioni di tipo religioso della fede biblico-cristiana e
interpretando il tutto come "conflitto fra fede e scienza" senza meglio precisare.3 In
mancanza di un'epistemologia e di una storia della scienza intese nel senso attuale, le
due parti non percepirono l'artificiosit e inconsistenza del presunto conflitto.
Occorsero notevoli tempi e sforzi prima di riconoscere che non vi alcuna
possibilit di confronto diretto fra "scienza" e fede e che, comunque, esso avviene solo
fra asserzioni o proposizioni a carattere pi o meno scientifico e pi o meno religioso.
Va insistito sul "pi o meno", perch una distinzione esatta dei linguaggi sempre
molto difficile. Pertanto, i due discorsi, religioso e scientifico, non sono direttamente
comparabili e, comunque, non consentono reciproci giudizi o censure.
In verit, i principi teologico-esegetici per impostare correttamente il confronto,
erano stati formulati molto tempo prima di Galilei, che ne era bene al corrente e li
espose chiaramente nelle lettere a Dom Benedetto Castelli e alla granduchessa Cristina
di Lorena.4 Essi, per, vennero disattesi o dimenticati. Le conseguenze sono note.
4.
Dopo quanto detto, appare che il vero confronto avviene solo a livello della persona
umana e, in linguaggio traslato, della cultura, intesa nel suo senso pi ampio, nel nostro
caso, la cultura scientifica. Il problema, cos impostato, rivela un vastit e una
profondit assai maggiori di qualsiasi confronto diretto fra affermazioni linguistiche dei
due campi.
Ci viene ampiamente confermato anche dalle profonde istanze espresse dagli
attuali uomini di scienza, nell'inchiesta che abbiamo analizzato nel secondo e terzo
capitolo. Essi insistono per un confronto focalizzato sui grandi temi e problemi
euristici, etici e sociali, sollevati dalle ricerche e dagli attuali interventi di bioingegneria e bio-genetica sull'uomo e sulla specie. Questo ampio contesto problematico
un ottimo esempio di ci che intendiamo esattamente come "cultura scientifica".
Posto il problema in questi termini, pensiamo che la distinzione fra "scienza" e "cultura
scientifica" abbia un valore determinante.
129
5.
Il confronto diretto
130
6.
Di tutt'altro ordine, invece, il discorso cha abbiamo fatto riguardo ai problemi che
le scienze sollevano, ma non possono risolvere da sole. Questo veramente un punto
cruciale, di cui parlare serenamente e seriamente, poich riguarda fatti che tutti gli
operatori scientifici possono constatare nella loro attivit quotidiana come emergenti,
immediatamente e direttamente, dalla loro attivit professionale. Tali problemi sono di
natura rigorosamente scientifica. Pertanto non vanno confusi con quelli che abbiamo
analizzato nei precedenti capitoli, derivanti dall'analisi storica ed epistemologica delle
scienze. Essi non vanno neppure confusi con i grandi problemi dell'ultimit del tipo:
chi siamo, di dove veniamo, dove andiamo, che cosa dobbiano fare, che senso hanno
l'universo, la vita umana, ecc., che riguardano la filosofia, la metafisica, le religioni,
l'etica e la teologia.
Si tratta invece d'importanti problemi che le scienze vedono sorgere dal loro interno
e che non possono risolvere n spiegare con i loro principi, metodi e logiche, perch
trascendono le loro capacit di spiegazione, di comprensione e d'interpretazione. Essi
riguardano in particolare: 1) ogni tipo di esistenza in quanto tale; 2) l'esistenza di
questo universo descritto dalle scienze naturali; 3) l'esistenza della vita rilevata dalle
scienze biologiche; 4) l'esistenza dell'io, (persona e personalit) studiato e descritto
dalle scienze umane e sociali; 5) i problemi della libert individuale, emergenti
all'interno dei determinismi dell'universo fisico; 6) le disarmonie e i dualismi relativi al
male, dolore e disordine messi in luce dalle scienze antropologiche e mediche.
Questi problemi, che si aggiungono a quelli che abbiamo analizzato nel secondo e
terzo capitolo, oggi vengono riconosciuti significativi dagli stessi ricercatori e
costituiscono l'occasione e i contenuti per un dialogo trans-diciplinare aperto a tutti gli
approfondimenti storico-scientifici, epistemologici, ermeneutici, filosofici e teologici.
Infatti, richiedono molteplici livelli di comprensione e d'interpretazione. Poich essi
emergono dalla stessa esperienza della ricerca, costituiscono, per gli operatori
scientifici, l'occasione pi importante per un approfondito e abituale dialogo filosofico,
religioso e teologico.
6.1.
Per capirne meglio il valore dobbiamo ricordare che, secondo l'ideologia scientista,
la scienza doveva risolvere tutti i problemi dell'umanit. Al contrario, essa ne ha creato
sempre dei nuovi, di crescente complessit e significato, che valicano le sue
possibilit.7 La riflessione epistemologica ha spiegato le ragioni di questo fenomeno.
La prima che le scienze sono indispensabili per raggiungere conoscenze parziali,
limitate e ristrette, ma non sono in grado di offrire una conoscenza generale della realt
e una spiegazione dei suoi problemi globali.8 La seconda che le realt che le scienze
non possono n verificare n controllare si sono dimostrate le pi significative e
decisive per l'uomo, la societ e la cultura. La terza che solo alcuni aspetti delle cose
possono essere spiegati scientificamente, mentre la loro esistenza pu essere soltanto
riconosciuta dalle scienze ma non spiegata. La quarta ragione che gli operatori
scientifici constatano, quotidianamente, che molte cose e avvenimenti che sono
logicamente e teoricamente possibili dal punto di vista scientifico, non esistono n
accadono.
Tutti questi fatti pongono le scienze in continuo contatto con realt di cui
riconoscono l'esistenza, l'intima razionalit, la coerenza e l'esigenza di una causa e di
una spiegazione adeguate, che esse non, per, possono dare n trovare. Di tutte queste
realt, esse conoscono esattamente le "cause fisiche", descrivono e misurano le
sequenze di eventi fisici, nel tempo e nello spazio, il che impedisce o confuta ogni
tentativo di ipotesi magiche, occultistiche e fantascientifiche.
131
Le conoscenze scientifiche si svolgono, quindi, fra due rigorosi confini. Da una lato
i loro "presupposti metascientifici", indimostrati e indimostrabili, che le rendono
possibili. Dall'altro i "problemi metascientifici", da loro sollevati ma non da loro non
risolvibili e gli "interrogativi metascientifici", che pongono senza potervi rispondere.
Ci che spazia oltre questi rigorosi "confini" rappresenta, invece, l'ambito del
discorso normale, filosofico, religioso e teologico, tutt'altro che irrilevante o inesistente
per l'uomo, la cultura e la stessa scienza.
6.2.
Come abbiamo visto, gli operatori scientifici sanno che la scienza pu descrivere i
fenomeni, come serie di sequenze causali e supporre che tali sequenze siano
reciprocamente connesse ad opera di leggi naturali. Lo scopo della ricerca scientifica
quello di individuare queste leggi e di capire come funziona questo universo, senza
peraltro riuscire a giustificarne l'esistenza rispetto a tutti gli altri mondi possibili. In
senso epistemologico e gnoseologico questo fatto non costituisce soltanto un problema
scientificamente insolubile, ma molto di pi.
Esso indica pure un "limite invalicabile" per la scienza, costituito da ci che essa
constata e deve accettare, senza poter spiegare e giustificare in modo convincente. Ci
comporta pure l'ammissione che l'universo da essa indagato, la sua struttura matematica
e il suo ordine, non sono obbligatori e necessari, ma sono il frutto di una scelta.
Quindi, la pi rigorosa razionalit esige una causa dell'universo diversa da quella
che pu essere la struttura matematica dell'universo stesso. La scienza pu soltanto
reclamarla senza poterla dare, perch essendo "chiusa nel suo sistema esplicativo, non
pu uscirne".9
6.3.
Alcuni dei maggiori problemi attuali provengono proprio dalle due scienze che
originarono il conflitto: la fisica e l'astronomia, a proposito dei due estremi del "microcosmo" (particelle elementari infinitamente piccole) e del "macro-cosmo" (immensi
sistemi galattici). Nell'infinitamente piccolo, particelle inafferrabili e onde vanificano
ogni tentativo di focalizzare con precisione la loro elusiva identit. Nell'infinitamente
grande, l'immensit materiale sembra svanire nel nulla. Quindi, dalle intime radici
dell'essere alle sue estreme propaggini, la certezza scientifica svanisce.10
Inoltre, la ricerca subatomica, che va ben oltre i limiti della conoscenza sensibile, si
rif ad interpretazioni immateriali nelle quali alla fisica subentra la meta-fisica. Quindi
il progetto moderno di raggiungere i "pilastri dell'universo" porta a riconoscerne la
natura non pi fisica, ma meta-fisica. Il cosmologo McCrea ha sottolineato, al riguardo
che, osservando le regioni pi remote dell'universo, ricaviamo informazioni sempre pi
incerte sui suoi stadi iniziali, per cui dobbiamo dipendere, sempre pi, dalle nostre
deduzioni razionali, al fine completare ci che ci impossibile ottenere da osservazioni
ed esperimenti.
Le scienze contemporanee, quindi, dimostrano la loro impossibilit di conoscere, in
modo esaustivo, la stessa limitata porzione di realt di cui si occupano. Esse, tuttavia,
dimostrano pure che il pessimismo agnostico di Spencer e del suo famoso
"ignorabimus" (non sapremo mai) non appare fondato. A questo proposito valgono
alcuni esempi. Fondandosi sui microscopi ottici, alcuni teorizzarono un "limite
insuperabile della visibilit", che fu aggirato, invece, con l'invenzione dei microscopi
elettronici e protonici. L'impossibilit di conoscere la composizione dei corpi celesti,
sostenuta da Comte fu smentita, invece, dall'invenzione dello spettroscopio.11
Pertanto, oggi, molti uomini di scienza ritengono che la ricerca contemporanea
presenti numerose acquisizioni convergenti verso una cosmologia unitaria e un inizio.
Tra esse vi sarebbero: le "costanti fisiche"12 matematicamente ben definite, le "leggi e
132
7.
Sintesi conclusiva
Dalla rassegna delle acquisizioni "della" scienza e "sulla" scienza, illustrate nel
corso del volume, ricapitoliamo qui alcuni punti che ci sembrano particolarmente utili
per una valutazione equilibrata della cultura scientifica, che armonizzi il senso critico
dei suoi limiti con la realistica consapevolezza delle sue potenzialit, ai fini di un
proficuo dialogo. Essi sono i seguenti:
1. Le affermazioni scientifiche non sono semplici descrizioni oggettive e neutre
della realt, ma composizioni di termini, concetti, immagini, simboli, ipotesi, logiche,
teorie, linguaggi, ecc., ossia complessi sistemi linguistici condizionati da ogni genere di
presupposti da individuare e interpretare. normale che contengano pure limiti,
ambiguit ed errori inavvertiti, che solo col tempo potranno essere individuati e
corretti. Del resto la storia dimostra che risultati esatti possono conseguire anche da
premesse false o errate.
2. Le proposizione scientifiche vanno interpretate in riferimento alle problematiche
storico-culturali cui si riferiscono e ai contesti in cui furono formulate, fuori dei quali
risultano ambigue e non correttamente interpretabili.
3. Le rappresentazioni scientifiche sono descrizioni simboliche della realt, da non
confondere con la realt stessa.25
4. Le scienze sollevano problemi di elevato significato euristico che non possono
risolvere con i loro metodi esplicativi, rendendo necessaria un'apertura ad altri approcci
cognitivi e ad altri ambiti di riflessione e verifica quali la filosofia, l'etica, la religione e
la teologia.
5. L'eccessiva frammentazione specialistica rende le acquisizioni scientifiche
parziali, unilaterali, estranee le une alle altre. Di qui l'esigenza di un continuo dialogo
133
J.B. Conant, Modern Science and Modern Man, New York 1952.
Per l'esattezza, religione e fede non sono uguali e i due termini non sono intercambiabili.
Tuttavia, limitandoci al nostro contesto, possiamo usarli come sinonimi.
4
Cf. le due lettere a Dom Benedetto Castelli e alla Granduchessa di Toscana. Cf. P. Poupard
(a cura di), Galileo Galilei, 350 anni di storia, Roma 1984. Si tratta dei principi gi formulati da
S. Agostino, ripresi nelle encicliche Spiritus Paraclitus, Providentissimus Deus, Divino Afflante
Spiritu e nella Costituzione conciliare Dei Verbum. Essi distinguono con precisione i principi
linguistici che presiedono ai due ambiti.
5
G. Gismondi, Critica ed etica nella ricerca scientifica. Dalla critica delle scienze
all'umanesimo scientifico, Torino 1978.
7
Cf. B. Cohen, Franklin and Newton, Philadelphia 1956; R. Rupert Hall, The Scientific
Revolution,(tr. it. Milano 1976).
8
10
11
Leggi e principi universali, che dovrebbero essere validi per tutto l'universo. I progressi
della fisica atomica e subatomica e l'affermarsi della teoria della relativit hanno imposto una
profonda revisione dei concetti donde traevano origine talune propriet (estensione,
impenetrabilit, peso, conservazione, ecc.) prima considerate universali.
14
Gravitazione, forza di attrazione che esiste tra due corpi qualunque, dotati di massa.
134
15
Riguardo alla materia, fino al secolo XIX i fisici ritenevano di potere giungere, un giorno,
a determinarne l'intima struttura. Ormai, per numerose ragioni, ne dubitano fortemente e si
accontentano di interpretazioni limitate e provvisorie, per scopi pratici. "Principio di
conservazione della materia" una dizione impropria. La sua forma corretta "conservazione
della massa". Come tale: a) in fisica classica un principio che postula l'invariabilit della
massa di un dato sistema materiale (punto, insieme di punti, corpo continuo o sua generica
parte) durante un suo qualsiasi moto, quali che siano le azioni cui esso soggetto; b) in fisicochimica significa che durante tutte le possibili trasformazioni di un sistema chimico la massa
totale rimane costante. I progressi della fisica atomica e subatomica e l'affermarsi della teoria
della relativit hanno imposto una profonda revisione dei concetti donde traevano origine talune
propriet (estensione, impenetrabilit, peso, conservazione, ecc.) fino a ieri considerate
peculiari e caratteristiche della materia. In realt alcune di esse perdono significato quando
riferite a particelle di grandezza atomica e subatomica, per cui non si ha ragione di ritenerle
valide come le concepiamo per i corpi a dimensioni ordinarie,
16
Elettrodinamica, termine con cui si indica la teoria globale dei fenomeni elettrici e che
sostituisce il tradizionale termine elettromagnetismo. Essa si occupa dei reciproci rapporti fra
correnti elettriche e campi magnetici, cio tra i campi prodotti da cariche elettriche in
movimento, e studia le forze che tra essi si generano.
17
Maxwell con le sue "equazioni" riusc ad esprimere le propriet fondamentali del campo
elettromagnetico rivelatosi unico, in cui, per, i fenomeni elettrici e magnetici s'influenzano
reciprocamente e continuamente. Gli studi e sviluppi (Hertz, Michelson, Einstein) delle sue
equazioni condussero alla teoria della relativit. A loro volta le critiche di Planck, Bohr e
Eisenberg, condussero alla scoperta della meccanica quantistica i cui principi generarono
l'elettrodinamica quantistica. Abbiamo, cos, un'elettrodinamica classica e una quantistica, che
spiegano fenomeni diversi, tuttavia presentano pure problemi, limiti, risultati incoerenti,
contraddizioni e divergenze difficilmente eliminabili.
20
Energia cinetica, o di movimento, indica il lavoro che deve essere fatto su un corpo in
moto, per arrestarlo.
21
Termodinamica, parte della fisica che studia le leggi relative a scambi o conversioni di
energia, sia sotto forma di lavoro che sotto forma di calore, tra corpi o sistemi termodinamici. In
forma semplificata e meno esatta si dice che si occupa delle trasformazioni di calore in lavoro e
viceversa.
22
D.J. Mendeleyeff (o Mendeleev) (1834-1907), noto per importanti contributi alla chimica,
di cui il pi noto l'ideazione del sistema periodico degli elementi, pilastro della sistematica
chimica e dello studio delle propriet degli elementi.
23
Fisica nucleare, parte della fisica che studia i nuclei atomici e le loro interazioni, con
particolare riferimento alla produzione di energia nucleare.
24
Vedi il pittoresco paragone di Einstein: "la descrizione della minestra non la stessa cosa
della minestra" e l'esempio della "montagna" e delle sue "dscrizioni".
135
2.
3.
161
4.
Il nuovo spirito scientifico si proeccupa pure delle esigenze interne della scienza, fra
cui il "pluralismo metodologico". Oggi le discipline scientifiche, sempre pi numerose
e differenziate, sentono la necessit di criteri di scientificit, di rigore e di oggettivit
meno formalistici e rigidi, ma pi essenziali e duttili.
Le scienze della religione e umano-sociali appaiono le pi bisognose di questo
rinnovamento, che consenta di stabilire la loro specifica scientificit, secondo le proprie
esigenze e in piena autonomia e libert dalle vecchie "gerarchie", "priorit" e
dogmatismi delle scienze naturali. Queste tematiche costituiscono oggetto di ulteriore
riflessione e dialogo.
5.
6.
7.
Tutto questo ci dice che la fede cristiana pu trovare, nella cultura scientifica
postmoderna, un interlocutore completamente diverso rispetto al passato: pi cauto e
162
8.
9.
A questo punto, possiamo riprendere l'idea, pi volte emersa nella nostra ricerca,
che ogni discorso sulla scienza un discorso sull'uomo, ogni giudizio sulla scienza
chiama in causa l'uomo e ogni speranza per la scienza nasce dalla speranza dell'uomo.
Quindi, se scienza e cultura scientifica sono divenute "disumanizzanti", l'uomo il
primo responsabile della loro "riumanizzazione".
La scienza infatti, nella cultura scientifica, il pi significativo "indicatore" della
condizione umana, perch ne rispecchia perfettamente quella sete inesauribile di verit,
che si fa strada nel groviglio di un problematicismo ineliminabile e di un'intrinseca
fallibilit. Ha ragione, quindi, l'umanesimo scientifico di definirla: "immagine
speculare dell'uomo".
Pertanto, la coscienza cristiana chiamata a riflettere sul fatto che, per circa tre
secoli, milioni di credenti hanno sofferto come una smentita, un pericolo o
un'alternativa per la propria fede e religiosit, ogni scoperta, teoria o ipotesi avanzate
dalla scienza o hanno dovuto cercare, nella scienza, le verifiche e le conferme a una
fede dubbiosa o vacillante.
Entrambi gli atteggiamenti esigono un serio esame di coscienza, che la Redemptor
Hominis ci facilita, chiedendoci se la nostra fede sia abbastanza: a) premunita contro gli
eccessi dell'autocriticismo, b) critica di fronte alle altrui critiche, c) solida davanti alle
163
Scriveva Galilei: "et infinitamente rendo grazie a Dio, che si sta compiacendo di far me
solo primo osservatore di cosa ammiranda et tenuta a tutti i secoli occulta". Cf. Da Galileo alle
stelle, Padova 1992.
2
Paolo VI, "Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze, 23 aprile 1966", in L.
Nicoletti (a cura di), Paolo VI, Insegnamenti sulla scienza e sulla tecnica, Brescia 1986, 31-36.
3
Giovanni Paolo II, "A scienziati e studenti, Colonia 15 novembre 1980", in La traccia,
1980, 10, 928-932.
4
Redemptor Hominis, 4.
Giovanni Paolo II, "Ai docenti universitari, Bologna, 18 aprile 1982", in La Traccia, 1982,
4, 513-516.
6
Giovanni Paolo II, "Al CERN, Ginevra, 15 giugno 1982", in La Traccia, 1982, 6, 815-817.
164
Decisioniste (etiche), che fanno dipendere fini, significati e valori solo dai giudizi o dalla volont del
soggetto.
Deduttiviste (etiche), che deducono razionalmente fini, significati, valori, principi e norme.
Definizioniste (etiche), che definiscono fini, significati, valori, principi e norme.
Descrittiviste (etiche), che descrivono, senza definire.
Deontologia, insieme di doveri inerenti a categorie particolari (professioni).
Deontologiche (etiche), che considerano come base e fondamento il dovere.
Determinismo, dottrina scientifica, epistemologica e filosofica che attribuisce ogni fatto alla necessit
causale, escludendo libert e caso. Ha assunto significato fisico, psicologico e metafisico.
Dialettica, arte del ragionare; processo per cui le realt contrarie si sviluppano risolvendosi in un
momento superiore.
DNA, Sigla dell'acido deossiribonucleico, che si trova nel nucleo delle cellule ed portatore dei fattori
ereditari.
Ecosistema, insieme di esseri viventi, ambiente ecc. in relazione fra loro.
Edonismo, filosofia o atteggiamento che pone il piacere a fine dell'azione umana.
Epistemologia o filosofia della scienza, disciplina che riflette criticamente sui fondamenti, i principi, i
metodi, il linguaggio, l'attendibilit, l'oggettivit, l'esattezza, la veridicit, ecc. della conoscenza
scientifica.
Ermeneutica, scienza delle norme che permettono di scoprire e interpretare il senso autentico di un testo.
Nel pensiero moderno: metodo del comprendere, proprio della filosofia (storicismo, fenomenologia),
che istituisce continue correlazioni fra il s e l'essere, in un processo che va dalla totalit delle
manifestazioni umane alle sue parti e viceversa.
Eteronomia, ragione per la volont, che il soggetto non deriva da s ma da fuori.
Eudemonismo, eudemonistico, dottrina morale che ripone il bene nella felicit.
Euristica, arte o tecnica di ben promuovere o condurre la ricerca filosofica e scientifica. Nella ricerca
scientifica: metodi o procedimenti che favoriscono la scoperta di nuovi risultati.
Falsificabile, carattere per cui le affermazioni scientifiche non possono mai essere provate
definitivamente vere, ma solo false.
Fattuali (proposizioni), relative a una data realt di fatto.
Feedback, v. retroazione.
Fenomenologico (metodo), modo di considerare l'oggetto, rispettando la verit nascosta nella sua realt
(intenzionalit), da svelare ed articolare nelle sue categorie.
Finis operis, fine della cosa in s, distinto dal fine del soggetto che la compie.
Finitezza, finitudine, condizione di ci che imperfetto e incompiuto.
Fisicismo, spiegazione esclusivamente fisica di tutte le realt.
Fisiciste (etiche), che privilegiano le ragioni fisiche e naturalistiche.
Fondazionale, che riguarda i fondamenti decisivi e ultimi (razionali o teologali).
Fondazionali (etiche), che si pongono il problema dei loro fondamenti (razionali o teologali).
Formaliste (etiche), che fanno esclusivo riferimento al metodo o alla forma.
Giustificabile, che pu essere provato o dimostrato vero.
Gnoseologia, disciplina filosofica che, in senso largo, comprende tutto il complesso delle ricerche intorno
ai problemi della conoscenza e, in senso stretto, studia le condizioni di validit delle nostre
conoscenze.
171
Neopositivismo, corrente che affida alla filosofia l'analisi del linguaggio comune e scientifico.
Nichilismo, filosofia che nega qualsiasi verit e valore.
Normative (etiche), volte a identificare e definire norme.
Occamismo, sviluppi del pensiero di Occam, come: a) critica negativa o negazione sistematica di
universalit, necessit, intelligibilit, dover essere, metafisica, spiegazioni, cause, principi ecc.; b)
accettazione della sola conoscenza intuitivo-intellettiva del singolare concreto.
Oggettivismo, a) riconoscimento dell'esistenza e validit universale degli oggetti; b) enfatizzazione
dell'oggetto e svalutazione del soggetto nel processo conoscitivo.
Oggettiviste (etiche), che enfatizzano l'oggetto rispetto alla persona.
Olismo, olistico, teoria (scienza, epistemologia, filosofia) per cui gli organismi e i sistemi rappresentano
un tutto avente caratteristiche superiori e diverse dalla semplice somma delle parti.
Ontologia, scienza di ci che , filosofia che studia l'essere.
Ontologico, che riguarda o concerne l'essere in quanto tale.
Organizzazione, combinazione di relazioni fra componenti o individui da cui prodotta, mantenuta e
trasformata un'unit complessa (sistema), dotata di qualit sconosciute a livello di componenti o
individui.
Oxoniense, relativo al movimento filosofico di Oxford (v. analisi del linguaggio).
Paradigma, modelli di acquisizioni scientifiche ed epistemologiche cui fanno capo tradizioni e progetti di
ricerca.
Pensiero debole, pensiero postmoderno che rifiuta fini, significati e valori certi, dimostrazioni cogenti,
ragioni evidenti ecc.
Personalismo, primato dei valori spirituali della persona.
Phronesis, prudenza, saggezza pratica.
Pluralismo, a) unit del mondo, in cui si concreta l'esperienza che non esclude molteplici prospettive di
analisi ontologica e logica; b) insieme dei termini non privilegiabili di una pluralit originaria. Solo a)
teoreticamente legittima.
Positivismo, indirizzo filosofico della seconda met del secolo XIX che, fondando la conoscenza sui fatti
e rigettando ogni forma di metafisica, intendeva estendere il metodo delle scienze a tutti i settori del
pensiero umano (a volte questo concetto viene denominato pure fisicismo e fisicalismo).
Pragmatismo, filosofia per cui la funzione fondamentale dell'intelletto non la conoscenza, ma il domino
efficace della realt.
Prescrittive (etiche), che non si limitano a descrivere ma prescrivono valori e norme.
Proporzionaliste (etiche), ricavano i criteri del giusto dalla proporzione fra effetti buoni e cattivi.
Razionalismo, assunzione della ragione umana me come riferimento esclusivo e assoluto.
Realismo esistenziale, filosofia che affronta l'atto di esistere come intelligenza decisa a non rinunciare a
se stessa.
Relativismo, teoria che nega l'esistenza di principi e valori assoluti, in senso parziale (relativismo
parziale) o totale (relativismo totale).
Relazionale (antropologia), che sottolinea soprattutto le relazioni della persona con Dio, il prossimo,
l'universo.
Retroazione (feedback), processo per cui l'effetto dell'azione di un sistema (meccanismo ecc.) si riflette
sul sistema stesso per variarne o correggerne il funzionamento.
Ricerca operativa, applicazione di strumenti e metodi scientifici e matematici ai progetti e usi di un
sistema complesso, per consentire decisioni corrette.
173
174
Trascendentale, in senso moderno: condizione a priori della conoscenza, forma ideale o principio, ci per
cui nella coscienza soggettiva esistono le condizioni di ogni realt. In senso antico: nozione estesa
quanto quella di essere (vero, buono, bello).
Trascendente, ci che al di l di ogni contenuto di conoscenza o di ogni forma di essere.
Ultimit, caratteristica di ci che finale, decisivo, conclusivo.
Umanologia, dottrina chiusa-su o visione esclusivamente centrata-ne l'uomo.
Universaliste (etiche), che ammettono valori e norme valide per tutti.
Utilitarismo, teoria o filosofia che pone alla base delle scelte e delle decisioni umane solo ci che utile.
Valori (etica dei), che si fonda-su e tende-a i valori.
Valutativa, che esprime un giudizio di valore.
Verit (etica della), che fa dipendere la bont dell'agire umano dalla conoscenza.
Veritativo, che riguarda o esprime la verit.
Virt (etica delle), che fa dipendere la bont dell'agire umano dalle virt morali del soggetto che agisce.
Volontarismo, filosofie che sostengono il primato della volont sull'intelletto e sulle capacit razionali (si
oppone a intellettualismo v.).
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