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Cultura

Piero della Francesca, il mito nei secoli


Dal 13/2 a Forl in 250 opere le influenze del maestro

- Nicoletta Castagni 26 gennaio 2016 11:32 - NEWS

I capolavori assoluti di Piero della Francesca e di quei maestri che nel corso dei secoli sono stati influenzati dal suo genio saranno in mostra
dal 13 febbraio al 26 giugno a Forl, nei Musei civici di San Domenico. Esposte circa 250 opere realizzate da celebrati artisti del passato quali
Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Degas, Odilon Redon fino al '900 di de Chirico, Carr, Balthus e Edward Hopper, verranno affiancate
a quelle del sommo pittore quattrocentesco che apr le porte alla piena Rinascenza.
Con il titolo 'Piero della Francesca. Indagine su un mito', l'importante esposizione ha appunto lo scopo non facile di illustrare quanto le
soluzione espressive, intrise della passione del maestro per la matematica e la geometria, abbiano continuato a influenzare generazioni di artisti
fino ai nostri giorni. Una vera e propria sfida dunque, se di pensa che Piero stato soprattutto uno straordinario frescante (basti pensare alla
meraviglia della 'Storia della Vera Croce' nel Duomo di Arezzo), mentre le pale d'altare e le preziosissime tavole sono veramente poche e in
gran parte considerate inamovibili. E' sempre un'impresa, spesso insuperabile, riuscire a ottenere questi prestiti eccezionali. E se a Forl
arriveranno capolavori come la 'Madonna della Misericordia'(Museo civico di Sansepolcro), la 'Sant'Apollonia' della National Gallery of Art di
Washington, il 'San Gerolamo e un devoto' delle Gallerie dell'Accademia di Venezia o la 'Madonna col Bambino' della Alana Collection (opera
rinvenuta sul mercato antiquario meno di dieci anni fa), compito altrettanto arduo per il team di curatori (diretto da Gianfranco Brunelli) stato
quello di poter ad essi affiancare i dipinti capaci di testimoniare l'omaggio al genio di Piero avvenuto (dopo un lungo oblio) a partire dal XIX
secolo. La mostra, realizzata, come tutte quelle allestite al San Domenico, dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forl in collaborazione con il
comune, si snoda dunque in un dialogo ininterrotto tra capolavori di epoche tra di loro profondamente diverse, per illustrare in che maniera la
straordinaria complessit del pittore aretino stata mirabilmente compresa e metabolizzata a secoli di distanza. Il percorso prender le mosse
dalle generazioni di artisti a lui successiva come Marco Zoppo, Francesco del Cossa, Luca Signorelli, Melozzo da Forl e Antoniazzo Romano
ma anche Giovanni Bellini e Antonello da Messina. Un filo rosso che oltrepassa i secoli per indagare l'influenza esercitata da Piero nella
modernit. Ecco quindi la sua eredit nei Macchiaioli come Borrani, Lega o Signorini, e in molti artisti europei: da Johann Anton Ramboux o
Charles Loyeux, fino alla fondamentale riscoperta inglese del primo '900, legata in particolare a Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di
Bloomsbury. Gli echi pierfrancescani risuonano quindi in Degas, Seurat e Signac, nei percorsi del Post-impressionismo, tra gli ultimi bagliori
puristi di Puvis de Chavannes, le sperimentazioni metafisiche di Odilon Redon e, soprattutto, le vedute geometriche di Cezanne. La fortuna
novecentesca dell'artista invece affidata agli italiani Guidi, Carr, Donghi, de Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi, Sironi
confrontati con fondamentali artisti stranieri come Le Corbusier, Balthus e Edward Hopper. Sono loro che hanno consegnato l'eredit di Piero
alla piena e universale modernit
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