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Dottrina e Dottrine
I Contratti, 3 / 2012, p. 139
ADEMPIMENTO INESATTO DEL CONTRATTO DI APPALTO: NORME GENERALI
E SPECIALI
Genovese Amarillide
Riferimenti
Cassazione Civile Sez. II 24-06-2011 (19-04-2011) n. 13983
Codice Civile Art. 1453
Codice Civile Art. 1455
Codice Civile Art. 1460
Codice Civile Art. 1662
Codice Civile Art. 1667
Codice Civile Art. 1668
Prime
osservazioni
Disciplina
La vicenda processuale
La sentenza in esame ripropone la questione delle norme applicabili in materia di
adempimento inesatto del contratto di appalto, con specifico riguardo all'ipotesi in
cui l'opera commissionata non sia stata completata. Nel caso di specie il
committente convenuto per il pagamento del prezzo dei lavori per la costruzione di
un fabbricato contestava la fondatezza della domanda dell'appaltatore e in via
riconvenzionale chiedeva la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni
allegando gravissimi difetti nelle strutture in cemento armato dell'edificio che
comunque non era stato integralmente realizzato.
Il giudice di prime cure non accoglieva la domanda riconvenzionale proposta dalla
convenuta, rilevando che non vi era alcuna prova che le strutture realizzate non
fossero conformi alle prescrizioni contrattuali e che la consulenza tecnica d'ufficio
non aveva riscontrato vizi di gravit tale da rendere il fabbricato del tutto inadatto
alla sua destinazione e la condannava al pagamento delle somme residue spettanti
per i lavori di costruzione dell'edificio. La decisione era riformata dalla corte
territoriale che rigettava la domanda di adempimento del pagamento del prezzo
residuo dell'appalto e dichiarava risolto il contratto stipulato tra le parti ai sensi
dell'art. 1668 c.c.
Nel giudizio di legittimit il ricorrente deduce violazione e falsa applicazione degli
artt. 1453, 1455, 1662 e 1668 c.c., nonch l'insufficienza e contraddittoriet della
motivazione. In particolare l'appaltatore lamenta che la Corte di appello, pur avendo
correttamente premesso che, poich le opere appaltate non erano state completate,
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Con riguardo al primo profilo, non vi dubbio che la norma comune riguardi i casi
non previsti dalla disciplina speciale (nel caso di specie, l'adempimento parziale del
contratto). In riferimento al secondo profilo si pu considerare la disposizione
contenuta nell'art. 1458 comma 1, sull'effetto retroattivo tra le parti della risoluzione
del contratto per inadempimento [20], oppure i rimedi generali di cui agli artt. 1455
(diffida ad adempiere) e 1460 c.c. (eccezione di inadempimento) [21].
Nel caso di specie la Suprema Corte esclude l'operativit della garanzia per vizi e
difformit che condizionata al presupposto della realizzazione completa dell'opus
[22]. In effetti l'ipotesi di omesso completamento dell'opera configura una delle
forme principali di inesatto adempimento ordinario,non rilevando l'eventuale
sussistenza di vizi e difformit nella parte eseguita. Sul piano applicativo l'ipotesi di
inadempimento ordinario esclude l'onere di denunzia all'appaltatore e comporta
l'operativit del comune termine decennale di prescrizione.
Tuttavia il caso della esecuzione parziale non sempre nettamente individuato
rispetto alla ipotesi dei vizi cd. quantitativi che "() ricorrono quando l'intera opera,
o una sua parte, presenta una insufficiente quantit in qualcuno dei suoi elementi
strutturali" [23].
Se concettualmente la differenza tra le fattispecie netta, di fatto non sempre
agevole valutare la sussistenza di un vizio (strutturale, funzionale) piuttosto che di
un adempimento parziale del contratto. Il criterio distintivo costituito dalle comuni
concezioni empiriche in materia piuttosto labile e incerto. La dottrina suggerisce di
ritenere una esecuzione parziale nel caso in cui la porzione di materia mancante
avrebbe svolto una funzione propria, sia pure non autonoma, ma pur sempre
individuabile nel pi vasto quadro della funzione complessiva dell'opera [24].
Di recente, i giudici di legittimit hanno ritenuto di ravvisare un adempimento
parziale del contratto (con la conseguente applicazione delle regole comuni anche
con riguardo all'azione per il risarcimento dei danni) in un caso di mancato
completamento delle opere murarie relative alla sistemazione degli spazi destinati a
giardinaggio nell'ambito di un appalto per la costruzione di un complesso di unit
immobiliari [25].
In questo caso, in effetti, l'adempimento parziale e al tempo stesso l'opera
presenta una difformit quantitativa rispetto alle deduzioni contrattuali che avrebbe
probabilmente legittimato l'applicazione delle disposizioni speciali. La logica della
decisione potrebbe cio essere strumentale, la qualificazione della fattispecie legata
al fatto concreto e alla necessit di superare le "strettoie" dei termini di decadenza e
prescrizione prescritti dalla disciplina speciale.
b) La risoluzione del contratto d'appalto (sul rapporto tra art. 1453 e artt.
1662 comma 2 e 1668 c.c.)
Nel ricorso per la cassazione della sentenza l'appaltatore deduce che la Corte
d'appello, pur avendo correttamente premesso che le disposizioni degli artt. 1667,
1668 c.c. non risultano applicabili al caso di specie perch le opere commissionate
non sono state completate, ha poi contraddittoriamente ritenuto di accogliere la
domanda di risoluzione del contratto formulata dal committente ex art. 1668 c.c.
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Rileva poi che non pu neppure ritenersi che il giudice dell'appello sia incorso in un
mero errore materiale in quanto la risoluzione del contratto non avrebbe potuto
essere pronunciata nemmeno ai sensi della norma generale di cui all'art. 1453 c.c.,
sia per la scarsa importanza dell'inadempimento, sia perch ritiene l'operativit
dell'art. 1453 c.c. condizionata alla circostanza che risulti irrimediabilmente
compromessa
la
situazione
verificatasi
a
seguito
dell'inadempimento
dell'appaltatore, dovendo in caso contrario il committente avvalersi della facolt di
cui all'art. 1662 c.c., mettendo in mora l'appaltatore con l'assegnazione di un
congruo termine per porre rimedio all'inesatto adempimento [26].
La prima censura coglie nel segno. Come pi volte precisato, in tema di appalto la
speciale garanzia prevista dagli artt. 1667 e 1668 c.c. trova applicazione solo
nell'ipotesi in cui l'opera sia stata completata, ma presenti vizi, difformit o difetti;
laddove, nel caso in cui l'appaltatore non abbia portato a termine l'esecuzione
dell'opera commissionata, restando inadempiente all'obbligazione assunta con il
contratto, la disciplina applicabile nei suoi confronti quella generale in materia di
inadempimento contrattuale, dettata dagli artt. 1453 e 1455 c.c. La Corte d'appello
non ha "fatto buon governo" dei principi enunciati in quanto, pur avendo accertato,
con apprezzamento in fatto che non ha costituito oggetto di censura sotto il profilo
della insufficiente o contraddittoria motivazione, che il fabbricato non era stato
completato, ha dichiarato risolto il contratto ai sensi dell'art. 1668 c.c. in ragione
della assoluta inidoneit dell'opera ad assolvere la funzione abitativa per gravi vizi
costruttivi. In realt le deduzioni del committente relative ai difetti delle strutture in
cemento armato (cio della parte eseguita dell'opera) risultavano irrilevanti a fronte
della accertata circostanza del mancato completamento della stessa che "mette fuori
gioco" la regola speciale di responsabilit. Invero la responsabilit dell'appaltatore
avrebbe dovuto essere valutata alla stregua della disciplina generale in tema di
inadempimento contrattuale che tra l'altro condiziona l'accoglimento della domanda
di risoluzione al presupposto (meno rigoroso di quello richiesto dall'art. 1668 c.c.)
dell'inadempimento non di scarsa importanza.
Il giudice del rinvio, uniformandosi ai principi di diritto enunciati dalla Suprema
Corte, dovr valutare se l'inadempimento dell'appaltatore in concreto accertato
presenti o meno il requisito di non scarsa importanza, tale da giustificare, ai sensi
degli artt. 1453 e 1455 c.c., la richiesta di risoluzione del contratto di appalto,
avanzata in via riconvenzionale dal convenuto.
Non invece condivisibile la ricostruzione dei rapporti tra l'art. 1662 c.c. e l'art.
1453 c.c. prospettata dal ricorrente. La disposizione dell'art. 1662 c.c. ("Verifica nel
corso di esecuzione dell'opera") consente al committente di controllare l'esecuzione
dell'opera nel suo svolgimento e di fissare all'appaltatore un congruo termine per
sanare il vizio e regolarizzare l'esecuzione, prevedendo l'automatica risoluzione del
contratto al momento dell'inutile decorso del termine assegnato.
Nella specie l'appaltatore sostiene che l'operativit del rimedio solutorio ordinario
sarebbe condizionata alla circostanza che risulti irrimediabilmente compromessa la
situazione verificatasi a seguito dell'inadempimento dell'appaltatore, dovendo in
caso contrario il committente necessariamente avvalersi della facolt di cui all'art.
1662 c.c.
La giurisprudenza di legittimit ha pi volte precisato che, in caso di mancata
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ivi, 1991, 3048; Marinelli, In tema di garanzia per le difformit e i vizi dell'opera nel
contratto d'appalto, ivi, 1994, I, 275 ss.; Musolino, Norme generali e norme speciali
per le obbligazioni nascenti dal contratto d'appalto, in Riv. giur. edil., 1994, 233 ss.;
Maione, Serafini, Il rapporto fra gli artt. 1453-1455 e gli artt. 1662 e 1668 c.c., in
questa Rivista, 2007, 187 ss.; Lucchini Guastalla, La normativa speciale relativa
all'inadempimento dell'appaltatore, in AA.VV., Trattato della responsabilit
contrattuale. II, I singoli contratti, diretto da Visintini, Padova, 2009, 255 ss.
[2]
Cass. 6 aprile 2006, n. 8103, in questa Rivista, 2007, 45; Cass. 5 febbraio 2006,
n. 3302, ivi, 2006, 1113; Cass. 17 maggio 2004, n. 9333, in Nuova giur. civ.
comm., 2005, I, 856 ss., con nota di Lanzi, In tema di difformit e vizi dell'opera nel
contratto d'appalto; Cass. 19 giugno 2003, n. 9849, in Guida dir., 2003, 74; Cass.
16 ottobre 1998, n. 10225, in Urb. e app., 1999, 168; Cass. 9 agosto 1996, n.
7364, in questa Rivista, 1997, 64; Cass. 16 ottobre 1995, n. 10772, ivi, 1996, 126
ss., con nota di Lamanuzzi; Cass. 15 dicembre 1990, n. 11950, in Giust. civ., 1991,
II, 3047 ss. con nota di Stranieri; Cass. 29 agosto 1963, n. 2398, ivi, 1964, I, 153.
Nella giurisprudenza di merito pi recente, cfr. Trib. Roma, 11 maggio 2009; Trib.
Macerata, 28 marzo 2008; Trib. Monza, 31 gennaio 2008; Trib. Roma, 4 giugno
2007, Trib. Brescia, 27 febbraio 2003, tutte in Pluris.
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Cass. 12 luglio 2000, n. 9239, in Mass. Giur. it., 2000. In generale sui limiti
processuali per il cambiamento di domanda, Rubino, op. cit., 553. Si v. pure Stolfi,
op. cit., 656.
[15]
Rubino, Appalto, 382 ss.; Voltaggio Lucchesi, Vizi, difetti o difformit dell'opera
nell'appalto, cit., 95 ss.; Id., Questioni in tema di risoluzione del contratto di
appalto, in Giust. civ., 1956, I, 97 ss.
[16]
Ai fini della risoluzione del contratto d'appalto per vizi dell'opera richiesto un
inadempimento "pi grave" di quello richiesto per la risoluzione della compravendita
per difetti della cosa. Infatti nella disciplina delle garanzie nella vendita di beni (artt.
1490-1492 c.c.) l'acquirente pu accedere all'azione redibitoria (o all'azione di
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Rubino, op. cit., 539. Cfr. Cass. 16 giugno 1980, n. 3814, in Giur. it., 1981, I,
1964.
[18]
Sul raccordo tra domanda riconvenzionale ex art. 1667 ultimo comma c.c. e
eccezione di inadempimento ai sensi dell'art. 1460 c.c., cfr. Cass. 17 maggio 2004,
n. 9333, cit. Pi in generale sul rapporto tra azioni di garanzia ex artt. 1667, 1668 e
1669 c.c. e il rimedio generale dell'eccezione di inadempimento, Cass. 28 settembre
1996, n. 8567, in questa Rivista, 1997, 166.
[22]
[23]
[24]
Rubino, op. cit., 475. Il principio stato applicato in un caso di appalto per la
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[24]
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Rubino, op. cit., 475. Il principio stato applicato in un caso di appalto per la
[26]
La disposizione dell'art. 1662 c.c., pure affine alla diffida ad adempiere (art.
1454 c.c.), ammette un'ipotesi risolutoria quando il contratto ancora in fase di
esecuzione e non quindi ravvisabile la definitivit e la gravit dell'inadempimento.
Cfr. Cass. 4 marzo 1993, n. 2653, in Arch. civ., 1993, 803.
[27]
Tra le altre, Cass. 22 marzo 2007, n. 6931, in Obbl. contr., 2007, 749, con nota
di Gennari; Cass., 27 marzo 1998, n. 3239, in Mass. Giur. it., 1998.
[28]
Cass. 28 giugno 1986, n. 4311, in Giur. it., 1987, I, 1451 ("Nel contratto di
appalto facolt del committente proporre la domanda di risoluzione per
inadempimento invece che ricorrere al rimedio previsto dall'art. 1662, 2 comma, c.
c.)".
[29]
Sulle specificit del rimedio dell'art. 1662 c.c., cfr. Putort, Inadempimento e
risoluzione anticipata del contratto, Milano, 2008, 46 ss.
[30]
Cfr. Cass. 27 agosto 1993, n. 9064, in Mass. Giur. it., 1993; Cass. 18 maggio
1988, n. 3465, ivi, 1988; Cass. 9 gennaio 1980, n. 163, ivi, 1980.
[31]
[32]
[33]
Tra le altre, Cass., 17 maggio 2004, n. 9333, cit.; Cass. 11 agosto 1998, n.
7891, in Mass. Giur. it. 1998; Cass. 28 settembre 1996, n. 8567, cit.
[34]
Cass. 17 maggio 2004, n. 9333, cit.; Cass. 26 maggio 1998, n. 5231, in Mass.
Giur. it., 1998; Cass. 3 dicembre 1981, n. 6406, in Foro it., 1982, I, 698, con nota
di Di Paola.
[35]
Lanzi, In tema di difformit e vizi dell'opera nel contratto d'appalto, cit., 863.
[36]
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