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Illecito extracontrattuale
Solidariet e parziariet
nellordinamento italiano:
unanalisi operazionale
di Bruno Tassone
In dottrina e giurisprudenza assai diffusa la convinzione che la solidariet sia lunico modello che regola i rapporti fra la vittima di un illecito civile (da un lato) e una pluralit di danneggianti (dallaltro). Tuttavia, unanalisi in chiave operazionale dimostra che il modello della parziariet applicato in sede giudiziale - spesso in modo occulto o inconsapevole - in un significativo numero di casi. Inoltre, alcune recenti decisioni manifestano una spiccata sensibilit per i problemi propri della ripartizione di responsabilit,
in linea con le tendenze che si manifestano in altri ordinamenti. Di qui il destro per allargare lo spettro
dellindagine in prospettiva di comparazione e - ancora - per impostare lo studio dellapportionment of liability considerando anche modelli diversi da quelli tradizionali.
1. Considerazioni preliminari
In tempi recenti i modelli della solidariet e della parziariet sono stati oggetto di un particolare interesse della
dottrina, con particolare riguardo al regime dellobbligo
scaturente dallillecito extracontrattuale (1). Un impulso fondamentale a tali studi proviene in parte dallordinamento nordamericano e, in specie, dalla redazione del
secondo volume del Restatement Third of the Law of Torts
pubblicato nel 2000 e dedicato, appunto, allApportionment of Liability (2).
Il testo dellAmerican Law Institute, infatti, propone
diversi meccanismi volti ad operare la ripartizione di
responsabilit, i quali non sono affatto esauriti dalla
joint and several liability (gi consacrata nel Restatement Second) e dalla several liability (3), cos spingendo il lo studioso del diritto ad affrontare un discorso
ben pi ampio di quello basato sulla semplice contrapposizione fra i due regimi di base (4). Del resto, se
per un verso la solidariet certamente il modello
prevalente, vi sono vari ordinamenti che - anche di
recente - hanno effettuato scelte di carattere sensibilmente diverso (5).
Peraltro, a prescindere dalladozione delluno o dellaltro regime a livello di ius positum, la ricerca comparativa condotta in materia consente di guardare allordinamento italiano in chiave operazionale, s da scoprire che la responsabilit parziaria non solo implementata da varie disposizioni normative, ma anche resa
operativa dalla giurisprudenza in un ampio numero di
Note:
(1) Nella dottrina italiana si vedano, in particolare, U. Violante, La responsabilit parziaria, Napoli, 2004, nonch A. Gnani, Art. 2055 - La re-
sponsabilit solidale, in Commentario al Codice Civile, fondato da P. Schlesinger e diretto da F.D. Busnelli, Milano, 2005 (il quale in materia segue da presso linsegnamento di F.D. Busnelli, Lobbligazione soggettivamente complessa, Milano, 1974). Per ulteriori riferimenti bibliografici
sia consentito rinviare a B. Tassone, La ripartizione di responsabilit nellillecito civile - Analisi giuseconomica e comparata, in corso di stampa e
pubblicato nella Collana della Facolt di Giurisprudenza dellUniversit di Teramo.
(2) Restatement Third, Torts: Apportionment of Liability, Saint Paul, Minnesota, 2000, che dora in avanti - per brevit - si indicher semplicemente come Restatement.
(3) Omettendo in questa sede i riferimenti alle varianti sul tema adottate nei singoli Stati dellUnione dAmerica, si pu in estrema sintesi ricordare che mentre le tracks A e B del Topic II del Restatement disciplinano i tradizionali istituti della responsabilit solidale e parziaria, la track C
prevede un meccanismo di riallocazione della quota del soggetto insolvente (o, pi precisamente, judgment-proof), la track D fa dipendere lapplicazione del vincolo solidale dal superamento di una certa soglia di responsabilit da parte del singolo danneggiante e la track E ne limita lapplicazione ai non-economic damages.
(4) Per il quale sia permesso rinviare nuovamente a Tassone, La ripartizione di responsabilit nellillecito civile, cit.
(5) Limitando la menzione ai dati provenienti dal formante legislativo, gli artt. 1319 e 1331 del Codice Civile dellUruguay prevedono ad
esempio il regime di solidariet per lillecito doloso e quello della parziariet per lillecito colposo. Pi radicale, sicuramente, la scelta del
Codice Civile del Quebec del 1980, il quale allart. 1478 stabilisce che
Where an injury has been caused by several persons, liability is shared by them in proportion to the seriousness of the fault of each. The
victim is included in the apportionment when the injury is partly the
effect of his own fault, sebbene con il temperamento previsto dallart.
1480 per i casi in cui sia impossibile accertare il nesso eziologico. Premesso che anche nello stato canadese del British Columbia in vigore un regime di responsabilit parziaria, appaiono di particolare interesse le riforme di recente poste in essere in Australia a livello sia statale che federale, per lanalisi delle quali si rinvia a B. McDonald, Proportionate Liability in Australia: The Devil in the Detail, 2006, disponibile presso il sito www.ssrn. com, al quale adde R. Debus, Tort law reform
in New South Wales: State and Federal Interactions, 8 U. New S. Wal.
L.J. 13 (2002).
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trova al di fuori della fattispecie di responsabilit indiretta - nel nostro caso, quando lillecito non avvenuto a
causa o in occasione dello svolgimento delle mansioni
del preposto -, evidente che la considerazione della
colpa del responsabile diretto si potrebbe giustificare solo in applicazione di una regola espressa di responsabilit
parziaria e che limputazione di tale colpa al preponente
si risolverebbe in una finzione. Ma la stessa conclusione,
a ben vedere, va raggiunta anche quando si di fronte ad
una situazione propriamente riconducibile (o forzatamente ricondotta) allart. 2049 c.c. Al riguardo, basta
prendere in considerazione il caso di scuola in cui il soggetto incaricato della conduzione di un automezzo per il
trasporto merci sia stato investito - anche a causa della
sua condotta di guida negligente - da un terzo e immaginare che i soli danni di cui il preponente intende chiedere il risarcimento siano quelli relativi ai beni trasportati e allimpossibilit della loro commercializzazione, in
quanto il veicolo usato non di sua propriet (11).
Note:
(6) Il riferimento allart. 484 cod. nav.; allart. 18 della legge 8 luglio
1986, n. 349 (ora abrogato dal d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, ma rispetto al
quale rimane un qualche spazio per discorrere del regime applicabile al
danno ambientale, posto che latto normativo in parola non enuncia
espressamente la regola della solidariet); allart. 1, comma 1-quater, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, introdotto dalla legge 20 dicembre 1996,
n. 639, di conversione del d.l. 23 ottobre 1996, n. 543; nonch allart. 14
del d.lgs. 17 marzo 1995, n. 111, di recente confluito nel d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, senza modifica alcuna.
(7) Cos, ad esempio, Cass. 14 novembre 1995, n. 11807, in Dir. ed econ.
ass., 1996, 1074 ss.
(8) In relazione a tale disposizione C.M. Bianca, Dellinadempimento delle
obbligazioni, in Commentario del Codice Civile Scialoja-Branca, proseguito
da F. Galgano, Roma-Bologna, 1979, 422, afferma chiaramente che
quando limprenditore danneggiato dal fatto compiuto dal suo dipendente in concorso con il fatto del terzo ci si deve chiedere se la pretesa
risarcitoria verso il terzo debba essere diminuita in ragione della parte di
danno imputabile al soggetto di cui il danneggiato risponde, affermando
che la risposta devessere senzaltro positiva, posto che [] il fatto dannoso dellausiliario giuridicamente imputato a chi ne utilizza il servizio.
(9) Infatti, il meccanismo che regola il funzionamento della responsabilit indiretta non cambia quando il responsabile si fa carico delle conseguenze del fatto altrui avendo la possibilit di fornire una prova liberatoria che chiama in causa - in modo pi o meno tenue - profili di responsabilit soggettiva. In merito alla ricostruzione della responsabilit di cui si
tratta, per tutti, M. Franzoni, Dei fatti illeciti - Artt. 2043-2059, in Commentario del Codice Civile Scialoja-Branca, proseguito da F. Galgano, Roma-Bologna, 1993, 398 ss.
(10) Ad esempio, il preponente potrebbe aver violato uno specifico obbligo sullo stesso incombente, quale quello di adottare le misure che, secondo la particolarit del lavoro, lesperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare lintegrit fisica e la personalit morale dei prestatori di lavoro ai sensi dellart. 2087 c.c. Per unapplicazione congiunta delle due
disposizioni codicistiche, Cass., sez. lav., 4 marzo 1993, n. 2605, in Giur.
it., 1994, I, 1, 1606. Per ampi riferimenti agli orientamenti formatisi sullart. 2055 c.c., sia consentito il rinvio a B. Tassone, Pluralit di coautori
dellillecito, in La colpa nella responsabilit civile, vol. I, trattato diretto P.
Cendon, Torino, 2006, 629 ss.
(11) Lesempio si colloca volutamente al di fuori della sfera di operativit
dellart. 2054 c.c. Infatti, ove il preponente fosse altres proprietario del
mezzo usato, lo stesso potrebbe evidentemente proporre unazione risar(segue)
Inoltre, va rilevato che sempre per semplicit non si considerato il pregiudizio - parimenti patrimoniale - che eventualmente deriva al preponente dallerogazione di retribuzioni a vuoto per il periodo di inabilit del
preposto, ove lo stesso sia un lavoratore subordinato (secondo la giurisprudenza ormai costantemente contrassegnata dalletichetta della tutela aquiliana del credito), anche perch in tal caso sarebbe ben pi problematico applicare la regola per cui il preponente ha unazione di regresso verso il preposto per la parte di danno a questo imputabile. Pur se
in relazione alla voce di danno appena menzionata vi un maggior legame fra il pregiudizio patito dal preposto e quello subito dal preponente,
non cambiano comunque le conclusioni che si raggiungeranno fra un attimo nel testo: posto che il preponente non ha dato alcun contributo causale al verificarsi del danno, ad applicare davvero il modello della responsabilit solidale si dovrebbe sempre consentire allo stesso di agire per
lintero nei confronti del terzo.
(12) Peraltro, ove si obiettasse che se i terzi danneggianti i quali concorrono con il preposto sono pi duno gli stessi rispondono in via solidale e
non parziaria, ci non varrebbe a minare loperativit della regola di proportionate liability di cui si tratta, che deriva dalla estensione al preponente della responsabilit inerente la quota del preposto. Infatti, da una
tale osservazione uscirebbe semplicemente confermata la convivenza dei
principi della responsabilit solidale e parziaria - quindi la pluralit di tecniche utilizzate anche nel nostro ordinamento per gestire la ripartizione
di responsabilit - che gi si riscontra quando trovano contemporanea
applicazione gli artt. 2055 e 1227 c.c. (come messo in luce da Violante,
La responsabilit parziaria, cit., 57 ss., il quale evidenzia che la presenza del
concorso di colpa della vittima e/o di una pluralit di danneggianti determina, rispettivamente, lapplicazione del solo regime di parziariet, di
questo congiuntamente a quello della solidariet, nonch solo di questultimo).
(13) A riprova di quanto detto va rilevato che, nel trattare di alcuni dei
problemi che lart. 2054 c.c. pone, una parte della dottrina ha espressamente ritenuto di poter esaminare i rapporti fra il proprietario del primo
dei due veicoli coinvolti in un sinistro, il conducente dello stesso e il conducente del secondo veicolo dallangolo visuale del primo dei tre soggetti indicati, concludendo che il proprietario ha di fronte a s - quali responsabili solidali - entrambi i conducenti ai sensi dellart. 2055. Per tale
lettura della disciplina dei rapporti regolati dallart. 2054, D. Feola, Scontro di veicoli e danni reciproci tra responsabilit solidale per titoli diversi e concorso di colpa della vittima (nota a Pret. La Spezia 6 marzo 1996), in Resp.
civ. prev., 1997, 205-206.
(14) Cos Cass. 29 luglio 1967, n. 2027, in Foro. it., 1968, I, 495, relativa
ad un caso in cui il cui cassiere della banca si era accordato con il mandatario dellassociazione attrice per appropriarsi delle somme da questo
gestite per conto della preponente ed in cui (senza peraltro ammettere
che il dolo avesse spezzato il nesso di preposizione) stata applicata la responsabilit solidale.
(15) Si veda Cass. 18 gennaio 2001, n. 726, in Arch. circolaz., 2001, 463
ss., la quale afferma che a norma dellart. 2054, comma 3, c.c. il proprietario del veicolo responsabile in solido con il conducente dei danni causati a terzi dalla circolazione del suo veicolo e risponde della condotta colposa del conducente (sia questa accertata o presunta ai sensi dei commi 1
e 2 dellarticolo in questione), anche quando sia egli il danneggiato per
effetto di un evento causato dalla circolazione del suo veicolo e del veicolo di un terzo, con la conseguenza che accertata (o presunta) la colpa
concorrente di entrambi i conducenti dei veicoli la cui circolazione ha
prodotto levento dannoso, nei rapporti tra il danneggiato/proprietario di
uno dei veicoli ed il danneggiante, proprietario o conducente dellaltro
veicolo, deve ritenersi sussistente un concorso di colpa del primo nella
produzione dellevento dannoso, la cui misura quella stessa del concorso di condotta colposa del conducente del veicolo di propriet del danneggiato (fatta salva lazione del proprietario nei confronti del conducente del veicolo di sua propriet per il risarcimento della residua parte
del danno).
(16) In tal senso Cass. 8 luglio 2003, n. 11241, in Foro it., Rep. 2003, voce Responsabilit civile, n. 225; Cass. 24 maggio 1997, n. 4633, id., Rep.
1997, voce cit., n. 140; Cass. 9 giugno 1994, n. 5619, id., Rep. 1994, voce cit., n. 92; nonch Cass. 11 aprile 1986, n. 2549, in Arch. civ., 1986,
839 ss.
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(26) Si veda Duni, Responsabilit da fatti illeciti, cit., 72, ove espressamente si afferma che il cennato principio secondo il quale ognuno risponde
del danno solo in quanto lo ha cagionato e non oltre appare in tutta la
sua estensione nellart. 1227 cos come lo si deve intendere in tema di fatti illeciti, cio sostanzialmente riferito alla misura dellobbligo che deve gravare sul responsabile. Pertanto, il richiamo a tale disposizione contenuto nellart. 2056 va inteso nel senso fondamentale che il responsabile in nessun caso deve risarcire un danno o parte di danno che non ha
prodotto, con la conseguenza che il danno da Tizio arrecato per propria
colpa al proprio patrimonio importa [] che il patrimonio si deve considerare immediatamente e direttamente diminuito di tale danno, sia di
fronte a Tizio stesso, che di fronte ai terzi, in quanto Tizio non ha azione
contro nessuno. Anche Bianca, Dellinadempimento, cit., 424-425, si
pronuncia a favore della riduzione del risarcimento richiesto dal soggetto
che ha subito il danno riflesso, ma ci - tuttavia - in base alla diversa considerazione secondo cui lart. 2055 non trova applicazione, nel caso di
specie, semplicemente perch la vittima che ha concorso con il terzo a
cagionarsi un danno non pu ritenersi essere a sua volta, nei confronti del
soggetto danneggiato di riflesso, coautrice di un illecito civile.
(27) Al riguardo, appare doveroso ricordare che la categoria dei danni riflessi di recente stata oggetto di approfondita trattazione nelle decisioni gemelle della Suprema Corte del 31 luglio 2003, nn. 8827 e 8828, la
seconda delle quali si legge, fra le tante, in questa Rivista, 2003, 816 ss.
(28) Per la nettezza della motivazione vale la pena di menzionare Cass.
16 febbraio 2001, n. 2335, in Resp. civ., 2001, 580, a tenore della quale
[i]n materia di rapporto di causalit nella responsabilit extracontrattuale, in base ai principi di cui agli art. 40 e 41 c.p., qualora le condizioni ambientali od i fattori naturali che caratterizzano la realt fisica su cui
incide il comportamento imputabile delluomo siano sufficienti a determinare levento di danno indipendentemente dal comportamento medesimo, lautore dellazione o della omissione resta sollevato, per intero,
da ogni responsabilit dellevento, non avendo posto in essere alcun antecedente dotato in concreto di efficienza causale; qualora, invece, quelle condizioni non possano dar luogo, senza lapporto umano, allevento
di danno, lautore del comportamento imputabile responsabile per intero di tutte le conseguenze da esso scaturenti secondo normalit; in tal
caso, infatti, non pu operarsi una riduzione proporzionale in ragione
della minore gravit della sua colpa, in quanto una comparazione del
grado di incidenza eziologica di pi cause concorrenti pu instaurarsi soltanto tra una pluralit di comportamenti umani colpevoli, ma non tra
una causa umana imputabile ed una concausa naturale non imputabile
(nella specie, il giudice di merito aveva graduato percentualmente la responsabilit del medico in un caso in cui alla produzione del danno - tetraparesi spastica in neonato - avevano concorso il colposo ritardo nella
somministrazione di farmaci ossitociti e nellesecuzione del parto cesareo
con conseguente asfissia neonatale del feto e un episodio di apnea verificatosi al trentaquattresimo giorno di vita; la suprema corte, in applicazione dellesposto principio, ha cassato con rinvio). Alla decisione della Suprema Corte appena richiamata si aggiungano Cass. 4 novembre
2003, n. 16525, in Foro it., 2004, I, 779 ss.; Cass., sez. lav., 9 aprile 2003,
n. 5539, in Resp. civ. prev., 2003, 1074; Cass. 16 maggio 2000, n. 6318,
in Dir. giust., 2000, fasc. 20, 14 ss.; Cass., sez. lav., 5 novembre 1999, n.
12339, in Nuova giur. civ., 2000, I, 661 ss., con nota di F. Alleva, Lirrilevanza delle concause naturali ai fini dellaccertamento del nesso di causa materiale nella responsabilit da fatto illecito, ove viene citata anche la giurisprudenza di merito orientata nel medesimo senso; Cass. 27 maggio
1995, n. 5924, in Foro it., Rep. 1995, voce Responsabilit civile, n. 65;
Cass. 1 febbraio 1991, n. 981, in Nuova giur. civ. comm., 1991, I, 797,
con nota di A. Lepri, Concorso di cause umane e naturali nella responsabilit civile extracontrattuale, ove ulteriori riferimenti, mentre si rinvia a M.
Bona, Danno psichico e concause: le risposte del diritto e della medicina legale a confronto, in questa Rivista, 2005, 357 ss., per la menzione di alcune
decisioni rimaste inedite. In argomento si veda altres Gnani, Art. 2055
- La responsabilit solidale, cit., 171 ss., secondo il quale un problema di
applicazione dellart. 2055, comma 1, c.c., si presenta solo ove assieme a
quella naturale concorrano pi cause umane (cio vi siano pi danneggianti), affermando per che il vincolo solidale insorge solo dopo aver
separato lefficacia eziologica della concausa fortuita [] dai contributi dei corresponsabili, s da stabilire quale minor evento lesivo sarebbe
derivato dai secondi [perch] [q]uel minore evento lesivo il solo a rilevare ai fini dellart. 2055 c.c..
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quali preciso il riferimento alla possibilit della scissione del nesso causale - stavolta con rilevanza verso lesterno - sulla base del principio che la responsabilit va
proporzionata alle conseguenze che si riconnettono ad
una determinata causa imputabile, sicch alla medesima ratio si pu ricondurre il caso in esame, non essendovi ragione per usare al fattore causale meramente naturale un trattamento diverso rispetto a quello riservato al
fatto dello stesso danneggiato.
Poich la logica di apportionment seguita dalla sentenza
de qua lampante, non occorrono al riguardo molti
commenti - che pure si sarebbe tentati di fare - e fra le
tante considerazioni che la pronuncia suscita, due sole se
ne offrono al lettore. Primo: gi lorientamento di stampo equitativo richiamato dalla decisione esprime in
realt una regola di responsabilit parziaria perch, nella
misura in cui il danno comunque attribuibile al danneggiante, poco importa che non si possa determinare il
contributo di ogni fattore e - al contrario - proprio perch non dato di individuare le singole quote, non vi
modo di sapere davvero se e fino a che punto ricorrano
le esigenze equitative che la Suprema Corte formalmente richiama. allora evidente che lapplicazione dellequitas maschera una decisione improntata ad una logica
Note:
(29) Cass. 25 ottobre 1974, n. 3133, in Giust. civ., 1974, 1489.
(30) In particolare, il Comune viene condannato in primo grado a corrispondere agli attori la somma di L. 1.164.000, poi ridotta dalla Corte
dAppello. Infatti, nel corso del giudizio si accerta che il danno non era
stato causato dal difetto di manutenzione di cui sopra, bens dalloperare
di una serie di concause, fra le quali quelle naturali inerenti la formazione geologica del terreno, la giacitura del medesimo e lazione delle acque
piovane e quelle umane rinvenute, da un lato, nelle opere effettuate dal
Comune al fine di convogliare le acque verso la strada e la scarpata dove
insisteva la casa degli attori; e, dallaltro, nella decisione di questi di costruire su un terreno privo di garanzie di stabilit e sistemato in modo
approssimativo. Conseguentemente, dopo aver attribuito un quarto di
responsabilit anche ai proprietari, i giudici di seconde cure riducono
lentit della condanna da L. 1.164.000 a L. 266.750.
(31) I precedenti alla decisione de qua - indicati nello stesso testo della
pronuncia - sono in particolare costituiti da Cass. 13 marzo 1950, n. 657,
in Mass. Foro it., 1950; Cass. 6 dicembre 1951, n. 2732, in Foro pad.,
1952, I, 1312; Cass. 18 ottobre 1955, n. 3256, in Giust. civ., Rep. 1955,
voce Danni civili, n. 188. In materia, si veda anche la successiva Cass. 11
agosto 1982, n. 4544, in Foro it., Rep. 1982, voce Responsabilit civile, n.
70, a tenore della quale [q]ualora la produzione di un evento dannoso risalga al concorso di cause autonome e si configurino difficolt probatorie
in ordine allidentificazione della parte di danno rapportabile a ciascuna
delle stesse, legittima la valutazione della diversa efficienza delle varie
concause con criteri equitativi, alla stregua di uninterpretazione estensiva dellart. 1226 c.c. (ammissibile per qualsiasi norma) che risponde a ragioni di giustizia sostanziale ed impedisce di addossare tutto il risarcimento del danno al responsabile di una sola parte, talvolta anche minima, di
esso.
(32) Inoltre, i giudici di legittimit osservano che [c]ontro questa impostazione che, sebbene non compiutamente espressa, costituisce la base di
sostegno della sentenza impugnata, i ricorrenti contestano lammissibilit
del frazionamento dei fattori causali e, per riflesso, la riduzione ad un
quarto della responsabilit del Comune, rilevando che la censura tocca profili che meritano una considerazione che vada al di l della segnalazione delle pur evidenti ragioni equitative, che sostanzialmente giustificano il ricordato indirizzo giurisprudenziale.
necessariamente il corollario dellirrilevanza delle concause solo se si attribuisce alla stessa un carattere esclusivo, cosa che non appare corretta alla luce dellargomento (sul quale non ci si pu soffermare in questa sede) per
cui se con la condotta di Caio ha concorso quella determinante di Tizio, ci vuol dire che in assenza di questa
Caio non avrebbe cagionato esattamente quel danno ovvero una parte di esso, dovendosi allora concludere che
ciascuna delle concause ha contribuito solo pro parte (38).
Inoltre, va rilevato che gi mezzo secolo fa una dottrina
aveva invocato in materia lapplicazione di un criterio
quantitativo distributivo simile a quello previsto dallart.
1227, comma 1, c.c. - se del caso de iure condendo e con
abrogazione almeno parziale dellart. 2055 c.c. -, nonch
un giudizio teso ad imputare una congrua quota di danno alla concausa fortuita, s da soppesare lapporto eziologico delle varie cause e di ripartire il danno tra le medesime (39). E non a caso si riscontrano in materia siNote:
(33) Si veda, al riguardo, la precedente nota 3.
(34) In altre parole, evidente che tali correttivi non hanno invero alcun ruolo finch ci si muove davvero allinterno del regime di responsabilit solidale e si applica lart. 2055 c.c., in quanto loperativit di tale disposizione condizionata al solo accertamento dellan debeatur e non anche alla determinazione del quantum discendente da ciascuna delle cause
che hanno prodotto il pregiudizio subito dalla vittima.
(35) Sul punto si veda la precedente nota 12.
(36) infatti noto che la logica seguita da molte decisioni quella per cui
o la concausa naturale era imprevedibile ed inevitabile (e quindi esonera
il danneggiante da ogni responsabilit) o la stessa viene attratta nella sfera del comportamento esigibile dal tortfeasor sotto il profilo della diligenza (e, dunque, nessuna riduzione del danno viene concessa). Per le decisioni orientate nel senso di cui nel testo, oltre che per ampi riferimenti
dottrinali e giurisprudenziali al principio di cui si discorre, M. Franzoni, Il
concorso di cause, condicio sine qua non e incidenti di massa, in La resp. civ.,
2005, 106 ss., nonch Id., Problemi vecchi e nuovi in tema di causalit, in Resp. civ. prev., 2006, 1997 ss.
(37) Pone in luce tale aspetto A.M. Princigalli, Perdita di chances e danno
risarcibile, in Riv. crit. dir. priv., 1985, 325-326.
(38) Largomento spiegato gi in P. Forchielli, Il rapporto di causalit nellillecito civile, Padova, 1960, 150.
(39) Dopo aver ricordato che M.L. Ruffini, Il concorso di colpa e di caso fortuito nella produzione del fatto dannoso: lesperienza francese e il diritto italiano, in Riv. dir. comm., 1964, I, 52 ss. preferisce raggiungere la soluzione di
cui nel testo in via interpretativa piuttosto che tramite labrogazione dellart. 2055 c.c., non ritenuta risolutiva, ben pi perentorio Forchielli, Il
rapporto di causalit, cit., 135 ss., il quale peraltro afferma che il concorso
del fortuito non differisce da quello della causa imputabile e, quindi, che
anche al primo si pu applicare il parametro della causalit adeguata. Lo
stesso, in particolare, non si identificherebbe con il giudizio di prevedibilit ed esso porta ad allocare il danno in proporzione diretta del minore
o maggior rischio (probabilit) che il danneggiato aveva di subire lo stesso il danno, con la precisazione che il danneggiato non pu pretendere di essere coperto di quei rischi che sia solito affrontare spontaneamente o magari inavvertitamente (e quindi implicitamente accettare), ogni
giorno, ferma restando per il resto la naturale responsabilit del colpevole. Favorevole ad attribuire rilevanza alle concause naturali in analogia
con quanto dispone il comma 1 dellart. 1227 c.c., anche F.D. Busnelli, Illecito civile, in Enc. giur., XV, Roma, 1991, 17, secondo il quale nessuna
norma autorizz[a] ad affermare lirrilevanza delle concause nel vigente sistema della responsabilit civile, cos riprendendo la tesi esposta in Id.,
Nuove frontiere della responsabilit civile, in Jus, 1976, 52 ss.
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oltre che secondo quelle dettate in materia di nesso causale) che i danni
subiti dalla vittima non siano da ricondurre a distinte serie causali. Tuttavia, nel caso in cui i danni patiti dal danneggiato siano separatamente imputabili a diversi danneggianti - cio possano essere divided by causation - chi d il contributo allinterno di una serie causale non risponde
per i danni derivanti da altra serie causale (salvo eccezioni). In sostanza,
le regole contenute nel Topic V si applicano nel caso in cui una parte dei
danni subiti dal danneggiato stata cagionata da uno o pi danneggianti
e unaltra parte dei danni - chiaramente distinguibili e separabili dai primi - stata cagionata da uno o pi danneggianti (non totalmente coincidenti con quello o quelli del primo gruppo di responsabili). La diversa
imputazione delle due parti di danno avviene in base a serie causali (almeno parzialmente) indipendenti, anche se ci non implica che uno o
pi danneggianti non possano aver dato il proprio contributo sia nellambito delluna che dellaltra.
Al riguardo, si pu richiamare il caso di Tizio che, coinvolto in un incidente stradale con Caio, riporta alcune lesioni personali, venendo poi curato non adeguatamente da Sempronio, suo medico di fiducia. Ipotizzando che mentre Tizio trasportato in ospedale, subito dopo il sinistro, Mevio approfitti della situazione per sottrarre gli effetti personali presenti
nella sua autovettura, si dovr concludere che una quota di responsabilit
del danno alla persona subito dal danneggiato va attribuita alla condotta
negligente di Caio (in concorso di colpa con Tizio) ed unaltra parte, calcolata sulla base dellaggravamento delle condizioni di salute, esclusivamente alla condotta di Sempronio. Questultimo, in ogni caso, non sar
in alcun modo responsabile della perdita del possesso degli effetti personali del danneggiato, la quale potr eventualmente essere attribuita, oltre
che al ladro Mevio, anche alla condotta negligente di Caio (sempre conteggiando il concorso di colpa di Tizio). Ancora, vale la pena di ricordare lesempio formulato nel Commento ufficiale al Restatement Second
(inerente un danno non solo divisible, ma anche distinct) del soggetto ferito contemporaneamente ad una gamba e ad un braccio da due
diversi danneggianti mediante due distinte armi da fuoco, i quali - appunto - sono responsabili solo e soltanto per il danno da ciascuno separatamente cagionato allattore.
(73) Si veda, al riguardo, lo studio di W.L. Prosser, Joint Torts and Several
Liability, 25 Cal. L. Rev. 413 (1937), nonch, per varie riflessioni in merito alla nozione di indivisible harm ed un attento esame della giurisprudenza, H.L.A. Hart e T. Honor, Causation in the Law, Oxford, 1985,
225 ss. Il rilievo del modus operandi in questione peraltro espressamente
riconosciuto anche dai pi strenui sostenitori della responsabilit solidale, fra i quali R.W. Wright, The Vitality of Joint and Several Liability: Amici Curiae Brief, Norfolk & Western Railway Co. v. Ayers, 123 S. Ct. 1210
(2003), disponibile presso il sito www.ssrn. com.
(74) Volendo menzionare alcune delle fattispecie pi significative, si
in varie occasioni deciso che sono danni separable quelli cagionati da
due cani che insieme uccidono una pecora (a meno che non si rinvenga
una concerted action dei relativi proprietari), nonch quelli provocati da immissioni dacqua nel medesimo appezzamento di terreno e da immissioni inquinanti nello stesso fiume (per le opportune citazioni giurisprudenziali, W.P. Keaton, Prosser and Keaton on Torts, St. Paul, Minnesota, 1984, 348 ss.). Peraltro - occorre precisare -, con riguardo a queste
ultime la tendenza sta cambiando e anche nei personal toxic cases
(valgano per tutti quelli riconducibili alla gi menzionata asbestos litigation) si tende a considerare il danno indivisible, al pari di quanto tradizionalmente accade per i pregiudizi derivanti da incidenti stradali e
dalla medical malpractice (cos D.B. Dobbs, The Law of Torts, Saint Paul,
Minnesota, 2001, vol. I, 423-425), nonch per quelli derivanti dallinquinamento dellambiente (in argomento, con riferimenti che non si limitano alla tematica del danno ambientale, F. Prager, Apportioning Liability for Cleanup Costs Under CERCLA, 6 Stan. Envtl. L.J. 198 (1997).
Anche in tale ambito, tuttavia, la nozione di cui nel testo ha in qualche
caso portato a seguire la logica della ripartizione di responsabilit (come
risulta dalla rassegna offerta da J.M. Hyson, Fairness and Joint and Several Liability in Government Cost Recovery Actions under CERCLA, 21
Harv. Envtl. L. Rev. 137 (1997); B. Todd Wetzel, Divisibility of Harm Under CERCLA: Does an Indivisible Potential or Averted Harm Warrant the
Imposition of Joint and Several Liability?, 81 Ky. L.J. 825 (1993); nonch
G.W. Boston, Toxic Apportionment: A Causation and Risk Contribution
Model, 25 Envtl. L. 549 (1995)). Del resto, anche rispetto allorienta(segue)
(78) Fra le quali il principio in dubio pro reo; il rilievo delle circostanze
del caso concreto nellaccertamento dellelemento eziologico; la distinzione fra causalit generale e causalit specifica; la possibilit di introdurre anche nel nostro ordinamento il criterio della preponderanza
dellevidenza in sede civile, senza bisogno che la colpevolezza risulti
oltre ogni ragionevole dubbio; il reale distacco dellorientamento
inaugurato dalle Sezioni Unite Penali rispetto quelli precedenti e leffettivo ridimensionamento delle statistiche cliniche nel rapporto fra
giudice e consulenti. Al riguardo, sia consentito il rinvio a B. Tassone e
D. Nicotra, Autonomia e diversit di modelli nellaccertamento del nesso
causale in sede civile e penale (nota a Trib. Palmi, 11 febbraio 2006), in
questa Rivista, 2007, 325 ss.
(79) Per la dottrina secondo cui le regole causali che si applicano allillecito civile devono essere diverse da quelle valevoli per lillecito penale, V.
Zeno-Zencovich, Questioni in tema di responsabilit per colpa professionale
sanitaria (nota a Cass. pen. 17 gennaio 1992, S., cit.), in Nuova giur. civ.
comm., 1992, I, 362 ss., nonch, pi di recente, M. Bona, Il nesso di causa
nella responsabilit civile a confronto con il decalogo delle Sezioni Unite penali
in Franzese: vecchi e nuovi confini fra causalit civile e penale alla luce della
sentenza Cass. civ., sez. III, 4 marzo 2004, n. 4400 sul danno da perdita di
chances, in AA. VV., Il nesso di causa nel danno alla persona, Milano, 2005,
83 ss.
(80) Fra le decisioni di merito che ingaggiano uno scontro frontale, si vedano Trib. Venezia, 10 maggio 2004, in questa Rivista, 2005, 426 ss., e, soprattutto, Trib. Palmi, 11 febbraio 2006, id., 2007, 319 ss., con nota di
Tassone e Nicotra, Autonomia e diversit di modelli nellaccertamento del
nesso causale, cit., ove ampi riferimenti alla giurisprudenza di legittimit
di cui nel testo.
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sarcitoria ha trovato accoglimento per lintero e in quelle pi recenti - che sono in aumento - il danno risarcibile viene commisurato al valore delle possibilit di guarigione perdute (88), purch esse siano substancial
Note:
(81) Ci, probabilmente, perch rispetto allaccertamento della causalit
c.d. materiale (non regolata, a differenza di quella giuridica, dallart.
1223 c.c.) i giudici civili hanno (quasi) sempre seguito gli orientamenti
enunciati in sede penale con riguardo agli artt. 40 e 41 c.p., facendone
proprie le elaborazioni. Solo a titolo di esempio, si vedano Cass. 6 luglio
2006, n. 15383, cit.; Cass., sez. un., 1 luglio 2002, n. 9556, cit.; nonch la
storica sentenza resa dalla Suprema Corte nel caso Meroni, cio Cass. 26
gennaio 1971, n. 174, in Giur. it., I, 1, 680. In dottrina, per tutti, G. Visintini, Trattato breve della responsabilit civile - Fatti illeciti. Inadempimento.
Danno risarcibile, Padova, 1996, 584.
(82) Cos Cass. 4 marzo 2004, n. 4400, fra le altre in Foro it., 2004, I,
1403.
(83) Daltronde, proprio in prospettiva di comparazione appare interessante rilevare che i natali della categoria si rinvengono doltralpe, perch
la giurisprudenza francese si sempre mostrata contraria ad adottare
schemi probabilistici nellindagine causale (stando a quanto ricorda L.
Nocco, La probabilit logica del nesso causale approda in sede civile (nota a
Cass. 4 marzo 2004, n. 4400), in questa Rivista, 2005, 60). Sullorigine
della stessa, per tutti, A.M. Princigalli, La responsabilit del medico, 1983,
Napoli, 124, e, pi di recente, M. Feola, Il danno da perdita di chance, Napoli, 2004, 9 ss.
(84) E di ci si trova unimplicita conferma nei numerosi commenti che
la dottrina ha riservato alla citata decisione della Suprema Corte o, pi in
generale, allapplicazione della suddetta categoria al settore della colpa
medica. Del resto, lidea di utilizzare in tal modo la teoria della perdita di
chance pare sia stata affermata dalla dottrina ben prima della decisione
4400/2004, anche se forse senza la consapevolezza dei problemi di ripartizione di responsabilit che la pronuncia ha stimolato ad esaminare (al
riguardo, si vedano Princigalli, Perdita di chances e danno risarcibile, cit.,
321, nt. 18, e 325, nonch Zeno-Zencovich, Questioni in tema di responsabilit, cit., 364 e 365).
(85) Sul punto, si rinvia di nuovo alla rassegna esposta in Tassone e Nicotra, Autonomia e diversit di modelli nellaccertamento del nesso causale,
cit.
(86) Nellordinamento nordamericano il problema stato affrontato soprattutto con riguardo ai casi in cui la vittima in grado di dimostrare che
con un comportamento diligente del sanitario la stessa avrebbe avuto
una probabilit di salvezza o guarigione inferiore al 50%, trovandosi a
non poter soddisfare la condizione della preponderance of the evidence, in quanto loggetto della prova - per definizione - non era more
likely than not. Per vari riferimenti alla dottrina ed alla giurisprudenza
di altri ordinamenti, V. Zeno-Zencovich, La sorte del paziente. La responsabilit del medico per lerrore diagnostico, Padova, 1994, 67 ss.; Feola, Il danno da perdita di chance, cit., 17 ss., 164 ss. e 293 ss., nonch - per uno sguardo di sintesi sulla posizione adottata in Inghilterra, Francia e Germania C. van Dam, European Tort Law, Oxford, 2006, 294 ss.
(87) Nel senso che nei casi in questione [t]he effect is kind of causal apportionment in which most of the harm is attributed to the preexisting
disease or condition and only the aggravation of injury or the acceleration of death is attributed to the tortfeasor, Dobbs, The Law of Torts, cit.,
vol. I, 433.
(88) In particolare, tale valore viene calcolato scontando il danno totale per le probabilit di successo oppure, secondo altro orientamento,
assegnando un valore soggettivo alle chances andate in fumo e prescindendo dagli automatismi matematici ai quali condurrebbe il conteggio delle probabilit. Per il richiamo agli orientamenti pi recenti,
oltre che per unampia rassegna dei problemi che la doctrine crea e del
modo in cui il formante giurisprudenziale li ha affrontati, D.B. Dobbs,
Supplement to The Law of Torts, Saint Paul, Minnesota, 2004, 83 ss.,
mentre per quelli che seguono un all-or-nothing approach, Id., The Law of
Torts, cit., vol. I, 433 ss.
9. Prime conclusioni
La sintetica rassegna offerta dimostra che nel nostro ordinamento il principio di parziariet pi diffuso di
quanto non si potrebbe a prima vista credere. E tale constatazione risulta alquanto sorprendente se si considera
che - solitamente - i nostri giudici dedicano poca attenzione ai problemi propri della ripartizione di responsabilit, determinando spesso in modo salomonico (o senza motivare punto) le quote dei coautori di un illecito in
applicazione degli artt. 1227, comma 1, e 2055, comma
2, c.c. Anzi, sebbene non possa essere compiuta in questa sede, lanalisi della giurisprudenza formatasi sulle singole disposizioni ispirate dalla several liability dimostra
che la solidariet integra gli estremi di un vero e proprio
critto-tipo, portando a volte ad interpretazioni contra legem (92).
Peraltro, lo sguardo gettato sulla law in action non consente solo di pervenire ad una migliore comprensione
delle dinamiche proprie del sistema italiano, ma obbliga
a chiedersi se la forzosa convivenza dei due regimi - con
aperture alle varianti sul tema sperimentate da altri ordinamenti (93) - non debba far vacillare il dogma che porta a risolvere i problemi della ripartizione di responsabilit sempre (o assai di frequente) tramite la solidariet
passiva.
Da un lato, infatti, vi certamente linteresse del danneggiato ad un pieno ristoro del danno e lo stesso non
devessere trascurato. Ma, dallaltro, nemmeno possono
essere sottovalutati gli incentivi di tipo tattico e di ricerca della tasca profonda che la joint and several liability genera, nonch - soprattutto - le perdite di efficienza cui essa conduce. Queste, in particolare, si apprezzano sul piano delle distorsioni degli equilibri contrattuali ogni volta che gli imprenditori cercano una garanzia avverso
linsorgenza del vincolo solidale negoziando solo con le
imprese pi abbienti, invece che con quelle pi meritevoli; sul piano della circolazione di determinate tipologie di beni e del funzionamento dei mercati caratterizzati da forti asimmetrie informative, come quelli in cui
Note:
(89) Per la giurisprudenza che richiede una percentuale non inferiore al
30%, Dobbs, Supplement to The Law of Torts, cit., 92, il quale, tuttavia, d
altres conto dellorientamento secondo cui la regola in questione scoraggerebbe ingiustamente gli attori a far valere i propri diritti nei casi in cui
le chances perse sono pi basse e che, quindi, si rifiuta di applicare la restrizione di cui si tratta.
(90) Alexander v. Scheid, 726 N.E.2d 272 (Ind. 2000).
(91) Dillon v. Evanston Hospital, 199 Ill.2d 483, 771 N.E.2d 357, 264 Ill.
Dec. 653 (2002), relativo ad un caso in cui una piccolissima parte di un
catetere si era rotta ed era rimasta nel corpo del paziente al momento della rimozione dello stesso, dando origine a due minuscoli frammenti che si
erano incastrati nel cuore della vittima provocando - in parte - un mero
rischio di danno.
(92) Valga per tutti il richiamo della giurisprudenza formatasi sullart. 18
della legge 349/1986 e, in particolare, di Cass. 1 settembre 1995, n. 9211,
in Giust. civ., 1996, I, 777 ss., con nota di F. Giampietro, Il danno ambientale tra lart. 18 l. n. 349/1986 ed il regime ordinario di codice civile, il quale
pone bene in evidenza come la Suprema Corte abbia proceduto allinnesto della disciplina speciale su quella codicistica, nonch di Cass. 19
giugno 1996, n. 5650, in Foro it., 1996, I, 3062, e Cass. 3 febbraio 1998,
n. 1087, in Resp. civ. prev., 1999, 467, con nota di D. Feola, Reato ambientale, alterazione dellambiente e risarcimento del danno secondo la Corte di
Cassazione. Nella giurisprudenza di merito, Pret. Milano, sez. dist. Rho, 9
giugno 1989, Ruzza, in Foro it., 1990, II, 526, con nota di G. De Marzo,
altres massimata in Dir. prat. ass., 1989, 867, con nota di P. Bossi, Sulla
quantificazione del danno allambiente ex art. 18 l. 349/86: la prima pronuncia del giudice penale.
(93) Sempre sul filo dellaccenno, in aggiunta a quanto osservato nei paragrafi precedenti va ricordata lanalogia sussistente fra la track E del Restatement (che, come si detto alla nota 3, porta ad applicare la solidariet
solo a determinate voci di danno) e lart. 484 cod. nav., il quale dispone
che: Se la colpa comune a pi navi, ciascuna di esse risponde in proporzione alla gravit della propria colpa e dellentit delle relative conseguenze. Tuttavia, nel caso che, per particolari circostanze, non si possa determinare la proporzione, il risarcimento dovuto in parti uguali. Al risarcimento dei danni derivati da morte o lesione di persone le navi in colpa sono tenute solidalmente.
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