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PROVINCIA
DI PIACENZA
Osservatorio Provinciale
delle Politiche Sociali
cop.Pens_rist.
PROVINCIA DI PIACENZA
COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE
PENSIERI INTORNO
A UN TAVOLO
Anno educativo 2002/2003
Pensieri intorno
a un tavolo
Riflessioni di Pina Tromellini
per il Coordinamento Pedagogico Provinciale
PIACENZA 2002-2003
l lavoro che ho il piac ere di introdurre non solo la documentazione di un per corso di riflessione e cr escita intorno al tema dellinfanzia, ma anche la prova dellimpegno della Provincia per una
rinnovata attenzione rivolta ai pi piccoli.
I servizi allinfanzia sono un settore fondamentale per lo sviluppo e
la qualificazione del nostr o territorio. Una societ att enta allinfanzia e quindi scrupolosa nella preparazione dei servizi ad essa rivolti
in gr ado di influenzar e in modo significativ o la qualit della vita
dei propri cittadini.
I nidi e i ser vizi integrativi sono pr eziose occasioni di inc ontro, di
scambio di esperienze, di confronto tra le responsabilit genitoriali:
sono quindi realmente luoghi educativi nei quali si stimolano riflessioni, si superano ansie e paur e creando rapporti, relazioni, reti capaci di tutelare e sostenere la famiglia.
La Provincia di Piac enza, in seguito al tr asferimento di funzioni da
parte della Regione , ha assunto il c ompito di pr omuovere e sost enere la pr ogrammazione dellassett o f ormativo ed educativ o del
territorio. Uno dei protagonisti di questo percorso di innovazione e
riflessione il Coordinamento Pedagogico Provinciale che, nel caso
della Provincia di Piac enza, accoglie rappresentanti dei ser vizi comunali e privati, facendo della propria eterogeneit un punto di forza e un ulteriore sprone alla riflessione e al confronto. Da alcuni anni il Coordinamento Pedagogico Provinciale lavora per rinnovare lo
spazio di inc ontro fr a c ompetenza t ecnica e ar ea politica perseguendo una coerenza pedagogica che sappia farsi carico dei vincoli organizzativi dei servizi
Fra i c ompiti degli amministr atori sono c onvinta che sia da c omprendere anche quello di suppor tare la progettualit fondata sulla
competenza e orientata alla qualificazione; una progettualit capace di esprimere la convinzione che linfanzia ha diritto di essere vissuta e quindi compresa, tutelata e sostenuta.
Paola Gazzolo
Assessore provinciale
alle Politiche sociali
INTRODUZIONE
INRODUZIONE
Carolina Soldati
Provincia di Piacenza
Coop. Eureka
Paola Grazioli
Michela Natali
Comune di Piacenza
Donatella Zanangeli
Alessandra Biella
Comune di Piacenza
Emilia Bozzini
Valeria Mariani
Coop. Il Carosello
Adolfo Maglia
Giuliano Favari
FISM
Roberta Ferdenzi
Dina Bergamini
FISM
Stefano Copelli
Elena Brugnoni
Coop. Oasi
Silvia Migliorini
Coop. Coopselios
Arlene Zioni
Ester Tosca
Francesca Scotti
Coop. Aurora
INDICE
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Il nido dinfanzia
Lidentit professionale
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Progettare al nido? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Lo spazio
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Documentazione e qualit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Losservazione
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A N T I C I PA Z I O N I
LA PROCESSUALIT FORMATIVA
Quando la formazione diventa un percorso il cui tempo si dilata per appr ofondire gesti e
progetti da realizzare nel nido dinfanzia, occorr e parlare un linguaggio comune. Non
dal punto di vista for male quanto un linguaggio che condivide conoscenze e idee di
riferimento dalle quali partire; di conseguenza un linguaggio capace di tradursi, in
seguito, in uno stare intelligente con i bambini, coer ente e in ar monia con i saperi di
fondo appresi, elaborati e pensati. Per delinear e progetti rispettosi di unidea di bambino,
di adulto e di spazio, speciale e forte, necessario intender ci sulle parole che sono le
conduttrici dei pensieri che si riflettono nella quotidianit.
Il nido dinfanzia ha unet di tutto rispetto. E lo specchio che rimanda la qualit che si
attribuisce alla professione, alle relazioni e alla for mazione: ambiente che riflette le
elaborazioni e le nuove pr ogettualit; luogo in cui i saperi, che nel tempo si sono evoluti,
forniscono a una mente aperta stimoli e motivazioni.
Intorno al tavolo del Coor dinamento pedagogico provinciale, che si andato ampliando
sempre pi (al proprio interno i pedagogisti dei nidi comunali, cooperativi, privati sociali
e FISM), ho cercato, nel corso del primo anno, di partir e da alcune linee teoriche
indispensabili a generare possibili avanzamenti e trasfor mazioni, nel rispetto della
memoria storica esistente.
Alcuni nidi hanno una lunga storia, altri no; segno questo di una complessit e di una
diversit di cui tener conto. Ho intr ecciato ascolti, contaminazioni, pensieri certi e altri
probabili, incontrati e sperimentati personalmente in tanti anni di esperienza. Gli
obiettivi di una for mazione in divenire, come messa a punto di pr ocessi durante il tempo
degli incontri, sono:
la consapevolezza dellindispensabilit di un lavor o per progetti;
losservazione come strumento di conoscenza dei bambini;
la documentazione per dare visibilit ai gesti dei bambini e per r einterpretare le
didattiche e le metodologie educative;
le strategie per dialogare con i genitori.
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A N T I C I PA Z I O N I
Sono solo alcuni degli obiettivi che ne generano altri per attribuir e qualit al lavoro dei
coordinatori pedagogici e alle istituzioni. Con umilt, il punto di partenza stato quello
di ridare senso alla memoria dei bambini, degli insegnanti, dei genitori, dei pedagogisti,
consapevoli che occorre un passo in avanti rispetto ai cambiamenti di pensier o. Un altro
obiettivo significativo stato quello di incentivar e il dialogo e la collaborazione tra
pubblico e privato, partendo da un incontr o-confronto che tenesse in conto le dif ferenze.
Non tutta farina del mio sacco, ma riconoscendomi in James Hillman quando scrive
che le idee sono di tutti e vanno usate a piene mani, ho collegato e ho attinto da diversi
pozzi cognitivi per tentare di abbeverare altri, con lobiettivo di pr ovocare il piacere della
conoscenza; attenta soprattutto a donar e piuttosto che a toglier e.
Ho preso in cura quelle idee che mi sembrano le pi af fascinanti a creare spaesamenti,
in quanto in questo modo che bambini e adulti appr endono il linguaggio di una
convivenza non banale, ma di qualit.
Pina Tromellini
PINA TROMELLINI
Pina Tromellini, pedagogista e scrittrice, dal 1974,per 14 anni stata coordinatrice pedagogica nellequipe (Nidi e scuole dellInfanzia) del prof.
Loris Malaguzzi nel comune di Reggio Emilia. Dal 1988 al 2003 ha coordinato unequipe di pedagogisti in un territorio della provincia di Reggio Emilia. Attualmente opera come libera professionista, consulente e formatrice di insegnanti e pedagogisti in div erse citt italiane. Come
consulente familiare, incontra genitori a picc olo e gr ande gruppo. Ha tenuto e tiene c onferenze in citt italiane e in S vezia, Danimarca, Germania e Belgio. E stata nella redazione della rivista pedagogica 0-6 della Fabbri Editore e in quella di Bambini rivista della juvenilia. E consulente scientifica nella Casa Editrice per bambini La Coccinelladi Milano, per la quale ha curato la collana Come si chiama?.
Inoltre ha scritto:
La tenerezza e la paura: ascoltare i sentimenti dei bambini Salani (insieme al pediatra Marcello Bernardi)
Cosa sanno i bambini di Dio. Viaggio nella spiritualit infantile Salani
Un corredo per la vita. E ancora possibile trasmettere valori a un figlio? Salani (tradotto in portoghese e spagnolo)
Riprendersi il tempo. Memorie dinfanzie Diabasis
Percorsi cromatici Edizioni Sappilo Mantova
Ha ideato insieme allartista Antonella De Nisco e allarchitetto Giorgio Teggi, una collana di libri minimi-tascabili: Collane di plastica, 6 tane
di pianura ,Acquabaleni.
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Bambini e bambine
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sguardo; la meraviglia sollecita fr enesie corporee). E allaltezza di incantarsi al suono di un flautino o di un pianof orte.
Verso gli otto mesi, rivela un tempo di attenzione sorprendente per let,
soprattutto se stat o stimolato in precedenza, ad esempio, allascolto di
una musica. Cerca con lo sguardo la madre per essere incoraggiato e sostenuto e si r apporta c on ser enit alle persone del suo c ontesto. E un
bambino osser vatore, curioso rispett o agli oggetti, ai c omportamenti
umani; scopre gradualmente i fenomeni naturali (si meraviglia del buio e
delle luci, della luna, del volo degli uccelli, del linguaggio degli animali.)
I bambini cr escono e c os aumentano le abilit. Dai tre ai cinque anni, in
possesso di un linguaggio verbale in evoluzione, si fanno capire: i bambini comprendono il mondo, pongono domande e attendono risposte. Nel
manifestare emozioni il bambino mett e in atto competenze e metacompetenze, in quanto partecipante e non spettatore.
Il controllo emozionale quasi unarte e cos la capacit di distrarsi e di distrarre, la capacit di far finta, di decodificare, di sottacere, di amplificare e
sminuire, di occultar e e rit occare le emo zioni. Le sue metac onoscenze
stanno nellautoconsapevolezza, in quanto il bambino un teorico e non
un empirista;non imita,ma costruisce una teoria della mente a partire dalla propria esperienza.
Il bambino del nido, non possedendo ancora un linguaggio verbale comprensibile, si esprime con il pianto, il sorriso, con le mani e c on particolari
posture del corpo; usa linguaggi non v erbali con i quali riv ela gioie, paure, tristezze; la sua perizia pr ecostituita in minima par te dalla nascita e ,
grazie a una buona relazione con ladulto, si proietta nel futuro (al contrario si impoverisce e non si evolve). I bambini sanno vivere una pluralit di
relazioni, fin da piccoli (promiscuit relazionale).
Il nuovo bambino e ladulto si pongono in r elazione, in un luogo che dovrebbe essere sollecitatore delle pot enzialit infantili: uno spazio che si
trasforma in ambiente espressivo (la casa, il nido, la scuola, il paese). La relazione come connessione, generatrice di legami e di nessi, costituisce un
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significativo riferimento educativo; il bambino vive in un sistema costituito dai genit ori, la famiglia, i nonni, gli insegnanti, gli amici, il paese o la
citt. Il c oncetto di r elazione deriv a dallappr occio sist emico alla c onoscenza che non isola il bambino ma lo v aluta contestualizzandolo in una
complessit.
Quale consapevolezza appartiene alladulto rispetto alla c ostruzione del
S c ome identit personale? I neonati non nasc ono c on un S scrive
Kenneth Kaje, devono svilupparlo. Il S, infatti, una forma di consapevolezza che richiede gr andi capacit cognitive, per imparare a decodificare
gesti e linguaggi degli altri. Non v ero, come sosteneva J. Piaget, che la
costruzione del S avviene dallinterno allesterno; avviene il contrario. La
costruzione un apprendistato in un ambiente in cui i genitori danno dei
riferimenti, al di l delle capacit del bambino . Il bambino lapprendista
delladulto, in quanto apprende e sviluppa un S sociale. Alla fine dellapprendistato, il bambino ha acquisito una dimensione sociale, in una ricerca di equilibrio tra i suoi bisogni e le richiest e socioculturali.
Il S dentr o un processo interattivo. Erik Erikson sostiene che la fiducia
in s st esso dipende dal ric evere una v alutazione positiva da qualcuno
che sostiene, quando non si in grado di fare da soli.
Lev Vygostkij parla di zona dello sviluppo pr ossimale, nel senso che la-
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Il bambino prosegue il suo viaggio sconosciuto nello Sconosciuto. Portato sempre verso lincredibile, portato a cr edervi, ad accettare lo str aordinario (per lui cos verosimile), alleato da subito con limpossibileegli ,
nonostante i nuovi ostacoli, aperto come non lo sar mai pi; vicino ai miracoli di ogni genere per il quale vorrebbe delle spiegazioni illimitate, delle risposte miracolo che non rimpiccioliscono lessere ma lo riempiono di
esaltanti emozioni Da Inizi di Henri Michaux.
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Quando i bambini
aspettano lanima
dentro allinteriorit per fare emergere la grandezza dellidentit. Ecco allora il concetto di libert e ricerca di Gregory Bateson,continuiamo a fare
ricerca e a riflettere sui problemi, non solo quelli esterni del corpo, ma anche sui linguaggi inc onsapevoli dai quali spesso nasc ono i c omportamenti pi comuni, regolati da una grammatica della comunicazione metaforica. Se gli adulti non si soff ermano su questi pensieri, non vedono e
non cercano; il bambino cresce e basta.
Nei paesi anglosassoni in atto una riflessione rispetto allinfanzia, alla famiglia e alla cura quotidiana (la day care): nella quotidianit, chi si occupa
dei bambini? In America,ma anche nel nostro Paese, la tendenza che dei
bambini se ne occupano persone diverse dai genitori (gli operatori dei nidi e delle scuole, le nonne, le babysitters, le tate, altri; in alcuni casi le persone della strada). Partendo dal presupposto che i bambini e le bambine
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hanno dei bisogni irrinunciabili per cr escere, stare bene, per acquisire fiducia in s e nel mondo, ci si interroga sul che fare.
Per colmare il vuoto, la perdita, lassenza, quando sappiamo che i bambini hanno bisogno di pr esenza, di accoglienza e di esser e ascoltati, in primo luogo dai genit ori e c ontemporaneamente dagli altri. Come si pr ospetta il futuro?
Tra gli altri si collocano anche i servizi per linfanzia, nidi e scuole, che, dopo
anni di esperienza, hanno evidenziato nella qualit uno dei principi f ondamentali, in quanto solo in questa dimensione si garantisce al bambino e alla famiglia un benessere cognitivo, affettivo e emotivo allinterno di relazioni significative; soprattutto se la famiglia scarsamente presente.
Il nido d infanzia la prima scuola del bambino , ma anche del genit ore
che si confronta con le educatrici, con gli altri genitori; imparando a condividere tutt e le pr oblematiche della cr escita del figlio , al di l dellambiente familiare. In unepoca in cui, allinterno della famiglia, sono venuti
meno i confronti tra generazioni e la famiglia si trova da sola ad allevare i
bambini, il nido, come luogo sociale e par tecipato, rappresenta una risorsa di fronte alla solitudine dei genitori.
La day care la cura del luogo in cui i pensieri si f ormano e diventano un
pensare insieme, con le famiglie: quelle presenti, quelle che sono anc ora
ombre, quelle assenti da c onquistare. Occorre c on lor o ridelinear e una
cornice di senso entro la quale stiano bene i picc oli e i grandi, alla ricerca
di valori per la realizzazione dellumanit di ciascuno.
Il prendersi cura infatti non pu esser e finalizzato a un risultat o di utilit
quanto alla ricerca di un orizzonte di sensatezza e di ci che vitale allesistenza umana (a es . come cogliere e interpretare i sentimenti dei bambini, dare risposta alle loro domande esistenziali, dare spazio alle emozioni, valorizzare le ipotesi che i bambini formulano sul mondo, attribuire un
senso alle pause, ai silenzi, agli spaesamenti).15 Solo cos si vive veramente
il significato di scuola: schol in greco, otium in latino che indica il luogo
sottratto agli affanni quotidiani per fare spazio alla cura di s.
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Che cosa un diritto se non una norma,un fondamento, un principio. Forse preferibile pensare a questa parola connessa con la ragione: la giustizia contro il torto, lingiustizia, la violenza. Sono compatibili i diritti con la
fase storica attuale? Epossibile affrontare la realt mutevole che abbiamo
di fronte soltanto con lo strumento dei diritti?
Alcuni hanno sottolineato con forza che nel nostro millennio i diritti sono
stati oggetto di grandi scontri e di violazioni, quali:
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E il bambino? Da poco il bambino un individuo portatore di diritti.Di fatto nel mondo c uninfanzia sofferente; anche nella attuale normalit, a
volte, i diritti dei bambini sono disattesi da un adulto che si considera superiore, che li avvicina distrattamente, non conosce i loro bisogni affettivi,
spirituali, quelli pi intimi e profondi.
Tra i diritti c e ne sono alcuni indispensabili, senza i quali il bambino non
sopravvive:
il diritto allascolto;
il diritto a giocare;
il diritto al rispetto,
Rispetto per ogni minuto che passa, perch morir e non torner pi; un
minuto ferito c omincer a sanguinar e, un minut o assassinat o t orner e
ossessioner le nostre notti. Lasciamo che il bambino si abbev eri fiducioso nellallegria del mattino . E quello che vuole. Un racconto, una conversazione con il cane, una partita a pallone, non sono per lui t empo perduto; quando guarda unimmagine o ric opia una lett era, non si affr etta. Fa
tutto con unincantevole semplicit. Ha ragione lui. Janusz Korczak.
Il diritto a sperimentare quindi inalienabile sia sul piano della sensorialit e della c oncretezza che su quello dellimmaginazione e della r appresentazione. E un diritto che ne ingloba tanti altri, fra questi il diritt o alla
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spiritualit che va rispettato nella consapevolezza che, altrimenti, lintelligenza risulter menomata in una delle sue componenti fondamentali; come capacit bambina, e pertanto illusoria, di affrontare con disinvoltura il
campo metafisico, cos sottile e impalpabile e nel quale ci si muo ve attraverso ipot esi e supposizioni; come piac ere di narr are i c ontenuti della
propria interiorit, ricca di incertezze e di dubbi, di sicurezze e di non so ,
ma soprattutto feconda di perch; come esigenza di avere vicino qualcuno che ascolta e d risposte a domande esistenziali come Chi sono?,Perch esiste la morte?,Dove andr alla fine della vita?
La balena, Luca, 3 anni.
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Chi sono gli adulti che si r elazionano con il bambino picc olo: la madre, il
padre, gli eventuali fratelli, i nonni, gli insegnanti, gli amici e altri. Adulti
che, di fronte a un bambino cos straordinario, non possono essere che attenti, disponibili, teneri e altrettanto speciali.E non direttivi o autoritari, distratti o assenti; quanto adulti tutori e sostenitori che si adeguano ai ritmi
del bambino, alle sue potenzialit e alle sue scelte.
In questi ultimi anni ladult o ha modificat o latteggiamento mentale alla
luce della nuova concezione dellinfanzia; il cambiamento ha influenzato
il ruolo di tutti i par tecipanti allevento educativo.
In un recente passato si pensava al bambino c ome alluomo arcaico che,
con il tempo, diventava evoluto: specchio delle fasi dello sviluppo delle civilt, dalluomo primitivo e selvaggio a quello intelligente. Freud, e la psicanalisi in gener e, sosteneva che nel c omplesso edipico il bambino il
selvaggio che vuole uccider e il padr e. Lo stesso Piaget aff ermava che il
pensiero animistico e magic o nasce prima del pensier o astratto. Solo intorno agli anni 80, il pensiero interattivo-costruttivista ha evidenziat o la
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nel mondo.
I pensieri formano la conoscenza e la percezione che ladulto ha di se stesso e degli altri, con la c onsapevolezza che non esist e nessun adult o che
non elabori pensieri e conoscenze, nel momento in cui si pone in r elazio29
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ne. Ci sono per pensieri banali e pensieri c omplessi, pensieri che appiattiscono, pensieri aper ti, dinamici e pensieri po veri e a vvilenti. Esistono
pensieri st ereotipati e pensieri che cambiano , pensieri chiusi e pensieri
che provocano domande. Alla base delleducazione si collocano i pensieri degli adulti che possiedono le qualit per gener are una relazione educativa, ricca di valori, visibile, condivisa, in dialogo.
Tra mente e corpo
Per avvalorare il significat o del nido d infanzia come luogo di appr endimenti sociali, in un periodo di crescita infantile in cui mente e cervello lavorano insieme come non mai, sono necessarie alcune riflessioni sulle recenti teorie della mente.
Le donne e gli uomini sono sempre vissuti di storie e di miti che hanno influenzato modi di c onoscere, letica e la c oscienza: ad esempio la dimensione del viaggio, del distacco e della ricerca nel mito di Ulisse; la dimensione del volo e pertanto del pensiero divergente nel mito di Icaro. I miti
contemporanei sono st orie di par ole che fanno capir e c on quale stile
mentale ci si avvicina alla conoscenza.
Le attuali scoperte scientifiche delle neuroscienze tracciano nuovi scenari: la Teoria della Mente diventa il mito della contemporaneit che modifica le consapevolezze di chi si rapporta con i bambini. Si sente lesigenza
di una storia del pensiero che sa legar e insieme cervello e mente, fisiologia e filosofia, psicologia e antropologia; ad esempio la mente costruita
da unaltra mente. Gli studi che ci hanno fatt o conoscere la fisiologia del
cervello (attenzione, sensazione, percezione, memoria, emozione) si sono
affiancati a studi di tipo filosofic o relativi alla ment e, offrendo di questa
unimmagine pi globale.
Lo scienziato Gerald M. Edelman, nellindagare che c osa la ment e, parlando della sua armoniosit, la collega con la c oscienza e la definisc e un
processo. Si int erroga sul c ome gli uomini c onoscono e c ome sent ono;
colloca la mente nella natura e nel mondo. Dando una prima risposta al30
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zio viene manipolato in modo sensomotorio. Il corpo produce conoscenza insieme alla mente. Lintensit dellesperienza diretta e vissuta arricchisce la mente; esiste una reciprocit. Il mentale unito allesperienza e il fisico ai neuroni della mente.
Quali implicazioni per la f ormazione dei bambini e delle bambine? Che
occorre pensare con il corpo, con le mani, con gli occhi, con tutti i sensi facendo attenzione non solo ai pr odotti, ma cercando di c ogliere le emozioni, i passaggi, i linguaggi inconsapevoli.
Laltro pensiero che questa mente quella ment e che svilisce la c oncezione che ognuno possiede una ment e racchiusa nel pr oprio cervello.
Lindividualit e lintersoggettivit sono complementari e la presenza dellaltro c os vicina che div enta strano parlare di individui separ ati e distinti.Tutti i fenomeni cognitivi sono anche emozionali-affettivi. I bambini
colgono e interpretano la mente dellaltro.
Quali implicazioni per i bambini? P er i bambini il c onfine tra s e laltr o
sottile; il me e il tu sono c oncomitanti; la relazione e il picc olo gruppo di
coetanei costruiscono identit sociali.
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E perfattamente vero, come dicono i filosofi, che la vita deve essere capita guardando indietro. Ma essi dimenticano un altro ragionamento e cio
che deve essere vissuta guardando avanti (Soren Kierkegaard).
La storia fatta di r eciprocit, di ritorni e di progressi. Di passato, presente e futuro.
E pertanto opportuno avere alcuni punti di rif erimento rispetto alla storia
della pedagogia per c omprendere meglio il cambiament o. Evitando cos il
peccato di onnipotenza, nel pensare che le attuali idee nascano dalla c ontemporaneit e non anche dallapporto di chi ci ha preceduto.
La memoria del 900 f ornisce int eressanti int erpretazioni: dall attivismo
scientifico della Montessori allattivismo americano di Dewey,da Piaget a Vjgotskij e Bruner. Solo per citare alcuni pedagogisti che hanno creato le basi
perch la nuova idea di bambino c ominciasse ad assumere una consistenza significativa. Senza citare Don Lorenzo Milani, Bruno Ciari o Mario Lodi.
Sono le r adici dellattualit. I salti st orici sono not evoli, semplicemente
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scenza. Listruzione non solo par tecipazione alla cultur a. Occorre oltrepassare la cultura sociale per una cultura personale e le strutture delle discipline devono diventare strutture interne.
Ne Il conoscere: saggi per la mano sinistr a Bruner definisce la creativit,
larte, la narr azione poetica non solo dimensioni espr essive, quanto un
modo alternativo di interpretare la realt; non bisogna partire da ci che
vicino al bambino , in quanto solo dallo spiazzament o di un punt o di
vista (linconsueto) che si apprende.
Alla fine del 900 quindi il C omportamentismo, che aveva aperto il secolo
e che aveva influenzato USA e URSS, sconfitto.Piaget e Bruner hanno criticato il pensier o comportamentista interessato a ci che viene appr eso
piuttosto che ai modi in cui lappr endimento viene r ealizzato; fautore di
un apprendimento accelerato da manipolazioni esterne (premi e rinforzi);
sostenitore delle singole acquisizioni che servono,rispetto ai pensieri,i sogni, le emozioni che, a detta dei comportamentisti, sono ingannevoli.
Il 900 si chiude c on lidea di bambino c ostruttore e co-costruttore: lo sviluppo del soggetto imprevedibile. Il bambino creatore di competenze,
di stimoli e risent e delle diverse influenze ambientali. Non detto che ci
sia una linearit nel suo sviluppo, in quanto crescere complesso e la magia della crescita sta nella sua imprevedibilit.
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Il nido dinfanzia
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stegno. Nido per tanto come luogo d incontro in cui laff ettivit, la tenerezza e lascolto diventano stili di convivenza e di apprendimento. I bambini da 0 a 3 anni costruiscono percorsi di conoscenza e di scoperte in un
periodo di not evoli trasformazioni, sostenuti da un adult o disponibile e
attento a creare occasioni, spazi, incontri con i materiali. Nel nido si forma,
giorno dopo giorno , ..una pelle psichica, una sec onda pelle ener getica
fatta di scritti,immagini, materiali, oggetti, colori che rivela la presenza dei
bambini anche in lor o assenza(da Bambini, spazi, relazioni, metaprogetto di ambient e per linfanzia Reggio Children D omus Academj Research Center).
La visibilit dei gesti e dei risultati una componente indispensabile di un
luogo che viene attraversato dai bambini, dagli educatori e dalle famiglie.
Ambiente in gr ado di documentar e non solo i risultati, ma i pr ocessi di
conoscenza e formazione, di narrare i percorsi didattici e i v alori di riferimento. La documentazione rende visibile il tempo e la giornata, permettendo alla famiglia di v enire a conoscenza delle tappe dello sviluppo del
figlio o della figlia, degli apprendimenti quotidiani, delle routine che nel
nido sono importanti.
La formazione e laggiornament o sono gli strumenti che f orniscono alle
educatrici idee, motivazioni e contenuti per il progetto di lavoro che lanima del nido e nasc e dai bambini, dal loro contesto, dal come sono in
grado di esprimere se stessi.
Il nido d infanzia ha una st oria da tr asmettere, in quanto ric onosciuto
I bambini per crescere hanno
bisogno della vicinanza
delladulto, per stare bene
hanno bisogno di persone
attente ai loro bisogni. Se la
famiglia affida parte delle sue
responsabilit educative ai
nidi questi devono avere dei
punti di qualit molto forti.
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tente di una infanzia che nel nido sta bene e si sent e rafforzata e rispettata nellautonomia e nella libert di sperimentare. Nel nido dinfanzia gli
adulti si prendono cura dei bambini,nel senso che mettono in pratica una
attitudine fondamentale alla disponibilit nei confronti dellaltro. Il valore
della solidariet si traduce in un impegno a comprendere e a prestare soccorso. La cura la sollecitudine per un individuo , sorretta da una c onoscenza della sua storia, delle sue esperienze e dei suoi bisogni.
Quale identit educativa ha il nido:
un nido che acc etta una molt eplicit di saperi possibili a cr eare non
una scienza definita ma comparata tra diverse culture;
ersoggettivit sono
complementari;
un nido che non cr ede alla separ atezza, ma valorizza il dialogo e lascolto;
un nido che inserisc e la memoria nel pr oprio progetto come un contenuto che sa mettere in comunicazione i bambini, le famiglie, il territorio.
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Lidentit professionale
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sto avviene si definisce una nuova immagine di s e si riescono a utilizzare nuovi modelli interpretativi. Si impara a comprendere come avviene la
conoscenza, avendo maggiore interesse per i processi che per i risultati.
Il mio la voro consiste nel pensar e affermava G. Bateson e quest o un
punto di partenza per gli adulti che stanno c on i bambini.
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I propositi progettuali rappresentano lo sfondo entro il quale si sviluppano la didattica e i c ontenuti sui quali si int ende procedere; sono la filosofia e le idee che sottendono il lavoro educativo.
Gli educatori si interrogano (preferibilmente in modo c ollegiale) rispetto
al senso che attribuiscono allo stare al nido con i bambini e le bambine;riflettono su quale identit v ogliono dar e al lor o la voro. Si pongono domande:
Quale accoglienza e attenzione dare a ci che i bambini por tano dentro al nido?
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Quale rapporto tra gli adulti che la vorano nel nido per r ealizzare percorsi comuni, con lobiettivo di c ostruire un ambient e accogliente in
cui bambini e famiglie stiano bene?
Domande che mutano ogni anno e che possiedono un unic o denominatore comune: la qualit della convivenza nel nido.
I propositi progettuali rappresentano dei nuclei concettuali dai quali partono le intenzionalit; discussi e scritti,diventano una dichiarazione che riflette la sc elta degli adulti per lanno che sta per iniziar e, partendo dalla
conoscenza del contesto bambini e genitori. Sono i pensieri iniziali rivolti ai bambini, ai genitori; spazi e materiali entrano nelle dichiarazioni come parti integranti di un fare intelligente.
I fedeli che si recano alla moschea di Amr, al Cairo, sanno bene che luniverso racchiuso nellinterno di una delle colonne di pietra che circondano il cortile centralenessuno, certo, pu vederlo, ma chi accosta lorecchio alla superficie afferma di percepire, dopo un po, il suo incessante rumore (da LAleph di Jorge Luis Borges).
Un esempio di discussione possibile allinizio danno che appunto contiene da subito il brusio di fondo che gli adulti attenti sanno cogliere, per rilanciarlo successivamente in progetti pi mirati, potrebbe toccare questi
ipotetici punti:
RIFLESSIONI
Gli insegnanti riflett ono e delineano alcune ipot esi int orno alle quali si
muoveranno con i bambini e dalle quali nasc eranno i futuri progetti.
Ladulto dichiara dei punti di riferimento intorno ai quali intesser il lavoro quotidiano.
E ai propositi di inizio anno, linsegnante fa riferimento nel costruire il progetto o i progetti che dovranno essere in sintonia con quanto dichiarato.
In sintesi, per evidenziare i punti della dichiarazione; occorre:
Leggere lesistente
Evidenziare le scelte
Discutere con il gruppo di lavoro
Prospettare il percorso dellanno e le eventuali metodologie
Prospettare la tipologia documentativa
Rilanciare alle famiglie pensieri e progetti per condividerli.
RIFLESSIONI
trapposizione.
Lavere smarrito la dimensione del bambino e della bambina bene educati, significa il pi delle volte avere perso la dimensione delladulto bene
educato.
Leducazione pertanto deve essere ricollocata al centro delle dichiarazioni progettuali per realizzare la qualit dellistituzione che significa soprattutto la qualit del singolo individuo che si r elaziona con gli altri. Infatti
leducazione si misura nel rapporto intersoggettivo: lincontro che verifica i risultati.
Nelleducazione e nella f ormazione contemporanee si evidenziano alcune sfide; ogni scelta una sfida, un impegno, una fatica rispetto a quanto
ci viene offerto dalle mode, dal mercato, dalle dimensioni di una globalit
che tende a livellare piuttosto che fare emergere. Scegliere nel momento
in cui si costruisce un progetto, un gesto etico. Alcune direzioni sono necessarie per un educatore, quali:
amare, apprezzare e c ostruire rapporti familiari positivi affinch il domani sia rassicurante e non solitario;
RIFLESSIONI
accoglienza
ascolto
condivisione
cooperazione
solidariet
continuit.
Per fare in modo che i valori diventino una pista sulla quale procedere, occorre che siano condivisi da un maggior numero di persone e di contesti,
affinch diventino uno stile di vita. Il nido deve promuovere occasioni tra
bambini, educatori e famiglie affinch tutti si esprimano e si mettano in
gioco. Leducazione infatti non un fatto privato in quanto assume valenze sociali e t erritoriali. Promuovere incontri significa lanciar e ponti v erso
un futuro che dev e essere sempre pi lar go e sc onfinato affinch allinterno possano convivere differenze, punti di vista, opportunit.
Il nido diventa cos un ambiente in cui si incontrano individui, saperi, spa-
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RIFLESSIONI
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RIFLESSIONI
Intorno agli anni 70 (nel 1971 v ennero istituiti i nidi), linsegnante redigeva un piano di lavoro, anticipatamente, prima che i bambini frequentassero.Era un modo di pensare la professione come dimensione nella quale riconoscersi sia a livello individuale che sociale.
Le idee venivano organizzate preventivamente; linsegnante si impegnava personalmente a costruire una traccia di lavoro. I contenuti del piano di
lavoro, in genere annuale, tenevano conto dello sc orrere periodico delle
stagioni; in questa scansione gesti e c ontenuti trovavano una lor o collocazione. Linsegnante scriveva e agiva, non lasciando nulla al caso (non alla casualit che contiene una accezione positiva). Laspetto discutibile era
lomologazione dei bambini che significa va, nella maggior parte dei casi,
non conoscenza della lor o individualit e del c ontesto. Il piano di la voro
connotava una professionalit e costituiva un motivo di merito. Il bambino v eniva guidat o da un insegnant e che indirizza va e decidev a, imponendo scelte che rispondevano esclusivamente alle esigenze adulte.
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RIFLESSIONI
In questa cornice di riferimento storico alcuni educatori iniziarono a staccarsi dallo sfondo piatto e poco significativo di un tale modo di agire nella scuola. Figure eccezionali che divennero punti di riferimento allinterno
di una scuola che questi maestri volevano educativa e formatrice pi che
scuola di istruzione: Don Milani, Mario Lodi, maestri di una didattica in cui
bambini e r agazzi erano protagonisti. Per Don Milani sapere e r agionare
con la propria testa sono le motivazioni per emanciparsi dalla miseria culturale di provenienza. Per Mario Lodi immaginazione e creativit costituiscono la vera essenza educativa.
E daltra parte il movimento del 68 aveva messo in discussione lautorit,
valorizzando la fantasia, la creativit e i sentimenti come sfida generatrice
di altre sfide.
Nello stesso periodo, tra il 70 e l80, il Movimento di Cooperazione Educativa (MCE), operante soprattutto nella scuola dellobbligo , inizi ad allargarsi anche alla scuola 0-6,mettendo in discussione didattiche e metodi e
introducendone dei nuovi, come il giornale di classe cr eato dai bambini.
Si iniziava ad a vere attenzione per la narr azione di un s c ollocato in un
preciso contesto sociale.
Il passaggio dal piano di la voro alla pr ogrammazione c ostitu per tanto
una piccola rivoluzione nei confronti di una met odologia che procedeva
in modo abitudinario, soprattutto nelle scuole dei bambini piccoli. La programmazione, parola non coniata in campo pedagogico, quanto mediata
dal mondo ec onomico, abituato a far e quadrare i c onti e a non per dere
nulla lungo la strada, cre inizialmente spaesamento. Occorreva modificare atteggiamenti, convinzioni e idee rassicuranti pi per ladulto che per il
bambino.
La programmazione prendeva avvio da una lettur a del contesto, dalla tipologia di bambini e di famiglie. Letti i bisogni e le peculiarit dei bambini iscritti e delle loro famiglie, si definivano gli obiettivi dellanno. Il collettivo degli insegnanti partecipava alla stesura; in seguito nascevano i contenuti del mese da proporre ai bambini. La verifica periodica era unesigenza.
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RIFLESSIONI
Per un certo periodo, la programmazione venne definita anche con la partecipazione dei genit ori, coinvolti ad esprimersi attiv amente. Successivamente, le insegnanti divennero le figure primarie della programmazione
che le famiglie avevano il diritto di conoscere. Molteplici le discussioni di
gruppo, convinti che il confronto fa progredire. Alcuni aspetti problematici costituirono la motivazione allulteriore cambiamento.
Se da un lato, sul piano pedagogico e culturale, si valorizzava il patrimonio individuale del bambino, dallaltro la pratica quotidiana evidenziava
la rigidit programmatoria, una sorta di binario nel quale si entr ava per
arrivare, a tutti i c osti, a realizzare gli obiettivi pr escelti. E ci si chiedev a:
dove si collocano le domande dei bambini? I loro interessi, le loro storie
personali? Pur di realizzare quanto stabilito, linsegnante li abbandonava lungo la strada.
Quanti inc ontri, quante discussioni per c omprendere che educar e, apprendere a stare bene in un luogo, pi che di un binario obbligato, necessitava di un grande albero, come metafora della conoscenza!
Il progetto infatti un alber o, i cui rami prendono varie direzioni partendo da un tronco che una base sicura e rassicurante.
Il progetto qualcosa di
fluttuante e flessibile perch
agito dal nido nella sua
complessit. Quindi non un
progetto lineare ma
ramificato, sfaccettato.
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RIFLESSIONI
te del gruppo di lavoro. Per costruire nel tempo un punto di partenza comune, un linguaggio in sint onia, pur comprendendo le diversit dei presenti tra i partecipanti. In questo modo si costruisce unidentit professionale dentr o alcuni punti di rif erimento che permett ono orientamenti e
certezze per una sempre maggiore qualit dei luoghi ove i bambini, le famiglie e gli educatori vivono quotidianamente.
I Propositi progettuali costituiscono delle piste concettuali sui quali organizzare progetti, osservazioni e tutt o quel la voro giornaliero che viv e allinterno dei nidi.Il bambino una persona a tutti gli eff etti, solo pi
piccola. Non facile definir e lidea di bambino , solo attraverso la ric erca
possiamo sperimentare chi ; infatti educare non significa dar e risposte
ma attr averso la domanda che possiamo a vvicinarci alla sua c omplessit. attraverso losser vazione che lo sc opriamo nelle sue div ersit e
complessit e non attr averso ci che pensiamo ci assomigli.ladult o
che cr ea pr ogetti riflett e, si soff erma, attribuisce senso al pr oprio la voro. un educatore che pone domande, che provoca.
La scuola tragica chiusa, non aperta alla complessit.
La scuola epica la scuola delle domande, delle curiosit e delle provocazioni che generano creativit. Il nido un luogo di ricerca-azione attraverso
le scoperte quotidiane dei bambini e le rielabor azioni degli adulti..nido
che si promuove, si collega con il territorio e la citt, inserito in una r ete di
continuit e che si fa conoscere attraverso la documentazione.
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RIFLESSIONI
Progettare al nido?
olo
gruppo.
Lavorare per progetti un appr occio che crede in un bambino pr otagonista dellesperienza: mai da solo , in gener e, sempre in r elazione (c on i
coetanei, con ladulto, con lambiente e i materiali). Bambino che allena la
mente, utilizzando diversi linguaggi,quelli del corpo, delle emozioni e della creativit.
Verso i 2 o 3 anni, quando il linguaggio v erbale si ev olve, i bambini f ormulano domande su quant o accade int orno a lor o. Ladulto li sollecita,
ampliando il desiderio di interrogarsi e di sapere.
Il progetto lanima di una pedagogia dellinteresse e della relazione che,
fin dal secolo precedente aveva preso avvio nella scuola attiv a; un promotore di quella ric erca che nasce nel nido c ome riflessione e v alutazio52
RIFLESSIONI
ne in itinere, non dei prodotti quanto dei processi che il bambino mette in
atto per conoscere. E uno stile educativo che rispetta linfanzia, partendo
dal pr esupposto che i bambini int ervengono attiv amente nei lor o pr ocessi di apprendimento.
I contenuti, in molteplici occasioni nati dallosservazione o dai discorsi dei
bambini, coinvolgono adulti e bambini per t empi brevi: una settimana o
un mese. Una microstoria vive il tempo di alcune ore, di una giornata.
Da dove partire nella c ostruzione del pr ogetto e quali domande si pongono le insegnanti per a vviare una delle pr obabili piste? Occorre partire
da una discussione nel gruppo capace di formulare ipotesi e rilanci attraverso le prime interpretazioni dei bambini.
E necessario porsi interrogativi simili ai seguenti:
Chi li propone?
Quale tipo di ricerca a-priori mettono in atto le insegnanti per realizzare il progetto?
Con quali prime ipot esi gli adulti suppor tano le idee , i gesti, le situazioni nate dai bambini?
Quali documentazioni?
RIFLESSIONI
Destinatari della documentazione: coinvolgere genit ori e altri insegnanti, documentare per i bambini.
Scritture che sorr eggono il pr ogetto: condivisione del pr ogetto di sezione con la collega di sezione,
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Scritture osservative,
Verifiche periodiche.
Rilanci progettuali.
RIFLESSIONI
Il tempo dellanno scolastico inizia molto prima, alla fine di quello pr ecedente per poter prevedere quanto avverr successivamente.
E necessaria una scala orientativa, utile per non disperdere passaggi preziosi e per garantire sistematicit ai progetti.
GIUGNO
RIFLESSIONI
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RIFLESSIONI
FEBBRAIO
Definizione del progetto mensile e relativa documentazione.
Secondo consiglio di gestione , definizione degli inc ontri tematici per i
genitori.
Lettura e verifica delle osservazioni e delle sonde e possibili rilanci.
Secondo incontro di sezione.
Prime ipotesi sulle pubblicazioni da farsi.
MARZO
Definizione del progetto mensile e relativa documentazione.
Possibili rilanci progettuali.
Riflessione e verifica della documentazione esistente e possibili modifiche.
Riflessioni sulle documentazioni negli spazi comuni.
APRILE
Definizione del progetto mensile e relativa documentazione.
Rilettura e valutazione del percorso progettuale.
Valutazione dei materiali dei bambini da distribuire alle famiglie.
MAGGIO
Definizione del progetto mensile e relativa documentazione.
Terzo incontro di sezione.
Terzo incontro del consiglio di gestione.
Incontro con le insegnanti della scuola per il passaggio dei bambini.
Possibili eventi trasversali allanno scolastico
Accoglienza e progettazione del lavoro con bambini diversamente abili
e bambini con risorse diverse.
Realizzazione di momenti culturali con i genitori e serate di lavoro.
Partecipazione delle insegnanti alla formazione permanente.
Feste e momenti di intrattenimento.
Accoglienza tirocinanti.
Incontri istituzionali.
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RIFLESSIONI
Documentazione e qualit
Nelle molteplici relazioni che i bambini viv ono al nido succ edono eventi
straordinari: scambi, incontri, contrapposizioni, affettivit che acc ompagnano lesperienza della crescita.
Il lavoro di registrazione e di
documentazione
indispensabile per prendere
coscienza del nostro lavoro,
per verificarlo e correggerlo.
nelle sezioni, negli angoli struttur ati, nei c orridoi, nella piazza, in tutti i
luoghi in cui i bambini consolidano apprendimenti e azioni.
Guai se gli adulti che stanno c on i bambini non documentasser o tutta
questa ricchezza! Verrebbe meno gr an parte dei passaggi che aiutano a
comprendere le tappe evolutive; si toglierebbe ai bambini la memoria del
loro agire. Sarebbero prive di voce le parole; sarebbero inesistenti gli spostamenti cognitivo- affettivi che avvengono tra coetanei.
Il nido perderebbe la propria memoria relazionale che, al contrario, deve
RIFLESSIONI
Visibilit
Memoria
Interpretazione
Significativit
Comunicazione
Trasparenza
Valutazione
Partecipazione
Democrazia
Sono concetti che ne sollecitano altri; che aprono domande; che pongono interrogativi. Perch si documenta? A chi ser ve la documentazione?
Quale deve essere la qualit dei documenti? Quali strumenti suppor tano
la documentazione? Quali le tipologie documentative?
La documentazione r ende visibile il la voro dei piccini e dei gr andi; per
rafforzare la memoria; per riflettere sul lavoro che viene c ondotto quotidianamente; per verificare a posteriori se quanto stato fatto valido
o ha bisogno di alcune modificazioni; per comunicare con chi ci sta attorno; per fare comprendere che cosa il nido e che cosa avviene allinterno; perch il nido sia un acquario trasparente e significativo. Si documenta insomma per far e partecipare chi vicino al bambino e ha il diritto di sapere.
La qualit documentativa uno degli elementi che sostiene la democr aticit di un nido che si apr e e si lascia int erpretare; qualit che si caratte-
Attraverso la
documentazione rivolta alle
famiglie dovremmo fare
capire ai genitori come
lavora il bambino al nido,
quali sono i sui ritmi, le sue
parole e gli scambi che mette
in atto.
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RIFLESSIONI
Il bambino ha bisogno della documentazione per riflett ersi in essa e allenare la memoria; per arricchire e stimolare le sue capacit int erpretative;
per rileggere i pensieri e c oglierne le strutture interiori; per aumentare la
fiducia in s nellosservare quanto ladulto lo valorizza; per lasciare tracce
agli altri della sua crescita.
Le insegnanti, grazie alla documentazione, danno sistematicit al la voro;
pensano e v erificano la r ealizzazione dei pr ogetti; rafforzano lo stile dei
pensieri sempr e meno banali e sempr e pi int enzionali; evidenziano la
complessit dello star e con i bambini; apprendono come comunicare la
bellezza e la forma dei contenuti che affiorano dalle relazioni; rivelano il rispetto del bambino, valorizzando tutto quanto lui fa.
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RIFLESSIONI
(un diario della memoria quotidiana, leggibile dai genit ori), il quaderno
dei genitori (sul quale i genit ori possono scriv ere, raccontare, disegnare,
portandolo anche a casa per poi r estituirlo ai bambini del nido), la pubblicazione, relativa al progetto, da donare ai genitori.
Per fare ci, sono necessari alcuni strumenti: il computer, la macchina fotografica, il proiettore per le diapositive, il registratore, la telecamera.
La documentazione delle discussioni, delle mosse compiute, dei pr ogetti e dei lavori dei bambini compito dello staff educativo: un compito
gratificante, che comporta un la voro continuo e c ontinue sfide. Gli insegnanti hanno messo a punto elaborati sistemi per registrare esattamente
ci che accade: lobiettivo di farlo con tale chiarezza da rendere possibile linterpretazione successiva degli ev enti da par te di tutti c oloro che si
interessano al lavoro dei bambini e ai pr ogressi collettivi. Perci la documentazione affidata non solo a car ta e penna, ma spesso anche a f otografie e a cassett e audio e video. A volte si ha limpr essione di una documentazione eccessiva che nessuno sar mai in grado di valutare integralmente. Ma la r egistrazione del la voro- anche quella di una videocamer a
perennemente in funzione- dev e essere la pi ampia possibile , giacch
nessuno pu dire in anticipo quale parola, disegno o momento si riveler
decisivo per la c onoscenza dei bambini, per il la voro dei doc enti o per il
chiarimento di un fenomeno problematico. Come il fotografo deve continuare a riprendere la scena per non rischiare di perdere il passaggio cruciale, cos linsegnante responsabile della documentazione dev e cercare
di essere esaustivo per non rischiare di lasciarsi sfuggire la parola o il gesto rivelatore.
Howard Gardner (da I Propositi progettuali dellEquipe pedagogica Bassa
reggiana).
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RIFLESSIONI
Losservazione
RIFLESSIONI
ma si allena a c onoscere fac endo suoi div ersi punti di vista: quelli dei
bambini, dello spazio, della famiglia, degli altri insegnanti.
Osservare significa interpretare, in quanto il soggetto sceglie il campo di
osservazione, si pone in unottica di coattore della relazione educativa, in
modo responsabile e con uno stato danimo disponibile a capire.
Linsegnante osserva per conoscere e progettare di conseguenza, partendo dai bambini che sono i soggetti por tanti del pr ogetto; per c ogliere
quelle freschezze e unicit che altrimenti sfuggir ebbero a uno sguar do
non intenzionale. Il punto di vista altro assume cos legittimit.
Nei nuovi Orientamenti delle attivit educative per la scuola materna statale losservazione uno strument o essenziale per c ondurre la v erifica
della validit e della adeguatezza del processo educativo. Pi avanti si afferma che losservazione pu essere considerata tecnico scientifica se
indirizzata alla r ealizzazione di obiettivi di ric erca, se pr ogrammata sistematicamente, se adotta un met odo coerente di registrazione, rispetto
alla v alidit, alla f edelt, alla pr ecisione. Losservatore si ser ve di un linguaggio analitico e descrittivo.
Generalmente il coordinatore
non lavora direttamente con i
bambini e spesso le questioni
organizzative occupano la
maggior parte del suo tempo.
Allora pu rivestire il ruolo di
osservatore, dare vita a
osservazioni congiunte con le
educatrici, cercando di
scoprire quali emozioni
risuonino dentro di loro.
Losservazione ingenua, al contrario, vede una realt fisica che non detto sia cos; crede di conoscere lindividuo e utilizza un linguaggio sint etico e valutativo.
Losservazione da ingenua deve diventare sempre pi competente e critica. Questultima offre pi stimoli di c onoscenza e rispetta la persona osservata.
Le origini dellosser vazione in educazione sono da ric ercarsi nellambito
clinico, psicanalitico e eco-sistemico.
Freud afferma che losservazione utile e complementare allanalisi; deve avvenire in un ambiente naturale e con un osservatore coinvolto ma
distaccato che r egistra su un pr otocollo, in seguito discusso da un supervisore.
Le teorie osservative di Piaget partono da una osservazione sperimentale
indispensabile per descrivere le tappe dello sviluppo cognitivo. Losserva63
RIFLESSIONI
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RIFLESSIONI
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RIFLESSIONI
Lo spazio
Lo spazio dovrebbe
comunicare allesterno il
rispetto della complessit e
la riflessione sulla ricchezza
del bambino.
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RIFLESSIONI
Lo spazio una categoria astratta e concettuale che diventa ambiente allorch al proprio interno si intrecciano i linguaggi della c onvivenza e degli incontri che lo c ontaminano e lo r endono piacevole: quando riflette,
come una specie di acquario lidentit e la c omplessit di c oloro che lo
percorrono e lo viv ono; quando si trasforma in un sist ema di interazioni,
di scambi e di comunicazioni tra i bambini, gli insegnanti, i genitori.
Lo spazio ha un suo linguaggio e un suo codice (Hall) che rafforzano nel
nido i v alori della c onvivenza e del benesser e, delleducabilit e della affettivit.
certi momenti, sappiano aut ogestirsi, autoregolarsi gr azie alle oppor tunit di ricerca e scoperta che lo spazio offre.
Un ambiente flessibile e osmotico? Capace di trasformazioni e interscambi in relazione alla celerit dei processi evolutivi dei bambini.
Un ambiente ar ticolato e suddiviso? Struttur ato in c entri di int eresse in
modo da rispondere alla complessit e alle esigenze dei singoli bambini;
aperto e dinamico (il salone - piazza), appartato e soffice (langolo morbido), colloquiale e partecipato (spazio genitori). Lo spazio non mai neutro. Quali valori rispecchia quello del nido dinfanzia?
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RIFLESSIONI
I valori della soggettivit e della solidariet, della collaborazione e dellascolto, dellaccoglienza e del dialogo.
Quali significati riflette larchitettura del nido? Allorch esprime la fitta
trama di connessioni fatta di forme, materiali, colori, paesaggi luminosi,
strutture soft (suoni, microclima, luce) in dialogo c on i div ersi soggetti.
Oppure presta attenzione a tutte le sollecitazioni sensoriali nella realizzazione della struttura educativa: i pavimenti, i muri, i soffitti, i colori, le
luci, elementi importanti per dar e identit ai luoghi e per pr odurre variazioni percettive.
(da I propositi progettuali dellEquipe pedagogica Bassa Reggiana )
Il nido deve inoltre prevedere un ambiente che sappia accogliere e sostenere il dialogo tra insegnanti e tra questi e i genitori. Di conseguenza uno
spazio che d visibilit di quant o in esso accade e v alorizza la memoria
della propria storia attraverso le tracce dei passaggi e degli eventi.
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RIFLESSIONI
pi, spazi partecipativi, strumenti per ridefinire altri luoghi di ascolto partecipato.
Occorre quindi attivare osservatori pi vicini ai problemi e agli aspetti della vita quotidiana di quest e nuove interlocutoriet e pi rispett osi della
differenza soggettiv a e di gener e, per andar e gli uni v erso gli altri, costruendo insieme una dimensione e un c ontesto di r elazionalit attiva e
affettuosa.
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RIFLESSIONI
Le risorse messe in campo dal nido d infanzia si c onfigurano come opportunit per il gruppo familiare in ogni fase del suo ciclo di vita al fine di
rendere pi agevoli i suoi compiti educativi.Avviare quindi una riflessione
sui sist emi sociali, sui pr ocessi familiari pu c onsentire di c omprendere
meglio e di mettere a fuoco la tipologia di intervento pi adeguata e per
acquisire nuove competenze nel leggere la realt sociale;per capire le esigenze delle famiglie e per definire non tanto e non solo i bisogni bens le
domande che si gener ano dalla predisposizione di un c ontesto culturale
Il tradizionale incontro tra
genitori e lesperto che
relaziona ha perso
significato: la figura
dellesperto ancora
importante ma deve porsi in
modo diverso; sollecitare il
gruppo per far emergere le
risposte dai genitori.
e sociale, attento e disponibile al confronto. Monitorare le famiglie con figli da 0 a 3 anni significa cr eare luoghi di ascolto plurimi per sostenere e
rilanciare le risorse e le potenzialit interne alle famiglie stesse. Si tratta di
indagare le tipologie di r elazione con i figli, gli interessi della famiglia, le
quotidianit e i vissuti per definirli e ridefinirli in un pr ocesso dinamico di
confronto e scambio che possa aiutare le famiglie a trovare significati pi
ricchi, pi pieni,pi trasmissibili con molto rispetto ed immaginazione nei
confronti dei bambini. J.Bruner.
Nel nido dinfanzia i genitori si incontrano e incontrano e se i genitori hanno voglia di aprirsi e di raccontarsi,succede qualcosa di molto intimo. I pensieri del cuore che sanno parlare di relazioni e di tenerezza affiorano e prendono strade plurime. Chiedono di c onoscere, di confrontarsi, di possedere
alcuni principi per orientarsi. Chi si pone di fronte a loro, come animatore e
sollecitatore di situazioni, ha un arduo obiettivo: quello di non fornire risposte risolutive quanto di fare nascere perch, dubbi, e domande.
Ognuno di noi, nelle diverse stagioni della vita, preferisce una facile ricetta per la quotidianit; chi al c ontrario conosce i bambini, le famiglie e la
complessit delle loro storie, sa che in questo modo verrebbero ad annullarsi le differenze, le identit e i legami che sono molt eplici.
I pensieri delle c ertezze camminano c on la rigidit di un etica infinita; i
pensieri del cuor e ricercano nelletica del finit o e della c onsuetudine un
confronto affettuoso, alla ricerca di appartenenza in famiglia, in un contesto di benessere e in ascolti teneri e possibili.
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RIFLESSIONI
Per questo chi incontra i genitori nel nido, a piccolo gruppo, deve sapere
costruire una nicchia e un dialogo che par te da lor o, dai bisogni di una
qualsiasi famiglia,sapendosi collocare nei loro panni, utilizzando, pur nella competenza del mestier e, linguaggi comprensibili e immediatament e
condivisibili. Con la consapevolezza che nella c onversazione si generano
rinforzi sia per il genit ore in difficolt che per quello che non lo . In una
reciprocit di pensieri che accresce chi parla e chi ascolta in quanto la comunicazione non pu mai essere a senso unico.
Con tali pr esupposti star e c on i genit ori significa star e c on i bambini,
con le st orie di cui ognuno impr egnato, coniugando c onoscenze e
emozioni, saperi e esperienze. Aprendo quesiti che fanno uscire allo scoperto i vissuti pi intimi che, anche se sono nascosti, influenzano abitudini e affetti.
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RIFLESSIONI
COLLABORAZIONE tra bambini, genitori, insegnanti, dimensione generatrice della pedagogia dellascolto e del dialogo, in uno scambio continuo
che diventa un confronto costruttivo e benefico;
CO-COSTRUZIONE modo di agire che nasce da un intreccio di punti di vista plurimi tanto da portare avanti, insieme, gli obiettivi educativi: da una
co-costruzione a una co-educazione;
CORRESPONSABILITAcome riconoscimento del ruolo attivo e responsabile di ogni famiglia alleducazione dei figli,
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che in apparenza vive normalmente. Linfanzia non sta bene . I bambini e le bambine riv elano preoccupanti malesseri, sovente dipendenti da situazioni di pr ecariet relazionale ed affettiva di cui gli adulti fanno finta di non acc orgersi. Paiono voler dire ai genitori fate attenzione, se noi ci comportiamo in questo modo perch stiamo male.
Alcuni bambini di tr e-quattro anni, il numero in aument o, utilizzano un linguaggio v erbale scarsamente comprensibile. Il ritardo nel linguaggio di scambio e di dialogo si assomma ad un impaccio nei c omportamenti e nella formazione della parola, nella collocazione logica ed ordinata delle lettere che la compongono. Il bambino costruisce un fiume di parole prive di senso, ritardando lo stato comunicativo e cognitivo che gli compete.
Ci sono bambini che non desiderano farsi capire, pur avendo la capacit di produrre un linguaggio; una specie di
mutismo elettivo li chiude ad uno scambio sereno. Sono bambini frustrati e depressi che non si piacciono e si rannicchiano in un s confuso e titubante. E che dire di quei bambini sovraccarichi di paure e di incertezze pi grandi di loro che concepiscono senza scampo la loro vita come un dolore riflesso del mondo dei grandi? Sono stanca di viv ere ha pronunciato improvvisamente una bambina di cinque anni, bene inserita nella famiglia e nella
scuola, lasciando i genitori angustiati e perplessi.Sono bambini persi,apparentemente appagati dagli oggetti che
possiedono, ma soli e confusi.
Altri bambini rivelano disturbi quotidiani nella relazione con il cibo o nel vivere il sonno, in un sereno distacco dalla realt. I disturbi alimentari sono in aument o, i risvegli notturni assillanti ed i genit ori si interrogano sul perch
di questi comportamenti. Ci sono bambini che si camuffano dietr o una corazza di aggressivit e di scarsa fiducia
in s e nel mondo cir costante; bambini ipercinetici che non sanno do ve dirigersi. E quelli che non v ogliono crescere? Che non possono esternare la voce con richieste di presenza ed attenzione? Ci sono i bambini separati, divorziati e ricattati dagli adulti che li utilizzano c ome merce di scambio di una c oppia disgregata. Quelli che non
sanno a quale famiglia appar tenere, sono i bambini pacco che stanno un p di qui ed un p di l, con il terrore
di non riuscire a ricostruire una identit spezzata.
La famiglia in alcuni casi div entata una congregazione di individui che sta insieme per molt eplici ragioni e tra
queste scarso il rispetto dellaltro, in special modo del bambino; quindi pi che una occasione di sostegno per il
minore si trasformata in un luogo disorientant e. I grandi non hanno il t empo di perdere tempo per fare capire
al bambino lordine delle cose, il succedersi dei gesti, il perch di quanto avviene. Nella fretta quotidiana piccoli e
grandi sono travolti da un ciclone di incombenze. Il tempo da dedicare al figlio di conseguenza quasi inesistente. In genere nelle poche ore serali, il genitore impone alcune norme, richiama il bambino, cerca di collocare quanto possibile dentro questo intervallo ristretto. Il bambino al contrario ha bisogno di calma per orientarsi nel presente e c ogliere, con ritmi personali, quanto gli ser ve per pr ocedere; non ha bisogno di impazienza quant o di
unattesa prevedibile del dopo che gli va consegnata come modello, perch non sa costruirlo da solo. A star bene
si impara da piccoli,in famiglia soprattutto che il luogo primario delleducazione,della comunicazione,della scelta dei valori.
Che significa star bene per un bambino picc olo che non ha poi grandi esigenze.
Significa SAPERE PREVEDERE I TEMPI E LE SCANSIONI DELLA GIORNA TA, perch il bambino ha bisogno di orientarsi nel presente e cogliere quanto gli serve per procedere. Presagire che la giornata, iniziata al risveglio, ha delle tappe, delle certezze e che in quel determinato momento ladulto vicino sar in grado di rassicurarlo, d fiducia
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e forza nellaffrontare linconoscibile. Donare ad un bambino la gar anzia di prevedere il cammino, significa fargli
un regalo per il futuro che a sua volta, diventato genitore, rimetter in atto. Pensa il bambino:So che tra unora arriver la mamma e forse giocheremo insieme.Il tempo in questo modo non un assillo; rassicurante, in un progetto nel quale il bambino si sent e soggetto amato, partecipe e protagonista.
Significa innanzitutto CAPIRE QUALE POSTO OCCUPA IN FAMIGLIA, COME INDIVIDUO CHE HA UNA PROPRIA ORIGINALITA E CHE ESIGE IL RICONOSCIMENTO DI UNA IDENTITA, SENZA RICHIESTE DI ECCESSIVE PRESTAZIONI CHE
IN UN BAMBINO CREANO ANSIE DI NON ESSERE ALLALTEZZA.
In secondo luogo: AVERE VICINO A SE UN ADULTO BENEVOLO CHE SA ACCOMPAGNARLO NELLA CRESCITA.
E ancora ASCOLTARE LADULTO ED ESSERE ASC OLTATI E UNA RECIPROCIT CHE R AFFORZA E DA SENSO ALLA
CONVIVENZA.
In famiglia (e a scuola) occorre ridare senso alleducazione del bambino piccolo, per avviarlo ad apprendere a star
bene. Che significa educare, se non orientare e accompagnare ad una dimensione esistenziale che faccia da supporto agli apprendimenti, alle scelte, agli incontri. Leducazione un patrimonio individuale e sociale che aiuta ad
affrontare ESTETICAMENTE la vita, le relazioni, la conoscenza. E unofferta che i pi grandi porgono ai piccoli perch acquisiscano uno stile di vita, alla ricerca di una autonomia spirituale e morale che significa PENSARE CON LA
PROPRIA TESTA. Leducazione quindi uno strumento di libert.
E per un bambino star bene significa esser e rispettato nella sua liber t di individuo, per poter affrontare la vita
secondo criteri estetici e di bellezza come valorizzazione di una dimensione armonica e serena nei rapporti, come
ricerca di un equilibrio nel manif estare sentimenti ed emo zioni, per sostenere gesti ed att eggiamenti nella piccola quotidianit fatta di condivisioni pi che di contrapposizioni.
Le sfide che una famiglia (e la scuola) si tr ovano ad affrontare oggi sono forti: ogni scelta un impegno, una fatica rispetto a quanto viene offerto dalle mode, dal mercato, dalle dimensioni di una globalit che tendono a livellare piuttosto che fare emergere.
Gli adulti hanno preparato per i loro figli la strada del disincanto. I nostri bambini e figli debbono imparare a MERAVIGLIARSI di nuovo, per imparare a guardare il mondo c on occhi diversi. Ridestare il senso della mer aviglia significa riconoscere che laspetto affettivo e quello c ognitivo stanno insieme; che la gioia e la trist ezza, il riso e il
pianto non sono indifferenti al vivere quotidiano e alla comprensione del mondo; che le emozioni e la mente non
sono separati. Laffetto e i sentimenti ci forniscono modalit e mezzi validi per stare insieme.
E daltra parte meravigliarsi e stupirsi significa ric onoscere che non tutt o stato previsto e prevedibile. La meraviglia la sorpresa che proviamo nellimbatterci nelle dimensioni nascoste delle cose; lo stupore di fronte alla diversit, del fatto che laltro non solo come noi, ma possiede anche dei valori che a noi mancano; che la curiosit
ad esempio deve essere moderata dalla compassione; che lincertezza pu anche accrescere le nostre capacit.La
meraviglia strettamente connessa con letica perch ci insegna ad acc ettare i nostri limiti c ome pure a sviluppare le nostre possibilit; ci invita a raccogliere tutto il nostro coraggio per fare la cosa giusta, per cambiare e ci incoraggia ad onorare e rispettare quelli che sono diversi da noi.
Se vero che in quest ultimo squarcio di secolo mutata profondamente lidea di bambino, cos cambiato ladulto e latteggiamento mentale rispetto alleducazione; cos come si tr asformata la concezione dei saperi che
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ha dilatato contenuti e confini. Occorre sapere coniugare i modelli del passato con limmagine di una cultura e di
una convivenza che sappiano di nuovo ridare vigore ai valori. In fondo I VALORI sono dei principi guida da tenere
a mente e da sperimentare, perch si incominci a precisare in quale direzione debba procedere leducare e lo stare bene nella nostra identit intersoggettiva. I valori non sono astratte indicazioni, quanto idee orientative.
Dunque a star bene si impara da piccoli attraverso relazioni con adulti benevoli, in un contesto che fa attenzione
allaltro e lo rispetta, in una famiglia, una scuola, un territorio che condividono alcuni valori fondamentali e li dichiarano con coerenza.
Sono certa che il benessere individuale anche il benessere sociale, quindi un investimento politico e culturale.
(Intervento di Pina Tromellini al Seminario Il nido dinfanzia tra memoria e attualit Piacenza, 9 marzo 2002)
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Impaginazione grafica:
studio&tre, Piacenza
Stampa:
Tipolitografia La Grafica, Piacenza
Finito di stampare
nel mese di novembre dellanno 2004
21-01-2005
9:46
Pagina 1
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DI PIACENZA
Osservatorio Provinciale
delle Politiche Sociali
cop.Pens_rist.
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PENSIERI INTORNO
A UN TAVOLO
Anno educativo 2002/2003