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OMEGA

3
MITI
e verit
Diego Pagani

Omega 3
Miti e verit sugli acidi grassi omega tre

In questo report troverai:


Cosa sono gli Omega 3

Omega 3 benefici

Alimenti ricchi di Omega 3

10

Effetti collaterali e controindicazioni

13

Integratori Omega 3: olio di pesce

16

Nuove ricerche, Omega 3 vegetali

26

Cosa fare in merito allassunzione di Omega 3?

32

Riflessioni personali

34

Diego Pagani 2015

Cosa sono gli Omega 3

Gli Omega 3 chiamati anche PUFA n3 (dallinglese


Polyunsaturated fatty acids - PUFAs) sono acidi grassi
polinsaturi noti per il loro ruolo fondamentale di
mantenimento e integrit delle cellule.
Grassi o Lipidi sono costituiti principalmente dai trigliceridi
e rappresentano il 95% dei grassi corporei.
In base alla concentrazione di acidi grassi saturi o
diversamente insaturi, i lipidi semplici possono essere allo
stato solido o liquido a temperatura ambiente.
I grassi saturi sono tipicamente animali, come il burro.
Fanno eccezione i pesci, in particolare quelli che abitano i
mari freddi, che invece sono ricchi di grassi polinsaturi
(Omega 3). La spiegazione molto semplice: il grasso
sottocutaneo che riveste questi pesci ha una funzione di
termoregolazione.

Se alla temperatura ambientale vicina allo 0C, il grasso


diventasse solido, non sarebbero pi in grado di nuotare e
diventerebbero rigidi.
Ecco che madre natura ha pensato al miglior sistema: i
grassi insaturi formano una massa gelatinosa, morbida ed
elastica anche alle temperature pi rigide, permettendo ai
pesci di muoversi agilmente.
Il mondo vegetale invece ricco di grassi polinsaturi, sotto
forma di oli allo stato liquido.
La funzione principale dei trigliceridi fornire energia
allorganismo, circa 9 Kcal per ogni grammo.
Essi, inoltre, forniscono gli acidi grassi necessari alle varie
funzioni metaboliche.

Esistono molti tipi di acidi grassi polinsaturi, ma soltanto due


meritano particolare attenzione da un punto di vista
nutrizionale:
acido linoleico o LA
acido alfa-linolenico o ALA
Sono questi gli acidi grassi essenziali (o AGE), cio che il
nostro organismo non in grado di sintetizzare
autonomamente, ma deve necessariamente procurarsi con
lalimentazione.
Quando assunti attraverso il cibo, questi due acidi grassi
(LA e ALA) vengono convertiti grazie a particolari enzimi in
altri acidi grassi polinsaturi com appunto i PUFA.
Quindi, per merito degli interventi enzimatici si formano le
rispettive serie di acidi grassi, che si differenziano in base
alla posizione del primo doppio legame.

Questi acidi grassi polinsaturi appartengono a due principali


categorie:
Omega 3 se derivano dall'acido alfa-linolenico (ALA).
Omega 6 se derivano dall'acido linoleico (LA).
I termini Omega 6" e Omega 3" si riferiscono alla
posizione del primo doppio legame rispetto alla porzione
metilica (terminale) della molecola; non quindi un caso
che nella loro nomenclatura rientri la sigla Omega, che
rappresenta l'ultima lettera dell'alfabeto greco.
Quindi negli Omega 6 il primo doppio legame tra il sesto
ed il settimo atomo di carbonio a partire dal gruppo
metilico; negli Omega 3, invece, tra il terzo ed il quarto
carbonio, sempre a partire dall'estremit metilica.
Invece lacido arachidonico (il precursore di prostaglandine)
sintetizzato dallacido linoleico (LA), la sua funzione
quella di stimolare la contrattura delle cellule muscolari
modulando le risposte delle cellule in base a differenti
stimoli esterni.

Gli acidi grassi pi importanti del gruppo Omega 3 sono tre:


lacido -linolenico (ALA)
l'acido eicosapentaenoico (EPA)
l'acido docosaesaenoico (DHA).
Questi tre possono essere raggruppati in due forme
completamente differenti e con caratteristiche diverse:
gli ALA (Omega 3 a catena corta) si trovano nei
vegetali, in verdure a foglia verde e pi abbondantemente
in noci e semi.

gli EPA e i DHA (Omega 3 a catena lunga) si trovano nei


prodotti ittici, nelle alghe e nelle uova fatte da galline
alimentate con una dieta ricca di pesce.

Il corpo umano ha bisogno di EPA e DHA essenzialmente per le


cellule, il cervello, il sistema immunitario e tutte le funzioni
metaboliche.
Alcuni piccoli studi clinici hanno suggerito che luomo pu
convertire solo piccole percentuali di Omega 3 EPA e DHA
necessari per la propria salute dagli Omega 3 ALA
provenienti da alimenti vegetali, di conseguenza questi
ricercatori daccordo con le autorit sanitarie hanno
reputato pi intelligente ottenere EPA e DHA direttamente
tramite lassunzione di pesce.
Per queste ragioni la FDA ha approvato lassunzione di
Omega 3 soltanto dagli alimenti o integratori che
contengono EPA e DHA o solamente DHA, inoltre ha
autorizzato i produttori di latte ad arricchirlo di Omega 3
DHA.

Probabilmente questo il motivo per cui la maggioranza


dei nutrizionisti allineati con le autorit sanitarie,
promuovono diete a base di pesce sostenendo che sia
lunica maniera per ottenere benefici dagli Omega 3 (EPA e
DHA).
Il dubbio che solamente i prodotti ittici potessero fornire
alluomo gli EPA e DHA, si evidenzia analizzando i risultati
clinici di adulti che sono cresciuti osservando una dieta
strettamente vegana.

Omega 3 benefici

Gli Omega 3, come altri acidi grassi, sono molto importanti per
alcune funzioni del nostro organismo:
entrando a far parte della membrana cellulare aiutano a
mantenerne lossigenazione e l'integrit.
rendendo il sangue pi fluido regolando l'aggregazione
delle piastrine
controllo del livello plasmatico dei lipidi, soprattutto dei
trigliceridi.
mantenendo fluide le membrane cellulari, e dando
elasticit alle pareti arteriose aiutano il controllo della
pressione arteriosa.

Gli effetti benefici legati alla protezione del cuore e di tutto il


sistema circolatorio risalgono a studi degli anni 70.
Per esempio furono studiati gli "Inuits" una popolazione
eschimese che seguiva unalimentazione basata sopratutto
sul pesce proveniente dalle coste della Groenlandia e del
Giappone.
Dalle ricerche effettuate in quegli anni studiando la dieta
degli Inuits, emerse un'incidenza particolarmente bassa di
malattia all'apparato cardiovascolare, quindi si pens che
tale caratteristica fosse da imputare al consumo di pesce.
Potrebbe tuttavia non essere tanto il consumo di pesce ad
evitare problemi cardiaci agli Inuits, ma la mancanza nella
loro dieta di carne rossa.
Recentemente alcune ricerche si stanno focalizzando sugli
Omega 3 anche nell'ambito della nutrizione neonatale.
Alcuni esperti sostengono addirittura che un'introduzione
adeguata di Omega 3 potrebbe essere utile per favorire lo
sviluppo dei bambini.
Altri studi preliminari evidenziano effetti antinfiammatori
degli Omega 3 anche su patologie intestinali come il morbo
di Crohn.
Uno degli studi che viene citato spesso a favore dellutilizzo
di omega tre per ridurre problemi cardiaci fu pubblicato sul
"The Lancet" nel 1999. Questa ricerca effettuata su 11324
pazienti colpiti da infarto miocardico, dimostr che la
somministrazione di un farmaco a base di Omega 3, poteva
ridurre la mortalit legata a questa patologia.

Altri vantaggi offerti dagli Omega 3 sembrano essere:


riduzione infiammatorie poich diminuiscono la
concentrazione nel sangue di proteina C reattiva e di

Interleuchina (considerate le proteine responsabili


dellinfiammazione).
rendendo il sangue pi fluido grazie alla riduzione dei
trigliceridi, gli Omega 3 aiutano a diminuire la pressione
sanguigna e quindi la formazione di placche
aterosclerotiche, che sono responsabili di ictus e infarti.
contrastando gli stati infiammatori sembra che riducano
il rischio di tumori.
rendendo le cellule nervose pi fluide e facilitando cos la
loro interazione, stimolerebbero la memoria e la
concentrazione.
rallenterebbero i processi degenerativi del cervello e
favorirebbero il processo di autoriparazione delle cellule
nervose.
agevolerebbero anche il buon funzionamento della
retina.
ridurrebbero il rischio di parti prematuri poich
contrastano la produzione di prostaglandine ritenute
responsabili delle contrazioni uterine.
Questi sopraelencati vantaggi imputati agli Omega 3, si
riferiscono a ci che pensa la maggioranza della medicina
classica e della nutrizione ufficiale. Pi avanti vedremo
come tali caratteristiche non siano del tutto veritiere, o
meglio se lo sono, si riferiscono agli acidi grassi LA e ALA e
non agli Omega 3 introdotti con la dieta o tramite
integratori.

Alimenti ricchi di Omega 3

Informazione o pubblicit?
Si parla molto di Omega 3 in trasmissioni televisive o su
riviste come di componenti salutari dei nostri alimenti, ma
pochi spiegano con precisione cosa siano realmente, che
benefici forniscano al nostro organismo e dove si trovano.
Intanto vediamo che altri acidi grassi importanti come
l'acido gamma-linolenico o GLA, l'acido diomo-gammalinoleico o DGLA e l'acido arachidonico (AA), oltre a poter
essere sintetizzati nell'organismo, si possono assumere
anche tramite il cibo.
Per esempio si trovano fonti di omega-6 negli gli oli di
semi, nei legumi e nella frutta secca.

Per quanto riguarda i principali derivati omega-3, gli EPA e


DHA la maggiori fonti sono i pesci dei mari freddi e l'olio ed
i semi di lino.
Esistono anche integratori di Omega 3 venduti nelle
farmacie sotto forma di capsule, che per vanno assunte
solo sotto il consiglio del medico curante.

Omega 3 e 6 sono in stretto rapporto tra loro


Gli Omega 6 e gli Omega 3 sono in competizione tra loro
poich usano gli stessi enzimi coinvolti nella loro
desaturazione (desaturasi). Quindi unassunzione eccessiva
di Omega 3 pu compromettere la formazione degli Omega
6 a partire dall'acido linoleico (LA) e viceversa.
Nella tipica dieta occidentale, il rapporto tra Omega 6 e
Omega 3 di 10:1, mentre dovrebbe idealmente essere di
6:1. per questo motivo (riequilibrare il rapporto tra
Omega 6 e Omega 3) che il mondo della nutrizione
raccomanda spesso di aumentare il consumo di pesce, in
particolare di quello che arriva dai mari del nord.
Secondo la medicina ufficiale, il rapporto tra questi due
acidi grassi e i loro livelli sembra essere importante per
prevenire o trattare alcune patologie: diabete di tipo 2,
patologie coronariche, ipertensione, disordini immunitari, e
altro ancora.

Indicazioni ufficiali riportano alcuni consigli e avvertenze:


Per un corretto quantitativo di Omega 3 sarebbe opportuno
consumare almeno due o tre porzioni di pesce a settimana.
Bisogna per tenere presente che alcuni sistemi di cottura

come ad esempio la frittura possono annullare i benefici


degli Omega 3.
Essi, infatti, sono grassi insaturi e quindi estremamente
instabili e degradano facilmente quando sottoposti ad una
cottura prolungata o troppo violenta.
I tipi di cottura indicati per mantenere il pi possibile le
caratteristiche utili degli Omega 3 sono quindi la bollitura e
la cottura al forno.
In commercio esistono anche alimenti a cui vengono
aggiunti Omega 3, chiamati dagli americani "nutriceutical",
sono prodotti che si posizionano tra l'alimento e il farmaco.
Il latte arricchito con Omega 3 ne un classico esempio
cos come le uova addizionate delle stesse sostanze.
La maggior quantit di Omega 3 la si trova negli oli:
sopratutto nell'olio di pesce e nell'olio di lino. Ricordo che
come tutti gli oli, ma sopratutto quello di lino andrebbe
consumato solo a crudo poich le alte temperature alterano
gli Omega 3 (e non solo), facendogli perdere le loro
propriet.

Gli omega tre sono contenuti nella frutta secca, sopratutto noci
ed arachidi (che sono legumi), in alcune alghe e anche se in
misura minore in latte uova pane e cereali.
Alimenti per 100gr:
Olio di semi di lino - 50
Semi di Chia - 20
Olio di salmone - 19
Olio di fegato di merluzzo - 11
Caviale - 6,5
Sardine - 4
Soia - 3,2
Sgombero - 2,6

Sardine - 1,7
Acciuga - 1,4
Salmone - 1,4
Noci - 1
Olio di oliva - 0,7
Per unindicazione pi completa sui cibi che contengono gli
Omega 3 ecco un link dove trovare una tabella abbastanza
completa:

http://www.valori-alimenti.com/cerca/acidi-grassipolinsaturi.php

Effetti collaterali e controindicazioni

Ancora oggi nel campo medico-nutrizionista diffusa lidea


che il grasso saturo sia sempre nocivo, mentre quello

polinsaturo sia sempre benefico, in linea di massima ci


vero, per non cos semplice come sembra.
Molte persone e medici sono concentrati su gli ultimi studi
riguardo gli Omega 3 e sui loro benfici effetti, per queste
ricerche non prendono in considerazione per niente i
possibili effetti collaterali, e sono tanti.
Anche le linee guida ufficiali ammettono per che
nonostante i benefici, un consumo eccessivo (oltre i 3 gr al
giorno) di Omega 3 presenta molte controindicazioni,
spesso procurano gravi disagi a chi ne fa un consumo
insensato.

Approfondiamo alcuni importanti concetti base.


Il maggior effetto dannoso provocato dai PUFA la capacit
durante lo stress ossidativo da carenza di vitamina E, di
accelerare la formazione di lipofuscina o ceroidi, conosciuti
come il pigmento della vecchiaia.
Gli Omega 3 in associazione alla lipofuscina possono
provocare la degenerazione delle gonadi e del cervello.
Si sostiene anche che la vitamina E potrebbe prevenire
alcuni degli effetti tossici causati dagli EPA, questo farebbe
percepire la vitamina E come un essenziale antiossidante.
Purtroppo per, hanno scoperto che leffetto protettivo
della vitamina E contro il PUFA parziale e poco rilevante.

Il pericolo acroleina
altres noto che tutto ci che esaurisce lenergia della
cellula abbassando lATP, crea una situazione in cui nella
cellula vi un eccesso di calcio e questo contribuirebbe alla
sua morte. Unaumento di calcio intracellulare innesca la

fosfolipasi e ci rilascia grassi polinsaturi come lacroleina,


la stessa che viene rilasciate durante la perossidazione
lipidica.
Questo fatto inibisce la funzione del mitocondrio e porta ad
un avvelenamento della respirazione enzimatica (la
citocromo ossidasi) e quindi ad una ridotta capacit di
produrre energia.
Lacroleina reagendo con il DNA provoca anche danni
genetici: essa infatti reagendo con la lisina delle proteine,
aumenta la tossicit delle lipoproteine ossidate a bassa
densit (LDL), cio le proteine che trasportano il
colesterolo. Le LDL sono famose perch coinvolte nello
sviluppo dellaterosclerosi, una patologia provocata
sopratutto dal consumo di grassi saturi.
Si riscontrato anche che gli Omega 3 nella retina possono
alterare tramite la luce, la capacit di produzione di energia
delle cellule. Questo porta al degrado dello stesso enzima
cruciale e inibisce la capacit delle cellule nervose di
produrre energia dallossidazione del glucosio.
Lacroleina capace dinibire la capacit delle cellule di
regolare laminoacido eccitatori glutammato, infatti alti
livelli di acroleina (e di altri elementi di degradazione PUFA)
sono stati rilevati nel cervello di pazienti sofferenti di
Alzheimer.
Il metabolismo dei grassi e la preordinazione lipidica sono
associati anche alle malattie degenerative: degenerazione
retinica, Alzheimer, malattia epatica (alcolica e no),
diabete, epilessia, AIDS, oltre a molti altri problemi
circolatori provocati sempre da prodotti di degradazione dei
PUFA.
I maggiori prodotti nocivi derivanti dalla decomposizione
dei PUFA sono: acroleina, etano, pentano, malondialdeide,
idrossinonenale, crotonaldeide e le neuroprostanes.

Queste molecole - prostaglandina-simili - sono formate da


DHA a mezzo radicali liberi prodotti dalla perossidazione
lipidica; come visto, si formano specialmente nel cervello
sopratutto nei casi di persone colpite dallAlzheimer.
Se il nostro organismo non ha abbastanza glucosio, dai
tessuti vengono rilasciati acidi grassi liberi e la loro
ossidazione interrompe lossidazione del glucosio.
I maggiori effetti collaterali legati allassunzione di Omega
3, li troviamo per negli integratori a base di olio di pesce o
olio di merluzzo.

Integratori Omega 3: olio di pesce

Lindustria alimentare/mediatica ha negli ultimi anni


bombardato lopinione pubblica con campagne aventi
lobiettivo salutistico dincrementare il consumo di acidi
grassi; infatti, oggi molte persone sono convinte che gli
Omega 3 siano una facile soluzione per prevenire o curare
molti malanni.

Presunti benefici
Gli effetti tossici degli acidi grassi essenziali (linoleico,
linolenico e arachidonico) stanno per essere riconosciuti,
ma nel frattempo molti esperti sostengono lutilit di altri
acidi grassi essenziali: gli Omega 3. Si vocifera che gli
Omega 3 con lunghe catene che si trovano negli oli di
pesce, aiutino i bambini ad essere pi intelligenti, sono
necessari per buona visione, prevengono i tumori, la
depressione, le malattie cardiache, la demenza, lobesit,
lartrite, la depressione, lepilessia, la psicosi, la demenza,
l e u l c e r e , l e c ze m a e l a p e l l e s e c c a . I n s o m ma ,
sembrerebbero essere miracolosi.
A fronte di tutti questi presunti benefici, per, i media
mettono come unica fonte di nutrimento di Omega 3 il
pesce. Lindustria ittica ringrazia, sardine ed alici, sullorlo
dellestinzione un po meno e anche noi non dovremmo
ringraziarla.
I benefici derivanti dallassunzione di Omega 3 da fonti
animali, infatti, sono molto inferiori alle conseguenze
negative di unalimentazione carica di proteine animali e
acidi saturi, non assenti nel pesce.
vero che i pesci nordici sono ricchi di grassi insaturi, la
cosa non altrettanto vera per quei pesci che giungono
sulle nostre tavole grazie allallevamento. Per accelerarne
la crescita, infatti, questi ultimi vengono spesso nutriti con

mangimi animali ricchi di grassi saturi e ci comporta un


drastico crollo delle percentuali di acidi insaturi rispetto agli
acidi saturi.
Fonti ufficiali confermano che troppo olio di pesce (oltre i 10
Gr al giorno) possa provocare una serie di effetti collaterali,
alcuni dei quali piuttosto gravi.

vero che gli oli di pesce possono fornire utili vitamine, A


e D, ma altres certo, che sopratutto lolio di fegato di
merluzzo viene altamente ossidato nei tessuti,
semplicemente a causa della normale quantit di vitamina
E presente nella dieta.
Molti ricercatori identificano soltanto due acidi grassi
veramente essenziali: lacido arachidonico (AA) del gruppo
degli Omega 6 e lacido docosaesaenoico (DHA) del gruppo
degli Omega 3.
Sono entrambi, fino ad un certo punto, costituenti
necessari delle membrane cellulari; devono per essere
equilibrati luno allaltro.
Lacido eicosapentaenoico (EPA), che si trova nellolio di
pesce, non essendo un EFA (EFA, dall'inglese Essential
Fatty Acids) causa problemi, poich troppo EPA pu
aggravare alcuni sintomi dati proprio da una carenza di
EFA.

La quantit necessaria di EFA per mantenerci in salute


bassissima.
La quantit di EFA necessari al nostro organismo sono
estremamente bassi, la massimo lo 0,5% delle calorie, e
questo durante la crescita. Solitamente la necessit di un
loro apporto molto limitato: la maggior parte dei grassi,
saturi e non, contengono vari tipi di acidi grassi, ed

praticamente impossibile indurre una carenza di EFA


attraverso una qualsiasi alimentazione.
lAA uno dei due acidi grassi essenziali, pu essere
sintetizzato nel nostro organismo dallacido linoleico (LA),
mentre il DHA pu essere sintetizzato dallacido alfalinoleico (ALA).
Quindi sufficiente fornire soltanto AA e ALA nella dieta.
Bisogna considerare anche il fatto che le famiglie Omega 3
e Omega 6 sono in competizione per lutilizzo dei medesimi
enzimi (necessari nel processo di conversione).
Dato che non possediamo nessun meccanismo di
regolazione utile a controllare questa competizione
enzimatica, un eccesso di Omega 3 pu causare una
deficienza di Omega 6 o viceversa.
Tra laltro un sovraccarico di PUFA diminuisce sensibilmente
la produzione di tali enzimi aumentando cos la
competizione enzimatica.
Ricordo che DHA e AA forniti direttamente nella dieta non
richiedono enzimi per la conversione.
Il nostro organismo comunque in grado di controllare i
rapporti dei tessuti cellulari, ma solo finch i PUFA
rappresentano una piccolissima percentuale della dieta.
E questo fa pensare alla reale utilit degli omega per il
corretto funzionamento del nostro organismo.

Ossidazione.
I PUFA stessi contribuiscono allo stress ossidativo nel corpo
poich la reazione tipica dellossidazione richiede due doppi
legami (sono esclusi quindi i mono-insaturi e i grassi
saturi). Come gi detto lorganismo non pu
completamente attenuare questo fenomeno pur in
presenza elevata di antiossidanti come la vitamina E.

Q u i n d i , u n e c c e s s o d i P U FA p r o v o c a p e r v i a
dellossidazione, uninfiammazione generale nel nostro
corpo.
Alcuni oli sono talmente instabili da iniziare ad ossidarsi
spontaneamente prima ancora di raggiungere il flusso
sanguigno. Uno dei prodotti derivanti dalla decomposizione
degli oli di pesce nel cervello la Acroleina. Questa il
prodotto pi reattivo che si nota durante la perossidazione
dei lipidi nel cervello. Questa situazione sarebbe tale da
provocare la glicazione di lisina nelle placche che formano
le proteine.
Gli effetti tossici dellacroleina provocati nel cervello sono
simili ai molti effetti tossici causati dagli acidi grassi Omega
3 e dei loro prodotti di degradazione, in tutti gli altri tessuti
e organi del nostro organismo.
Le cellule tumorali presentano uninsolito grado di
resistenza alle azioni letali dei perossidi lipidici, questo
uno dei motivi per cui alcuni ritengono i PUFA utili nel
combattere o prevenire i tumori. Per anche riconosciuto
che gli effetti infiammatori provocati dagli acidi grassi
insaturi sono essenzialmente coinvolti nel processo di
cancerizzazione.

Ricerche approssimative
Consideriamo il fatto che gli esperimenti atti ad evidenziare
eventuali effetti utili dellolio di pesce ossidato
(immunosoppressori e antinfiammatori) sono di breve
durata, settimane o pochi mesi. In questo arco temporale
non c sufficiente tempo per notare lo sviluppo di
eventuali tumori.
Nello stesso modo anche i trattamenti a raggi X sono stati
utilizzati negli anni passati per alleviare condizioni

infiammatorie. Purtroppo la maggior parte dei medici


favorevoli al trattamento tramite raggi x sono andati in
pensione prima che i loro pazienti accusassero le
conseguenze fatali di quel tipo di trattamento: atrofia,
fibrosi e cancro.
Lintegrazione con olio di pesce solo una moda nociva
come lo era quella dei raggi x.
Sempre negli anni 70 alcuni studiosi hanno notato che gli
animali ai quali stato aggiunto olio di pesce nel cibo
erano vissuti pi a lungo. Questo fatto sembra di per s
interessante, se non fosse che qualcuno ha notato che gli
animali ai quali veniva aggiunto olio di pesce non erano
particolarmente attratti da quel puzzolente olio, quindi
mangiavano molto meno rispetto agli altri animali ai quali
non fu aggiunto nessun tipo di olio di pesce.
La longevit maggiore riscontrata negli animali che
consumavano olio di pesce in realt da collegarsi alla
minor quantit di cibo consumato con il relativo ridotto di
apporto calorico. Meno si mangia (entro certi limiti), pi si
vive. Non a caso non esistono obesi vecchi e gli ultracentenari di tutto il mondo hanno tutti una caratteristica in
comune: mangiano molto poco.

Troppi interessi dietro la ricerca scientifica


S e c o n s u l e n t i b e n p a g a t i i g n o ra n o p i o m e n o
volontariamente, le valide ricerche pubblicate su riviste
medico scientifiche ritenute importanti, c il rischio di
confondere lopinione pubblica, o di manovrarla per scopi
economici, come purtroppo capita in molti settori.
Quando per esempio signorano alcune scoperte solo
perch sarebbero dannose per lindustria dellolio di pesce,
sinnesca tutta una serie di conseguenze: notiamo che gli

orientamenti politici stabiliti dallindustria e dai suoi agenti


nel governi diventano subito chiare.
Per oltre cinquant'anni, la maggioranza delle pubblicazioni
mediche riferite agli estrogeni non erano altro che la
campagna dellindustria farmaceutica atta ad ottenere
fraudolentemente miliardi di dollari di sovvenzioni. Chi ha
avuto la voglia di analizzare la provenienza di queste
ricerche ha notato che gli autori e gli editori facevano
tutti parte di una setta.
Nessuno di loro stato riconosciuto come ricercatore
autonomo e indipendente.

Lo stesso discorso valido anche per tante altre


problematiche relative alla salute, in questo momento
siamo nel periodo in cui un certo settarismo medico-

industriale-governativo, incline a promuovere luso di


grassi polinsaturi, sia come farmaci, sia negli alimenti.
I fautori degli Omega 3 sostengono che esiste una
correlazione tra malattia e la quantit ridotta di EPA, DHA,
o acido arachidonico nei tessuti.
Sostengono quindi che la malattia possa essere causata da
una carenza di acidi grassi essenziali. Non tengono conto
del fatto che come abbiamo gi analizzato, tali oli sono
estremamente sensibili allossidazione e hanno la tendenza
a svanire spontaneamente in risposta al danno tissutale,
oppure alle richieste di energia causate da aumento dello
stress, da unesposizione a tossine o radiazioni ionizzanti, o
anche lesposizione alla luce.
Non a caso proprio lossidazione spontanea che ha reso
utili questi oli come vernici, ma la stessa caratteristica
rende i tessuti sensibili al danneggiamento. quindi
evidente che la loro carenza nei tessuti corrisponde
allintensit di stress ossidativo e perossidazione lipidica: in
sostanza proprio la loro presenza in eccesso che ha
provocato la disposizione per la malattia.
La barriera tra il il sangue e il cervello considerata una
delle barriere vascolari pi efficaci nellorganismo,
nonostante ci sembra essere molto permeabile agli oli,
infatti, alcuni ricercatori hanno scoperto che la
perossidazione lipidica la sconvolge, danneggiando lATPasi
che regola sodio e potassio.

Attenzione a come si interpretano i dati


Esiste un metodo che aiuta a valutare con pi attenzione
gli studi pubblicati sulle riviste specializzate: quello di
capire se in questi articoli viene riportato tutto quello che
stato veramente fatto e tutto quello che c da sapere per
eventualmente replicare il medesimo esperimento.

A volte basta osservare se le informazioni rese pubbliche


sono sufficienti per trarre le conclusioni che gli stessi
ricercatori hanno riportato. Se utilizziamo questi principi
critici possiamo notare come la maggior parte delle
pubblicazioni scientifiche sullendocrinologia, sulla
nutrizione, sul cancro e su altre malattie degenerative non
sono poi cos tanto scientifiche.
Per esempio negli esperimenti nutrizionali con lolio di
pesce, i controlli dovrebbero ricevere un simile apporto di
vitamine A, D, E e K, inoltre per un confronto corretto
dovrebbero includere diete senza grassi. Ma cos non .
La FDA dichiara EPA e DHA sicuri, ma si dimenticata di
valutare i loro effetti negativi, questi acidi grassi infatti
sembrano essere: anti-tiroidei, foto sensibilizzanti,
immunosoppressori, lipido perossidativi, antimitocondriali,
deprimenti lossidazione del glucosio e il loro contributo al
carcinoma metastatico del colon, ecc.

Ecco alcuni principali problemi correlati ad un eccessivo


consumo di olio di pesce:
Lolio di pesce se consumato in grande quantit gli
Omega 3 possono rompere i coaguli di sangue e impedire
alle piastrine di raggrupparsi. Gli eschimesi, infatti sono
noti per soffrire di questo effetto collaterale proprio per il
fatto che la loro alimentazione molto ricca di olio di pesce
naturale.
Un eccessivo e continuativo consumo di olio di pesce
aumenta anche il rischio di emorragia indotta, sangue nelle
urine e anche sangue dal naso.
Mangiando pesce o assumendo il suo olio vi sempre la
possibilit di inserire anche metalli tossici come mercurio,
PCB e altri. Chi consuma pesce fresco pi facilmente

contaminato da questi metalli rispetto alle persone che


consumano olio di pesce in forma di supplemento. Questo
dovuto al fatto che durante la lavorazione per ottenere
lolio, si usano dei filtri proprio per abbassare la
concentrazione di questi metalli.
Lolio di pesce se consumato per pi di 8 grammi al
giorno, pu anche provocare fastidiosi bruciori di stomaco.
Molte ricerche hanno dimostrato che il consumo di olio di
pesce oltre i 6 grammi al giorno, pu compromettere il
sistema immunitario aumentando cos il rischio di
infezione. Un aspetto che le persone anziane o i malati che
assumono olio di pesce non dovrebbero sottovalutare,
visto che il loro sistema immunitario gi compromesso
anche per altri motivi.
Gli individui allergici ai frutti di mare dovrebbero porre
particolare attenzione al consumo di olio di pesce in quanto
pu scatenare simili reazioni allergiche.
Chi soffre di disturbo bipolare ha riscontrato un
peggioramento dei sintomi subito dopo il consumo di
pesce.
I diabetici non dovrebbero utilizzare olio di pesce poich
vari studi hanno rilevato come un consumo dolio di pesce
possa causare aumenti imprevedibili dei livelli di zucchero
nel sangue.

Ma c di pi:
Il Prof. Brian Peskin, un ricercatore specializzato in EFA
(Essential Fatty Aci), da lui rinominati PEOs (Parent
Essential Oils, -oli essenziali precursori-) e ha dimostrato il
loro rapporto diretto con i tumori e le cardiopatie.

I lavori in corso di Peskin, seguiti secondo schemi


rigorosamente scientifici come la fisiologia, possono essere
trovati nei suo lavori seminali in numerosi articoli pubblicati
su riviste mediche.
Non per niente molti medici in tutto il mondo stanno
convalidando le raccomandazioni del prof. Peskin sugli EFA.
Per molti anni il prof. Peskin ha raccomandato di
sospendere lintegrazione a base di olio di pesce per
favorire un rapporto biologicamente pi adeguato di
Omega 6 e Omega 3.
Solo ultimamente le suo opinioni al riguardo sono
ascoltate, accettate e riconosciute valide da molti
professionisti; purtroppo per, come succede spesso in
questi casi, non ancora da tutti. per questo che molti
medici o nutrizionisti non aggiornati sui nuovi studi
compiuti dopo il 2010, continuano a sostenere lutilit
dintegrazione di Omega 3.

Nuove ricerche, Omega 3 vegetali

Ho notato che circa l'assunzione di omega tre sono nate


molto controversie, alcuni studi hanno infatti dimostrato
che il pesce ne contiene quantit davvero basse, mentre il
mondo vegetale rispetto a quello animale ne molto pi
ricco.
Vediamo ora alcune recenti ricerche scientifiche che hanno
evidenziato la differenza tra acidi grassi provenienti dal
mondo vegetale e da quello animale.
Nel 2010 in Gran Bretagna stata compiuta una ricerca
scientifica che ha coinvolto circa 20.000 persone, in seguito
pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition: la
ricerca dimostra che lassorbimento di Omega 3 molto pi
efficiente se di provenienza vegetale.
Durante questo studio emerso che gli individui che
seguono una stretta alimentazione vegetariana, vale a dire
escludendo qualsiasi prodotto animale compresi i pesci,
sono in grado di ricavare gli Omega 3 a lunga catena
(presenti nei prodotti ittici) dagli acidi grassi Omega 3
vegetali; tali grassi sono importanti per le funzioni
metaboliche dellorganismo e possono essere introdotti
tramite la dieta vegetale senza ricorrere allassunzione di
pesce.

gi noto da tempo che gli Omega 3 sono pi facilmente


assimilabili da unalimentazione a base di vegetali,
piuttosto che da una dieta a base di pesce come la maggior
parte delle persone erroneamente ritiene.

Il pesce per di pi, contiene Omega 3 in quantit notevolmente


minore di quanto si creda poich con la cottura questi acidi
grassi diminuiscono considerevolmente.
Questa nuova ricerca dunque, un'ulteriore conferma che
la fonte privilegiata di Omega 3 sia proprio quella
riscontrabile in alimenti di origine vegetale.

Lo studio britannico dimostra che lorganismo delle persone


vegane si adegua alla mancanza di grassi derivanti dal
pesce incrementando la velocit di conversione in EPA e
DHA dagli Omega 3 assunti con i vegetali (ALA). Lo stesso
team britannico recentemente ha pubblicato un pi ampio
studio che conferma quelli che erano i sospetti che
lorganismo sia in grado di produrre EPA e DHA dagli
Omega 3 ALA in quantit pi che sufficienti: si riscontrata
una produzione maggiore di quello che si pensava, infatti, i
ricercatori hanno trovato nel sangue degli individui
esaminati meno differenza di quanto previsto di EPA e DHA
nonostante le grandi differenze nel loro apporto di Omega
3 derivato da alimenti diversi.
I nuovi risultati provengono da un gruppo di ricerca guidato
da Ailsa Welch presso luniversit britannica di East Anglia.
In precedenza ci sono stati piccoli studi metabolici volti a
determinare il grado di conversione di dieta ad ALA in EPA
e DHA, ma questo sembra essere il primo studio effettuato
su una popolazione di grandi dimensioni con abitudini
alimentari diverse.
Ci che lo studio britannico ha dimostrato, qui
sinteticamente riassunto: lo studio ha riguardato 14.422
uomini e donne di et compresa tra i trentanove e i
settantotto anni, tutti partecipanti ad una ricerca sul rischio
di cancro; in seguito furono selezionati 4.902 persone alle
quali era stato esaminato il livello ematico di grassi acidi.
Il Dott. Welch e i suoi collaboratori suddivisero gli individui
in mangiatori di pesce, in carnivori escluso il pesce, in
vegetariani e in vegani comparando i rispettivi valori
ematici di ALA, EPA e DHA.
I mangiatori di pesce grazie alla loro dieta assunsero dal
cinquantasette allottanta per cento in pi di Omega 3
rispetto a chi seguiva diete prive di pesce, tuttavia le

differenze riscontrate nei livelli ematici di DHA e EPA nei


quattro gruppi di persone, furono minime.
Il livello di EPA per chi si era nutrito di prodotti ittici era di
64,7 micromoli (mol/L) per litro rispetto ai 57 (mol/L)
dei carnivori, ai 55 (mol/L) dei vegetariani e 50 (mol/L)
dei vegani.
Nel frattempo il livello medio di DHA riscontrato fu di 271
(mol/L) per chi mangiava pesce, 241 (mol/L) per i
carnivori, 223 (mol/L) per i vegetariani e un valore
addirittura superiore di 286 (mol/L) per i vegani.
Questa ricerca conferma gli studi del passato che mostrano
una conversione maggiore di ALA in EPA e DHA nelle donne
rispetto agli uomini e a tassi di conversione pi elevati in
non mangiatori di pesce, rispetto a chi include prodotti
ittici nella propria dieta.
I ricercatori hanno cos scoperto che nonostante la grande
differenza tra le diete con o senza pranzi a base di pesce, i
valori di Omega 3 utili, cio EPA e DHA riscontrati nel
plasma, sono pressoch uguali, con differenze cos piccole
che inducono gli scienziati a ritenere che la maggior
conversione avvenga proprio tra chi non assume
direttamente EPA e DHA dal cibo, ma che li trasformano
dagli ALA contenuti nei vegetali.

quindi inutile mangiare carne di pesce per procurarsi gli


Omega 3 necessari, meglio ricorrere a fonti alternative e
salutari come i vegetali.
Altri studi mettono in guardia sulluso degli integratori di
Omega 3: gli acidi grassi Omega 3 derivanti dal pesce
(DHA e EPA) spesso sono venduti come integratori in
capsule di olio di pesce, ma recentemente alcuni ricercatori
hanno scoperto che non sono cos salubri come molti

credono e anzi, risultano essere estremamente dannosi per


la nostra salute.
U n o s t u d i o p u b b l i c a t o s u l l 'A m e r i c a n J o u r n a l o f
Epidemiology condotto dal Dott. Theodore M. Brasky
(Seattle, USA 2011), causa di profondi ripensamenti tra i
consumatori abituali di prodotti ittici, soprattutto tra gli
uomini che assumono tali integratori in capsule.
La ricerca ha dimostrato anche che gli individui con un
maggior valore ematico di DHA, sono pi a rischio di
incorrere in tumori alla prostata.
La ricerca fu condotta esaminando 3.461 pazienti durante
uno studio per la prevenzione del tumore alla prostata: tra
gli individui esaminati si scopr che chi mangiava pesce o
assumeva integratori di Omega 3, fino a due volte e
mezzo pi a rischio di sviluppare il tumore alla prostata;
maggiore il livello di DHA nel sangue, maggiore il
rischio di tumore alla prostata.
Altri studi hanno sconfessato i pubblicizzati benefici
dellolio di pesce, infatti, tali ricerche non hanno mai avuto
dei seri riscontri in merito ai supposti benefici.
Nessun miracolo promesso da un integratore di Omega 3
si mai riscontrato scientificamente poich tale capsula
non aiuta i malati di cuore, non aiuta a curare o prevenire
lAlzheimer, non combatte la depressione e non sembra
potenziare lintelligenza nei bambini.
Nel 2005 sul Journal of the American Medical Association
(JAMA), comparve un articolo riguardante uno studio che
rilevava come il supposto vantaggio contro laritmia
cardiaca dovuto al consumo di olio di pesce, in realt in
alcuni pazienti ne peggiorava la situazione.
Nel 2006, la stessa rivista pubblic un resoconto di ben
trentotto studi scientifici riguardanti la relazione tra acidi
grassi Omega 3 e i casi di cancro, tutte queste ricerche

portarono alla stessa conclusione: lolio di pesce


completamente inutile per la prevenzione di tumori.
Secondo unanalisi effettuata nel 2009 su cinquemila
individui (Rotterdam Study), una dieta ricca di pesce o
integratori di EPA e DHA, non riduce minimamente neppure
i problemi dinsufficienza cardiaca. Su cinquemila pazienti
sotto controllo medico colpiti da infarto miocardico, non si
notarono differenze in merito a nuovi eventi cardiovascolari
tra coloro ai quali fu prescritto luso di integratori di Omega
3 e chi invece assunse un placebo: i dettagli di questo
studio si possono trovare in un articolo pubblicato nel 2010
sul New England Journal of Medicine.
Sorpresero invece i risultati di uno studio condotto da
ricercatori dell'Harvard School of Medicine: nel 2009 questi
studiosi trovarono una connessione tra consumo di pesce o
luso di integratori Omega 3 EPA e DHA, e il diabete di
tipo2.
I ricercatori analizzarono per circa diciotto anni
duecentomila adulti evidenziando che tra questi, gli
individui che furono colpiti da diabete di tipo2, erano i
maggiori consumatori di prodotti ittici o di integratori
Omega 3 (Kaushik, 2009).

Presunto aumento dintelligenza


I produttori di olio di pesce alla luce dei nuovi dati
scientifici a loro sfavorevoli, puntarono tutto sulleffetto
intelligenza che tale integratore elargirebbe.
Nel 2010 per anche questa infondata credenza fu
confutata da un successivo studio: durante due anni di
analisi su 867 anziani fu somministrato a met di loro un
integratore di olio contenente DHA e EPA, mentre allaltra
met fu somministrato un placebo a base di olio doliva;
alla fine del lungo periodo di osservazione, non fu rilevata

nessuna differenza in termini di funzioni cognitive tra i due


gruppi di pazienti.
Unaltra ricerca pubblicata sul JAMA (Quinn, 2010), ha
sconfessato il fatto che i supplementi di Omega 3 (in
questo caso, DHA) siano capaci di rallentare l'atrofia
cerebrale e il declino mentale nei malati di Alzheimer.
Un altro studio pubblicato sempre su JAMA ha dimostrato
come il consumo di olio di pesce per le donne in
gravidanza, non migliori assolutamente il successivo
sviluppo cognitivo del neonato nel corso dell'infanzia e
nemmeno la riduzione di depressione post-partum della
madre.
Potrei continuare per settimane a riportare studi di questo
tipo, ma andiamo avanti

Cosa fare in merito allassunzione di Omega 3?

Leggo e sento spesso consigli in campo nutrizionale come


questo: Sarebbe meglio seguire un'alimentazione varia ed
equilibrata caratterizzata da un apporto sia qualitativo, sia
quantitativo dei singoli nutrienti utili.
Frasi come questa vengono ripetute da molti esperti della
nutrizione anche in merito alla validit o meno di
unintegrazione di Omega 3, ma non significano nulla:
dicono semplicemente di mangiare un po di tutto ma in
dosi ridotte, il consiglio anche giusto, ma non risolve
nessun tipo di problema.
sicuramente meglio mangiare poco, sopratutto quando si
ingeriscono cibi che in realt per in nostro organismo sono
veleni, ma se non si identificano con certezza quali sono
gli alimenti veramente dannosi e quali sono quelli
veramente utili al nostro organismo, non si otterranno mai
veri benefici derivanti da scelte alimentari cos vaghe.
Personalmente non mi preoccuperei molto degli Omega 3.
Qualsiasi dieta si segua non necessita di essere integrata
con ulteriori acidi grassi, sopratutto se derivati dallolio di
pesce.
Anche chi segue regimi alimentari considerati pi restrittivi
come quelli vegani, crudisti o fruttariani, non presenta mai
vere carenze dovute alla presunta mancanza di Omega 3.
Se presenta delle carenze sono dovute ad un mal
assorbimento di alcuni nutrienti e questo quasi sempre
provocato dal consumo di alimenti tossici che impediscono
o rallentano lassorbimento di alcuni nutrienti essenziali.

Non ci manca nulla


In nostro organismo perfettamente capace di produrre gli
Omega 3 utili (DHA e EPA) da cibi di origine vegetale:
questo meccanismo ci aiuta a regolare autonomamente la

quantit di acidi grassi in base alle reali necessit. Perci


ritengo inutile dover subire i danni causati da un eccesso di
DHA e EPA che oltre a essere completamente inutile nel
prevenire linsorgere di malattie, spesso ne sono i fautori.
ormai chiaro che qualsiasi alimento, persino la mela
contiene una (se pur piccolissima) quantit sufficiente di
acidi grassi essenziali, da i quali il nostro organismo
attinge secondo le esigenze. Inoltre le mele quando sono
consumante regolarmente aiutano anche a ridurre il
colesterolo cosiddetto cattivo (LDL) e aumentano quello
buono (HDL); sono quindi molto utili anche nella
prevenzione di ictus e tumori.
Non quindi necessario scomodare (meglio dire
uccidere) i pesci. Se proprio si vuole o si ancora convinti
di dover assumere un maggior apporto di acidi grassi
Omega 3, sicuramente meglio stare su noci e frutta
secca, oppure sullavocado.
In qualsiasi caso preferibile non esagerare con nessun
grasso, perch gli eventuali benefici sono minori degli
effetti collaterali, sopratutto sul medio-lungo termine.
Ho trovato centinaia di ricerche sugli effetti collaterali degli
Omega 3 e dei PUFA in generale, oltre a quelle finora
riportate, ma pur essendo tutte molto interessanti a questo
punto credo sia inutile e noioso riportarne altre.

Riflessioni personali
Vorrei fare unultima riflessioni in merito ad alcune ricerche
scientifiche pubblicate verso la fine degli anni 90 che
hanno mitizzato gli Omega 3.

I trucchi mediatici

La maggioranza di questi studi ha usato il trucco delle


percentuali relative esagerando cos i risultati ottenuti in
merito agli effetti positivi riguardo il consumo di Omega 3.
Il trucco delle percentuali relative e in realt spesso usato
anche in altri studi scientifici che riguardano la nostra
salute: utilizzare le percentuali relative anzich quelle
assolute facile e sopratutto da ai risultati molta pi
enfasi.
Vediamo un esempio:
Ipotetica ricerca su un campione di venti soggetti in
sovrappeso di circa 8 kg (peso medio rilevato 90 Kg).
La ricerca non ha presentato significativi miglioramenti
dovuti ad un certo programma che si presumeva fosse

valido. Per evitare di spendere altri soldi per effettuarne


unaltra, gli studiosi (spinti a volte dai manager delle
aziende che hanno finanziato quella determinata ricerca)
cosa fanno? Usano le percentuali relative per presentare i
risultati del loro studio.
In questo esempio il dimagrimento stato di soli 0,8 kg.
in 8 mesi, il che non particolarmente interessante. Ma
quando i ricercatori dichiarano che con questo programma
di otto mesi si riduce il sovrappeso del 10%, gli effetti
mediatici risultano essere molto diversi.
Chi riceve solo linformazione del 10% di riduzione di peso
probabilmente capisce male perch il reale dimagrimento
stato soltanto di 0,8 kg.
Dichiarando una riduzione del 10% si portati a pensare
che il calo di peso da 90 kg sia arrivato a 81 in otto mesi,
rendendo questo programma interessante.
Quando si dichiara che il sovrappeso diminuito del 10% ci
si riferisce alla riduzione in percentuale del sovrappeso, che
in questo caso era di 8 kg. e non della riduzione del peso
totale che in verit calato in media meno dell1%.
Il mito degli Omega 3 nato anche grazie a questo tipo di
stratagemma. Pubblicare (o pubblicizzare) studi scientifici
utilizzando trucchi mediatici come questo non certo
corretto.
Uno dei pilasti che mantengono in vita il business degli
Omega 3 riguarda come ho gi scritto, il fatto che negli
eschimesi la morte causata da patologie cardiache risulti
pi bassa per merito degli Omega 3 (anche se tutto da
dimostrare).
Ma anche se fosse vero, si tratta solamente di una mezza
verit, latra met ci dice che gli stessi eschimesi
presentano una mortalit maggiore per emorragia

cerebrale. Il motivo? Semplice, gli Omega 3 rendono il loro


sangue talmente fluido da provocare nel tempo tale
emorragia.

Non perdiamoci nei numeri


Consideriamo anche il fatto che nei confronti del cibo
ognuno di noi ha reazioni differenti, come ad esempio il
grado di assorbimento di una certa sostanza. Gli stessi
alimenti inoltre presentano caratteristiche che possono
variare nel tempo come ad esempio il grado di maturazione
di frutta o verdura. Altri fattori influiscono sulle reali
caratteristiche nutrizionali di ogni singolo alimento, la
marca, i processi di produzione, il luogo di origine, ecc.
Mi sembra inutile, voler calcolare le eventuali propriet di
ogni singolo alimento che si mangia, se poi i dati di
partenza sono approssimativi.
Non mi preoccuperei troppo degli Omega 3, ma piuttosto
della scelta alimentare nel suo complesso. Prima di
discutere di un singolo elemento come gli acidi grassi,
cerchiamo di capire cosa dovremmo mangiare e cosa no.
Nel nostro libro La Frutta che Paradiso, abbiamo cercato
di chiarire in maniera pi ampia quali siano tutti gli aspetti
che rendono alcuni cibi utili e altri dannosi per la nostra
salute.
Spero con questo report, di aver soddisfatto la curiosit di
chi voleva informazioni pi precise (anche se sintetiche)
sullutilit o meno dellintegrazione a base di Omega 3.

Purtroppo (o per fortuna) non sono un medico, un


dietologo o un nutrizionista, sono soltanto un ricercatore
indipendente, non ho n il titolo n il permesso legale di
consigliare niente a nessuno, lunica cosa che posso
raccomandarvi e quella di informarvi, informarvi e
informarvi ancora.
Diego Pagani

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