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capitolo
Strumentazione biomedica
28
INTRODUZIONE
Il notevole sviluppo tecnologico degli ultimi decenni ha avuto come conseguenza nelle scienze medico-biologiche la necessit sia di un continuo aggiornamento da parte del medico e del biologo sulle innovazioni strumentali, sia di introdurre nei corsi di base di Fisica anche un minimo di nozioni concernenti la
strumentazione in uso.
Abbiamo gi visto la descrizione di numerose apparecchiature nei vari capitoli
(un elenco completo riportato alla fine di questo capitolo). Ci occuperemo qui
delle basi fisiche relative al funzionamento di altri importanti dispositivi in uso
nella pratica biomedica, in particolare di quelli suscettibili di ulteriori sviluppi. Di
conseguenza, i paragrafi che seguono sono indipendenti luno dallaltro e contengono numerosi richiami alle nozioni di Fisica svolte nel testo. Alla fine della
trattazione di ciascuna strumentazione sono presentati uno o pi esempi, mentre
alla fine del capitolo sono riportati alcuni problemi.
28.2
706
CAPITOLO 28
,V
contrazione
meccanica
stimolo
elettrico V
t
0
50
100
150
(ms)
Figura 28.2.1
Uno stimolo elettrico provoca la
successiva contrazione meccanica
delle cellule muscolari.
Strumentazione biomedica
tenenti acetilcolina (mediatore chimico) alla membrana presinaptica e la liberazione di tale neurotrasmettitore nello spazio sinaptico.
Lacetilcolina si lega a livello postsinaptico ai recettori nicotinici, determinando lingresso di ioni sodio e la depolarizzazione della membrama muscolare.
Si genera un potenziale dazione che si propaga lungo la fibrocellula, favorendo il
rilascio di ioni calcio dal reticolo sarcoplasmtico e dando inizio allo scorrimento
dei filamenti di actina e miosina e alla contrazione muscolare. La contrazione muscolare pu essere causata anche da uno stimolo elettrico applicato dallesterno.
In entrambi i casi si osservato che la contrazione meccanica avviene con un certo
ritardo ed indipendente dallintensit dello stimolo iniziale (Figura 28.2.1).
Lapplicazione di pi stimoli in rapida successione incrementa la contrazione meccanica di quantit sempre minori, finch gli ultimi stimoli ne mantengono lo stato
di contrazione a un valore pressoch costante (Figura 28.2.2). Questo tipo di risposta muscolare alla stimolazione elettrica chiamata tetano.
contrazione
meccanica
stimoli
elettrici
t
0
Figura 28.2.2
catetere
probabilit di
percezione (%)
cuore
cuore
rna
ta 6
0H
99,8
tensione
alternata (ac)
tensione
alternata (ac)
alte
90
50
ua
a)
tin
terra
con
10
terra
terra
Figura 28.2.3
0
0
b)
terra
12 mA
corrente
Figura 28.2.4
Probabilit di percezione (in scala
logaritmica) delle intensit di soglia alle mani per uomini. Per le
donne i valori vanno ridotti del
60%. La corrente alternata maggiormente avvertibile, poich ad
essa corrispondono stimolazioni
elettriche successive.
Diverse distribuzioni della corrente nel corpo umano. (a) Macroshock: la corrente si distribuisce
in tutto il corpo. (b) Microshock: la corrente applicata attraverso un catetere intracardiaco fluisce
nel cuore. Nel linguaggio tecnico ac (da alternate current) equivale a una d.d.p. (oppure a una corrente) alternata.
28.2
probabilit di
rilascio (%)
Figura 28.2.5
probabilit di
rilascio (%)
99.8
99.5
90
90
uomini
50
50
10
707
10
donne
0.2
0.5
0
a)
10
18
14
50
22 mA
corrente efficace
60
70
b)
80
mA
corrente
autonomamente da parte del soggetto. Al di sopra di tale valore, a causa della tetanizzazione, questi viene congelato al circuito e lo shock pu essere molto pericoloso, anche se il contatto stato di breve durata. Si pu avere paralisi respiratoria, a causa del permanere della contrazione muscolare, e/o alterazioni pi o
meno persistenti dellattivit bioelettrica cerebrale, lesioni neurologiche del midollo spinale con conseguente paralisi pi o meno estesa, lesioni di organi di senso
(vertigini, sordit, abbagliamento o indebolimento della vista) e infine ustioni.
Queste ultime sono determinate dalleffetto termico della corrente elettrica o
effetto Joule, per cui dalle (17.67), utilizzando la legge di Ohm (17.48) e (17.51),
si ricava il calore Q prodotto:
Q =
1
1
R I 2 t =
J 2S / t (calorie)
4.18
4.18
(28.2.1)
che, tramite la (10.4) e assumendo la densit dei tessuti pari a quella dellacqua,
comporta un rialzo termico DT di :
T =
J 2 t
R I2
t
=
,
4.18 dH2O / S c v 4.18 dH2Oc v
(28.2.2)
Effetti termici
708
CAPITOLO 28
Figura 28.2.6
Strumentazione biomedica
I (mA)
100
50
6
20
10
4
2
1
0.5
1
10
Danni biologici
50 100
1000
10000
n (Hz)
Linfluenza della frequenza della corrente sulla gravit dello shock elettrico
viene riportata in Figura 28.2.6. Come si vede, le correnti alternate sono pi pericolose, in quanto causano facilmente il fenomeno della tetanizzazione, fatto peraltro evidente anche dalle Figure 28.2.4 e 28.2.5. Tuttavia, allaumentare della frequenza la pericolosit della corrente diminuisce: infatti se lo stimolo alternato ha
un periodo molto breve, non viene raggiunto il potenziale di soglia nelle cellule
eccitabili e i potenziali dazione non si innescano (19.3). In particolare, a circa
1 MHz non si ha pi shock elettrico e la corrente generalmente causa solo ustioni;
esiste un effetto (effetto pelle) per il quale allaumentare della frequenza la corrente tende a interessare strati di tessuto sempre meno profondi. Ci causa un aumento della densit di corrente nelle regioni periferiche del corpo, che pu causare anche gravi ustioni cutanee, ma costituisce nello stesso tempo una decisiva salvaguardia per i pi delicati tessuti interni.
Come evidente, per quanto detto sopra, il percorso della corrente allinterno
del sistema biologico determina la gravit dello shock, in particolare si rivelano pi
pericolosi quei percorsi che interessano organi vitali molto sensibili, per esempio
quelli che hanno per estremi le due mani o una mano e il piede opposto, poich
interessano la regione cardiaca.
La durata del contatto costituisce un importante fattore che concorre a determinare la gravit dello shock. In particolare, una sovrastimolazione delle fibre muscolari cardiache ne altera la contrazione, portando allinstaurarsi di un regime di
funzionamento anomalo, chiamato fibrillazione (Figura 28.2.7), che comporta un
elevato consumo energetico e lincapacit del cuore di pompare sangue ossigenato nelle arterie. La fibrillazione sicuramente leffetto della folgorazione pi te-
Figura 28.2.7
tempo
28.2
Figura 28.2.8
tempo (ms)
10 000
mo
ile
bab
pro
lto
100
5 0%
bi l
e al
ba
p ro
assenza di
effetti pericolosi
one
oc o
assenza
di
reazioni
a bi l
rob
ep
1000
zi
illa
fibr
ne p
a zi o
z io n
2000
200
fibrill
a
fibrill
5000
500
generatore
di tensione
V A VB
50
20
10
0.1 0.2
709
A
0.5 1
10 20
50 100 200
1000
5000
R1
corrente I (mA)
~
Ru
I =
V A VB
,
R1 + R 2 + R 3
R3
B
R2
Figura 28.2.9
In questo schema VA VB rappresenta la tensione alternata del generatore e Ru la resistenza dellutenza. Le resistenze R1, R2, R3
sono attraversate dalla corrente
che fluisce nel corpo umano.
R3 (ohm)
400
300
200
(28.2.3)
ed tanto maggiore quanto minori sono i valori della resistenza di contatto R1,
della resistenza del suolo (comprese le scarpe) R2 e della resistenza del corpo R3, il
cui contributo maggiore fornito dalla resistenza cutanea, estremamente variabile, come evidente dalla Figura 28.2.10. Ad esempio il valore di R3 per un contatto
con entrambe le mani, nel caso di piedi isolati, di circa 1300 , che diminuisce a
220 se il corpo parzialmente immerso in acqua (vedasi lEsempio 28.1).
100
0
0
20
40
60
tempo (minuti)
Figura 28.2.10
Resistenza della cute di un individuo prima, durante e dopo un periodo di profonda meditazione.
710
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Sistemi di sicurezza
Figura 28.2.11
Tipico caso di microshock che ha
indotto la fibrillazione ventricolare
in un paziente in ununit di terapia intensiva. Legenda:
G = conduttore di terra,
P = conduttore di tensione,
N = conduttore neutro,
ECG = elettrocardiografo.
Per individuare i sistemi di protezione dallelettrocuzione dobbiamo comprendere come questa si possa verificare quando si utilizzano apparecchiature alimentate elettricamente.
Facendo riferimento alla Figura 28.2.9, il circuito elettrico, che rappresenta lapparecchiatura, ha come potenziale di riferimento il potenziale di terra (messa a terra
o messa a massa), cui dovrebbe essere collegato anche il soggetto. Questo significa
che tutti i punti esterni dellapparecchiatura (involucro, comandi, cavi) sono normalmente collegati a massa, salvo i terminali non isolati da applicare al paziente
(elettrodi e trasduttori), e quindi non si dovrebbe verificare alcuna elettrocuzione.
Tuttavia, essa pu avvenire sia per ragioni accidentali (un difetto nella messa a terra
e/o nellisolamento di varie parti del sistema, oppure il contatto accidentale con
parti del circuito che si trovano a potenziale elevato rispetto alla terra) sia per motivi
sistematici, che sono provocati dal fatto che qualsiasi apparecchiatura funzionante
alla tensione di rete possiede una certa corrente di dispersione, che dipende principalmente dalle capacit di accoppiamento presenti nel circuito tra conduttori a diversa d.d.p., oppure tra conduttori e terzo filo (terra) nel cavo di alimentazione. La
corrente di dispersione pertanto costituita da un flusso di cariche elettriche verso
parti dellapparecchiatura che dovrebbero essere totalmente isolate dai conduttori
con tensione diversa da quella di terra.
Per ogni determinata apparecchiatura, possono essere misurati i valori della
corrente di dispersione verso terra, sullinvolucro e nel paziente. In Figura 28.2.11
presa di
corrente
P
G
N
1
P
ECG
presa di
corrente
2
N
Idisp. 1 mA
Imed. 500 A
Ipaz. 500 A
Terra
Un medico vuole controllare la corretta inserzione del catetere (2): con la mano destra avvicina una lampada elettrica snodabile e con la sinistra tocca il catetere collegato al cuore
del paziente. Se la lampada di vecchio tipo, senza conduttore di messa a terra (G), la sua
corrente di dispersione Idisp (circa 1 mA) si scarica attraverso la mano destra del medico
verso terra, per met attraverso il medico (che non ne risente essendo il valore di soglia di
circa 1 mA), e per laltra met (500 A) attraverso il cuore del paziente, verso la terra
dellelettrocardiografo (1). Quasi sempre il valore di 500 A dello stimolo, applicato direttamente al miocardio, provoca la fibrillazione ventricolare.
28.2
Figura 28.2.12
corrente alternata
di rete
circuito
dello strumento
C
G
711
T
C
riportato un tipico caso di microshock da correnti di dispersione, da cui si evidenzia che, in presenza di una qualsiasi apparecchiatura elettrica, in particolare in
ambiente medico (sala chirurgica, ad esempio), necessario prendere provvedimenti per evitare che le correnti di dispersione attraversino il soggetto o il paziente. Vi sono diversi metodi per raggiungere questo scopo, ma tutti hanno in comune il collegamento di tutti gli strumenti, del personale medico e del paziente
alla medesima terra. In questo modo le correnti di dispersione fluiscono tutte
verso la terra comune tramite le apparecchiature, come mostrato in Figura
28.2.12. Nel caso di uno strumento non collegato alla terra comune, le correnti
possono fluire verso terra tramite il paziente, con i gravi rischi descritti in precedenza (Figura 28.2.13).
Figura 28.2.13
involucro
cuore
linea
catetere
circuiti
neutro
300
terra
a)
involucro
cuore
catetere
linea
circuiti
neutro
terra interrotta
b)
300
712
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Esempio
28.2.1
Effetti da elettrocuzione
28.3
Soluzione
I TRASDUTTORI
Qualsiasi dispositivo che converte una grandezza fisica in unaltra, anche dello
stesso tipo, chiamato trasduttore. Generalmente i trasduttori pi importanti e pi
adoperati sono quelli che trasformano una qualsiasi grandezza fisica in una grandezza di natura elettrica. Ci perch lenergia elettrica, non solo pu venire facilmente trasmessa a distanza, ma consente di eseguire misure pi rapide e accurate,
economicamente e funzionalmente pi conveniente e, infine, i segnali elettrici
possono essere facilmente manipolati.
I trasduttori vengono classificati in base ai fenomeni fisici sfruttati per ottenere
la conversione tra le diverse quantit fisiche. Ad esempio nei trasduttori resistivi,
luscita rappresentata da una resistenza elettrica, come mostrato in Figura
28.3.1a. Questi trasduttori sono in grado di misurare, oltre la pressione, anche
temperature e intensit luminose (cellule fotoelettriche). I trasduttori capacitivi
sono costruiti con condensatori la cui capacit varia, muovendone o deformandone unarmatura, e sono generalmente impiegati nella misura della pressione
(Figura 28.3.1b). I trasduttori elettromagnetici misurano uninduttanza o una f.e.m.
indotta, di cui in Figura 28.3.2 riportato un esempio e sono utilizzati in misure di
spostamenti, velocit, accelerazioni, forze e pressioni. I trasduttori piezoelettrici
28.3
(14.8) sono costituiti da una lamina o una sbarretta di cristallo piezoelettrico, che
ha la propriet di fornire una d.d.p. alle estremit quando sollecitata meccanicamente e misurano forze, accelerazioni, pressioni o deformazioni (compressioni o
flessioni). Nei trasduttori elettrodinamici, unazione esterna provoca il moto di una
bobina in un campo magnetico costante, generato da un magnete permanente o
da un elettromagnete. Il moto della bobina origina una f.e.m. indotta, la cui entit
dipende dallazione esterna.
Oltre a quelli citati, che sono i pi diffusi, esistono vari altri tipi di trasduttori,
adatti per esigenze e rilevamenti speciali.
Le principali propriet dei trasduttori possono essere riassunte in:
a) la natura della grandezza di ingresso;
b) lintervallo di operativit del trasduttore, il cui limite inferiore di solito dato
dal rapporto segnale/rumore di fondo e quello superiore dalla distorsione del
segnale duscita;
c) gli eventuali effetti del trasduttore sul sistema sottoposto a misura;
d) la funzione di trasferimento caratteristica, cio la relazione fra la quantit in ingresso Q i e quella in uscita Q o:
Q o = f(Q i) .
Q o
=S
Q i
(28.3.2)
avvolgimento
Figura 28.3.2
VLA
nucleo
VLB
pressione
contatto mobile
potenziometro
resistore
Vo
V
a)
molla
armature fisse
del condensatore
(28.3.1)
azione meccanica
esterna sulla sbarra
713
I trasduttori
Esempio di trasduttore elettromagnetico in cui lentit dello spostamento della sbarra di ferro allinterno del solenoide proporzionale alla differenza di potenziale
elettrico VLA VLB: la f.e.m. dinduzione cambia i valori dei potenziali
VLA e VLB a seconda del movimento
della sbarra.
po
px
diaframma
metallico
pressione di
pressione da
riferimento
misurare
b)
Figura 28.3.1
(a) Trasduttore resistivo per la misura della pressione. Il voltmetro V
misura una d.d.p. proporzionale
alla pressione che fa variare, attraverso il contatto mobile, la resistenza R. Questo tipo di dispositivo
ha una portata dal decimo alle migliaia di atmosfere con errori inferiori allo 0.25%. (b) Trasduttore capacitivo per la misura della pressione. Questultima deforma il diaframma metallico tra le due armature di un condensatore variandone la capacit, che viene misurata con un opportuno circuito
elettrico.
714
CAPITOLO 28
metallo
Rp
Cp
R1
Ro
elettrolita
Figura 28.3.3
Circuito elettrico equivalente della
giunzione elettrodo metallico-elettrolita, in cui sono compresi gli effetti di polarizzazione (Rp e Cp) determinati dallaccumulo di ioni
sulla superficie dellelettrodo.
Strumentazione biomedica
Figura 28.3.4
conduttore isolato
Ag-AgCl
doppio strato
elettrico
pasta
plastica
adesivo
+++
pelle
tessuto
Lelettrodo del tipo Ag-AgCl non comporta effetti di polarizzazione, poich il rivestimento
di AgCl partecipa alle reazioni chimiche allinterfaccia pelle-elettrodo, senza alterare
lequilibrio elettrochimico (sulla superficie cutanea avvengono contemporaneamente i due
processi Cl + Ag AgCl + e , per cui non si ha accumulo di ioni sullelettrodo). Ci
non avviene per gli elettrodi metallici (ad esempio platino), per i quali si hanno i processi
4 OH 2 H2 O + O2(gas) + 4 e e 4 H + + 4e 2 H2(gas), con formazione di bolle
di gas che generano unalta resistenza e una polarizzazione allinterfaccia. Lelettrodo di
Ag-AgCl staccato dalla cute per evitare che il suo movimento alteri il doppio strato elettrico che si forma allinterfaccia elettrolita-metallo.
28.3
715
I trasduttori
Figura 28.3.5
resina
metallo
platino
nero
a)
vetro
metallo (indio)
sfera di
indio
b)
film di 0.2 m
resina
vetro
c)
film di platino
Nel caso di macroelettrodi (come quelli usati nellECG, nellEEG e nella pletismografia a impedenza (28.3c)), limpedenza dingresso dellelettrodo deve essere tale da non provocare attenuazioni o deformazioni dei segnali originari. Essa
determinata sia dal metallo che costituisce lelettrodo, sia dalla pasta (o gel) che
ne garantisce il contatto (Figura 28.3.4). In questo caso, come detto in precedenza, i processi elettrochimici, che si verificano tra lelettrodo e la superficie cutanea, devono essere tali da evitare laccumulo di cariche sullelettrodo (polarizzazione), altrimenti si producono dei rumori di fondo e delle alterazioni di potenziale che possono essere maggiori del segnale stesso.
Analogamente si pu dire per i microelettrodi (Figura 28.3.5), i quali oltre a risolvere i problemi di miniaturizzazione della particolare applicazione, non devono
modificare lambiente cellulare interferendo con i processi biochimici. I microelettrodi di vetro arrivano a dimensioni di 1 m e sono riempiti con soluzioni molto
conduttrici (ad esempio 3 moli/cm3 di KCl in acqua). Questi elettrodi sono particolarmente adatti alla misura di potenziali costanti nel tempo, mentre quelli metallici sono impiegati soprattutto per misurare i potenziali dazione e per altri fenomeni dinamici. In Figura 28.3.6 mostrato il tipico circuito equivalente di un
microelettrodo metallico.
Figura 28.3.6
amplificatore
A
microelettrodo
metallico
Impiego di un microelettrodo metallico e suo circuito elettrico equivalente. Con V viene rappresentato
il potenziale di membrana o il potenziale dazione della cellula.
C1
~
soluzione
elettrodo di
riferimento
(a grande
superficie)
cellula
C2
716
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
sorgente di luce
membrana sottile
(speculare all'interno)
fibre di vetro
pressione
R
rivelatore
fotosensibile
parte terminale
delle fibre ottiche
(28.3.3)
28.3
Figura 28.3.8
B
v
bobina percorsa
da corrente
B
n
V1
717
I trasduttori
V2
n
2r
v
traferro
V =
2 QB
.
r
(28.3.4)
bobine
cavo di
collegamento
m
Q t
cio Q =
m
,
C t
C dt
q
elettrodo
scala (mm)
Figura 28.3.9
(28.3.5)
elettrodo
(28.3.6)
718
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.3.10
Metodo di diluizione per la misura
della portata. (a) Nel punto A, al
tempo t = 0, viene rapidamente immessa una certa quantit di colorante. (b), (c) Andamento della
concentrazione nel punto B, a portata costante (b) e variabile (c). In
(c) i punti corrispondono a misure
sperimentali.
C
A
Q
O
t1
t2
28.3.1
tempo
t1
Q = Q (t)
tempo
iniezione
iniezione
a)
Esempio
soluzione
ricircolata
Q = costante
c)
b)
Flussimetria
Un flussimetro magnetico del sangue viene posizionato intorno ad un vaso del diametro di 5 103 m. Con un campo magnetico di 2.5 102 T (250 gauss) viene misurata una tensione
indotta di 15 106 V. Calcolare la velocit media del sangue
nel vaso e la relativa portata.
v=
V
15 10 6 V
=
=
2 B r 2 2.5 10 2 T 2.5 10 3 m
= 1.2 10 1m s 1 = 12 cm s 1 .
La portata risulta essere:
Q = r 2v = (2.5 10 3 m) 1.2 10 1 m s 1 =
2
Soluzione
28.3
719
I trasduttori
Figura 28.3.11
elettrodi
V
L
r
elettrodi
a)
b)
reale, continua e non invasiva della portata aortica, in particolare del volume di sangue espulso dal ventricolo sinistro in ogni pulsazione (gittata pulsatoria).
A questo scopo, il torace pu essere considerato (Figura 28.3.11a) come un conduttore elettrico di forma cilindrica (o meglio, come vedremo, a tronco di cono), la
cui circonferenza corrisponde a quella del torace, poco sotto lo sterno. Laltezza del
cilindro L corrisponde alla distanza tra due coppie di elettrodi per la misura del potenziale elettrico, disposti ai lati del torace a livello del giunto sterno-xifoideo e alla
base del collo. Un campo elettrico alternato, applicato mediante altre due coppie di
elettrodi posti esternamente ai precedenti, alla cervice e intorno al basso torace (Figura 28.3.11b), provoca una corrente elettrica alternata, di bassa ampiezza Io (circa
4 mA) ed elevata frequenza (100 250 kHz), che viene introdotta nel torace conduttore.
Il torace presenta le seguenti caratteristiche:
a) perfuso (supponiamo in modo omogeneo) da sangue, che, contenendo ioni,
si comporta come una soluzione elettrolitica, cio un conduttore di elettricit,
e presenta quindi una resistivit specifica rs pari a circa 135 150 ohm cm, praticamente indipendente dal valore di ematocrito;
b) possiede unimpedenza elettrica media del valore di circa 24 32 ohm (per un
soggetto normale maschile), data dalla (20.42): Zo = Vo/Io, dove Vo lampiezza
della d.d.p. misurata dagli elettrodi di potenziale;
c) presenta una resistivit circa uguale a quella del sangue, per cui, essendo limpedenza prevalentemente resistiva, si pu scrivere, per la legge di Ohm
(17.48):
Zo Ro = r L/So ,
dove So la sezione del cilindro toracico.
Durante il ciclo cardiaco, limmissione di sangue nellaorta provoca una diminuzione dellimpedenza elettrica DZ = Zo Z(t), rispetto al valore medio Zo, dellordine di 0.1 ohm. Infatti, le variazioni pulsatili nel flusso aortico corrispondono a
variazioni di volume della soluzione elettrolitica e se, per semplicit, supponiamo
che queste variazioni di volume si verifichino come se si modificasse la sezione del
torace, avremo una resistenza (come detto sopra limpedenza praticamente resistiva) Ro = rs L/So, che dopo un intervallo di tempo Dt diventa R1 = rs L/S1. Definendo allora i volumi toracici Vo = L So e V1 = L S1, la variazione di resistenza DR
nellintervallo di tempo Dt risulta, moltiplicando e dividendo per L:
L
1
1
1
1
L L
R = s s = s L2
= s L2
=
S
S
L
L
S
L
S
V
V
1
1
1
o
o
o
= s L2
Vo V1
V
s L2 2 ,
V1Vo
Vo
(28.3.7)
720
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
dove nel passaggio finale abbiamo trascurato il segno meno e considerato la variazione di volume DV = V1 Vo molto piccola rispetto al volume Vo, per cui
V1 Vo. Dalla (28.3.7) si ricava allora:
V =
Vo2
DR.
s L2
(28.3.8)
(28.3.9)
DV = s
L2
R .
Ro2
(28.3.10)
Dividendo per lintervallo di tempo Dt abbiamo in pratica una portata Q e, passando al limite per intervalli Dt infinitesimi, si ottiene infine la relazione cercata tra
la portata aortica Q e la variazione di impedenza che essa provoca:
Relazione impedenza-portata
DV
L2 DZ
= s 2
Dt
Z o Dt
e quindi
Q = s
L2 dZ
,
Z o2 dt
(28.3.11)
28.3
Figura 28.3.12
ECG (mV)
a)
tempo
O
DZ (ohm)
b)
tempo
1
dZ/dt ( s )
(dZ/dt)max
c)
B
A
O
721
I trasduttori
tevs
tempo
discendente, la corrispondente corrente elettrica aggiuntiva cambia direzione, alterando sia DZ che dZ/dt. Inoltre anche il sangue immesso dal ventricolo destro
nellarteria polmonare contribuisce a variare limpedenza e quindi anche dZ/dt.
Questo tuttavia si verifica con un certo ritardo a causa della minore velocit del
sangue nellarteria polmonare (la pressione nel ventricolo destro circa 1/4 di
quella nel ventricolo sinistro e la sezione dellarteria polmonare maggiore di
quella aortica) e, se non influenza limpedenza DZ subito dopo lapertura della valvola aortica, certamente produce effetti negli istanti successivi. Ne segue che la
curva di Figura 28.3.12c riproduce in modo attendibile la portata aortica solo nella
fase di salita del segnale dZ/dt (a partire dallistante indicato con A) e in pratica
permette solo una misura dellampiezza massima della portata, o portata di picco,
che dalla (28.3.11) risulta:
Q max = s
( )
L2 dZ
Z o2 dt
(28.3.12)
max
( )
L2 dZ
Z o2 dt
max
t evs .
(28.3.13)
(28.3.14)
722
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
dove r il raggio del cilindro toracico, si ottiene, dopo le semplificazioni del caso:
Vs = r 2
( )
L dZ
Z o dt
max
t evs =
( )
Vo dZ
Z o dt
max
t evs ,
(28.3.15)
dove Vo = r2 L il volume del cilindro. In questo modo non necessario conoscere la resistivit del sangue del soggetto, parametro non facilmente misurabile
con metodiche non invasive.
Inoltre la relazione (28.3.15) pu essere ulteriormente generalizzata nel caso
di un soggetto normale, dato che:
a) la circonferenza toracica anatomicamente correlata ad L dalla relazione (per
soggetti normali) 2 r 3 L;
b) in realt il volume del conduttore non cilindrico, ma quello di un tronco di
cono (Figura 28.3.11a), corrispondente ad 1/3 del volume del cilindro;
c) normalmente la lunghezza L pari al 17% della statura corporea H.
Si ottiene allora:
Vs =
( )
3 L3 dZ
4 Z o dt
max
t evs =
3 (0.17 H )
4
Zo
(dZdt )
max
t evs ,
(28.3.16)
espressione che permette di risalire a Vs mediante la misura di Zo, (dZ/dt) max e tevs,
conoscendo solamente la statura del soggetto. Infine con un opportuno parametro correttivo (compreso fra 0.9 e 1.3) si pu tener conto anche della massa corporea dellindividuo, qualora fosse fuori dalla norma.
Le varie approssimazioni introdotte per ottenere questa relazione, considerando anche la variabilit dei sistemi biologici, comportano un errore complessivo
sulla gittata pulsatoria dellordine del 15 20%, come riportato nellEsempio
28.3.2.
Lo strumento elettronico, cui sono collegati gli elettrodi, calcola, tramite un
microprocessore, il valore istantaneo di DZ e quello della sua derivata temporale
dZ/dt. Le variazioni di impedenza elettrica vengono calcolate eseguendo il rapporto istantaneo (20.42), tra lampiezza della corrente applicata e lampiezza del
potenziale misurato. Dai tracciati di queste grandezze e da quello ECG, lo strumento valuta in tempo reale Zo, (dZ/dt)max e tevs, ricavando il valore di Vs, tramite la
relazione (28.3.16), per ogni battito cardiaco. Nota la frequenza cardiaca possibile calcolare con continuit (Esempio 28.3.2) il volume di sangue introdotto nel
sistema circolatorio nellunit di tempo (litri/minuto).
opportuno osservare che questa metodica (come daltra parte anche quella
di diluizione), a causa delle approssimazioni introdotte e della variabilit fra i sistemi biologici, non in grado di fornire misure assolute attendibili di gittata sistolica e di portata cardiaca, mentre risulta affidabile nelleseguire misure relative
(cio in pratica sullo stesso soggetto). Inoltre per le caratteristiche della metodica,
essa non pu essere applicata a soggetti con disfunzioni cardiache o aortiche.
La misura della portata cardiaca, eseguita sia con il metodo della diluizione o
termodiluizione (invasiva), sia tramite la bioimpedenza toracica (non invasiva),
particolarmente utile per il controllo di soggetti in cui viene alterato in modo notevole lequilibrio dei liquidi, ad esempio durante le terapie emodialitiche (si veda
28.8) oppure nel corso di interventi chirurgici, soprattutto se prolungati.
28.3
723
I trasduttori
28.3.2
Un pletismografo a impedenza toracica, eseguendo una media su 16 pulsazioni, misura una impedenza Zo = 29.6
0.01 ohm, un tempo di eiezione ventricolare sinistra tevs =
= 0.24 0,01 secondi, un valore di (dZ/dt)max = 1.32
0.02 ohm s1. La frequenza cardiaca di 70.23 0.18 battiti
al minuto, mentre la statura del soggetto di 171.5 0.3 cm.
Calcolare la gittata sistolica e la portata cardiaca (in litri/min)
con i relativi errori.
Soluzione Applichiamo la relazione (28.3.16) che fornisce la
gettata sistolica:
( )
3 (0.17H ) dZ
4
Zo
dt
3
Vs =
max
t evs =
= 63.32 cm3 .
Per calcolare lerrore strumentale sulla gittata sistolica, applichiamo la formula di propagazione degli errori casuali riportata in Appendice A e nel relativo Esempio, che nel nostro caso
diventa:
V
V1 2 V1 2 V1 2
sV2 = 1 s H2 +
s +
s +
s =
H
dZ dZ Z o Z t evs t
dt
2
2
3
2
3 0.17 3H dZ
2 3 ( 0.17 H )3 2
t s +
t evs s dZ +
=
dt m evs H 4
Zo
Zo
4
( )
3 ( 0.17 H ) dZ
+
( dt ) t
Z
4
3
2
o
( 0.17 H )3 dZ
s Z2 + 3
evs
Zo
dt
4
( )
st2 =
m
2
cio:
sV = 2.83 cm3
e quindi Vs = 63.32 2.83 cm3 (pari a un errore del 4.47%).
La portata Q nellaorta risulta essere:
Q = Vs n = 63.32 cm3 70.23 pulsazioni/min = 4447 cm3/min =
= 4.447 litri/min,
con un errore, calcolato come sopra, di:
Q 2 Q 2
s = v 2sV2 + V12sn2 =
s +
sQ =
V V n n
= 0.199 litri/min.
2
724
V1
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
I trasduttori di temperatura pi comunemente usati sono di due tipi: il termometro a resistenza e la termocoppia. Dei due, il primo ha il vantaggio di non richiedere un riferimento di temperatura e di essere pi adatto a misurare variazioni di
temperatura molto piccole, rispetto alla termocoppia, la quale daltra parte non
necessita di una consistente elaborazione elettronica della misura e di unalimentazione autonoma.
Nei trasduttori termoresistivi, la resistivit r di un opportuno conduttore cambia
con la temperatura t (espressa in C) secondo la relazione:
t1
t2
V2
r (t) = ro (1 + At ),
Figura 28.3.13
Rappresentazione schematica di
una termocoppia per la misura
della variazione di temperatura
t2 t1.
Vo
Vs
1
1
V = a t + b t 2 + c t 3 ,
2
2
luce
anodo
fotocatodo
Figura 28.3.14
Circuito elettrico di una fotocellula. Una batteria stabilisce una
d.d.p. Vs fra anodo e fotocatodo. La
luce incidente provoca lemissione
di elettroni dal fotocatodo che vengono raccolti dallanodo. La corrente elettrica che ne risulta provoca la d.d.p. Vo.
(28.3.17)
(28.3.18)
dove a, b e c sono coefficienti numerici. Per piccoli intervalli di temperatura, gli ultimi due termini possono essere trascurati.
Se una giunzione posta alla temperatura da misurare, laltra deve essere posta a un dato riferimento di temperatura (0C), che pu essere costituito da ghiaccio fondente (1 atmosfera), oppure ricostruito elettronicamente nel circuito
dellapparecchio.
La velocit di risposta di questi strumenti li rende particolarmente adatti
nelleseguire misure e controlli di temperatura per la diagnosi di anomalie locali
nel sistema circolatorio o nei tessuti.
28.3e Trasduttori ottici
I trasduttori ottici (fotoelettrici) sono, in generale, basati sulleffetto fotoelettrico,
che consiste nellemissione di elettroni, da parte di determinati materiali, quando
sulla loro superficie (fotocatodo) incide un fascio di luce o di raggi X (25.9a e Figura 25.21).
A seconda del materiale, lemissione elettronica dipende dalla lunghezza
donda della radiazione incidente ed proporzionale alla sua intensit. Il circuito
elettrico di funzionamento di una cellula fotoelettrica mostrato in Figura
28.3.14.
28.3
725
I trasduttori
efficienza di conversione
(sensibilit)
100
(%)
10
fotomoltiplicatore
fotografia
1
occhio
umano
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1.1
726
CAPITOLO 28
capillare di vetro
2 m
antimonio
isolante
a)
DV (millivolt)
450
400
b)
350
300
pH
250
5.0
6.0
7.0
8.0
9.0
Figura 28.3.16
Lelettrodo di antimonio (a), ricoperto normalmente di un sottile
strato di ossido, Sb2O3, introdotto
in una soluzione contenente ioni
H+, provoca il processo di ossido-riduzione:
Sb2O3 + 6 H+ + 6 e 2 Sb + 3 H2O.
(b) Allequilibrio il potenziale
dellelettrodo dipende linearmente dal pH della soluzione
(28.3.19).
Strumentazione biomedica
Figura 28.3.17
Sensore combinato per la misura
transcutanea di pO2 e pCO2 arteriose.
Il sensore viene applicato sulla cute
con la parte inferiore, dove c la
membrana, attraverso cui diffondono i gas provenienti dai tessuti.
amplificatore
termistore
anodo
Ag/AgCl
sistema di
riscaldamento
catodo
platino 25 m
elettrodo per pH
membrana
28.4
727
Il microscopio elettronico
b)
O2 + 2 H2 O + 2e H2 O2 + 2 OH
H2 O + 2e 2OH .
28.4
IL MICROSCOPIO ELETTRONICO
Il microscopio elettronico utilizza gli elettroni come sonde per ottenere immagini ingrandite (invece dei fotoni visibili impiegati nella microscopia ottica). Per
comprendere il funzionamento del microscopio elettronico quindi necessario
fare un accenno al comportamento degli elettroni in campi elettrici.
y
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
d
x
Fx q E x q E
=
=
,
m
m
m
(28.4.1)
+q
Figura 28.4.1
La traiettoria di una carica elettrica
positiva q, in moto con velocit v, attraversa una regione ove presente
il campo elettrico E, uniforme e ortogonale alla direzione della carica, il quale agisce solo sulla componente vx della velocit, lasciando
inalterata la componente vy. La particella carica viene deflessa e percorre una traiettoria parabolica,
per cui, alluscita dal condensatore, la carica prosegue di moto rettilineo uniforme in direzione laterale.
728
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
y(t) = v t ,
(28.4.2)
x(t ) = vx dt =
ax 2 q E 2 q DV 2
t ,
t =
t =
2
2m
2m d
(28.4.3)
dove abbiamo posto E = DV/d. Come noto, eliminando la variabile tempo tra la
(28.4.2) e la (28.4.3), si ottiene una traiettoria parabolica allinterno del condensatore. Alluscita dal condensatore, essendo E = 0, la carica q non subisce pi azioni
di forza e prosegue di moto rettilineo uniforme in direzione obliqua (Figura
28.4.1).
Pi in generale si pu schematizzare un elettrone (q = e ) che attraversi due
regioni a diverso potenziale elettrico, V1 e V2 (Figura 28.4.2). Lenergia cinetica di
un elettrone che si muove con velocit v proporzionale in ogni punto al potenziale V : 1/2 mv2 = eV. Nelle due regioni abbiamo dunque:
v12 =
2e
2e
V , v 22 = V 2 .
m 1
m
(28.4.4)
Poich la forza che agisce sullelettrone, quando passa dalla regione 1 alla regione 2, normale alle linee equipotenziali, V1 e V2, solo le componenti lungo x
delle velocit saranno modificate e non quelle lungo y, per cui v1y = v2y , ed essendo
v1y = v1 sen q1 e v2y = v2 sen q2 , si ottiene:
v1 sen q1 = v2 sen q2
(28.4.5)
(28.4.6)
Questa relazione analoga alla legge della rifrazione in ottica (12.25), per cui
si pu pensare che il comportamento di un elettrone in un campo elettrostatico
possa essere descritto in termini ottici, assumendo in ogni regione del campo un
indice di rifrazione assoluto n = V . Le condizioni dellottica ordinaria sono tuttavia diverse da quelle dellottica elettronica. Nellottica geometrica, lindice di riFigura 28.4.2
Nellattraversare due regioni a potenziale elettrico V1 e V2, un elettrone viene deflesso e il suo moto
caratterizzato da una legge analoga
a quella della rifrazione ottica. Le
linee V1 e V2 sono linee equipotenziali, ortogonali al vettore campo
elettrico che agisce sullelettrone.
V1
V2
v2y
v2x
v1y = v2y
q2
q1
v1y
v1
v1x
v2
V1
V2
28.4
729
Il microscopio elettronico
(28.4.7)
(28.4.8)
Figura 28.4.3
F
+
R2
a)
V
R1
b)
c)
730
CAPITOLO 28
Figura 28.4.4
In una lente magnetica, il campo
magnetico non uniforme, generato da due solenoidi, devia lelettrone, secondo la forza di Lorentz
(14.7), come mostrato nei due inserti. In A la forza di Lorentz produce una componente della velocit diretta verso lesterno del
piano della figura, mentre in B questa componente comporta una
forza di Lorentz che tende a far
convergere lelettrone sullasse
della lente. Il fuoco della lente pu
essere variato cambiando la corrente che circola nei solenoidi.
Strumentazione biomedica
forza di Lorentz
(verso l'esterno del foglio)
F = ev B
A
solenoide racchiuso in
un contenitore di ferro
(in sezione)
avvolgimenti
va ,velocit azimutale
(verso l'esterno del
foglio)
B
F = eva B
R2
asse della lente
magnetica
traiettoria
degli elettroni
avvolgimenti
solenoide racchiuso in
un contenitore di ferro
(in sezione)
(28.4.9)
l=
C
(28.4.10)
Questa relazione, adottando lelettronvolt (eV) come unit di misura dellenergia, diventa:
1.5
l=
nanometri,
EK
(28.4.11)
O
LO
Figura 28.4.5
I1
M
Lp
I2
schermo fluorescente
h
.
2 m EK
28.4
731
Il microscopio elettronico
(28.4.13)
Potere separatore
732
Figura 28.4.6
Immagine di una cellula condrocitaria ottenuta mediante microscopio eletronico a trasmissione (circa
12 000 ingrandimenti): si osserva il
nucleo con il nucleolo ben evidente e nel citoplasma sono visibili
alcuni mitocondri e alcune vescicole del reticolo endoplasmatico
ruvido. (Dipartimento di Medicina
Sperimentale, Sezione di Istologia,
dellUniversit di Pavia).
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
gnificato, esso ottenuto dalla diversa densit delle varie componenti del campione. Per osservare contrasti accettabili necessario depositare, per vaporizzazione, un sottile strato metallico sul campione opportunamente trattato.
Questo impiego del microscopio elettronico a trasmissione (Figure 28.4.5,
28.4.6 e 19.15), non si deve confondere con quello del microscopio elettronico a
scansione (Figura 28.2.7), nel quale un sottile pennello di elettroni, governato
come nel tubo catodico del televisore, esplora a intervalli loggetto in esame. Tutti
i punti della superficie colpiti dal fascio emettono successivamente elettroni secondari diffusi che producono una corrente elettrica amplificabile, capace di produrre unimmagine sullo schermo di un monitor. Le immagini cos ottenute forniscono unimpressione pseudotridimensionale della superficie osservata, come
evidente dalla Figura 28.4.8 (si veda anche la Figura 23.32).
Con una tecnica simile alla microscopia elettronica possibile effettuare analisi
in traccia di campioni, cio individuare la distribuzione di quantit microscopiche
di determinati elementi presenti in un campione biologico (per elementi con
Z > 15 la risoluzione raggiungibile di 1020 grammi). In pratica si tratta di utilizzare un microscopio elettronico a scansione abbinato a un rilevatore della radiazione X che si origina, tramite il meccanismo illustrato in Figura 25.14, quando il
fascio di elettroni incide sul campione: i fotoni X generati per transizione tra gli
orbitali atomici pi interni dellatomo sono caratteristici degli elementi componenti il campione. Si possono cos ottenere le mappe di determinati elementi presenti in traccia.
alimentazione del
cannone elettrico
cannone
elettronico
lente 1
bobine
per la
scansione
lente 2
alimentazione delle
lenti elettriche e
magnetiche
comandi di
ingrandimento e di
scansione
Figura 28.4.7
Schema di un microscopio elettronico a scansione, simile a quello a
trasmissione, in cui il campione
viene esplorato sequenzialmente
dal pennello elettronico. Gli elettroni diffusi vengono raccolti e la
corrente elettrica cos prodotta
viene amplificata e inviata sullo
schermo di un tubo a raggi catodici, dove forma unimmagine ad
alta definizione costituita tipicamente da 1000 linee. Il potere separatore del microscopio a scansione
viene a dipendere soprattutto dal
diametro del fascio incidente di
elettroni.
lente 3
schermo per la
visualizzazione (tubo
a raggi catodici)
fascio
primario
collettore
campione
sistema per il
vuoto
amplificatore del
segnale
elaborazione del
segnale
28.5
733
Lelettrocardiografia
Figura 28.4.8
(a) Microfotografia del nodo di
Ranvier (NR) di un assone (appartenente al nervo sciatico di ratto)
ottenuta mediante un microscopio
elettronico a scansione (ingrandimento 8 000). Una delicata rete di
fibre reticolari (*) forma una sottile guaina esterna di tessuto connettivo. (b) Microfotografia di una
coppia di coni circondati da bastoncelli della retina di salamandra
ottenuta mediante un microscopio
elettronico a scansione (ingrandimento 12 000 ).
Esempio
28.4.1
Quale differenza di potenziale viene richiesta in un microscopio elettronico affinch gli elettroni forniscano una lunghezza
donda di 0.5 ngstrom (me = 9.07 1031 kg)?
V =
1.22
= 1.22 0.5 = 0.61 ,
(2 n sen )
(6.6 10 34 J s)2
h2
=
=
2 e 2 m e (0.5 10 10 m)2 1.6 10 19 C 9.07 10 31 kg
= 600.33 volt.
28.5
LELETTROCARDIOGRAFIA
734
Figura 28.5.1
Man mano che ci si allontana dalla
cellula, essa appare sempre pi
come un doppio strato dipolare (r
W D). A grande distanza dalla cellula, attraversata da un potenziale
dazione (depolarizzazione progressiva e ripolarizzazione successiva), gli strati dipolari equivalgono
a un momento di dipolo elettrico
complessivo p che varia nel tempo.
Da (a) ad (e) esso causato dalla depolarizzazione, mentre in (f) e (g)
dalla ripolarizzazione della cellula.
Nelle fasi successive a (f), non mostrate in figura, il momento di dipolo elettrico complessivo ha verso
opposto a quello relativo alla depolarizzazione. Quando la cellula di
nuovo polarizzata si ritorna alla situazione illustrata in (a).
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
tempo
a grande distanza
+
+
+
c)
+
+
+
+
+
+
+
+
+ +
e)
+
+
+
f)
+
+
+
+
p>0
+
+
p>0
p=0
+
+
+
+
p>0
p=0
d)
b)
a)
+
+
+
+
+
+
p<0
28.5
735
Lelettrocardiografia
pS S cos
pr
1
1
=
.
(4 e)
(4 e) r 3
r2
(28.5.1)
1 p rA p rB
3 =
4 e rA3
rB
1 p ( rA - rB )
1 pR
=
,
4e
4e r3
r3
(28.5.2)
Vettorcardiogramma
736
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.5.2
(a) Londa di depolarizzazione si
propaga nella massa muscolare dagli atrii (A), (B) e (C)(onda P) ai
ventricoli (D), (E), (F) e (G) (complesso QRS). Sono disegnati i vettori momento di dipolo totale corrispondenti alle differenti configurazioni istantanee del fronte di depolarizzazione. (b) I vettori momento di dipolo totale del complesso QRS (da 1 a 7) sono rappresentati in relazione alla struttura
cardiaca e riportati nella costruzione del relativo vettorcardiogramma.
(A)
(B)
(D)
(C)
a)
(G)
(E)
(F)
(G)
(D)
(F)
1
(E)
b)
5
2
3
tempo
28.5
Figura 28.5.3
px
R
T
P
x
Q S
py
737
Lelettrocardiografia
t
QRS
pz
a)
b)
Queste d.d.p. sono ottenute tramite 10 elettrodi, 4 collegati alle estremit degli
arti (polsi e caviglie) e 6 posizionati sul torace. I potenziali misurati da questi elettrodi vengono combinati tra loro in modo da ottenere 6 derivazioni frontali e 6 derivazioni precordiali.
Per quelle frontali si utilizzano gli elettrodi collegati alle estremit. Lelettrodo
collegato alla caviglia destra costituisce il potenziale di riferimento per gli altri (potenziale di messa a terra o di massa). Poich gli arti (essenzialmente costituiti da
una soluzione elettrolitica) possono essere considerati come delle estensioni degli
elettrodi, i tre elettrodi rimanenti (ai due polsi e alla caviglia sinistra) registrano i
potenziali nei punti A, B e C indicati in Figura 28.5.5. Le d.d.p. tra questi punti definiscono le tre derivazioni chiamate I (VB VA), II (VC VA) e III (VC VB), le quali
60
60 cm
40 cm
RI
RII
80
RIII
53 cm
40
C
Figura 28.5.5
Schema dei tre vettori che connettono i tre elettrodi. Gli arti sono in
pratica una estensione degli elettrodi
collegati allelettrocardiografo.
rB
rA
p
O
Figura 28.5.4
Geometria per calcolare la d.d.p.
fra i punti A e B, determinata dal
momento di dipolo elettrico p.
738
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.5.6
(a) Sono mostrate le 6 direzioni nel
piano frontale definite dalle d.d.p.
fra gli elettrodi e dalle d.d.p. ottenute dalle combinazioni lineari
(28.5.3), chiamate anche derivazioni aumentate. (b) Il triangolo di
Einthoven (allincirca equilatero).
Sulle sei direzioni R, L, F e I, II, III si
proietta il momento di dipolo elettrico totale del cuore.
R
RR
RL
120
R1
120
O
30
III
I
30
II
b)
RIII
RF
RII
a)
individuano le proiezioni di p sui tre assi RI, RII e RIII di Figura 28.5.5. I tre potenziali VA, VB e VC possono essere combinati in modo da ottenere le tre ulteriori derivazioni frontali, chiamate aVR, aVL e aVF :
aVR = 2 VA (VB + VC) = (I + II)
aVL = 2 VB (VA + VC) = + (I III)
aVF = 2 VC (VA + VB) = + (II + III) ,
Triangolo di Einthoven
Figura 28.5.7
(28.5.3)
le quali individuano i tre assi RL, RR e RF mostrati in Figura 28.5.6a. Questi definiscono il triangolo di Figura 28.5.6b, chiamato triangolo di Einthoven. Le sei direzioni cos ottenute sono abbastanza regolarmente spaziate tra loro (di circa 30).
In Figura 28.5.7 sono mostrati i tracciati, relativi al complesso QRS, delle sei derivazioni frontali: essi corrispondono alle proiezioni di p sui 6 assi sopra definiti durante la sistole.
aVR
Tracciati elettrocardiografici relativi al complesso QRS nelle sei derivazioni frontali. Essi rappresentano
la proiezione del vettore p sui sei
assi frontali. Come si vede, tale
proiezione cambia a seconda dellasse considerato.
aVL
RR
RL
r'
t
RI
QR
RQRS
I
RF
RIII
RII
t
qRs
aVF
III
t
Rs
II
28.5
739
Lelettrocardiografia
opportuno osservare che le derivazioni frontali comportano uninterpretazione dellECG solo nel piano frontale. In realt il vettorcardiogramma si svolge
nelle tre dimensioni. Questo inconveniente in parte ovviato dalle derivazioni
precordiali. Inoltre si pu dimostrare che lasse orizzontale RI non si trova esattamente nel piano frontale, ma diretto posteriormente di circa 8: necessario tenere conto di ci nello studio dettagliato dellECG (Esempio 28.5.1).
Per le derivazioni precordiali, i 6 elettrodi vengono posizionati nei punti mostrati in Figura 28.5.8, in ciascuno dei quali si misura il potenziale VDi (dove lindice
i = 1, 2, ..., 6). La d.d.p. fra VDi e il valor medio di VA, VB e VC individua le derivazioni
frontali V1, V2, ..., V6:
V i = V Di
V A - VB + VC
3
(i = 1, 2 , 6).
(28.5.4)
Tali derivazioni misurano la proiezione di p sui sei vettori mostrati che si originano dal centro del triangolo ABC di Figura 28.5.5 (si veda Figura 28.5.8). Cirisulta valido se si trascurano le differenze tra i quadrati delle distanze dei tre punti
A, B e C dal centro O del triangolo. Infatti la (28.5.4) pu essere riscritta utilizzando la (28.5.2), con i = 1,2, ..., 6 :
Vi =
1 p rDi 1 p rA p rB p rC
3 + 3 + 3 ,
4 e rDi3
3 rA
rB
rC
dorso
V6
destra
V5
V4
V1
(28.5.5)
V3
V2
Figura 28.5.8
1 p rDi
4 e rD3i
(i = 1, 2 6),
(28.5.6)
1
4e
pS ( )d (i = 1, 2 6),
i
(28.5.7)
rA
D
O r
B
rDi
rC
C
Figura 28.5.9
Schema dei vettori utilizzati per individuare la direzione precordiale
rDi su cui proiettare il momento di
dipolo cardiaco.
740
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
dalle varie superfici che costituiscono il fronte avanzante del potenziale dazione,
come mostrato in Figura 28.5.10. Questo modello tuttavia poco pratico, data la
complicazione di calcolo dellintegrale (28.5.7), in cui si deve tener conto della
notevole complessit (evidente nella Figura 28.5.10) delle superfici tridimensionali coinvolte dal potenziale dazione avanzante.
NellEsempio 28.5.1 vengono valutate le modifiche alle direzioni degli assi del
triangolo di Einthoven determinate dalla posizione asimmetrica del cuore.
28.5d Aspetti tecnici
Figura 28.5.10
In Figura 28.5.11a mostrato schematicamente un elettrocardiografo, costituito da un circuito dingresso con bilanciamento capacitivo, che elimina le componenti continue dagli elettrodi (come il potenziale elettrico costante prodotto
dalla sudorazione o dalla pasta che garantisce il perfetto contatto elettrico elettrodo-pelle) e da un amplificatore che invia il segnale a un galvanometro, collegato con un pennino che scrive su una striscia di carta, per tracciati, posta su un cilindro ruotante alla velocit costante di 25 oppure 50 mm/s.
I valori delle capacit e delle resistenze di ingresso sono stabiliti in modo che il
circuito abbia una costante di tempo di circa 3 secondi, tempo sufficientemente
lungo perch rapide variazioni, nel potenziale in ingresso, siano certamente registrate. Cerchiamo di comprendere questo fatto. Applichiamo il processo di carica
di un condensatore (17.12) al circuito dingresso dellelettrocardiografo esemplificato nella Figura 28.5.11b. Il registratore sensibile alla d.d.p. VR che si ottiene
ai capi della resistenza dingresso R. Per la legge di Ohm VR = R i, dove i = i(t) la
corrente che attraversa il circuito (cio la resistenza R) con andamento dato dalla
(17.74), per cui VR risulta diminuire esponenzialmente nel tempo, con costante di
tempo t = 3 s, in modo simile a quello mostrato in Figura 17.35. Una brusca salita
(oppure discesa) del potenziale V applicato allingresso viene quindi registrata
come in Figura 28.5.11c. Pertanto, per variazioni di potenziali che avvengono in
tempi molto piccoli, come il complesso QRS, per cui Dt = 60 ms, la costante di
Segnali registrati dai punti precordiali V1 e V5 nel corso della depolarizzazione ventricolare (complesso
QRS). Sono mostrati in modo schematico gli angoli solidi delle regioni depolarizzate in tempi successivi e il corrispondente segnale
ECG.
+
+
+ +
V5 + ++
+ + +
+ + + ++
+
V1
+ ++
+
+
V5
V1
V1
a)
+
+
+
+ + +
+ + + +
+ ++ +
+
+
V1
+ ++
d)
b)
++
V5
+ + +
+ + + +
+ ++ +
V1 + + + +
+ + + +
e)
V5
c)
+
+
+ +
+ + + + V5
V5
+ + + + +
+ + + ++ +
+
V1
+
+ ++
+ ++
f)
28.5
galvanometro
trasformatore
741
Lelettrocardiografia
Figura 28.5.11
amplificatore
ingressi
agli elettrodi dei polsi
pennino
a)
VC
C
VR
b)
potenziale di
ingresso V
tempo
O
uscita del
registratore
(VR)
amplificata
t = 3s
tempo
c)
O
= 3s
tempo t del circuito dingresso talmente lunga che la carica del condensatore
non la deforma.
interessante osservare che il circuito dingresso di Figura 28.5.11b, chiamato
filtro passa alto (dallazione opposta al filtro passa basso citato nel 8.5c), dato
che lascia filtrare praticamente inalterati segnali molto brevi nel tempo, cio di
piccolo periodo e quindi di alta frequenza, effettua anche loperazione di derivata
sul segnale dingresso, come evidente dalla Figura 28.5.11c.
Come detto sopra, la presenza dei condensatori in ingresso necessaria per eliminare le componenti continue nel segnale rilevato dagli elettrodi, mentre il filtro
passa alto smorza le componenti a bassa frequenza eventualmente presenti, per
esempio determinate dagli effetti dei movimenti respiratori. Per convenzione, il
potenziale di 1 mV in ingresso produce una deflessione di 1 cm del pennino sulla
carta di registrazione (nella Figura 28.5.12 i segnali ECG sono stati per amplificati di un fattore due).
742
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.5.12
Un ECG normale, costituito dalle
12 derivazioni descritte nel testo.
28.5.1
RI*
A
b
RI
rA
A'
K
a
rB
rA'
O
AB = 40 cm
OA = 24 cm
OB = 21 cm
rC
1 p rB p rA
3 =
4 e rA3
rA
1 p rB p rA 1 p rB p rB
3 +
3 =
4 e rB3
rA 4 e rA3
rA
1 1
1 p ( rB rA )
=
+ p rB 3 3 =
4e
rA3
rB rA
r 3
1
1
=
p R I + A3 1 p rB =
p R I ,
3
3
4 erA
rB
4 erA
28.6
Esempio
28.5.1
Ecografia ed ecocardiografia
dove:
= arctg
r 3
0.243
R I = R I + A3 1 rB = R I +
1 r = R I + 0.5 rB .
0.213 B
rB
Dalla costruzione geometrica di Figura 28.5.13, langolo a, utilizzando il teorema di Carnot per il triangolo AOB:
(RI2 + rB2 2 RI rB cos a = rA2),
risulta essere:
R2 +r 2 r 2
a = arcos 1 B A = 26.13,
2 R I rB
ed essendo le distanze:
AK = AB + BK = AB+ BH cos = AB + 0.5 rB cos e
0.5 rB sen
KH
= arctg
=
AB + 0,5 rB cos
AK
KH = 0.5 rB sen = AK tg ,
si ottiene:
28.6
743
r 3
R II* = R II + A3 1 rC
rC
3
r 3 r 3
r
R III* = A3 R III + A3 A3 rB .
rC
rC rB
ECOGRAFIA ED ECOCARDIOGRAFIA
744
CAPITOLO 28
a(cm1)
0.0006
0.014
0.04
0.4 0.5
0.34
0.44
0.26
Strumentazione biomedica
Analogamente avviene per la rilevazione di ultrasuoni: questi stessi cristalli, sottoposti a vibrazioni meccaniche ultrasonore, generano un campo elettrico alternato e, quindi, una d.d.p. della stessa frequenza; opportuni dispositivi elettronici
elaborano e registrano le informazioni generate dagli ultrasuoni.
In questo modo si possono ottenere e rivelare ultrasuoni con frequenza fino al
miliardo di cicli al secondo (1 GHz), cui corrisponde una lunghezza donda
dellordine dei m. Infatti, essendo ln = v, si ottiene una lunghezza donda in aria
(velocit del suono v @ 340 m/s) di 0.3 m e in acqua (v @ 1450 m/s) di 1.5 m.
La lunghezza donda cos piccola di questi ultrasuoni, circa dellordine di quella
della luce, fa s che essi si propaghino rettilineamente (attraversando strutture macroscopiche, i fenomeni di diffrazione e interferenza sono trascurabili o molto attenuati), formando dei veri e propri raggi sonori: un fascio di simili ultrasuoni
dunque altamente direzionale.
I generatori di ultrasuoni impiegati in Medicina o nellIndustria hanno intensit che variano, a seconda dellutilizzo, fra 104 W/cm2 e 10 W/cm2. Nel caso
dellestremo superiore delle intensit, utilizzando la (13.5) con ultrasuoni alla frequenza di 106 Hz (1 MHz) si provocano ampiezze di pressione di circa 5.5 atmosfere: ci significa che due punti situati a mezza lunghezza donda di distanza (cio
0.725 mm nellacqua) possono essere sottoposti alla considerevole differenza di
pressione istantanea subita dalle particelle del mezzo, sottoposte a un simile gradiente di pressione, di circa 2.43 105 volte laccelerazione di gravit g (vedasi il calcolo riportato nellEsempio 13.6). Si comprende allora che, quando sono emessi
con elevata intensit, gli ultrasuoni possono dare luogo ad azioni meccaniche e
alla produzione di calore nei materiali: nelle applicazioni diagnostiche quindi indispensabile mantenere lintensit ultrasonica a livelli non dannosi.
Lenergia trasportata da un fascio di ultrasuoni viene assorbita nello spessore x
in mezzi materiali secondo una legge di tipo esponenziale:
I(x) = Io e a x,
(28.6.1)
dove Io = I(x = 0) lintensit incidente, I(x) quella trasmessa dopo lattraversamento di uno spessore x e a un coefficiente di assorbimento che assume valori diversi a seconda del materiale attraversato, come mostrato in Tabella 28.6.1 per diversi mezzi biologici. In particolare, per i materiali biologici e nellintervallo di frequenza compreso fra 0.5 e 15 MHz, il coefficiente risulta proporzionale alla frequenza della vibrazione ultrasonora:
arn.
(28.6.2)
Vediamo ora in che modo possono essere utilizzati gli ultrasuoni per ottenere
immagini e misure di tipo diagnostico.
28.6b Caratteristiche tecniche dellecografia
Lecografia una tecnica di ricostruzione dellimmagine di una struttura anatomica basata sulla riflessione di un fascio ultrasonoro attraverso le diverse interfacce del mezzo acustico (Figura 28.6.1). In generale lo stesso cristallo piezoelettrico viene utilizzato sia come sorgente che come rivelatore; esso riceve essenzialmente gli echi prodotti dalle superfici poste perpendicolarmente alla traiettoria
del fascio.
Durante luso il trasduttore (sonda) viene posto a contatto con la pelle tramite
un gel, che agisce come sostanza conduttrice del suono (13.4), e gli impulsi elet-
28.6
trici vengono forniti al cristallo di trasduzione mediante un generatore di d.d.p. alternata ad alta frequenza. Le frequenze utilizzate sono dellordine di 1 15 MHz a
seconda dei casi e solitamente vengono emessi brevi impulsi di onde ultrasonore
della durata variabile da 1 a 5 microsecondi circa 200 volte al secondo. Una volta
emesso limpulso, il cristallo piezoelettrico automaticamente predisposto alleffetto opposto dellemissione, trasformando qualsiasi eco che riceve in vibrazione
elettrica. Date le elevate velocit del suono nei tessuti, riportate in Tabella 28.6.2,
la ricezione pu essere fatta senza interferenza con la successiva emissione da
parte del cristallo.
In pratica il tempo che intercorre tra lemissione degli impulsi e la ricezione
dellonda riflessa da uninterfaccia, nota la velocit di propagazione nel mezzo,
consente di ottenere le distanze tra il trasduttore e le interfacce e, quindi, la distanza d tra le interfacce stesse, come indicato in Figura 28.6.1 da cui abbiamo:
= / 2 /1 =
v t 2 v t1 1
= v (t 2 t1 ).
2
2
2
(28.6.3)
745
Ecografia ed ecocardiografia
v(m s1)
1560
1470
1568
3360
interfaccia
1
sorgente
1
2
rivelatore
interfaccia
2
a)
t1
O
segnale
emesso
t2
asse dei
tempi
seconda
riflessione
prima
riflessione
b)
Figura 28.6.1
Misura della distanza tra le interfacce tramite i diversi tempi di rivelazione delle vibrazioni riflesse
(echi). Al tempo zero mostrato
limpulso emesso di ampiezza A.
In (b) si osserva la prima riflessione
dallinterfaccia 1 e poi la seconda
riflessione dallinterfaccia 2. Le
ampiezze delle due riflessioni diminuiscono a causa degli assorbimenti dovuti agli spessori dei materiale attraversati.
746
CAPITOLO 28
Figura 28.6.2
Strumentazione biomedica
AB
t1
t2
t3
t4
a)
campo
campo
lontano
vicino
"far field"
"near field"
raggio non
focalizzato
trasduttore
xmax
lente
trasduttore
zona
focale
raggio focalizzato
(focalizzazione debole)
b)
Figura 28.6.3
TABELLA 28.6.3 Confronto fra unit decibel e rapporti di intensit
e dampiezza della vibrazione sonora, secondo la (14.5)
(si assumono unitarie lintensit e lampiezza corrispondenti a zero decibel)
Db
60
50
40
30
20
10
0
10
20
RAPPORTO DINTENSIT
106
105
104
103
100
10
1
0.1
0.01
RAPPORTO DAMPIEZZA
103
320
100
32
10
3.2
1
0.32
0.1
28.6
La divergenza del fascio di ultrasuoni si verifica oltre una certa distanza xmax dal
punto di emissione, fino alla quale essa trascurabile e il fascio pu essere considerato cilindrico. Se non vi sono altre cause di attenuazione, la divergenza comporta una progressiva diminuzione dellintensit del fascio, come mostrato in Figura 28.6.4, dato che la potenza che attraversa la sezione 1 deve essere uguale a
quella incidente sulla sezione 2, avente superficie maggiore. Come accennato sopra, allaumentare della frequenza diminuisce la divergenza del fascio e quindi anche la sua attenuazione.
Il fascio di ultrasuoni viene assorbito dai tessuti attraversati, poich esso pone
in vibrazione le molecole di cui sono costituiti, vibrazione che viene limitata dalle
forze di attrito, con trasformazione in calore di parte dellenergia del fascio. Lassorbimento, come evidente dalle (28.6.1) e (28.6.2), aumenta progressivamente al
crescere della frequenza e allaumentare della rigidit del tessuto: il tessuto osseo
assorbe 10 volte di pi dei tessuti molli e questi a loro volta presentano un assorbimento 10 volte superiore a quello dei fluidi corporei come il sangue, il liquido amniotico e lurina. Perci la vescica piena rappresenta una sorta di finestra acustica
per lesame delle strutture vicine.
Poich divergenza e assorbimento dipendono in modo opposto dalla frequenza, per ottimizzare lo strumento necessario trovare una soluzione di compromesso.
A titolo di esempio, se assumiamo una dimensione di 0.6 cm per il cristallo
emettitore, abbiamo, dalla Tabella 28.6.4, diversi valori di xmax e di divergenza b
(Figura 28.6.4) a seconda della frequenza. In particolare per n = 2.5 MHz abbiamo
xmax = 6 cm e b = 3.5, che comporta un raddoppio della dimensione del fascio di
ultrasuoni alla distanza di circa 11 cm dalla sorgente: a questa distanza la risoluzione diventa quindi di 2 0.6 cm = 1.2 cm. Questo raddoppio della dimensione
lineare del fascio alla distanza di 11 cm ha due effetti deleteri: riduce la risoluzione
lineare di un fattore due e, per la (13.18), lintensit di un fattore quattro.
La Tabella 28.6.4 indica una situazione teoricamente migliore a 5 MHz, tuttavia ci in pratica non avviene a causa dellassorbimento, il cui coefficiente a aumenta di un fattore 2, per la (28.6.2). Ci comporta, per la (28.6.1), un incremento nellenergia assorbita dai tessuti nellunit di tempo, di circa e 2 @ 8 volte rispetto alla frequenza di 2.5 MHz e di circa 150 volte rispetto alla frequenza di
1 MHz, cui si riferiscono i coefficienti della Tabella 28.6.1.
Laumento di frequenza significa dunque una maggiore energia assorbita dai
tessuti e quindi anche una minore energia trasmessa, come appare evidente dallo
spessore di dimezzamento x1/2 dellintensit trasmessa, nel caso del muscolo cardiaco riportato in Tabella 28.6.4.
l(cm)
0.15
0.06
0.03
x max(cm)
2.4
6.0
12.0
b
8.8
3.5
1.75
747
Ecografia ed ecocardiografia
x 1/2(cm)
2.2
0.8
0.3
2
1
xmax
Figura 28.6.4
Rappresentazione schematica della divergenza b del fascio. Lenergia che attraversa la sezione 1 deve
essere uguale a quella che attraversa la sezione 2. Essendo questa
maggiore, ne risulta una corrispondente diminuzione dellintensit
del fascio (energia per unit di superficie e per unit di tempo).
748
CAPITOLO 28
Figura 28.6.5
La riflessione su una superficie piccola rispetto alle dimensioni del fascio (tratteggiato) causa una sua
diffusione e una conseguente perdita di intensit nel fascio.
16
elementi
60
Figura 28.6.6
Sonda ultrasonora il cui trasduttore costituito da 16 elementi allineati che esplorano un angolo di
60.
fronte
d'onda
focalizzato
catena
lineare di
trasduttori
ritardati
Figura 28.6.7
Rappresentazione schematica della focalizzazione del fascio trasmesso. Sono mostrati solo 5 elementi piezoelettrici. Utilizzando il
principio di Huygens, la vibrazione
complessiva viene focalizzata ad
una distanza che dipende dai ritardi di emissione sonora applicati
a ciascun trasduttore della matrice.
Strumentazione biomedica
Pertanto, a causa dei danni che gli ultrasuoni possono comportare per i tessuti,
lassorbimento il fattore limitante dellintensit ultrasonora emessa. Infatti, mentre da un lato unintensit di 20 W/cm2 a 1 MHz pu gi comportare danni ai tessuti, daltro canto necessario impiegare intensit sufficienti a garantire un buon
segnale riflesso rispetto al livello dei disturbi: ci rende necessarie intensit di
circa 80 W/cm2, sempre a 1 MHz.
Per risolvere il problema si impiega, come riferito allinizio, una tecnica pulsata: 200 pulsazioni per secondo della durata di 5 s ciascuna comportano un
tempo totale di trasmissione di 200 5 106 = 103 s e quindi una potenza dissipata
nellorganismo di 80 103 = 0.08 W/cm2, ben al di sotto del limite di pericolosit.
Anche la riflessione e la rifrazione attenuano lintensit del fascio di ultrasuoni.
In particolare la riflessione avviene allinterfaccia tra mezzi diversi e il contenuto
informativo viene ottenuto dallonda riflessa, che deve pervenire al trasduttore
piezoelettrico. Se la riflessione non avviene nella stessa direzione di incidenza
sullinterfaccia, il raggio riflesso non pu raggiungere il rivelatore e viene attenuato. Ci avviene quando le dimensioni dellinterfaccia sono piccole rispetto a
quelle del fascio, come mostrato in Figura 28.6.5. Poich gli echi di ritorno per
questo motivo, soprattutto se provenienti da interfacce in profondit, sono molto
deboli, occorre un sistema di amplificazione per ottenere segnali sufficientemente
chiari da essere rappresentati distintamente sullo schermo (28.6c).
Infine, la risoluzione laterale, in generale, dato che dipende dalle dimensioni del
cristallo piezoelettrico, pu essere notevolmente migliorata utilizzando una sonda
dotata di una matrice costituita da molti piccoli cristalli (Figura 28.6.6) la quale,
tramite il principio di Huygens e opportuni ritardi di emissione fra i vari elementi
della matrice, calcolati e introdotti mediante luso di un microprocessore, in
grado di focalizzare il fascio trasmesso (Figura 28.6.7). Si possono cos ottenere risoluzioni laterali dellordine o inferiori al millimetro.
In questo caso, come si vede dalla Figura 28.6.8, dopo la riflessione sul bersaglio, gli echi arrivano in tempi diversi al trasduttore, il quale deve essere messo in
fase con il segnale ricevuto, in modo che limmagine corrisponda allorientamento del segnale trasmesso. Ci realizzato mediante linee di ritardo inserite nel
circuito ricevente. Immediatamente dopo che i trasduttori hanno trasmesso il segnale, i ricevitori vengono cos focalizzati in modo da ricevere i segnali da una piccola distanza, dopodich la distanza focale viene incrementata in sincronia con
lintervallo di ritorno degli eco-bersagli. Questa ricezione a focale variabile pu essere sovrapposta a una trasmissione e ricezione con movimento angolare (Figura
28.6.9), che fornisce una scansione tale da esplorare una sezione (tomografia) del
corpo. Questa tecnica chiamata ecografia a scansione. Alcuni tipi di dispositivi ecografici a scansione sono mostrati in Figura 28.6.10.
Assegnando opportune tonalit di grigio alle ampiezze dei segnali riflessi possibile ottenere sullo schermo di un monitor unimmagine tomografica come indicato in Figura 28.6.11.
opportuno osservare che la presenza di zone daria, come accade per la cassa
toracica e per gli organi viscerali, poste sul cammino del fascio ultrasonoro, provoca considerevoli disturbi (Figura 28.6.11), poich la velocit del suono nellaria
minore rispetto a quella nei mezzi biologici. Perci necessario utilizzare un gel
come sostanza conduttrice di suono, interposto tra sonda e superficie cutanea ed
evitare di far passare il fascio attraverso zone o bolle daria. Pertanto le ecografie
di polmoni e apparato digerente non sono eseguibili dallesterno. Per ovviare a
questa limitazione, recentemente sono state utilizzate sonde ultrasonore montate
28.6
eco del
bersaglio
q
fronte
d'onda
trasmesso
trasduttori
catena
lineare di
trasduttori
catena
lineare di
trasduttori
r2
749
Ecografia ed ecocardiografia
r4
r1
r3
linea di
r5 ritardo
amplificatore
trasmissione degli impulsi
con differenti ritardi
Figura 28.6.9
immagine
Figura 28.6.8
Rappresentazione schematica della focalizzazione
del fascio riflesso mediante linee di ritardo. Sono
mostrati solo 5 elementi piezoelettrici.
cavo
elemento
attivo
direzione di rotazione
spazzola
catena lineare
di trasduttori
commutatore
elemento
attivo
cuore
a)
b)
c)
Figura 28.6.10
Sono mostrati alcuni metodi di scansione in tempo reale. (a) Scansione meccanica veloce: tre trasduttori in rotazione, costituiti da un singolo
elemento piezoelettrico, formano immagini a forma di settore. (b) Scansione eseguita da trasduttori lineari: i trasduttori sono indirizzati sequenzialmente originando una scansione rettangolare, mediante la focalizzazione elettronica mostrata nelle Figure 28.6.7 e 28.6.8. (c) Scansione angolare elettronica eseguita da trasduttori lineari (si veda la Figura 28.6.9): opportuni ritardi nei segnali provocano langolazione del
fascio di ultrasuoni e la formazione di immagini a settore circolare.
750
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.6.11
Ecografia a scansione del fegato e
del pancreas. Si osservi lartefatto
dovuto alla presenza di aria. Lultrasuono si propaga nellaria con
velocit minore, causando una riflessione molto ritardata dalla
parte posteriore della bolla e
quindi la comparsa di artefatti da
riverbero (freccia).
sonda
mezzo di propagazione:
interfacce
a)
ampiezza
curva di
attenuazione
tempo
b)
amplificazione
curva TGC
O
tempo
c)
ampiezza
tempo
d)
Figura 28.6.12
Il TGC compensa con unamplificazione differenziata la diminuzione dampiezza dei segnali causata dallattenuazione della vibrazione ultrasonora. (a) Schema di
interfacce regolari e identiche in
un mezzo omogeneo su cui il fascio
incide sempre nella stessa direzione. (b) Rappresentazione sullo
schermo di un monitor degli ecosegnali provenienti dallo schema mostrato in (a), senza TGC. (c) Curva
di amplificazione per TGC applicata ai segnali in (b). (d) Rappresentazione dello schema di (a) su
monitor corretto con il TGC.
I segnali ecografici ricevuti dalla sonda vengono elaborati elettronicamente introducendo opportune compensazioni e amplificazioni, prima di venire rappresentati sullo schermo di un monitor o su carta.
La compensazione nel guadagno temporale o TGC (da Time Gain Compensation)
permette di studiare le interfacce dellimmagine a prescindere dallattenuazione
sonora. Consideriamo un mezzo omogeneo di propagazione e supponiamo che in
esso siano presenti N interfacce parallele con lo stesso coefficiente di riflessione
(Figura 28.6.12). Esaminando sul monitor i segnali elettrici generati dai cristalli in
ricezione (a causa delle onde meccaniche riflesse da queste interfacce), si vedono
i segnali diminuire in ampiezza allaumentare della distanza trasduttore-interfacce
(Figura 28.6.12b). Il fenomeno dellattenuazione, definito e quantificato sopra,
dovr essere compensato per questa perdita di energia in modo che le ampiezze di
tutte le interfacce sul monitor siano uguali.
Per ottenere questo risultato vengono utilizzati, in accoppiamento con i cristalli ricevitori, opportuni circuiti di amplificazione a guadagno variabile in funzione del tempo di ritorno dei segnali, e quindi della distanza delle interfacce.
Questi circuiti permettono, tramite opportune regolazioni, di determinare un incremento di guadagno tale da compensare lattenuazione del segnale (Figura
28.6.12c), Linsieme delle regolazioni preposte a questo scopo chiamato TGC e
con esse si ottiene sullo schermo ununiformit di rappresentazione delle interfacce supposte identiche (Figura 28.6.12d). Tutto ci ovviamente presuppone:
una velocit costante dellultrasuono nel mezzo biologico, interfacce prive di irregolarit entro la sezione del fascio incidente e un identico angolo di incidenza del
28.6
751
Ecografia ed ecocardiografia
fascio ultrasonoro dotato di identica sezione e con distribuzione uniforme di energia al suo interno. In condizioni reali quindi gli effetti della regolazione TGC
vanno valutati caso per caso dalloperatore.
Volendo invece variare lentit globale dei segnali riflessi, cio ridurre o aumentare lampiezza di tutti i segnali ricevuti, si applica unamplificazione complessiva (system gain oppure overall gain) completamente indipendente dal TGC e
priva di interferenze con esso.
Il potenziale elettrico generato dal trasduttore sollecitato dalle onde meccaniche riflesse possiede unampiezza molto variabile e relativamente piccola (da qualche mV al volt, in relazione al tipo di interfaccia e alla sua distanza dalla sonda). La
necessit di impiegare dei circuiti di amplificazione globale per rendere aprezzabili questi segnali richiede unattenta valutazione del contenuto diagnostico dei segnali stessi. Se da un lato unamplificazione elevata permette di individuare segnali molto piccoli (interfacce poste in profondit o scarsamente riflettenti), valori elevati di amplificazione portano alla saturazione del segnale (con presenza di
distorsioni), causando false comparazioni tra segnali di diversa ampiezza.
Il rapporto, espresso in decibel, che intercorre fra il segnale pi elevato amplificabile, senza arrivare al livello di saturazione, e quello pi piccolo distinguibile
dal rumore di fondo, definisce lintervallo o range dinamico del circuito amplificatore. Un range dinamico troppo basso potrebbe impedire la discriminazione fra
segnali riflessi e rumore di fondo, oppure confondere in saturazione segnali di differente contenuto informativo; un range dinamico troppo elevato potrebbe invece
confondere loperatore a causa delleccessivo numero di segnali da valutare.
A seconda dello strumento, lamplificazione pu essere lineare, logaritmica o
con andamento a S (Figura 28.6.13) e il range dinamico pu essere fisso o variabile. Negli amplificatori lineari il range dinamico molto basso, compreso fra 10 e
13 dB, ed consigliabile solo per indagini su interfacce con caratteristiche di riflessione poco dissimili. In quelli logaritmici il range dinamico elevato (tra 35 e
70 dB) e poich i segnali di ampiezza minore sono amplificati maggiormente rispetto a quelli di maggiore ampiezza, essi permettono di presentare segnali da interfacce anche molto diverse e, quindi, di acquisire un maggior numero di informazioni. Lamplificazione a S impiegata in indagini ecooftalmologiche e fornisce un
range dinamico di 33 3 dB. Alcuni strumenti permettono alloperatore di scegliere il tipo di amplificazione.
Per elevate amplificazioni si possono osservare segnali non riferibili alla rivelazione di vibrazioni meccaniche del rivelatore, ma determinati da rumore elettronico o, pi in generale, da disturbi elettrici e da interferenze elettromagnetiche.
Unopportuna regolazione, chiamata discriminazione o reject, permette la soppressione di questi disturbi e anche dei segnali pi deboli, discriminando i livelli dei seFigura 28.6.13
OUT
OUT
IN
O
a)
OUT
IN
O
b)
IN
O
c)
(a) Amplificazione lineare. (b) Amplificazione logaritmica. (c) Amplificazione a S. Al segnale di ingresso
(IN) sullasse orizzontale, corrisponde sullasse verticale quello
duscita (OUT). In tratteggio riportato leffetto di saturazione del
segnale: oltre certe ampiezze in ingresso il segnale viene amplificato
quasi sempre nello stesso modo.
752
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
a)
c)
Figura 28.6.14
Effetto della regolazione reject con
soppressione del rumore: (a) segnali senza reject; (b) livello di discriminazione della regolazione
reject (i segnali sotto la linea tratteggiata sono soppressi); (c) segnali finali con reject operativo: come si
vede, i disturbi sono stati eliminati.
Ecocardiografia Doppler
Gli impulsi riflessi dalle pareti di interfaccia, come detto sopra, possono essere
visualizzati in un monitor sullasse orizzontale dei tempi, mentre sullasse verticale
vengono mostrate le ampiezze degli impulsi riflessi (Figure 28.6.15 e 28.6.16). Un
simile metodo di visualizzazione viene chiamato modo di analisi A. Tuttavia, invece
di rendere lampiezza dellimpulso riflesso proporzionale a quella della scala verticale, si pu facilmente renderla proporzionale alla luminosit del punto luminoso sul monitor; questo metodo viene detto modo di analisi B. Dunque il modo A
produce unimmagine modulata in ampiezza, mentre il modo B produce unimmagine modulata in intensit luminosa. Il modo A, come schematizzato in Figura
28.6.15a, utile per strutture statiche. Il modo B viene usato per la tomografia ultrasonora allo scopo di visualizzare il profilo delle variazioni nel tempo di strutture
riflettenti in movimento. Quando le immagini del modo B vengono fatte passare
in istanti successivi sullo schermo del monitor, si ottiene il modo di analisi M. Questa tecnica consente losservazione successiva di organi in movimento ed particolarmente utile nel caso del cuore.
Il muscolo cardiaco infatti costantemente in moto, ma, rispetto alla velocit
degli impulsi e alla risposta del sistema elettrico di trasduzione, questo movimento
molto lento. Se riferito al cuore, il modo di analisi M viene chiamato ecocardiografia. da notare che gli spostamenti delle pareti riflettenti cardiache sono
troppo veloci per poter essere seguiti a occhio sullo schermo, per cui con un microprocessore a memoria viene presentata alloperatore, e registrata su carta, una
visione rallentata nel tempo dei movimenti cardiaci. In Figura 28.6.15c sono mostrati i dati ecocardiografici ottenuti nei modi A, B ed M, con la loro rappresentazione schematica.
Il modo M molto utile per lesame delle valvole cardiache, consentendo anche misure di velocit dei lembi, ad esempio della valvola mitralica, per individuarne il grado di stenosi o la presenza di calcificazioni.
Impiegando sonde ad alta risoluzione e dispositivi a memoria dotati di microprocessori veloci, si possono ottenere immagini tomografiche cardiache, in cui il
colore del punto luminoso, generato da monitor a colori, viene a dipendere dallo
spostamento in frequenza della vibrazione riflessa dovuto alleffetto Doppler.
Lecocardiografia Doppler consente dunque di visualizzare, in scansioni tomografiche, anche il moto delle pareti cardiache.
Si tratta di misurare, oltre ai ritardi degli echi, anche la variazione, per effetto
Doppler, della frequenza emessa da una sorgente in moto rispetto a un osservatore
(la sonda) fermo. Applichiamo la relazione (14.17), che qui riscriviamo adattata al
caso:
2u
2u
nemessa
,
v u
v
(28.6.4)
dove v la velocit del suono nel mezzo e u la velocit della parete riflettente rispetto alla sonda (in avvicinamento o in allontanamento).
753
Ecografia ed ecocardiografia
po
siz
ec ion
hi e d
da el
lla tr
ca as d
ss ut
a t to
ec
or re
hi
ac
da
ica
ls
ett
ec
o
hi
IV
da
ec lla v
hi
alv
da
lla ola
m
pa
it
re
te ralic
po
a
ste
rio
re
28.6
ampiezza
(echi)
setto IV
trasduttore
sterno
scala di profondit
del tessuto
VD
polmone
VS
AD
AS
polmone
O
tempo
modo A
b)
tempo
modo B
tempo
(assoluto)
modo A
modo B
modo M
O
tempo
modo M
(modo B fatto scorrere verso l'alto nello schermo)
c)
a)
Figura 28.6.15
a)
b)
M
m
S
T
L
M
T
M
Figura 28.6.16
Ecografia cerebrale effettuata in modo A. Con D indicata lecografia da destra e con S quella da
sinistra. Gli echi riportati sullasse dei tempi di un monitor forniscono una configurazione simmetrica nel caso (a) e asimmetrica nel caso di ematoma endocranico (b). M rappresenta leco da strutture interemisferiche, T il segnale trasmesso, L e leco sulla parete cranica controlaterale e m un
artefatto della linea mediana.
754
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.6.17
Ecografia Doppler cerebrale senza
mezzo di contrasto in (a) e con
mezzo di contrasto in (b), dove
evidente lazione di rinforzo del
mezzo di contrasto, che mette in risalto distretti circolatori cerebrali.
Nellultimo passaggio si assume v W u, cio la velocit di propagazione dellultrasuono maggiore della velocit con cui si muove linterfaccia da cui viene riflesso, come accade in effetti per le strutture cardiache. Il moto delle pareti cardiache e del sangue viene mostrato in successioni di immagini a falsi colori, ricostruite mediante un microprocessore, che gestisce lo strumento, su un monitor a
colori. Le pareti in avvicinamento sono rappresentate da diverse tonalit rosse e
quelle in allontanamento da tonalit blu.
Anche per le immagini ecografiche possibile incrementare il segnale ecografico mediante mezzi di contrasto costituiti da microbolle di aria (diametro dellordine di pochi micrometri) introdotte nel sistema circolatorio. In Figura 28.6.17
mostrata unecografia Doppler senza (a) e con (b) mezzo di contrasto.
Concludiamo questo argomento osservando levidente rilevanza, per questo
tipo di strumentazione, del mezzo di calcolo (microprocessore), le cui caratteristiche permettono elaborazioni sempre pi sofisticate. Ad esempio nel 28.9f sono
mostrate alcune immagini ecotomografiche tridimensionali.
In effetti, nelle diagnosi fondate su immagini e dati ecografici, o pi in generale ultrasonografici, assume grande importanza il trattamento digitale dellimmagine, la quale pu essere elaborata in svariati modi (ingrandita, aumentata o diminuita nel contrasto sulla scala dei grigi o dei colori, trattata con algoritmi mateEsempio
28.6.1
Ecografia cerebrale
28.7
755
matici per ottenere opportune proiezioni geometriche e cos via). Con questi sviluppi, si pu ben affermare che lultrasonografia ha ormai abbandonato lera della
dipendenza dei risultati dalla tecnica, per entrare in unera di utilizzo che la rende
equivalente alla radiografia, con il vantaggio di provocare danni biologici trascurabili ai tessuti interessati.
28.7
a)
b)
c)
Figura 28.7.2
Rappresentazione schematica del
processo di distruzione di un calcolo renale. Londa meccanica incidente si somma allonda riflessa
dalla superficie di interfaccia posteriore, generando una compressione locale che frantuma le zone A
e B.
756
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.7.3
Rappresentazione schematica di
un generatore a scintilla elettrica
(a), piezoelettrico (b) ed elettromagnetico (c).
F2
riflettore
F1
elettrodo
a)
Figura 28.7.4
Modello di elettrodo dellunit
ESWL. La distanza fra gli elettrodi
al massimo 55 mm ed essa determina lintensit dellonda durto.
b)
c)
calcolo
cristallo
piezoelettrico
elettromagnete
lente acustica
lamina metallica
acqua
Un modo per provocare londa durto consiste nellinnescare una scarica elettrica tra due elettrodi immersi in acqua (generatore a scintilla elettrica), tra i quali,
scaricando un condensatore, viene originata una differenza di potenziale molto
elevata (tra 14 kV e 30 kV). Lenergia immagazzinata nel condensatore viene rilasciata in un intervallo di tempo molto breve (circa un decimo di microsecondo),
generando un arco voltaico (scarica elettrica) fra gli elettrodi (Figura 28.7.4), isolati dal resto dellapparecchiatura da materiale sintetico. Larco elettrico vaporizza
il fluido lungo il suo percorso, causando unevaporazione esplosiva dellacqua. Per
tale fenomeno nel fluido circostante si crea unonda durto che si diffonde per superfici donda sferiche.
Questo tipo di litotritore viene utilizzato sottoponendo il paziente ad anestesia
peridurale e monitorandone lECG durante il trattamento, in modo da evitare interazioni fra le onde durto e il sistema di conduzione cardiaca, che potrebbero essere causa di aritmie. In particolare londa durto viene emessa tra londa QRS e
londa T di ripolarizzazione dellECG, cio quando il tessuto cardiaco refrattario
alla stimolazione. Il paziente viene posizionato con il calcolo nel secondo fuoco
dello strumento tramite immagini ecografiche in tempo reale. Ciascuna applicazione richiede alcune centinaia di onde durto a seconda delle dimensioni del calcolo. La durata media del trattamento di 20 60 minuti, con controlli continui
dello stato e della posizione del calcolo (Figura 28.7.5a). I calcoli frantumati vengono espulsi spontaneamente con le urine.
Attualmente sono entrati in uso litotritori di generazione successiva con differenti metodi di formazione dellonda durto. Di particolare interesse quello in
cui si sfrutta lemissione acustica da parte di elementi piezoelettrici (generatore piezoelettrico, Figura 28.7.3b) (EA-PFN, da Electro Acoustic Pulse Forming Network). In
questi dispositivi un segnale ad alta tensione sollecita una matrice di elementi piezoelettrici, disposti su una superficie in modo da focalizzare londa durto in un
punto (Figura 28.7.6a). La formazione dellonda durto avviene sempre in acqua e
lo strumento viene collegato al paziente semplicemente tramite una opportuna
membrana. Il posizionamento del paziente, e quindi del calcolo, nel fuoco
dellonda durto eseguito mediante ecografia, la cui sonda di rilevamento solidale con il litotritore stesso (Figura 28.7.6b).
In questo modo, il paziente non deve essere immerso in una vasca dacqua,
come per lESWL precedentemente descritto, ed essendo londa durto localizzata
solo alla zona renale, non sono necessari lanestesia e il controllo ECG.
28.7
collimatore e amplificatore
di brillanza
(telecamere a raggi X)
calcolo
bagno d'acqua
rene
tubo raggi X
a)
b)
riflettore
ellisoidale
generatore di
scariche elettriche
sott'acqua
Figura 28.7.5
(a) Veduta dinsieme della disposizione geometrica calcolo-litotritore e dei monitor a raggi X. Il
paziente immerso in una vasca piena dacqua e posizionato in modo che il calcolo venga a trovarsi
nel secondo fuoco dellellissoide. Il posizionamento e il controllo della terapia vengono effettuati
mediante radioscopia oppure ecografia. (b) In un successivo modello di litotritore londa durto si
propaga nellacqua contenuta in un cuscino, la cui membrana superiore a contatto con il paziente. In questo modo le onde durto sono concentrate nella zona ove presente la concrezione
e non sono necessari lanestesia e il controllo ECG.
Un terzo metodo di formazione dellonda durto sono i generatori elettromagnetici (Figura 28.7.3c), in cui una corrente elettrica pulsata viene trasmessa tramite
una bobina (un solenoide) posta sotto una lamina metallica. Il campo magnetico
prodotto dalla bobina mette in vibrazione la lamina che produce unonda durto
che viene focalizzata sul bersaglio tramite una lente acustica.
In Figura 28.7.5a e b sono mostrati gli schemi di litotritori a onde durto elettromeccaniche, mentre in Figura 28.7.6a mostrato un litotritore piezoelettrico,
schematizzato in Figura 28.7.6b. Come si vede dalle figure, al fine di focalizzare le
onde durto si usano opportuni riflettori e lenti acustiche.
Nel caso di generatori elettromeccanici, attraverso un foro lelettrodo viene posizionato in uno dei due fuochi del riflettore elissoidale, che si trova immerso in acqua. La superficie di riflessione elettricamente isolata da un sottile strato di poliuretano. Londa durto, generata nel primo fuoco, si riflette sulla superficie ellittica e, per le leggi della riflessione e le caratteristiche geometriche dellellissoide,
viene convogliata verso il secondo fuoco ove stato posizionato il calcolo.
opportuno osservare che onde durto di cos breve durata (circa 0.1 s, vedi
la Figura 28.7.7) possono essere trattate nellapprossimazione dellottica geometrica. Esse, infatti, corrispondono alla met di una singola vibrazione ultrasonora
757
758
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.7.6
calcolo
sorgenti
piezoelettriche
emettitori
b)
Figura 28.7.7
Andamento temporale dellonda
durto meccanica. Tr = tempo di salita; W = semilarghezza temporale
dellonda.
sonda di
controllo
a)
28.7
759
di (0.2 s)1 Hz = 5 106 Hz, la cui lunghezza donda di circa 0.3 mm (essendo
circa 1500 m/s la velocit della vibrazione in acqua), sufficientemente piccola rispetto alle strutture attraversate, come richiesto dallOttica geometrica: si possono
quindi applicare le leggi della riflessione viste nei 12.8 e 21.10.
La pressione dellonda durto deve essere maggiore del limite di resistenza del
calcolo, ma al tempo stesso inferiore al limite di tolleranza dei tessuti biologici. Il
valore della pressione sul calcolo dellordine di 50 100 MPa (circa 500 1000
atm) a seconda della d.d.p. applicata agli elettrodi. La durata dellimpulso deve essere pi breve del tempo di transito attraverso il calcolo (da uno ad alcuni microsecondi), per evitare sovrapposizioni tra onda incidente e onda riflessa dalla seconda parete del calcolo (Figura 28.7.2). Infine, per evitare riflessioni dannose sui
tessuti corporei superficiali, il mezzo deve possedere caratteristiche simili a quelle
dei tessuti biologici riguardo alla propagazione di onde acustiche. Si impiega pertanto acqua in cui il paziente viene immerso a circa 32C, priva di carbonati e di
calcio per evitare effetti di cavitazione.
Il torace del paziente viene schermato con una membrana di materiale sintetico per evitare lesioni del parenchima polmonare.
I litotritori sono ormai divenuti uno strumento insostitubile nella cura di gran
parte delle calcolosi renale, nel caso della litiasi biliare (calcoli nella colecisti) e
nella frantumazione di concrezioni calcaree nelle articolazioni, con diminuzione, tra
laltro, dei tempi di degenza e del numero di soggetti dializzati, con una migliore
prognosi e lassenza di invalidit prematura (da esiti chirurgici). In Figura 28.7.8
mostrato lo strumento utilizzato in ortopedia, che, oltre a disgregare concrezioni
calcaree, determina la neovascolarizzazione della giunzione tendine-osseo, un migliore afflusso di sangue e la rigenerazione di tessuti (cura di tendinopatie).
In Figura 28.7.9 sono mostrate le ecografie effettuate prima e dopo lintervento
terapeutico. Lazione meccanica del litotritore viene stimata nellEsempio 28.7.1.
Figura 28.7.8
Dispositivo per ESWT (Extracorporeal Shock Wave Therapy) impiegato in ortopedia (articolazione
della spalla).
Figura 28.7.9
Rilievi ecografici effettuati prima
(a) e dopo (b) la terapia, in cui si
pu vedere la distruzione del calcolo.
760
CAPITOLO 28
Esempio
28.7.1
Strumentazione biomedica
Si paragoni la forza esercitata su un calcolo renale del diametro di 6 mm da una pressione di 50 Mpascal, ottenuta mediante un litotritore, con la forza esercitata, su un corpo simile
al calcolo, da un martello avente una massa di 3 kg che cade
dallaltezza di un metro.
Soluzione Valutiamo la forza Fm esercitata dal martello lasciato cadere da un metro daltezza. Il martello, accelerando
sotto lazione della forza peso, arriva con velocit v sul corpo
posto su una superficie rigida e fissa, lo urta e si ferma in seguito alla reazione vincolare istantanea applicata dalla superficie rigida, uguale in modulo, ma opposta alla forza Fm. Dal secondo principio della Dinamica abbiamo che, in modulo, Fm =
ma = m Dv/Dt, dove a la decelerazione subta dal martello di
massa m, Dt il tempo impiegato dal martello a decelerare sul
corpo, che possiamo stimare in 0.01 secondi, e Dv la variazione di velocit in seguito allurto. La velocit finale dopo
lurto sar nulla, mentre quella iniziale si pu ottenere applicando il principio di conservazione dellenergia meccanica:
DEK + DU = 0, da cui:
28.8
1
m v2 = m g h ,
2
che ci permette di ricavare:
v = 2 g h = 4.43 m s 1 .
La forza del martello Fm risulta dunque pari a (vedi la (2.25)):
Fm = m Dv /Dt = 3 kg
4.43 m s 1
= 1329 newton.
0.01 s
La forza corrispondente a una pressione di 50 MPa su una superficie di r2 = (0.3 cm) 2 = 0.28 cm2 risulta essere:
Fp = p S = 50 106 Pa 0.28 104 m2 = 1400 newton.
Dunque, un singolo impulso acustico del litotritore causa effetti simili a quelli di un martello da 3 kg lasciato cadere da un
metro daltezza su una concrezione di 6 mm di diametro.
IL RENE ARTIFICIALE
V1
Js
C2(t)
V2
Figura 28.8.1
Attraverso la membrana M, il soluto, accumulato nel compartimento 1, diffonde nel compartimento 2, dove la sua concentrazione minore (praticamente costante al valore zero nel rene artificiale).
28.8
Il rene artificiale
gliarle al flusso di soluto in uscita dal compartimento 1 e in ingresso nel compartimento 2, con lo scopo di ottenere una relazione che ci permetta di ricavare come
si modifica nel tempo la concentrazione media nei due compartimenti.
Supponiamo che C1 > C2, cosicch il soluto fluisce dal compartimento 1 al 2, e
siano N1 = N1(t) e N2 = N2(t) il numero di moli di soluto al tempo t nei due compartimenti. Nel processo di diffusione, N1 diminuisce nel tempo mentre N2 aumenta, e la loro somma si conserva:
N = N1(t) + N2(t) = costante.
(28.8.1)
(28.8.2)
DN 2
= + J sM A ,
Dt
(28.8.3)
dN 2
dN 1
= J sM A e
= + J sM A.
dt
dt
(28.8.4)
DN 1
= J sM A e
Dt
che in termini differenziali si scrivono:
N2(t) = C2(t) V2 ,
(28.8.5)
per cui, inserendo le (28.8.2) e (28.8.5) nelle (28.8.4), essendo i volumi costanti,
si ottiene per i due compartimenti:
dC 1(t )
= A P (C 1(t ) - C 2(t ))
dt
dC (t )
V 2 2 = +A P (C 1(t ) - C 2(t )) .
dt
V1
(28.8.6)
= A P + (C 1(t ) - C 2(t )) ,
dt
dt
V1 V 2
(28.8.7)
(28.8.8)
761
762
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
V +V
V1V 2
t = A P 1 2 =
,
V
V
A
P
(V1 + V2 )
1 2
(28.8.9)
(28.8.10)
(28.8.12)
V2
V1
C (t ) +
C (t ).
V1 + V 2 1
V1 + V 2 2
(28.8.13)
Utilizzando questa relazione, valida per qualsiasi valore del tempo t, nella soluzione (28.8.11), si ottengono le soluzioni delle (28.8.6), i cui andamenti sono mostrati in Figura 28.8.2:
C 1(t ) = C q + [C 1(0) - C q ] e
t
t
C 2(t ) = C q + [C 2(0) - C q ] e
t
t
(28.8.14)
Figura 28.8.2
Andamenti delle concentrazioni
C1(t) e C2(t) in funzione del tempo,
secondo le relazioni (28.8.14). Per
tempi molto lunghi, le concentrazioni tendono esponenzialmente
al valore Cq. Nel funzionamento
del rene artificiale interessa soprattutto landamento di C1(t), poich,
per il continuo ricambio del liquido dializzante, C2(t) resta praticamente costante a un valore quasi
nullo.
C(t)
C1(t) C2(t)
C1(0)
C1(t)
Cq
Cq
C2(t)
C2(0)
tempo
0
2t
28.8
763
Il rene artificiale
V1
,
AP
(28.8.15)
e la concentrazione finale Cq sar praticamente uguale a C2(0), come si pu ricavare dalla (28.8.13) ponendo t = 0 e V2 W V1.
sangue
soluzione
dializzante
membrana
artificiale
C2
C1
C2
Js
Js
soluzione
dializzante
sangue
Figura 28.8.3
Una membrana artificiale (linea
punteggiata) separa i compartimenti di un rene artificiale. In
realt, per massimizzare la superficie di scambio della membrana artificiale, questa costituita da un
tubo cilindrico molto lungo, appiattito e avvolto su se stesso che
viene immerso in un serbatoio in
cui circola una soluzione dializzante.
Figura 28.8.4
pompa
eparina
filtro
pompa
sangue
764
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
TABELLA 28.8.1
SOLUTO
urea
creatinina
acido urico
SOLUTO
saccarosio
vitamina B
albumina
P 104 (cm/s)
0.953
0.380
0.00022
28.8
765
Il rene artificiale
Questi nuovi tipi di membrane sono costituiti da polimeri sintetici, come il poliacrilonitrile, oppure da materiali che riescono a simulare le membrane renali,
come i polipeptidi sintetici. In generale queste membrane sono schematizzabili
come strutture impermeabili attraversate da pori di dimensioni variabili, distribuiti anche in modo disomogeneo. I pori hanno dimensioni dellordine di grandezza molecolare e la permeabilit di membrana sempre fornita dalla (15.34). In
alcuni casi i soluti sono solubili in certe membrane: la descrizione del loro flusso
attraverso di esse diventa pi complicata e molecole con un peso molecolare simile
potrebbero avere una permeabilit molto differente. Restano ancora da risolvere
molti problemi prima di ottenere una membrana che sia un completo sostituto del
rene naturale e le ricerche in tal senso sono ancora in fase di intenso sviluppo.
28.8c Tempi di emodialisi
Grazie alla differente concentrazione dei soluti di scarto, tra il sangue e il liquido dializzante, la cui concentrazione resta fissa al valore zero a causa del suo
continuo ricambio, trascurando la piccola differenza di pressione idraulica, al
rene artificiale si applicano le relazioni (28.8.14), in particolare quella relativa al
primo compartimento, cio il plasma.
Nel caso del rene artificiale la costante di tempo t non deve essere superiore
allora, in modo che in poche ore i soluti in eccesso possano essere quasi totalmente eliminati. Si possono allora definire i parametri essenziali per la progettazione del rene artificiale. Il volume V1 non corrisponde al semplice volume del sangue (circa 5.4 litri), ma al volume totale dei fluidi nellorganismo e quindi
V1 40 litri: le sostanze di rifiuto, infatti, vengono prodotte dai processi metabolici
che si svolgono nei tessuti e poi trasportate nel fluido interstiziale e da qui nel sangue. Come visto alla fine del 28.8a, affinch la concentrazione finale dei soluti di
scarto nel plasma sia quasi uguale a quella nel liquido dializzante, dovr essere V2
W V1. In questo caso la costante t data dalla (28.8.15). Nota la permeabilit della
membrana per i vari soluti, si pu valutare larea utile A di scambio tra i due compartimenti. Riferendoci alla Tabella 28.8.1, nel caso dellurea, per ottenere t 1
ora, essendo V1= 40 litri e P = 5.63 104 cm/s, deve essere A 2 m2.
Dalla Tabella 28.8.1, la costante di tempo per lacido urico, con questi dati, risulta essere di circa 2 ore. In Figura 28.8.5 sono riportate le curve relative a un
rene artificiale progettato sulla base dei parametri ricavati sopra. Come si vede, in
Figura 28.8.5
100%
80%
60%
40%
20%
urea t = 1 ora
0
0.5
tempo
1.5
2.5
3.5
(ore)
766
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
una seduta emodialitica di 4 ore, in questo caso, vengono eliminati circa il 98.2%
dellurea e l86.5% dellacido urico. In genere si fa in modo di contenere il tempo
di dialisi entro le 3 o 4 ore, con una frequenza media di 2 o 3 volte alla settimana.
Non possibile ridurre i tempi dellemodialisi. Infatti, lurea presente in tutti
i fluidi dellorganismo, in particolare in quelli cerebrospinale e interstiziale delle
cellule cerebrali. La membrana, che separa questi fluidi dal plasma, possiede una
bassa permeabilit per lurea. Una dialisi rapida comporterebbe quindi una diminuzione notevole di urea nel plasma, ma non nel compartimento cerebrospinale,
da dove lurea passa al plasma pi lentamente. Insorgerebbe allora una pressione
osmotica di richiamo di liquido verso il compartimento cerebrospinale, con conseguente formazione di un edema cerebrale, che causa forti mal di testa al paziente.
Per impostare una soluzione rigorosa della diffusione nellemodialisi, dovrebbero essere considerati anche i meccanismi di filtrazione e di osmosi e il flusso di
soluto introdotto nella (28.8.4) andrebbe sostituito con lespressione generale
(16.8).
Le terapie emodialitiche devono essere effettuate sotto controllo medico o di
personale specializzato. Esistono in commercio reni artificiali di dimensioni relativamente contenute che possono essere utilizzati a domicilio: in tale caso si rende
necessaria lassistenza di personale anche non specializzato, ma comunque istruito
sullesecuzione della terapia, collegato telefonicamente con un centro di emodialisi, per far fronte a eventuali situazioni di emergenza.
Esempio
28.8.1
In quanto tempo una emodialisi porta il valore della concentrazione di urea al 10% del valore iniziale (si faccia riferimento
ai dati riportati in Figura 28.8.5)? A quanto arriva la concentrazione dellacido urico?
Soluzione Sempre facendo riferimento alla Figura 28.8.5, essendo turea = 1 ora, applicando la (28.8.11), la concentrazione
di urea il 10% di quella iniziale dopo:
28.9
Negli ultimi decenni il continuo sviluppo dei sistemi di calcolo, sia per quanto
concerne la quantit del calcolo (numero di operazioni eseguite nellunit di
tempo), che per la flessibilit delle connessioni periferiche (interfacce con qualsiasi tipo di strumentazione, reti di calcolatori e grande disponibilit di memoria),
ha permesso di trattare dati e immagini mediche anche molto complessi, ricavandone nuovi strumenti diagnostici che hanno dimostrato una vasta gamma di impieghi. Ne sono esempi le tecniche ecografiche (28.6), la microscopia digitale
(22.5d), la digitalizzazione delle immagini radiografiche (25.9c), che possono
essere studiate mettendo in risalto leventuale presenza di patologie non facilmente osservabili dalla semplice analisi visiva. A queste si aggiungono le immagini
di sezioni del corpo umano (tomografiche) per la cui ricostruzione limpiego di
28.9
767
Figura 28.9.1
z
piani x, y
y
x
O
a)
b)
mezzi di calcolo veloci stato determinante per via della sua complessit matematica di cui diamo qui un breve accenno, prima di trattare i vari dispositivi tomografici.
28.9a La ricostruzione di immagini tomografiche
Come mostrato in Figura 28.9.1, lo scopo della ricostruzione tomografica consiste nellindividuare la funzione f(x,y) che descrive le differenti tonalit di grigio
presenti in un particolare piano del soggetto. I piani geometrici standard impiegati in tomografia sono riportati in Figura 28.9.2; a questi si aggiungono, quando
necessario, i piani obliqui definiti caso per caso.
Per determinare la funzione f(x,y), cio limmagine tomografica, si ricorre a
procedure matematiche analoghe a quelle impiegate per ricostruire fenomeni onFigura 28.9.2
piano sagittale
mediano
piano
frontale
(coronale)
piano
trasversale
(assiale)
posteriore
piano
sagittale
anteriore
Piani tomografici.
768
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
(S sen it
i
+ C i cos it )
(28.9.1)
f (t ) =
C () =
S () =
+q
[C () cos(t ) + S ()sen(t )] d
+q
f (t )cos(t )dt
(28.9.2)
+q
f (t )sen(t )dt
q
in cui i coefficienti S(w) e C(w) sono gli analoghi dei coefficienti Si e Ci delle
espressioni (28.9.1), (12.17), (12.18) e (12.19).
Per le immagini tomografiche abbiamo una funzione non periodica f(x,y) di
coordinate spaziali x e y, ma la procedura matematica di cui sopra generalizzabile
anche a questo caso, per cui si ottengono le seguenti relazioni analoghe alle
(28.9.2):
+q
f (x, y) =
dk
1
C (k ,/) =
2
1
S (k ,/) =
2
+q
+q
+q
dy f (x, y) cos(kx + / y)
dx
+q
+q
dy f (x, y) sen(kx + / y)
dx
(28.9.3)
1
=
2
1
S (k ,0) =
2
+q
+q
dx cos(kx )
q
+q
dy f (x, y)=
q
dx cos(kx )F(x )
q
+q
dx sen(kx )F(x )
q
(28.9.4)
28.9
Figura 28.9.3
integrazione
769
f(x,y)
y
o
x
=0
F(x)
x
scan (analisi)
coefficienti C (k,0) e S (k,0) lungo la linea = 0
perpendicolare alla direzione di integrazione
F(x ) =
+q
dy f (x, y) ,
(28.9.5)
che rappresenta la proiezione della funzione f(x,y) sulla coordinata x, cio lungo
la direzione x (orizzontale), come illustrato in Figura 28.9.3.
Diverse combinazioni dei valori di frequenze spaziali k e / corrisponderanno a
diverse direzioni lungo cui proiettare la funzione f(x,y) da ricostruire. Allora, per
conoscere le ampiezze S(k, /) e C(k, /) dobbiamo misurare la proiezione della funzione f(x,y) su varie direzioni (o angoli) come indicato in Figura 28.9.4, non solo
sulla direzione data dallasse x (come nel caso delle (28.9.5) e di Figura 28.9.3), e
poi eseguire il calcolo delle (28.9.3) per ottenere limmagine f(x,y) ricostruita.
In Figura 28.9.5 vengono mostrate le proiezioni Fi(xi) su alcuni assi xi che sono
loggetto della misura necessaria alla ricostruzione tomografica.
La natura delle varie ricostruzioni tomografiche dipende dalla grandezza fisica
che viene misurata nelle proiezioni.
Figura 28.9.4
integrazione
x'
y'
x'
o
F'(x')
scan
= k tg
770
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.9.5
Fi (xi )
xi
Fi (xi )
y
o
Esempio
28.9.1
f(x,y)
x
Proiezioni tomografiche
Valutare il numero delle proiezioni necessarie alla ricostruzione dellimmagine in un piano tomografico.
Soluzione Consideriamo il caso di una TC del cranio. Assumiamo una forma sferica e quindi una sezione assiale circolare
del diametro L = 20 cm (Figura 28.9.45). Dividiamo la sezione
in fette di larghezza w, corrispondente al minimo valore determinato dalle fluttuazioni statistiche della grandezza misurata
(assorbimento di raggi X nel caso di una TC), e ciascuna fetta
in celle di dimensioni w. La sezione viene cos suddivisa in
celle quadrate di area w2: la dimensione w rappresenta la risoluzione dellimmagine. La suddivisione in fette della sezione
corrisponde alla suddivisione della grandezza misurata per ciascuna proiezione (in inglese scan).
Il numero di fette per scan sar quindi n = L/w, mentre il numero N di celle nella sezione :
N =
L2 n 2
,
=
4
4 w2
w
y
o
Vediamo ora una valutazione numerica. Assumiamo una risoluzione di 1 mm = 0.1 cm (relativamente standard per le immagini TC, in genere riprodotte in piccole dimensioni). Ne risulta un numero di fette pari a:
n>
Il numero di celle N equivalente al numero di valori indipendenti da determinare, numero che deve essere inferiore
alle misure indipendenti da effettuare (proiezioni o scan): per
n misure fatte in ogni proiezione sono necessarie almeno m
proiezioni (scan) in modo che:
nm >
n 2
,
4
n
.
4
L 20 cm
=
= 200
w 0.1 cm
200
= 157 proiezioni.
4
28.9
771
Nel caso della Tomografia Computerizzata o TC 1 le proiezioni sono curve di assorbimento di raggi X e limmagine f(x,y) da ricostruire corrisponde ai coefficienti
di assorbimento = (x,y) della radiazione X (riportata sempre in tonalit di grigio, come nelle radiografie) (28.9b).
Nelle Single Photon Emission Computed Tomography o SPECT limmagine tomografica unimmagine della densit f(x,y) d(x,y) di distribuzione di radionuclidi
emittenti fotoni gamma (28.9c).
La Positron Emission Tomography o PET analoga alla SPECT, cio si tratta di
unimmagine della densit f(x,y) d(x,y) di distribuzione di radionuclidi, ma emittenti positroni (radiazione b+) (28.9d).
Infine la Risonanza Magnetica (Nucleare) o RM fornisce immagini di densit
f(x,y) d(x,y) di protoni (nuclei dellatomo di idrogeno) (28.9e).
Immagini tomografiche vengono ricostruite con procedure matematiche diverse, impiegando la riflessione acustica (ecotomografie) e la riflessione ottica (Optical Coherence Tomography, OCT), tecniche descritte nei 28.9f e 28.9g.
28.9b Tomografia computerizzata (TC)
La Tomografia Computerizzata una tecnica radiografica in cui le immagini a raggi
X di sezioni del corpo (mappe di attenuazione dei raggi X) sono ricostruite tramite programmi di calcolo basati sulle espressioni riportate nel paragrafo precedente.
Gli elementi tecnologici determinanti di un dispositivo TC sono: un tubo a raggi
X monocromatici, ad alta intensit; dei rivelatori di raggi X compatti e di grande stabilit
nel funzionamento; un calcolatore digitale di elevate prestazioni e dotato di una sufficiente memoria; e infine, un sistema di visualizzazione delle immagini orientato in senso
clinico (in scala di grigi). Allinizio degli anni 70 del secolo scorso si resero disponibili tutti questi elementi ed ebbe inizio lo sviluppo di generazioni successive di apparati TC.
Questi, in generale, sono costituiti dal tubo a raggi X che si muove lungo una
traiettoria circolare, puntato verso il centro di rotazione, con il paziente disposto
lungo lasse di rotazione e i rivelatori che ruotano simultaneamente intorno allo
stesso asse oppure in posizioni fisse intorno al centro di rotazione, come mostrato
nella Figura 28.9.7.
1 Le prime tomografie con raggi X erano solo assiali, per cui in Italia invalso luso di chiamare queste
tomografie TAC (Tomografia Assiale Computerizzata). Oggi i piani tomografici possono essere qualsiasi e quindi pi corretto lacronimo TC (allestero CT).
matrice di
rivelatori rotanti
tubo a raggi X
rotante
a)
fascio a ventaglio
b)
corona circolare
di rivelatori fissi
Figura 28.9.7
Sistemi di misure tomografiche impiegati in recenti generazioni di dispositivi TC. In (a) la sorgente di
raggi X ruota solidalmente con linsieme dei rivelatori, mentre in (b)
la corona circolare di rivelatori resta ferma. In entrambi i casi i raggi
X escono a ventaglio dalla sorgente. In precedenti generazioni di
tomografi, rivelatore e sorgenti si
spostavano sia circolarmente che
lateralmente, spazzando la superficie da riprodurre.
772
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.9.8
Schema di una TC elicoidale: mentre il tubo a raggi X ruota, il lettino
con il paziente si sposta linearmente.
tubo a
raggi X
TC elicoidale
lettino
rivelatori
MSCT
Figura 28.9.9
Il sistema di rivelazione acquisisce
contemporaneamente i dati da
fette multiple.
I primi dispositivi TC (che fornivano solo immagini di tipo TAC, vedi nota a pi
pagina precedente) impiegavano invece una traslazione lineare e rotazioni di 180,
con un passo di 1 e tempi dellordine di 3 minuti per acquisire le misure (proiezioni) per ogni immagine. Con le generazioni successive sono entrati in funzione rivelatori multipli in moto circolare assieme al tubo a raggi X (Figura 28.9.7a) oppure
rivelatori fissi con il solo tubo a raggi X in movimento (Figura 28.9.7b). Le successive
soluzioni hanno ottimizzato alcuni parametri, come la stabilit di funzionamento dei
rivelatori, il tempo di acquisizione delle misure e il costo del dispositivo. Attualmente
i dispositivi del tipo mostrato in Figura 28.9.6 hanno tempi di acquisizione dellordine di alcuni secondi per proiezione. Le attuali generazioni di TC hanno il lettino
del paziente in movimento lineare rettilineo durante lacquisizione delle misure (TC
a spirale o elicoidale) rendendo possibile un raccordo tra i vari piani tomografici e
permettendo quindi una ricostruzione tridimensionale delle strutture indagate (Figura 28.9.8). Anche il tubo a raggi X viene sostituito, nei modelli pi recenti, da una
corona circolare di tubi ad accensione sequenziale: la tendenza di diminuire al
massimo le parti in movimento, sia perch pi costose (rispetto a parti fisse) sia perch necessitano di maggiore manutenzione, e al tempo stesso vengono diminuiti i
tempi di acquisizione delle proiezioni.
Per rendere pi veloce lesame tomografico, sullo stesso principio della TC spirale, stato sviluppato il dispositivo TC MultiSlice (MSCT) in cui, come si vede
nella Figura 28.9.9 ad ogni rotazione del sistema di rivelatori vengono acquisite
pi fette contemporaneamente. I tempi di scansione sono minori di 0.5 secondi
con 4 o 16 fette per scansione. Oltre alla velocit, simili dispositivi comportano un
aumento della risoluzione assiale e una qualit della ricostruzione pi elevata.
Limmagine della sezione di un oggetto viene ricostruita eseguendo un insieme di misure di attenuazione del fascio monocromatico di raggi X a diverse angolature, per 180 attorno alloggetto. NellEsempio 28.9.1 calcolato il numero
di angolazioni necessarie alla ricostruzione dellimmagine (Figura 28.9.10). Limmagine viene ricostruita dalle misure di assorbimento in tutte le direzioni programmate.
Nelle immagini possono apparire artefatti, spesso causati dai movimenti del paziente, che determinano sfasamenti nella proiezione delle attenuazioni di raggi X,
per cui strisce o zone ombrate appaiono nellimmagine ricostruita. La stabilit di
funzionamento del tubo a raggi X e dei rivelatori indispensabile sia per ottimizzare la ricostruzione, sia per evitare artefatti originati dal dispositivo stesso.
I raggi X, impiegati nei moderni dispositivi TC, hanno unenergia media di
70 keV, con un flusso di circa 3 1012 fotoni al secondo per kW consumato e per
28.9
773
Figura 28.9.10
Le varie proiezioni Fi(xi) nel caso
delle TC corrispondono alla proiezione del coefficiente di assorbimento m di raggi X. Le proiezioni
permettono la ricostruzione della
funzione m = m (x,y). Si supponga
ad esempio limmagine mostrata in
figura costituita da sferette di
piombo. Le curve proiettate sono
curve di assorbimento dei raggi X
attraverso le sferette.
Fi (xi )
y
D = spessore attraversato
o
steradiante (si veda il 1.6a). Questo flusso costituisce un limite nella velocit di
esecuzione di unimmagine da TC: infatti la qualit dellimmagine a esso direttamente proporzionale.
Lenergia necessaria per ottenere unimmagine clinicamente valida di circa
10 100 kJ e poich la capacit termica dellanodo del tubo a raggi X dellordine
di 300 1000 kJ, ci significa che solo un numero limitato di immagini ad alta qualit pu essere ottenuto prima che si raggiunga una temperatura critica, con la necessit di un periodo di raffreddamento relativamente lungo. Questo inconveniente viene in gran parte superato mediante una corona di tubi a raggi X con accensione sequenziale.
I rivelatori di raggi X impiegati nei dispositivi TC sono costituiti da rivelatori a
stato solido (26.3): essi devono essere di piccole dimensioni, economici e funzionare in modo molto stabile con un basso rumore di fondo.
In Figura 28.9.11 mostrato uno schema a blocchi delle parti principali costituenti un dispositivo TC. Il sistema di calcolo mostra le immagini su monitor tele-
Aspetti tecnici
Figura 28.9.11
amplificatori
del rivelatore
tubo a
raggi X
rivelatori
involucro e
tavolo del
paziente
alimentazione
tubo a raggi X
periferiche per
la registrazione digitale
sistema di
calcolo
con
processore
matriciale
immagine
televisiva
tastiera di
controllo
macchina
fotografica
774
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
tomografo
vetro
al piombo
monitor
consolle di
comando
a)
b)
Figura 28.9.12
(a) Fotografia di una TC dalla sala controllo del dispositivo. Una finestra di vetro al piombo permette di
osservare il paziente dalla sala di controllo. (b)Dispositivo TC a spirale, vedi Figura 28.9.8 (S.C. Radiologia
IRCCS San Matteo, Pavia). (c) La complessa elettromeccanica dellinterno di un dispositivo TC (2006)
dove il tubo a raggi X (T) e i rivelatori (D) sono montati su una struttura ruotante (TC di terza generazione, vedi Figura 28.9.7a, con ventaglio di rivelatori
e sorgente di raggi X (X) montati solidalmente su
una struttura ruotante (gantry) (R)).
T
X
c)
visivi (Figura 28.9.12a), ne permette la manipolazione e le immagazzina su supporti magnetici (dischi magnetici).
La manipolazione dellimmagine sullo schermo molto importante per il radiologo per poterne ricavare il massimo contenuto informativo. I tessuti pi densi
sono mostrati in bianco e quelli meno densi in nero (come avviene nelle pellicole
radiografiche), in modo da evitare confusioni nel medico che esegue la diagnosi.
Possono anche essere eseguite misure quantitative di attenuazione mediante
una selezione dellarea di interesse, impiegando un cursore elettronico, e lo stesso
pu dirsi per la misura delle dimensioni lineari di parti dellimmagine.
Nelle Figure 28.9.13, 28.9.14 sono riportati alcuni esempi di tomografie (assiali) computerizzate.
28.9
775
Figura 28.9.13
TC di sezione toraco-assiale. Si osservi come i polmoni (aria) rivelino
un basso coefficiente di assorbimento, il cuore e i tessuti molli un
assorbimento intermedio e il tessuto osseo delle costole un assorbimento pi elevato.
Figura 28.9.14
(a) Immagine del cranio in sezione
assiale. (b) La stessa immagine da
risonanza magnetica (RM). Si osservi come in questultima possibile differenziare i tessuti molli,
che appaiono uniformi nella TC.
Con procedure software i piani delle diverse sezioni possono essere raccordati
producendo immagini in 3 dimensioni (tecnica chiamata surface rendering) con effetti spettacolari, come mostrato nelle Figure 28.9.15, 28.9.16 e 28.9.17. Queste ricostruzioni sono effettuate off-line (dopo la tomografia) e in generale necessitano
di tempi di calcolo piuttosto lunghi.
Figura 28.9.15
Con la tecnica di surface rendering a
sinistra ricostruito il torace e a destra il cuore e i vasi polmonari.
776
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.9.17
Grazie alla ricostruzione volumetrica di TC elicoidale sono possibili
ricostruzioni 3D con evidenza di
tessuti differenti, basandosi anche
sulle superfici di contrasto in assorbimento.
Figura 28.9.16
Con la tecnica di surface rendering
sono ricostruite le regioni superficiali cardiache mettendo in evidenza le arterie coronarie: una loro
eventuale stenosi verrebbe chiaramente evidenziata.
Figura 28.9.18
(a) Schema di TC cardiovascolare:
un fascio di elettroni prodotto da
un cannone elettronico incide su
anodi circolari producendo un fascio di raggi X ruotante nel piano
dellanello anodico, come mostrato nello schema in (b) dove il fascio di raggi X ruota nel piano verticale alla figura.
sistema di
acquisizione dati
sorgente
fascio di
di elettroni elettroni
(catodo)
anodi
bersaglio
lettino
a)
b)
Prima di concludere opportuno confrontare la dose media di radiazioni assorbite durante una TC con quella di altri esami radiologici. Le immagini ricostruite
nella TC corrispondono a pi sezioni della regione interessata e la loro risoluzione
nella coordinata trasversale (asse z) sar migliore quanto minore lo spessore Dx
delle sezioni. Per questa ragione la dose di radiazioni D (26.2a) risulta essere un importante fattore limitante nella risoluzione delle immagini TC (anche delle immagini SPECT e PET), poich essa inversamente proporzionale allo spessore elevato
al cubo: D r Dx3. Per diminuire di un fattore 2 lo spessore, e aumentare quindi la ri-
28.9
777
y
o
Figura 28.9.19
Le varie proiezioni Fi(xi) nel caso
delle SPECT e PET corrispondono
alla proiezione dellemissione di
radiazione (fotoni gamma) da radionuclidi. Le proiezioni permettono la ricostruzione della funzione densit d di radionuclide
d = d (x,y). Si supponga, ad esempio, che limmagine mostrata in figura sia costituita da sferette di radionuclide. Le curve proiettate
sono curve di intensit di radiazione emessa (proporzionale alla
densit di radionuclidi) in varie direzioni (la direzione viene selezionata da opportuni collimatori, Figura 28.9.20).
778
CAPITOLO 28
Figura 28.9.20
gamma-camera
1 3
2
scintillatore
b
c
Strumentazione biomedica
a)
fotomoltiplicatori
(PM)
cristallo NaI
collimatori
monitor
N
1
strumentazione
per l'elaborazione
elettronica
N
o
2
3
o
b)
collimatore
pin hole
gamma camera
Figura 28.9.21
Principio di funzionamento della
SPECT longitudinale: il collimatore convergente a pin hole (foro
di spillo) accoppiato a uno scintillatore solido di grande area a sua
volta accoppiato a dei fotomoltiplicatori (descritti nel 26.3). Le immagini delle tre sorgenti vengono
viste come mostrato nella figura (a)
e la loro posizione reciproca ricostruita dal calcolatore. Regioni
esterne alla linea chiusa in (b) forniscono immagini confuse.
y
collimatore
gamma camera
sezione trasversale
(assiale)
collimatore
Figura 28.9.22
Principio di funzionamento della SPECT trasversale. La distribuzione dei radionuclidi nella sezione trasversale del corpo (piano della figura) viene ricavata dalle proiezioni digitalizzate della
gamma-camera riprese a molti angoli intorno al soggetto. Le ordinate delle proiezioni rappresentano il numero di fotoni g al cm2 rivelato dalla gamma-camera ed emessi dai radionuclidi diffusi
nei tessuti.
28.9
Figura 28.9.25
SPECT del cranio a colori nel piano assiale
(a) e nel piano sagittale (b). Limmagine
SPECT stata fusa con unimmagine da risonanza magnetica (RM) a falsi colori, che
mette in evidenza la struttura dei tessuti molli
cerebrali in modo da dare una localizzazione
precisa della lesione. In (b) le immagini RM e
SPECT sono separate e fuse.
779
Figura 28.9.23
Foto di una SPECT trasversale con
gamma-camera ruotante.
Figura 28.9.24
SPECT cerebrale in cui si evidenzia
uno stato di ischemia cerebrale: il
radionuclide -emittente stato inserito in una molecola che tramite
la circolazione cerebrale si doveva
diffondere in modo simmetrico.
780
CAPITOLO 28
e+
Strumentazione biomedica
Figura 28.9.26
Lannichilazione del positrone
(emesso dal decadimento b+ di un
radionuclide) con un elettrone
atomico origina due fotoni g che sarebbero esattamente collineari se
la quantit di moto totale delle due
particelle fosse nulla. In realt,
nella maggior parte dei casi, lannichilazione origina due fotoni quasi
collineari, ciascuno di energia di
0.511 MeV corrispondente alla
massa dellelettrone convertita in
energia secondo la relazione
E = mc2.
FDG
La Tomografia a emissione di positroni, o PET (Positron Emission Tomography), utilizza radioisotopi che emettono positroni (radiazione b+) e fornisce immagini
della distribuzione della densit di questi radioisotopi in una sezione del corpo
umano.
Un positrone non altro che un elettrone di carica positiva e +, chiamato anche
particella beta positiva (b+), che percorre nel tessuto non pi di 1 2 millimetri
prima di essere catturato per attrazione coulombiana da un elettrone atomico (negativo) e annichilirsi con questo emettendo due fotoni g, ciascuno dellenergia di
511 keV (energia corrispondente alla massa dellelettrone dalla (24.11)), in direzioni opposte, come mostrato in Figura 28.9.26. In Figura 28.9.27 sono paragonate
SPECT e PET per quanto concerne la rivelazione dei fotoni emessi dai radionuclidi. Per individuare la distribuzione dei radionuclidi, il dispositivo PET rivela entrambi i fotoni emessi dallannichilazione del positrone.
I radionuclidi sono prodotti nei ciclotroni (24.12a), bombardando opportuni
isotopi stabili con protoni o deutoni, che vengono poi sintetizzati, in un laboratorio di radiochimica, in unampia gamma di composti fisiologici marcati. I radioisotopi emittenti e +, pi adatti allo scopo, sono isotopi di elementi biologici quali
lossigeno, lazoto e il carbonio (Tabella 27.2): 15O (t1/2 = 2.1 minuti),
13N (t
11C (t
1/2 = 10 minuti) e
1/2 = 20.1 minuti). Non esistono isotopi dellidrogeno
+
emittenti e , ma il radioisotopo del fluoro 18F (t1/2 = 110 minuti) pu esserne un sostituto in determinate circostanze.
Una delle molecole marcate pi utilizzata nelle immagini PET il glucosio che
diventa fluoro-desossi-glucosio (FDG) marcato con 18F. Poich il glucosio rappresenta la principale fonte di energia per le cellule, ne consegue che unelevata concentrazione di fluorodesossiglucosio (FDG) si ha in presenza di un maggior consumo energetico, tipico delle cellule neoplastiche (ma non solo).
I rivelatori di fotoni g utilizzati nei dispositivi PET sono attualmente costituiti da
rivelatori a scintillazione oppure da rivelatori a stato solido (26.3)
I due fotoni g, emessi dallannichilazione del positrone, possono essere rivelati
singolarmente oppure in coincidenza temporale, in un intervallo di tempo 10 20 ns
(1 nanosecondo = 109 s). La rivelazione in coincidenza temporale possiede alcuni
vantaggi, tra cui, soprattutto, quello di fornire una migliore risoluzione spaziale.
La coincidenza dei due fotoni lungo la stessa direzione (collinearit) viene assicu-
Figura 28.9.27
Principio di rivelazione della radiazione emessa dai radionuclidi nel
caso della PET (a) e della SPECT
(b). Nella PET la collimazione elettronica effettuata imponendo la
coincidenza dei segnali nei due rivelatori. Nella SPECT si impiega un
collimatore costituito da uno
schermo di piombo che permette
di rivelare i fotoni provenienti da
una sola direzione.
rivelatore
rivelatore
rivelatore
a)
PET
b)
SPECT
28.9
781
Figura 28.9.28
B
C
A
a)
fotomoltiplicatori
collimatore
scintillatore
b)
rata da opportuni collimatori: per schermare i rivelatori dai fotoni non collineari
sono necessari spessori notevoli (alcuni cm di Pb). Nella Figura 28.9.28 schematizzato un dispositivo PET, mentre in Figura 28.9.29 mostrato un tomografo PET.
Per ottenere le proiezioni tomografiche della distribuzione dei radionuclidi il dispositivo di rivelazione viene fatto ruotare intorno al paziente. Con i dati raccolti a
diversi angoli (Figura 28.9.19), tramite opportuni algoritmi di ricostruzione e di filtraggio descritti nel 28.9a, si ottiene una mappa della distribuzione dei radionuclidi
che evidenzia la struttura anatomica in cui essi sono localizzati (Figura 28.9.30).
Figura 28.9.29
Fotografia di un dispositivo PET.
Allinterno della fessura scura sono
alloggiati i rivelatori.
Figura 28.9.30
Immagine PET di una sezione assiale del cranio dove si osserva la
differenza nellassimilazione di
FDG tra un soggetto normale e uno
schizofrenico: in questultimo lattivit cerebrale della parte frontale
diminuita, mentre aumentata
quella della parte posteriore.
782
CAPITOLO 28
Correzione dellattenuazione
Strumentazione biomedica
Luso di contatori a scintillazione a stato solido comporta attualmente una risoluzione dellordine di circa 3 - 4 mm, a seconda del tipo di materiale scintillante
utilizzato. Una risoluzione spaziale di circa 2 - 3 mm considerata il limite pratico
per i dispositivi PET, a causa della non perfetta collinearit dei due fotoni e della
distanza media (range, 26.2c), che i positroni percorrono prima di annichilire,
pari a circa 1.3 mm.
Un particolare vantaggio della PET consiste nel fatto che, diversamente dalla
tomografia a emissione di un singolo fotone (SPECT), possibile eseguire una
precisa correzione dellattenuazione dei fotoni g nei tessuti, la quale dipende solo
dallo spessore totale del corpo attraversato: infatti i due fotoni in coincidenza attraversano complessivamente lintero spessore corporeo, come evidente in Figura
28.9.31. Essendo Pg1 la probabilit di trasmissione del primo fotone e Pg2 quella del
secondo fotone, per la (25.12), si ha:
Pg1 r e-m x
O
2
(28.9.6)
da cui la probabilit di trasmissione della coppia di fotoni g1, g2 in coincidenza, risulta essere:
1
(28.9.7)
Lx
L
Figura 28.9.31
Attenuazione del fascio di fotoni
collineari emessi da radionuclidi
posti in O. Per semplicit, in figura
mostrata una singola direzione:
in realt la distribuzione della direzione isotropa intorno alla sorgente O.
che dipende solo dal coefficiente di attenuazione lineare m e dal diametro L del
bersaglio (Figura 28.9.31).
Allora il numero di particelle emesse dal radionuclide, distribuito nei tessuti
(con decadimento e annichilazione isotropi), pu essere facilmente calcolato da
quello rivelato, noto il coefficiente m e lo spessore L del corpo in ogni direzione.
Per conoscere questi parametri il paziente sottoposto in precedenza ad una TC
rapida che fornisce al calcolatore della PET solo i dati necessari alle correzioni. Ad
esempio, se avvengono 10 annichilazioni con 10 + 10 fotoni emessi nella stessa direzione ma con versi opposti, supponiamo che un rivelatore da una parte ne individui 8 (gli altri 2 sono assorbiti o deviati) e che il rivelatore dalla parte opposta ne
registri 7. Ne segue che il dispositivo, imponendo la coincidenza temporale, rivela
solo 7 coincidenze in quella direzione. Conoscendo il valore di m e di L dalla TC,
tramite la (28.9.7) si pu correggere la misura da 7 a 10 annichilazioni, ricavando
quindi il vero numero di radionuclidi che hanno emesso b+.
La risoluzione spaziale dei dispositivi PET dipende in modo determinante dal
numero di fotoni collineari rivelati: tanto maggiore questo numero, tanto migliore sar limmagine ricostruita. Tuttavia, per ragioni di sicurezza (27.2b e Tabella 27.3), vi un limite massimo nella quantit di radionuclide che pu essere
somministrata al paziente e questa, a sua volta, limita il flusso di fotoni rivelati e
quindi anche la risoluzione spaziale dellimmagine ricostruita. Infatti, i fotoni rivelati sono una frazione piccola del numero di radionuclidi somministrati, a causa
dei seguenti fattori:
a) i radionuclidi tendono a diffondere in tutto lorganismo, per cui solo una parte
modesta si concentra nella regione sotto indagine;
b) lapertura angolare dei rivelatori consente la rivelazione solo di una piccola frazione dei fotoni collineari provenienti dallannichilazione del positrone, i quali
sono emessi con una distribuzione angolare isotropa;
c) lattenuazione dei fotoni nellattraversare il materiale biologico;
d) lefficienza di rivelazione del rivelatore.
28.9
783
Le valutazioni quantitative di questi fattori dipendono dagli organi sotto indagine e dal particolare sistema di rivelazione adottato dal dispositivo PET. Ad esempio, per il complesso dei tre fattori (b),(c) e (d), normalmente viene rivelato solo
l1 2% dei decadimenti dei radionuclidi concentrati nellorgano oggetto di indagine. Per analogia si paragoni limmagine data dalla PET al caso di una fotografia scattata di notte: in condizione di un basso flusso di fotoni si deve impostare la
macchina fotografica sullapertura massima dellobiettivo e permettere lunghi
tempi di esposizione della pellicola fotografica per ottenere un numero accettabile di fotoni che diano luogo ad unimmagine, comunque offuscata e confusa.
Come visto sopra, il fattore (c) di attenuazione pu essere corretto, anche se
esso comunque fonte di amplificazione degli errori nella ricostruzione, e pertanto diventa molto importante cercare di incrementare lefficienza del rivelatore
e lapertura del collimatore.
Con questo scopo sono in corso di sviluppo sistemi PET di vario tipo. Ad esempio mediante il TOFPET (TOF = Time Of Flight, tempo di volo) si esegue anche una
misura dellintervallo di tempo che intercorre tra la rivelazione del primo e del secondo fotone g : in questo modo, essendo nota la velocit c dei fotoni, si viene a
conoscere direttamente la posizione del punto di annichilazione rispetto ai due rivelatori, con un miglioramento della risoluzione.
Mediante rivelatori, chiamati camere proporzionali a multifilo (MWPC), si incrementa lapertura angolare del rivelatore, con una risoluzione spaziale, dellimmagine ricostruita, simile a quella degli scintillatori o migliore. Come si comprende, questo tipo di tecniche sono tuttora in evoluzione e lavanzamento tecnologico fa prevedere ulteriori progressi in futuro.
Attualmente le immagini PET sono di grande aiuto nella chirurgia dei tumori,
poich permettono di conoscere lo stato di avanzamento del tumore, i linfonodi
sentinella e la presenza di metastasi difficilmente visibili con altri tipi di immagine,
come mostrato in Figura 28.9.32.
Figura 28.9.32
Immagine PET del piano frontale
di un soggetto cui era stato individuato un tumore (primario) con
una TC toracica. Limmagine PET
evidenzia un tumore secondario e i
linfonodi mediastinici in metastasi.
Lesame stato svolto utilizzando
FDG.
784
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Per finire opportuno osservare che, sia per la PET, che per la SPECT, le immagini, tramite le loro differenti tonalit di grigio, forniscono anche informazioni
quantitative sulla concentrazione del particolare tracciante nellorganismo, rendendo possibili studi in vivo di farmacocinetica e delle funzioni metaboliche degli
organi sotto indagine (in particolare del cuore e dellencefalo). A questo proposito, come gi visto nel 27.2b, interessante notare che nelle immagini radiodiagnostiche la risoluzione spaziale equivale allassorbimento di circa un grammo di
materiale biologico, corrispondente a circa 109 cellule, mentre nelle immagini in
Medicina nucleare (SPECT, PET, scintigrafie) per fornire unevidenza della presenza di radionuclidi, sufficiente siano rivelati 100 nuclei corrispondenti a 100
cellule: la radiodiagnostica mediante radionuclidi possiede una risoluzione metabolica eccezionale.
28.9e Immagini da risonanza magnetica nucleare (RM)
Radiofrequenza
(28.9.8)
dove h la costante di Planck e g una propriet del nucleo, noto come rapporto
giromagnetico. In assenza di campi magnetici esterni, lenergia dello stato fondamentale del nucleo indipendente dallorientazione nello spazio del vettore m.
Viceversa, quando i nuclei appartenenti agli atomi o alle molecole di un certo
materiale si trovano in un campo magnetico esterno B, si crea una piccola differenza di energia tra i nuclei che hanno orientazione diversa rispetto al campo B
(Figura 28.9.33). Quando lenergia del fotone uguale alla differenza di energia
tra i livelli energetici magnetici nucleari, si pu avere un assorbimento in risonanza alla frequenza:
L =
2
B.
2
(28.9.9)
28.9
Figura 28.9.33
E2 = + 1 h B
2
2
= 1
2
B0
785
hv
B=0
E1 = 1 h B
2
2
z
o= 2 o
B
o
x
a)
insieme di
nuclei:
B
B = Bo = costante
intensit
del segnale
x
frequenza
x
a)
Figura 28.9.34
intensit
del segnale
B = B(x)
frequenza
Bo
B4 B6 B8 B10 B12
o
b)
b)
12 10 8 6 4
Figura 28.9.35
La figura mostra schematicamente il segnale di RM che si origina da una particolare distribuzione
di sfere contenenti nuclei di idrogeno. Nel caso (a) il campo magnetico B uniforme su tutta la distribuzione, originando un segnale a una singola frequenza. Nel caso (b) al campo magnetico
stato aggiunto un gradiente di campo G nella stessa direzione di B. In questo caso il campo magnetico sulle sferette diminuisce andando da sinistra a destra e a ci corrisponde (dalla 28.9.9) una
diminuzione della frequenza di risonanza, originando segnali di ampiezza diversa a seconda del
numero di sferette. Le sferette di idrogeno in posizione 4 sono soggette al campo magnetico B4 cui
corrisponde la frequenza n4 e un segnale pi intenso (vedasi anche la Figura 28.9.36).
786
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.9.36
bus dati
calcolatore
generatore di
forme d'onda
sorgente RF
principale
amplificatore
RF
deviatore
T/R
bobina RF
media
segnali
video
controllo
formatore
immagini
generatore
di impulsi
ricevente
RF
rivelatore
di fase RF
alimentatore
magnete
schermo antiradiazione RF esterna
Aspetti tecnici
riale in oggetto, alla sollecitazione ottenuta con impulsi di radiofrequenza di durata, forma e sequenze predeterminate. Le parti principali di un tomografo RM
sono descritte di seguito e in Figura 28.9.36 mostrato uno schema a blocchi di
tale dispositivo:
a) un magnete (Figura 28.9.37) che deve essere in grado di fornire un campo magnetico di circa 0.1 0.5 tesla. Questo campo deve essere il pi possibile
uniforme e stabile; il magnete deve avere una cavit di accesso abbastanza
grande da accomodare tutto il corpo del paziente, o perlomeno alcune parti di
esso. Si usano a questo scopo i magneti superconduttori, costituiti da grandi solenoidi di materiali conduttori che, purch mantenuti a temperatura inferiore a
una data temperatura critica, hanno la propriet di non dissipare energia per
effetto Joule e quindi di essere eccezionalmente stabili (corrente elettrica nelle
bobine costante) come riportato nel 17.7;
Figura 28.9.37
Magnete principale, bobine di gradiente e sistema di trasporto motorizzato del paziente.
bobine magnete
principale
bobine di gradiente
28.9
787
Figura 28.9.38
y
bobine dei
gradienti in z
z
magnete
principale
o
bobine dei
gradienti in y
finestra schermata RF
tastiera di comando
comunicatore
788
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.9.40
(a) Un dispositivo RM total body di
prima generazione. Il paziente introdotto nel dispositivo attraverso
unapertura di limitate dimensioni. (b) Dispositivo RM di recente
generazione e (c) RM con solenoide aperto: il dispositivo pu
ruotare in posizione verticale. (S.C.
Radiologia IRCCS San Matteo,
Pavia).
criogenia
(locale dietro
la parete)
involucro del magnete
principale (superconduttore)
e delle bobine
sensori di ossigeno
comandi del lettino
lettino con paziente
a)
b)
Bobine multicanale
c)
28.9
789
B = Bo + G
xi
G
G
Vi
G
G
y
o
Figura 28.9.41
I gradienti di campo magnetico G permettono di ottenere le emissioni della radiofrequenza su diverse direzioni. Lampiezza dei segnali proporzionale al numero di nuclei di idrogeno NH osservati ortogonalmente a una data direzione. Si considerino le sfere della figura composte di idrogeno.
mettono un maggiore comfort per il paziente, soprattutto se nel corso dellesame gli
viene richiesto di trattenere il fiato. Inoltre la tecnologia multicanale incrementa
sia il rapporto segnale-fondo, migliorando la risoluzione spaziale e temporale
delle immagini, e sia il volume anatomico indagato, particolarmente utile nelle indagini sulla colonna vertebrale e sulla vascolarizzazione delle gambe.
Le immagini si riferiscono normalmente a sezioni bidimensionali del corpo
umano. La posizione della sezione pu essere scelta a piacere e variata in modo da
avere informazioni su tutto un volume. Un esempio di immagini RM mostrato
nella Figura 28.9.42.
Uno dei grandi vantaggi delle immagini di RM consiste nel fatto che possibile
non solo rappresentare la distribuzione di densit di protoni nei tessuti, ma anche
discriminare tra i protoni presenti in atomi e molecole aventi diverso grado di mobilit. Questo pu essere fatto sfruttando il fatto che un particolare parametro del
fenomeno RM, chiamato tempo di rilassamento nucleare o longitudinale, dipende in larga misura dal moto della molecola in cui il nucleo contenuto. Il
tempo di rilassamento nucleare o longitudinale la costante di tempo T1 relativa al ritorno del momento magnetico del nucleo allequilibrio termico, dopo essere stato
irraggiato con un campo a radiofrequenza nelle condizioni di risonanza. Il ritorno
allequilibrio, che avviene esponenzialmente nel tempo, favorito dagli scambi di
energia tra il sistema magnetico nucleare e il reticolo, cio il complesso di atomi e
molecole che costituiscono il materiale. A parit di altri fattori, il rilassamento nucleare in un sistema fluido tanto pi breve quanto pi lenti sono i moti molecolari.
Il tempo di rilassamento longitudinale T1 dei protoni nei tessuti biologici pu
variare da 0.1 a 3 secondi. Pertanto, se laltezza del segnale RM viene misurata
dopo un tempo dellordine di T1 dallimpulso risonante di saturazione, lintensit
del segnale risulta funzione di T1 e quindi diverso per nuclei aventi diverso
Figura 28.9.42
Immagini frontali di RM. In (a) nel
riquadro rosso sono chiaramente
osservabili i polmoni, che, contenendo aria, sono privi di idrogeno
e non danno segnale di risonanza
(tonalit nera). In (b) e (c) sono
mostrate una sezione viscerale e
una sezione degli arti inferiori
(centrata sulle ginocchia).
790
Figura 28.9.43
Tomografia RM dellencefalo in
cui evidenziato il sistema circolatorio cerebrale. La RM permette di
ottenere angiografie non invasive.
Figura 28.9.44
Immagini RM dellencefalo nel
piano assiale e nel piano sagittale.
La prima pesata in T2, la seconda
pesata in T1. Si osservi come un tessuto identico viene evidenziato in
modo diverso.
Figura 28.9.45
Alcune immagini del cranio in
piano trasversale (assiale) con differenti modalit di acquisizione
dellimmagine, la (c) pesata in T1
con contrasto di gadolinio per mettere in evidenza la lesione neoplastica.
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
tempo di rilassamento. Per esempio, stato trovato che il T1 dei protoni presenti
nellacqua dei tessuti cancerogeni in generale pi lungo del T1 dellacqua nel
corrispondente tessuto sano. Sulla base di questa osservazione si possono ottenere
delle rappresentazioni della densit in cui si evidenzia la presenza del tessuto malato. Sempre in base al T1 possibile distinguere i protoni dellacqua in movimento rispetto a quelli fermi e quindi ottenere unimmagine anche tridimensionale dellalbero circolatorio arterioso dellorgano indagato: ne un esempio limmagine tomografica di Figura 28.9.43.
Unulteriore possibilit di contrastare tessuti diversi offerta da un secondo parametro di rilassamento, noto come T2 o tempo di rilassamento spin-spin o trasversale, che caratterizza lallargamento intrinseco della riga di risonanza. Anche questo fenomeno avviene esponenzialmente nel tempo e T2 ne rappresenta la costante di tempo. Nei liquidi come lacqua il rapporto T1/T2 vicino allunit. Invece per i protoni appartenenti a strutture pi ordinate o meno mobili (tessuti,
proteine, cellulosa e cos via) il rapporto T1/T2 pu assumere valori maggiori di
uno. Un esempio di immagini con contrasto di T1 e T2 mostrato in Figura
28.9.44, dove si pu notare come gli stessi tessuti presentino differenze in tonalit
di grigio.
Anche con la RM possibile introdurre nel soggetto sostanze che permettono
un aumento di contrasto (particolari nuclei), come mostrato in Figura 28.9.45. Infine opportuno accennare che oltre al protone, nucleo dellatomo di idrogeno,
28.9
791
He nucleo:
p
p
spin 1/2
Figura 28.9.46
Figura 28.9.47
Immagini dei polmoni eseguite con risonanza con 3He. Il gas respirato diffonde nei polmoni. In
(a) i polmoni di un soggetto sano, in (b) i polmoni di un fumatore: le frecce evidenziano le regioni
non pi funzionanti (le zone nere rappresentano lassenza di 3He, cio regioni del polmone dove
il gas non riesce a penetrare).
si possono impiegare altri nuclei dotati di momento angolare proprio. In particolare l3He (Figura 28.9.46), gas inodore e privo di attivit biologica, respirato e diffuso nei polmoni mette in evidenza le regioni inattive (Figura 28.9.47).
Consideriamo ora alcuni aspetti tecnici soprattutto relativi alla sicurezza del paziente. Il dispositivo RM agisce utilizzando onde elettromagnetiche a radiofrequenza che possono interagire con dispositivi elettronici causandone quanto
meno un funzionamento anomalo. Per questo motivo i portatori di pace-maker non
possono essere sottoposti a RM.
I portatori di protesi metalliche devono informare il personale medico affinch
prenda provvedimenti sia per evitare fastidi ai pazienti sia per poter eliminare artefatti nelle immagini.
E cos anche i portatori di clip metalliche (utilizzate in chirurgia per lemostasi
fino alla fine degli anni 70 del secolo scorso) per evitare che, a causa dei campi
magnetici e della radiofrequenza, possano non fare pi tenuta, causando emorragie.
I pazienti non devono indossare oggetti metallici o dispositivi elettronici: per
esempio lorologio digitale, emettendo radiofrequenza, interferisce con il dispositivo, mentre per quanto riguarda gli orologi metallici il meccanismo risulter bloccato dalla magnetizzazione.
Il paziente, come nelle tomografie precedenti, deve restare fermo: coloro che
soffrono di claustrofobia (per lo spazio ridotto; vedi Figura 28.9.40) e i bambini
devono essere sedati (un anestesista deve far parte dello staff medico della RM).
Un effetto sgradevole lelevato rumore avvertito dal paziente durante la RM, causato dalle vibrazioni meccaniche delle bobine a radiofrequenza.
Infine, la presenza di un magnete superconduttore e quindi di un sistema di
criogenia (Figura 28.9.48) che impiega gas criogenici, quali azoto ed elio (gas inodori e privi di effetti biologici), obbliga un continuo controllo della funzionalit
dei sensori di ossigeno posizionati nel locale RM, per evitare il pericolo di asfissia
del paziente nel caso di perdite di gas criogenici.
Per concludere largomento di questo paragrafo, opportuno osservare che la
tecnica RM applicabile anche ad altri nuclei dotati di momento magnetico in-
Il nucleo dellatomo di elio-3 formato da due protoni e un neutrone. I momenti angolari propri
(spin) dei due protoni sono opposti e il singolo neutrone fornisce
uno spin non nullo al nucleo di 3He
(nel caso dell4He, 2 protoni e 2
neutroni, il nucleo possiede spin
totale nullo e non ha luogo il fenomeno della RM).
792
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.9.48
locale di servizio
(criogenia)
al magnete
principale
sistema criogenico:
He liquido (4 K) e
azoto liquido
(rifornimento da
serbatoi esterni)
trinseco , potendosi cos ottenere la mappa per diversi elementi quali ad esempio
il cesio (129Cs e 127Cs), lo iodio (127I e 125I), il cloro (35Cl e 37Cl), il potassio (39K e
41K), lo stagno (119Sn, 117Sn e 115Sn) e vari altri. Chiaramente il valore della frequenza di risonanza diverso per ciascun tipo di nucleo e in generale esso risulta
minore della radiofrequenza per il protone: questo fatto e la densit di questi nuclei, notevolmente minore nei tessuti biologici rispetto a quella dei nuclei di idrogeno, rendono pi difficoltosa lacquisizione di un segnale sufficiente a costituire
unimmagine, per cui lestensione della tecnica RM ad altri nuclei limitata a campioni e tuttora in fase di sperimentazione.
28.9f Immagini ecotomografiche
Le immagini ecografiche descritte nel 28.6 in realt sono tomografie (ecotomografie), in generale limitate a piani assiali e sagittali. Con particolari dispositivi
possibile, sfruttando gli echi e il contrasto alle varie interfacce, ricostruire tridimensionalmente strutture biologiche e osservarne il movimento. Si tratta della
modalit chiamata 4D (3 dimensioni spaziali e 1 dimensione temporale) ottenuta
impiegando una speciale sonda ecografica e raccordando tramite complessi algoritmi di calcolo i piani di una sequenza di immagini. La tecnica viene utilizzata in
ostetricia per controllare lo stato di salute degli organi interni del feto e permette
di osservare anche immagini frontali o di piani obliqui a seconda delle circostanze.
Due istantanee della ricostruzione tridimensionale di feti in gestazione sono mostrate in Figura 28.9.49a,b).
28.9
a)
b)
Figura 28.9.49
Immagini 4D (3 dimensioni spaziali e 1 dimensione temporale) di feti in et diversa, ricostruite
con ecotomografie sfruttando sia gli echi sia il contrasto tra mezzi diversi.
28.9g
Grazie agli sviluppi tecnologici degli ultimi decenni, in particolare quelli riguardanti lincremento della velocit di calcolo dei calcolatori, si resa possibile
una tomografia della retina con risoluzione dellordine delle dimensioni cellulari.
La tomografia a coerenza ottica (Optical Coherence Tomography, OCT), sviluppatasi
nellultimo decennio del secolo scorso, una tecnica di imaging non invasiva relativa a sezioni retiniche in vivo che permette la diagnosi, la stadiazione e il followup di numerose affezioni retiniche.
Il principio di ricostruzione delle immagini diverso da quello trattato in questo paragrafo (in cui si sfrutta lassorbimento di varie radiazioni nelle strutture biologiche), essendo simile a quello impiegato nelle immagini ecografiche trattate
nel 28.6. In questo caso infatti si tratta di rilevare la radiazione elettromagnetica
infrarossa (in prossimit del visibile), riflessa dalle diverse strutture attraversate ottenendo, come nellecografia, linformazione di profondit di tali strutture.
Tuttavia la frequenza della radiazione ottica vari ordini di grandezza maggiore
della frequenza degli ultrasuoni: 1015 Hz della radiazione ottica (vedi Figura 25.1) rispetto ai megahertz (106 Hz) degli ultrasuoni (28.6). Ne segue che otticamente
possibile rilevare distanze fra le strutture inferiori a 10 m (!), con echi distanziati in
tempi troppo brevi per essere misurati da semplici ritardi elettronici del segnale,
come avviene in ecografia: infatti, a causa dellelevata velocit della luce, la differenza temporale fra gli echi t = 10 m/ 3 108 m s1 = 3 1014 s, non misurabile
elettronicamente.
La difficolt viene superata utilizzando il fenomeno dellinterferenza (12.9 e
21.3): il fascio riflesso (e non deviato) viene fatto interferire con un fascio ottico
di riferimento, con un dispositivo mostrato in Figura 28.9.50 chiamato interferometro. Le caratteristiche delle varie figure di interferenza (simili a quelle della diffrazione descritta nel 21.3), ottenute dalle riflessioni provenienti dai vari piani del
campione combinate con il fascio di riferimento, permettono di ottenere una misura precisa delle distanze tra i piani.
Condizione necessaria per ottenere linterferenza la coerenza della radiazione, per questo motivo si impiegano fasci laser (25.6). La risoluzione laterale
viene determinata dalle dimensioni del fascio laser e risulta anchessa dellordine
di 10 m. La profondit raggiunta dal fascio laser da 1 a 2 m (si tenga presente
793
794
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.9.50
Schema di un dispositivo tomografico a coerenza ottica (OCT) basato
sullinterferometro di Michelson. La
luce emessa da un fotodiodo superluminescente nel vicino infrarosso
(DSL) tramite una fibra ottica e una
lente convessa (L) incide su uno
specchio semiriflettente (SS-R) (la
radiazione riflessa al 50% e trasmessa al 50%) e prosegue lungo
due percorsi, il primo diretto verso il
campione (C) da cui viene riflessa, il
secondo verso uno specchio di riferimento (REF) da cui viene riflessa. I
due raggi riflessi giungono sullo
specchio semiriflettente e si sommano dando luogo allinterferenza
la cui figura (pattern) va al sistema
ottico (SO) di una telecamera digitale (TCD) che fornisce i dati al sistema di calcolo (CAL) per la formazione dellimmagine.
fibra
ottica
DSL
L
SS-R
REF
CAL
SO
TCD
che le cellule retiniche sono quasi trasparenti), a profondit maggiore gran parte
della radiazione viene rifratta.
LOCT dunque proietta sulla retina un fascio di radiazione con lunghezza
donda nel vicino infrarosso (820 nm) generato da un diodo superluminescente e
confronta i tempi di propagazione delleco della luce riflessa dalla retina con
quelli relativi allo stesso fascio di luce riflesso da uno specchio di riferimento posto
a distanza nota. Un fotorivelatore fornisce le figure dinterferenza al calcolatore
che ricostruisce la profondit dei vari piani riflettenti della retina (Figura 28.9.51).
In pratica la sezione della retina viene ottenuta effettuando una successione di
riflessioni assiali (asse z o A-scan) che combinate forniscono una sezione tomografica (piano x, z o B-scan) in completa analogia con lecografia (modo di analisi A e
B, si veda il 28.6d). Assemblando diverse sezioni tomografiche successive (B-scan)
si ottiene un insieme di dati tridimensionali corrispondenti ad unimmagine volumetrica (volume x, y, z) chiamata anche OCT volumetrica (full-field OCT). da notare che queste immagini si ottengono in modo completamente non invasivo,
senza alcun contatto meccanico con il paziente.
Dal punto di vista qualitativo ogni scansione tomografica della retina permette
unanalisi della morfologia e del grado di riflettivit degli strati retinici, mentre dal
punto di vista quantitativo lo strumento permette di misurare lo spessore della retina rappresentato con mappe di spessore (Figura 28.9.51). Come si vede chiaramente dalla Figura 28.9.51a, le sezioni tomografiche della regione maculare permettono di visualizzare la forma della depressione foveale e la struttura delle cellule nervose retiniche (Capitolo 23). La superficie di separazione vitreo-retinica risulta ben definita grazie al contrasto tra la mancanza di riflettivit del vitreo e lelevata riflettivit dello strato delle fibre nervose pi superficiali. Gli strati retinici intermedi hanno un modesto grado di riflettivit, mentre i fotorecettori, disposti
longitudinalmente, sono otticamente scarsamente riflettenti e appaiono come
una banda scura che separa i neuroni retinici dallepitelio pigmentato coroido-capillare che appare come una spessa banda molto riflettente (in rosso nella Figura
28.9.51). Dagli strati pi profondi della coroide e della sclera provengono deboli
segnali di riflettivit, in particolare nel caso di assottigliamento o atrofia del tessuto
retinico.
Fra le molte affezioni rilevabili con la OCT vi sono laccertamento dellintegrit
degli assoni nella sclerosi multipla, la degenerazione maculare, il controllo della
progressione del glaucoma, le fibrosi pre-retiniche. In Figura 28.9.52 mostrato
28.9
795
Figura 28.9.51
Sezione tomografica di una retina: a)
retina normale; b) distacco del neuroepitelio maculare.
a)
b)
Figura 28.9.52
Dispositivo OCT. Il paziente posiziona il viso nella struttura a sinistra.
Sui monitor compare limmagine tomografica ricostruita nella sezione richiesta dal medico oculista.
796
CAPITOLO 28
Esempio
Strumentazione biomedica
28.9.2
da cui:
104 g 1
0.6 2 6.02 1023 = 2 1024 ,
18 g 200
mX =
5.6 10-2
= 5.6 10 4 kg,
9.8 10 1 m 2 s -2
T =
5.6 10 2 joule
= 1.2 10-5 C,
4.18 J cal -110+3 g 1 cal g -1 C -1
appena 12 milionesimi di grado! Come si vede si tratta in entrambi i casi di effetti completamente trascurabili. Infine in
termini dosimetrici lenergia di 5.6 102 joule corrisponderebbe a una dose di radiazione (se ionizzante) assorbita dalla
testa di 5.6 mGy, minore delle dosi medie assorbite in esami radiografici (Tabella 27.1). Tuttavia importante osservare che i
fotoni da RM non sono radiazione ionizzante poich possiedono
unenergia del tutto insufficiente a provocare la ionizzazione o
ad alterare la struttura atomica o molecolare di cui costituito
il campione: al pi possono solo provocare linsignificante
rialzo termico sopra stimato.
28.10
797
Chirurgia robotica
rurgia laparoscopica e toracoscopia mini invasiva. Questa si sviluppata clinicamnete a partire dal 1980 e da allora si estesa a molti interventi addominali e toracici.
Gli aspetti positivi sono molteplici, in particolare: a) ridotta perdita ematica, b)
minor dolore post-operatorio, c) precoce ripresa delle funzioni organiche, d) diminuzione delle infezioni chirurgiche, e) riduzione della degenza ospedaliera e
della convalescenza e precoce recupero lavorativo, f) diminuzione delle sindromi
aderenziali post-laparotomiche. La metodica (tuttora in uso) consiste nelleseguire lintervento nel paziente a distanza, introducendo nellorganismo una telecamera e particolari strumenti endoscopici (si veda 22.6) attraverso piccoli fori
o incisioni, seguendo su un monitor lazione del manipolatore gestito dalloperatore, e viene quindi condizionata da alcune limitazioni terapeutiche quali: immagini bidimensionali (mancanza di profondit), movimenti paradossi degli strumenti azionati manualmente attraverso cannule di accesso, posizioni spesso innaturali delloperatore, dissociazione tra il controllo degli strumenti e quello dellimmagine (la telecamera azionata da un assistente) e impossibilit di eseguire microsuture di alta precisione. Questi aspetti hanno ridotto la diffusione della chirurgia mini invasiva; inoltre, le difficolt di insegnamento della metodica e un ciclo di apprendimento molto lungo hanno contribuito a rallentarne ladozione.
La chirurgia robotica unevoluzione di quanto sopra, con laggiunta di un calcolatore di interfaccia e con la trasmissione, via fibre ottiche o radiofrequenza,
delle azioni del manipolatore sul dispositivo operante (robot). Nel 2001 stato effettuato per la prima volta un intervento di colecistectomia in telechirurgia transatlantica, fissando linizio dellera della chirurgia robotica.
Il pi rinomato dispositivo robotico per chirurgia il sistema da Vinci: nel 2010
ne sono stati registrati in attivit ben 1500 nel mondo. Prima di descrivere il sistema prendiamo in considerazione la Fisica coinvolta nei sistemi robotici.
28.10a La Fisica alla base dei sistemi robotici
z
Y
Z
b
x
N
Figura 28.10.1
Sono mostrate le coordinate di traslazione x, y, z e gli angoli di rotazione , , . Viene mostrato il sistema cartesiano ruotato X, Y, Z e la
linea nodale N.
798
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
28.10
799
Chirurgia robotica
Figura 28.10.2
Il sistema da Vinci: a sinistra la console di comando, al centro il robot
con i bracci sul tavolo operatorio e
a destra il carrello complementare.
Figura 28.10.3
La console di comando a sinistra, al centro il complesso manipolatore del sistema da Vinci e sopra
le estremit dei bracci del robot, mostrato nel suo complesso a destra.
Tra gli strumenti inseriti nel braccio robotico ha particolare interesse quello
mostrato in Figura 28.10.4 che permette di sigillare vasi mediante radiofrequenza (vedi 25.3) e di eseguire tagli con una lama senza causare emorragie.
Altrettanto interessante lo strumento di imaging mostrato in Figura 28.10.5 che
permette di individuare con grande precisione i vasi, lalbero biliare, i linfonodi, la
perfusione in tessuti molli e in organi solidi (parenchima renale ed epatico) utilizzando due telecamere sensibili al visibile e allinfrarosso e sistemi di illuminazione
con fibre ottiche nel visibile e nellinfrarosso. Lindividuazione delle strutture citate
avviene tramite liniezione endovenosa di un colorante fluorescente (verde di indocianina o ICG da Indo Cianine Green avente peso molecolare di 775). Questo colorante si lega con le proteine del plasma, quindi resta confinato nel sistema vascolare
e nel sistema linfatico. La sua rimozione dalla circolazione avviene solo tramite il fegato e il liquido biliare. Lilluminazione con luce infrarossa (25.5) a 780 nm di lunghezza donda causa la fluorescenza dellICG (emissione alla lunghezza donda di
830 nm nellinfrarosso). Mediante una telecamera sensibile sia nel visibile e sia
nellinfrarosso si ottengono immagini in grado di evidenziare le strutture biologiche
Figura 28.10.4
Strumento
per vasi.
sigillante-emostatico
800
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.10.5
Il sistema da Vinci Firefly per la chirurgia guidata tramite fluorescenza. Viene illustrato il dispositivo di imaging in tempo reale per
visualizzare strutture perfuse da colorante fluorescente endovenoso
(verde di indocianina, Indo Cianine
Green o ICG).
a)
b)
28.10
c)
d)
e)
f)
801
Chirurgia robotica
Figura 28.10.7
Intervento di chirurgia robotica: a
sinistra il chirurgo operatore alla
console di comando, a destra il robot in azione e la squadra chirurgica. I bracci del robot sono rivestiti
da plastica onde evitare la contaminazione biologica della strumentazione introdotta nel paziente.
802
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Esempio
28.10.1
Emissione da fluorescenza
= c / =
3 108 m s 1
= 3.61 1014 Hz,
830 10 9 m
28.11
28.11
MACCHINA CUORE-POLMONE
(CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA)
803
804
Figura 28.11.1
Schema a blocchi della macchina cuore-polmone.
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
cannula
cannula
paziente
riserva
venosa
filtro
arterioso
ossigenatore
pompa
roller
scambiatore
di calore
Figura 28.11.2
La macchina cuore polmone per
la circolazione extracorporea
impiegata in interventi di cardiochirurgia e di chirurgia toracica.
Figura 28.11.3
Tubi in materiale biocompatibile.
28.11
805
Nella pompa centrifuga (Figura 28.11.6) il liquido, introdotto nel centro di rotazione, messo in rotazione da pale ruotanti e si porta verso la parete esterna da cui
fuoriesce il liquido con velocit vt, risultante della velocit periferica di rotazione
vp e velocit fornita dalla forza centrifuga al volume ruotante (vedi 2.8). Al contrario della pompa roller, la pompa centrifuga fornisce una portata che dipende
dalla resistenza a valle (a parit del numero di giri) ma, per il suo principio di funzionamento, riduce lemolisi rispetto alla pompa roller e non forma in circolo
bolle gassose.
Due delle quattro pompe presenti nel circuito di circolazione extracorporea,
come detto, sono impiegate come aspiratori (Figura 28.11.7). Laspiratore da
campo permette di recuperare il sangue versato nella cavit toracica, mentre laspiratore vent recupera dallatrio sinistro il sangue proveniente dal circolo bronchiale. Infatti nonostante il prelievo dalla vena cava, altre fonti possono portare
sangue alle cavit cardiache (il seno coronario, il sangue dal circuito bronchiale, il
sangue sfuggito allaspirazione cavale): per avere un campo totalmente esangue
necessario espirare il sangue dal ventricolo sinistro tramite laspiratore vent. A
causa della loro modalit di funzionamento gli aspiratori sono molto emolitici
dato che sottopongono i globuli rossi a forti depressioni e a notevoli moti turbolenti.
Il sangue recuperato viene poi filtrato, ossigenato e re-immesso nel circuito.
Figura 28.11.4
Pannello di controllo della macchina cuore-polmone. visibile
il blocco delle pompe della macchina (4 pompe + 1 pompa di riserva).
a)
vp
b)
Figura 28.11.6
(a) Schema di funzionamento della pompa centrifuga. (b) Pompa centrifuga: ingresso centrale, uscita laterale.
806
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Figura 28.11.7
Pompe aspiranti: (a) aspiratore
da campo, (b) aspiratore vent.
a)
b)
807
Lossigenatore a fibre cave costituito da fasci di sottili fibre in PVC o PTFE cave
e semipermeabili ai gas, al cui interno fluisce ossigeno, mentre il sangue venoso
passa allesterno.
Lossigenatore a dischi rotanti consiste in una serie di dischi coassiali che ruotano
in modo tale che il sangue venoso viene distribuito sulla loro superficie formando
una pellicola per aumentare la superficie di contatto con laria. I dischi sono immersi in un contenitore di ossigeno e il gas a contatto diretto con il sangue.
Lossigenatore a membrana (Figura 28.11.9) permette scambi ossigeno-anidride
carbonica per diffusione attraverso una membrana (gomma siliconata o polipropilene) semipermeabile al sangue e permeabile allossigeno (in modo analogo a
quanto descritto nel rene artificiale, 28.8). Tale metodica evita la formazione di
bolle, diminuisce il rischio di embolia gassosa (si veda 8.2b) e i danni da esposizione diretta al gas (emolisi, consumo di piastrine e dei fattori di coagulazione) e
pu essere utilizzata per periodi prolungati di CEC in alcuni casi particolari.
La diffusione dellossigeno attraverso la membrana (superficie di circa 2 m2 e
raggio dei pori 15 mm) viene determinata dalla legge 1a di Fick (15.24), qui ripetuta:
D pO2 ,
J si = i
(28.11.1)
RT x
dove pO2 la differenza di pressione parziale di ossigeno tra il gas e il sangue.
Lassenza di CO2 nellossigenatore comporta un analogo flusso diffusivo di CO2 in
senso contrario, dal sangue venoso al flusso gassoso di O2.
Gli ossigenatori moderni tendono ad avvicinarsi maggiormente alla fisiologia
polmonare, evitando il contatto diretto con il gas grazie alla presenza di una membrana o della parete della fibra cava, in modo simile a quanto accade nella membrana alveolare. La scelta dellossigenatore determina le differenze nel circuito del
sangue, ad esempio quello a membrana influenza in modo notevole la quantit di
sangue che torna al paziente a causa dellelevata resistenza (carico) meccanica che
esso presenta. Perci la pompa principale deve essere applicata prima dellossigenatore. Nel caso dellossigenatore a bolle, questo deve essere posto prima della
pompa principale, essendo strutturato in modo da avere una riserva di sangue arterioso derivante dal deschiumaggio (necessario dopo il gorgogliamento per evitare embolie gassose).
Figura 28.11.9
(a) Ossigenatore a membrana.
(b) Parte della macchina che raccoglie il sangue venoso proveniente dallaspiratore da campo
operatorio, lo ossigena e toglie
eventuali bolle daria.
808
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
28.12
Considerazioni conclusive
809
Figura 28.11.10
Schema di un filtro arterioso.
accuratamente controllate.
La circolazione extracorporea causa alcune disfunzioni:
- endocrine, con alterazione della secrezione e degradazione ormonale;
- cerebrali con incremento della necrosi delle cellule cerebrali;
- ematologiche con incremento dellemolisi e della citolisi leucocitaria, diminuzione del numero e dellattivit delle piastrine e alterazioni a carico di tutti gli
elementi figurati del sangue.
Luso della CEC comporta dei risvolti negativi quali: alterazioni dovute al contatto sangue-superfici estranee (risposta infiammatoria sistemica) e al flusso continuo (incremento delle resistenze periferiche e dellacidosi tissutale); alterazioni
della distribuzione dei flussi regionali, per cui riduzioni di portata aumentano i
flussi cerebrale e coronarico e riducono i flussi renale e splancnico con possibile
insorgenza di insufficienza renale o epatica; alterazioni dellequilibrio idro-salino.
Lequipe chirurgica con il tecnico della perfusione applicano le opportune procedure per prevenire le disfunzioni e intervengono in caso di alterazioni.
A proposito dellemolisi opportuno osservare che una rapida riduzione di velocit (elevata decelerazione) provoca la rottura della membrana degli eritrociti:
ne consegue la necessit di tenere sotto controllo il flusso (portata) del sangue al
fine di minimizzare il danno ematico.
I continui progressi tecnologici comporteranno miglioramenti tali da avvicinare sempre pi il funzionamento della macchina cuore-polmone a quello del
cuore e dei polmoni.
28.12
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
La strumentazione descritta in questo capitolo costituisce un insieme di dispositivi che rispecchiano lo stato attuale della tecnologia. Lavanzamento tecnologico continuo e levoluzione della strumentazione comporter un miglioramento nellimpiego sia diagnostico sia terapeutico, soprattutto grazie al continuo
incremento della potenzialit dei sistemi di calcolo. Tuttavia, i fondamenti fisici
dei dispositivi qui descritti manterranno in generale la loro validit, al pi si aggiungeranno ulteriori fenomeni (con la relativa descrizione fisica) oggi non ancora sfruttati nel settore sanitario.
810
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
Elenco della strumentazione e delle tecniche e metodologie fisiche descritte o citate nel testo
TECNICHE STRUMENTALI
SCOPO
PAGINE
Acceleratore lineare
Adroterapia
Amplificatore di brillanza
Analisi di elementi in traccia
Analisi di Fourier o armonica
Polarimetro
Aspirazione di Bunsen
Betatrone
Bilancia e metodo doppia pesata
Bisturi criogenico
Bisturi elettrico
Bisturi laser
BNTC (Boron Neutron Capture Therapy)
Bomba calorimetrica
Brachiterapia
Calcolatore e conversione AD
Calorimetro delle mescolanze
Camera di ionizzazione (Geiger-Mller)
Carrucola
CCD (Charge Coupled Device)
Cellule fotoelettriche
Centrifuga analitica
Centrifuga preparativa
Ciclotrone
Circuiti oscillanti
Cobaltoterapia
Contagoccie
Cuore-polmone (macchina)
Datazione (con radionuclidi)
Densitometria ossea
Defibrillatore
Diatermia
Dosimetria
Ecografia ed ecocardiografia
Ecotomografia
Elettrocardiografia
Elettrodi e microelettrodi
Elettroencefalografia
Elettroforesi
Emodialisi (rene artificiale)
Endoscopia
Flottazione
Flussimetria (tubo di Pitot)
Flussimetria (tubo di Venturi)
Flussimetria Doppler
Flussimetria elettromagnetica
Flussimetria mediante diluizione
Flussimetria mediante termodiluizione
Fotomoltiplicatori
620
687
654
732
309
542
162
619
80
281
501
632
689
280
685
B-10
280
666, 667
80, 103
725
724
229
228
617
506
685
154
802
613, 614
679
499
628
669
742
766, 792
474, 731
713
313, 474
223
760
561
148
162
162
355
716
717
718
668
28.12
811
Considerazioni conclusive
Elenco della strumentazione e delle tecniche e metodologie fisiche descritte o citate nel testo
TECNICHE STRUMENTALI
Gamma knife
Generatori di potenziale elettrico
HIFU (High Intensity Focused Ultrasound)
IMRT (Intensity Modulated Radiation
Therapy)
Intensificatore dimmagine
IORT (IntraOperative Radiation Therapy)
Laser e applicazioni
Litotripsia renale
Litotripsia calcolosi biliare
Litotripsia (onde durto) in ortopedia
Macchina cuore-polmone
Mammografia
Manometro a liquido
Metabolismo basale
Microscopia a fluorescenza
Microscopia digitale
Microscopia a raggi X
Microscopio semplice
Microscopio composto
Microscopio a contrasto di fase
Microscopio elettronico
Microscopio polarizzatore
MOC (Mineralogia Ossea Computerizzata)
Onda sfigmica
Optical Coherence Tomography (OCT)
Osmometri
Ossimetria
Pendolo
PET (Positron Emission Tomography)
pHmetri
Pletismografia a impedenza
Polarimetro
Polarizzazione (polaroid, Nicol, riflessione)
Radiografia
Radioscopia
Radioterapia conformazionale
RM (Risonanza Magnetica)
Robot chirurgici
Scambiatore di calore in controflusso
Scintigrafia
Sfigmomanometro
Scintillazione (rivelatori)
Sedimentazione
Shock elettrico (protezione)
Sincrotrone
SPECT (Single Photon Emission CT)
Spettrofotometria
Spettrometria di massa
Spettroscopia ottica
SCOPO
PAGINE
685
425
354
687
653
687
630
755
755
755
803
652
179
285, 287
558
559
564
546
548
556
727
558
679
198, 200
793
384
546
70, 87
766, 780
726
718
542
520
649
650
685
766, 784
796
294
680, 681
179
668
220
706
619
766, 777
544
615
519
812
CAPITOLO 28
Strumentazione biomedica
TABELLA 28.12.1 Elenco della strumentazione e delle tecniche e metodologie fisiche descritte o citate nel testo
TECNICHE STRUMENTALI
SCOPO
Spirometria
: misura di volumi polmonari
Sterilizzazione con radiazione gamma
: sterilizzazione materiali
Stetoscopio
: valutazione suoni cardiaci e polmonari
Stimolatore cardiaco (pacemaker)
: stimolazione periodica cardiaca
TBI (Total Body Irradiation)
: radioterapia su tutto il corpo
TC (Tomografia Computerizzata)
: immagini tomografiche con raggi X
Tensione superficiale (dispositivo di misura): misura di tensione superficiale nei liquidi
Terapia conformazionale 3D
: radioterapia sulla forma 3D del tumore
Terapia a radiofrequenza (RF)
: distruzione di tessuti
Termografia
: immagini termiche (a infrarossi)
Termoluminescenza
: misura di dosi di radiazione ionizzante
Termometria
: misura di temperatura
Torchio idraulico
: applicazione di elevate pressioni
Termocoppia e termoresistori
: misura di temperatura
Trasduttori chimici
: misura di pressione parziale di O2 e CO2
Trasduttori di portata
: misure di portata
Trasduttori di pressione
: misure di pressione
Trasduttori ottici
: trasformazione luce-corrente elettrica
Trasformatore di d.d.p.
: passaggio alti-bassi voltaggi e viceversa
Tubo a raggi X
: produzione di raggi X
Ultrasuoni in terapia
: impiego degli ultrasuoni in terapia
Vasi Dewar
: contenitori isolanti
VES
: misura di Velocit di Eritro-Sedimentazione
Viscosimetria
: misura della viscosit di liquidi
I termini in blu fanno riferimento al Capitolo 28 presente on line.
PAGINE
182, 287
676
349
434
685
766, 771
150
685
625
630
669
237
132
724
726
716, 717, 718
716
716, 724
495, 497
637
354
280
221
143
813
Problemi
PROBLEMI
28.1 Consideriamo una sezione anatomica in cui il tessuto muscolare e il tessuto osseo sono disposti come mostrato in
Figura 28.12.1. La densit del muscolo si assume
dm = 1.0 g cm3 e quella dellosso do = 1.8 g cm3, mentre i
coefficienti di attenuazione di raggi X e g sono quelli
della seguente tabella:
raggi X a 60 keV:
tessuto muscolare mm/dm = 0.200 cm2 g1
tessuto osseo
mo/do = 0.274 cm2 g1
raggi g a 1 MeV:
tessuto muscolare mm/dm = 0.078 cm2 g1
tessuto osseo
mo/do = 0.068 cm2 g1.
Paragonare le intensit dei fasci che attraversano entrambi i tessuti e quelle che attraversano solo il tessuto
muscolare alle due energie (si trascuri leffetto di buildup).
28.2 Quale energia corrisponde alla frequenza di risonanza di
34.08 MHz nellimaging RM? Calcolare in gauss il valore
del campo magnetico.
28.3 Un volatile posato con una zampa su una linea di alta
tensione. (1) Cosa accade quando posa laltra zampa
sulla linea? (2) Cosa succederebbe se il volatile toccasse il
suolo con unala?
10 cm
muscolo
X, g
osso
2 cm
Figura 28.12.1 La radiazione X e g, che attraversa la sezione anatomica da sinistra a destra, comporta due attenuazioni differenti a
seconda se attraversato solo tessuto muscolare oppure entrambi i
tessuti, osseo e muscolare.