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TURATI: Il socialismo scientifico ci imparò che cotesta è pretta utopia; che il socialismo si
elabora lentamente e fatalmente nello sviluppo progressivo della stessa società borghese; che
la volontà dell’uomo e dei partiti non può che agevolare e accelerare il processo, rendendolo
cosciente; che solo quando cotesta elaborazione è compiuta in tutte le sue fasi, di cui nessuna
può essere soppressa, solo allora può intervenire utilmente l’atto di violenza liberatore, che
risolve il contrasto fra il contenuto sociale e l’involucro politico. Allora soccorre la classica
immagine di Marx, del pulcino che, quando è ben formato, rompe il guscio dell’uovo con un
colpo violento del becco; ma, se il pulcino non è formato, voi potrete rompere l’uovo, ma
farete la frittata [ilarità].
In questo senso deve intendersi l’altra frase di Marx, che viene spesso e volentieri
citata, secondo cui la violenza è stata sempre la grande levatrice dei parti della storia.
Adottiamo pure questa imagine ostetrica: essa suppone pur sempre - non occorre certo
invocare l’autorità dei tanti medici che abbiamo fra noi - che il feto sia pervenuto al nono
mese, o almeno al settimo mese. Nel secondo caso avremo un socialismo settimino e
malinghero, che tuttavia potrà essere vitale: ma, se voi fate venire la levatrice prima, questo si
chiama il procurato aborto.
[...]
La compagine sociale è un prodotto storico complicatissimo, di elementi economici,
tecnici, morali, politici. Essa evolve sotto la pressione della lotta delle classi. La borghesia
sostituì nel dominio il clero e la nobiltà, quando queste classi divennero inutili, anzi dannose,
ed essa fu matura e capace. Lo stesso avverrà del proletariato. Esso deve addestrarsi alla
gestione sociale: deve preparare l’agricoltura e l’industria del collettivismo; e tutto ciò non si
improvvisa. Il proletariato, come organizzazione e come classe cosciente e indipendente, è, si
può dire, nato ieri - sopratutto in Italia. - Esso lotta e si prepara appena da qualche decennio.
Non ha perduto il suo tempo. Ha conquistato le armi di lotta piú necessarie, la libertà di
coalizione e il suffragio universale ad esempio, e non ha ancora appreso a ben manovrarle; ha
introdotto, cogli scioperi, coi probiviri, colle leggi sociali, colle assicurazioni, cogli arbitrati,
ecc., un principio di regime costituzionale nella fabbrica, al posto dell’antico dispotismo
padronale; ha conquistato migliaia di Comuni, è penetrato largamente nei Parlamenti;
comincia appena ad influire sulla politica dell’emigrazione, sulla politica doganale, sulla
politica estera, etc. etc. Ognuna di queste conquiste gli permette di accelerare il suo passo con
progressione geometrica.
Quando esso, come il “terzo stato” dell’abate Siéyés, di nulla che era, sarà tutto, o sarà
quasi tutto, getterà in un canto la borghesia, divenuta parassitaria. Prima di quell’ora,
lanciandosi innanzi a capofitto, non potrà che rompersi la testa: lo capirebbe un bambino!
[...]
Quanti sono i borghesi che votano in Italia, che potranno votare domani? Su 22 o 23
milioni di futuri elettori ed elettrici, saranno 2 o 3 milioni. Otto o nove decimi degli elettori
sono proletariato autentico, cioè a dire operai industriali, lavoratori dei campi, lavoratori del
mare, piccoli impiegati, insomma tutti gente sfruttata, tutte classi oppresse ad un modo.
Questa è l’enorme maggioranza del suffragio universale. Ora, un dilemma s’impone: o voi
credete al suffragio universale, alla capacità e alla coscienza delle masse, già, come vantate,
mature, e allora, a dispetto di quei due o tre milioni di voti borghesi, che non possono portare
uno spostamento serio, il suffragio universale vi dà in mano la conquista dello Stato, tutte le
conquiste che vorreste raggiungere con l’insurrezione, e che l’insurrezione invece allontanerà;
o voi credete questo impossibile, perché pensate (e in ciò avete perfettamente ragione) che
manchi ancora la coscienza politica a gran parte di quelle masse, tuttora serve dei pregiudizi,
serve dei preti, serve dei padroni, ed allora come instaurerete una dittatura del proletariato
che non sia contro la grande maggioranza del proletariato? [Applausi, rumori.]