Sei sulla pagina 1di 140

10.

GIUGNO

9 GIUGNO
MEMORIA DEL PADRE NOSTRO TRA I SANTI
CIRILLO ARCIVESCOVO DI ALESSANDRIA
1. Antifone
Oordinarie, o i Typik e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion del Santo: il canto l'esaltazione del Santo quale grande
teologo della Chiesa, inneggiato molto devotamente come astro del
mondo e capo dei predicatori, indomito lottatore e difensore della Sem
pre vergine Maria, con dogmi infuocati inceneritore della vanit dell'e
resia nestoriana, empia e negatrice di Cristo. cos invocato affinch
interceda presso Cristo, che renda salda la fede ortodossa.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 48,4.2, "Salmo didattico sapienziale".
Vedi il 13 Novembre.
b)ftr7,26-8,2
Vedi il 13 Novembre.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 36,30.31, "Salmo didattico sapienziale".
Il Salmista, che anche sapiente in Israele, tesse l'elogio del giusto,
di chi si lascia fare sapiente dal Signore. Allora la bocca di questo parla
detti di sapienza, e la sua lingua pronuncia sempre discorsi dottrinalmente irreprensibili.
Per lo Stichos, vedi il 13 Novembre.
b) Mt 5,14-19
Vedi il 2 Maggio.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.
1619

CICLO DEI MNIA

11 GIUGNO
MEMORIA DEI SANTI APOSTOLI
BARTOLOMEO E BARNABA
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik e i Makarsmi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1)Apolytikion degli Apostoli: vedi il 6 Ottobre
2)Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontdkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 103,23.1, "Inno di lode".
Vedi la Domenica 5adi Pasqua.
b) Af ll,19-30
Vedi la Domenica 5a di Pasqua.
5. E VANGELO
a) Alleluia: Sai 88,6.8, "Salmo regale'
Vedi il 26 Settembre.
b) Le 10,16-21
Vedi TU Ottobre.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
Sai 18,5, vedi il 26 Settembre.

1620

19 GIUGNO
MEMORIA DEL SANTO APOSTOLO
GIUDA
L'Apostolo Giuda l'autore dell'Epistola cattolica che va sotto il
suo nome, ed fratello dell'Apostolo Giacomo il minore, autore a sua
volta dell'Epistola cattolica intitolata a lui. La scienza biblica pi recente accetta come autentici questi dati della tradizione letteraria pi
antica. La sua l'ultima Epistola del canone, che procede secondo la
lunghezza degli scritti.
S. Giuda fu scelto dal Signore come uno dei Dodici. Nell'elenco
di questi chiamato variamente: Giuda (fratello) di Giacomo (Le 6,
16; a cui aggiungere Mt 13,55; Me 6,3; Gv 14,22; At 1,13); Taddeo
(Mt 10,3; Me 3,18), in pochi codici, maritenuti autorevoli. L'attesta zione della maggioranza dei codici dalle pi diverse provenienze indicanti la diffusione della tradizione, chiama l'Apostolo "Lebbios,
chiamato anche Taddios". una lezione almeno da considerare. Infatti dalla Chiesa antica Giuda era chiamato anche "il trinomos",
quello dai 3 nomi, ossia Jehdah, nome ebraico ricevuto alla circoncisione; Taddaj', "l'uomo dal petto", ossia cordiale (soprannome
aramaico); Libbi, "l'uomo del cuore" (come il precedente, anch'esso
aramaico).
Fratello di Giacomo il Minore, Giuda Taddeo Lebbeo era della parentela di Ges, uno dei suoi "fratelli" o cugini (Mt 13, 55; Me 6,3). Come tale, preoccupato che Ges si manifesti solo ai discepoli e non anche al mondo (Gv 14,22). Dopo l'Ascensione sta con gli altri Apostoli e
discepoli, in attesa di ricomporre il gruppo dei Dodici per la scomparsa
di Giuda Iscariota, in preparazione all'Evento pentecostale. Vedi YApstolos del 9 Agosto. E la festa duplicata del 21 Agosto.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik ed i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion dell' Apostolo: vedi il 6 Ottobre
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: Prostasia tn christiann.
1621

CICLO DEI MNIA

4.Apstolo>s
a) Prokimenon: Sai 18,5.2, "Inno di lode".
Vedi il 26 Settembre.
b) Giud 1-10.11-25
L'Epistola si compone di questo unico capitolo, ma ha diversi punti
dottrinali di interesse. L'anno di redazione il 68 d.C.
L'Apostolo esordisce presentandosi con umilt, al modo paolino,
quale "schiavo di Ges Cristo", e identificandosi come fratello minore
del ben pi prestigioso Giacomo, il capo della Comunit Madre di Gerusalemme. L'indirizzo ai klti, i "vocali" per il fine ultimo, essere
santificati in Dio Padre e custoditi "per Ges Cristo" che al Padre li riconduce (v. 1). A questi fedeli va l'augurio che per essi "misericordia
e pace ed amore" si moltiplichino divinamente (v. 2); un augurio simile
sta in 2 Gv 3 (che ha: "grazia, misericordia, verit ed amore").
Il corpo dell'Epistola, vv. 3-23, un compatto richiamo a stare saldi
nella fede, in guardia contro i falsi maestri. Si hanno diverse connessioni
derivate da 2 Pt 2,1-17, autentica dell'Apostolo Pietro (e. anno 63).
La preoccupazione dell'apostolo Giuda dunque per la "comune salvezza" di quei fedeli a cui si rivolge, non identificati per nome, e quindi
membri di varii gruppi, in specie palestinesi e della diaspora ebraica. Gli
Apostoli avevano diritto di scrivere a tutti i fedeli della Chiesa; cos fa
anche Paolo quando scrive ai Romani, comunit gi grande e forte nella
fede, da lui ancora non fondata con la predicazione. Anche con le Epistole "cattoliche", ossia non per un'unica Comunit di destinazione, gli
Apostoli manifestano la "preoccupazione per tutte le Chiese", anche le
pi lontane, che animava il Collegio apostolico (2 Cor 11,28), ma presto
perdutasi a motivo della rigidit amministrativa delle Chiese locali.
Quindi, per Giuda scrivere era un proposito di qualche tempo prima, adesso divenuto urgente e indilazionabile. Egli raccomanda con
forza (parakal) di combattere per la fede, questa realt prima ma anche ultima, perch i "santi", i fedeli, l'hanno ricevuta una volta per
sempre ed immutabile (v. 3). Il motivo che nelle Comunit si sono
infiltrati quasi insensibilmente, e cos si sono insediati alcuni, che sono gi condannati con sentenza scritta ed inappellabile. Essi infatti sono colpevoli in quanto empi, stravolgono la fede nel Dio dell'alleanza
con ideologie umane che provocano anche Yaslgeia, la dissolutezza
dei costumi, ed infine rinnegano l'Unico Sovrano e Signore, Ges Cristo (v. 4). Il che va riletto cos: questi eretici erano prima fedeli, poi
hanno cominciato con il rinnegare la Divinit di Cristo Signore, con il
battere in breccia la santit da Lui esigita, propagando teorie moralmente libertine, e cos stravolgendo addirittura la fede nel Dio Unico.
Perci sono empi.
1622

19 GIUGNO

Essi saranno puniti dall'Alto. I fedeli debbono fare sempre memoria


della storia, che se fu di salvezza, per alcuni fu di non salvezza. La
Scrittura riporta gli esempi di punizioni esemplari comminate dal Signore. Cos durante l'esodo, quando il Signore, liberato il suo popolo,
colp gli Egiziani (v. 5; al passaggio del Mar Rosso, ma gi prima con
le 10 piaghe). Cos fu per gli angeli ribelli, destinati inesorabilmente al
Giudizio finale (v. 6). Cos per l'ignominiosa abominazione di Sodoma
e Gomorra, il cui orrore si meritato il fuoco distruttore (v. 7).
In breve sono descritte le opere degli empi maestri di errori. Essi
con le loro rovinose illusioni sia degradano e contaminano la propria
carne, ossia conducono un'esistenza di infamia, sia insieme disprezzano
la Sovranit divina e giungono perfino a negare la Gloria divina visibile (v. 8). Eppure lo stesso Arcistratega e Taxiarca Michele, quando
lott con il diavolo per il corpo di Mos, si ritenne dall'offenderlo direttamente, ma gli impose solo il "Ti reprima il Signore!" (v. 9). Questo tratto, ignoto alla Scrittura, desunto dall'apocrifa Assunzione di
Mos, che qui ritenuta ammirevole; mentre le parole di Michele si
trovano in Zacc 3,2 (LXX).
Questi eretici, empi e protervi, insultano le realt sante che non conoscono, mentre quanto conoscono per natura da essi corrotto in modo deleterio (v. 10).
L'attivit di questi falsi maestri itineranti descritta ancora ai vv. 1113. Essi si fanno accettare dalle Comunit, che contro quanto il Signore esige dai suoi inviati a predicare (Le 9,1-6; Evangelo del 30
Aprile), sfruttano le Comunit, portando in pi danno morale e rovina
spirituale. I loro vizi sono comparati alla colpa di Caino fratricida; al
"peccato di Balaam", che sugger ai Madianiti come corrompere Israele
(cf. Num 25,1-8; l'eco sta ancora inAp 2,14-15; il culto idololatri-co
che termina nell'orgia sacra); alla ribellione di Core, il sacerdote
aronitico che trascin parte del popolo a ribellarsi a Mos, istituendo
un culto indebito che il Signore non poteva accettare (Num 16,1-34).
Essi perci sono come scogli vaganti, che procurano il naufragio di
chiunque incontrino.
qui citato un testo dell'apocrifo Libro di Enoc, che riporta l'oracolo di sciagura per tutti i fomentatori di errori (vv. 14-15), uomini che
sono armati di parole suadenti al male (v. 16).
I fedeli del Signore invece restano ancorati saldamente alla predicazione degli Apostoli del Signore (v. 17, che richiama 2 Pt 3,2).
Questi preannunciano la venuta di quelli che scherniranno la fede santa
(v. 18, che richiama 1 Tim 4,1; 2 Pt 3,3), e cos procureranno solo
scismi dolorosi. Sono gente spinta solo dall'animalit, ossia sono
"psichici". Il che secondo l'antropologia biblica indica che hanno corpo ed anima animale, ma non hanno lo "spirito", l'apice della perso1623

CICLO DEI MNAIA

na, il luogo di contatto con lo Spirito di Dio che si comunica (v. 19). Il
loro principale peccato perci non possedere, per averlo respinto, lo
Spirito di Dio (cos anche Paolo parla di qualcuno delle sue Comunit, 1 Cor 2,14; Rom 8,9).
La Comunit invece deve comportarsi in modo da tendere alla costruzione reciproca della fede santissima e salvifica (cf. Col 2,7), e
questo si ottiene precisamente con la continua epiclesi allo Spirito
Santo (v. 20). Tale l'esortazione anche di Paolo (Efes 5,18; 6,18), sia
perch sa come e che cosa pregare solo lo Spirito di Dio (Rom 8,2627), sia perch il Signore stesso si offr come Vittima immacolata al
Padre suo solo nello Spirito eterno (Ebr 9,14). Il v. 20, se si completa
con altri testi come Rom 12,1; FU 3,3; Gai4,6; Rom 8,15; 1 Pt 2,1-10,
uno dei piloni fondanti del "culto nello Spirito Santo" al quale Cristo
Signore introduce i suoi fedeli, e che preannuncia come l'unico culto
"nello Spirito e nella Verit" desiderato dal Padre (Gv 4,23-24).
La conseguenza che deve regnare la carit divina tra i fratelli, nell'attesa del dono della Misericordia del Signore Ges, dono finale di Vita eterna (v. 20). Occorre quindi l'esercizio in atto della carit, nel rispetto delle condizioni, per cui ad alcuni, pi deboli, va usata la misericordia che tutto tollera (v. 22), come raccomandano anche gli altri Apostoli (Tit 2,13; 2 Pt 3,12). Altri invece con azione pi energica vanno
salvati dal fuoco minacciante. Ed occorre respingere con costanza che la
veste battesimale sia contaminata dalle opere della carne (v. 23).
I vv. 24-25, che concludono, sono una delle pi splendide dossologie non solo del N.T., ma dell'intera Scrittura; simile per contenuti e
ritmi alla dossologia altrettanto scintillante di Rom 16,25-27 (in altre
edizioni, 14,24-26). "All'Unico Sapiente Dio, il Salvatore nostro" che
possiede solo Lui la gloria e la maest e la forza e il potere, questi attributi vanno proclamati per i secoli eterni (v. 25). Altre edizioni del
testo qui inseriscono "mediante Ges Cristo Signore nostro"; anche
Rom 16,27 ha questa clausola. Il Padre che il Dio Unico, il Salvatore, il solo che abbia la potenza di custodire i figli suoi indenni dalle
cadute, ed immacolati, e nella gioia. E cos di farli stare davanti alla
sua Gloria eterna (v. 24).
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 88,6.8, "Salmo regale'
Vedi il 26 Settembre.
b) Gv 14,21-24
l a e 2a
che il Signore ne annuncia nel grande contesto. Ora, lo Spirito donato
1624

19 GIUGNO

dal Padre ma chiesto dal Figlio al Padre, viene sui discepoli per restare
con essi per sempre. Cos Egli rende possibile la Parousia di Cristo ai
suoi dopo la Resurrezione e l'Ascensione. Essi allora non saranno "lasciati orfani", anzi vedranno Lui come il Vivente, e vivranno in Lui
(14,18-19). E solo allora conosceranno per esperienza donata la misteriosa e indicibile relazione che vincola il Padre con il Figlio e reciprocamente. E poich il Figlio vive nel Padre ed insieme vive nei discepoli e questi in Lui, cos anche essi vivono nel Padre (v. 20).
I discepoli qui per restano abbastanza disorientati, perch sono
presi da troppe e contrastanti emozioni, tra la gioia della fede e la tristezza de\Yapousia, l'assenza annunciata del Signore. Allora Ges
opera una triplice ripresa tematica, e di nuovo cos insiste: Egli pu
essere amato, solo se si possiedono saldamente i suoi precetti, e si custodiscono praticandoli nell'esistenza (v. 21a). Gi aveva spiegato che
i suoi precetti si compendiano in quello della carit (13,14). Chi ama
dunque sar amato dal Padre, che il Culmine della vita di fede, e sar
amato anche dal Figlio, che a lui si manifester (v. 21b) mediante lo
Spirito Santo.
Ma anche cos, il parlare del Signore per i discepoli corre in modo
strano. Essi comprendono, ma non bene, che allora nulla pi esiste, se
non il Padre ed il Figlio e questa piccola comunit di discepoli abbastanza eterogenea ed informe, di piccoli uomini. Sembra che il Maestro non si preoccupi di qualche minimo aspetto "missionario", di dilatazione della Parola che annuncia, e di proiezione dei discepoli nel
mondo. Essi non hanno compreso quanto poco prima, nella tensione
drammatica che forma l'atmosfera della Cena, dove il Signore annuncia tradimenti ed apostasie in mezzo ad essi, e la sua propria prossima
partenza, Egli aveva ammonito tutti i suoi con una formula drastica:
solo "Da questo conosceranno tutti che voi siete discepoli di Me, se
voi avete la carit (agape) gli uni per gli altri" (13,35). Questo di fatto il principale argomento apostolico e missionario, ben presto dimenticato dai cristiani quale metodo generale ed efficace.
Argomento ancora non chiaro per i presenti, che non ne vedono la
portata decisiva. Allora interviene un parente di Ges, "Giuda, non
quello Iscariota" (v. 22a), poich l'Iscariota gi era uscito "preso il
boccone, subito - ed era notte" (13,30). Giuda di Giacomo (il fratello). Era gi accaduto che quando Ges sembrava che non volesse recarsi a Gerusalemme per la grande festa delle Capanne (Gv 7,1-2),
erano intervenuti in modo provocatorio "i suoi fratelli", ossia i cugini;
da testi come Mt 13,53 se ne conoscono i nomi: Giacomo, Giuseppe
Simone, Giuda, con diverse loro sorelle, cugine del medesimo Ges.
Ora, in Gv 7,3 questi parenti avevano sollecitato il loro Maestro a recarsi alla festa, con l'argomento del prestigio: che i discepoli vedano
1625

CICLO DEI MNA1 A

(ther) le opere sue (7,3b), poich chi vuole apparire con libera fiducia in se stesso (enparrhsia), agisce apertamente, non di nascosto;
perci era ora che il Maestro si manifestasse (phaner) al mondo
(7,4). Giovanni annota con sobriet e durezza: perfino i fratelli del Signore non credevano in Lui (7,5).
In sostanza, Giuda reitera quella richiesta di allora, sconcertato, come spiegato poco sopra, da quanto detto finora da Ges: Che avvenuto di decisivo, che ancora insisti, poich stai infatti per manifestarti
(empham'z, analogo a phaner, phin) pur sempre solo ai pochi discepoli, non al mondo? (v. 22). Giuda ancora non ha ricevuto lo Spirito
Paraclito, la Guida verso tutta la Verit, qui solo promesso (14,15-17).
Quindi ancora non sa che quel ksmos a cui desidera che il Signore si
manifesti, fu tanto amato dal Padre, che don per esso il Figlio
Monogenito affinch alla fine abbia la Vita eterna (3,16).
Ges con molta pazienza ripete ancora che essi debbono preoccuparsi solo dell'essenziale: amare Lui, e custodire la sua Parola per attuarla. Solo allora essi godranno dell'amore del Padre, quando saranno
diventati discepoli obbedienti, amanti, perfetti. Solo allora si verifica
la loro sorte finale: il Figlio verr ad essi portando il Padre, al fine che
insieme pongano la loro divina Dimora in essi. Questa divina Mone, la
Dimora, era stata oggetto della promessa gi in 14,1-3, ed era stato anche anticipato il dinamismo del Figlio che prende i discepoli per portarli al Padre suo. Ossia, il Cielo si unisce stabilmente con la terra, e la
terra riceve la sua dimora finale, che il Cielo (14,23).
la visuale massima della salvezza. Come il Figlio ed il Padre sono il Hn, "l'Unica Realt" divina, l'Unit nell'Ousia o Essenza divina unica (10,30), cos il Padre sta nel Figlio ed il Figlio nel Padre
(10,38). Ma la sequela non si ferma: come il Figlio sta nei discepoli e
questi in Lui, e come il Padre con il Figlio per ci stesso sta nei di scepoli e questi in Essi, cos i discepoli debbono diventare il hn
umano, l'"unica realt" vivente, l'unit dell'essenza umana che la
carit, hn assunto dalla Divinit beata per sussistere in esso per l'eternit (17,21).
Il contesto, ed altri passi giovannei, aiutano a capire che il divino
Operatore di tutto questo, in Dio stesso e negli uomini, lo Spirito
Santo, la divina consumante Koinnia sussistente, la Comunione di
Amore di perfezione.
E per esiste anche il tragico contrario. In chi non ama il Signore
Ges, e non accetta di custodire, per praticarle, le Parole sue (v. 24a).
Perci Ges avverte con severit, contro ogni tentazione di isolarlo e
di farne un velleitario che parla di fantasie, o anche di fatti pi grandi
di Lui. Egli adesso ribadisce, come gi all'inizio, che questa Parola infinita, adesso ascoltata, non "sua". Essa non parte dalla sua iniziativa
1626

19 GIUGNO

personale ed isolata. Essa appartiene al Padre. Ed il Padre invi solo


Lui quale Verbo Dio sussistente nel Seno paterno (1,18). Lo invi a
parlare la sola Parola del Padre. Ma la Parola del Padre il suo Lgos,
il Figlio Monogenito. Il Padre ha un unico "Discorso, Logos" da rivolgere agli uomini: il Figlio (v. 24b).
Senza fare riferimento alla Profezia in modo esplicito, qui il Signore
per l'ennesima volta nell'Evangelo giovanneo sta rivelando che
Egli, il Lgos preeterno, si fatto anche 1'"Angelo del Grande Consiglio" (Is 9,6, solo LXX). La Megdl Boul il Decreto triadico eterno
ed immutabile, nascosto nella Theologia inesplorabile e indicibile,
adesso per portato agli uomini dall'umilt divina di chi se ne fatto
Vggelos volontario. Nel Figlio infatti la Theologia si fece anche
Oikonomia altrettanto inesplorabile ed indicibile. In essa si attuano e
si espandono irresistibilmente YEudokia del Padre, YAutourgia del Figlio, la Synrgeia dello Spirito Santo (S. Massimo il Confessore).
Cos dobbiamo essere grati all'Apostolo Giuda che da occasione al
Signore di esplicitare la sua Manifestazione.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
il Sai 18,5, vedi il 26 Settembre.

1627

24 GIUGNO
MEMORIA DELLA NASCITA DEL VENERATO E GLORIOSO
PROFETA, PRODROMO E BATTISTA
GIOVANNI
Giovanni di Zaccaria fu scelto divinamente per essere Prodromo
(Precursore), Profeta e Battezzatore del Figlio di Dio. Questa sua funzione prosegue nella vita della Chiesa che ne fa memoria, tuttavia non
in modo sporadico, che si esaurisca in una ricorrenza annuale, bens,
come si disse, lungo l'intero ciclo liturgico, da settembre in poi, attraverso la concezione, la sinassi, la nascita, la decapitazione, il ritrovamento del suo capo prezioso, e poi in rapporto agli Evangeli dell'Infanzia, con il Saluto della Madre di Dio ad Elisabetta, ed intorno alla
Teofania battesimale. E resta sempre sintomatico l'elogio che il Signore
stesso traccia di lui.
Luca da parte sua dispone letterariamente laprodrome di Giovanni redigendo il suo "Evangelo dell'Infanzia" (Le 1,5 - 2,52) come un seguito di
pannelli speculari attraverso i quali Giovanni precede Ges nell'annuncio
della nascita e nella concezione, nella nascita, nella crescita ad opera dello
Spirito Santo. Cos, poich le Scritture si leggono nella Chiesa in permanenza, Giovanni resta in permanenza l'"Indice" teso ad indicare l'Agnello
di Dio, il Figlio di Dio che battezza con lo Spirito Santo.
La Santa Liturgia, in specie nelle Ore, contempla dalla sua totalit
la figura e la funzione di Giovanni, dunque non solo nei fatti della sua
nascita. Egli visto come "la voce" del Verbo Dio; come il lucignolo
che annuncia la Luce vera e il sorgere dell'Oriente dall'Alto; come
l'Angelo inviato quale preparatore delle vie di Colui che viene, il Prodromo che indica queste vie; come il Profeta che preannuncia il Verbo
Dio; come il Battezzatore che pose la mano sul Capo del Verbo incarnato. il pi grande tra i Profeti, perch nella sua umilt dimessa grida ancora al mondo il Mistero paradossale che testimoni alle folle.
Al Grande Vespro il sistema delle Letture bibliche presenta due figure
di donne sterili, prodigiosamente guarite dal divino intervento. Sara, anzitutto: la divina promessa, la visita del Signore, la nascita di Isacco (Gen
17, 15-17.19; 18,lla.l2-14a; 21,1-2). Poi la sterile senza nome, visitata
dall'Angelo del Signore che con il fuoco dall'alto accetta il sacrificio offerto, e che sar lamadre del giudice Sansone(Gdc 13,2-21). T tn ., , n
La Lettura 3a un testo SomPoslto <& Deutero Isaia: Is 40,1-5.9;
41,17b-18; 45,8ab; 48,20b-21; 54,1. La prima pericope canta la consolazione d'Israele che deve essere portata dai sacerdoti e che consiste
nel largo perdono divino, annunciato dalla "voce nel deserto" e mani1628

24 GIUGNO

festato dalla Gloria divina. La seconda annuncia i prodigi che si avranno allora nella creazione. La terza, la rugiada dall'Alto e la prosperit
della terra. La quarta proclama la redenzione di Giacobbe-Israele. La
quinta infine invita "la sterile" a gioire, poich avr pi figli di una
madre feconda, e soprattutto non sar pi abbandonata dal Signore. L'
vangelo mattutino il medesimo della Divina Liturgia.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik ed i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion del Precursore: i fedeli con desiderio onorano il Profeta
e Prodromo della Parnasia di Cristo Signore, ma riconoscono che l'o
nore reso al Santo inadeguato, poich la sua gloriosa nascita pose fi
ne al mutismo del padre ed alla sterilit della madre, ma soprattutto
con essa era predicata al mondo l'Incarnazione del Figlio di Dio.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 63,11.2, "Supplica Individuale".
Vedi il 7 Gennaio.
b)Rom 13,lib- 14,4
Vedi la Domenica della Tirofagia.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Le 1,68.76.
L'Orante che la Chiesa che fa proprie le parole di Zaccaria, innalza nello Spirito Santo la benedizione al Signore, il Dio dell'alleanza
d'Israele, poich con la nascita di Giovanni cominci la visita a questo
suo popolo, e con anticipo profetico ne oper la redenzione attesa.
La parola (Stichos, v. 76) rivolta anche a Giovanni neonato, la cui
sorte singolare la divina vocazione quale Profeta dell'Altissimo e
quale preparatore delle vie del Signore che viene.
b) Le 1,1-25.57-68.76.80
L'Evangelo di oggi, se si esclude il Saluto della Madre di Dio ad
Elisabetta (vedi 2 Luglio), contiene in pratica i "pannelli" relativi a
1629

CICLO DEI MENAIA

Giovanni, e che richiamano quelli relativi a Ges, che vanno sempre


tenuti presenti.
Per la prima pericope (1,1-25), vedi il 23 Settembre. Dopo il prologo programmatico (1,1-5), Luca narra l'apparizione dell'Angelo del
Signore a Zaccaria nel tempio, l'annuncio della nascita di un figlio in
modo prodigioso, e la sorte di questo, preparare il popolo d'Israele per
la Venuta del Signore.
Con i vv. 57-68 la narrazione spostata a 9 mesi dopo. Viene per
Elisabetta il tempo del parto, ed ella, secondo l'annuncio dell'Angelo,
genera un figlio maschio (v. 57). Come avviene sempre nei piccoli
abitati, dove la comunit umana sempre compatta, i vicini di casa ed
i parenti possono "ascoltare" la Misericordia divina largamente concessa ad Elisabetta. La nascita di un figlio, in specie per se maschio,
per una donna ebrea era il desiderio pi grande, perch lo inseriva nella
discendenza d'Abramo, e quando era il primogenito lo consacrava al
Signore nel timore e nel dono, nella generosit e nella gioia. Vicini e
parenti perci fanno festa con la puerpera Elisabetta (v. 58), proprio
come l'Angelo aveva predetto (1,14).
AH'8 giorno sono adempiuti i precetti della Legge santa. Su questi,
vedi Evangelo del 1 Gennaio. Alla circoncisione del bambino si raduna
secondo l'uso il gruppo parentale, e secondo la consuetudine possibile,
bench non cogente, che vigeva anche nelle famiglie sacerdotali, i
parenti troppo premurosi vogliono imporre al neonato il nome del padre Zaccaria. evidente che questi parenti prevedono per il piccolo che
il naturale inserimento per discendenza nell'ordine sacerdotale esistente
gli assicurer un rango onorato e prestigioso (v. 59). Elisabetta per si
oppone, e si fa voce del suo sposo per ora muto, in obbedienza all'Angelo del Signore che aveva preannunciato che Zaccaria avrebbe
chiamato il nascituro con il nome teoforico Jh-hanan, "il Signore fece
grazia" (l,13c). Dunque decide che il nome sia "Giovanni" (v. 60). Ma
una donna in una famiglia, e famiglia sacerdotale, non ha diritto ad
iniziative n a decisioni finali, quindi tanto meno nella questione cos
importante di imporre il nome ad un figlio, poich il nome simbolo
del possesso del genitore, e del destino. E cos i parenti contestano ad
Elisabetta il nome proposto, estraneo dalle liste della parentela (v. 61),
e allora si rivolgono all'autorit della famiglia, a Zaccaria, con cenni
come si fa con i sordomuti, per chiedergli il nome del bambino, certi
che il vecchio sacerdote resti fedele alle tradizioni familiari, smentendo
cos la sua sposa (v. 62). A cenni Zaccaria chiede il pinakidion, la tavoletta spalmata di cera su cui si "graffiava" lo scritto o i conti della casa,
e vi "graffia" (grdph, ma pu essere anche con carboncino) sopra:
"Inns il nome di lui!", con meraviglia di tutti, che probabilmente
non sanno della visione dell'Angelo (v. 63).
1630

24 GIUGNO

E proprio secondo questa visione, allora "questi fatti si compiono"


(cf. 1,20). E perci la povera bocca resa muta in un istante si apre, la
lingua funziona di nuovo, e Zaccaria finalmente pu innalzare la sua
benedizione (eulog) a Dio (v. 64). la berkh con cui ogni Ebreo
devoto in ogni occasione della vita loda e rende grazie al suo Signore,
sia in quanto " Lui", sia in quanto don un beneficio (v. 64). Per questo, su tutti i presenti scende il benefico timore del Signore, ossia la
consapevolezza che Egli presente ed opera qui adesso, e il fatto si
divulga "nell'intera montagna di Giuda", nel meridione di Gerusalemme; materia di discussione per chi ascolta ed ammira (v. 65). Si tratta
di gente fedele e devota. Queste riflessioni vengono dal loro cuore,
dove questi eventi erano custoditi. E cos, con gioiosa meraviglia, di
questo bambino nato in mezzo a prodigi cos grandi, si predice una
sorte fausta: "Ed allora, che sar di questo bambino?" L'ammirazione
della piccola gente buona non era riposta invano. Infatti "la Mano del
Signore stava con lui" (v. 66). una tipica espressione per indicare la
Presenza operante del Signore sopra un Profeta. Si vedano testi come
Ez2,9; 3,14; 37,1.
Nella Scrittura la Mano del Signore indica anche lo Spirito di Dio
in quanto opera il Disegno divino con gli uomini. Cristo stesso lo indica in testi come Le 11,20; Mt 12,28. Gi nell'A.T., la santa Legge era
stata scritta nelle due tavole dal Dito di Dio che il suo Spirito.
Ed infatti Giovanni riempito dello Spirito Santo, che donato anche al padre Zaccaria, a sua volta "ricolmato", e cos trasformato in
profeta professante (prophtu) (v. 67). Quanto egli adesso proferisce, letterariamente un vero Salmo fuori dal Salterio, il "cantico di
Zaccaria" (vv. 67-79). La Liturgia delle Chiese lo usano, con altri, come canto del mattino. Come genere letterario una "benedizione" solenne, una proclamazione laudante e rendente grazie, sempre motivata: il Signore Dio d'Israele benedetto "poichvisit e redense il popolo suo" (v. 68). Il testo, che non si legge qui, con i tipici "passati
profetici" proclama che YEpiskepsis, la Visita promessa si sta ormai
svolgendo, anticipando cos la Redenzione; di questa Zaccaria non
pu conoscere gli svolgimenti, ma l'intuisce come un fatto. Ed in questo fatto addita anche la funzione del figlio neonato. Questi ha ricevuto la vocazione di Profeta dell'Altissimo, di Precursore e di Preparatore delle vie per le quali il Signore viene, ma anche per le quali il "popolo preparato" deve avvicinarsi alla sua Misericordia (v. 76).
Il v. 80 va comparato con 2,40 e 52, che trattano di Ges (vedi
Evangelo del 2 Febbraio). Giovanni ad opera dello Spirito Santo cresce e si irrobustisce. Sta in vista per lui l'ardua missione, che si concluder con il glorioso martirio. Intanto nella forza dello Spirito Santo
egli vive "nei deserti" fino alla sua manifestazione ad Israele, soprat1631

CICLO DEI MNIA

tutto sulle sponde del Giordano (vedi Evangelo della Domenica prima
delle Luci).
Sulla vita nel deserto si offrono diverse spiegazioni. Anzitutto, Giovanni, di famiglia sacerdotale, ha diritto di svolgere dopo i 30 anni e
fino ai 50 (cf. Num 4,1-3) il suo servizio liturgico nel tempio. La sua
via invece un'altra. Egli potrebbe avere scelto liberamente la vita di
severo ritiro e di contemplazione e preghiera in luoghi inaccessibili,
dove il contatto con il Signore non impedito dalla mondanit. Questo
implica una straordinaria "crescita ed irrobustimento" con l'et, in
specie dopo l'adolescenza. Il carattere mite ma forte di Giovanni fanno comprendere proprio questo.
Alcuni pensano che i genitori ormai molto anziani, consapevoli della
missione straordinaria del figlio, abbiano affidato il loro unico bene a
persone molto spirituali, che vivevano a loro volta nel ritiro aspro
del deserto; queste potrebbero essere la comunit essena che si era stabilita in un vero monastero ai bordi del Mar Morto, proprio dove finisce il deserto di Giuda. solo un'ipotesi.
Per, se si lascia spazio all'evidente opera dello Spirito Santo su
Giovanni, e la sua sovrana libert nel dedicarsi al Signore in vista di
Colui che viene, tali possibilit non sono da escludere.
6. Megalinario
Ordinario.
6. Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1632

TAVOLA

43 - Cristo benedicente - Chiesa di S. Maria di Mezzojuso, sec. 17.

TAVOLA

44 - S. Giovanni il Prdromos - Chiesa di S. Nicola, Piana degli Albanesi,


sec. 17.

29 GIUGNO
MEMORIA DEI SANTI GLORIOSI E LAUDATISSIMI
APOSTOLI E PROTOCORIFEI
PIETRO E PAOLO
II Signore stesso ha proclamato l'elogio perenne dei due Apostoli e
Martiri, quando al primo ha consegnato il suo progetto: Pietro come
Pietra su cui edificata la Chiesa "sua" (Mt 16,18); ed al secondo ha
preannunciato come lo avrebbe usato: "strumento di elezione" per
portare il Nome suo divino alle nazioni (At 9,15).
I due Confratelli oggi sono oggetto di venerazione "ecumenica" da
parte di tutte le Chiese della "Tradizione cattolica", ossia, anche se infelicemente e gravemente separate tra esse, quelle che hanno gelosamente conservata la Successione apostolica, ossia l'Episcopato ed il sacerdozio ed il diaconato, ed hanno mantenuto integro l'indicibile complesso dei Misteri. Tutte queste professano che la loro fede dono di
Cristo Signore, nel senso vivo per che la fede discende fino ad esse attraverso Pietro e Paolo, con gli altri Apostoli, e che la loro stessa esistenza nel mondo dipende dalla loro fondazione divina apostolica.
Molto solenne perci la Liturgia di oggi. Nelle Ore sante la Chiesa raccoglie mirabili Testi sacri, e dispone i testi liturgici degli autori
poetici pi validi, tessendo, nella celebrazione intangibile di Cristo Signore Risorto, l'elogio devoto alla memoria di Pietro e Paolo che stanno sotto la divina Sovranit del loro Signore. La Chiesa nella sua ammirazione grata confessa anche di trovare con difficolt espressioni
adeguate, come dice in apertura.
I contenuti sono splendidi. Si canta la Gloria divina che rifulge nei
due Apostoli, talvolta visti insieme (vedi gli Stichr idimela del
Grande Vespro), talvolta separatamente (vedi il Doxastikn, ivi). Cos
sia si pone in risalto la loro identit sostanziale nella missione apostolica, sia si accentuano le diversit nei rispettivi compiti che non sono
identici, ma svolti da ciascuno sempre per servire il medesimo loro Signore, fino all'identica testimonianza di sangue prestata nella Roma
imperiale. Si tratta di due esistenze per intero apostoliche. La Liturgia
traccia poeticamente la loro vicenda ed i loro meriti davanti a Dio e
davanti agli uomini:
- la rispettiva vocazione dipendente dalla divina scelta;
- la loro generosa risposta al Signore, nella totale dedizione e nella fe
de inconcussa, mirabile, irraggiante;
- i doni caratterizzanti: a Pietro, di pascere con la Grazia il gregge
santo (Gv 21,15-17), che Dio Padre stesso si acquis con il Sangue
1633

CICLO DEI MENA1 A

"suo proprio" (At 20, 28), poich del Figlio; a Paolo, la sapienza della dottrina, la predicazione alle nazioni, le tribolazioni apostoliche,
sempre sotto l'unica Grazia divina;
- la medesima divina Dottrina, con irraggiamenti diversi;
- Pietro il Prtkltos di Cristo, "primo tra i chiamati", eletto quale
"Pietra delle fede" (Mt 18,18); Paolo il predicatore ed astro della
Chiesa di Dio;
- ambedue sono posti come Prtthronoi e Prtokoryphio, ossia
primi nella potest apostolica, e primi nell'annuncio dell'Evangelo;
- ambedue portatori della Rivelazione, della Sapienza divina, dello
Spirito Santo al mondo;
- in ambedue Dio vuole che rifulga la sua stessa unica Gloria;
- di ambedue Roma raccoglie il sangue generoso e prezioso.
In questo, la Liturgia conserva delicatamente l'equilibrio, poich
l'encomio di spiccata preminenza dovuto a Pietro ed a Paolo in nulla deve menomare la dignit degli altri Apostoli, che unica e non divisibile
in parti; n deve decidere il Collegio su una scala di onori; e neppure si
deve recare dubbio al fatto costitutivo che ciascun Vescovo nella sua
Diocesi possieda per intero l'unica indivisibile autorit apostolica per
via di legittima successione, e questo anche se si vogliono rispettare i
privilegi successivi, umani, di alcune Sedi nel prestigio. Per questo la
Chiesa il 30 Giugno procede alla solenne Sinassi dei Dodici Apostoli, e
non per compensare qualche cosa che il giorno prima abbia trattenuto,
ma per riaffermare che mirabilmente la potest e la comunione apostolica stabilite dal Signore, regnano intatte nella Chiesa di Dio.
Le Letture bibliche del Grande Vespro sono tratte dalla 1 Pietro:
a) 1 Pt 1,3-9: la pericope contiene un antico "inno prebattesimale" (vv.
3-5; dei 4 che contiene l'Epistola). Il movimento dei vv. 3-12 simile a
quello dell'inno che Efes 1,3-14, una grande benedizione iniziale. Es
sa rivolta "al Dio e Padre del Signore nostro Ges Cristo", che la ri
velazione completa del Padre. Ed motivata dalla Resurrezione per la
potenza della quale il Padre ci gener quali figli nuovi e veri, coeredi
dell'Eredit eterna divina imperitura (vv. 3-4, si noti l'allusione battesi
male). In vista di questa, il Padre ci custodisce con il suo Spirito Santo
nella fede, per la rivelazione finale (v. 5). Per cos i fedeli si trovano
nell'ingrata situazione di attesa, che di gioia ma anche di tribolazione
del momento (v. 6). Tuttavia le prove sono necessarie per portarli alla
dossologia in Cristo che s rivelato (v. 7). Essi Lo amano, bench mai
Lo videro di persona, essi credono in Lui con gioia e realizzano la loro
fede, che la salvezza delle anime (vv. 8-9);
b) 1 Pt 1,13-19: qui seguono le esortazioni alla sapienza ed alla speran
za, nella grazia della piena rivelazione di Cristo (v. 13), da "figli dell'ob1634

29 GIUGNO

bedienza". Ossia divenuti docili come bambini, abbandonata ormai la


vecchia condizione di paganesimo grossolano e di vizi (v. 14). Invece attuando il supremo divino precetto: "Siate santi, poich Io sono Santo!"
(vv. 15-16, citando Lev 19,2). Dio Padre, che giudica tutti con equit, e
perci sotto la sua paternit si deve vivere degnamente per lo spazio ancora concesso (v. 17), nella coscienza vigile che la redenzione dalla primitiva perdizione cost il prezzo terribile del Sangue dell'Agnello immacolato, il Servo sofferente, Cristo Signore (vv. 18-19);
e) 1 Pt 2,11-24: la pericope ingloba il 2 "inno prebattesimale (vv. 2225), mentre i vv. 11-25 stabiliscono le norme del vivere cristiano nel
mondo. I fedeli di fatto sulla terra sono solo viandanti, non trattenuti
quindi da desideri carnali rovinosi (v. 11); la loro condotta in mezzo alle
nazioni deve essere tale che esse diano gloria a Dio (v. 12; cf. Mt 5,1316, e l'Evangelo del 18 Gennaio). I vv. 13-17 dettano norme "politiche",
ossia come vivere nella citt terrena, in specie sotto le autorit, che vanno obbedite, rispettate ed onorate. I vv. 18-20 esortano gli schiavi cristiani, la cui condizione ingrata, ma la cui retta condotta di grande
merito, in specie per quelli tribolati dai padroni, che sono sempre iniqui
(vv. 18-20): per essi l'esempio Cristo Signore, il Servo sofferente di Is
53,8-9, citato al v. 22 e spiegato nei vv. 23-24, con reminiscenze anche
di Is 53,4, sulle Piaghe divine che furono la guarigione dei peccatori.
Al Mattutino l'Evangelo Gv 21,14-25, vedi il 16 Gennaio.
Va annotato che non di poco conto questa data del 29 Giugno
scelta da tempi antichi per venerare la memoria dei Due Apostoli.
L'antica tradizione ebraica e cristiana venerava intorno al 27-28
giugno la data della "trasfigurazione di Mos" dopo la Teofania sul Sinai (Es 34,29-35). Ma Pietro da parte sua aveva assistito alla Teofania
della Trasfigurazione sul Monte. Cos il 29 Giugno in qualche modo
conservava la memoria di questi due episodi.
Quando nel sec. 4 la Chiesa stabil la grande Festa della S. Croce
al 14 Settembre, si ebbe il termine per stabilire poi (qualche secolo dopo) una mirabile successione di 40 giorni: il 29 Giugno, il 6 Agosto, il
14 Settembre. Un tempo simbolico di immenso significato. La "Quaresima degli Apostoli" che precede d'obbligo l'odierna celebrazione,
sta sempre a richiamarlo nella devozione dei fedeli.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik ed i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
1635

CICLO DEI MNIA

3. Tropari
1) Apolytikion degli Apostoli: essi sono invocati nella loro dignit di
"Presidenti" degli Apostoli, e di Maestri del mondo al fine che otten
gano dal Sovrano universale la pace per questo mondo, e la grande
Misericordia per le anime dei fedeli in festa.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: Prostasia ton christann.
4. Apstolos
a) Sai 18,5.2, "Inno di lode".
Vedi il 26 Settembre.
b) 2 Cor 11,31 - 12,9
Vedi la Domenica 2a di Luca.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 88,6.8, "Salmo regale".
Vedi il 26 Settembre.
b)Mt 16,13-19
II Signore giunto ad un momento cruciale del suo ministero messianico. Questo sar spiegato nei particolari per il 6 Agosto, al cui Evangelo
si rinvia. Il programma vocazionale del Signore tendeva a conquistare
alla missione a cui il Padre l'aveva inviato con lo Spirito Santo, l'intero
popolo, a cui era ormai giunto il Regno, che sono Lui e lo Spirito Santo,
con l'annuncio dell'Evangelo (Mt 4,17; cf. 12,28, l'esplicitazione), e
questo doveva essere un "popolo preparato", ricondotto al Signore (Le
1,17, da Giovanni). Parole e segni potenti del Signore operati nello Spirito Santo, in realt, sono riusciti solo a radunare alcuni discepoli, un
piccolo gruppo ancora informe; tra essi, Dodici sono scelti, ma tutti ancora hanno una fede ed una speranza incerte su Ges di Nazaret.
Tuttavia la missione deve giungere al termine assegnato dal Padre a
partire dal Battesimo del Figlio (cf. 6 Gennaio): la Croce. E in vista,
sta la ripartenza dopo la Resurrezione, per raggiungere il mondo per la
Potenza dello Spirito che a suo tempo sar donato. Quindi Ges ha la
stretta necessit di poter contare almeno sul gruppo che ha scelto con
compiti di dirigenza, ed almeno sulla loro fede sia pure incipiente. Su
questa base solo potr cominciare ad annunciare l'Evento finale, la
Croce e la Resurrezione (cf. Mt 16,21), progressivamente (Mt 17,2223; 20,17-19; perfino poi nella Cena), in modo da non scandalizzare e
demoralizzare i suoi.
1636

29 GIUGNO

Egli da Betsaida, sul Lago di Genezaret (Mt 16,15) conduce i discepoli verso Cesarea di Filippo. Nelle fonti, la citt conosciuta come Panis, e dai Padri poi come Panes, dedicata dunque al dio osceno Pan,
venerato nelle sorgenti che l si trovano; il luogo sotto il prospetto della
montagna libanese, circa a 30 chilometri a settentrione del Lago di
Hule, presso le sorgenti orientali del Giordano. Demograficamente era
un territorio in prevalenza di pagani, per Ges si spinge fin l per predicare il Regno anche agli Ebrei che vi si trovavano.
In un momento di ritiro, come uso frequente di Ges, Egli si trova
solo con i discepoli. il tempo delle domande decisive per la fede dei
discepoli in Lui, nella sua identit reale. Proprio una domanda simile era
stata posta a Lui dai discepoli del Battista (Mt 11,2-3; vedi Evangelo del
24 Febbraio). Ges aveva rimandato allora alle opere messianiche, ed
alla beatitudine di chi non avrebbe subito scandalo da Lui.
La domanda che pone adesso : "Chi dicono gli uomini che sia Io, il
Figlio dell'uomo?" (Mt 16,13). Si pu intendere il testo in due modi
confluenti: gli uomini dicono che Io sia il Figlio dell'uomo?, oppure:
che dicono gli uomini di Me, sono proprio il Figlio dell'uomo? In ambo
i casi di fatto Ges afferma di essere il Figlio dell'uomo, ma si attende
l'opinione corrente. Il seguito mostra che non una domanda oziosa.
Le risposte dei discepoli provengono da varie direzioni. A turno,
come hanno sentito, riferiscono che per alcuni Giovanni il Battista;
cos credeva Erode, che aveva fatto decapitare Giovanni ma poi temeva
che fosse resuscitato come "Ges" (cf. 14,1-2). Questa opinione era
impressionata dalla santit, dalla severit e dalla predicazione forte di
Ges, doti assimilate a quelle di Giovanni.
Per altri, Ges era l'Elia che sarebbe venuto davanti al Signore per
dare segni potenti e fare discepoli (Mal 4,5); ma Ges stesso quanto
ad Elia rimanda a Giovanni (Mt 17,10-13).
Per altri ancora, dicono i discepoli, Ges sarebbe Geremia, una delle
figure del Servo sofferente, sul quale la tradizione, leggendo alcune
pagine della Scrittura (cf. 2 Macc 2,1-12), narrava che aveva salvato il
tabernacolo, l'arca e l'altare degli aromi dalla distruzione babilonese,
e li avrebbe nascosti fino al ritorno del Signore.
Infine, per altri Ges era "uno dei Profeti". Il che rimandava alla
Promessa antica sull'invio divino di un Profeta simile a Mos, a cui
occorreva prestare obbedienza, pena la rovina (Dt 18,9-22).
Il ventaglio delle risposte indica che le attese del popolo erano varie, bench confluissero in "uno" che avrebbe portato la liberazione
politica e la restaurazione religiosa. Cos Ges in un certo senso con le
sue parole e le sue opere riassumeva in s le varie attese con i vari
contenuti rispettivi (Mt 16,14). Se cos, tuttavia, le attese erano vaghe
ed imprecise.
1637

CICLO DEI MNIA

Perci Ges reitera la domanda: "Voi per (de), chi dite che Io sia? (v.
15), dato che la gente non ha compreso che egli il Figlio dell'uomo,
centro della sua richiesta di informazioni. Ora, dalla risposta, che riveler
la fede che si va formando nei discepoli, dipende per Ges la possibilit
di proseguire la missione non da solo, poich il divino Disegno esige il
concorso, sia pure subordinato e conseguente, di "altri" con Lui.
Qui si manifesta come Pietro sia spinto ad essere il Prtokoryphios tra i condiscepoli. Altre volte si era fatto portavoce di
condiscepoli (Mt 1 7,4; Gv 6,69-70), non per protagonismo; aveva anche avuto l'umilt, dopo la pesca miracolosa, di pregare il Signore di
scostarsi da lui, uomo peccatore (Le 5,8). Ma questa volta la sollecitazione viene da ben altro motivo, come poi Ges preciser.
Pietro allora "risponde" a quella sollecitazione, e professa la fede
dei discepoli, che resta quella della Chiesa di Dio nei secoli: "Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio Vivente!" (16,16).
L'esegesi moderna rileva qui che i vv. 16-19, assai densi e difficili,
sono di stretta autenticit. Lo garantisce in modo inconfutabile l'impronta semitica, riconoscibile dalla traduzione greca che calca i termini, non li traduce nell'indole greca. Cos per le espressioni "il Cristo",
"la carne e il sangue", il gioco di parole "Pietro-pietra", "le porte dell'Ade", "le chiavi del Regno", "legare e sciogliere", che sono solo semitiche (ebraiche, o aramaiche), e solo come tali vanno comprese.
Ed anzitutto, la professione: "il Cristo" traduce "l'Unto", in ebraico
ha-Msh, in aramaico Msth', il "Consacrato da sacra Unzione", la
quale lo Spirito del Signore donato al "Messia", il Re e Sacerdote atteso (Is 61,1-2, citato in Le 4,18-19). Egli certo doveva essere "il figlio
di David", secondo la promessa eterna data a David (2 Re (=2 Sani)
7,14; Sai 88,27-28; 2,7). Ma proprio in questi testi il medesimo era anche Figlio di Dio, come sancisce l'Oracolo solenne di Sai 109,3.
Il Dio Vivente indica l'Unico Vivente, Colui che pu anche donare
l'esistenza ad ogni vivente. L'espressione rilevante nell'A.T.: Os
1,10; Ger 10,10; Dan 6,20. Egli temuto dalla "carne" creata, che alla
sua visione pu essere disfatta (Dt 5,6). Ma anche il desiderio supremo dell'Orante (Sai41,3). riconoscibile dall'irresistibilita delle sue
vittorie (Gios 3,10). E ama stare in mezzo al suo popolo rifiorito, cos
che questo sia chiamato "i figli del Dio Vivente" (Os 1,10). Egli il
Signore Unico, "la Verit-Fedelt" sussistente, che il Re eterno, davanti a cui tutto trema (Ger 10,10), perfino il re dei re in Babilonia,
che davanti ai servi fedeli da Lui prodigiosamente tutelati e salvati,
deve riconoscerli come i "servi del Dio Vivente" (Dan 6,20).
"Il Cristo" operatore di fatti potenti era promesso. Pietro lo ha visto
in azione. Adesso Lo confessa.
Ges voleva questa fede. Perci "risponde" a lui chiamandolo bea1638

29 GIUGNO

to, portato a tale grado dall'Alto. tale come Simone bar-Iona, al quale
questa rivelazione non poteva affatto provenire dalla "carne e sangue",
ossia da un semplice uomo; un'espressione tipicamente semitica, ed
indica l'esistenza creata i viventi, anche gli animali, ma in specie gli
uomini, in particolare quella fragilit e mortalit. Solo il Padre che sta
nei cieli, dall'infinita distanza della sua Trascendenza, ha donato
questo, rivelando; il verbo apokalypt pu indicare un segreto che
resta tale per epoche, ma poi deve essere comunicato. E si comprende.
Ges gi aveva avvertito che "nessuno conosce il Figlio se non il
Padre" (Mt 11,27) e la rivelazione che il Padre fa del Figlio suo
avviene cos: prima dona lo Spirito Santo, l'unico che possa rivelare il
Figlio; il Figlio poi l'unico che possa rivelare il Padre, riportando
tutto a Lui. Anche se qui non esplicitato cos, il N.T. complessivamente letto ne rende certi. Dunque tra i discepoli Pietro "primo" anche nella rivelazione centrale della divina Economia (16,17). La quale
sar destinata con Pietro a tutti i discepoli, e da questi al mondo.
Ges adesso parla in modo costitutivo e fondante. E anzitutto, come ne da resoconto bench da altra prospettiva anche l'Evangelo di
Giovanni (Gv 1,42), gli muta il nome. Il nome l'essenza della persona. Mutare il nome una forma di creazione nuova nella nuova identit data ed assunta, e chi muta il nome di un altro indica anche il diritto sulla persona cos rinnovata. La formula dell'imposizione del nome
: "Tu sei Pietro - e su questa Pietra costruir la mia Ekklsic T (v.
18a). Il gioco di parole tia ptros,che significa piuttosto una pietra
mobile, un sasso, un masso che si taglia dalla cava, comunque mobile,
spostabile; eptra, che indica piuttosto la roccia viva della montagna,
essenzialmente stabile, immobile, irremovibile. Il che significa che Simone Bar-Iona ormai, non appartenendosi pi, non un'essenza indipendente, una "pietra sciolta", vagante, bens che divinamente assunto come Roccia salda, irremovibile, finalizzata all'opera del divino
Architetto. Il quale ha necessit di questa irremovibilit per costruire
l'Edificio mirabile, il capolavoro della creazione nuova, V Ekklsia, la
"Santa Convocazione", il luogo della fede salda ed il tramite con cui
le generazioni entreranno nel Regno.
Non va nascosto che questo versetto divent ed ancora l'oggetto
accanito di esegesi minimista o addirittura negatrice dell'evidenza, se
non della verit. O si sfuma l'espressione "su questa pietra", intendendola come "la pietra della fede salda" di Pietro, fede personale individuale, che termina con il suo portatore. Ma poco dopo l'anti-fede di
Pietro gli coster l'invettiva terrificante: "Va dietro, satana!" (16,23),
che rivela la sua intrinseca debolezza umana come "persona individuale"; non su questa potr consistere l'immane edificio della Chiesa che
deve traversare le generazioni. Oppure si obietta che "questa Pietra",
1639

CICLO DEI MNA1A

con la mano di Ges che indica se stesso, Cristo, la Pietra angolare


che fonda la Chiesa, sulla quale si schiantano i nemici, e che schiaccer i nemici, come esplicitamente insegna (Mt 21,42). E come dottrina comune del N.T. In specie proprio di Pietro, quando con ammirazione adorante presenta ai neobattezzati il suo Signore quale Pietra Vivente Scelta Preziosa da presso Dio, alla quale debbono aderire i fedeli
per farsi trasformare come Pietro! in pietre viventi compattate
come tempio spirituale per il sacerdozio santo che offre i sacrifici dello
Spirito Santo mediante Cristo al Padre che li gradisce: 1 Pt 2,4-8 (ma
cf. 2,1-10); e qui Pietro a sua volta riporta Mt 21,42-44, che del resto
sono la citazione di Is 28,16; Sal 117,22.
Ora, Cristo la Pietra Vivente, e Pietro scelto come sua Pietra non
formano, contraddizione disgiuntiva, dove i due termini si escludono,
bens assimilazione progressiva del discepolo che senza suo merito
posto all'inizio: "Primo Simone, [poi] chiamato Pietro" (Mt 10,2).
Assimilazione lunga, perfino non pacifica, a Cristo Pietra angolare
che lega e sorregge e da compattezza e compiutezza di fastigio all'E dificio fondato sulla Pietra apostolica lungo le generazioni fino alla
Parousia, in successione personale. Se si nega questo, come in specie
fu fatto dal 1500 in poi, ovvio che si nega la realt della Chiesa di
Dio come il divino Fondatore la vuole. E ci si illude in modo amaro e
rovinoso per s e per gli altri. Ma Cristo dice qui il progetto per la
"sua" Chiesa.
E la vuole tale, che superi la prova escatologica: "e le porte dell'Ade non prevarranno su essa" (v. 18b). L'espressione autenticamente
ebraica anche essa. L'A.T. conosceva il simbolismo terrificante delle
"porte degli Inferi", questo inghiottitoio senza ritorno nella sua voracit insaziabile, che fa precipitare la preda negli abissi tenebrosi, la
"terra senza ritorno": Is 38,10. Neppure i grandi della terra, come il re
di Babilonia, ne scampano (Is 14,3-20, spec. vv. 10-11: "anche tu!").
Quando il Signore vorr contestare a Giobbe la sua esiguit di povero
essere, tra l'altro gli chiede: "Furono rivelate a te le porte della Morte,
e le porte dell'Ombra tu vedesti mai?" (Giob 38,17). Perci l'Orante
nella sua angoscia mortale chiede piet al suo Signore, che lo fa risalire
"dalle porte della Morte" (Sai 9,15), e rende grazie a Lui "poich
infranse le porte di bronzo, e frantum i chiavistelli di ferro" per la povera comunit errante, la quale ormai era giunta fino "alle porte della
Morte" (Sai 106,16.18). Vedi qui l'icona delYAnstasis.
"Le porte dell'Ade" cos indicano la Morte insaziabile, la Tenebra a
cui non ci si sottrae pi; sono il simbolo orrido del Male e del Maligno, che con l'Ade tiene schiava l'umanit indifesa. Tutto questo non
ha ormai pi, con Cristo e con Pietro, "forza prevalente" (katischy)
contro la Chiesa che il Signore pone sulla Pietra.
1640

29 GIUGNO

A questo fine il Signore consegna a Pietro-Pietra i suoi stessi poteri.


Infatti, solo Lui possiede le chiavi della Morte e dell'Ade (Ap 1,18), e
ne dispone in assoluto (Ap 3,7). Il potere divino sulla Morte, 1'"ultima
Nemica" che sar vinta (cf. 1 Cor 15,26; Ap 20,14; 21,4), simbolicamente si configura come le chiavi che aprono o sbarrano l'accesso.
Ora tale potere sta sempre nelle mani dell'unico Sovrano: "Tu certo
hai potere di vita e di morte, Tu conduci alle porte dell'Ade, e Tu ne
riporti indietro" (Sap 16,13). Egli pu offrire queste chiavi, che sono
chiamate anche "la chiave della Casa di David", ma anche se le riprende quando lo ritiene (cf. Is 22,20-25, testo difficile). Ed ecco la divina
consegna: "Io doner a te le chiavi del Regno dei cieli" (v. 19a), altra
espressione tipica in ebraico.
Le chiavi del Regno vanno usate. Il Signore con questo sta disponendo che il Regno, dal quale Adamo si era fatto espellere, sia ormai riaperto per la mediazione della potest della Chiesa nella sua Autorit apostolica non astratta (solo giuridica), bens personale e perci nella Grazia divina: "Quanto legherai sulla terra star legato nei Cieli, e quanto
scioglierai sulla terra star slegato nei Cieli" (v. 19b). Aprire e chiudere,
legare e sciogliere sono espressioni usate anche nei testi rabbinici. Con
due estremit opposte si intende cos indicare che la realt da esse contenuta una realt totale. Qui, autorit illimitata nella grazia.
La nostra mente qui si dirige anzitutto alla Misericordia divina ancora e sempre pronta a donarsi a chi si converte nel cuore e la chiede
alla Chiesa. Dunque, anzitutto al "Rito dei Confessanti", dove si trova
in mirabile esercizio quanto il Signore sta qui promettendo e preparando
con Pietro. Ed allora si dovr rileggere Mt 16,18-19 con Mt 18,18,
dove il medesimo potere di legare-sciogliere il Signore concede collegialmente agli Apostoli. E poi a Gv 20,19-23, quando con il Dono inconsumabile della Pace e dello Spirito Santo che il Signore come Sovrano della creazione rinnovata (cf. Gen 2,7) soffia da Risorto sui discepoli, questi sono inviati a portare il Giubileo biblico del perdono
universale a quelli ai quali i peccati saranno rimessi, poich ad alcuni
non saranno rimessi per il loro rifiuto.
Purtroppo, l'avversione nei secoli cresciuta perfino in seno ai credenti contro l'Autorit divina e dunque contro la Santa Gerarchia a cui
l'autorit divina fu affidata e che deve esercitarla. Questa ha portato a
vedere in questi lgia fondanti della divinit della Chiesa, anzitutto la
potenza umana, la politica solo umana che lungo le ere avr potuto velare talvolta il volto di maest materna deY Ekklsia di Dio di fronte al
mondo. Il quale dice sempre di attendersi dalla Chiesa la pura dottrina
e la trasparenza della carit, pronto sempre a rifiutare quando le sono
offerte. Cos fu per la Sede della Successione di Pietro Capo degli
Apostoli. Ciascuna altra Sede deve esaminarsi.
1641

CICLO DEI MNIA

Cristo Signore "la Pietra" divina, Pietro Pietra, i Dodici, Paolo, oggi
formano il quadro della celebrazione. Pietro, Paolo, i Dodici nei loro
legittimi Successori che ne portano la pienezza dell'Autorit apostolica,
non vanno giudicati per le loro eventuali debolezze umane. Pietro per
un istante fu il "satana" che impedisce il divino Disegno, fugge al
Getsemani, rinnega il suo Signore tre volte; anche i Dodici fuggono al
Getsemani abbandonando il loro Signore; Saulo fu il persecutore furioso delle Chiese di Dio.
Al contrario, l'immane Catena successoria della Tradizione divina
apostolica, che prende capo dal Signore e risalendo da Lui comincia
propriamente dal Padre, posta quale "spettacolo al mondo ed agli uomini", e va giudicata solo su questo: nonostante le pi che manifeste e
talvolta insopportabili debolezze umane, Pietro e Paolo ed i loro Successori hanno portato al mondo la dphesis hamartin ottenuta dal Signore
con la Croce e che lo Spirito Santo. Cos gli altri Apostoli ed i loro
successori. Allora come ancora oggi. E questo avvenuto ed avviene
con tale infinita ricchezza, che "le porte dell'Ade" non prevalgono, e
che il Regno aperto a tutti da quelle Chiavi divine e benedette.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
il Sai 18,5, vedi il 26 Settembre.

1642

30 GIUGNO
SINASSI DEI SANTI GLORIOSI E LAUDATISSIMI
DODICI APOSTOLI
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik ed i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion dei Corifei: vedi il 29 Giugno.
2) Apolytikion dei Dodici: una preghiera ai Dodici Apostoli affinch
intercedano presso il Dio Misericordioso che ci accordi il perdono del
le cadute.
3) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
4) Kontkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 18,5.2, "Inno di lode".
Vedi il 26 Settembre.
b)l Cor 4,9-16
Vedi la Domenica 10a
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 88,6.8, "Salmo regale".
Vedi il 26 Settembre.
b)Mt 9,36- 10,8
PerMt 10,1-8, vedi il 9 Ottobre. l'inizio del "discorso di missione" (10,1 - 11,1), con la scelta dei Dodici (vv. 1-5), ed il loro invio nel
ministero (vv. 6-7), con il precetto cogente: "Gratuitamente riceveste,
gratuitamente donate!" (v. 8).
I vv. 9,30-35 sono indipendenti, ma in realt fanno parte integrante
del "discorso di missione", in quanto riportano la sintesi del ministero
messianico del Signore Battezzato, e la missione dei suoi discepoli
non altro che il prolungamento di esso tra gli uomini. Cos, quei ver
setti sono come il titolo del "discorso" che segue.
II Signore battezzato dal Padre con lo Spirito Santo sta adesso pas1643

CICLO DEI MNIA

sando tra gli uomini per attuare la sua missione, il suo "programma
battesimale". Con altro termine teologico, il Padre sta operando mediante il Figlio con lo Spirito Santo la Leitourgia triadica, 1'"opera in
favore del popolo" che consiste in tre operazioni fondamentali: l'annuncio dell'Evangelo del Regno, le "opere del Regno", il culto dei figli nel Figlio al Padre.
Il testo da la situazione. Ges, inviato quale Messia divino ad Israele, sta passando per tutte le citt e per tutti i piccoli centri abitati, "insegnando il Regno" in specie durante il culto sabatico in sinagoga, e
predicando l'Evangelo del Regno. il primo e fondamentale aspetto
della divina Leitourgia. Poi opera nella carit le "opere del Regno", i
segni potenti con cui strappa il Regno a chi lo impedisce, e lo recupera, e lo riconsegna pieno di uomini al Padre: cura "ogni malattia ed
ogni debolezza" nel popolo suo (9,30).
Va sempre ricordato qui (vedi l'Evangelo del 30 Aprile) che il
Regno di Dio, preannunciato da Is 52,7, consiste nel fatto reale che
"il Signore regna", apportando cos agli uomini la Pace, il Bene, la
Salvezza. la condizione di totale integrit, che si pu definire abbastanza bene: dove e quando tutti hanno tutto, ed a nessuno manca
alcunch.
Contro il Regno per lottano implacabilmente forze nemiche, che si
possono chiamare "il Male", "il Malvagio", "il Nemico", e portano
l'odio, il male in ogni aspetto, la rovina finale. Sotto ogni forma, sfruttando tutte le possibilit di danno spirituale e fisico, per demoralizzare
ed abbattere gli uomini, tenerli schiavi, incapaci della viva coscienza
di essere 1'"immagine di Dio" che deve recuperare la sua "somiglianz" che la piena vita della carit per Grazia. L'ostacolo del Male
sempre opposto, orrido, perch gestito in forme subdole e suadenti.
Il Signore viene nella Potenza dello Spirito Santo proprio per lottare direttamente contro il Male. Quando il Regno impedito dall'ignoranza e lontananza da Dio, nella tenebra della mente che diventa corruzione morale, ecco la Luce dell'Evangelo, con l'insegnamento della
sua Realt divina nuova e salvifica.
Quando il Male con l'iniquit, la sopraffazione e il disordine crea la
povert dei molti per il bene passeggero dei pochi "ricchi scemi", il
Signore moltiplica il cibo. Quando il Male si serve delle forze della
creazione dirigendole ostilmente contro gli uomini, il Signore domina
le tempeste. Quando il Male gode di ogni infermit del corpo e dell'anima, il Signore guarisce ogni forma di esse, e perfino riattacca l'orecchio di Malco amputato dalla violenza di Pietro al Getsemani. Quando
il Male si serve della morte per schiavizzare i buoni, il Signore resuscita i morti. Quando il Male sfrutta l'estrema debolezza entrando a
"possedere" poveri esseri umani, il Signore espelle i demoni.
1644

30 GIUGNO

"Se con lo Spirito Santo, il Dito di Dio, i demoni sono espulsi, allora il Regno di Dio sta qui!" Lui e lo Spirito Santo sono il Regno. In essi
"il Signore regna!" Con essi vengono la Pace, il Bene/la Salvezza
(Mr 12,28; Le 11,20).
Da questo "opere del Regno", per il Regno, opere della divina carit del Regno, il popolo riconosce la Leitourgia, l'opera per esso, la
divina Presenza, e tributa benedizione e gloria al Signore (Mt 5,13-16:
opere che spettano da fare ai discepoli, dopo). cos riaperta la porta
del culto al Padre "nello Spirito e nella Verit".
Su questa base, la Leitourgia del programma battesimale del Signore
ha preparato la via alla venuta finale del Regno, che si avr con la
Croce, la Resurrezione, la Pentecoste, l'invio in missione della Chiesa
degli Apostoli.
L'Evangelista adesso (9,36) da un'annotazione preziosa. Ges vedeva
la folla senza nome, senza volto, senza speranza, senza avvenire. Folle
abbandonate proprio da tutti quelli che avrebbero dovuto curarle fraternamente. Egli ne ha "le viscere sconvolte". Qui il verbo splagchnizomai (da splgchna, viscere, sede della commozione materna, per per
traslato anche paterna); esso nel N.T. usato solo dai Sinottici, 12 volte
(5 Matteo; 4 Marco; 3 Luca) e sempre riferito a Cristo Signore, e poi 1
volta al Buon Samaritano, ed 1 al Padre del Figlio dissoluto. dunque
un verbo pressoch esclusivo per indicare l'Amore emozionale, vero,
concreto, della Divinit. Nell'A.T. greco usato solo 2 volte, in Prov
17,5, dove "chi avr viscere di misericordia (per il prossimo) ricever la
Misericordia divina"; in 2 Macc 6,8, dove i persecutori ellenisti "risparmierebbero" gli Ebrei che apostatando accettassero gli usi pagani.
Ges dunque qui si fa vincere dalla misericordia nelle "proprie viscere di misericordia" di Dio vero e di Uomo vero. Poich vede le folle
debilitate e prostrate "quali pecore non aventi pastore" (v. 36). Lo
aveva detto una volta Mos, chiedendo al "Signore degli spiriti" un
successore per quel povero popolo nel deserto, ed il Signore aveva designato Giosu, possessore dello Spirito di Dio, a cui Mos impone le
mani per la consegna del potere (Num 27,16-19). Ma la disgregazione
del popolo una condizione abituale, se il Signore procede contro i
pastori indegni che l'hanno causata (Ez 34,1-6), e decide di intervenire
Egli stesso quale Pastore Buono (34,7-22), riservandosi di inviare a
suo tempo l'altro Pastore Buono, David suo servo (34,23-28). Va notato
che al tempo di Ezechiele (prima della met del sec. 6 a.C.) David era
morto da circa 4 secoli. Si tratta dunque del Discendente davidico.
Allora il Signore far rifiorire il suo gregge, nell'alleanza fedele (vv.
29-31). La medesima prospettiva, e denuncia, viene in Zacc 10,2.
Il Pastore Misericordioso, il Discendente davidico, venuto: Gv
10,1-18. Egli conta su altri pastori sotto di Lui, altrettanto misericor1645

CICLO DEI MNI A

diosi. Dopo il gregge allora Ges, con simbolismo diverso ma analogo, richiama il campo, il lavoro, la semina, il raccolto abbondante da
radunare. I pastori-operai sono tuttavia troppo pochi (Mt 9,37).
Venuto come il Messia divino d'Israele consacrato dal Padre con lo
Spirito Santo, aveva sperato di fare del suo popolo il "missionario del
Regno" insieme a Lui, ma senza successo. Allora resta solo la potenza
dell'intercessione al Padre, il Signore unico della msse, il solo che
possa perla msse "sua" "gettare fuori" e reclutare gli operai necessari. Di questo occorre insistentemente implorarlo (domai) nella speranza (v. 38).
Per allora Ges ne trov Dodici, li chiama, li convoca, li istituisce
(10,1-42), li invia. I Dodici poi raccoglieranno altri ergtai, operai infaticabili per la msse abbondante, che da allora non ha fatto che crescere.
Fino a noi, che con i Dodici ancora oggi imploriamo santi operai
apostolici dal Padre per la "msse sua".
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1646

11.
LUGLI
O

1 LUGLIO
MEMORIA DEI SANTI E TAUMATURGHI ANARGIRI
COSMA E DAMIANO
Rifarsi al 1 Novembre.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik ed i Makarsmi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion dei Santi: vedi il 1 Novembre.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 15,3.8, "Salmo di fiducia individuale".
Vedi il 1 Novembre.
b) 1 Cor 12,27- 13,8a.
Vedi il 1 Novembre.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 132,1.3b, "Salmo didattico sapienziale".
Vedi il 9 Ottobre.
b)Mt O,1.5-8
Vedi il 9 Ottobre.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1649

2 LUGLIO
MEMORIA DELLA DEPOSIZIONE NELLE BLACHERNE
DELLA PREZIOSA VESTE
DELLA SUPRASANTA THEOTKOS
II venerato santuario delle Blacherne a Costantinopoli deteneva ed
offriva alla devozione dei fedeli dalla met del sec. 5 (la data della
tradizione l'anno 485, con l'imperatore Leone il Trace) l'insigne reliquia della Veste che era appartenuta alla Madre di Dio. Essa era stata
nei secoli il "segno" potente della Bothia, l'Aiuto e protezione dei fedeli dagli assalti degli "ateissimi barbari", dalla carestia, dal terremoto, dalle stesse "guerre intestine". Cos la reliquia fu ricchezza spirituale e scudo e gloria e muro e tesoro di guarigioni prodigiose e fonte
di infiniti miracoli, e porto di salvezza per i fedeli devoti e magnificanti la loro Sovrana Semprevergine.
La festa di oggi fa parte della ricchezza mariana della Liturgia che
si estende all'intero anno in forme rinnovate e sempre varie. In particolare, essa va rapportata a quella del 31 Agosto.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typikd e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikon della Theotkos: la Madre di Dio Semprevergine in
vocata come Difesa degli uomini, Ella che desider donare alla "sua"
Citt come potente cerchia difensiva la Veste e la Cintura dell'imma
colato suo corpo, restate incorrotte nel tempo a causa della sua perpe
tua verginit: per Lei infatti si mutano, rinnovandosi, la natura ed il
tempo. Perci oggi i fedeli La supplicano che interceda per la pace del
mondo e per la grande Misericordia verso le anime.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: si venera la Pura, divinamente piena di Grazia, che
don quale cerchia di difesa d'incorruzione a tutti i fedeli la sacra Ve
ste sua, che avendo ricoperto il sacrosanto suo corpo, adesso divina
difesa degli uomini; e questi festeggiano la sua Deposizione nel san
tuario con emozione, e gridano a grande voce: Gioisci, Vergine, vanto
dei cristiani!
1650

2 LUGLIO

4. Apstolos
a) Prokimenon: Le 1,46-47.48.
Vedi l'8 Settembre.
a) Ebr 9,1-7
Vedi l'8 Settembre. L'applicazione alla festa avviene per la tipologia del santuario ivi descritta.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 131,8; 44,11, "Salmi regali".
Vedi il 26 Dicembre.
b)Le 1,39-49.56
Torna ancora una volta la ricchezza dell'"Evangelo dell'Infanzia"
del Signore (Le 1,5 - 2,52; vedi anche Mt 1,1 - 2,23), distribuita sapientemente lungo l'intero anno liturgico.
L'episodio la Visita della Madre di Dio ad Elisabetta, per arrecarle
il santo aspasms, il saluto pieno di affetto richiamato ai vv.
40.41.43, con il dono dello Spirito Santo. La narrazione lucana qui
di particolare densit.
L'inizio indica movimento rapido. Maria ha ricevuto l'Annuncio
dall'Angelo (Le 1,26-38). Il suo "Sia fatto a me" ha reso possibile al
Verbo di incarnarsi "dallo Spirito Santo e da Maria Vergine". Dall'Angelo ha anche udito del prodigio avvenuto ad Elisabetta, che non pi
sterile, ma si trova al 6 mese della sua gestazione. Maria perci subito "alzatasi", parte "in fretta" (v. 39a).
L'accurata annotazione lucana fa comprendere che mentre Maria
adesso sa di Elisabetta, questa non pu materialmente sapere dell'Annuncio a Maria. La distanza di Nazaret dalla zona montagnosa di Giuda dove Elisabetta sta in vita ritirata richiede almeno una settimana di
cammino, e le comunicazioni tra la gente povera erano allora scarse,
se non inesistenti.
Inoltre, la fretta della Vergine anche segno di sollecitudine per le
divine realt che si verificano per la sua parente, e cos corre da lei per
dare insieme gloria a Dio. Ed infine, corre per l'affetto delicato che la
lega ad Elisabetta, al di l della distanza generazionale, poich Maria
pu avere dai 15 ai 18 anni, mentre Elisabetta, "avanzata nei giorni
suoi" (1,18), di certo sta oltre i 60 anni.
La Madre di Dio consapevole che il Signore ha visitato prima Elisabetta, anziana e sterile, adesso madre al di l della natura ordinaria.
Poi ha visitato Lei, in forma di "paradossale Meraviglia" poich giovane e vergine, e il Prodigio in Lei va al di l di ogni possibilit della
creazione naturale. Non si tratta di guarigione dalla sterilit. Si tratta
1651

CICLO DEI MENA/A

infinitamente di pi: che la Vergine resti in tale sua condizione di consacrazione totale al Signore suo, ed insieme offra il suo seno immacolato, con totale dedizione all'Amore di Dio Padre, nella volont
espressa, umile e per lucida, di diventare la Madre del Figlio suo Monogenito. La sua comunione con il Padre totale, anche per il fatto
che di Lui la Figlia pi benedetta di ogni altra pur santa donna. La
sua comunione con il Figlio che adesso le nasce nel seno altrettanto
totale, donando a Lui la carne per l'"indicibile Unione secondo l'Ipostasi". La sua comunione con lo Spirito Santo totale, sia per quanto
10 Spirito Santo ha operato in Lei peril suo "S", sia perch ormai Ma
ria inseparabile da Lui, da Lui, che in Lei dimora, resa la prima
Pneumatophra, Portatrice dello Spirito.
Il luogo dove corre Maria non nominato. Luca lo lascia nella genericit topografica: "verso la zona montagnosa (orein)", "verso una
citt di Giuda" (v. 39b). Anche se in fondo non indispensabile per
comprendere i fatti, si potrebbe ragionare cos. Zaccaria sacerdote, ed
abita perci in una citt assegnata ai sacerdoti. In Gios 15,48-60 sono
assegnate al territorio di Giuda tra l'altro 38 citt "sulla zona montagnosa". In Gios 21, ai leviti del gruppo familiare di Caat (Qehat in
ebraico) sono assegnate 13 citt distribuite nel territorio delle trib di
Giuda, Simeone e Beniamino. Per di esse solo Hebron sta sulla "zona
montagnosa di Giuda": Gios 21,9-11. Essa sta nel territorio della sottotrib dei Qeniti (Qainiti), il cui capo Kaleb figlio di Iefunne (21,12).
Per il valore salvifico dei Qeniti e la loro connessione con il dramma di
Caino, vedi la Nota ali'Evangelo del 25 Dicembre. Se cos, si spiegherebbe anche la risalenza parentale di Maria con Elisabetta, poich
Betlemme sta al settentrione di Hebron, circa a 20 chilometri.
La Vergine allora entra nella casa di Zaccaria, e saluta (aspzomai)
la parente Elisabetta (v. 40). Tra gli Ebrei in genere, salutare era augurare sinceramente il bene, la salute, la pace. La formula usuale era:
sim!, se poi con il pronome al femminile, slm lak/, o in aramaico
slama 'lak(i)!La formula intendeva sempre che il Signore stesso concedesse il contenuto dell'augurio, lo slm-eirn, la pace-salvezza, e cos il salutato fosse posto dal salutante in comunione con Lui.
E di fatto, al saluto di Maria avviene ad Elisabetta un duplice fatto.
11 primo, e molto sensibile, il bambino in seno sussulta di gioia
{skirt). Per la sola sua presenza, dunque, Maria "causa della
Gioia" divina. Il secondo fatto che Elisabetta in quel momento
riempita di Spirito Santo (v. 40).
Ora, lo Spirito Santo la Comunione divina e l'Onnipresenza divina. Il Figlio di Dio nasce come Uomo "dallo Spirito Santo e da Maria
Vergine", la quale dello Spirito Santo resa il Santuario immacolato
1652

2 LUGLIO

(1,35). Giovanni ha la Mano del Signore, lo Spirito Santo, su lui fin


dal seno della Madre (1,66), nello Spirito Santo sussulta di gioia
(1,40), nello Spirito Santo cresce e si fortifica (1,80). Elisabetta dal saluto della Vergine riempita di Spirito Santo (1,40). Zaccaria profetizza nello Spirito Santo (1,67).
E perci Elisabetta, di famiglia sacerdotale, dallo Spirito Santo
fatta anche profetessa ispirata: esegue la "liturgia dell'Arca", e pronuncia un oracolo su Maria.
La "liturgia dell'Arca" indicata da termini tecnici inequivocabili.
Luca narra che Elisabetta "innalz la voce con voce grande". Tutto
qui, sembra. Il greco anephnse phn megdl rimanda subito al verbo anaphn, provocando sorprese meravigliose. Esso in tutto il N.T.
usato 1 volta, qui. Nell'A.T. greco usato solo 5 volte, nei libri delle
Cronache, che tra il 5-4 sec. a.C. (comunque prima del 333 a.C, data
in cui comincia l'epopea di Alessandro Magno, che rimbomb nel
mondo antico, e che gli autori avrebbero di certo dovuto annotare) descrivono gli antichi ordinamenti del culto nel tempio, intorno all'arca
dell'alleanza, organizzato da David. Ora, i 5 testi nell'ordine portano
questo materiale:
1) 1 Cron 15,28: "e l'intero Israele sorreggendo l'arca dell'alleanza
del Signore con grida esultanti e con suono di corno (sacerdotale) e
con trombe e cimbali innalzavano la voce (anaphn) e con arpe e
cetre". Qui anaphn corrisponde all'ebraico sma', "ascoltare", far
sentire, ed indica il grande grido che accoglie l'arca del Signore che si
sta trasportando dalla casa di Obed Edom alla Citt di David (cf. 1
Cron 14,1-14; 15,1-28);
2) 1 Cron 16,4: David "poi ordin davanti all'arca dell'alleanza del Si
gnore, tra i leviti, gli officianti (leitourgontas) che innalzavano la vo
ce (anaphn), e per celebrare e lodare il Signore Dio d'Israele". Qui
anaphn corrisponde all'ebraico zkar, fare memoriale. Il contesto
sempre la "liturgia dell'arca", nell'ambito dell'organizzazione del
culto (vv. 4-7);
3) 1 Cron 16,5: tra gli addetti speciali per il culto intorno all'arca, tra
gli altri nominato "Asaf, con i suoi cimbali per innalzare la voce
(anaphn)". Qui il verbo ebraico ancorasma';
4) 1 Cron 16,42: i leviti ricevono i loro incarichi liturgici, e con essi "sta
vano Eman e Iditun, con trombe e cimbali per innalzare la voce
(anaphn) e organi per i canti al Signore". Qui anaphn corrisponde
ancora a sma '. Il contesto sempre il culto intorno all'arca del Signore;
5) 2 Cron 5,13: "e vi fu un'unica voce nel suono di tromba e di salte1653

CICLO DEI MNAIA

rio (chitarra particolare) e nell'innalzare la voce (anaphn) con unica voce per celebrare e lodare il Signore". Per anaphn, qui ancora
l'ebraico soma'. Il contesto (5,1-10) ^adesso il trasporto dell'arca nel
tempio nuovo, quando il Signore stesso sull'arca prende possesso del
santuario, coprendolo con la Nube della Gloria (vv. 11-14).
Si vede con chiarezza, che i LXX rendevano con anaphn, cos
specializzandolo, i verbi con cui l'ebraico esprimeva il "saluto reso all'arca" del Signore; l'uso rest esclusivo. In s si voleva indicare il
grido corale e veemente che accoglieva l'arca quando rientrava dentro
il santuario dopo una processione, nell'entusiasmo del popolo.
Luca, ottimo conoscitore del testo dei LXX, usa il verbo raro, ma
tecnico, anaphn per indicare qui il fatto preciso: Elisabetta riconosce ormai nella parente Maria l'Arca che contiene la divina Presenza.
E poich Elisabetta non sa della gestazione della Vergine, lo Spirito
Santo le fa conoscere che quella Presenza in Maria il Figlio di Dio
concepito. La Presenza divina aveva cos cominciato a non restare solo nel santuario, nel "santo dei santi". Ebbe necessit di un altro "santo
dei santi", vivente verginale mobile, con cui cominciare a visitare gli
uomini.
Perci, salutata l'Arca dell'alleanza nello Spirito Santo, nel medesimo Spirito Santo Elisabetta da buona Ebrea devota rivolge a Maria la
brkh-eulogia, la benedizione, ripetendo senza saperlo le parole dell'Angelo a Nazaret (1,28): "Benedetta tu tra le donne!" (vedi Evangelo
del 25 Marzo). E vi appone una clausola che prolunga la benedizione
in modo significante: "e benedetto il Frutto del seno tuo!" (v. 42).
Si deve comprendere la "benedizione" biblica come la messa in comunione tra benedicente e benedetto. Qui si ha allora una comunione
complessa: Maria benedetta da Dio, con cui sta in comunione, ma
benedetta anche da Elisabetta, con cui entra in comunione. Il suo
Frutto verginale benedetto da Dio, con cui sta in divina eterna Comunione, ed benedetto anche da Elisabetta, con cui entra in comunione. Al centro della comunione adesso posta la Benedetta con il
mirabile suo Frutto vivente.
Cos Maria la Portatrice delle Realt messianiche: del Frutto divino, della Benedizione, della gioia di Giovanni nascituro, dello Spirito
Santo per Elisabetta. E tutto questo si rivela improvvisamente in forza
del Saluto ad Elisabetta.
Tale la capacit dell'aspasms della Madre di Dio, ancora oggi
per noi.
Elisabetta per nella piena del cuore seguita ad esporre quanto le
accaduto in un istante. Anzitutto le accaduto un prodigio di cui non
si sente degna: "Da dove (viene) a me questo, che la Madre del Signo1654

2 LUGLIO

re mio sia giunta a me?" (v. 43). Il principale e pi significante e vero


titolo della Vergine, pronunciato per la prima volta da una donna,
che rappresenta adesso il nucleo acclamante della Chiesa nei secoli: he
Mtr to Kyriou, dove "il Signore" indica il Dio Unico. Sotto forma
delle varianti Mtr to Theo o Theotkos, il titolo che indica che
Dio si incarnato nella Madre sua, resta imperituro nella Chiesa, ed in
un certo senso da esso dipendono tutti gli altri titoli subordinati, che si
tributano alla Vergine. Quando si tenter di mutare rovinosamente tale
titolo, la Chiesa interverr in modo drastico a ristabilirlo come garanzia dell'ortodossia (Efeso, a.431).
Poi Elisabetta parla del secondo prodigio: "Ki ido, Ed ecco", formula che introduce nella Scrittura ad un fatto miracoloso, "il bambino" di lei quando le orecchie di lei hanno ascoltato Y aspasms di Maria, ha sussultato di gioia (skirto) (v. 44, che ripete il fatto ancora nascosto del v. 4la). "Il bambino" Giovanni, che questa gioia manterr.
La madre sua ascolt "la voce del saluto" della Vergine. Giovanni invece ascolter "la voce dello Sposo" e come suo Amico sar riempito
di gioia (Gv 3,29).
La piena del cuore di Elisabetta non ancora terminata. Adesso si
rivolge di nuovo alla Vergine con il makaria, beata, e la sua motivazione, la fede: Maria credette che le parole del Signore da Lei ricevute, si sarebbero adempiute (v. 45). Il rinvio a 1,38: "Avvenga a me
secondo la Parola tua". Tuttavia il testo permette una lettura aperta.
Anche Elisabetta ha creduto alla Parola dell'Angelo, quando avendo
concepito riconosce che il prodigio viene dal Signore (1,25). E nei secoli, anche i fedeli credono all'adempimento della divina Parola.
Da Elisabetta vengono dunque due piloni della preghiera della
Chiesa: l'invocazione della "Madre del Signore", e l'elogio di Lei,
quando la Liturgia canta che "noi La beatifichiamo, makarizomeri".
Luca non riporta le parole esplicite di Maria ad Elisabetta nel loro
incontro, le chiama "saluto", e per il resto introduce a parlare solo Elisabetta. Ma le parole finali sono della Vergine. Esse sono un poema
straordinario, che letterariamente deve essere considerato come un vero e proprio Salmo del genere "inno di lode" fuori del Salterio: il Megalynei hepsych mou tn Kyrion (l,46b-55). Esso pieno di reminiscenze dell'A.T., e in qualche punto ha assonanze con il "cantico di
Anna", la madre di Samuele (1 Re (=1 Sarti) 2,1-10). Ora, la critica
moderna rileva che Ges tra le sue qualit umane riportate dalla narrazione evangelica, mostra un'intensa sensibilit poetica. Essa emerge
ad esempio nelle sue parabole, quando rinvia alla vita dei campi, ai
fiori ed agli uccelli, a guardare il cielo, e quando accenna alla vita di
tutti i giorni della gente umile, come impastare la farina per il pane, o
1655

CICLO DEI MENA1A

cercare una dracma perduta. Non deve essere escluso che questo dono
gli provenisse dalla Madre. Maria di certo conosceva a memoria molte
pagine della Scrittura, ed il Salterio. Se certa critica ritiene che il suo
Canto sia opera lucana con il "metodo antologico" (ossia componendo
un mosaico di testi precedenti), l'argomento possibile ma ipotetico,
perch suppone a priori senza poter dimostrarlo, che Maria non fosse
capace di attivit "letteraria".
Si dimostra cos di non comprendere la piena della mente e del
cuore di Maria Vergine, visitata dallo Spirito Santo, oggetto di cos
immani eventi, e anche grande Orante devota. E come gli Ebrei improvvisavano all'istante le "benedizioni" ed altre preghiere, spesso
molto poetiche, per nulla si deve escludere questo dalle possibilit di
Maria ebrea.
L'inizio del Cantico della Vergine una dossologia: "Magnifica,
l'anima mia, il Signore" (v. 46). Il verbo megalyn traduce l'ebraico
gdal, che in senso dossologico molto usato nella Scrittura, e si trova ancora nelle dossologie della Liturgia sinagogale. "Magnificare" significa riconoscere la grandezza divina, e farla conoscere al mondo,
celebrandola e superesaltandola.
In parallelismo sinonimico il testo prosegue: "e gio lo spirito mio
su Dio, il Salvatore mio" (v. 47). La causa della gioia Dio Padre.
Tuttavia viene qui un'assonanza di str, salvatore, con il Nome di
"Ges", "II Signore la salvezza, Jhs 'ah".
La dossologia sempre motivata, e qui al v. 48 in modo duplice: perch il Signore si chinato a guardare {epiblp) l'umilt della Schiava,
la Dol, gi proclamatasi tale in 1,38 con generosit e dedizione. H Signore sceglie sempre le realt umili per confondere quelle superbe; e
poi perch Maria anticipa la devozione delle future generazioni, che
guardando a Lei la "chiameranno beata" (makariz). Questa parola era
stata gi detta da Lea, la prima moglie di Giacobbe, ma limitatamente
alle donne del tempo (Gen 30,13). Per Maria per si tratter di un prodigio lungo le generazioni: "Ido, Ecco!", tanto che da allora non cessato
pi, avendo preso inizio proprio da Elisabetta (v. 45a).
Una seconda motivazione della dossologia viene al v. 49: il Potente
opera i suoi megalia, perci Santo il Nome di Lui. La reminiscenza
il Sai 144,13cd e 17: il Signore il Fedele e il Giusto nel suo agire,
ed il Santo in ogni operazione che compie. I megalia, i "grandi fatti" di Dio hanno inizio nel N.T. dalla vita della Madre di Dio, proseguono in crescendo con il Figlio, culminando con la Croce e la Resurrezione e la Pentecoste nella creazione della Chiesa fino alla Parousia.
Ma la Visita di Maria non finisce di far meditare. La Vergine con
carit delicata e tenera resta ad assistere Elisabetta per i 3 mesi che le
1656

2 LUGLIO

restano fino al parto. Luca qui non esplicita, ma si pu immaginare


senza forzare i testi, che Maria assistesse al parto e dunque vide Giovanni alla sua nascita. Poi in discreto silenzio torna a casa sua, a Nazaret (v. 56).
Tutto nello straordinario: le due Madri, le due vicende, i due Figli.
E straordinari saranno stati i colloqui delle due Donne sui loro Figli.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
il Sai 115,13, vedi 1 '8 Settembre.

1657

5 LUGLIO
MEMORIA DEL SANTO E TEOFORO PADRE NOSTRO
ATANASIO DELL'ATHOS
E DEL SANTO PADRE NOSTRO LAMPADIO IL TAUMATURGO E
DI SANTA MARTA, MADRE DI S. SIMEONE IL TAUMATURGO
Abramo di Trapezunte era discendente di una pia famiglia che proveniva da Antiochia. Giovane molto dotato, segu i suoi studi nelle accademie di Costantinopoli, poi segu il suo maestro, Michele. Malinos,
nel suo monastero del monte Kymins in Asia minore. Nella professione monastica gli fu assegnato il nome di Athansios. Dopo la morte del
suo igumeno Michele, non accett la direzione di quel monastero, e
prefer ritirarsi sul Monte Athos, nella Penisola Calcidica. Qui da tempi
remotissimi era giunto il cristianesimo. Insieme, era restata viva una
pia tradizione, ancora chiamata Peribli ts Panagias, "la peregrinazione della Tuttasanta", che era stata costretta dai pericoli a rifugiarsi sul
Monte Athos, con grande compiacimento del Figlio.
In sostanza, la tradizione conserva la memoria che il Monte Athos
da tempi immemorabili era stato il luogo del rifugio, del silenzio, dell'ascesi e della santificazione degli spirituali. Dati storici informano
che dair Athos convennero a Costantinopoli nel marzo dell'843 numerosi monaci per celebrare
solennemente la grande Festa dell'Ortodossia alla Domenica la Quaresima> Per ^ ristabilimento del culto delle
sante icone. Nel sec. 9 si rifugi sull'Athos S. Eutimio di Tessalonica,
per aver sentito che l si viveva una severa vita ascetica. Altro celebre
monaco era stato S. Pietro l'Atonita. Il sec. 9 era dunque un grande
fiorire di vita spirituale, con Giuseppe l'Armeno, Giovanni Kolobos,
Simeone, Giorgio che fu discepolo di Eutimio. Erano gli esponenti dell'antico monachesimo austero, fatto di incredibili privazioni, di imposizioni di sofferenze fsiche al limite della sopportabilit (cilicio, catene,
flagelli e piaghe). La forma di vita era l'anacoresi, l'isolamento, per la
preghiera continua e la Contemplazione con l'esicasmo. Questi grandi
Spirituali hanno lasciato -una traccia luminosa.
S. Atanasio era venuto tra queste schiere del "genere fortissimo dei
monaci". Ma era troppo noto, cos che l'imperatore Niceforo Foca lo
fece rintracciare, facendolo risiedere in una cella vicino Karys, divenuto questo successivamente, e fino ad oggi, il centro del monachesimo
atonita. L Atanasio concep l'idea dell'equilibrio monastico con la vita
anacoretica, organizz la vita cenobitica, e cominci a costruire un
enorme complesso, la "Grande Lavra" (in greco lura, etimologica1658

5 LUGLIO

mente "luogo ristretto"), inaugurata l'anno 963. Il progetto comprendeva un regime simile alla vita cenobitica severa del grande monastero
dello Studion (presso la Porta Aurea di Costantinopoli). Di fatto, il primo Typikn atonita, a cura del monaco studita Eutimio, risale al 970.
S. Atanasio mor tra il 1003 ed il 1110, per il crollo di una cupola in
costruzione, che travolse anche altri monaci.
La fondazione dell'Athos avvenne dunque quando la Chiesa era ancora unita. Non per caso vi esisteva fino al disastro turco del sec. 15 anche
un monastero benedettino di Amalf, di cui restano le rovine, come segno
di antica comunione, anche se non senza contrasti. Pur sussistendo la vita
eremitica secondo la libert di scelta tradizionale, S. Atanasio ritenne che
la vita cenobitica rispondesse idoneamente alla crescita spirituale dei monaci, sotto la guida dell'igumeno e degli spirituali. Centro immane, come i complessi egiziani, siri occidentali e siri orientali (in Mesopotamia
esistevano altre "sante montagne" popolate da legioni di monaci), il
Monte Athos, la "Santa Montagna" per eccellenza, gi nel sec. 10 conteneva 56 monasteri; nel sec. 11 erano saliti a 180, comprese le dipendenze minori o sktes, e altre. Baster qui ricordare che ancora nel 1910,
prima del disastro della prima guerra mondiale, i monaci erano 9900.
Oggi i monasteri principali sono 20, con centinaia di dipendenze, cappelle ed oratori, e con le dipendenze estere, i metchia. L'inesorabile dissanguamento dei monasteri sembra oggi arrestato, la Montagna Santa vede
un progressivo ed auspicato ripopolamento. Le statistiche fino al 1992
parlano di 1337 monaci, oggi ancora aumentati di numero.
Il Monte Athos deve tutto alla divina Grazia, che sapientemente si
serv di uomini come Abramo-Atanasio, santificandoli per irraggiare
santit, nella stretta fedelt alla Chiesa dei Padri, all'esercizio della vita
ascetica e contemplativa, nel lavoro manuale. Tra le maggiori figure va
qui richiamato S. Gregorio Palamas, atonita anche lui (vedi la Domenico oa di Quaresima). E non meno, monaci crearono anche cultura ed
ltura L

arte nei secoli. Si pu dire che l'Athos sia un perenne cantiere, nei secoli, di arte cristiana, e di tradizione di codici antichi (biblici, liturgici,
storici, spirituali, scientifici, classici), sotto il patrocinio dell'icona mariana principale del centro, Karys, intitolata perci la Karytissa, o
Prostitissa, pi conosciuta come l'icona "xin estirf dall'omonimo
Megalinario.
La santit di Atanasio l'Atonita era conosciuta gi durante la vita di
questo monaco e fondatore, ed aveva vasta fama. Si tramandano anche
i miracoli da lui operati. Il Kontkion di oggi come una lapide celebrativa: Quale il migliore contemplatore delle Essenze immateriali, ed
autenticissima guida alla pratica spirituale, noi, il gregge tuo, ti elogiamo e gridiamo: Non cessare di intercedere presso il Signore, che siano
1659

CICLO DEI MNIA

risparmiati da tentazioni ed avversit quelli che acclamano a te: Gioisci, Padre Atanasio"!
1. Antifone
Ordinarie, o i Typikd ed i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion del Santo: il canto elogia S. Atanasio, poich la sua vita
nella carne fu meraviglia per gli stessi Angeli nei loro ordini. Infatti
egli trascorse con successo il suo ritiro dal mondo, del tutto unito gi
con il corpo alle potenze invisibili, e si acquist fama imperitura, egli
che sconfisse le falangi dei demoni. Perci Cristo gli diede in contrac
cambio ricchi doni. Di qui l'intercessione al Santo, affinch da Cristo
Dio ottenga la salvezza delle anime dei fedeli.
2) Apolytikion della Santa: esaltata la figura della Santa, nella quale la
natura creata ad immagine di Dio fu perfettamente tratta alla salvezza.
Infatti ella accett la sua Croce e segu Cristo, e con quanto oper ci in
segna a disprezzare la carne come peritura, ed invece a curare l'anima,
che opera immortale. Perci adesso lo spirito di lei congioisce insie
me con gli Angeli.
3) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
4) Kontdkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 149,5.1, "Inno di lode"
Vedi I'll Novembre.
b)Gal 5,22 -6,2
Vedi I' ll Novembre.
5. Evangelo
a) Alleluia: Sai 111,1.2, "Salmo didattico sapienziale"
Vedi anche I'll Novembre. L'Orante medita sulle realt divine, e
proclama, come comprese bene, che beato il "timorato di Dio", ossia
colui che di tutto cuore cerca sempre di adempiere la divina Volont
come si rivelata, ed a cominciare dal culto dovuto al Signore. Perci
la sua esistenza trova la sua piena gioia solo nei precetti divini salvifici.
Lo Stichos (v. 2) prosegue la meditazione. Quel beato avr sulla ter1660

5 LUGLIO

ra una discendenza numerosa e potente, che lo seguir come capostipite. Sar una stirpe di retti di cuore, che ricever dal Signore la benedizione, che perfetta comunione.
L'applicazione dei 2 versetti a S. Atanasio l'Atonita del tutto legittima, per la sua vita santa, e per la potente istituzione monastica che discende da lui come Padre fondatore.
b)Lc6,17-23a
Vedi il 6 Dicembre.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1661

13-19 LUGLIO
DOMENICA DEI PADRI
SANTI E TEOFORI
Questa Domenica occorre tra il 13 ed il 19 Luglio, e porta a commemorare i Padri ortodossi delle Sinodi sante ed ecumeniche: i 630 di
Calcedonia (a. 451); i 318 di Nicea I (a. 325); i 150 di Costantinopoli I
(a. 381); i 200 di Efeso (a. 431); i 165 di Costantinopoli II (a. 553); i
170 di Costantinopoli III (a. 680).
La Chiesa bizantina, unica tra le Chiese, cos come per le altre
celebrazioni dei Padri sinodici che ricorrono durante l'anno: per Nicea
II, la Domenica tra I'll ed il 17 Ottobre, per il medesimo anche la
Domenica dell'Ortodossia , vuole celebrare una grande "Festa della
Chiesa", a cui il Signore volle donare come dote nuziale la fede ortodossa immacolata.
1. Antifone
Della Domenica, o i Typik e i Makarismi.
2. Eisodikn
Della Domenica.
3. Tropari
1) Apolytikion anastsimon del Tono occorrente.
2) Apolytikion dei Santi Padri: vedi la Domenica dei Padri di Nicea II,
tra FU ed il 17 Ottobre.
3) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
4) Kontkion: Prostasia tn christiann.
i

4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 31 ,11.1, "Azione di grazie individuale".
Il Salmista invita con imperativi innici i giusti a gioire nel Signore,
ad esultare, ad inneggiare lietamente i retti di cuore, per i quali furono
operate tante meraviglie. Qui, la fede ortodossa.
Lo Stichos (v. 1) proclama la beatitudine di quanti dal Signore sono
stati assolti ad ogni loro colpa.
b)Tit 3,8-15.
Vedi la Domenica dei Padri di Nicea II, tra 1' 11 ed il 17 Ottobre.
1662

DOMENICA TRA IL 13 E IL 19 LUGLIO

5. E VANGELO
a) Alleluia: Sai 43,2.8, "Supplica comunitaria".
Per il v. 2, vedi la Domenica dei Padri di Nicea II. l'acclamazione
grata per le meraviglie operate dal Signore e che furono ascoltate di
persona, o che i Padri tramandarono ai loro figli, opera grande, dei
"giorni antichi" sempre nuovi e validi.
Lo Stichos (v. 8) proclama l'altra meraviglia divina: il Signore dona
sempre ai suoi fedeli la vittoria sui loro nemici, qui gli eretici, che
sono anche ricoperti di confusione.
b) Mt 5,14-19
Vedi il 18 Gennaio.
6.Megalinario
Della Domenica.
7.Koinnikn
Della Domenica.

1663

13 LUGLIO SINASSI
DELL'ARCANGELO GABRIELE
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik e i Makarismi.
2. Esodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion dell'Arcangelo: vedi l'8 Novembre.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 103,4.1, "Inno di lode".
Vedi 1'8 Novembre.
b)Ebr 2,2-10
Vedi l'8 Novembre.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 148,1.2, "Inno di lode".
Vedi 1' 8 Novembre.
b) Le 10,16-21
Vedi l'8 Novembre.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
Sai 103,4, vedi l'8 Novembre.

1664

19 LUGLIO
MEMORIA DI SANTA MACRINA
SORELLA DI BASILIO IL GRANDE
E DEL SANTO PADRE NOSTRO DIOS
Restata vedova da giovane, la Santa accud ai 10 fratelli minori di
lei, tra i quali eccelsero S. Basilio il Grande e S. Gregorio Nisseno.
Condusse una vita austera, da vera madre spirituale. Fu assistita nel
pio transito dal fratello Gregorio, con il quale aveva discusso fino
all'ultimo sul destino dell'anima cristiana.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik e i Makarsmi.
2.Eisodikn
Ordinario.
3.Tropari
1) Apolytikion della Santa: il canto ammirato della Chiesa riconosce
che nella Madre santa rest integra la sostanza dell'icona di Dio, aven
do ella accettata la croce e seguito il suo Signore Cristo, e con la vita
operosa ponendosi come maestra, disprezzando la vita carnale sempre
traseunte, e preoccupandosi invece dell'anima, che realt immortale.
L'indirizzo finale riconosce che lo spirito della Santa ormai congioisce
insieme con gli Angeli del cielo.
2) Apolytikion del Santo: il santo Padre nostro Dios il Teoforo si
mostr, cittadino del deserto, come Angelo nella carne e taumaturgo;
con digiuni, veglie, preghiere, ricevette doni celesti, e cos cura i
malati e le anime di chi nella fede ricorre a lui. Va la gloria a Colui
che gli don la forza, gloria a Colui che lo coron, gloria e Colui che
oper guarigioni mediante lui.
3) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
4) Kontkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolo s
a) Prokimenon: Sai 32,22.1, "Inno di lode".
Vedi la Domenica 9a di Luca.
b)Efes 5,8b-19
Vedi la Domenica 9a di Luca.
1665

CICLO DEI MNIA

5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 17,48.51 "Salmo regale".
Il Salmista canta il Signore che rende sempre la giustizia al suo
fedele.
Lo Stichos (v. 51) canta le grandi vittorie che il Signore consegue
per il suo Re, nella benevolenza concessa, lungo le generazioni.
b)Mt 25,1-13
La parabola delle dieci vergini che attendono lo Sposo divino si
applica mirabilmente alla Santa. Peril commento, vedi il 13 Dicembre.
6. Megalinario
Ordinario.
6. Koinnikn
Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1666

20 LUGLIO
MEMORIA DEL SANTO GLORIOSO PROFETA
ELIA IL TESBITE
La tipologia di Elia profeta complessa. In parte infatti interessa la
figura di Giovanni il Prodromo, in parte contribuisce alla narrazione
evangelica sul Signore. Per quest'ultimo motivo si rimanda all'Evangelo del 6 Agosto.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typikd e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
2. Tropari
1) Apolytikion del Profeta: elogiato come angelo nella carne, fonda
mento dei Profeti, secondo precursore della Parousia di Cristo, come
il glorioso che facendo discendere la grazia su Eliseo allontana le ma
lattie e monda i lebbrosi, e perci abbonda di guarigioni per quanti lo
venerano.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3)Kontkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 109,4.1 "Salmo regale".
la solenne proclamazione divina del Sacerdote regale eterno secondo l'ordine di Melkisedeq. Anche Elia offr un sacrificio sul Carmelo.
Lo Stichos (v. 1) canta l'intronizzazione del Re messianico alla destra del Signore; anche Elia fu portato al cielo con il carro di fuoco.
b) Giac 5,10-20
L'applicazione del testo motivata dal v. 10 e dal v. 20, che si riferiscono all'esemplarit dei Profeti dell'A.T. La pericope in s la
chiusura dell'Epistola.
L'avvio di essa l'esortazione dell'Apostolo ai suoi fratelli, a
prendere come hypdeigma, esempio di vita nella tribolazione sopportata con animo grande, i Profeti che si presentarono a parlare autenticamente "nel Nome del Signore" (v. 10). Perci sono "beati"
1667

CICLO DEI MNIA

quelli che per la fede sopportarono tutto con costanza (hypomn). I


fedeli ascoltarono dalla Scrittura la pazienza di Giobbe tribolato, che
per il Signore sostenne, finch Giobbe vide la fine assegnata agli
eventi da Colui che il Tenerissimo (pol'ysplagchnoski oiktirmn,
due sinonimi che hanno come base la Misericordia divina) e premia
sempre (v. 11).
I fratelli sono ancora esortati, anzitutto a non giurare mai, qualunque formula sia. Ges stesso lo insegna nel "discorso della montagna"
(Mt 5,33-37), che Giacomo riporta pressoch alla lettera. Il sobrio parlare, con il "s s, no no", salva dalla condanna di chi usa male la sua
parola (v. 12). Al cap. 3 l'Apostolo dedica molte considerazioni sulla
lingua degli uomini, che pu essere un fuoco mortale.
Giacomo era il capo riconosciuto della Chiesa Madre di Gerusalemme. I vv. 13-16 sono l'eco chiara dei Misteri che si celebravano
nella Chiesa primitiva gi verso il 57 d.C, anno dell'Epistola. Qui si
tratta dell'Unzione santa dei malati. Per un malato grave si chiamano i
Presbiteri della Chiesa, i quali anzitutto pregano per lui, poi lo ungono
con l'"olio nel Nome del Signore" (vv. 13-14); ma gi su quest'olio
era stato invocato il Nome del Signore, e perci l'epiclesi l'aveva consacrato. Il rito risale ai primordi della Chiesa, alla stessa disposizione
del Signore, il quale inviava i discepoli ad ungere i malati per guarirli
(Me 6,13). L'olio diventa cos il "segno" misterico della Potenza dello
Spirito Santo. Quanto al plurale relativo ai Presbiteri, tutto l'Oriente
conserva questa disposizione del N.T., che l'Unzione santa sia amministrata almeno da 7 presbiteri; se poi presente, deve ungere il Vescovo, ma allora recitando le 7 preghiere dei presbiteri; in alcune
Chiese orientali si unge come segno di comunione anche il diacono
presente (ovviamente, non malato), e l'Olio si da anche da portare a
casa per ungersi come devozione (un "sacramentale" secondo la terminologia occidentale).
Tale Mistero della Chiesa gi chiamato "preghiera della fede",
quella che salva chi si trova in tristi condizioni (kamnn). Il Signore
allora "risveglia (egir)", verbo della resurrezione, lo restituisce alla
vita sana, sia fisica sia spirituale, e quest'ultima sia qui, sia nell'eternit. Il potere del Mistero ricevuto dal malato dunque tale che se
efficace per il fisico, lo anche per la parte pi difficile: se il malato
sta nella colpa del peccato, questo "gli sar rimesso" (v. 15). Ma non
cos semplicemente. Occorre insieme la pratica dell'exomolgsis, la
"confessione" delle colpe, che esiste nella Comunit fin dagli inizi (cf.
Mt 18,15-17). Ad essa deve accompagnarsi la preghiera fraterna reciproca, garanzia di guarigione del corpo e dell'anima. Giacomo qui sottolinea che la forte intercessione del giusto ha grande efficacia presso
il Signore (v. 16).
1668

20 LUGLIO

Come esempio di tale intercessione presentato Elia, un uomo per


s come ogni altro. Eppure preg per non far piovere, e non piovve
per 42 mesi, il numero simbolico per indicare la tribolazione temporanea permessa dall'Atto (v. 17). Poi preg di nuovo, e piovve, e la terra
si copr di ricchi frutti (v. 18; i fatti allusi stanno in 3 Re (= 1 Re) 17,1
- 18,46; vedi anche le Letture del Vespro).
Ma l'Apostolo torna ad esortare, mosso dall'ansia pastorale del bene dei fedeli. I fratelli possono smarrirsi lontano dalla Verit che fu ad
essi donata dall'inizio. Il N.T. pieno di allusioni alle tremende crisi
che investivano le giovani Comunit, e le coscienze di fedeli da poco
battezzati. In questo caso, deve intervenire il fratello per riportare alla
fede (v. 19). Anche qui l'esempio Elia, che nel traviamento di pressoch tutto il suo popolo, oper per riportarlo al Signore (cf. 3 Re (=1
Re) 18). Ebbene, in questo caso chi opera cos grande carit, salva l'anima dalla morte, poich "facendo scomparire" (kalypt, per s "nascondere") la moltitudine dei peccati, procura la vita sia al fratello errante, sia a se stesso (v. 20).
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 98,6, "Salmo della Regalit divina"; 33,18, "Azione di
grazie individuale".
Vedi la Domenica dall' 11 al 17 Dicembre.
b) Le 4,22-30
Luca comincia a narrare il ministero messianico di Ges, quando
battezzato dallo Spirito Santo, che Lo spinge nelle tentazioni, finalmente guidato dal medesimo Spirito all'annuncio dell'Evangelo. Ges
usa anche predicare, se gli era concesso, durante la liturgia sabatica sinagogale, dopo le letture bibliche. E proprio in tale occasione opportuna, a Nazaret, il suo villaggio, sulla base delle Profezie lette (Is 61,1-2;
58,6; 35,5) rivela la sua identit messianica: di Re e Sacerdote consacrato, quale "Unto del Signore" ad opera dello Spirito Santo (Le 4,1819). Nel cominciare la vera e propria omelia (da Luca accennata ma
non riportata), afferma il smeron, l'oggi dell'adempimento in Lui
della Parola letta.
I presenti per "testimoniano" contro Ges, poich in Is 61 ha arrestato la lettura al v. 2a, mentre il v. 2b parla di punizione divina per i
nemici. Ora, l'attesa liberazione dai nemici non era concepita senza la
severa sanzione contro di essi, che la Scrittura giustamente d'altra parte, definisce sempre come nemici di Dio e, a causa dell'alleanza di comunione, unitiva, anche del suo popolo. Ma Ges porta la Visita della
Misericordia, ed esclude ogni forma di "giustizia", che sarebbe umana
vendetta. Dunque gli ascoltatori ne sono "meravigliati" in male, sono
1669

CICLO DEI MNA1A

indignati per le sole "parole di grazia" di Ges. E gli rinfacciano che


in fondo solo "il figlio di Giuseppe", l'artigiano ben noto a tutti nel
villaggio (v. 22), e viene a parlare di fatti pi grandi di lui.
Ges conosce bene i suoi compaesani. Sa che deve far fronte alla
dura contestazione, e quindi al rigetto che il suo parlare ed agire provocano in modo quasi inevitabile. La sua risposta perci frontale.
Egli ha gi operato prodigi a Cafarnao (cf. Me 1,21-28; Luca li sposta,
cf. 4,38-42, annotandone l'enorme successo). Tra i Nazaretani invece
non ha mostrato la sua potenza, che si basa sulla fede di quanto annuncia. E cos argomenta che gli si potrebbe opporre il noto proverbio:
Medico, cura te stesso, ossia: sei malato tu, e vuoi curare gli altri (v.
23). In fondo, sono le medesime parole di scherno crudele sotto la
Croce: Se tu sei il Messia, prima salva Te stesso (cf. Le 23,33-43).
E per rigetta il rigetto, per cos dire, razionalizzandolo con un altro proverbio anch'esso corrente: "Nessun profeta accetto nella patria sua" (v. 24). Il terminepatris bene appropriato, poich indica la
"(sotto-)trib del padre", e Ges sia accett Giuseppe come padre morale, sia la terra di Giuseppe come patria propria. Vuole cos far intendere una volta per tutte, che se anche operasse i "segni" potenti gi noti
altrove, essi "qui" non sarebbero accolti. Dir circa questo, quando
nella parabola fa parlare Abramo: "Se Mos ed i Profeti non ascoltano, neppure se uno risorgesse dai morti sarebbero persuasi {Le 16,31).
Di quanto afferma, adesso Ges da anche la prova dalle Scritture.
In Israele la terribile carestia di 42 mesi vide l'invio divino di Elia ad
una vedova, ma straniera, una Fenicia di Sarefta di Sidone, per la quale oper prodigi; a nessuna vedova israelita poteva essere inviato,
avendo il popolo apostatato dalla fede (vv. 25-26; cf. poi 3 Re (=1 Re)
17,1-9, l'invio; 17,10-16, il prodigio della moltiplicazione della farina
e dell'olio per l'intero tempo della carestia, in favore della povera vedova di Sarefta; 17,17-24, il secondo e maggiore prodigio, la resurrezione del figlio della vedova). Dopo Elia, il discepolo Eliseo guar solo il lebbroso straniero, Naaman il Siro che ebbe fede, mentre in Israele
molti lebbrosi non poterono ricevere l'invio del Profeta, poich non gli
avrebbero creduto (v. 27; cf. poi 4 Re (=2 Re) 5,1-18).
Nella "patria" dove regna l'ostinazione, il Signore non pu operare
le opere del Regno con i segni potenti, che richiedono la fede per potersi verificare.
La sorte dei Profeti quindi segnata, e cos essa il rifiuto che ricevono, talvolta anche accompagnato dalla violenza fisica. Proprio come
avviene adesso. I compaesani di Ges, turbati dal non avere ascoltato
la Parola profetica che portava la punizione divina, adesso sono in furore per i paragoni con le vedove ed il lebbrosi increduli d'Israele, che
suona come loro condanna. Perci mettono le mani addosso a Ges e
1670

20 LUGLIO

Lo conducono ad una rupe per precipitarlo. Per Ges "passa in mezzo ad essi" e se ne va (vv. 28-30). L'esecuzione come falso profeta (cf.
Dt 18,20-22), o come bestemmiatore (cf. Lev 24,10-16), non pu avere luogo. Cos Ges dovr agire anche altre volte, come nel tempio
stesso di Gerusalemme (Gv 8,59). La sua "ora" non ancora venuta.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
Sai 32,1, vedi il 9 Settembre.

1671

CICLO DEI MNIA

22 LUGLIO
MEMORIA DELLA SANTA MIROFORA ED ISAPOSTOLA
MARIA LA MADDALENA
II titolo principale di gloria per Maria la Maddalena che il Signore
Risorto anzitutto a lei per prima volle manifestarsi in forma visibile,
ascoltabile e "toccabile". Questo si cumula con altri titoli come l'assistenza alla Croce insieme alla Madre di Dio, la presenza alla sepoltura,
la stessa sequela del Maestro lungo la via che Lo porter a Gerusalemme. Ed ancora, secondo la possibile identificazione, avere lavato i piedi
immacolati del Signore, per amore, nella conversione del cuore.
Il N.T. lascia volutamente nel vago la precisa identificazione della
Maddalena con personaggi femminili diversi.
Esiste Maria, sorella di Marta, che stava "ai piedi del Signore" per
ascoltare la sua Parola (Le 10,39); anche sorella di Lazzaro (Gv 11),
la medesima che unse "i piedi" di Ges a Betania (Gv 12,3).
Esiste Maria la Maddalena (ebraico Magdlit, forse da un villaggio
chiamato Magdala, ebraico Migdal, "la Torre"?), dalla quale il Signore
aveva espulso "sette diavoli", il massimo della possessione demoniaca
(Le 8,2; Me 16,9), che segue Ges con altre Donne fedeli (Le 8,1-3);
che sta sotto la Croce (Gv 19,25); per prima si reca al sepolcro che trova
vuoto (Gv 20,1); a lei per prima si rivela il Risorto (Gv 20,11-17), e il
Signore l'invia a portare la notizia ai discepoli (Gv 20,17-18), ma
prima lei voleva trattenere il Signore, forse abbracciandone i piedi (Gv
20,17; cf.Mt 28,9).
Esiste infine la peccatrice anonima che in casa di Simone il lebbroso lava ed asciuga e unge "i piedi" di Ges (Le 7,38, cf. vv. 36-50).
L'indizio sono i piedi immacolati del Signore, che si ritrova in tutti
i testi, e che riconducono ad un'unica donna, Maria la Maddalena.
La Liturgia la gratifica di due titoli straordinari: la Santa Myrophros, e Ylsapstolos, il primo per la carit nella cura del corpo del Signore, il secondo per l'annuncio della Resurrezione agli Apostoli che
poi debbono annunciarla al mondo.
La Santa ebbe da sempre una devozione diffusa nel mondo cristiano, che le intitol abitati, localit, chiese, monasteri, e soprattutto pose
il suo nome bellissimo ad un numero sterminato di battezzate, eleggendola cos quale Patrona fedele.
Un esempio molto bello di questa devozione si ha a Ciminna, un
paese di nome greco, in Sicilia.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik e i Makarismi.
1672

22 LUGLIO

2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion della Santa: si canta l'elogio di lei, fedele nella sequela
di Cristo partorito per noi dalla Vergine, custodendone le leggi ed i
precetti. Questo la fa festeggiare oggi nella santissima memoria, con la
lode a lei innalzata con fede ed amore.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: Prostasia tn chrstiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 67,36.27, "Azione di grazie comunitaria".
Vedi il 9 Settembre.
b)l Cor 9,2-12
,. w
,. .
T,
Vedi la Domenica ll adi Matteo. L applicazione si pone in questi
termini. Paolo si offre come esempio per la sua Comunit, la quale a
sua volta come il "sigillo dell'apostolato" suo (v. 2). Egli per questo, avendo dedicato per intero la sua esistenza ai suoi fedeli, ha diritto
di ricevere da essi le sussistenze (vv. 3-6), nessun'altra fonte di
guadagno essendogli rimasta (vv. 7-10). Per con l'Evangelo e la
Grazia dello Spirito Santo don ai fedeli i Beni messianici (cf. 1 Cor
2); perci pu ricevere in cambio dai suoi beneficiati di che vivere,
anche se per il bene dell'Evangelo non lo ha preteso mai, come non
lo pretende adesso (vv. 11-12).
Le Donne fedeli che seguivano Ges, avendo da Lui ricevuto indicibili benefici, in cambio contribuivano a sostenere Lui ed i discepoli,
che avevano abbandonato tutto per portare l'Evangelo del Regno al
mondo.
5. E VANGELO
a) Alleluia: Sai 39,2; 33,20, "Azioni di grazie individuali".
il grido dell'Orante, fatto proprio da Maria Maddalena, quando
dall'abisso del suo peccato l'unica speranza riposta nel Signore. Ma
Egli ascolta sempre chi Lo invoca, e libera dalla perdizione.
Il Salmista riconosce che (Stichos, 33,20) le tribolazioni del giusto
sono senza numero, il Signore tuttavia lo libera da ogni male.
b) Le 8,1-3
Questa breve pericope piena di significato. Essa fa seguito all'episodio della peccatrice che unge i piedi di Ges in casa del fariseo, e
1673

CICLO DEI MNAIA

che tra lo scandalo dei presenti riceve il perdono dei peccati (Le 7,3650). Il che fa presumere che lo scandalo prosegua, quando la gente comune sente del comportamento contro corrente di Ges, e lo vede venire nelle citt e villaggi.
Ora, Luca annota che "immediatamente" dopo l'episodio di quell'unzione Ges "viaggiava di continuo" negli abitati, per "predicare
ed evangelizzare il Regno di Dio" (8,la). L'espressione "evangelizzare
il Regno" viene da Is 52,7. Ivi 1'"evangelizzatore" corre a portare a
Sion il tipico messaggio regale, la "notizia favorevole" al popolo,
dunque il "buon annuncio, euagglon", che era proprio anche dei re
ellenisti e poi degli imperatori cristiani (la novella del codice giustinianeo). Ora il Signore condensa la sua Novella nell'annuncio che
"regna", ossia, biblicamente, che salva il suo popolo, donando cos la
Pace, il Bene, la Salvezza.
Ges, inviato dal Padre con lo Spirito Santo si fatto il divino
Evangelista del Regno. Propriamente, Lui e lo Spirito Santo sono il
Regno (Le 11,20; Mt 12,28), e i Beni messianici, tagathd, lo Spirito stesso (Le 11,13). Poi il Signore invier anche i discepoli a proseguire la medesima predicazione (Le 9,1-11; e poi 24,46-49).
Di fatto, Le 8,lb termina con l'annotazione: "e i Dodici con Lui".
Senza escludere gli altri discepoli, tuttavia i Dodici stanno fedelmente
"con Lui" (il cap. 8 dir "Ges" solo al v. 24), in modo pi immediato.
Si noti che Luca non usa il verbo "stare con" o simili.
E non lo usa neppure per quello che adesso segue al v. 2a: "ed alcune donne (ossia: Lo seguivano), le quali erano state curate da malattie
e flagelli e spiriti malvagi ed infermit". Tra le donne cos guarite, Luca finora ha nominato solo la suocera di Pietro (Le 4,38-39) e la peccatrice (Le 7,36-50); dell'emorroissa parler solo in 8,43-48. Quindi
lascia nel generico le singole guarigioni, e concentra l'attenzione su
tre Donne fedeli, anche qui senza escludere le altre, che dal N.T. si sa
che accompagnarono Ges fino al sepolcro.
In primo luogo nominata "Maria chiamata Maddalena". Il derivativo "Maddalena" serviva a distinguere questa da altre Marie. Con
l'annotazione singolare: "dalla quale sette demoni erano usciti" (v.
2b). ancora in uso tra i cristiani orientali di lingua semitica (ad
esempio, Etiopi) l'espressione "avere sette diavoli nella pancia" per
indicare la totalit della possessione demoniaca, e con ci l'immanit
della malvagit e della peccaminosit del "posseduto", dove diavolo e
peccato si trovano sia come causa, sia come effetto. Dal parallelo Me
16,9 si sa che Ges "da lei (Maria Maddalena) aveva gettato fuori sette
demoni", dove il verbo ekbdll, espellere, tipico di questa operazione, che tra le principali "opere del Regno" e per il Regno. Per gli
Evangelisti non hanno ritenuto di annotare notizie pi precise sulla
1674

22 LUGLIO

Maddalena prima che incontrasse Ges e ne ricevesse un'esistenza radicalmente mutata. Essi in genere evitano di tracciare una specie di
"leggendario" sui personaggi intorno al Signore, che in seguito parteciparono anche alla vita della Chiesa primitiva. Cos perfino per la
Madre di Dio, per Pietro e per Paolo. Quando la curiosit popolare si
fece indiscreta, agli inizi del sec. 2 sollecit la letteratura "apocrifa",
che moltiplic notizie e particolari spesso immaginali e talvolta di cattivo gusto, perfino su Ges.
Per questa guarigione, Maria Maddalena resta il tipo della penitente. Senza forzare i testi, si pu fare un accostamento con l'episodio
che immediatamente precede. Il Signore alla peccatrice anonima che
gli unge e bacia i piedi immacolati, parla cos: "Sono gi stati rimessi i
peccati di lei, molti, perci am molto. A chi poco stato perdonato,
questi poco ama!" (Le 7,48). La grazia del perdono precede sempre la
risposta d'amore. Quanto pi grande il perdono a causa della moltitudine dei peccati, tanto pi il perdonato ricambia amando. I "sette
diavoli" della Maddalena narrati come ormai espulsi, sono l'inizio di
un immenso perdono, e l'amore di lei per il Signore perdonante molto, fin sotto la Croce ed al sepolcro.
La seconda donna del seguito Giovanna di Cuza (aramaico, per
l'ebraico Huzaj); questi era procuratore di Erode Antipa, il tetrarca
della Galilea (Le 3,1). Si ritiene che l'"ufficiale regio" di Cafarnao che
ottiene per il figlio la guarigione a distanza sulla sua sola fede, sia
questo Cuza, che "credette con 1'"intera sua casa"", e dunque si fece
discepolo del Signore.
La terza ed ultima donna identificata da un nome Susanna (in
ebraico, Ssnh, "giglio"), non conosciuta da altri testi.
Precisati questi nomi, Luca annota: "e molte altre", sempre senza
verbo, che va supplito: "stavano con Ges, Lo accompagnavano". Poi
di tutte l'Evangelista dice: "le quali amministravano a Lui dalle loro
sussistenze" (v. 3). Il verbo qui diakon, amministrare, servire, rendere servizi.
Queste Donne ebree fedeli si erano fatte umili e generose "diacone"
del Signore con le loro sostanze, servendo Colui che ebbero la fortuna
di riconoscere come "il Diacono della Circoncisione" (Rom 15,8), venuto dunque anzitutto per gli Ebrei, scoprendo in Lui il Figlio dell'uomo che non ha dove posare il capo la notte (Le 9,58). Nella diakonia
al Signore, le Donne lo compresero, si facilita la corsa dell'Evangelo
del Regno tra gli uomini.
La pericope evangelica di oggi termina qui, ma chiama a diverse
considerazioni. Queste Donne fedeli santificate dal Signore, Lo seguono per servirlo. Esse si ritrovano cos nel mirabile spazio dell'esistenza
umana del Signore che sta per consumarsi:
1675

CICLO DEI MNAIA

a) lungo il faticoso cammino dell'Evangelo che conduce alla Croce;


b) alla Cena. Anche nel silenzio delle fonti, la cena ebraica era dell'in
tera "casa" o famiglia. Quella sera il Capo famiglia ed Ospite divino
il Signore, e la sua "casa" comprende i Dodici, altri discepoli, e le Don
ne, "diacone" necessarie;
e) alla Croce. Dentro la fosca tragedia di odio, di grida militari omicide, di scherni dei vili, di crudeli sevizie contro il Plasmatore divino
degli uomini (Gen 2,7) e loro Sovrano, si levano l'amore, il silenzio,
l'adorazione, per l'Adamo Ultimo, l'assistenza partecipante da parte
solo delle Donne: la Madre di Dio e le sue compagne dilette. Seguendo gli Evangelisti, le Donne sono:
- Mt 27,50: Maria Maddalena; Maria Madre di Giacomo (il minore) e
di lose (Giuseppe); la madre dei figli di Zebedeo (Giacomo il maggiore e Giovanni);
- Me 15,40: Maria Maddalena; Maria madre di Giacomo il minore e Iose; Salome, o Maria Salome, che poi la madre dei figli di Zebedeo;
- Le 23,49: in blocco, "le Donne che Lo avevano seguito dalla Galilea", con rimando dunque a 8,1-3;
- Gv 19,25: "la Madre di Lui", ossia la Theotkos ma senza farne il
nome; "la sorella della Madre di Lui", Maria di Clopa (sposa di Alfeo-Clopa, dunque madre di Simone e di Giuda, e perci stesso an
che di Giacomo il minore e di lose); e Maria Maddalena. Per alcuni
esegeti, dal movimento della frase, opinano qui che "la sorella della
Madre di Lui" una, e "Maria di Clopa" un'altra;
d) alla sepoltura il gruppo delle Donne resta compatto. Nei testi:
- Mt 27,61: Maria Maddalena e "l'altra Maria", che la madre di Gia
como e di Giovanni, ossia Maria Salome;
- Me 15,47: Maria Maddalena, Maria la madre di Giuseppe (lose, e
dunque anche di Giacomo il minore);
-Le 23,55: di nuovo in blocco, "le Donne che Lo avevano seguito
dalla Galilea";
- Giovanni omette la presenza delle Donne;
e) alla Resurrezione tornano altre liste:
- Mt 28,1: Maria Maddalena e "l'altra Maria";
- Me 16,1: Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo (il minore),
Salome;
- Le 24,10: Maria Maddalena, Giovanna (di Cuza, cf. 8,3), Maria di
Giacomo (il minore), "e le restanti con esse";
- Gv 20,1: Maria Maddalena;
f) nel cenacolo per la Pentecoste questa presenza non si perde;
-At 1,14: gli Undici Apostoli stanno in preghiera continua, "con le
1676

22 LUGLIO

Donne e Maria Madre di Ges e con i fratelli di Lui". ricomposta


la prima Famiglia di Dio che stava gi alla Cena, e adesso sta ricevendo lo Spirito Santo.
Questa la diakonia al Signore. Nella quale Maria Maddalena fu
personaggio importante.
Dopo, la medesima diakonia sar prestata agli Apostoli del Signore
nella loro predicazione dell'Evangelo. E qui baster rimandare a Rom
16, con gli elenchi di nomi femminili, anzitutto Febe della Chiesa di
Cencree (v. 1).
Su Maria Maddalena, la venerazione porta a prolungare alcune riflessioni.
Tra le Donne del seguito di Ges, la Maddalena cede per dignit
solo alla Madre di Dio.
Rispetto alle sue sante Compagne fedeli, non solo la Maddalena
sempre presente nelle liste, ma anche nominata per prima (salvo
qualche eccezione).
La sua sequela del Signore la costituisce, certo con le altre e non
senza di esse, discepola e diaconessa.
La sua assistenza alla Croce la fa testimone di "Colui che crocifissero" (Gv 19,37; Zacc 12,10).
La sua assistenza alla sepoltura del Signore fa di lei la Mirofora.
Alla Resurrezione diventa per mandato divino apaggllousa, annunciatrice del Risorto, e dunque Isapostola. L'Occidente conosce
questa tradizione, e la chiama la Mirofora Apostola Apostolorum (ad
esempio S. Ambrogio di Milano, S. Gregorio il Dialogo, ed altri).
La Pentecoste ne conferma la permanenza nella Chiesa. Le Donne
fedeli infatti vi portano l'amore, il silenzio, la contemplazione discreta, l'adorazione, la cura del Corpo di Cristo. la santit femminile
oblativa, diaconica, testimoniante, permanente annuncio della Resurrezione alla Comunit.
Nella Santa oggi e sempre con gioia i fedeli riconoscono tutto questo, frutto della Grazia dello Spirito Santo.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre. O anche il Sai 18,5, vedi il 26
Settembre.

1677

24 LUGLIO
MEMORIA DELLA SANTA MEGALOMARTIRE
CRISTINA
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1)Apolytikion della Santa:vedi il 13 Dicembre (mutato il nome).
2)Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3)Kontkion: Prostasia ton christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 67,36.27 , "Azione di grazie comunitaria".
Vedi il 9 Settembre.
a) 2 Tess 2,13-3,5
Da Corinto verso l'anno 50 Paolo aveva scritto alla giovane Comunit di Tessalonica una prima Epistola. Pochi mesi dopo, all'ini zio dell'anno 51, ne deve spedire un'altra. Nella Comunit si acce sa la tensione per il Ritorno del Signore, ritenuta imminente. Paolo
non la smentisce, solo che nell'attesa esige una vita piena di santit
di opere. Nella parte finale del secondo scritto, l'Apostolo descrive
quale sia la salvezza degli eletti (2 Tess 2,13-17), e quindi esorta alla
preghiera intensa (3,1-5), terminando con altre esortazioni (3,6-15),
e con i saluti finali.
Paolo in 2,13 anzitutto mostra a quei fedeli che giovevole per lui
stesso rendere grazie di continuo per loro, i suoi "fratelli amati dal Signore". La preghiera motivata, per il fatto che fin dall'inizio del suo
Disegno Egli li elesse per donare ad essi la salvezza. Questa procede
dalla Realt divina portata da Cristo Signore mediante gli Apostoli, e
che fonda la pistis: la santificazione battesimale dello Spirito Santo,
il quale cos costituisce i battezzati nella "fede della Verit". Qui non
si tratta solo di adesione dell'intelletto a "verit della fede" proposte
autoritativamente (sia da Cristo, sia dagli Apostoli suoi, sia poi dalla
Chiesa sua), ma di questo, e di pi. necessaria l'adesione dell'intera
esistenza redenta alla Persona del Signore, a quanto Egli parla e dona
1678

24 LUGLIO

da vivere (2,13). Qualche anno dopo preciser: "aderendo a Cristo nuzialmente (kollomai)", si diventa con Lui unico Spirito (1 Cor 6,17).
Il Padre proprio a questa condizione inaudita, del tutto nuova, don
la vocazione (kal) ai fedeli. E non in modo vago, per un'ispirazione
temporanea, bens con 1'"Evangelo nostro", ossia di Paolo in quanto
Apostolo. Ora, 1'"Evangelo di Paolo" non una parola parlata e scritta, bens la Persona stessa di Cristo Signore. Paolo non port al mondo una generica "Parola di Dio", di cui oggi, spogliata di tutto, si fa
orribile abuso, quasi fosse un'ipostasi. Paolo port al mondo Ges
Cristo, al fine che il mondo Lo conoscesse ed amasse e aderendo a Lui
fosse salvato. L'Apostolo mostra questo con l'immagine dell'acquisizione perenne della "Gloria del Signore nostro Ges Cristo" (v. 14),
dove la Gloria insieme lo Spirito Santo, e la Vita eterna beata.
E questo non pu essere che il primo e l'ultimo "Evangelo". Non
ne esistono "altri", e se vi fossero, sarebbero falsi. Paolo sempre
molto preoccupato che i suoi fratelli "consistano stabili" (verbo stk,
dal perfetto stka di histmi) in quell'Evangelo. Ma per questo occorre
anche rendersi padroni, possedere (krat) le Tradizioni. Ancora una
volta non si oppone la Scrittura e la Tradizione, ma "la Tradizione"
comprende sia la Scrittura, sia le Tradizioni. Ragionevolmente, Paolo
spiega che ha insegnato le Tradizioni sia parlando di persona, sia
attraverso i suoi scritti, come fu la precedente Epistola, e come questa
stessa (v. 15). E tali sono le uniche Tradizioni, altre tradizioni,
introdotte da altri, sarebbero ingannevoli.
L'esortazione a stare saldi confortata da una commovente epiclesi
intercessoria che l'Apostolo innalza per questi suoi fedeli. La storia
della Comunit fino a quel momento mostra che il Padre e il Signore
Ges Cristo furono ricchi di doni, effondendo largamente il loro amore, la consolazione e la "buona speranza" sui fedeli. I medesimi doni
adesso Paolo chiede per loro, cos che laparklsis, che la consolazione, diventi anche esortazione efficace alla stabilit dei fedeli "in
ogni parola ed opera buona" (vv. 16-17).
dottrina di Paolo che la Parola divina porti alla formazione del
"popolo fanatico di opere buone" (Tit 2,14), dove per non vi sia la
superbia dell'iniziativa autonoma, poich la via regale tracciata una
volta per sempre: " Dio Colui che opera in voi, secondo la sua Eudokia, sia il volere, sia l'operare" (FU 2,13).
E di nuovo si deve insistere sulla preghiera intensa e continua. L'Apostolo ai suoi fedeli chiede che preghino per lui un'epiclesi, affinch
mediante lui la Parola del Signore corra e si diffonda per il mondo, e
giunga ad essere glorificata. Proprio come lo dai Tessalonicesi che la
ricevettero (3,1). La seconda richiesta che Paolo sia liberato da uomini
"fuori luogo e malvagi", ossia dai falsi profeti itineranti, che sanno
1679

CICLO DEI MNIA

di seminare il malese non possiedono la fede divina, "che non di tutti" (3,2). La Chiesa apostolica gi era afflitta dalle false dottrine di uomini esaltati, che non sottostavano alla fede e alla disciplina comune.
Ora, lapistis, la fede, non possesso di tutti. Invece Cristo, a cui si
deve aderire fermamente, "il Signore Pists". Il termine pists indica
"il Fedele", e della divina fedelt parlano spesso le Scritture. Nell'A.T.
il Signore chiamato "il Dio-Amen", il Fedele (Is 65,16; Ger 10,10 e
4,2; Sai 71,17), ma cos anche nel N.T. (1 Cor 14,16; 2 Cor 1,17-22;
Ap 3,14). Fedele a se stesso, alla sua Parola, alla sua alleanza. E come
tale, solo Lui rende incrollabili (striz, cf. 2,17). Solo Lui il Custode
fedele contro "il Malvagio" (3,3), e dal Malvagio dobbiamo sempre
pregare che il Padre ci liberi ("Padre nostro", Mt 6,13).
E per Paolo esprime la sua fiducia nei suoi fedeli diletti. Confida in
essi "nel Signore", che eseguiranno sempre le prescrizioni apostoliche
(3,4). Essi riceveranno la guida del Signore, che li dirige dove si consegue l'amore del Padre, e si consegue anche Yhypomon del Signore
stesso, che pazienza, sopportazione, perseveranza, costanza (3,5).
L'applicazione del testo alla Megalomartire appropriata, perch si
cerc di attentare alla sua fede con lusinghe. Tuttavia ella rest fedele
e costante fino alla testimonianza della vita per il suo Signore e Sposo,
il suo Tutto (Apolytikion).
5. EVANGELO
a) Sai 39,2, 3b, "Azione di grazie individuale".
L'Orante aveva riposto ogni sua speranza nel Signore, ed Egli in
realt mostr il suo Volto di bont, ed ascolt per esaudirla la sua preghiera devota.
Perci adesso egli rende grazie al Signore (Stichos, v. 3b), che con
il suo intervento ha posto il suo fedele come su una roccia salda ed inviolabile.
b)Gv 15,17- 16,2
Vedi il 26 Ottobre.
6.Megalinario
Ordinario.
6.Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1680

25 LUGLIO
MEMORIA DELLA DORMIZIONE DI SANT'ANNA
MADRE DELLA SOPRASANTA THEOTKOS
S. Anna assimilata alla sua divina Figlia, la Semprevergine
Theotkos, nell'analogia della concezione prodigiosa, e del suo santo
transito, la Kimsis.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typk e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion della Santa: la Chiesa ammirata e devota canta Anna, di
mente divina, che ebbe la singolare ventura di aver partorito la Pura Ma
dre di Dio che avrebbe partorito la Vita degli uomini. Per questo ella eb
be in sorte la gloria della dimora celeste, dove gioiscono i beati, ella stes
sa nella gioia eterna. Di l, beata per sempre, la Santa pu implorare la
propiziazione delle colpe dei fedeli che adesso la onorano con amore.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontdkion della Santa: i fedeli celebrano oggi la memoria dei Pro
genitori di Cristo Signore, e implorano con fede il loro aiuto per essere
scampati da ogni tribolazione, mentre gridano a Dio: "Sii con noi, Tu,
che nella tua Eudokia li glorificasti!".
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 67,36.27, "Azione di grazie comunitaria".
Vedi il 9 Settembre.
a) Gal 4,22-27
Vedi il 9 Settembre.
5. EVANGELO
a) Sai 39,2; 33,20, "Azioni di grazie individuale".
Vedi Domenica la 1 a e
b) Le 8,16-21
Vedi il 9 Settembre.
1681

CICLO DEI MENAIA

6. Megalinario
Ordinario.
6. Koinnikn
Sai 32,1, vedi il 9 Settembre.

1682

26 LUGLIO
MEMORIA DELLA SANTA SACRAMARTIRE
PARASCEVE
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion della Sacramartire: si canta il suo elogio per lo zelo,
raccordato con il suo nome (paraskeu "preparazione", e "venerd"
di Passione). Ella eredit infatti una fede adeguata al suo appellativo,
e perci fu Atleta vittoriosa, e pu diffondere le guarigioni, ed interce
de per le nostre anime.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: Prostasia tn christiann.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 115,12.14, "Azione di grazie individuale".
L'Orante fedele consapevole di non essere mai in grado di rende
re grazie in modo adeguato al Signore per tutti i benefici che gli ha do
nato.
Allora almeno si impegna (Stichos, v. 14) a celebrare il Signore largamente celebrando e diffondendo il suo Nome e le sue opere, mentre
il popolo si trova raccolto in sacra assemblea nel santuario.
b) 1 Tim 3,13 -4,5
II testo corrisponde bene alla vita della Sacramartire, che era di origine romana, formatasi sulle Sante Scritture, dall'apostolato irraggiante; fu provata nella fede, ma risult vincitrice gloriosa (verso la met
del sec. 2, sotto Antonino il Pio).
Dalla Macedonia Paolo verso il 58 scrive al diletto discepolo Timoteo. Era stato liberato dopo la prima prigionia ad Efeso (anni 56-58), e
ormai manca poco all'altra cattura ed al processo a Roma. Questa sua
Epistola considerata "pastorale" per opporla idealmente alle Epistole "dottrinali"; si tratta di distinzioni di comodo. L'Apostolo di certo
non conosceva queste divisioni tra "pratica" e "teoria". Lo mostra il
testo di oggi.
1683

CICLO DEI MNIA

Paolo scrive comunque per il primo scopo, l'insegnamento dottrinale, che contempla avvertimenti sulla fede, le premonizioni contro i
falsi dottori dei quali si devono smascherare le dottrine rovinose; insieme, Paolo esorta alla santa vita comunitaria, dove tutto sia regolato
e ordinato nella pace, e risponda degnamente alla vocazione sia dei capi, sia dei semplici fedeli.
E precisamente (3,13), chi deputato alla diakonia da rendere ai
fratelli, questo costante servizio delle anime, certo si acquista gradi di
merito, che a prima vista significa l'onore ricevuto dai fedeli, ma soprattutto invece la fiducia (parrhsia) nel parlare e nel]' agire, che avvengono "nella fede" divina, "in Cristo Ges", avendo aderito a Lui in
modo irrevocabile, e in comunione perenne con Lui.
Mentre scrive questo, Paolo ha il progetto di visitare presto Timoteo,
che aveva posto come capo della Chiesa di Efeso (3,14), per Timoteo,
se il maestro tarder, conosce bene quale debba essere il comportamento
degno dentro la Casa di Dio. Questa infatti VEkklsia to Theo zntos, la Chiesa del Dio Vivente. L'Unico Sovrano, Capo, Ospitante divino, Distributore di beni Dio Padre. Per questo la Chiesa chiamata anche "colonna e fondamento della Verit", che sia la Rivelazione divina, sia la stessa Verit sussistente come Dio, che vuole presentarsi nel
mondo per la mediazione unica della Chiesa (3,15). una delle molte
definizioni della Chiesa che usa il N.T., e che i Padri dei primi 3 secoli
svilupperanno in forme suggestive.
Nella Chiesa e con essa, in modo apertamente professato (homologoumns), si pone al centro "il Grande Mistero della piet", dove eusebia reverenza, devozione, venerazione, ossia il culto puro che al
Signore offerto con una vita santa e pia. Tale Mistero la Persona
stessa di Cristo (cf. Col 1,27). La Chiesa primitiva esprimeva questo
con un arcaico inno prebattesimale, un testo poetico di 3 stichi, ciascuno
dei quali contiene una formula binaria in parallelismo sinonimico. Il
testo dice cos:
Dio si manifest nella carne,
fu giustificato nello Spirito,
si mostr agli Angeli, fu
predicato tra le nazioni,
fu creduto nel mondo,
fu assunto nella Gloria (3,16).
Il 1 stico simile all'altro testo arcaico prepaolino di Rom 1,3-4.
Esso come un titolo del libro del Mistero, rivelato qui nella sua
1684

26 LUGLIO

completezza mentre si attua. H Dio eterno resta il medesimo, e tuttavia


neh"Oikonomia per gli uomini assume la carne come sua phanrsis, la
manifestazione visibile. anche possibile leggere Yen greco come traduzione del b- ebraico, e tradurre: Dio fu manifestato dalla carne, la sua
carne, in quanto anche carne. La giustificazione ad opera dello Spirito
allude alla morte come opera dei nemici che condannarono Dio nella sua
carne, ma il Padre accett questa morte diventata sacrificale oblativa, e
con la Resurrezione riemp il Figlio di Spirito Santo (At 2,32-33).
Sta in analogia lo stico 2. Il Cristo Mistero fu contemplato dagli
Angeli. Se come Dio lo fu nell'eternit, come Uomo invece fu adorato
dagli Angeli all'Annunciazione, alla Nascita, nelle tentazioni, al Getsemani, sulla Croce, alla Resurrezione, all'Ascensione, e poi sempre,
in questa gloria che fu l'Evangelo di Lui alle nazioni.
L'attualit conclude con lo stico 3. Il Dio incarnato, risorto, contemplato e adorato, predicato, ottenne anche la fede "nel mondo", tra
gli uomini, almeno in molti di essi, in una specie di "concentrazione"
salvifica. E la divina sanzione che riceve la sua Assunzione (analambn) nella Gloria eterna del Padre che lo Spirito Santo.
Tale il tesoro divino della fede. Alla sua tutela necessaria soprintende lo Spirito Santo. Il quale per bocca degli Apostoli preannuncia i
tempi ultimi, quelli che provocano il Giudizio divino, quando alcuni
apostateranno dalla fede per tenere le dottrine di spiriti di inganno, ed
insegnamenti demoniaci (4,1). La loro colpa di vivere nell'inganno
subdolo di false ideologie, da cui hanno ormai la coscienza "cauterizzata" (pratica medica che con il fuoco provoca l'insensibilit della
parte cos trattata) (4,2).
Alcune dottrine di questo genere circolanti tra i fedeli sono dirette
contro l'intera divina Oikonomia della salvezza, che invece porta la
sanit mentale e spirituale. Esse proibiscono il matrimonio, dimostrando
di odiare la creazione e la santit delle nozze come precetto divino
esplicito dato ali'"immagine e somiglianz di Dio" (Gen 1 ,,26-27), con
il quale alla fine dell'opera creazionale Dio stesso dichiara che "tutto
molto buono" (Gen 1,31). E questo in specie dopo la redenzione operata da Cristo Sposo della Chiesa. Da quegli eretici perci la generazione umana rigettata per l'orrore che hanno contro la materia, considerata sempre impura e destinata alla corruzione finale. In conseguenza essi propalano norme ascetiche rigoriste che sono invece
escluse dalla santa Legge. E cos, l'astensione dal cibo, anch'esso ritenuto impuro e causa di impurit. Invece Dio lo cre molto buono, affinch sia assunto sanamente dai fedeli che ne rendono grazie, avendo
sperimentato con la loro esistenza la Verit divina (4,3). Sar reazione
salutare tenere sempre presente che nella sua sapiente Bont Dio cre
tutto buono: Gen 1,31. E perci, che nulla della creazione va rinnegato
1685

CICLO DEI MENAIA

e rigettato, mentre invece per tutto vanno rese grazie (4,4): tutto infatti
santificano la Parola di Dio e la preghiera della Chiesa (4,5).
La Chiesa antica ebbe a lottare duramente (ma in Occidente fino al
medio evo) contro queste tendenze "encratite", in specie violente contro l'A.T.; esse erano il derivato del malsano frammischiamento di elementi base del platonismo con le ideologie correnti, dove si inserivano
temi sparsi della Rivelazione divina. Ora, la falsa ascesi, che sempre
superbia, ed i "sacrifici inutili" che sono sfide senza senso alla sana
ragione, non fanno parte della vita cristiana. Dio non li gradisce
5. EVANGELO
a) Sai 131,9.13, "Salmo regale".
Vedi il 6 Dicembre.
b) Me 5,24-34
II testo completo, Me 5,21-43, narra del duplice miracolo del Signore, la guarigione dell'emorroissa, che l'Evangelo di oggi, e la resurrezione della figlia di Giairo. Le beneficiate dunque sono due donne. Per il parallelo, Le 8,41-56, vedi Domenica Tdi Luca.
Chiamato da Giairo, capo della sinagoga, la cui figlia sta in pericolo di morte, il Signore si dirige verso quella casa. Come sempre circondato dalla povera folla di malati e di bisognosi di tutto, della salute fisica ma anche della parola di consolazione, vedendo in Lui l'unico sollievo alle loro antiche miserie. Non saranno mancati i curiosi e
gli indiscreti.
Tra la folla si inserita una donna, il cui nome non tramandato.
Luca riferisce che seguivano Ges un gruppo di donne, che Egli aveva
guarito da molti mali (Le 8,1-3; vedi Evangelo del 22 Luglio), e la
donna che adesso entra in scena potrebbe essere poi una discepola che
Lo avrebbe seguito. Di lei si dice qui solo che da 12 anni soffriva di
perdite di sangue (v. 24). un tempo enorme per un'affezione assai
molesta, ed insieme debilitante e demoralizzante, e soprattutto per una
donna ebrea. Infatti questo tipo di gravi fastidi era previsto e regolato
dalla Legge, con prescrizioni minuziose e vincolanti (Lev 15,19-30),
ossia gravemente restrittive per la vittima innocente perch sempre involontaria. Quel fastidio la escludeva dall'assemblea sacra, il che significava dalla santit per tutto il tempo che fosse durato. La donna
era considerata impura, e tutto quello che in qualche modo fosse venuto a contatto con lei e le sue vesti, e cos persone ed oggetti, si caricavano a catena della medesima impurit. La donna diventava un soggetto da evitare rigorosamente. Ma mentre persone ed oggetti che ella
avesse toccato, dopo un lavacro con semplice acqua dalla sera in poi
tornavano nella purit rituale, che la purit quotidiana normale, la
1686

26 LUGLIO

donna sofferente, cessate le sue perdite, doveva restare ancora 7 giorni


in segregazione, e poi ali'8 giorno doveva presentarsi al sacerdote
con 2 tortore o 2 colombe, da offrire una in sacrificio per il peccato
(involontario), e l'altra come olocausto al Signore. Da allora tornava
alla vita normale, e riprendeva parte all'assemblea sacra.
Il motivo di questa situazione cos complessa non sono le spiegazione ideologiche del religionismo, n il confuso cicaleccio delle varie
antropologie moderne, culturali che siano. La Rivelazione biblica aveva visto bene. Presso le popolazioni pagane con il sangue, in specie
quello umano e tra questo in specie quello femminile, si compivano
orribili riti, che perfino vergogna descrivere. Ancora i Padri della
Chiesa (Clemente Alessandrino) li conoscevano al loro tempo. Ora, il
popolo di Dio "santo peril suo Signore", che "il Santo" (Lev 19,2).
Esso deve stare davanti al Signore nella condizione di santit e purit.
Ogni peccato ed impurit era un residuo idololatrico e pagano, ed
avrebbe contaminato il santuario della divina Presenza. La purificazione
delle persone, subordinatamente degli oggetti, era quindi la rinnovata
abilitazione all'ingresso liturgico degno di quella Presenza. Cos non a
caso il testo della purificazione richiamato sopra, Lev 15,19-30, sta al
termine della sezione sulle norme del puro e dell'impuro (Lev 11,115,33), che culminano nella grande liturgia nazionale dell'Espiazione
(Lev 16), per immettere nella mirabile sezione detta "legge della
santit" (Lev 17,1 -26,46).
La donna che adesso cerca Ges, conosce bene tutto questo. Aveva
cercato la guarigione presso i medici, dissipando in cure inutili i suoi
beni, non era migliorata, e come sempre accade, questo significa il
peggioramento (v. 27). Marco qui non fa ironia sui medici, dei quali al
contrario la Scrittura traccia un elogio molto degno (cf. Eccli 38,1-15).
Oggi ancora succede cos. Ma la donna aveva sentito parlare dei miracoli di Ges, e vedendolo passare si inserisce cautamente tra la folla
anonima, gli va vicino e tocca il suo himtion, il mantello (v. 27). Il
pensiero semplice: se solo toccher un lembo del mantello, sar salvata (v. 28). la fede viva, silenziosa, commovente. E avviene che "la
fonte del suo sangue" si asciuga all'istante, e la donna sente fisicamente la sua guarigione (v. 29).
Per anche Ges "sente" subito che da Lui uscita via una
dynamis, una forza vitale. Perci guarda intorno la folla, e chiede chi
gli avesse toccato il mantello (v. 30), con l'obiezione dei discepoli che
tra tanta folla Lo toccano tutti (v. 31). Ges l'Onnisciente invece guarda
ancora intorno per individuare "colei che aveva fatto questo" (v. 32);
il testo greco qui precisa il pronome al femminile, tn toton
poisasan, e cos sappiamo che alla prima approssimazione il Signore
sa gi che si tratta di una donna.
1687

CICLO DEI MNIA

Questa non ha fatto in tempo a dileguarsi, forse sta ancora recitando la brkah al Signore. Ha anche paura, temendo la reazione del suo
guaritore. Comunque gli si prostra e gli narra "tutta la verit" dei fatti
passati e del fatto maggiore, quello presente (v. 33).
In realt, Ges la cerca per esprimerle la sua condiscendenza benevola: "Figlia, la fede tua ti ha salvata" (v. 34a). Questa "figlia" di Dio
e del Regno ha sofferto. Ges la tratta con tenerezza, e al di l del male fisico loda la sua fede, la sola che ha permesso la salvezza. In assenza di fede nessun prodigio pu verificarsi. Me 6,5 riporta la nota dolorosa del Maestro: a Nazaret, a casa sua, non pot operare miracoli, se
non minori, perch l non avevano fede in Lui. Il che significa che il
Signore avverte: con la tua fede, aiutami ad aiutarti. La donna entra
nel Regno.
Certo, il miracolo viene da Ges per la potenza dello Spirito Santo,
tuttavia non pu giungere al soggetto se non attraverso l'apertura sua
di fede. Dio rispetta la libert umana, senza cui l'uomo non sarebbe
"ad immagine e somiglianz di Dio", e la libert umana pu essere il
terribile diaframma che respinge ed annulla la grazia.
La donna guarita rinviata: "Va in pace", dove eirn-slm indica
l'integrit salutare di corpo e di anima. E infatti il congedo di Ges
prosegue: "e sii sana dal tuo flagello" (v. 34). La guarigione definitiva. Adesso la donna secondo i precetti della Legge, attesi 7 giorni, pu
portare il suo umile duplice sacrificio al Signore, dei quali quello di
olocausto sar accettato come soave odore poich proviene dall'innocenza sofferente. Riammessa nell'assemblea liturgica, che ogni giorno
celebra il Signore, potr cantare con i fratelli: "Benedetto il Signore
Dio, Dio d'Israele, l'Unico che opera fatti mirabili!" (Sai 71,18).
L'applicazione del testo alla Sacramartire Paraskeu deve guardare
anzitutto la sua preparazione ad essere perfettamente assimilata al suo
Signore e Sposo diletto. Al momento decretato per lei, con la testimonianza della sua vita illibata mostr che le Spose fedeli versano ormai
i loro sangue "purpureo e prezioso" ad imitazione di quello del Signore. Cos la Santa pu diffondere le sue guarigioni anche su quelli che
hanno perduto la loro vita dietro le vanit, che "perdono il sangue"
della loro esistenza a causa del peccato che li rende impuri e lontani
dal Signore, la cui fede sollecitata deve salvarli.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1688

27 LUGLIO
MEMORIA DEL SANTO MEGALOMARTIRE E GUARITORE
PANTELEIMON
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
2. Tropari
1) Apolytikion del Martire: invocato dal canto come Atleta santo e
vittorioso, e guaritore, e gli si chiede di intercedere presso il Dio
Elemn, Misericordioso - assonanza con Pantelemn, nome teoforico: "il Signore Tuttomisericordioso" -, che ottenga il perdono delle
colpe per le anime dei fedeli.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion, vedi il 6 Agosto.
4. Apstolos
a) Sai 63,11.2, "Supplica individuale".
Vedi il 26 Ottobre.
b) 2 Tim 2,1-10
Vedi il 26 Ottobre.
5. E VANGELO
a) Sai 91,13.14, "Azione di grazie individuale".
Vedi il 26 Ottobre.
b)Gv 15,17- 16,2
Vedi il 26 Ottobre.
6. Megalinario
Ordinario.
6. Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1689

12.
AGOSTO

1 AGOSTO
PROCESSIONE DEI SANTI LEGNI
DELLA PREZIOSA E VIVIFICANTE CROCE
E MEMORIA DEI SANTI SETTE MARTIRI MACCABEI E
DEL LORO MAESTRO ELEAZARO E DELLA
LORO MADRE SALOMONI
L'antica usanza di portare in solenne e devota processione dal 1 al
14 del mese di Agosto il Trofeo della S. Croce, per impetrare la salubrit dell'aria e l'allontanamento delle epidemie, con il tempo rest
confinata solo al 1 del mese. La Liturgia di oggi risente in qualche
modo l'atmosfera del 14 Settembre.
I santi Martiri fratelli, i Maccabei, la loro eroica madre Salomon
(veneratissima nelle Liturgie siriache come Mart Shimuni), e l'anziano
ed imperterrito Eleazaro, di cui narra 2Macc 6,18-4,41, professarono
la loro fede inconcussa nel Signore Unico (Dt 6,4-5) sotto il re ellenistico Antioco IV l'Epifane, intorno al 167 a.C, esempio per le generazioni cristiane. Il loro culto vivo in tutto l'Oriente cristiano.
1. Antifone
Ordinarie, o i Typik e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion della S. Croce, vedi il 14 Settembre.
2) Apolytikion dei Martiri: si chiede al Signore che le sofferenze dai
suoi Santi subite per la sua gloria, valgano come intercessione, ed a
Lui, che l'unico Amante degli uomini, si chiede inoltre di guarire
tutti i nostri dolori.
3) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
4) Kontkion: della S. Croce, vedi il 14 Settembre. Se Domenica, si
canta quello del 6 Agosto.
4. Apstolos
a) Prokimenon: del giorno.
b)Ebr 11,33- 12,2a
Vedi la Domenica di Tutti i Santi, la dop Pentecoste- n testo si appli1693

CICLODEIMNA1A

ca ai Martiri, richiamati esplicitamente al v. 35b come quelli che accetteranno le torture e la morte in vista della resurrezione; con essi sono descritte le folle numerose di Ebrei fedeli che subirono violenze e la morte
spesso orribile, furono rigettati, espulsi, dovevano nascondersi, vissero in
miseria (vv. 37-38). L'Autore annota che il mondo non era degno di essi
(v. 38a), mentre invece godevano del favore divino e della dignit dall'Alto (ivi). Il testo fa parte dell'"elogio dei Padri" nella fede, quelli dell'A.T. (Ebr 11,1-40), che ai vv. 39-40 si conclude con un tratto di enorme
portata: tutti i Padri nostri dell'A.T., santi e giusti e sapienti e martiri, furono veri "Padri nella fede" in quanto la loro fede fu ad essi testimoniata
e dunque approvata e riconosciuta da Dio stesso. Eppure, essi non conseguirono i beni promessi ad Abramo. Paolo spiega che tali Beni in realt
furono acquisiti da Cristo Crocifisso, e sono la Benedizione e la Promessa d'Abramo, che sono lo Spirito Santo (Gai 3,13-14). Infatti il Disegno
divino imperscrutabile aveva previsto per le generazioni future, noi, una
"realt migliore", questa comportando che quei Padri giungessero alla loro
perfezione secondo Dio, ma solo quando fossimo giunti noi.
In 12,1-2 viene l'esortazione strettamente consecutiva per noi. Come quei Padri, dobbiamo liberarci da ogni peso inutile della nostra esistenza, e perci soprattutto del peccato che ci affligge e ci impedisce.
E come i Padri fecero un continuo esodo verso la mta ad essi assegnata, cos noi dobbiamo correre la nostra gara contro il tempo breve,
verso la mta che ci posta davanti e che sta in vista (12,lb). Occorre
allora alzare il capo a contemplare l'unico Condottiero e Perfezionatore della fede, Ges, che i Padri conobbero solo per fede nella speranza.
E proprio questo fa di essi quella "Nube di Testimoni" gloriosi che ci
assiste e ci conforta da ogni parte (12,la). Essa forma l'innumerevole
corte, nella quale il Signore, il Mirabile tra i suoi Santi, ama essere adorato: Sai 67,36. Ma ama altres che in Lui siano venerati questi suoi Santi, in special modo i "suoi" Martiri. Su tutti essi infatti si innalz come
Segno la Luce del Volto suo (Sai 4,7) che risplende dalla Croce santa e
vivificante, come su noi.
5. EVANGELO
a) Alleluia: del giorno.
b) Mt 10,16-22
II "programma battesimale" del Signore consacrato alla missione
dallo Spirito del Padre a partire dal Giordano, si configura come Leitourgia triadica, ossia 1'"opera per il popolo" che il Padre esegue nel
Figlio con lo Spirito Santo. Essa si compone di tre poli, l'Evangelo, le
opere del Regno, il culto puro al Padre. In Mt 9,35-38 data la sintesi
di questa missione propriamente divina.
1694

r AGOSTO

Mt 10,1-42 la consegna di questa Leitourgia ai discepoli che poi


dovranno operarla nel mondo dopo l'Ascensione. Il testo il "discorso
di missione", con la scelta dei Dodici, responsabili principali di essa
(10,1-4). Seguono poi le istruzioni particolari e adeguate, ed anzitutto
la povert apostolica (10,5-10), poi il comportamento nell'accoglienza
e nel rifiuto (10,6-15).
Di necessit il Signore avverte i pericoli della missione. Egli invia i
suoi "come pecore in mezzo ai lupi". Come se fossero pecore indifese,
mentre sono fortissimi, per le due qualit rare che Egli tuttavia esige
da essi: la sapienza della vita "al modo dei serpenti", e la semplicit di
essa "come colombe" (10,16). Gi in Gen 3,1 l'orrida figura del "serpente" antico, il Male personificato, definita comephronimtatos, "il
pi intelligente", astuto, furbo tra tutte le creature viventi. Dalla pi
remota antichit le tradizioni dei popoli ritengono i serpenti come intelligentissimi, certo pi abili degli animali con cui lottano per vivere;
la scienza qui ha molto da dirci. L'altra qualit, l'innocenza, viene dall'altro simbolo dell'animale grazioso e tenero come la colomba. Essere quindi phrnimoi e akraioi va visto nella simbolica degli animali
qui richiamati: come pecore inermi, ma cos armatissimi; come serpenti intelligenti, ma cos infinitamente pi intelligenti per la Sapienza
divina; come colombe semplici, e cos innocenti e trasparenti come lo
il Signore stesso (v. 16).
Ecco tali qualit in funzione. I discepoli si affidano solo al Signore,
non agli uomini, i non credenti nel Signore, che saranno solo persecutori e giudici di iniquit spietata (v. 17); in rapporto ad essi l'innocenza
disarmata, sapiente e semplice dar testimonianza alla divina Causa
delle persecuzioni, il Signore, in modo che la testimonianza stessa raggiunga autorit e pagani (v. 18). Inoltre, questi testimoni saranno veridici non della loro verit umana, ma per lo Spirito che il Padre doner
ad essi al momento supremo (vv. 19-20). E gli "Atti" autentici dei
Martiri, pur rari, ci tramandano i tesori delle ultime parole di quei beati, che poco dopo averle pronunciate erano ammessi a contemplare il
Volto di Misericordia accogliente e di Luce trasformante.
Il discorso del Signore verte anche su altri avvertimenti, e questi
tutti dolorosi. A causa di Lui, padri e figli e fratelli e parenti denunceranno la loro stessa carne, ossia i parenti che credono di fede divina,
per farli perire in odio al Nome di Cristo (v. 21). E tuttavia, questo non
deve essere di scandalo: i fedeli saranno travolti dall'odio comune
contro il Nome santo. A nessuno di essi promessa l'immunit previa.
Ecco le "pecore tra lupi", e per pecore ripiene di dottrina divina, e
cos rese invincibili (v. 22a). Essi riceveranno la Grazia della Forza
che lo Spirito Santo, ed i perseguitati saranno sorretti nel "sopportare
fino al fine" tutto quello che si presenter. E cos quello che agli occhi
1695

CICLO DEI MNI A

del mondo appare come "la fine" poco gloriosa dei fedeli, sar invece
la salvezza beata, procurata dal gradimento del loro sacrificio d'offerta
immacolata, dalla dimora dell'Amore divino in loro, dalla Grazia e
Misericordia e Pace che riposeranno su essi. il "Premio ingente" (cf.
tap 3,1-9).
Questo per il "fine" supremo (Mt 10,22b).
6. Megalinario
Ordinario.
6. Koinnikn
Vedi il 14 Settembre.

1696

6 AGOSTO
MEMORIALE DELLA SANTA TRASFIGURAZIONE
DEL SIGNORE E SALVATORE NOSTRO
GES CRISTO
II Mistero indivisibile e indicibile del Signore nostro Risorto nello
Spirito Santo per la gloria del Padre e per la salvezza del genere degli
uomini, l'oggetto mirabile della contemplazione gi degli Autori ispirati, poi dei Santi e spirituali lungo le generazioni. Contemplazione
sempre dossologica ed orante, il cui aspetto confluente e pi ricco la
santa mistagogia della Chiesa Madre ai suoi figli per la santa Liturgia
della Chiesa Sposa ancora sulla terra, in tensione per formare unit con
la Liturgia eterna cosmica angelica dello Sposo divino nello Spirito
Santo al Padre.
Questo significava soprattutto per il N.T. la celebrazione del Signore
Risorto che si fa presente con il suo Mistero, anzitutto nel Giorno signoriale, la Domenica, la grande Festa delle Feste. Subordinatamente,
le riflessioni di gruppi particolari, e non senza gravi tensioni, nell'ultimo quarto del sec. 2 portavano a guardare al Mistero con la "selezione
per accentuazione", il che voleva dire che in un certo senso la Domenica era privata della sua esclusiva unica, e che alcuni aspetti del Mistero
erano isolati per conferire alle sue "parti" un approfondimento tematico. Tale processo era cominciato all'inizio del sec. 2 in ambienti eterodossi.
La Chiesa assunse il modo di vedere non del N.T, per non lasciarlo
in mani di gruppi privati e ristretti. Riservando alla Domenica la sua
importanza'fondante, precis la sua mistagogia postbattesimale anche
sui singoli temi del Mistero.
La divina Metamorphosis del Signore sul Monte uno di questi temi mistagogici maggiori.
Lo spoglio delle opere dei Padri orientali mostra che essi hanno molto
trattato della Trasfigurazione. I modi principali, trascurando accenni e rimandi, sono i commenti evangelici (da Origene in poi; S. Efrem il Siro
nel suo "Commento al Diatessron" di Taziano, etc.), sia nelle omelie,
talvolta di inaudito splendore (Eusebio di Emesa, un Anonimo detto "di
Aubineau", S. Cirillo Alessandrino, etc.), e con ricchi risultati. Ma non
esisteva ancora una ricorrenza "liturgica" vera e propria, che suppone
una data fissa ed un'ufficiatura con le Ore sante e la Divina Liturgia.
La memoria della Trasfigurazione, ovvio, era stata tramandata devotamente. Nel sec. 4 sul Monte Tabor, in Galilea, era stata costruita
una basilica per memorare il luogo santo della Metamorphosis, ed essa
1697

CICLO DEI MNA1 A

divenne santuario importante. Inoltre, elementi grandiosi della "spiritualit metamorfotica" si trovano sparsi dovunque nei testi dei Padri,
dall'inizio, e anche nei pi antichi testi liturgici.
Una "festa" per si fece attendere. Le prime ma imprecise notizie
parlano di una "festa delle rose" che la Chiesa armena avrebbe celebrato dal sec. 4 per memorare quell'Evento. I Siri orientali ("nestoriani", titolo di disprezzo) ebbero la loro "Festa della Montagna" dal sec.
6; da essi la desunsero i Siri occidentali ("monofisiti" o "giacobiti",
altro titolo di disprezzo) verso il sec. 7, finch l'Oriente cristiano dal
sec. 8 celebr universalmente tale Festa.
L'Occidente non fu sensibile a quella spiritualit, bench qua e l
nelle opere dei Padri se ne trovino tracce. Ebbe la Festa solo nel sec.
15, ed in rapporto alle invasioni barbariche turche.
Alla data del 6 Agosto, secondo l'opinione da ritenere fondata di illustri studiosi, si sarebbe giunti per una serie di considerazioni teologiche, a partire dalla situazione e risalendo alla Rivelazione biblica. Infatti dal sec. 4 Gerusalemme ebbe al 14 Settembre la grande Festa
della S. Croce (in rapporto al ritrovamento della Reliquia del Legno ed
al Golgota, che con YAnstasis e la basilica formava il principale santuario dell'Oriente). Contemporaneamente si sarebbe conservata la
memoria della trasfigurazione di Mos sul Monte Sinai (cf. Es 34,2935), verso il 27-28 giugno, sostituita dalla Festa dei Prtthronoi Pietro e Paolo, fissata al 29 Giugno. La lettura in profondit della Trasfigurazione del Signore portava a valutare i due suoi temi principali, la
Gloria della Resurrezione, come si vedr tra poco, ma anche quello
evidentissimo della Croce. Ora, dal 14 Settembre al 6 Agosto corrono
40 giorni, e circa 40 (per la precisione, 37) dal 6 Agosto al 29 Giugno.
sintomatico che queste date festali siano precedute da un'atmosfera
penitenziale, con la Quaresima degli Apostoli, quella della Kimsis
della Madre di Dio, e lo stretto digiuno della S. Croce. Ma un indizio
di questi richiami festali sono anche le Katabasiai dell'Esaltazione
della Croce, che in alcune Chiese si leggono alYrthros gi dal 6
Agosto, mentre in altre dal 24 Agosto, per terminare al 21 Settembre.
La santa Trasfigurazione riveste di fatto un'importanza eccezionale
nella vita e nella spiritualit della Chiesa, come lo riflette la Liturgia.
Qui se ne enucleano alcuni elementi.
I. - LE GRANDI ORE
Le Grandi Ore della Festa contemplano l'Evento della Montagna
santa nel complesso unitario e nei particolari, con infinite risonanze,
non sempre da noi colte tutte, n a sufficienza.
1698

6 AGOSTO

A) II Grande Vespro
La Liturgia del Vespro porta ad insistere sul "prima della Croce", in
funzione della fede dei discepoli del Signore (Stichrn idimelon 1;
anche alla Lite, lo Stichrn idimelon 3), e sul "prima della Croce"
in funzione della Resurrezione {Stichrn idimelon 2; il Doxastikn;
anche agli inoi, lo Stichrn prosmoion 1), poich il Trasfigurato
con la Croce depreda l'Ade e dona la Vita divina ai morti.
Il Battesimo del Signore richiamato nella Lite.
Da parte loro, le Letture bibliche dell'A.T. nel Grande Vespro offrono la tipologia anticotestamentaria della Trasfigurazione. L'analisi
della pericope evangelica della Divina Liturgia poi mostrer la loro
perfetta connessione con la tipologia realizzata sul Monte, e la necessit dell'accurata rilettura dell'Economia antica.
1) Es 24,12-18: il Signore chiama Mos a "salire sul Monte e restare
l", per consegnargli la Legge divinamente scritta (vv. 12-14), quando
l'alleanza stata sancita dalla lettura delle Parole del Signore e dal
sangue del sacrificio (vv. 1-11). Quando Mos sale, la Nube divina co
pre e nasconde il Monte (v. 15), per 6 giorni, essendo la Gloria divina.
Al 7 giorno il Signore fa ascoltare la sua Voce dalla Nube (v. 17). La
Gloria divina come Fuoco divoratore appare sul Monte, visibile ai fi
gli d'Israele (v. 17). Mos penetra nella Nube caliginosa, e resta con il
Signore per 40 giorni e 40 notti (v. 18);
2) Es 33,1-23; 34,4-6.8: dopo l'apostasia del Vitello d'oro (Es 32), il Si
gnore ordina tuttavia a Mos di proseguire l'esodo e di guidarlo, pro
mettendogli la terra (33,1), nonch l'Angelo suo che vincer le popola
zioni cananee (v. 2). Per si rifiuta di salire verso la terra con Israele, po
polo di dura cervice che sarebbe piuttosto da sterminare (v. 3). Perci
ordina che Israele in segno di penitenza non indossi pi ornamenti (vv.
4-6). Mos erige il santuario fuori dall'accampamento per evitarne ogni
contaminazione da parte del popolo. Quando egli vi entra, la Nube si ca
la ed il Signore parla con lui "a faccia a faccia" (vv. 7-10). Giosu il
fedele custode del santuario (v. 11). Mos adesso chiede al Signore "la
via" per l'esodo (vv. 12-13), e il Signore gli promette che lo preceder e
gli dar riposo (v. 14). Mos insiste per: venga il Signore stesso quale
segno per Israele davanti ai popoli della terra promessa (vv. 15-16), e il
Signore glielo concede (v. 17). Infine Mos gli chiede di "vedere la Glo
ria" sua (v. 18), per il Signore, pur concedendogli di vedere la sua Glo
ria, non gli mostrer il suo Volto, poich "un uomo non vedr il Volto
divino e seguiter a vivere" (vv. 19-20). Perci gli promette una Teofania sulla rupe della montagna, ma coprendolo con la Mano, in modo che
non veda il Volto divino (vv. 21-23).
1699

CICLO DEI MNA1 A

Es 34,4-6.8 narra di Mos che con le due nuove tavole di pietra da


scrivere sale sul Sinai (34,4). Qui il Signore viene di nuovo con la Nube,
e gli grida "il Nome del Signore" (v. 5), con gli attributi del Signore "gratificante e tenero" (vv. 6-7). Mos cade in terra e adora in silenzio (v. 8).
3) 3 Re (=1 Re) 19,3-17: vedi anche il 20 Luglio. Elia chiamato dal Signore fa il contro-esodo tornando al Monte Horeb (altro nome per il
Sinai), durante l'apostasia generale d'Israele (regno settentrionale). Il
Signore dopo altri fenomeni non concludenti, viene con un'aria lieve,
ed invia il profeta ad ungere il re di Damasco, il re d'Israele ed il profeta Eliseo, strumenti della sua futura operazione.
B) II Mattutino
Si riprende e si insiste su Mos ed Elia, i vivi ed i morti, la Legge
ed i profeti, che rimandano all'"Ascoltate Lui!". Essi sono posti in rilievo anche come quelli che esemplarmente "fanno liturgia" a Cristo
come al loro Dio (Kthisma dopo il Polyleos).
ovvio che grande parte svolge adesso il tema della Luce-Gloria, e
perci della Divinit che rifulge dall'Umanit del Signore, dell'Eternit che irrompe nel tempo creato. Della Teofania triadica folgorante,
l'aspetto pi propriamente dossologico condensato nel grande tema
del Fuoco, attinente e identico alla Luce, che viene a distruggere finalmente i peccati degli uomini (Ode 5% ^anone 2,Tropario 3).
La pericope evangelica eotina Le 9,28-36, che narra la Trasfigurazione del Signore, in parallelo sinottico con Mt 17,1-9, che l'Evangelo della Divina Liturgia di oggi.
IL - LA DIVINA LITURGIA
Anche la parte dell'esegesi moderna pi attenta e sensibile giunge a
comprendere che la Trasfigurazione connessa da una parte con la
Passione e la Croce, dall'altra con la Resurrezione, della quale in qualche modo la prolessi misteriosa. Tale esegesi conferma la giustezza
delle analisi condotte senza pregiudizi (per i quali la Trasfigurazione
sarebbe una narrazione secondaria, di tipo apocalittico, e perci leggendario). Tanto pi che questa nuova e giusta esegesi in genere non
conosce affatto la teologia dei Padri sulla Trasfigurazione, la quale
precisamente, seguendo fedelmente la tradizione evangelica, comprende in modo retto ed acuto le realt Croce-Trasfigurazione-Resurrezione, e l'escatologia in qualche modo anticipata.
L'ufficiatura di oggi segue la linea dei Padri, e si fa notare per la
grande ricchezza dell'impianto, in specie nella scelta felice dei testi bi1700

6 AGOSTO

blici, e nell'altrettanto felice "rilettura" che portano le parti di composizione ecclesiastica.


Questo visibile in modo speciale nei Salmi e nella loro rilettura,
sia nelle Antifone, sia nel Prokimenon, sia nell'Alleluia, sia nel
Koinnikn.
Di tanta debordante ricchezza perfino difficile trarre tutto il significato. Per i fedeli sanno che debbono sforzarsi di giungere solo dove
le povere loro forze possono. Il resto deve essere affidato alla luce dello Spirito Santo.
1. Antifone
1) Si intercala ad ogni Stichos: Tdispresbiais ts Theotkou.
- Sai 47,2, "Cantico di Sion": l'Orante acclama il Signore, Grande ed
infinitamente laudabile, che pose dimora nella sua Citt, sul Monte
santo da dove irraggia al mondo la sua Gloria;
- Sai 64,7, "Azione di grazie comunitaria": con la sua divina Potenza
Egli rende saldi i monti, e si cinge di forza;
- Sai 103,2, "Inno di lode": e si avvolge di Luce come di un manto regale;
- Sai 97,8, "Salmo della Regalit divina": esultano i monti per il Volto
divino che adesso viene e si manifesta.
2) Si intercala ad ogni Stichos: "Sson hms... o Tu trasfigurato sul
Monte Tabor..."
- Sai 86,2, "Cantico di Sion", il Signore fond la sua Citt sui Monti
che santific con la sua Presenza;
- Sai 86,3: Egli am di predilezione Sion rispetto ad ogni altro luogo
del suo popolo;
- Sai 86,4: e dunque della Citt di Dio si proclamano i fatti gloriosi
operati per Lei dal Signore;
- Sai 86,6: finalmente ogni uomo potr proclamare: "Madre mia
Sion!", ed ogni uomo realmente nasce in Lei.
3) Si intercala ad ogni Stichos VApolytikion della Festa.
- Sai 88,2, "Salmo regale": l'Orante, che l'assemblea dei fedeli, vuole
cantare oggi le divine Misericordie, ed annunciare lungo le generazio
ni la Fedelt che il Signore mantiene all'alleanza con il suo popolo;
- Sai 18,2, "Inno di lode": anche i cieli con la loro stessa magnificen
za narrano la Gloria divina, ed il firmamento annuncia che si tratta
dell'opera delle Mani divine;
- Sal 88,16a: perci beato il popolo abilitato a gridare l'acclamazione esultante al suo Signore e Dio;
- Sal 88,16b-17: i fedeli procedono alla Luce vivificante del Volto di
vino, ed esulteranno perennemente per il Nome divino.
1701

CICLO DEI MNIA

2. Eisodikn
Si canta il Sai 35,10, "Supplica individuale": i fedeli esultano poich solo presso i Signore sta la Fonte della Vita, che contemplare la
Luce del suo Volto. (Va notato che questo mirabile versetto si canta di
continuo con la Doxologia me gale, richiamando la Luce taborica). Poi
si canta il Sson hemds come nell'Antifona 2\
3. Tropari
1) Apolytikion della Festa: si canta il Signore Cristo Dio, che allora si tra
sfigur sul Monte per mostrare la sua Gloria ai discepoli in proporzione
alla loro condizione umana. I discepoli presenti ora si riconoscono pecca
tori, e chiedono quindi che anche adesso il Signore faccia risplendere per
essi la sua Luce eterna, per le intercessioni della Madre di Dio. A Cristo
"Donatore della Luce" che la Vita divina, va la dossologia finale.
2) Kontdkion della Festa: segue la traccia del precedente. Quando il
Signore si trasfigur sul Monte, i discepoli videro la sua Gloria come
allora poterono sopportare, per questo era disposto per quando Lo
avrebbero visto sulla Croce, e cos comprendessero la Passione volon
taria, e predicassero al mondo che Cristo Dio sussiste realmente come
lo Splendore del Padre (cf. Ebr 1,3).
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 103,24.1, "Inno di lode".
Il testo ritorna pi volte nell'uso, per la sua magnificenza. L'assemblea loda il Signore per le sue opere mirabili, innumerevoli, e tutte
eseguite mediante la Sapienza divina preeterna.
Come una sola persona orante (Stichos, v. 1), l'assemblea rivolge a
se stessa il "coortativo innico" per benedire il Signore, il Dio dell'alleanza fedele, rivolgendogli la dossologia entusiasta perch manifestandosi agli uomini ha mostrato la sua adorabile immensit.
b) 2 m ,10-19
A questo scritto la critica radicale del recente passato aveva negato
l'autenticit petrina, e l'aveva relegato tra i documenti di meno rilievo
del N.T. L'Epistola oggi rivalutata. Non solo considerata come sicuramente di Pietro Apostolo, ma fatta discendere da datazione "alta" a quella "bassa", verso gli anni 63-64. Nel testo nominato Paolo
come ancora vivo, senza rivelare dati topografici (dopo il primo processo a Roma fu rilasciato, verso il 62, ma adesso di nuovo ricercato
dalla polizia romana). L'Epistola influisce su quella di Giuda (forse
dell'anno 67). Come testimonianza apostolica, lo scritto porta molto
materiale teologico interessante. priva di datazione topica, poich
Pietro vive a Roma a sua volta in clandestinit.
1702

6 AGOSTO

Dopo i saluti iniziali (1,1-2), Pietro tratta per i fedeli i problemi su


"vita e piet", con una frase complessa che si estende per i vv. 3-4, e
con il culmine nella divinizzazione, la "comunione alla divina Natura
(physis)" (v. 4). Poi enumera i doni da vivere, con una sequela causale
impressionante che dalla fede porta alla carit divina, in quest'ordine:
fede, virt, scienza, temperanza, pazienza, piet, amore fraterno (philadelphia), con in cima Vagape, carit divina e divinizzante (vv. 5-7).
Si tratta di doni della divina Grazia, che portano alla conoscenza
profonda, sperimentata nell'esistenza, del Signore Ges. Chi non li
possiede, se si tratta di un fedele un povero accecato, dimentico della
santit battesimale (vv. 8-9). Questa conoscenza fondamentale per
l'Apostolo, come egli dir tra poco.
Tracciato questo quadro, Pietro esorta i fratelli ad attivarsi in questo
sempre di pi, a sollecitarsi che sia "confermata (bebia)" la loro vocazione, che l'elezione ricevuta dall'Alto. Per non cadere mai nella colpa, i fedeli debbono conservare la grazia della vocazione come un tesoro, debbono operare acche vocazione ed elezione siano rese "stabili",
attendendo cos alla propria perfezione, sempre per grazia (v. 10). la
via regale con cui in modo pi ricco aperta e donata ed assegnata ai
fedeli l'entrata nel Regno eterno. L il Sovrano attende tutti. il Signore
nostro e Salvatore Ges Cristo (v. 11). La vita dei fedeli deve quindi
trovarsi sempre in forte tensione spirituale, con la mta presente agli
occhi: il Regno (equivalente alla divinizzazione del v. 4).
Pietro adesso apre uno spiraglio discreto ma prezioso (vv. 12-15)
sulla sua esistenza di Apostolo interamente dedito alla sua missione.
Egli si preoccupa costantemente che i fedeli abbiano il pensiero fisso
alle Realt divine di cui debbono fare perenne memoria (hypomimnsk; in Gv 14,26, opera liturgica dello Spirito Santo sulla Comunit).
Anche se sa bene che essi a loro volta ne sono consapevoli, radicati e
ben fondati nella Verit che ad essi si fece presente (v. 12). Ma per lo
spazio che gli concesso ancora di vivere, ritiene "giusto", ossia doveroso che deve sollecitare i fedeli, al fine che facciano perennemente
quel memoriale (hypmnsis, nella celebrazione comunitaria) (v. 13).
Egli in pi riflette che i pioli della sua tenda, ossia la sua dimora sulla
terra, saranno tolti tra breve, come il Signore stesso di questo lo ha
premunito con una rivelazione personale (v. 14: Gv 21,18-19!). E perci insiste ancora una volta: dopo il suo imminente trapasso, i fedeli
debbono fare memoriale di quelle Realt divine (mnm, ancora termine liturgico) (v. 15). I termini del memoriale qui usati mostrano come
gli Apostoli si preoccupino che anche dopo di essi sia tramandata la
realt evangelica principale, il che consiste primariamente nel viverla
anzitutto celebrandola. E il dinamismo della Tradizione divina apostolica.
1703

CICLO DEI MNAIA

Ora, quelle Realt annunciate, insegnate, insistite, che debbono essere vissute dai fedeli, sono la verit concreta comunicata dagli Apostoli. Pietro in specie port i fedeli a conoscere la Potenza e la Parousia del Signore. Egli non aveva ascoltato e seguito "miti sofistici", ossia le favole inventate dall'immaginazione umana, e con la veste suggestiva dell'argomentare umano, sempre malizioso e fondato sul nulla.
Della Potenza e della Parousia del Signore, al contrario, Pietro fu
eppts (qui al plurale di modestia, se non indica la pluralit degli
Apostoli). Il termine significa alla lettera: uno che vede da vicino, attento osservatore, spettatore convinto, supervisore critico, presente di
persona ai fatti o agli oggetti della visione offertagli o cercata. Fa parte
del vocabolario dei misteri pagani, e Pietro non lo usa a caso. Infatti
l'oggetto della sua epoptia fu il massimo Mistero, anzi l'unico che
esista: la Grandezza infinita, la Maest regale del Signore (v. 16).
Non lo usa a caso, perch nella prassi dei misteri ellenisti (ad esempio
quelli eleusini), gli epptai erano solo quelli che, dopo lunga preparazione
ed accurata selezione, dai mystaggi, gli "iniziati-inizianti ai misteri",
erano ammessi come idonei ai riti, che consistevano nelT ascoltare "parole
indicibili" ed a contemplare di persona (epoptu) alcuni oggetti simbolici
che rimandavano alle realt alte, divine, al di l della miseria degli uomini.
E precisamente Pietro, in modo analogo ma totalmente diverso dalla
selezione dei misteri pagani, con altri confratelli, chiamato dal Signore,
stava con lui sul Monte, quando Egli offr ad essi la sua Visione (v.
18b). E lui come "osservatore di persona", ne pu rendere testimonianza autentica ed inconfutabile.
L'Evento cos presentato descritto per simboli ricchi, che sono
come un'improvvisa icona di tutta la realt. Il Signore Ges sul Monte
ricevette (lmban) dal Padre suo l'onore e la gloria, sotto la forma
sfolgorante della Luce increata della Trasfigurazione. Ed in pi, questo
gli fu testimoniato dalla Voce diretta (enphr) a Lui dalla Gloria
magnificente trascendente, che parlava cos: "Questo il Figlio mio, il
Diletto, per il quale Io Mi compiacqui" (v. 17). La testimonianza del
Padre, come evidente, raggiunge il Figlio, per dice: "Questo ",
non dice: "Tu sei". Perci ha come destinatali ultimi gli Apostoli presenti, che dovranno poi narrare tutti questi fatti. Anche del Giordano.
In conseguenza Pietro su questa base ferma che la testimonianza
divina, ripete come sigillo finale la sua propria testimonianza ai fedeli:
"E tale Voce noi ascoltammo indirizzata dal Cielo, poich stavamo
con Lui sul Monte santo" (v. 18a).
In questo modo, alla narrazione della Trasfigurazione riportata dai
tre Sinottici, si deve aggiungere quella massimamente autoritativa del
Corifeo degli Apostoli, nella sua densit lapidaria. E forse sta in nesso
l'allusione al Padre che glorific il Figlio e di nuovo Lo glorificher, ri-

6 AGOSTO

portata in seguito da Gv 12,28, anche qui come "una Voce dal cielo".
Le due glorificazioni nell'ottica giovannea sono allora la Trasfigurazione, e la Croce-Resurrezione.
L'Apostolo pu allora concludere la sua argomentazione (v. 19) con un
motivo decisivo. La Trasfigurazione era contenuta gi nella "Parola profetica" dell'A.T., e con Cristo diventa a sua volta "Parola profetica" adempiuta,
e perci ancor pi da annunciare sempre. E come tale Pietro la annuncia ai
suoi fedeli, come "Parola profetica pi confermata, lgos prophetiks bebaiteros". Il che significa anche, per sua essenza, Parola "confermante" per
chi la ascolta e la custodisce nel cuore per praticarla nella sua esistenza.
Nella saldezza di questa pacifica propriet, Pietro esorta i fedeli a
possederla fortemente, poich la Lucerna che fa luce in luogo tenebroso. Essa indica la via dove si corre verso il Giorno che deve sfolgorare
(diaugzo). Sar quando nei cuori credenti sorger il Phsphros, la
Stella lucente che al mattino inaugura il giorno nuovo senza pi tramonto. la Radice e Discendenza di David, l'Astro sfolgorante, Mattutino
(Ap 22,16), Cristo Signore Risorto, dunque Trasfigurato in eterno.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 88,12: 143,15, "Salmi regali".
Oggi la Chiesa con l'Orante adora il Sovrano incomparabile dell'universo creato con tutti i viventi che contiene, e Lo riconosce mentre
manifesta la sua gloria nelle opere della sua irresistibile potenza.
Per questo, con santo entusiasmo (Stichos, 143,15) acclama come
beato il popolo che gode di cos grandi beni divini, l'unico popolo che
abbia il Signore Unico (cf. Dt 6,4-5) come Dio, a cui vincolato con
l'alleanza fedele.
b) Mt 17,1-9
Una parte dell'esegesi moderna, come accennato, supera ormai la
svalutazione di cui stata oggetto la Trasfigurazione come evento significante della Vita storica del Signore. Essa infatti era considerata
una narrazione secondaria, costruita con elementi "apocalittici", e
dunque priva di valore storico. La tendenza , sia pure cautamente, a
raccostare l'evento alla Resurrezione, anche se non traendone le conseguenze teologiche, e pertanto spirituali.
Come si disse, i Padri orientali invece seppero contemplare questo
immane episodio, ricavandone tesori di dottrina, alla luce della Croce
e della Resurrezione, e rileggendovi l'A.T..
Nei Sinottici la Trasfigurazione ha un'inquadratura mirata, che ne fa
come il centro fisico della narrazione evangelica, una vera "cerniera" decisiva, che permette di contemplare l'intera composizione: quanto precede e
quanto segue. Inoltre i Sinottici mostrano qui l'identica organizzazione
1705

CICLO DEI MENAIA

narrativa, che rivela non una struttura artificiosa, ma uno schema obbligante, che proviene come dall'unica Tradizione sui "detti e fatti" del Signore, all'epoca da tutti conosciuta e controllabile nella sua veridicit.
La narrazione proviene dai fatti sperimentati. Qui se ne da una presentazione.
A) Cristo Signore opera la sua catechesi.
I Sinottici narrano che nella prima parte della sua Vita pubblica il
Signore opera una catechesi appropriata, che una progressiva prepa
razione ad un Evento annunciato, grave e decisivo, ma ancora da verifcarsi e dunque da rivelarsi. Tale catechesi si svolge attraverso 3 mo
menti successivi.
1) II Battezzato e la prima missione (Mt 4,12 - 16,2)
II Signore secondo il Dono dello Spirito Santo battesimale pone in
opera le Parole del Padre che Lo testimoniano al Giordano (cf. Evangelo
del 6 Gennaio). Ossia nello Spirito Santo svolge la Leitourgia triadica,
l'"opera per il popolo" che consiste nell'Evangelo, nelle opere del Re
gno e nel culto nuovo al Padre. significativo che il Battesimo in rap
porto alla Trasfigurazione sia richiamato opportunamente anche dalla
Liturgia di oggi (cf. Lite, Stichrn idmelon 3; e sopra).
Dunque dall'inizio il Signore si presenta come il Messia divino d'Israele. La Sapienza divina si presenta come il Profeta grande con l'Evangelo e la sua dottrina. Il Re consacrato al solo bene del suo popolo.
Il Sacerdote che raduna nella vocazione altri confratelli e prepara al
culto nuovo. Lo Sposo che prennuncia e prepara le Nozze d'amore, e
che si procura la Sposa diletta.
Egli appare come : buono, tenero, mite, soave: "mansueto ed umile
di cuore" (Mt 11,29). Docile Servo del Signore (Mt 8,16-17; 12,15-21),
generoso Diacono dei suoi fratelli (Rom 15,8).
Il suo ministero tende a coinvolgere il suo popolo, almeno una grande
parte qualificata, all'unica missione del Regno che viene al mondo.
Sul piano del successo umano, quest'ultima parte del suo "pro gramma battesimale" fallisce pressoch del tutto.
la "crisi" del ministero messianico di Colui che fu inviato per essere l'Alleanza del popolo suo, e la Luce delle nazioni.
2) II Trasfigurato e la "cerniera" (Mt 16,13 - 17,23).
E per il Disegno divino non pu arrestarsi. Il Signore rimane solo
con pochi discepoli, tra i quali i Dodici, scelti dopo lunga preghiera
"sul Monte", per un'intera notte (Le 6,12). Infatti per proseguire verso
il Fine assegnato, la Croce e la Resurrezione e la Pentecoste, ha necessit del concorso degli ipomini. Poich ad essi solo pu affidare a suo
tempo la sua missione che deve giungere al mondo.
1706

6 AGOSTO

Qui la narrazione mostra come gli eventi incalzino, e questo ben


visibile dall'ordine in cui essi si svolgono:
a) - l'aperta fede divina messianica dei discepoli, espressa dal loro Co
rifeo Pietro (Mt 16,13-20);
b) - 1 preannuncio della Passione e Resurrezione (16,21);
e) - la "non fede" (di Pietro, il "satana") (16,22-23);
d) - la figura del discepolo vero (16,24-27), con la sequela dopo per
assunta la Croce (16,24);
e) - la venuta del Regno (16,18);
LA TRASFIGURAZIONE (17,1-9);
e') la preparazione del Regno con Elia, ma prima la Resurrezione
(17,8-13); d') - il discepolo vero, la fede del padre del giovane
lunatico (17,1418);
e') - la non fede dei discepoli (17,19-21);
b') - 2 preannuncio della Passione e Resurrezione (17,22-23a);
a') - la fede oscurata dei discepoli tristi (17,23b).
Tale il testo. Esso comporta 2 pannelli che si corrispondono in ordine inverso. Al centro posta la Trasfigurazione. I 2 pannelli formano la "cerniera" dell'intero Evangelo. La Trasfigurazione a sua volta
la cerniera dei 2 Pannelli. La sinossi con Marco e Luca mostra un'identit di narrazione il cui modello sempre Matteo.
Ora, la fede dei discepoli insieme aperta ed entusiasta verso il loro
Maestro ammirato. Essa diventa ritrattazione (Pietro "satana"). Si fa inesistente (i discepoli non possono nulla verso il giovane lunatico). Poi si fa
oscurare dalla tristezza dell'annuncio ripetuto che il Messia buono deve
morire. La fede dei discepoli non arriva a comprendere la Resurrezione.
3) II Crocifisso, culmine della catechesi
C'ultima nudit di Adamo" sul terrificante strumento dell'ignominia umana, la croce dei Romani, il punto culminante della catechesi del Signore ai discepoli scossi, terrorizzati, demoralizzati, fuggiaschi, dispersi.
lo spettacolo dell'"estrema umiliazione" (akrott tapinosis),
dello "svuotarsi della Divinit" (FU 2,6-8), della Follia divina come
irrimediabile Debolezza divina (1 Cor 1,17 - 2,16): ma agli occhi del
mondo.
E la Rivelazione plenaria per dell'"eccessiva Carit" (hyperbllousa agape) del Padre verso tutti gli uomini immeritevoli, da Adamo
1707

CICLO DEI MN1 A

all'ultimo di essi: nell'abbandono del Figlio Monogenito alla morte


infamante.
Questo si deve leggere con Giovanni. Questo Evangelo mostra che
10 sfolgorare della Gloria dell'esaltazione del Figlio dell'uomo, ben
ch "sotto la specie contraria", solo: la Croce. Che il luogo e mo
mento dello Spirito Santo, del Sangue e dell'Acqua "subito" come
Oikonomia pentecostale nuova.
Con la Croce si ha l'Icona. La Parola e l'Icona. La catechesi del Signore Battezzato Trasfigurato Crocifsso completata. Anche se resta
comunque da amministrare, poich le sante Stigmate del Signore sono
indelebilmente eterne (Le 24,39-40; Gv 20,20 e 27; Ap 5,6).
B) Cristo Risorto con la sua Mistagogia perenne
La Chiesa distinse opportunamente e radicalmente la "catechesi"
per i "catecumeni" da battezzare, e la "mistagogia" per i mystai, gli
iniziati o "illuminati" o battezzati. Non si tratta solo di terminologia o
di tecniche. La radicale diversit tra i due insegnamenti sta nel fatto
concreto che tra esse due si interpone l'Evento storico e l'esperienza
storica di esso, l'iniziazione battesimale, la quale incide su chi la riceve, e per sempre, poich lo muta. Paolo esprime questo con la formula: "una volta eravate tenebre... adesso siete luce" (cf. testi come Efes
2,13). Il diritto romano conosce questo, quando afferma drasticamente
che "il fatto, non pu diventare non-fatto".
Ora, i discepoli hanno sperimentato l'Evento non annullabile della
Vita del Signore, fino alla Croce, prima, e alla Resurrezione dopo.
Proprio su questo il Signore ad essi impartisce la sua santa Mistagogia, che insistere, rimandare di continuo, far approfondire l'Evento,
11 Fatto, che deve diventare esistenza vissuta trasportata fino all'eter
nit, e questa non che quell'Evento vissuto in eterno. E sulla sua Mi
stagogia porr anche il Sigillo dell'Autenticit divina consumante, che
lo Spirito Santo.
Tale Mistagogia consiste nel far comprendere che come avevano
preannunciato le Sante Scritture dell'A.T., la Sofferenza era divinamente intesa come necessaria per conseguire la Gloria: "Non si doveva che il Messia soffrisse tutto questo ed entrasse nella Gloria?"
(Le 24,26).
La via verso Emmaus l'inizio della Mistagogia: (Le 24,26-27).
arsione del cuore (24,32, per le Scritture). Porta al Pane spezzato con
la Benedizione (24,30). Che apertura degli occhi (24,31). Prosegue
con i discepoli nel cenacolo (24,36-49). Sicch chi allora, come dopo,
non comprende tutto questo, "stupido e tardo di cuore" (24,25).
La Mistagogia perci l'Evento realizzato perch preannunciato
dalle Sante Scritture.
1708

6 AGOSTO

Essa irraggia il Fuoco e la Sapienza dello Spirito Santo. Per i discepoli non una folgorazione che faccia comprendere "tutto e subito". Dice l'essenziale nel suo nucleo. Lo Spirito Santo porta i discepoli del Signore, non senza che questi molto fatichino e di pi indaghino, a contemplare via via la Rivelazione sempre pi completa e chiara. Il loro Signore Ges di Nazaret, il Cristo-Messia, il Battezzato e Trasfigurato, il
Risorto che dona lo Spirito Santo Egli l'Icona del Dio Invisibile
(Col 1,15; 2 Cor 3,18 - 4,6; Rom 8,28-30), la Potenza e Sapienza e Giustizia e Santificazione e Redenzione di Dio (1 Cor \^A e 30), lo Splendore della Gloria e l'Impronta della Sussistenza del Padre (Ebr 1,3) ossia l'Icona della sua Bont (Ebr 1,3, che cita Sap 7,26), il Verbo Luce
Vita Creatore (Gv 1,1-4), Verbo Dio incarnato (Gv 1,14) da cui tutti ricevono la Pienezza dello Spirito Santo (Gv 1,16-17).
l'Unico Esegeta Mistagogo del Padre, poich sussiste nel Seno
beato del Padre Invisibile come Dio Mono genito (Gv 1,18).
in sostanza il Figlio di Dio, Dio da Dio e Figlio dell'uomo,
Uomo nato da Donna (Gai 4,6).
Tutto questo, il Padre stesso lo proclam al mondo sul Figlio suo il
Diletto suo, il Compiacimento suo, in tre Teofanie triadiche decisive:
al Giordano, sul Monte della Trasfigurazione, alla Resurrezione (vedi
E vangelo del 6 gennaio).
Anche se questo percorso sembrer allontanare dalla celebrazione
del 6 Agosto, al contrario, per comprenderla meglio, occorre adesso
tenerlo presente per quanto si possa. La stessa Liturgia di oggi, attraverso le sue visuali che guizzano come bagliori di fulmine, opera circa
in modo identico. Il che significa che l'Evangelo di oggi pu essere
affrontato con pi meditata contemplazione, e da esso si pu trarre pi
ricchezza e pi devozione adorante.
La narrazione di Mt 17,1-9 non indica una datazione cronologica,
con anno, mese e giorno. possibile solo che l'Evento avvenga 40
giorni prima della Croce e Resurrezione, insistentemente richiamate. E
che sia di notte, dove la Luce trionfa.
Una precisazione temporale per data: "E dopo 6 giorni", i quali
rinviano ai fatti di Cesarea di Filippo (Mt 16,13-20; vedi Evangelo del
29 Giugno). L Pietro come Corifeo dei confratelli aveva manifestato
la piena fede divina messianica. Ora, un cammino di 6 giorni concorda
con la distanza da Cesarea di Filippo al Monte dove adesso sale il Signore con tre discepoli; si spiegher questo tra poco.
Ges allora con s assume (paralambn, che ha anche una sfumatura di "ricevere" dal Padre) Pietro, Giacomo e Giovanni, scegliendoli
dagli altri. I Padri hanno cercato di spiegare il motivo della scelta, non
trattandosi di privilegiati, il Signore non conoscendo questo modo di
1709

CICLO DEI MN/A

procedere. Forse, opina qualcuno, non port tutti per non offrire a Giuda, che lo avrebbe tradito, la Manifestazione della Gloria anticipata. In
realt, i tre sono chiamati per assistere e testimoniare ad episodi decisivi, come la guarigione della suocera di Pietro (Me 1,29-31), la resurrezione della figlia di Giairo (Me 5,37; Le 9,51; qui Matteo omette), e l'agonia al Getsemani (Mt 26,37, e par.). Si tratta sempre di morte e di resurrezione, con la Trasfigurazione al centro. Inoltre, i tre erano i primi
nella lista dei Dodici, come primi anche nella vocazione (Mt 4,18-20,
Pietro con Andrea; 4,21-22, Giacomo e Giovanni). Pietro e Giovanni
dopo il martirio del fratello Giacomo, restarono come capi insigni della
Comunit, e con Giacomo il minore Paolo li definisce "le colonne della
Chiesa" (Gai 2,9).
La Liturgia di oggi da parte sua spiega questo motivo della scelta:
Pietro, perch a lui il Signore poi avrebbe chiesto 3 volte se Lo amava,
per affidargli l'intero gregge spirituale (Gv 21,15-17); Giacomo perch come martire (At 12,1-2) berr la Coppa con Lui (Mt 20,22-23) e
sar battezzato del Battesimo suo (Me 10,38-39); Giovanni perch era
il discepolo diletto.
Ges allora "li porta in alto" (anaphr, non senza una sfumatura
del "far salire" a Dio come offerta, anaphora), su un "monte elevato".
La tradizione della Chiesa palestinese di lingua greca aveva conservato la memoria del "monte alto", localizzandolo come il Tabor. Sulla
sua cima almeno dal sec. 4 vi era stata costruita come memoria una
basilica, citata anche da S. Cirillo di Gerusalemme (Catechesi 12,16).
Si obietta contro tale identificazione, che il Tabor non "alto", il Hermon s, poich sale ad oltre 2000 metri. Ma esistono valide ragioni per
il Tabor: a) la tradizione locale ininterrotta non un fatto confutabile;
b) i 6 giorni di cammino da Cesarea di Filippo, mentre il Hermon sta
molto vicino a quella citt; e) il fatto che alla discesa dal "monte alto"
il Signore trova una folla di Ebrei con gli scribi della Legge, quando
sotto il Hermon allora vivevano quasi solo pagani. Il Tabor inoltre con
i suoi 562 metri dal livello del mare, si innalza sulla pianura intorno
per oltre 300 metri, e da sotto un "monte alto". La Chiesa antica rileggeva qui il Sai 88,13: "II Tabor ed il Hermon esultano al tuo Nome" con rilettura gioiosa, ma privilegiava il primo monte. Cos la spiritualit bizantina parla giustamente di "Luce taborica".
Il Signore conduce i tre "in privato" (kat'idian) (v.l). Questo era un
gesto di tenerezza e sollecitudine, ed avveniva ad esempio quando i
discepoli erano affaticati per la missione, ed il Signore voleva che riprendessero le forze (Me 6,31 : "non avevano tempo neppure di mangiare"). Qui il gesto indica anche riservatezza, poich l'Evento che sta
per avvenire non da divulgare tra la folla (cf. poi v. 9). Molto bene i
Padri in queste annotazioni su un gesto pretrasfigurazionale, vedono
1710

6 AGOSTO

1'"inizio della vita mistica". Infatti il 6 giorno il sabato che introduce


alla Domenica. La scelta avviene come Gratuito divino. Il "portare in
alto" verso l'Inconoscibile e Indicibile. La Montagna indica il Si-naiHoreb, il Tabor, il Golgota, l'Ascensione. Lo stare appartati, fuori del
rumore alienante del mondo e della folla, la necessit primaria della
contemplazione. La visione e le parole sono il contenuto della vita
contemplativa. Il suo culmine, l'approccio che la Triade beata fa di s
ai discepoli docili. Su questo gi insistono le Omelie dei Padri
orientali sulla Trasfigurazione sopra citate. Il Signore, spiega un grande
Padre, ve li aveva preparati e li sta preparando, quando
si mostr ad essi (i tre discepoli) prima della Morte sua, quando il Volto
suo fu trasfigurato, e quindi, bench sia Egli stesso, tuttavia fu mutato,
e bench sia mutato, tuttavia essi sapessero che Lui. Affinch quando
Egli sarebbe resuscitato dai morti e sarebbe trasfigurato, essi non
dubitassero, prima li form. E se questo il Regno che ricevette dopo
la Resurrezione, perch (adesso) non appariva in quella forma? Ma
perch essi non potevano guardarlo, e cos sapessero che anche essi
dovevano essere trasfigurati in modo identico. E quei due (Mos ed
Elia) fece venire, affinch fosse creduta la Resurrezione, che Egli
avrebbe operato alla fine. Quelli che morirono, come Mos, risorgeranno; e quelli che vivono, come Elia, saliranno al cielo, poich Egli
il Signore dell'alto e del profondo (S. EFREM SIRO, Commento alDiatessron 2,14,6; ed. di L. Leloir, SaintEphrem, Commentaire de l'Evangile Concordant, "Chester Beatty Monographs" 8, Dublin 1963,
pp. 117-118, testo siriaco che commenta Mt 17,2-4; versione nostra).
Quanto agli effetti sui discepoli, un altro Padre fa questa riflessione:
II Signore poi sul Monte. L Mos il legislatore, che s'inchina
al Signore. L Elia il Tesbite, che s'inchina al Celeste. L la Luce.
L Pietro, Giacomo e Giovanni, le tre colonne della Chiesa (cfr Gai
2,9). L la manifestazione del Regno. Poich infatti il Signore parlava ai discepoli: "Noi andiamo a Gerusalemme, e sar adempiuto
tutto quello che di me sta scritto nei Profeti" (Mt 16,28), affinch
essi non dubitassero al tempo della Passione, prevenendoli "conferma" le loro anime sul Monte, mostrando il Segno del Regno; affinch quando avrebbe manifestato chi era e come grande (per quanto
a quelli era possibile), allora avrebbero visto e sarebbero diventati
costanti; quando avrebbero udito della Passione e non avrebbero temuto n sarebbero stati turbati, poich non contemplavano l'indicibile onore e le lodi: essi ritenevano la Passione come fatto miserabile e causa di dubbio (EUSEBIO DI EMESA, De Filio 9, in E.M. Buy1711

CICLO DEI MNA1A

taert, Eusbe de Emse, Discours conserves en latin, I, La Collection de Troyes (Discours I XVII), "Spicilegium Sacrum Lovaniense" 26, Louvain 1953, p. 50; il Discorso II).
L'insegnamento immediato della Trasfigurazione spiegato cos:
E se Cristo fosse stato contro Dio e si fosse dichiarato eguale al
Padre, non sarebbe stato quello che diceva; se poi non avesse operato
come conveniva, non gli sarebbe stato presente Lui (il Padre) e non
avrebbe obbedito (a Lui). Con quanto gi detto, si pu portare anche
un'altra causa. Quale? Affinch sappiano (i discepoli) che Egli ha
potere sulla vita e sulla morte, e domina in alto e nel profondo.
Perci fa venire aolui che viveva (Elia) e chi era morto (Mos). Essi,
mostratisi, non tacevano, ma parlavano della Gloria che egli avrebbe
adempiuto a Gerusalemme, ossia della Passione e della Croce, e
con queste anche della Resurrezione. Ma i beati discepoli dormono
un poco, come se Cristo stesse in preghiera. Si adempiva (da Dio) la
realt umana secondo l'Economia. Essi poi svegliatisi contemplano
una cos venerabile e paradossale Mutazione. Credutosi forse il beato
Pietro che fosse subito giunto il kairs (tempo stabilito) del Regno di
Dio, accetta di passare il tempo sul monte, dice di fare 3 tende, non
sapendo quello che dice. Non era infatti il kairs della
consumazione del secolo, n che nel tempo presente i santi ricevano
la partecipazione alla speranza promessa. Infatti Paolo dice: "II
quale trasformer il corpo dell'umilt nostra per essere conforme al
Corpo della Gloria sua" (FU 3,21), ossia di Cristo. Essendo infatti
l'Economia ancora al principio, e non ancora terminata, com'era
possibile che Cristo, venuto nel mondo per la carit sua al fine di
soffrire, adesso smettesse di volerlo? Salv infatti la natura non celeste quando sopport la morte secondo la carne, e con la resurrezione
dai morti l'abol" (S. CIRILLO ALESSANDRINO, Homilia 9, in Transfigurationem Domini et Dei et Servatoris nostri Iesu Christi, in PG
77,1013 B-C).
Sulla Nube che investe Cristo, Mos ed Elia ed i 3 discepoli, una
suggestiva presentazione patristica annota:
E come in una visione, mentre Pietro parlava cos, sopraggiunta
d'un subito una Nube luminosa, interruppe le parole di lui, che si
proponeva di fare non degnamente su un monte una tenda per il Re
immacolato e per il Sovrano incirconscritto. Per questo lui che stimava tali piccole realt, spavent una Voce dal cielo pi potente d'un
tuono e d'una tromba, la quale parlava cos: "Questi il Figlio mio,
1712

6 AGOSTO

YAgapts, quello che da voi cos poco considerato, e che per vostro
beneficio ha rivestito una tale debolezza, e che per grazia, si manifesta
al mondo come Uomo". Udendo tale testimonianza, coloro che stavano
con Pietro per il terrore caddero gi proni sul terreno, battendosi il
petto e sconvolti da grave turbamento. Infatti, come da una cataratta il
cielo intero eman una Parola abbagliante e luminosa, poich il luogo
intorno alle cime sussultava per il terremoto, scosso come'era dagli
echi divini, e le fondamenta delle montagne tremavano, trascinando
con s le pietre, e da parte loro gli Apostoli, sconvolti dall'agitazione
dello Spirito stavano a terra terrorizzati dalla strana Voce, e non potevano sopportare il fulgore della Luce smisurata (da M. AUBINEAU, Une
homlie grecque indite surla Trasfiguration, inAnalectaBollandiana
85 (1967) 401-427; la versione nostra da pp. 405-406, linee 40-57).
Il v. 2, di incredibile densit, descrive la Teofania che la Trasfigurazione del Signore. Si tratta solo di pennellate, non si usano gli argomenti dimostrativi.
Matteo annota in modo semplice: "E si trasfigur davanti ad essi",
che si pu anche tradurre: "e fu trasfigurato davanti ad essi", il che il
medesimo, accentuando per un'azione di Ges, o l'azione del Padre
con lo Spirito Santo. Lo permette l'aoristo passivo di metamorph, alla lettera: da (met) una morph passare ad un'altra, mutarsi di forma,
di aspetto. "Il Volto di Lui risplendette come il sole". Era il lancinante
desiderio di Mos vedere la Gloria divina come assicurazione per l'esodo da farsi, a cui il Signore per risponde: "Tu non puoi vedere il
Volto mio, poich un uomo non pu vedere Me, e vivere" (Es 33,20;
vedi Letture del Vespro). Volto Gloria Persona in Dio sono Dio, e sono
identicamente Dio. Perci il Salmista invoca angosciato: "Fino a quando Tu distogli il Volto tuo da me?" (Sai 12,1). E con desiderio supremo, afferma: "II Volto tuo io cerco, Signore" (Sai 26,8). E con epiclesi,
supplica: "Fa splendere il Volto tuo sul servo tuo!" (Sai 30,17; 118,135;
1'"epiclesi per il Volto"), e: "Mostra a noi il Volto tuo, e noi saremo
salvi!" (Sai 79,4.8.20). E spiega con umilt e speranza: "Io chiesi il
Volto tuo con tutto il cuore mio" (Sai 118,58).
Volto di Luce. "Poich presso Te sta la Fonte della Vita, e nella Luce
tua noi vedremo la Luce" (Sai 35,10: Doxologia megle). Tale speranza esaudita con totale pienezza nella Parousia eterna, quando il Volto
del Risorto Re e Sacerdote sfolgora pi del sole (Ap 1,10-14; 10,1),
poich "la Gloria di Dio sfolgora sul Volto di Cristo" (2 Cor 4,6). la
Gloria trasmessagli come prerogativa divina infinita e perenne in quanto Figlio dell'uomo dall'Antico di Giorni, l'Eterno Padre (Dan 7,9-10),
insieme con la potest sovrana universale salvifica (Dan 7,13-14).
La visione della Luce completata dalle vesti, diventate anche esse
1713

CICLO DEI MNIA

"bianche come luce" (v. 2). Nella Scrittura le vesti bianche sono proprie degli Angeli che annunciano la Teofania (la Resurrezione, l'Ascensione: Mt 28,2-3; At 1,10). Anche per, e di pi, del Re eterno e
del Sacerdote celeste (Ap 1,10), dello Sposo e della Sposa (Ap 19,6-9),
del Vittorioso (Ap 1,10). Esse significano l'insostenibile Maest divina
che abbaglia con il suo irraggiamento (Sai28,3; 103,2). Tutto questo,
adesso, sul Monte, mostrato proprio anche del "Ges" che qui introdotto come protagonista (v. 1).
la sua Teofania di Luce. Luce divina increata eterna pura trasparente inattingibile incircoscrivibile indescrivibile non conizzabile. Vivificante. Che si comunica senza contaminarsi e raggiunge tutto senza
dividersi. E silenziosa di Infinito.
Essa certo irradia da dentro l'Uomo Ges a fuori, ma non da fuori
sull'Uomo Ges. Proprio dall'interno di Lui, dall'opacit della sua
carne immacolata. Dall'Adamo che si sovraccaricato di tutte le colpe. Da Colui che tra poco apparir al mondo degli uomini come l'Adamo Ultimo, il Servo sfigurato e non pi riconoscibile:
Ecco, comprender il Servo mio,
e sar esaltato e glorificato (doxz) molto.
Come si stupirono di Te i molti,
cos senza gloria dagli uomini sar l'aspetto (idos) tuo
e la gloria tua dagli uomini.
Cos si stupirono molte nazioni di Lui,
e comprenderanno i re la bocca di Lui,
poich quelli a cui non fu comunicato di Lui, vedranno,
e quelli che non ascoltarono, comprenderanno...
Annunciammo davanti a Lui come ad un Bambino,
come una radice in terra assetata,
non ha aspetto (idos) n gloria (dxa),
e noi Lo vedemmo,
e non aveva aspetto (idos) n bellezza (kllos),
ma l'aspetto (idos) di Lui, disonorevole,
rigettato da tutti gli uomini,
Uomo sussistente nella percossa,
e cosciente di portare la debolezza (Is 52,13-15; 53,2-3; LXX).
E precisamente Luca parla del Trasfigurato in termini di idos (Le
9,29) e di dxa (9,,31..32).
L'Adamo Ultimo, il Servo, per un istante si mostra nell'integralit
della duplice essenza in cui sussiste, delle due essenze che , quella
umana che in Lui manifesta quella divina. I Padri con impeccabile
esplicitazione diranno che per 1'"indicibile hnsis secondo l'Ipostasi"
1714

6 AGOSTO

divina unica, il Figlio di Dio Verbo Incarnato sussiste dalle sue due
ousiai o essenze (nature), nelle sue due ousiai, ed le sue due ousiai,
le quali sussistono, vogliono ed operano distinte e non separate, unite
e non confuse (S. Massimo il Confessore).
H v. 3 narra un altro prodigio divino, con la formula apposita: "Ki
ido, Ed ecco", ai discepoli sono fatti vedere Mos ed Elia, che colloquiano (syllal) con il Trasfigurato. Gi i Padri hanno cercato di approfondire
il senso carico della presenza sul Monte, con Ges trasfigurato, di queste
due figure, tra le maggiori dell'A.T. Si tratta dell'A.T. al completo simbolico, con "la Legge ed i Profeti", che adorano il Figlio di Dio e adesso Lo
testimoniano al N.T., e da questo ai secoli. La santa Liturgia come sempre
ha il genio dell'essenzialit centrale: Mos ed Elia anzitutto sono doloi,
servi di Cristo Dio, loro Sovrano dei secoli, ed a Lui leitourgosin, gli
prestano culto (Kthisma del mattutino, dopo il Polyleos).
Resta il motivo della scelta, che stranamente non comprende i Padri
antichi di Cristo, come Abramo e David.
Ancora una volta il ricorso ai Padri della Chiesa risulta determinante, e di rilevante ricchezza. Le spiegazioni che essi danno sono diverse
e numerose, ed difficile ordinarle in modo conseguente, ma forse qui
non occorre la "logica del sistema". Guida tutto il motivo che Mos ed
Elia sono tra essi vincolati da esistenze e sorti diverse per tempo e luogo, ma essenzialmente comuni ed analoghe.
Ambedue furono gratificati dalla Teofania sul Sinai-Horeb (Es
34,5-9, e 3 /te (= 1 /te) 19,1-18).
Ambedue dal Signore furono chiamati verso l'"alto", "in privato",
da soli (Es 24,1-2.12-18; 34,1-4, e 3 Re 19,5-9).
Ambedue dovettero fare un "esodo" , Mos verso la terra, Elia verso il Monte.
Ambedue ricevettero dal Signore la Parola da portare ai capi ed al
popolo increduli (Es 34,10-28, e 3 Re 19,15-18).
Ambedue dunque furono eletti come Profeti del Signore, ma qui Mos
precede Elia, perch Cristo "il Profeta come lui" (Dt 18,15.18), ovviamente pi grande di lui perch Mos parla di Lui (Gv 5,46), mentre
Elia anticipa profeticamente le opere di Cristo (resurrezione, 3 Re (=1
Re) 17,24: moltiplicazione del cibo, 3 Re 17,7-16; dono dello Spirito, 4
Re (=2 Re) 2,15; salita al cielo, 4 Re (=2 Re) 2,11).
Ambedue per tutto questo ricevettero lo Spirito di Dio (Num 11,17,
e 4 Re (=2 Re) 2,9).
Ambedue restarono soli nell'apostasia generale del popolo (Es 32,
per il Vitello d'oro, e 3 Re (=1 Re) 18, per il culto di Baal).
Ambedue furono consumati dallo zelo per il Signore Unico e per i
suoi diritti (Es 32,7-35, e3Re(= 1 Re) 19,9-14).
Ambedue ebbero a soffrire per questo fino alla loro scomparsa.
1715

CICLO DEI MNAI A

Di ambedue non si conosceva il luogo dove stavano dopo la morte


(Dt 34,6, testo esplicito, e 4 Re (=2 Re) 2,11, il ratto sul carro di
fuoco).
Ambedue ebbero una scomparsa misteriosa.
E finalmente, ambedue furono trasfigurati (Es 34,29-35, sul Monte,
Matteo non narra il contenuto del "colloquio" dei due con Ges. Il
parallelo lucano (Le 9,31) ne da un cenno decisivo: i due parlavano
con Ges "dell'esodo (xodos) di Lui che stava per compiere in Gerusalemme". l'esodo dalla terra alla Croce. Dal sepolcro con la Resurrezione e l'Ascensione, al Padre nello Spirito Santo.
I Sinottici narrano in modo vario la reazione inevitabile dei discepoli, dove si notano delle perplessit.
Pietro come quasi sempre assume l'iniziativa: "Rispondendo, Pietro
parl a Ges" (v. 4a). Non una risposta vera, come se i fatti visti riguardassero anzitutto Pietro e Giacomo e Giovanni. La comparazione
sinottica dice che i discepoli si trovano sorpresi, impauriti, sconcertati.
Pietro quindi vuole interpretare a modo suo quanto avviene, e fa l'improbabile proposta: "Signore, buono per noi stare qui!" (v. 4b).
Di certo i discepoli che saranno i soli testimoni e resocontisti
dell'avvenuto avevano sentito dell'"esodo in Gerusalemme". E
prima, del preannuncio della Passione e Resurrezione: "si doveva che
Egli andasse via fino a Gerusalemme" (16,21). Dunque la mta Gerusalemme, la Morte e poi la Resurrezione. E di questo hanno il terrore. E Pietro propone allora un pretestuoso diversivo, lo "stare qui",
una permanenza prolungata, " buono stare qui". Anche permanenza
piacevole: "Se vuoi, faremo qui tre capanne" o anche tende, e secondo
la dignit: a Te, a Mos, ad Elia (v. 4c).
Si tratta di un accampamento, con Ges al posto principale. I Padri
qui hanno visto bene, tanto pi che gli studiosi moderni, anche senza
citarli, ne riprendono le visuali. Skni sono le tende dei nomadi, che
si fissano in oasi riposanti. Al tempo di Ges erano le "capanne" di
frasche. Di fatto, dopo la festa maggiore che il sabato, viene quella
di Sukkt, la sknopgia, la principale tra le feste annuali. La prescrizione sta nell'antichissimo "codice dell'alleanza", con un accenno (Es
23,16b), e nel "codice di santit" che a sua volta riporta materiale antichissimo (Lev 23,33-43, con le minute prescrizioni). Il popolo alla fine
dell'anno agricolo, dal 15 del mese di Tisri (da settembre all'inizio di ottobre) doveva abitare in capanne di frasche per 7 giorni, per fare memoria della dimora nelle tende del deserto durante l'esodo. I temi di questa
celebrazione erano molti e decisivi tutti: il tempio e l'altare al centro,
quale segno di unit del popolo; l'acqua libata sull'altare come segno
della divina benedizione (raccolto agricolo, ma anche in attesa del rac1716

6 AGOSTO

colto escatologico); la luce come promessa di Presenza, protezione e rivelazione vitale (come la Nube e il Fuoco nel deserto); il raccolto annuale per cui si benediceva il Signore e gli si chiedeva la prosperit per
il futuro; il sacrificio che rinnovava l'alleanza, con l'inizio della lettura
annuale della Legge (Dt 31,9-13). Ed infine, la tensione al dono escatologico dello Spirito del Signore. La Misnh ne riporta la ricca liturgia
nei particolari, come si svolgeva ancora al tempo di Ges.
E Ges proprio durante tale celebrazione si presenta al suo popolo
come Tempio ed Altare nuovo, Nucleo di nuova aggregazione del popolo messianico, Tempio dal quale, come era promesso dai Profeti (Ez
47,1-2), dovevano scaturire "dal lato destro" (Gv 19,34, il costato) i
Fiumi dell'Acqua della Vita che lo Spirito Santo, dopo la Resurrezione (Gv 7,37-39), Benedizione finale e Frutto escatologico, Alleanza
eterna sigillata. E poi si presenta anche come la Luce del mondo (Gv
8,12), che non fa pi procedere nelle tenebre, seguendo la Legge dello
Spirito Santo. Vedi Evangelo di Pentecoste.
Pietro propone un accampamento, una sosta per una festa, ma fuori
del tempo prescritto, le Capanne straordinarie, per i due temi principali,
la Luce gi vista, e la speranza dell'anticipo, in qualche modo, dell'Acqua che dona la Vita. Ma ancora nella sfera carnale e temporale. I Padri
qui videro bene che Pietro si pone di nuovo come il "satana" {Mt 16,23)
che vuole impedire l'opera finale del Messia inviato. Allora nel deserto
satana tent di convincere Ges da pietre fare pani {Mt 4,3-4), ossia di
anticipare l'abbondanza messianica promessa, ma cos impedendo che il
Signore donasse il suo Corpo, il Pane non solo disceso dal cielo, ma anche disceso dalla Croce. Adesso Pietro, che si era posto verso il Signore
come il "satana" che gli impedisce la sofferenza finale per la gloria finale,
secondo il Disegno divino {Mt 16,23, "si deve"), ripete tale gesto: per
satana, taumaturgo s, ma non crocifisso e Pane di Vita; per Pietro, Messia umano glorioso s, ma non sofferente e messo a morte. La Croce
l'ultima nemica per "lo spirito che perennemente nega", satana, nelle
sue diverse forme e personalizzazioni.
Ma la Croce il passaggio obbligato per il Figlio dell'uomo e, come Egli rivela progressivamente {Mt 16,24), anche per tutti i suoi discepoli. Per questo il Signore "pose le tende tra noi" (Gv 1,14), bench
non come intenderebbe Pietro.
E allora avviene il secondo momento della Teofania. Mentre Pietro
parla non ottenendo risposta, avviene il secondo Prodigio divino, avvertito nel testo come gi prima "ecco Mos ed Elia", dalla formula tipica: "Ido,Ecco la Nube luminosa, fece ombra su essi" (v. 5a).
La Nube nell'A.T. il turbine terribile della tempesta, poich "nel
turbine e nella tempesta la via" del Signore {Nah 1,3). Essa pu portare lo sconvolgimento contro i nemici, o l'ombra gradita e proteggen1717

CICLO DEI MENA/A

te in favore d'Israele. Insieme, nasconde tutto quello che sta in alto,


ma ne rivela come immediata la presenza. uno dei maggiori "segni"
della divina Trascendenza inaccessibile, tuttavia quando vuole anche
fattasi vicina. Si conosce il senso del verbo episkiz qui usato, in relazione alla dimora che lo Spirito Santo nel Santuario nuovo inviolato,
la Vergine Maria (Le 1,35; vedi il 25 Marzo). La Nube nella tipologia
biblica si pone in relazione con due entit: il santuario della Presenza
divina, e l'esodo verso la terra promessa. Essa cala sul santuario montano, il Luogo sacro che il Sinai (Es 3,5), per confermare l'alleanza
contratta (Es 24,16). Si pone poi stabilmente sul santuario (Es 40,3438), per dirigere in modo esigente l'esodo (Es 13,21-22). Occupa il
santuario al momento del primo sacrificio, che consuma sotto l'altra
forma, il Fuoco (Lev 9,23-24). E di nuovo agisce cos nel santuario
nuovo di Gerusalemme (3 Re (=1 Re) 8,10-11).
In Le 1,35, con Yepiskiz dello Spirito Santo, Maria diventa la Dimora santificata, l'Arca della divina Presenza (vedi Evangelo del 2 Luglio), che insieme contiene ed contenuta dal Tempio nuovo che il Figlio suo. E di questo Tempio adesso sono "liturghi" per l'A.T. Mos ed
Elia, come per il N.T. poi lo saranno gli ancora ignari discepoli. E la Nube condurr il Tempio nuovo ed i suoi liturghi futuri verso il luogo del
Sacrifcio nuovo ed etemo di offerta immacolata nello Spirito etemo al
Padre (Ebr 9,14), il divino Fuoco dell'amore consumante.
E finalmente viene, con la sua formula tipica, il terzo divino Prodigio: "Ki ido", Ed ecco la Voce dalla Nube, parlante" (v. 5a). precisata cos la Teofania triadica, come al Giordano.
La Voce "dalla Nube" contenuta dalla Nube. Il Padre contenuto
dallo Spirito Santo. Come contenuto dal Figlio (Gv 10,38) e cos anche contiene il Figlio (ivi). Ma il Padre contiene anche lo Spirito Santo
che da Lui procede (Gv 15,26). Ed il Figlio contiene lo Spirito Santo
che a partire da Lui ' effuso a Pentecoste (At 2,32-33), essendo il Figlio
la Fonte unica dello Spirito (Gv 7,37-39). E lo Spirito Santo infine contiene il Figlio, "incarnatosi dallo Spirito Santo e da Maria Vergine". Mistero, questo, insondabile della Theologia. Per cui nella fede sappiamo
solo, e con totale approssimazione descrittiva, che ciascuna delle Ipostasi divine della Triade santa consustanziale indivisibile vivificante che
sussiste come Monade santa Triade monadica, Monade triadica ,
contiene le altre due Ipostasi divine senza aumento e senza diminuzione,
senza confusione e senza separazione. "Per Te, il silenzio lode, Dio, in
Sion!" (Sai 65,1, ebraico; il greco 64,1, ma qui non originale).
La Voce del Padre, come al Giordano, di gioia. Essa si rivolge ai discepoli, assenti allora al Giordano, per indicare ad essi il Figlio: "Questo
", mentre Mos ed Elia lo sanno bene nell'eternit. La Voce ripete so1718

6 AGOSTO

stanzialmente le parole del Giordano. Per il loro significato decisivo, vedi


Evangelo del 6 gennaio. Qui si accenna solo alla loro duplice direzione:
a) per il Figlio, come acutamente videro i Padri che parlano qui preci
samente di bebisis, si tratta della "confermazione" della sua missio
ne battesimale, ed esplicitazione del senso della Luce irraggiante dal
Figlio, e della Nube che Lo prende sotto la sua conduzione. Ma questo
significa che il Signore vive qui per un istante l'esperienza della Re
surrezione, anticipata essa stessa quale bebisis e conforto in vista
della Croce. La Nube Lo deve condurre nel suo "esodo" alla Croce. Le
parole del Padre gli additano di nuovo la Croce come il tlos, il fine
propostogli (vedi ancora il 6 Gennaio). Per la Luce la Gloria, la
Nube la Gloria, e la Voce la Gloria l'anticipo dell'unica Gloria;
b) per i discepoli, e qui ancora occorre ascoltare i Padri prima dell'ese
gesi scientifica, la Trasfigurazione segna la bebisis della loro fede
ancora vacillante, e pi ancora l'anticipo della bebisis che riceve
ranno dal Fuoco della Pentecoste, nella rivelazione plenaria che solo
lo Spirito Santo consegner ad essi del Risorto gi trasfigurato ascolta
to visto palpato (1 Gv 1,1-4).
E per la Voce discende sui discepoli come un imperativo cogente:
"Ascoltate Lui!" Dunque solo Lui (v. 5c). La fede ancora vacillante
rinviata al Contenuto vivente che va "ascoltato". Ora, Vako biblico
nell'A.T. come nel N.T. indica un atteggiamento singolare e complesso: "ascoltare", certo, ma nel silenzio, che alla divina Presenza per
ogni fedele il massimo modo di attivit. Infatti "ascoltare" significa ricevere qui una Persona, per vivere di essa in forma massimamente attiva, senza resti. Significa seguire, obbedire, fare come l'Ascoltato dice e vuole ed opera Egli stesso. E poich Egli da adesso diretto e
condotto alla Croce, e parla le parole della Croce, obbedirlo seguirlo
con la Croce: "ogni giorno" (Le 9,32).
"Ascoltate Lui!" tuttavia non si presenta come un imperativo nuovo, n come isolato. Esso deriva dall'imperiosit vincolante dell'A.T.
per tutti i fedeli del Signore. La Voce qui sta operando una "concentrazione", davanti a Mos ancora una volta testimone. Mos aveva riportato al suo popolo la parola pi importante di tutta la Scrittura:
Ascolta, Israele!
Il Signore Dio nostro il Signore Unico!
Amerai perci il Signore Dio tuo con l'intero
cuore tuo...! (Dt 6,4-5).
Ges riporter questa immane Parola al Padre, nel suo ultimo insegnamento pubblico a Gerusalemme (Mt 22,37). Ma il Padre adesso la fa
1719

CICLO DEI MN1 A

confluire anche verso il Figlio Monogenito, "Lui", da "ascoltare" quale Signore Unico e da amare quale Signore Dio dell'alleanza.
In secondo luogo, 1'"Ascoltate Lui!", sempre davanti a Mos chiamato a testimoniare, denuncia come ormai avverata l'antica promessa
divina comunicata da Mos ad Israele. Il Signore a suo tempo avrebbe
inviato "un Profeta come Mos" (Dt 18,15-22): "Lui dovete ascoltare!" (v. 15), poich il Signore porr sulla sua bocca le Parole "sue", ed
il Profeta cos annuncer solo e tutto quello che il Signore gli ha consegnato (v. 18), pena la vita per chi non Lo ascolter (v. 19). Ed il "segno" che quello il Profeta vero, sar che le parole dette da Lui nel
Nome del Signore, si realizzeranno (vv. 21-22).
Anche qui la Tradizione divina apostolica della Chiesa non si ingannava, come quando nel suo 2 discorso kerygmatico Pietro dimostra l'autenticit personale di Cristo Risorto, il Profeta nuovo ed ultimo, citando proprio Dt 18,15.19 (At 3,22-23).
La Teofania triadica della divina Metamorphosis del Signore, con
questo sovranamente si completa.
Ai discepoli sono presentati contenuti e dinamiche della fede: la Visione: Trasfigurazione Volto Luce sole vesti Mos Elia Nube luminosa;
la Parola: Voce Parole.
Si ha qui quanto la Tradizione conserva gelosamente, trasmette in linea ininterrotta e difende nella sua integrit: "Quanto la Scrittura rivela,
l'icona manifesta", proclama la santa Sinodo di Nicea II. L'ascolto e la
visione delle Realt divine non possono essere separate, n l'una privilegiata rispetto all'altra, tanto meno la prima opposta in modo escludente
alla seconda. Cos avviene solo nell'"iconoclasmo permanente" dell'Occidente (G. Durand), che part dal rifiuto incredibile, eretico e scismatico, contro la Sinodo ecumenica 7a delle sante icone,Nicea II, gi alla
fine dell'8 secolo, e con tracotante insolenz di barbari imperatori, fino
all'ostinato neoplatonismo evagriano pseudo-dionisiaco del medio evo,
preparatorio al nominalismo imperante fino ad oggi.
Non un caso che si debba argomentare cos: nella santa icona del
Volto umano che circoscrive, rivela e rappresenta l'Ipostasi divina del
Verbo (S. Teodoro Studita) noi contempliamo nell'esperienza la verit
della Scrittura, che in Lui dallo Spirito Santo noi saremo trasformati
(metamorph) di Gloria in Gloria (2 Cor 3,18). La contemplazione di
fede non astratta, di un "amorfo Dio" inesistente, il Dio Verbo essendosi incarnato per l'eternit (Gv 1,14). Essa deve giungere alla Visione
trasformante, deve farci diventare "simili a Lui", poich "lo Vedremo
come " (1 Gv 3,2), il Padre questo e solo questo preparando ai figli
suoi veri nel suo Amore (1 Gv 3,1).
Ma neppure un caso che quando l'iconografo novello, a condizio1720

6 AGOSTO

ne che abbia doti artistiche, deve dipingere la sua prima santa icona,
dopo il Rito di preghiere, silenzio e digiuni, deve dipingere proprio l'icona della Metamorphosis.
Sul Monte dunque deve venire, inevitabile, la seconda reazione dei
discepoli. Al v. 6 Matteo narra: "essi, avendo ascoltato, caddero sui loro volti, e temettero molto". Come sempre davanti alla Teofania. Cos
per Abramo (Gen 15,3.17); per Ezechiele (Ez 1,28); per le Donne fedeli alla Resurrezione (Le 24,5); per Paolo sulla via di Damasco (At
9,4); per il Veggente di Patmos (Ap 1,17; 22,8), ossia dall'inizio alla
fine. L'Immane viene alla fragilit creaturale. Il timore la norma.
Bench sia benefico, rigenerante, stimolante: "l'inizio della sapienza
il timore di Dio!" (Prov 1,7; Sai 110,10).
Ges nella sua sapiente tenerezza lo sa. Dunque si degna di "accostarsi
e toccare" i discepoli impauriti e confusi, e di parlare ad essi: "Risvegliatevi, e non temete!" (v. 7). La Teofania pu essere terrificante e rovinosa.
Ma anche, come qui, benefica e creante. L'Immenso infatti non si "relativizza" al livello del contingente, gravando su esso in modo insopportabile
e prevalendo sulla debolezza. Al contrario, "viene per risvegliare"
(egir), il verbo della resurrezione, e per riportare alla realt che deve far
proseguire. Come avviene per Giuseppe (Mt 1,20), per i Pastori alla grotta
(Le 2,10), per le Donne al sepolcro vuoto (Mt 28,8), per il Veggente di
Patmos (Ap 1,17). Era avvenuto cos anche per le devastanti visioni del
profeta Daniele (Dan 8,18; 10,10.18). Dall'inizio alla fine.
Allora la terza reazione dei discepoli nella serenit. Essi alzano
gli occhi, e nessuno pi vedono, "se non Ges solo" (v. 8). Ossia,
adesso Egli resta solo, con i tre discepoli. Essi Lo vedono come Uomo. Tuttavia da adesso, anche se la piena lucidit verr solo con la
Pentecoste, almeno vedono che questo Uomo, che amano e che seguiranno, porta in s la Divinit. Alla Resurrezione Giovanni narra come
scoprono che la Divinit, quando "gioirono i discepoli vedendo //
Kyrios", il Signore Dio Vivente (Gv 20,20b), e quando Tommaso dal
suo cuore pervaso grida: "Signore mio e Dio mio!" all'Uomo vivente
che gli esibisce le sante Stigmate vivificanti (Gv 20,28). Ma lo Spirito
Santo gi stato "soffiato" su Essi (Gv 20,22).
La discesa dal Monte vista dai Padri come il rientrare dall'"intimit, kat'idian" di Dio (v. 1) alla deludente ed accasciante profanit della
vita quotidiana. E per la missione del Trasfigurato-Confermato deve
proseguire nella profanit, fino al termine divinamente assegnatogli.
Il Signore perci ordina di "parlare della visione" (hrama), solo
dopo che il Figlio dell'uomo sia "risorto dai morti (v. 9). Ossia dopo la
Croce e la Resurrezione. Questo, sia per la fede ancora informe ed incerta dei discepoli con l'interpretazione non sicura che potrebbero dami

CICLO DEI MENAIA

re dell'Evento; sia per evitare in essi illusioni che risuonerebbero male


in chi li ascoltasse e non li crederebbe, oppure, se li credesse, si aspetterebbe il miracolismo.
I discepoli beati da allora "videro la Gloria" (Gv 1,14):
- della Trasfigurazione e
- della Croce, ma solo dal resoconto delle Donne fedeli (Gv
19,30.34.37), e
- della Resurrezione, anzitutto ed ancora dalle Donne fedeli, e .
- dell'Ascensione.
Di questo a noi lasciano sobri rendiconti autentici e veridici.
Noi per siamo beati perch non vedemmo ma crediamo (Gv 20,29).
E tuttavia da essi e con essi, i divini Apostoli, attendiamo la gloria
della "Parousia seconda e tremenda" (anamnesi della santa Anafora;
cf. Mt 24,27 e 30; 25,31).
E da essi e con essi la nostra fede, che la "coscienza storica" ricevuta dallo Spirito Santo nel divino battesimo, ci fa consapevoli di due
fatti grandiosi e determinanti:
a) che se la Trasfigurazione del Signore fu la sua Resurrezione antici
pata, la sua Resurrezione la sua Trasfigurazione perenne eterna, la
sua divinizzazione;
b) che quanto il Padre con lo Spirito Santo oper sul Figlio, Egli ope
rer il medesimo con lo Spirito Santo "anche sui nostri corpi mortali":
RomS,\\(cf. 1 Cor 6,14; 2 Cor 4,14; Rom 6,5.8).
la Strofa 3 a dell'Ode 7\ Canone 2: con la Trasfigurazione,
"adesso le realt inascoltabili si ascoltarono". Infatti il Figlio senza padre della Vergine testimoniato gloriosamente dalla Voce paterna come Dio ed Uomo, Egli nei secoli.
7. Koinnikn
Sal 88,16b: al momento della partecipazione ai divini vivificanti
Misteri il popolo sperimenta ancora una volta che procede verso il
Convito del Regno alla Luce del Volto del Signore (cf. il Koinnikn
del 14 Settembre).
8. Dopo la comunione
Invece deWIdomen t Phs, si canta VApolytikion della Festa.
9. Aplysis
Ha la formula propria: "Egli sul Monte Tabor trasfigurato nella
Gloria, davanti ai santi discepoli ed apostoli...".
1722

9 AGOSTO
METHERTIA DELLA SANTA TRASFIGURAZIONE
E MEMORIA DEL SANTO
APOSTOLO MATTIA
1. Antifone
Vedi il 6 Agosto.
2. Esodikn
Vedi il 6 Agosto.
3. Tropari
1) Apolytikion del 6 Agosto.
2) Apolytikion dell'Apostolo. Vedi il 6 Ottobre.
3) Apolytikion del Santo titolare della Chiesa.
4) Kontkion: del 6 Agosto.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 18,5.2, "Inno di lode".
Il Salmista anticipa il suono della predicazione apostolica, che raggiunse i confini del mondo per portarvi la Gloria divina.
Questa un'opera divina mirabile, come lo sono (Stichos, v. 2) i
cieli che narrano la Gloria divina, e il firmamento stellato che esalta
l'opera delle Mani divine.
b) At ,12-17.21-26
Luca narra in compendio che, avendo riportato nel suo Evangelo i
"detti e fatti" del Signore, adesso unisce il termine della sua Vita tra
gli uomini, che l'Ascensione (vv. 1-11) con l'inizio della vita della
sua Chiesa in mezzo agli uomini, per l'annuncio dell'Evangelo del Risorto. Ora, agli Apostoli da Lui scelti, il Signore aveva consegnato le
sue dottrine mediante lo Spirito Santo (v. 2), ma aveva promesso il
battesimo dello Spirito Santo, che li avrebbe abilitati a portare l'Evangelo ai confini della terra (vv. 5.7).
Dopo l'Ascensione (vv. 9-11), i discepoli tornano uniti a Gerusalemme (v. 12), si radunano nel cenacolo stabilmente (v. 13a). Luca
ne da una rassegna numerica che individua alcune persone, e lascia
nell'approssimazione le altre. Gli individuati sono anzitutto, in as senza di Giuda cos tragicamente defunto, gli Undici discepoli scelti
1723

CICLO DEI MENA1A

in modo speciale dal Signore per formare il Collegio dei Dodici, che
va quindi reintegrato di un'unit. L'elenco comprende al primo posto
Pietro, con Giovanni e Giacomo fratelli, Andrea fratello di Pietro,
Filippo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Simone lo zelota, Giuda figlio
di Giacomo (v. 13b).
Il v. 14 costituisce il 1 "sommario" degli Atti, ossia quei brevi
scorci in cui Luca descrive la condizione della Comunit primitiva,
dall'inizio alla successiva e progressiva crescita. Il quadro mostra che
tutti questi, nominati in ordine, "perseveravano unanimi nella preghiera
e nella supplica" (v. 14a). la terminologia degli Atti, che sar ripetuta
altre volte (cf. 2,41-47). La caratteristica della Comunit primitiva
l'obbedienza al mandato del Signore, di pregare sempre, come Egli
stesso ne aveva dato l'instancabile esempio. Luca in specie annota i
momenti e luoghi numerosi, nonch i motivi della preghiera del Signore nello Spirito Santo al Padre, fino sulla Croce. L'Epistola agli
Ebrei poi mostra e descrive la Liturgia eterna del Signore.
Insieme con gli Undici stavano, e pregavano, "le Donne", quelle
che avevano seguito Ges (cf. Le 8,1-3; e il 22 Luglio per le annotazioni) fino alla sepoltura, Lo avevano accolto per prime come Risorto
(Le 24,1-12). E come testimoni permanenti della Resurrezione nella
Comunit, di questa facevano parte integrante e preziosa. Con esse, in
numero non precisato, si trova "Maria Madre di Ges". La sobriet,
che talvolta ci mette a disagio, con cui gli Evangelisti accennano alla
Madre di Dio, del resto presente a tutti gli eventi maggiori della Vita
del Figlio, lascia la possibilit non di far lavorare la fantasia come
nella letteratura apocrifa, che la Chiesa non accett veramente mai ,
ma la contemplazione: Pietro, gli altri Apostoli maggiori, le Donne,
gli altri discepoli numerosi, in specie Giovanni (cf. Gv 19,27), hanno
di certo venerato con amore riconoscente e con tenerezza la Madre del
loro Signore. La quale da parte sua non rivendica alcun posto speciale
nella Comunit, nominata dopo gli Undici e dopo le Donne fedeli,
ed appena prima degli altri che seguono nel "compendio". l'esemplarit deH"'umilt della Serva del Signore". Cos completano il gruppo "i fratelli di Lui", ossia i cugini, figli delle sorelle della Madre (vedi
ancora l'vangelo del 22 Luglio). Anche questi non erano presenti alla
Croce (v. 14).
Gli Undici hanno necessit di completezza secondo la volont costitutiva del Signore. Ora, il Signore stesso non aveva lasciato Dodici
discepoli diciamo cos "effettivi" ed alcuni "supplenti", nel caso che
venisse a mancare qualcuno o pi del Collegio. Non sappiamo se
avesse lasciato dei criteri di elezione. Sappiamo per che consegn ai
Dodici "dynamisMiexousia",potenza e potest (Le 9,1), ossia l'idoneit all'iniziativa, sempre secondo la Volont del Maestro.
1724

9 AGOSTO

Perci "in quei giorni", che indica il presente immediato dopo l'Ascensione, Pietro raduna l'assemblea dei discepoli. Luca precisa che
erano circa 120: gli Undici, Maria e le Donne, i parenti, e quelle persone che sono veri apstoloi, facevano parte degli "inviati" della prima ora lo sottolinea Luca con i 72 inviati a due a due, Le 10,1-16,
che debbono gioire perch "i loro nomi sono inscritti nei cieli", 10,1720 , e che saranno preziosi missionari sotto la guida dei Dodici.
Marco era uno di questi (v. 15). All'assemblea Pietro tiene il discorso
di indizione immediata del recupero di uno dei Dodici. L'esordio tratta
della sorte di Giuda che aveva tradito il Signore guidandone anche i
catturatori. Era secondo la profezia delle Scritture, secondo quanto lo
Spirito Santo aveva parlato per bocca del salmista David (v. 16; nei
vv. che seguono, rievocando l'orribile morte di Giuda, si citano i Sai
68,26; 108,8, sulla dimora vuota, e sul posto occupato da un altro, cf.
vv. 18-19 e 20). Ma nonostante il tradimento, egli era stato "annumerato con" i Dodici per vocazione divina, ed aveva ricevuto la sorte
(klros) comune ai Dodici, "questa diakonia", il servizio da essi prestato ali'Evangelo, all'intera Comunit, e da prestare poi alle Comunit che sarebbero nate dalla diaconia apostolica (v. 17). Avendo cos
disposto il Signore che aveva scelto ed eletto i Dodici, allora stretto
obbligo (di, si deve secondo la Volont divina) che uno nuovo reintegri
il Collegio dei Dodici.
I vv. 21-22 sono di straordinaria importanza per comprendere la costituzione intima della Chiesa Madre di tutte le Chiese di Dio ancora
oggi esistenti nel mondo, le quali sono esemplate almeno in linea di
principio dalla loro Madre da cui furono apostolicamente generate. Il
lungo periodo pu essere ordinato cos:
a) "uno di questi", le cui qualit sono enumerate prima, "si deve che
diventi testimone della Resurrezione di Lui insieme con noi" (v. 22b).
La prima diakonia apostolica infatti la martyria della Resurrezione
del Signore. Questo avviene con la predicazione dei cherigmi dell'Evangelo della Resurrezione e con la celebrazione del Risorto, e con la
vita della carit del Risorto;
b) "questi" da cui deve uscire il 12 Apostolo deve avere requisiti pre
cisi. Deve essere un anr, un maschio, tra quelli che "venivano insie
me" con i Dodici. un discepolo del Signore che con i Dodici Lo ave
va seguito per l'intero tempo in cui "il Signore entr ed usc" presso i
discepoli. "Entrare ed uscire" un modo di dire ebraico, che indican
do due estremit opposte vuole significare una totalit. Si significa qui
lo spazio di tempo in cui il Signore era vissuto, aveva parlato, aveva
operato con i discepoli. la sua Vita pubblica che implica la vocazio
ne dei discepoli (v. 21);
1725

CICLO DEI MENAIA

c) ma non basta, questo tempo qualificato. Esso si inizia con il Battesimo del Signore ricevuto da Giovanni, comprende tutti gli eventi
che Egli visse, ed chiuso per sempre con "il giorno in cui Egli fu assunto via da noi", l'Ascensione, descritta ai vv. 9-11. La Parnasia, la
Presenza del Signore ai suoi mediante lo Spirito Santo, permanente
ed efficace nella Chiesa, tuttavia nella sua apousia, l'assenza per cos
dire fisica di Lui (v. 22a).
In un certo senso, dal Collegio dei Dodici sono esclusi a priori gli
"operai dell'undecima ora". La Chiesa primitiva insiste su questo a
pi riprese. Luca ne raccoglie i dati preziosi. Cos inAt 1,4, narra che
il Signore dopo la Resurrezione ancora mangiava con i discepoli, dimostrazione della vita indivisa trascorsa insieme fino all'ultimo momento. E quando Pietro dovr presentare la costituzione della Chiesa
degli Apostoli che adesso si apre ai pagani per la prima volta, sollecitata dallo Spirito Santo (At 10,9a-33), a Cornelio ed ai suoi aveva
portato come caratteristica indelebile la Manifestazione del Risorto ai
discepoli, non a tutti, bens ai "testimoni prescelti" quelli che aveva no "mangiato e bevuto con" il Signore dopo la Resurrezione. Sono
solo gli intimi, quelli scelti, quelli che poi sono gli inviati per l'Evangelo (At 10,40-42).
La presentazione di Pietro pacifica, come pacifica l'accettazione
del suo contenuto. Cos la Comunit presenta due che rispondono ai
requisiti "apostolici". Uno Giuseppe, detto Bar-Sabba, il cui elogio
presto detto: "era chiamato Iostos " (dove si riconosce il latino
iustus). L'altro Matthias (v. 23). Forse abbreviazione di Mattit-jh,
"Dono del Signore"; lo stesso nome di Matteo.
Ma la Comunit primitiva non un comizio elettorale dove si faccia un ballottaggio che lascia divisi i candidati e gli animi dei sostenitori. Inviati dal Signore, debbono imitare il Signore. Paolo aveva ben
compreso questo, quando ai disordini dei fedeli di Corinto oppone il
drastico: "Tutto con decoro (euschmns) e secondo ordine, avvenga" (1 Cor 14,40), ed in crescendo poco dopo: "Tutto di voi nella carit avvenga!" (1 Cor 16,14).
E non basta la presentazione di due candidati. Occorre pregare, poich la scelta avviene dall'Alto. Sale l'epiclesi sapienziale al Signore,
l'unico Kardiognsts, lo Scrutatore dei cuori di tutti, poich conosce
nell'intimo ogni pensiero ed ogni intenzione. Il termine ricorre in
un'altra assemblea sinodica della Chiesa apostolica, tenuta a Gerusalemme (anno 50) per decidere la definitiva missione alle nazioni (At
15,8). A Lui si chiede di "mostrare" quale aveva gi scelto nel suo imperscrutabile Disegno, tra i due presentati (v. 24), poich da questa
scelta uno solo di essi deve ricevere "la sorte di questa diakonid" (ci.
1726

9 AGOSTO

1,17), che anche apostoli, l'ufficio di Apostolo, ma tra i Dodici.


Dall'apostoli infatti "trasgresso", uscito come prevaricatore e dunque decaduto, Giuda, per recarsi al suo luogo, ossia al tradimento del
Signore, ed alla conseguente morte (v. 25). L'epiclesi terminata.
Adesso in silenziosa gravita, con illuminata coscienza, e con bont
nel senso di non premiare uno e non umiliare l'altro, soprattutto di non
fare partito, i discepoli del Signore, tutti, "danno le sorti" sui due candidati. In genere si usava la coppa da dove si estraevano le piccole
schede; non escluso che qui si sia usata anche altra forma. La sorte
cade su Mattia. La Comunit ha deciso. Egli "per decreto annumerato
insieme agli Undici Apostoli" (v. 26).
Il decreto viene dalla Comunit del Signore, da tutti i suoi membri.
Gli Undici perci non procedono con l'istituto giuridico della cooptatio, che di un organo che da solo e senza controlli esterni, chiama a
far parte dei suoi membri un estraneo riconosciuto idoneo come proprio di una societ. Si manifesta qui invece che si uno dei Dodici
avendone i prerequisiti necessari, come esposti da Pietro per volont della Comunit, che come sempre obbedisce per alla Volont
del Signore.
Fino agli inizi del sec. 4 questa forma di operativit era chiamata
significativamente la synodos pistn, la sinodo santa di tutti i battezzati che formano "il corpo di Cristo che V Ekklsia". Da allora si ritenuto di modificare la costituzione ecclesiale riservando la "sinodicit" solo alla Santa Gerarchia. Pur non essendo la Chiesa di Dio
Yekklsia ateniese, la convocazione politica che agiva nell'agor secondo norme di dmokratia, ossia di "potere del popolo", tuttavia i
laici senza volerlo furono sempre pi posti ai margini degli affari correnti, che quasi sempre riguardavano proprio essi. Le conseguenze, in
specie in Occidente, furono deleterie fino ad oggi. N sono da lodare
tutti i tentativi, innumerevoli, di "riappropriarsi del potere", come si
vide nei secoli, in specie a partire dal fatale 1500. Se "tutto con onore
nobile e con ordine", anche "tutto nella carit".
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 88,6.3, "Salmo regale".
Vedi la Domenica 6a diPasqua, e il 26 Settembre. Si adatta all' Apostolo il canto del Salmista, che celebra il Signore per le sue opere mirabili attestate anche dai cieli, e per quanto opera nella sua divina Fedelt dentro e mediante la sacra assemblea dei suoi Santi, riuniti in divini propositi.
Infatti con lo Stichos (v. 3) l'Orante contempla il tempo e lo spazio
creati, che sono costruiti dalla divina grazia, che proviene dalla medesima divina Fedelt che dai cieli visita gli uomini.
1727

CICLO DEI MNIA

b) Le 10,16-21
Vedi l'8 Novembre. l'ultima parte della "missione dei Settantadue" discepoli del Signore (Le 10,1-16), e la narrazione del loro ritorno dalla missione felicemente compiuta. Questa segna anche la vittoria sul Maligno, ma procura soprattutto l'iscrizione dei discepoli nell'anagrafe celeste.
6. Megalinario
Del 6 Agosto.
6. Koinnikn
il Sai 18,5, vedi il 26 Settembre.

1728

13 AGOSTO
APDOSIS DELLA SANTA TRASFIGURAZIONE
E
MEMORIA DEL SANTO PADRE NOSTRO S.
MASSIMO IL CONFESSORE
Si debbono annotare due fatti. Il 21 Gennaio la Chiesa celebra la
memoria di questa gigantesca figura di Santo e Teoforo e Pneumatoforo. Il 13 Agosto invece dedicato a commemorare la traslazione delle
venerabili Reliquie del Santo da Latia nel Caucaso, dove egli fu Confessore della fede ortodossa nel 662, a Costantinopoli, sua citt natale,
dopo il 680-681, quando con la celebrazione della Sinodo Costantinopolitana III, Ecumenica 6\ furono definitivamente condannati i monoteliti, responsabili della lotta mortale contro il Santo.
Tuttavia, secondo le rubriche, poich il 13 Agosto YApdosis della
Santa Trasfigurazione, e perci la Festa prevede la sua ufficiatura
completa, la Memoria di S. Massimo si anticipa al 12 agosto, insieme
con quella dei Santi Martiri Aniceto e Fazio suo nipote.
1. Antifone
Vedi il 6 Agosto.
2. Eisodikn
Vedi il 6 Agosto.
3. Tropari
1 )Apolytikion del 6 Agosto.
2) Kontdkion del 6 Agosto.
4. Apstolos
a) Pmkimenon: Sai 117,14.18 " Azione di grazie comunitaria". _
Vedi Domenica 10a diL uca. Si pu porre su a bocca del Santo
l'acclamazione del Salmista: "Gloria mia, e canto mio il Signore!
Egli solo fu per me la salvezza!"
L'Orante con lo Stichos (v. 18) riconosce che il Signore sembr punirlo, ed invece non lo fece inghiottire dalla morte degli empi. anche
la sorte del Confessore, che soffr orribili mutilazioni e il martirio per
il suo Signore, che lo ha innalzato alla Gloria della divina assemblea
degli Angeli e dei Santi.
1729

CICLO DEI MNIA

b) Efes 6,10-17
_ . . , . , .
.. , ff ,
di Luca
ui si u0
Vedi la Domenica 10a
. Q P "chiamare il fatto che
Paolo detta l'ordine di battaglia e l'armamento necessario per sostenere
la tremenda lotta spirituale contro il Malvagio: occorrono la Verit
come cinturone, la Giustizia come corazza, impenetrabile, la prontezza
nell'Evangelo come calzatura, la Fede come scudo, la Salvezza come
elmetto, e la Spada dello Spirito Santo che la Parola divina. Tale meravigliosapanoplia di Dio il Confessore ricevette dal suo Signore Ges Cristo fuori di ogni misura, ed egli la us per intero, senza pause,
fino all'eroismo del dono della vita.
5. EVANGELO
In genere, l'Alleluia e l'Evangelo si cantano dal Ciclo liturgico ebdomadario.
6. Megalinario
Del 6 Agosto.
7. Koinnikn
Del 6 Agosto.

1730

15 AGOSTO

15 AGOSTO
MEMORIA DELLA KIMSIS
DELLA SUPRASANTA SOVRANA NOSTRA
LA MADRE DI DIO E SEMPREVERGINE MARIA
La memoria storica della Kimsis, la Dormizione della Madre di
Dio, fu ininterrottamente e religiosamente conservata sul luogo benedetto
dove essa avvenne, nel Cedron, presso il Getsemani. Lo conferma senza
possibilit di dubbio l'archeologia moderna, che ha scavato e studiato i
luoghi, e trova dati che fanno risalire la memoria alla fine del sec. 1.
La data precisa dell'evento non fu raccolta dai primi scrittori della
Chiesa, n dal fedele storico Luca, e neppure dall'Evangelista che dal
Signore stesso ricevette come "Madre sua" la Madre di Dio, diventata
cos anche Madre di Giovanni a causa della Croce. Tale data va posta
comunque prima della sollevazione patriottica ebraica del 66 d.C. contro l'invasore romano, forse intorno agli anni 45-55, quando presumibilmente la Madre di Dio poteva avere oltre i 65 anni. Il N.T. non fa
eccezione al rigoroso modo di trattare gli Eventi della salvezza, ossia
dare i "fatti e detti" del Signore e degli Apostoli in un quadro storico
generale, il solo significante, tralasciando cos i particolari, in specie
personali. Solo la letteratura "apocrifa" abbond di piccole curiosit
vere o supposte, su fatti e persone, che la Chiesa non grad mai.
Il migliore dato storico qui resta che il luogo della Dormizione al
Getsemani era meta ininterrotta di pellegrinaggi devoti, e tale luogo
era custodito religiosamente dalla Comunit giudeo-cristiana di lingua
aramaica. In seguito quel luogo ebbe anche una chiesa.
Dalla met del sec. 5 la memoria pia divent anche Festa liturgica,
-che alla fine del sec. 6 si estese all'impero bizantino, e giunse a Roma alla met del sec. 7. Il contenuto della Festa aveva un nucleo tramandato come pia narrazione, le cui versioni si trovano in diversi apocrifi ortodossi, ed il sunto nella celebre Omelia II sulla Kimsis di S.
Giovanni Damasceno. Maria fu preavvertita divinamente del suo santo
Transito; desider rivedere per l'ultima volta sulla terra i Dodici Apostoli del Figlio; questi, radunati {synathroisthntes; Exaposteilrion)
per divino prodigio, assisterono la Madre di Dio mentre donava la sua
verginale esistenza a Dio Padre, e videro il Figlio di Dio scendere dal
cielo per prendersi sulle braccia l'Anima di Lei, per innalzarla al di sopra dei cieli. Gli Apostoli in preghiera composero il corpo santo della
Madre di Dio, come altri aveva proceduto per quello del Figlio, in una
tomba nella Valle del Cedron. Tommaso, ancora una volta assente,
giunse con tre giorni di ritardo, e volle contemplare anche lui nella
1731

CICLO DEI MNIA

tomba il Santuario della Divinit. Ma la tomba era vuota. E come una


volta era venuto il Signore da Tommaso per mostrarglisi Risorto, cos
adesso a causa di Tommaso gli Apostoli sono gratificati della visione
della Madre di Dio con la corte degli Angeli che cantavano la gloria e
la gioia del fatto, e cos si rivela lo splendore indicibile della gloria resurrezionale della Vergine.
La santa Liturgia di oggi rievoca questi eventi in intense forme
poetiche e contemplative, nella rilettura dell'intero A.T. nella sua attuazione lungo l'intero N.T. L'insistenza cade su alcuni temi determinati dal parddoxon Thduma, la Meraviglia paradossale che la relazione totale della Divinit con l'umanit, del Cielo con la terra, le due
entit essendo oggi ricomposte di nuovo per l'assunzione all'Eternit
che il Figlio dona alla Madre.
Si ripete di continuo che oggi la natura creata superata e vinta
(Ode 9a Heirms, Canone 2 ), ma come dono del Sovrano di essa alla
Madre sua (Ode 6\ Tropario 1). La morte diventa solo il passaggio
alla Vita immortale ed eterna, ed introduce la Madre alla contemplazione trasformante del Figlio suo (Ode 4 \ Tropario 2), e perci fu il
solenne trasporto alla Gloria senza tramonto.
E per qui la morte fu incorrotta, non port all'orrida decomposizione. Maria come mortale ebbe un esodo al cielo adeguato alla sua
creaturalit. Poich aveva partorito la Vita immortale, fu trasferita finalmente alla Vita divina, non in astratto, bens alla Vita delle divine
Ipostasi (Ode 3\ Canone 2, Tropario 1). La Sion santa, il Monte della
divina Dimora, cos innalzata al di l delle alture sopra celesti,
cielo anche terrestre che ormai sta al di sopra dei cieli dei cieli, ed
ospitato nella Terra incorruttibile (Ode 4a, lvVmo x )
Il tema della morte presente spesso, ed svolto ripetutamele secondo 1'"argomento alla persona". Si sentono qui forse le obiezioni ultradevozionali, secondo le quali Colei che ebbe la Grazia in modo totale, e dunque fu esentata non solo dal peccato dell'origine adamica, ma
anche da quello altrettanto universale dell'attualit postadamica (cf. qui
solo Rom 3,9.20.23, sull'universalit del peccato come colpa personale), doveva per questo essere esentata anche dalla conseguenza vera ed
ultima del peccato, l'orrida morte. argomento ancora discusso dalle
scuole di teologia. La risposta della Liturgia non un trattato, ma celebrando si mostra che si deve credere alla "legge della preghiera", e non
viceversa:
a) se il divino incomprensibile Frutto che Maria produsse dalle sue viscere immacolate, e mediante il quale Ella stessa consegu il cielo,
aveva accettato volontariamente, da Mortale che aveva voluto farsi, la
sorte comune di tutti gli uomini che la morte, la Madre come avreb1732

15 AGOSTO

be voluto e potuto rifiutare il sepolcro, dissociandosi cos dalla sorte


che indivisibilmente la accomuna al Figlio? (Ode 4\ Tropario 3; anche lo Stichos dopo il Synaxdrion);
b) e tuttavia, proprio come fu per il Figlio divino, il sepolcro e la morte non ebbero la forza di impadronirsi della preda ambitissima che sarebbe stata la Madre di Dio, la quale vigila per la nostra intercessione,
ed la stabile speranza della nostra protezione. Poich Ella era la Madre della Vita divina, e dunque Colui che abit nel suo senosemprevergine la traspose nella Vita (Ode 6% ^ntahon}. La tomba diLei cos
diventa il Paradiso (Ode 8a,Canone 2 ' Tropario 3 ).
L'antitesi del paradosso torna di continuo, come si vede.
Gi nel Grande Vespro si canta la Fonte della Vita che giace nel
"monumento" (mnma), come lo ebbe il Figlio (mnma, Le 23,53;
24,1; Me 15,46; 16,2). E per per ambedue la tomba diventa la Scala
verso il cielo (Stichrnprosmoion 1 ). Sicch Maria che oggi riceve
il Trono divino, causa del passaggio nostro dalla terra al cielo (Stichrnprosmoion 2). Perci si ripete spesso il Chire! dell'Angelo
alla Vergine (Le 1,28).
Le Letture dell'A.T. sono quelle dell'8 Settembre (e del 25 Marzo),
a cui si rimanda. Qui se ne riassumono i temi:
1) Gen 28,10-17: la visione di Giacobbe, della Scala verso il cielo a
Betel, applicata alla Dormizione. notte, Giacobbe dorme, ed ascol
ta in sogno la Promessa e la Benedizione del Signore arrecate ad
Abramo padre suo, e l'assicurazione che il Signore sta con lui e non lo
abbandona (vv. 10-15). Giacobbe riconosce che "il Signore sta in que
sto luogo", e che "Terribile questo luogo, la Casa di Dio e la Porta
del Cielo!" (vv. 16-17), e lo consacra con olio, e lo intitola: "la Casa di
Dio" (vv. 18-22). L'applicazione a Maria evidente;
2) Ez 43, 27 - 44,4: la visione di Ezechiele ha come oggetto il Tempio
nuovo e del sacrificio nuovo, e della Porta sigillata del Tempio, da do
ve passa solo il Signore, e vi resta il Principe del popolo santo. Cos la
Gloria del Signore riempie il suo Santuario. Anche qui l'applicazione
mariana del tutto naturale;
3) Prov 9,1-11: Maria assimilata alla Sapienza divina, che prepar il
Convito della Vita (pane e vino, Corpo e Sangue del Figlio), ed inse
gna ad accostarsi ad esso per ricevere l'eternit della vita.
Ha molta evidenza anche l'omaggio degli Angeli, sorpresi ed intimoriti, ma ammirati, alla Madre di Dio che magnificano. Essi stessi
sono investiti e adornati della Gloria di Lei oggi, e davanti a Lei si
prostrano anche i re della terra (Stichrnprosmoion 3).
1733

CICLO DEI MN1 A

ovvio che il dovuto risalto concesso agli Apostoli, i quali, sorpresi, intimoriti ed ammirati anche essi, videro e venerarono e curarono il
corpo immacolato della Semprevergine. E cos per poterono contemplare "due Assunzioni", VAnabasis del Signore al Padre, e laMetathesis
della Madre di Dio (alla Lite, Stichrn idimelon 1 ). Perci videro che
il Ricettacolo vivente dell'"eccessiva Purit dell'Essenza divina" ricevuto oggi dalle mani del Figlio suo (ivi, Stichrn idimelon 2).
In qualche modo, conprotagonista anche il cosmo, la creazione, la
creatura, che oggi subisce tremende mutazioni nella condizione creaturale della Madre di Dio. Esso riceve in Lei, infatti, la attesa liberazione (cf. Rom 8,15-25) che la vivificazione, una "resurrezione", la
glorificazione. Il creato nella sorpresa sbigottita ma anche nella gioia
si unisce agli Angeli ed agli Apostoli per beatificare la Madre di Dio
trasportata ormai al di l dei cieli e la Chiesa presta volentieri la
sua voce celebrante al cosmo in festa. L l'Arca di Dio riceve da Dio
la sua katpausis, la dimora stabile, eterna. Il cielo la accoglie, e la
terra riconsegna finalmente la Fonte della Vita, e si riveste di benedizione e di gioia (Doxastikn della Lite).
La ricchezza delle Ore sante si completa al Mattutino con la proclamazione dell'Evangelo che Le 1,39-49.56, YAspasms della Vergine
ad Elisabetta sua parente. Ossia la visita dell'Arca della divina Presenza alla madre del Precursore di quella Presenza, e la "liturgia dell'Arca". Vedi qui l'Evangelo del 2 Luglio.
Altri grandi temi biblici sono rievocati dal canto liturgico, e cos la realizzazione della profezia che David fece poema nel Sai 44, l'epitalamio
per le Nozze regali del Re messianico con la Sposa diletta. David stesso
introdotto a spiegare la Festa eterna della Regina Madre {Kthisma dopo
la la Stichologia; Ode % Canone 1 > Trop&o^ }. L 'Esodo nuovo, con
cui il Signore come allora (cf. Es 15,1) si glorifica grandemente, la
Metastasis, la Trasposizione che il Figlio opera oggi della Madre sua.
In sintesi, la santa Liturgia di oggi tesse le mirabili "lodi di Maria
Madre di Dio" dall'inizio alla fine, come nel Kthisma dopo il Polyleos del Mattutino: la Madre che concep verginalmente, nella morte
non subisce la corruzione. "Doppio prodigio nel prodigio". Ed in
realt, come avvenne che Colei che fu senza uomo resta intatta e tuttavia nutre il Bambino da lei partorito, e la Mtrtheos, la Madre di Dio
(alla lettera; Theotkos piuttosto la Partoriente Dio) ricevette dagli
Apostoli la santa unzione del myron, come si usa con i morti (bench
non ne avesse necessit)?
Se si volesse avere un breve schema di queste lodi, l'Ode 6 \Tropario 2 lo canta. La Madre di Dio oggi:
- posta dal Figlio nel Santo dei Santi (anche Ode 9a, Canone 2 > Tro-pario
1),
1734

15 AGOSTO

- quale Candelabro che risplende del Fuoco immateriale della Divinit,


- quale Incensiere d'oro per la Brace divina,
- quale Vaso della Manna che dona la Vita,
- quale Verga d'Aronne adesso fiorita e fruttificante,
- quale Tavola della Legge scritta da Dio,
- quale Arca santa della divina Presenza,
- quale Tavola di preposizione del Pane della Vita.
Al fine di ricevere tanta ricchezza, i fedeli sono chiamati ad un tempo
penitenziale ma gioioso di 2 settimane che precedono la Festa, dove il
canto della Parklsis porta la nota della devozione, della fiducia e del
gaudio dell'intercessione dell'Avvocata potente. Cos, la "continua conversione del cuore" fa aprire alla "Meraviglia paradossale" di oggi.
1. Antifone
1) Si intercala ad ogni Stichos: "Tispresbiais ts Theotkou".
- Sai 99,1, "Inno di lode": l'Orante sacerdotale con l'imperativo innico chiama la terra intera a gridare entusiasta l'acclamazione d'acco
glienza al Signore che si manifesta nel suo Santuario, la Madre sua,
ed a cantare, a gioire e ad esprimersi con i Salmi;
- Sai 99,4: e prosegue invitando a celebrare il Signore, a lodare il Nome di Lui, a gridare l'entusiasmo davanti al Re, il Signore che opera
fatti sovrani;
- Sai 47,9, "Cantico di Sion": nella Citt del Re divino, il Signore dei
turni angelici e terrestri in perenne adorazione, deve avvenire que
sto, poich la Santa Sion, la figura della Madre di Dio;
- Sai 75,3, "Cantico di Sion": la santa Dimora di Dio, Maria, ha conseguito la Pace divina, ed divenuta oggi il Santuario nella Sion celeste.
2) Si intercala ad ogni Stichos: "Ssonhmds... il Mirabile tra i Santi".
- Sai 86,2, "Cantico di Sion": oggi in specie il Salmista canta l'amore
del Signore per Maria, la Porta di Sion, la Porta del cielo, la predi
letta tra tutti i Santi del popolo di Dio;
- Sai 86,3: di Lei quale Citt di Dio, i fatti gloriosi sono parlati dal Signore stesso, e da tutti i suoi Santi;
- Sai 77,69, "Salmo didattico storico": infatti il Signore fond la sua
Santa Sion nell'eternit beata;
- Sai 45,5, "Cantico di Sion": e la santific l'Altissimo per farne la
sua Dimora eterna.
3) Si intercala ad ogni Stichos VApolytikion della Festa.
- Sal 56,8a, "Supplica individuale": il Salmista canta la preparazione
del cuore per celebrare oggi cos grande evento;
- Sai 115,12, "Azione di grazie individuale": i fedeli sanno bene che
in nessun modo possono contraccambiare al Signore tanti doni;
1735

CICLO DEI MENA1A

- Sai 115,13: possono solo eseguire quanto il Signore desidera da essi,


innalzare la Coppa della Salvezza, invocando il suo Nome divino, il
solo che salvi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion della Festa: si canta uno dei temi principali della Festa,
la "paradossale Meraviglia" per cui la Madre di Dio nel generare il Fi
glio conserv per sempre la divina verginit, mentre dopo la sua Dor
mizione seguita a proteggere il mondo che la Invoca. Ella infatti pass
alla Vita sussistendo in eterno come Madre della Vita, mentre con le
sue intercessioni redime dalla morte le anime dei suoi fedeli.
2) Kontkion della Festa: altro grande tema qui cantato. Il sepolcro e
la morte non poterono padroneggiare la Madre di Dio, l'Insonne nelle
suppliche e la Speranza incrollabile con le sue intercessioni per i fede
li: poich Colui che abit il seno semprevergine, trasport alla Vita la
Madre della Vita.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Le 1,46-47.48.
Vedi 1' 8 Settembre.
b)Fi/ 2,5-11.
Vedi l'8 Settembre. l'"inno dei Filippesi" sull'"estrema umiliazione" volontaria del Dio preeterno che si fece anche Schiavo "svuotandosi" della sua Divinit. Ma il suo Nome adorato universalmente
per l'esaltazione donatagli dal Padre per la Croce. Si applica, come
mostra il Prokimenon che da l'orientamento alla lettura, alla Serva
umile del Signore, che da Lui fu considerata tale, che oper per Lei
fatti mirabili, La rese beata in eterno, e La fa magnificare in eterno.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 131,8.11, "Salmo regale".
Vedi la Domenica dal 26 al 31 Dicembre. L'Orante, che la Chiesa,
chiede al Signore che prenda dimora nel suo Santuario eterno insieme
con Maria, l'Arca della sua sovrana Presenza.
Lo Stichos (v. 11) rievoca la promessa del Signore a David, che in
eterno avrebbe posto il suo Discendente sul Trono divino, ed oggi Maria cointronizzata con Lui in eterno.
1736

15 AGOSTO

b)Le 10,38-42; 11,27-28.


Vedi l'8 Settembre. L'applicazione alla Kimsis discende dalla logica intema stessa degli Evangeli. Maria, la sorella di Marta, ai piedi
del Signore "ascoltava il Lgos di Lui" (10,39), avendo scelto "la parte
buona" che donata in eterno (v. 42), l'unica realt quindi necessaria.
Tanto pi Maria, la Sempervergine Madre di Dio, che concep e partor
il Lgos preeterno, Lo ascolt come Verbo Incarnato e Lo serv nell'intera sua esistenza terrena. Infatti fin dall'inizio di questa aveva accettato di essere stata scelta dal Padre come Madre del Figlio Monogenito, e
adesso nella glorificazione ha ricevuto la Parte divina in eterno.
L'elogio della madre sconosciuta, che acclamava alla beatitudine
della Madre del Signore gi solo per averlo gestito ed allattato (11,27),
capovolta dal Signore stesso in forma anonima e tuttavia chiaramente riferita alla Madre sua. Questa al contrario di certo beata, ma per
avere ascoltato "il Lgos di Dio" prima dall'Angelo, poi da Simeone,
poi dal Figlio stesso, e per averne praticato le realt nella sua esistenza
verginale fino alla Croce, e dopo la Resurrezione nella vita indivisa
con la Chiesa degli Apostoli (11,28), dove tutti erano assidui alla dottrina degli Apostoli, alla carit fraterna, alla partecipazione del Pane
supersustanziale (cf. At 2,41-47).
6. Megalinario
_
..
,
. .
il Megalynrion dell'Ode 9a, Canone 1 : tutte le generazioni, e tra queste
anche noi oggi, cantano come beata Lei, l'unica Madre di Dio. Si
aggiunge il Heirms: "Vergine immacolata, in Te furono vinti i confini
della creazione: il parto intrinsecamente verginale, e la morte si guadagna la Vita Tu Vergine dopo il parto, e sempre vivente dopo la morte,
Madre di Dio, salva sempre la tua eredit" (cf. Sai 27,9).
7. Koinnikn
il Sai 115,13, vedi l'8 Settembre.
8. Aplysis
La formula propria: "Cristo... della Madre sua, della quale noi festeggiamo la Dormizione ed il Trasporto nei deli..."

1737

16AGOSTO
METHERTIA DELLA DORMIZIONE
E MEMORIA DEL RECUPERO DELL'ICONA ACHIROPITA
DEL SIGNORE NOSTRO GES CRISTO
OSSIA DEL SANTO MANDYLION
Un'antica tradizione parla di un panno sul quale il Signore avrebbe
impresso per contatto i lineamenti del suo Volto per inviarlo ad Abgar,
re di Edessa fattosi cristiano, che chiedeva di poterlo contemplare. La
preziosa Effigie fu religiosamente conservata in quella capitale, in una
teca sulla porta principale delle mura, come trofeo prezioso e protettore.
Da questo ambiente siro dentro i confini dell'impero, ormai minacciato
dalla barbarie musulmana, l'imperatore cristiano la trasport a Costantinopoli (la data sembra essere il 944). Era la prima di tutte le sante "icone non fatte da mano d'uomo". Poi le sue tracce furono perdute.
Senza pretesa di dati certi, si sa per che la vile, proditoria e barbarica
"IV crociata" del 1204, nel saccheggio di predoni nordici che ne segu,
tra i tesori immani che la "Citt amata da Dio" conservava, trafug un
misterioso panno sul quale sarebbe stata impressa la "vera icona" del Signore. Dopo successivi passaggi documentabili, la reliquia singolare sarebbe finita in Savoia, e di l per successivi spostamenti sarebbe finita a
Torino, dove conservata come la "santa sindone", oggetto oggi di enorme interesse storico, archeologico, scientifico, esegetico e spirituale.
Comunque, qui il tema principale 1'"icona di Cristo". Secondo le
fonti certe, la memoria visiva del Signore si era conservata ed era accuratamente tramandata nell'ambiente aramaico-siro di Palestina (Gerusalemme), di Siria (Antiochia), di Mesopotamia (Edessa), come tipo
esclusivo del "santo Volto del Signore". Dopo il sec. 4, tre tipologie
dell'icona (palestinese, siriana ed edessena) avrebbero raggiunto il mondo cristiano, ovviamente con altri elementi artistici propri delle culture.
H mondo greco cristiano ne fece il duplice capolavoro: artistico, insuperato, e teologico. Infatti la Chiesa bizantina comprese, ed espresse quasi
da sola, che la "santa icona" per quello che rappresenta in modo esplicito
ed implicito, un punto di confluenza irrinunciabile della fede cristologica. I Padri ortodossi avevano studiato a fondo queste implicazioni,
nei suoi vari aspetti (S. Basilio il Grande, S. Gregorio Nisseno suo fratello, S. Cirillo Alessandrino, S. Massimo il Confessore). Contro l'insidiosa e rovinosa e violenta negazione, la fede ortodossa fu riaffermata
dalla santa Sinodo di Nicea II (anno 787). Tuttavia l'esplicitazione finale della teologia iconologica fu dovuta a S. Teodoro Studita (+826).
Le Chiese orientali, nonostante la feroce persecuzione permanente
che ancora le soffocano, hanno tutte conservate le icone ed il culto che
1738

16 AGOSTO

ad esse conviene secondo la fede. Talvolta sono icone di "arte povera"


dovute alle condizioni di quelle Chiese.
In Occidente, ossia a Roma e in Italia, le "icone", ebbero dimora da
sempre nelle forme pi varie, a partire dalla fine del sec. 1 (la Cappella greca delle catacombe di Priscilla), e sotto il benefico e continuo
influsso bizantino; tale patrimonio imponente per numero, antichit
e bellezza, ma ancora poco studiato sul piano teologico.
Il 16 Agosto vuole dunque fare memoria del "passaggio" dell'icona
del Signore tra i suoi fedeli, che venerando la sua "circoscrizione" nella
sua Umanit, adorano Lui, Cristo Dio.
1. Antifone
Del 15 Agosto, o i Typikd e i Makarismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion dell'Icona: vedi la Domenica dell'Ortodossia.
2) Apolytikion del 15 Agosto.
3) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
4) Kontkion del 15 Agosto.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 68,18.30, "Supplica individuale".
L'Orante innalza la sua epiclesi per chiedere al suo Signore di non
nascondere il suo Volto, ma di rispondere alla sua condizione di tribolazione.
Egli presenta (Stichos, v. 30) al suo Signore la sua infelicit e la sua
sofferenza, e con rinnovata epiclesi chiede a Lui il suo soccorso, in
questo solo riponendo egli la speranza di salvezza.
b) 1 Tim 3,13 -4,5
Vedi il 26 Luglio. L'applicazione a questa memoria si fa in specie
per il v. 3,16, dove presentato il Mistero che Cristo, manifestatosi
nella carne, apparso agli Angeli, adorato dopo la sua Resurrezione.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 64,2.6, "Azione di grazie comunitaria". Con il
Salmista, oggi la Chiesa orante come Sion del Signore, tributa la
lode che conviene e che si deve solo a Lui.
1739

CICLO DEI MN1 A

E perci acclamato il Signore (Stichos v. 6), sempre pronto ad


esaudire il suo popolo orante, essendo Egli il Dio e Salvatore, l'uni ca Speranza del suo popolo e dell'intero mondo degli uomini, anche
i pi lontani.
b) Le 9,51-56; 10,22-24; 13,22
II senso dell'Evangelo di oggi si sussume dalla concentrazione sul
Volto del Signore, sul suo viaggio tra gli uomini, e sulla gioia che in
essi causa sempre.
In Le 9,51-56 si narra come Ges dopo la Trasfigurazione (vedi
Evangelo del 6 Agosto) prosegua il suo "esodo verso Gerusalemme".
Su tale esodo, chiamato "salita a Gerusalemme", Luca di fatto con
grande abilit letteraria e narrativa compone il "grande inciso", un imponente blocco che da 9,51 giunge a 19,28, dove raccoglie un tesoro
autentico di insegnamenti ed opere del Signore.
L'inizio dell'ultimo viaggio del Signore che consapevolmente va a
consumare il Disegno del Padre con lo Spirito Santo, avviene sotto la
pressione degli eventi, che veramente incalzano. Sono i tempi in cui
"si compiono i giorni dell'Assunzione (andlpsis) di Lui": il Padre
con lo Spirito Lo trae a s attraverso il "cammino della Croce". Egli lo
sa e lo accetta, come fece dal suo Battesimo, e con l'attitudine per cui
la sua esistenza stata consacrata dallo Spirito Santo, quella del Servo
sofferente sul quale lo Spirito del Signore ha preso dimora (Is 42,1).
Luca annota infatti che Ges "rese duro il suo Volto per procedere fino
a Gerusalemme" (Le 9,51).
Per comprendere l'espressione del "Volto duro" occorre avere presente il testo da cui essa proviene alla lettera, ossia il 3 canto del Servo, in Is 50,4-11 (LXX), che parla questo linguaggio:
II Signore mi don la lingua di disciplina
per conoscere a suo tempo la Parola che si deve parlare,
pose per me l'aurora,
mi aggiunse orecchio da ascoltare,
e la disciplina del Signore apre a me le orecchie.
10 dunque n diffido n contraddico.
Le spalle mie io diedi ai colpi,
le gote mie agli schiaffi,
11 Volto mio non ritrassi dagli sputi dell'ignominia.
Ed il Signore fu per me l'Aiuto,
per questo non mi mutai, bens posi il Volto mio come
dura (stere) pietra, e conobbi che non prover
vergogna, poich si avvicina Colui che mi giustifica:
1740

16 AGOSTO

Chi mi condanna? Venga davanti a me!


E chi mi condanna? Si avvicini a me!
Ecco, il Signore mi aiuta,
chi mi far del male?
Ecco, tutti voi quale veste vi invecchierete,
e come un tarlo vi divorer.
Chi tra voi teme il Signore?
Ascolti la voce del Servo di Lui !
Quanti procedono nella tenebra,
non esiste per essi luce.
Confidate nel Nome del Signore
e fondatevi su Dio !
Ecco, tutti voi come un fuoco brucerete
e rinforzerete la fiamma,
procedete alla luce del vostro fuoco
e alla fiamma che accendeste.
Mediante me, avvenne questo per voi,
nella tristezza vi addormenterete!
Il Servo sta attuando la Profezia che l'ha investito dall'Alto, obbedendo al Signore che gli confer la suapaidia, che la "disciplina",
ossia la dottrina. Sa la sorte di sofferenza che si delinea e che Lo attende, ma confida solo nel Signore, e come fedele a Lui, non teme alcun
male (Sai 26,1), tantomeno la condanna degli uomini. Questo tratto
torna alla lettera in Gv 8,46, dove Ges lancia la sfida: "Chi prover
che esiste in Me peccato?" (cf. Is 50,6, ebraico).
Ges il Servo che indurisce il suo Volto per la sua missione che si
adempie a Gerusalemme (Le 9,51). Egli cos invia "i messi (ggeloi)
suoi davanti al Volto suo", come nella profezia di Mal 3,1 che era stata
attuata da Giovanni il Prodromo (cf. Me 1,2, e l'Evangelo delle Domenica prima delle Luci). Ma il Signore invia i suoi messi sempre, anche
oggi, perch la sua via deve essere di continuo preparata nel cuore degli uomini. probabile che questi "messi" non siano molto abili. Essi
vogliono evitare un lungo giro, e dalla Galilea vogliono traversare in
via retta la Samaria. E cos osano da Ebrei bene riconoscibili, entrare
in un villaggio di Samaritani. Ora era palese che Samaritani ed Ebrei
"non combinavano" in nulla (Gv 4,9b). I discepoli comunque vogliono
"preparare" il terreno per il Signore (Le 9,52).
I Samaritani non Lo accolgono, "poich il Volto di Lui era procedente verso Gerusalemme" (v. 53). sempre ed ancora questione del
Volto santo del Signore. In genere i commenti liquidano l'annotazione
lucana spiegando non inesattamente, che chi degli Ebrei si recava a
1741

CICLO DEI MNI A

Gerusalemme derideva il culto sacro dei Samaritani sul monte Garizim. I Samaritani sostenevano che il monte era stato stabilito da Mos
per benedire la fedelt all'alleanza (Dt 27,11-12), e dunque come luogo sacro in perpetuo. L'avversit dei Samaritani poi aumentava in occasione delle feste ebraiche, quando folle di pellegrini pi o meno
consapevoli traversavano la Samaria. Gli storici riportano che spesso
si erano avuti scontri sanguinosi.
E per, da che i Samaritani potevano distinguere "il Volto procedente verso Gerusalemme", ad esempio da quello dei discepoli che
"Lo preparavano"? I Samaritani forse intuiscono dalla grave e decisa
maest del Volto, che Ges ha una questione decisiva da risolvere, ma
non sul Garizim. La direzione Gerusalemme. E fanno il paragone
con i volti dei discepoli, che mostrano tutte altre disposizioni, ad
esempio quelle piuttosto di preparare cibo e pernottamento, che sono
preoccupazioni leggere (v. 53).
Di fatto, segue un episodio che di questo un indizio increscioso.
Due discepoli, Giacomo e Giovanni, che sono giovani ed energici, domandano al Signore con rispetto, ma anche con la consapevolezza di
averne il "potere", di procedere a rappresaglie. Baster che parlino al
fuoco, e questo si scatener dal cielo "per consumarli", intendendo i
Samaritani refrattari, ed aggiungono: "come anche Elia oper". Questo inciso tolto delle moderne edizioni "critiche", bench sia attestato da un'imponente massa di codici, ma soprattutto da autori del sec.
2, come Marcione e Taziano, oltre che dai Padri che lo trovavano nei
testi che usavano. Di esso comunque va tenuto conto (v. 54).
Ora, di certo il Signore aveva trasmesso "potenza e potest", dynamis ki exousia, ma sui demoni e sulle malattie (Le 9,1). Solo per le
opere positive del Regno. E gi poco prima di quest'episodio, lo stesso Giovanni aveva riferito che un esorcista indipendente espelleva i
demoni "nel Nome" del Signore, e i discepoli intolleranti ed inconsapevoli glielo avevano "impedito" (kolyo). Ges aveva proibito di agire
cos, motivando che l'esorcista non operava affatto "contro" i discepoli
e la loro missione, e quanto non "contro", "a favore" della missione
sua e dei discepoli (9,49-50).
Qui Giacomo e Giovanni credono che "potenza e potere" ad essi
conferiti siano illimitati ed arbitrali, e che se ne possono prevalere addirittura per agire "profeticamente", come allora Elia oper ben due
volte contro i soldati del re inviati a catturarlo (4 Re (=2 Re) 1,1-12).
Il Signore anche questa volta interviene anzitutto contestando: "Non
conoscete di quale Spirito siete voi", aggiungendo: "II Figlio dell'uomo
non venne a perdere le anime degli uomini, bens a salvarle" (v. 55).
Anche quest'ultimo inciso espunto dalle edizioni "critiche", bench
1742

16 AGOSTO

come il precedente sia autorevolmente attestato dalla tradizione antica.


La ragione per cui va ritenuto autentico, che la Chiesa lo legge da
sempre nella santa Liturgia, e questo chiude ogni sofisma contrario. Lo
Spirito che deve animare i discepoli la Bont divina, quella che opera
nel Figlio dell'uomo al solo fine di salvare i fratelli.
Il viaggio cos prosegue verso un altro centro abitato (v. 56b).
il viaggio del Volto del Servo, deciso, ma Buono. I Samaritani ne
intuiscono qualche cosa. E gi si vide nella Domenica della Samaritana.
Infatti i Samaritani ricevono ancora la visita del Signore (Gv 4,129). Essi, parlando con Lui, cominceranno a convertirsi (Gv 4,30.3942). Il Signore osservando mentre discendono la montagna vestiti di
bianco secondo il loro costume, e vengono a Lui, dice agli interdetti discepoli di alzare gli occhi: i campi gi biancheggiano di msse futura
(Gv 4,35). Di fatto la Chiesa primitiva lo comprese dopo, L'apostolo
Filippo porter l'Evangelo a Samaria (At 8,5-8), e Pietro e Giovanni
quello del fuoco dal cielo porteranno il Fuoco della Pentecoste rinnovata come bebdisis della fede dei Samaritani battezzati in grande
numero (At 8,14-17). Ma questi discepoli ormai avevano ricevuto quello Spirito che il Signore aveva ad essi rimproverato di non conoscere. E
da Samaria verranno molti fedeli e santi, ed il grande S. Giustino, "il filosofo", diventato per amore "teologo del Verbo", e Martire glorioso a
Roma (anno 155). Poi i Samaritani, perseguitati da Ebrei e Romani,
quindi dall'impero cristiano, furono costretti ad unirsi a tutti i rivoltosi,
e tra le varie vicende purtroppo confluirono tra gli invasori musulmani
con cui collaborarono ad abbattere istituzioni civili e religiose cristiane;
essi stessi non ebbero per buon trattamento, fino ad oggi.
Le 10,22-24 fa parte del "giubilo messianico" che il Signore nella
gioia dello Spirito Santo (v. 21) esprime al Padre (vv. 21-24; il parallelo
Mt 11,25-30). H grande tema sempre Cristo Icona del Padre Invisibile.
Il Padre al Figlio ha donato tutto, come anche allo Spirito Santo.
la precisa teologia giovannea, con cui il "giubilo messianico" ha singolare affinit. Non in un subordinazionismo umiliante come concepivano i negatori ariani, bens nell'indicibilit della divina e monadica
Sussistenza delle due Ipostasi triadiche, dove "in Dio, tutto uno
salva la Triade delle Ipostasi". Dunque, nell'incomprensibilit della
reciproca conoscenza d'amore che rende indivisibili il Padre ed il Figlio (v. 22a). il Mistero inconoscibile. Tuttavia su esso apre come
uno spiraglio Colui che l'unico Rivelatore del Padre nello Spirito
Santo (v. 22b). A Lui dunque occorre guardare se si vuole realmente
conoscere il Padre. la teologia anche dei grandi Padri teofori come
S. Atanasio e S. Basilio.
Ora, gi da adesso, e precisamente, i discepoli ricevono l'Icona per1743

CICLO DEI MENA/A

fetta, Ges Cristo Signore. E sono beati perch riconoscendola la contemplano. E lo saranno gli occhi che la contempleranno (v. 23).
Chi, e quando? Dopo l'Ascensione, tutti i fedeli possono contemplare il Padre nel Figlio. E questo mediante l'icona santa del Volto
umano del Verbo divino. Se il Signore nel suo Volto rivela la sua Divinit, essendo la Divinit una ed indivisibile, rivela anche il Padre e lo
Spirito Santo. Nel suo Volto di Bont, rivela anche la Bont divina che
una e indivisibile, e dunque la Bont del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo. Per questo il Verbo Dio, per cos dire, avendo assunto
l'Umanit vera, fa "circoscrivere" la sua divina Ipostasi da questa santa
Umanit gi tra gli uomini, e poi dalla rappresentazione di essa nella
santa icona (S. Teodoro Studita).
I suoi fedeli sono beati per questo. Perch resi figli veri dal Padre,
accettando di farsi trasformare come simili al Figlio, Lo vedranno come Egli (1 Gv 3,1 e 2). Essi in ogni tempo sono privilegiati rispetto
ai profeti e re dell'A.T., che desideravano "vedere ed ascoltare" quanto
i discepoli adesso, con l'Incarnazione, vedono ed ascoltano (v. 24). La
Rivelazione spiega che re e profeti, nonostante la loro ardente fede ad
essi riconosciuta da Dio stesso, furono per "resi perfetti", il loro
statuto fu adempiuto totalmente solo quando finalmente vennero i discepoli di Cristo Signore (Ebr 11,39-40). I discepoli dopo la Pentecoste e fino alla Parousia finale sono beati perch "vedono ed ascoltano" dall'icona santa e dalla Parola santa.
Dopo questo giubilo divino, diventato nostro oggi e sempre nel
contemplare il Volto del Signore nell'icona, e nell'ascoltare la Parola
sua parlata dalla Chiesa Madre, il Signore prosegue il viaggio verso
Gerusalemme, di abitato in abitato (Le 13,22). probabile che si tratti
ancora di Samaritani pi accoglienti, come riferisce Giovanni (vedi
qui sopra). Egli qui fatica, affinch poi altri dopo Lui mietano il raccolto abbondante (Gv 4,35-38).
Di certo, il viaggio del santo Mandylion del Volto divino, che adesso "proviene da Gerusalemme" in cui fu glorificato, fu nel giubilo dei
villaggi in cui pass il sacro corteo da Edessa a Costantinopoli.
Quel giubilo oggi deve essere nostro, che cantiamo la nostra adorazione al Signore venerando l'immacolata Icona sua, Egli che si compiacque di salire nella carne sulla Croce per redimerci, e per riempire
tutto della sua divina Gioia (Apolytikion).
6. Megalinario
Ordinario.
7.Koinnikn
Della Domenica.
1744

21 AGOSTO
METHERTIA DELLA DORMIZIONE
E MEMORIA DEL SANTO
APOSTOLO TADDEO
L'annotazione liturgica del Synaxarists indica: "II 21 dello stesso
mese, memoria del santo apostolo Taddeo, che anche Lebbeo".
Quella del Horolgion specifica: "II santo apostolo Taddeo, che anche Lebbeo, non diverso da Giuda, che festeggiato il 19 Giugno".
A questa data dunque si rimanda per le precisazioni.
1. Antifone
Del 15 Agosto, o i Typik e i Marakismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion del 15 Agosto.
2) Apolytikion dell'Apostolo: si canta il suo elogio poich fu reso de
gno di essere testimone visivo e sacro discepolo di Dio manifestatosi
nella carne; egli a sua volta divenne luce apostolica che fa risplendere
nella tenebra la Grazia salvifica, ed inoltre apparve ad Edessa quale
medico portatore di luce. Perci supplicato di proteggere sempre
quanti a lui ricorrono.
3) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
4) Kontdkion del 15 Agosto.
4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 18,5.2, "Inno di lode".
Vedi il 26 Settembre.
b)

1Cor4,9-16VedilaDomenica 10a di Mattea Lapidazione all'Apostolo si


fa sulla base del comune destino riservato dal Signore a chi Lo ha
seguito fedelmente, ed stato particolarmente scelto da Lui per es
sere del numero dei Dodici. Questi sono come condannati alla mor
te, e per nelle tribolazioni generano a Cristo le generazioni nuove
dei fedeli.
1745

CICLO DEI MNIA

5. E VANGELO
a) Alleluia: Sai 88,6.8, "Salmo regale".
Vedi il 26 Settembre.
b) Me 3,13-21
II Signore Ges battezzato con lo Spirito Santo dal Padre, ed cos consacrato all'opera messianica tra gli uomini, alla Leitourgia triadica disposta dal Padre, attuata dal Figlio nella Potenza dello Spirito
Santo, che consiste nell'Evangelo, nelle opere del Regno e nel culto
perfetto al Padre. Il culmine di questa Leitourgia, "opera per il popolo", la Croce, ed il suo fine la Resurrezione con il Dono escatologico che lo Spirito Santo.
In vista della sua Leitourgia, il Signore tra le "opere del Regno"
procede alla necessaria vocazione, scelta ed elezione, formazione ed
istituzione dei discepoli che, con i suoi poteri trasmessi loro, dovranno
proseguire quella Leitourgia nel mondo. Cf. qui Rom 15,16 per l'Evangelo; 2 Cor 8,1 - 9,15 per la carit come suprema opera del Regno;
l'Epistola agli Ebrei per il culto nuovo al Padre mediante Cristo Sommo Sacerdote nello Spirito Santo.
I discepoli dovranno essere via via assimilati al loro Signore, in
specie per i Dodici scelti tra essi, deputati a dirigere quest'opera che
incombe sull'intera Chiesa. Perci ai Dodici dedicata una cura particolare, che non fa torto a nessuno, non toglie dignit a nessuno, ma
concorre al bene ordinato di tutti.
Marco narra quindi (Me 3,13) come il Signore salga sul monte; per
pregare, precisa il parallelo lucano (Le 6,12), come sempre, in specie
come ogni volta che nella sua Vita il Signore sta vivendo momenti
particolari. E questo lo intensamente. La sua preghiera infatti l'epiclesi al Padre per ottenere lo Spirito Santo su questi discepoli. Poi
chiama a s con scelta sovrana "quelli che voleva", conoscendoli pi a
fondo di quanto ciascuno di essi conoscesse se stesso, e tuttavia, non
tenendo conto dei presupposti umani di qualunque genere. Dalla debolezza il Signore sa trarre la forza.
I chiamati si accostano al Vocante (v. 13), e adesso la scelta speciale
cade sui Dodici da inviare a predicare il Regno (v. 14), con il potere, che
solo divino, di espellere i demoni (v. 14). La predicazione infatti apre i
cuori al Regno che viene, proprio mentre i demoni sono il principale impedimento di continuo suggerito e ripresentato dal Nemico, il Maligno,
nei cuori degli uomini, che cos si chiudono nel rifiuto del Regno (v. 15).
Marco fa seguire ai vv. 16-19 la lista dei Dodici, per la quale si rimanda all'Evangelo del 30 Giugno.
Dalla montagna poi il Signore torna a casa. Si sa che aveva posto la
base dei suoi spostamenti a Cafarnao. La comunit locale giudeo-cri1746

21 AGOSTO

stiana di lingua aramaica aveva conservato preziosamente questa memoria. Essi verso l'anno 80 d.C. avevano trasformato in una sinagogachiesa quella che certamente, secondo l'archeologia, la "casa di Pietro" a Cafarnao. In 1,29 chiamata "la casa di Simone e di Andrea",
dove il Signore guarisce la suocera di Pietro (1,30-31). Qui Egli assediato dalla povera folla di malati e di bisognosi di tutto, che non gli lasciano un momento di respiro, "neppure per mangiare" (v. 20).
Avviene allora un episodio che la dice lunga sulla relazione difficile
dei parenti verso Ges. "I suoi", che sono i cugini ben noti a Naza-ret
(Giacomo e Giuseppe e Giuda e Simone, e altre sorelle, presi tutti
come criterio per svalutare Ges, "questo artigiano figlio di Maria":
Me 6,3), vengono a sapere di questi fatti, che considerano come una
fiera pericolosa, ed "escono" daNazaret, "per tenerlo (krat)", per riprenderselo, come si fa con un bambino o un inabile (v. 2la). La Scrittura qui ci insegna che proprio i parenti erano i primi a non avere fede
in Lui (Gv 7,3-5, testo esplicito). Non credevano ai suoi prodigi, forse
ancora non vi avevano assistito e non sospettavano che cosa fossero le
"opere del Regno". Avevano per percepito che predicava qualche cosa
di "nuovo". E qui si comprende che al loro parente in fondo volevano
bene, sia pure in modo indiscreto.
Perch fatti miracolosi e dottrine "nuove" secondo la severa Legge
poteva procurare a Ges la condanna religiosa, che comportava la pena di morte (Dt 18,20, per il falso profeta; 13,7-19, per chi seduce verso una fede "altra"; fosse anche una citt intera, va eliminata; Ger
14,14; cf. Mt 7,15). Ma esisteva anche il temuto pericolo di un intervento militare romano, poich gli occupanti erano sospettosi ed intolleranti verso ogni ideologia religiosa che facesse intravedere un movimento politico. una delle motivazioni della condanna sadducea contro Ges: Gv 11,47-50, dove il pretesto la resurrezione di Lazzaro e
la folla che per questo segue Ges.
Insomma, i parenti per affetto vogliono salvare Ges suo malgrado.
Poco dopo torneranno addirittura portando la Madre di Ges (6,31).
Conoscendo i pericoli che corre Ges con il suo atteggiamento, e le
conseguenze fatali, i parenti hanno fatto consiglio di famiglia, ed hanno anche trovato la formula che renda Ges incolpevole agli occhi
delle folle, ma soprattutto delle autorit religiose e dei Romani: Lasciatelo andare, "usc fuori" (di s, exst) (v. 21). Ossia, un povero
esaltato, al livello della demenza, incapace dunque di intendere e di
volere, non imputabile. Questo, anche se l'accusa fosse di malevoli,
come il testo permetterebbe di leggere.
Solo dopo la Croce e la Resurrezione quei discepoli, quei parenti,
quelle folle compresero che il Signore stesso aveva detto prima di loro: "Uscii fuori" {Me 1,38), ma per l'unica Uscita, exleusis, quella
1747

CICLO DEI MNA1 A

dal Padre suo per venire nel mondo a cercare gli uomini da salvare
(Gv 8,42). Egli, la Sapienza divina preeterna, il Verbo Dio che si fece
carne per porre le sue tende tra i suoi (Gv 1,14), e per inviare discepoli
e parenti a portare il suo Evangelo a tutta la creazione (Me 16,15).
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnkn
il Sai 18,5, vedi il 26 Settembre.

1748

29 AGOSTO
MEMORIA DEL TAGLIO DELLA PREZIOSA TESTA
DEL SANTO GLORIOSO PROFETA
PRODROMO E BATTISTA
GIOVANNI
Le ordinanze del calendario liturgico dispongono diversi tipi di memoria celebrativa del Profeta e Prodromo e Battezzatore del Signore. Il primo l'assimilazione al suo Signore gi dalla concezione prodigiosa (23
Settembre); viene poi la nascita (24 Giugno); l'elogio che Ges ne tesse,
segna in un certo senso il culmine (Sinassi del 7 Gennaio); il martirio provocato dall'iniquit dei peccatori non senza analogie con la morte di
Croce (29 Agosto); e il ritrovamento del suo prezioso capo non senza
analogie con il ritrovamento della Croce del Signore (24 Febbraio). Vi sono poi gli episodi dell'E vangelo dell'Infanzia secondo Luca {Le 1,5
-2,52), dove i "pannelli" differenziati ma speculari su Ges e su Giovanni
si inseguono e si richiamano. Cos che la figura di Giovanni richiamata
dalla santa Liturgia in pratica lungo l'intero anno. La Chiesa intende con
questo che T'Indice della mano" che si alz ad indicare l'Agnello di Dio,
il Servo sul quale riposa lo Spirito di Dio e che nello Spirito battezza i fedeli, sia venerato in modo che resti un "segno" perenne per i fedeli. Qui
anche V Aplysis della Divina Liturgia funge da richiamo, poich dopo la
"preziosa Croce" richiama sempre anche Giovanni. E per questo oggi
indetto anche il digiuno, se non di Domenica.
L'ultima "memoria" liturgica" annuale di Giovanni, oggi, in un certo
senso richiama tutte le altre, sotto il segno della sua morte preziosa.
Che non fu per lui la fine, come credeva il tiranno (cf. Sap 3; 5), bens
fu "il fine" che, agnello innocente, lo conduce e lo pone accanto all'Agnello di Dio risorto e glorioso.
1. Antifone
Antifone ordinarie, o i Typik e i Marakismi.
2. Eisodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion del Precursore: vedi il 7 Gennaio.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion: vedi l'8 Settembre.
1749

CICLO DEI MN1 A

4. Apstolos
a) Prokimenon: Sai 63,11.2, "Supplica individuale".
Vedi il 23 Settembre.
b)AM3,25-33a
Paolo intraprese il suo primo viaggio missionario da Antiochia, che
dur circa gli anni 45-49 d.C. {At 13,1-3, l'inizio). Egli annunci l'Evangelo in terre dell'Asia minore (nel suo quadrante inferiore orientale) assai difficili per le diverse culture e lingue, e per le forme religiose "asianiche" di un paganesimo tenace e spesso orgiastico. La sua
metodologia lo porta a rivolgersi anzitutto ai suoi confratelli ebrei, poi
ai pagani. In specie visita gli Ebrei di sabato, in sinagoga, in occasione
della sinassi liturgica composta della proclamazione della Legge, della
lettura dei Profeti, dell'omelia e delle molte preghiere.
Cos avviene ad Antiochia di Pisidia {At 13,14). Come confratello
ospite accettato, dopo le letture bibliche Paolo invitato a tenere l'omelia al popolo devoto presente, sempre ben disposto alle esortazioni
di fede (v. 15). L'Apostolo ha l'occasione di presentare il krygma
evangelico. Se rivolto agli Ebrei, esso si articola sempre in 3 punti aggreganti: I) la Promessa antica ai Padri, II) Cristo Risorto l'ha realizzata nella pienezza; III) Dio chiede la conversione del cuore onde ricevere lo Spirito Santo. Di fatto il testo segue tale schema: I), vv. 17-26;
II), vv. 27-39; III), vv. 40-41.
E precisamente YApstolos di oggi, vv. 25-33a, comprende la fine
del punto I, ed il nucleo sostanziale del punto IL
II Battista, argomenta Paolo, finalmente l'ultimo dei Profeti dell'A.T., e come tale aveva annunciato la penitenza preparatoria per Colui che doveva venire ai tempi ultimi (v. 24). Alla fine della sua missione egli insisteva di non essere l'Atteso. Bens questi era il Grande,
di cui egli si dichiarava indegno perfino di essere suo schiavo (v. 25;
vedi Evangelo della Domenica prima delle Luci).
In realt, prosegue Paolo entrando nel punto II del krygma apostolico, anzitutto agli Ebrei in specie presenti, in quanto figli d'Abramo spetta la parola della salvezza, e con essi ai "timorati di Dio", i proseliti che
stanno per essere ammessi alla fede d'Israele (v. 26). Per era avvenuto
che gli abitanti di Gerusalemme con i loro capi religiosi non avevano accettato di riconoscere l'Atteso sulla base della predicazione di Giovanni,
anzi parteciperanno anche alla sua condanna. Per cos, senza saperlo n
volerlo, hanno collaborate a che si adempissero le Profezie che parlano
della Passione del Servo del Signore, e che sono lette sabato dopo sabato
(vv. 27-28). Essi dunque compirono tutto quello che Dio aveva fatto
scrivere del suo Servo. Ma i suoi discepoli Lo deposero dalla Croce e Lo
seppellirono (v. 29). E cos sembr che tutto fosse finito.
1750

29 AGOSTO

Invece Dio Lo risvegli (egir) dai morti (v. 30). Ed Egli come
Risorto apparve per diverso tempo ai discepoli che Lo avevano seguito dalla Galilea a Gerusalemme, dove questi fatti erano avvenuti. Ed
essi sono i testimoni che il Risorto accredit con autorit presso il popolo d'Israele (v. 31).
Perci adesso Paolo "evangelizza" ad essi la Promessa divinamente
donata ai loro Padri, e adesso divinamente adempiuta. Il verbo euaggelizomai usato qui rimanda sempre ad Is 52,7, dove il Signore che
venne e regn invia i suoi "evangelisti" a portare la "notizia regale"
favorevole, Yeuagglion. Questo consiste nella Pace, nel Bene e nella
Salvezza.In Cristo Risorto "il Signore regna", ossia salva. Ora, l'esplicitazione dell'Evangelo di Paolo che ormai Dio ha realizzato per i figli di quei Padri antichi, gli Ebrei presenti e fedeli, la Promessa, precisamente con il resuscitare {anistdn) Ges (v. 32). Qui realmente Dio
ha compiuto il suo divino Disegno.
La prova della Scrittura che tutto questo Dio l'aveva fatto scrivere
"nel Salmo secondo", dove con divina solennit aveva proclamato:
"Figlio mio sei Tu, Io oggi ho generato te!" {Sai 2,7) (v. 33).
Giovanni con la sua vita e con la sua predicazione aveva preparato Israele ad accogliere questo Evento che fonda l'era nuova per tutti
gli uomini.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 91,13.14, "Azione di grazie individuale".
Vedi il 23 Settembre.
b) Me 6,14-30
Al fatto dell'esecuzione capitale di Giovanni i Sinottici, con estensione varia, conferiscono un'atmosfera tragica e fosca. In sintesi vi
fanno confluire diversi elementi della Passione del Signore: la cattura
pretestuosa, la premeditata condanna provocata qui da un cuore femminile pieno di odio, con la complicit di leggerezza giovanile sempre
crudele, l'assenso di un'autorit suprema insieme vile e senza coscienza
del giusto e dell'ingiusto, che sa che il suo capriccio e cenno senza
appello, la consegna del corpo dell'ucciso, che ormai non pi un
pericolo n un cocente rimprovero, l'assistenza di una folla, bench
piccola, di invitati insieme incoscienti, crudeli e compiaciuti.
Il responsabile principale, questa autorit che non sente sopra di s
altre istanze, Erode Antipa, tetrarca (reuccio) della Galilea (vedi l'fivangelo della Paramonia del 5 Gennaio). Il fatto preceduto dall'opinione che Erode si era fatta di Ges, ormai largamente conosciuto per
le sue parole e per le sue opere (v. 14a). Perci il tetrarca sapeva che di
Ges si diceva che fosse Elia, che si credeva dovesse tornare redivivo,
1751

CICLO DEI MNAIA

o fosse uno dei Profeti antichi (ad esempio, anche di Geremia si diceva
che dovesse "tornare" redivivo, vedi Evangelo del 29 Giugno) (v. 15).
Per nella sua astuzia corta ma sospettosa, Erode aggiungeva anche
la superstizione e la paura. Quel Ges sarebbe stato il Battista miracolosamente resuscitato dai morti, che proseguiva nell'operare i miracoli
in quella incontrollata potenza (v. 14b). E cos Erode si ripeteva che
Giovanni, bench da lui decapitato, era resuscitato (v. 16).
Marco cos ha l'occasione di parlare della morte di Giovanni, con
una narrazione densa di particolari; essa si pu controllare anche dai
resoconti pi estesi e fitti degli storici dell'epoca (Giuseppe Flavio).
Lo scontro di Erode Antipa contro Giovanni era inevitabile. Questo
piccolo tiranno della provincia galilaica, appena tollerato dall'occupante romano che per non si immischiava nelle beghe locali, somigliava troppo al padre, Erode il vecchio, e non sopportava controlli di
ordine religioso e morale. D'altra parte, Giovanni era l'uomo di Dio
molto amato dal popolo, e temuto anche dall'autorit religiosa (cf. Me
11,27-33, sulla domanda di Ges ai sadducei ed ai loro scribi, se il battesimo di Giovanni fosse dal cielo, o dagli uomini). E accadeva che
Erode era s Ebreo, ma viveva contro la santa Legge. Il fatto richiede
una spiegazione.
Nella complicata e torbida discendenza di Erode il vecchio, tra i numerosissimi figli vengono qui in questione tre: Erode Antipa I (figlio
della samaritana Maltake), Aristobulo (figlio dell'asmonea Mariamne),
ed Erode Filippo (figlio di un'altra Mariamne). Da Aristobulo e da una
Berenice erano nati Erode Agrippa I (poi re della Palestina) ed Erodiade. Erodiade aveva sposato lo zio Erode Filippo e ne aveva avuto una
figlia, Salome. Recatosi a Roma, dove allora viveva Erode Filippo, il
tetrarca Erode Antipa I aveva conosciuto la sposa di lui, Erodiade, che
dunque era anche sua nipote; allora ripudi la sposa, una figlia di Areta
IV re dei Nabatei (che per questo gli fece guerra, causando l'irritazione
dei Romani contro il disinvolto Erode Antipa), e si prese in moglie
Erodiade, che and con lui portandosi la figlia Salome.
Questo era proibito drasticamente dalla santa Legge, come peccato
di "abominio" (Lev 18,16; 20,21), da punire con lo sterminio. Ma
Erode non si curava affatto della Legge di Dio, e neppure temeva lo
scandalo pubblico. Giovanni, voce della coscienza religiosa certo
autorevole interprete della sensibilit popolare, era intervenuto contestando pubblicamente Erode (Me 6,18). Erode da vile quale era, aveva
risposto con la violenza dell'arresto e della carcerazione dell'inerme
Giovanni (6,17). Il luogo della prigione, come risulta dagli storici,
Macheronte, sulla sponda orientale del Mar Morto, dove su un massiccio roccioso dirupato era stata costruita una formidabile fortezza, insieme residenza estiva con ogni lusso.
1752

29 AGOSTO

Per l'episodio era esploso l'odio a morte di Erodiade contro Giovanni, e la donna cercava come eliminarlo (v. 19). Invece Erode era
dubbioso. Marco ne riferisce alcuni motivi. Erode temeva Giovanni,
anzitutto, in un residuo di coscienza, sapendolo "giusto e santo", dunque irreprensibile ed innocente; lo teneva in prigione, ed insieme lo
custodiva, lo interpellava, e in conseguenza "operava molti fatti". Qui
va tenuta la "lettura pi difficile", epiei, "operava", e va rigettata
quella "pi facile", prei, "era perplesso" (un'evidente correzione dei
grandi codici onciali della fine del sec. 4 ed inizio del sec. 5), poich
qui la perplessit facile, ma agire secondo suggerimenti difficile
per un tipo come Erode. E del resto l'edizione critica pi diffusa nel
mondo degli studiosi accetta che Erode "operava" secondo quanto
ascoltava da Giovanni (v. 20).
Ma viene il "giorno dell'opportunit" (hmra eukiros), che anche quello della verit nascosta nei cuori. Erode compie gli anni, e
prepara una cena solenne per gli ufficiali ed i notabili galilei (v. 21).
Le feste orientali sono tipiche per sfarzo ed allegria assordante, anche
per le danze sfrenate. Abilmente Erodiade accantona le danzatrici ed
introduce a danzare la figlia Salome, che allora poteva avere intorno ai
15 anni; era infranta l'etichetta di corte, ma la madre ottiene il compiacimento di Erode e dei presenti, poich la disgraziata (con una danza oscena?) ragazza "piacque". Nell'entusiasmo del momento Erode le
chiede quale compenso desideri (v. 22), e con un gesto che "regale"
vorrebbe apparire, ma solo uno sprazzo di megalomania e iattanza di
"ricco scemo", "giura" ipmnymi) a quell'impudente che, se lo chiede,
le conceder "fino alla met del regno" (v. 23). La smodata sproporzione del gesto si pu ancora concepire come sorta dai fumi inquinati
di una festa sregolata. Ma Erode forse in quel momento non valutava
le mene di Erodiade; la quale certo aveva fatto cenno alla figlia, e in
disparte la sobilla a chiedere "la testa di Giovanni il Battista" (v. 24).
Erode forse conosceva ancor meno la freddezza feroce di Salome, crudele come tutti i giovani ed immaturi, la quale trasforma "in fretta" il
messaggio materno cos: "immediatamente in un catino (pinax) la testa di Giovanni il Battista" (v. 25).
L'annotazione di Marco capitale: Erode si fa triste. Sa che Giovanni "giusto e santo". Diverse volte gli obbediva, lo ascoltava volentieri (v. 21), e questo l'uomo. Ma lui si sente "re", e crede che i
suoi "giuramenti" (rkoi) irresponsabili siano "ragion di stato", siano
parola regale da mantenere davanti ai presenti ed ascoltanti. Cos non
recede, deluderebbe la ragazza se priva d'efficacia (athet) la di lei
orrida richiesta omicida (v. 26). Perci "subito" (che si coniuga con
"in fretta" ed "immediatamente" del v. 25) invia l'ufficiale d'ordinanza,
quello che fa eseguire gli ordini regi, il terribile spiculator (termine
1753

CICLO DEI MNA

latino), per far portare la testa di Giovanni (v. 27). L'ufficiale esegue
egli stesso l'ordine nefando nella prigione, e porta con un catino la testa di Giovanni alla ragazza, e questa la consegna alla degna madre (v.
28). Il convito prosegue. Il re ha mantenuto la parola. Erodiade si
vendicata, Salome avr avuto dei preziosi.
Ai discepoli informati della ferale notizia non resta che raccogliere
con amore e devozione il corpo del loro santo maestro, per comporlo
degnamente in un sepolcro.
Il fatto talmente orribile, che Marco non commenta, ma lascia i
lettori a contemplare da una parte l'imperscrutabile Disegno divino
che lascia nel silenzio anche il Figlio di Dio, e dall'altra parte l'eroica
grandezza dell'innocente ed inerme Battista.
Perci Giovanni realmente Profeta e Prodromo del Signore anche nella morte violenta. E come Battezzatore fu anche il preparatore
attraverso il simbolo del bagno nuziale, alla consacrazione che il
Padre con lo Spirito Santo oper al Giordano: del Figlio suo, il Di letto, in vista delle Nozze consumate sulla Croce. Questo a Giovanni
fu donato dal Cielo (Gv 3,28), fino ad essere il santo Parnymphos
del Figlio di Dio, colui che silenziosamente ascolta e dal profondo
gioisce per la voce di Lui. E questa gioia sua divinamente consu mata (Gv 3,29). Lo Sposo divino occupa ormai l'intero spazio. Giovanni accetta di "diminuire" per umilt consapevole, davanti a Dio
ed agli uomini (Gv 3,30).
E per Dio gi lo aveva voluto come "il pi grande tra i nati da
donna", e posto come "Indice" perenne affinchi "pi piccoli nel Regno" siano possibilmente pi grandi di lui (Mt 11,11). Perci in questo
volume l'icona del Prodromo-Indice rimanda, dall'ultimo, a tutto il
contenuto che precede.
Giovanni nella Chiesa di Dio resta la misura indicativa che i fedeli
debbono raggiungere se si vogliono lasciar fare grandi con la Grazia
divina.
6. Megalinario
Ordinario.
6. Koinnikn
il Sai 111,7, vedi il 23 Settembre.

1754

31 AGOSTO
MEMORIA DELLA DEPOSIZIONE DELLA PREZIOSA CINTURA
DELLA SOPRASANTA MADRE DI DIO

Questa memoria solenne chiude l'anno liturgico, ordinato a partire


dall'Indizione del 1 Settembre. Essa in un certo senso forma un'"inclusione" teologica e celebrativa con l'8 Settembre. Qui la teologia
simbolica rivela il suo significato reale: dall'inizio alla fine dell'anno
della Grazia, la Chiesa distribuisce sapientemente i temi principali di
Cristo Signore, della Madre di Dio, degli Angeli, dei Santi (come di
Giovanni il Prodromo, vedi le osservazioni al 29 Agosto), delle "feste
della Chiesa" (la memoria delle sante Sinodi dei Padri).
Oggi l'occasione per la devozione incessante alla Madre di Dio la
memoria della sua "preziosa Cintura", una reliquia insigne, custodita
nel suo sacro sros, il reliquiario conservato nella chiesa dedicata alla
Vergine, parte del complesso santuariale presso i Kalchoprteioi, nella
Citt imperiale.
La Festa di oggi perci ha nessi con altre ricorrenze mariane, come
il 2 Luglio (con cui ha in comune Y Apolytikion), l'8 Settembre (con
cui ha in comune il Prokimenon e l'Alleluia, l'Evangelo ed il Koinnikr), il 21 Novembre (con cui ha in comune YApstolos).
Tale "memoria" fu assunta anche dal Rito latino, gi anticamente
assegnata alla Domenica dopo il 28 Agosto (in ambito della spiritualit agostiniana), sotto il titolo di "Santa Maria della Consolazione", o
"della Cintura".
1. Antifone
Ordinario, o i Typik e i Marakismi.
2. Esodikn
Ordinario.
3. Tropari
1) Apolytikion della Festa: vedi il 2 Luglio. La sacra Cintura accomu
nata giustamente alla sacra Veste, per le loro identiche funzioni.
2) Apolytikion del Santo titolare della chiesa.
3) Kontkion della Festa: il corpo immacolato della Vergine motiva la
Cintura preziosa. Questa infatti, che circond il seno verginale che ac
colse Dio, resta quale forza invincibile per la Citt della Theotkos, e
come tesoro inesauribile di Beni divini, Maria essendo l'unica che
partor restando Semprevergine.
1755

CICLO DEI MNIA

4. Apstolos
a) Prokimenon: Le 1,46-47.48.
Vedi 1'8 Settembre.
b)Ebr 9,1-7
Vedi il 21 Novembre.
5. EVANGELO
a) Alleluia: Sai 131,8; 44,11: due "Salmi regali".
Vedi T 8 Settembre.
b)Le 10,38-42; 11,27-28
Vedi l'8 Settembre.
6. Megalinario
Ordinario.
7. Koinnikn
Sai 115,13, vedi l'8 Settembre.
L'adorazione d'amore, la dossologia del cuore, la glorificazione
con l'esistenza redenta spettano solo al Signore Unico, il Dio Vivente,
il Padre ed in Lui e con Lui al Figlio Monogenito ed allo Spirito Tuttosanto e Buono e Vivificante per i secoli eterni.
E per il Signore il Mirabile tra i suoi Santi, e mentre ama di essere adorato tra essi, vuole che anche questi siano venerati con ammirazione e devozione.
E tra i Santi, in specie la Santa dei Santi, la Tuttasanta immacolata
suprabenedetta Sovrana nostra, la Madre di Dio e Semprevergine Maria.
Quest'opera stata condotta davanti alle sante icone del Signore

Ges Cristo, il Pantokrtr, lo Zodts, il Phtodts, e della


Theotkos, la Pg Zs, il Trono della Sapienza. Il cuore custodisce
la piena dei sentimenti. E dirige un saluto permanente alla Prostasia
ton christiann, rimossa ogni reticenza, e laconismo, e "sobriet", e
nominalismo.
Sia permesso qui fare proprie le espressioni del "dottore esicasta",
che anche egregio "dottore mariano", S. Gregorio Palamas.
I fedeli debbono ritenere sempre che "l'intera Scrittura divinamente
ispirata fu composta a causa della Vergine che gener Dio".
Ella "la causa degli eventi prima di Lei, il principio degli eventi
dopo di Lei, e la distributrice dei Beni eterni. Lei il pensiero dei
Profeti, il Capo degli Apostoli, il Sostegno dei Martiri, il fondamento
dei Dottori", poich " Lei il culmine ed il compimento di tutto
quello che santo".
1756

31 AGOSTO

Ella "la Vergine Madre, l'unica a trovarsi al limite delle nature


creata ed increata, e quelli che conoscono Dio, riconosceranno anche
in Lei la Dimora dell'Infinito". Ella ebbe per "tipo" il santuario santo
della divina Presenza in Sion, poich Ella "il vero Luogo di Dio",
l'autentico Trono del Signore (Sap 9,4), poich "dove il Re troneggia,
l sta il Trono" suo. Ella il Ricettacolo del Tesoro che Dio concesse
agli uomini. la santa Pinza di cui si serv il Serafino per prendere
dall'altare in funzione la Brace ardente che purific la bocca del profeta
Isaia, prefigurando l'Incarnazione (Is 6,6-7).
Perci da Lei "i Santi riceveranno l'intera loro santit". Ella "la
Fonte e la Radice della razza della libert". Il suo corpo immacolato
" la medicina che salv il nostro genere umano, fece di Dio anche il
Figlio dell'uomo, e trasform gli uomini in figli di Dio'".
E "nessuno pu venire a Dio, se non mediante Lei, perch per la
sola sua mediazione Dio venne a noi, apparve sulla terra, abit tra
gli uomini".
Questi titoli, anche se alcuni sono propri del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, sono veri, se considerati nel quadro obbligato della divina Maternit come rivelata dalla Scrittura, conosciuta dai Padri e
dalla Tradizione, venerata ed esaltata dalla santa Liturgia, fatta propria
dalla Chiesa di Dio, l'Unica, la Santa, la Cattolica, l'Apostolica.

1757

PICCOLA NOTA SUI SANTI


La scelta obbligata di alcuni tra i Santi della Chiesa che collaudano
in eterno il Signore con tutti gli Angeli, e che intercedono per preparare
a noi un posto nel coro sinfonico e gioioso, stata qui operata pensando sempre alla grande formula eucologica: met pantn tn
hagin, con tutti i Santi. Ed alla grande Intercessione nella santa
Anafora, dopo l'epiclesi per lo Spirito Santo consacratore:
Ancora noi offriamo a Te questo culto spirituale per i Progenitori, i Padri, i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli, i Predicatori, gli
Evangelisti, i Martiri, i Confessori, i Continenti che hanno ricevuto
Vanpausis, il riposo nella fede, e di ogni spirito giusto perfezionato
nella fede.
Specialmente per la Tuttasanta immacolata soprabenedetta gloriosa Sovrana nostra, la Madre di Dio e Semprevergine Maria.
Per san Giovanni il Profeta, Prodromo e Battista, per i santi,
gloriosi e laudatissimi Apostoli, per il Santo (... del giorno), e di
cui anche compiamo la memoria, e di tutti i Santi tuoi, per le cui intercessioni visita noi, o Dio.
E fa memoria di tutti quelli che gi si addormentarono nella
speranza della resurrezione della Vita, e dona ad essi Yanpausis,
dove invade la Luce del Volto tuo.
Qui con molta commozione vanno tenuti sempre presenti i Martiri
delle Chiese cristiane lungo gli ultimi secoli, alcuni proclamati agli
onori del culto ufficiale si vedano le lunghe e gloriose liste dei
Martiri della Chiesa di Costantinopoli dal 1500 ad oggi , altri che
resteranno senza nome fino alla Parnasia del Signore. Ma il cuore cristiano non deve chiudersi, deve considerare anche i Martiri delle Chiese
divise, che hanno confessato Cristo Signore ricevuto al santo battesimo, sia fedeli singoli, sia folle imponenti, che il nemico della Croce
divina ha sterminato per odio del Santo Nome.
Il Signore ricco di doni a tutti i suoi fedeli. I quali nella santa Liturgia proclamano che non hanno modo di rendere grazie se non invocando il Nome ed alzando propiziatrice la santa Coppa.

1758

Potrebbero piacerti anche