San Giorgio 26
26--27 Aprile 2008
CANONI
VENTO FINO
MILAN BRUCIA
PRESSO IL FUOCO
BUONA SERA
LASSÙ NELLA PINETA
LE CAMPANE
LA COLLA DEI FRANCOBOLLI
NOTRE DAME
GONE TO BED
20
mi la mi la
KAMALUDU Sali al ciel fiamma leggera del gran fuoco caldo e buon,
mi la mi
sotto i pini o alla brughiera sali in alto e sali ancor
la re mi la
la
sali in alto e sali ancor… fuoco dell’esplorator.
Kamaludu Kamaludu ludu
mi la mi la
Kamaludu uandaisii Ero un principe un giorno perfido e sleal
la re mi la mi la
Kamaludu Kamaludu uandaisii che spargeva d’intorno il terrore e il mal.
la mi la
D’un gran mago d’incanto tosto mi punì
Behbel ina Behbel ina ina mi la
Behbel ina uandaisii e nei tronchi del bosco mi rinchiuse un dì.
Behbel ina Behbel ina uandaisii
la mi la
Natouleja Natouleja eja Da quei giorni nei tronchi prigioniero son
Natouleja uandaisii mi la
e costretto a soffrire il freddo e il solleon.
Natouleja Natouleja uandaisii
la mi la
DANZA DEL FUOCO Nell’ardor della fiamma mi consumo qui
mi la
e col ceppo che arde brucio anch’io ogni dì
la mi la
Splende il fuoco nel cerchi degli esplorator
la mi la
mi la
Dal tremendo supplizio convertito son
ascoltate la voce della fiamma d’or.
mi la
e per l’uomo divento fuoco caldo e buon.
21
CANTO DELLE SQUADRIGLIE CANTO DEGLI ESPLORATORI
mi si
fa Al passo del guidon, fratello scout, t’attende l’avventura
La squadriglia dei leoni deve il pranzo cucinar, fa#- si
do7 fa do fa tra il verde delle macchie e sotto il sol.
troppo cotti i maccheroni sembran colla da incollar. mi si
Al passo del guidon, avanti ad esplorare la natura:
do fa do fa#- si
RIT. Ullai, ullao, ulla ila ila ila ilao la la la. un nido, un’erba, un fior t’aspetta ed è tutto per te.
fa do fa
Ullai, ullao, ulla ila ila ila ilao. mi si mi si
RIT. Apri l’occhio, fratello scout, tutto il mondo che è intorno
fa mi si mi
La squadriglia dei serpenti un bel ponte costruì, a te, è una cosa meravigliosa (bis) da scoprir !
do7 fa do fa
volle il capo collaudarlo cadde in acqua e restò lì. mi si
A lato del sentier la pista ancor, fratel, non è battuta,
RIT: Ullai, ullao… fa#- si
la bussola ti guida senza error.
fa mi si
Il riparto va in uscita su pei monti se ne andrà, A lato del sentier il mondo è tutta terra sconosciuta
do7 fa do fa fa#- si
si farà molta salita ma poi si discenderà. ma certo c’è un amico che di là ti aspetterà.
RIT.
22
CANTO DEL RICORDO AL CADER DELLA GIORNATA
do fa sol
Quando tramonta il sol B.P. tu torni fra noi. fa sib fa la- do7 fa
do Al cader della giornata noi leviamo i cuori a Te
fa fa sib fa la- do7 fa
Quando riflette la fiamma le ombre di noi che cantiamo in cor Tu l’avevi a noi donata bene spesa fu per Te.
do fa do fa sib fa la- do7 fa
tu torni B.P., tu torni fra noi, Te nel bosco e nel ruscello, Te nel monte e Te nel mar
do sol la- sol do fa sib fa la- do7 fa
ci guardi non visto da un angolo d'ombra cantando con noi. Te nel cuore del fratello, Te nel mio cercai d’amar.
do fa sol
E tu rivedi a sera i fuochi dei militar, fa sib fa la- do7 fa
do fa I Tuoi cieli sembran prati e le stelle tanti fior
Rivedi i fuochi, le tende, i cavalli, le veglie, i deserti, il mar; fa sib fa la- do7 fa
do fa do fa son bivacchi dei beati, stretti in cerchio al lor Signor.
tu torni B.P., tu torni a cantar, sib fa la- do7 fa
do sol la- sol do Quante stelle quante stelle, dimmi Tu la mia qual è ?
confuso nel vento si perde il tuo canto nel nostro che va. fa sib fa la- do7 fa
Non ambisco alla più bella basta sia vicino a Te.
do fa sol
Quando tramonta il sol B.P. tu torni fra noi,
do fa sib fa la- do7 fa
fa Se non sempre la mia mente in Te pura s’affissò
quando riflette la fiamma le ombre di noi che cantiamo in cor fa sib fa la- do7 fa
do fa do fa e talora stoltamente da Te lungi s’attardò.
tu torni B.P., tu torni fra noi, sib fa la- do7 fa
do sol la- sol do Mio Signor ne son dolente, te ne chieggio, o Dio, mercé
ritorni ogni sera cantando sull'eco dei canti di allor. fa sib fa la- do7 fa
del mio meglio lietamente io doman farò per Te.
23
VENTO FINO MILAN BRUCIA
Vento fino vento del mattino Milan brucia, milan brucia
vento che soffia dall’alto del pini al fuoco, al fuoco
vento che canta vento che danza correte, correte
Vento ! che l’acqua non c’è.
GONE TO BED
Gone to bed is the setting sun
Night is coming and day is done
whip o' will, whip o' will, has just begun.
whip o' will, whip o' will, has just begun.
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DIECI CONSIGLI UTILI PER UN FUOCO DI CAMPO
PREAMBOLO : L’area del fuoco va preparata dalla sq. di turno, che provvederà all’allestimento, alla pulizia
del luogo ed alla raccolta della legna da ardere. Gli incaricati al mantenimento della fiamma saranno 2 Esplo-
ratori o Guide.
Il fuoco va lanciato.
L’animatore deve avere ben chiaro i tempi di svolgimento, a tal proposito è necessario compilare un’accurata
scaletta.
Evitare che la preparazione sia sempre curata esclusivamente dai capi ed anche vice-
versa, cioè lasciare tutto in mano ai ragazzi.
Giochi, quiz, gare e sfide possono essere riferite ad attività che si stanno svolgendo.
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San Giorgio 2008
Base Scout Piano dell ’Arrigo
Buona Caccia
Lo Staff dell ’Acireale 4°
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Documento senza titolo http://www.baden-powell.it/tecnica/Espressione/coro-parlato.htm
A proposito di ESPRESSIONE...
LA DIZIONE E IL CORO PARLATO
LA DIZIONE
Per alcuni « dizione » significa il perfezionamento del proprio modo di parlare; essa è molto
importante in quanto la nostra esperienza quotidiana ci dimostra come uno studio
intelligente della dizione potrebbe migliorare l’uso limitato e scorretto che facciamo della
lingua italiana. Si può fare della dizione per interesse personale e piacere proprio, oppure
per diventare capaci di interpretare meglio dei testi. Essa chiede all’interprete la
collaborazione riunita della sua cultura, dell’intelligenza, della sensibilità e del suo senso
musicale. La dizione, infine, può essere intesa come il mezzo per penetrare profondamente
nello spirito di un testo, unica possibilità di scoprire l’animo e le vere intenzioni dell’autore.
Nel quadro dell’ espressione la dizione viene accolta in tutti e tre i suoi significati, ed occupa
uno dei posti più importanti. Essa è la parte fondamentale della recitazione. Il pubblico
vuole sentire perfettamente e seguire ciò che viene detto sulla scena; permettergli di
distrarsi equivale a volere l’insuccesso di un numero.
Ciò che rende completa una dizione è l’insieme di:
voce
pronuncia
intonazione
distribuzione delle pause.
La voce
Il meccanismo della voce ha grande importanza nell’arte della dizione ed è necessario che
l’attore se ne renda padrone. Tutte le voci possono diventare perfette con una giusta
impostazione.
Indipendentemente dalla classificazione musicale, la voce per la recitazione, può essere
classificata nel modo seguente:
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Documento senza titolo http://www.baden-powell.it/tecnica/Espressione/coro-parlato.htm
registro
di petto
alto:
voce
d’argento
medio:
voce
normale,
d’oro
basso:
voce di
bronzo
registro
di testa
voce di
testa
Il giuoco di queste diverse voci è importante perchè se ne possono trarre diversi effetti. La
voce deve essere piegata a tutte quelle inflessioni che sono necessarie per esprimere le
passioni umane.
La sua emissione deve essere studiata in modo da non sprecare inutilmente fiato e trovarsi
muti a mezza battuta. E’ necessario sapere prender fiato al momento opportuno e non si
deve mai attaccare la battuta senza voce, ma approfittare delle pause lunghe e brevi della
recitazione per inspirare. E’ bene evitare le forzature di voce, spinte oltre i limiti naturali, e le
alterazioni con accenti stonati, strascicati o striduli. Non è con questi mezzi, infatti, che si
ottengono effetti comici o drammatici.
Pronuncia.
Una pronuncia chiara e ben marcata rende la voce più bella e sonora. E’ difficile incontrare
una persona che parli, per abitudine, con la correttezza che esige il teatro. Specialmente gli
errori causati dal cattivo uso degli accenti tonici e fonetici sono quasi generali, a causa dei
tanti dialetti che si parlano in Italia.
Ma qualunque pronuncia si può correggere con l’esercizio. L’ attrice francese Sarah
Bernhardt ripeteva per ore lo scioglilingua francese “Chasseur sachez chasser, sachez
chasser chasseur” e Luciano Guitry si esercitava con una matita attraverso la bocca a
muovere le labbra dicendo “ Io voglio ed esigo, io voglio ed esigo... “.
Intonazione.
La maggiore difficoltà dell’arte drammatica è quella di recitare con la massima naturalezza.
Se fosse facile parlare sulla scena con accenti veri e sinceri, come si parla nella realtà della
vita, tutti potrebbero essere grandi attori.
L’attore che recita senza naturalezza manca della comunicativa necessaria per convincere e
commuovere. Non si confonda però la naturalezza con la mancanza di anima, di colore e di
forza. Recitare naturalmente non vuol dire esprimersi con freddezza. La recitazione deve
essere vera, ma nello stesso tempo colorita ed appassionata; non si deve esagerare con
una dizione precipitata o veemente e con falsi ed inutili ingrossamenti di voce.
L’intonazione si può, all’incirca, distinguere in comica, drammatica e tragica; ed ogni
intonazione dispone di un vasto registro di sfumature, variate da diversi ritmi: affettivo,
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LETTURA ESPRESSIVA
La dizione ha il suo banco di prova nella lettura espressiva, cioè nel leggere con
naturalezza, davanti ad un uditorio.
Nell’espressione scout questa forma ricorre sovente, non solo nella presentazione di alcuni
numeri di espressione, ma in quei numeri muti che sono interamente commentati da una o
più voci, ed in tutte le altre applicazioni dell’ espressione, quali le paraliturgie, la lettura di
testi al bivacco, delle Letture durante la Messa, o di un messaggio nel corso di una
cerimonia.
Per leggere bene si seguono le stesse regole date per parlare bene, ricorrendo in più,
all’accento oratorio: ossia all’appoggiatura della voce sulle parole della frase. Senza tale
appoggiatura la lettura non esprimerebbe nulla
Esempio:
Nella prima lettura si chiede e per quale causa , nella seconda si esprime meraviglia
« perchè non vuoi andare? », nella terza rimprovero e severità: perchè non vai alla riunione,
come sarebbe tuo dovere di fare?
Quando si tratta di leggere dei versi, questi si devono spezzare, in modo da unire secondo
il senso l’ultima parola del verso alla prima di quello successivo. La spezzatura permette di
vincere la tirannia della cadenza e della rima che rendono la lettura monotona a causa della
cantilena.
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Tutti questi esercizi devono avvenire con gli interpreti seduti intorno ad un tavolo, in modo
che manchi completamente l’aiuto del gesto o del movimento.
il bambino
l’ubriaco
il pazzo
il morente
il sarcastico
l’ironico
l’adulatore
l’ipocrita
l’irascibile
l’oratore
la fanciulla leziosa
il filosofo distratto
lo straniero (francese, tedesco, inglese)
il balbuziente
il vecchio incerto.
CORO PARLATO
Il coro parlato è l'applicazione più completa e più scout della dizione. Infatti consiste in un
numero di parlato puro recitato da cinque o sei (o anche più) lettori, oppure direttamente
letto su un testo.
I soggetti dei cori parlati possono essere testi di poesie, brani comici (rimandiamo ai numeri
"La Giubba del Nonno" e " Prima di lasciarsi " ) da recitare con riprese di voci da un attore
agli altri, disposti in semicerchio od in linea, leggermente staccati tra loro come
risulta dalle indicazioni e con l’accompagnamento di pochissimi movimenti di mimica, per
introdurre il dialogo e riempire le pause.
Per la dizione dei cori parlati vale ciò che si è detto nelle pagine precedenti, completato da
alcuni particolari che assumono grande importanza per un recitato a più voci.
La tonalità.
Essa è il timbro di voce dell’attore che attacca la prima battuta e sul quale devono
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accordarsi le voci di tutti gli altri. Si deve recitare con una tonalità superiore a quella del
comune parlare, per dare alla parola una maggiore sonorità che è necessaria per farsi
udire da tutti gli spettatori. Senza un’ intonazione perfetta la recitazione riesce stanca,
monotona, sgradevole ed inefficace .
Soprattutto nei dialoghi all’unìsono è necessario curarla: dove gli artisti sono come tante
corde di uno strumento e devono essere accordati fra loro. E’ quindi necessario ottenere
completa fusione di voci. Non curare l’intonazione è in generale il primo difetto degli attori
dilettanti ed è appunto questo difetto che fa subito distinguere la loro recitazione da quella
dei veri artisti .
Le esclamazioni.
Esercizi di esclamazioni per un coro parlato:
Esclamazione - Sentimento -
Pronuncia
Recitazione corale.
La pratica della recitazione corale è un eccellente mezzo di educazione. Gli scouts
dovrebbero appassionarsi a questo genere espressivo. In nessun posto quanto nella
recitazione corale (teatralmente, si intende) si sente meglio la vita di un clan o di una
pattuglia. Sottomissione di ognuno aI direttore del coro, ritmica comunicazione fra i coristi,
controllo del pensiero e del corpo e loro guida, verso degli scopi che non sono personali ma
comunitari; emozione collettiva, sforzo unanime verso l’espressione viva di se stessi, del
gruppo e dietro al gruppo di tutta una comunità d’anima e di corpo.
La recitazione corale salvaguarda la purezza del testo recitato ed è uno dei rimedi più
efficaci, per disintossicare il teatro e la recitazione in genere facendo riscoprire le leggi
essenziali, prive di ogni complicazione decorativa, escludendo dall’espressione scout la
figura dell’ istrione, a cui tanto la televisione ci ha abituato, e scoraggiare le false vocazioni:
ecco qualcuno degli aspetti positivi che accoglie in sè la recitazione corale, ecco perché
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sarebbe bello che fosse realizzata e bene accetta nei fuochi di campo, nelle feste dei riparti
e del clan.
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ESPRESSIONE
L'ARTE DI CONDURRE
UN FUOCO DI CAMPO
“… lo scautismo ha assimilato e fatta propria l’abitudine dei trappeurs che alla fine della giornata si
radunavano intorno al fuoco per trascorrere la notte, mangiare, bere bevande calde e raccontare le
loro idee, cantare, trarre esperienza dalle ore passate, ridere, onorare gli eventuali ospiti,
improvvisare una danza, difendersi dai pericoli, unirsi in raccoglimento per la preghiera”.
Luciano Ferraris
La buona riuscita di un fuoco di campo (o di bivacco) (1) dipende innanzitutto dalla scelta oculata del luogo dove
svolgerlo. Nel corso del sopralluogo al terreno individuato per il campo estivo che capo Reparto e Alta squadriglia
(o Capo reparto e Capisquadriglia, a secondo delle consuetudini dell’unità) effettueranno alcuni mesi prima per
scegliere i luoghi dove collocare tende, cucine, tavoli, latrine e altro, si dovrà porre un’attenzione particolare nella
scelta del posto adatto a ospitare un cerchio di ragazzi intorno al fuoco serale. Sarebbe bello poter trovare un
luogo con il terreno degradante che richiami un poco l’anfiteatro del teatro greco o romano, ma è cosa assai rara.
Si avrà cura comunque di scegliere un luogo asciutto, aperto, lontano ovviamente da piante che potrebbero essere
facile esca per le faville del fuoco e da sorgenti sonore (strade, ferrovie, torrenti impetuosi, ecc.). Si tenga conto
anche della direzione dei venti prevalenti per far sì che il fumo non dia fastidio ad attori e spettatori e che… la
voce dei primi non sia portata via.
PREDISPORRE L’AREA
Nulla è più squallido di un terreno dove svolgere il fuoco di campo che si presenti spoglio, cioè privo di sedili e di
scena. Nulla è più stancante e malsano che starsene seduti a lungo a terra, magari semplicemente su dei teli stesi
alla bell’e meglio, cosa che, purtroppo, mi è capitato di vedere sempre più frequentemente in diversi contesti e
occasioni.
Generalmente si è portati a pensare, basandosi su una tradizione consolidata, ma a mio avviso non corretta, che
porre il fuoco al centro del cerchio dei partecipanti sia la soluzione migliore. Non è così. Il fuoco deve espletare
una duplice funzione: trasmettere una sensazione di calore, non solo fisica, agli spettatori-attori e illuminare bene
la scena. La soluzione del fuoco centrale è più adatta a dei fuochi di bivacco e con un numero di partecipanti
contenuto. La mia esperienza mi porta a dire che la soluzione migliore consiste nel collocare il fuoco ad
un’estremità del cerchio, la scena a quella opposta, così:
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Il fuoco collocato al centro impedisce a chi sosta in cerchio di vedere al di là delle fiamme e non consente di
godere bene quanto si svolgerà sulla scena. Quest’ultima potrà essere illuminata ancora meglio con degli
accorgimenti assai semplici, facilmente costruibili dai ragazzi su indicazione dei capi, ad esempio utilizzando una
serie di grandi barattoli di conserva tagliati longitudinalmente, come nel disegno.
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CREARE LA SCENA
L’area retrostante al telo si presta vantaggiosamente per favorire gli attori che devono indossare i costumi o
cambiarli, evitando così di creare quei disordini tipici di certi fuochi di campo in cui il materiale più diverso viene
appoggiato qua e là…
Il fondale scuro può essere sostituito da un telo bianco (delle lenzuola cucite tra loro) se si desidera realizzare uno
spettacolo di ombre cinesi. In tal caso ci si assicuri di avere sul retro una forte fonte di illuminazione stabile, come
una lampada a gas, che consenta agli spettatori di percepire le sagome con i contorni ben netti. Il luogo prescelto
per accendere il fuoco dovrà essere delimitato da pietre che impediscano alla brace di espandersi sul terreno.
Delle riserve di legna mantenuta asciutta e pretagliata a misura (2), accatastate dalla squadriglia di servizio,
dovranno garantire l’alimentazione costante del fuoco.
INIZIA LO SPETTACOLO!
Mi è capitato di recente, ahimé! di essere partecipe di una situazione che lascio giudicare ai lettori. Il fuoco di
campo era di una certa importanza, per una circostanza particolare. Non ho creduto ai miei occhi quando ho prima
sentito, poi visto arrivare nell’area del fuoco, a passo di corsa, delle squadriglie chiassose che, una volta
sistematesi, hanno…poderosamente eseguito i rispettivi gridi di squadriglia! Per inciso, uno dei capi presenti
avrebbe voluto chiamare i ragazzi al fuoco con… il fischietto, sostenendo che nella sua unità si era soliti fare così!
Qualcosa mi si è aggrovigliato dentro…
Il momento del fuoco di campo è un momento magico per gli effetti suggestivi che può generare e per quelli
educativi, di rilevante spessore, che può offrire ai ragazzi. 3) Impersonare una parte consente ai ragazzi di
acquisire maggiore fiducia in sé, di diventare più aperti e comunicativi superando inibizioni e paure; abitua a
diventare più padroni della propria voce, a governare i gesti, a dosare il comportamento. Creatività e fantasia
trovano nel fuoco di campo un terreno ideale per espandersi consentendo di ampliare il pensiero divergente.
I ragazzi dovranno raggiungere l’area del fuoco in silenzio, meglio se privi di fonti di illuminazione (gli occhi si
abituano in breve al buio della notte e sanno dove farci mettere i piedi!); può casomai essere utile un semplice
lume a petrolio o a gas per squadriglia che verrà spento una volta raggiunta l’area del fuoco.
Vi è un canto suggestivo che può essere eseguito anche a canoni dai capi, adatto come richiamo al fuoco di
bivacco. Lo ricordo a memoria, avendolo appreso quand’ero ragazzo.
Per proporlo ai lettori, dato che non esistono, che io sappia, le note musicali corrispondenti, ho pregato un amico
musicista di scriverne lo spartito. E’ stato un momento divertente per me: ho cantato più volte davanti a lui e ne
sono uscite queste note:
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Il fuoco inizierà in un’atmosfera raccolta, silenziosa. Su questo aspetto non si transiga. Con il progressivo
divampare delle fiamme il clima si riscalderà. Nel predisporre una scaletta di svolgimento del fuoco di campo,
indispensabile per evitare di affidarne i contenuti al caso o all’improvvisazione, i capi abbiano cura di considerare
che vi è una “curva” che dovrebbe caratterizzare l’andamento della serata. I canti, le danze e le scenette più
travolgenti, vivaci, dovranno essere collocati nella parte centrale della serata, preceduti da un incedere lento,
progressivo. Raggiunto l’acme, l’intensità dovrà scendere pian piano, lasciando spazio a contenuti più tranquilli,
raccolti, preludio alla fase finale.
Non mi soffermo sui contenuti specifici della serata, che tradizionalmente potrebbe prevedere un’alternanza di
brevi rappresentazioni teatrali (4), bans, danze e canti.
Un animatore, particolarmente preparato nel settore, non necessariamente il Capo Campo, condurrà il fuoco di
campo per tutta la sua durata, che non dovrebbe superare più di tre quarti d’ora, un’ora. Conclusa la parte dei
canti, della recitazione, dei bans, mentre il fuoco perderà gradualmente vigore fin quasi a spegnersi, ecco il
momento del raccoglimento, delle riflessioni, del silenzio, della preghiera. Dare significato a tale momento sarà
compito del capo campo. Un riferimento all’attività della giornata sarà utile, così come un richiamo – in chiave
positiva – ai valori che caratterizzano il metodo (Legge e Promessa).Ci si sforzi di essere semplici nel parlare ai
ragazzi, mai banali, senza scendere di tono.
Il canto conclusivo – nella tradizione dello scautismo cattolico “Signor, tra le tende schierati” – sarà di per sé un
invito a rientrare, in silenzio, nelle tende. E’ consuetudine in alcune unità che dopo il fuoco di campo il Capo Campo
e i suoi collaboratori si intrattengano con i Capisquadriglia intorno alle ultime braci per un Consiglio Capi. Può
andar bene, ma è meglio farlo saltuariamente e a condizione che i ragazzi non perdano ore preziose di sonno.
Forse il Consiglio Capi giornaliero per sondare l’andamento della giornata è preferibile collocarlo poco prima della
cena, quando cuoco e fuochista sono all’opera e i Capisquadriglia più disponibili.
In buona sostanza, il fuoco di campo è sì un momento di partecipazione, di gioia, di condivisione, di riflessione e
preghiera per i ragazzi. Per i capi è, tra i tanti strumenti che il metodo pone loro a disposizione, uno tra i più
preziosi.
Lucio Costantini
da Esperienze e Progetti
Note:
1) Generalmente in ambito scout si indica il fuoco serale con il termine generico di “fuoco di bivacco”; in realtà
esso indica l’incontro serale attorno al fuoco in cui si svolgono delle “chiacchierate” da parte dei capi, si canta e
si discute su temi prefissati. Più solenne invece è il fuoco di campo, che si svolge con una tenuta appropriata,
magari in linea con il tema serale proposto e in cui l’attività espressiva gioca un ruolo predominante.
2) E’ molto fastidioso sentire spezzare la legna mentre si svolge il programma attorno al fuoco; proprio per
questo motivo essa andrà predisposta in modo da garantire un’accensione rapida e sicura e il mantenimento di
fiamma vivida per tutta la durata del fuoco; l’intensità andrà ridotta poco prima che il fuoco di bivacco si
concluda. Le parole di chiusura pronunciate dall’animatore o dal capo campo dovrebbero poter contare su un
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Giochi di Espressione
I SENTIMENTI
I giocatori sono seduti in cerchio. Il capo gioco consegna un fazzoletto ad uno di loro per bendarsi
gli occhi. Poi gli chiede di mimare un sentimento, con i gesti e senza dire nemmeno una parola. I
sentimenti che indicherà potranno essere, ad esempio: la disperazione, la gioia, l'ira, l'allegria, il
dolore, lo stupore, la fame, ecc. Gli spettatori giudicheranno i risultati.
CHI SARA'
Il capo gioco fissa un tema generale, ad esempio, "gli animali", poi chiama una Squadriglia.
Ciascuno squadrigliere sceglie allora un animale del quale dice sottovoce il nome al capo gioco.
Poi, a turno, gli squadriglieri mimano l'andatura ed i gesti caratteristici di ciascun "animale" scelto.
Gli spettatori devono riconoscerli unicamente dalla mimica. Gli "animali" non devono emettere
alcun suono o rumore.
SEI COSE
I sei oggetti sono ben visibili da tutti. Il capo gioco comunica che e' successo qualcosa e che quei
sei oggetti hanno una stretta relazione con quanto e' accaduto. Ogni Squadriglia ha dieci minuti di
tempo per ricostruire una scena nella quale entrino i sei oggetti. A turno, ogni Squadriglia
rappresenterà la scena che ha ideato.
L'OGGETTO MISTERIOSO
Gli altri Scout devono indovinare di cosa si tratta. A questo punto, lo Scout al centro consegna
l'oggetto ad uno di quelli in cerchio, il quale a sua volta dovrà mimare un altra possibile
utilizzazione dell'oggetto. Se esita, o se ripete un oggetto già mimato, esce dal gioco e si mette
all'esterno del cerchio, come spettatore.
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LE QUATTRO PAROLE
Il capo gioco propone quattro parole che ricordano cose molto differenti, ad esempio: bicicletta,
violino, geranio, libro. Ogni Squadriglia deve ideare una rappresentazione drammatica nella quale
entrino le quattro parole e deve rappresentarla.
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